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L’Opera di Ireneo Janni dal 1962 al 2012 a cura di
VINCENZO CENTORAME CIRO ROBOTTI
1 - 26 agosto 2012 Cisterne Romane del Palazzo Ducale Piazza Marconi, Atri - Teramo
Testi di
Vincenzo Centorame e Ciro Robotti (con antologia di scritti critici)
Regione Abruzzo
Provincia di Teramo
Comune di Atri
Comune di Atri
L’Opera di Ireneo Janni dal 1962 al 2012 Mostra antologica promossa dall’Amministrazione Comunale di Atri, con il patrocinio della Regione Abruzzo e della Provincia di Teramo, che si terrà presso le Cisterne Romane del Palazzo Ducale.
A cura di:
Coordinamento redazionale
Vincenzo Centorame Presidente Fondazione Michetti
Teresa Ianni
Saluti di:
Ireneo Janni
Gabriele Astolfi, Sindaco Domenico Felicione, Assessore alla Cultura
Presentazione di: – Prof. Vincenzo Centorame Presidente Fondazione Michetti – Prof. Arch. Ciro Robotti, Ordinario nella Facoltà di Architettura della Seconda Università di Napoli docente di Percezione e Comunicazione Visiva
Antologia critica con testi di Vincenzo Centorame Ciro Robotti Pino Zanchi Giovanni Pagani Elio Mercuri Vito Apuleo Giancarlo Caldini Sandra Giannattasio Dario Micacchi Franco Simongini
Allestimento Fotografie Fabrizio Ronconi Gabriele Marcattili
Ringraziamenti Regione Abruzzo Provincia di Teramo Amministrazione Comunale di Atri Prof. Vincenzo Centorame Prof. Ciro Robotti Prof. Emilio Marcone Prof. Giovanni Di Leonardo Prof. Ettore Mazzocco Hotel du Parc Collezionisti privati
è difficile trovare pensieri originali per presentare questa ampia retrospettiva di Ireneo Janni, pittore, scultore, grafico, del quale si è scritto molto, da parte di numerosi e accreditati critici d’arte. è doveroso, tuttavia, da parte mia, sottolineare il testardo e amorevole impegno che il Maestro Janni ha profuso, negli anni, per arrivare a questa mostra. Una carrellata di dipinti, di sculture, di disegni che insieme illustrano che cosa è l’arte per il Nostro, che, come pittore e scultore, si è sempre prefisso il compito di comunicare sensazioni, emozioni, stati d’animo, con una originale tecnica che non lascia mai nulla al caso. Una linea figurativa, quella di Ireneo Janni, che trapassa ormai i decenni, in una continuità che mai si congela nel ripetitivo ricalco dei modelli, ma che si rinnova, dall’interno, in accordo con l’evolversi della cultura e della storia. Tagliare il nastro di apertura della Sua mostra, la prima personale dell’artista ad Atri, per me, Sindaco, è motivo d’orgoglio, ma soprattutto di gratitudine, nei riguardi di un affermato concittadino, che con la sua opera artistica ha arricchito ulteriormente il patrimonio culturale della sua e della nostra città. A Lui, dunque, vada il nostro plauso e il più vivo ringraziamento.
Gabriele Astolfi Sindaco La città di Atri ospita, per la prima volta, una mostra sulla pittura e scultura di Ireneo Janni. Dopo Teramo, tocca ora ad Atri, sua città natale, dare risalto ad un artista che ha fatto della pittura una ragione di vita. Sono opere realizzate, dal 1962 al 2012, che vengono esposte nello splendido scenario delle Cisterne romane del Palazzo Ducale. L’arte del Maestro Janni, che sin da bambino scelse di trasformare la propria passione in un impegno professionale, ora potrà esser apprezzata da un vasto pubblico che, per l’occasione, potrà scoprire, se non riscoprire - perché Janni non è artista che si dimentica facilmente - le sue figure umane, specie quelle femminili, che vibrano di temperata sensualità, in un caleidoscopio di colori e di sensazioni, di cui si rimane, a dir poco, incantati. Sono opere, quelle di Janni, che accompagnano il visitatore in un percorso di immagini fluttuanti di grande effetto emotivo, alcune delle quali connesse a tematiche sociali di un certo rilievo. La forza della sua ricerca di pittore e scultore è la “forza”, per così dire, di un artista che, certamente, con questa mostra contrassegnerà l’estate pittorica abruzzese.
Domenico Felicione Assessore alla Cultura
MITOPOIESI IN IRENEO JANNI Una carriera artistica che si è fatta lunga quasi senza che abbia avuto il tempo di fermarsi un attimo, quella di Ireneo Janni, segnata da molte vicende legate alla storia difficile di questo nostro tempo pieno di incertezze e di angosce. Una stagione fatta di momenti tumultuosi che hanno cambiato molte volte il clima, anche quello culturale e (solo in apparenza) la stessa visione dell’arte, con un accavallarsi confuso di avanguardie e di “nuove tendenze”. Creazioni di intellettuali e, frequentemente, sedicenti critici che ragionano sulle sorti progressive dell’arte creando soltanto vuoti castelli concettuali e lasciando ben poco come radicamento solido e punti di riferimento. Ireneo Janni non si è mai lasciato trascinare dalla furia mediatica di questi speculatori e “ragionatori sull’arte” ed ha dato dimostrazione di una coerenza, rara di questi tempi, senza snaturare la cifra stilistica di fondo, pur aggiornandola e proponendo orizzonti nuovi. Si tratta della solidità di chi ha un preciso itinerario interiore che persegue senza affannarsi l’anima inseguendo le mode del momento. Quella di Janni è una visione del mondo che esprime i valori della tradizione migliore del realismo italiano, quella tendenza artistica che veniva data nei decenni scorsi per spacciata ed improponibile per lasciare spazio, spesso, oltre a personalità di indubbio interesse nel novero delle avanguardie internazionali, a dilettanti improvvisati “reinventati” come personalità di spicco del panorama artistico contemporaneo “in assenza di una controprova”. Una pittura, quella dell’artista atriano (per molti aspetti si può fare lo stesso discorso per la scultura) che è destinata a restare nel tempo, senza vivere tramonti precoci dettati dall’improvviso declino delle tendenze imposte dai mercati internazionali legati all’alta finanza. Gli speculatori vogliono mani libere per poter creare, dal nulla, valori artificiali enormi che sono delle vere e proprie “bolle speculative artistiche” destinate a sgonfiarsi con il tempo e con le crisi, quando gli uomini tendono a rinsavire ed a cercare valori solidi, fondati sulla garanzia della perizia e dell’affidabilità autentiche. Ireneo Janni si presenta in questa mostra atriana con un repertorio significativo della propria capacità di lavoro: dipinti, sculture e disegni che rappresentano uno spaccato di una storia personale interamente dedicata all’impegno nel mondo dell’arte, senza compromessi ed esitazioni. Una scelta difficile, che pesa nella vita di una persona, soprattutto in tempi interamente dediti alla prosa piuttosto che alla poesia. Una pittura, quella di Janni, all’insegna della tradizione nella sperimentazione di linguaggi nuovi ispirati alla bellezza, soprattutto a quella femminile, come valore universale. Una figura di donna che, anche quando è pienamente inserita nella realtà del nostro tempo, appare segnata da un’aura mitologica, segnatamente calata in una poetica della bellezza che non conosce tramonti. Il fascino della pittura realistica, malgrado una sorta di generale congiura a suo danno degli operatori del settore, che certamente non fa il bene dell’arte, continua ad esercitare una presa che ha la caratteristica di durare nel tempo e sconvolgere alcune forzature del mercato. Non vi sono dubbi su un dato: le opere dell’avanguardia postmoderna, e non solo di quella che vale, conoscono grandi impennate finanziarie nelle quotazioni del mercato dell’arte, tanto da stupire per la sproporzione rispetto alle valutazioni degli stessi classici; per la pittura che si richiama alla figurazione, invece, l’ascesa è più lenta e faticosa, anche perchè non supportata dall’apparato mediatico-finanziario ma, cosa evidente ad una osservazione non acritica, le quotazioni sono destinate a durare e crescere lentamente, ma con costanza. 6
