Ricerca ad uso didattico realizzata da Lavia Di Sabatino San Polo d’Enza (RE), marzo 2003
La Pieve è situata a circa 1 Km a nord del borgo di San Polo d’Enza. La località si chiamava Caviano e con il termine “Cavilianum” si trova ricordata nelle carte antiche. E’ delimitata da una cinta muraria, con pilastri all’ingresso.
La Pieve, al pari di innumerevoli conventi, chiese e castelli medioevali è stata edificata a margine di una antica via che costeggiava la valle dell’Enza, in uso probabilmente anche in epoca romana.
A breve distanza dalla chiesa si ritrovano infatti i resti di abitazioni rurali romane, punte di freccia, lame ed altri strumenti in pietra d’età neolitica che testimoniano come il luogo sia stato ininterrottamente abitato dall’uomo nelle ultime migliaia di anni. Oggi la zona conserva tratti decisamente agricoli occupando una vasta campagna coltivata.
La chiesa è in stile romanico, con bassa facciata a capanna, ornata da cornicioni. Due finestre ferrate sono aperte poco sotto gli spioventi del tetto. E’ uno dei più antichi edifici della Val d’Enza: probabilmente risale all’epoca medioevale, anche se la facciata è frutto dell’ultima ristrutturazione del XVII secolo.
Originariamente tutte le aperture e le finestre erano state costruite per creare nell’edificio un chiaroscuro che invitava il fedele alla preghiera e al raccoglimento. Tutto doveva convogliare verso il presbiterio, come luogo di massima luminosità che accoglie il mistero eucaristico.
Est
In un documento del 1664 si vede la pianta dell’edificio, che è orientato liturgicamente. L’interno è diviso in tre navate, spartite da cinque pilastri.
La chiesa conserva ancora la sua primitiva forma di basilica, anche se lentamente alterata nel corso dei secoli. Nella metĂ del 1600 iniziano lavori di ristrutturazione dell’intero edificio che “minaccia ruinaâ€? e che ridanno un nuovo assetto alla Pieve.
Come risulta in quest’affresco conservato in collezione privata, raffigurante la Madonna con Bambino fra S. Rocco e S. Antonio Abate, la torre campanaria era in origine molto alta e a lato della chiesa. Ciò sembra rilevato anche da una parte dello scavo architettonico della cripta.
Oggi le nuove campane scandiscono i loro rintocchi nella campagna. Il campanile originario si è ridotto a torretta sopra il presbiterio. A fianco dell’ingresso laterale, sulla parete, c’era una meridiana, ora non più leggibile.
A fianco dell’ingresso laterale sono visibili delle lapidi.
Qui vediamo alcune delle numerose lapidi in marmo di insigni personaggi sampolesi, che si possono leggere nell’edificio, internamente ed esternamente:
La Pieve, in una foto del 1903, presenta ancora l’antica decorazione neogotica in facciata, unica superstite nella provincia di Reggio Emilia. Essa è rimasta Chiesa parrocchiale fino al 1947, anno in cui cede il posto alla Chiesa del Castello, collocata all’interno della Rocca del paese.
In seguito ai danni del terremoto del 1983, iniziano i lavori di restauro dell’intero edificio.Viene ristrutturato il tetto e prendono avvio gli scavi archeologici. Tante e grandi sono state le sorprese che i lavori hanno riservato agli archeologi ed anche ai numerosi volontari del paese che, con molta disponibilità , hanno dato una mano durante le varie fasi del lavoro.
Da sotto la pavimentazione è stata riportata alla luce la Chiesa piÚ antica risalente all’XI secolo, epoca in cui Matilde di Canossa regnava sui suoi territori promuovendo riforme che sarebbero divenute fonte di ispirazione per molti secoli a venire.
La Pieve conserva ancora intatta l’antica cripta della chiesa matildica con splendidi affreschi risalenti ad epoche diverse che attestano l’uso dell’edificio antico fino al 1700.
Molto interessanti sono le sezioni dell’edificio in cui si vedono anche i cinque altari laterali.
Il presbiterio Sono stati recuperati gli antichi affreschi del Quattrocento che decoravano il presbiterio nella fascia centrale e nelle lunette. I dipinti delle quattro vele, raffiguranti i quattro Evangelisti, non sono pi첫 leggibili.
“Crocifissione”
Si tratta di due affreschi eseguiti contemporaneamente, con una evidente diversità stilistica che risale a due autori diversi, di scuola lombarda.
“San Giorgio e il drago”
Lunette absidali Di ignoto autore seicentesco, rappresentano: San Pietro che riceve le chiavi da GesĂš (al centro)
San Paolo (a sinistra)
San Tommaso d’Aquino (a destra)
Nella lunetta di sinistra è raffigurato san Paolo che appoggia un piede su un libro e la spada che tiene in mano esce fuori dalla cornice architettonica, invadendo lo spazio esterno dell’osservatore.
