Pier Luigi Luisi
laudiTam e il sentiero dei sogni Illustrazioni di Sophie Benini
La piccola Clauditam è diversa dagli altri bambini della tribù dei Senoi, popolo di grandi sognatori. Sognatrice impareggiabile e iniziata dalla vecchia Seratanoi, entra in contatto attraverso le sue incredibili esperienze con la parte più profonda e più forte di sé. Seratanoi le aveva detto: –La tua nascita è stata accompagnata da presagi molto positivi, e uno di questi segnava il declino di una stella nera, che si dice sia il simbolo del mago Ogorò.
Pier Luigi Luisi oggi Professore di biochimica alla Università Roma III dopo trent’anni passati al prestigioso Politecnico federale di Zurigo. Si interessa da sempre all’origine della vita e all’organizzazione del vivente. Fondatore della settimana internazionale di Cortona: “Incontro tra scienza e altri aspetti della vita”. Già autore di Remedius l’alchimista, Selenio e i pirati etruschi, Il grido del gabbiano. In pubblicazione in America: Cosa è la materia e cosa è la vita - incontri tra scienziati e il Dalai Lama, Columbia University.
Progetto grafico
€ 24,00
Marta Magister
“Ci sono molti modi di comportarsi quando ci si trova in situazioni normali, non straordinarie, ma quando si è soli, in pericolo, nell’oscurità, improvvisamente capiamo che vi è un solo modo. Avevo scoperto che non arrendersi significa libertà, che non sentirsi importanti genera indomita fierezza e che liberarsi dai giudizi morali porta una serena umiltà che non è servitù.” Il sogno della strega Florinda Donner
1a edizione marzo 2008 © Editrice Irradiazioni di M. Emanuela Gargallo di Castel Lentini via A. Gallonio, 23 – 00161 Roma Tel. +39 06 9727 9795 – Fax +39 06 9727 9923 www.irradiazioni.com e-mail: irradiazioni@irradiazioni.com Tutti i diritti riservati ISBN: 978-88-7310-031-7
Pier Luigi Luisi
laudiTam e il sentiero dei sogni Illustrazioni di Sophie Benini
Š Editrice Irradiazioni 2008
Indice
9 ClaudiTam e il demone dei sogni interrotti
63 ClaudiTam e le nuvole parlanti
135 ClaudiTam, l’uomo dal cappello bianco e il fungo Kalpakur
ClaudiTam e il sentiero dei sogni
Nasce ClaudiTam Si avvicinava il momento in cui ClauTaMam avrebbe partorito e le donne del villaggio si radunarono nella sua capanna e cominciarono a cantare. All’inizio era una nenia lenta e armoniosa, che però divenne sempre più forte ed acuta, via via che le doglie aumentavano. Gli uomini se ne stavano a distanza, ma il vecchio Grokko seguiva la scena dall’uscio della sua capanna di paglia rossa, e suonava il tamburo canticchiando una vecchia nenia ricca di parole propiziatorie. Ad un certo punto la vecchia SeraTaNoi capì che era il momento, si fece avanti e prese il neonato nelle mani, sollevandolo verso l’alto, in modo che ognuno potesse vederlo. Era una bambina, ma questo già lo sapevano tutti, perché la luna era di tre quarti e il grande fiume era quieto da oltre tre giorni. Era una bambina dalla pelle molto chiara, e anche questo non sorprese nessuno. Tutti sapevano la storia di ClauTaMam e del Navigatore dei Grandi Oceani, un uomo bianco, che era venuto con un gran cappello bianco e molti strani attrezzi metallici. L’uomo aveva scelto la giovane ClauTaMam per aiutarlo nei lavori nella sua grande tenda. All’inizio il vecchio capo del villaggio era molto infelice della gravidanza di ClauTaMam. –Il popolo dei Senoi si ammalerà, se il seme degli uomini bianchi comincerà a spargersi tra le nostre capanne. Ma i sogni dei vecchi del villaggio erano stati buoni per tutto il tempo della gravidanza, e ClauTaMam era così felice di quel frutto che portava in grembo, che in breve tutti erano diventati compartecipi della sua gioia. Le mani nere e adunche della vecchia SeraTaNoi coprivano il corpicino caldo della neonata. Ora c’era silenzio, si sentiva solo l’ansimare della madre.
