Esposizione al rumore nella prima trasformazione del legno

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SICUREZZA

Esposizione al rumore nella prima trasformazione del legno Analisi di alcune realtà in Calabria

di FERRUCCIO GIANNETTA ANDREA R. PROTO GIUSEPPE ZIMBALATTI

Si riporta l’elaborazione dei dati fonometrici rilevati in impianti di prima trasformazione del legno in Calabria. Viene purtroppo evidenziata una situazione critica in cui operano gli addetti del settore legno; gli impianti esaminati infatti non rispondono ai requisiti di ergonomia e sicurezza previsti dalla normativa per un comfort acustico consono alle esigenze dei lavoratori. Nonostante il mercato del legno abbia subito, negli ultimi anni, profonde trasformazioni legate ad un insieme di cause (la crescente competizione tra produzione legnosa e altri prodotti del bosco, l’affermarsi di sostituti del legno, la forte frammentazione della proprietà e un andamento dei prezzi non sempre all’altezza delle aspettative, soprattutto al Sud) per l’Italia si tratta sempre di un comparto estremamente importante (fatturato di 15 miliardi di Euro nel 2005). In questo contesto la Calabria rimane una delle principali regioni produttrici; infatti la quantità annua di legname lavorato in questa regione è di 732.181 m3, pari al 9% dell’intero settore italiano di prima trasformazione ed al 33% del totale del legname trattato nel Mezzogiorno d’Italia (ISTAT 2003). Le linee lavorative più comuni nelle circa 1.500 industrie (mobilifici esclusi), dove trovano occupazione circa 4.000 addetti, sono quelle relative alla produzione di elementi per carpenteria, falegnameria ed edilizia; la realizzazione di imballaggi e di altri prodotti in legno coinvolge solo una minima parte del settore (ZIMBALATTI et al. 2005). Nel sottolineare l’importanza economica della filiera legno, non va però trascurato l’aspetto della sicurezza del lavoro ad essa connesso. Limitando la

trattazione al solo aspetto del rumore sul luogo di lavoro, dai dati annualmente pubblicati dall’INAIL si evince che, negli impianti di prima trasformazione del legno, l’ipoacusia(1) è la malattia professionale più frequentemente denunciata e rappresenta circa la metà dei casi di tutte le malattie professionali denunciate nell’intero settore dell’“Industria del Legno”. In particolare, gli operatori delle segherie risultano tra quelli più esposti ai danni

(1) Perdita di sensibilità uditiva che può essere provocata da un’esposizione prolungata a suoni intensi.

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locali, appositamente progettati per assorbire il rumore prodotto (FEBO e ORLANDO 2001). Precedenti indagini hanno evidenziato una scarsa sensibilità al problema del rumore, sia da parte dei datori di lavoro che degli stessi operatori. E’ raro trovare casi in cui siano state adottate soluzioni di bonifica alla fonte; più comunemente sono forniti ai lavoratori dispositivi di protezione individuale passivi (DPI), che spesso, peraltro, rimangono inutilizzati (FEBO e ORLANDO 2001). Sulla base di queste considerazioni, si è ritenuto utile condurre il presente studio come contributo alla conoscenza del fenomeno dell’inquinamento acustico nelle segherie calabresi. Ciò grazie al fatto che gli impianti in oggetto, differenziandosi da quelli precedentemente studiati (GIAMETTA et al. 2002; ZIMBALATTI e COCCHIARA 2004), consentono di costituire un campione maggiormente rappresentativo dell’importante comparto di prima trasformazione del legno in Calabria.

