ISACSI ARTICOLI IN EVIDENZA.. ISTITUTO DI STUDI DELL'ASSOCIAZIONE CENTRI SPORTIVI ITALIANI
La diffusione di innovazioni nell'educazione motoria (Articolo del Prof. Fabrizio M. Pellegrini – Federazione Italiana Pallacanestro) Nel progettare, produrre e diffondere innovazioni per il miglioramento delle prassi educative e formative, gli “addetti ai lavori” si propongono in buona sostanza come revisori o revisionisti di quelle esistenti. Per altro in ambito educativo e formativo ci sono istituzioni, agenzie e persone che “producono e diffondono” nuove idee o diverse organizzazioni di lavoro, in favore di altri che dovrebbero condividerle, assumerle e utilizzarle. I promotori e diffusori di nuove conoscenze o di nuove organizzazioni in ambito educativo e formativo dovrebbero peraltro essere in grado di ricorrere a pratiche consolidate di ricerca, approfondimento e selezione delle ipotesi d’innovazione. Ciò non sempre corrisponde, per cui, ad esempio, leggendo illuminati progetti e pensieri di “pedagogese da bottega” magari riferiti alla fascia d’età della scuola primaria, la prima domanda che mi sorge spontanea è... ma quand’è l’ultima volta che costui o costei ha avuto a che fare con dei bambini a scuola, semmai abbia mai avuto a che fare con la scuola o con i bambini “reali”. Trasmissione e socializzazione di pratiche innovative. Se uno di questi ruoli (ricerca, approfondimento, selezione) è giocato in maniera scadente, si riducono le possibilità di trasmissione e di socializzazione dei contenuti, mentre uno dei punti critici può essere considerato quello del funzionamento delle strutture di trasmissione, ovvero delle iniziative di formazione e aggiornamento di diversi livelli. Formatori e docenti risultano essere le figure chiave; ma un ruolo importante è rivestito dal “contesto” in cui ciò avviene, dal clima, dai legami tra trasmettitori e ricettori. Dove non c'è clima, non ci sono motivazioni professionali e umane profonde e condivise, dove non ci sono legami di sorta tra persone lungo questa catena, le nuove idee o i metodi si muovono più lentamente, sono deformati, o semplicemente disattesi. Occorre d'altra parte considerare che una buona parte di innovazioni non ha bisogno di passare per l'universo della teoria di ricerca, mentre ciò che molti di noi intendono per innovazione è un progetto complesso, che consta di parecchie componenti, e che comporta alcuni cambiamenti sostanziali nelle prassi educative e formative. I cambiamenti modesti si differenziano dalle grandi riforme nel grado piuttosto che nella natura; anche se i cambiamenti sono meno spettacolari, il loro cammino si afferma con l'esperienza e la pratica quotidiana, fino alla realizzazione, al consolidamento. Allora i cambiamenti diventano istituzionalizzati, attraverso l'opera di diversi livelli (dalla produzione della conoscenza all'uso delle conoscenze) dei differenti team o staff (di trasmettitori e di applicatori/verificatori). In tal senso le innovazioni di ieri divengono le procedure e i processi di domani. Quando viene adottato un determinato modello di ricerca, sviluppo e diffusione, in pochissimi casi gli esperti addetti ai lavori possono in effetti provare e dimostrare in tempi brevi che una nuova pratica sia migliore delle altre finora usate.
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ISACSI ARTICOLI IN EVIDENZA.. ISTITUTO DI STUDI DELL'ASSOCIAZIONE CENTRI SPORTIVI ITALIANI Tre modelli di diffusione. Secondo un primo modello, che potremmo definire “network”, la proposta di nuove prassi si configura dall'inizio come attendibile se si connota come ricca di collegamenti cioè quando i “produttori” di conoscenze sono formalmente legati a coloro che le diffondono i quali, a loro volta, le comunicano ai fruitori e questi ancora agli utenti finali. Tali legami successivi rendono più rapido ed efficiente il processo d'innovazione e gli scarti sono misurabili e recuperabili. Un secondo modello (a kilometro zero) ipotizza che la diffusione dell’innovazione passi da persona a persona, per contagio, per trasmissione, per bloghismo culturale; gli scarti sono incontrollabili, in quanto il processo non è condotto deliberatamente, non segue alcun programma, è randomizzato e spesso conduce a risultati ed esiti imprevedibili. Volontarismo, motivazione, ma spesso improvvisazione e carenza di fonti certe, sono le caratteristiche preminenti di tale secondo modello. Il terzo modello (del tipo problem solving) è incentrato sulla circostanza secondo la quale l'innovazione è parte di un processo di soluzione di problemi scaturiti in ambito educativo o formativo che generano un articolato bisogno avvertito in ambito istituzionale che viene poi tradotto in una esposizione del problema, una diagnosi e conseguente terapia. Ed è su questo che desideriamo soffermarci con un minimo di approfondimento.