Scriveva, solo pochi anni fa, l’indimenticato Maurizio Sciaccaluga che «la figurazione sta riconquistando grande spazio nella considerazione di appassionati e addetti ai lavori grazie anche al suo radicale rinnovamento». Sono cambiati i soggetti – aggiunge – ora più legati all’immaginario, anche massmediale, e sono cambiate le tecniche, meno legate alla consistenza della materia e più ai diversi tipi di pennellata. Quella di Janni è una figurazione “morbida e voluttuosa”, che si arricchisce di una miriade di sfaccettature che ne fanno un pittore sempre riconoscibile. Sono protagoniste, le donne, di una narrazione pittorica sempre contrassegnata da alcuni elementi caratterizzanti. Anche quando si tratta di donne evidentemente immerse nella contemporaneità, esse sono sempre accompagnate da elementi che richiamano alla classicità, alla letteratura, alla tradizione che costruisce la nostra identità culturale: il palcoscenico di un teatro, le maschere ricorrenti come tema centrale, lo scenario di una città familiare ed amata come Roma o un’isola che emerge dalle acque con il suo carico di storia, come dalle memorie del tempo. Per non dire della presenza costante dei reperti della classicità: capitelli e colonne, come ancoraggi spaziali nella composizione ed impaginazione dell’opera. Una proiezione dei lavori pittorici nella dimensione mitopoietica che, per sua natura, è al di fuori del tempo e dello spazio. Come per Tritone e Nereide e Satiro e Ninfe che riescono a conferire ad un accorto e sapiente uso della scelta della pittura ad olio una straordinaria leggerezza. Non possiamo però non proporre alcune considerazioni sulla scultura e sulla notevole versalità dell’artista nel disegno. Sculture che sono ispirate ai grandi temi che parlano delle mai sopite passioni civili di Janni, come quelle che si richiamano alla solidarietà ed alla libertà; bronzi di grande respiro che sembrano adeguati all’ambizione dei temi. Trova pienamente la sua cifra espressiva però nella terracotta dedicata ad “Enrico”: forte, efficace e delicata, quasi ad antivedere un temperamento precocemente deciso ed impegnativo. Come si fa, in una stagione come la nostra, nella quale sembrano tutti aver dimenticato il disegno come base fondamentale di ogni discorso artistico ulteriore, a non parlare, infine, di questo vero punto di forza di Ireneo Janni che ne ha fatto anche un personaggio di vasta notorietà per la sua opera di illustratore. Il disegno si fa non solo pittura, ma anche concezione architettonica, quasi a rivendicare, come afferma Elena Pontiggia, la sua ambizione di essere “progetto architettonico” e, quindi, eloquenza musicale per gli orecchi di chi intende. Pescara, 2011
Vincenzo Centorame Presidente Fondazione Michetti
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UN PERCORSO TRA IMMAGINI, SIMBOLI, IDEAZIONI CROMATICHE Articolata in segmenti di forte indidualità figurativa, per letture ravvicinate in continuità cronologica, è la rassegna antologica di pitture, sculture e disegni ambientali – con accanto anche alcuni studi preparatori – allestita nelle cisterne romane del Palazzo Ducale di Atri. È un sobrio allestimento ideato con carattere didascalico per presentare le opere di Ireneo Janni. La rassegna propone un percorso visivo dei messaggi dell’Artista, resi in opere pittoriche con punti di vista molteplici e riflessioni intime, oltreché con angolazioni e visioni statiche e dinamiche, per possibili diverse curiosità riflessive nel contesto espositivo. Le immagini e le configurazioni riprendono sia aspetti del reale vissuto dell’Autore, sia quelli che sfociano per i visitatori nel fantastico, rimandando all’onirico e al sensoriale. Per una corretta lettura è da auspicare che esse siano osservate e acquisite né con occhio distratto né con cuore altrove. Sono composizioni che espongono estetica e poesia, in cui campeggia la figura femminile delineata con pennellate sempre morbide, voluttuose a volte, cromaticamente vistose su strutture di estrema eleganza ideativa. Le figure, descritte con incisiva innovazione, rimandano a reminiscenze colte con riferimenti a emblemi decorativi e architettonici, sia dell’arte classica che di quella barocca di immediata assimilazione alle forme femminili. Sono figure foriere di carica cromatica sottesa a reminiscenze accademiche, di segni e cromie nel loro divenire immagine tra strutture architettoniche. Espongono testi ovvero insiemi di segni legati da nessi strutturali. Tali composizioni costituiscono un modello di pensiero, una visione delle cose da comunicare con il fine di creare un immaginario di interpretazione collettiva. Tra le prevalenti composizioni, agli accostamenti letterari e alla rappresentazione di fatti della vita quotidiana, emerge la figura femminile in atteggiamenti molteplici tra brani di elementi architettonici quali i capitelli, i fregi, le balaustre, le scale, le finestre, le colonne. Per la genuina innovazione figurativa, di una composizione antica e pur sempre recente, è l’opera che rappresenta “le tre Grazie”, figure non disposte come sono generalmente visibili nello schema classico, ma componenti di una finestra delineata da cornici barocche e timpano triangolare. Dall’apertura parietale si affaccia la prima Grazia, mentre le altre due sorreggono, a mo’ di mensola, la cornice inferiore dell’elemento triangolare. Le tre Grazie di Ireneo Janni sono disegnate con acribia di dettaglio compositivo nell’ambito spaziale che le circoscrive e costituiscono un compendio nella visione dell’Autore della figura femminile e dell’architettura, legate da esperienze culturali e artistiche di ogni tempo. In questa opera leggiamo un linguaggio figurativo – l’architettura – foriero di nuove tematiche per aprire nuove questioni e mettere in luce relazioni e rapporti spesso anche inattesi e pur sempre utili per nuove pause di riflessione e approfondimenti. Da parte di tutti. L’opera “Le tre Grazie” rimanda ad un aforisma di Costantin Brancusi (1876– 1957) che ha scritto “l’architettura è una scultura abitata” ed Ireneo Janni sembra aver tradotto tale pensiero con maestria di linee e sensibilità cromatiche, penetrando così nei meandri creativi. Un’altra angolazione di lettura dell’annosa ricerca di Ireneo Janni – circa cinquant’anni di attività a Roma, in Abruzzo e all’estero – è quella perseguita e continuamente rinnovata, che risulta nel compendio tra attività artistica e artigianale; ovvero con aspetti e valenze dell’arte contemporanea svincolata dai modelli dell’esperienza moderna, pur conservando alcuni elementi di continuità con i tipi della tradizione sette-ottocentesca che fa capo a Walter Gropius durante la sua direzione della Bauhaus nel 1919 e ai movimenti da questa influenzati. Tali valenze ed esperienze contemporanee le troviamo presenti in espressioni ideative ed esecutive di Ireneo Janni nella sua funzione di artista e di artigiano, con linee, forme e materia che emergono dalle sculture bronzee innalzate nel contesto edilizio di spazi urbani, arredati per sosta e manifestazioni sociali. Un 8
esempio è fruibile a Silvi sotto il cielo blu che, al contrario delle opere architettoniche, non ha limiti né delimitazioni né definizioni certe. L’arredamento e i dettagli progettuali urbani – a Silvi come altrove – dove è intervenuto Ireneo Janni, sono immersi nell’atmosfera, che definisce i contorni grafici e i toni cromatici progettati con delicata introspezione di idee e con intenti a carattere sociale, per rispecchiare le attività quotidiane degli abitanti nel simbolo della “libertà”, titolo della scultura. È un messaggio – oggetto che va al di là della sua natura tecnica in cui ritroviamo il processo operativo che implica il doppio versante della ideazione e della esecuzione. La scultura che svetta a Silvi ne è l’eminente risultato progettuale con il protendere verso il cielo con eleganza di linee grafiche smaterializzate nella funzione di simbolo e decorazione urbana. I riferimenti alla metodica ideativa dell’artista rimandano a due aspetti peculiari della mente e della mano, sottolineati dal filosofo Giordano Bruno – il grande pensatore dialettico della cultura europea moderna – nel suo primato del fare nella storicità del sapere, quando indica nella mano lo strumento fondamentale della civiltà e della dignità dell’uomo. Il destino dell’uomo e non del fato, dipende soprattutto dall’applicazione di ciascuno nell’impegno a conoscere e ad agire ad un livello sempre più alto. L’uomo, pur vivendo nel flusso del divenire naturale, ha la capacità di trasformare l’istinto attivo in tutti i viventi in funzioni psichiche superiori, quali il fantasticare, il progettare, l’astrarre e l’ordinare logicamente il discorso nonché le possibilità di realizzare praticamente disegni e progetti immaginati. Come ha magistralmente osservato Aniello Montano. Per tornare in argomento balzano agli occhi le figure maschili e femminili in una folla festante nella Piazza