OPERA OMNIA DI
LUIGI STURZO
TERZA SERIE SCRITTI VARI VOLUME IV- 7
PUBBLICAZIONI A CURA DELL’ISTITUTO LUIGI STURZO OPERA OMNIA - TERZA SERIE - VOLUME IV - 7
Luigi Sturzo e gli intellettuali cattolici francesi. Carteggi (1925-1945) A cura e con introduzione di
Émile Goichot Prefazione di
Gabriele De Rosa
Rubbettino
Il volume è stato realizzato con il contributo dell’Edizione Nazionale dell’Opera Omnia di Luigi Sturzo, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Ufficio Centrale per i Beni Librari, le Istituzioni Culturali e l’Editoria
© Proprietà letteraria riservata Istituto Luigi Sturzo © 2003 - Rubbettino Editore 88049 Soveria Mannelli - Viale Rosario Rubbettino, 10 - Tel. (0968) 662034 www.rubbettino.it
PIANO DELL’OPERA OMNIA DI LUIGI STURZO PUBBLICATA A CURA DELL’ISTITUTO LUIGI STURZO
PRIMA SERIE: OPERE I II III IV
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V-VI VII VIII IX X XI XII
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L’Italia e il fascismo (1926) La comunità internazionale e il diritto di guerra (1928) La società: sua natura e leggi (1935) Politica e morale (1938). – Coscienza e politica Note e suggerimenti di politica pratica (1953) Chiesa e Stato (1939) La vera vita. – Sociologia del soprannaturale (1943) L’Italia e l’ordine internazionale (1944) Problemi spirituali del nostro tempo (1945) Nazionalismo e internazionalismo (1946) La Regione nella Nazione (1949) Del metodo sociologico (1950). – Studi e polemiche di sociologia (1933-1958) SECONDA SERIE: SAGGI – DISCORSI – ARTICOLI
I II III IV V
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VI VII VIII IX-XIV -
L’inizio della Democrazia in Italia. – Unioni professionali. – Sintesi sociali (1900-1906) Autonomie municipali e problemi amministrativi (1902-1915) Scritti e discorsi durante la prima guerra (1915-1918) Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919). – Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922) Il partito popolare italiano: Popolarismo e fascismo (1924) Il partito popolare italiano: Pensiero antifascista (1924-1925) La libertà in Italia (1925). – Scritti critici e bibliografici (1923-1926) Miscellanea londinese (1926-1940) Miscellanea americana (1940-1945) La mia battaglia da New York (1943-1946) Politica di questi anni. – Consensi e critiche (1946-1959)
TERZA SERIE: SCRITTI VARI I II III IV
V VI VII
- Il ciclo della creazione - Versi. – Scritti di letteratura e arte - Scritti religiosi e morali - Scritti giuridici - Epistolario scelto: 1. Lettere a Giuseppe Spataro (1922-1959) 2. Luigi Sturzo – Mario Scelba. Carteggio (1923-1956) 3. Luigi Sturzo – Alcide De Gasperi. Carteggio (1920-1953) 4. Luigi Sturzo – Maurice Vaussard. Carteggio (1917-1958) 5. Luigi Sturzo a Londra: carteggi e documenti (1925-1946) 6. Luigi Sturzo e i Rosselli tra Londra, Parigi e New York. Carteggio (1929-1945) 7. Luigi Sturzo e gli intellettuali cattolici francesi. Carteggi (1925-1945) - Scritti storico-politici (1926-1949) - La mafia - Bibliografia. – Indici
Émile Goichot non c’è più
Mentre questo volume della corrispondenza di Luigi Sturzo con gli amici francesi attendeva le ultime correzioni di Goichot, prima di essere stampato, abbiamo appreso della sua morte improvvisa, avvenuta il 25 giugno a Strasburgo. Il giorno prima, il 24 giugno, parlai con la moglie Lucienne, telefonicamente, mi disse come Émile fosse stato colpito al cuore, era grave, ma i medici speravano potesse ancora riprendersi. Non è stato così: il nostro carissimo Émile Goichot non c’è più. Aveva 77 anni. Lo avevo rivisto l’ultima volta, il 26 aprile scorso, nella settimana di Pasqua, quando venne a Roma con Lucienne e i suoi nipotini, di nove, sei e tre anni. Venne a pranzo, come soleva fare ogni volta che scendeva a Roma con Lucienne, a casa nostra, sulla via Flaminia. Come sempre, fu l’occasione – l’ultima, purtroppo – di averlo con noi per qualche ora anche all’Istituto Sturzo, presenti Flavia Nardelli, Segretario generale dell’Istituto, e Concetta Argiolas, la nostra archivista che collaborava con lui nella ricerca delle lettere degli “amici francesi” di Sturzo. Si parlò ancora dei tempi e dei modi della imminente pubblicazione della corrispondenza. Venti anni di amicizia e di un lavoro intenso di studi, ricerche, di comuni passioni, con speranze e inquietudini, tenaci accompagnatrici dell’intellettuale di questa età vertiginosa. In comune avevamo il dolore per Colette, la loro figlia perduta in una disgrazia di montagna, in Grecia, e la scomparsa, anch’essa tragica di Matthias, figlio di mia moglie Sabine. “Matthias – mi scrisse Émile il 16 dicembre 2002 – a rejoint Colette: ils ont trouvé la grâce et la paix. A nous de garder leur souvenir vivant”. La morte di Goichot è per noi una perdita incolmabile: la sua è stata per vent’anni una presenza viva, vigile, assidua in quei percorsi intrecciati della vita religiosa, da Bremond a De Luca, a Sturzo: dei sentimenti, della pietà, del vissuto religioso, fra storia e storiografia. Mi scriveva il 7 gennaio 2001 da Strasburgo: «Depuis plus de quinze ans maintenant, ton amitié enrichit singulièrement ce dernier versant de mon âge et m’a ouvert bien de territoires nouveaux. Quant aux rencontres de nos deux couples, elles me procurent toujours le sentiment de l’harmonie, au-delà des épreuves traversées. Comment préciser ces vœux – sinon que cela puisse se prolonger quelques années encore, sans trop de tracas?».
Émile Goichot e l’Esprit de Vicenza 1. Dobbiamo a Émile Goichot la conoscenza di don Giuseppe De Luca e della sua storia della pietà in Francia, con la traduzione della magistrale introduzione di De Luca VII
all’Archivio Italiano per la storia della pietà (1951)1. Émile Poulat ne fece la recensione su «La Croix» (gennaio 1997)2. Poulat aveva conosciuto De Luca a Roma, alle Edizioni di Storia e Letteratura, presso le quali aveva pubblicato nel 1972 Une oeuvre clandestine de Henri Bremond: Sylvan Leblanc. Il ritratto che fece Poulat di De Luca è inappuntabile: “C’était un homme hors du commun, qui avait acquis une immense culture et noué d’étonnantes amitiés (…). Nous manquons d’une étude comparative, en France et en Italie, sur ces prêtres qui furent à la fois hommes d’Eglise et grands spirituels”. Poulat aveva le carte in regola per seguire le esplorazioni del suo amico in un campo del tutto nuovo per lui, come la storia religiosa, rivestita e ripensata da De Luca con gli abiti nuovi della storia della pietà, una parola – pietà – che si dilatava oltre il territorio usuale, comune, in cui fino ad allora era stata adoperata. Nel 1979 Goichot aveva presentato a Parigi IV una tesi di dottorato su Bremond, l’autore dell’Histoire littéraire du sentiment religieux en France, tesi che pubblicò nel 1982 3. Da allora Bremond divenne per lui, oramai docente di Lettere Moderne all’Università Marc Bloch di Strasburgo, come un passaporto ideale per entrare e leggere nel composito mondo della storiografia religiosa. De Luca aveva conosciuto Henri Bremond, con lui aveva intrecciato un carteggio che è fra i testi più stimolanti e ricchi per avvicinarsi al fondo della questione. Ma capire De Luca non era impresa facile per Goichot, era un cammino tutto nuovo; De Luca era e non era nella corsia bremondiana. Mi scriveva da Strasburgo: «Mais je ne suis pas sûr d’avoir “saisi” De Luca: je ne l’ai pas connu, je n’ai lu qu’une partie de ce qu’il a écrit et presque rien (parce que les textes ne se trouvent pas ici) de ce qu’on a écrit sur lui. Dis-moi ce que tu en penses et j’essaierai de lécher mon ours en conséquence” (lettera del 1° novembre 1992). Comunque sia, si mise al lavoro, lesse quanto reperì di monografico su De Luca, anzitutto il libro di mons. Giovanni Antonazzi: Don Giuseppe De Luca, uomo cristiano e prete (Brescia, Morcelliana 1992). Farne una recensione? Gli sembrò troppo poco. Ecco la sua idea, così come la espresse in altra lettera: “J’ai bien reçu le livre de Mgr Antonazzi et, après la lecture, j’ai pensé, plutôt qu’à un simple compte rendu, en saisir l’opportunité pour un article plus substantiel présentant De Luca – ‘l’homme et l’ouvre’, – au public français (je ne connais qu’un article jusqu’ici dans une revue française, celui du P. Bernard-Maître dans la «Revue d’Ascétique et Mystique», en 1968). Le directeur de la «Revue d’histoire et de philosophie religieuses», à qui j’en ai parlé, accepte l’article. Aspect qui ne manque pas d’intérêt, c’est une revue publiée par la Faculté de Théologie protestante, et elle ne parâit pas fachée de suppléer ainsi aux negligences des revues catholiques. Par ailleurs, elle jouit d’une excellente réputation scientifique. Où en est le projet La piété. Approche historique. Préface di André Vauchez, Letouzey et Assé, Paris 1995. Ripresi e pubblicai la premessa di Goichot, Don Giuseppe De Luca et l’Histoire de la Piété in «Ricerche di Storia Sociale e Religiosa», n. 48, luglio-dicembre 1995, pp. 91-113. 2 Émile Poulat, Piété à l’Italienne, «La Croix», 10 gennaio 1997. 3 La tesi di Goichot non è stata pubblicata per intero. Manca l’importante capitolo su Bremond all’Accademia Francese dove questi pronunciò un elogio del suo predecessore Duchesne ed il suo rapporto con il modernismo. Un testo rimasto inedito, da pubblicare. 1
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du colloque De Luca? S’il est encore programmé dans un futur assez proche, je préférerai attendre pour la mise au point définitive de l’article cette chance de glaner des données complémentaires et surtout de rencontres avec ceux qui ont connu don Giuseppe” (lettera del 5 aprile 1993). Goichot divenne di casa alle Edizioni di Storia e Letteratura, si considerava “uno della famiglia”. Quando veniva a Roma, insieme a Lucienne, due erano gli appuntamenti immancabili: a Palazzo Lancellotti, sede delle Edizioni, ed a Palazzo Baldassini, poco distante, sede dell’Istituto Luigi Sturzo. Certamente, anche alla figura di Sturzo egli arrivò, sempre con il passaporto ideale di Bremond. 2. Goichot arrivò a Sturzo attraverso la lettura del Carteggio, fino allora inedito, fra Sturzo e il fratello Mario, vescovo di Piazza Armerina, uscito a mia cura nel 1985 nelle Edizioni di Storia e Letteratura4. Nella corrispondenza di De Luca con Bremond (Roma 1965) non c’è alcun cenno a un possibile rapporto di Sturzo, negli anni del suo esilio fra Londra e Parigi, con Bremond e con la sua Histoire littéraire du sentiment religieux en France. Il Carteggio fra i due fratelli Sturzo, scopriva, invece, una pagina del tutto nuova, inaspettata, attorno alla storia culturale e spirituale del sacerdote di Caltagirone, un’esperienza che sembrava impossibile, estranea all’immagine più sicura e nota dello Sturzo politico, fondatore del primo partito democratico dei cattolici, antifascista, costretto all’esilio. Invitai Goichot a tenere una relazione al convegno internazionale che si tenne all’Istituto Sturzo il 28-30 ottobre 1999, nel quarantesimo anniversario della scomparsa di Sturzo. Quello di Goichot fu certamente uno dei contributi referenziali più notevoli del convegno: una analisi filologicamente sicura e ricca del rapporto “disimmetrico” fra Henri Bremond e il sacerdote di Caltagirone, con la sua intensa e drammatica vicenda politica alle spalle; autore, fra l’altro, anche lui di un libro La Vera Vita. Sociologia del soprannaturale, sulla “comunicazione oscura ma diretta di Dio”. Dal Carteggio emerge chiaramente l’importanza che Luigi Sturzo assegnava all’opera di Bremond: “La sua storia letteraria del sentimento religioso in Francia è un monumento di prim’ordine” (lettera del 1° settembre 1933). Si chiede Goichot: si può affermare che l’opera di Bremond abbia avuto qualche influenza nell’elaborazione del saggio sturziano La Vera Vita, uscito non a caso presso le Edizioni di Storia e Letteratura nel 1947, vivente De Luca? Goichot lo escluse: «Ne cherchons pas pourtant des traces visibles de l’Histoire littéraire du sentiment religieux dans le livre»5 (p. 117). Il bilancio – come rilevava lo stesso Goichot – potrebbe essere deludente anche se sarebbe facile trovare ne La Vera Vita «formule di sapore bremondiano» (p. 118): «Sans doute La Vera Vita aurait-elle été écrite si Sturzo n’avait pas lu Bremond: lui même a souligné la nécessité intime qui la liait à ses œuvres précédentes. Elle est nourrie de bien d’autres lectures, de ses expériences, de sa vie intérieure, de sa méditation de l’Écriture. Mais, dans la longue période d’élaboration, la lecture de Bremond a aussi joué un rôle» (pag. 122).
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Luigi Sturzo-Mario Sturzo, Carteggio, 1924-1940, volumi 4, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma
1985. 5 E. Goichot, Sturzo lecteur de Henri Bremond, in Universalità e cultura nel pensiero di Luigi Sturzo, Atti del Convegno Internazionale di Studio, Istituto Sturzo 28-30 ottobre 1999, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001, pp. 103-122.
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Queste considerazioni Goichot svolgeva dopo aver partecipato al Convegno italofrancese, che si tenne a Vicenza, il 25 ottobre 1996, nella sala degli stucchi del Comune, per ricordare i primi venti anni (1975-1995) dell’Istituto. Suggestivo il titolo dell’intervento di Goichot, semplicemente L’esprit de Vicenza, oppure l’altro, «sur un mode plus littéraire: le charme de Vicenza». Mi aveva preannunciato il titolo del suo intervento in una breve lettera: “Rien ne s’oppose donc, jusqu’à présent, à notre venue à Vicence et à une participation à la Table ronde. J’ai réfléchi plus à loisir à celle-ci. Je pense à une breve intervention sur l’esprit de Vicence”, concludendo con una battuta su Bossi e la Padania “Vicence j’en ai pris acte avec plaisir, n’est pas encore en Padanie et on peut y accéder sans quémander un visa à Bossi” (lettera del 28 settembre 1996). Precisò nel suo intervento, a proposito de l’Esprit de Vicenza, “Non pas – ou plutôt non pas seulement le genius loci, la beauté recuellie de San Rocco, les fastes du Palazzo Trissino et autour la ville palladienne, l’admirabile hospitalité italienne (…), mais l’esprit propre à l’Istitute (…), ce qui en fait un lieu incomparable de recherches et de rencontres” (pag. 263)6. Ma per Goichot, nell’ Esprit de Vicenza c’era anche Antonio Fogazzaro, amico e lettore di Henri Bremond. Ed ecco la conclusione: «C’est un peu un lieu commun, en France, du moins (…), que de considérer que la vénérable et un peu poussiéreuse histoire ecclésiastique, convertie en “histoire religieuse”, a mis quelque retard à rattraper le peloton glorieux des nouvelles histoires. L’Esprit de Vicenza pourrait bien être exemplaire dans d’autre secteurs – je pense précisément à l’histoire politique, à l’histoire des partis. Après les conquêtes de l’histoire sociale, n’assiste-t-on pas à un reflux avec une floraison d’ouvrages qui me semblent relever du genre <Histoire de l’Eglise>: histoire des appareils, des hiérarchies, des princes, des saints et des apostats, des hérésies? Ne faudrait-il pas, là aussi, élargir <alla protesta e alle speranze della gente>, entretenir <la passione per il quotidiano, per il vissuto, per l’emotivo>, en somme le politico vissuto? Mais ce serait, bien entendu, une autre histoire…» (pag. 263). Tutto l’Esprit de Vicenza, dunque, converge su quel mio richiamo da lui citato: “Non possiamo più sederci tranquillamente davanti ai tavoli dei nostri ricchi archivi, compiacendoci della storia della quotidianità (…). Occorre ritrovare ‘il sentimento dell’insieme’, della grande storia, per riconoscerci anche noi nei mondi degli altri”. Attorno a questo problema – che era, in breve, su come potevano articolarsi ‘storia e storiografia’ – Goichot stava meditando dal 1988: «Ce qui me frappe – mi scriveva – par contraste dans votre œuvre, c’est que la longue durée y reste une “histoire chaude”. Ou, en d’autres termes, cette continuité, difficile à analyser mais qui me paraît bien réelle, entre, par exemple, d’une part un petit livre come Antifascismo e Resistenza, et, de l’autre, Vescovi Popolo e magia nel Sud» (lettera del 17 ottobre 1988). 3. Due le messe a punto di Goichot: in ambedue, nel rapporto Sturzo-Bremond, non vi è dubbio che la prospettiva storica, in cui viene collocata la mistica, è diversa: per Bre-
6 E. Goichot, L’Esprit de Vicenza in I venti anni dell’Istituto di Vicenza, «Ricerche di storia sociale e religiosa», n. 51, gennaio-giugno 1997, pp. 249- 266.
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mond «tutti i mistici si rassomigliano», per Sturzo nessun mistico ripete l’altro: «ciascuno è quale lo ha fatto il complesso della vita umana e spirituale». In breve, non c’è una mistica fuori dal proprio ambiente «occorre – leggiamo ne La Vera Vita –, per via di sintesi, abbracciare tutte le manifestazioni umane e tutte le forme sociali nella loro risultante completa: la società in atto e in processo» (La Vera Vita, pag. 7-8). Una formula molto vicina a quella della storia sociale e religiosa, come Goichot non dimenticava di sottolineare, così attento alle “disimmetrie” nei confronti delle esperienze, pur nelle assonanze più profonde, del vissuto religioso. Così egli era entrato, come aveva fatto, prima di lui, l’altro Émile, a noi caro, Poulat, in quell’ambiente erudito, di affinità intellettuali allusive, che si erano a poco a poco formate attorno al Bremond “deluchiano”. 4. C’è, infine, il terzo luogo di riferimento di Goichot, il più frequentato e per lui coinvolgente, e da me già a lungo ricordato: l’Istituto per le Ricerche di Storia Sociale e Religiosa di Vicenza, fondato nel 1975, di cui egli è stato collaboratore prezioso, membro del Comitato scientifico, tanto dell’Istituto che della rivista omonima, «Ricerche di Storia Sociale e Religiosa». Non conto i suoi interventi alle tavole rotonde e ai seminari: occorrerà, oggi, raccoglierli e pubblicarli in un volume: sono convinto della loro utilità, ci aiuterebbero a capire meglio quanto lui, finissimo bremondiano, abbia dato ai nostri studi di storia religiosa. Quando incominciarono i discorsi nell’Istituto, fra docenti e allievi, attorno alle lezioni di Bremond e di De Luca e tutti i riferimenti erano per la monumentale opera di Goichot, credetti bene di mettere in luce i meriti del nostro professore di Strasburgo, «lo studioso più documentato e penetrante, oggi, di Bremond, autore di una ricerca che segnò un punto fermo negli studi bremondiani» e sottolineavo come Goichot avesse ragione di rilevare il leit-motiv che percorreva gli scritti bremondiani, quasi un bisbiglio inavvertito: l’importanza degli umili, della folla devota – turba magna – «questa élite oscura, che era il richiamo agli aspetti che avrebbero potuto integrarsi con le nostre ricerche»7. L’area degli interessi era dunque vastissima, lo dicevano anche i nostri incontri e rapporti a Vicenza non solo con Goichot, ma con Émile Poulat, Jacques Revel, Michel Vovelle, Jean Delumeau, Jean Séguy, François Furet e Jacques Le Goff, che vi tenne, nel 1992, un’indimenticabile prolusione su «Économie, morale et religion au XIIIe siècle» . Ma quel che piaceva soprattutto a Goichot era il ruolo che nella rivista, nei seminari, nella sua metodologia di ricerca andava assumendo la “prospettiva dinamica”. Mi scriveva il 13 agosto 1995, leggendo la prolusione che tenni a Venezia, a commento dei primi vent’anni di vita dell’Istituto: «En particulier, elle m’a fait mieux comprendre l’originalité de ‘l’école italienne’ par rapport à la démarche française au même moment. Celle-ci s’est
7 G. De Rosa, Preghiera e poesia in Henri Bremond, «Ricerche di Storia Sociale e Religiosa», 1984, n. 2526, pp. 333-337. La prima uscita di Goichot sulla nostra rivista è del 1984, naturalmente su Henri Bremond et l’histoire de la spiritualité, che fu la relazione di apertura che si tenne a Vicenza il 23-24 novembre 1984, su «Giuseppe De Luca e la storia della spiritualità» in «Ricerche di Storia Sociale e Religiosa», luglio-dicembre 1985, n. 28. Nello stesso numero c’è un altro articolo di Goichot, Henri Bremond et les malpensantes du XVIIe siècle, pag. 191 ). Intervennero al Convegno, tra gli altri, Émile Poulat, Giorgio Cracco, Fulvio Tessitore, Annibale Zambarbieri, Angelo Michele De Spirito, Michele Cassese, Luisa Mangoni, Liliana Billanovich e Mario Picchi, studioso molto caro e stimato da Goichot, che lo conobbe alle Edizioni di Storia e Letteratura, a Roma.
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cantonnée surtout dans l’époque “moderne” (17-18 e s.), utilisant des visites qui s’organisaient selon l’étroit schema posttridentin. Partir de l’époque”contemporaine”, ce n’etait pas seulement disposer d’une documentation plus richement articulée, mais adopter une perspective dynamique, sur un terrain traversé de conflits et dans un temps de mutations. Est-il farfelu de penser que cela a à voir avec la coscience (et l’expérience) civique de l’historien?» (lettera da Strasburgo del 13 agosto 1995). C’è un saggio di Goichot in cui le tre strade storiografiche – sentimento religioso, pietà e vissuto religioso – sono attentamente vagliate, con la ben nota cura filologica. Goichot scrisse questo saggio in occasione dei miei ottanta anni, nel 1997 e fu per me una gradita sorpresa. Nulla, proprio nulla, di enfatico, di occasionale, in qualche modo di dovuto, ma solo, ben lucida, l’esigenza di scoprire la differenza, i “distinguo” fra espressioni che sembrano caratterizzate solo da uno spostamento di accento: religioso vissuto (De Luca) e vissuto religioso (De Rosa). Liliana Billanovich – e Goichot d’accordo con lei – aveva già rilevato come la prima espressione, religioso vissuto, privilegiasse in De Luca il rapporto intimo con Dio: De Luca – rilevava Goichot – était sensible aux formes diverses de la pietà selon les temps, les civilisations, les modes d’expression, mais il cherchait bien à la dégager dans sa spécificité. Gabriele De Rosa va reprendre le concept de pietà comme «dato permanente, spirituale, l’amore-odio verso l’Assoluto, il santo, Dio», mais en refusant de le séparer du contexte social, culturel, géographique dans lequel il se présente”8. A maggio del 2002 mi inviò il suo ultimo libro, Alfred Loisy et ses amis (Les Editions du Cerf, Paris 2002), una “biografia intellettuale”, come scriveva nell’introduzione, “totalment dépourvue de ce qui fait habituellement le charme du genre: amours, voyages, aventures. Ou plutôt une aventure intellectuelle, les seuls événements qui la manquent étant provoqués par les idées mises au jour (…). Loisy ne s’est jamais préoccupé que du problème religieux (…) de la religion et de son jardin”9. E in una lettera dell’anno prima, quando si accingeva a scrivere il libro, lamentava che ci si fosse concentrati sul periodo modernista, “alors que Loisy a vécu encore plus de trente ans et publié une quarantaine de livres. On peut en juger la philosophie obsolète, mais l’aventure reste singulière et méconnue” (lettera del 7 gennaio 2001). Non c’è una conclusione all’itinerario che abbiamo percorso insieme con Goichot da Bremond a De Luca, a Sturzo, alla nostra contemporaneità, tutta inquietudine, disarmonia, silenzi, incertezze, sin dentro la quotidianità; ne eravamo convinti con Goichot: non ci bastano i tavoli e le carte d’archivio, non ci basta internet né la febbre tecnologica e il consumismo, ma la consapevolezza c’è oggi, forse anche nell’Esprit de Vicenza, che la mistica, l’oscura turba dei devoti sussiste, è dispiegata ovunque, si globalizza, giorno dietro giorno. Il “passaporto ideale di Bremond”, che aveva con sé Goichot, ci è ancora utile. Settembre 2003 Gabriele De Rosa
8 E. Goichot, Sentiment religieux, pietà, vissuto religioso, in Contributi alla storia socio-religiosa. Omaggio di dieci studiosi a Gabriele De Rosa, presentazione di Antonio Lazzarini, a cura di Agnese Lauretta Coccato, Istituto per le Ricerche di Storia Sociale e Religiosa e Istituto Sturzo, 1997, p. 52. 9 E. Goichot, Alfred Loisy et ses amis, Les Editions du Cerf, Paris 2002, p. 7.
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Prefazione
1. Queste lettere di Sturzo e dei suoi corrispondenti francesi sono un contributo di primo ordine per capire i rapporti che il fondatore del Partito Popolare Italiano ebbe con il mondo culturale francese degli anni Trenta, la sua insistenza per ottenere non solo la pubblicazione degli articoli, ma anche quella di alcune opere come il Saggio di sociologia, Chiesa e Stato, La Comunità internazionale e il diritto di guerra, Il Ciclo della Creazione. In queste opere, scritte durante l’esilio, si coglie la ragione profonda della lotta di Sturzo contro il fascismo, che andava ben oltre le preoccupazioni di quando, nelle campagne elettorali, contava il numero dei voti del suo partito. La possibilità di leggere i nuovi problemi e le inquietudini degli anni Trenta, attraverso le sue lettere agli amici de «L’Aube», ci è offerta oggi dalla accurata ricerca e dalla preziosa nota introduttiva che Émile Goichot ha dedicato ai capitoli della corrispondenza, in maniera tale da rendere quasi superflua la mia presentazione. Mi limiterò a qualche considerazione a margine. Con gli altri monumentali carteggi della corrispondenza con il fratello Mario, vescovo di Piazza Armerina1, siamo in grado di renderci conto oggi della passione che non fu solo politica, ma religiosa e ideale di Sturzo e delle sue meditazioni sulla mistica e sull’ascetica e sul suo servizio sacerdotale. Egli legge l’Histoire du sentiment religieux en France, rilegge le opere di Maurice Blondel, che gli riconosce il merito di aver capito la sua filosofia e di aver interpretato e apprezzato “la méthode, les démarches successives, les solutions provisoires, les questions nouvelles à poser; et c’est là un vrai tour de force d’habilité qu’il n’était possible de réussir que grâce à la pénétration de votre esprit et à l’exellence de votre sens catholique”2. 2. Nelle lettere con Blondel e con gli amici della rivista «Politique» si respirava un’aria di famiglia che non aveva molto a che fare con il clima politico della Francia negli anni Trenta. L’ascolto da parte degli amici dei discorsi di Sturzo, come scrive Goichot, fu «lento, pieno di difficoltà, di ritardi». Ciò fu dovuto in buona parte, non solo ad incertezze, ambiguità e inquietudini proprie di una stagione politica che conobbe la guerra civile in Spagna e la crescente aggressività della Germania di Hitler, ma anche alle ansie per la
1 Luigi Sturzo-Mario Sturzo, Carteggio 1924-1940, voll. 4, a cura di G. De Rosa, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1985. 2 Lettera del 12 novembre 1934. Blondel si riferiva all’articolo A french Philosopher, che Sturzo pubblicò su «The contemporary Review», nel novembre 1934. Si vedano le altre lettere del carteggio fra Sturzo e Blondel, in particolare la lettera di Blondel a Sturzo del 23 giugno 1935, in cui chiarisce la sua posizione filosofica nei confronti di Bergson.
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«dispersione delle forze democratiche di ispirazione cristiana», acuitesi dopo la condanna dell’Action Française da parte di Pio XI. L’ascolto di Sturzo fra i cattolici non fu facile, anche perché non facile era la sua biografia politica. Con il Concordato, ma già prima, con l’invito di Pio XI rivolto a Sturzo di dimettersi dal PPI e di lasciare Roma, egli non avrebbe potuto riprendere l’attività politica, che dovette rimettere nelle mani dell’amico Francesco Luigi Ferrari. Scomparso Ferrari, la solitudine di Sturzo aumentò; con il 1925, dall’Italia vennero meno le lettere con i suoi amici e collaboratori. La censura fascista era pronta ad intervenire. Sturzo escogitò un sistema per aggirare l’insonne sorveglianza della censura: chiese alla signora Malaterre-Sellier di inviare le lettere che redigeva agli amici in Italia, inserendole “in una busta con l’intestazione di una ditta di libri religiosi e oggetti sacri e l’indirizzo sia dattilografato. E il nome di chi spedisce sia di persona non molto conosciuta, come potrebbe essere quello di un fattorino della «Démocratie». Perdoni se le do queste noie, sono preoccupazioni necessarie, dato il regime di censura postale”3. Funzionò il sistema? Il secondo sistema escogitato per la corrispondenza con il fratello vescovo, fu molto più semplice ed efficace. Per lo più corrispondevano per cartolina postale, ma escludendo rigorosamente ogni riferimento politico; tutte le cartoline trattavano dei loro problemi religiosi, di filosofia, di Benedetto Croce, del fratello Mario e del suo lavoro sul Neosintetismo, per cui Sturzo cercò vanamente un editore in Francia, di Antonio Rosmini, di Henri Bremond, di S. Tommaso d’Aquino, di S. Teresa d’Avila. Ce n’era abbastanza per confondere le idee al censore fascista. Se non poteva agire come leader politico, Sturzo riteneva però suo dovere morale sostenere pubblicamente la memoria del partito, le sue lotte contro il fascismo, le sue critiche per gli eccessi del centralismo di Stato in Italia, al quale opponeva l’idea di uno Stato democratico, a base regionalista. Certo non bastavano gli articoli, né il ruolo di testimone della crisi della democrazia liberale italiana, delle debolezze e del trasformismo di lunga data della classe dirigente, nonché del rischio per la stessa Chiesa dell’abbraccio clerico moderato e del filofascismo dei conservatori cattolici e non cattolici, per spiegare il suo passato. La rivista «Politique» gli dette lo spazio per questa sua battaglia, ma – come sottolinea Goichot – “c’est l’apparition de «L’Aube» qui va l’enchanter et inaugurer les rapports vraiment étroits et amicaux”. E attraverso questa porta gli fu anche possibile ottenere la pubblicazione di sue opere in lingua francese come Chiesa e Stato, che scrisse pensando al rischio per la Chiesa di una collusione troppo stretta fra il regime fascista e la Santa Sede, La Comunità internazionale e il diritto di guerra e il Saggio di Sociologia. 3. Il rapporto di Sturzo con Marcel Prélot ci consente di seguire da vicino la sua attività pubblicistica, le sue perplessità quando qualche articolo faceva fatica a superare il vaglio del comitato direttivo di «Politique» in cui, finché visse, era presente anche il suo amico Francesco Luigi Ferrari.
3 Lettera del 10 aprile 1926. Il destinatario reale, coperto dal nome del fattorino sulla busta, era nell’occasione Ernesto Callegari, direttore della «Unità cattolica» a Firenze. Di altra lettera il reale destinatario era Achille Grandi, segretario generale della GIL (lettera del 1° marzo 1926).
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C’erano talvolta anche questioni di stile. Eccone una: “I miei compatrioti – scriveva Prélot a Sturzo – sono assai sensibili alla forma brillante, alla brevità e alla sapida progressione del discorso. Detestano soprattutto le ripetizioni delle parole e delle frasi». Chiedeva pertanto “una grande libertà per la forma, senza la quale ogni opera d’arte è impossibile”4. Sturzo ne convenne, avanzò solo una riserva: concordare “le eventuali modifiche del testo”. Un’altra difficoltà: il termine popolarismo (popularisme) sarebbe stato capito dal pubblico francese? Prélot proponeva a Sturzo di adottare, in sua vece, il termine democratico popolare, che ha “il vantaggio di essere già conosciuto per l’attività del partito democratico popolare francese, quindi è più facile che venga accettato dal lettore”5. Ancora qualche mese e Prélot ritenne fosse arrivato il momento di pubblicare in «Politique» l’articolo di Sturzo sul popolarismo. Nella lettera Prélot fece una singolare ammissione: “dopo il congresso di Orléans si delinea da noi un movimento per abbandonare completamente l’espressione ‘democratico cristiano’, a vantaggio di ‘democratico popolare’. È curioso che siano in particolare i giovani radicali che si oppongano a questo cambiamento di termine. Guardi lei come i suoi chiarimenti arrivino opportuni”6. In un’altra lettera, un anno dopo, il 30 dicembre 1929, che sembra in risposta ad altra di Sturzo non reperita, ammetteva che la parola popolarismo entrava “a poco a poco nel nostro linguaggio. Essa era stata accolta dai congressisti di Nancy che non hanno mancato di applaudire al passaggio del vostro nome. Per me, sono contrario alla contrazione in popolare che rischia di provocare equivoci”7. 4. Da questo momento la collaborazione con Prélot, che era anche condirettore de «L’Aube» con Francisque Gay, si fece più intensa. Scriveva a Sturzo che egli era disposto ad accogliere il volume La Comunità internazionale e il diritto di guerra, edito la prima volta in inglese, nella collezione «Cahiers de la Nouvelle Journée». Egli era rimasto “enchanté” del libro di Sturzo. Ma non ci furono sempre “incanti” nei rapporti con gli amici francesi. L’articolo di Sturzo su Chiesa e Stato, inviato a «Politique», non fu accolto; fu trovato “molto interessante”, una parola magica che non si nega a nessuno scrittore, ma la rivista riteneva che “il problema non dovesse essere trattato nella rivista in questi tempi”8, che erano i tempi della condanna dell’Action Française e delle “querelles” che dividevano i cattolici francesi. Prélot consigliava l’articolo a «La Vie Intellectuelle» dei domenicani che, interpellati, non ne vollero sapere. 5. L’introduzione di Goichot al carteggio Sturzo-Maritain ha per il lettore italiano un interesse tutto particolare ed immediato, per l’influsso che Maritain e sua moglie Raïssa hanno esercitato su tanta parte della gioventù cattolica italiana negli anni del dopoguerra,
Vedi p. 63, lettera di Marcel Prélot a Luigi Sturzo, 20 settembre 1926. Vedi p. 68, lettera di Marcel Prélot a Luigi Sturzo, 19 maggio 1927. 6 Vedi p. 70, lettera di Marcel Prélot a Luigi Sturzo, 10 dicembre 1927. L’articolo uscì con il titolo Le popularisme, il 18 agosto 1928. 7 Vedi p. 78, lettera di Marcel Prélot a Luigi Sturzo, 30 dicembre 1929. 8 Scriveva Prélot a Sturzo il 25 ottobre 1930: “Il Comitato politico non è stato del parere di pubblicare il vostro studio su Chiesa e Stato. Coloro che l’hanno letto l’hanno trovato molto interessante, ma pensano che il problema non debba essere trattato nella rivista di questi tempi”. 4 5
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nel fervido clima della ricostruzione e della rinascita della democrazia cristiana. Il momento più alto del loro successo si ebbe con la nomina di Maritain ad ambasciatore di Francia presso la Santa Sede negli anni 1945-48. Goichot ha ricostruito il carteggio con un’analisi penetrante della graduale sofferta evoluzione di Maritain da amico e collaboratore di Maurras e della sua rivista «Action française» ad assertore della democrazia e della pace in Europa, negli anni della guerra civile della Spagna e della minaccia nazista. Il 9 gennaio 1930, scrivendo al fratello Mario, Sturzo si era espresso in maniera recisa, senza riserve, sul filosofo francese: “Non seguo Maritain, non mette il conto. È uno scolastico impenitente. Che se ne potrebbe cavare?”. Nel 1914 Pio X aveva già condannato il movimento di Maurras, ma differì la pubblicazione del decreto che, invece, fu fatta da Pio XI nel 1926. Nel 1927 Sturzo intervenne nel dibattito che si aprì sul diritto alla resistenza attiva contro le leggi che appaiono ingiuste. La discussione si accese allorché Maurras scrisse un articolo in cui minacciò di uccidere il ministro dell’interno Schrameck. Maurras fu difeso da Maritain, il quale sostenne che la minaccia del capo dell’Action Française doveva intendersi come un mezzo estremo e legittimo di difesa sociale, tesi respinta da Sturzo, che sostenne come gli elementi che avrebbero potuto legittimare in Francia una ribellione non c’erano. In breve, la sua posizione era ben lontana da quella di Maurras e del suo difensore9. Come ci ricorda Goichot, già dal 1927 Sturzo attaccava in particolare “la thèse que, le groupe condamné se consacrant principalement à l’action politique, la censure mettait en jeu la connexion du spirituel et du temporel et que l’Église exerçait en l’occurence son pouvoir indirect sur le temporel, c’est à dire, traduit Sturzo, la politique. Non, répond ce dernier, la condamnation se situe sur le seul plan spirituel et le pouvoir indirect n’a pas à intervenir”. Durissimo il giudizio su Maritain: “Ha o no la Chiesa il diritto di dichiarare decaduto un sovrano come nel Medio Evo?” Il Maritain che ha la mente stretta dell’ex Ugonotto e lo spirito consequenziario dei francesi risponde di sì: “l’ha anche oggi, in forza del cosiddetto potere indiretto. Ciascuno che ragiona con un po’ di senso storico dice che una simile affermazione non ha senso. Il diritto è la legge delle società omogenee, in cui i membri ne riconoscono l’esistenza. Oggi manca la caratteristica di società omogenee fra Chiesa e Stato: il diritto non esiste più”10. Nella corrispondenza di Sturzo, tanto con il fratello Mario che nelle Lettere non spedite, non si trova traccia della sua attenzione all’evoluzione del pensiero di Maritain; è certo, comunque sia, che dal 1934 Sturzo incomincia a conoscere il nuovo Maritain antinazista, impegnato, come lui, per la pace civile e religiosa in Spagna, presente nella vita pubblica, schierato con gli uomini de «L’Aube» contro le insidie, diremmo noi oggi, del fondamen9 L. Sturzo, Lettere non spedite, il Mulino 1996, p. 194, Lettera a Giovanni, 30 dicembre 1929. Nella lettera Sturzo invita Giovanni a leggere il suo articolo comparso nella «Contemporary Review» di Londra, nel settembre 1928. Ho inserito questa lettera nel volume Lettere non spedite, perché effettivamente Sturzo non le spedì, come fece con le altre a Barbara Carter, a Donati e a Francesco Luigi Ferrari. Esse furono per lui un espediente per fissare il suo pensiero, soprattutto sul problema dei rapporti tra Chiesa e Stato, anche con riferimenti impliciti alla situazione francese e alle vicende dell’Action Française. 10 Lettera a Giovanni, in Lettere non spedite, cit., 9 novembre 1929, p. 155.
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talismo clericale alla maniera di Maurras. Il segno del ritorno delle opere di Maritain, tra le letture di Sturzo, è in una lettera al fratello del 6 giugno 1938, dove si cita il libro di Maritain Dégrés du savoir, di cui loda i capitoli sull’esperienza mistica “che contengono molto di buono”. Nel 1939 – rileva Goichot – i due si sono riavvicinati in concomitanza con lo scoppio della guerra. Ma è negli Stati Uniti che il dialogo riprende tra i due nel clima di una stima e di un affetto reciproco: Maritain appariva “se si può dire, più ironico e Sturzo più politico, ma l’accordo era profondo sulle cose essenziali che agli inizi sembravano così lontane”11. Tuttavia, qualche divergenza, sia pure temporanea, ci fu anche nel periodo americano. Così accadde, quando Maritain invitò Sturzo a firmare, insieme con altre personalità cattoliche residenti in America, un manifesto che a Sturzo non piacque perché lo trovava affrettato, approssimativo nella definizione del regime fascista e di quello nazista, insufficiente e debole nel giudizio sul comportamento dei cattolici, in particolare del Partito Popolare Italiano. Acuta la sua osservazione sul marxismo; anche su di esso il manifesto parlava in modo da non chiarire il suo rapporto con il totalitarismo. Scriveva Sturzo: “Le marxisme scientifique n’existe plus que dans un petit milieu d’émigrés intellectuels allemands ou autrichiens peut-être. La réalité est aux communistes à la russe, aux labouristes et socialistes d’État (comme il a été en Norvège et aujourd’hui en Australie) et dans les grands courants labouristes d’Angleterre et d’Amérique. Peut-être pourrions-nous insinuer dans la masse ouvrière les valeurs chrétiennes de notre Démocratie”12, che era in ultimo la speranza che aveva già manifestato in un suo bell’articolo su Le vie della Provvidenza nel quale sosteneva l’intervento degli Stati Uniti in guerra a fianco dell’esercito sovietico13. Ci fu ancora uno scambio di lettere tra i due. Maritain, che teneva molto alla firma di Sturzo sotto il manifesto, concordato e redatto con “gli amici di Québec”, accettò in sostanza buona parte delle sue osservazioni, cercando però di non stravolgere il testo del manifesto. Un’altra lettera di Sturzo a Maritain (11 giugno 1942) merita una particolare attenzione, perché rivela quanto fosse forte e profonda la preoccupazione di Sturzo per la sorte 11 Sturzo, arrivando a New York, seppe che Maritain con la moglie Raïssa era già in America, ospite della Columbia University. Scrisse subito all’amico: “Je suis arrivé à New York jeudi passé, à bord du Samaria, et suis hôte d’une famille sicilienne (Camilla Bagnara e sua figlia Mary, oriunde di Caltagirone), ici à Brooklyn. De novembre, je suis tombé malade pour insuffisance cardiaque et maintenant, après tant de péripéties, je suis obligé de ne pas quitter ma chambre. Sera-t-il trop pour vous (et pour votre femme) de me venir trouver ici?” Lettera a Maritain del 9 ottobre 1940. 12 Lettera a Maritain del 6 marzo 1942. 13 L’articolo di Sturzo, Le vie della Provvidenza, apparve su «The Commonweal», il 21 novembre 1941 poi in Luigi Sturzo, La Comunità internazionale e il diritto di guerra, Opere scelte, vol. VI, a cura di G. De Rosa, Bari 1992, pp. 63-74. Scriveva Sturzo: “La guerra germano-russa, non voluta dalla Russia e non prevista da alcuno, nelle condizioni presenti, tenderà a consolidare psicologicamente gli ideali comunisti presso i russi e presso gli operai di altri paesi. Questo fatto potrà avere effetti di grande importanza. È certo che i russi, resistendo all’aggressione con tanta generosità di sacrifici, han fatto non solo il dovere di difendere la propria patria e la propria personalità (e ogni atto di dovere è un bene), ma anche han rotto il cerchio d’incanto che li isolava dal resto del mondo. Quel che è naturale che avvenga, come effetto di cause, siano queste non volute né deliberate, entra sempre nel quadro della provvidenza. E se noi arriveremo a trovare i lati buoni di quel che accade e trarne profitto, entreremo anche noi nel piano dei fatti reali quali predisposti o permessi dall’Alto”.
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dei paesi baltici il 12 marzo del ’42 era uscito sulla rivista cattolica «The Commonweal» un articolo in cui si sosteneva che alla fine della guerra i paesi baltici avrebbero potuto accettare, per la loro stessa sicurezza, una forma di tutela da parte della Russia: “... je pense qu’il est de notre devoir de mettre au clair notre position, sans faire de l’antibolchevisme, qui n’est pas en cause. Les pays baltiques ont leurs droits historiques et leurs droits naturels, qu’il n’est pas possible d’ignorer, pire de méconnaître, spécialement au moment où ils sont dans l’impossibilité (à part la Finlande) de les faire valoir. Angleterre et Amérique n’ont pas droit de disposer d’eux comme de res nullius, ni de reconnaître à la Russie un droit qu’elle n’a pas (...). Je suis d’accord que, dans l’ordre futur, selon comme il sera réalisé, il faut que la Russie soit garantie de nouvelles agressions. Mais la question devrait être portée à la Conférence où les pays baltiques auront leur place. Il ne faut pas faire un deuxième Munich”. Sturzo proponeva a Maritain di scrivere insieme una lettera da pubblicare sul «New York Times» sulla questione “serait une manifestation opportune”. Sappiamo quale fu la sorte dei paesi baltici dopo la pace del secondo dopoguerra: trascorse ancora circa mezzo secolo prima che essi ottenessero, con la caduta del Muro di Berlino, la loro indipendenza e libertà. 6. La corrispondenza di Sturzo con Baussart, direttore di «La Terre Wallonne», è un’altra rivelazione di questi carteggi. Conosciamo gli articoli di Sturzo su «La Terre Wallonne», ma il carteggio con Baussart ci dice molto sull’influenza che gli articoli e le opere di Sturzo ebbero sugli orientamenti dei cattolici belgi. Baussart si rivolse a Sturzo per avere un valido supporto alla sua esperienza politica per combattere il clericalismo che incideva fortemente sulle attività dei cattolici belgi “et qui constituerait presque une justification de certaines formes d’anticléricalisme de nos adversaires libéraux et socialistes. C’est pourquoi je vous disais un jour qu’il serait plus qu’opportun de mettre au point cette question du pouvoir indirect (...)”14. Quando poi si delineò il pericolo di un movimento prefascista in Belgio con Degrelle, Baussart chiese a Sturzo di intervenire con i suoi articoli, per spiegare alla gioventù cattolica l’idea di un partito popolare, come il PPI, che avrebbe potuto essere un valido contributo per allontanare la minaccia del clericalismo filo fascista. Chiese a Sturzo che inviasse copia dello Statuto del suo partito, che Sturzo però non riuscì a ritrovare tra le sue carte, ma di cui inviò a Baussart una sintesi delle linee organiche15. L’allarme si accentuò per le sorti del movimento cattolico belga allorché Hitler, “héros de l’antibolchevisme, se réconcilie en Belgique les classes possédantes et les milieux modérés affolés par le spectre du communisme”16. Un sospiro di sollievo è nella lettera di Baussart del 15 aprile 1937 quando annunciò a Sturzo la sconfitta elettorale di Degrelle e del rexismo, però aggiungeva: “Je ne suis pas du tout rassuré sur l’avenir à cet égard”. Inedita la notizia che ricaviamo dalle lettere di Sturzo ad Archambault, nel 1938: egli propose di bandire un concorso, attraverso «L’Aube», per un’opera sul tema “Storia critica degli orientamenti liberal democratici e sociali dei cattolici, dai primi anni del XIX secolo
Vedi p. 188, lettera di Élie Baussart a Luigi Sturzo, 28 novembre 1935. Vedi p. 190, lettera di Luigi Sturzo a Élie Baussart, 8 luglio 1936. 16 Vedi p. 192, lettera di Élie Baussart a Luigi Sturzo, 14 settembre 1936. 14 15
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sino ai nostri giorni”. Poiché gli sembrò che la parola storia potesse apparire troppo pretenziosa, suggeriva di mettere Esquisse historique o Essai historique: “Cette longue description ne sera pas le titre de l’ouvrage. J’ai pensé comme titre De O’Connel à Brüning (1801-1933). Mais ça n’a pas d’importance”17. Archambault ne parlò con Gay, direttore de «L’Aube», che fu d’accordo sulla proposta e sulle modalità di questo “Prix Sturzo”. Sturzo assicurò il deposito in lire sterline per il Premio, a favore de «L’Aube» Tutto si svolse rapidamente: il testo del bando di concorso, scritto da Archambault, fu reso pubblico nel luglio del ’38. A maggio del ’39 si fece conoscere il primo candidato: la signora Jean Larat, professore al collegio Saint-Germain-en-Laye, che chiese di essere messa in contatto con Sturzo per conoscere le finalità del Premio. Sturzo pregò Archambault di dare alla Larat spiegazioni sulla finalità del Premio, che egli illustrava in questi termini: l’opera doveva avere carattere critico, indipendenza di giudizio sulla base di una documentazione esatta e completa per quanto fosse possibile. La Larat avrebbe dovuto inviare uno schema del suo lavoro. “Je suis – scriveva – (sans engagement) en condition de donner des indications pour trouver des livres ou des documents qui ne sont pas à la portée de tout le monde”. Archambault, a sua volta, poteva dare consigli sul carattere storico e critico del lavoro, sulla sua lunghezza e sulla possibilità di pubblicare presso Bloud e Gay o anche nella «Nouvelle Journée»18. Ma la parte più viva e interessante è la spiegazione delle motivazioni più – potremmo dire – “sturziane” del Concorso, più dettate dalla sua lunga e complessa esperienza politica: ottenere una storia degli orientamenti e delle attività dei cattolici non come cose “distaccate dall’ambiente storico”, ma come correnti che vissero nella storia: “ce qui m’intéresse beaucoup, c’est que les orientations et activités des catholiques ne soient pas traitées comme des choses en soi, détachées du milieu historique, mais comme des courants vivant dans l’histoire, qui en subissent l’influence et en même temps qui influent dans ce milieu historique. Ce qui porte à établir un plan non géographique comme à dire: France-Allemagne-Belgique-Italie etc.; mais historique: de la période romantique jusqu’à l’après-guerre; en mettant en lumière, pour chaque période, les diverses positions des catholiques d’Europe. Je pense que l’Amérique sera laissée de côté, pour ne pas alourdir le travail. Ce que je vous écris n’est pas autre chose que des vues particulières, qui n’obligent pas l’auteur à les accepter mais à en tenir compte. Pour le reste, je m’en remets à votre expérience”19. Nessuna storia critica fino allora era comparsa dei movimenti cattolici e dei loro partiti, né del Zentrum in Germania né della democrazia cristiana né del PPI in Italia, che erano le due aree più storiche dove questi movimenti si erano formati e avevano operato. Il clima politico dell’epoca, tanto in Italia che in Germania non l’avrebbe tollerato. Ma in Francia, forse, avrebbe potuto essere possibile. A Sturzo, però, fin d’allora, era molto chiaro che c’era tanta storia da spiegare nella maniera critica tanto per quel che riguardava le lotte quanto le sconfitte e i fallimenti dei movimenti cattolici. La novità del concorso era tutta qui, nell’esperienza che Sturzo avvertiva di fare i conti con questo passato, di ripensarlo modernamente, con documenti e ricerche, dentro il processo storico, nel suo divenire reale nelle società del tempo nuovo, con la nascita dello Stato moderno.
Vedi p. 329, lettera di Luigi Sturzo a Paul Archambault, 20 maggio 1938. Vedi p. 342, lettera di Luigi Sturzo a Paul Archambault, 6 maggio 1939. 19 Ibidem. 17 18
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Naturalmente il Concorso non ebbe un seguito, almeno a giudicare dalla corrispondenza che finisce con lo scoppio della guerra e con la partenza di Sturzo per l’altro esilio, negli Stati Uniti. Però quella sua idea di una storia critica, politica e sociale insieme immersa nella dialettica dei grandi cambiamenti, non fu smessa. La riprese negli Stati Uniti con la sua idea di una Fondazione, che poi riuscì a realizzare a Roma, con l’aiuto di antichi e generosi amici, nella quale volle che ci fossero corsi di “storia critica” per la gioventù studiosa di ogni parte e orientamento politico. Maggio 2003 Gabriele De Rosa
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Avant-propos
Si copieuses soient-elles, des séries de lettres ne permettent pas de reconstituer de façon satisfaisante une séquence biographique. Elles sont toujours lacunaires par rapport à la réalité des correspondances, au hasard de leur conservation. Mais surtout elles ne représentent qu’un fragment de l’expérience vécue. En ne retenant même qu’un seul point de vue – les «amitiés françaises» de Luigi Sturzo – les lettres ici rassemblées n’en font apparaître que très incidemment des pans entiers et qui représentent sans doute l’essentiel: voyages, rencontres, conversations, débats d’idées, confidences… Elles en éclairent du moins un aspect, et d’abord le souci qui a animé son exil. «Tu comprenderai bene, écrivait-il à Maurice Vaussard le 21 mai 1929, che quando si è ridotti a non poter fare altro nella vita che scrivere libri e articoli per lingua e ambienti non propri, si deve contare sull’aiuto degli amici per vincere le difficoltà di un lavoro spesso ingrato e incompreso» 1. La date est significative. Si les conditions de son exil lui imposaient déjà une certaine discrétion, les Accords du Latran avaient été conclus en février: le concordat interdisait aux clercs toute activité politique. Sturzo tint à cœur de respecter cette clause, non sans l’interpréter. Plus de politique militante, au sens habituel. C’est ainsi qu’il céda à Ferrari le secrétariat de l’Internationale Populaire – «questa mia iniziativa, a me cara, ma che mi ha recato poche soddisfazioni 2» –. Mais sa pensée et sa plume restaient libres et il pouvait appliquer la méthode athanasienne: «fuggire, nascondersi, peregrinare, ma contemporaneamente parlare alto e franco, sostenere i fedeli, difendere la verità, non vergognarsi delle proprie convinzioni» 3. «Parler haut et franc» – encore fallait-il en avoir les moyens. L’Italie lui étant fermée, il ne pouvait le faire que dans d’autres langues et par des canaux – éditeurs, revues, journaux – qui ne lui étaient pas familiers. On ne s’étonnera donc pas que cette correspondance française documente pour l’essentiel l’histoire de son œuvre (le versant sociologique et politique surtout, le philosophique et le spirituel se trouvant plutôt dans le carteggio avec son frère Mario) pendant l’exil, l’effort pathétique pour se faire entendre et d’abord publier, les tractations avec éditeurs, directeurs de publications, traducteurs, l’attente anxieuse des réactions, des comptes rendus, l’amertume quand il a le sentiment de parler dans le désert. À l’évidence, il ne s’agit pas d’amour-propre d’auteur, mais de l’exigence d’une mission à poursuivre sur un autre plan. Dans ces conditions, l’établissement de collaborations régulières avec des publications françaises peut sembler tardif. Certes, son ami Maurice Vaussard lui avait aussitôt
L. Sturzo-M. Vaussard, Carteggio, a cura di Enrico Serra, Gangemi, 1999, p. 62. Lettre à Ferrari, citée par G. De Rosa, Sturzo, UTET, 1977, p. 301. 3 Lettre à Callegari, citée Ibid., p. 294. 1 2
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ouvert le «Bulletin catholique international» qu’il dirigeait. Les publications de Marc Sangnier avaient donné un assez large écho aux conférences parisiennes de mars-avril 1925, mais il n’y eut pas de suite à moyen terme. L’approche ensuite va être lente, grevée de difficultés, de retards. Faut-il en voir une raison dans le paysage politique, complexe et aux contours incertains, du catholicisme français? En ces années d’après-guerre, ce que Francisque Gay – qui souhaita toujours, en vain, leur unité – désignait comme «les forces démocratiques d’inspiration chrétienne » se présentait en ordre dispersé. Sangnier, le grand aîné, avait refusé le rôle de fédérateur qu’on lui proposait. La «Jeune République», qu’il avait créée en 1912 après la condamnation du Sillon, voulait se situer sur un terrain strictement politique – où beaucoup de «démocrates» et de «sociaux» s’effarouchaient de son orientation – et lui-même allait se consacrer de plus en plus à l’action internationale pour la paix. Un nouveau parti s’était constitué, qui affichait jusque dans sa dénomination sa parenté avec les Popolari et était partie prenante de l’ «Internationale blanche». Le congrès constitutif du Parti Démocrate Populaire se tint en novembre 1924, dans le contexte du succès électoral du Cartel des Gauches et en nette opposition à celui-ci. L’historien du P.D.P. le situe en une phrase dont les volutes décrivent assez bien l’ambiguïté de sa position: tout se passait, écrit-il, «comme si on avait deux partis indirectement [car ils refusent une étiquette confessionnelle] catholiques en France, la Fédération Républicaine à droite représentant le gros du catholicisme traditionnel et conservateur et un nouveau parti se situant d’emblée plus à gauche, qui incarnait l’aile modérée de la Démocratie Chrétienne et l’aile avancée du Catholicisme Social, centre gauche du catholicisme français, mais qui restait néanmoins au centre droit de l’échiquier politique» 4 – où il avait la «Jeune République» nettement sur sa gauche. Il est significatif que Sturzo ne collaborera de façon régulière qu’à des organes super partes, ouverts aux catholiques des diverses tendances de la mouvance démocratique, la revue «Politique» et le journal «L’aube». Quoi qu’il en soit, l’ensemble des lettres, dans l’état où elles ont été conservées, donne le sentiment que les relations proprement «politiques», pour l’activité du Secrétariat de l’Internationale blanche ou avec des personnalités dans la mouvance démocrate chrétienne, restent à l’arrière-plan et que la préoccupation centrale est bien la publication et la diffusion de ses écrits. On peut, au prix d’une certaine simplification, en dégager l’enchaînement. Premier contact circonstanciel: il s’adresse à Madame Malaterre-Sellier, rencontrée chez la princesse Ruffo, pour s’assurer un moyen de correspondre avec l’Italie à l’abri de la censure fasciste; sa correspondante organise la conférence parisienne et la rencontre avec Sangnier et ses amis. C’est Vaussard qui, pour la traduction d’un ouvrage déjà accepté par l’éditeur, Italie et Fascisme, lui recommande un jeune juriste, Marcel Prélot; celui-ci, membre du P.D.P., appartient, avec Charles Blondel et Charles Flory, à la petite équipe qui lance une nouvelle revue, «Politique», aussitôt ouverte à Sturzo. Prélot encore l’aiguille vers Paul Archambault, les «Cahiers de la Nouvelle Journée» et indirectement Francisque Gay qui les édite pour la publication de La Communauté internationale et le droit de guerre. Il traitera ensuite avec la même maison pour l’édition, à compte d’auteur, du Ciclo della Creazione. Mais c’est l’apparition de «L’aube» qui va l’ «enchanter» et inaugurer 4 Jean-Claude Delbreil, Centrisme et démocratie-chrétienne en France. Le Parti Démocrate Populaire des origines au M.R.P., Publications de la Sorbonne, 1990, p. 35.