SEGHERIE

Figura 1 – Localizzazione degli impianti esaminati.

da rumore, dovendo spesso esplicare il proprio lavoro utilizzando macchine obsolete e in condizioni ambientali non idonee a garantire uno svolgimento confortevole dell’attività lavorativa (WARENSJÖ 1997). Il danno da rumore è particolarmente insidioso perché si instaura lentamente ed in modo irreversibile; un’esposizione prolungata a suoni intensi può provocare ipoacusia e quindi, a lungo andare, la sordità (AA.VV. 2001). Le norme sulla tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori, in particolare le limitazioni prescritte dal D. Lgs. 277/91, sono piuttosto complesse e spesso di difficile applicazione sia dal punto di vista tecnico che economico. Generalmente gli interventi da adottare dovrebbero essere molto radicali, al punto di prevedere la sostituzione degli impianti e/o la realizzazione di nuovi

Superficie opificio m2 N. operai Volumi legname lavorato (m3/anno) Specie legnose lavorate Prodotti realizzati Destinazione prodotti

Per tutti gli impianti il flusso del legname viene regolato e indirizzato dagli operatori che comandano dalle postazioni di lavoro alcuni dei setti mobili presenti lungo le linee. Il ciclo di lavorazione della segheria “C”, è riportato in Figura 2 a titolo di esempio, in quanto rappresentativo anche delle altre segherie, presentando un processo di trasformazione più completo e più eterogeneo. Il ciclo di lavoro delle segherie “A”, “B”, “D” ed “E” inizia diret-

Segheria “A”

Segheria “B”

Segheria “C”

Segheria “D”

Segheria “E”

Segheria “F”

450

690

1.300

770

1.100

1.800

5 900

6 1.100

7 2.600

8 3.000

9 4.000

11 7.000

Castagno, faggio, pioppo Legnami per carpenteria, imballaggi e pallets Mercato locale

Pino laricio, abete bianco Legnami per carpenteria ed imballaggi Mercato locale

Pino laricio, faggio Legnami per carpenteria, semilavorati Mercato locale

Pino laricio, abete bianco Travi per capriate e semilavorati

210

215

230

Castagno, pino laricio, faggio Semilavorati per parquet, legnami per carpenteria Mercato regionale/nazionale 245

Castagno, abete bianco, faggio Semilavorati per arredi ed infissi, pallets, carpenteria Mercato regionale/nazionale 275

Manodopera (giorni/anno)

Tabella 1 - Caratteristiche delle segherie in studio.

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ESAMINATE

Sono stati compiuti rilievi strumentali mirati alla valutazione dei livelli di esposizione al rumore degli operatori in sei diversi impianti di prima trasformazione del legno (indicati nel seguito con le lettere dalla A alla F) che differiscono per dislocazione (Figura 1), dimensioni, tipologie di legno lavorato e di prodotti realizzati, numero di addetti, macchine e processi produttivi (Tabella 1). In particolare, i volumi di legname tondo lavorati annualmente variano dai 900 m3 della segheria “A” ai 7.000 m3 della “F”, mentre i prodotti realizzati si distinguono in tre principali tipologie: materiali per carpenteria e costruzioni, semilavorati destinati a successive trasformazioni e materiali per imballaggi e spedizioni.

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Mercato regionale 250


Figura 2 - Ciclo di lavorazione segheria tipo (“C”).

Carico tronchi Scortecciatura Taglio longitudinale

Semilavorato

Scarti di lavorazione Taglio multiplo (multilame)

(sega verticale di testa)

Sezionatura

Taglio longitudinale

Scarti di lavorazione

Scarti di lavorazione

(troncatrice)

Scarti di lavorazione

(refendino)

Cippatura

Postazione di lavoro

1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9.

Scortecciatrice Sega verticale di testa Refendino Refilatrice Sega a disco multilame I Sega a disco multilame II Troncatrice I Troncatrice II Cippatrice

Segheria “A” Lpeak Leq,i dB(A) (dB) 91,3 91,1 93,6 92,4 89,7 -

123,4 124,4 125,6 120,4 120,1 -

Segheria “B” Leq,i Lpeak dB(A) (dB) 90,3 93,6 89,5 91,2 90,1 95,8

Segheria “C” Leq,i Lpeak dB(A) (dB)