Navona di Roma per la celebrazione di un momento di socialità in cui le maschere carnevalesche fanno rivivere i miti protesi a spiegare le origini dei costumi quotidiani. Le maschere che, come è noto, esprimono una condizione sociale, si animano in uno scenario tra i più simbolici dei tempi nostri: la fontana berniniana dei Quattro Fiumi, opera antesignana della Torre Eiffel di Parigi. I segni e i disegni di Ireneo Janni propongono acquisizioni e riflessioni sul quotidiano dei tempi nostri al fine di diffondere, anche attraverso Istituzioni pubbliche e private il culto per le cose d’arte. La lettura delle opere in mostra propone ulteriori riflessioni che segnano le tappe della ricerca figurativa dell’Autore: l’asimmetria compositiva, la logica del linguaggio espressivo, la razionalità delle esperienze figurative, la duttile varietà delle tecniche grafiche. Un repertorio rinnovato per forme di conoscenza del bello, dell’armonia cromatica, del ritmo poetico. Quanto detto rimanda alla mente una frase del letterato Vittorio Imbriani, (1840–1886) che, nel 1868, ne “La quinta promotrice” scriveva: “ la pittura mi sembra […] non essere che musica di colori; come la musica non è che pittura di suoni”. È una riflessione che si può condividere dopo aver visitato la mostra di Ireneo Janni. Portici (NA), 2012
Ciro Robotti Ordinario nella Facoltà di Architettura della Seconda Università di Napoli Fondatore Direttore della collana “Imagines” Studi diArchitettura e ambienti di città dell’Europa
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Opere 1962–2012
con antologia di testi critici
Composizione – tecnica mista, collage su tavola, d. cm 100 12
Composizione – tecnica mista, collage su tavola, cm 68 x 85 13
Composizione – scultura in ferro, h. cm 90 14
Figura – bassorilievo in cls, cm 80 x 60
Ritratto – scultura in gesso, h. cm 40 15
Arte prettamente di ricerca, questa di Ireneo Janni. Egli «costruisce» sulla materia che ha vene, polsi, anima, cioè sugli uomini del nostro tempo: ne sottolinea gli sforzi, ne stigmatizza le sofferenze, ne vuole fermamente attenuare i dolori. È, insomma, un pittore che pur rimanendo – si capisce – sul medesimo piano, riesce con il dono della fantasia a far qualcosa per gli altri: almeno, penso, ad infondere a ciascuno quella speranza che riesce ad infiorare un pensiero, a trasformarlo in un sentimento positivo. L’artista, in una parola, nella sua tematica che propone il nostro tempo assolutamente negato per il romanticismo (ogni epoca ha diversità logiche) finisce ad inserire la comprensione, magari un filo di autentica pietà, un sentimento che ormai molti credevano spento. Proposito altamente positivo, inserimento della voce poetica in un mondo che non sogna più da un pezzo, un mondo che ha sostituito tutto con la macchina o quasi. Ecco perché in una cornice siffatta, un artista, oggi, può fare molto per gli altri, può svelare agli immemori la bellezza del colore del mare e la poesia senza parole di barche in secca al tramonto, scafi ridotti a fasciame in rovina, voci «amiche» rimaste in un angolino pronte a dare un attimo di consolazione all’ uomo, quando la tristezza batte alle tempie con il fragore inudibile agli altri, e sui volti degli uomini e delle donne segnati dai patimenti, magari dall’ira d’essere sfruttati, pronti comunque ad ascoltare la voce della bontà, idealmente bimbi in qualunque momento quando il cuore ritrova la dolcezza di un tempo lontano (perché sotto la ruvida pelle c’è sempre la rosea dolcezza di un bambino ideale che così è rimasto), su quei volti appare un angolo di sereno che assomiglia alla luce di «quel» volto femminile teso verso il cielo; ecco dove il pittore ha la sua rivincita sulla piatta realtà. Perché si tratta proprio di questo: una lotta continua tra gli aspetti meno nobili dell’uomo e la forza del suo pensiero. Janni è riuscito ad inserirsi nel tema, tutt’altro che facile, ed a porvi – decisa – la sua personalità usando una tecnica semplice, ma suggestiva che trae sfumature e chiaroscuri dall’interiorità e sa usare il colore con sagacia, portandone in primo piano il calore umano. Milano, 1971
Pino Zanchi
Virtuosismi – olio su tela, cm 80 x 70 16
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Il giovane pittore abruzzese, Ireneo Janni, all’istante rivela della terra nativa i segni inconfondibili, che traspaiono dalla sua natura di artista e si rinvengono nelle patite immagini dei suoi personaggi avvolti da un velo di rassegnata mestizia, e che, talora ribelli alla sorte avversa, sembrano in un esodo quasi irreale tendere alla liberazione. I motivi essenziali della sua rapida formazione spirituale scaturiscono dalle vicende varie dei suoi studi, dalle sue ansiose ricerche, dai suoi molteplici lavori, pur in termini cronologici tanto brevi. Senza tema di esagerare, pertanto, si può affermare che il pittore Janni pare che abbia precorso il tempo, per essere giunto con tanto anticipo, sin dalla primissima giovinezza, ad una maturità di pensiero e di opere, che potrebbe essere considerata completa quasi in ogni aspetto. La sua arte è venuta svolgendosi in concomitanza con la sua formazione etico-politica, la quale sin dalla adolescenza ha certamente subito l’influsso, se non il fascino, di nuove correnti ‘ideologiche’, che hanno indotto l’artista ad accogliere un credo di provenienza asiatica. Ond’è che il tema, a carattere invariabilmente sociale, persino quando si tratta di paesaggio, costituisce lo sfondo essenziale dei suoi soggetti, da cui sorge quell’attrattiva quasi irresistibile per coloro che siano in grado di comprendere appieno la sua pittura. Quelle «barche in secca al tramonto», quegli «scafi ridotti a fasciame in rovina», quegli uomini e quelle donne dai volti affaticati e mesti, di rado irosi per giogo mal sofferto, rivelano altresì uno spirito molto sensibile alle sventure umane, restio a falsare la rappresentazione della realtà, ma decisamente incline a riprodurla secondo la propria particolare visione. Si tratta, in verità, di una visione piuttosto dolorosa della vita in ogni sua gamma, in ogni suo rapporto, visione che nasce dalla constatazione dello sforzo immane ed incessante, che l’uomo compie, per superare con la potenza del suo pensiero i suoi meno nobili aspetti. Il giovane artista su tale visione sembra riflettere con animo commosso nell’ardente desiderio di uno spiraglio di luce, che gli apra la via ad una vitalità spirituale, rispondente ad ideali più ampi, più elevati. Tale è il significato della sua costante ricerca, che egli riesce ad esprimere con linguaggio limpido, segno di una educazione artistica sorretta da metodo, che conduce ineluttabilmente verso figurazioni animate dal respiro della freschezza e dal profumo della verità. Per la qual cosa Ireneo Janni è proteso verso una meta sempre più alta, quasi con eroico furore, conscio che nell’opera dell’artista, all’infuori dell’impegno continuo, non può rinvenirsi mai nulla di completo e di definitivo. Lo dimostra, infatti, nella sua ultima pittura, «la logica del potere», nella quale, oltre a volti angolosi ed arcigni, miranti con ogni sforzo alla conquista ed al possesso dei vari poteri, da quello politico a quello religioso, si notano figure disumanizzate dall’automazione, che tendono poi, attraverso una presa di coscienza, ad uno stato di ribellione contro i soprusi del potere, mentre altre immagini vengono sospinte quasi con violenza verso il raggiungimento di beni puramente materiali. Quando lo Janni si trova dinanzi alla verità, affronta con perizia e slancio sincero la soluzione dei suoi problemi interiori, e nell’impeto della sua creazione, rifugge da ogni facile risorsa della tecnica, che pure è un suo requisito. Rifugge, si è detto, forse perché è consapevole della negazione della tecnica come arte, secondo la dottrina crociana; forse, e più verosimilmente, perché intende essere guidato soltanto dal proprio temperamento di osservatore attento e sensibile della sofferenza umana, e sente di creare, seguendo il proprio istinto, il proprio impulso, convinto che l’artista deve saper manifestare la parte migliore della sua anima: e con essa offre della sua terra, doviziosa di antichi umori, le luci estatiche, la dolcezza dell’azzurro marino, e, nella trasparenza dell’aria, il respiro infinito del cielo. Roma, 1973
Giovanni Pagani
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Pescatore – olio su tela, cm 115 x 150 19