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les rapports vraiment étroits et amicaux. En marge de cette filière, si la collaboration à «La TerreWallonne» d’Élie Baussart reste dans la mouvance de la démocratie chrétienne francophone, celle avec les dominicains de «La Vie Intellectuelle» est un signe des mutations provoquées par la condamnation de l’Action française. Dans ce cadre précis – car, depuis les débuts de son exil, il collabore à d’autres publications, dans divers pays –, il y a certes succession des genres; mais joue de plus en plus le sentiment de l’urgence, de la montée des périls, avec ses jalons: l’Éthiopie, l’Espagne, Munich. Les préoccupations pratiques tiennent une grande place dans cette correspondance. La pensée de Sturzo s’exprime plutôt en d’autres lieux – dans ces textes justement dont les lettres constituent comme la logistique, ou l’intendance, et où la trouvent ses correspondants. Mais ces lettres témoignent d’abord que sa réflexion ne s’épanouit pas librement dans une Thébaïde, qu’elle doit frayer son chemin parmi bien des contraintes. Cependant, et à mesure que la situation se fait plus tragique, se dégagent de ces divers dialogues des jugements sur les événements quasi unanimes, et l’on est frappé de leur pertinence – loin alors d’être partagée. Elle paraît bien liée à l’influence de Sturzo et au prestige dont il jouit dès le départ dans la démocratie chrétienne européenne, et singulièrement française. Nous avons évoqué l’indécision où celle-ci se trouvait au lendemain de la Grande Guerre et ses multiples causes: la condamnation du Sillon, les ambiguïtés de «l’Union Sacrée» et de la Chambre «Bleu Horizon» qui renforçaient l’orientation conservatrice du catholicisme politique. L’expérience des Popolari offrait un modèle, dans son élan premier comme dans sa défaite face au fascisme. Le premier contact français important – même si les relations avec Sangnier et la Jeune République restèrent par la suite épisodiques –, les conférences de 1925, avait donné le ton: ainsi ses amis ne partagèrent pas les complaisances largement répandues envers l’Italie fasciste, surtout après les Accords du Latran. À chacun des événements-tests – la répression ouvrière en Autriche, l’invasion de l’Éthiopie, le soulèvement de Franco, Guernica… – le diagnostic sera sans faille et les publications amies lui feront écho. Ce qui conduit à s’interroger sur l’étrange destin de la démocratie chrétienne en France entre les deux guerres: la justesse de bien de ses vues, son impuissance politique (un mauvais esprit serait tenté de dire que les termes se sont inversés après la dernière guerre). Le mouvement même de la correspondance – en particulier l’accélération des échanges avec la rédaction de «L’aube», l’insistance pour hâter la publication de ses articles, le souci ensuite de les diffuser – traduit la pression de l’événement. Mais elle témoigne en même temps que Sturzo ne se laisse pas immerger dans la quotidienneté politique, si tragique fûtelle. Les articles de revues, sans négliger l’actualité, ouvrent plus d’espace à la réflexion doctrinale. Et ce sont les années où il élabore et publie ses œuvres majeures. Là encore, la correspondance manifeste son impatience à en recueillir les échos, parce qu’il a le sentiment qu’une part essentielle de son action s’exerce sur ce plan. Mais surtout il faut mettre en parallèle le Carteggio Luigi-Mario Sturzo5, ces quinze années d’échanges fraternels sur les plus hauts problèmes de la philosophie et de la mystique. L’extraordinaire activité intellectuelle de Sturzo pendant l’exil est polyphonique, elle s’étage sur plusieurs plans, mais – à la fois principe de son unité et sa fin – elle s’accomplit dans La Vera Vita. Émile Goichot 5
Voir l’édition qu’en a procurée Gabriele De Rosa, 4 volumes + 1 d’Indici, cit.
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Introduzione
Per quanto ricca possa essere, una serie di lettere non consente di ricostituire in modo soddisfacente una sequenza biografica. Le lettere sono sempre lacunose rispetto alla realtà degli epistolari, a seconda della loro conservazione. Ma soprattutto esse non rappresentano che un frammento dell’esperienza vissuta. Mantenendo anche soltanto un unico punto di vista – le “amicizie francesi” di Luigi Sturzo – le lettere qui raccolte non fanno apparire che incidentalmente dei momenti interi, che costituiscono senza dubbio l’essenziale: viaggi, incontri, conversazioni, dibattiti, confidenze,… Fanno almeno luce su un aspetto ed innanzitutto la preoccupazione che ha alimentato il suo esilio. “Tu comprenderai bene, scrisse a Maurice Vaussard il 21 maggio 1929, che quando si è ridotti a non poter fare altro nella vita che scrivere libri e articoli per lingua e ambienti non propri, si deve contare sull’aiuto degli amici per vincere le difficoltà di un lavoro spesso ingrato e incompreso” 1. La data è significativa. Se le condizioni del suo esilio gli imponevano già una certa discrezione, gli Accordi del Laterano erano stati firmati nel febbraio: il Concordato proibiva ai chierici ogni tipo di attività politica. Sturzo teneva molto a rispettare questa clausola, anche se la interpretava. Aveva smesso con la politica militante, nel senso abituale del termine. “E così che cedei a Ferrari il segretariato dell’Internazionale Popolare – “questa mia iniziativa, a me cara, ma che mi ha recato poche soddisfazioni” – 2. Il suo pensiero e la sua penna rimanevano tuttavia liberi e egli poteva applicare il metodo atanasiano: “fuggire, nascondersi, peregrinare, ma contemporaneamente parlare alto e chiaro, sostenere i fedeli, difendere la verità, non vergognarsi delle proprie convinzioni”3. “Parlare alto e chiaro” – bisognava averne i mezzi. Essendogli chiuse le frontiere dell’Italia, poteva soltanto farlo nelle altre lingue e tramite altri mezzi – editori, riviste, giornali – che non gli erano familiari. Non ci si stupirà dunque del fatto che questa corrispondenza francese documenti essenzialmente la storia della sua opera (soprattutto il versante sociologico e politico; in quanto quello filosofico e quello spirituale si trova piuttosto nel carteggio con suo fratello Mario) durante l’esilio, lo sforzo patetico per farsi sentire e prima di tutto pubblicare, le trattative con gli editori, direttori di giornali, traduttori, l’attesa ansiosa delle reazioni, dei resoconti, l’amarezza quando aveva la sensazione di parlare nel deserto. Non si tratta certamente di amor proprio, ma dell’esigenza di una missione da proseguire ad un altro livello. In queste condizioni, lo stabilirsi di collaborazioni regolari con alcune pubblicazioni francesi può sembrare tardivo. Certamente, il suo amico Maurice Vaussard gli aveva subito aperto il «Bulletin catholique international» che dirigeva. Le pubblicazioni di Marc L. Sturzo-M.Vaussard, Carteggio, a cura di Enrico Serra, Gangemi, 1999, p. 62. Lettera a Ferrari, citata da G. De Rosa, Sturzo, UTET, 1977, p. 301. 3 Lettera a Gallegari, citata Ibidem, p. 294. 1 2
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Sangnier avevano dato un’eco piuttosto ampia alle conferenze parigine del marzo-aprile 1925, non ci fu però un seguito a medio termine. L’approccio sarà poi lento, segnato da difficoltà, da contrattempi. Ci può essere un motivo nel panorama politico – complesso e dai contorni incerti – del cattolicesimo francese? In questi anni del dopo guerra, quello che Francisque Gay – che ha sempre auspicato, invano, la loro unità – indicava come “le forze democratiche di ispirazione cristiana”, si presentavano in ordine sparso. Sangnier, il grande primogenito, aveva rifiutato il ruolo di personalità federativa che gli si proponeva. «La Jeune République», che aveva creato nel 1912 dopo la condanna del “Sillon”, desiderava collocarsi su un terreno strettamente politico – dove molti “democratici” e “sociali” si impaurivano del suo orientamento – e lui stesso stava per dedicarsi sempre di più all’azione internazionale a favore della pace. Un nuovo partito si era formato, sfoggiando persino nella denominazione la sua parentela con i Popolari, e partecipava all’ “Internazionale Bianca”. Il congresso costitutivo del Partito Democratico Popolare ebbe luogo nel novembre 1924, nell’ambito del successo elettorale del Cartello delle Sinistre e in netta opposizione a quest’ultimo. Lo storico del PDP lo definisce in una frase i cui ritmi rendono piuttosto bene l’ambiguità della sua posizione: tutto andava, scriveva, “come se due partiti indirettamente cattolici esistessero in Francia (poiché rifiutavano un’etichetta politica): la Federazione Repubblicana a destra rappresentava la parte più importante del cattolicesimo tradizionale e conservatore e un nuovo partito che si ubicava sin dall’ inizio più a sinistra, incarnando l’ala moderata della Democrazia Cristiana e l’ala avanzata del Cattolicesimo Sociale, centro sinistra del cattolicesimo francese, che rimaneva, però, al centro destra dello scacchiere politico” 4 – che aveva la «Jeune République» nettamente a sua sinistra. È significativo il fatto che Sturzo collaborerà con una certa regolarità soltanto con delle testate super partes, aperte ai cattolici di ogni corrente della sfera di influenza democratica: la rivista «Politique» e il giornale «L’aube». In ogni modo, nello stato in cui sono state conservate, tutte le lettere lasciano intendere che i rapporti strettamente “politici”, per l’attività del Segretariato dell’Internazionale bianca o con delle personalità dell’area democratica cristiana, rimangono in secondo piano mentre la preoccupazione primaria risiede nella pubblicazione e nella diffusione dei suoi scritti. Si può, se vogliamo semplificare la nostra analisi, ricostruirne il percorso. Il primo contatto è di circostanza: Sturzo si rivolge alla Signora Malaterre-Sellier, incontrata dalla Principessa Ruffo, per assicurarsi un mezzo per corrispondere con l’Italia, al riparo dalla censura fascista; la sua corrispondente organizza la conferenza parigina e l’incontro con Sangnier e i suoi amici. È Vaussard che gli consiglia per la traduzione di un’opera, Italie et Fascisme, già accettato dall’ editore, un giovane giurista, Marcel Prélot; quest’ultimo è membro del PDP e fa parte, assieme a Charles Blondel e Charles Flory, del piccolo gruppo che crea una nuova rivista – «Politique» – immediatamente aperta a Sturzo. È sempre Prélot che indirizza Sturzo verso Paul Archambault, i «Cahiers de la Nouvelle Journée» e indirettamente verso Francisque Gay che gli editerà la pubblicazione della Communauté Internationale et le droit de guerre. Sturzo si rivolgerà poi alla stessa casa editrice per l’edizione, in qualità di autore, del Ciclo della Creazione. È tuttavia l’apparizione di «L’aube» che “incanterà” Sturzo, segnando l’inizio di rapporti veramente stretti ed amichevoli. 4 Jean-Claude Delbreil, Centrisme et démocratie-chrétienne en France. Le Parti Démocrate Populaire des origines au M.R.P., Publications de la Sorbonne, 1990, p. 35.
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A margine di questa trafila, se la collaborazione alla «Terre Wallonne» di Elie Baussart rimane nella tendenza della democrazia cristiana francofona, quella con i Domenicani della «Vie Intellectuelle» rappresenta invece un indice delle mutazioni causate dalla condanna dell’Action française. In questa cornice – poiché dagli inizi del suo esilio Sturzo collabora con altre pubblicazioni, in vari paesi – esiste certo un susseguirsi di generi. Il sentimento di emergenza, dell’aumento dei pericoli con i suoi sintomi: l’Etiopia, la Spagna, Monaco, ha tuttavia una parte sempre più importante. Le preoccupazioni di natura pratica occupano un posto di primaria importanza in questa corrispondenza. Il pensiero di Sturzo si esprime piuttosto in altre occasioni – proprio nei suoi scritti le cui lettere costituiscono qualcosa come l’ossatura o l’organizzazione e laddove i suoi corrispondenti possono trovarlo. Queste lettere, però, testimoniano innanzitutto il fatto che la sua riflessione non sboccia liberamente in una Tebaide, ma deve invece farsi strada nel mezzo di una serie di costrizioni. Tuttavia, a mano a mano che il contesto diventa più tragico, si fanno luce nei dialoghi dei giudizi sugli eventi quasi unanimi e si rimane colpiti dalla loro pertinenza, allora lontana dall’essere condivisa. Questa considerazione deriva dall’influenza esercitata da Sturzo e dal prestigio di cui godeva sin dalla sua partenza dalla democrazia cristiana europea, e singolarmente quella francese. Abbiamo già evocato lo stato di indecisione nel quale essa si trovava nell’immediato dopoguerra e le diverse cause di questo stato: la condanna del “Sillon”, le ambiguità dell’Union Sacrée e della Camera “Bleu Horizon” che rafforzavano l’indirizzo conservatore del cattolicesimo politico. L’esperienza dei Popolari offriva un modello sia per il suo slancio di partenza che per la sua sconfitta di fronte al fascismo. Anche se successivamente i rapporti con Sangnier e la Jeune République rimasero episodici, il primo contatto francese di una certa importanza – le conferenze del 1925, avevano dettato il tono: così i suoi amici non condivisero il compiacimento largamente diffuso nei confronti dell’Italia fascista, soprattutto dopo gli Accordi del Laterano. Ad ognuno degli eventi – la repressione operaia in Austria, l’invasione dell’Etiopia, l’insurrezione di Franco, Guernica, ecc… – La diagnosi fu senza errori e le pubblicazioni amiche faranno eco. Questo ci conduce ad interrogarci sullo strano destino della democrazia cristiana in Francia tra le due guerre: la lucidità di suoi numerosi punti di vista e la sua impotenza politica (qualche spirito cattivo sarebbe tentato di dire che i termini di questa analisi si sono invertiti dopo l’ultima Guerra). Il movimento stesso della corrispondenza – in particolar modo l’accelerarsi degli scambi con la redazione di «L’aube», l’insistenza per affrettare la pubblicazione dei suoi articoli, e poi la cura nel diffonderli – rispecchia la pressione degli eventi. Allo stesso tempo testimonia il fatto che Sturzo non si lascia sommergere dalla quotidianità della politica, per quanto tragica possa essere. Gli articoli nelle riviste, senza trascurare l’attualità, concedono maggior spazio alla riflessione dottrinale. Sono questi gli anni in cui Sturzo elabora e pubblica le sue maggiori opere. Ancora una volta, la corrispondenza lascia affiorare la sua impazienza a raccoglierne gli echi poiché egli sente che una parte essenziale della sua azione si esercita in quest’ambito. Bisogna soprattutto prendere in considerazione il Carteggio Luigi-Mario Sturzo 5, questi 15 anni di scambi fraterni sulle più ardue pro5
Consultare l’edizione proposta da Gabriele De Rosa, 4 volumi e 1 indice, cit.
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blematiche della filosofia e della mistica. La straordinaria attività intellettuale di Sturzo durante il suo esilio è polifonica, si sviluppa su diversi livelli, ma – allo stesso tempo principio della sua unità e della sua fine –, essa si realizza nella Vera Vita. Émile Goichot
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Note de l’éditeur
Les lettres publiées ci-dessous sont conservées dans l’Archivio de l’Istituto Luigi Sturzo: en tête de chacune est indiquée la cote. Pour d’évidentes raisons, cette correspondance se présente de façon dissymétrique. D’une part, les lettres effectivement reçues par Sturzo, manuscrites – sigle après la cote: (m) pour les lettres ou (cm) pour les cartes – ou dactylographiées (d) ou (cd). Du côté de Sturzo, des minutes, en fait des brouillons, d’écriture très cursive (et donc de déchiffrement souvent malaisé), qui abrègent généralement ou escamotent formules finales et signature: ils étaient mis au net – et éventuellement en français – par ses secrétaires. Il lui arrivait d’esquisser sa réponse – la plupart du temps laconique – sur la lettre même de son correspondant, ce que signale le sigle (rl). Dans de rares cas ont été conservées des copies dactylographiées de ces traductions mises au net, présentées comme telles. Comme on le verra, Sturzo passe assez vite de l’italien au français pour ces esquisses – un français plutôt rustique. On n’a pas prétendu faire une édition «diplomatique», reproduisant scrupuleusement maladresses ou incorrections: l’entreprise n’aurait pas grand sens, puisqu’elles étaient ensuite corrigées. On s’est donc permis d’opérer une discrète toilette, pour gommer tout ce qui pourrait compromettre la lecture – dans la syntaxe pour l’essentiel : accords, ordre des mots… – en respectant l’allure peu idiomatique. L’organisation de l’ouvrage posait un problème délicat. Sturzo mène de front ses activités littéraires à différents niveaux – livres, revues, articles dans des quotidiens –, en rapport donc avec divers correspondants. Ceux-ci appartiennent au même milieu, à l’intérieur duquel les rencontres et les échanges sont constants: on trouve, par exemple, souvent les mêmes signatures dans «L’aube», «Politique» ou «La Vie Intellectuelle». Il s’agit pourtant d’entreprises distinctes et les négociations entre Sturzo et ses différents éditeurs sont menées indépendamment les unes des autres. Donner la suite des documents dans l’ordre chronologique les aurait fait s’entrecroiser et composer finalement un écheveau inextricable. Il a donc paru plus commode, plus lisible, de les organiser par séries, autour des lieux et des organes de publication et de leur(s) responsable(s).
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Nota del curatore
Le lettere pubblicate qui di seguito sono conservate presso l’Archivio dell’Istituto Luigi Sturzo: all’inizio di ognuna è indicata la collocazione d’archivio. Per ovvi motivi, questa corrispondenza si presenta in modo asimmetrico. Da una parte le lettere effettivamente ricevute da Sturzo, manoscritte – sigla dopo la segnatura (m) per le lettere o (cm) per le carte e se dattiloscritte (d) o (cd). Da parte di Sturzo, esistono minute, in realtà brutte copie, di scrittura molto corsiva (e dunque decifrabili con grande difficoltà), che abbreviano o fanno sparire le formule conclusive e la firma: erano poi preparate nella loro versione definitiva, ed eventualmente in lingua francese, dalle sue segretarie. A volte gli capitava di delineare la sua risposta – spesso laconica – sulla lettera stessa del suo corrispondente, indicata con la sigla (rl). In casi rari sono state conservate copie dattiloscritte di queste traduzioni nella loro versione definitiva e presentate come tali. Come si vedrà Sturzo passa piuttosto rapidamente nelle sue bozze dall’ italiano al francese, un francese piuttosto elementare. Non abbiamo preteso un’edizione “diplomatica”, riproducendo con scrupolosità goffaggini o scorrettezze: l’impresa non avrebbe avuto un significato pertinente poiché erano state in seguito corrette. Ci siamo perciò concessi il diritto di operare una lieve revisione per correggere ogni elemento che potesse compromettere la lettura, essenzialmente nella sintassi: accordi, ordine delle parole, rispettando tuttavia l’andamento poco idiomatico. L’organizzazione dell’opera ha posto un problema delicato. Sturzo gestiva più attività letterarie contemporaneamente e a diversi livelli – libri, riviste, articoli sui quotidiani – in relazione con i suoi diversi corrispondenti. Essi appartenevano allo stesso ambiente, all’interno del quale gli incontri e gli scambi erano costanti: per esempio si trovano spesso le stesse firme nel «L’aube», «Politique» o «La Vie Intellectuelle». Si tratta tuttavia di iniziative ben distinte e i negoziati tra Sturzo e i suoi diversi editori sono svolti indipendentemente l’uno dall’altro. Presentare i documenti nell’ordine cronologico avrebbe provocato un intreccio e infine la composizione di una matassa inestricabile. Ci è dunque sembrato più comodo e più leggibile organizzare i documenti secondo delle serie, attorno ai luoghi e alle testate di pubblicazioni con i loro responsabili.
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Nota redazionale
Le lettere sono state riprodotte integralmente e fedelmente dagli originali. Sono stati corretti solo i lapsus calami sia nei testi italiani sia in quelli francesi. Sono stati uniformati i titoli dei giornali, delle riviste e dei libri. Le parole sottolineate nellâ&#x20AC;&#x2122;originale sono rese dal corsivo. Le date non sono state uniformate ma riprodotte come scritte dagli autori dei documenti. Qualora le lettere siano scritte su carta intestata, questa viene riprodotta in alto a sinistra. La collocazione dâ&#x20AC;&#x2122;archivio appare sopra la data di ciascun documento.
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Autour de «La Jeune République»: dès conférence de Paris à la guerre d’Espagne
Les premiers contacts, et les plus constants, de Sturzo exilé – à en juger du moins par la correspondance conservée – avec les héritiers du Sillon passent par l’intermédiaire de Germaine Malaterre-Sellier (1889-1967). Personnalité alors en vue, aujourd’hui à peu près effacée 1. Née dans une famille de bonne bourgeoisie catholique, Germaine Sellier, attirée de bonne heure par les activités sociales, avait reçu une formation d’infirmière qui l’amena à s’engager dès le début de la première guerre mondiale dans les hôpitaux près du front. Sa conduite devait lui valoir croix de guerre et légion d’honneur; c’est aussi au cœur du conflit qu’elle épousa un jeune lieutenant, ingénieur de formation, Henri Malaterre. Dès 1920, elle adhère à la Jeune République – son père et son oncle étaient d’ailleurs parmi les premiers militants, et familiers de Sangnier. Son activité politique va dès lors s’étendre et s’exercer dans deux directions. Féministe «réformiste», modérée, respectueuse des valeurs traditionnelles, elle milite pour le suffrage des femmes et figure parmi les dirigeantes des principales associations, au plan national et international. Pacifiste, elle occupe aussi des postes de responsabilité dans les mouvements pour la Société des Nations et la Coopération européenne. Elle est ainsi nommée en 1932 par Édouard Herriot, président du conseil, conseillère technique dans la délégation politique française à la SdN et reconduite régulièrement jusqu’en 1938. Une journaliste qui a consacré un livre aux Égéries de la République la range – aux côtés d’Anna de Noailles et de Marthe Bibesco – parmi les «Genevoises», mais comme «messagère du Vatican». Une autre de ses consœurs, Louise Weiss, manifestait de l’estime pour cette «oratrice assez habile pour accommoder les exigences d’un catholicisme affiché avec les services qu’elle rendait à Genève aux gouvernements anticléricaux» 2. Toujours est-il que ces diverses responsabilités lui permirent de nouer de nombreuses relations, bien au-delà des milieux français et démocrates-chrétiens. Durant la Guerre d’Espagne, elle dirigea quatre missions pour la sauvegarde des femmes et des enfants. Au milieu de cette activité débordante, elle ne perdit pas contact avec Sangnier et le seconda efficacement. Inutile sans doute de présenter longuement Marc Sangnier (1873-1950) 3. D’une petite revue fondée par des collégiens, Le Sillon, il avait fait un vaste mouvement d’éduca1 J’ai pu consulter l’excellent mémoire de maîtrise (Paris-I, 2001) de Sabine Wierzbicki, Germaine Malaterre-Sellier: un destin aux croisées du féminisme et du pacifisme, à l’Institut Marc Sangnier grâce à l’obligeance de l’archiviste, Mme Gaultier-Voituriez. 2 Marie-Thérèse Guichard, Les Égéries de la République, Payot, 1991, pp. 153-155. 3 La thèse de Jeanne Caron, Le Sillon et la démocratie chrétienne 1894-1910, Plon, 1966, s’arrête à la condamnation et ne recouvre pas cette période. V. plutôt Madeleine Barthélemy-Madaule, Marc Sangnier 1873-1950, Le Seuil, 1973.
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tion populaire qui entendait concilier la fidélité chrétienne avec le souci de la justice sociale et le ralliement à la démocratie. En raison même de son succès et sans doute aussi d’une certaine volonté d’indépendance, le Sillon vit progressivement grandir l’hostilité d’une partie de la hiérarchie et la franche hostilité des milieux traditionalistes et de l’Action française. On l’accusait de «modernisme social» et, dans la foulée des mesures répressives après Pascendi, Pie X, par une lettre à l’épiscopat français («Notre charge apostolique», 25 août 1910), condamnait ses «erreurs». Sangnier et ses amis se soumirent et décidèrent la dissolution du Sillon pour se cantonner dans l’action politique: ils créèrent d’abord un quotidien, «Le Démocrate», puis en 1912 la Ligue de la Jeune République (qui publiait un hebdomadaire sous le même titre). Après la guerre, Sangnier fut élu député sur une liste du Bloc National: expérience décevante dans une Chambre «Bleu horizon» (1919-1924), à forte imprégnation nationaliste; ses candidatures aux élections suivantes aboutirent à des échecs. Décidé à centrer son engagement sur la lutte pour la paix et la réconciliation franco-allemande, il organisa chaque année, dans une ville européenne (1921, Paris; 1922, Vienne; 1923, Fribourg-en-Brisgau; 1924, Londres; 1935, Luxembourg), un «Congrès International d’Action pour la Paix»: Sturzo fut délégué au premier de ces congrès et c’est peut-être à cette occasion qu’ils firent connaissance. En 1926, Sangnier transforma sa propriété de Bierville en «centre international permanent», à la fois foyer d’accueil et «école de haut enseignement». Il orienta décidément son action vers la nouvelle génération, lançant en 1929 la «Croisade de la Jeunesse», créant la même année, toujours à Bierville, la première Auberge de la Jeunesse en France et fondant la «Ligue française pour les Auberges de la Jeunesse». En 1932, il proposa à la Jeune République de renoncer à l’action politique pour s’investir dans la lutte contre le nationalisme et le fascisme. N’ayant pu obtenir l’adhésion de la majorité, il se retira avec une petite moitié des militants pour se consacrer au Foyer de la Paix de Bierville et à la direction des Auberges. Il lança aussi un nouvel hebdomadaire, «L’Éveil des Peuples», qui rassemblait des collaborateurs de tous les horizons dans le combat pour la paix et la démocratie. L’empreinte du Sillon a marqué la plupart des amis et des correspondants français de Sturzo. Dans cette phase cependant, tout en reconnaissant ce qu’ils doivent à «Marc», ils se retrouvent rarement dans la mouvance de la Jeune République et s’effarouchent de ce qui leur paraît une dérive à gauche. Cela explique-t-il la minceur de la correspondance directe entre les deux hommes et la collaboration très épisodique de Sturzo aux publications de Sangnier? En tout cas, on ne saurait majorer l’importance de l’épisode initial, les conférences parisiennes de mars-avril 1925. Première manifestation publique après l’exil et dénonciation vigoureuse de l’image, largement répandue et reçue avec complaisance dans l’opinion modérée, du fascisme comme force d’ordre, arrivée au pouvoir par le fonctionnement régulier du processus démocratique.
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Attorno alla «Jeune République»: dalla conferenza di Parigi alla guerra di Spagna
I primi contatti, e quelli più costanti, di Sturzo in esilio con gli eredi del Sillon – a giudicare dalla corrispondenza conservata – passano tramite Germaine Malaterre-Sellier (1889-1967). Personalità di primo piano all’epoca, oggi invece quasi cancellata 1. Nata in una famiglia della buona borghesia cattolica, Germaine Sellier, attratta molto presto dalle attività sociali, ricevette una formazione di infermiera che la portò ad impegnarsi sin dall’inizio della Prima Guerra mondiale negli ospedali in prossimità del fronte. La sua condotta le valse una croce di guerra e la Legion d’Onore; sempre nel cuore del conflitto sposò un giovane tenente, l’ingegnere Henri Malaterre. Sin dal 1920, aderì alla «Jeune République» – suo padre e suo zio figuravano d’altro canto tra i primi militanti e familiari di Sangnier. Da allora l’attività della Sellier si estese e orientò in due direzioni. Femminista “riformista”, moderata, rispettosa dei valori tradizionali, militò per il suffragio delle donne e fu sempre tra le dirigenti delle principali associazioni a livello nazionale e internazionale. Pacifista, si ritrovò anche a svolgere ruoli di responsabilità nei movimenti per la Società delle Nazioni (SdN) e per la cooperazione europea. Nel 1932 fu così nominata dal presidente del Consiglio Edouard Herriot consigliere tecnico nella delegazione politica francese per la SdN e riconfermata nel suo incarico fino al 1938. Una giornalista che ha scritto un libro sulle Egerie della Repubblica la include, accanto a Anna de Noailles e Marthe Bibesco, nel gruppo delle “Ginevrine” ma in qualità di “messaggero del Vaticano”. Un’altra delle sue consorelle, Louise Wess, manifestava stima nei confronti di questa “oratrice abbastanza abile da coniugare le esigenze di un cattolicesimo ostentato e i favori concessi ai governi anticlericali di Ginevra” 2. Comunque sia, le sue diverse responsabilità le consentirono di allacciare numerose relazioni, molto al di là degli ambienti francesi e democristiani. Durante la Guerra di Spagna, condusse tre missioni per la salvaguardia delle donne e dei bambini. In mezzo a quest’attività frenetica, non perse mai il contatto con Sangnier e lo assecondò con grande efficacia. Risulta certamente superfluo presentare a lungo Marc Sangnier (1873-1950) 3. Da una piccola rivista fondata da studenti, «Le Sillon» aveva creato un vasto movimento di educazione popolare che intendeva conciliare la fedeltà cristiana alla preoccupazione per 1 Ho potuto consultare l’eccellente tesi di laurea (Paris I-2001) di Sabine Wierzbicki, Germaine Malaterre-Sellier: un destin aux croisées du féminisme et du pacifisme, Institut Marc Sangnier, grazie all’archivista Signora Gaultier-Voituriez. 2 Marie-Thérèse Guichard, Les Egéries de la République, Payot, 1991, pp. 153-155. 3 Il dottorato di Jeanne Caron, Le Sillon et la démocratie chrétienne 1894-1910, Plon, 1966, si conclude con la condanna e non copre questo periodo. Consultare piuttosto Madeleine Barthélemy-Madaule, Marc Sangnier 1873-1950, Le Seuil, 1973.
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la giustizia sociale e l’adesione alla democrazia. Proprio per il suo successo, e con ogni probabilità anche per una certa volontà di indipendenza, Le Sillon suscitò l’ostilità di una parte della gerarchia e l’avversione aperta degli ambienti tradizionalisti e dell’Action française. Accusato di “modernismo sociale”, e sulla scia delle misure repressive in seguito alla Pascendi, Pio X, con una lettera all’episcopato francese (“Il nostro incarico apostolico”, 25 agosto 1910) ne condannò gli “errori”. Sangnier e i suoi amici si sottomisero e sciolsero il Sillon per limitarsi all’azione politica: crearono in un primo momento un quotidiano, «Le Démocrate», poi nel 1912 la «Ligue de la Jeune République» (che pubblicava un settimanale con lo stesso nome). Dopo la guerra, Sangnier fu eletto deputato nella lista del Bloc National: un’esperienza deludente nella Camera “Bleu Horizon” (19191924) a forte tendenza nazionalista; tutte le sue candidature alle successive elezioni si risolsero in altrettante sconfitte. Deciso a centrare il suo impegno sulla lotta a favore della pace e della riconciliazione franco-tedesca, organizzò ogni anno in una città europea un “Congrès International d’Action pour la Paix” (1921, Parigi; 1922, Vienna; 1923, Fribourg-en-Brisgau; 1924, Londra; 1935, Lussemburgo): Sturzo fu delegato al primo congresso e questa fu forse l’occasione del primo incontro con Sangnier. Nel 1926, Sangnier trasformò la sua proprietà di Bierville in un “centro internazionale permanente”, al tempo stesso centro di accoglienza e “scuola di insegnamento alto”. Orientò la sua azione verso la nuova generazione, lanciando nel 1929 la “Crociata della Gioventù”, creando lo stesso anno, sempre a Bierville, il primo Ostello della Gioventù in Francia e fondando la “Lega francese per gli Ostelli della Gioventù”. Nel 1932 propose alla Jeune République di rinunciare all’attività politica per impegnarsi nella lotta contro il nazionalismo e il fascismo. Non avendo ottenuto la maggioranza, si ritirò con una piccola parte dei militanti per dedicarsi al “Focolare della Pace” di Bierville e alla direzione degli ostelli. Creò anche un nuovo settimanale, «L’Eveil des Peuples», che radunava collaboratori di diverse provenienze nella lotta per la pace e la democrazia. L’impronta del Sillon segnò la maggioranza degli amici e dei corrispondenti francesi di Sturzo. Tuttavia in questa fase, pur riconoscendo quello che dovevano a “Marc”, si ritrovarono raramente nella sfera di influenza di «Jeune République» e si spaventarono di fronte a quella che sembrava loro una deriva verso la sinistra. Questo fatto può forse spiegare l’esilità della corrispondenza diretta tra i due uomini e la collaborazione molto episodica di Sturzo alle pubblicazioni di Sangnier? In ogni caso, non bisogna aumentare l’importanza dell’episodio iniziale, le conferenze parigine del marzo-aprile 1925. Prima manifestazione pubblica dopo l’esilio e denuncia vigorosa dell’immagine, largamente diffusa e accolta con compiacimento dall’opinione moderata, del fascismo come forza di ordine, giunta al potere tramite il funzionamento regolare del processo democratico.
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f288/1.32 5-1-25 Madame Malaterre, Spero che si ricorderà di me e del nostro incontro in casa della Principessa Ruffo. Le scrivo per chiederle un segnalato favore. Io mi trovo a Londra, quasi in esilio: e specialmente in questi difficili giorni per la mia Patria, non mi è possibile scrivere agli amici politici e riceverne lettere, perché si teme che vengano sottratte. Ignoro se il timore sia fondato; nel fatto non poche lettere non mi sono pervenute. Ho pregato qui a Londra Miss Barbara Carter di fare per me recapito; è il terzo che cambio. Ora ho pensato di far centro Parigi e pregar Lei di consentire di indirizzarle la corrispondenza di maggior interesse; e Lei mi farà il favore di trasmettere le lettere che Le pervengono dall’Italia qui a Londra a Miss Carter e quelle che io le spedirò da Londra alla Pssa Donna Gabriella Ruffo, Lungo Tevere Michelangelo n° 15. Con questo giro spero aver provveduto alla maggior sicurezza della corrispondenza. È superfluo assicurarla che io e gli amici useremo con discrezione del suo recapito; e certo nulla vi sarà nelle lettere che non sia rispondente alle nostre idee etico-politiche. Attendo il suo gentile consenso per poterle mandare la prima lettera diretta all’amico Ruffo. Colgo questa occasione per presentarle, Madame, i più devoti omaggi. [L. S.]
f288/2.114 (m) le 10 janvier 1924 [sic pour 1925] Cher Monsieur l’Abbé, Vous pouvez user de mon adresse sans aucune crainte. Je suis trop heureuse de pouvoir vous être utile en vous permettant de rester en contact avec votre Patrie. Toutes les lettres que vous m’enverrez seront immédiatement transmises à la princesse Ruffo. Usez de moi sans crainte. J’espère seulement que des jours meilleurs viendront bientôt pour l’Italie et pour vous et que vous pourrez bientôt reprendre dans votre Patrie votre tâche de noble apostolat. 25
Mon cœur s’est serré en vous sachant en Angleterre «presque en exil». Quels jours douloureux vous avez dû traverser! Si vous venez en France n’oubliez pas que mon mari et moi nous serons heureux de vous revoir. Je vous adresserai chez Miss Carter toutes les lettres qui me parviendront d’Italie. Croyez bien, cher Monsieur l’Abbé, à tous mes sentiments les meilleurs et les plus dévoués. G. Malaterre-Sellier
f289/1.59 (m) le 9 février 1925 Monsieur l’Abbé, Cet envoi est le second que je vous fasse parvenir. Par ailleurs toutes vos lettres ont été immédiatement expédiées en Italie par mes soins. Je souhaite de tout mon cœur que vos efforts et ceux de vos amis soient bientôt couronnés de succès. Que Dieu soit avec vous! Croyez bien, cher Monsieur l’Abbé, à tous mes sentiments de profonde sympathie. G. Malaterre-Sellier
f289/2.169 (m) le 22 février 1925 Cher Monsieur l’Abbé, Le Comité National d’Études Sociales et Politiques est une association vraiment très sérieuse qui s’adresse à un public restreint mais d’élite. Je crois par ailleurs que l’esprit français est, actuellement, en parfaite disposition pour comprendre et accepter tout ce que vous aurez à lui dire relativement à la situation de l’Italie. La seule difficulté à résoudre me paraît être la difficulté de langue, car toutes les conférences à la Cour de Cassation se font en français. Il vous faudrait un très bon traducteur afin que votre pensée ne soit pas trahie involontairement. Je connais beaucoup Monsieur Raymond Voize qui est le directeur et l’organisateur des conférences du Comité National d’Études. Si vous le souhaitiez je pourrais le voir et régler avec lui toutes les choses relatives à votre venue en France et à votre conférence à la Cour de Cassation? 26
Personnellement je souhaite très vivement que vous ne veniez pas avant le 1er avril car je vais être absente de Paris tout le mois de mars… Et j’aimerais beaucoup être là pour vous accueillir et aussi – si tel est votre désir – pour aider Marc Sangnier et ses amis à organiser une autre réception en votre honneur. Si vous le souhaitez, un grand nombre de milieux français sont prêts à vous entendre avec la plus vive et profonde sympathie. Est-ce votre désir de les rencontrer? Croyez bien, Monsieur l’Abbé, à mes sentiments de très profonde sympathie. G. Malaterre-Sellier P.S. Je viens d’avoir la visite de M. Raymond Voize venu m’entretenir des conférences de la Cour de Cassation et de la vôtre parmi les autres. M. Voize me prie de vous dire que, désireux de m’être agréable, il vous propose, au lieu du 9 et du 16 mars, le 30 MARS. Est-ce que cette date vous conviendrait? Après le 30 mars la première date possible, à cause des fêtes de Pâques, serait le 27 AVRIL. Mais si vous pouviez le 30 mars cela serait vraiment préférable. M. Raymond Voize me prie de vous dire que tous vos frais de voyage et de séjour seront, bien entendu, à la charge du Comité d’Études. Pour le traducteur M. Voize a pensé à un professeur d’italien. Mais si, personnellement, vous connaissiez quelqu’un, il estime comme [moi] que ce serait préférable afin que votre pensée ne soit pas déformée. Bien à vous. G.M.S.
Union Française pour le Suffrage des Femmes Groupe de Paris
f290.59 (d) le 6 mars 1925
Cher Monsieur l’Abbé, Je suis très heureuse que vous puissiez venir à Paris pour le 30 mars. J’en ai averti immédiatement Monsieur Raymond Voize et il va vous écrire pour arrêter avec vous tous les détails de la conférence que vous ferez à la Cour de Cassation et aussi tous les détails relatifs à votre installation à Paris. Très prochainement aussi, vous recevrez une lettre de Marc Sangnier ou de Georges Hoog vous donnant les renseignements que vous me demandez sur le mouvement du Général Castelnau1 et vous disant aussi combien ils seront heureux de vous voir et de vous accueillir lors de votre passage à Paris. 1 Il generale Édouard de Carrières de Castelnau (1851-1944) univa al ricordo di una gloriosa carriera militare una pietà militante che gli valse il soprannome di «cappuccino con gli stivali». Nel 1924, organizzò
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Quant à moi je suis actuellement en voyage mais je rentrerai le 28 mars, afin d’être à Paris lorsque vous y viendrez. Jusqu’au 28 mars vous pourrez m’écrire à l’adresse ci dessous : Madame Malaterre Sellier, Villa Minima, Saint-Jean-Cap-Ferrat (Alpes Maritimes). C’est là que vous pourrez envoyer ou faire envoyer toute la correspondance qu’il vous sera utile de m’adresser. Cependant si en mon absence des lettres m’étaient adressées à Paris ne concevez aucune inquiétude, j’ai pris en effet toutes les dispositions nécessaires afin que très rapidement et très sûrement mon courrier me soit renvoyé. En attendant le plaisir de vous revoir, croyez bien, Monsieur l’Abbé, à mes sentiments de vive et respectueuse sympathie. G. Malaterre Sellier
La Jeune République
f290.37 (d) le 7 mars 1925
Cher Monsieur l’Abbé et Ami, Notre amie Madame Malaterre-Sellier vient de m’annoncer que nous aurons la grande joie de vous revoir, de vous entendre et de vous applaudir le 30 mars à Paris, où vous devez parler à la Cour de Cassation. Elle nous dit également que vous accepteriez de donner, ce même jour, une autre conférence devant un auditoire plus nombreux et plus populaire. C’est avec le plus vif plaisir, cher Monsieur l’Abbé et Ami, que nous organiserons cette seconde réunion, si vous le voulez bien, dans notre grande salle des conférences de La Démocratie, où nos amis seraient si heureux de venir acclamer le fondateur du Parti populaire italien et l’idéal chrétien et démocratique que vous représentez plus que jamais, à l’heure actuelle. Vous pourriez, bien entendu, si vous le préférez, parler en italien et un de nos amis pourrait traduire votre discours. Mais comme vous avez songé, pour la réunion de la Cour de Cassation, à faire distribuer le texte de votre discours en français, vous pourriez peut-être procéder de même pour la réunion que nous organiserions et nous communiquer à l’avance le texte français de votre conférence afin que nous puissions en faire un résumé à l’usage de la presse. Vous seriez tout à fait aimable si, après votre réunion à la Cour de Cassation et avant la réunion du soir, vous vouliez bien accepter de venir dîner chez moi dans l’intimité. J’en serais particulièrement heureux. nel «L’Écho de Paris» (giornale con il quale collaborava spesso), con il consenso dell’Assemblea dei cardinali e archivescovi, una campagna per l’unione dei cattolici con un programma di difesa religiosa, sociale e nazionale. Fu in queste circostanze che nacque, con delle posizioni nettamente conservatrici, la Federazione Nazionale Cattolica, che presiedé.
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Bien entendu, je demande à notre administration de vous faire régulièrement le service de notre journal «La Jeune République», dont le numéro du 27 février a été heureux de résumer votre belle lettre au «Times»2. Peu de jours nous séparant de la date de votre conférence, pourriez-vous, cher Monsieur l’Abbé et Ami, nous faire connaître au plus tôt vos intentions afin qu’il reste assez de temps pour organiser la réunion. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé et Ami, l’assurance de mes sentiments respectueux et les plus cordialement dévoués. Marc Sangnier
f290.60 (d) le 17 mars 1925
La Jeune République
Cher Monsieur l’Abbé, Puisque vous restez à Paris quelques jours de plus que nous ne le supposions, vous seriez tout à fait aimable de bien vouloir nous réserver la soirée du jeudi 2 avril pour la réunion projetée. Ainsi vous n’aurez pas deux fois à prendre la parole dans la même journée. Bien entendu, nous nous préoccupons d’avoir un bon traducteur. Vous me feriez un extrême plaisir en acceptant de dîner avec moi avant la réunion. Je vous attendrai à «La Démocratie», 34 boulevard Raspail, à 18 heures 45. Veuillez croire, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments respectueux et bien cordialement dévoués. Marc Sangnier
La Démocratie Don Sturzo 24, rue Cassette, Paris
f251.27 (d) le 31 mars 1925
Cher Monsieur l’Abbé et Ami, J’ai reçu ce matin la visite de M. Léon Abensour, rédacteur du journal radicalsocialiste du Midi «La Dépêche de Toulouse», qui désirerait avoir un entretien avec vous
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«The Times», 11 febbraio 1925; vedi Gli avvenimenti italiani, (Lettera al direttore delTimes), M.L., I, 11.
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pour son journal et, dans cette intention, m’a demandé de vous prier de vouloir bien lui fixer un rendez-vous. Si vous désirez accorder cette interview à M. Abensour, je vous serais reconnaissant, soit de lui faire téléphoner directement aux bureaux parisiens de son journal: 4, Faubourg Montmartre (Bergère 59.81 et Central 46.79), soit de bien vouloir me faire part de votre décision que je transmettrai à M. Abensour. En attendant le plaisir de vous entendre et de vous applaudir jeudi soir, je vous prie d’agréer, cher Monsieur l’Abbé et Ami, l’assurance de mes sentiments bien respectueux et tout dévoués. Georges Hoog3
La Jeune République
f291.4 (m) jeudi 2 avril 1925
Cher Monsieur l’Abbé, Nous sommes tout à fait désireux, Marc Sangnier et moi, de vous voir ce soir même. Voulez-vous que nous soyons chez vous, 24 rue Cassette, à 6 heures? Un ami parlant italien nous accompagnera. Si ce rendez-vous ne vous convient pas, voulez-vous nous téléphoner (Fleurus 56.00 ou Fleurus 61.00) et nous fixerons une autre heure qui, soit chez vous, soit 34 Boulevard Raspail, nous permettra d’avoir quelques instants de conversation. Croyez bien, cher monsieur l’Abbé, à tous mes sentiments les meilleurs. G. Malaterre-Sellier
3 Georges Hoog (1885-1944), entrato sin dall’età di 18 anni nel segretariato del Sillon, nel quale fu incaricato a partire dal 1905 del segretariato di redazione della rivista Le Sillon e del settimanale L’Éveil démocratique. Dopo lo scioglimento del movimento, assunse le stesse funzioni nel quotidiano La Démocratie. Segretario permanente del Comitato Cattolico di propaganda francese durante la guerra, in seguito fu il braccio destro di Sangnier: capo redattore di La Démocratie, diventata settimanale, e di La Jeune République, segretario generale della Ligue de la Jeune République (Lega della Giovane Repubblica) e del Comité international d’action démocratique pour la paix (Comitato internazionale di azione democratica per la pace – per il quale organizzava i congressi), direttore del Foyer international de la jeunesse (Centro internazionale della gioventù). Giornalista molto attivo (collaborò, tra gli altri, con La Vie Catholique e L’aube), ha anche pubblicato diversi libri, in particolare un’importante Histoire du catholicisme social en France (1942).
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f292. (m) le 3 avril 1925 Cher Monsieur l’Abbé, Je vous envoie quelques cartes pour la réunion de mardi. Si vous désirez d’autres cartes voulez-vous bien me le faire savoir et je me ferai un plaisir de vous faire parvenir la quantité que vous désirerez. Hier une foule immense était venue pour vous acclamer…Foule toute bienveillante, sympathique et pacifique. Mais il ne faut pas vivre de regrets… Nous ferons en sorte que vous ayez mardi encore un public intéressant. Nous avons été surpris de ne pas voir ce matin votre interview dans Le Petit Parisien. J’espère que votre santé est maintenant complètement rétablie et je vous adresse, cher Monsieur l’Abbé, l’assurance de tous mes sentiments les meilleurs. G. Malaterre-Sellier
La Jeune République
f291.11 (m) [s.d.]
Cher Monsieur l’Abbé, Un de vos compatriotes se recommandant de vous demander des cartes pour la réunion de mardi. Si vous estimez qu’il est bon de l’inviter, voulez-vous bien lui faire parvenir quatre cartes à son adresse : M. Ettore Carozzo4, 124, rue de Picpus, Paris 12ième. Croyez bien, cher Monsieur l’Abbé, à tous mes sentiments les meilleurs. G. Malaterre-Sellier
4 Ettore Carozzo, membro del P.P.I., viveva a Parigi dove era proprietario di una libreria e una tipografia: stampò la rivista di Ferrari, «Res Publica». Carozzo fu di grande soccorso ai suoi compaesani esiliati. Vedere De Rosa, op. cit., p. 317.
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f251.61 (m) Mardi Cher Monsieur l’Abbé, Marc Sangnier a tenu à ce que la conférence que vous ferez jeudi soir ait lieu dans la maison même de La Démocratie. Mais comme nous sommes très désireux qu’un nombre considérable de personnes puisse profiter de vos paroles, nous avons fait installer des hauts-parleurs dans plusieurs salles et dans la cour intérieure de La Démocratie. De telle sorte que votre conférence sera entendue dans plusieurs endroits à la fois. J’ai tenu à vous dire ces choses afin que vous sachiez bien, Monsieur l’Abbé, que vous pouvez inviter toutes les personnes, même très nombreuses, que vous souhaiterez. J’aurai le plaisir de dîner avec vous jeudi soir, chez Marc Sangnier. Je vous dis donc à bientôt et vous prie d’agréer, Monsieur l’Abbé, l’assurance de ma sympathie toute dévouée. G. Malaterre-Sellier
f251.31 (m) mercredi matin Cher Monsieur l’Abbé, Je veux avant votre départ vous redire tous mes vœux bien affectueux. Que Dieu bénisse votre noble effort et que grâce à Lui vous connaissiez bientôt la douceur de rentrer dans votre belle Patrie enfin pacifiée. Tous ceux qui vous ont entendu hier ne vous oublieront pas et leurs vœux vous accompagneront fidèlement. Il est inutile que je vous redise, n’est-ce pas Monsieur l’Abbé, que je serais très heureuse toutes les fois qu’il me sera possible de vous aider dans la mesure de mes faibles moyens. Usez de moi, je vous en prie, sans aucune crainte de me déranger. Veuillez agréer, Monsieur l’Abbé, l’assurance de mes sentiments les meilleurs et les plus dévoués. G. Malaterre-Sellier
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f252.1 (m) le 30 avril 1925 Cher Monsieur l’Abbé, Comme vous avez pu le voir, nous avons fait le nécessaire pour que paraisse dans «La Jeune République» la rectification souhaitée par vous5. Je pense que vous recevez bien régulièrement «La Jeune République». Sans cela je me ferais un plaisir de vous envoyer le numéro portant cette rectification. Je vous adresse, cher Monsieur l’Abbé, l’assurance de mes sentiments de vive et toute dévouée sympathie. G. Malaterre-Sellier
La Démocratie
f256.1 (d) le 25 août 1925
Cher Monsieur l’Abbé et Ami, J’ai bien regretté de ne pas m’être trouvé à Paris lorsque vous y êtes passé, il y a quelques semaines. Mais notre ami Marc Sangnier m’a dit que nous aurions l’honneur et la joie de vous voir une fois de plus parmi nous à Luxembourg. Pour la bonne organisation de nos travaux, je vous serais très reconnaissant de bien vouloir me dire quel jour et à quelle heure vous comptez arriver à Luxembourg. Nous nous permettons, en particulier, de compter que vous prendrez la parole à la grande réunion de clôture du dimanche 13 septembre. Mais ici encore, afin de prévoir la traduction de votre discours, je serais heureux de recevoir de vous un mot de confirmation. Notre Congrès s’annonce sous les meilleurs auspices et, lors de mon dernier voyage à Luxembourg, nos amis luxembourgeois me disaient combien ils étaient heureux de pouvoir bientôt vous entendre et applaudir en vous le vaillant champion de la liberté chrétienne et démocratique. Veuillez agréer, cher Monsieur et Ami, l’assurance de mes sentiments les plus respectueux et les plus dévoués. Georges Hoog 5 «La Jeune République» del 10 aprile 1925 aveva pubblicato degli estratti importanti della conferenza La Démocratie (M.L., I 31). Si leggeva nella fine: « … da quando Lamennais rivendicava la libertà in nome della più gloriosa delle tradizioni religiose». Sturzo precisava che non aveva parlato di Lamennais, ma di Montalembert. La correzione apparse nel «La Jeune République» del 24 aprile (M.L., I, 40).
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f256.18 (d) le 18 septembre 1925
La Démocratie
Cher Monsieur l’Abbé et Ami, Combien nous avons regretté que vous n’ayez pu être des nôtres à Luxembourg! Soyez assuré que la déception a été grande parmi les congressistes de tous pays qui, unanimement, vous aiment et vous admirent, et qui eussent été si heureux d’acclamer en vous le champion de la liberté et de la démocratie chrétienne en face de l’oppression! Tout au moins votre belle lettre nous a-t-elle apporté quelque consolation de votre absence. J’ai eu l’honneur d’en donner personnellement lecture à la grande séance publique de clôture devant une foule immense: elle fut longuement et chaleureusement applaudie. Bien entendu, nous aurons la joie d’en publier le texte dans le prochain numéro de «La Jeune République». Nous sommes vraiment enchantés de ce magnifique Congrès qui aura contribué à rapprocher encore les démocrates pacifistes des diverses nations: notre journal, mais surtout notre revue en publieront un compte rendu très complet. Veuillez donc recevoir ici encore, cher Monsieur l’Abbé et Ami, avec l’expression de nos regrets et de notre gratitude, l’assurance de nos sentiments de bien respectueuse amitié. Georges Hoog
f256.17 (m) le 18 septembre 1925 Cher Monsieur l’Abbé, En revenant du Congrès de Luxembourg j’ai trouvé les deux lettres ci-jointes. Leur suscription me fait penser que vous êtes maintenant de retour en Angleterre et je m’empresse de les y envoyer. Nous sommes absolument ravis du succès du Congrès de Luxembourg. Il a dépassé toutes nos espérances. Mais nous avons éprouvé de votre absence une peine et un regret profonds. J’espère bien que l’an prochain rien ne vous empêchera d’être des nôtres. J’ai été très sensible à votre aimable carte de Lourdes et vous en remercie vivement. Votre sœur, la comtesse Nelina Sturzo6, lors de son passage à Paris, a eu l’aimable pensée de déposer un mot chez moi. J’étais à ce moment en voyage et n’ai pas eu la joie de pouvoir lui rendre sa visite. Si vous voulez bien me donner son adresse, j’aimerais m’en excuser auprès d’elle. 6
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Emmanuela, detta Nelina, gemella di Don Luigi (1871-1948).
Je forme, cher Monsieur l’Abbé, les vœux les plus ardents pour le succès de votre apostolat en Italie. Des amis qui reviennent de Rome me disent que de plus en plus on est las, là-bas, du régime actuel. Puisse cela être vrai. Veuillez agréer, monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments les meilleurs et les plus dévoués. G. Malaterre-Sellier
f257.13 (d) le 2 octobre 1925
La Démocratie
Cher Monsieur l’Abbé et Ami, De tout cœur, je vous remercie de votre si excellent article que nous avons eu grand plaisir à publier dans le dernier numéro de «La Jeune République»7. Pour le cas où vous désireriez recevoir plusieurs exemplaires de ce numéro, n’hésitez pas à nous les demander. De même, nous sommes tout à votre disposition pour faire directement des envois du même numéro aux personnes dont vous voudrez bien nous signaler l’adresse. J’ose espérer, cher monsieur l’Abbé et Ami, que cet article sera suivi de plusieurs autres: vous savez que nos organes accueilleront toujours avec joie et reconnaissance toutes les études dont vous voudrez bien leur confier la publication. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé et Ami, l’assurance de mes sentiments bien respectueux et tout dévoués. Georges Hoog
Grand Hôtel de la Paix Lausanne
f257.14 (m) le 26 novembre 1925
Cher monsieur l’Abbé, Cette lettre vous parviendra avec un assez grand retard parce qu’elle est venue me rejoindre en Suisse où je fais une tournée de conférences. Excusez-moi, je vous prie.
7 A proposito del discorso del Sig. Painlevé a Ginevra. Nuova moralità internazionale, «La Jeune République», 2 ottobre 1925.
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J’ai eu, récemment, la joie de parler de vous avec mon amie Mrs Corbett Ashly. La situation politique et financière8 de la France est bien angoissante… Comme j’aimerais pouvoir en parler avec un esprit aussi averti et aussi clairvoyant que vous… Mais vous êtes toujours en exil, cher Monsieur. Et je songe souvent combien douloureux doit vous être un si long séjour loin de votre chère Italie… Que Dieu ait pitié de nos deux pays. Je vous prie de croire, cher Monsieur l’Abbé, à tous mes sentiments de profonde et dévouée sympathie. G. Malaterre-Sellier
VIe Congrès Démocratique International pour la Paix
f407.3 (d) le 1er janvier 1926
Cher Monsieur l’Abbé et Ami, J’ai le plaisir de vous annoncer l’envoi, par ce même courrier, des épreuves de votre brochure9. Je vous serais très reconnaissant de vouloir bien les corriger et de me les faire parvenir aussitôt, afin que nous mettions ces épreuves en pages. À ce moment, je pourrai, si vous le désirez, vous envoyer une seconde épreuve, à laquelle je joindrai la préface qui n’est pas encore imprimée. Je compte – car j’espère bien que vous n’y verrez aucun inconvénient – publier un extrait de votre brochure dans le numéro de notre revue qui doit paraître le 1er février10: ce sera,d’ailleurs, une excellente réclame pour la brochure elle-même. J’ai déjà eu l’occasion, je crois, de vous parler de notre 6ième Congrès démocratique international dont je joins à nouveau à cette lettre le programme. Vous y pourrez voir qu’indépendamment du Congrès lui-même, nous y prévoyons toute une série de cours sur l’histoire des idées démocratiques en Europe. Or s’il est un pays, hélas ! où l’idée démocratique traverse actuellement une crise, bien qu’elle reste plus vivante que jamais dans l’âme de toute une partie du peuple qui, pour être asservie , n’est pas domptée, c’est l’Italie. Nous espérons donc que vous voudrez bien, cher monsieur l’Abbé et Ami, accepter de nous donner ce cours sur l’histoire de l’idée démocratique en Italie. Je suis obligé de vous demander, dès maintenant, une acceptation, au moins de principe, afin que nous
8 I diversi ministeri costituiti dopo il successo elettorale del «Cartel des Gauches» non erano riusciti a risolvere la crisi del franco. Il governo di «Union nationale» di Raymond Poincaré riuscì a luglio dell’anno seguente a ristabilire la fiducia e la stabilità finanziaria. 9 La Liberté en Italie, testo della conferenza del 30 marzo pubblicata dalle edizioni di «La Démocratie» con una prefazione inedita, Paris 1926. 10 In realtà, quest’estratto sarà pubblicato nel «La Jeune République» del 12 febbraio 1926 : « Il fascismo non potrebbe evolvere in un regime di libertà ».
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puissions imprimer notre programme. Je vous serais donc reconnaissant de me répondre sur ce point, en même temps que sur votre brochure. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé et Ami, l’assurance de mes sentiments les plus respectueux et les plus dévoués. Georges Hoog
VIe Congrès Démocratique International pour la Paix
f407.4 (d) le 9 février 1926
Cher Monsieur l’Abbé et Ami, Je compte vous envoyer lundi prochain une seconde épreuve mise en pages de votre brochure, préface y comprise. Je vous serais très reconnaissant de la revoir une dernière fois et d’y apposer votre «bon à tirer». La brochure pourrait paraître dans les derniers jours du mois. Pourriez-vous, par la même occasion, m’indiquer une liste d’adresses auxquelles il serait utile d’en faire parvenir un exemplaire à titre d’hommage de l’auteur ou de l’éditeur. Ce service est indispensable pour la propagande. Veuillez agréer, cher monsieur l’Abbé et Ami, l’assurance de mes sentiments bien respectueux et tout dévoués. Georges Hoog
e
VI Congrès Démocratique International pour la Paix
f407.5 (d) le 20 février [1926]
Cher Monsieur l’Abbé et Ami, J’ai bien reçu vos épreuves corrigées ainsi que la liste des personnes auxquelles il conviendrait d’envoyer votre brochure aussitôt qu’elle sera tirée. Je vous en remercie. La brochure paraîtra en librairie dans quelques jours et vous pourrez compter qu’aussitôt vous en recevrez quelques exemplaires. Je me permets de vous rappeler un point de l’une de mes dernières lettres sur lequel je n’ai pas eu le plaisir de recevoir votre réponse: il s’agissait de votre participation à notre prochain Congrès démocratique international et du cours que je vous demandais de bien vouloir faire, dans une série de conférences qui aura lieu dans la seconde semaine du mois d’août, sur l’histoire des idées démocratiques en Italie. J’espère que, cette année, nous aurons la joie de vous avoir au milieu de nous et que, par conséquent, nous pourrons compter sur votre collaboration. 37
Mais, comme notre programme doit paraître à la fin de ce mois, je me permets de vous demander, encore une fois, si nous pouvons vous annoncer au nombre de ces conférenciers qui donneront ces cours si intéressants. Veuillez agréer, cher monsieur l’Abbé et Ami, l’assurance de mes sentiments bien respectueux et cordiaux. Georges Hoog
f407.6 26-2 [1926] M. Georges Hoog, Paris Spero poter participare al vostro VI° Congresso democratico internazionale per la Pace a Bierville. Sono però dolente di non potermi impegnare per una conferenza sulla storia delle idee democratiche in Italia. Ne ho parlato stamani con Madame MalaterreSellier. Spedisco alcuni altri indirizzi ai quali spedire la mia brochure. Gradisca i miei cordiali rispettosi saluti. [L.S.]
f299.11 (m) le mars 1926 1er
Cher Monsieur l’Abbé, Aussitôt en possession de votre lettre j’ai fait le nécessaire pour la lettre à M. Grandi11. Je vous remercie pour la liste des personnalités à inviter au Congrès de Bierville. J’ai été moi aussi vraiment heureuse de vous revoir à Londres et je vous dis «à bientôt» en vous adressant l’expression de mes respectueux sentiments. G. Malaterre-Sellier
11 Achille Grandi (1883-1946), membro della direzione nazionale del P.P.I. e deputato, segretario generale della C.I.L. fino alla sua dissoluzione dal regime.