131,4 129,9 120,1 126,2 125,1 129,7

94,3 88,9 90,2 92,7 89,8 95,1

129,4 126,7 128,3 130,1 122,5 125,9

Segheria “D” Leq,i Lpeak dB(A) (dB) 91,2 92,4 89,1 94,7 88,4 90,5 -

123,9 133,7 125,4 127,4 128,4 126,6 -

Segheria “E” Leq,i Lpeak dB(A) (dB) 89,1 92,1 94,5 93,7 90,9 92,4 -

Segheria “F” Leq,i Lpeak dB(A) (dB)

122,1 129,2 123,2 127,4 121,5 128,8 -

91,8 89,6 89,4 92,8 93,6 88,5 86,8 -

124,8 121,4 122,7 123,1 125,9 120,3 114,7 -

Tabella 2 - Livelli sonori continui equivalenti misurati nelle segherie studiate.

tamente con il taglio longitudinale dei tronchi, prosegue con la sezionatura nelle varie lunghezze per mezzo della troncatrice e si conclude con il taglio longitudinale nella multilame. In particolare, la segheria “B” è l’unico tra gli impianti appena citati i cui scarti di lavorazione vengono cippati in situ per essere successivamente venduti, a differenza delle altre tre segherie che vendono direttamente gli scarti prodotti. Il ciclo di lavorazione nelle segherie “C” ed “F”, invece, ha inizio con la scortecciatura dei tronchi all’esterno degli opifici; i prodotti di scarto delle diverse lavorazioni non subiscono la stessa destinazione d’uso, in quanto la corteccia è venduta da entrambe le ditte ad aziende florovivaistiche e gli scarti legnosi subiscono un’ulteriore trasformazione in cippato solamente nell’impianto “C”. Per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro all’interno delle segherie, gli operatori che stabilmente occupano sempre le stesse postazioni, sono così distribuiti nei vari impianti: • un addetto alla scortecciatrice (“C”-“F”); • un addetto alla sega verticale di testa (“A”-“B”-“D”) oppure due (“C”-“E”-“F”); • due addetti al refendino (“A”-“B”-“C”-“D”-“E”-“F”); • un addetto alla troncatrice I (“A”-“B”-“C”-“D”), oppure due (“E”-“F”) che si alternano alla sistemazione dei segati sulle pedane; • un addetto alla cippatrice (“B”-“C”), che provvede anche al carico della stessa con gli scarti di lavorazione;

• un addetto alla troncatrice II (“D”-“F”), oppure due (“E”); • un addetto alla sega a disco multilame (“A”-“B”-“C”“D”), oppure due (“E”-“F”); • un addetto alla refilatrice (“D”). In alcune delle postazioni sopra descritte, si può notare la presenza contemporanea di due operatori allo scopo di garantire, oltre ad un’adeguata produttività, un corretto funzionamento della macchina.

METODOLOGIA

DI RIELVAZIONE

Le indagini sono state eseguite utilizzando un fonometro integratore di precisione Delta Ohm HD 9020. Le misurazioni e la metodologia di indagine, per la cui descrizione dettagliata si rimanda ad un contributo su uno studio preliminare pubblicato su Sherwood 101 (ZIMBALATTI e COCCHIARA 2004), risultano conformi a quanto prescritto dal D.Lgs. 277 del 15 agosto 1991 allegato VI 3.1 ed alle Linee Guida ISPESL. Le misure sono state effettuate ponendo lo strumento, all’altezza dell’orecchio dell’operatore e ad una distanza dalla sua testa tale da ridurre, per quanto possibile, gli effetti della diffrazione e della distanza sul valore misurato. Sono stati anche rilevati i livelli di picco raggiunti in ogni postazione e, al fine di stimare l’errore casuale e quindi l’incertezza di cui le misurazioni sono affette, le stesse sono state ripetute più volte. I rilievi sono stati effettuati nei momenti di piena attività

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Postazione di lavoro

1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9.