10
ClaudiTam si bagnò le dita e se le mise in bocca. –Ma è salata! –Sì, ClaudiTam, l’acqua di mare è salata, e quella di fiume non lo è. –Perché? SeraTanoi rise di nuovo: –Perché così è, ClaudiTam. –È come la luna o le montagne, che sono lì, ma non si sa perché... –Proprio così, piccola. Ma adesso vieni. Devo farti vedere una cosa.
Il regalo di SeraTaNoi a prese per mano e la guidò sulla riva per un centinaio di metri,-fino ad un posto ricco di alberi grandi dai rami cadenti verso l’acqua. –Ecco, vedi? –disse la vecchia SeraTaNoi indicando con il dito un punto vicino– Qui è dove il nostro fiume sfocia nel mare. Tutti i fiumi del mondo sfociano nel mare. –Ma allora il mare dovrebbe straripare! –No, ClaudiTam, il mare è così grande che non straripa per questo. Ma ascolta in silenzio. Senti qualcosa? ClaudiTam tese le orecchie, e si guardò intorno con attenzione. Si potevano scorgere le acque bianche del fiume che scendevano da una collinetta, degradando verso le acque azzurre del mare. Le due acque si incontravano e si mescolavano in un laghetto su cui crescevano dei fiori bianchi con petali molto grandi, un laghetto che poi degradava verso il mare, attraversando una grande spiaggia di sabbia bianchissima. –Sento come una musica, un dondolio lontano di canne di bambù... –Questo luogo, dove si incontrano le due acque, quella dolce e quella salata, è un posto magico, ClaudiTam. In questo luogo si svolgono tutti i
18
rituali sacri del villaggio, come l’incoronazione del nuovo capo tribù, o il funerale dei grandi capi. Presto qui ci sarà una grande festa, la festa della Luna Rossa, e anche tu dovrai essere presente. –Perché mi hai portata qui? SeraTaNoi sospirò, e pensò a lungo prima di rispondere. –Prima di tutto dovevi conoscere il mare. È scritto nel tuo destino che tu dovrai compiere dei viaggi attraversando il mare, ed il tuo primo viaggio avverrà molto presto. –Dove dovrò andare? –Ah, questo lo scoprirai da sola... ma vieni a vedere, ho un regalo per te. La vecchia la prese per mano e la condusse dietro un grande cespuglio di fiori rossi che cresceva nel laghetto. Dietro il cespuglio c’era una piccola imbarcazione, una canoa. –L’ho fatta fare per te, ClaudiTam, e ti servirà molto, vedrai. –I ragazzi del villaggio usano le canoe sul fiume. Ed io mi sono sempre detta: da grande avrò anch’io una canoa! Ma alle bambine questo non è permesso! –Prova a salirci. La pagaia è facile a manovrarsi. Era una canoa di bambù intrecciato finemente, molto leggera, e la piccola ClaudiTam la spinse facilmente nell’acqua del laghetto. Cominciò a remare così come aveva visto fare ai ragazzi del villaggio. Ci prese subito gusto, e si allontanò verso il mare, ridendo allegramente, e SeraTaNoi la lasciò fare, segnalandogli di non spingersi troppo lontano. Così passarono alcune ore, e la vecchia le fece segno di tornare. Era ora di rientrare, e ClaudiTam tutta eccitata nascose di nuovo la canoa dietro il grande cespuglio di fiori rossi. –Potrò tornare a giocare con la canoa quando voglio? – chiese ClaudiTam mentre si stavano allontanando.