Una giovane generazione di pittori leva decisa la sua denuncia e la sua rivolta contro tutto ciò che è mortificante per l’uomo, la sua libertà, la sua possibilità di essere felice. Ireneo Janni è dentro questa solitaria lotta: avverte il clima di violenza, questo disagio dell’uomo contemporaneo, come realtà esterna, soprattutto come sua drammatica esperienza; quasi la pittura fosse un modo di scrollarsi di dosso il peso insopportabile, questa compressione alle tempie e sui nervi, questo senso di incubo che impedisce persino alle immagini di prender corpo. Si ribella e cerca spazio, magari lo spazio di un sentimento semplice, di una luce che modella dolcemente una figura di donna, nella dimensione di una visione che non sia soltanto apparizione di dannati di uno qualsiasi di questi nostri inferni quotidiani. Ferma con polso sicuro, anche quando dentro trema e si contrae per la corrente di segrete e oscure tensioni, con chiarezza perentoria le immagini di questo attentato all’uomo. I1 tratto di un volto, il gesto di una gelida anatomia che cerca al di là della riduzione dell’uomo, a massa e a cosa di tenere in piedi il segno di una presenza; un campionario sbalorditivo di figure che incarnano la più ossessiva, allucinante umanità. Janni fissa lo sguardo in queste folle, e le vede raggrumate, sudate, prive della loro personalità, prossime alla condizione di scheletri, di uomini senza vita. Colpiti da questo iniquo destino che annulla ogni forma di resistenza. E li rappresenta in questa loro emblematica apparizione dove il percorso di un tram, in un’ora del pomeriggio di ritorno dal lavoro, diviene un dramma senza tempo, in questa interminabile stagione all’inferno. Un inferno che non è metafisica realtà, ma forma del potere, effetto del sistema, segno di questa disperante nostra condizione di cui vuol scoprire la logica, rendere esplicita la violenza, irreversibile la condanna: compie così la sua dissezione, apre il corpo del potere e lucidamente, anche se quasi lo nausea, ne tenta l’analisi; ne svela i segreti e ne chiarisce i simboli, come nell’anatomia ideologica di Paolo VI o nella fredda presenza degli elementi della tecnologia. Figure incontrate al bar, per strada, su un tram, quei terribili tram e trenini e autobus del ritorno, carichi di stanchezza, di angoscia, di umiliazione, nell’urto dei gomiti, degli stinchi, col gelo e la luce fredda e che diventano a loro volta emblema dolente di una condizione insopportabile. Tutto ciò Janni avverte istintivamente, prima che come scelta di classe; fisicamente come analogia di pressioni sulla pelle e sui nervi, come sensazioni di un angoscia che non lascia spazio più a niente e ci costringe dentro, dentro materiali e invisibili prigioni. Non lascia spazio alla visione, o semplicemente a guardare, qualcosa che sia eco e immagine di felicità, cosa del mondo, forma della natura, a niente di ciò che pure ci portiamo dentro, e non riesce a trovare nella vita dei giorni e nella realtà delle opere una sua corrispondenza. Così la pittura non è altro che rivelazione di questo oscuro tormento, di questa angoscia che non s’allenta, non dà tregua e contiene l’esperienza nella cupa e irreale visione di quest’ossessione. Forma dell’incubo che ci opprime e semmai di questa estrema speranza, che è urlo, colore, dolore, ribellione del sangue, affermazione di un voler essere altro, più uomini e non dannati in un mondo più ragionevole e umano. Roma, 1973
Elio Mercuri 20
«Al centro di un dibattito che attorno alla poetica dell’uomo solo sviluppa le motivazioni di scelta, Ireneo Janni conduce e stratifica la propria analisi; e fasi della ricerca si chiarificano attraverso la lettura di queste opere che il pittore propone alla libreria “Croce”». Puntando la lente dell’introspezione su alcune situazioni quotidiane (nel significato esistenziale del termine), Janni cerca di mettere a fuoco le occasioni individuali che al centro di questa fase si delineano; e l’impegno d’analisi è tutto convogliato verso una siffatta direzione, proprio per cercare di approfondire le segrete motivazioni che questa condizione qualificano. Il risultato è lo sdoppiamento dell’immagine, la conflittualità dell’immagine stessa, intesa come presenza, la sua incapacità di risolversi fuori dalla categoria, perchè profonda è la dubbiosità che investe le ragioni morali della scelta. Mano a mano che Janni procede nella sua ricerca, la conflittualità ideologica puntualmente si propone; il dubbio, cioè, tra soluzioni ideologicamente certe e sollecitazioni che, al limite, potremmo definire escatologiche (anche se ci rendiamo conto del paradosso di questa affermazione). Perchè Janni crede nell’uomo, ma non è sicuro del suo destino; quindi cerca di chiarire a se stesso, prima che agli altri, l’habitat nel cui campo d’azione si determinano le occasioni di conoscenza. E quando le motivazioni ideologiche non si confermano verificabili, è il sentimento che prevale con la conseguente condizione emotiva. L’onestà ed il rigore dell’indagine confermano, comunque, l’impegno dell’artista e la validità di una scelta che certamente troverà il proprio ubi consistam. Roma, 1973
Vito Apuleo
Tensioni – china su carta, cm 50 x 70
Pescatori – china su carta, cm 50 x 70 21
Chi conoscesse, del giovane pittore abruzzese Ireneo Janni, soltanto alcuni quadri di minori dimensioni, con una figura impostata obliquamente su un fondo spartito in zone orizzontali che si direbbero derivate dalla componente di due fughe prospettiche, una verso l’orizzonte, l’altra verso l’alto, sarebbe già su una buona via per una interpretazione dello spirito e dello stile, che lo distinguono, ma non potrebbe forse immaginare gli sviluppi raggiunti nelle composizioni maggiori, affollate di drammatici personaggi, distribuiti in uno spazio multidimensionale in cui il movimento prospettico si è ulteriormente complicato in altre direzioni longitudinali e latitudinali. E ciò per risultato non della preponderanza di pur validi e profondamente sentiti motivi contenutistici oppure di ricerche formali coerentemente sviluppate, ma per una equilibrata funzione degli uni e delle altre verso una finalità che nutrendosi di protesta e di contestazione, di rivolta e di liberazione, approda ad una superiore condizione di calma e di distensione in cui la dinamica compositiva si fissa in un simbolismo astratto e le forme perdono ogni residua implicazione romantica per acquistare significati più universali. Tutto quanto è stato fondamentale nella formazione di Ireneo Janni, l’origine abruzzese, rivelata chiaramente dalla base generosa e appassionata del suo carattere, gli studi, i contatti, le sue alte idealità artistiche e sociali, si ritrovano potenziate perchè fuse in uno slancio di ricerca, nello sforzo, in gran parte riuscito, di ottenere classici risultati e di trasmettere sentimenti di umana solidarietà, con mezzi attuali, in linea con le più avanzate correnti della figurazione, facendo vedere senza descrivere e sentire senza raccontare. Janni distende i suoi chiari colori su fondi luminosi nei quali il bianco ha il valore di una spazialità indeterminata, ed in questa i gialli, gli azzurri, i viola vengono circoscritti e messi in moto da linee sinuose sostenute più dalla necessità espressiva e dall’istinto compositivo che dalla volontà di rappresentare. L’artista ritrova con questo procedimento una realtà che non è quella visiva della percezione immediata, ma quella interiore degli ideali non comunicabili e dei sentimenti inesprimibili, che tuttavia si estrinseca in forma più completa e un modo a tutti intelligibile per mezzo del primitivo e immutabile linguaggio del colore. Caratteristica costante della composizione di Janni è, come dicevamo, l’inclinazione delle forme, che attraverso variazioni in apparenza semplici e talvolta impercettibili della direzione espansiva di zone coloristiche delimitate non solo per i contorni, sempre curvi, ma anche per accostamenti tonali, arriva a suggerire una quantità di condizioni spaziali di attesa, di sofferenza, di energia contenuta, di moto, di slancio, di violenza, a cui corrispondono stati d’animo e reazioni che possono in definitiva concretarsi nella sensibilità di chi guarda in altrettante formulazioni di significato etico, allegorico, sociale. Firenze, 1974
Giancarlo Caldini
Tensioni – china su carta, cm 100 x 70 22