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f342.21 10-4-26 Cara Madame, Le acchiudo una lettera che la prego di inviare per raccomandata a M. Ernesto Callegari, Directeur de «L’Unità Cattolica», Florence (Italie). Se le è possibile, desidero che sia messa in una busta con intestazione di una ditta di libri religiosi o di oggetti sacri; e l’indirizzo sia dattilografato. E il nome di chi spedisce sia di persona non molto conosciuta, come potrebbe essere quello di un fattorino della «Démocratie». Perdoni se le do queste noie, sono precauzioni necessarie, dato il regime di censura postale. Spero mercoledì sera prossimo essere a Parigi: alloggerò per qualche giorno a 24, rue Cassette e verrò a trovarla. Grazie assai, Madame; accolga i miei cordiali e rispettosi saluti. L.S.
Hôtel du Par cet Majestic (Vichy)
f300.40 (d) le 9 mai 1926
Monsieur l’Abbé Don Sturzo Hôtel Ste-Marie Rue de Rivoli Paris Cher monsieur l’Abbé, À mon vif regret, je ne serai pas encore à Paris vendredi prochain, mais je vous téléphonerai dès mon retour, dans l’espoir que vous n’aurez pas encore quitté notre capitale. Je serais en effet tout à fait heureuse de vous revoir avec Madame votre sœur, avec laquelle je vous prie de partager l’assurance de mes sentiments les meilleurs et les plus dévoués. G. Malaterre-Sellier
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f300.41 6-6- [1926] A Madame Malaterre Contando sulla sua gentilezza, la prego di spedire l’acchiusa lettera al seguente indirizzo: Madame Maria Belletti, Via Vittoria, Roma. La prego di scrivere l’indirizzo di suo pugno e di mettere la lettera in una busta elegante. Per lei la noia. Mia sorella Nelina, che è qui con me, la ricorda con affetto. Accolga i miei più vivi ringraziamenti e i più cordiali saluti. Anche Miss Carter la saluta tanto. [L.S.]
International Woman Suffrage Alliance Tenth Congress: Paris May 30 - June 6 1926
f300.82 (m) le 10 juin 1926
Cher Monsieur l’Abbé, Les derniers jours de votre séjour à Paris ont coïncidé avec le grand Congrès de l’Alliance Internationale et, ainsi, je n’ai pas eu le plaisir de vous revoir et de revoir votre sœur. Croyez que j’en suis très profondément désolée. Je fais parvenir la lettre à Madame Maria Belletti et vous assure, cher Monsieur, de tous mes sentiments les meilleurs. G. Malaterre-Sellier
f436.1 27-7- [1926] Caro Sangnier, Ti mando i miei migliori auguri per la riuscita del VI Congrès démocratique international pour la Paix a Bierville. Prego [sic] gli sforzi tuoi e degli altri amici con vivo compiacimento; e spero che la parola pace, ripetuta in nome dei principi cristiani e dei diritti dell’umanità, sia efficacemente accolta da tutti gli uomini di buona volontà. 40
In questo periodo storico, nel quale il capitalismo internazionale e i nazionalismi sono uniti in un’opera di rivincita pagana contro tutti gli ideali di pace, i pellegrini della pace sono la voce dell’umanità che soffre, che spera e che prega. Saluti cordialissimi L. Sturzo
Georges Hoog Directeur de la Société Coopérative « La Démocratie » Rédacteur en Cher de La Jeune République
f305.74 (cm) [1927]
regrette très vivement que les circonstances ne permettent pas à notre grand ami Don Sturzo de se rendre à Wutzbourg. Il lui envoie de nouveau l’assurance de ses sentiments très respectueux et l’expression de son amitié très fidèle. [Georges Hoog]
La Démocratie
f3306/2.106 (d) le 2 août 1928
Don Luigi Sturzo Hôtel Perreyve 63, rue Madame Paris 6ième Cher Monsieur l’Abbé et Ami, J’ai fait part à nos amis du Comité de rédaction de «La Jeune République» de l’intéressante proposition que vous avez bien voulu me faire concernant le Parti populaire italien. Vous savez avec quel plaisir nous avons toujours accueilli dans notre journal tous les articles qui nous étaient envoyés soit par vous-même soit par vos amis. C’est vous dire que, si cette collaboration devenait plus régulière, c’est-à-dire si nous recevions plus fréquemment des articles sur la politique italienne ou, d’une façon plus générale, sur la vie sociale italienne jugée de votre point de vue, nous en serions très heureux. Par ailleurs, vous pouvez compter que nous publierons toutes les informations rentrant dans le cadre général de notre rédaction intéressant le Parti populaire. 41
Le seul point qui soulèverait quelques difficultés concernerait la création d’une rubrique spéciale, ouverte sous la responsabilité du Parti. Cela pour deux raisons: d’abord, nous nous sommes toujours fait une loi de prendre la responsabilité générale de notre rédaction, dont vous avez pu remarquer l’unité politique parfaite; d’autre part, nous craindrions, par cette rubrique, de créer un précédent que d’autres partis amis pourraient invoquer. Or nous ne pourrions pas accéder à leur demande. Mais, somme toute, cher Monsieur l’Abbé et Ami, il ne s’agit là que d’une question de détail: l’essentiel n’est-il pas, en effet, que nous soyons disposés à vous ouvrir nos colonnes aussi largement que possible? La rubrique est ici secondaire. Dans l’espoir que cette solution vous agréera, je vous prie d’agréer, cher Monsieur l’Abbé et Ami, l’assurance de mes sentiments bien respectueux et tout dévoués. Georges Hoog
(rl) f306/2.106 6 agosto [1928) [Annot. marg.: «scritto a Donati e Stragliati»] La ringrazio della communicazione fattami con lettera del 2 agosto. I miei amici del Segretariato di Paris del Partito Popolare Italiano accettano le vostre condizioni, e col prossimo ottobre cominceranno a inviare regolarmente ogni settimana quel che interessa sia pubblicato sulla «Jeune République». Intanto se si presenta l’occasione, manderanno qualche communicato o notizia. Gli amici responsabili che potranno scrivere a nome del partito sono 1 - Dr Giuseppe Donati; 2 - M. Giuseppe Stragliati; 3 - Dr Francesco Ferrari. Con i più cordiali saluti a Marc Sangnier e a voi. L. S.
Foyer International de Bierville, Boissy-la –Rivière (S.-et-O.)
f436.10 (d) le 4 octobre 1928
Cher Monsieur l’Abbé et Ami, Dans son dernier congrès de Genève-Bierville, notre internationale démocratique a unanimement exprimé le désir de vous voir siéger dans notre Comité, et nos amis 42
m’ont chargé de vous dire quel honneur et quelle joie ce serait pour eux que vous acceptiez leur invitation. Voulez-vous donc avoir la bonté de me dire si nous pouvons compter sur votre adhésion? Pour le cas où vous ne l’auriez pas reçu, je vous envoie le numéro de «La Jeune République» qui contient le texte de notre Charte. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé et Ami, l’assurance de mes sentiments bien respectueux et tout dévoués. Georges Hoog
(rl) f436.10 19-X-1928 Caro M. Hoog, Très volontiers je donne mon adhésion à la proposition de siéger dans votre Comité international d’action démocratique pour la Paix et je remercie Marc Sangnier, vous et tous les amis. [L. S.]
Action Internationale démocratique pour la Paix
f436.19 (d) le 25 juillet 1929
Cher Monsieur l’Abbé et Ami, Notre IXe Congrès démocratique international pour la Paix consistera essentiellement cette année en une Croisade de la Jeunesse, c’est-à-dire une série de réunions où, dans toute la France, toutes les jeunesses pacifistes, unies à des représentants des jeunesses étrangères, affirmeront leur volonté de paix; en une série de réunions à Bierville, sur la Crise de l’idée démocratique et l’avenir de la paix internationale; enfin, en un voyage d’études en Angleterre d’une délégation de notre Internationale. Il nous sera très agréable, cher Monsieur l’Abbé et Ami, de pouvoir sans doute, à l’occasion de ce dernier voyage, vous rencontrer et causer quelques instants avec vous. Mais c’est surtout la Croisade de la Jeunesse qui sera la partie principale de ces manifestations. Aussi bien allons-nous y consacrer un numéro spécial de «La Jeune République», pour lequel nous aurions été heureux de recevoir de vous une lettre ou un bref article sur ce thème: «La jeunesse au service de la paix ; nécessité absolue d’une action des jeunes pour garantir la paix dans l’avenir». 43
J’ose espérer, cher Monsieur l’Abbé et Ami, que vous voudrez bien réserver un accueil favorable à notre demande et si même vous pouviez nous envoyer cet article pour la fin de ce mois, notre numéro spécial devant paraître dans les tout premiers jours du mois prochain, nous vous en serions très reconnaissants. Veuillez agreér, cher Monsieur l’Abbé et Ami, l’assurance de mes sentiments bien respectueux et tout dévoués. Georges Hoog
(rl) f436.19 28-8-29 Caro M. Hoog, Rispondo con ritardo perché sono stato in giro in Germania e poi ammalato e in cura. Ora sto meglio. Sono molto lieto del vostro viaggio in Inghilterra, e certo ci incontreremo a Londra, dove spero di essere il 6 settembre. Fatemi avere là al mio solito indirizzo le informazioni necessarie. Acchiudo a questa la mia adesione alla vostra Crociata. Ho già pubblicato il mio libro sul Diritto di guerra. Il titolo inglese è The [International] C[ommunity] and the R[ight] of W[ar] 12. Ancora non ho combinato l’edizione francese. In ogni caso credo che interesserà ai vostri lettori far conoscere il libro. Auguri e saluti. [L. S.]
f436.20 28-8-29 Caro M. M. Sangnier, Mando la mia più cordiale adesione al IX Congrès démocratique international pour la Paix, e specialmente alla Croisade de la Jeunesse pour la Paix. Ho letto su qualche giornale che non sono mancate le solite critiche e qualche inconveniente qua e là; ma è
12 L. Sturzo, The international community and the right of war, traduzione di Barbara Barclay Carter con introduzione di George P. Gooch, Allen and Unwin, Londra 1929.
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necessario che ciò avvenga per mettere in risalto una initiativa quale la vostra, che è basata sull’amore cristiano del prossimo e sull’affratellamento dei popoli. Ed è la Gioventù che può operare questa trasformazione negli spiriti, perché è generosa ed ha l’avvenire avanti a sé, qualora però avrà una fede profonda nella efficacia dello spirito cristiano nel mondo. Ed è un gran bene che a un’educazione di odio e di fanatismi nazionalisti si opponga l’educazione dell’amore e della pace. Bisogna aver fede per riuscire e voi e i vostri collaboratori avete fede. Con la più fraterna solidarietà. L. Sturzo
f309.21 12-7 [1930] Caro M. Marc Sangnier, Mando la mia cordiale e costante adesione al X° Congrès démocratique international pour la Paix. Il soggetto che tratterete «Les Etats-Unis d’Europe» è certo di grande attualità e d’importanza. Benché grandi ne siano le difficoltà, pure bisogna avere un tale programma come ideale e imporlo alla considerazione delle giovani generazioni perché ad esse spetterà di realizzare in pieno quel che oggi può essere solo un programma, un’aspirazione e un inizio. Una cosa sarà bene affermare che non potrà crearsi una federazione europea sul puro terreno economico, occorre che sia anche e contemporaneamente sul campo politico e su quello morale. E come l’economia libera è più adatta alla compenetrazione degli interessi dei vari Stati, così la politica democratica è la più adatta a superare gli egoismi nazionali e la morale cristiana la più rispondente all’affratellamento dei popoli. Sarà un’utopia a tentare una qualsiasi forma di Stati Uniti d’Europa senza una base economica larga, senza una politica democratica omogenea, senza una moralità che possa realmente affratellarci. È questo l’ideale dell’Action internationale démocratique pour la Paix ed io sono felice di potervi aderire e di mandare i più fervidi auguri di successo. [L. S.]
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f318.74[copie dattilographiée] 15-12-32 M. Marc Sangnier Cher ami, Je te remercie des deux numéros de «L’Éveil des Peuples» que tu as bien voulu m’envoyer et de l’invitation d’écrire pour vous de temps en temps au moins en signe de sympathie. Si, cher Marco, j’apprécie beaucoup tes efforts continus en faveur de l’Action Démocratique pour la Paix; dès qu’il me sera possible, je t’enverrai quelque chose. Mais tu sais bien comme je suis pris par mon travail et qu’une collaboration assidue me serait impossible. Cependant je ne puis manquer à ton appel. Mes meilleurs souhaits pour le nouvel hebdomadaire, et des salutations bien cordiales. L.S.
f315.64 24-3-33 Mon cher Georges Hoog, J’ai reçu ici votre circulaire et le programme de la Conférence de l’Action démocratique internationale. Je vous envoie mon adhésion, mais je ne suis pas libre pour venir avec vous et passer avec vous cette intéressante semaine. Je passerai par Paris le 20-21 août. Si vous serez là, je viendrai vous voir. Veuillez…
Ligue de la Jeune République
f316.8 (d) le 28 juillet 1933
Don Luigi Sturzo Pension L’Aurore Rue de Rumine Lausanne Cher Monsieur l’Abbé et Ami, Je serai certainement à Paris le lundi 20 août et serai tout à fait heureux de vous 46
voir. Pourriez-vous me dire à quelle heure vous comptez venir à nos bureaux, afin que je ne sois pas absent. Nous attachons la plus grande importance à notre Conférence de Thonon et regrettons d’autant plus vivement que vous ne puissiez pas être des nôtres. Un de nos amis du Parti Populaire ne pourrait-il pas vous remplacer? Je le souhaiterais vivement. Recevez, cher Monsieur l’Abbé et Ami, l’assurance de mes sentiments les plus cordialement dévoués. Georges Hoog
f484.60 23-X-36 Cher M. Hoog, En janvier, je vous ai fait envoyer un exemplaire de mon Essai de Sociologie 13. Je ne sais pas si vous en avez fait la recension dans «La Jeune République», parce que je ne la reçois pas à partir de 1935. J’espère que vous ne m’avez pas oublié. Veuillez… [L. S.]
f504.6 18-3-37 à Mme Malaterre-Sellier Je vous prie d’agréer mes sentiments d’admiration pour votre travail pour la paix et pour les malheureux Espagnols (les enfants surtout); et mes congratulations d’être retournée en France sans risque, nonobstant l’étrange missive envoyée au pilote de l’avion, que j’ai lue dans «L’Aube» du 16 mars14. Veuillez…
13 L. Sturzo, Essai de sociologie, traduzione dall’italiano di Juliette Bertrand, Librairie Bloud et Gay, Parigi 1935. In questo fondamentale studio sociologico Sturzo espone le sue teorie ponendo soprattutto l’attenzione sulla società in concreto e sulla evoluzione storica delle varie società. Sviluppa il rapporto tra sociologia e storicismo. 14 Nell’ultimo articolo – «XI. Retour. Un bateau dans la nuit. Ce bien suprême, la paix» – da una serie di Jean Richard, «L’aube au Pays basque», si legge nelle note: «Più tardi, a Parigi, dovevamo venire a conoscenza
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f504.7 (d) le 23 mars 1937 Monsieur l’Abbé, Je suis très touchée de la sympathie que vous m’avez exprimée à l’occasion de mes voyages en Espagne. Comme je regrette que vous n’habitiez pas Paris! Je serais si heureuse de pouvoir vous raconter, non seulement tout ce que j’ai appris au cours de ces divers voyages dans la pauvre Espagne, mais aussi ce que j’ai appris à Rome, au Vatican, que j’ai quitté avant-hier. Si vous veniez un jour à Paris, n’oubliez pas que nous aurons, mon mari et moi, grand plaisir à vous accueillir. Veuillez agréer, Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments profondément respectueux. Germaine Malaterre-Sellier
(rl) f504.7 30 mars 1937 Chère Madame, J’ai reçu votre très aimable lettre. Je regrette de n’avoir eu l’occasion de vous voir depuis longtemps; j’espère vous voir pendant l’été, quand je passerai par Paris pour aller sur la Côte-d’Azur. Mon ami le Dr Crespi15, de l’Université de Londres, vous porte mes hommages. Il est démocrate et catholique; je vous prie de lui dire ce que vous auriez dit à moimême, spécialement vos impressions sur l’Espagne et sur le Vatican. Veuillez agréer, chère Madame, mes sentiments très dévoués et cordiaux. Si vous quelquefois véndrez à Londres téléphonez-moi. [L. S.]
del fatto che il pilota che ci aveva portato all’andata da Tolosa a Bilbao aveva ricevuto da un inviato di Burgos una strana missiva. Offriva al destinatario la somma desiderata se consentiva a consegnare l’aereo e i suoi eventuali passeggeri alle autorità nazionaliste, in questo caso Mme Malaterre-Sellier e il firmatario di queste righe, i tre ministri baschi che rientravano nel paese». 15 Angelo Crespi (1877-1949) era stato, prima del fascismo, il corrispondente del «Corriere della Sera» e del «Popolo» a Londra. La sua casa accoglieva gli esiliati ed era molto legato a Sturzo.
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f438.12 (d) le 11 avril 1938 Cher Monsieur l’Abbé, J’ai eu, il y a quelques jours, la visite de Monsieur Domenico Rousseau [sic]16. Il est venu m’exposer les raisons pour lesquelles la démarche dont vous m’aviez entretenue n’a pas eu de suite: les démocrates populaires français se sont inclinés devant les craintes de Monsieur Guido Schmidt, Bourgmestre de Vienne, qui ne doutait pas qu’une démarche auprès du Vatican ne mécontentât Monsieur Mussolini et l’empêchât d’agir activement en faveur de l’Autriche… Aujourd’hui, Monsieur Domenico Rousseau pense qu’il serait bon de reprendre une telle initiative et de profiter en particulier de ce que le Congrès Eucharistique aura lieu à Budapest à la fin du mois de mai pour demander au Saint-Père de se prononcer énergiquement, à l’occasion de ce Congrès Eucharistique, contre les méthodes de violence et de force et contre la course aux armements qui risque d’entraîner le Monde entier dans la guerre. Monsieur Domenico Rousseau est venu me demander de prendre en mains cette initiative et d’interroger nos amis à l’effet de voir s’ils seraient sympathiques à l’envoi, dans ce but, d’une délégation au Vatican composée de démocrates catholiques de différents pays. J’ai eu vendredi matin une entrevue avec monsieur Francisque Gay et je l’ai mis au courant de l’idée de Monsieur Domenico Rousseau tout en lui demandant, comme à vous-même, de ne pas mettre le nom et la personnalité de Monsieur Domenico Rousseau en avant puisque celui-ci le désire ainsi. Monsieur Francisque Gay s’est montré infiniment favorable à une telle initiative. Il croit que le Saint-Père accueillerait très volontiers une telle délégation et qu’il serait même heureux de se voir demander de prononcer au Congrès Eucharistique des paroles relatives à la Paix et à la course aux armements. Nous pensons, Monsieur Francisque Gay et moi, qu’une telle délégation pourrait se rendre à Rome entre le 15 et le 20 mai. C’est en effet seulement à cette date que Monsieur Francisque Gay et moi-même pourrions faire ce voyage. Et nous estimons, d’autre part, qu’il y a intérêt à ne faire une telle démarche que très peu de temps avant le Congrès Eucharistique. Monsieur Francisque Gay et moi-même allons nous occuper de pressentir un certain nombre de personnalités catholiques. Il nous semble qu’il faudrait, en dehors de Francisque Gay et de moi, un représentant du parti démocrate populaire français, Monsieur Ernest Pezet17 par exemple, et aussi Jacques Maritain. 16 Domenico Russo (1876-1950) primo giornalista cattolico corrispondente dall’estero, nel 1919 aderì al Partito Popolare Italiano. Dopo l’avvento del fascismo svolse a Parigi delicati compiti a favore dell’emigrazione antifascista intervenendo anche ad incontri politici in rappresentanza del partito. Nei frequenti viaggi da Londra a Parigi Sturzo lo incontrò spesso avvalendosi della sua collaborazione. Nel 1925 egli organizzò a Parigi la conferenza di Sturzo su «La libertà in Italia» e rappresentò il PPI nelle riunioni istitutive della «Internazionale bianca» tra i partiti europei di ispirazione cristiana, uno degli obiettivi al quale Sturzo lavorò con grande impegno durante l’esilio. 17 Ernest Pezet (1887-1966), dirigente del P.D.P. e deputato della regione Morbihan.
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Nous venons vous demander, Monsieur l’Abbé, si vous voudriez bien tenir au courant de ce projet les catholiques anglais et leur demander de se joindre à nous. La présence de trois ou quatre personnalités catholiques anglaises aurait certainement le meilleur effet. Nous nous occupons également d’avoir des personnalités catholiques démocrates de Belgique et de Hollande, mais si vous aviez, à ce sujet, quelques suggestions à nous faire, vous seriez bien aimable de les adresser directement à Monsieur Francisque Gay, 3, rue Garancière, car je vais m’absenter pour quelques jours. J’espère vivement que notre projet pourra se réaliser jusqu’au bout car, comme Domenico Rousseau et comme Francisque Gay, j’ai l’impression qu’il correspond bien aux besoins actuels. Voulez-vous agréer, Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments très profondément respectueux. Germaine Malaterre-Sellier [P.S. manuscrit] Nous prévoyons être à Rome le 17 mai, le Congrès Eucharistique ayant lieu le 23 mai et Monsieur Francisque Gay et moi n’étant pas libres avant.
f438.16 (d) Mai 1938 Monsieur l’Abbé, Je viens vous donner rapidement des nouvelles sur les résultats des démarches qui ont suivi la réunion qui eut lieu chez moi et à laquelle vous avez assisté. Nous étions arrivés à constituer une délégation française nous paraissant suffisamment représentative, lorsque par l’intermédiaire de Francisque Gay, rentré à Paris, nous nous sommes mis en rapport avec Monseigneur Fontenelle18 à Rome. Monseigneur Fontenelle a été extrêmement favorable à l’idée d’une démarche au Vatican et persuadé que nous aurions très facilement une audience du Saint-Père. Mais il a fait ressortir que voir le Saint-Père était absolument insuffisant et que c’était aussi le Cardinal Pacelli qu’il fallait voir, ce qui comporte les plus grandes difficultés, le Cardinal Pacelli ayant presque supprimé ses audiences pour faire l’énorme travail qui lui incombe avant son départ pour le Congrès Eucharistique. Au cours du coup de téléphone que Francisque Gay eut avec Monseigneur Fontenelle, il fut entendu que celui-ci faisait une démarche à la Secrétairerie d’État pour voir s’il était possible d’être reçu par le Cardinal Pacelli. Dans l’affirmative, nous devions 18 Mgr René Fontenelle (1894-1957) era il corrispondente del giornale «La Croix» a Roma. Era molto ostile nei confronti di l’Action française, e aveva allacciato delle relazioni eccellenti con Gay e i suoi amici.
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recevoir un télégramme, ce matin avant 10 heures, de Monseigneur Fontenelle. Ce télégramme n’est point arrivé. Il avait été décidé qu’en cas de visite impossible, une supplique serait envoyée au Saint-Père par l’intermédiaire du Nonce, supplique pour laquelle nous recueillerions le plus de signatures possibles dans les milieux catholiques français. Jacques Maritain et Francisque Gay vont se charger de la rédaction de cette supplique. Vous voyez, Monsieur l’Abbé, que, sans être arrivés absolument au but que nous poursuivions, nous pouvons encore espérer, à l’heure actuelle, un résultat conforme à vos désirs et aux nôtres. Je dicte très hâtivement cette lettre, car je pars moi-même pour Marseille dans quelques instants et je n’ai pas voulu le faire sans vous redire tous mes vifs remerciements et sans vous renouveler l’expression de tous mes sentiments profondément respectueux. Germaine Malaterre-Sellier
(rl) f438.16 16-5-38 Caro Russo, Ti mando acchiuso l’adesione di Mrs Crawford, presidente del People and Freedom Group, per la petizione al Papa per la pace. Se ti occorrono altre firme inglesi, scrivimi. Potete anche mettere quella di Miss B. Barclay Carter. Ti scrissi dell’affare della pretesa Agenzia Vaticana; ma vedo che non hai scritto l’articolo promesso. Ti prego di darmene esatte informazioni per un articolo che dovrò fare in proposito. [L. S.]
f438.21 (d) le 11 juin 1938 Monsieur l’Abbé, Notre ami Domenico Rousseau [sic] me dit que vous avez désiré recevoir le texte de la supplique qui fut adressée au Saint-Père. Voici ce texte auquel je joins l’expression de mes sentiments de très respectueuse affection. Germaine Malaterre-Sellier 51
(rl) f438.21 12-6-38 Je viens de recevoir votre très aimable lettre et le texte de la supplique qui fut adressée au Saint-Père. Je vous remercie beaucoup. J’aimerais savoir si les signatures furent seulement de Français ou d’autres pays; dans ce cas, si la signature de Mrs Crawford, présidente du People and Freedom Group, fut incluse. Enfin, je vous demande s’il sera prudent de parler de cette supplique dans la presse. Veuillez agréer, chère Mme Malaterre-Sellier, mes hommages très dévoués. [L. S.]
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«Politique», Prélot et la famille Blondel
«Monsieur l’abbé et cher ami» – quand Prélot, sollicité par leur «ami commun» Maurice Vaussard, se met à la disposition de Sturzo pour traduire Italie et fascisme, le ton de sa première lettre laisse entrevoir que les deux hommes ne sont pas l’un pour l’autre des inconnus. Marcel Prélot est en effet déjà pleinement engagé dans le milieu « Populaire ». Né en 1898, il a repris après la guerre ses études de droit interrompues par sa mobilisation en 1917, tout en exerçant des fonctions importantes à l’Action Catholique de la Jeunesse Française (A.C.J.F.). Il expliquait alors à ses aînés que la jeunesse, «après ses devanciers de la génération sociale, entendait elle-même former la génération civique» 1. Membre du Comité National du Parti Démocrate Populaire (en 1929, il entrera à la Commission Exécutive), il en assure un moment le secrétariat du groupe parlementaire. Il poursuit par ailleurs une carrière universitaire: après avoir enseigné aux Facultés catholiques de Lille, il réussit en 1930 les épreuves de l’agrégation et il est nommé à l’université de Strasbourg. Dans la fondation de «Politique», il est étroitement associé au fils et au gendre de Maurice Blondel, le philosophe de L’Action, professeur à Aix-en-Provence, Charles Blondel et Charles Flory. Pour ceux-ci, la démocratie chrétienne est une tradition familiale. À l’origine du premier «Sillon», la revue avant le mouvement, deux anciens élèves, restés des amis, du philosophe qui enseignait alors au collège Stanislas, Augustin Léger et Paul Renaudin (Marc Sangnier était dans une classe parallèle, avec un autre professeur) et il veilla sur ces débuts. «Je continuai, témoignera-t-il plus tard, d’applaudir au jeune mouvement qui, de littéraire, esthétique et spéculatif, inclinait de plus en plus vers l’action, l’apostolat pratique, l’enthousiasme religieux. Mais j’avoue que promptement je conçus des craintes…». Elles portaient sur l’incertitude des frontières entre le religieux et le politique. «Sangnier a voulu se placer nettement sur le terrain politique et invoquer son droit d’être démocrate en se prévalant à la fois des encouragements antérieurs prodigués à sa docilité d’entraîneur pieux et de sa liberté de citoyen catholiquement républicain». Blondel trouvait aussi des défaillances dans le «caractère de chef de Sangnier: il y a en effet chez lui des incohérences d’attitude et de pensée, qui n’empêchent pas ma sympathie très vive pour l’homme, mais qui m’ont fait déplorer chez le conducteur qu’il est des failles ruineuses»2. Toujours est-il que leurs adversaires communs associent son «modernisme philosophique» au «modernisme social» du Sillon. 1 D’après un témoignage «Les démocrates d’inspiration chrétienne entre les deux guerres» dans «La Vie Intellectuelle», décembre 1950, p. 542. Au terme d’une longue carrière universitaire et politique (il sera après la guerre sénateur du Doubs dans la mouvance gaulliste), Prélot publiera, en collaboration avec F. Gallouedec Genuys, un livre, Le Libéralisme catholique (A. Colin, 1969), suggestif sur la façon dont cette tendance se constitue une tradition historique. 2 Lettre à Paul Archambault, 3 septembre 1924, citée dans Correspondance Blondel-Valensin, Aubier, 1957, II, p. 177.
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Républicain, au moins depuis le Ralliement, Maurice Blondel s’était intéressé de près au mouvement naissant des Semaines Sociales: il était d’ailleurs lié d’amitié avec deux des fondateurs, son parent Adéodat Boissard et Henri Lorin. Sa participation à la Semaine Sociale de Bordeaux en 1909 fut l’occasion d’une série d’articles, signés Testis, qu’il donna (d’octobre 1909 à mai 1910) aux «Annales de Philosophie chrétienne» sous un titre assez sybillin, «La Semaine Sociale de Bordeaux et le monophorisme». Contre les collusions politico-religieuses des catholiques maurrassiens – dont un certain nombre de théologiens –, il y prenait vigoureusement la défense des Semaines et des «catholiques sociaux». Ce fut le début d’une polémique où Laberthonnière vint bientôt à sa rescousse 3. Charles Flory (1890-1981) et Charles Blondel (1895-1975) s’inscrivent naturellement dans cette tradition. Le premier a épousé la fille aînée du philosophe, Élisabeth, le second la fille d’Henri Bazire (1873-1919), président de l’A.C.J.F. au tournant du siècle et adversaire dès l’origine de l’Action française. Tous deux, après une guerre brillante, ont assumé des responsabilités importantes à l’A.C.J.F. (Flory l’a présidée de 1922 à 1926) et au Parti Démocrate Populaire. Ils y représentent cette « génération civique» dont parlait Prélot. En orientant sous sa présidence le mouvement vers la formation civique, Flory « cherche à soustraire à l’urgence du ‘politique d’abord’ une partie de la jeunesse» et Charles Blondel, entré au comité général, le seconde dans cette entreprise. Au cours d’une audience accordée à Flory et à l’aumônier général de l’A.C.J.F., Pie XI a approuvé cette orientation. Leur action s’inscrit donc dans le développement des oppositions à l’Action française qui ont abouti à la condamnation de 1926. Maurice Blondel pour sa part s’y intéresse de très près. Dès 1922, un «Cahier de la Nouvelle Journée», Le Procès de l’intelligence, instruisait «le procès intellectuel du maurrassisme» et d’un certain néo-thomisme qui lui était associé. Il interviendra également à plusieurs reprises pour justifier la condamnation, en particulier dans un autre «cahier» sur Un Grand Débat catholique et français (1927). À juste titre, J. Prévotat peut écrire qu’il fut «le cerveau de la stratégie d’opposition» 4. Le décret de condamnation de l’Action française date du 29 décembre 1926 (précédé, il est vrai, par des signes non équivoques, depuis la lettre du cardinal Andrieu le 25 août et son approbation par Pie XI le 5 septembre). «Politique» commence à paraître le 1er janvier 1927. On ne saurait en conclure post hoc ergo propter hoc: dès le 9 décembre 1924, Flory écrivait à Georges Bidault: «Plus j’y réfléchis, plus je crois à l’utilité d’une revue spécialisée, genre revue politique et parlementaire, mais exprimant notre point de vue catholique-social», et il citait parmi les collaborateurs éventuels son beau-frère et Prélot, «secrétaire de rédaction idéal» 5. Toujours est-il que le projet a mûri dans le contexte polémique que nous venons d’évoquer. Le titre même de la revue l’affichait, contre le «politique d’abord»: elle devait, expliquait le liminaire, remettre le politique à sa juste pla-
3 Sur tout cet épisode, Michaël Sutton, Nationalism, Positivism and Catholicism. The Politics of Charles Maurras and French Catholics 1890-1914, Cambridge University Press, 1982; trad. française Charles Maurras et les catholiques français 1890-1914. Nationalisme et positivisme, Beauchesne, 1994. Sur l’ensemble, et particulièrement ce qui suit, le grand livre de Jacques Prévotat, Les catholiques et l’Action française. Histoire d’une condamnation 1899-1939, Fayard, 2001, reprend et complète abondamment toute la documentation antérieure. 4 Op. cit., pp. 221-22. 5 Ibidem, p. 244.
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ce – importante, non première. Elle profitait de la conjoncture pour affirmer la présence et la continuité d’une autre conception, restée jusque-là en retrait. Le liminaire l’inscrivait dans une tradition française, en se référant aux paroles d’Auguste Cochin sur la tombe de Montalembert: «La grande bataille de demain, le problème de l’avenir, ce sera le choix entre la bonne et la mauvaise démocratie, au sein des sociétés modernes». Il poursuivait: «La bataille de demain est devenue le combat d’aujourd’hui», car il ne s’agit plus de choisir entre la démocratie et autre chose. «Il est de faire celle-là selon les ‘conditions éternelles de la civilisation humaine dans l’histoire’, c’est-à-dire selon la morale du christianisme, selon les règles observées des techniques sociales, c’est-à-dire selon les lois des sciences politiques» 6. Morale chrétienne et sciences politiques: c’était définir à la fois une inspiration et des compétences. La structure de la revue, assez complexe, témoigne de la place accordée à la réflexion doctrinale comme de l’attention critique (fort critique souvent, en particulier pour la politique française et ses acteurs) à l’actualité. D’abord des articles «de fond», puis des rubriques, variables d’un numéro à l’autre, «politique intérieure», «politique économique», «politique extérieure», «politique sociale», «vie administrative», «vie intellectuelle»; enfin, au plus près encore de l’actualité, des «aperçus et commentaires». Souci de couvrir tout le champ du politique, avec la préoccupation – assez rare à l’époque, et liée à la formation et aux fonctions des principaux collaborateurs – de l’institutionnel et de l’économique. D’une certaine façon, le liminaire plaçait la revue sous le patronage de Sturzo. Après avoir commenté les deux termes du sous-titre, «doctrine» et «action» et expliqué le choix de la démocratie – «nécessité en un temps donné de l’évolution politique» –, il se refusait à lui accoler l’épithète chrétienne qui risquerait de paraître « accaparer pour des fins humaines ou politiques une institution divine dont le propre est de dominer tous les temps, tous les pays, toutes les formes contingentes de régimes». Il évoquait cependant la déclaration de Sturzo au congrès de Bologne (juin 1919). Le fondateur du P.P.I. répondait à une critique du P. Gemelli qui, tout en approuvant le choix de ne pas édifier le parti sur des bases confessionnelles, regrettait qu’il ne tînt «pas assez compte, dans le programme et les méthodes, des finalités chrétiennes». La réponse de Sturzo est donnée «en substance» et prise à son compte, mutatis mutandis, par la revue: «Notre parti dans sa constitution, ses critères, son esprit est chrétien… Comment reprocher à ses fondateurs ou à ses adhérents d’être des catholiques tièdes, alors qu’ils tendent de toutes leurs forces à vivre unis spirituellemnt à Dieu, leur fin suprême et leur désir, l’inspiration première de leur conscience… Ils croient cependant que la religion pénètre toutes les institutions politiques, comme elle baigne de sa force et de son esprit évangélique toute la vie privée depuis que le monde païen est devenu chrétien. Ce serait créer une équivoque également préjudiciable à l’une et à l’autre de confondre action catholique et action politique; mais que nos amis prennent acte de l’élan de foi, d’amour, de sentiment religieux, de confiance dans le chef de l’Église et dans les destinées chrétiennes de notre pays qui nous anime tous» 7.
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«Politique», 1927, n° 1, 15 janvier, p. 10. Ibidem, p. 11-13.
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«Politique», Prélot e la famiglia Blondel
“Reverendo signore e caro amico”, quando Prélot, sollecitato dal loro “amico comune” Maurice Vaussard, si mette a disposizione di Sturzo per tradurre Italia e Fascismo, il tono della sua prima lettera lascia intravvedere che i due uomini non sono sconosciuti l’uno all’altro. In effetti, Marcel Prélot è già totalmente impegnato nell’ambiente dei “Popolari”. Nato nel 1898, riprese dopo la guerra i suoi studi di diritto interrotti a causa del suo arruolamento nel 1917, pur esercitando funzioni importanti nell’Action Catholique de la Jeunesse Française (ACJF). Spiegava allora ai suoi predecessori che la gioventù, “dopo i protagonisti della generazione sociale, intendeva essa stessa formare la generazione civica” 1. Membro del Comitato Nazionale del Partito Democratico Popolare (nel 1929 entrerà nella Commissione Esecutiva), ne fu per un periodo il segretario del gruppo parlamentare. Proseguì in altro modo la sua carriera universitaria: dopo aver insegnato alle Facoltà cattoliche di Lille, superò nel 1930 le prove del concorso per l’insegnamento e fu nominato all’Università di Strasburgo. Nella fondazione di «Politique», è strettamente associato con il figlio e con il genero di Maurice Blondel, il filosofo di L’Action, professore a Aix-en-Provence, Charles Blondel e Charles Flory. Per loro, la democrazia cristiana è una tradizione di famiglia. All’origine del primo «Sillon», la rivista che precede la creazione del movimento, troviamo due vecchi alunni, rimasti amici, del filosofo che insegnava allora al Collegio Stanislas, Augustin Léger e Paul Renaudin (Marc Sangnier era in un’altra classe con un altro professore) e così Blondel si prese cura di questi esordi. In una sua ulteriore testimonianza ricordava: “Io continuavo ad applaudire al giovane movimento il quale da letterario, estetico e speculativo tendeva sempre di più ad orientarsi verso l’azione, l’apostolato pratico, l’entusiasmo religioso. Devo però confessare che ho nutrito rapidamente dei timori …”. Essi riguardavano l’incertezza delle frontiere tra il religioso e il politico. “Sangnier aveva chiaramente voluto ubicarsi sul terreno politico e invocare il suo diritto di essere un democratico valendosi sia degli incoraggiamenti anteriori prodigati alla sua docilità di pio “allenatore”, sia della sua libertà di cittadino cattolicamente repubblicano”. Blondel individuava anche alcune mancanze nel “carattere di capo di Sangnier: ci sono infatti in lui delle incoerenze di attitudine e di pensiero che non impediscono la mia viva simpatia per l’uomo, ma che mi hanno fatto tuttavia deplorare l’esistenza di limiti rovinosi nella sua figura di leader” 2. Comunque sia, i loro avversari comuni associano il suo “modernismo filosofico” al “modernismo sociale” del «Sillon». 1 Secondo una testimonianza “I democratici di ispirazione cristiana tra le due guerre” nel «La Vie Intellectuelle», décembre 1950, p. 542. Alla fine di una lunga carriera universitaria e politica (sarà dopo la guerra senatore del Doubs nella corrente di De Gaulle), Prélot pubblicherà un libro in collaborazione con F. Gallouedec Genuys, Le libéralisme catholique, A. Colin, 1969, interessante per capire il modo in cui questa corrente si costituisce una tradizione storica. 2 Lettera a Paul Archambault, 3 settembre 1924, citata nella Correspondance Blondel-Valensin, Aubier, 1957, II, p. 177.
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Repubblicano, almeno dai tempi del Ralliement, Maurice Blondel si era interessato da vicino al movimento nascente delle Settimane Sociali: era tra l’altro amico dei due fondatori, un suo parente, Adéodat Boissart, e Henri Lorin. La sua partecipazione alla Settimana Sociale di Bordeaux nel 1909 costituì un’occasione per comporre una serie di articoli, firmati Testis, dati alle «Annales de Philosophie chrétienne» – da ottobre 1909 a maggio 1910 – con un titolo piuttosto sibillino, “La Settimana Sociale di Bordeaux e il monoforismo”. Contro le collusioni politico-religiose dei cattolici vicini a Maurras – tra cui un certo numero di teologi – Blondel difendeva con vigore le Settimane e i “cattolici sociali”. Fu l’inizio di una polemica alla quale Laberthonnière diede sostegno 3. Charles Flory (1890-1981) e Charles Blondel (1895-1975) si iscrivono naturalmente in questa tradizione. Il primo sposò la figlia maggiore del filosofo, Elisabeth, il secondo la figlia di Henri Bazire (1873-1919), presidente dell’ACJF alla fine del secolo e avversario sin dall’inizio dell’Action française. Entrambi, dopo aver partecipato alla guerra in modo brillante, assunsero responsabilità importanti in seno alla ACJF (Flory è stato presidente dal 1922 al 1926) e al Partito Democratico Popolare. Furono rappresentanti di quella “generazione civica” di cui parlava Prélot. Orientando durante il suo mandato di presidente il movimento verso la formazione civica, Flory “cerca di sottrarre all’emergenza della ‘politica per prima’ una parte della gioventù” e Charles Blondel, entrato nel comitato generale, lo asseconda in questa impresa. Nel corso di un’udienza concessa a Flory e al cappellano generale dell’ACJF, Pio XI approvò questo orientamento. La loro azione si inserisce dunque nello sviluppo delle opposizioni all’Action française che sono sfociate nella condanna del 1926. Da parte sua, Maurice Blondel vi si interessa da vicino. Sin dal 1922, un «Cahier de la Nouvelle Journée», il Processo dell’intelligenza, istruiva “il processo intellettuale alla corrente di Maurras” e a un certo neotomismo che gli era associato. Interverrà in diverse occasioni per giustificare la condanna, in particolare in un altro «cahier» sul Grande Dibattito cattolico e francese (1927). A buon diritto, Prévotat può scrivere che fu “la mente della strategia di opposizione” 4. Il decreto di condanna dell’Action française risale al 29 dicembre 1926, preceduto tuttavia da segni non equivoci, dalla lettera del cardinale Andrieu il 25 agosto alla sua approvazione da parte di Pio XI il 5 settembre. «Politique» è pubblicato per la prima volta il 1° gennaio 1927. Non se ne può concludere “post hoc ergo propter hoc”: sin dal 9 dicembre 1924, Flory scriveva a Georges Bidault: “Più ci penso, più credo nell’utilità di una rivista specializzata, nello stile di una rivista politica e parlamentare, esprimendo però il nostro punto di vista cattolico-sociale”, e citava tra gli eventuali collaboratori suo cognato e Prélot, “segretario di redazione ideale” 5. Comunque sia, il progetto è maturato nel contesto polemico appena descritto. Il titolo stesso della rivista lo ostentava, contro la “politica per prima”: il suo scopo, esposto nella prefazione, è quello di rimettere la politica al giusto posto, importante ma non al primo. La rivista poteva approfittare del contesto 3 A proposito di questo episodio, Michaël Sutton, Nationalism, Positivism and Catholicism. The Politics of Charles Maurras and French Catholics 1890-1914, Cambridge, University Press, 1982. Su tutta la vicenda e quello che segue, consultare il libro di Jacques Prévotat, Les catholiques et l’Action Française. Histoire d’une condamnation 1899-1939, Fayard, 2001, riprende e completa la documentazione anteriore. 4 Op. cit., pp. 221-222. 5 Ibidem, p. 244.
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per affermare la presenza e la continuità di un’altra concezione, rimasta fino a quel punto in disparte. La prefazione inseriva la rivista in una lunga tradizione francese, facendo riferimento alle parole di Auguste Cochin sulla tomba di Montalembert: “La grande battaglia di domani, il problema dell’avvenire, sarà la scelta tra la buona e la cattiva democrazia in seno alle società moderne”. Proseguiva così: “La battaglia di domani è diventata la lotta di oggi”, poiché non si tratta più di scegliere tra la democrazia e qualcosa d’altro. “Bisogna condurla secondo la morale del cristianesimo, secondo le regole osservate dalle tecniche sociali, vale a dire secondo le leggi delle scienze politiche” 6. Morale cristiana e scienze politiche: si definivano allo stesso tempo un’ispirazione e delle competenze. La struttura della rivista, piuttosto complessa, testimonia del posto concesso alla riflessione dottrinale e all’attenzione critica dell’attualità (spesso molto critica nei confronti soprattutto della politica francese e dei suoi attori). In primo luogo, degli articoli “di fondo”, poi delle rubriche variabili da un numero all’altro, “politica interna”, “politica economica”; “politica estera”, “politica sociale”, “vita amministrativa”, “vita intellettuale”; per finire ancora più vicino all’attualità “impressioni e commenti” tesi a coprire tutti i campi della politica, con la preoccupazione – piuttosto rara all’epoca e legata alla formazione e alle funzioni dei principali collaboratori – dell’istituzionale e dell’economia. In un certo senso, la prefazione poneva la rivista sotto il patrocinio di Sturzo. Dopo aver commentato i due termini del sottotitolo, “dottrina” e “azione”, e spiegato la scelta della democrazia – “necessità in un dato tempo dell’evoluzione politica” – la prefazione si rifiutava di affiancare alla rivista l’epiteto“cristiana” che avrebbe rischiato di voler “accaparrarsi a fini umani o politici un’istituzione divina il cui scopo è di dominare tutti i tempi, tutti i paesi, tutte le forme contingenti di regime”. L’introduzione faceva tuttavia riferimento alla dichiarazione di Sturzo al Congresso di Bologna (giugno 1919). Il fondatore del Partito Popolare Italiano (PPI) rispondeva ad una critica di P. Gemelli il quale, pur approvando la scelta di non edificare il partito su delle basi confessionali, rimpiangeva il fatto che non teneva “conto sufficientemente nel suo programma e nei suoi metodi delle finalità cristiane”. La risposta di Sturzo è data “nella sostanza” e ripresa per conto suo, mutatis mutandis, dalla rivista: “Il nostro partito, nella sua costituzione, nei suoi criteri, nel suo spirito è cristiano (…). Come rimproverare ai suoi fondatori o ai suoi aderenti di esser dei cattolici tiepidi mentre indirizzano tutte le loro forze per vivere uniti spiritualmente a Dio, il loro scopo supremo e il loro desiderio, prima ispirazione della loro coscienza (…) Essi credono tuttavia che la religione penetri in tutte le istituzioni politiche nel modo in cui sprizza con la sua forza e il suo spirito evangelico l’intera sfera della vita privata da quando il mondo pagano è diventato cristiano. Sarebbe un equivoco ugualmente pregiudizievole, sia per l’una che per l’altra, confondere l’azione cattolica e l’azione politica; ma i nostri amici prendano atto dello slancio di fede, di amore, di sentimento religioso, di fiducia nel capo della Chiesa e nei destini cristiani del nostro paese, che ci anima tutti” 7.
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«Politique», 1927, n° 1, 15 gennaio, p. 10. Ibidem, pp. 11-13.
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f435.4 [Contrat de la librairie Félix Alcan, en date du 6 mai 1926, pour «l’édition française d’un ouvrage intitulé Italie et fascisme». Le manuscrit devrait être remis dans l’été 1926. La Librairie se charge des frais de traduction].
f435.6 (m) 16/V/26 Monsieur l’Abbé et cher Ami, Je serai très heureux de collaborer avec vous pour l’ouvrage projeté comme me l’a demandé notre ami Vaussard. Je me présenterai à votre domicile mardi matin à neuf heures et demie pour vous saluer et examiner avec vous le projet de traduction. Si cette heure ne vous convenait pas, vous pourriez me donner un autre rendezvous dans la journée de mardi en m’envoyant un mot aux bons soins de M. Flory 42 rue de Grenelle, VII°. Votre tout dévoué E. Marcel Prélot
f435.7 8/6/26 Al prof. Prélot Lille Caro amico, Le spedisco la 2a e la 3a (e ultima) parte del mio lavoro Italia e fascismo, con le correzioni introdotte nel testo inglese che va a pubblicazione ai primi di luglio. Nel mese venturo andrò a Paris-Plage e le manderò il mio indirizzo. La prego spedirmi una cartolina in segno d’aver ricevuto il presente plico. Presenti i miei omaggi alla sua signora. Cordialmente [L. S.]
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f435.8 (cm) 20 juin 1926 Cher Ami, Le paquet de manuscrits m’est bien arrivé au moment où je quittais Lille pour Paris. J’ai été très occupé et m’excuse de ne pas vous avoir plus tôt accusé réception du paquet. Respectueusement vôtre. E. Marcel Prélot
f435.9 Parigi, 15/7/26 Prof. M. Prélot Mi trovo da 15 giorni a Paris-Plage e conto restarvi fino al 31 di questo mese. Il 1 agosto sarò a Parigi (hôtel Ste-Marie, 83, rue de Rivoli) per cinque o sei giorni e poi ripartirò per London. La prego di scrivermi dove e quando le viene più comodo incontrarci, se a Paris-Plage o a Parigi, e di darmi qualche notizia della traduzione che va facendo. Mi ricordi alla sua gentile signora e mi creda… L. Sturzo
f435.10 (m) Dambelin (Doubs), le 29 juillet 1926 Monsieur l’Abbé et cher Ami, Devant la tournure prise par les événements et la chute lamentable du franc, j’ai pris la décision de demeurer tout l’été à la campagne. Je regrette vivement de manquer cette occasion de vous rencontrer. Je compte commencer lundi mes travaux de traduction et vous envoyer vers le milieu d’août deux ou trois chapitres. Croyez, monsieur l’Abbé et cher ami, à mes sentiments respectueusement dévoués. E. Marcel Prélot 62
f435.11 (d) Dambelin (Doubs), le 20-IX-26 Mon cher ami, Je vous ai adressé au début du mois d’août une lettre à l’Hôtel Sainte-Marie à Paris, pour vous dire mes regrets de n’avoir pu me rendre à Paris-Plage. Je vous disais également mon intention de vous adresser le début de la traduction sur la fin du mois ou au début du mois de septembre. Depuis ce temps, je n’ai pas eu de vos nouvelles et je ne savais pas si vous étiez de retour à Londres. Il vient de m’arriver de Lille une carte où vous trouvez mon silence inexplicable. Me serais-je mal exprimé dans cette lettre et pensiezvous que je vous aurais envoyé mon manuscrit sans nouvel avis? Je joins sous ce pli le premier chapitre, «les problèmes du Risorgimento». Je vous prierais de l’examiner de suite et de me le retourner en m’indiquant si nous sommes d’accord pour la méthode de traduction. Dans l’intérêt de votre ouvrage, il serait souhaitable que vous m’autorisiez à pratiquer quelques abréviations. Le public français est beaucoup plus instruit que l’anglais des choses d’Italie et votre texte semblerait à certains endroits pour les lecteurs cultivés le résumé de travaux trop connus. Je vous écris ceci dans l’intérêt non seulement du livre lui-même mais de votre réputation personnelle d’écrivain qui est très grande, quoique vous n’ayez eu encore aucun ouvrage traduit en français. Mes compatriotes sont très sensibles au brillant de la forme, à la brièveté et à la progression rapide du discours. Ils détestent surtout les répétitions de mots et de phrases. Tout en respectant l’identité absolue du fond, je dois vous réclamer une grande liberté de forme, sans laquelle toute œuvre d’art est impossible. J’ai terminé la traduction de la première partie toute entière. J’ai encore besoin de la mettre au point. Mon travail ne peut avancer aussi vite que je l’espérais par suite de multiples difficultés matérielles et familiales dont il est inutile que je vous entretienne plus longuement. En particulier, ma femme attend un bébé en ce moment et je serai de ce fait privé pour plusieurs semaines de la machine à écrire. Comme vous pourrez toujours modifier le texte des derniers chapitres, je pense que votre ouvrage ne saurait souffrir d’un petit retard. J’espère que vous jouissez en Angleterre d’un aussi splendide été que chez nous. Viendrez-vous bientôt sur le continent? Il serait intéressant que nous nous voyions dans la phase qui précédera immédiatement le tirage du livre, c’est-à-dire après la composition, et la correction des bonnes feuilles. Ma femme se joint à moi pour vous assurer de nos sentiments respectueusement cordiaux. E. Marcel Prélot
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f435.12 28/9 [1926] A Prélot Tornato dalla Germania trovo la sua del 20 e il 1° capitolo. Anzitutto fo i più vivi auguri per la sua Signora e per il bébé. Prego Dio che vi consoli da vantaggio. Sono d’accordo con Lei che la forma francese è più rapida e viva che la nostra. Io poi ho l’abitudine di precisare, forse troppo, i vari elementi del processo storico, e quindi è facile la ripetizione. Però, a me sembra che l’eliminazione di certi dettagli ovvero la invenzione costruttiva, che mette in primo piano quel che è deciso o spande, modifica le guise del mio pensiero. Così anche nelle frasi. Per esempio: io ho scritto, per la questione romana, che il tempo risolverà ecc. E in questa parola do importanza a quel che è il processo storico dei fattori insensibili; Lei ha messo la Provvidenza; e il pensiero è diverso; la Provvidenza regge e governa, ma attraverso le cause seconde, e quindi occorre attribuire alla stessa tanto la caduta del potere temporale quanto le possibili evoluzioni del problema. In questa situazione mentale è necessario che io venga, a Lille o dove vuole Lei, per concordare le eventuali e necessarie modifiche del testo. Io credo che non dovranno essere molte, ma neppure poche, non perché io non sia contento del suo tipo di traduzione che trovo aderente al mio pensiero, ma perché nel dettaglio vi sono (a leggere questi primi capitoli) delle differenze o di tono o di significato. La prego pertanto sapermi dire quando Lei crede opportuno che io venga a trovarla. Desidero saperlo con antecedenza per potere regolare meglio i miei impegni. Io spero che sarà al più presto. Grato assai del suo interessamento e della sua intelligente collaborazione, rinnovo gli auguri più affettuosi. Cordialmente. Alcan mi scrive preoccupato del ritardo, e mi ricorda che la consegna del manoscritto doveva essere fatta nell’estate del 26. È una messa a punto commerciale? Cosa dovrò rispondere? [L. S.]
Librairie Félix Alcan 108, Boulevard Saint-Germain, Paris (6éme)
f435.14 (cd) le 2 octobre 1926
Monsieur, Nous vous remercions de votre lettre du 30 septembre : nous ne pouvons que nous incliner devant le retard survenu, tout en le regrettant fort, car vous admettrez cer64
tainement, d’accord avec nous, que votre livre est tout à fait actuel et qu’il nous serait précieux de le publier. Nous comptons donc sur votre insistance auprès du traducteur, et vous prions d’agréer, monsieur, l’assurance de nos sentiments distingués. Un Administrateur délégué
f435.15 (d) Dambelin, Doubs, le 5 octobre [1926] Mon cher Ami, Je vous remercie de votre aimable lettre et du retour du premier chapitre que j’ai corrigé selon vos désirs. Je vous envoie le chapitre II que je vous prie de me retourner aussitôt que possible de façon que je puisse remettre à Alcan le commencement du manuscrit et ainsi apaiser son impatience. Les chapitres III et IV suivront bientôt. Je crois que la date la meilleure pour votre venue en France serait la première quinzaine de décembre. C’est le moment où j’aurai fini la traduction et où sans doute elle sera imprimée en grande partie, sinon entièrement. Je ne pourrais d’ailleurs vous recevoir avant à Lille, car ma femme ne serait pas encore rentrée de la campagne. J’espère que cette date vous conviendra. Elle est aussi l’un des moments de la plus grande activité intellectuelle ou politique à Paris. Ma femme vous remercie de vos bons vœux pour elle-même et pour le bébé que nous attendons de jour en jour. Dans l’espoir que le chapitre II vous satisfera, je vous prie d’être assuré de mon respectueux dévouement. E. Marcel Prélot
13, rue Gay-Lussac La Madeleine-lez-Lille
f435.16 (d) s.d. [début décembre 1926]
Mon cher Ami, Je serais très heureux de vous consacrer les journées des vendredi, samedi, dimanche et lundi 10-11-12-13 décembre prochain. Ce sont des journées où je n’ai pas de leçons et au cours desquelles, par conséquent, je pourrais être tout à vous. J’espère que ces dates vous conviendront. Je m’excuse d’avoir un peu tardé à vous les annoncer, mais il était nécessaire que je m’assure, cette semaine-là, une complète liberté. 65
J’ai terminé depuis trois semaines déjà l’ensemble de la traduction. Je compte avoir revu la plus grande partie du texte avant votre arrivée. J’ai envoyé les deux premiers chapitres à Alcan, mais il m’a répondu qu’il préfèrerait attendre la fin du manuscrit avant de commencer l’impression. Vous reverrez ainsi le texte en dactylographie, ce qui sera plus commode si vous désirez faire des adjonctions ou des retranchements. Je suis très heureux des nouvelles que vous me donnez du succès de votre ouvrage dans la presse anglaise. Vous savez que je ferai tout mon possible pour qu’il en aille de même dans le public français. Je vais m’occuper de vous trouver un logement aussi proche que possible de ma demeure. Pour les repas, ma femme et moi serions très heureux si vous vouliez bien accepter notre modeste table familiale. Ma femme et mes enfants vont bien. Je vous prie d’être assuré de mon respectueux dévouement. E. Marcel Prélot
f435.17 (m) 14/XII/26 Monsieur l’Abbé et Cher Ami, Je regrette qu’il ne vous ait pas été possible de venir. En conversation nous aurions été plus vite que par lettre. Je vous envoie deux chapitres aujourd’hui. Après le 20, je me consacrerai entièrement à la correction du reste que j’ai déjà revu en partie au crayon, mais que je dois transcrire à l’encre pour vous être envoyé. Excusez-moi de ne pas aller plus vite mais je suis très pris par mes cours et par le lancement de la revue Politique dont vous trouverez le prospectus ci-inclus et qui serait honorée de bénéficier de votre collaboration. Comme Alcan ne veut le manuscrit qu’en une fois, je vous prie de garder les chapitres jusqu’à la fin et de me renvoyer l’ensemble en une seule fois. J’espère profiter des fêtes de Noël et du Jour de l’An pour terminer. Ma femme se joint à moi pour vous assurer de notre amical et respectueux souvenir. E. Marcel Prélot
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f435.19 (d) le 27 janvier 1927
13, rue Gay-Lussac La Madeleine-lez-Lille
Monsieur l’Abbé et cher Ami, Je vous expédie par ce même courrier les deux derniers chapitres de la traduction. Je pense que tous les autres vous sont bien parvenus et qu’il vous sera possible de me les retourner bientôt. Ma femme et moi vous remercions vivement de l’envoi de l’édition allemande. Elle m’ a été très utile pour la mise au point de certains passages. J’ai tenu compte de toutes les observations que vous m’avez adressées et je pense que vous aurez pleine satisfaction avec le texte définitif. Vous voyez que j’ai fait tout mon possible, malgré mes grosses charges professionnelles et malgré la grippe qui nous a aussi atteints, pour en terminer aussi rapidement que vous le souhaitiez. Je crois, dans l’intérêt même de votre ouvrage, devoir vous dire que si vous pouvez pratiquer, de ci de là, quelques coupures, spécialement dans le chapitre «Aventin et Dictature», cela en rendra la lecture plus facile et plus agréable. Sur le conseil de Maurice Vaussard, je n’ai pas reproduit « l’appel aux hommes libres et forts » qui est déjà connu du public français. Il vaut mieux, dans un livre de philosophie politique comme le vôtre, s’abstenir d’une citation in-extenso aussi longue. Naturellement, je reste à votre disposition pour rétablir votre texte si vous le jugez indispensable. Mais encore une fois, mon avis tout objectif est qu’il vaut mieux retrancher qu’ajouter à un volume déjà un peu copieux pour un lecteur français. Recevez, Monsieur l’Abbé et cher Ami, l’assurance de mon respectueux dévouement. E. Marcel Prélot
Politique Revue de Doctrine et d’Action 13, rue Gay-Lussac La Madeleine-lez-Lille
f435.20 (d) le 19 mars 1927
Monsieur l’Abbé et cher Ami, J’ai remis le 28 février les 10 premiers chapitres d’Italie et Fascisme aux mains de M. Lisbonne, les 2 derniers chapitres ont été envoyés par moi le 5 mars. Je me suis efforcé 67
de tenir compte de toutes vos observations et d’améliorer encore la rédaction française de mon travail. Je n’ai pas pu obtenir chez Alcan la moindre précision concernant la date éventuelle à laquelle seraient prêtes les premières épreuves. Ce ne sera, en tout cas, certainement pas pour Pâques. J’irai à Paris du 1er au 4 avril et j’espère avoir alors le plaisir de vous rencontrer. Vous seriez bien aimable de me dire si vous comptez comme les autres fois descendre rue Cassette; mon adresse à Paris est chez Monsieur Charles Flory, 43, rue de Grenelle (7ème). Je pense que Politique vous arrive régulièrement et que ses tendances vous intéressent. Le comité me charge de vous demander l’autorisation de publier un chapitre d’Italie et Fascisme, sans doute celui intitulé «Russie bolchevique et Italie fasciste». Ma femme se joint à moi pour vous assurer de notre respectueux souvenir. E. Marcel Prélot
Politique Revue de Doctrine et d’Action 13, rue Gay-Lussac La Madeleine-lez-Lille (Nord)
f435.21 (d) le 19 mai 1927
Monsieur l’Abbé et cher Ami, J’ai reçu d’Alcan la moitié environ des bonnes feuilles de votre volume. Je me suis mis au travail et je pense que l’ouvrage pourra bientôt paraître. Je vous enverrai demain ou après-demain un jeu d’épreuves que j’ai confié à un ami pour qu’il m’aide à revoir le texte. J’ai tenu compte de tous vos désirs. Toutefois, pour le terme popularisme, je crois qu’il ne serait pas compris de notre public. Celui de démocratie populaire a l’avantage d’être déjà connu par l’activité du parti démocrate populaire français et ainsi d’être accepté par le lecteur. Je ne sais pas encore si j’irai à Cologne. En tout cas je pense que nous pourrons nous voir à Paris à cette époque. Il serait important que nous nous occupions ensemble de la publicité à faire à votre ouvrage. Politique publiera dans son prochain numéro le chapitre 10: «L’orientation de l’Europe»1. Je suis heureux de vous en remercier de la part du Comité de direction.