19
“Ci prese subito gusto, e si allontanò verso il mare, ridendo allegramente, e SeraTaNoi la lasciò fare...”
ogni anno in quel particolare giorno, e tutti gli occhi erano rivolti in su, a seguire i colori che si formavano. A poco a poco, anche la luna si colorò in rosso, come il sole che stava calando, ed era come se il sole morente desse alla luna la sua stessa natura colorata. Intorno ai due astri si vedevano delle nuvolette, pure colorate di rosso, che a poco a poco sparivano con l’imbrunire del tramonto. Così, ad un certo punto, rimase nel cielo solo la luna rossa, e allora le donne cominciarono a cantare la loro nenia propiziatoria, alzando aritmicamente le braccia verso la luna amica. Poi SeraTaNoi, in qualità di più vecchia del villaggio, ispezionò lentamente il limitare della spiaggia, là dove la riva si perdeva fra gli alberi della giungla. Si sapeva che lì nei pressi abitava il mostro marino Gallupp, e la vecchia voleva essere sicura che la belva fosse ben lontana. SeraTaNoi fece un segno agli uomini, e questi allora prepararono il fuoco, facendo un grosso circolo con la legna secca nel mezzo della spiaggia, nel punto in cui il fiume dalle acque dolci si frammischiava alle acque salate del mare. Poi il vecchio capo accese il fuoco, e all’improvviso ci fu di nuovo un gran brusio ilare. Ora si poteva parlare e ridere. I bambini si rincorrevano sulla spiaggia, e tutti cominciarono a mangiare i manicaretti di frutta preparati dalle vecchie comari. Grazie alla luce della luna, e al fuoco che ormai divampava, c’era molta luce e ci si poteva vedere in faccia.
Il mostro Gallupp laudiTam se ne stava vicina a sua madre e si faceva raccontare le varie fasi della cerimonia che avrebbero seguito dopo aver mangiato. Per prima cosa, i vecchi del villaggio avrebbero scrutato a lungo la luna rossa, poi avrebbero dato il loro
24
Dava addirittura segni di soffocamento e, infatti, cominciò a gemere e a lacrimare. I guerrieri allora si fecero avanti, pronti a colpire, Giokko per primo con la sua lancia dalla punta d’avorio. Il capo tribù saltò in prima linea e ordinò concitatamene ai guerrieri di colpire il mostro agli occhi e al collo. ClaudiTam era ancora lì nel mezzo, di fronte al mostro. Il capo le ingiunse di andarsene, ma la piccola, invece, fece qualche passo verso il mostro, che ora si era piegato sulle ginocchia e ansimava, tentando invano di respirare. Poi si vide una cosa straordinaria, che fece emanare un altro grido di paura da tutti gli abitanti del villaggio radunati sulla spiaggia: ClaudiTam, avvicinatasi ancora di più al mostro, introdusse le braccia all’interno delle fauci. Ecco che ora la piccola aveva messo addirittura la propria testa dentro la bocca di Gallupp, per vedere meglio. Ora aveva afferrato la pagaia con tutte e due le mani, e tirava e tirava. Ad un tratto la pagaia cedette, e si ruppe nel mezzo. Oh, il mostro era di nuovo libero!
La nascita di una strana amicizia Ci fu un momento di costernazione e paura, e un nuovo fremito passò per la schiena dei guerrieri e di tutti gli abitanti. Ora il mostro avrebbe mangiato la piccola e poi tutto il resto della gente. Invece Gallupp si sollevò pesantemente sulle gambe, e rimase immobile con il lungo collo penzolante verso terra. Poi avvicinò la testa al corpo di ClaudiTam, e cominciò ad annusarla. Gokko si avvicinò, aveva brandito la lancia, pronto a scagliarla per difendere la sua protetta. Gallupp continuava ad annusare la piccola: prima i piedi, poi le gambe, la pancia, il
26
“Ecco che ora la piccola aveva messo addirittura la propria testa dentro la bocca di Gallupp...�
collo, la testa. ClaudiTam lo lasciò fare, senza muoversi. Poi il mostro s’inginocchiò per terra, come esausto. ClaudiTam gli montò sulla groppa, facendo emettere un altro grido di sorpresa e di paura a tutte le donne e a tutti gli uomini che ora si erano avvicinati. Il mostro non si mosse. Non sputava più fuoco. La vecchia SeraTaNoi si fece largo e si avvicinò al capo tribù. –I mostri sanno essere riconoscenti. ClaudiTam gli ha salvato la vita, e Gallupp non sarà più per noi un nemico. Continuiamo la festa, e prendiamo l’amicizia con il mostro come primo segno di prosperità e di pace per il prossimo anno. Poi si rivolse alla piccola, la tirò in disparte e le disse: –ClaudiTam, oggi sei stata all’altezza del tuo destino, sono fiera di te! ClaudiTam si sentì felice a quelle parole. Intanto SeraTaNoi pensava che il mago Ogorò non sarebbe stato affatto contento di questo cambiamento. Come avrebbe reagito? si chiedeva SeraTaNoi mentre il mostro marino Gallupp, rialzando le ginocchia, avanzava lentamente lungo la spiaggia portando in groppa ClaudiTam. Gli altri bambini, dopo qualche momento d’esitazione, cercarono di avvicinarsi a Gallupp. Questi, con un movimento brusco della coda, amichevole ma fermo, lasciò subito intendere che voleva mantenere le distanze dal resto della tribù. Ci si abituò a vedere ClaudiTam e Gallup insieme lungo la riva del mare, lei a cavalcioni del suo lungo collo, lui ciondolando lentamente il corpo mentre muoveva le tozze zampe. Ogni due o tre giorni ClaudiTam andava a trovare il suo amico. Si incontravano sempre lì, alla foce del fiume. Spesso ClaudiTam gli portava un carico di banane, di cui Gallupp era molto ghiotto. A volte la bambina si addormentava nelle spirali del suo collo, ma Gallupp non la accompagnò mai al villaggio, ne lasciò mai che altri bambini si avvicinassero a lui.
29
Un sogno interrotto Venne per il Vecchio Capo il tempo di prepararsi al grande viaggio della morte. Il primo segno venne quando sognò praterie verdi per tre notti di fila. Poi vide nei suoi sogni anche il sole tramontare sulle praterie, allora i vecchi del villaggio cominciarono a fare i preparativi per il suo funerale. Mancava adesso solo l’ultimo sogno: il sole che durante il tramonto esplodeva nel cielo in una varietà di luci colorate. Tale sogno occorreva solo una volta nella vita di un Vecchio Capo, e non doveva essere in nessun modo interrotto. Secondo la tradizione, se quell’ultimo sogno fosse stato interrotto, nel villaggio ci sarebbero state disgrazie atroci per sette generazioni. Giovani e forti guerrieri montavano la guardia intorno alla capanna del vecchio capo in modo che non fosse disturbato in nessun modo. Una sera, il Vecchio Capo si sentì molto stanco e chiese di essere portato nella sua capanna più presto del solito. Era una serata ventosa, e si preannunciava una notte di tempesta. Presto cominciò a piovere, la foresta si riempì di tuoni e del frusciare sinistro degli alberi battuti dal vento. Il Vecchio Capo dormiva tranquillamente, ad un certo punto cominciò a vedere in sogno il sole che tramontava. Sembrava che tutto si svolgesse secondo la vecchia tradizione del villaggio. In quel momento, però, accadde l’imprevisto: un fulmine cadde sulla sua capanna con un grande schianto, e l’incendiò. Il Vecchio Capo si svegliò con un grande grido. Il suo sogno era stato interrotto. Il giorno dopo, la tempesta era calata, e gli Anziani si radunarono intorno al Vecchio Capo. Erano tutti tristi e scuri. Ci sarebbero state disgrazie a non finire, per sette generazioni, e non vi era modo di salvarsi. Ci fu un lungo silenzio, nessuno osava parlare.
30
capelli. Non disse niente, ma ne dette uno a ciascuno dei tre figlioletti. Poi, senza dire neppure una parola di ringraziamento, i quattro saltarono in acqua cominciando a nuotare verso riva. Il capello se lo erano messo in bocca, e lo stringevano con forza tra le piccole labbra carnose.