L'identificazione del problema permette di condurre talune ricerche valide a recuperare idee e informazioni utili a formulare ipotesi d'innovazione. Risalire alle necessità e ai bisogni dell'utenza è un passo indispensabile giacché alla fine l'utenza adotta l'innovazione, la sperimenta e valuta la sua efficacia nel soddisfare il bisogno iniziale. I sostenitori del modello del tipo “problem solving” ne sottolineano le notevoli potenzialità, mentre per parte nostra non possiamo non rilevare come le innovazioni che non rispondono a bisogni sentiti, obiettivamente presenti e condivisi, non hanno avuto fortuna. Nella migliore delle ipotesi le procedure
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ISACSI ARTICOLI IN EVIDENZA.. ISTITUTO DI STUDI DELL'ASSOCIAZIONE CENTRI SPORTIVI ITALIANI sono state modificate in modo sostanziale in corso d’opera, quando non siano state addirittura abbandonate. Talvolta essendo state comunque finanziate, esse sono diventate “progetti pilota”, “sperimentazioni selvagge”, “pseudo ricerche sul campo”, ovvero iniziative farraginose che scompaiono nel tempo, destinate a morire per taglio risorse. Accade inoltre che nel frattempo si rappresentino come referenti taluni personaggi tanto ambiziosi quanto incompetenti, associazioni varie, magari inventate al momento, che le strumentalizzano per propri fini spesso borderline rispetto alle istituzioni. Ma il tempo non lavora per loro e in fondo è galantuomo. Con molta umiltà e modestia sosteniamo che il far coincidere soluzioni appropriate ai bisogni reali, può forse non essere condizione sufficiente per la buona riuscita di nuovi indirizzi, ma la mancata attenzione ai legami tra ricerca‐progetto‐soluzione‐bisogni porta quasi sicuramente al fallimento.
Caratteristiche dell’innovazione di successo La formazione, istruzione e l'educazione in generale - e quella motoria e sportiva non fa eccezione – risente, più di altri settori sociali, degli entusiasmi passeggeri e dei rimedi provvisori. Quando si pone un'enfasi eccessiva su un'innovazione didattica o metodologica, questa enfasi spesso risulta essere un diversivo. Il punto nodale dovrebbe essere, in realtà, la soluzione dei problemi, il rispondere ai bisogni, piuttosto che fare qualcosa di diverso da ciò che s’è fatto finora, “nel segno di una ormai improcrastinabile discontinuità” come dicono oggi tutti coloro che a chiacchiere sostengono “un cambiamento purchè sia” ma in realtà non fanno nulla perché ciò avvenga. Risolvere problemi, rispondere ai bisogni, implica sicuramente iniziative nuove e differenti ma sono i medesimi problemi e i bisogni che “guidano” la ricerca delle soluzioni, l'ipotizzare innovazioni. D'altra parte non tutte le innovazioni devono avere origine dal profondo delle nostre insufficienze o carenze istituzionali, mentre alcune innovazioni sono semplicemente costituite da soluzioni alternative, migliori di quelle in uso; tornando allo specifico del nostro terzo modello, i due estremi del processo d'innovazione (dai produttori ai fruitori) devono portare avanti una sorta di dialogo nel quale il sistema elaborato dai produttori simula il ciclo e le fasi della soluzione dei problemi dei fruitori. Occorre allora che il sistema elaborato dai produttori:
ricerchi le soluzioni per i problemi dei fruitori, identifichi le risorse, le fonti, attingendo alle diverse discipline, preveda iniziative di sostegno, assistenza, tutoraggi,o accompagnando i processi di cambiamento.
Si dovrebbe riuscire ad avere quindi un'idea ragionevolmente chiara degli attributi e delle caratteristiche dell'innovazione che più probabilmente conducono a un uso diffuso e consolidato della stessa:
rapidità di riscontro, utilizzabilità, legittimazione dell'innovazione, adattabilità alle diverse situazioni e fruibilità, disponibilità all'innovazione, continuità di risorse e competenze.
Causa primaria del fallimento di molte innovazioni è che le persone e le istituzioni che propongono l'innovazione sono talvolta troppo lontane fisicamente, istituzionalmente e psicologicamente dai fruitori e dagli utenti. Il fattore chiave deve essere invece identificato nel collegamento tra coloro che aiutano la diffusione dell'innovazione e gli utenti e, a monte, le fonti d'informazione.
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ISACSI ARTICOLI IN EVIDENZA.. ISTITUTO DI STUDI DELL'ASSOCIAZIONE CENTRI SPORTIVI ITALIANI Agenti della diffusione di innovazioni. Si dovrebbe essere in grado a questo punto d'avere la possibilità di valutare quanto i formatori degli insegnanti, ad esempio, siano in grado di ricoprire un ruolo in un sistema articolato e organizzato di risorse teso a diffondere innovazioni. Più questi ruoli possono essere sostenuti nel tempo coerentemente, più l'istituzione per la formazione e l'aggiornamento può divenire agente attivo di cambiamento e veicolo di diffusione delle innovazioni. E concludiamo con una sorta d’identikit che i sociologi hanno sviluppato secondo un loro gergo per i diversi personaggi chiave dei processi di cambiamento: 1. 2. 3. 4. 5. 6.
L'agente di cambiamento che promuove nuove idee e pratiche. ll cosmopolita che viaggia o legge molto ed è il primo ad adottare nuove pratiche. I leader di opinione che possono diffondere nuove pratiche e idee tra un largo numero di operatori. I custodi del tempio che hanno il potere di facilitare od ostacolare i cambiamenti. Capo a gruppi ristretti di cui difendono privilegi e attributi. Opinion maker… che guarda caso è quello che preferisco (magari ce ne fossero) magari solo per il fatto che ha scelto il percorso più difficile, quello dell’essere innanzitutto “educatore”.
Molti di essi sono o sono stati insegnanti, istruttori, tecnici, allenatori hanno cioè uno stesso background culturale o di esperienze, così che possono essere credibili; essi fanno anche parzialmente parte del mondo della teoria e della ricerca e talvolta hanno dentro di sé un effetto moltiplicatore dovuto non tanto al possesso o meno di carisma, quanto dall'omofilia che spesso è l'unica cosa importante che possa far prevedere l'influenza sociale.
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