1 L’Europe au carrefour: Démocratie ou Dictature, «Politique», 1927, n. 6, 15 giugno, pp. 481-495, con questa nota: «Queste pagine sono estratte da un importante libro di Don Luigi Sturzo che sarà pubblicato nel futuro, L’Italie et le Fascisme».
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Ma femme se rappelle à votre bon souvenir. Croyez, je vous prie, à mon bien cordial et très respectueux dévouement. E. Marcel Prélot
f435.22 (m) Château-Thierry, le 28 mai 1927 Mon cher Ami, J’apprends que la conférence de Cologne n’a pas lieu et que nous n’aurons pas ainsi la possibilité de nous rencontrer. Je vous envoie les deux tiers du livre pour que vous m’indiquiez vos dernières observations. Les corrections sont celles d’un ami qui a relu l’ouvrage. Elles sont incomplètes et pas toujours exactes. N’en tenez pas compte, s’il vous plaît. Renvoyez-moi les bonnes feuilles aussitôt que possible à l’adresse suivante: M. M. Prélot, rédacteur en chef de «Politique», Editions Spes, 17 rue Soufflot Paris V°. Je ne vais plus à Lille que deux ou trois fois pour les derniers cours et les examens. Recevez, Monsieur l’Abbé et cher Ami, mon respectueux souvenir et celui de ma femme. E. Marcel Prélot
f435.23 (m) le 8 juin 1927 Mon cher Ami, Par suite d’une erreur de la poste, votre paquet m’est arrivé hier seulement; j’en aurai sûrement terminé ce soir et j’expédierai le tout à Alcan demain. Pour les corrections et, en particulier, «popularisme», je me conforme à votre désir. Mes cours à Lille se terminent demain. Ecrivez-moi chez ma mère: 9, faubourg de la Barre, Château-Thierry (Aisne) pour me dire où et quand je pourrai vous voir. Croyez, Monsieur l’Abbé et cher Ami, à mes sentiments respectueusement et cordialement dévoués. E. Marcel Prélot 69
Château-Thierry, Aisne, 9 Faubourg de la Barre
f435.25 (d) le 4 juillet 1927
Mon cher Ami, J’ai été ces jours derniers en déplacements continuels; et je m’excuse de n’avoir pu encore vous adresser la liste ci-jointe. Je pense qu’il n’est pas trop tard. Pour la vingtaine d’exemplaires que vous avez bien voulu me promettre à titre personnel, je vous serais obligé de me les faire expédier par Alcan 13 rue Gay-Lussac à La Madeleine (Nord) où je me rendrai aussitôt après la réunion de Cologne. À vendredi ou samedi, je pense. Je suis respectueusement et cordialement votre dévoué E. Marcel Prélot
53, rue des Frères-Reclus Choisy-le-Roi Seine
f410.25 (d) le 10 décembre 1927
Monsieur l’Abbé et cher Ami, Voici bien longtemps que je n’ai de vos nouvelles. Que devenez-vous? je serais heureux de vous savoir en bonne santé, pas trop éprouvé cet hiver par les brouillards de la Tamise. Pour moi, tout en continuant de donner des cours à Lille, je suis venu m’installer avec ma famille à la porte de Paris, à Choisy-le-Roi. Nous avons trouvé un pavillon très agréable avec jardin. Nous espérons bientôt vous en faire les honneurs lors de votre prochain voyage sur le continent. Italie et Fascisme est en vente. On aperçoit sa couverture verte à la plupart des devantures de librairie. Je désirerais savoir exactement à quelles personnes un exemplaire a été adressé de votre part. Il m’est arrivé quelques remerciements de la part d’amis portés sur la liste des services de presse. Par contre, d’autres destinataires comme monsieur Duthoit2 m’ont déclaré n’avoir rien reçu. Personnellement, Alcan m’a fait parvenir seulement cinq exemplaires. Je pense que «Politique» vous arrive toujours régulièrement. Le moment serait venu de publier l’article dont vous m’avez parlé relatif au popularisme. À la suite du Congrès d’Orléans, un mouvement se dessine chez nous pour abandonner complètement l’expression démocrate-chrétien au profit de celle de démocrate-populaire. Ce 2 Eugène Duthoit (1869-1944), eminente personalità del cattolicesimo sociale, professore e docente della Facoltà cattolica di Diritto di Lille, presidente delle Settimane Sociali.
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qui est curieux, c’est que ce sont en particulier les jeunes radicaux qui nous proposent ce changement de vocabulaire. Vous voyez que vos éclaircissements arriveraient opportunément. Notre projet de donner dans «Politique» un bulletin de l’Internationale se heurte à de nombreuses difficultés. Je me demande si nous pourrons aboutir avant les élections générales du printemps qui commencent à absorber presque uniquement les esprits. Ma femme se rappelle à votre bon souvenir et je vous prie de vouloir bien être assuré de mon respectueux et affectueux dévouement. E. Marcel Prélot
53 rue des Frères-Reclus Choisy-le- Roi Seine
f306/1.30 (m) 3 avril 1928
Mon cher ami, Je vous retourne les textes français et italien de votre article sur «le popularisme» qui vient de m’être renvoyé par l’actuel secrétaire de rédaction. Votre étude a vivement intéressé les membres du comité qui en ont pris connaissance. Elle sera publiée, avec les corrections ou adjonctions que vous voudrez bien faire, dans le numéro de juin ou de juillet. Je n’ai pas encore de réponse de Lausanne et suis très absorbé par la préparation du concours d’agrégation que je devrais passer, si je n’aboutis pas en Suisse. J’espère avoir en juin la possibilité de vous voir plus longuement qu’à votre dernier passage. Ma femme se rappelle à votre bon souvenir. Je suis très affectueusement et respectueusement votre E. Marcel Prélot P.S. Que pensez-vous de l’aventure du «Centro Nazionale» et des nouvelles mesures du gouvernement?
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53 rue des Frères-Reclus Choisy-le-Roi
f306/2.90 (m) 5 juillet 1928
Mon cher Ami, L’article de Luigi Ferrari paraît dans le numéro de «Politique» actuellement sous 3 presse Le comité pense également donner votre étude sur le popularisme dans le prochain fascicule (août)4. J’ai insisté dans ce sens, mais il y a en ce moment énormément de copies et les articles qui ne sont pas liés à l’actualité se trouvent facilement rejetés en arrière. Je suis passé chez Spes pour faire reprendre votre abonnement auquel vous avez en effet encore droit cette année. C’est une erreur de l’éditeur que j’avais prié de me prévenir au moment du renouvellement. Pour la recension de votre ouvrage dans «Politique», j’avais demandé à Archambault de s’en charger dans l’une de ses chroniques de «vie intellectuelle». J’apprends que celle qu’il vient de remettre à l’impression porte sur un tout autre sujet. Je vais tâcher de trouver une autre combinaison. Il nous faudrait une «revue des livres politiques», mais, pour le moment, nous n’avons personne qui puisse s’en charger régulièrement et nous manquons, de plus, de ressources pour ajouter des pages nouvelles. Je suis heureux de vous faire part de la naissance d’un petit garçon venu au monde il y a cinq semaines. Ma femme et le bébé sont en heureuse santé. L’événement s’est produit le même jour que mon examen pour le diplôme d’études supérieures de droit privé. Grâce à Dieu, là aussi, tout s’est bien passé. Les oppositions protestantes ont été les plus fortes à Lausanne. Je n’ai été présenté qu’en seconde ligne et le gouvernement a désigné un Vaudois qui porte là-bas un nom illustre…mais qui ignore le droit administratif! Je me console d’ailleurs assez aisément de la chose, car la carrière universitaire française présente, à certains égards, beaucoup plus d’intérêt. Ce qui est pénible, c’est la préparation des concours. Le prochain s’ouvre définitivement le 1er octobre. Je dois désormais lui réserver tout mon temps. Je n’irai donc pas à Bois-le-Duc. Je le regrette beaucoup, quoique je sois un peu sceptique sur les progrès du secrétariat qui piétine désespérément depuis deux ans.
3 F. L. Ferrari, La politique religieuse du fascisme, «Politique», 1928, n. 7, 15 luglio, pp. 586-600. Ferrari darà ancora degli articoli alla rivista; per esempio l’anno successivo, Physionomie de la dictature italienne, n. 5, 15 maggio 1929, pp. 418-435, e État ‘corporatif ’ et État ‘populaire’, n. 9, 15 ottobre 1929, pp. 865-888. 4 Le ‘popularisme’ , «Politique,» 1928, n. 8, 15 agosto, tradotto da MauriceVaussard, con questa introduzione: «Nel corso di una recente polemica, il Sig. René Gillouin, redattore del «L’Europe nouvelle», testata di solito meglio ispirata, accusava il Partito democratico popolare francese di «incultura» e di «mancanza di franchezza» nella scelta stessa del suo titolo.[…] La parola ‘popolarismo’ non ha penetrato la lingua francese e di conseguenza l’attributo «popolare» ha conservato un significato piuttosto impreciso. Tuttavia non risulta il fatto che i due termini non corrispondino a una dottrina perfettamente determinata, a proposito della quale la rivista «Politique» mi ha chiesto di fornire il punto di vista del fondatore del Partito popolare italiano»
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Peut-être viendrez-vous en France avant ou après cette réunion. Vous savez que nous serons toujours heureux de vous accueillir. Croyez bien, je vous prie, à mes sentiments de cordial et respectueux dévouement. E. Marcel Prélot P.S. Je n’ai encore vu aucun compte rendu d’Italie et Fascisme dans les Études. Par contre, il y a eu une analyse courte et purement objective dans les Dossiers de l’Action Populaire et un article de Guy du Perron dans «La Démocratie» d’avril dernier.
f442.25 23/XI/28 Caro M. Prélot, Sono tanto contento che Lei è disposto a tradurre il mio lavoro sul diritto di guerra. Non speravo tanto. Ho mandato oggi stesso il testo corretto a M. Vaussard, che desiderava riguardarlo; egli lo passerà a Lei al più presto5. Non ho ancora il testo tedesco, ma fra giorni avrò quello inglese che va a publicare per Natale. Presenti i miei omaggi… [L. S.]
f442.40 21/5 [1929] Caro Prélot, Ho inteso da Vaussard che Lei non ha iniziato la traduzione del mio manoscritto sul Diritto di guerra, nel dubbio che il lavoro non le sarebbe stato convenientemente compensato. Dopo sei mesi dell’invio del Ms, questa notizia non è stata per me molto gradevole, e non posso non lagnarmi con Lei, che, secondo me, avrebbe dovuto scrivermi tutto. Ma il passato non torna. La prego di scrivermi subito che cosa Lei desidererebbe da me nel caso che io non riesca a far pubblicare il libro in Francia, o nel caso che la 5 Vedere in L. Sturzo-M. Vaussard, Carteggio 1917-1958, a cura di Enrico Serra, Gangemi, 1999, le lettere 34 a 37, pp. 56-57.
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somma offerta dall’editore non fosse di suo gradimento. Mi dica inoltre, esattamente, dentro qual tempo potrei avere la traduzione francese pronta. Io le risponderei subito dicendo quel che io potrei fare per garantire i suoi giusti interessi. Lei comprenderà che se sono indotto solo a scrivere, chiuso fra quattro mura, e impotente a fare altro, non sono alieno dal fare dei sacrifici pur di trovare chi mi aiuta nel mio lavoro, spesso ingrato e non sempre compreso. Cordiali saluti a Lei e Signora. [L. S.]
Chambre des Députés 53, rue des Frères-Reclus Choisy-le-Roi
f442.45 (m) Paris, le 6 juin 1929
Mon cher Ami, Les démarches de Maurice Vaussard pour trouver un éditeur à votre ouvrage Le Droit de guerre n’ont pas abouti jusqu’à présent et je commence à avoir des doutes sur le succès définitif. Je ne sais dans ces conditions ce que je dois faire. J’ai commencé, avant la rentrée parlementaire, la traduction mais je doute de pouvoir la reprendre avant la fin du mois prochain. Je serai disposé à y consacrer mes vacances, mais encore faudrait-il que l’éditeur soit trouvé car autrement la correction des épreuves et de la mise en page serait renvoyée à l’automne ou à l’hiver, période à laquelle je ne disposerais pas du temps nécessaire, devant sans doute cumuler avec le secrétariat parlementaire du P.D.P. une charge de cours de droit administratif. Pour le prix de la traduction, je ne puis m’engager à moins de deux mille cinq cents. L’ouvrage est plus long que L’Italie et le fascisme et je dois tabler sur cinq cents francs de frais de dactylographie et d’expéditions. J’aurais voulu vous donner de meilleures nouvelles mais malheureusement nous traversons une période économique difficile dont l’édition souffre beaucoup. Dites-moi si je dois quand même continuer la traduction ou si je dois attendre le résultat des démarches de M. Vaussard. Mon manuscrit pourrait être prêt entre le 15 septembre et le 1er octobre. Avez-vous déjà la traduction allemande? Mon travail en serait beaucoup avancé et ma femme pourrait m’apporter son aide. Sans doute viendrez-vous au congrès international de fin juillet. Le meilleur souvenir de ma femme. Je suis respectueusement et cordialement votre E. Marcel Prélot
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(rl) f442.45 13/6/29 Caro Mr Prélot, Ho ricevuto la sua del 6; e altra del 10 di Vaussard, che mi dice che ha passato il testo inglese a Pedone per vedere se sarà possibile combinare 6. Io sarò alla fine del mese e forse il 25 a Parigi e mi fermerò per tre giorni. Intanto la prego di dar mano alla traduzione. Il libro è più corto di un quinto dell’altro ma ciò non conta. Le assicuro i 2500 richiesti, purché io abbia il manoscritto pronto per la fine di settembre prossimo. Occorre fare qua e là qualche aggiunta. Ma di ciò parleremo di presenza. Cordiali saluti. Non ho [?] la trad[uzione] tedesca, perché il traduttore è stato ammalato per quattro o cinque mesi. [L. S.]
Chambre des Députés
f442.46 (m) Paris, le 21 juin1929
Mon cher Ami, Je me réjouis à la pensée de vous voir prochainement. Je vous dis dès maintenant mon accord pour la fourniture du manuscrit français à la fin de septembre. Nous pourrons ensemble rechercher l’éditeur le plus avantageux. Pedone est actuellement souffrant et j’ai su qu’il ne s’était pas encore occupé de votre ouvrage. J’ai insisté pour que vous soyez fixé au moment de votre passage. Ma femme espère que vous nous ferez l’amitié de venir jusqu’à Choisy-le-Roi. Croyez, je vous prie, à mes sentiments cordialement et respectueusement dévoués. E. Marcel Prélot
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Carteggio, cit., lettera 48, p. 63.
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f442.47 23/6/29 Caro Mr Prélot, Io sarò a Parigi il 26 c.m. arrivando alle 17.58. Mi fermerò tre giorni. Grazie dell’invito di Madame a Choisy-le-Roi, ma questa volta non ho il tempo, perché ho molte cose da fare a Parigi. La prego di venire Lei da me all’Hôtel Ste-Marie rue de Rivoli 83 – o la sera del mercoledì (e potremo cenare insieme), ovvero il giovedì all’ora che Lei crederà meglio. La prego (pertanto) di lasciarmi una lettera all’albergo, in modo che io, arrivando, la possa trovare là e così sapermi regolare. Grazie assai e cordiali saluti [L. S.]
f442.50 16/7/29 A Mr Prélot Mr Lisbonne mi ha risposto che può solo offrirmi il nome della casa ma che le spese e di traduzione e di stampa siano a mio carico. Ho risposto in data di ieri: «Sono assai dolente però [l]a lasciai». La prego pertanto: a - di andare da Mr Lisbonne (è sempre alla Libreria Alcan verso le 11) e di vedere se è possibile indurlo a prendere il carico delle spese di stampa con la condizione che ogni partecipazione alle entrate non sarà effettuabile fino al saldo delle spese. b - Nel caso contrario la prego di ritirare la copia dell’edizione inglese, e di pregare il Prof. Le Fur7 che faccia [spedire] il mio lavoro alla casa che egli indicò (di cui non ricordo il nome). c - Inoltre io non ho saputo più nulla da Pedone. Forse egli spedì il testo inglese a Londra senza alcuna lettera. E poiché da Londra non mi rispediscono i libri, così non ne so nulla. Se può informarmi, mi farà un piacere.
7 Louis Le Fur (1870-1943), professore nelle Facoltà di Diritto di Rennes e di Parigi, specialista di diritto internazionale.
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Intanto io spero che Lei avrà conservata la traduzione. Io conto essere a Parigi il 28, 29 e 30 di questo mese, e andrò all’hôtel Ste-Marie. Ossequi a Lei e alla Signora da parte di mia sorella e mia. Ringraziamenti cordialissimi [L. S.]
f442.52 (m) le 9 août 1929 Mon cher Ami, Je suis désolé de devoir vous annoncer l’échec de mes démarches au recueil Sirey. Le directeur ne trouve pas à votre ouvrage le caractère des publications de sa maison et craint des difficultés pour son expansion en Italie, qui est importante, s’il accueillait l’œuvre d’un homme politique hostile au régime actuel. De plus, la double parution en allemand et en anglais restreint énormément la vente du livre. J’ai été ensuite voir Pédone qui m’a assez mal reçu. Il savait ma démarche au Sirey et m’en a témoigné beaucoup d’humeur. Dans ces conditions, il préfère ne plus suivre l’affaire. D’après ces deux entrevues, j’ai tout lieu de penser qu’il est inutile et même nuisible de continuer des démarches avec, en mains, le texte anglais. Je crois que nous devons terminer d’abord la version française et seulement après reprendre des démarches. Je ne vous cache pas que celles-ci me paraissent assez aléatoires, car plus le livre a été offert, moins nous trouverons d’empressement. Il y a en effet chez les éditeurs un amourpropre assez vif qui les empêche de prendre ce qu’un autre a refusé, même si le livre leur plaît. À quelle date aurez-vous le texte allemand? J’aimerais le confronter avec le mien. Pourriez-vous me donner le nom et l’adresse du traducteur? Ma femme remercie Mademoiselle Sturzo de son aimable carte et se rappelle à votre bon souvenir. Avec mes regrets de ne point vous donner de meilleures nouvelles, je vous prie d’être assuré de mes sentiments respectueux et cordiaux. E. Marcel Prélot
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(rl) f442.52 24/8 Caro Amico, Ebbi la sua lettera del 9 di questo mese; non mi meraviglio di nulla; solo mi dispiace, anche per Lei, l’incidente Pedone, ma egli forse dimenticò che io il 27 giugno fui alla sua libreria e dissi al giovane che era là di spedire tutto a Londra. Io sarò a Parigi il 2 settembre (Hôtel Ste-Marie) e mi fermerò due o tre giorni. La prego di scrivere al Prof. Le Fur e domandare a lui consigli sul da fare. Pel resto ci parleremo di presenza. Gradisca i miei saluti cordiali e presenti i miei omaggi alla sua signora, cui mia sorella vuole essere ricordata. L. Sturzo
Chambre des Députés
f442.53 (d) Paris, le 30 décembre 1929
Monsieur l’Abbé et cher Ami, J’ai été très heureux d’avoir enfin de vos nouvelles et de savoir que votre santé était enfin meilleure. Je forme des vœux pour que 1930 vous soit à cet égard, comme aux autres, aussi favorable que possible. Jusqu’à quand resterez-vous à Paris ? Je serai malheureusement absent le 7 janvier et ne rentrerai pas à Choisy avant le 12. Je suis nommé, comme je vous l’avais laissé pressentir, à l’université de Strasbourg et je dois m’y rendre chaque semaine. De plus, en raison des vacances parlementaires, j’ai projeté un voyage d’affaires durant les premiers jours de janvier qu’il m’est absolument impossible de remettre. Peut-être, de votre côté, pourrez-vous attendre mon retour. Je m’excuse de ce très fâcheux contretemps, mais je ne vois vraiment aucun moyen de me dégager. Notre ami Paul Archambault8 s’est déclaré disposé à accueillir La Communauté internationale et le droit de guerre dans la collection des «Cahiers de la Nouvelle Journée». Je vous avais dit naguère que je lui avais offert l’ouvrage du R.P. Stratmann. Mais cet ouvrage lui a semblé trop peu original pour paraître dans la collection qu’il dirige. Je lui ai, sous réserve de votre décision ultérieure, proposé la communication de votre manuscrit. D’après ce qui a déjà paru dans «Politique», il s’est déclaré enchanté de vous accueil-
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Su Paul Archambault, vedere quello che segue.
lir. Je crois que vous auriez tout intérêt à accepter la publication parmi une série d’ouvrages presque tous excellents et dont l’inspiration est très voisine de la vôtre. Matériellement, la rémunération vous permettrait de couvrir plus de la moitié des frais de traduction. Au cas d’un second tirage, vous pourriez espérer quelques bénéfices personnels. Vous seriez bien aimable de me dire tout de suite votre sentiment à cet égard. En effet, le mot popularisme entre peu à peu dans notre langue politique. Il a fort bien été accueilli par les congressistes de Nancy, qui n’ont pas manqué l’occasion d’applaudir au passage votre nom. Pour moi, je suis opposé à la contraction populiste qui risque de provoquer des équivoques. Ma femme se joint à moi ainsi que les bambins pour vous remercier de vos bons vœux et pour vous envoyer à notre tour nos souhaits respectueux et cordiaux. E. Marcel Prélot P.S. J’ai bien reçu au courrier de ce matin la première partie, soit 7 chapitres, de la traduction. Je pense que vous m’apporterez le reste. Où en est la traduction allemande?
(rl) f442.53 2/1/1930 Grazie della sua lettera e dei suoi auguri. Sono inoltre lieto al sapere che Lei ha già una cattedra a Strasburgo, e le mando le mie felicitazioni e i miei auguri. Io ho rinviato la mia venuta a Parigi per i primi giorni di febbraio, le scriverò la data in avanti, sì che possiamo rincontrarci a Parigi. Intanto Lei potrà passare il manoscritto a Mr P. Archambault. Io accetto con grazie la proposta. [L.S.]
f442.54 3/2/30 A Mr. Prélot Le mando i capitoli dall’8° al 15° (ultimo) del mio libro sul Diritto di guerra, con 4 fogli di osservazioni e aggiunte. 79
Non ho rinviato il paragrafo sul Disarmo perché aspetto l’esito della Conferenza Navale di London9 e della Commissione Preparatoria di Ginevra. Ciò non fa disturbo, perché si tratterebbe di quattro o cinque pagine da potere aggiungere nella 1a revisione delle bozze di stampa. Io conto venire a Parigi entro questo mese; non posso ancora precisare il giorno ma forse verso la fine. Le scriverò esattamente. Spero che Lei abbia combinato definitivamente con Mr Archambault e che possa presto consegnare l’intero testo. Gradisca [L. S.]
f442.55 (d) le 18 février 1930
Choisy-le-Roi 53, rue des Frères-Reclus
Monsieur l’Abbé et cher Ami, J’ai vu hier soir Paul Archambault, directeur des «Cahiers de la Nouvelle Journée». Il a lu avec le plus grand intérêt et beaucoup d’admiration la majeure partie du manuscrit de votre ouvrage. Il sera très heureux de le publier dans les «Cahiers de la Nouvelle Journée». Il craint malheureusement que ce ne soit un peu long pour le cadre dont il dispose. Je pense que vous comptez toujours venir prochainement. Je suis absent le vendredi et le samedi de chaque semaine, jours où je donne mes cours à Strasbourg. À bientôt donc, j’espère. Ma femme se joint à moi pour vous envoyer notre respectueux souvenir. E. Marcel Prélot
f442.56 22/5 A Mr Prélot La prego di farmi sapere se venendo io a Parigi dal 2 al 7 luglio potremo rivedere insieme i punti dubbi o oscuri del mio libro, sì da potere poi senza altra revisione passa-
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Vedere i suoi articoli su quest’argomento su «El Matí», dal 1° febbraio al 30 marzo, M.L., I, pp. 238-251.
re all’editore il testo francese per la pubblicazione. Nel caso che tali giorni non siano i più adatti, potrei tardare a venire fino dal 7 al 12 luglio. Occorre che Lei scelga al più presto, perché io debbo combinare a tempo la venuta di mia sorella a Parigi e altri appuntamenti e impegni di albergo per il periodo delle mie vacanze. Fra giorni scriverò il numero che riguarda il disarmo, e glielo spedirò. Occorre che Lei mi rimandi indietro il n. 31 per le correzioni non fatte. La prego di farmi avere il testo della proposta Briand sugli Stati Uniti d’Europa10, che qui ho potuto avere solo in sunto sui giornali. Ho letto con piacere i suoi articoli sulla Riforma statale11. [L. S.]
f442.57 (m) Choisy-le-Roi, le 25 mai 1930 Mon cher ami, Du 27 juin au 12 ou 15 juillet, je serai retenu à Strasbourg par les diverses épreuves d’examens dont je serai chargé. C’est donc seulement, comme je vous l’avais déjà dit à notre dernière rencontre, dans la seconde moitié de juillet que nous pourrions nous rencontrer. Je vous retourne ci-inclus le § 31 que vous désirez revoir et j’y joins le texte du memorandum Briand que vous souhaitez. Aucune nouvelle de Vaussard depuis longtemps. Une personne qui l’avait vu il y a un ou deux mois m’a dit lui avoir trouvé très mauvaise mine. Il est à craindre que sa santé ne se soit pas améliorée. À bientôt de vos bonnes nouvelles. Les meilleurs souvenirs de ma femme. Cordialement et respectueusement à vous. E. Marcel Prélot
10 A Ginevra, il 5 settembre 1929, Aristide Briand, allora presidente del Consiglio, aveva proposto in un discorso alla Società delle Nazioni un piano per la costituzione di una Federazione europea. Sul giudizio di Sturzo, vedere i suoi articoli in M.L., 263 («El Matí», 21-23 maggio 1930) e 269 (ibid., 14 giugno). 11 M. Prélot, Opportunistes et néo-radicaux devant la réforme de l’État, «Politique», febbraio 1930, pp. 97109.
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f442.58 11/X/30 Caro Mr Prélot, Spero che il suo concorso sarà andato bene; mi mandi qualche notizia. Desidero sapere se Lei ha già passato il manoscritto del mio libro a Mr Archambault per la stampa; e dentro qual tempo si potranno avere le bozze. Ha notizie del mio articolo su Stato e Chiesa? Alla Signora… [L. S.]
f442.59 (m) Choisy, le 25 oct. 1930 Monsieur l’Abbé et cher Ami, J’ai fait hier la première leçon de mon concours. Comme nous sommes très nombreux, celui-ci sera très long; l’admissibilité n’interviendra pas avant le milieu de novembre. C’est très difficile. Ne m’oubliez pas dans vos prières. Le comité de «Politique» n’a pas été d’avis de publier votre étude sur l’Église et l’État. Ceux qui l’ont lue l’ont trouvée fort intéressante, mais pensent que le problème ne doit pas être traité dans la revue à l’heure présente. Je vais remettre votre manuscrit aux dominicains de «La Vie intellectuelle» qui habitent pas bien loin de chez moi à Juvisy. Je vous ferai connaître leur avis aussitôt que possible. Pour La Communauté internationale et le Droit de guerre, on m’annonce de l’éditeur les épreuves pour la semaine prochaine. Archambault vous en enverra un jeu pour que vous puissiez effectuer les adjonctions que vous désirez. Puis-je vous demander de faire aussi bref que possible et aussi de faire dactylographier votre texte, car quelques-unes des adjonctions que vous m’avez déjà adressées étaient absolument illisibles et je risque de me tromper sur le sens de celles-ci. J’espère que votre santé est bonne. Ma femme se joint à moi pour vous envoyer notre respectueux et cordial souvenir. E. Marcel Prélot
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f310.36 (m) Choisy, le 31 décembre 1930 Mon cher Ami, J’ai envoyé hier à Paul Archambault les derniers placards corrigés avec les adjonctions sur l’Union européenne, la révision des traités et le désarmement. J’ai effectué, partout où le sens était en cause, les rectifications que vous avez demandées. Certaines, toutefois, comportaient de telles impossibilités de langue ou nuisaient tellement à la clarté que j’ai dû y renoncer. Mon concours s’est heureusement terminé le 4 décembre. J’ai été reçu second. Ma nomination de professeur agrégé vient de paraître à l’Officiel et je commencerai mes cours à Strasbourg le 9 janvier. Je pense d’ici là avoir le plaisir de vous voir, puisque votre visite est annoncée sur le continent. Vous serait-il possible de me rapporter le petit volume de Salmoli Le concept de la guerre juste que je vous avais prêté autrefois. Il est épuisé chez l’éditeur et je me trouve en avoir besoin. Ma femme et mes enfants ainsi que moi-même vous souhaitons une bonne année 1931. Croyez bien à mes sentiments respectueux et cordiaux. E. Marcel Prélot
Université de Strasbourg Faculté de Droit et de Sciences politiques
f442.72 (m) le 3 mai 1931
Mon cher Ami, Me voici à peu près complètement installé à Strasbourg. Je m’excuse de n’avoir pas répondu à votre aimable mot qui m’est parvenu chez Francisque Gay à la fin de ma causerie, mais mon déménagement était déjà commencé et j’ai été pris dans son absorbant engrenage jusqu’à la reprise des cours qui m’ont occupé à leur tour. J’ai reçu de Paul Archambault 1850 fr., ce qui, joint à ce que vous m’aviez remis et aux droits de reproduction d’un chapitre dans «Politique», revient à ce que nous avions convenu. La question matérielle est donc réglée. J’ai fait faire des envois à une soixantaine de journaux, périodiques ou revues en m’adressant chaque fois à un ami ou à quelqu’un de connu. J’espère que l’on parlera du livre. Vous avez sans doute vu que Robert Cornilleau lui a consacré l’article de tête du «Petit Démocrate». Pour votre article sur l’Église et l’État, je regrette, sans en être trop surpris, la décision des dominicains. Je n’ai aucune nouvelle des «Cahiers de Philosophie du Droit» 83
dont je vous avais parlé. Le premier numéro devait sortir en mars et en mai; personne n’a encore rien vu. J’ai fait prendre des renseignements par la bibliothécaire de la Faculté et je vous tiendrai au courant. Je termine mes cours à la Pentecôte et je passerai le mois de juin presque tout entier à La Baule, une plage de la Bretagne du sud que vous connaissez peut-être. Je passerai à Paris vers le 25 juin, avant les examens, et vers le 10 juillet au retour de ceux-ci. Je compte également aller à Luxembourg, puis à la Semaine Sociale de Mulhouse. Sauf un séjour à Dambelin, nous passerons le reste de l’été à Strasbourg. Mon adresse personnelle est 22 rue Herder – Strasbourg (Bas-Rhin). J’aimerais savoir à qui vous avez vous-même envoyé ou fait envoyer La Communauté internationale et le Droit de guerre, de façon à éviter les doubles emplois. J’espère que votre santé est bonne et je vous adresse, ainsi que ma femme, notre respectueux et cordial souvenir. E. Marcel Prélot
Ker Marie-Louise La Baule (L. Inf.)
f412.16 (m) le 17 juin 1931
Mon cher Ami, Le premier fascicule des «Archives de Philosophie du Droit et de Sociologie juridique» vient de paraître. J’ai aussitôt parlé de votre étude à M. Le Fur qui vient de m’écrire de vous demander de la lui adresser (38 rue Lacépède, Paris, Ve). Il la soumettra aussitôt au comité de lecture. Je crois que vous feriez bien d’envoyer également le texte italien, car la traduction française est très imparfaite. Je viens de passer trois semaines aux bords de la mer et retourne à Strasbourg pour les examens, le 25 de ce mois. Je voyagerai ensuite en juillet. Mon adresse à partir du 25 est de nouveau à Strasbourg, 22 rue Herder. Quand viendrez-vous sur le continent? En attendant, je vous assure de mes sentiments respectueux et cordiaux. Ma femme y joint son déférent souvenir. E. Marcel Prélot
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f412.17 (m) s.d. [annot.: ric. il 9-7-31]
22 rue Herder – Strasbourg
Mon cher Ami, Nous jouons de malchance: le 29 juin, je serai à Strasbourg pour les examens et le 9, j’aurai quitté l’Alsace, pour Melun où je vais prononcer le discours de distribution des prix. Ne vous serait-il pas possible de vous arrêter à Strasbourg, au retour de BadMarcheim? Je serai chez moi tout le mois d’août et souhaiterai fort de vous accueillir. Si vous ne pouvez modifier vos projets, je puis vous indiquer comme hôtel l’Hôtel de France, rue de la Grande-Eglise, où je descendais lors de mes voyages hebdomadaires de l’autre année. Il y a eu sur votre ouvrage une bonne étude d’un jeune, Pierre Barbier, dans les «Annales de l’A.C.J.F.» et une recension moins compréhensive dans la «Chronique sociale de France». J’espère en passant à Paris voir Archambault au sujet de la propagande qui a été, je crois, assez peu active de la part de Gay. Vaussart devait faire un article pour la «Vie catholique». Je pense qu’il est très occupé par la fin de l’année scolaire et qu’il s’exécutera ensuite. Plusieurs comptes rendus me sont promis. Je vous les signalerai dès leur parution. Avez-vous envoyé votre article à M. Le Fur comme je vous le demandais par une lettre récente ? J’espère qu’il l’acceptera malgré le caractère technique de sa revue. À bientôt j’espère. Recevez de ma femme et de moi-même l’assurance de notre respectueux et cordial souvenir. E. Marcel Prélot
Strasbourg, 22 rue Herder
f412.18 (m) le 23 septembre 1931
Monsieur l’Abbé et cher Ami, J’ai beaucoup regretté que les circonstances diverses ne nous aient pas permis de nous rencontrer cet été. J’espère que votre séjour à Hyères a été favorable et que vous êtes rentré à Londres en bonne santé. J’ai reçu au cours du mois de juillet une lettre de M. Le Fur concernant votre étude. Contrairement à son opinion personnelle, le comité de lecture a été opposé à la publication. M. Le Fur pensait que la cause en était surtout la mauvaise traduction et il me demandait de réviser celle-ci pour fin octobre. Je viens de revoir soigneusement les deux textes. Je n’estime pas pouvoir corriger la version de M. Gueroult. C’est impossible. Il faut absolument tout refaire. C’est un assez gros travail. Dois-je l’entreprendre, alors qu’il 85
n’est pas sûr que les «Archives» accepteront l’article et que, même alors, je ne sais pas si cette revue scientifique et toute nouvelle verse des droits d’auteur? En tout cas, je suis maintenant pris jusqu’en novembre et ne pourrais sans doute m’occuper avant de cette tâche délicate et assez longue. Je serais très heureux d’avoir votre sentiment. Que dites-vous de la situation britannique? Ma femme se joint à moi pour vous assurer de nos respectueux et fidèles sentiments. E. Marcel Prélot P.S. Ci-inclus une coupure de «La Volonté». R.P. est René de La Porte, rédacteur parlementaire de ce journal. Avez-vous vu l’article de Vaussard dans «La Vie catholique»?
f412.19 27/9/31 al Prof Prélot Io vidi il Prof. Le Fur (insieme a Ferrari) nel luglio scorso; mi sembrava di avere capito che il Comitato di R[edazio]ne avesse espresso di già i suoi dubbi sul mio studio Stato e Chiesa, e il Prof. Le Fur addebitava ciò alla non felice traduzione. A ogni modo aiutato da Ferrari12 (data la imperizia nel parlare in francese) gli esposi a voce la mia tesi. Questa lo interessò molto, la trovò rispondente al suo indirizzo scientifico e mi disse che avrebbe pregato Lei di rivedere la traduzione. Comprendo bene che dovendosi la traduzione rifare da capo, la cosa è ben diversa: onde la prego di scrivere al Prof. Le Fur perché le desse affidamento che il lavoro sarebbe pubblicato di sicuro. Certo, se il Prof. Le Fur non può darle tale affidamento, anche a me sembra che non sia il caso di farne una nuova traduzione. [L. S.]
12 Francesco Luigi Ferrari (1889-1933), avvocato, giornalista, membro del Partito Popolare Italiano dal 1922. Antifascista costretto all’esilio, fondò e diresse la rivista «Res Publica». Dall’esilio in Belgio mantenne contatti con Sturzo, con il quale collaborò fin dal 1925 alla costituzione di un Segretariato internazionale dei partiti democratico-popolari di ispirazione cristiana, succedendogli nel 1929 come rappresentante del popolarismo italiano. Nel 1930, per incarico di Sturzo, riorganizzò a Bruxelles il Segretariato del PPI all’estero.
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f412.74 (m) le 12 juin 32 Mon cher Ami, J’ai bien reçu les épreuves de votre article13, que j’ai corrigées suivant vos indications. Elles sont reparties aussitôt pour Paris. On fera le nécessaire pour votre arriéré d’abonnements. J’ai vu M. Le Fur à Paris, il y a quelques semaines. Il ne pense pas pouvoir donner votre article. Celui-ci ne cadre pas avec les prochains fascicules des Archives qui traiteront de sujets spéciaux. J’ai fait une démarche auprès de mon collègue Bernard Lavergne qui dirige «L’Année politique». Celui-ci a été également intéressé par votre étude, mais il ne peut la publier à cause de son caractère trop théologique. Je ne vois pas où je pourrai maintenant m’adresser. Je garde toutefois le manuscrit au cas où une occasion se présenterait. J’espère un peu être à Paris entre le 6 et le 14 juillet. Mais c’est encore très incertain, car ma femme attend un cinquième bébé pour la fin de juillet et je ne sais si je pourrai m’absenter. Croyez à mes toujours fidèles et dévoués sentiments. E. Marcel Prélot
Université de Strasbourg Faculté de Droit et de Sciences politiques 22 rue Herder
f454.1 (d) le 7. 2. 33
Mon cher ami, J’ai bien reçu, en son temps, votre carte de Nouvel An ainsi que votre étude, traduite en allemand, sur l’Église et l’État. Je m’excuse de ne point vous avoir répondu, mais j’ai eu un mois de janvier très particulièrement chargé. Je veux bien parler de votre étude dans «Res Publica», mais je ne pourrai le faire qu’après Pâques, car, d’ici là, je suis complètement absorbé par mon enseignement et par la satisfaction d’engagements antérieurs. Au mois d’octobre, j’ai remis à Ferrari le texte italien et la traduction française de «Chiesa e Stato», avec mission de vous les rendre à la prochaine occasion. Si vous n’avez pas besoin du texte français, Ferrari pourrait me le réexpédier, cela m’aiderait pour fai-
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L’Amérique, l’Europe et les difficultés actuelles , «Politique», giugno 1932, pp. 481-494 (M.L., II, 98).
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re le compte rendu. D’autre part, j’entrevois un moyen possible de publication en France, malheureusement pas immédiate. Mes occupations ici sont trop pressantes pour que je puisse songer à m’absenter actuellement. J’espère pouvoir vous rencontrer au voyage suivant et vous prie, en attendant, d’agréer, de la part de ma femme et de la mienne, notre respectueux souvenir. E. Marcel Prélot
f454.8 (m) Strasbourg , le 13 mars 1933 Mon cher Ami, J’ai appris avec une émotion indicible la mort de notre ami Francesco-Luigi Ferrari. Je l’avais quitté à Paris, il y a quelques mois, en assez médiocre santé, mais si plein de projets et d’espoirs que je ne puis croire à sa disparition. Je pense aussi beaucoup à Madame Ferrari et à ses petits enfants. Je m’étais trouvé là au moment de leur joyeuse arrivée dans notre capitale. Que vont-ils devenir? De quelle manière leur venir en aide? Je vous envoie pour «Res Publica» les trois notes ci-jointes. Je n’ai pu en faire une sur votre article Chiesa e Stato car je suis pour le moment surchargé. J’ai cours presque tous les jours, chaque après-midi jusqu’à Pâques et j’ai encore d’autres engagements. J’ai dû me contenter de parler de livres que j’avais déjà lus. La note sur Deslandes a déjà été publiée en partie par «Le Petit Démocrate» (entre les deux). Je crois que cela n’a pas trop d’importance. En tous cas je ne pouvais omettre ce qui est l’essentiel du livre. Pour l’article de juin, je vous propose de traiter: «Le fascisme et la centralisation». C’est un point important, sur lequel il n’a rien été publié en français, et certains de mes compatriotes croient encore les fascistes régionalistes! [en marge: Si possible, envoyez-moi des épreuves. Il y a toujours trop de coquilles dans R.P.] je ne voudrais pas prendre un autre sujet, car je dois, dès Pâques, me mettre à l’achèvement de mon livre sur L’État fasciste qui paraîtra chez Sirey et pour lequel je suis déjà en retard de plusieurs mois. Néanmoins je m’efforcerai de vous donner, pour le même numéro, une recension de «Chiesa e Stato». À quelle date, exactement? Je regrette beaucoup en ces tristes circonstances d’être à la fois si loin et si pris. Je vous assure en tous cas de mes sentiments respectueux et dévoués. E. Marcel Prélot
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f454.19 (m) le 1er avril 1933 Mon cher Ami, Je suis pris en ce moment par l’achèvement de mes cours et je ne puis me charger de la traduction que vous souhaitez. On trouvera certainement à Paris. Envoyez directement le manuscrit à Flory. J’irai à Paris dans la première quinzaine de juin. Je voudrais bien vous voir à ce moment. J’attends votre lettre sur «Res Publica». Je vais aussi réfléchir aux moyens d’aider madame Ferrari. Bien respectueusement et cordialement à vous. E. Marcel Prélot
Politique Revue de Doctrine et d’Action 17, rue Soufflot (5ème)
f314.62 (d) Paris, le 9 avril 1933
Cher Monsieur l’Abbé, J’ai bien reçu votre manuscrit14 et ne veux pas tarder à vous en exprimer tous mes remerciements. Comme vous me le suggériez, je me suis d’abord adressé pour sa traduction à Maurice Vaussard qui a aussitôt accepté. Si, comme je l’espère, il peut l’achever d’ici quelques jours, j’essaierai de faire passer votre article dans le numéro d’avril pour lui garder toute sa valeur d’actualité. Il est bien entendu que vous en recevrez au préalable des épreuves. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, avec tous mes remerciements renouvelés, l’assurance de mes sentiments respectueux et bien dévoués. Charles Flory Cette lettre était dictée quand arrive votre carte. Soyez donc tout à fait rassuré.
14
Centre allemand et parti populaire italien, «Politique», aprile 1933, pp. 314-332.
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f454.24 (d) le 9 mai 1933
Strasbourg, 22 rue Herder
Mon cher Ami, Je suis passé à Paris la semaine dernière et j’ai eu regret d’être obligé de revenir ici avant votre arrivée. Des entretiens que j’ai eus avec mes amis, il ressort très clairement l’impossibilité absolue de faire vivre, de quelque manière que ce soit, une revue comme «Res Publica». Le public que celle-ci peut atteindre en France se confond, à quelques unités près, à celui déjà sollicité par «Politique». Celle-ci, malgré ses douze cents abonnés ou lecteurs, n’arrive cependant pas à boucler son budget. Je crois que la seule chose possible serait, pour le moment, que «Politique» serve les abonnements en cours de «Res Publica» et qu’elle donne accueil, dans toute la mesure du possible, à la rédaction de celle-ci. Flory est actuellement absent, mais vous pourriez examiner la chose avec 15 Michelin , administrateur des éditions SPES et avec M. Coornaert16, 165 rue ArmandSylvestre, à Bécon-les-Bruyères. Je retournerai à Paris à la Pentecôte et y resterai plusieurs jours. Ne reviendrezvous pas à ce moment ? Je regrette beaucoup de ne pouvoir vous donner pour «Res Publica» un autre conseil que celui d’une fusion provisoire avec «Politique», mais les circonstances sont extrêmement difficiles et je ne crois pas possible de maintenir votre revue, si vous ne disposez pas de concours financiers considérables. Ma femme se joint à moi pour vous assurer de notre respectueux souvenir. E. Marcel Prélot
f315.17 7-6-33 Cher M. Flory, En attendant votre aimable réponse sur la «Res P[ublica]», je vous prie de prendre note de ma nouvelle adresse.
15 Alfred Michelin (1883-1975), giornalista per «La Croix», in seguito (1935) amministratore di La Bonne Presse, direttore generale delle edizioni SPES, membro del comitato di direzione delle Settimane Sociali. 16 Émile Coornaert (1886-1980), storico, direttore di studi nell’ École des Hautes Études (eletto nel 1931 contro Marc Bloch); sarà eletto nel 1935 (sempre in concorrenza con Marc Bloch) professore di storia del lavoro al Collège de France.
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Veuillez agréer, cher M. Flory, mes salutations très cordiales et présenter à Mme Flory mes hommages dévoués. L. Sturzo
Politique Revue de Doctrine et d’Action 17, rue Soufflot (5ème)
f315.40 Paris, le 9 juin 1933
Cher Monsieur l’Abbé, Je trouve, en rentrant d’un voyage en Alsace qui a apporté quelque retard à ma correspondance, votre aimable carte dont je vous remercie. J’allais précisément vous écrire, car je n’ai pas manqué de rendre compte, la semaine dernière, aux membres du comité de rédaction de «Politique» de la conversation que j’ai eu le plaisir d’avoir avec vous. Comme moi, ils regrettent vivement que la perte si douloureuse de notre ami Ferrari ait, en outre, la conséquence fâcheuse de mettre un terme à la publication de «Res Publica». Votre belle revue remplissait en effet, à côté de «Politique», un rôle convergent et cependant différent, que nous ne saurions exactement assumer du fait de notre public et de nos attaches françaises. Mes amis ont été également très sensibles à votre proposition, à laquelle ils sont désireux, comme moi, de répondre dans toute la mesure du possible. C’est ainsi que, si vous voyez un intérêt à faire à quelques-uns des anciens lecteurs de «Res Publica», qui ne seraient pas abonnés à «Politique», le service de quelques numéros de notre revue, nous y serions pour notre part tout disposés. Mais c’est, évidemment, du point de vue intellectuel que les collaborations seraient le plus intéressantes. Nous avons déjà publié des articles de plusieurs membres de la rédaction de «Res Publica», qui, elle-même, a souvent fait appel aux auteurs habituels de «Politique»; mais c’est avec une vive satisfaction que nous verrions se développer ces relations ou s’en établir de nouvelles, notamment avec vous, le comte Sforza17 ou M. Wickham Steed18; et, de votre côté, vous pouvez être assuré, cher Monsieur l’Abbé, que vous et vos amis trouverez dans «Politique» un accueil d’autant plus large et empressé que la tribune de «Res Publica» vous fait défaut. 17 Sforza darà diversi articoli a «Politique»: Grandeur et décadence de la social-démocratie allemande, gennaio 1933, pp. 13-23; Légendes italiennes, dicembre 1933, pp. 999-1006; Regards syriens vers la Palestine et regards sionistes vers la Syrie, febbraio 1935, pp. 122-127. 18 Lo stesso per Wickham Steed: Buts de la paix, aprile 1934, pp. 289-297; La guerre hors la loi, luglioagosto 1934, pp. 596-599; L’Angleterre et la crise de la paix, aprile 1936, pp. 289-292; Le réarmement britannique, aprile 1937, pp. 193-199.
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J’ajoute que s’il vous est possible de prendre personnellement part à quelques réunions de notre comité de rédaction, à l’occasion de vos passages à Paris, nous en serons très heureux. Nous regrettons seulement que notre situation matérielle ne nous permette pas d’étendre actuellement le cadre de notre revue, trop réduit déjà pour les besoins de notre rédaction et la satisfaction des désirs de notre public. Je ne doute pas cependant, que nous ne [la fin manque] [Charles Flory]
f315.41 24-6-33 Cher M. Flory, J’ai reçu votre aimable lettre et je vous remercie. Je serai à Paris le soir du 1er juillet (Hôtel d[e l’]A[venir] 65, rue M[adame]) jusqu’au matin du 5; je vous prie de me fixer un rendez-vous pendant les jours que je resterai à Paris. Pas le 2 , où je suis pris pour les réunions du Secr[étariat] Int[ernational]. Je vous prie de présenter mes hommages à Mme Flory. [L. S.]
Politique Revue de Doctrine et d’Action 17, rue Soufflot (5ème)
f315.42 (d) Paris, le 28 juin 1933
Cher Monsieur l’Abbé, J’ai été heureux d’apprendre votre venue à Paris pour les réunions du secrétariat international, auxquelles je dois participer moi-même comme représentant du P.D.P. Nous pourrons y prendre rendez-vous: j’espère que vous pourrez me réserver une soirée et que vous me ferez le plaisir de venir en toute simplicité dîner à mon foyer, lundi par exemple. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’assurance de mes sentiments respectueux et les meilleurs. Charles Flory 92
f413.18 13-7-33 M. Flory Je vous envoie ci-inclus l’article pour «Politique» sur «L’Europe centrale»19 que je vous avais promis. C’est entendu que vous me ferez expédier la traduction (avec mon original) pour la vérifier. Si vous n’avez pas de traducteur tout prêt, je vous prie d’appeler M. André Caffi (5, rue Eugène-Gibez, Paris XV°) qui (entre nous) aujourd’hui fait l’affaire. J’attends encore le n° d’avril de «Politique»; si vous pouviez donner un coup de téléphone à l’édition Spes, je vous serais très obligé. M. Arnaldo Fabriani (Strada Lecca 68, Valletta) Malta, m’a écrit en disant de passer à «Politique» le chèque de 60 francs qui m’avait été envoyé pour «Res Publica». Je vous prie de lui faire expédier «Politique» au commencement du mois d’avril. Je vous porterai le chèque au retour à Paris. Veuillez etc. [L. S.]
Politique Revue de Doctrine et d’Action 17, rue Soufflot (5ème)
f315.59 (d) Paris, le 20 juillet 1933
Cher monsieur l’Abbé, Je vous remercie de votre aimable envoi que j’ai trouvé au retour d’une petite absence. Selon votre suggestion, j’ai aussitôt écrit à M. Caffi pour lui demander s’il accepterait de faire la traduction de votre travail dont je regrette bien de ne pouvoir prendre connaissance dès à présent. Je vous remercie également d’avoir bien voulu faire passer à «Politique» l’abonnement de M. Arnaldo Fabriani. J’ai donné des instructions aux Editions Spes pour qu’elles fassent le service à partir du numéro d’avril, comme vous le demandiez.
19
Le problème de l’Europe centrale, «Politique», settembre 1933, pp. 673-686 (M.L., II, 244).
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J’ai préparé entre temps deux projets de lettres à adresser aux anciens abonnés de «Res Publica», selon qu’ils avaient ou non réglé leur abonnement. Je vous les communique inclus et vous serai reconnaissant de me dire s’ils rencontrent votre suffrage. Le service des abonnés qui avaient payé leur abonnement pour l’année 1933 sera commencé aussitôt. Pour les autres, il semble qu’il y aurait intérêt à attendre le mois de septembre pour prendre contact avec eux, les vacances étant une période peu propice. En ce qui concerne les anciens collaborateurs de «Res Publica», je me propose de leur écrire, avec les variantes que comporteraient leurs situations respectives, une lettre dont le troisième projet vous donnera le thème principal. En vous renouvelant encore tous mes remerciements, je vous prie d’agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’assurance de mes sentiments très respectueux et bien cordialement dévoués. Charles Flory P.S. Avez-vous des nouvelles du chancelier Wirth20? Je me demande si les mesures d’amnistie prises à la suite de la signature du Concordat lui ont valu quelque amélioration de sa situation personnelle.
(rl) f315.59 22- 7-33 Cher M. Flory, Je vous remets les trois projets de lettres que vous m’avez proposés; je les trouve bien à propos. J’ai fait, pour être très exact, deux petites variations. Je vous prie de les envoyer le plus tôt possible. Je vous prie de me dire à quelle adresse envoyer 5 ou 6 collections complètes de Res Publica, pour les tenir à disposition de vos correspondants. J’attends ici la traduction de mon article. De M. Wirth pas de nouvelles. J’espère le voir à Lucerne. Veuillez …. [L. S.]
20 Joseph Wirth (1879-1956) – «tra i capi del Zentrum, l’unico» secondo il giudizio di J. Rovan (Le Catholicisme politique en Allemagne, Seuil, 1956) a meritarsi pienamente il titolo di uomo di sinistra, ministro delle finanze (1920), poi cancelliere (1921-1922); fu infine costretto all’esilio.
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f413.58 26-X-33 Cher Mr Flory, Vous ne m’avez pas écrit quand vous voulez les articles de M. Steed et de M. Sforza ou d’autres anciens collaborateurs de «Res Publica». (Ils ont reçu «Politique» jusqu’au mois d’août). Qu’est-ce que vous pensez? Je pourrais écrire un article (pas très long) sur la très récente publication anglaise The Intelligent Man’s Way to prevent War, by lord Cecil, Gilbert Murry etc.21 The Seven first-rate Brains les appelle le «Sunday Times». Je pourrais expédier mon article avant le 15 novembre si vous le publierez immédiatement, autrement avant la fin de novembre pour le numéro de décembre. Je vous prie de me répondre le plus tôt possible. [L. S.]
Politique Revue de Doctrine et d’Action 17, rue Soufflot (5ème)
f413.59 (d) Paris, le 28 octobre 1933
Cher Monsieur l’Abbé, Je reçois votre petit mot en même temps que je me disposais moi-même à vous écrire. Vous vous souvenez sans doute que nous avions convenu de remettre après les vacances l’expédition des lettres que je devais adresser aux abonnés et aux collaborateurs de «Res Publica», à l’exception des abonnés qui avaient déjà réglé leur abonnement pour 1933 et à qui le service a été continué. Je viens précisément de faire partir ces différentes lettres et je pensais, en vous en prévenant, vous demander de bien vouloir insister auprès des anciens collaborateurs de «Res Publica» et notamment de MM. Steed et Sforza pour qu’ils nous donnent bientôt un article. Je ne me rends pas bien compte des questions qu’ils pourraient souhaiter traiter l’un ou l’autre et, si vous avez l’occasion de les voir, c’est bien volontiers que je m’en remettrais à vous pour négocier la question avec eux. À l’avance je vous en exprime tous mes remerciements.
21
Comment prévenir la guerre?, «Politique», febbraio 1934, pp. 138-153.
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J’accepte bien volontiers votre proposition de nous donner un article sur la publication de Lord Cecil, Gilbert Murray etc.; pour qu’il paraisse dans le numéro de novembre, il faudrait que nous l’ayons dans les tout premiers jours du mois prochain. Sans doute préférerez-vous nous le remettre à la fin de novembre pour le mois de décembre. Je transmets aux Éditions Spes les papiers contenus dans votre lettre. Je ne comprends pas qu’on vous ait adressé une facture pour des exemplaires d’un numéro auquel vous aviez collaboré, sans qu’on m’en ait préalablement avisé: je m’y serais formellement opposé. J’espère que vous ne tarderez pas à venir à Paris et serai heureux de profiter de cette occasion pour réunir autour de vous le comité de rédaction de «Politique». Veuillez croire, cher Monsieur l’Abbé, à l’assurance de mes sentiments respectueux et bien cordialement dévoués. Charles Flory
Politique Revue de Doctrine et d’Action 17, rue Soufflot (5ème)
f413.85 (d) [circulaire] Paris, le 28 octobre 1933
Monsieur, La publication de «Res Publica» ayant été interrompue à la suite du douloureux décès de son directeur, notre collaborateur et ami F.L. Ferrari, don Sturzo, collaborateur, lui aussi, de notre revue, nous a autorisés à se recommander de lui pour vous demander de bien vouloir reporter sur «Politique» la confiance que vous avez accordée à «Res Publica». En jetant les yeux sur les numéros de «Politique» que nous vous adressons par le même courrier, vous pourrez constater que nous poursuivons les mêmes buts que la revue amie, dont nous regrettons la disparition. Aussi voulons-nous espérer que vous nous honorerez à notre tour de votre collaboration qui nous tient particulièrement à cœur. Si, comme nous le souhaitons vivement, vous voudrez bien donner une réponse de principe favorable, notre secrétaire de rédaction, M. Charles Blondel, se tiendra à votre disposition pour préciser avec vous l’objet de votre prochaine collaboration. Avec nos remerciements anticipés, nous vous prions d’agréer, Monsieur, l’expression de notre considération la plus distinguée. Pour le Comité de Rédaction Charles Flory 96
(rl) f413.59 30-X-33 Merci de votre aimable réponse. J’enverrai l’article pour le n° de décembre. M. Sforza m’a écrit qu’il a un article sur les deux faces de la Romanità. Je ne sais si un tel sujet est apte pour «Politique»; si vous voulez le lire, vous-même pourriez écrire à M. le comte Sforza, 31, rue de la Vanne, Bruxelles. Le 9 septembre, j’envoyai à Spes quatre livres sterling pour les expédier au Prof. A. Mendizábal Villalba comme honoraire d’un article publié par «Res Publica» et pas encore payé. M. Sambrée m’a répondu avoir reçu ma lettre et le chèque; ce matin j’ai reçu une lettre du Prof. Mendizábal qui n’a pas reçu l’argent. Je vous prie d’intéresser Spes à régulariser cette question immédiatement. Je vous prie aussi d’écrire un mot au dit professeur et de l’inviter à écrire un article pour «Politique»22. Voilà l’adresse [L. S.]
Politique Revue de Doctrine et d’Action 17, rue Soufflot(5ème)
f413.86 (d) Paris, le 8 novembre 1933
Cher Monsieur l’Abbé, Je me suis aussitôt inquiété, auprès des Editions Spes, de la transmission des fonds que vous aviez remis pour le professeur Mendizábal. Or l’envoi a été fait dès le 16 septembre sous la forme d’un mandat international, pour un montant de 151 pesetas. Il semble donc bien qu’une perte ou une erreur soit intervenue à la poste et sans doute y aurait-il lieu de procéder à une réclamation. C’est très volontiers que nous accepterons à «Politique» la collaboration du professeur Mendizábal. Je lui ai d’ailleurs écrit, il y a quelques jours déjà, en même temps qu’à tous les anciens collaborateurs de «Res Publica» dont vous avez bien voulu me procurer la liste. S’il ne m’a pas répondu d’ici quelque temps, je ne manquerai pas de le relancer; je pense qu’il pourrait donner une étude d’ensemble sur l’évolution actuelle de la révolution espagnole, ce qui nous intéresserait beaucoup. Le comte Sforza vient de m’écrire de son côté, en réponse à la lettre que je lui avais adressée, pour m’offrir l’article dont il vous a entretenu. Nous acceptons très volon-
22 A. Mendizábal Villalba pubblicherà due articoli in «Politique»: L’itinéraire de la nouvelle Espagne, febbraio 1934, pp. 108-125; Octobre rouge en Espagne, novembre 1934, pp. 890-896.