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da “ll Processo” di Kafka – olio su tela, cm 100 x 80 24
Sulle strisce – olio su tela, cm 100 x 80 25
LA NUOVA – FIGURAZIONE DI IRENEO JANNI Quando si parla di «nuova - figurazione», si intende, oggi, un modo diverso di realizzare la figurazione pittorica da quello antecedente la dominazione, quando «figurazione» era sinonimo di realismo mimetico o riproduttivo. Nella «nuova - figurazione» confluisce, insieme a vari altri fattori concomitanti quali il fenomeno pubblicitario e le tecniche foto-cinematografiche, l’evolversi in senso collettivistico delle filosofie esistenziali, non aliene sovente da risucchi di poetiche irrazionali. Il dibattito (già peraltro storicizzabile) tra il filone utopico (astratto - costruttivista) e quello esistenziale nell’arte dei nostri giorni, è tuttora in corso e presenta aree più infuocate e drammatiche (e forse più dolenti) nel terreno neo-figurativo dove – stante il fenomeno alla moda determinatosi in questo campo – è molto difficile oggi incontrare la rivelazione d’un vero talento d’artista, oltre la crosta opaca e uguale per tutti di una generica capacità tecnica. Ebbene, a me sembra, dopo aver visto i quadri e i disegni che fa lreneo Janni, d’averlo incontrato, il vero artista. Vero artista dunque, e giovane artista. È pur da sottolineare questo secondo attributo della giovinezza, se vogliamo renderci conto delle lievi divergenze di qualità (avvertibili di certo solo a un esperto) che compaiono nella pittura di Janni. Ma una pittura che, peraltro, da tempo batte in breccia la conquista d’un livello qualitativo che, come si è detto, lo distingue favorevolmente dai suoi coetanei e lo propone ad una maggiore attendibilità futura. Abbiamo parlato di livello artistico, oltre la generale perizia tecnica che è di tanti giovani oggi (ne faceva fede, l’anno scorso, la sfornata di giovani pittori alla romana Quadriennale). Ma il livello artistico che, oltre la necessaria consapevolezza estetica, significa intensità e profondità e tensione d’un proprio mondo spirituale, è un fatto assai complesso, che investe anche la capacità più o meno ampia e totale che ha l’artista di farsi voce e interprete del suo tempo e della società contemporanea, così come è rilevabile nei grandi artisti d’ogni epoca. Sotto questo aspetto, l’arte di Janni denuncia a prima vista una convergenza impressionante con i connotati estetici, ideologici, emotivi del nostro tempo a livello sociale. Questa convergenza beninteso passa attraverso la via obbligata (obbligata a un vero artista) del riferimento sperimentale alla propria individualità, come facente parte di quel contesto sociale e volta ad arricchire dall’interno la fenomenologià e l’aneddotica. Così, nei quadri di Janni, in accordo con uno spazio della solitudine e dell’alienazione (spesso scandito da geometriche sagome di una meccanologia ambigua, oppure rilevante nel fondo alcune immagini vaghe di stoffe o di ombre in movimento) si accampano personaggi soli o in coppia, più spesso e nelle indicazioni figurali migliori, visti di tre quarti o di schiena, in atteggiamenti non più volitivi ma deboli, non più chiari ma cupi, non più sicuramente orientati ma drammaticamente ambivalenti. Bandito ogni idealismo, accettata nell’esistenza di oggi la prassi del dubbio, Janni conforta i suoi personaggi di una sorta di ascetica tendenza alla sublimazione, intesa nel senso del meccanismo Baconiano del «sublime» che, portando «al di là» della coscienza e dell’umano, finisce per demistificare e scoprire (mai in Janni brutalmente ma con residua grazia) l’atroce verità della devalorizzazione e del disfacimento. «Nuova - figurazione» dunque che, a livello di una sottile convergenza tra contenuto e risolvimento estetico, appare come una a volte cocente a volte contemplata «defigurazione» delle sue immagini, in un contesto com’è quello della vita d’oggi che quella defigurazione tragicamente rivela ad ogni istante. 26
Beninteso, ciò detto, instaurata una tal convergenza di fondo tra l’arte dello Janni e i contenuti estetico–esistenziali del nostro momento, dovremmo pur scorgervi – poiché c’è – una diversa emergenza, nel dialogo che l’artista svolge con il suo fruitore, di fattori tacitamente e coraggiosamente intellettuali, che suggeriscono chiaramente un avvio di lotta morale, di riforma e di rivolta alla difficoltà e al disagio in cui l’uomo degli anni Settanta si dibatte. L’immersione nel marasma del dubbio e nell’abisso della devalorizzazione è profonda. Oggi i più sensibili tra quanti s’accorgono di essere in un tempo e in un luogo, la subiscono o la compiono (e talvolta in forme non utilmente rituali). La difficoltà macroscopica sormonta le nostre sorti a livello del condizionamento o della sopraffazione del potere, istituendo paraventi di un falso collettivismo dedito alla mercificazione delle coscienze o di una labile anarchia che le precipita in soluzioni oniriche. E mentre, dicevamo, tutto ciò è leggibile nei quadri di Janni, almeno in taluni di essi appunto, la stessa profondità degli intenti denunciatari ha finito per rilevare – in una ambivalenza anche sottilmente affascinante a livello estetico – nell’estremo interrogativo sulla devalorizzazione, la contemplazione di quell’immagine stessa e una fermezza chiaramente intellettuale che, alle tensioni ed alle ambiguità apre orizzonti di essenziale semplicità e libertà umane. E questo mi sembra, pur nella contingenza del suo tempo, il messaggio ultimo dell’artista. Roma, 1976
Sandra Giannattasio
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In sei grandi immagini un corpo di donna si offre al nostro sguardo come un’apparizione primitiva, aurorale e scioccante. È una forma incisa con una linea e con una volumetria molto pure, molto vitali, molto energiche. Questa forma del corpo femminile ora si libera da un groviglio di oggetti-rifiuti che occupano lo spazio come scorie informi; ora si tende in uno slancio tra sensuale e tragico in uno spazio dominato da un simbolico ingranaggio di macchina; ora è disteso teneramente, in sogno quasi, o accenna serenamente un passo in uno spazio disegnato con una geometria dura e con presenze allarmanti: un monitor televisivo, un torso maschile di spalle tutto teso in un grande sforzo di resistenza. In tre delle sei immagini una battuta di inchiostro rosso introduce nella drammaticità della visione un erotismo dolcissimo: la forma del corpo femminile si arricchisce di infinite trasparenze e la carne ha una luminosità un po’ misteriosa, come se ardesse. In una sola incisione l’enigma di questo corpo femminile accenna a sciogliersi in racconto: in uno spazio devastato e desolato, il corpo femminile abbraccia un corpo maschile quasi affondando in una buca di trincea; un fanciullo ignudo, in piena luce sotto un cielo burrascoso, viene avanti in primo piano traversando un cimitero di oggetti-rifiuti. In questo suo recupero figurativo del corpo femminile Ireneo Janni rivela un’immaginazione assai originale e sempre sostenuta da una tensione morale che sempre agisce in positivo anche quando contesta violentemente tutto un sistema distruttivo di mercificazione e che più di ogni altra forma ha usato il corpo femminile, contrabbandando attraverso la pornografia, la pubblicità delle merci, i mass‑media, la più grossa e sistematica azione di violenza e di annichilimento umano del nostro tempo. Oggi è terribilmente difficile dipingere o incidere la forma di un corpo di donna: per farlo, bisogna tirarsi fuori, sguardo e pensieri, da uno spaventoso processo di mercificazione che, tra l’altro, ha asservito i sensi e l’invenzione umani a una falsa scala di valori tanto nella società quanto nell’arte... Si potrebbero fare confronti con le forme del corpo femminile come appaiono in Manzù, in Vespignani, in Ferroni, in Guerreschi, in Guttuso. Ma in verità Ireneo Janni è fortemente personale: è più legato alla vita che a un certo corso realista delle forme. Il suo corpo di donna è tanto amato quanto costruito come forma. Tutte queste immagini vengono da una esistenza vera e lo dice proprio quella forma acerba di un corpo di donna che passa da un’immagine all’altra e fa vivente il mondo dell’immagine. È un corpo che rimanda a una persona, a un’esistenza anche drammatica ma in positivo, pura, giovane, che non si fa consumare, che riesce a essere un simbolo primitivo e stupefacente di una possibile vita altra. E questa possibilità sembra tanto più vicina quanto più calmo e sereno è l’eros di questo corpo di donna: figura che ha recuperato una sua autonomia e per questo ci appare enigmatica, classica in uno spazio chiuso o devastato, armoniosa in un tempo dilaniato. È una figura concreta ma già mitografica; e bisogna dire che la tecnica di Janni incisore è concreta e sognante quanto serve all’immaginazione con una probità rara del segno e della materia. Roma, 1977