ZIMBALATTI e COCCHIARA 2004

Scortecciatrice Sega verticale di testa Refendino Refilatrice Sega a disco multilame I Sega a disco multilame II Troncatrice I Troncatrice II Cippatrice

Leq,i dB(A)

Lpeak (dB)

88,5 92,1 95,9 100,4 92,3 90,2 100,4

120,4 135,9 122,4 122,3 119,6 119,4 129,2

GIAMETTA et al. 2002 “A” “B” “C” “D” Leq,i Lpeak Leq,i Lpeak Leq,i Lpeak Leq,i Lpeak dB(A) (dB) dB(A) (dB) dB(A) (dB) dB(A) (dB) 91,0 90,4 87,0 91,0 -

-

89,9 92,1 95,9 93,3 89,7 98,6

-

91,2 88,0 90,4 88,7 88,8 90,5 -

-

87,7 88,8 91,2 89,6 90,0 -

-

PATTARIN 1998 Leq,i dB(A) 89,6 100,3 98 88 92,2 90,5 91 95

OBERKALMSTEINER R. 1998 Leq,i dB(A) 90,5 92,8 87,0 97,8 93,0 -

Lpeak (dB) -

Tabella 3 - Dati sperimentali utilizzati per il confronto dei risultati.

lavorativa e nelle normali condizioni di funzionamento degli impianti; dopo aver valutato i tempi di permanenza degli operatori nelle postazioni di lavoro si è proceduto al calcolo del livello di esposizione personale quotidiano (LEP,d) coincidente con il livello di esposizione personale riferito all’orario quotidiano di lavoro nell’insediamento produttivo (LEP,Te), visto che tutti gli operatori erano esposti ad un Te di 8 ore (ZOPPELLO et al. 1995)

RISULTATI

E CONSIDERAZIONI

Nella Tabella 2 vengono riepilogati e riportati i risultati delle misurazioni e delle elaborazioni effettuate per ciascun impianto, al fine di favorire la lettura e il confronto tra le sei segherie. Dall’analisi delle rilevazioni si evidenzia in tutte un’elevata entità delle emissioni sonore cui sono sottoposti i singoli operatori. Si può notare che la dimensione aziendale e la tipologia di prodotti realizzati non incidono sui livelli acustici; infatti nella segheria “A”, nonostante sia inferiore per produttività e dimensioni aziendali, sono stati rilevati livelli sonori equivalenti simili e talvolta superiori alle altre realtà esaminate. I valori di livello sonoro continuo equivalente (Leq) sono infatti tutti superiori ad 85 dB (A)(2) ed alcuni prossimi ai 100 dB (A). Anche i valori di picco risultano elevati, pur non superando mai il limite di 140 dBpeak imposto dalla normativa. Di conseguenza, è logico dedurre che i valori del livello di esposizione personale quotidiana calcolati sono risultati tutti superiori a 85 dB (A), per un tempo di esposizione quotidiano pari ad otto ore. Infatti dei 46 operatori totali osservati, il 63% è esposto ad un livello di esposizione personale giornaliero superiore ai 90 dB; di questi solo il 21% utilizza idonei dispositivi di protezione individuale, obbligatori per questi livelli acustici. (2) Per la valutazione del rumore sono utilizzate diverse curve di ponderazione del rumore. Il livello sonoro in dB(A) è utilizzato per valutare gli effetti del rumore sull’uomo. I filtri di ponderazione sono necessari per adattare la risposta lineare della strumentazione di misura alla risposta non lineare del sistema uditivo umano per ottenere una misura fisica confrontabile con la sensazione sonora evocata dal fenomeno acustico. I livelli determinati così con l’impiego del filtro A devono riportare, dopo il termine dB, la lettera (A).