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tiers et mon beau-frère Charles Blondel, secrétaire de rédaction de la revue, lui écrit pour s’entendre pratiquement avec lui sur la date de parition. Veuillez, cher monsieur l’Abbé, l’assurance de mes sentiments respectueux et très cordialement dévoués. Charles Flory
(rl) f413.86 22-XI-33 Cher M. Flory, M. W. Steed m’a dit qu’il écrira un article sur la situation internationale pour le n° de février de «Politique». M. Gooch pour le moment est très occupé. Il ne peut pas promettre d’avance. Je lui parlerai dans les premiers mois de l’année prochaine. Les deux (Steed et Gooch) acceptent avec plaisir «Politique». M. Horst ne désire pas collaborer et m’a prié de l’excuser. Il est très pris et pas en bonne santé. C’est mieux de ne pas lui envoyer «Politique». Ici incluse une lettre pour «Res Publica». Je vous prie de répondre en envoyant «Politique». Mon article sera prêt vers le 15 décembre. Je parlerai beaucoup de la situation du moment. [L. S.]
Politique Revue de Doctrine et d’Action 17, rue Soufflot (5ème)
f413.87 (d) Paris, le 28 novembre 1933
Cher Monsieur l’Abbé, Je trouve en rentrant d’Europe Centrale votre bonne lettre du 22 et ne veux pas tarder à vous en exprimer tous mes remerciements. Je suis particulièrement heureux de la collaboration annoncée de M. Wickham Steed et les articles que nous donnera ultérieurement M. Gooch seront également les très bienvenus. Merci également de l’article que vous voulez bien nous faire vous-même pour le 15 décembre. 98
L’atmosphère politique est toujours assez lourde en Autriche et en Tchécoslovaquie du fait de la menace allemande, mais il m’a paru qu’au point de vue économique une légère amélioration se dessinait, en Autriche surtout. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’assurance de mes sentiments les plus cordialement dévoués. Charles Flory
f413.88 (m) Paris, le 10 décembre 1933
Politique Revue de Doctrine et d’Action 44, rue de Fleurus Paris 6ème
Monsieur l’Abbé, Nous sommes très reconnaissants du concours si empressé et si précieux que vous apportez à la Revue. M. Mendizabal nous prépare un article pour le n° de janvier sur «L’itinéraire de la nouvelle Espagne»; nous serons également très heureux de publier un article de M. Steed dans le n° de février. Pourriez-vous me faire connaître le plus tôt possible le titre exact de cette étude? Je voudrais l’annoncer dans le n° de décembre. Je lui fais faire, ainsi qu’à M. Gooch, le service de la revue comme vous nous l’avez demandé. Veuillez croire, monsieur l’Abbé, à mes sentiments respectueux et dévoués. Charles Blondel P.S. Il faudrait le manuscrit de M. Steed le 25 janvier au plus tard.
f413.89 13 XII 33 Cher M. Blondel, Je vous envoie l’article sur la situation actuelle que j’avais promis à M. Charles Flory23. Je vous prie de le faire traduire immédiatement et de le publier dans le n° de décembre, parce que autrement [il] serait hors d’actualité et je devrais changer de ton selon les événements du mois prochain. 23
L’articolo verrà pubblicato solo nel mese di febbraio.
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Si vous n’avez pas le traducteur tout prêt, vous pourrez demander de le faire à M. André Caffi (5, rue Eugène-Gibez Paris XV°). Je désire avoir la traduction avec mon texte avant de le publier pour la révision; mais, pour l’urgence, vous pouvez prier M. Vaussard ou de le traduire, ou de le réviser. Je pense que mon article sera très intéressant pour le public français, c’est pour ça que je vous prie de faire tout ce qui est possible pour le publier en décembre. [ L. S.] [sur un feuillet à part]M. Wickham Steed m’a promis l’article pour le 20 janvier; le titre sera: La conception libérale et la paix.
Politique Revue de Doctrine et d’Action 44, rue de Fleurus Paris 6ème
f413.90 (m) Paris, le 15 décembre 1933
Monsieur l’Abbé, L’approche des fêtes nous a obligé à donner aujourd’hui le bon à tirer du n° de décembre et nous sommes désolés de n’avoir pu y publier votre article. Je m’en excuse très vivement. Nous le réserverons donc pour le n° de janvier. Conformément à votre désir, je puis ou vous renvoyer l’article pour que vous puissiez l’adapter aux événements du mois – ou bien le faire traduire et imprimer, ce qui vous permettrait, si les corrections ne sont pas très importantes, de le remanier sur épreuves. Je me conformerai au procédé qui aura vos préférences. Je tiens encore à vous dire combien nous sommes reconnaissants de tout ce que vous faites pour «Politique», notamment les très intéressantes collaborations que vous venez de nous procurer. J’ai bien reçu le montant des 3 nouveaux abonnements que je me suis empressé de verser à Spes. Nous avons l’intention de lancer vers la mi-janvier une vague de propagande en envoyant un n° spécimen, contenant la table des matières de l’année 1933 et accompagné d’une lettre, à des personnalités choisies. Les fichiers de «Res Publica» nous seront d’une très grande utilité; si vous voyez des noms particulièrement intéressants, signalez-les nous. Veuillez croire, Monsieur l’abbé, à mes sentiments respectueux et dévoués. Charles Blondel
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(rl) f413.90 18 XII 33 Je suis très dolent du contretemps. M. Flory m’avait écrit son approbation pour le 15 décembre. Alors, c’est mieux que vous fassiez traduire mon article; j’apporterai les variations et adjonctions sur le texte français. Vous me direz le jour exact entre lequel je devrai vous le remettre. Je vous prie d’agréer mes sentiments très …. [L. S.]
f413.94 (d) Paris, le 19 décembre 1933
Politique Revue de Doctrine et d’Action 17, rue Soufflot (5ème)
Cher Monsieur l’Abbé, Mon beau-frère Charles Blondel me fait part du malentendu qui s’est produit entre nous et je vous en exprime tous mes regrets. En acceptant avec empressement l’étude que vous m’offriez pour le 15 décembre, j’ai compris que vous pensiez au numéro qui doit paraître théoriquement à cette date et que vous nous l’enverriez, comme il est d’usage, pour le début du mois. Ne voyant rien venir, nous avions donc cessé d’y compter et le bon à tirer a été donné. J’espère que votre article ne souffrira pas de ce retard involontaire et vous renouvelle, cher Monsieur l’Abbé, avec mes remerciements, l’assurance de mes sentiments respectueux et cordialement dévoués. Charles Flory
Politique Revue de Doctrine et d’Action
f414.18 (m) Paris, le 30 janvier 1934
Cher Monsieur l’Abbé, J’ai bien reçu votre très intéressante étude. Nous la publierons, sous forme de chronique, dans le n° de février. Dès que l’imprimeur nous aura remis les épreuves, nous 101
vous en enverrons un jeu. Vous verrez que je n’ai fait que quelques corrections de détail, suivant votre désir; et que j’ai ajouté quelques sous-titres (à cause de la forme chronique) que vous pourrez modifier, supprimer ou augmenter à votre gré. Je suis allé voir M. Wickham Steed à l’hôtel du Louvre, mais je ne l’ai pas trouvé; mon beau-frère Flory a pu le joindre. En ce qui concerne les Tharaud24, je demanderai à un de mes collègues du Conseil d’État qui est un de leurs amis. Je vous prie de croire, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments dévoués et reconnaissants. Charles Blondel
(rl) f414.18 3-2-34 Je vous prie de remettre à M. Sambrée la lettre (ici enclose) que j’ai reçue pour «Res Publica». Il a des numéros suffisants pour les envoyer à Sydney (Australie). J’ai reçu votre aimable lettre. Je vous prie de considérer que, en le publiant sous forme de chronique, mon article ira à perdre beaucoup de sa signification. Il est une analyse de la situation, pour arriver à la conclusion qu’il faut une politique française très souple mais très forte; il y a une thèse bien nuancée mais très claire. Je crois que la faute est de la note mise au titre de l’article. Vous la pouviez mettre ailleurs. Je vous prie de reconsidérer la question. J’ai pensé ajouter quelques notes sur les événements des derniers jours. J’ai écrit à M. Flory pour avoir de nouveau la confirmation pour l’article sur la pensée politique et sociale de Ferrari. Je désire le publier en mars – l’anniversaire de sa mort25. J’expédierai l’article avant le 25 février. [L. S.]
24 Si suppone che Sturzo avesse chiesto se i fratelli Tharaud fossero ebrei. (Vedi lett. 72) Jerome (18741953) e Jean (1877-1952) Tharaud erano noti autori di romanzi tra i quali sei ambientati nel mondo ebraico. 25 L’expérience sociale et politique de Francesco Luigi Ferrari, «Politique», marzo 1934, pp. 264-270.
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f414.19 (m) Paris, le 4 février 1934
Politique Revue de Doctrine et d’Action
Cher Monsieur l’Abbé, La très intéressante étude que vous nous avez envoyée convient tout à fait pour une chronique ; ne croyez pas que les chroniques de la revue soient un simple récit des événements du mois. Elles sont toujours centrées sur une ou deux idées essentielles, et surtout sont destinées (beaucoup plus que les articles) à faire connaître le point de vue de «Politique». C’est vous dire la très grande importance que nous y attachons; nous ne pouvons vous donner de meilleure place. Les sous-titres, inséparables du genre chronique, ajoutent à la clarté et à la vigueur de l’exposé. Je me permets encore de vous demander de ne pas dépasser comme longueur les 15 pages du texte; je sais tout ce que cette exigence a de cruel pour les auteurs, et je m’en excuse. Mais nous ne disposons que de 96 pages! Et, en ce moment surtout, il y a tant d’événements et de choses à dire! Je suis absolument encombré de copies; mais croyez que les vôtres auront toujours une place de choix. Entendu pour l’étude sur Ferrari; je pense que 10 pages vous suffiront. En ce qui concerne les frères Tharaud, d’après de bons renseignements, aucune ascendance israélite. C’est une famille originaire du Limousin, paraît-il. Veuillez croire, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments très reconnaissants et bien respectueusement dévoués. Charles Blondel
(rl) f414.19 7-2-34 Je vous remercie beaucoup de votre dernière lettre. Je vous expédie en même temps les épreuves de mon article avec quelques corrections et avec un Post scriptum que je vous prie d’ajouter. Je l’ai écrit en français et je vous prie de le réviser. Pour l’article sur Ferrari c’est entendu. Veuillez… [L. S.]
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f414.22 15-2-34 M. Blondel Mon article sur Ferrari est presque terminé. J’ai parlé ici avec Miss Carter qui a pris sa licence ès lettres à la Sorbonne de me le traduire. Elle, bien qu’elle le connaisse, n’est pas sûre de son français par manque d’exercice. Si vous pouviez combiner avec M. Caffi ou Vaussard ou Brillant que sans retard mon article sera traduit pour le n° de mars (vous vous rappelez que Ferrari est mort le 2 mars de l’année passée), alors je vous l’expédierai tout de suite; autrement je le ferai traduire ici, et vous me ferez le plaisir de le réviser. Je vous prie de me répondre immédiatement. Veuillez… [L. S.]
Politique Revue de Doctrine et d’Action
f414.20 (m) Paris, le 18 février 1934
Cher Monsieur l’Abbé, Je compte donc sur l’article relatif à Ferrari en me permettant d’insister pour qu’il soit le plus court possible (je suis submergé). Que Mademoiselle Barclay Carter le traduise en français et je le reverrai. Veuillez m’excuser auprès de M. Crespi26; je ne pourrai probablement pas mettre sa très intéressante étude dans le n° de mars. Veuillez croire, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments reconnaissants et dévoués. Charles Blondel
26 Angelo Crespi pubblicherà due articoli in «Politique»: Les Anglo-Saxons et la crise de la démocratie, marzo 1934, pp. 220-230; Le fascisme et son interprétation marxiste, novembre 1934, pp. 897-908.
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(rl) f414.20 22-2-34 J’envoie, en pli recommandé, l’article sur Ferrari. Il prendra seulement 8 pages de «Politique». Pas possible plus court. Pour Crespi c’est entendu. J’ai vu dans «Le Temps» d’aujourd’hui l’avis d’un nouvel ouvrage de votre père: La Pensée. Sera-t-il possible d’avoir l’honneur d’en faire la recension pour «Politique»? Je la ferai en manière de n’être pas étrangère à une revue politique. Veuillez… [L. S.]
Politique Revue de Doctrine et d’Action
f414.25 (m) Paris, le 7 mars 1934
Cher Monsieur l’Abbé, C’est à Aix-en-Provence où j’étais allé passer quelques jours auprès de mon père que m’a rejoint votre aimable carte; c’est ce qui vous explique le retard que je mets à vous répondre. À ma demande il vient de vous faire adresser le tome I de La Pensée qui est paru le 15 février. Le tome II ne paraîtra que dans quelques mois; c’est lui qui serait plutôt susceptible d’intéresser «Politique»; je ne sais d’ailleurs si la revue pourra publier une étude sur une œuvre qui reste essentiellement métaphysique. Il conviendrait en tout cas d’attendre quelque temps. Mon père a été très touché de votre offre; il me prie de vous en remercier. Si vous pouviez faire passer quelques comptes rendus dans des revues anglaises il vous en serait très reconnaissant. J’ai bien reçu votre très intéressante étude sur Ferrari. Verriez-vous quelque inconvénient à la faire paraître en italique en tête des aperçus? C’est la place et la présentation que nous réservons habituellement aux études biographiques et aux portraits. Si vous le préférez nous pouvons cependant la publier en article, peut-être sous le titre: Francesco Ferrari et le parti populaire italien. Je vous serais très obligé de me fixer, par quelques mots sur une carte, sur vos préférences à cet égard. En vous remerciant encore, cher Monsieur l’Abbé, je vous prie de croire à mes sentiments bien respectueux et dévoués. Charles Blondel
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(rl) f414.25 9-3-34 Je vous remercie beaucoup d’avoir parlé de moi à votre père. Je serai très heureux de m’occuper de son ouvrage et j’essaierai d’en écrire pour quelques revues anglaises. J’accepte votre proposition pour l’article sur Ferrari; je pense que le titre que j’ai mis est plus à propos. Je vous prie de me faire expédier 6 exemplaires de «Politique» de février pour les envoyer ici à l’éditeur du livre et à quelques-uns des auteurs. Veuillez… [L. S.]
f414.50 25-4-34 Cher M. Blondel, Parce que «Politique» publiera prochainement un numéro consacré aux diverses réalisations corporatistes, je vous prie (pardonnez-moi la hardiesse) de faire étudier la situation italienne à une personne bien renseignée (Prélot peut-être) et qui sait bien ce qu’il y a au fond des choses en Italie. J’ai vu plusieurs fois, dans «La Croix» sous la signature de George Vrance (ou de Caret pour la politique) des affirmations énormes, des appréciations sans base sur l’Italie fasciste et ses corporations. Aussi dans «L’Aube» P. Chanson ou Eblé, et dans «La Jeune République». Je vous envoie mes articles sur le sujet publié par «La Terre Wallonne» et par «La Liberté» de Fribourg pour les donner à qui écrira sur l’Italie et pour le cas où vous feriez quelques résumés des articles divers sur la corporation. Je vous prie de me faire expédier trois exemplaires de mon article sur Ferrari. À propos, la traductrice, Miss Barclay Carter27, n’a pas reçu le prix de la traduction. Selon «Res Publica», le prix était entre 10 et 12 fr. par page: 7 pages = 70-84 fr., presque 1 livre sterling. J’ai reçu 1 livre sterling et 6 shillings; je ne pense pas que Spes ou vous auriez mis à ma charge la livre pour la traductrice.
27 Barbara Barclay Carter (1900-1951), convertitasi al cattolicesimo all’età di 21 anni, dopo un breve apprendistato come segretaria, durante il quale lavorò a Ginevra e a Roma, si iscrisse alla Sorbona, dove conseguì la laurea in storia e letteratura medievale, specializzandosi su Dante. Segretaria e collaboratrice di Sturzo, che conobbe tramite la St. Joans’ Social and Political Alliance, ebbe un ruolo centrale durante l’esilio londinese.
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Excusez-moi si je suis obligé de vous écrire pour cette petite chose. Veuillez… [L. S.]
f414.53 (m) Paris, le 24 avril 1934
Politique Revue de Doctrine et d’Action
Cher Monsieur l’Abbé, Je vous remercie beaucoup de votre sollicitude et des très intéressants documents que je viens de recevoir; ils nous seront fort utiles. Pour l’Italie rassurez-vous car c’est Prélot qui traitera le sujet sous le titre «Mythes et réalités corporatives italiennes»; Bernard Fay traitera les États-Unis, le prof. Lumbrales le Portugal; de Grüben l’Allemagne, Simondet la Suisse et l’Autriche, Serrarens la Hollande, Coornaert le rôle social et économique des anciennes corporations, Vignaux : syndicalisme et corporatisme, Eblé: les catholiques sociaux et le corporatisme. Nous viserons surtout à être documentaires; si certaines réserves peuvent et doivent être marquées tout de suite, il est encore difficile de porter un jugement définitif sur des institutions dont presque toutes n’existent encore que sur le papier. Nous verrons plus tard de tirer des conclusions pour lesquelles nous aurons recours à votre collaboration. Je vous fais envoyer 3 exemplaires du n° sur Ferrari et je fais expédier à Miss Carter ses honoraires pour la traduction (c’est un oubli de ma part, veuillez m’excuser). Mon père sera très heureux de connaître votre appréciation sur La Pensée; j’espère que vous pourrez faire passer quelques comptes rendus de son ouvrage. Croyez, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments bien respectueux et dévoués. Charles Blondel
f414.54 5-5-34 Mon cher M. Blondel, J’ai été malade pendant le mois d’avril; c’est pour ça que je n’ai pas fini de lire l’ouvrage de votre père. J’écrirai pour quelques revues anglaises; mais celles-ci sont très lentes à publier les recensions des livres. 107
Pour «Politique», vous m’avez écrit le 7 mars: «À ma demande, il (votre père) vient de vous faire envoyer le tome I de La Pensée qui est paru le 15 février. Le Tome II ne paraîtra que dans quelques mois; c’est lui qui serait plutôt susceptible d’intéresser «Politique»; je ne sais d’ailleurs si la revue pourra publier une étude sur une œuvre qui reste essentiellement métaphysique». Je vous prie de me dire si, au cas où «Politique» est disposé à publier quelques articles sur La Pensée, je dois attendre le tome II. Mlle Barclay Carter a reçu (à l’adresse de Gloucester Terrace) 4 exemplaires de «Politique» d’avril, qu’elle n’a pas demandés. Je n’ai pas reçu les trois exemplaires du mois de mars. Je crois qu’il y a une confusion. [L. S.]
f414.68 (m) Paris, le 3 juin 1934
Politique Revue de Doctrine et d’Action
Cher Monsieur l’Abbé, Je suis bien en retard pour répondre à vos deux dernières missives; mon déménagement en est la cause principale. Je vous remercie de bien vouloir faire un compte rendu de La Pensée et je le dirai à mon père en lui citant la recommandation inénarrable de M. Gooch. Nous ne publierons décidément pas dans «Politique» de compte rendu sur le tome I de La Pensée; nous verrons pour le tome II (qui paraîtra en décembre ou janvier). Nous vous remercions en tout cas de votre si aimable proposition. J’espère que notre n° sur le corporatisme vous a plu. Croyez, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments bien respectueusement dévoués. Charles Blondel
f415.1 2-7-34 à M. Blondel Après la publication faite par plusieurs journaux français des résumés de l’article de W. Steed publié par le «XIX Century and after», j’ai pensé d’être mieux d’avoir un 108
article original du même auteur sur le même sujet. Steed a accepté d’écrire 5 ou 6 pages pour «Politique» comme aperçus en italique. Il m’a promis qu’il l’enverra à M. Flory jeudi prochain. En même temps, je vous envoie l’article de M. Steed sur la guerre aérienne (dans le texte anglais) si vous vouliez faire traduire des [ex]traits ou le faire résumer. Veuillez… [L. S.]
f321.40 (m) le 8 juillet 34 Cher ami, Voici la notice sur les entretiens de Pontigny. Je vais à la première décade28. La demande d’admission doit être adressée au secrétaire. La vie à Pontigny est très agréable et l’église est à deux pas. Je termine les examens cette semaine. Je serai à Dambelin, Doubs, du 16 au 19, puis à Lyon et le 22 jusqu’au 28 à Nice. J’espère toujours vous voir le 29. À bientôt. Notre respectueux et cordial souvenir. E. Marcel Prélot
Politique Revue de Doctrine et d’Action
f415.51 (m) Paris, le 1er novembre 1934
Cher Monsieur l’Abbé, Mon père recevra et se fera lire avec grand plaisir la recension parue dans la «Contemporary Review»; vous pouvez la lui envoyer à Aix-en-Provence (Bouches-duRhône), 15 rue Roux-Alphéran. Nous vous remercions de l’annonce de votre article qui sera toujours le bienvenu. Croyez, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments respectueux et reconnaissants. Charles Blondel
28 Questa prima «decade», dal 3 al 13 agosto, aveva come tematica D’une restauration de l’intolérance dans les États totalitaires et de l’abandon des conquêtes de l’humanisme.
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86. f415.52 (m) 12 novembre 1934
Aix-en-Provence 15, rue Roux-Alphéran
Cher et Révérend Monsieur l’Abbé, C’est avec une grande reconnaissance, avec un peu de confusion et beaucoup de joie et d’admiration que j’ai reçu et entendu lire le très bienveillant, le très remarquable article que vous avez bien voulu me consacrer29. L’attention et l’approbation que vous accordez si généreusement à ma pensée m’est un précieux encouragement et votre témoignage servira puissamment l’effort tenté en faveur d’une philosophie plus concrète, plus cohérente, plus complètement consonante avec la spéculation et la vie chrétienne. Pour le grand public qui est celui de la «Contemporary Review», il est vraiment impossible d’être plus exact interprète, plus favorable et plus attrayant recenseur que vous l’avez été. Vous avez su en quelques pages faire comprendre et apprécier les intentions, la méthode, les démarches successives, les solutions provisoires, les questions nouvelles à poser; et c’est là un vrai tour de force et d’habileté qu’il n’était possible de réussir que grâce à la pénétration de votre esprit et à l’excellence de votre sens catholique. Merci de m’en avoir fait profiter avec tant de bonté et je m’en réjouis moins encore pour moi que pour le bien des intelligences et des âmes dont un si grand nombre réclament un aliment spirituel qu’elles ne trouvent guère dans maintes doctrines régnantes. Le tome second de La Pensée ne tardera plus à paraître et je serai heureux de vous l’offrir le plus tôt possible. Je souhaite qu’il ne déçoive pas votre confiance et vous devinez combien je serai heureux et charmé s’il vous est possible de compléter votre première étude par un nouvel article faisant ressortir comment ce nouveau volume répond aux questions suprêmes que le précédent avait surtout pour objet de préparer, de rendre inévitables, de préciser et de résoudre. Je vous prie, cher et Révérend Monsieur l’Abbé, d’agréer, avec ma plus sincère gratitude, l’hommage de mon respectueux dévouement. M. Blondel
42, rue de Grenelle 7ème
f415.61 (d) 5 décembre 1934
Cher Monsieur l’Abbé, Mon beau-frère vient d’avoir de nouvelles inquiétudes pour sa petite fille qui a fait un commencement de péritonite à la suite de son opération de l’appendicite. L’évolu29
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A french Philosopher, «The Contemporary Review», n. 827 (nov. 1934), pp. 632-634.
tion est heureusement satisfaisante et j’espère que d’ici quelques jours l’enfant sera en convalescence. Vous excuserez certainement mon beau-frère de m’avoir laissé le soin de vous accuser réception de votre bel article30. Je viens de le lire en redressant, comme vous l’aviez demandé, quelques tournures de style. J’en ai vivement apprécié la profondeur et la pénétration et vous en exprime tous mes remerciements. J’ai beaucoup regretté de vous manquer lors de votre dernier séjour à Paris, qui a coïncidé avec la fin de mon voyage en Europe Centrale. Je sais combien mon beau-père a été sensible à l’aimable proposition que vous lui avez faite de vous occuper de faire traduire La Pensée en anglais. Ce projet l’intéresse beaucoup et je forme de mon côté des vœux très sincères pour qu’il puisse aboutir. Ma femme me prie de la rappeler à votre bon souvenir. En vous renouvelant encore tous mes remerciements, je vous prie d’agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’assurance de mes sentiments respectueux et bien cordialement dévoués. Charles Flory
Politique Revue de Doctrine et d’Action
f416.14 (m) Paris, le 6 janvier 1935
Cher Monsieur l’Abbé, Je suis bien en retard avec vous car je ne vous ai même pas accusé réception de votre si intéressante étude. Mais j’ai passé quinze jours fort angoissants avec la double opération qu’a dû subir ma fille très peu de temps après votre passage à Paris. Tout va bien maintenant et je ne veux pas tarder davantage à vous dire que je ne vous ai pas oublié dans mes prières et mes vœux de Nouvel An. Nous serons très heureux de publier l’article que le comte Sforza nous enverra; avant que je ne le fasse encore moi-même, remerciez-le de son offre à laquelle nous sommes très sensibles. Le tome II de La Pensée va paraître dans quelques jours et mon père compte vous envoyer incessamment un exemplaire de cet ouvrage. Je lui ai fait part de votre aimable proposition au sujet d’une éventuelle traduction qu’il est disposé à accepter n’ayant pas de traducteur anglais en vue. Bien entendu mon père ne pourrait assumer aucun frais au sujet de ce travail; la question serait à régler entre votre traductrice et l’éditeur anglais. Il est nécessaire que celui-ci ne s’engage à rien avant d’avoir traité avec Alcan (108, boulevard Saint-Germain, Paris) qui lui ferait connaître ses conditions. De votre côté, il serait,
30
Réflexions sur la crise de la démocratie, «Politique», dicembre 1934, pp. 986-999.
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je crois, opportun que vous écriviez directement à mon père (15, rue Roux-Alphéran, Aix-en-Provence, Bouches-du-Rhône) pour qu’il vous donne son assentiment définitif. Veuillez croire, cher monsieur l’Abbé, à mes sentiments bien respectueusement reconnaissants et dévoués. Charles Blondel
f416.18 9-2-35 à M. Ch. Blondel J’ai reçu le 2ème volume de La Pensée de votre père et je suis très heureux de le lire le plus tôt possible. J’avais pensé écrire un article pour l’«Hibbert Journal» d’Oxford, une review très importante qui paraît tous les trois mois. Le directeur (le Prof. L.P. Jacks) m’a répondu: «I am unable to give a definitive answer about your article on Blondel untill I know more of his philosophy and of your presentation of it. If either is of a highly tecnical character it would not be suitable for the «Hibbert». Je ne lui ai pas écrit de nouveau; veuillez être aimable de m’envoyer le n° du «Temps» avec l’article de Lavelle31 pour le montrer au Prof. Jacks et lui donner l’impression du philosophe et de sa philosophie. À cause d’une désagréable petite note contre Blondel et von Hügel dans le n° dernier de «Colosseum», je ne sais pas si je ferai l’article que j’ai promis au directeur Dr B. Wall. Je vous envoie, ici inclus, un article de Virgilio Scattolini, publié par «L’Osservatore Romano» sur Blondel; il est une rectification je crois commandée. Je vous prie de faire envoyer à Miss B. Barclay Carter (32 Chepstow Villas London W 11) le prix de sa traduction de mon article sur la crise de la démocratie. Je désire recevoir 3 exemplaires dudit article («Politique», décembre 1934). Pensez-vous qu’un article sur le 2ème volume de La Pensée serait apte pour «Politique»? L. Sturzo
31 Il 29 luglio 1934 sul «Le Temps» apparve la recensione del primo volume di La Pensée dal titolo Un évènement philosophique. Lavelle usò la formula «une doctrine de l’élan spirituel» che Sturzo riprenderà in seguito.
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f416.29 (m) Aix, le 4 mars 1935
Politique Revue de Doctrine et d’Action
Cher monsieur l’Abbé, C’est d’Aix, où je suis venu passer quelques jours auprès de mon père, que je vous adresse ces quelques lignes. Il est très touché de la proposition que vous nous faites d’écrire pour «Politique» un article sur le tome II de La Pensée; nous pourrions probablement le faire paraître dans le n° d’avril. Nous avons été au courant des «scattilinades» de «L’Osservatore Romano»; vous avez dû lire sans doute la mise au point, quelque peu emberlificotée, qui a suivi le premier article (lequel avait suscité de véhémentes protestations de plusieurs personnalités auprès de la direction de «L’Osservatore»)32. Veuillez croire, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments respectueusement dévoués et reconnaissants. Charles Blondel P.S. J’ai fait envoyer à Miss Carter ses honoraires pour la traduction de votre article. Nous n’avons ici qu’un exemplaire de l’étude de Lavelle (dans «Le Temps»). Dès mon retour à Paris je m’en procurerai un pour vous.
(rl) f416.29 12-3-35 J’écrirai avec plaisir l’article pour «Politique» sur La Pensée, mais je n’ai pas le temps de le faire pour le n° d’avril, ni pour le n° de mai. J’attends l’article de Lavelle parce que j’aimerais beaucoup écrire sur votre père dans une revue de premier ordre comme l’«Hibbert Journal». J’ai rompu avec «Colosseum».
32 In un articolo dell’«Osservatore Romano» del 22 novembre 1934, V. Scattolini, commentando una lettera di Pio XI indirizzata a P. Gemelli e facendo l’elogio della neoscolastica, aveva aggiunto una critica pungente: «Che cosa pretendevano i diversi Blondel di quel tempo, se non la distruzione del tomismo e della scolastica, per sostituirci la filosofia di Kant… ». L’articolo provocò numerose proteste. Cfr. «L’Osservatore Romano» del 13 gennaio 1935.
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Avez-vous lu l’article agro-dolce de la «Rivista di filos[ofia] neo-scolastica» di Milano (gennaio 1935)33? Je serai à Paris la semaine prochaine (Hôtel de l’Avenir). [L. S.]
f416.45 (m) Paris, le 4 mai 1935
Politique Revue de Doctrine et d’Action
Cher Monsieur l’Abbé, Je compte bien pour le n° de mai sur votre article relatif au tome II de La Pensée; et ce pour beaucoup de raisons. Je puis attendre votre manuscrit jusqu’au 10 au plus tard, mais le plus tôt sera le mieux. Veuillez croire, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments bien respectueusement dévoués. Charles Blondel
(rl) f416.45 6-5-35 Pendant le mois d’avril j’ai été pas bien; et aujourd’hui je ne suis pas encore complètement [remis] et suis très chargé des engagements pris avant. C’est pour ça qu’il m’est impossible de vous envoyer l’article sur le tome II de La Pensée. Je regrette beaucoup ce contretemps. J’espère l’écrire dans deux semaines. [L. S.]
33 Articolo di C. Mazzantini Il Pensiero secondo Maurizio Blondel, in «Rivista di Filosofia neoscolastica», t. 27, I (gennaio 1935). In due lettere pubblicate, ibid., t. 27, 2 (marzo) Blondel protesterà contro il tono di fondo di questa recensione, che l’accusava «di rovinare tutto l’edificio intellettuale» perché metteva «in guardia contro la tentazione di sostantificare assolutamente l’aspetto ovvio dell’apparenza immediata». Ciononostante, nella recensione del II volume de La Penseé, Mazzantini manterrà la sua interpretazione, ibid., t.27, 3 (maggio 1935).
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f416.57 (m) Paris, le 28 mai 1935
Politique Revue de Doctrine et d’Action
Cher Monsieur l’Abbé, Dès qu’elle sera prête, je recevrai avec grande satisfaction l’étude que vous avez bien voulu nous donner sur le tome II de La Pensée. René Russo la traduira de l’italien et je vous communiquerai la traduction. Nous serions très désireux que sous forme de chronique de vie intellectuelle vous développiez pour «Politique» les très intéressants articles que vous avez donnés ces temps derniers à «L’aube» 34 sur l’hitlérisme – et que vous profitiez de cette chronique pour faire une recension du dernier livre de Max Hermant intitulé Idoles allemandes (nous vous le ferions tenir si vous ne l’avez déjà) et peut-être même pour dire un mot du projet de Domenico Russo relatif à une manifestation internationale de défense de la civilisation chrétienne. Pourriez-vous nous donner cette chronique35 (où vous pourriez également parler d’autres livres ou documents sur ce sujet) pour le 15 juin? Veuillez croire, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments bien respectueusement dévoués. Charles Blondel
(rl)f416.57 30-5 J’ai expédié ce matin l’article sur Blondel, - j’espère qu’il vous plaira, et qu’il plaira aussi à votre père. Je ferai avec plaisir la chronique sur l’hitlérisme; je n’ai pas le livre de Max Hermant; envoyez-le tout de suite. Je parlerai aussi de l’initiative de Russo. Cordialement à vous. [L. S.]
34 In particolare Calendrier pour les paysans allemands il 2 marzo e Deux conceptions: la chrétienne et la barbare l’11 aprile, ora in L. Sturzo, Miscellanea londinese, vol. III, Zanichelli, Bologna 1970, pp. 120-123 e 143-145. 35 Germanisme et civilisation chrétienne, «Politique», luglio-agosto 1935, pp. 644-651.
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f416.65 19/6/35 A M. Blondel J’ai lu le 2ème tome de votre ouvrage La Pensée avec un intérêt et une joie toujours croissants. J’espère que mon article pour «Politique», bien que contenu dans certaines limites, sera apte à donner la ligne générale du 2ème tome. Heureusement, Mr. Jacks, le directeur de la revue «The Hibbert Journal», a accepté l’idée de publier un article sur les deux volumes, et je le ferai pendant le mois de juillet. Dans sa lettre, M. Jacks me demande une chose qui pour moi n’est pas claire.. Il m’écrit: «Blondel’s philosophy has obvious affinities with Bergson’s. They both make the same distinction between movement and the concept of movement. It might be well to point this out». Je vous prie de me préciser en quelques lignes les différences sur ce sujet entre vous et Bergson; et de m’indiquer trois ou quatre allusions que vous avez faites aux vues de Bergson dans les deux volumes de La Pensée. Je vous demande pardon de vous déranger, mais vous me faciliterez mon travail et j’en serai plus sûr. Veuillez agr[éer]… [L. S.] P.S. J’ai lu avec grand plaisir, dans «Revue de philosophie néo-scolastique» (mars 1935) votre très forte lettre au Père Gemelli. Je suis curieux de lire la réponse que fera C. Mazzantini.
f416.74 (m) St-Seine-sur-Vigeonne, 23 juin 1935 Cher Monsieur l’Abbé, C’est à St-Seine-sur-Vigeonne où je suis pour quelques jours avec mon fils Charles que je reçois votre excellente lettre. Combien je vous suis reconnaissant de la bienveillante attention que vous accordez à ma pensée et des multiples et généreux articles où vous la faites connaître. Je n’ai pu encore avoir en main celui que publiera «Politique» et qui était encore chez le traducteur à mon départ de Paris, mais mon fils m’a tout de suite dit quelle gratitude je dois en avoir. Et voici que vous avez obtenu de faire paraître dans «Hibbert Journal» une étude sur les deux tomes de mon récent ouvrage.Je ne saurais assez vous remercier de m’introduire dans cet important organe et de me questionner pour éclairer son directeur et vos lecteurs futurs sur certains points où bien des confusions ont été commises, notamment à propos de certaines rencontres apparentes de ma pensée avec celle de Bergson. 116
Si en effet j’ai répondu à divers problèmes posés dans l’ambiance philosophique de notre temps, mon inspiration première et mon dessein foncier ont été tout à fait indépendants de l’initiative bergsonienne et même contraires à la sienne. Bergson, parti d’un évolutionnisme à la Spencer, a eu le mérite de réagir contre une conception mécaniste et déterministe de la vie et de l’esprit pour aboutir à une philosophie dynamiste de la durée concrète et de l’élan vital. Mais, malgré cette perspective qui semble sauvegarder l’originalité de la vie spirituelle ou même permettre l’ascension mystique, sa doctrine reste une philosophie de la durée, de l’immanence, de l’impulsion plus vitale qu’intellectuelle, sans notion précise d’une transcendance qui déjà elle-même en acte serait nécessaire pour stimuler d’en haut ce que Bergson nomme l’évolution créatrice, mais ce qui n’est pour moi qu’une genèse créée où tous les paliers marquent à la fois la présence active d’une raison organisatrice et d’une coopération dirigée par un dessein qu’il faut nommer un plan divin plutôt qu’un simple élan vital procédant de ce que Bergson appelle une vis a tergo. Tandis qu’il discrédite plus ou moins la valeur rationnelle et poétique de l’univers et de la pensée, je montre que cette armature est partout comme la condition de l’intelligibilité comme de l’intelligence pneumatique. Il résulte de ces différences foncières que je ne me contente jamais d’une doctrine de la durée même concrète, mais que je cherche à réintégrer tout le devenir dans une philosophie de l’éternité et de la transcendance, non pour déprécier la valeur des phénomènes ou des êtres en croissance, mais pour la mieux assurer et pour les rattacher solidement à la Cause première sans laquelle il ne pourrait y avoir de causes secondes. Dès lors, en ce qui concerne le mouvement, je prends une attitude pour ainsi dire inverse du bergsonisme. Comme persiste à le montrer son dernier ouvrage paru, Bergson ramène finalement l’être au mouvement qui est la seule réalité subsistante et même son Dieu, d’ailleurs estompé dans une équivoque où rien n’apparaît qu’une défiance à l’égard de tout dogme intellectuellement défini, est entraîné lui-même dans cette mouvance universelle à laquelle se borne l’ontologie bergsonienne. Et quand Bergson, sous prétexte d’éviter une abstraction, substitue au terme mouvement le terme mouvant qu’il substantifie, il laisse cette expression qui paraît concrète mais qui n’est encore qu’une généralité abstraite dans le vague, car il parle du mouvant sans indiquer s’il s’agit de ce qui est mû ou de ce qui est moteur, comme si le fait de l’image mobile suffisait comme réalité indépendamment de la cause invisible et de la finalité suprême des choses mues et mouvantes. Au contraire, je cherche l’explication et le but du mouvement dans un ordre supérieur à l’espace comme à la durée; non pas que je déprécie par là le sens du dynamisme qui travaille et soulève l’univers; mais la solidité des créatures consiste en leur rattachement final à leur cause première et à leur fin suprême; en sorte que leur existence dépend pour les esprits de leur adhésion au dessein créateur et par là tout le mouvement qui constitue l’histoire entière du monde physique et spirituel se trouve réintégré et (selon une expression de St Augustin) « solidifié » dans l’éternelle consistance de Dieu. Je fais indiquer d’autre part quelques-uns des passages où je vise le bergsonisme dans les deux tomes de La Pensée. Mon attitude à son égard est définie également dans un passage de l’Itinéraire philosophique publié chez Spes 36. Si vous ne possédiez pas cet 36 L’itinéraire philosophique de Maurice Blondel. Propos recueillis par Frédéric Lefebvre, Spes, 1928 (in realtà questi «propositi» sono stati interamente e accuratamente redatti da Blondel). Su Bergson, vedi pp. 47-51.
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ouvrage, veuillez me le faire savoir; je me ferais un plaisir de vous en offrir un exemplaire. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression très vive de ma gratitude et l’hommage de mon respectueux dévouement. M. Blondel
f416.75 29/6 /35 à M. Blondel J’ai reçu votre très intéressante lettre et les notes; je vous remercie beaucoup. Je n’ai pas votre Itinéraire philosophique et serai très heureux de l’avoir. Veuillez… [L. S.]
f417.7 12-7-35 à Charles Blondel J’ai envoyé mon article sur La Pensée 37 le 30 mai; je n’ai pas encore reçu la traduction. J’ai reçu les épreuves de l’article sur le germanisme et (avec mes corrections) je l’ai remis à «Politique». Je vous prie d’y mettre à la fin la note sur l’initiative de MM. Russo et Foerster. Veuillez… [L. S.]
37 Un problème d’orientation sociale dans La Pensée de Maurice Blondel, «Politique», settembre 1935, pp. 697-710.
118
f417.14 (d) 18 juillet 1935
42, rue de Grenelle 7ème
Cher Monsieur l’Abbé, En l’absence de mon beau-frère, chargé actuellement de mission par le Gouvernement pour l’application des décrets d’économie, j’ai été amené à prendre directement en mains la publication du prochain numéro de «Politique». L’équilibre du sommaire nous a conduits à faire passer dans la deuxième partie, comme chronique de vie intellectuelle, le bel article que vous avez bien voulu nous donner sur «germanisme et civilisation chrétienne». Il nous faut donc y insérer quelques soustitres et je vous serai reconnaissant de me dire si vous êtes d’accord pour ceux que j’ai indiqués sur les épreuves ci-jointes. Je me permets aussi de vous demander quelques légères modifications de forme dans la partie que vous avez consacrée au livre de Max Hermant. J’approuve pleinement la critique que vous avez faite de sa conception du germanisme personne morale; mais la présentation un peu ironique qu’en avait donnée le traducteur pourrait peiner Hermant qui est, en même temps qu’un de mes amis personnels, un ami très dévoué de la revue. Je vous propose donc quelques variantes qui, sans modifier votre pensée, pourraient en atténuer le ton. S’il vous paraissait possible d’y ajouter quelques lignes d’appréciation favorable sur sa connaissance de l’Allemagne, de son histoire et de son développement économique, je vous en serais personnellement reconnaissant mais je m’en remets naturellement à votre libre appréciation. Je n’ai pas encore pu prendre connaissance de l’article que vous avez bien voulu consacrer à mon beau-père et qui a été retenu plus que nous ne le désirions par son traducteur. Je suis certain que mon beau-père y sera lui-même très sensible. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’assurance de mes sentiments reconnaissants et respectueusement dévoués. Charles Flory
f417.15 20-7-35 Mon cher M. Flory, Hier, je vous ai renvoyé les épreuves de mon article sur le germanisme avec mon bene stare. Je n’avais pas envie de vous contredire. Aujourd’hui, je vous expédie les épreuves de l’article sur La Pensée. Je vous prie de les regarder avec soin, parce que le traducteur (qui fait un très bon travail) probable119
ment n’a pas eu la possibilité de tenir avant l’ouvrage de votre beau-père pour mettre çà et là les termes exacts qu’il emploie et qui ne sont pas toujours dans l’usage et dans l’acception communs; ou qui, traduits en italien, donnent un sens pas usuel. C’est pour ça que j’ai fait plusieurs corrections; mais, doutant de mon français, je vous prie de les réviser, en restant étroitement au sens exact du passage. Je ne sais pas qui tient mon texte italien; si le traducteur est à Paris, il serait mieux de l’appeler dans le cas où vous trouveriez trop obscures mes corrections. Voilà quelques notes: page 42 contrainte est le terme de Blondel. page 42 complétif est dans le sens de Blondel. page 42 purification est le terme de Blondel. page 45 essentialité voir dans le dictionnaire philosophique s’il y a en français ce terme. j’ai mis: d’un état statique mortifère – mais si dans le dictionnaire philosophique il y a staticisme, je préfère staticisme. page 46 et page 54, j’ai mis les guillemets dans les mots pacificateur, achèvement et reposant qui sont de Blondel, mais il serait mieux de les enlever, si le sens reste clair. Page 42 et 52 Blondel use tome et non volume. Je serai à Paris le 30 juillet pour quatre ou cinq jours. J’espère vous voir si vous serez là. Veuillez… [L. S.]
Conseil d’État
f417.17 (m) Paris, le 20 juillet 1935
Cher Monsieur l’Abbé, Je suis toujours bien en retard avec vous; mais depuis 10 jours me voici missus dominicus en Alsace-Lorraine pour la recherche des cumuls… et cela ne me facilite pas mon travail. Spes a dû vous envoyer aujourd’hui même les épreuves de votre très intéressant article sur lesquelles mon père a porté quelques corrections, fort peu importantes je crois d’ailleurs. Je vous serais très obligé de les retourner le plus vite possible directement à Mme Royer, aux éditions Spes, 17 rue Soufflot. Veuillez croire, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments bien dévoués. Charles Blondel
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Magny-la-Ville Par Semur-en-Auxois (Côte-d’Or)
f417.34 (m) 8 août 1935
Cher Monsieur l’Abbé, J’avais prié mon fils Charles et mon gendre Charles Flory de vous dire ma grande reconnaissance et mes vives félicitations pour l’article si pénétrant, si personnel et si bien adapté aux lecteurs de «Politique», comme aux besoins spirituels du temps présent, dont j’ai pu lire les épreuves. Je différais de jour en jour l’expression directe de ma gratitude et de mon admiration pour votre témoignage si utile aux causes qui nous sont chères. En arrivant à Magny, M. Flory m’apprend que vous voulez bien poursuivre votre étude de mes écrits, et même préparer un nouvel article pour la «Contemporary Review» et, dans ce dessein, vous souhaiteriez connaître quelques-uns des comptes rendus qui ont été consacrés à mon effort le plus récent. J’ai laissé à Aix les recensions diverses qui ont paru avait [? pour avant ?] mai dernier; mais je puis vous communiquer deux ou trois documents qui peut-être vous suggéreront des réflexions intéressantes. D’abord les 28 pages du P. Gaston Rabeau38, oratorien, qui a été sollicité d’écrire cet article pour la «Revue des Sciences philosophiques et théologiques», périodique dominicain, sans doute pour compenser les méprises commises par la «Revue thomiste» et par la «Rivista neoscolastica». J’ajoute que le P. Garrigou-Lagrange, après un échange de lettres avec moi, a modifié son attitude et m’a demandé un article qui paraîtra dans le prochain n° de septembre de la même «Revue thomiste» en y ajoutant une note dont il m’a envoyé le texte et où il prononce mon acquittement39. Dans ces conditions, je m’abstiens de répondre aux nouvelles critiques de M. Mazzantini. À l’envoi que je vous adresse par ce même courrier, je joins une coupure de «La Croix» de Paris40 et la brochure que j’ai reçue depuis peu41 et où se trouve une nouvelle préface que M. Flory me dit propre à vous intéresser. En outre le texte du second rapport de M. Lalande à l’Institut42 vous montrera, quoiqu’il n’ait pas gran-
38
G. Rabeau, «La Pensée», «Revue des Sciences philosophiques et théologiques», 24 maggio 1935, pp. 189-
217. 39 In un articolo della «Revue thomiste» (40, luglio-ottobre 1935, pp. 492-514), La théologie et la vie de la foi, il P. Garrigou-Lagrange, pur riconoscendo che Blondel si era «avvicinato alla filosofia tradizionale», segnava un certo numero di punti controversi in La Pensée. Blondel gli rispose nel numero di novembredicembre 1935, pp. 611-626, Fidélité conservée par la croissance même de la tradition. In seguito a questo stesso articolo, Garrigou-Lagrange si dichiarò soddisfatto e formulò la speranza che il «blondélisme di fatto» raggiungerebbe il «blondélisme d’intenzione». 40 Resoconto del volume II di La Pensée nel giornale «La Croix» del 17 febbraio 1935 firmato J.T. [Jean Trouillard]. 41 Si potrebbe trattare della riedizione (data ufficiale: 1936) della traduzione di E. Castelli di Principe élémentaire d’une logique de la vie morale (pubblicato nel 1903 nella «Bibliothèque du Congrès Internationale de Philosophie», A. Colin): Principio di una logica della vita morale, con una lettera di M. Blondel in forma di prefazione, Signorelli, Roma 1924 (2ª edizione 1936). 42 Questo rapporto della seduta del 27 aprile 1935 sarà pubblicato in «Séances et Travaux de l’Académie des Sciences morales et politiques», 95, novembre 1935, pp. 593-598.
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de portée, l’accueil fait à l’Académie des Sciences morales de mon étude de La Pensée. Je ne voudrais pas être indiscret en vous encombrant de trop de documents ni en vous priant de vouloir bien de mes [sic] retourner à Magny lorsque vous en aurez fait usage, car je ne possède pas le double de ces comptes rendus que je serai bien aise aussi de faire lire à mon ami Mgr Mulla quand il viendra de Rome passer quelques jours avec moi vers la fin du mois. Mes enfants se joignent à moi pour vous offrir, cher Monsieur l’Abbé, l’expression d’une vive gratitude, d’une sincère admiration et de mon dévoué et religieux respect. M. Blondel P.S. Oserai-je vous demander de me renvoyer d’abord la brochure sur la Logique de la vie morale dont j’aurai bientôt besoin pour composer un excursus du volume sur L’Être et les êtres 43 dont l’imprimeur me réclame le manuscrit pour sa linotypie durant cette période de vacances? Il suffira que j’ai le petit livre entre le 15 et le 20 août.
f417.35 17/8/35 Cher Mr le Professeur, Merci beaucoup de votre très aimable lettre et des brochures et comptes rendus de votre ouvrage. Hier je vous ai expédié la brochure sur la Logique de la vie morale qui m’a fortement intéressé. Je garderai les autres pour quelques semaines. J’espère écrire l’article pour the «Hibbert Journal» d’Oxford le mois prochain, quand je serai à Londres. L’article de Rabeau est très bien fait. Je vous prie de me faire avoir l’article du Père Garrigou-Lagrange, qui (c’est amusant) avait écrit à Mazzantini son approbation pour le premier article de celui-ci. Veuillez… [L. S.]
43 L’Être et les êtres, Alcan, 1935. Vedere excursus 23, «Logique générale et normative ontologique»: si fa allusione alle due prefazioni date dalla traduzione di E. Castelli e in particolare (p. 481) alla prefazione per la seconda edizione, prefazione datata 1934.
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f417.36 (m) 24 août 1935
Magny-la-Ville Par Semur-en-Auxois (Côte-d’Or)
Cher Monsieur l’Abbé, Je vous remercie de votre lettre si bienveillante et de l’empressement que vous avez mis à me renvoyer le petit livre de Castelli dont je me sers en ce moment pour l’un des derniers excursus de L’Être. Puisque vous voulez bien, en vue d’un article nouveau sur La Pensée, me demander des documents, je vous ai adressé hier en communication l’article (que je venais de recevoir) du n° des «Études» du 20 août44. En raison de la qualité et de la diffusion de cette prudente revue, le témoignage du P. Jean Rimaud qui a dû être révisé par des censeurs autorisés ne manque pas d’importance. Il est même une protestation courageuse contre divers théologiens comme l’auteur passionné qui persiste à m’accuser d’immanentisme ou d’autres paléo-thomistes qui n’offrent d’ailleurs que des caricatures de la primitive et authentique doctrine de S. Thomas. Vous désirez connaître mes explications et la note du P. Garrigou-Lagrange, destinée au prochain n° de la «Revue thomiste». Je vous communique donc l’unique exemplaire que j’ai des «bonnes feuilles» et je vous serai reconnaisssant, quand vous n’en aurez plus besoin, de me renvoyer à Magny-la-Ville les divers articles et imprimés que j’ai confiés à vos soins. Avec mes remerciements les plus sincères et mes vœux les plus fervents, je vous prie, cher Monsieur l’Abbé, d’agréer l’expression de ma plus haute estime et de mon plus respectueux dévouement. M. Blondel
f417.43 30-9-35 Cher M. Blondel, Quand j’ai été à Paris, j’ai téléphoné plusieurs fois à vous et à votre beau-frère. Hélas ! personne n’a répondu. Aujourd’hui, j’ai fini l’article pour le «Hibbert Journal» d’Oxford sur La Pensée. J’aimerais que votre père le lise avant de l’envoyer à la revue mais ou dans le texte italien ou
44
J. Rimaud, Une philosophie de la transcendance, «Études», 224, 20 agosto 1935, pp. 443-449.
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dans la traduction anglaise. Vous me direz le plus tôt possible dans lequel des deux textes il le lirait. Je n’ai pas encore reçu «Politique» avec l’article sur La Pensée. Je vous prie de m’en faire envoyer 7 exemplaires, et de me faire envoyer 2 exemplaires du n° de juillet-août. [L. S.]
f417.49 (m) Paris, le 2 octobre 1935
Politique Revue de Doctrine et d’Action
Cher Monsieur l’Abbé, Le n° de septembre est sorti samedi dernier 28 septembre; je pense que vous devez maintenant l’avoir en main. Je vous fais envoyer aujourd’hui même les deux séries d’exemplaires que vous me demandez. Mon père vient justement faire un court séjour chez moi cette semaine; envoyezmoi ici (15 Avenue de Tourville) par retour du courrier le texte anglais de votre étude. Voici Mussolini bien enferré et je crois qu’à plus ou moins brève échéance, et quoi qu’il arrive, c’en est fait de lui et de son régime. À la place des Anglais je le laisserais s’engager en Abyssinie (quitte à lui créer les pires ennuis par en-dessous – voir l’Intelligence Service et nos avatars en Syrie), s’y user. Mais je reconnais que la question du respect du Pacte est plus haute; et je crois sincère l’Angleterre dans son attachement à celui-ci (ce qui constitue du reste un avertissement à l’Allemagne). Il y a cependant aussi une question de pétrole – et les syndicats pétroliers anglais ne veulent pas que l’Italie aille exploiter les gisements abyssins. Croyez, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments respectueux et dévoués. Charles Blondel
(rl) f417.49 4-10-35 La traduction anglaise de mon article sur La Pensée n’est pas prête; il faut attendre deux semaines, parce que la traductrice est prise par un autre travail. Je vous l’enverrai aussitôt que possible. Je vous prie de présenter mes hommages à votre père. Cordialement. [L. S.] 124
f417.50(m) Paris, le 10 octobre 1935
Politique Revue de Doctrine et d’Action
Cher Monsieur l’Abbé, Mon père arrive demain soir samedi chez moi pour 5 ou 6 jours. Si vous pouviez m’envoyer la traduction de votre article d’ici 2 jours ce serait bien. Sinon il faudra l’adresser à Aix-en-Provence (Bouches-du-Rhône) 15 rue Roux-Alphéran. Mon père a un besoin urgent des documents qu’il vous a fait parvenir cet été ; notamment des épreuves d’imprimerie envoyées par le père Garrigou-Lagrange. Voudriez-vous me les renvoyer le plus tôt possible? Dans quel guêpier s’est fourré Mussolini! Les Abyssins paraissent bien durs à avaler – et l’Angleterre en sous-main lui suscitera là-bas des difficultés plus grandes que celles des sanctions économiques. Notre presse française est immonde – et ce manifeste sur la «défense de la civilisation occidentale», dû à la plume stupide de Massis, est le digne pendant de celui des 93 il y a 20 ans45. Mais que les Anglais et Laval sont coupables de n’avoir pas été plus fermes et plus nets en janvier dernier! Veuillez croire, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments respectueusement dévoués. Charles Blondel
f417.51 13-X-35 à M. Ch. Blondel Demain je vous expédierai, par pli recommandé, le texte anglais de mon article sur La Pensée. Je prie votre père de m’envoyer ses observations qui m’aideront beaucoup le plus tôt possible. J’aimerais que votre père m’écrive ses propos de variations pas dans le texte mais dans un papier à part. Avec l’article je vous expédierai les documents annexes. [L. S.] 45 Questo «Manifeste pour la défense de l’Occident» redatto da Henri Massis e pubblicato da «Le Temp» del 4 ottobre 1935, raccolse più di 850 firme. Il 17 ottobre, nel «L’aube» (e i giorni seguenti nel «La Vie Catholique» e «Sept» gli faceva eco un «Manifeste pour la justice et la paix» di intellettuali cattolici che si ispiravano in gran parte a Mauriac.
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f418.20 (m) Paris, 16 octobre 1935 Cher monsieur l’Abbé, Pendant les quelques heures que, malgré mon état de fatigue, je suis venu passer à Paris auprès de mes enfants, j’ai reçu votre pli recommandé et avant de regagner la Provence je tiens à vous remercier de votre article considérable et du retour des documents que vous aviez désiré connaître. Je suis vivement touché de l’attention prolongée et des témoignages multiples que vous accordez à mon effort philosophique. Je souhaite et j’espère que grâce à vous le public anglais pourra s’intéresser à une méthode et à une démarche assez dépaysantes pour les esprits accoutumés à ne voir dans la philosophie qu’un assemblage de concepts. Oserai-je suggérer une légère modification dans les premières pages où il semble moins utile que dangereux d’insister sur les méprises d’un temps déjà lointain, alors que les sévérités incompréhensibles dont j’ai d’abord été victime dans certains milieux ont aujourd’hui complètement disparu soit du côté des rationalistes, soit parmi les scolastiques les plus avertis. À cet égard il me paraît aussi que vous accordez aux articles, d’ailleurs contradictoires entre eux, du P. Gorce46 une importance que la plupart de ses propres confrères n’y attachent aucunement. Il vient d’ailleurs d’être retiré de la chaire qu’il occupait à l’Institut catholique de Toulouse devant des plaintes à peu près unanimes contre ses palinodies et ses injustices intellectuelles. Et on se serait étonné de la lettre que lui a écrite Bergson si l’on ne savait que Bergson a toujours été d’une eutrapélie extrême à l’égard de tous ceux qui ont parlé favorablement de lui, fût-ce dans les sens les plus opposés. Dans le dernier n° de la «Rivista neoscolastica» on fait ressortir l’énormité historique que commet le Père Gorce en rattachant Bergson au genre de réalisme intellectualiste d’Aristote, tandis que je suis, prétend le Père Gorce, dans la lignée de Kant et de Platon. Ce rapprochement de Platon et de Kant a suscité la risée des historiens qui ne sauraient prendre davantage au sérieux les divagations successives d’un zèle incohérent. En vous renouvelant mes remerciements émus et en vous adressant mes vœux les meilleurs et les plus sincères, je vous prie, cher Monsieur l’Abbé, d’agréer l’hommage de mon dévoué et religieux respect. M. Blondel
46 M. M. Gorce, Le réalisme et M. Blondel, «Revue thomiste», 39, maggio-giugno 1934, pp. 401-407 [sul volume I di La Pensée ]; e (la lettera fa riferimento a questo secondo articolo) Le néo-réalisme bergsonienthomiste, in «Sophia», 3, gennaio-marzo 1935, pp. 35-48.
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f484.26 (cm) Aix, 22-1-36 Cher Monsieur l’Abbé, Je remettais de jour en jour les remerciements et les félicitations que je vous dois pour l’envoi et la dédicace de votre si important et si suggestif ouvrage de sociologie à la fois philosophique et chrétienne. Il faut le lire en méditant et l’on ne peut manquer de souhaiter la diffusion et la mise en pratique de tant d’idées qu’inspire votre grande expérience des sociétés modernes à la lumière d’un catholicisme profondément vécu. Je ne vous ai pas dit non plus assez complètement ma reconnaissance pour vos témoignages multiples sur La Pensée; et voici que vous me faites espérer une étude ultérieure sur L’Être et les êtres. Je vous sais le plus grand gré de ce généreux et méritoire dévouement grâce auquel bien des lecteurs en Angleterre ou en France connaîtront mon effort philosophique dont, sans vous, ils auraient ignoré le sens et la portée. Nous suivons avec vif intérêt vos articles de «L’aube», toujours si instructifs pour vos amis français de plus en plus nombreux. Croyez que nous sommes beaucoup pour compatir à vos épreuves et pour vous souhaiter une heureuse santé en demandant à Dieu de vous rendre bientôt la liberté de votre tâche apostolique. Je vous prie d’agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’hommage de ma gratitude et de mon respectueux dévouement. M. Blondel
f418.20 6-2-36 Cher M. [Charles] Blondel, Je vous remercie beaucoup de la note très sympathique publiée dans «Politique» sur mon Essai de Sociologie. Je vous prie de m’en faire envoyer deux exemplaires. J’espérais que l’«Hibbert Journal» d’Oxford aurait publié mon article sur La Pensée dans le numéro de janvier mais les périodiques de chaque trois mois sont toujours en retard. Il faut attendre le mois d’avril! Je vous prie… [L. S.]