Vallabù in persona Una canoa azzurra con quattro demoni a bordo stava ora rapidamente venendo verso di loro. Non avevano remi, e non si capiva bene come facessero a muoversi così rapidamente sull’acqua. Tre di loro avevano lunghe lance acuminate, e sembravano demoni molto giovani e cattivi. Il quarto era un vecchio dalla pelle grinzosa e gli occhi di fuoco. –E voi da dove venite? –chiese il vecchio demone con un ghigno. Il rospo rosso fece un salto dalla canoa di ClaudiTam a quella dei demoni e disse a voce alta: –Mio caro Vallabù, non ci riconosci? –Ah, di nuovo i due rospi che scappano sempre? –il vecchio diavolo ora era furente, e ClaudiTam si spaventò molto alla vista dei suoi occhi fiammeggianti di collera– Ma quante volte dobbiamo dirvi che è proibito allontanarsi dalle Caverne Centrali? Non resta altro da fare che annichilirvi, farvi ritornare la schiuma di lava da cui siete stati creati... –Aspetta, Vallabù, aspetta –disse il rospo rosso saltando anche lui sulla canoa dei demoni– Tu non sai quali grandi regali riportiamo indietro... ma non vedi i capelli di questa fanciulla, mio caro demonietto? Hai forse banane dentro gli occhi? –Ah, questa sì che è buona –esplose a ridere il rospo blu– Banane negli occhi! Proprio così... proprio così... un diavolo così vecchio che non riconosce più dei capelli veri, quando li vede...
41
Ci fu un mormorio tra i quattro diavoli della canoa. I più giovani non avevano mai visto dei capelli veri, e cominciarono a fissare ClaudiTam con la bocca aperta di meraviglia. Il vecchio Vallabù si ricompose, e dopo un po’ disse: –Passate allora. Vi condurrò io stesso dal Sommo Demone dei Sogni. Seguitemi, con la vostra barchetta... e voi due stati attenti, rospacci, che nessuno le torca un capello! –Ah, questa sì che è buona! –risero i due rospi, abbracciandosi e diventando una perfetta palla bicolore– Che nessuno le torca un capello. Ih! ih!...
La Regina calva vanzarono sull’acqua per un bel pezzo. Adesso c’era puzzo di zolfo, e l’acqua era giallastra e calda. Attraversarono due altre caverne, dove si costruivano cose ancora più grandiose: scene di guerra, con centinaia di soldati; oppure un gregge di cento elefanti bianchi che scorrazzavano nella giungla. ClaudiTam si sarebbe fermata volentieri a vedere quelle scene, ma aveva paura di disobbedire al terribile vecchio Vallabù, e si affannava a remare velocemente per stare dietro alla canoa dei quattro demoni. Ad un tratto ci fu un grande sussulto nell’acqua, come se un gigantesco alligatore venisse in superficie. Ma non era un alligatore: era uno scoglio, e sullo scoglio c’era una donna altissima, con delle vesti bianche e vaporose. –Salute, Sommo Demone dei Sogni! – dissero i demoni, inchinandosi. ClaudiTam guardò piena di stupore. Non si aspettava certo che il Sommo Demone fosse una donna. Aveva un volto bello e severo, e sulla
42
“La Donna guardò a lungo i capelli di ClaudiTam, poi sorrise.”