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L’intervallo entro cui si collocano i valori relativi al campione esaminato è abbastanza ristretto con un valore minimo di 86,8 dB (A) ed un valore massimo di 95,8 dB (A), riscontrato in prossimità della cippatrice nell’impianto “B”. I valori relativi alle operazioni di sezionatura si collocano tra 88 e 90 dB (A), mentre l’operazione in cui si è riscontrata la rumorosità più elevata è stata nell’utilizzo della multilame; infatti negli impianti “D”, “E”, e “F” il suo impiego ha determinato il raggiungimento di valori massimi all’interno dei singoli impianti. Tali valori sono da imputare sia alla tipologia delle macchina, che impiega contemporaneamente un elevato numero di lame durante il taglio, che al posizionamento della stessa in prossimità di pareti perimetrali (condizione questa, che esalta il fenomeno della riflessione acustica). In tutti gli impianti esaminati, pertanto, emerge che le cause principali dell’inquinamento acustico sono da attribuire ad un livello tecnologico spesso obsoleto di molte macchine, ad un dimensionamento degli impianti non sufficiente ad assorbire i flussi di legname lavorati giornalmente e ad una manutenzione scarsa o del tutto assente delle varie macchine.

CONSIDERAZIONI

CONCLUSIVE

L’elaborazione dei dati fonometrici rilevati con il presente studio, ha permesso di tracciare un più ampio quadro delle condizioni di comfort acustico negli impianti di prima trasformazione del legno in Calabria. Dal confronto con i dati presenti in bibliografia, relativi ad analisi condotte in ambienti di lavoro simili (Tabella 3), emergono importanti analogie (ZIMBALATTI e COCCHIARA 2004; GIAMETTA et al. 2002; OBERKALMSTEINER 1998; PATTARIN 1998). Gli impianti presi in esame non rispondono, pertanto, ai più moderni requisiti di ergonomia e sicurezza sul lavoro, in quanto i livelli registrati sono superiori ai valori consigliati dalla normativa per un comfort acustico consono alle esigenze dei lavoratori. In particolare negli impianti “A”, “B” e “E” un più efficace intervento di manutenzione, la sostituzione di alcune macchine ed una loro diversa distribuzione all’interno degli opifici spesso sufficientemente ampi ma non razionalmente utilizzati, costituirebbero sicuramente un rime-


dio accettabile al problema. Le strutture degli impianti “C”, “D” ed “F”, invece, sembrano essere sottodimensionate rispetto alle operazioni svolte ed al numero di persone che vi lavorano. Le attuali scelte di layout prevedono che tutte le macchine rimangano collocate in un unico grande locale con gli addetti conseguentemente esposti a livelli di rumorosità elevati. Sarebbe pertanto auspicabile segregare i macchinari più rumorosi, come le multilame, collocandoli in un ambiente diverso da quello dove operano gli addetti. È inoltre conveniente installare pannelli di materiale fonoassorbente lungo le pareti perimetrali ed applicare supporti antivibranti a tutte le macchine in modo da evitare la propagazione del rumore all’interno dell’opificio e soprattutto in corrispondenza delle postazioni di lavoro. Andrebbero inoltre eliminati i giochi e gli attriti delle parti meccaniche a contatto, che sono fonte di rumore aggiuntivo, magari intervenendo anche sul ciclo produttivo per ridurre le operazioni più rumorose (Belli et al., 2005). Sarebbero inoltre auspicabili una programmazione per la sostituzione delle attrezzature maggiormente usurate e interventi sull’organizzazione del lavoro, al fine di limitare il tempo di esposizione del singolo operatore; infatti, riducendo l’esposizione da 8 a 4 ore, secondo il principio di uguale energia si ottiene una riduzione di 3 dB. Talvolta può risultare possibile e utile introdurre pause di riposo acustico, da trascorrere in occupazioni “silenziose” (inferiori almeno ad 80 dBA), oppure limitare il funzionamento di determinate sorgenti ad elevata rumorosità. A rigore non può essere considerato un intervento “di bonifica” la rotazione dei lavoratori; questo espediente organizzativo non riduce infatti la nocività ma si limita a distribuirla su più persone (NATALETTI 2001). Indispensabile è comunque tutelare i lavoratori mediante dispositivi di protezione individuale, quali cuffie e tamponi, la cui applicazione deve avvenire senza soluzione di continuità e deve essere controllata dal responsabile della sicurezza che in questi tipi di impianti è anche il datore di lavoro. L’utilizzo continuo degli otoprotettori è indispensabile in quanto la loro protezione effettiva si dimezza se non viene indossato per solo il 10% del tempo di esposizione al rumore, avvicinandosi allo zero se non viene indossato per il 50% del tempo (AA.VV. 2000). L’onere di tutti questi interventi, sicuramente non sostenibile in tempi brevi e per intero solo dagli imprenditori che già operano in condizioni economiche mediamente alquanto difficili, dovrebbe essere sostenuto con idonei strumenti legislativi e finanziari da attuare per lo meno a livello regionale.