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f484.39 Paris, le 13 avril 1936
Politique Revue de Doctrine et d’Action
Cher Monsieur l’Abbé, Nous serions heureux – et très désireux – de publier dans notre n° de mai l’étude de M. Wickham Steed que vous avez l’obligeance de demander. Pourrait-il m’envoyer le manuscrit pour le 10 mai au plus tard? Je suis très inquiet du fort courant qui se dessine en France contre la S.D.N. et la sécurité collective; voici Wladimir d’Ormesson qui emboîte le pas!! Ce serait la plus grande victoire de l’Allemagne et la quasi certitude d’assurer son hégémonie sur un tiers de l’Europe, sans guerre (ce qui serait pour elle le comble du succès!). Je voudrais bien vous entretenir de l’Essai de Sociologie car je ne suis pas d’accord sur ce que vous dites du pluralisme. Pluralisme et diarchie (j’admets les deux !) ne me paraissent pas opposables car ils ne doivent pas être situés sur le même plan. Veuillez croire à mes sentiments respectueux et dévoués. Charles Blondel
(rl) f484.39 14-4-36 Je suis désolé. M. Steed a travaillé le jour de bankholiday (ce qui est une hérésie pour les Anglais) pour envoyer à temps l’article que je lui ai demandé au nom de Flory, pour «Politique» d’avril47. Je vous prie de faire tout effort pour le publier en avril. Je ne lui dirai rien. Je serai très heureux de lire vos objections à ma critique, non contre la pluralité des groupements humains qui est un fait, mais contre le «pluralisme» comme système sociologique. Le pluralisme juridique est une conception seulement formelle; le pluralisme politique est une manière d’évader du libéralisme politique, aujourd’hui maudit par tout le monde parce qu’il semble mort. Mais le pluralisme sociologique n’est pas concevable. La pluralité des groupements sociaux, dans son dynamisme, va toujours vers une dualité qui (si elle est réelle et forte) se cristallise en dyarchie; celle-ci marche vers l’unification (ce que votre père appelle pacification) jamais totale et statique.
47
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Si tratta dell’articolo L’Angleterre et la crise de la paix segnalato alla nota 18.
Je vois avec amertume que la politique de Laval (et celle de Flandin aussi) ont donné à la S.D.N. un coup fatal. J’espère qu’aujourd’hui un redressement se fasse avec l’union de l’Angleterre et de la France. Mais… Veuillez… [L. S.]
f418.69 (d) 15 avril 1936
11, rue de l’Université
Cher Monsieur l’Abbé, L’article de M. Wickham Steed vient de me parvenir et je tiens à vous remercier en même temps que lui-même de cette collaboration si intéressante dans les circonstances présentes. L’analyse qu’il présente de l’état de l’opinion anglaise est de nature, je pense, à faire réfléchir en France et nous ferons notre possible pour lui donner toute la diffusion qu’il mérite. J’arrive d’Aix où j’ai passé quelques jours en famille. Mon beau-père vient de recevoir votre grand article dont il n’avait pu prendre encore qu’une connaissance superficielle mais dont il retirait déjà une vive satisfaction. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’assurance de mes sentiments respectueux et bien cordialement dévoués. Charles Flory
Aix-en-Provence 15, rue Roux-Alphéran
f418.72 (m) 19 avril 1936
Cher Monsieur l’Abbé, J’aime à vous remercier une fois de plus et à vous féliciter de l’article48 que vous avez bien voulu consacrer aux deux tomes de La Pensée dans l’importante revue «The Hibbert Journal». Je vous suis bien reconnaissant de m’avoir adressé un n° de ce grand périodi48 Maurice Blondel’s La Pensée. The philosophy of ‘l’élan spirituel’, «The Hibbert Journal», 34, aprile 1936, pp. 341-356.
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que anglais avec un mot très aimable de votre main. Je suis vivement touché de l’effort méritoire que vous faites avec une utile persévérance pour faire connaître mon «élan spirituel» et pour me procurer des lecteurs et des amis dans les pays de langue anglaise. Vous prouvez vous-même votre pénétrante souplesse d’esprit et votre généreuse largeur d’âme en étendant votre apostolat intellectuel au-delà même des questions qui vous sont spécialement chères et familières. Mais vous comprenez combien les plus graves problèmes se tiennent par leur sommet comme par leurs solutions et leurs applications. Vous savez aussi joindre le sens poétique et la haute culture littéraire aux préoccupations sociales, politiques et spéculatives. Il m’est précieux d’avoir votre approbation et votre concours. J’espère que mon livre sur L’Être et les êtres confirmera vos favorables jugements en attendant que paraisse L’Action complètement remaniée. Une partie du manuscrit est déjà entre les mains de l’imprimeur et il me tarde de pouvoir enfin mettre au point la rédaction de cet Esprit chrétien que beaucoup me réclament le plus tôt possible, sans que je puisse abandonner l’ordre successif que m’impose l’ordre logique d’une doctrine qui doit rester cohérente. Je vous prie, cher Monsieur l’Abbé, d’agréer toute ma respectueuse gratitude et tout mon cordial et religieux dévouement. M. Blondel
f419.1 2-7-36 M. Ch. Blondel M. W. Steed a publié un très intéressant ouvrage Vital Peace. Study of Risks. Je pense en faire un aperçu pour «Politique», et l’envoyer pendant les vacances. Je vous prie de me dire si vous êtes d’accord. Veuillez… [L. S.]
Politique Revue de Doctrine et d’Action
f415.18 (m) Paris, le 9 juillet 1936
Cher Monsieur l’Abbé, Nous serons très heureux de publier votre commentaire du nouveau livre de W. Steed; envoyez-moi votre manuscrit pour le 1er août au plus tard. 130
Je tiens d’ailleurs à vous dire que notre nouvelle rubrique «Commentaires» vous est largement ouverte. Lorsque vous aurez quelque livre, article, conférence etc. à commenter ne craignez pas de m’envoyer votre manuscrit. Croyez, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments bien respectueusement dévoués. Charles Blondel
f484.64 16/XI/36 A Marcel Prélot Strasbourg Grazie della buona recensione del mio Essai de Sociologie sulla «Vie Cath[olique]». Ne è il più chiaro schema che si poteva fare e gioverà a essere compreso. Non credo che il mio Essai non abbia l’udienza degli specialisti, perché già la «Revue Internationale de Sociologie» ne ha fatto una buona recensione; essa stessa aveva pubblicato come articolo il mio primo capitolo sulla concretizzazione della socialità. Se n’è occupato anche «Criterion». Martedì sera prossimo nell’Institute of Sociology di qui (che è il centro della sociologia positiva) se ne farà una relazione dal titolo What is christian sociology (come la chiamano qui) Questo le serva [sic] a mia piccola consolazione, quando persone come i domenicani di Oxford (Blackfriars) e i gesuiti di Parigi «Études» hanno internato [sic] o maltrattato il mio lavoro che (mi inganno?), credo, risponde ad uno stato d’animo diffuso anche fuori dei quadri cristiani. Ho scritto la recensione del suo Empire fasciste per «L’aube»49. Nella conclusione sono rimasto incerto se la mia interpretazione del titolo empire (invece di État) sia esatta, cioè come dominazione su tutti e su tutto. La prego di darmene un chiarimento. Gradisca i miei più rinnovati ringraziamenti e presenti i miei omaggi alla sua Signora e auguri per i suoi figli. [L. S.]
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«L’aube», 3-4 gennaio 1937 (M.L., IV, 406).
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f477.72 17-XI-36 à Flory Je ne sais pas si vous avez renvoyé à Mlle Juliette Bertrand les dernières pages de mon ouvrage L’Église et l’État qu’elle vous avait expédiées pour les faire lire à votre beaupère M. le Professeur M. Blondel. J’attends encore de savoir s’il a des corrections à me proposer. Dans ces jours j’aurai les épreuves à corriger; j’aimerais (pour ça) avoir à temps une réponse. Je vous prie de me faire expédier 5 exemplaires de «Politique» d’octobre 1936 et un exemplaire de «Politique» de juillet-août de 193550. Veuillez… [L. S.]
11, rue de l’Université 7ème
f477.73 (d) 8 novembre 1936
Cher Monsieur l’Abbé, La secrétaire de mon beau-père ayant assisté à notre dernier entretien, je m’en suis remis à elle de la suite à donner à la communication des dernières pages de votre ouvrage, de sorte que j’ignore si elles ont été renvoyées à Mademoiselle Bertrand. Je fais suivre aussitôt votre carte à mon beau-père qui ne manquera pas de faire le nécessaire, si ce n’est déjà fait. Je donne en même temps des instructions pour que vous soient adressés les exemplaires de «Politique» que vous souhaitez et je saisis cette occasion pour vous assurer à nouveau que nous tenons à votre disposition tous ceux qui vous seraient agréables. J’ai reçu, peu après votre passage à Paris, la visite de M. Kochinski [sic]51 avec qui je m’étais mis d’accord pour publier dans la revue un article de lui sur le problème de la Méditerranée. Depuis lors je n’ai rien reçu de lui et je l’ai relancé en vain. Je me demande si, entre temps, il n’est pas survenu quelque changement dans sa situation. J’espère que le brouillard de Londres ne vous incommode pas trop et que votre santé est bonne.
50 Si tratta di articoli già segnalati Les risques de la paix (ottobre 1936) e Germanisme et civilisation chrétienne (luglio-agosto 1935). 51 Si tratta probabilmente del polacco Leon Kochnitzky, che assicurava il legame degli esiliati con i loro amici rimasti in Italia; vedi G. De Rosa, Sturzo, pp. 325-326.
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J’attends avec impatience l’important ouvrage dont vous m’avez lu la magnifique conclusion. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’assurance de mes sentiments respectueux et bien cordialement dévoués. Charles Flory
f484.65 (d) le 8 décembre 1936
Strasbourg 22 rue Herder
Mon cher Ami, Je suis heureux que mon article vous ait plu. Il est bien évident que le doute que j’émettais sur l’accueil des spécialistes avait le caractère d’un regret et que je suis enchanté de voir mes craintes démenties par l’événement. Si vous pouvez me tenir au courant des manifestations d’intérêt suscitées par votre livre, je ferai volontiers à leur sujet un petit article qui démentirait mes trop pessimistes prévisions. En ce qui concerne le titre de mon livre, Empire correspond effectivement à État. C’est à la demande de mon éditeur que j’ai substitué le 1er terme au second. Sirey a pensé que l’on frapperait ainsi davantage la curiosité du public et que surtout on éviterait des ennuis possibles avec les auteurs de brochures ou d’articles tirés-à-part intitulés «l’État fasciste». J’ai accepté, non seulement parce que ces raisons m’apparaissaient pertinentes, mais encore parce que je trouve le titre Empire beaucoup plus évocateur, notamment, ainsi que vous l’indiquez vous-même, de la domination exercée sur les personnes et sur les choses. Ma femme a été très sensible à votre bon souvenir, elle se joint à moi et aux enfants pour vous dire notre respectueux et fidèle souvenir. E. Marcel Prélot
f419.59 16-XII-36 à Flory Je vous envoie un article d’impressions sur la crise anglaise, pour «Politique» de ce mois52.
52
Si tratta probabilmente della Lettre de Londres (sulla crisi provocata dal matrimonio di Edoardo VIII
133
Si, par hasard, l’article ne vous plaît pas, ou s’il arrive en retard pour ce numéro, ou si vous avez déjà un autre article plus complet que le mien, je vous prie de l’envoyer tout de suite à M. Gay pour «L’Aube», qui peut-être en fera deux articles. J’ai reçu une lettre de votre beau-père qui m’a réconforté dans mon travail et m’a donné son approbation sur ce que j’avais écrit sur la théorie. Je vous prie d’agréer, ensemble à votre femme et à vos enfants, mes vœux… [L. S.]
11, rue de l’Université
f415.61 (d) le 21 décembre 1936
Cher Monsieur l’Abbé, Je suis désolé de ne pouvoir accueillir dans la revue l’intéressant article que vous avez eu l’aimable pensée de m’offrir sur la crise anglaise. Déjà nous nous étions préoccupés de faire traiter cette question et nous avions demandé un aperçu à M. Armand Hoog, qui est actuellement à la composition. Je regrette bien d’avoir été trop discret à votre égard et de n’avoir pas connu plus tôt vos intentions. Je me prive ainsi de quelques pages excellentes. Du moins, je les ai aussitôt envoyées à Francisque Gay en lui faisant part de vos intentions. Je vous remercie de vos aimables vœux pour ma famille et pour moi, mais suis confus de m’être laissé devancer par vous. Je vous adresse, à mon tour, nos souhaits les plus cordiaux de joyeux Noël et de Bonne Année. Puissions-nous sauver la paix!…ce sera l’objet de mes prières ainsi que de l’effort constant que j’essaie de faire dans mon petit domaine. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, avec mes regrets renouvelés, l’assurance de mon respectueux et profond attachement. Charles Flory
con Mrs Simpson e dalla sua abdicazione), che fu finalmente pubblicata, non in «L’aube», ma in «Le Mouvement» di gennaio-marzo 1937 (M.L., IV, 20).
134
f420.1 (m) Paris, le 4 janvier 1937
Politique Revue de Doctrine et d’Action
Cher Monsieur l’Abbé, Je ne veux pas laisser passer ce début d’année sans vous dire tous les vœux que je forme pour vous, pour votre œuvre, pour votre rôle futur dans la vie de votre grand pays que nous ne pouvons croire condamné pour toujours à l’oppression. Puisse 1937 apporter un peu plus de calme dans les choses et surtout dans les esprits qui me paraissent à la fois dangereusement surexcités et résignés au pire. Il faudra sans doute que l’Europe soit au bord de l’abîme pour se ressaisir; hélas! J’ai écrit il y a 8 jours à M. Wickham Steed pour lui demander de m’envoyer (pour le 15 janvier au plus tard) une étude – de la longueur qu’il voudra – sur la Méditerranée. N’ayant pas reçu de réponse j’en déduis qu’il accepte. Je vous serais reconnaissant, si la chose vous est possible, de vous en assurer auprès de lui. Il va sans dire que nous comptons plus que jamais sur votre collaboration; nous avons été particulièrement heureux et fiers de publier votre belle étude sur les risques de la paix; elle a vivement intéressé mon père (auprès duquel je viens de passer quelques trop courtes journées) et il m’a prié de vous le dire. Veuillez croire, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments très respectueusement dévoués et reconnaissants. Charles Blondel
Politique Revue de Doctrine et d’Action
f420.19 (m) Paris, le 15 janvier 1937
Cher Monsieur l’Abbé, Je vous remercie d’avoir bien voulu être notre porte-parole auprès de M. Wickham Steed. Nous comptons donc sur son article sur la Méditerranée (je crois que c’est un des sujets les plus actuels et qu’il est particulièrement qualifié pour traiter) pour le 10 février? Je vais l’annoncer dans le n° de janvier. Il lui sera d’ailleurs loisible de modifier le titre, provisoire, que nous indiquerons. Veuillez croire, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments très reconnaissants et bien respectueusement dévoués. Charles Blondel 135
(rl) f420.19 7-2-37 Mon cher ami, Votre lettre du 15 janvier m’a trouvé au lit. En même temps M. Steed a été très préoccupé pour maladie en famille; seulement dans ces jours je me sens un peu mieux. La première fois que je verrai M. Steed, je lui parlerai de l’article pour «Politique», mais je crois que pour le moment il sera très difficile de l’avoir. Veuillez agr…. Je n’ai pas écrit à votre père pour le remercier de son volume sur L’Action. [L. S.]
f420.20 7/2/37 à Mr. [Maurice] Blondel Cher et vénéré ami, J’ai reçu le 1er volume de L’Action pendant ma dernière maladie (la troisième en trois mois); je suis en retard de vous écrire. J’espère lire votre très expecté ouvrage dans quelques jours, quand je serai mieux. Je vous prie d’accepter mes remerciements et mes sentiments [L. S.]
f420.28 25-2-37 à Ch. Blondel J’ai vu M. Steed aujourd’hui. Il m’a dit qu’il vous enverra un article sur le mouvement de Paix et Liberté qui est grandissant en Angleterre. Il maintient la promesse d’écrire un autre article sur la question méditerranéenne. Je serai à Paris samedi. J’espère vous voir. Veuillez… [L. S.] 136
Nouveaux Cahiers Rédaction: 7, place de la Sorbonne Paris 5ème Administration: 108, Boul. Saint-Germain 6ème
f420. 56 (d) [circulaire] [s.d.]
En vous faisant envoyer une exemplaire des «Nouveaux Cahiers» qui viennent de paraître, je vous demande de bien vouloir lire avec attention l’article de présentation sur la «Pensée libre». Avec quelques amis, de milieux différents, d’activités diverses, mais tous désireux d’une large évolution sociale, convaincus qu’elle ne peut se faire pratiquement et rapidement que si la violence n’intervient pas, nous entreprenons l’effort que résume cet article. J’ai lieu de penser qu’il vous intéressera assez pour que vous ayez le désir d’y coopérer. Je me tiens d’ailleurs à votre disposition pour vous donner tous les renseignements complémentaires que vous désireriez. Pour le moment, l’aide qui nous sera la plus précieuse, c’est le recrutement de lecteurs parmi les hommes de bonne foi. Si vous vouliez m’adresser, ou adresser à nos cahiers les noms des personnes que vous jugeriez intéressant de toucher, vous nous rendriez le plus grand service. Je me permets de vous le demander personnellement. Veuillez croire à mes sentiments les meilleurs. Charles Blondel [annotazione di Sturzo in margine:] acceptez-vous la thèse de jadis du parti populaire italien: classes légales, syndicats libres, représentations corporatives? voulezvous que j’en écrive pour «Politique»?
(rl) f420/56 30-3-37 à Ch. Blondel Cher ami, J’ai reçu «Nouveaux Cahiers». Je vous prie de me les faire envoyer régulièrement. J’espère écrire un article prochainement pour ces cahiers. Je pense que le Professeur Crespi53 aimera les avoir. Son adresse est Prof. A. Crespi Woodend Abbots L. Vous-même
53
Vedere la lettera scritta lo stesso giorno alla Signora Malaterre, p. 48, nota 15.
137
pourriez écrire à M. W. Steed pour aider «Nouveaux Cahiers». À propos: M. Steed envoya (le 9 mars) à «Politique» l’article pour le n° de mars à l’adresse de la rue Soufflot. L’avezvous reçu? J’ai lu avec plaisir l’article de Cl. Leblond dans «Esprit» du 1er mars54. Veuillez… [L. S.]
31-3 J’ai le plaisir de vous présenter le Prof. Angelo Crespi, de l’Université de Londres. Il a collaboré à «Politique». Il aime beaucoup la philosophie de votre père. Je pense que pour vous deux il sera très utile de faire connaissance proprement personnelle. [L. S.]
Politique Revue de Doctrine et d’Action
f420.66 (m) Paris, le 10 avril 1937
Cher Monsieur l’Abbé, En rentrant de Bourgogne j’ai trouvé votre aimable carte. Je vous ai fait envoyer les «Nouveaux Cahiers» dont s’occupe notre ami Isambert; celui-ci désirerait que vous lui donniez pour cette publication une étude sur le régime de la presse et de la police en Angleterre; vos derniers articles de «L’Aube» sur ces sujets l’ont en effet vivement intéressé. Je suis heureux de ce que vous me dites du n° d’«Esprit» du 1er mars et nous acceptons bien volontiers que vous en fassiez un commentaire dans le prochain n° de «Politique» (mais je désirerais avoir votre manuscrit en italien pour le 15 ou le 16 au plus tard. Est-ce possible? Il est vrai qu’il suffit de 2 ou 3 pages de la revue.) Nous désirerions aussi 2 ou 3 pages sur A. Chamberlain pour la même date. J’insiste pour que vous nous rendiez ce double service. Mon père me communique une lettre de son éditeur, Alcan, lui transmettant une demande de traduction anglaise des 4 volumes parus. Il s’agit d’un monsieur Guth-
54 Claude Leblond, Liberté syndicale et unité ouvrière, «Esprit», marzo 1937. Leblond collaborava con «L’aube». Sturzo non ha scritto l’articolo suggerito da Ch. Blondel nella lettera successiva.
138
rie, demeurant à Paris 9 rue Raynouard. Comme, il y a déjà quelque temps, vous aviez fait une proposition analogue, mon père me prie de vous dire qu’il ne veut pas donner de réponse avant de connaître votre sentiment sur la question, et de vous demander si vous connaissez ce traducteur éventuel et, si oui, ce que vous en pensez. Veuillez croire, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments bien respectueusement dévoués. Charles Blondel
(rl) f420.66 11-4-37 Certainement je ferai l’article sur A. Chamberlain55; vous l’aurez mercredi soir ou jeudi matin. Je ne suis pas sûr si j’aurai le temps pour le second; j’essaierai. Je vous envoie mon article «Rome et Anti-Rome» paru sur le dernier n° de la «Dublin Review» et sur «La Terre Wallonne» avec la prière (si vous le croyez opportun) d’en faire une note pour «Politique». En tout cas, j’aimerais que vous le lisiez et après que vous l’envoyiez à votre père. Je ne connais pas ce M. Guthrie. Je pense que la proposition de la maison Methuen et C° de publier La Pensée est tombée. Mais je vous écrirai après renseignement. Je vous prie de signaler à votre père l’article de Grazioso Cervani dans le n° de janvier de la «Rivista di filosofia neoscolastica». Je pense qu’en toute bonne foi il critique votre père (dont il a une certaine connaissance) par incompréhension. Veuillez…. [L. S.] P.S. J’écrirai l’article pour Isambert.
Politique Revue de Doctrine et d’Action
f420.100 (m) Paris, le 9 mai 1937
Cher Monsieur l’Abbé, Je ne puis mieux faire que de vous communiquer la lettre ci-jointe d’André Isambert à propos de votre collaboration aux «Nouveaux Cahiers». Je pense que vous pourrez rédiger cette petite étude sans trop de mal car la question vous est familière. 55
Sir Austin Chamberlain, «Politique», maggio 1937 (M.L., IV, 39).
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Qu’il soit bien entendu que l’existence des «Nouveaux Cahiers» ne diminue en rien celle de «Politique» (vous avez d’ailleurs peut-être lu le petit commentaire que je leur ai consacré dans le dernier n°) et que nous comptons plus que jamais sur votre collaboration. Croyez, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments bien respectueusement dévoués. Charles Blondel
f420.98 5 mai [1937] Cher ami, À la suite de notre dernier comité, je vous serais reconnaissant de vouloir bien écrire à Sturzo, pour lui demander, au cas où il n’aurait pas encore écrit son article pour les «Nouveaux Cahiers», de le concevoir comme une note un peu plus générale sur la presse anglaise, dont il serait donné lecture à la séance, et qui serait publiée ensuite. Cette note traiterait de: 1.Organisation pratique de la presse et obligations auxquelles elle est soumise (1. Constitution des journaux en sociétés, 2.Publicité imposée à celles-ci quant à leurs ressources, 3. A la qualité de leurs actionnaires, 4. Obligation de faire partie d’un syndicat de journaux, 5. Droits de ces syndicats sur leurs adhérents, contrôle éventuel de l’État sur le fonctionnement de ces journaux ou syndicats; ressources de fait des journaux; indépendance de fait de la presse; indépendance des rédacteurs à l’égard de l’administration des journaux; moralité des uns et des autres). 2. Répression de la diffamation et des fausses nouvelles. À qui incombe la preuve? 3. Presse financière. 4. Agences d’information. 5. Publicité commerciale, son usage, ses modalités. Bien entendu, ces idées sont celles qui me viennent comme constituant des termes de comparaison avec le régime français. Mais la question se pose sans doute différemment en Angleterre, et ce qui importe, c’est que la note donne la physionomie de la presse anglaise. Ce qu’il nous faut, c’est quelque chose de caractéristique et d’assez bref. Il serait utile que nous ayons cela vers le 25, pour que nous puissions coordonner cela avec le reste. Il faudrait donc le lui demander tout de suite. Bien entendu, toute note, même partielle, serait déjà très appréciée. Avez-vous pensé à écrire à P.H. Simon? Merci mille fois d’avance pour tout cela. J’espère que vous avez pu toucher Detoeuf56. Bien amicalement vôtre A. Isambert 56
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Auguste Detoeuf (1883-1947), industriale, fondatore della società Alsthom, fondatore dei «Nouveaux
f420.116 (m) Paris, le 28 mai 1937
Politique Revue de Doctrine et d’Action
Cher Monsieur l’Abbé, André Isambert désirerait avoir le plus tôt possible l’étude sur le régime de la presse anglaise qu’il sollicitait de vous dans la lettre que je vous ai communiquée57. Je vous fais part de son désir en vous priant de me dire en tout cas à quelle date vous pourriez lui rédiger cette étude. Croyez à mes sentiments bien vivement et bien respectueusement dévoués. Charles Blondel
(rl) f420.116 30-5-37 à Ch. Blondel Mon cher ami, Je suis si pris par les questions espagnoles que je n’ai pas eu le temps de prendre les renseignements sur les questions que M. Isambert m’a posées sur la presse en Angleterre. Je vous prie de lui dire de patienter quelques jours encore. Je n’ai pas reçu les «Nouveaux Cahiers» à partir du 15 avril. C’est pour ça que je ne me suis pas pressé. J’écrirai aussi l’article promis pour «Politique». Veuillez… [L. S.]
Cahiers»; accanto alle sue pubblicazioni tecniche, un libro più «letterario», Propos de O.L. Barenton, confiseur (1938). 57 Alla fine Sturzo darà almeno tre articoli ai «Nouveaux Cahiers»: La presse en Angleterre, 1° luglio 1937 (M.L., IV, 67); L’opinion anglaise et l’organisation de la paix, 1° novembre 1937 (M.L., IV, 80); L’opinion anglaise et la guerre d’Espagne, 15 marzo 1938 (M.L., IV, 119).
141
f 420.118 (m) Paris, le 2 juin 1937
Politique Revue de Doctrine et d’Action
Cher Monsieur l’Abbé, J’ai communiqué votre carte à Isambert. Il aurait été heureux et désireux d’avoir votre petite étude pour lundi prochain, jour où l’équipe des «Nouveaux Cahiers» doit discuter le problème de la presse. Mais je ne sais si la chose vous sera possible et je n’ose insister Je lui ai signalé l’interruption de votre service des «Nouveaux Cahiers»; il vous le fait rétablir. Les affaires d’Espagne sont de plus en plus affligeantes; il y a 20 ans que les Allemands n’avaient plus massacré de femmes et d’enfants… les voilà satisfaits!! Ils n’ont pas changé et cela promet de beaux jours en Europe. Mais c’est encore à Mussolini que j’en veux le plus; c’est lui qui a tout amené; à commencer par Franco qui ne serait jamais parti sans son appui. Pour les Basques nous avons au moins sauvé l’honneur, grâce à L’aube et notamment à vos beaux articles. J’ai l’impression que les Anglais et les catholiques anglais ont cette fois (Guernica) moins réagi que nous. Qui dira les ravages de l’anticommunisme, bien plus dangereux encore que le communisme ! Croyez à mes sentiments très respectueusement dévoués. Charles Blondel
Aix-en-Provence 15, rue Roux-Alphéran
f 478.29 (cm) 3 nov. 1937
Cher Monsieur l’Abbé, Combien j’ai de remerciements et de félicitations à vous offrir pour le monumental ouvrage58 que je dois à votre générosité et pour le témoignage si bienveillant que vous apportez à mon effort philosophique. L’ampleur de votre documentation historique, la pénétration de vos analyses et de vos expériences personnelles enrichissent tous vos lecteurs qui sont d’ailleurs habitués par tant d’ouvrages et d’articles jaillis de votre activité intellectuelle et morale à trouver chez vous tant de directives à la fois chrétiennes et politi-
58
142
L’Église et l’État.
ques, sociales et largement humaines. Vous êtes un vrai défenseur des plus nobles libertés et des plus hautes aspirations de l’âme catholique. Veuillez donc agréer, cher Monsieur l’Abbé, avec l’expression de ma vive gratitude, l’hommage de mes vœux les plus fervents et de mon très respectueux dévouement. M. Blondel
f478.13 (d) le 8 novembre 1937
11, rue de l’Université (7ème)
Cher Monsieur l’Abbé, Le bruit avait couru dans Paris que vous viendriez au congrès de «L’aube». J’espérais donc vous voir ces jours-ci et j’avais même téléphoné à l’hôtel de l’Espérance pour qu’il vous transmette mon désir et mon invitation dès votre arrivée. J’ai su, malheureusement, par Miss Barbara Carter, que vous aviez dû modifier vos projets. Dans ces conditions, je ne veux pas tarder davantage à vous remercier de l’envoi de votre livre et à vous féliciter de cette œuvre magnifique. Je comprends maintenant et j’admire à la fois l’étendue et l’originalité d’un effort auquel vous avez consacré, je crois, 10 années de votre vie. Je pense aussi que vous avez rendu là un immense service à la cause qui nous est chère et en même temps à la science la plus exigeante. En tout cas, c’est avec un intérêt passionné que je consacre tous mes loisirs – ils sont malheureusement peu nombreux – à la lecture de votre ouvrage, le plus enrichissant sans doute que j’aie lu depuis plusieurs années. Bien entendu, il en sera rendu compte aux lecteurs de «Politique»; j’ai pensé pour cela à Paul Archambault, mais si vous aviez quelques préférences, je vous demande de me les indiquer. Dès le prochain numéro, en tout cas, l’ouvrage sera annoncé sur la couverture de la revue. Ma femme se joint à moi, cher Monsieur l’Abbé, pour vous assurer de notre fidèle et respectueux attachement. Charles Flory
f421.87 19-XI-37 Cher M. Flory, Je vous remercie beaucoup de votre lettre aussi enthousiaste de mon livre sur L’Église et l’État, et encore de la promesse d’en parler dans «Politique». Je serais enchanté si 143
M. Archambault en écrira la recension. Je vous envoie un article pour «Politique». Il y a plus d’un an que je n’écris sur votre revue et j’en ai le remords. Veuillez agréer… [L. S.]
f422.20 (cm) 3 janvier 1938
Aix 15, rue Roux-Alphéran
Cher Monsieur l’Abbé, Combien je suis touché de vos souhaits pieux et de vos témoignages si affectueusement encourageants. Croyez que de mon côté je demande de tout cœur à Dieu de bénir votre active et féconde patience dans les épreuves, votre courageux labeur au profit des libertés chrétiennes et des vrais progrès humains dans un esprit surnaturel. Aujourd’hui même, ayant obtenu les 1ers exemplaires brochés du tome II de L’Action, je vais vous adresser ces 560 pages auxquelles je sais d’avance que vous réservez un accueil bienveillant et vos précieux témoignages. Et me voici déjà appliqué à L’Esprit chrétien quoique ma santé me force à ralentir le rythme de mon travail. Veuillez agréer, cher et vénéré Monsieur l’Abbé, l’hommage de ma reconnaissante admiration et de mon très dévoué respect. M. Blondel
f422.26 19-1-38 à Ch. Blondel Je vous renvoie sans délai les épreuves de mon article pour «Politique». Il a été très bien traduit. Il y a des passages que j’ai corrigés au crayon, en vous priant de les réviser. Je n’ai pas fait la correction des épreuves au point de vue typographique. Veuillez… [L. S.]
144
f478.55 13-4-38 Cher M. Flory, Je vous remercie beaucoup d’avoir publié dans «Politique» la recension du Prof. J.R. Palanque59 sur mon livre L’Église et l’État. Je vous prie de lui faire savoir mes sentiments de reconnaissance. Il a raison pour Valérien; ce fut l’erreur de la dactylographe. Pendant la correction des épreuves j’ai été malade. Il y a d’autres fautes: Stéphane au lieu d’Étienne. Je vous prie de m’en faire envoyer 4 exemplaires. Nous passons des jours bien tragiques. Il faut prier. [L. S.]
f423.64 24-5-38 à Flory J’aimerais écrire pour «Politique» un aperçu à propos de deux livres: Pachitch de M. le comte Sforza (en français) et Austria de Frank Birkenau (en anglais). Au total, je pense, six ou sept pages de la revue. Je vous prie de me dire si vous êtes d’accord. Veuillez… [L. S.]
11, rue de l’Université (7ème)
f423.66 (d) le 27 mai 1938
Cher Monsieur l’Abbé, C’est avec grand plaisir que nous accueillerons «l’aperçu» que vous nous proposez, comme tout ce qui vient de vous.
59
Jean-Rémy Palanque, L’Église et l’État: étude de sociologie historique, «Politique», aprile 1938, pp. 375-
379.
145
J’espère que votre santé est bien rétablie et que le refroidissement que vous avez pris à Paris n’a eu aucune suite fâcheuse. Je regrette seulement qu’il m’ait privé du plaisir de vous voir. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’assurance de mes sentiments respectueux et cordialement dévoués. Charles Flory
f423.78 10-6-38 à Ch. Blondel Je viens de lire dans le fasc. II (mars 1938, publié à la fin de mai) de la «Rivista di filosofia neoscolastica» de Milan un article de Mgr Olgiati60 fort intéressant et très respectueux sur L’Être et les êtres de votre père. Dans la conclusion, il présente à votre père les objections des thomistes italiens et finit par «inciter Blondel à une révision de sa théorie du concept». Je suis en train d’écrire un article pour «Politique» sur le problème de l’Europe centrale à propos d’un livre de Sforza sur Pachitch. Veuillez… [L. S.]
11, rue de l’Université
f426.13 (d) le 18 janvier 1939
Cher Don Sturzo, Je viens de faire le compte des matières qu’il me faudra faire passer dans le prochain numéro de la revue et malgré le désir que j’en aurais, il me paraît impossible d’y ajouter les quelques pages que vous m’aviez proposées sur le projet de représentation proportionnelle. Je m’empresse de vous en avertir et m’en excuse, car je serais désolé que vous vous imposiez un travail qui pourrait n’être plus d’actualité le mois suivant. 60 F. Olgiati, L’ontologia di Maurice Blondel, «Rivista di Filosophia neoscolastica», 30, marzo 1938, pp. 186-198.
146
J’ai bien regretté que la bousculade d’hier ne m’ait pas permis de causer avec vous aussi tranquillement et longuement que je l’aurais souhaité. J’ai pu, du moins, constater notre accord sur l’essentiel et c’est toujours pour moi réconfortant. Veuillez agréer, mon cher Don Sturzo, l’assurance de mes sentiments respectueux et bien cordialement dévoués. Charles Flory
f533.31 19-4-39 à Flory Sera-t-il trop espérer encore de voir dans «Politique» un commentaire sur mon livre Politique et Morale? Vous-même me l’aviez promis spontanément en janvier. C’est étrange! Seulement «L’aube» a publié un article de M. Archambault sur ce sujet; personne entre les catholiques n’a pensé qu’il mérite même un mot d’amitié. C’est votre beau-père qui m’a écrit une carte très sympathique dont je lui suis reconnaissant. Je vous prie de présenter à votre femme mes hommages etc. [L. S.]
11, rue de l’Université (7ème)
f533.33 (d) le 22 avril 1939
Cher Don Sturzo, Excusez notre rédaction de n’avoir pas encore publié de commentaire sur votre dernier livre. Ce n’est pas faute d’y avoir pensé mais nous sommes débordés par l’actualité politique et toujours très en retard pour suivre l’actualité intellectuelle. J’espère faire passer dans le n° de mai le compte rendu de Politique et Morale que j’ai demandé à Paul Archambault. Vous aurez remarqué, sans doute, qu’il y a deux ou trois mois, la quatrième page de couverture avait été consacrée à l’annoncer. J’espère avoir bientôt le plaisir de vous revoir et de causer avec vous de l’évolution des événements. En attendant, je vous prie d’agréer, mon cher Don Sturzo, l’assurance de mes sentiments respectueux et cordialement dévoués. Charles Flory 147
f427.36 (d) le 29 juin 1939
11, rue de l’Université (7ème)
Cher Monsieur l’Abbé, Je vous remercie très vivement de l’aimable envoi d’un article pour «Politique»61. Vos collaborations sont toujours, vous le savez, les très bienvenues. René Russo a été rappelé aux armées avec la dernière classe. J’espère qu’il trouvera, néanmoins, le loisir de faire la traduction de votre étude, que je ne pourrais faire passer, d’ailleurs, avant l’automne, car les engagements pris dépassent déjà le cadre des deux prochains numéros. Je n’oublie pas, naturellement, le commentaire promis sur votre dernier livre. C’est Marcel Prélot qui doit finalement le faire et m’a promis de me le donner pendant les vacances. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’assurance de mes sentiments respectueux et bien cordialement dévoués. Charles Flory
f429.40 8-3-40 à Flory M. Russo m’a écrit que mon article pour «Politique» a été traduit par son fils il y a quelques mois. Je vous prie de me le faire envoyer pour le réviser avant la publication. J’ai été malade depuis décembre; maintenant je suis un peu mieux. Mes vœux pour la France, pour les Alliés, pour la Fédération Européenne. Veuillez… [L. S.]
61 Non si hanno notizie di questo articolo che, come conferma la lettera seguente, non sarà pubblicato su «Politique».
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5, Quai Malaquais (6ème)
f429.64 (d) le 21 mars 1940
Cher Don Sturzo, J’ai été peiné d’apprendre par votre carte que vous aviez été souffrant et tiens à vous adresser tout d’abord mes vœux très cordiaux pour votre prompt rétablissement. Je m’excuse aussi d’avoir gardé si longtemps le silence à votre égard. Depuis la mobilisation j’ai été littéralement accablé de travail et de responsabilités. L’absence de nombreux collègues, la désorganisation des services de ma banque, les tâches nouvelles auxquelles il a fallu s’adapter m’ont enlevé à peu près toute liberté pour ma correspondance personnelle. Le dévouement de quelques amis a permis de continuer la publication de la revue «Politique» dont l’action me paraît particulièrement opportune. Je n’ai jamais perdu de vue l’article que nous nous aviez envoyé juste avant la guerre. Les nécessités de l’actualité nous ont fait différer jusqu’à présent sa publication, mais je le gardais en réserve et me proposais de vous le retourner pour la mise au point que les circonstances pourraient exiger. La traduction faite en deux morceaux aura d’ailleurs besoin de sérieuses révisions. Ma femme et mes enfants se sont installés auprès de mon beau-père à Aix, qui serait un lieu de refuge idéal s’il n’était aussi éloigné de Paris dont je ne puis pratiquement pas m’absenter. Les fêtes de Pâques me seront cependant l’occasion d’aller passer 48 h. avec eux. Je n’ose espérer votre prochaine visite et pourtant je serais bien heureux de pouvoir causer avec vous des événements. Je vous suis particulièrement uni par la pensée et la prière et vous renouvelle, cher Don Sturzo, l’assurance de mes sentiments respectueux et bien cordialement dévoués. Charles Flory
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Élie Baussart et «La Terre Wallonne»1
Né le 16 décembre 1887, dans une famille modeste – le père était forgeron –, cadet de cinq enfants, Élie Baussart avait dû interrompre à seize ans ses études au collège des jésuites de Charleroi pour prendre un emploi dans un bureau de commerce. Il poursuit seul sa formation, commence à écrire, entre en rapport avec Léon Bloy dont il se considère alors comme le disciple. En 1909, il revient pour y enseigner dans son ancien collège. «Depuis ce moment jusqu’en 1954 [année de sa retraite d’enseignant], il mènera pratiquement deux carrières parallèles, l’une de professeur ordinaire de français, d’histoire et parfois de langues, l’autre englobant toute une activité littéraire et sociale où nous le voyons tout à la fois fondateur et directeur de revues, écrivain, correspondant de journaux belges et français, professeur dans diverses écoles sociales et syndicales, conseiller de groupements ouvriers chrétiens, collaborateur à des revues, des hebdomadaires, animateur de cercles culturels et de cellules de renouvellement religieux» 2. Après quelques revues à l’existence éphémère, il avait fondé en 1919 «La Terre Wallonne»: «catholique et régionaliste», elle se proposait d’étudier «le passé, les hommes et les oeuvres» de la province et d’en suivre « le développement matériel, social, intellectuel, moral et religieux». En 1930, elle opère un tournant pour passer «du plan régionaliste au plan catholique»: elle ambitionne de mener une «action sociale chrétienne» qui entretiendra «l’esprit de Rerum Novarum» et poursuivra l’instauration d’un ordre chrétien», tout en collaborant, dans la ligne d’Ubi Arcano, «au mouvement qui tend au rapprochement des peuples et à l’organisation de la paix entre les États»; la revue n’abandonnera pas ses préoccupations culturelles, «rien d’humain et de catholique ne [lui] demeurera étrange» 3. C’est pour conforter cette nouvelle orientation, on le verra d’entrée, que Baussart sollicite la collaboration de Sturzo. Il le fait en qualité de « démocratechrétien». Toute son activité politique en effet tend à affirmer et à défendre la spécificité 1 Toute ma reconnaissance va au P. Bernard Joassart, de la Société des Bollandistes, qui m’a fourni les premières indications sur Élie Baussart et la démocratie chrétienne en Belgique et, par son entremise, à Madame Micheline Libon, auteur d’une thèse (Université Catholique de Louvain, 1986) sur Élie Baussart (1887-1965), l’identité wallonne et le mouvement wallon, qui m’a fourni avec la plus grande générosité de nombreux documents. Il faut signaler particulièrement la notice «Baussart» (par Willy Bal) dans la Biographie nationale de Belgique, tome 39, 1976, col. 94-103; le petit livre de Jean Neuville, Adieu à la démocratie chrétienne? Élie Baussart et le mouvement ouvrier, Bruxelles, Editions Vie Ouvrière, 1973; et, en rapport plus directement avec notre sujet, l’article d’Anne Morelli, Don Sturzo collaborateur de «La Terre Wallonne». Dixsept lettres inédites du fondateur du parti populaire italien à un démocrate-chrétien belge dans «Problèmes d’histoire du christianisme», Editions de l’Université de Bruxelles, 10, 1981. Sur l’histoire politique et la démocratie chrétienne en Belgique, v. E. Witte et J. Craeybeckx, La Belgique politique de 1830 à nos jours, Bruxelles, Editions Labor, 1987, et X. Mabille, Histoire politique de la Belgique, Bruxelles, CRISP, 1986, sans oublier J. M. Mayeur, Des Partis catholiques à la Démocratie chrétienne, A. Colin, Paris 1980. 2 J. Neuville, op. cit., p. 6. 3 Ces citations sont tirées du texte qui parut alors en page de garde de la revue.
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de la démocratie chrétienne dans le monde catholique, par rapport au conservatisme dominant, y compris au sein de la hiérarchie. Cet effort s’inscrit dans le contexte belge, qu’il faut évoquer sommairement. Au cours e du XIX siècle, la vie politique s’y était organisée de façon bipolaire, entre une «droite» catholique conservatrice et une «gauche» libérale et anticléricale, qui alternaient au gouvernement. La situation se modifia sensiblement autour de 1885, avec l’apparition d’un troisième pôle, socialiste, le Parti Ouvrier Belge (P.O.B.) et la constitution des catholiques en parti organisé auquel le système électoral (le «vote pluriel» au bénéfice des pères de famillle et des «capacités») assurait la majorité absolue. Ce parti va monopoliser le pouvoir jusqu’à la première guerre mondiale. Dominé par les notables, il imposait ses candidats et répugnait à faire place à la tendance démocrate-chrétienne et aux syndicats catholiques. Après la guerre et avec l’instauration du suffrage universel «pur et simple», les catholiques perdent la majorité absolue et, s’ils restent toujours présents dans les gouvernements successifs, ceux-ci sont constitués de coalitions, tantôt à trois, catholiques-libéraux-socialistes, tantôt à deux, catholiques-libéraux ou, très exceptionnellement, catholiques-socialistes. En 1921 s’organise une «Union Catholique Belge» avec la structure d’un parti de standen (ordres). La formaient quatre de ces «ordres»: l’ancienne Fédération des Associations et Cercles Catholiques, aux mains des notables et qui entendait bien garder, en Wallonie surtout, la maîtrise des opérations électorales; une association paysanne flamingante, le Boerenbond (avec une aile wallonne plus modeste, l’Alliance agricole) dont la devise était «Religion, Famille, Propriété»; la Ligue Nationale des Travailleurs Chrétiens, ou Ligue Démocratique Chrétienne, puissante (700.000 membres) confédérations de mouvements – syndicats, mutuelles, coopératives, jeunesse ouvrière… –; enfin un élément d’un moindre poids, la Fédération Chrétienne des Classes Moyennes. L’union restera conflictuelle, traversée par l’antagonisme entre conservateurs et démocrates d’une part, et de l’autre entre Flamands et Wallons. Elle sera sous la surveillance attentive de l’épiscopat, «extrêmement soucieux de maintenir l’unité catholique» et n’hésitant pas «à prendre des positions politiques, parfois à la veille des élections» 4. Était venu troubler le jeu le Rexisme. Jeune (né en 1906), séduisant, brillant orateur, Léon Degrelle avait été d’abord un des espoirs de l’Action catholique qui lui avait confié la direction d’une maison d’édition «Rex», fondée sous le patronage du Christ-Roi (dont Pie XI venait d’instituer la fête). Sous le même titre, il lança un journal, puis un mouvement qui, s’en prenant à la sclérose des organisations catholiques, rompit avec l’Action catholique, puis, après que l’archevêque de Malines, le cardinal Van Roey, l’eut condamné, avec le Parti catholique. «Rex» préconisait une sorte de «révolution de droite» autoritaire et populiste, dénonçant les scandales financiers et les compromissions du personnel politique – son emblème était un balai –, prenant pour cible favorite les catholiques modérés. Il obtint un succès spectaculaire aux élections de 1936, au détriment des partis traditionnels. Dès le début, Baussart et ses amis l’avaient combattu, dénonçant une «tentation fasciste». Degrelle subit une lourde défaite, l’année suivante, à l’élection partielle qui l’opposait au démocrate-chrétien Van Zeeland et son parti déclina rapidement – aux élections à
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Witte et Craeybeckx, op. cit., p. 204.
la veille de la guerre, il ne conservait plus que quatre députés – avant que lui-même ne sombre, pendant l’occupation allemande, dans la collaboration. Élie Baussart, on l’aura compris et ses lettres le confirmeront, se rangeait – résolument – dans le camp démocrate et – avec modération – dans le camp wallon. De son long combat, la correspondance avec Sturzo représente sans doute la phase la plus active, chargée d’espoirs et d’inquiétudes. Deux textes encadrent son itinéraire politique. À vingt ans, il avait publié dans «L’Avant-Garde», «organe mensuel de la Démocratie Chrétienne Indépendante», un article intitulé justement «De l’indépendance de la Démocratie Chrétienne» – indépendance vis-à-vis des conservateurs catholiques. Un demi-siècle plus tard (décembre 1954), il écrivit une longue étude qui fut refusée par toutes les revues auxquelles il la proposa, Adieu à la Démocratie Chrétienne? Le point d’interrogation n’atténuait pas la sévérité du jugement sur le bilan des partis catholiques au pouvoir, après la guerre, en France, en Allemagne, en Italie. «Les partis confessionnels étant, ce qu’ils n’ont jamais cessé d’être, des partis conservateurs, peuvent-ils faire autre chose que refuser l’histoire?» 5
5 S’il continua de s’intéresser aux problèmes sociaux, à la culture ouvrière, à l’action pour la paix, la notice de la Biographie nationale, citée plus haut, indique qu’après la mort, en 1941, de sa première épouse, «la richesse spirituelle qu’il a découverte chez sa femme l’amène à une véritable conversion, au sens pascalien du terme, et l’oriente vers diverses formes d’approfondissement ou de renouvellement religieux». Il établit ainsi des liens avec les Petits Frères de Charles de Foucauld, Chevetogne, Taizé et les milieux de l’œcuménisme, les prêtres-ouvriers… Cette brève notice ne peut donner qu’une pâle idée de son inlassable activité, du réseau de ses amitiés et de son rayonnement personnel.
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Élie Baussart e «La Terre Wallonne»1
Nato il 16 dicembre 1887 in una famiglia umile – suo padre era fabbro – ultimo di cinque figli, Élie Baussart dovette interrompere i suoi studi a 16 anni quando frequentava il collegio dei Gesuiti di Charleroi per lavorare in un ufficio commerciale. Proseguì da solo la sua formazione iniziando a scrivere e entrando in rapporto con Léon Bloy, di cui si considera il discepolo. Nel 1909, tornò ad insegnare nel suo vecchio collegio. “Da questo momento fino al 1954 [anno del suo ritiro dall’insegnamento], condurrà praticamente due carriere parallele, una di professore ordinario di francese, di storia e a volte di lingue, l’altra comprendente tutta una attività letteraria e sociale dove lo vediamo fondatore e direttore di riviste, scrittore, corrispondente di giornali belgi e francesi, professore in diverse scuole sociali e sindacali, consigliere di gruppi operai cristiani, collaboratore in diverse riviste, settimanali, animatore di circoli culturali e di gruppi di rinnovamento religioso”2. Dopo qualche rivista dall’esistenza effimera, Baussart aveva fondato nel 1919 «La Terre Wallonne»: “cattolica e regionalista”, essa si proponeva di studiare “il passato, gli uomini e le opere” della provincia e di seguirne “lo sviluppo materiale, sociale, intellettuale, morale e religioso”. Nel 1930, essa opera una svolta per passare “dal piano regionalista al piano cattolico”: ha come ambizione di guidare un’“azione sociale cristiana” che intratterrà “lo spirito della Rerum Novarum” e proseguirà “l’instaurazione di un ordine cristiano”, pur sempre collaborando, nella linea di Ubi Urcano, “al movimento che tende ad avvicinare i popoli e ad organizzare la pace tra Stati”; la rivista non abbandonerà le sue preoccupazioni culturali, “niente di umano e di cattolico sarà a lei estraneo” 3. Vedremo subito come Baussart sollecitò la collaborazione di Sturzo per rafforzare il nuovo orientamento deciso per la rivista. Lo fa in qualità di “democristiano”. Tutta la sua attività politi-
1 Esprimo la mia riconoscenza a P. Bernard Joassart, della Società dei Bollandisti, che mi ha fornito le prime indicazioni su Élie Baussart e la democrazia cristiana in Belgio e per suo tramite, alla signora Micheline Libon, autrice di una tesi di dottorato (Università cattolica di Louvain, 1986) su Élie Baussart (1887-1965), l’identité wallonne et le mouvement wallon e che mi ha dato con grande generosità numerosi documenti. Bisogna segnalare in modo particolare la notizia “Baussart” (di Willy Bal) nella Biographie nationale de Belgique, volume 39, 1976, col. 94-103; il piccolo libro di Jean Neuville, Adieu à la démocratie chrétienne? Élie Baussart et le mouvement ouvrier, Editions Vie Ouvrière, Bruxelles 1973; in rapporto più diretto con il nostro argomento, leggere l’articolo di Anne Morelli, Don Sturzo, collaborateur de la Terre Wallone. Dix-sept lettres inédites du fondateur du parti populaire italien à un démocrate-chrétien belge, in «Problèmes d’histoire du christianisme», Editions de l’Université de Bruxelles, 10, 1981. Sulla storia politica e la democrazia cristiana nel Belgio, E.Witte e J.Craeybeckx, La Belgique politique de 1830 à nos jours, éditions Labor, Bruxelles 1987 e X. Mabille, Histoire politique de la Belgique, CRISP, Bruxelles 1986, senza dimenticare J. M. Mayeur, Des Partis catholiques à la Démocratie chrétienne, A.Colin, Paris 1980. 2 J. Neuville, op. cit., p. 6. 3 Queste citazioni sono tratte della pagina di presentazione della rivista.
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ca tende in effetti ad affermare e a difendere la specificità della democrazia cristiana nel mondo cattolico, rispetto al conservatorismo dominante, anche in seno alla gerarchia. Questo sforzo si iscrive nel contesto belga che dobbiamo evocare anche se sommariamente. Nel corso del XIX secolo la vita politica si era organizzata in un modo bipolare, tra una “destra” cattolica conservatrice e una “sinistra” liberale e anticlericale, che si alternavano al governo. La situazione si modificò sensibilmente attorno al 1885 con l’apparizione di un terzo polo, socialista, il Partito Operaio Belga (POB) e la costituzione da parte dei cattolici di un partito organizzato al quale il sistema elettorale ( la “votazione plurale” a favore dei padri di famiglia e delle “capacità”) assicurava la maggioranza assoluta. Questo partito monopolizzerà il potere fino alla Prima Guerra Mondiale. Dominato dai notabili, imponeva i suoi candidati e rifiutava di fare spazio alla corrente democristiana e ai sindacati cattolici. Dopo la guerra e con l’istaurazione del suffragio universale “puro e semplice”, i cattolici perdono la maggioranza assoluta e se rimangono sempre presenti nei successivi governi, essi sono il prodotto di una coalizione, a volte a tre, cattolici, liberali e socialisti, a volte a due, cattolici e liberali o in via del tutto eccezionale, cattolici e socialisti. Nel 1921 si organizza un’“Unione Cattolica Belga” con la struttura di un partito di standen (ordini). Era costituita da quattro di questi “ordini”: la vecchia Federazione delle Associazioni e Circoli Cattolici – in mano ai notabili che intendevano mantenere il loro potere sulle operazioni elettorali, soprattutto in Vallonia; un’associazione contadina fiamminga, il Boerenbond – con un’ala vallone più modesta, l’Alleanza agricola il cui motto era “Religione, Famiglia, Proprietà”; la Lega Nazionale dei Lavoratori Cristiani o Lega Democratica Cristiana, potente confederazione di movimenti (700.000 membri), sindacati, cooperative, gioventù operaia, mutue; e per finire un elemento di peso minore, la Federazione Cristiana delle Classi Medie. L’unione rimarrà conflittuale, attraversata dall’antagonismo tra i conservatori e i democratici da una parte, dai Fiamminghi e dai Valloni dall’altra. Sarà sempre sotto la sorveglianza molto attenta dell’episcopato, “estremamente preoccupato di mantenere l’unità cattolica”, non esitando a “prendere delle posizioni politiche, a volte alla vigilia delle elezioni” 4. Il gioco è stato turbato dal Rexisme. Léon Degrelle, giovane (nato nel 1906), seducente, brillante oratore, era stato in un primo momento una delle speranze dell’Azione Cattolica che gli aveva affidato la direzione di una casa editrice, «Rex», fondata sotto il patrocinio del Cristo-Re (di cui Pio XI aveva appena istituito la festa). Utilizzando lo stesso nome, Degrelle fondò un giornale e poi un movimento che denunciava la sclerosi delle organizzazioni cattoliche, rompendo con l’Azione Cattolica e in seguito alla condanna dell’arcivescovo di Malines, il cardinale Van Roey, con il Partito Cattolico. «Rex» raccomandava una specie di “rivoluzione di destra”, autoritaria, populista, denunciando gli scandali finanziari e i compromessi del personale politico – il suo emblema era una scopa – avendo come bersaglio prediletto i cattolici moderati. Ottenne uno spettacolare successo alle elezioni del 1936 a scapito dei partiti tradizionali. Sin dall’inizio, Baussart e i suoi amici lo avevano combattuto, denunciando una “tentazione fascista”. Degrelle subì una pesante sconfitta l’anno successivo nel corso dell’elezione parziale che lo opponeva al democristiano Van Zeeland e il suo partito conobbe un declino veloce. Alle elezioni alla vigilia della 4
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Witte e Craeybeckx, op. cit., p. 204.
guerra, solo quattro deputati erano rimasti in competizione, mentre Degrelle stesso durante l’occupazione tedesca sprofondò nel collaborazionismo. Élie Baussart, lo abbiamo capito e le sue lettere lo confermeranno, si ubicava risolutamente nel campo della democrazia e con moderazione in quello vallone. Dalla sua lunga lotta, la corrispondenza con Sturzo rappresenta senza dubbio la fase più attiva, carica di speranze e di inquietudini. Due testi inquadrano il suo itinerario politico. A 20 anni, aveva pubblicato nel «L’Avant-Garde», “mensile della Democrazia Cristiana Indipendente” un articolo intitolato precisamente “L’indipendenza della Democrazia Cristiana”, indipendenza nei confronti dei cattolici conservatori. Mezzo secolo dopo (nel dicembre 1954) scrisse un lungo saggio che fu rifiutato da tutte le riviste alle quali lo propose, Addio alla Democrazia Cristiana? Il punto interrogativo non attenuava la severità del suo giudizio sul bilancio dei partiti cattolici al potere, dopo la guerra, in Francia, in Germania e in Italia. «Essendo i partiti confessionali quello che non hanno mai smesso di essere, dei partiti conservatori, possono fare qualcosa altro che rifiutare la storia?»5.
5 Se egli continuò ad interessarsi di problemi sociali, di cultura operaia, di azione per la pace, la notizia della Biografia Nazionale, alla quale è stato fatto riferimento, indica che dopo la morte della sua prima moglie nel 1941, “la ricchezza spirituale che scoprì in sua moglie lo portò ad una vera conversione, nell’accezione pascaliana del termine, e lo orientò verso diverse forme di approfondimento o di rinnovamento religioso”. Fu così che stabilì dei legami con i Fratelli Minori di Charles de Foucauld, Chevetogne, Taizé e gli ambienti dell’ecumenismo, i preti operai … Questa breve notizia biografica non dà che una pallida idea della sua instancabile attività, della sua cerchia di amicizie e della sua influenza personale.
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f411.18 (d) Charleroi, le 29 octobre 1929
La Terre Wallonne 18, rue de la Montagne
Monsieur l’Abbé, Sous les auspices de M. Francesco-L. Ferrari1, je me permets de vous adresser le dernier paru de notre revue «La Terre Wallonne». Celle-ci, revue régionaliste jusqu’à ce jour, prépare son évolution sur le terrain des idées et de l’action catholiques, conçues les unes et les autres à la lumière des encycliques Rerum novarum et Ubi arcano Dei. Autant que les problèmes sociaux, la question des relations pacifiques entre les peuples nous intéresse. Nous serions fort heureux si nous pouvions publier sur l’une ou l’autre question ressortissant à ces rubriques un article signé de votre nom. Outre le plaisir que nous aurions de donner à nos lecteurs une étude de valeur, nous serions fiers de cette affirmation publique de sympathie et de solidarité avec l’illustre fondateur et animateur du parti populaire italien. Celui-ci a des amis en Belgique – il faut qu’on le sache. Nous ne pouvons guère vous offrir que deux belgas2 à la page : nous voudrions faire plus, mais les conditions actuelles ne le permettent pas. On n’est pas riche dans les milieux démocratiques et pacifiques en Belgique. Dans l’attente de vos nouvelles, je vous prie de bien vouloir trouver ici, Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueusement dévoués. Élie Baussart Directeur
(rl) f411.18 6 novembre Con piacere accetto l’invito di mandare a «La Terre Wallonne» un articolo sui problemi internazionali, ma io non scrivo in francese; quindi manderò l’articolo scritto in
1 Avendo letto nel «La Libre Belgique» del 11 ottobre 1929, un articolo di Ferrari su L’État fasciste et l’Église catholique, Baussart gli scrisse lo stesso giorno, presentando il nuovo orientamento di «La Terre Wallonne» e sollecitando la sua collaborazione (gli doveva dare in effetti un articolo, Corporativisme fasciste et soviétisme nel giugno 1930). Rispondendogli il 17 ottobre, Ferrari gli consigliò di mettersi in contatto con Sturzo, comunicandogli il suo indirizzo a Londra (Vedere l’articolo di A. Morelli citato nella nota 1 della introduzione a questo capitolo). 2 1 belga = 5 franchi belgi.