–Dunque, ascolta –riprese la regina con il suo sorriso cattivo– Il mio sogno era così: sono in un prato verde, e vengo trasportata per il prato da una scrofa. Sono sdraiata sul dorso, e sulla schiena della scrofa, capisci, fanciulla? Così la scrofa mi porta in giro, annusa i campi, ed io guardo il cielo e mi lascio trasportare, hai capito? ClaudiTam fece un segno di assenso con la testa. Nel suo spavento, era sorpresa, perché lei aveva davvero avuto un sogno come quello qualche anno prima, quando era ancora molto piccola. Il Sommo Demone la guardava ora con aria di vittoria. –Dimmi, piccola, dimmi qualcosa. Vediamo se sei capace di capire i sogni, tu, tu che te ne vieni a spasso nel nostro Regno come se fosse il giardino di tua nonna... ClaudiTam cercò di inghiottire il grosso nodo di paura che aveva in gola. Poi disse: –È un bel sogno, Maestà. È un sogno che ho avuto anch’io. Io mi sono sentita bene, nel sogno, il corpo della scrofa era caldo, era come stare in braccio a mia mamma. Sì, era mia mamma che mi portava a spasso per le praterie della vita, ed io mi sentivo felice di guardare il cielo così alto e azzurro... La Regina ebbe una scatto d’ira: –Come puoi dire di essere felice con un sogno così? Non hai paura di cadere dal dorso della scrofa? Non hai paura che la scrofa ti mangi viva? E che stupidaggini stai dicendo sul calore che viene dal corpo della scrofa? ClaudiTam si arrabbiò un poco, e rispose risentita: –Forse tu queste cose non le capisci perché non hai una mamma. Ci fu un momento di silenzio, e ClaudiTam ne approfittò per chiedere: –Ma dimmi, tu sogni davvero? Anche i Demoni del Sogno riescono a sognare? Come tutta risposta, la Regina emise un grido così potente che perfino
46
i demoni si dovettero tappare gli orecchi. I due rospi si gettarono in acqua dallo spavento. –Piccolo mostro umano! –strillò infine il Sommo Demone– Sei appena arrivata nel mio Regno e non hai fatto altro che insultarmi. Dovrei tagliarti subito la testa e prenderti tutti i capelli... avrei dovuto farlo subito, prima di rivolgerti la parola. Ma sei fortunata: è una regola del nostro Regno dei Sogni che i demoni non interferiscano l’uno con l’altro; nemmeno io, nemmeno la Regina, può trasgredire a questa legge. Tu sei qui per visitare il mio caro amico Ruticchio. Bene! Ti lascio un giorno di tempo per visitarlo. Quando la luna sarà di nuovo alta nel cielo verrò a prenderti. E non cercare di fuggire, non hai alcuna possibilità... Poi fece un cenno della mano, e l’isolotto nel quale si ergeva sprofondò di nuovo nell’acqua con una grande ondata. Ci fu poi un lungo momento di silenzio, mentre tutti fissavano la superficie dell’acqua, dove ancora si muovevano i cerchi causati dalla scomparsa di quella terribile donna. –Non avere paura –disse all’improvviso una voce a fianco di ClaudiTam– ti aiuteremo noi. Era il diavolo dalla pelle rossa, con i suoi tre figli, e la fanciulla si sentì un po’ sollevata. –Vieni, ti portiamo dal Diavolo dei Sogni Interrotti...
A zonzo per il Regno Avanzarono a piedi, dopo aver lasciato la canoa in un’insenatura tra gli scogli. Era un terreno roccioso e bruno, e come vegetazione c’erano solo dei funghi rossastri e dei licheni aridi. ClaudiTam poté vedere le cave dove abitavano i demoni. Erano buchi scavati nelle rocce, e in alcune di esse si intravedeva il fuoco. In quel
47
“–Leggo le nuvole...”
Stampato in Italia presso IGER, Istituto Grafico Editoriale Romano srl, Roma, marzo 2008
La piccola Clauditam è diversa dagli altri bambini della tribù dei Senoi, popolo di grandi sognatori. Sognatrice impareggiabile e iniziata dalla vecchia Seratanoi, entra in contatto attraverso le sue incredibili esperienze con la parte più profonda e più forte di sé. Seratanoi le aveva detto: –La tua nascita è stata accompagnata da presagi molto positivi, e uno di questi segnava il declino di una stella nera, che si dice sia il simbolo del mago Ogorò.
Pier Luigi Luisi oggi Professore di biochimica alla Università Roma III dopo trent’anni passati al prestigioso Politecnico federale di Zurigo. Si interessa da sempre all’origine della vita e all’organizzazione del vivente. Fondatore della settimana internazionale di Cortona: “Incontro tra scienza e altri aspetti della vita”. Già autore di Remedius l’alchimista, Selenio e i pirati etruschi, Il grido del gabbiano. In pubblicazione in America: Cosa è la materia e cosa è la vita - incontri tra scienziati e il Dalai Lama, Columbia University.
Progetto grafico
€ 24,00
Marta Magister
Pier Luigi Luisi
laudiTam e il sentiero dei sogni Illustrazioni di Sophie Benini