Bibliografia

casearie lombarde. Rivista di Ingegneria Agraria, 1, 17-24. FEBO P., ORLANDO S., 2001 - Interventi per ridurre la rumorosità all’orecchio degli operatori di una cantina con due linee di imbottigliamento. Rivista di Ingegneria Agraria, 4, 244-252. FEDERLEGNO, 2005 - Il sistema Legno. Arredamento italiano. Consuntivi 2005. GIAMETTA F., ZIMBALATTI G., COCCHIARA C., 2002 - Indagine sull’inquinamento acustico in segherie calabresi. Atti del Convegno Nazionale “La sicurezza delle macchine agricole e degli impianti agro-industriali”. Alghero, 11-15 settembre, 351-357. INAIL, 2003 - Rapporto Annuale 2003. Milano. ISTAT, 2006 - Indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali. NATALETTI P., 2001 - Linee guida ISPESL sull’esposizione professionale a rumore e vibrazioni. Atti del seminario nazionale, Roma 30 gennaio OBERKALMSTEINER R., 1998 - La valutazione dei rischi negli ambienti e nei luoghi di lavoro. Rischi e protezione nella filiera legno. AGRA Editrice, 281-303. PATTARIN R., 1998 - Strategie preventive e primi interventi di bonifica nelle segherie per legno. Rischi e protezione nella filiera legno. AGRA Editrice, 304-316. WARENSJÖ M., 1997 - The sawmill industry 1995. Part 1 and 2, Report 257, Department of Forest Products, Uppsala University. ZIMBALATTI G., COCCHIARA C., 2004 - Livelli di esposizione al rumore in segheria. Un caso di studio. Sherwood 101: 37-42. ZIMBALATTI G., PROTO A.R., ABENAVOLI L.M., 2005 - Impianti e cicli produttivi in segherie calabresi. Atti del convegno nazionale AIIA “L’ingegneria agraria per lo sviluppo sostenibile dell’area mediterranea”, Catania 27-30 Giugno. ZIMBALATTI G., ZEMA D. A., 1999 - Rumorosità ed interventi di bonifica in un moderno impianto per la lavorazione dei frutti del bergamotto. Ingegneria Agraria, 1, 52-61. ZOPPELLO G., MONARCA D., CECCHINI M., 1995 - Aziende agricole, il rischio da rumore ed il D.Lgs. 277/91 (prima parte). Macchine e Motori Agricoli, 9, 29-34.

I N F O . A RT I C O L O Autori: Ferruccio Giametta,

Ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Animali, Vegetali e dell’Ambiente, Università degli Studi del Molise. E-mail ferruccio.giametta@unimol.it Andrea R. Proto, Dottorando di ricerca in Ingegneria Agroforestale e dell’Ambiente, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroforestali e Ambientali (DiSTAfA), Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. E-mail andrea.proto@unirc.it Giuseppe Zimbalatti, Professore Associato di Meccanizzazione Forestale, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroforestali e Ambientali (DiSTAfA), Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. E-mail gzimbalatti@unirc.it

AA.VV., 2000 - Linee guida per la valutazione del rischio rumore negli ambienti di lavoro. ISPESL.

Parole Chiave: rumore, segherie, livelli di esposizione.

AA.VV., 2001 - Manuale di buona prassi per la sicurezza in agricoltura. Assessorato alla Sanità - Settore 41, Catanzaro.

Abstract:

BELLI M., DIOGUARDI L., PESSINA D., SANGIORGI F., 2005 Analisi delle condizioni ambientali in tre aziende lattiero-

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