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italiano e Lei curerà di averne una traduzione fedele e accurata. Non posso promettere di mandarlo subito, ma appena ne avrò il tempo lo scriverò. Ho letto con piacere il numero di settembre de «La Terre Wallonne» e mando i migliori auguri per i nuovi propositi di sviluppo nel campo sociale e politico. Gradisca… [L. S.] 19/XI Mando l’articolo promesso dal titolo Nazionalismo e Internazionalismo. Desidero leggere la traduzione francese prima di pubblicarla, e la prego di spedirmela insieme al testo italiano. Con i dovuti ossequi [L. S.]
La Terre Wallonne
f411.21 (d) Charleroi, le 9 décembre 1929
Monsieur l’Abbé, Suivant votre désir, j’ai l’honneur de vous soumettre la traduction de l’article «Nationalisme et Internationalisme» que vous avez bien voulu nous envoyer et pour lequel je vous suis vivement obligé. Tous les soins possibles ont été apportés à ce travail. Seulement, notre traducteur était peu familiarisé et avec votre pensée et avec la question traitée: si donc vous avez l’occasion de faire relire ce texte par un de vos amis, bien maître de la langue française comme de l’italienne, la précaution ne serait sans doute pas inutile. Si je peux recevoir la copie d’ici le 17 courant, je ferai passer l’article dans notre n° de décembre3, malheureusement en retard, à paraître fin de ce mois. Je ne sais vous dire combien je suis sensible à l’honneur que vous nous avez fait en nous accordant votre collaboration et je vous prie de trouver ici, Monsieur l’Abbé, l’expression de ma vive admiration et de mon dévouement . Élie Baussart Directeur
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Nationalisme et internationalisme, «La Terre Wallonne», dicembre 1929, pp. 145-159.
(rl) f411.21 14 dic. La ringrazio della cura per la traduzione del mio articolo, che ho rivista insieme a persona che conosce bene il francese e l’italiano. La prego di mandarmi cinque copie della «Terre Wallonne». Cordiali saluti. L. Sturzo
f411.23 (d) Charleroi, le 18 janvier 1930
La Terre Wallonne
Monsieur l’Abbé, J’ai eu l’honneur de vous faire parvenir 10 ex.. du n° de notre revue où est paru l’article que vous avez bien voulu nous confier. De même, je vous ai adressé un mandat de 1 livre stg., honoraires dus, que nous regrettons vivement de ne pouvoir augmenter: je vous ai dit la situation de «La Terre Wallonne» à cet égard. Je saisis cette occasion pour vous remercier de nouveau de votre collaboration et exprime le vœu que cet article ne soit pas le seul, mais le premier d’une série qui honorera grandement «La Terre Wallonne» et contribuera à la diffusion de vos idées dans notre pays. Je vous en remercie vivement d’avance et vous prie de trouver ici, Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueusement dévoués in X°. Élie Baussart Directeur
(rl) f411.23 23/1 Ho ricevuto le 10 copie della «Terre Wallonne» e la livre strerling per il compenso. Grazie. 161
Quando avrò un pò di tempo libero, scriverò qualche altro articolo per «La Terre Wallonne», e la ringrazio della ospitalità che da sulla sua rivista ai miei lavori. Cordiali saluti. [L. S.]
f411.58 (d) Charleroi, le 12 août 1930
La Terre Wallonne
Cher Monsieur l’Abbé, À la fin de l’année dernière, vous nous avez fait l’honneur de nous confier un article qui a admirablement servi les idées que nous nous efforçons de répandre et a été fort goûté de nos lecteurs. Nous oserions espérer, pour un de ces prochains mois, une semblable fortune, c’est pourquoi je me permets de vous en exprimer le désir. Si vous pouviez déjà nous donner le titre de l’étude que vous nous réserverez, nous pourrions l’annoncer dans notre prochain cahier. Je saisis cette occasion pour vous exprimer un autre vœu: posséder votre portrait qui manque ici où je reçois nos amis, où s’élabore un mouvement qui vous doit beaucoup par l’idéologie que vous avez tant coopéré à former et par les exemples de réalisations – et, hélas! de persécution pour elles – que vous avez donnés. Si donc vous dénichez quelque part une photographie, songez à nous: elle sera ici à l’honneur. Dans l’attente du plaisir de vos bonnes nouvelles, veuillez trouver ici, monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueusement dévoués. Élie Baussart Directeur
(rl) f411.58 La plage d’Hyères, 25-8-30 Caro signore, Ricevo qui la sua lettera del 12 agosto e la ringrazio del gentile invito di scrivere per «La Terre Wallonne». Avrei pronto (e anche tradotto in francese) un articolo sui rapporti fra Chiesa e Stato. Lo avevo portato con me in Francia per darlo a qualche rivista, ma al momento buono mi sono accorto che avevo lasciato a Londra alcune pagine; e siccome la mia casa è chiusa e persona non può fare questa ricerca, così ho sospeso l’invio dell’articolo. 162
Appena tornerò là, completerò le pagine e manderò l’articolo a Lei per «La Terre Wallonne». Non lo annunzii: Lei vedrà se è adatto alla sua rivista. Nel caso negativo, me lo rimanderà. Accolga i miei più cordiali saluti. [L. S.]
f411.59 London, 15-9-30 A M. Élie Baussart Charleroi Le spedisco insieme il testo italiano e la traduzione francese dell’articolo «Chiesa e Stato» che le ho promesso. Poiché credo che la traduzione francese, per quanto esatta, necessiti qua e là una revisione di forma, così a rendere la cosa più facile, sarà bene tenere presente il testo originale. La prego di rimandarmi il testo italiano e il francese insieme alle bozze di stampa, per eventuali osservazioni. Gradisca i miei distinti omaggi. [L. S.]
La Terre Wallonne
f411.61 (d) Charleroi, le 20 octobre 1930
Monsieur l’Abbé, Excusez-moi de ne pas vous avoir mandé plus tôt des nouvelles de votre article «Des rapports entre l’Église et l’État»: vu l’importance et la délicatesse du sujet, j’ai dû réunir mon Comité de rédaction et l’examen de votre étude a pris quelque temps. Les théologiens qui en font partie ont regretté que vous ne disiez pas ce qui est doctrinalement certain dans les rapports de l’Église et de l’État (et qui, dès lors, ne change pas) et ce qui est application contingente. Ainsi, dès la première page, ils trouvent exagérée l’opinion que toute formulation juridique de ces rapports est nécessairement fausse. Il y a des droits imprescriptibles de l’Église vis-à-vis de toute forme de la société civile. Dire que ces droits ne peuvent recevoir une formulation juridique qu’en supposant une situation politique et sociale variable leur paraît au moins exagéré. 163
Ils inclinaient à faire un même reproche à ce que vous dites de Léon XIII. Il y a là des principes qui n’ont pas changé et ne changeront pas et des règles d’application aux États de cette époque, donc variables dans leur expression et leur réalisation concrète. Tous sont unanimes à demander que vous affirmiez clairement, sans pour cela vous étendre sur ce point, les droits de l’Église à l’indépendance vis-à-vis de l’État et même, en principe, à sa collaboration. Cela permettrait, avec une précision plus grande ici et là de votre pensée au sujet de la position de principe du problème, d’éviter toute interprétation dont pourrait souffrir votre réputation – et la nôtre, par solidarité – d’orthodoxie. Maintenant, cela est sans doute le fait de la traduction, l’expression nous a paru fort obscure, surtout pour un lecteur belge – ou français – peu familiarisé avec votre dialectique. Je me permets donc de vous retourner votre article – texte italien et traduction – soit que vous envisagiez la possibilité de le revoir, soit que vous décidiez de ne pas nous le renvoyer. Dans cette hypothèse, je me permettrai de souhaiter que vous le remplaciez par un autre dont le thème serait moins dangereux: votre autorité de sociologue et votre expérience d’homme politique doivent vous suggérer maints sujets qui ne manqueront pas d’intéresser un public toujours curieux de votre pensée. Veuillez trouver ici, monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueusement dévoués. Élie Baussart
f411.70 30-XII-30 Cher M. Baussart, Per varie ragioni non potevo lasciare senza risposta la sua del 20 ottobre, anche per dissipare i dubbi sulla mia ortodossia. Io debbo ritenere che i teologi del suo comitato abbiano solo guardato in fretta il mio studio su Chiesa e Stato, sì da non rendersi conto che esso è solamente uno studio sociologico-storico e per ciò stesso non poteva e non doveva essere uno studio canonico o teologico. Il richiedere quindi delle dichiarazioni giuridiche sul diritto canonico in rapporto a sue applicazioni contingenti è proprio la prova di questo equivoco fondamentale. Le scrivo ciò non per indurla a pubblicare il mio articolo, che tale quale vedrà la luce in altra rivista ma per darle ragione del perché io non potevo secondare i desideri suoi e dei suoi teologi. Il quali, poi, se avessero ben considerato cosa sia (in sociologia) la diarchia e quale caratteristiche di autonomia e libertà essa richiede perché sia tale, non avrebbero avanzato altre richieste. 164
Il mio studio dimostra che storicamente il Cristianesimo ha trasformato (volere o no) l’organizzazione politica in diarchia: diarchia importa autonomia dei due ordini. Data la diarchia, i due ordini tendono a creare il proprio giure rispettivo per fissare le conquiste dell’uno su l’altro (così la Chiesa fissa i suoi diritti in confronto allo Stato). Da ciò i diversi tipi di diarchia (organizzativa-cattolica, cesaro-papismo bizantino, individualismo protestante) e le diverse fasi (di persecuzioni, di supremazia, di concordato, di libertà) ecc. Tutto ciò è sociologia storica che pure dimostra a suo modo quali gli elementi permanenti e quali i transeunti nella diarchia organizzativa cattolica. Come vede, ogni dichiarazione teologica o canonica, in questo studio, guasterebbe perché si inserirebbe fuori della linea in cui è impiantato e farebbe perdere il suo valore probativo. Tutto ciò però non mi meraviglia; quel che mi meraviglia e mi duole è la frase che Lei aggiunge, che se il mio scritto venisse pubblicato si potrebbe dubitare della mia e della sua ortodossia. È enorme! Ed è veramente doloroso pensare che si possa formare nel Belgio un simile ambiente mentale di incomprensioni e di sospetti in materia così delicata. Io debbo credere che in una certa zona di cattolici manchi fin oggi qualsiasi abitudine a simili studii di sociologia storica. È la prima volta che ciò mi accade in trenta e più anni che scrivo e stampo. Come mi sarà possibile mandare a Lei altri articoli, se proprio la mia specialità è la sociologia storica? E badi, so bene anche io quali le repercussioni teologiche della mia materia, perché sono teologo anche io e laureato alla Gregoriana di Roma. Ciò non ostante, per non venir meno alla cortesia verso di Lei e alla simpatia per la sua rivista, le spedisco un articolo già pubblicato più di un anno fa sull’«Abendland» di Colonia (rivista cattolica oggi scomparsa). Se Lei crede di pubblicarlo, desidero avere le bozze del testo tradotto per eventuali osservazioni. Ma se non crede di pubblicarlo me le rimandi indietro senza difficoltà. Vedrò se avrò un altro articolo meno disadatto alla sua rivista. Mi permetterò di mandarle il mio libro sul Diritto di guerra (testo francese in corso di stampa). È uno studio sul medesimo tipo di quello su Chiesa e Stato. Spero che, ciò non ostante, ne parlerà nella sua rivista. Gradisca, Signor Baussart, i più cordiali auguri per il nuovo anno e i saluti più distinti4. [L. S.]
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In archivio si conserva anche la copia dattiloscritta della traduzione in francese, f. 411, c. 71.
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La Terre Wallonne
f310.45 (d) Charleroi, le 12 janvier 1931
Cher Monsieur l’Abbé, Je vous remercie vivement de votre lettre du 30 déc. dernier et du manuscrit qui l’accompagnait. Je réalise parfaitement votre état d’âme au sujet de l’avis des théologiens de la T.W. Cet avis, je me permets d’y insister, se rapportait moins à la teneur de l’article qu’à l’interprétation que pouvait lui donner un public peu averti, peu au courant de votre pensée et de son expression et, au total, assez timoré… C’est en fonction de ce public que nous vous avions demandé des précisions qui, en enlevant quelque peu à l’unité de votre étude, faisaient taire tous les scrupules ou les interprétations dangereuses. Il fallait bien, n’est-ce pas, connaissant la situation comme nous la connaissons, que nous agissions de façon à écarter tout mécompte dont, l’un et l’autre, nous aurions pu souffrir. Simple question de prudence. Je suis vraiment triste que cela vous ait peiné et je m’excuse d’en avoir été la cause bien involontaire. Je vous suis profondément reconnaissant de ne pas m’en tenir rigueur en m’envoyant votre article de l’«Abendland». Puisque vous me permettez d’en user avec liberté à ce propos, je voudrais vous dire que cette étude ne me paraît devoir retenir l’attention du public belge, surtout du public qui suit la «T.W.»: la situation ici n’a rien de commun avec la situation française à laquelle vous faites allusion et l’on pourrait nous reprocher de nous écarter de nos deux tâches spécifiques: lutte pour la démocratie chrétienne et lutte pour la paix internationale. Ce double but peut vous servir d’indication pour l’étude que vous voulez bien nous promettre, mieux «adaptée à notre revue». Je me réjouis de pouvoir y compter, grâce à votre inlassable bienveillance. Ne manquez pas, si vous le voulez bien, de nous envoyer votre livre sur le droit de la guerre. Nous en parlerons certainement et avec la plus vive sympathie, non seulement pour votre personne que nous admirons, mais pour vos idées. Veuillez trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments distingués et dévoués. Élie Baussart
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f412.64 (m) Charleroi, le 3 mai 1932
La Terre Wallonne
Monsieur l’Abbé, Je suis fort heureux d’apprendre que l’article de notre collaborateur Fiévez vous ait plu5: c’était pour nous l’occasion de rendre hommage à quelqu’un que nous considérons comme un maître. Je vous remercie aussi de songer à la «Terre Wallonne» pour un article. Permettez-moi de l’espérer aussi prochain que possible. Il y a chez nous tout un public d’hommes d’œuvres, de prêtres et d’étudiants sur la pensée desquels vous pouvez exercer une influence extrêmement heureuse pour vos idées qui sont les nôtres. Pour ma part, je suis avec la plus vive attention tout ce que vous publiez en français. C’est ainsi que notre n° de mai (que je vous enverrai) relève et cite abondamment votre article de la «Vie Intellectuelle» sur le travaillisme et la collaboration politique des catholiques6. Je me permets donc d’espérer un prochain article et vous prie d’agréer, ds l’entretemps, l’expression de mes sentiments les plus distingués. Élie Baussart
(rl) f412.64 27/5 [1932] Scritto se gli piace sulla quest. danubiana [L. S.]
5 Marcel Fiévez, La communauté internationale et le droit de guerre (sul libro di Sturzo), «La Terre Wallonne», aprile 1932, pp. 5-23. 6 Nel numero di maggio di «La Terre Wallonne», pp. 117-118, la rubrica (non firmata) «Par les revues», inizia presentando, con il titolo Le problème de la collaboration politique, quest’articolo di Sturzo nel «La Vie intellectuelle» di marzo 1932.
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f412.69 (m) Charleroi, le 31 mai 1932
La Terre Wallonne
Cher Monsieur l’Abbé, C’est avec le plus grand plaisir que j’accepte votre aimable proposition d’un article sur la «question danubienne». Ce ne sera pas la première fois que la «Terre Wallonne» abordera la question; je vous envoie notamment notre n° d’avril où il en [a] été question. Le problème prend chaque jour un aspect plus urgent et nouveau du fait de la crise qui se précipite en Europe orientale. Je me permets de compter que vous mettrez la chose bien au point. Le rappel de vos propositions vaudra au titre historique et pourra constituer un terme de comparaison avec les propositions qui se font jour et qui se révèlent impuissantes. Dans cette attente, veuillez trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments cordiaux et dévoués. Élie Baussart
(rl) f412.69 2-6-32 Je vous remercie de m’avoir envoyé «La Terre Wallonne» de mai. J’ai reçu votre aimable lettre; je ferai l’article sur la question danubienne pour votre numéro d’août ou de septembre. Je vous prie… [L. S.]
f412.99 (cm) 4-VIII-32 Monsieur l’Abbé, Me permettez-vous de vous rappeler que vous avez bien voulu me promettre votre étude sur la réorganisation de l’Europe Centrale pour notre n° d’août ou de septembre. Pour pouvoir paraître dans celui-ci, votre manuscrit devrait me parvenir pour le 15 du courant. Est-ce possible? 168
Veuillez trouver ici, Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments les plus distingués. Élie Baussart
f412.100 (cm) Charleroi, 4-X-32 Monsieur l’Abbé, Si je ne suis pas indiscret, je voudrais vous rappeler l’article que vous m’avez promis sur «le problème de l’Europe Centrale : si vous pouviez me l’envoyer d’ici une semaine, je trouverais moyen de le faire traduire tout de suite de façon qu’il puisse paraître dans notre prochain n°. Dans cette attente et au plaisir de vos nouvelles, je vous prie d’agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueusement dévoués. Élie Baussart
f412.101 10-10-32 M. Élie Baussart Charleroi Ici inclus je vous expédie l’article sur «le problème danubien». Je vous prie de m’envoyer la traduction avec le texte italien avant de la publier. Je vous prie… [L. S.]
La Terre Wallonne
f412.102 (m) Charleroi, le 16 octobre 32
Cher Monsieur l’Abbé, Selon le désir que vous m’en avez exprimé, j’ai l’honneur de vous soumettre la traduction de l’article que vous avez eu l’obligeance de m’adresser pour la «Terre Wallonne» et dont je vous suis extrêmement reconnaissant. 169
Je vous prierai de bien vouloir me la retourner dès que vous le pourrez : je me propose, comme je vous l’ai écrit, de publier votre étude dans notre n° de novembre7. Veuillez trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments les plus distingués. Élie Baussart
(rl) f412.102 18-X-32 ritornata con osservazioni [L. S.]
La Terre Wallonne
f412.118 (d) Charleroi, le 13 décembre 32
Cher monsieur l’Abbé, J’ai l’honneur de vous adresser inclus un chèque en paiement de vos honoraires pour l’article que vous avez bien voulu donner à «La Terre Wallonne» et qui se montent à 80 francs belges, soit 16 belgas. En vous remerciant de nouveau pour votre collaboration, je voudrais profiter de cette occasion pour attirer votre attention sur une évolution de certaine opinion d’ici à l’égard du fascisme. Cette évolution, dans un sens favorable, est provoquée par la réalisation, en Italie, d’une organisation corporative qui rencontrerait ainsi les idées de réforme sociale préconisées par le Saint-Siège. Si cela est vrai, il faut le reconnaître. Mais déjà Quadragesimo anno nous met en garde contre des conclusions prématurées. Il y aurait cependant lieu à une mise au point précise, afin de couper dans la racine le préjugé favorable qui gagne sensiblement du terrain. Votre merveilleuse connaissance des réalités juridiques et sociales de votre pays vous permettrait de le faire avec autant de sûreté que d’autorité. N’écririez-vous pas sur ce 7 Le problème danubien dans le cadre européen, «La Terre Wallonne», novembre 1932, pp. 65-72 [testo italiano in M.L., II, pp. 134-142 ].
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sujet un article pour un prochain n° de la «T.W.»? Nous tâcherions de lui donner le maximum de diffusion… Dans l’attente du plaisir de vous lire et avec mes remerciements choisis, je vous prie de trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression respectueuse de mes sentiments dévoués. Élie Baussart Directeur P.S. Permettez-moi de vous rappeler une ancienne prière, traduction d’un vœu de nos amis: votre portrait.
(rl) 412.118 26-XII-32 Cher M. Baussart, Je vous remercie de votre aimable lettre du 13 déc. Je vous envoie mon portrait; vous êtes très gentil en me rappelant cela. Je suis trop pris pour faire un article à fond sur les corporations fascistes; mais quand j’aurai un peu de temps, j’écrirai pour «La Terre Wallonne» un article d’aperçus. [L. S.]
f314.9 (cm) 9-2-33 Un grand merci, cher Monsieur l’Abbé, pour votre beau cadeau de Christmas: votre portrait, en belle place, présidera désormais aux entretiens de la rédaction de «La Terre Wallonne». Au sujet de l’article sur les corporations fascistes (que vous voulez bien me promettre), permettez-moi d’insister pour qu’il étudie le problème de façon à mettre fin à l’équivoque qui est occupée à gagner du terrain en Belgique. Je préfère attendre un mois de plus, que vous preniez bien votre temps pour nous apporter une étude décisive. Mon meilleur merci anticipé. Veuillez trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, avec mes meilleurs souhaits pour 1933, l’expression respectueuse de mes sentiments dévoués. Élie Baussart 171
f314.55 (d) Charleroi, le 25 avril 33
La Terre Wallonne
Cher Monsieur l’Abbé, Je vous ai parlé naguère de la faveur que rencontrait dans les milieux catholiques belges le fascisme, à cause du régime corporatif qu’il a institué. Voici une nouvelle preuve de l’intérêt porté à la réforme sociale en Italie: l’article de M. l’abbé Colens8, un des chefs écoutés du mouvement démocratique chrétien en Belgique. Évidemment, M. Colens conclut son étude par les réserves les plus formelles et personne n’est plus éloigné que lui du régime mussolinien. Mais tous ceux qui le liront ne pensent peut-être pas comme lui et en tout cas un préjugé favorable en faveur du fascisme gagne du terrain chez nous. Je me permets donc de revenir à la charge pour que vous vouliez bien écrire pour «La Terre Wallonne» une étude de fond sur le régime corporatif italien, à laquelle nous donnerions la plus large diffusion. Puis-je y compter? J’ai appris avec une peine immense la mort de Ferrari, que j’ai trop peu connu, mais dont j’ai pu apprécier la puissance de la pensée et la noblesse du caractère. Destin tragique que la disparition en exil d’une telle force dont son pays aurait eu un tel besoin. Et l’on maudit alors la tyrannie aveugle et criminelle… Veuillez trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments particulièrement dévoués. Élie Baussart
(rl) f314.55 27-4-33 J’ai été toujours pris; mais j’espère vous envoyer mon article sur le corporativisme en Italie le plus tôt possible. J’ai lu l’article de Collins [sic], très superficiel et injuste à l’égard des populaires. Il ne parle pas de la Confederazione Italiana dei Lavatori (catholique) qui en 1922 avait presque 1 million 200.000 adhérents. Avez-vous lu mon livre L’Italie et le Fascisme, publié chez Alcan en 1927?
8 Louis Colens (1877-1936), prete della diocesi di Bruges, fondatore della Lega dei Lavoratori Cristiani, della quale rimarrà un consigliere molto influente mentre avrà delle cariche di grande rilievo a livello nazionale nel cattolicesimo sociale. «Notevole organizzatore», secondo Baussart, «comandava, decideva, imponeva […]. I suoi collaboratori non erano spesso niente di più di semplici esecutori».
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Je vous prie de m’envoyer le numéro de «La Terre Wallonne» qui parle de mon ami Ferrari. Quelle perte pour moi, pour mon parti et pour l’Italie aussi! [L. S.]
f314.104 (cm) Charleroi, 10-V-33 Cher Monsieur l’Abbé, Merci de votre c[arte] p[ostale} de l’autre jour et de la promesse du prochain envoi de votre étude sur le corporatisme mussolinien. Certes j’ai lu (et fait lire) votre ouvrage sur L’Italie et le fascisme. C’est celui qui le mieux fait comprendre la situation politique de votre pays et les circonstances qui ont rendu possibles le coup de force et la victoire de Mussolini. Par ce courrier, le n° de la «T.W.» où est parue la courte note sur notre regretté Ferrari9. C’est tout un article qu’il eût fallu. Mais qui l’aurait écrit? Croyez, je vous prie, à mes sentiments les plus dévoués. Élie Baussart
f314.105 20-5-33 Cher M. Baussart, J’ai écrit l’article sur L’État Corporatif ; il occuperait presque 20 pages de votre revue. Mais je crois qu’un autre article devrait faire suite au premier, sur la conception de l’État populaire comme nous l’avions pensé dans notre programme et notre activité politique; et comme nous croyons que les catholiques sociaux de tout pays civilisé doivent le penser et le réaliser. Voulez-vous que j’écrive ce deuxième article, pour le publier comme la deuxième partie de l’article ou le publier à part? Je vous prie… [L. S.]
9 All’ultima pagina (320) del numero di febbraio 1933, 16 righe non firmate, «Morte di Francesco-Luigi Ferrari».
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f314.133 (cm) 22-5-33 Cher Monsieur l’Abbé, Grand merci pour votre carte. Cela irait : Un premier article sur L’État corporatif (une 20ne de p.) Un 2d article (à publier le mois suivant) sur L’État populaire (8 à 10 p.). Si vous le pouvez, faites taper votre article à la machine; cela facilitera la besogne de notre traducteur. Je vous suis, cher Monsieur l’Abbé, respectueusement dévoué. Élie Baussart
f413.15 (cm) 12-VI-33 Cher Monsieur l’Abbé, Par ce même courrier, j’ai l’honneur de vous soumettre la traduction de votre si intéressante étude10, pour laquelle je vous adresse mes meilleurs remerciements. Voudriez-vous la revoir et m’indiquer les rectifications que vous jugeriez nécessaires. Le traducteur s’excuse d’avoir dû laisser l’un ou l’autre mot, l’un ou l’autre passage en blanc: c’est qu’il n’a pas pu déchiffrer votre écriture à cet endroit. Avec mes compliments respectueux et dévoués. Élie Baussart
(rl) f413.15 17-6-3 rispedito con le correzioni [L. S.] 10
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L’État corporatif, «La Terre Wallonne», luglio 1933, pp. 137-153.
f413.24 28-8-33 Cher M. Baussart, Je vous prie de m’envoyer 5 exemplaires de mon article sur l’État corporatif publié par «La Terre Wallonne». Je désire savoir si vous voulez la suite sur la conception populaire de l’État. Mais je désire savoir aussi les impressions de mon premier article chez les catholiques belges. Veuillez…
La Terre Wallonne
f413.26 (d) Charleroi, le 31 août 33
Cher Monsieur l’Abbé, Je vous remercie beaucoup pour votre carte du 28. Les 5 exemplaires de la «T.W.» de juillet vous ont été expédiés par ce courrier, selon le désir que vous m’en exprimez. Il va sans dire que je serai très heureux de publier votre article sur la conception populaire de l’État : vous pouvez donc m’en envoyer le manuscrit que je ferai traduire de façon que la publication de votre étude ne tarde pas trop. Je n’ai rien lu encore dans les revues ou journaux cath[oliques] belges au sujet de votre étude sur le corporatisme: les journaux d’ici n’apportent d’ailleurs pas, en général, une attention immédiate aux questions politiques traitées d’un point de vue aussi élevé. C’est regrettable, mais c’est ainsi. Par contre, il est certain que votre étude est tombée à pic: la Semaine Sociale des démocrates chrétiens avait à son programme l’étude de la réforme de l’État. Il est donc certain que votre article sera repris et étudié. Je sais plusieurs cercles d’études de Travailleurs chrétiens (organisation politique dém. chrét.) qui le mettront à l’ordre du jour de leurs séances d’hiver. Aussi votre second article, par son caractère constructif, achèverait heureusement la critique, objet principal du premier. Je me permets de vous remettre inclus un chèque de L.1.9.7 (soit fr.170 belges), montant de vos honoraires. Je ne l’ai pas fait plus tôt, parce que vous m’aviez annoncé un assez long voyage et que je craignais que ma lettre, arrivant pendant votre absence, pût s’égarer. Veuillez trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression respectueuse de mes sentiments distingués et dévoués. Élie Baussart 175
«L’aube» de Paris (n° du 11 août) écrit: «D.L. Sturzo vient de donner à «La Terre Wallonne» un remarquable article sur l’État corporatif. Il montre comment en Italie toute idée de corporation est viciée par la suppression des libertés personnelles et professionnelles».
(rl) f413.26 2-9 J’ai reçu votre chèque de L.1.9.7 et les 5 exemplaires de la «T.W.» Merci beaucoup. J’écrirai l’article pendant ce mois et j’espère vous l’envoyer vers la fin. Je vous prie d’agréer, cher M. B., mes sentiments… [L. S.]
f413.38 22- 9-33 Cher M. Baussart, Je vous envoie l’article promis sur «l’organisation économique de l’État et le popularisme»11, en pli recommandé. Je vous prie de m’envoyer la traduction avec mon texte pour la révision. Je désire avoir trois exemplaires de mon article sur l’état corporatif. Veuillez… [L. S.]
11
212.
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Les fonctions économiques de l’État d’après le popularisme, «La Terre Wallonne», gennaio 1934, pp. 193-
f413.57(cm) [s.d.] Cher Monsieur l’Abbé, Je vous remercie vivement de l’envoi de votre article. Celui-ci ne pourra paraître dans notre n° de décembre, comme je me le proposais. Voici pourquoi: Notre traducteur de l’italien, un R.P. jésuite, était précisément entré, à la réception de votre manuscrit, en retraite pour 30 jours. Ce n’est qu’après celle-ci qu’il pourra s’atteler à la traduction, qu’il m’annonce pour les environs du 10 novembre. Vous envoyer la traduction, me la retourner et peut-être la faire revoir par notre ami, va nous prendre une ou deux semaines encore – de sorte qu’il vaut mieux prévoir que votre étude inaugurera l’année 34. J’espère que vous n’y verrez aucun inconvénient. Si vous en voyiez un quelconque, mandez-le moi et nous ferons l’impossible pour gagner quelques jours et arriver à temps pour décembre. Mais cela me paraît bien difficile. Respectueusement à vous. Élie Baussart
f413.79 (cm) 14-XI-33 Cher Monsieur l’Abbé, J’ai l’honneur de vous soumettre la traduction de votre article que je vous envoie, avec votre manuscrit, comme papiers d’affaires. Notre traducteur s’est trouvé arrêté par quelques mots et une phrase qu’il n’a pu déchiffrer: les endroits sont demeurés en blanc. Vous voudrez bien les compléter en revoyant le texte. Votre article va tomber à pic: à la suite des congrès des conservateurs et des démocrates-chrétiens, on parle beaucoup en Belgique de la réforme de l’État. Avec mes compliments distingués et respectueux. Élie Baussart
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f414.49 25-4-34 Cher M. Baussart, Je vous envoie un article – pas long – pour «La Terre Wallonne» à propos du livre du P. Faidherbe12 publié il y a 15 jours. Je ne sais pas s’il vous plaira; en tous cas vous me le retournerez. Je vous envoie aussi les six articles sur l’ordre corporatif que j’ai publiés pendant ce mois d’avril sur «La Liberté» de Fribourg. S’ils vous intéressent, je vous prie de donner quelque résumé sur la revue. Je vous prie de m’envoyer trois exemplaires de mes deux articles publiés par «La Terre Wallonne» en juillet 1933 et janvier 193413. Veuillez agréer… Avez-vous lu mon article publié dans «Politique» (mars 1934) sur notre regretté ami F.L. Ferrari? [L. S.]
La Terre Wallonne
f414.58 (d) Charleroi, le 2 mai 34
Cher Monsieur l’Abbé, J’ai envoyé à la traduction votre article sur le livre du P. Faidherbe. Nous en reparlerons dans quelques jours, si vous le voulez bien. Intéressante votre série d’études sur le régime corporatif que vous avez eu l’obligeance de me communiquer. Et votre idée d’en présenter un résumé dans la «T.W.» me sourit. Dans cette hypothèse, je vous demanderais d’insister sur le chapitre II, Syndicats et corporations. Il s’agit de sauver les premiers, dont un certain [nombre] de «corporatistes», plus zélés que sociaux, envisageraient la disparition… Non, je n’ai pas encore lu votre article sur ce pauvre et cher Ferrari. Ce n° de «Politique» est aux mains d’un de nos rédacteurs, mais je ne manquerai pas de sauter sur cet hommage à Ferrari dès que la revue me reviendra. J’ai le plaisir de vous envoyer 3 ex. de la «T.W.» de janvier selon votre désir. Juillet 33 est complètement épuisé.
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La Justice distributive, Libreria della raccolta Sirey, Paris 1934. Vedere note 9 e 10.
La situation politique ne laisse pas de m’inquiéter beaucoup. Nous assistons certainement à une offensive formidable du capitalisme qui ne veut pas mourir; d’autre part le socialisme se défait au point de vue doctrine et action, tandis que les catholiques sociaux et les démocrates-chrétiens ne me paraissent pas capables de sortir des limites d’un opportunisme sans valeur et sans avenir. Comment s’étonner alors que les fascismes aient le champ libre? Veuillez trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression respectueuse de mes sentiments particulièrement cordiaux et dévoués. Élie Baussart
(rl) f414.58 6-5-34 Merci beaucoup des exemplaires de «La Terre W.» de janvier 1934; je vous prie de me chercher au moins un exemplaire de juillet 1933. Le dernier que j’avais je l’ai donné il y a quelques jours et je n’en ai pas d’autre. Je vous ai envoyé les articles publiés par «La Liberté» de Fribourg pour faire vous-même, ou quelque rédacteur, le résumé pour «La Terre Wallonne». Je suis tout à fait inhabile à faire les résumés de mes articles, à part que je n’ai pas le temps en ce moment. Si vous voulez que pendant l’été j’écrive un article sur les syndicats et corporations, je le ferai. J’espère que vous publierez un petit résumé de mon article sur Ferrari ou quelques passages. Veuillez… [L.S.]
f414.59 24-5-34 a Baussart L’articolo sulla Giustizia Distr[ibutiva] è stato pubblicato a Fribourg, «Revue des Étudiants suisses»14. 14
L. Sturzo, La giustizia distributiva, Londra aprile 1934 ora in L. Sturzo, M.L., vol. III, cit., pp. 43-46.
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Je ne sais pas si après cela vous voudrez le publier dans «La Terre Wallonne». Je suis désolé du contretemps. Mais la revue suisse est surtout pour les étudiants de Fribourg. Veuillez… [L. S.]
f414.61 (m) Charleroi, le 24 mai 1934
La Terre Wallonne
Cher Monsieur l’Abbé, Voici enfin la traduction de votre article sur la justice distributive. Ayez l’obligeance de la revoir et de me la retourner d’ici le 5 juin prochain, de façon qu’il paraisse dans le n° de juillet. Plutôt que de faire faire un résumé de vos études de «La Liberté» – forcément incomplet – je préfère, puisque vous voulez bien me l’offrir, attendre l’article que vous proposez sur «les syndicats et les corporations». Ce sera autrement intéressant. Au plaisir de vous lire, veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments cordiaux et respectueux. Élie Baussart
f414.70 (cm) 7-6-34 Cher Monsieur l’Abbé, La publication de votre étude dans la revue suisse dont vous parlez ne me paraît pas être un obstacle, surtout étant donné l’importance de la question que vous y traitez. Nous publierons donc. Je vous adresse le n° de juillet 33. Respectueusement. Élie Baussart
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f415.36 22-9-34 à Baussart Je ne sais pas si vous avez publié dans «La Terre Wallonne» mon article sur la justice distributive. Si vous l’avez, je vous prie de m’en envoyer trois exemplaires. Je vous suis débiteur d’un article sur les syndicats et les corporations. Je ne l’ai pas fait par manque de temps. J’espère le faire le plus tôt possible. Je vous prie de me dire si vous pensez qu’un tel sujet sera encore d’actualité pour votre revue. Veuillez… [L. S.]
La Terre Wallonne
f416.40 (m) Charleroi, le 25 septembre 34
Cher Monsieur l’Abbé, Parfaitement. Votre article sur la justice distributive a paru dans notre n° de juillet15 et quelques exemplaires vont ont été envoyés en temps opportun. Sans doute, à cause des vacances, ne vous auront-ils pas rejoint. Votre article sur les syndicats et les corporations est toujours d’actualité et je le recevrai avec le plus grand plaisir. Par ce courrier, je vous fais parvenir les 40 fr. d’honoraires dus pour votre article de juillet. Veuillez trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueux et dévoués. Élie Baussart
15 La justice distributive, «La Terre Wallonne», luglio 1934, pp. 243-246 [testo italiano nella M.L., III, pp. 43-46, con riferimento a «El Matí», 10 maggio 1934 ].
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f323.36 (m) Loverval par Couillet, 22 nov. 34 Cher Monsieur l’Abbé, Je vous remercie de votre aimable carte reçue tantôt. Vous devinez si je vais saisir cette occasion de faire votre connaissance: ainsi j’aurai l’honneur de me présenter chez votre hôte16 demain vendredi au commencement de l’après-midi. Veuillez bien présenter à Monsieur le comte Sforza mon respectueux souvenir et agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments cordiaux et dévoués. Élie Baussart
La Terre Wallonne
f416.10 (m) Charleroi, le 11 janvier 1935
Cher Monsieur l’Abbé, J’ai été extrêmement heureux de vous rencontrer à Bruxelles le mois dernier. Connaître un homme par son action et par ses livres est fort bien – mais l’admiration qu’on éprouve est presque exclusivement du domaine de l’esprit. Comme cette admiration s’enrichit, s’humanise lorsque, par un contact personnel, on découvre l’homme dans sa plénitude et que l’image qu’on se faisait de lui se relève de traits glanés au cours d’un entretien. Je garderai un vivant souvenir de notre entrevue, vivant dans le cœur et vivant dans la pensée. Il m’est agréable de vous présenter mes respectueux souhaits pour l’an qui commence : que la peine de votre exil soit atténuée par le travail que vous pouvez fournir et l’influence que vous exercez toujours, que votre santé soit bonne et vos amis fidèles, que le bon Dieu bénisse son prêtre et l’apôtre – blessé – d’un ordre social chrétien. Puis-je me permettre de vous rappeler que vous avez promis à «La Terre Wallonne» un article sur les corporations et les syndicats. Si vous n’avez pas le temps d’écrire cet article et comme, d’autre part, vous m’avez parlé d’un livre que vous prépariez sur les rapports de l’Église et de l’État, peut-être pourriez-vous détacher un chapitre de cette étude. Nous sommes si «cléricalisés» en Belgique.
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Sturzo era ospite a Bruxelles del conte Sforza.
Veuillez trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression respectueuse de mes sentiments d’attachement. Élie Baussart
50. (rl) f416.10 6-2-35 spedito un articolo sulla forma politica [L. S.]
f416.24 (cm) Charleroi, 23-II-35 Excusez-moi, cher Monsieur l’Abbé, de vous remercier seulement de l’article que vous m’avez fait l’honneur de m’envoyer pour «La Terre Wallonne». Cet article est à la composition et paraîtra dans notre n° de mars17. Vous trouverez ici l’expression de mes sentiments respectueusement dévoués. Élie Baussart
f416.43 (cm) 24-4-35 Cher Monsieur l’Abbé, Merci pour la note. Je l’ai envoyée à la traduction et espère qu’elle pourra passer dans notre n° de mai18. Vous envoie «T.W.» avec article sur cabinet Van Zeeland.
La société politique au point de vue sociologique, «La Terre Wallonne», marzo 1935, pp. 313-317. L’Abbé Naudet, «La Terre Wallonne», maggio 1935, pp. 109-111. Paul Naudet (1859-1929), uno dei più noti tra gli «abbés-démocrates». V. Robert Cornilleau, L’abbé Naudet, Bloud et Gay, 1933. 17 18
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Ce ministère est la dernière tentative de la légalité. Si on échoue, ce sera la dictature. Pas de doute19. Mais l’entreprise est ardue. Mes respectueuses cordialités. Élie Baussart
La Terre Wallonne
f417.21 (d) Charleroi, le 2 août 35
Cher Monsieur l’Abbé, Combien j’ai regretté d’être absent lors de l’arrivée de votre carte de la semaine passée, sinon vous pensez avec quelle joie j’aurais sauté sur l’occasion ainsi offerte de vous revoir. Malheureusement, j’étais à ce moment à l’hôpital pour une légère opération chirurgicale – qui a d’ailleurs fort bien réussi, en attendant une seconde, commencement septembre prochain – et je viens seulement d’en rentrer. Je vous prie donc d’excuser mon silence que vous aurez pu prendre pour de l’impolitesse. J’espère être plus heureux à votre prochain passage en Belgique et que cette fois j’aurai le plaisir de vous offrir l’hospitalité. Je crois savoir que la question du pouvoir indirect retient depuis longtemps votre attention. Nulle question n’est plus actuelle en Belgique du fait de l’existence d’un parti catholique et de l’immixtion ordinaire et normale, officieuse ou semi-publique, de l’épiscopat dans les affaires politiques. Peut-être avez-vous déjà traité cette question dans l’ouvrage de sociologie que vous préparez? Dans cette hypothèse, n’en confieriez-vous pas la publication à «La Terre Wallonne» qui serait heureuse d’apporter une lumière opportune dans une question en général fort mal posée et plus mal résolue encore en fait. Dans l’attente du plaisir de vos nouvelles et avec mes compliments respectueux, je vous prie de trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments dévoués. Élie Baussart
19 Paul Van Zeeland (1893-1973), uno dei leader del Partito cattolico, noto per le sue competenze in economia, era appena stato nominato Primo ministro di un governo di rinnovamento nazionale, incaricato in particolare di risolvere la crisi monetaria. L’articolo di Baussart, Le ministère Van Zeeland, in «La Terre Wallonne», aprile 1935 (pp. 23-33), si concludeva con questi termini: «Perché abbiamo il sentimento che qualcosa di nuovo è iniziato il 31 marzo nel Belgio. Qualcosa di nuovo da cui nascerà, se il paese lo capisce e lo vuole, la sua salvezza […]. Qualcosa di grande che testimonia dell’attualità e del realismo delle tesi sociali cattoliche».
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(rl) f417.21 8-8-35 J’ai reçu votre très aimable lettre; je vous souhaite que la deuxième opération chirurgicale réusisse aussi bien que la première. Peut-être ferai-je retour à Bruxelles prochainement et vous écrirai un mot; j’aime beaucoup vous voir. Le sujet du pouvoir indirect m’intéresse comme historien et juriste, mais je ne vois pas exactement en quelle manière il intéresse votre vie politique d’aujourd’hui. Je vous prie de me renseigner. Quand je ferai retour à Londres (si cela vous intéresse) je pourrai écrire un article original pour «La Terre Wallonne», parce que ce que j’ai écrit sur l’État et l’Église dans mon Essai de Sociologie n’a rien à faire avec ce sujet très particulier et bien controversé. [L. S.]
La Terre Wallonne
f417.22 (d) Charleroi, le 13 août 35
Cher Monsieur l’Abbé, Je vous remercie de votre aimable carte. Il ne s’agit évidemment pas de prendre position dans la question belge. Mais il me semble que l’on pourrait, en s’en tenant aux principes et en s’aidant de précédents historiques, marquer les limites jusqu’où s’étend la juste liberté des partis dans une démocratie et très spécialement des partis qui, confessionnels ou non, se trouvent dans l’ordre moral soumis à la hiérarchie catholique. Jusqu’où s’étendent normalement les droits de cette hiérarchie? Il me sera extrêmement agréable de pouvoir passer une heure avec vous lors de votre retour par la Belgique: vous savez quel plaisir j’y trouve et quel profit j’en retire. Je vous souhaite un bon repos pendant ces vacances et vous prie de trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueusement dévoués. Élie Baussart
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f417.69 19-XI-35 A M. Élie Baussart Charleroi Je n’ai pas eu de temps pour écrire l’article que vous m’avez demandé au mois d’août. Je vous expédie aujourd’hui un article- recension sur la Morale internationale. J’ai lu que «Terre Wallonne» a publié un intéressant article sur le conflit entre l’Italie et l’Éthiopie20. Je vous prie de me l’envoyer pour mon dossier sur l’opinion des catholiques en la matière. Je suis désolé de l’incompréhension que montrent beaucoup de catholiques italiens et français de droite sur des questions de moralité politique. Veuillez… [L. S.]
La Terre Wallonne
f417.76 (d) Charleroi, le 28 nov. 35
Bien cher Monsieur l’Abbé, Je vous remercie beaucoup de la note critique que vous m’avez envoyée sur la morale internationale; je l’ai fait traduire immédiatement de façon qu’elle puisse paraître dans notre n° de décembre, ce qui aura lieu21. Je vous adresse par ce courrier le n° de la «T.W.» auquel vous faites allusion. Inclus également, vous trouverez un décret publié par les évêques belges à propos d’un groupement de jeunesse qui avait adopté une position de critique, injuste dans sa forme, mais justifiée au total quant au fond, vis-à-vis du parti catholique. Vous y trouverez un nouveau signe de ce «cléricalisme» qui pèse si fort sur les activités catholiques dans notre pays et qui constituerait presque une justification de certaines formes d’anticléricalisme de nos adversaires libéraux et socialistes. C’est pourquoi je vous disais un jour qu’il serait plus qu’opportun de mettre au point cette question du pouvoir indirect… Le gouvernement Mussolini conduit votre pays à la plus terrible des aventures.
20 Quelques notes sur le conflit italo-éthiopien ou à son propos, in «Notes politiques» di «La Terre Wallonne», dicembre 1935, pp. 129-134; articolo firmato «Le Provincial», vale a dire Baussart stesso. 21 Morale internationale, «La Terre Wallonne», dicembre 1935, pp. 134-137.
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Pendant ce temps le haut clergé rivalise de «bellicisme» avec les fascistes et le peuple suit docilement ses mauvais maîtres. Cruelle expérience. Je vous prie de trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments particulièrement dévoués. Élie Baussart
f484.21 (cm) 1-1-36 Cher Monsieur l’Abbé, Je suis d’autant plus heureux que l’article du Provincial vous ait plu que j’en suis l’auteur et votre adhésion aux idées émises me confirme la justesse de celles-ci. Votre Essai de Sociologie est arrivé à «La Terre Wallonne». Pour n’en point retarder le c.r., je l’ai immédiatement passé au collaborateur intéressé. Hélas, oui. La situation me paraît grave. Il faudrait un fameux redressement pour échapper aux conséquences des fautes accumulées de part et d’autre. Mes vœux respectueux et fervents pour 1936. Votre Élie Baussart
f418.8 (cm) 14-1-36 Mon plus chaleureux merci, cher Monsieur l’Abbé, pour l’article que vous m’avez envoyé et qui paraîtra dans la «T.W.» de février22. Ne vous paraît-il pas qu’il s’ébauche çà et là un mouvement politique qui, pour seconder l’Italie et l’ordre en Italie, ne tend à rien de moins qu’à sauver Mussolini, victime de ses propres fautes? Ce serait un comble. Votre respectueusement dévoué Élie Baussart 22 L’Italie devra-t-elle de la reconnaissance à M. Laval?, «La Terre Wallonne», febbraio 1936, pp. 268-272 [testo italiano nella Miscellanea londinese, III, pp. 220-223, con riferimento a «El Matí», 27 dicembre 1935].
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60. f418.50 (cm) 2-3-36 Un cordial merci, cher monsieur l’Abbé, pour votre article immédiatement traduit et envoyé à l’imprimeur pour notre n° du 1er mars – en retard de quelques jours23. Mes compliments respectueux. Élie Baussart
f418.68 (cm) Charleroi, 17-IV-36 Cher Monsieur l’Abbé, J’envoie tout de suite votre article à la traduction: nul doute qu’il ne convienne à la «T.W.» qui le publiera dans son n° de mai24. Non, Carton de Wiart ne peut plus être compté comme un représentant de la démocratie chrétienne: celle-ci a été pour lui un moyen d’arriver. Reste Michel Levie qui fut un ouvrier de la première heure, devint ministre du roi et resta fidèle à la foi de sa jeunesse25. Je mettrai son nom. Hélas, oui, la paix recule devant l’égoïsme des grandes nations et les petites sont roulées dans le torrent. Mes sentiments respectueux. Élie Baussart
Quelques leçons des élections espagnoles, «La Terre Wallonne», marzo 1936, pp. 308-312. Mgr Vanneufville, Don Vercesi, Mgr Schopfer, trois des derniers démocrates chrétiens, «La Terre Wallonne», maggio 1936, pp. 115-119. 25 Henri Carton de Wiart (1869-1951), giovane avvocato, militante negli ambienti sindacalisti e democristiani. Eletto nel 1896 alla camera dei rappresentanti, ci rimarrà fino alla sua morte. Ministro della Giustizia nel 1911, in seguito Ministro di Stato, Primo Ministro (1920-1921), delegato alla Società delle Nazioni, Ministro del Lavoro (1932-1934), sarà ancora Ministro di Stato nel gabinetto di guerra e ridiventerà Ministro della Giustizia nel 1950, all’età di più di 80 anni. Michel Levie (1851-1939), avvocato a Charleroi (in seguito industriale), impegnato molto presto nell’azione sociale cristiana e per l’autonomia della tendenza democratica. Deputato nel 1900, Ministro delle Finanze (1911-1914) rappresentante segreto del governo belga in esilio a Le Havre in Francia durante la guerra 1914-1918, lasciò la vita politica nel 1921, ma conservò delle responsabilità di rilievo nei settori sociali e familiari. Era padre di 11 figli: uno dei suoi figli, Jean Levie, gesuita, direttore della «Nouvelle Revue Théologique» e corrispondente di Sturzo, al quale dedicò il libro, Michel Levie et le mouvement chrétien social de son temps, Louvain 1962. 23 24
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La Terre Wallonne
f419.13 (d) Charleroi, le 26 juin 36
Cher Monsieur l’Abbé, Je vous remercie du texte amendé que vous m’avez envoyé; je tiendrai rigoureusement compte de vos corrections lors de la révision des épreuves26. Les ex. demandés vous seront envoyés dès la publication du n°, fin de la semaine prochaine sauf imprévus. Comme vous l’aurez vu, le parti catholique sort très mal en point des élections et la démocratie elle-même est menacée : le rexisme étant, quoi qu’il prétende, un mouvement pré-faciste. La lutte devient dure et plus que jamais le parti catholique est incapable de faire face à la situation. Dans les milieux de jeunes, qui ne sont pas encore gâtés par le conformisme clérical ou que l’arrivisme a jusqu’ici épargnés, l’idée d’un parti populaire fait son chemin. Les démocrates wallons sont acquis à l’idée; mais les flamands n’y mordent guère. Ils rêvent, eux, de constituer un parti catholique flamand, dominé par la question linguistique et culturelle. Mes amis et moi poussons autant que nous le pouvons le projet d’un parti populaire: vous le verrez dans la prochaine «Terre Wallonne». À ce propos, possédez-vous les statuts du P.P.I. et les détails de son organisation interne; cela nous aiderait beaucoup en cas de besoin et, en tout cas, pour préciser pratiquement nos idées. Je vous remercierais de me les faire parvenir si vous le pouviez. Savez-vous que je n’ai encore jamais vu l’Angleterre… Aussi voudrais-je profiter de mes prochaines vacances pour y faire un court séjour (fin juillet ou commencement août). Je voudrais en même temps interviewer quelques personnalités politiques ou syndicalistes, de façon à utiliser mon temps. À ce propos, permettez-moi de recourir à votre obligeance pour vous demander: 1 – de m’indiquer tel hôtel ou pension où je pourrais séjourner à Londres, dans de bonnes conditions car je ne suis pas riche; 2 – si vous pourriez m’introduire auprès de quelques personnalités. Vous me rendriez un très grand service, ajouté à tous ceux dont je vous suis déjà redevable. Au plaisir de vos nouvelles, je vous prie de trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, avec mes remerciements, l’expression de mes sentiments respectueusement dévoués. Élie Baussart
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Le popularisme italien, «La Terre Wallonne», giugno-luglio 1936, pp. 214-220.
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f419.15 [copie dactylographiée de la traduction] le 8 juillet 1936 Cher Monsieur Baussart, À mon grand regret je n’ai pu retrouver le Statut du Parti Populaire Italien entre mes papiers. Les lignes organiques étaient les suivantes: 1 – Dans chaque commune ou fraction de commune on a formé une Section du Parti, composée des électeurs populaires inscrits. Ceux-ci élisaient un Secrétaire et un Conseil Sectional. On choisissait un président d’assemblée ou de conseil à chaque réunion, aux seules fins de régler les débats. Le chef de la section, c’était le Secrétaire. Il fallait que le Secrétaire et le Conseil Sectional obtînt l’approbation du Conseil de Province avant de fonctionner. 2 – Dans chaque chef-lieu de Province les délégués communaux nommaient un Conseil et un Secrétaire Provincial; à ceux-ci il fallait l’approbation de la Direction du Parti. 3 – Dans chaque Congrès annuel – formé par les délégués des Sections Communales, les Secrétaires Provinciaux, les Conseillers Nationaux et les Députés au Parlement, et dirigé par le Secrétaire Politique du Parti – on nommait, par listes incomplètes, de trois quarts, pour laisser un quart à la minorité, les Conseillers Nationaux. Je ne me rappelle pas s’ils étaient 32 ou 40. Le Groupe Parlementaire avait cinq postes dans le Conseil, délégués par les Députés [et] Sénateurs. Le Conseil choisissait dans son propre sein le Secrétaire Politique et six membres de la direction du Parti; celle-ci se complétait par le Secrétaire et le Vice-Secrétaire du Groupe Parlementaire. *** Le Secrétaire Politique faisait exécuter les délibérations du Congrès, du Conseil National et de la Direction du Parti; il dirigeait le Bureau Central et le bureau de presse, et l’organe du Parti se publiait sous sa responsabilité. Même s’il n’était pas député, il avait le droit d’intervenir dans les réunions du Groupe Parlementaire et de la direction du Groupe, pour exposer et défendre le point de vue du Parti et pour servir de liaison avec les organes du Parti. [ajout manuscrit: Il gruppo parlamentare autonomo per le decisioni della Camera e del Senato, ma soggetto a critica del Cons. N. e del Congresso]. Les candidatures politiques devaient être approuvées par la Direction du Parti [ajout manuscrit: et proposées par les sections du Collège élect.en présence des délégués]; les listes des candidats provinciaux par les Conseils Provinciaux et les listes communales par les sections des Communes. En cas d’appel ou de dissension, la décision quant aux candidatures communales restait au Comité Provincial et celle quant aux candidatures provinciales à la direction du Parti. C’était le Conseil National ou le Congrès, selon le cas, qui décidait la tactique générale, et la Direction du Parti décidait les tactiques locales. 190
Chaque membre du Parti devait avoir une carte annuelle, émise par la Direction. Le versement établi d’année en année se répartissait un tiers à la Section Communale, un tiers à la province et un tiers à la direction. Veuillez agréer, cher monsieur, tous mes vœux pour vos travaux en Belgique. [L. S.]
La Terre Wallonne
f419.16 (d) Charleroi, le 19 juillet 36
Cher Monsieur l’Abbé, Je vous remercie beaucoup pour votre lettre du 8 juillet et les renseignements qu’elle me donne sur le parti populaire italien. Je ne sais encore trop comment se fera le nouveau rassemblement des forces démocratiques chrétiennes en Belgique. J’ai bien peur, à voir la tournure des choses, qu’on n’en revienne à une réfection du vieux parti catholique, peut-être un peu plus à gauche, mais continuant les compromis qui ont vidé le premier de toute substance véritablement agissante. Nos leaders sont tous obsédés par la pensée de continuer le passé; personne n’a l’audace de vouloir conquérir l’avenir avec un programme, des hommes et des méthodes tout neufs. C’est bien dangereux. Je vous reparlerai de tout cela si j’ai le bonheur de vous rencontrer à Londres. Je ne puis malheureusement quitter Charleroi avant le 1er août. Si vous partez en vacances le 31 juillet, je dois renoncer à vous voir, ce qui me désolera; si vous ne partez que le 3, je pourrai vous faire une visite dans la journée du 2 à l’heure que vous voudrez bien m’indiquer. Puis-je vous demander de me fixer à ce sujet, car si de toute façon je ne puis vous atteindre, je ne partirai d’ici que le 2, ce qui répondrait mieux à mes convenances. Au plaisir de vos nouvelles, je vous prie de trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueusement et cordialement dévoués. Élie Baussart Je vous ai fait parvenir le montant des maigres honoraires que la «T.W.» vous devait pour vos deux derniers articles. J’ai trouvé un hôtel à Londres. Merci de vos renseignements.
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(rl) f419.16 28-7-36 Cher M. Baussart, Malheureusement je partirai jeudi 30 juillet pour Paris. Miss Barbara Barclay Carter è andata in campagna. Perciò le acchiudo una lettera di presentazione per Mrs Mackintosh che sarà a Londra dal 4 agosto in poi, affinché Lei possa avere le indicazioni che desidera per avvicinare le persone del mondo cattolico. Non essendovi partito politico proprio dei cattolici, questi non s’interessano direttamente di politica. I più affini sono coloro che militano nel partito laburista. Se va ad Oxford, cerchi a mio nome Padre O’Hea, gesuita, del Catholic Social Guild, e P. White, domenicano, della rivista «The Blackfriars». Ho ricevuto il chèque postale. Grazie27. Tanti auguri e saluti. [L. S.]
La Terre Wallonne
f419.29 (d) Charleroi, le 14 septembre 36
Cher Monsieur l’Abbé, J’ai reçu de la librairie Payot un gros ouvrage: Jean Sépulcre, La force, principe de la morale, dont le titre dit assez la tendance28. Je me ferais un plaisir de vous l’envoyer si vous acceptiez d’en écrire quelques pages pour «La Terre Wallonne». J’ai beaucoup regretté que mon séjour en Angleterre ne coïncide pas avec une époque où j’aurais eu le plaisir de vous rencontrer. Ne manquez pas, si vous passez cet hiver par la Belgique, de me faire signe: je serais si heureux de vous rencontrer à Bruxelles et plus heureux encore de vous offrir l’hospitalité dans ma petite maison ici. Je suis revenu quelque peu désenchanté de mon séjour en Angleterre: je croyais trouver le peuple et les organisations ouvrières décidés à lutter jusqu’au bout pour le salut de la liberté. Hélas, - mais peut-être est-ce que je me trompe – j’ai emporté l’impression d’avoir affaire à un peuple que le «confort» a gâté et à des organisations syndicales et poli-
In archivio si conserva anche la copia dattiloscritta della traduzione in francese, f. 415, c. 17. Lo stesso autore aveva già pubblicato nel 1928, alla Rinascita del Libro, Force et morale, esquisse d’une morale de la force. 27 28
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tiques que le réformisme a gâtées. Le means test 29 les intéressait bien plus alors que la lutte en Espagne. Et voici maintenant que Hitler, héros de l’antibolchevisme, se réconcilie en Belgique les classes possédantes et les milieux modérés affolés par le spectre du communisme. Au plaisir de vos nouvelles, je vous prie de trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression respectueuse de mes sentiments les plus dévoués. Élie Baussart
(rl) f419.29 17-X-36 Mon cher ami, De retour de France, j’avais trouvé votre lettre du 14 septembre; mais une souffrance, d’alors jusqu’aujourd’hui, a réduit mes possibilités de travail; mon courrier est en retard d’un mois. Je vous prie de me pardonner. Envoyez aussi cet ouvrage de Jean Sépulcre; mais je mettrai du temps pour une recension; peut-être j’en ferai un article. Je vous envoie un article sur la lutte au communisme. Je l’ai écrit pour «L’aube»; mais au dernier moment j’ai pensé que «L’aube» aura des difficultés à le publier, pour l’incident fâcheux à propos d’un autre article sur le communisme. Je ne sais pas; en tout cas, si cet article vous plaît, j’écrirai à «L’aube» de retarder l’éventuelle publication jusqu’au jour de l’apparition dans «La Terre Wallonne». Veuillez agréer etc. Trois exemplaires de ce n° de la «Terre W.». P.S. Au moment de porter cette lettre à la poste, j’ai reçu «La Terre Wall.» de septembre. Je vous remercie beaucoup et vous prie de remercier M. Legrand de sa très favorable recension de mon Essai 30. [L. S.]