Dario Micacchi
Analogie – olio su tela, cm 100 x 120 28
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Ancestralità – dittico, olio su tela cm 220 x 200 30
Ancestralità – dittico, olio su tela, cm 220 x 200 31
La riappropriazione della pittura attraverso la citazione del passato o l’attraversamento delle avanguardie storiche, è tema dominante la ricerca di questi Anni Ottanta. C’è però sempre in campo un numero considerevole di artisti per i quali tutto ciò costituisce un falso problema, non avendo loro mai abbandonato i fertili pascoli della pittura. Là dove per pittura intendo non la resa alla raison du coeur, al pittoricismo, al naturalismo agreste pronto a inseguire un improbabile lost paradise ma le inquietudini connesse alla pittura. Vale a dire, quell’approfondimento di motivazioni che al linguaggio del colore affidano senso e coscienza della storia, all’interno di un percorso operativo pronto a mettere in discussione le varie componenti di una società data. E ciò nella convinzione che l’interesse di ogni vicenda conoscitiva stia nel dimostrare come una cultura affronta il possibile e ne segna i limiti. Che poi questo possibile sia soltanto il frammento di un tutto destinato a rinnovarsi e amalgamarsi con altre cognizioni, ovviamente si riporta alla capacità del singolo e alla dose di umiltà che caratterizzerà e qualificherà le scelte. Non mi pare si possa prescindere da una tale premessa nel momento in cui si voglia affrontare la pittura di Ireneo Janni. Nel momento in cui, cioè, prima ancora di ogni analisi dei contenuti, si voglia collocare la ricerca di questo pittore in un quadro di indicazioni operative che possono suggerire i processi verbali attraverso i quali Janni approda alle proprie convinzioni. Il che vuol dire premettere una componente progettuale all’interno del suo linguaggio, pronta a coniugare scenografia e struttura architettonica dello spazio nel cui campo prospettico muovono i figuranti del suo racconto per immagini. A ciò si aggiunga la consapevolezza di non poter escludere il vero dalla poesia. Perché lo sforzo di Janni in qualche modo investe anche un tale ordine di problemi. Investe la preoccupazione di individuare il campo della poesia nell’epoca del vero, sapendo che il vero, a sua volta, non può essere rimosso dalla coscienza in un’epoca come la nostra così dominata dalla civiltà delle immagini e della tecnologia. Due componenti con le quali bisogna pur sempre fare i conti non per esorcizzarle ma per consapevolmente destrutturarle affinché i pericoli vengano a galla. Da qui alla metafora del vero il passo è breve. Donde quella cristallizzazione dell’immagine che Janni persegue collocando i propri personaggi al centro di un immaginario palcoscenico e trasformandoli in teatranti di una commedia umana che è tanto più pregnante quanto più improbabili questi personaggi possono apparire. Ecco così confermarsi la tesi dell’immagine e del suo doppio alla quale altra volta ho accennato a proposito della pittura di Ireneo Janni e, quindi, il messaggio dell’ambiguità che da una tale scelta può derivare. Certo, si tratta di un’ambiguità letteraria, aperta all’ironia, alla scrittura piana, apparentemente didascalica e accattivante. Basta però un attimo di sospensione, di riflessione, di analisi scevra da compiacenze esaltate dall’affetto, per rendersi conto della natura di quei personaggi assunti a simbolo di quel teatro dell’alienazione che è il nostro quotidiano e, quindi, per riconoscerli protagonisti vivi di quella pièce teatrale. In bilico fra finzione e verità, tra elaborazione formale e scavo nella vita, il percorso di Janni, dunque, rappresenta un esperimento, una prova di assunzione di valore affidata alla pittura, una volta questa pittura scelta a supporto di una contestualità dialettica in chiave di maniera e di metafora. Per ottenere ciò l’artista incentra l’attenzione sul nudo e sul corpo femminile in particolare... Roma, 1980
Vito Apuleo 32
Composizione – olio su tela, cm 150 x 115 33
Atelier – olio su tela, cm 80 x 100 34
Situazione teatrale – olio su tela, cm 140 x 196 35
Il camino rosso – olio su tela, cm 100 x 80 36
Figura allo specchio – olio su tela, cm 100 x 80 37
Il cavalletto rosso – olio su tela, cm 160 x 100 38
Personaggi – olio su tela, cm 80 x 100 39
Personaggio – olio su tela, cm 100 x 80 40
Il divano bianco – olio su tela, cm 100 x 80 41
Base di colonna – olio su tela, cm 80 x 100 42
Fregio Romano – olio su tela, cm 100 x 80 43
Studi di Situazione teatrale II – tecniche miste su carta, cm 70 x 50 44
Situazione teatrale II – olio su tela, cm 200 x 300 45
Studio di Figura – olio su tela, cm 55 x 42 46
Allegoria – olio su tela, cm 220 x 370 47
Studio di Carnevale a Piazza Navona – tecnica mista su carta, cm 70 x 100 48
Carnevale a Piazza Navona – olio su tavola, cm 70 x 100 49
Bagnante – olio su tavola, cm 100 x 70 50
Tritone e Nereide – olio su tela, cm 137 x 192 51
C’è un quadro, tra gli ultimi, nello studio‑abitazione di Ireneo Janni (in via dei Cappuccini, a Roma, dietro Via Veneto), una composizione divisa in due parti, in alto un capitello corinzio, romano, e sotto uno splendido nudo di donna, disteso su un divano. La tecnica è elaborata, olio con piccoli rilievi di stucco dipinto, a rendere più profondo lo spazio del quadro. Il problema dello spazio (più che i soggetti letterali o teatrali e le metafore che suggeriscono), della distribuzione degli oggetti nello spazio del quadro, ecco un problema che è essenziale per un pittore come Janni, così apparentemente timido, riservato, persino svagato come ad inseguire chimere e fantasmi, ma anche preciso e logico nell’esporre e perseguire il suo metodo di lavoro. A Janni basta un bozzetto del quadro da costruire; più che un’idea buttata lì velocemente è un progetto architettonico, strutturale, di equilibrio delle forme. Razionalista e fantasioso, visionario eppure stringato e calibrato come un matematico, i suoi quadri non offrono nulla alla casualità o al disordine, al caos pittorico impulsivo e gestuale della mano. Janni è un architetto, si è formato sulla cultura della Bauhaus tedesca, del migliore razionalismo architettonico italiano, e le sue rappresentazioni scenografiche seguono sempre un discorso interno di equilibrio e scansione degli oggetti: perché oltre alla buona pittura c’è tutta una suggestione teatrale, barocca, sontuosa, l’ossessione cioè dei personaggi, sia esso una donna nuda o una compagnia di figure in mostra o mascherate, che sembrano narrarci le loro storie o le loro solitudini, le allegorie, in composizioni bloccate nel tempo, personaggi sensuali, immobili, incantati o smarriti, imbottiti di stupore, di poesia, di ironia, in una sorta di surrealismo o realismo magico. Roma, 1993
Franco Simongini 52
Il fregio – olio su tela, cm. 200 x 140 pagina a fronte Giochi Materici – olio su tavola, cm. 60 x 45 53
Tensioni – olio su tavola, cm 70 x 103 54
Il paravento – olio su tela, cm 80 x 112 55
Bagnante – olio su tavola, cm 120 x 60 56
La scala – olio su tela, cm 189 x 159 57
Tensioni – olio su tela, cm 70 x 103 58
Calanchi – olio su tavola, cm 86 x 86 59
Satiro e ninfe – tecnica mista, cm 60 x 46 60
L’enigma della mela – olio su tavola, cm 70 x 100 61
Studio di Figura in atelier – tecnica mista su carta, cm 73 x 53 62
Composizione – olio su tela, cm 100 x 160 63
Bianco e nero – tecnica mista su carta, cm 35 x 50 64
Periferia – olio su tavola, cm 90 x 60 65
Maschere a venezia – olio su tavola, cm 83 x 105 66
Atelier – olio su tavola, cm 83 x 105 67
Composizione – collage su tavola, cm 50 x 70 68
Il fregio barocco – olio su tavola, cm 84 x 111 69
Atelier – tecnica mista su carta, cm 68 x 57 70
Figura distesa – olio su tavola, cm 70 x 85 71
Figure – olio su tavola, cm 50 x 70 72
Maschere – olio su tavola, cm 50 x 70 73
Fauno – disegno su carta, cm 40 x 30 74
La tentazione di Eva – tecnica mista su carta, cm 35 x 63 75