“Gesù consegna le chiavi a San Pietro” è l’affresco al centro dell’abside. La scena è rappresentata entro una finta cornice architettonica decorata con finte volute di bronzo, che si estende anche alle parti laterali.
La raffigurazione di San Tommaso d’Aquino, che troviamo sulla sinistra, è inconsueta nella tradizione locale, in quanto esponente della teologia scolastica speculativa troppo difficile da comprendere dalla realtà agricola dell’epoca. I motivi di tale legame ad oggi sfuggono.
Sulle navate laterali si affacciano cinque cappelle: Altare del S. Rosario
Altare di S. Caterina e S. Rocco Fonte battesimale
Altare della Madonna del Carmine
Altare di S. Teresa o S. Bartolomeo
Fonte battesimale Il battistero è collocato nella prima cappella della navata sinistra. L’elemento di maggiore interesse è costituito dal fonte battesimale in scagliola realizzato ad imitazione del marmo rosso, giallo e verdastro; risalente al 1845, è opera di Lazzaro Tondelli.
Sulle pareti della Cappella è dipinto, entro una finta cornice, un drappeggio ad imitazione di un tessuto a bande orizzontali, molto simile a quello che fa da sfondo alla Croce con i simboli della Passione di GesÚ nella Chiesa del Castello. E’ probabilmente opera dei decoratori della famiglia Carnevali.
L’altare di Santa Caterina Conserva un affresco con “Madonna in trono con San Rocco, Santa Caterina e altri Santi”, datato 1542. Attribuito a Giovanni Giarola, pittore reggiano del ‘500, costituisce una delle opere di maggior pregio di tutta la chiesa.
E’ una delle poche opere giunte fino a noi di questo illustre maestro cinquecentesco e nel Settecento l’affresco è stato coperto con una tela di pittore ignoto rappresentante lo stesso soggetto. Sotto l’altare si conservava la reliquia di San Celestino, molto venerato dagli abitanti del paese e ricordato il 2 maggio.
Qui vediamo l’altare di Santa Caterina, prima e dopo l’intervento di restauro.
La cappella del Santo Rosario Venne eretta dalla Confraternita della Madonna del Rosario intorno al 1710. E’ un’opera di buona fattura simile per ornato e composizione a quella dell’attigua cappella di S. Caterina e dell’altare del Crocifisso in Castello. Qui vediamo l’altare durante il restauro.
E’ composto da una ancona in stucco bianco, ocra e dorato molto elaborata, al centro della quale c’è una nicchia contornata da 15 medaglioni che dovevano contenere le tavole con i Misteri del Rosario. Ai lati due angeli reggono un cantagloria. L’artista sampolese Alessandra Binini sta elaborando un’opera che verrà probabilmente posta nella nicchia.
L’altare di Santa Teresa o San Bartolomeo L’ancona in stucco ha una cornice rettangolare molto spessa, alla sommità della quale è scolpito un cherubino. Ai lati della cornice un nastro sorregge un drappo di fiori e frutti. In alto al centro si trova una lapide con una scritta non completamente decifrabile. L’intera decorazione termina con due bracieri con fiamma accesa.
Altare della Madonna del Carmine L’altare della Madonna del Carmine, che vediamo qui prima del restauro, è dedicato alla venerazione della Madonna del Monte Carmelo, molto diffusa sin dalla fine del ‘400. Documentata operante agli inizi del Seicento, era sede dell’omonima Confraternita.
Oggi, presso la sagrestia della Chiesa del Castello, è conservata questa statua della B.V. Maria, proveniente dall’altare della Madonna del Carmine della Pieve e che sostituiva quella più antica della seconda metà del ‘600.
Dopo il restauro l’altare è costituito da un’ancona di stucco riccamente decorata. La nicchia centrale, che accoglieva la statua della Madonna, è sormontata da due putti che sorreggono un piccolo stemma. La zona più in ocra è parte di un intervento successivo.
Paliotti d’altare Una menzione particolare spetta ai paliotti d’altare della chiesa della Pieve. Si tratta di opere che partendo dalla tradizione carpigiana, sorta agli inizi del XVII secolo, sono arrivati a formule decorative un po’ stanche e ripetitive alla fine del secolo successivo. Quello dell’altare del S. Rosario, a destra, è stato trafugato.
Bibliografia
Il presente lavoro di ricerca è stato realizzato ad uso esclusivamente didattico. Principale fonte: La Pieve in festa, pubblicazione curata dalla Parrocchia di San Polo d’Enza (RE), sul cui territorio sorge la Pieve, in occasione dell’inaugurazione dei lavori di recupero e restauro datata 24 giugno 2001. Lavia Di Sabatino