Sensualità – china su carta, cm 70 x 100 76
Puttini I – tecnica mista su carta, cm 70 x 50
Puttini II – tecnica mista su carta, cm 70 x 50 77
Le tre grazie – tecnica mista su carta, cm 70 x 46 78
Barocco siciliano – tecnica mista su carta, cm 63 x 49 79
L’enigma della mela – bronzo, h. cm 225 80
Monumento alla libertà – bronzo, h. cm 300 81
Monumento alla libertà – bronzo, h. cm 600 82
Figura in tensione – bronzo, cm 130 x 50 x 65 83
Tensione – bronzo, h. cm 280 84
Enrico – terracotta, h. cm 25 85
Ritratto – terracotta, h. cm 25 86
Satiro – terracotta, h. cm 35 87
Autoritratto
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BIOGRAFIA
BIOGRAPHY
IRENEO JANNI, nato in Atri (Teramo) il 7 gennaio 1946, nella città di Pescara consegue maturità al Liceo Artistico poi la laurea in Architettura. Fin dal 1964 è invitato ad importanti mostre ottenendo premi e riconoscimenti. Dal 1966 al ’69 si dedica alla realizzazione di Vetrate artistiche per Enti pubblici e privati. Negli anni ’70–’73 è a Milano, dove svolge intensa attività frequentando l’ambiente artistico di Brera. Espone a Parigi, Baden, Zurigo, Lucerna e in molte città italiane quali Firenze, Milano, Roma, Torino, conseguendo ampi consensi. Nel 1973 si trasferisce stabilmente a Roma partecipando attivamente alla vita artistico-culturale della Capitale, presentando opere che affrontano il tema politico-sociale ed ecologico in cui “l’uomo degli anni ’70 si dibatte”. Nello stesso periodo è presente anche a Firenze con varie mostre personali e collettive. Negli anni Ottanta realizza il Monumento in bronzo ai Caduti della Resistenza, per il Comune di Atri e il ripristino-restauro degli affreschi del Teatro Comunale; si presenta, inoltre, con mostre personali e collettive in Olanda, Nigeria e New York. Nel 1987 illustra l’Annuario Storico 1988 dell’Arma dei Carabinieri. Negli anni ’90 il Comune
IRENEO JANNI, born in Atri on January 7th 1946, got the diploma in art subjects and then took the degree in architecture in Pescara. Since 1964 he has been invited to important exhibitions winning awards and accolades. From 1966 to 1969 he created stained glass for public and private bodies. From 1970 to 1973 he lived in Milan, where he busily frequented the artistic community of Brera. He gained wide acceptance from his exhibitions in Paris, Baden, Zurich, Lucerne, and in many Italian cities like Florence, Milan, Rome. In 1973 he moved permanently to Rome and actively participated in the cultural and artistic life of the city by showing works that addressed the social, political and ecological theme, “in which the man of the ’70s was struggling”. In the same period he was also in Florence with several solo and group exhibitions. In the ’80s he realized the bronze monument to the fallen of the Resistance for the town of Atri and restored the frescos of the municipal theatre. In the same years he set up solo and group exhibitions in Holland, Nigeria and New York. In 1988 he illustrated the Historical Yearbook of the Arma dei Carabinieri. In the ’90s the Town Council of Foggia presented him with a wide personal exhibition in the Art Palace and so did Jacques Mesmin in his Art Gallery in Brussels. In 1997 he illustrated, once more, the Historical Yearbook
di Foggia gli dedica un’ampia personale nel Palazzetto dell’Arte; Jacques Mesmin gli dedica una “Personale” nella sua “Art Gallery” di Bruxelles. Nel 1996 illustra nuovamente l’Annuario Storico 1997 dell’Arma dei Carabinieri, e nel ’97 quello della Polizia Municipale del Comune di Roma del 1998; nello stesso anno realizza il Monumento ai Caduti del Comune di Pianella (Pescara). Nel 2000 altra grande mostra alla Gallerie Azur di Spa (Belgio) inaugurata dal Ministro della Cultura belga. Sempre nel 2000 realizza il Monumento bronzeo per la città di Silvi (Teramo). Nel 2001 altro Monumento ai Caduti di Sella Ciarelli (Teramo). Nel 2002 di nuovo per l’Arma dei Carabinieri l’illustrazione dell’Agenda 2003. Nel 2004 è stato invitato dal Comune di Tuscania (VT) per una Mostra Antologica. Nel 2008 su richiesta dell’Associazione Culturale “G. Braga” onlus e del Museo d’Arte dello Splendore ha allestito una Mostra personale di oltre 50 opere nei locali del MAS di Giulianova. Nel 2012 Mostra Antologica “Opere dal 1971 al 2011” Sala Carino Gambacorta della Banca di Teramo.Una Mostra permanente dei suoi lavori è allestita permanentemente nel suo Studio d’Arte, ad Atri (Teramo), in Piazza Duomo.
of the Arma dei Carabinieri and, the next year, the one of the Municipal Police Force of Rome; in the same year he realized the War Memorial of the town of Pianella. In 2000 the Belgian Minister of Arts and Culture opened his great exhibition housed in the Gallery Azure in Spa. In the same year he made the bronze Memorial for the town of Silvi (Teramo) and, the year after, the War Memorial of Sella Ciarelli (Teramo). In 2002 he illustrated the 2003 diary for the Arma dei Carabinieri. In 2004 the Town Council of Tuscania invited him for an anthological exhibition. In 2008 the Cultural Association “G.Braga” and the Splendora Art Museum asked him to set up a personal exhibition of over 50 works in the MAS rooms in Giulianova. A permanent exhibition of his works is set up in his art studio in Piazza Duomo in Atri.
Ireneo Janni: Via S. Pietro, 3 – 64032 ATRI (TE) – Tel. 085.8780111 Via Treviso, 33 – 00161 ROMA – Tel. 06.44241078 Cell. 329.1278549 – E–mail: ireneojanni@gmail.com 89
PRINCIPALI MOSTRE E PREMI MOSTRE PERSONALI 1970 1972 1973 1974 1975 1976
1977 1979 1980 1981 1982 1984 1985 1986 1987 1988
1989 1990 1991
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Galleria Treves, Milano Galleria Burdeke, Zurigo; Galleria d’Arte 7, Baden Galerie Le Belvedere, Parigi; Galerie d’Art, Lucerna Galleria Remo Croce, Roma; Galleria Internazionale d’Arte, Firenze; Galleria Il Pasquino, Roma Galleria Remo Croce, Roma; Galleria d’Arte, Torino Galleria d’Arte Pinacoteca, Roma; Camera di Commercio, Parigi; Galleria Spazio Uno, Taranto; Galleria Alhambra, Montesilvano; Galleria Alpha Centauri, Ostia; Galleria Mintaka, Rieti Galleria Treves, Milano; Galleria Miraceti, S. Severino Marche Sale Palazzo Comunale, Silvi Marina; Galleria Palizzi, Vasto; Galleria Primo Piano, Bolsena Galleria d’Arte Pinacoteca, Roma Graziani Gallery, New York; Galleria Antares, Catania Galleria Sagittario, Cosenza; Expo Arte Internazionale, Bari; Gallerie David, Bari; Galleria L’Archetto, Teramo Galleria Antares, Catania; Galleria Punto Arte, Civitavecchia; Galleria Arte Spazio, Bolsena; Galleria L’Arca, Roma Galleria Mosaico, Messina; Galleria Il Grifo, Reggio Calabria; Galleria Il Faro, Taranto Galleria C. Arca, Roma; Galleria Il Quadro, Civitavecchia Galleria L’Esagono, Lecce; Expo Arte Internazionale, Bari; Galleria Sagittario, Cosenza Galleria d’Arte Pinacoteca, Roma; Expo Arte Internazionale, Bari; Comune di Tuscania, Biblioteca Comunale; Castello Comunale di Crecchio con il patrocinio di Italia Nostra, Sez. Crecchio Arte Internazionale, Bari; Centro Studi L’Esagono, Lecce Città di Foggia, Settore Cultura, Palazzetto dell’Arte, Sala Grigia Galleria La Diga, Siracusa; Palazzo Barberini, Sala Giulio Cesare, Roma; Galleria Arte Spazio, Sassari; Art Galery Jacques Mesmin, Bruxelles; Galleria d’Arte Pinacoteca, Roma; Galleria Le Arti, Catania; Galleria Ciak, Palermo
1992 Galleria Elmi, Gela; La Bottega dell’Arte, Tuscania; Galleria La Diga, Siracusa, Galleria SK, Galatina (Lecce) 1993 Expo Arte 93, Bari; Galleria Domizia, Baia Domizia; Galleria Arte Spazio, Sassari 1994 Expo Arte 94 Bari, Fiera Internazionale d’Arte, Bari; La Bottega d’Arte, Tuscania 1995 Expo Arte 95 Bari, Fiera Internazionale d’Arte, Bari 1996 Expo Arte 96, Fiera Internazionale d’Arte, Bari; Castellalto, Castelbasso (Teramo) 1997 Nell’ambito della Manifestazione “Quattro Notti di Luna Piena”, 21–24 agosto, a cura dell’“Associazione Culturale Ceppaloni e Dintorni”, Ceppaloni (Benevento); Teatro Comunale, Atri (Teramo); Università degli Studi “G. d’Annunzio”, Facoltà di Architettura, Pescara 2000 Mostra organizzata da la Gallerie Azur, Spa (Belgio) 2004 Antologica organizzata dal Comune di Tuscania (Viterbo) 2008 Antologica “Opere dal 1968 al 2008” organizzata dall’Associazione Culturale “G. Braga” onlus e dal Museo d’Arte dello Splendore, di Giulianova (Te) 2011 Antologica “Opere dal 1971 al 2011” Sala Carino Gambacorta della Banca di Teramo.
PARTECIPAZIONI A PREMI E COLLETTIVE 1975 Artisti Contemporanei, Taranto; Rassegna d’Arte, Gli Ulivi, Bari 1976 33 Artisti Contemporanei alla Pinacoteca, Galleria d’Arte Pinacoteca Roma 1977 40 Maestri Contemporanei, Galleria Alhambra, Montesilvano; VI Premio Intenazionale, Baia Domizia; Rassegna di Pittura Contemporanea, Chianciano 1978 Mostra d’Arte, Palazzo Maccabeo de’ Maccabei, Tuscania; Autori Contemporanei, Galleria d’Arte Pinacoteca, Roma 1979 IV Rassegna di Pittura Contemporanea, Fiuggi; VII Premio Internazionale, Baia Domizia; Prima Biennale, Premio IBLA Mediterraneo, Palazzo Mercedari, Comune di Modica; Aspetti della Figurazione in Abruzzo, Teramo; Artisti Contemporanei, Circolo Duca di Genova, Milazzo; Selezione Autori Contemporanei, Bolsena; Pittori Contemporanei alla Torre di Brolo, L’Oasi, Benevento 1980 Rassegna di disegni di Artisti Contemporanei, Fidia, Roma;
1981
1982
1983 1984
1985 1986
1987
1988
Pittori Contemporanei, Galleria L’Esagono, Lecce; Artisti Contemporanei, Galleria Malabranca, Orvieto; Pittori Italiani Contemporanei, Selene, Hilversum (Olanda) 20th Century Art from Italy, Graziani Rizzoli, New York; Maestri Contemporanei, Il Mosaico, Messina; Autori Contemporanei, Patrocinio E.P.T., Frosinone; Italian Contemporany Painters, Lagos, Nigeria; Pier Arte ‘81, Messina; II Biennale, IBLA Mediterraneo, Comune di Modica; Rassegna di pittura, Montorio al Vomano; Il Sud tra emigrazione e rinascita, G. Guerricchio, I. Janni, C. Levi, L. Moreli; Aspetti della Nuova Figurazione: Carlos Mensa, Armando de Stefano, Ireneo Janni, Comune di Pescocostanzo VI Biennale d’Arte Figurativa, Città di Foggia; Pittori Contemporanei, Chiesa di S. Silvestro, Tuscania; VII Expo Arte Internazionale, Bari; Mostra di Pittura, Galleria Antares, Catania; Arte Contemporanea, Palazzo Comunale Tolfa; Comune di Civitavecchia, Circolo Calamatta; Museo d’Arte Moderna, Sessa Aurunca Artisti Contemporanei, Lo Zodiaco, L’Aquila; Mostra d’Arte Contemporanea, L’Arno, Firenze; Primo Premio di Pittura, I Ciclopi, Acitrezza VII Biennale d’Arte Figurativa, Città di Foggia; Pittori Contemporanei, La Nuova Vernice, Bari; Biblioteca Comunale, Tolfa; Mostra Itinerante, Sardegna; II Premio di Pittura, I Ciclopi, Acitrezza FierArte, Messina; Chiesa di S. Francesco, Comune di Civitavecchia; Arte Contemporanea 50 Opere Scelte, Pinacoteca, Roma; Artisti Contemporanei, Il Faro, Taranto Maestri Contemporanei, Arte Spazio, Sassari; Artisti oggi, L’Esagono, Lecce; Presenze Romane, Il Faro, Taranto; Pittori Contemporanei, L’Angolo, Catania; Forum ‘86, Artisti e Galleria del Salento, Lecce XII Expo Arte Internazionale, Bari; Artisti Contemporanei, Centro Domizia, Baia Domizia; Presenze Romane, Il Faro, Taranto; Opere d’Autore, Galleria d’Arte Pinacoteca, Roma; “La poetica dell’immagine”, Sala civica, Montorio al Vomano (Teramo); Palazzo Venezia, Roma, XVII Mostra della Stampa e Informazione; Pittori contemporanei, Galleria La Vernice, Bari; Opere d’Autore, Galleria d’Arte Pinacoteca, Roma; Arte Contemporanea, Centro Lo Zodiaco, L’Aquila XIII Expo Arte Internazionale, Bari; IV Rassegna “Una Città per l’Arte”, Assessorato alla Cultura, Comune di Capo
1989 1990
1991
1992 1993 1994 1995
1996 1997 1998 1999
2000
d’Orlando; Pittori contemporanei, Galleria Arte Spazio, Sassari; Opere scelte, Centro L’Esagono, Lecce; Cinque Artisti Contemporanei, Comune di Tuscania, Biblioteca Comunale Maestri Contemporanei, Arte Spazio, Sassari; XIV Expo Arte Internazionale, Bari; Centro Lo Zodiaco, L’Aquila; IV Rassegna “Una Città per l’Arte”, Comune di Capo d’Orlando Arte Contemporanea, Valleri Arte, Foggia; Opere d’Autore, Centro Domizia, Baia Domizia; V Rassegna “Una Città per l’Arte”, Comune di Capo d’Orlando; Proposte d’Arte, Biblioteca Comunale, Comune di Tuscanica Mostra d’Arte promossa da Lion’s Castel S. Angelo, presso Palazzo Barberini, Roma; Collettiva di pittura, Comune di S. Benedetto del Tronto, Assessorato alla Cultura; Collettiva di pittura Art Gallery, Jacques Mesmin, Bruxelles; Pittori a confronto, Saloni Comunali, Comune di Avola; VII Rassegna “Una città per l’Arte”, Comune di Capo d’Orlando Opere d’Autore, Centro Lo Zodiaco, L’Aquila; Pittori a confronto, Palazzetto dell’Arte, Foggia; Proposta d’Arte, Galleria Ciak, Palermo Artisti contemporanei, Galleria Elmi, Gela; Artisti contemporanei, Arte Spazio, Sassari Proposte d’Arte, Pinacoteca, Roma; Artisti contemporanei, Hotel President, Lecce; Sala Comunale, Castello di Bitritto, Bari Mostra d’Arte, Villa dei Principi, Civitavecchia; Proposte d’Arte, Balletti Park Hotel, Viterbo; Mostra d’Arte, Biblioteca Comunale di Tolfa; Confronti, Sala d’Arte, S. Donà di Piave (Venezia); III Mostra d’Arte Figurativa, Le Arti, Catania Expo Arte, Bari; Proposte d’Arte, Pinacoteca, Roma; Artisti a confronto, Hotel President, Lecce; Collettiva Università “G. d’Annunzio”, Facoltà di Architettura, Pescara Sala Comunale, Castello di Bitritto, Bari; Profili d’Arte, Rassegna d’arte figurativa, Catania Arte Padova 98, Padova; Autori ontemporanei, Art Galley, Gela; Nuova Figurazione, Pinacoteca, Roma Arte Padova 99, Padova; Collettiva Pittori contemporanei, Galleria Arte Spazio, Sassari; 24ª Rassegna di pittori contemporanei Sala Comunale, Castello di Bitritto, Bari; 4ª Edizione Pittori Contemporanei Comune di Baltei (SS) Expo Arte, Padova; Grande Collettiva Pittori Contemporanei Museo Clarisse di Ozieri (SS); Grande Collettiva Pittori
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Contemporanei Comune di Macomer (NU) 2001 Expo Arte, Bari; “Progetto Dimensione Uno”, Tuscania; Collettiva Pittori Contemporanei Sala Comunale, Castello di Bitritto, Bari; Collettiva Natalizia presso galleria di Sassari e Alghero 2002 Università di Viterbo, Collettiva Autori Contemponei, Tuscania; Collettiva Pittori Contemporanei, Olbia, Alghero, S. Teresa di Gallura 2003 Collettiva Pittori Contemporanei, Buddusò (SS) e Sassari 2004 Collettiva Autori Contemporanei Cagliari e Nuoro 2005 Collettiva Pittori Contemporanei, Galleria Ozieri Sassari; Museo delle Clarisse, Comune di Badesi (SS); Comune di Bono (SS) 2006 Collettiva Pittori Contemporanei, Baia delle Mimose, Badesi (SS); 34ª Edizione Arte Contemporanea a Bitritto (BA); IV Biennale Internazionale di Grafica, Museo Michetti, Francavilla (CH); Pavellò Firal di San Carles de la Ràpita Spagna; Mostra Internazionale di Grafica, Auditorium Chiesa S. Agostino di Città S. Angelo (PE); Auditorium Chiesa S. Agostino di Atri (TE) 2007 Collettiva a Sassari, Galleria Arte Spazio; Sede Comunale di Burgos (SS); Botolonia, Nuoro 2008 V Biennale Internazionale di Grafica, Museo Michetti, Francavilla (CH); Pavellò Firal di San Carles de la Ràpita Spagna; BIAB Pechino, Cina.
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INDICE Saluti di: Gabriele Astolfi, Sindaco Domenico Felicione, Assessore alla Cultura Testi di: Vincenzo Centorame, Mitopoiesi in Ireneo Janni Ciro Robotti, Un percorso tra immagini, simboli, ideazioni cromatiche
p. 5 p. 6 p. 8
Opere 1962 – 2012
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Antologia di testi critici di: Pino Zanchi Givanni Pagani Elio Mercuri Vito Apuleo Giancarlo Caldini Sandra Gianattanasio Dario Micacchi Vito Apuleo Franco Simongini Biografia / Biography Principali mostre e premi Bibliografia
p. 16 p. 18 p. 20 p. 21 p. 22 p. 26 p. 28 p. 32 p. 52 p. 88 p. 90 p. 92
EDIZIONE D’ARTE
© Proprietà letteraria riservata – 2012 Ireneo Janni
Finito di stampare nel mese di luglio 2012 presso la Tipografia Hatria di Atri (Te)