29 Dibattito a proposito dei criteri di valutazione dei bisogni per l’assistenza alle persone in situazione di precarietà, in particolar modo i disoccupati. 30 Nella rubrica «La vita sociale e politica. Opere recenti» in «La Terre Wallonne», settembre 1936, pp. 373-376, presentazione firmata Legrand, Essai de Sociologie.
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419.32 (cd) Charleroi, 19-11-36 Bien cher monsieur l’Abbé, Je vous remercie de votre lettre et forme des vœux pour votre complet rétablissement. Merci aussi de votre article. Je viens de l’envoyer à la traduction. Je vous demanderais volontiers d’écrire à «L’aube» d’attendre que nous l’ayons publié dans la «T.W.» de novembre31, car nous avons ici pour principe de ne donner que de l’inédit. Je vous envoie l’ouvrage en question et les trois exemplaires demandés du n° de sept. À bientôt et respectueusement vôtre. Élie Baussart
f419.56 30-XI-36 à Baussart Je n’ai pas reçu «La Terre Wallonne» de novembre avec mon article sur la lutte au communisme. Est-il paru ou non? J’ai lu le livre de Jean Sépulcre La force principe de la morale. C’est un ouvrage sans ligne, basé sur la confusion des divers sens du mot force. Une recension sera négative, pas critique parce que la critique suppose une valeur quelconque. Mais, en prenant occasion d’un livre pareil, sera-t-il possible d’écrire un article d’actualité? Dans ce cas, j’aimerais savoir quelque chose sur la personnalité de Jean Sépulcre, son parti, sa profession, son rôle, son influence. Ça me donnerait quelques notes d’attaque (sans polémiser) pour un article pas trop sérieux. J’attends votre réponse avant d’écrire. Veuillez… [L. S.]
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La lutte contre le communisme, «La Terre Wallonne», novembre 1936, pp. 75-84.
La Terre Wallonne
f419.64 (d) Charleroi, le 20 décembre 36
Cher Monsieur l’Abbé, Notre n° de novembre avec votre article sur le communisme est paru avec un retard extraordinaire dû à notre imprimeur. Je m’en excuse. Vous aurez reçu les ex. d’usage. Si vous en désirez d’autres… Je pense que, étant donné le peu de valeur de l’ouvrage de M. Jean Sépulcre, que je [ne] connais pas, mieux vaudrait ne consacrer que quelques lignes de compte rendu. Je préférerais que, à l’occasion, vous nous envoyiez un article sur la politique générale qui intéressera autrement nos lecteurs et retiendra l’attention de la presse. Vous jugerez vous-même de l’occasion à saisir et de l’opportunité. Les démocrates chrétiens de Belgique vont publier, à partir du 1er janvier, un quotidien de langue française, «La Cité Nouvelle»32. J’y tiens la rubrique de politique étrangère: je suis heureux de cette occasion qui me sera fournie de servir nos idées à une tribune assez importante. J’ai eu l’occasion plusieurs fois depuis quelques mois de rencontrer M. le comte Sforza. Je me réjouis de ces entretiens qui me permettent de mieux comprendre la situation de votre pays et l’état d’âme de ces démocrates que le fascisme a réduits à l’impuissance politique. Si vous passiez sur le continent au cours de cet hiver, ne manquez pas de me le mander: vous revoir et vous parler serait pour moi plus qu’un plaisir, une véritable joie. Je vous souhaite une bonne fête de Noël et vous assure, cher Monsieur l’Abbé, de mes sentiments dévoués. Élie Baussart
32 È l’inizio di un episodio doloroso nella vita di Baussart, episodio che deve essere evocato globalmente per fare luce su quello che segue. Aveva partecipato attivamente alla lotta politica di Jean Bodart. Quest’ultimo, giovane avvocato, dirigente dell’Azione Cattolica della Gioventù Belga, era membro attivo della Lega dei Lavoratori Cristiani nella regione di Charleroi. Eletto deputato, in diverse occasioni si trovò in conflitto con i dirigenti dell’Unione Cattolica, rassegnò le dimissioni per non votare i poteri speciali e, per le elezioni del 1936, avendo rifiutato le condizioni imposte dalla Federazione conservatrice, presentò con i suoi amici una lista indipendente: fu rieletto mentre la Federazione dovette incassare una sensibile sconfitta a favore del Rexisme. Questa corrente lanciò il 1° gennaio 1937, «La Cité nouvelle»: il direttore politico è Bodart, mentre Baussart assicura la cronaca internazionale e ogni settimana una «Pagina degli hobby». In seguito a un conflitto con il comitato di redazione (in assenza di Bodart malato), ci rinuncia sin dalla metà di ottobre. Il comitato considerava troppo costosa la pagina e poco adeguata ai lettori popolari. Bodart stava attraversando in quel momento un periodo di grave depressione nervosa. Quando torna all’inizio del 1938, anche lui entrerà in conflitto con l’amministrazione del giornale, se ne separa e crea una nuova pubblicazione, «La Justice sociale» (1° numero il 16 febbraio) nel quale torna sul contenzioso tra Valloni e Fiamminghi e critica l’organizzazione del movimento operaio e della stampa democristiana. Baussart, pur condividendo in parte le critiche di Bodart, si rifiuta di seguirlo a causa della rottura che rischiava di provocare nella democrazia cristiana, di certe alleanze che gli sembravano sospette e dello stato di esaltazione morbosa nel quale Bodart si trovava.
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(rl) f419.64) 24-XII-36 Cher ami, Je viens de recevoir votre lettre du 20 décembre; je vous remercie de l’offre de collaborer à la «Cité Nouvelle». Je vous envoie (en pli recommandé) un article qui sera publié en anglais par «The Dublin Review» en janvier (entre le 15-20 du mois) «Rome et anti-Rome». J’étudie, dans cet article, un thème très intéressant, sur lequel les idées courantes ne sont pas claires. Il y a de la philosophie de l’histoire, mais pas seulement de la philosophie. Vous verrez. Je suis d’accord avec la «Dublin Review» de le pouvoir publier en même temps dans une revue française. C’est seulement hier que j’ai su que la publication se fera en janvier. Si vous ne trouvez pas l’article convenable pour la «Ter. W.», je vous prie instamment de me le retourner tout de suite. Je vous envoie la traduction anglaise (et le texte italien) pour faciliter le travail. J’aimerais avoir en temps la traduction française (avec les deux textes) pour la réviser avant la publication. Mes vœux pour Noël à vous et à vos collaborateurs de «La Terre Wallonne». [L. S.]
f419.69 (m) 27 déc. 1936 Cher Monsieur l’Abbé, Le mouvement ouvrier chrétien de Belgique fera paraître, à partir du 1er janvier prochain, un quotidien «La Cité Nouvelle». Connaissant les relations que j’entretiens avec vous, M. Jean Bodart, le député démocrate chrétien, un des leaders de la démocratie chrétienne, qui en assure la direction politique, me prie de faire auprès de vous la démarche dont voici l’objet. M. Bodart voudrait publier chaque mois un article sous votre signature traitant soit de quelque problème de politique générale dans ses rapports avec la démocratie chrétienne, soit sur la situation politique de votre pays. «La Cité Nouvelle» pourrait vous offrir deux cent cinquante francs belges pour chaque article de 120 à 150 lignes. Je me joins à M. Bodart pour espérer que vous pourrez rendre ce service à une cause qui, même en Belgique, est la vôtre, et nous vous en remercions vivement d’avance. 196
Afin de pouvoir annoncer votre collaboration dès le 1er n°, je vous serais obligé de me télégraphier au reçu de la présente votre acceptation – ou votre refus si malheureusement il devait en être ainsi. Veuillez trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments les plus cordiaux. Élie Baussart Adresse pour le télégramme: Baussart, Loverval (Couillet) Belgique [L. S.]
(rl) f419.69 Telegramma 28-XII-36 accettato Sturzo
f415.72 (cm) Charleroi, 30-XII-36 Je vous remercie, cher Monsieur l’Abbé, d’avoir accepté la demande de «La Cité Nouvelle», à qui j’ai immédiatement transmis votre réponse. Certainement votre article «Rome et anti-Rome» nous intéresserait, mais je n’ai pas encore reçu le texte dont vous m’annoncez l’envoi sous pli recommandé. Veuillez bien accepter, avec mes meilleurs vœux pour l’année 1937, mes sentiments respectueux et dévoués. Élie Baussart
(rl) f419.72 31-XII-36 J’avais expédié l’article Rome et anti-Rome (texte italien et traduction anglaise) le 24 décembre, le même jour que la carte postale. Je vous prie de m’assurer que vous l’avez reçu : autrement j’enverrai une 2ème copie. L. St. 197
f420.2 (cm) 5-1-37 Cher Monsieur l’Abbé, Le manuscrit était demeuré en souffrance à la poste. J’en ai pris possession ce matin, je vais le lire et vous dirai dans quelques jours si la «T.W.» peut le publier. Ne manquez pas, s.v.p., de m’avertir des jours où vous serez à Bruxelles. M. Bodart, le directeur de «La Cité Nouvelle», désire beaucoup vous rencontrer à cette occasion: on pourrait déjeuner ensemble. Au très grand plaisir de vous revoir. Respectueusement. Elie Baussart
f418.1 7-1-36 [sic pour 1937] J’ai lu que «La Cité Nouvelle» est sortie; il faut me l’envoyer pour assimiler l’esprit et le caractère du journal avant d’écrire. C’est pour ça que je vous mande ci-inclus un article sur la crise anglaise. Vous le pourrez utiliser ou pour «Terre W.» ou pour «La Cité Nouvelle», ou me le retourner tout de suite. Je vous prie de me retourner aussi de suite l’article Rome et anti-Rome s’il ne vous plaît pas. Cet article, j’aime le voir publié en français. J’espère être à Bruxelles le 24 ou le 25 janvier. Je vous écrirai. Veuillez… [L. S.]
f420.6 (cd) Charleroi, 11-1-37 Cher Monsieur l’Abbé, J’ai immédiatement fait suivre votre article à «La Cité Nouvelle» (dont voici l’adresse: 11, Boulevard Biscchofsheim, Bruxelles) qui vous écrira sans doute directement à son sujet. 198
Quant à «Rome et anti-Rome», je vous suis infiniment reconnaissant de nous avoir offert cette remarquable étude dont nous commencerons la publication avec notre n° de février. Je vais en faire la traduction d’après l’anglais et je vous la soumettrai. Je me réjouis à la pensée de vous rencontrer dans 15 jours: peut-être pourraiton se voir avec le directeur de «La Cité Nouvelle». Je vous suis, cher Monsieur l’Abbé, profondément attaché et dévoué. Élie Baussart
f420.8 19-1-37 Cher M. Baussart, Je m’empresse de vous dire qu’une seconde grippe m’empêche de partir. J’espère être à Bruxelles dans la première semaine de février, mais je n’en suis pas sûr, et pour cause. C’est pour ça que je vous prie de m’expédier ici la traduction de mon article «Rome et anti-Rome» (avec les deux textes italien et anglais) pour la réviser. Je n’ai pas reçu la lettre de Bodart; je n’ai pas vu «La Cité Nouvelle». Je vous prie de m’envoyer le 2nd n° de la «C.N.» pour ma collection et quelques autres nos aussi. Veuillez… [L. S.]
La Terre Wallonne
f420.10 (d) Loverval par Couillet, 22 janvier 37
Cher Monsieur l’Abbé, Combien je regrette ce fâcheux contretemps de la grippe qui remet à une ou deux semaines le très grand plaisir de vous revoir, car nul doute que d’ici là vous ne soyez complètement rétabli, ce dont je me réjouis et vous félicite d’avance. Je vous envoie par ce même courrier, accompagnée des deux versions, la traduction de votre article Rome et anti-Rome. Je vous l’adresse sans avoir eu le temps de revoir les fautes de copie: je le ferai soigneusement après que vous me l’aurez retournée avec vos modifications et indications. Pourrais-je espérer recevoir la copie dans le courant de la semaine prochaine, les manuscrits devant se trouver à l’imprimerie pour le premier février. 199
J’ai relu cet article qui me paraît vraiment remarquable, tant pour la leçon d’histoire (quelle belle synthèse de l’histoire de la papauté et du point de vue providentiel) et de politique (la dernière partie sur l’anti-Rome ne peut manquer d’être remarquée et discutée). Je vous enverrai une dizaine d’ex. du n°. «Cité Nouvelle». Votre article a paru lundi dernier. Je m’étonne que vous n’en ayez pas reçu au moins un ex. Mais il y a là-bas les difficultés d’un départ presque improvisé. Figurez-vous que le contrat avec l’éditeur a été signé seulement la veille de Noël et le premier n° devait sortir le 1er janvier… Aussi tout a-t-il été improvisé et il n’y a rien d’étonnant que la machine ne fonctionne pas encore avec la régularité souhaitable. Néanmoins, j’en écris à M. Bodart, en lui transmettant vos doléances et vos desiderata. Mais excusez-le : le malheureux est débordé de besogne. À très bientôt donc la bonne conversation que j’attends avec vous et croyez, je vous prie, à mes sentiments de déférente amitié. Élie Baussart
La Terre Wallonne
f420.14 (d) Loverval par Couillet, le 2 février 37
Cher Monsieur l’Abbé, J’ai reçu avec une vive reconnaissance le manuscrit en retour de votre Rome et anti-Rome. Je l’ai envoyé immédiatement à l’imprimerie, afin d’en assurer la publication dans notre n° de mars. Seulement comme il est assez long, nous devrons le donner en deux fois: Rome dans la première partie, et anti-Rome dans le n° suivant. Puis-je maintenant vous dire mon inquiétude: vous m’avez dit, dans votre dernière lettre pour expliquer l’ajournement de votre voyage sur le continent, que vous souffriez de la grippe. Toutefois, vous pensiez pouvoir venir dans la première quinzaine de février. Le petit mot, fort aimable, qui accompagnait votre article la semaine passée ne souffle mot de votre voyage… si bien que je me demande si vous ne seriez pas encore remis de votre malaise. Je m’en préoccupe d’autant plus que les journaux nous ont parlé d’une épidémie particulièrement maligne qui sévit en Angleterre. Je veux croire qu’il n’en est rien. Je me réjouirai cependant d’apprendre par un prochain courrier que vous êtes tout à fait rétabli et que la joie de vous revoir ne sera plus longtemps différée. Veuillez trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de ma déférente et dévouée amitié. Élie Baussart 200
(rl) f420.14 5-2-37 Merci beaucoup de votre affectueuse lettre du 2 février. Je suis mieux, j’espère aller à Paris entre le 15 et le 20 du mois, et après Paris me rendre à Bruxelles. Je vous écrirai de Paris. Demain j’espère envoyer l’article mensuel à «La Cité Nouvelle». Il y a une semaine que je la reçois; c’est certainement un effort considérable. Je lui souhaite un grand succès. Veuillez… [L. S.]
f420.29 25-2-37 à Baussart Avec beaucoup de surprise j’ai lu l’article «Le communisme en Angleterre» publié par «La Cité Nouvelle» le 15 février avec mon nom. Je vous mande le texte véritable, publié par «L’aube» le 17 ; vous ferez vous-même la confrontation. C’est la première fois dans ma vie de journaliste (plus de 40 ans) que mon texte subit pareille déformation. Je vous prie de dire à M. Bodart que dans ces conditions je ne pourrai pas continuer à collaborer à «La Cité Nouvelle». Je partirai pour Paris samedi prochain. Très probablement je serai à Bruxelles le 6 mars. Veuillez… [L. S.]
La Terre Wallonne
f420.33 (m) Charleroi, le 5 mars 1937
Cher Monsieur l’Abbé, Je vous remercie de votre mot, envoyé de Paris. 201
Je me réjouis à la pensée de vous revoir très prochainement: ce sera, si vous le voulez bien, pour mardi au commencement de l’après-midi. M. Bodart est actuellement dans le midi, où il a dû aller prendre quelque repos. Mais on me dit qu’il a annoncé son retour pour lundi soir. J’en serai prévenu et me mettrai immédiatement en rapport avec lui pour arranger l’entrevue. Mais en tout cas, pour ma part, avec ou sans M. Bodart, j’aurai la joie d’aller à la rue de la Vanne au jour et à l’heure marqués ci-dessus (si, évidemment, cela vous agrée). J’espère vous trouver tout à fait rétabli de votre grippe. Nous aurons bien des choses à nous dire et vous aurez, vous, bien des choses à m’apprendre. Veuillez bien trouver ici, avec mon respectueux souvenir pour votre hôte le comte Sforza, l’expression respectueuse de mes sentiments bien dévoués et attachés. Élie Baussart Au sujet de l’incident «Cité Nouvelle», j’attends le retour de M.B. pour lui communiquer votre lettre de la semaine passée.
f420.48 (cm) Charleroi, 19 mars 1937 Bien cher Monsieur l’Abbé, J’espère que vous avez fait une bonne traversée la semaine passée, sans trop de fatigue, et que vous avez pu reprendre, à Londres, toutes vos occupations. Le n° de la «T.W.» de mars va sortir incessamment avec votre article33. Je vous en fais envoyer 10 ex. La Bibl. Vaticane sera servie par nous. Nous avons reçu une vie de Pie XI par Mgr Fontenelle. Si vous la désiriez pour compte rendu, je vous l’enverrais volontiers. Croyez, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments tout dévoués. Élie Baussart
33
202
Rome et anti-Rome, «La Terre Wallonne», marzo 1937, pp. 136-153.
f420.59 1-4-37 à Baussart Je n’ai pas reçu «Terre Wallonne». Je vous prie de me faire envoyer au moins 12 exemplaires; j’ai beaucoup d’amis qui aimeraient lire mon article sur Rome. Jusqu’aujourd’hui M. Bodart ne m’a pas écrit sur la question dont je vous parlais dans ma lettre du 25 février. C’est pour ça que je n’ai pas envoyé à «La Cité Nouvelle» l’article mensuel pour mars. Je vous prie de dissiper ce malentendu entre moi et Bodart. Et si votre ami pense que ma collaboration à son journal est superflue, je n’aurai rien à dire, seulement je demande une explication amicale. Je vous prie d’agréer, ch. M. B., mes sentiments… [L. S.]
f420.72 14/4/37 à Baussart Charleroi Mes congratulations cordiales pour la magnifique victoire du 11 avril34. Maintenant il faut savoir user de la victoire et ne pas tomber dans le cléricalisme. Il y quelque signe qui fait penser. J’ai reçu le chèque postal et les 10 exemplaires de mon article Rome et anti-Rome. Merci; je vous prie de m’envoyer 8 autres exemplaires. Des amis s’intéressent à le lire. Je n’ai pas de temps pour m’occuper de la Vie de Pie X. Je vous prie de m’excuser. Veuillez… [L. S.]
34 Il leader democristiano Van Zeeland aveva chiaramente vinto contro Degrelle nella competizione elettorale che li opponeva. V. n. 19.
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La Terre Wallonne
f420.74 (m) Charleroi, le 15 avril 1937
Cher Monsieur l’Abbé, Dès son reçu, l’autre jour, j’ai immédiatement transmis votre carte à M. Bodart. Je n’ai pas eu l’occasion de voir celui-ci depuis, mais je ne doute pas qu’il ait dans l’intervalle liquidé l’incident que je regrette d’autant plus que j’ai été l’intermédiaire entre vous et lui pour établir votre collaboration à «La Cité Nouvelle». Voilà donc Degrelle et le rexisme vaincus. On ne pouvait pas espérer cela. Je crois que l’idée fasciste a reçu un coup dont elle ne se remettra pas. Seulement, il faut prévoir une manœuvre, que je sens venir et dont les premiers éléments se dessinent déjà. La grande, la seule préoccupation actuelle, c’est de refaire l’unité du parti et, grâce à elle, de recouvrer la majorité parlementaire. En outre, au sein même du parti, offensive sournoise, mais vigoureuse, des conservateurs pour reprendre la direction du parti sous le couvert d’une action contre le communisme. Pour atteindre ce double but, on tâchera de récupérer Rex et même Degrelle! Je ne suis pas du tout rassuré sur l’avenir à cet égard. Je suis occupé à mettre la dernière main à un petit ouvrage de 200 à 250 pages sur les conditions d’une action sociale chrétienne aujourd’hui35. L’ouvrage comportera 5 parties: 1 - Une comparaison entre le monde à la chute de Rome et notre époque. 2 - Une description du sort du prolétariat sous le régime capitaliste. 3 - Une critique du capitalisme et des signes de décadence qu’il donne. 4 - Un examen des théories et des positions de ceux que j’appelle les thaumaturges (socialistes, totalitaires) et une note sur la carence sociale des catholiques au siècle passé. 5 - Un exposé des positions chrétiennes sur l’État et la personne, la propriété et le travail, l’Église etc.. Comment celles-ci rejoignent les postulats de la morale naturelle. 6 - Conclusion : un nouvel humanisme. J’ai conçu l’idée, peut-être téméraire, de mettre cet ouvrage sous votre patronage, en vous demandant d’en écrire la préface. Ce petit travail me rattacherait plus étroitement encore à l’effort et à la pensée sociale catholiques depuis R[erum] Novarum. Je ne sais si cela vous convient et je m’excuse si j’ai été indiscret. Dans le cas où vous voudriez m’accorder cette marque d’estime et d’amitié à laquelle je serais extrêmement sensible et dont je vous remercie d’avance, je vous enverrais mon manuscrit par un prochain courrier.
35 Quest’opera, di cui si parlerà nelle seguenti lettere, sarà pubblicata nel 1938: Élie Baussart, Essai d’initiation à la révolution anticapitaliste, prefazione di Luigi Sturzo, Editions de la Terre Wallonne, p. 184.
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Dans l’attente de vos bonnes nouvelles, je vous prie de trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression respectueuse de mes sentiments de vif attachement et de dévouement. Élie Baussart
(rl) f420.74 17-4-37 Mon cher ami, Votre lettre s’est entrecroisée avec ma carte postale, et nos préoccupations se sont rencontrées. M. Bodart ne m’a pas écrit. C’est étrange! Avec plaisir j’écrirai la préface à votre ouvrage quand vous me l’enverrez pour le lire. Veuillez… [L. S.]
f420.80 (cd) 21-4-37 Cher Monsieur l’Abbé, Je ne sais comment vous exprimer ma reconnaissance pour votre obligeance que je considère en même temps comme la plus haute marque d’estime que vous pouviez m’accorder. Je mets la dernière main au dernier chapitre de mon ouvrage, si bien que je compte pouvoir vous envoyer le manuscrit la semaine prochaine. Je vous ai envoyé 2 ex.. de notre n° de mars. Je fais voir à Liège ce qu’il reste de ce n° pour répondre à votre désir. Malheureusement, par suite d’un malentendu, notre imprimeur a tiré 100 ex.; trop peu de ce n°. Nous sommes extrêmement ennuyés de ce contretemps. Bodart. Je ne comprends pas non plus. Croyez-moi, je vous prie, votre profondément reconnaissant et dévoué. Élie Baussart 205
f420.87 (d) Charleroi, le 27 avril 1937
La Terre Wallonne
Cher Monsieur l’Abbé, Je me permets de vous adresser, sous pli recommandé à la poste, le manuscrit du petit travail dont vous avez si amicalement accepté d’écrire la préface. Voici la genèse de ce travail: j’ai dû faire à l’École Supérieure du Service Social pour Jeunes Filles à Bruxelles un cours d’introduction aux questions sociales du point de vue catholique. J’ai repris ces notes, en les adaptant dans leur présentation et leur esprit au grand public, non seulement catholique, mais à tous ces hommes de bonne volonté avec qui nous sommes appelés à collaborer demain. Je crois que mon souci apparaît nettement, dans l’ouvrage, de faciliter cette collaboration. Je vous remercie non seulement de bien vouloir écrire cette préface, mais aussi de toutes les remarques, observations et critiques que vous jugerez bon de me faire: le travail, jusqu’ici, n’a été soumis à personne et, en fait de critique, n’a subi que la mienne propre, c’est-à-dire la plus mauvaise qui soit. Sans doute avez-vous reçu de Liège de nouveaux exemplaires de la «T.W.» avec votre article Rome et anti-Rome. M. Bodart, que j’ai rencontré samedi dernier, m’a expliqué l’incident, dû à la maladresse d’un traducteur (d’ailleurs remplacé depuis). Il vous en a écrit, et j’ai revu avec joie votre signature dans la «Cité». Veuillez trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression respectueuse de mes sentiments d’attachement et de reconnaissance. Élie Baussart
(rl) f420.87 29-IV-37 J’ai reçu votre manuscrit et j’ai lu les premières pages. Je vous prie de m’excuser si je tarde peu de jours, parce que je suis pris par les corrections des épreuves de mon ouvrage L’Église et l’État (700 pages). Merci beaucoup des 8 exemplaires de «La Terre Wallonne» de mars. Veuillez agréer… [L. S.] 206
f420.109 21-5-37 à Élie Baussart J’ai lu avec plaisir votre manuscrit. J’aimerais savoir quel en sera le titre, pour avoir un point de départ à ma préface. Vous me permettrez de vous dire que, dans le chapitre IV, la démocratie chrétienne est (à mon avis) sous-estimée, en tout cas n’est pas mise dans son cadre véritable. Les ouvrages de Pottier, Toniolo, Talamo sont vraiment de valeur; aussi ceux d’Antoine, Boggiano et autres. Sur le mouvement professionnel nous eûmes des publications nombreuses avant et après la Rerum Novarum. Le mouvement syndical chrétien: en Allemagne plus de 800.000 ouvriers et presque 1.200.000 en Italie. Vous pourriez demander à l’ami Serrarens 36 (? Utrecht) les statistiques de 1920 jusqu’à aujourd’hui. L’élan démocratique fut coupé sous Pie X par la préoccupation moderniste et par l’opposition des conservateurs catholiques principalement dans le domaine politique où les catholiques étaient liés, presque partout, à la réaction cléricale. À propos de cléricalisme, page 97, je vous prie de le définir plus clairement parce que Pie XI en un discours l’a défendu. Pour moi par cléricalisme il faut entendre l’exploitation de la religion à des fins de la vie terrestre soit individuelle soit politique, qui s’accorde souvent à un esprit de domination chez quelques ecclésiastiques. Vous pourriez citer E. Gilson (Pour un Ordre catholique )37. Enfin il faut mettre au clair que si le capital ne peut être supprimé dans une société moderne, nous voulons [qu’il] soit organique. Le capitalisme (exploitation anonyme injuste et dangereuse du capital et du travail) doit être supprimé. Veuillez agréer etc. [L. S.]
La Terre Wallonne
f420.119 (d) Charleroi, le 26 mai 1937
Cher Monsieur l’Abbé, Votre lettre m’a été une grande joie, tant parce que vous acceptiez d’écrire la préface de mon petit livre – de quoi je vous remercie de tout cœur – que par la certitude que j’ai maintenant que ce travail n’est pas tout à fait indigne de la publication. 36 J. Serrarens, segretario generale della Confédération Internationale des syndicats chrétiens, segretario del Catholic International Peace Congress e senatore. 37 Étienne Gilson, Pour un Ordre catholique, Desclée De Brouwer, Paris 1934.
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Je vous remercie aussi des remarques que vous me faites et dont je tiendrai compte dans une mise au point des passages que vous critiquez. En ce qui regarde les débuts de la démocratie chrétienne, je vous avoue que je ne peux pas me défaire du sentiment que nous sommes arrivés tard, très tard et que nous avons peut-être manqué du radicalisme nécessaire dans notre attitude vis-à-vis du monde capitaliste… Vous me parlez des ouvrages de Pottier, Toniolo, Antoine etc. Je ne suis malheureusement pas renseigné sur les dates, ni toujours sur les titres des ouvrages publiés par eux. Existe-t-il une histoire des débuts de la dém. chrét. qui pourrait m’éclairer là-dessus ? Titre de l’ouvrage : je pense lui donner celui-ci Essai d’initiation à la révolution anticapitaliste, qui me paraît bien synthétiser la matière qui y est développée. Je recevrai votre introduction avec la plus vive reconnaissance dès qu’il vous plaira de me l’adresser. Vous m’aviez fait espérer que vous feriez en Belgique un nouveau séjour au cours de cet été. Avez-vous abandonné votre projet? Je vous prie de croire, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments respectueux et très dévoués. Élie Baussart
(rl) f420.119 5-6-37 Je vous envoie en même temps la préface en pli recommandé avec votre manuscrit. Je vous prie de la faire traduire par un bon traducteur. Celui de mes articles pour «La Cité Nouvelle» (l’actuel pas le précédent) est vraiment un bon traducteur. En tout cas, je désire la réviser. Veuillez agréer … [L. S.]
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f420.128 (d) Charleroi, le 16 juin 1937
La Terre Wallonne
Bien cher Monsieur l’Abbé, En vous remerciant de nouveau de la substantielle préface que vous avez écrite pour mon essai, je me permets de vous en envoyer la traduction française, afin que vous vouliez bien la revoir pour lui apporter toutes les corrections et tous les amendements que vous jugerez utiles. Je m’étais beaucoup réjoui, l’autre jour, quand vous m’annonciez la publication de votre ouvrage sur l’Église et l’État. Mais j’ai songé depuis que cet ouvrage paraîtrait en italien…Hélas! N’envisageriez-vous pas une traduction anglaise ou française? La reconstitution du parti catholique en Belgique, parfaite dans l’abstrait, satisfaisante sur le papier, se révèle décevante, et peut-être fallacieuse, dans le réel. La droite catholique à la Chambre ne se montre pas moins divisée qu’autrefois entre démocrates et conservateurs, flamands et wallons… Ces réalisations inspirées d’en haut, imposées sans doute, facilitées par un climat artificiel de préjugés et d’enthousiasme factice, ne peuvent guère supporter l’épreuve de la réalité. Je recevrai avec reconnaissance le manuscrit annoté en retour et vous prie de me croire, cher Monsieur l’Abbé, votre très attaché Élie Baussart
La Terre Wallonne
f421.43 (d) Charleroi, le 6 septembre 1937
Cher Monsieur l’Abbé, Je ne doute pas que vous ne soyez tout à fait rétabli du mal dont vous souffriez lorsque vous m’avez écrit la dernière fois; je serai [heureux] de me l’entendre confirmer. Quant à moi, je suis un peu disparu de la circulation pendant deux mois: ma femme s’est trouvée très souffrante et sur la prescription d’un professeur de Louvain à qui nous avions enfin eu recours, nous sommes allés nous installer à la mer pour y trouver les conditions d’air et de repos nécessaires au traitement imposé. Grâce à Dieu, ce traitement paraît devoir donner de bons résultats, nous enregistrons actuellement une sensible amélioration qui, espérons-le, sera poussée plus avant encore au cours des prochains mois… L’Essai pour lequel vous avez bien voulu écrire une préface paraîtra en Belgique, aux Éditions de la Terre Wallonne. Bloud s’est récusé à cause des difficultés que lui avait values il y quelque temps un ouvrage d’un sujet assez semblable et le Cerf va sortir 209
un ouvrage d’un sujet assez analogue du dominicain Renard, L’Église et la Question sociale. J’ai arrêté mes prospections après ces deux expériences négatives et me suis entendu avec notre éditeur pour publier l’ouvrage. Cela ne vaudra évidemment pas le lancement par une firme française, mais comme les observations sur lesquelles repose la partie documentaire du travail ont été faites en Belgique, il y aura plus de chance de le faire lire chez nous. Avez-vous appris la cessation de «Sept»? Faute d’être soutenus par les catholiques, disent-ils 38. On n’ose deviner ce que cela signifie. Un jésuite revenu de Rome il y a quelques mois (en juin) me disait que là-bas (je parle de la Rome ecclésiastique) «Sept», «La Vie intellectuelle», bref tout ce qui sort de Juvisy était considéré comme une abomination. On n’y jurait que par … Franco. Va-t-on recommencer les vieilles erreurs? Je vous prie de croire, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments les plus cordiaux et tout dévoués. Élie Baussart
(rl) f421.43 7 sep[tembre] 37 Mon cher ami, Je suis bien content de savoir que votre femme va mieux; j’espère qu’elle sera tout à fait en bonne santé. Il est si difficile de trouver un éditeur, spécialement pour les livres de combat, que vous avez très bien fait d’arranger la chose avec l’éditeur de «La Terre Wallonne». Oui, Sept est tombé à la suite de la campagne acharnée faite contre lui en France et en Italie, où des journaux comme «il Corriere della sera» et «la Sera» de Milan ont publié des articles très forts contre le communisme des Pères dominicains de Juvisy etc. (maintenant à Paris). Mais post fata resurgo. Veuillez… Ma santé? Pas mal, Dieu merci. [L. S.]
38 In realtà, il settimanale fondato dai domenicani di «La Vie intellectuelle» dovette interrompere la sua pubblicazione su ordine di Roma; vedere Aline Coutrot, Un Courant de la pensée catholique. L’hebdomadaire «Sept», Paris, Éd. du Cerf, 1961. «Temps présent», diretto da laici ne prese il posto.
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La Terre Wallonne
f421.97 (d) Charleroi, le 11 novembre 37
Cher Monsieur l’Abbé, J’ai reçu il y a quelques jours votre ouvrage L’Église et l’État. Nous ne manquerons pas de lui consacrer dans «La Terre Wallonne» un article important, mais l’ouvrage est de taille et il faut plus qu’une lecture cursive pour se l’assimiler de façon à en découvrir pour soi les richesses et à en parler avec pertinence à nos lecteurs. C’est vous dire que vous ne devrez pas nous accuser de négligence si l’étude tarde quelque temps à paraître. Vous savez d’ailleurs trop quel respect nous avons pour votre pensée et quel souci nous anime de répandre vos idées. Je me permets de vous adresser un n° de la revue «Europe» qui publie un article de M. Salvemini sur la guerre d’Éthiopie et le pape Pie XI. J’y retrouve la thèse que M. S. m’a développée l’an passé lorsque je l’ai rencontré à Londres. L’article est important, mais il ne me paraît pas sans passion et sans un certain unilatéralisme. Il ne laisse toutefois pas d’inquiéter une conscience chrétienne qui ne peut que souffrir des compromis trop évidents de la part de l’épiscopat italien. Les paroles pontificales ne me paraissent pas avoir le même caractère, mais il reste néanmoins que Rome n’a pas parlé nettement dans le débat, alors que nous attendions un jugement. Vous êtes infiniment mieux à même que moi d’éclairer ce problème et si vous désirez exprimer votre opinion – vous êtes d’ailleurs cité au commencement de l’article et celui-ci a parfois l’air d’une réponse à votre façon de voir – «La Terre Wallonne» vous ouvre larges ses pages. J’espère que votre santé est toujours bonne et que vous ne ressentez plus aucune suite de votre maladie de ce printemps. Veuillez bien trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression affectueuse de mes sentiments dévoués. Élie Baussart [ajout manuscrit] Si vous recevez «La Cité Nouvelle» régulièrement, peut-être avez-vous remarqué que ma signature en est absente depuis quelques semaines. J’ai rompu avec le journal à la suite d’un incident provoqué par l’un ou l’autre suppléant de M. Bodart, actuellement au repos.
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f421.98 (d) Charleroi, le 7 décembre 1937
La Terre Wallonne
Cher Monsieur l’Abbé, Je me permets de vous envoyer, pour que vous vouliez bien la réviser, l’épreuve de votre préface à mon petit ouvrage qui, je l’espère, va enfin sortir de presse. Avez-vous lu l’article de M. Salvemini? Cet article a bouleversé un grand nombre de nos amis et je sais plus d’une conscience actuellement déchirée… On avait parlé de quelques évêques bénisseurs et complices de l’agression d’Éthiopie, et voilà qu’il semble bien que c’est tout l’épiscopat italien qui soit compromis. L’exégèse de M. S. des textes pontificaux me paraît quelque peu tendancieuse, mais il n’en reste pas moins qu’au moment où la conscience catholique attendait une parole libératrice, celle-ci n’est pas venue et que l’Église s’est associée, au moins par son silence, au défi mussolinien à toute morale internationale. C’est le scandale des faibles; c’est aussi celui des incroyants qui jugent sur les actes et non sur les principes. Je crains que nous ne puissions éviter à la «T.W.» de parler de l’article de Salvemini: on nous attend dans certains milieux qui nous étaient sympathiques à cause de notre attitude catholique et de l’attitude nette que nous avons en matière de politique sociale et internationale. Redoutable épreuve… Si vous en avez le loisir, ayez la bonté de me mander votre avis sur cette affaire et je vous rappelle que si vous voulez exprimer publiquement votre jugement, la «T.W.» sera heureuse d’accueillir votre article. Vous trouverez ici, cher Monsieur l’Abbé, avec mes remerciements, l’expression respectueuse de mes sentiments dévoués. Élie Baussart
(rl) f421.98 8-XII-37 Je vous renvoie les épreuves de la préface avec des petites corrections. À la fin, au lieu de politique ouvrière, j’aimerai mettre politique du travail. Est-ce une phrase exacte? Je vous laisse le choix. Pour l’article de Salvemini, est exacte l’appréciation d’«Esprit» (1er décembre, p. 457). Mais, si le pape ne voulait pas que les évêques (pas tous) fussent aussi en faveur de la guerre, il aurait pu prudemment le leur faire comprendre. À moins que le pape soit en condition de se méfier de toute communication aux évêques qui touche le gouvernement fasciste. 212
La situation est angoissante. Je ne suis [pas] disposé à en parler. Pour moi, ça a été un gros effort de parler de la guerre d’Éthiopie dans mon livre L’Eglise et l’État. Vous trouverez pages 600-605 toute ma pensée sur ce sujet. Veuillez agréer. [L. S.] P.S. Je vous envoie «La Vie intellectuelle» d’octobre 28 où vous trouverez mon article sur « le droit de révolte»; je vous prie d’en parler dans «La Terre Wallonne».
f421.108 (cm) Charleroi, 16-XII-37 Cher Monsieur l’Abbé, Je vous remercie beaucoup de votre lettre qui accompagnait l’épreuve en retour. Quant aux corrections, il sera tenu compte de votre désir. Voudriez-vous avoir l’obligeance de me retourner le numéro d’«Europe» où est paru l’article de Salvemini. Merci d’avance. Je me propose de consacrer mes vacances de Noël à la lecture de votre L’Église et l’État. Je vous prie de croire, Monsieur l’Abbé et cher ami, à mes sentiments respectueux et dévoués. Élie Baussart
f422.54 18-2-38 à Baussart Je vous remercie beaucoup des 4 exemplaires de votre livre. Je pense que la note à payer pour ces exemplaires (que l’éditeur m’a envoyée) doit être une erreur. J’ai lu avec surprise la note du Conseil d’Administration de «La Cité Nouvelle» d’hier. Je n’ai jamais su la raison de votre décision de ne plus collaborer à la «C.N.» Le départ de Bodart et l’initiative d’un autre journal me donnent à penser que la question wallonne est au fond du différend. Je vous prie de me faire savoir les informations exactes. Veuillez agréer… [L. S.] 213
La Terre Wallonne
f422.76 (d) Charleroi, le 22 février 1938
Cher Monsieur l’Abbé, Je suis extrêmement fâché de l’erreur commise par notre éditeur qui a joint une facture à l’envoi des 4 ex. de l’Essai que vous aviez demandés. Vous voudrez bien m’en excuser, d’autant plus que je ne suis pour rien dans ce qui n’est qu’une méprise d’un employé. Il m’est diffiile de porter un jugement qui ne soit pas nuancé sur l’incident «Cité Nouvelle» - Bodart. La plupart des griefs que fait M. B. à la Ligue des Travailleurs Chrétiens sont fondés, mais la décision qu’il a prise de fonder un nouveau journal (qui me paraît d’ailleurs inviable) me paraît injustifiable. Entreprise faite sans prendre l’avis de ses plus proches amis et de ses collaborateurs habituels, totalement improvisée, dont l’orientation est incertaine du fait que, pour la soutenir, B. peut être amené à faire appel à des concours inattendus, et qui ne pourrait réussir qu’à condition de développer une mystique du chef extrêmement dangereuse dans un pays qui n’est pas remis de l’aventure Degrelle… Le conflit flamand-wallon y est pour quelque chose, moins peut-être comme élément déterminant à l’origine que comme facteur à exploiter en vue de faire une popularité à une entreprise hasardée sur le terrain social ou strictement politique. Quelque sympathie que j’aie pour B. et malgré une collaboration de près de dix ans avec lui, j’ai refusé de le suivre – quoique je trouve également que notre mouvement ouvrier chrétien soit lourd, peu dynamique, trop opportuniste et dangereusement menacé par le Parti catholique social. Mais, à mon avis, c’est du dedans et non par un éclat public qu’on pouvait essayer de l’amender. Mais les préoccupations que cela me cause s’effacent devant la succession des événements politiques depuis 10 jours: amorçage de la Gleichschaltung de l’Autriche, violence du discours de Hitler, démission de Eden. L’outrecuidance des totalitaires va croissant tandis que le recul des États démocratiques va s’accentuant. L’idéal du droit est bafoué et ceux qui s’en réclament paraissent prêts à y renoncer à leur tour dans l’espoir de sauver la paix… J’espère que votre santé est toujours bonne et vous prie de trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression respectueuse de mes sentiments dévoués. Élie Baussart [ajout manuscrit] Pourquoi j’ai quitté «La Cité Nouvelle»? Cause médiate: des divergences d’idées et de sentiments avec les milieux bureaucratiques de la Ligue des Travailleurs Chrétiens. Cause immédiate: une incorrection, peut-être malveillante, de certains administrateurs de la «C.N.» à mon égard.
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f423.20 (d) Charleroi, le 19 mars 1938
La Terre Wallonne
Cher Monsieur l’Abbé, Le brutal Anschluss réalisé la semaine passée grâce au désarroi de l’Europe bouleverse la carte politique du continent. L’issue probable de la guerre d’Espagne par la défaite des Républicains achèvera de fortifier les puissances totalitaires. L’Axe en sera plus audacieux; M. Chamberlain singulièrement desservi dans ses négociations avec Mussolini. Et la politique française plus paralysée que jamais. Il y aurait lieu de faire un sérieux inventaire de la situation ainsi créée, non pas seulement du point de vue que j’appellerais de la physique politique, mais pour définir l’atmosphère de la nouvelle Europe. Cet inventaire, ou plutôt cette auscultation, car il s’agit bien de l’examen d’un malade, j’ai pensé que vous pourriez le faire avec plus de compétence et d’autorité que n’importe lequel de nos collaborateurs. Sur une dizaine de pages de la «T.W.», vous diriez l’essentiel de ce qu’il faut dire, et votre contribution serait précieuse pour éclairer l’opinion d’une fraction intéressante des catholiques belges. Dans le cas où vous répondriez à mon désir, je devrais avoir votre article pour le 5 prochain, car il faudra dans l’intervalle le faire traduire et notre copie doit se trouver à l’imprimerie pour le 15. J’espère que votre santé est toujours bonne et vous prie d’agréer, avec mes remerciements, l’expression respectueuse de mes sentiments dévoués. Élie Baussart
106. (rl) f423.20 21-3-38 Hier j’avais pensé vous faire un article à peu près dans les mêmes lignes que vous dessinez. Mais il faut attendre les prochaines déclarations de Chamberlain et de Blum. Alors j’écrirai l’article et, si je trouve prêt un ami qui le passera à la machine, je l’enverrai avant le 5 avril. Parce qu’ici la dactylographie coûte beaucoup plus que ce que vous paieriez pour un article de 10 pages de la «T.W.». Quand paraîtra dans «La Terre Wallonne» la recension de mon livre L’Église et l’État? L’éditeur est inquiet pour le retard de toutes les revues catholiques. Veuillez agr…. [L. S.] 215
f423.28 (cm) 24-III-38 Cher Monsieur l’Abbé, L’article sur votre livre paraîtra dans la «T.W.» de mai. Je m’excuse du retard. Mon plus cordial merci pour la promesse d’article. N’avez-vous pas publié une étude sur le problème moral soulevé par la guerre civile d’Espagne et la responsabilité des insurgés? Si oui, je vous remercierais de me le communiquer: je vous le renverrais après en avoir pris connaissance. Veuillez bien trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’hommage de mon respectueux attachement. Élie Baussart
(rl) f423.28 26-3-37[pour 38] Je vous avais envoyé en décembre un exemplaire de «La Vie Intellectuelle» du 25 octobre 1937 avec mon article sur «Le droit de révolte», en vous priant d’en parler dans la «T.W.» Je n’en ai pas d’autre, mais je pense que vous le trouverez dans votre bureau ou vous le demanderez à «La Vie Intellectuelle», 29, Boulevard La Tour-Maubourg.
f423.32 (cd) 4-4-38 Cher Monsieur l’Abbé, Je vous adresse l’expression de ma plus vive reconnaissance pour l’article reçu ce matin, immédiatement envoyé à la traduction. Je vous soumettrai celle-ci dès qu’elle sera rentrée. Je me suis réjoui du fond du cœur de la tape que vient de recevoir le card[inal] de Vienne39. Mille cordialités dévouées. Élie Baussart 39 Il cardinale Innitzer aveva pubblicato una dichiarazione nella quale salutava l’annessione dell’Austria. Il 2 aprile, «L’Osservatore Romano» pubblicava una precisazione secondo la quale questa dichiarazione era
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f478.54 (d) Charleroi, le 7 avril 1938
La Terre Wallonne
Cher Monsieur l’Abbé, Puis-je vous demander de jeter un coup d’œil sur la chronique que je me propose de publier dans «La Terre Wallonne» de mai sur votre ouvrage40. Comme vous le verrez, je me suis efforcé de faire une rapide synthèse de l’histoire que vous retracez dans sa complexité: y ai-je réussi? Je ne sais. Mais je ne voudrais pas que ma maladresse pût rejaillir sous forme de discrédit sur votre livre. C’est pourquoi je me permets de vous prier de revoir mon «papier» et d’y corriger impitoyablement les passages qui pourraient être une trahison de votre pensée. Je vous remercie d’avance et vous prie de me croire, cher Monsieur l’Abbé, votre respectueusement dévoué. Élie Baussart
(rl) f478.54 12-4-38 Je vous remercie de votre aimable pensée. Voilà quelques passages à ajouter. Vous réviserez mon français. J’attends la traduction de mon article. Cordialement à vous. [L. S.]
f423.39 18-4-38 Cher M. Baussart, Voilà l’article révisé; mais quel travail! c’est, pour moi, la dernière fois que je révise pareille traduction. Il faut changer de traducteur, cher ami, autrement je serai
stata «redatta e sottoscritta senza nessuna intesa preliminare o approvazione posteriore dalla Santa Sede». Convocato a Roma nei giorni successivi, il cardinale dovette firmare un testo dove prendeva le distanze. 40 In realtà, la lunga recensione scritta da Baussart a proposito di L’Église et l’État fu pubblicata sul numero del mese di giugno di «La Terre Wallonne», pp. 183-186.
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obligé de ne plus écrire pour la «T.W.»: ce qui pour moi sera très regrettable. Vous devez réviser ma révision, parce que je ne suis pas sûr de mon français. De même le post-scriptum, que je me suis embarqué à écrire en français. Veuillez agréer mes vœux très chaleureux pour la Sainte Pâque et mes salutations L.S.
f423.48 (cm) 3-V-38 Cher Monsieur l’Abbé, Je regrette bien d’être privé de l’honneur et du plaisir de vous recevoir. Peut-être serai-je plus heureux lors d’un prochain passage. Non, la «T.W.» ne paraîtra pas avant le 15 de ce mois. Veuillez donc bien m’envoyer les quelques exemples que vous projetez au sujet des conversations franco-anglaises. Croyez-moi, je vous prie, votre respectueusement dévoué Élie Baussart En attendant quelques jours, vous pourriez parler de la visite de H[itler] à Mussolini. Cela vaudrait encore mieux.
f423.68 (cm) 30-V-38 Cher Monsieur l’Abbé, Je vous adresse les 6 ex. demandés de notre n° de mai41, paru avec bien du retard, ce qui est le fait de notre imprimeur. Quand on est pauvre comme l’est la «T.W.» et qu’on bénéficie de son éditeur de conditions exceptionnelles, on n’a pas toujours le droit de se montrer exigeant, ni de protester trop énergiquement quand on vous fait passer après des clients ordinaires. Je vous prie d’excuser notre rédacteur en chef qui a dû reporter au mois prochain, faute de place, le c.r. de votre ouvrage.
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Où va l’Europe, «La Terre Wallonne», maggio 1938, pp. 65-77.
Chèque postal par ce courrier. Veuillez bien trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments dévoués. Élie Baussart
f545 (m) Charleroi, le 25 août 1938
La Terre Wallonne
Cher Monsieur l’Abbé, Très heureux de votre mot et de la prochaine occasion que vous m’offrez de vous rencontrer. Je passerai à «L’Avant-Garde» vers midi. Veuillez bien remercier M. Seigneur de son amabilité. Comme M. Soreil vous l’a dit à Clères, j’ai été empêché de suivre les travaux de la semaine chez Vaussard42. J’aurais pourtant souhaité m’y trouver, malheureusement ma santé à ce moment n’était pas brillante. Outre une bronchite, j’avais le cœur fort fatigué, et le docteur m’a consigné chez moi. Pour le moment, je vais beaucoup mieux, mais vu la faiblesse cardiaque, je suis obligé à des ménagements, notamment dans le travail. Est-ce que votre séjour en Belgique nous vaudra cette fois le plaisir d’une visite à notre petite maison de Loverval? Nous en serions vraiment heureux. À mardi donc, et veuillez trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de ma vive et respectueuse amitié. Élie Baussart
f425.17 [s.d.] à Élie Baussart Voilà l’article pour «La Terre Wallonne»43. Il a été bien traduit par Mlle Marie Thérèse Seigneur. Il n’est pas nécessaire que je révise les épreuves. Je vous prie de le faire vous-même. J’en désire au moins 10 exemplaires.
42 A proposito di questa retraite intellectuelle, vedere il Carteggio Sturzo-Vaussard, a cura di E. Serra, lettere 115-121. 43 Settembre 1938, «La Terre Wallonne», ottobre 1938, pp. 27-41.
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Veuillez lire mon article sur la Politique et la Théologie morale publié par la «Nouvelle Revue Théologique» des jésuites de Louvain et en faire une note dans la «Terre W.» Veuillez agréer mes sentiments d’amitié. Votre Luigi Sturzo
f425.47 (d) Charleroi, le 10 novembre 1938
La Terre Wallonne
Cher Monsieur l’Abbé, Je vous remercie encore une fois de votre magistral article: tous les journaux belges ont reçu notre n°. Nous verrons leurs réactions. Je sais que le directeur du «Soir» (notre plus grand journal) a été fortement impressionné par votre étude. Il n’empêche que nos gens de droite, conservateurs invétérés, sont toujours enclins à juger favorablement les dictatures. S’ils doivent nuancer leur opinion sur Hitler, ils se rattrapent sur Mussolini qui a leur faveur. Vous devinez l’antienne. La «T.W.» voudrait réagir contre cet état d’esprit, notamment en montrant la situation faite au catholicisme dans ces pays. Vous serait-il possible de nous faire un article sur cette situation en Italie, ce qui donnerait à réfléchir à nos bons catholiques philo-fascistes? Vous rendriez un rude service, car si ceux-là sont indécrottables, il reste une partie notable de l’opinion qui demeure trop bien disposée ou hésitante à cause du bourrage de crâne de notre presse bien-pensante. Veuillez trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueusement dévoués. Élie Baussart
(rl) f425.47 12-XI-38 Je viens d’écrire un article sur le fascisme et le Vatican en 1938 pour «La Vie Intellectuelle» (et sans signature). Il n’est pas possible d’en écrire un deuxième sur le même sujet. Vous pourrez le reproduire en partie (sans faire mon nom) quand il paraîtra dans «La Vie Intellectuelle». Je vous prie de m’envoyer encore 4 exemplaires de «La Terre W.» d’octobre. Merci beaucoup. Veuillez agr…. [L. S.] 220
f426.36 (d) Charleroi, le 15 février 1939
La Terre Wallonne
Cher Monsieur l’Abbé, «La Terre Wallonne» voudrait consacrer à Pie XI un article qui sorte de la banalité de la plupart des choses que l’on écrit depuis huit jours. Je voudrais me permettre de vous le demander, avec l’espoir que vous ferez à «La Terre Wallonne» cet honneur. Seulement, nous ne pourrions plus arriver pour le n° de mars qui est à la composition: le temps de l’écrire, de le faire traduire (demanderionsnous encore la traduction à Mlle Seigneur?), de revoir la traduction, tout cela nous conduirait à la fin du mois. Mais nous l’annoncerions dans ce cahier et le mettrions en tête du n° d’avril. Un mot d’acquiescement – ou de refus, ce que je regretterais – me ferait plaisir. «La Terre Wallonne» fête dimanche prochain au cours d’un déjeuner qui réunira collaborateurs et quelques amis le 20ème anniversaire de sa fondation. Nous n’aurons pas l’honneur de vous avoir parmi nous, mais votre pensée y sera. Croyez-moi, je vous prie, cher Monsieur l’Abbé, votre respectueusement dévoué. Élie Baussart P.S. Bloud ne m’a pas envoyé votre dernier livre, paru à la «Nouvelle Journée». Il conviendrait pourtant que la «T.W.» en parle.
(rl) f426.36 21-II-39 Je sors d’une maladie de 3 semaines et suis très faible. J’espère être en condition d’écrire l’article que vous demandez sur Pie XI. Si Mlle Seigneur est prête à en faire la traduction, j’en serai très reconnaissant. J’aimerais, en même temps, faire pour «La Terre Wallonne» le compte rendu du livre de A. Karlgren sur le Drame tchécoslovaque, pour me défendre de l’accusation faite sur «La Terre Wallonne» contre moi pour mon article de septembre 1938. J’écrirai à Bloud et Gay pour vous envoyer mon livre Politique et morale. Mes vœux pour le 20ème [anniversaire] de la fondation de «La Terre Wallonne». Votre L.S.
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f426.48 (cm) 5-II-39 Cher Monsieur l’Abbé, Je suis heureux d’apprendre que votre article a été envoyé à Mademoiselle Seigneur pour la traduction et je vous en remercie beaucoup. Maintenant que le successeur de Pie XI est connu, n’ajouteriez-vous pas, en manière de post-scriptum ou autrement, un paragraphe pour saluer Pie XII et dégager la signification de son élection? Cela me paraîtrait tout indiqué, et je vous serais extrêmement obligé de le faire. Croyez-moi, je vous prie, votre respectueusement dévoué. Élie Baussart
f426.38 (cm) 23-II-39 Cher Monsieur l’Abbé, Je vous suis infiniment obligé d’écrire l’article que je vous ai demandé et espère que votre santé bien rétablie vous permettra de le faire sans trop de peine. En tout cas, je l’annonce dans ce n°. Entendu pour le c.r. dont vous parlez et merci pour l’ouvrage Politique et morale annoncé. La réunion jubilaire de dimanche s’est fort bien passée. On n’a pas manqué de parler de vous, et j’ai eu l’occasion de constater une fois de plus combien nos amis de la «T.W.» étaient attachés à vos idées et à votre personne. Veuillez me croire, cher Monsieur l’Abbé, votre bien dévoué. Élie Baussart
f426.49 (cm) 8-3-39 Cher Monsieur l’Abbé, Afin de gagner du temps, vous voudrez bien envoyer votre manuscrit à Mlle Marie Thérèse Seigneur qui veut bien se charger de la traduction. J’espère que votre santé est complètement rétablie. 222
Vive Pie XII. Cette élection paraît révéler la volonté de Rome de continuer sans faiblesse la politique de Pie XI. Respectueusement. Baussart
f426.60 (cm) 24-III-39 Cher Monsieur l’Abbé, Puis-je espérer recevoir incessamment votre article à paraître dans notre n° d’avril. S’il ne m’arrivait pas dans les premiers jours de la semaine prochaine, je craindrais de devoir le reporter au n° de mai seulement, ce que je regretterais beaucoup. Et Hitler continue. La riposte des puissances démocratiques est lente, dispersée, hésitante. D’un côté une volonté, de l’autre des intérêts personnels qui l’emportent sur l’intérêt commun, et la peur de la force du vainqueur actuel. Cela pourra-t-il se racheter plus tard? Respectueusement. Élie Baussart
(rl) f423.60 26-3-39 J’ai reçu hier la traduction de Mlle Seigneur, j’ai fait des petits changements que je vous prie de vérifier et j’expédie l’article ce matin sous pli recommandé44. J’espère qu’il vous plaira. La situation est très confuse. Il faut prier beaucoup pour les hommes d’État et pour nous. Votre [L. S.]
44 Dieci febbraio, due marzo 1939, «La Terre Wallonne», aprile-maggio 1939, pp. 35-49 (10 febbraio, morte di Pio XI; 2 marzo, elezione di Pio XII).
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f427.59 (d) Charleroi, le 7 août 1939
La Terre Nouvelle
Cher Monsieur l’Abbé, Dans le n° de juillet de la «T.W.» que vous avez reçu, vous n’aurez pas été peu étonné de trouver l’article de M. Vaussard, La démocratie et la nation, réservé à l’ouvrage collectif qui doit paraître mi-septembre prochain45. Cette publication anticipée, contrairement à la volonté que nous avait exprimée M. V. et à la promesse que je lui avais faite, est le résultat d’une erreur de notre secrétaire de rédaction : l’article en question devait d’abord paraître en juillet, puis à la demande de M. V. il avait été reporté à octobre. Malheureusement, notre secrétaire a perdu de vue l’ordre que nous lui avions donné, d’où l’erreur. Je vous prie de bien vouloir excuser celle-ci, que je regrette profondément. Elle me paraît au surplus devoir être sans conséquence pour la diffusion du livre, «la T.W.» ne touchant en effet que quelques rares personnes en Angleterre. J’espère que votre santé est toujours bonne et je souhaite que la «T.W.» ait bientôt l’honneur d’inscrire de nouveau votre nom à son sommaire. Veuillez trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueusement dévoués. Élie Baussart
(rl) f427.59 10-8-39 Mon cher ami, Vraiment, j’ai été mécontent de ma publication prématurée de l’article de Vaussard. J’espère que personne, spécialement l’éditeur, ne le saura. J’avais pensé écrire un article pour «La Terre Wallonne» Un an après Munich; mais je ne suis pas sûr à cause du travail urgent à faire. Je vous prie de ne pas oublier de publier dans votre revue une recension de mon livre Politique et morale. [L. S.]
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La pubblicazione di questa raccolta collettiva, For Democracy, sarà ritardata a causa degli eventi.
f428.43 3-XI-39 à É. Baussart Mon cher ami, Voilà l’article promis, mais le sujet a été changé 46. Si vous ne l’aimez pas, je vous prie de le passer à «La Cité Nouvelle». Si vous le gardez pour «La Terre Wallonne», envoyez-moi la traduction pour la réviser, à ma nouvelle adresse-The Abbey Terrace. Je vous prie de ne pas oublier de faire publier dans «La Terre Wallonne» un compte rendu de mon livre Politique et morale. Je ne pense pas que vous l’auriez mis de côté pour des différences d’idées. Mais j’aime plus la critique (qui aide à se réviser) que le silence. Veuillez… [L.S.]
La Terre Wallonne
f428.54 (d) Charleroi, le 6 novembre 1939
Cher Monsieur l’Abbé, Que d’événements depuis notre dernier échange de correspondance. La guerre que nous prévoyions – mais que nous redoutions comme un cataclysme – s’est de nouveau abattue sur l’Europe. La collusion du national-socialisme d’une Allemagne prête à tout pour échapper à la défaite et du bolchevisme change le plan sur lequel nous croyions que la guerre allait se dérouler. La guerre des États, avec tout ce qu’elle mettait de valeurs spirituelles et morales en cause, se double d’une menace de poussée communiste plus forte qu’en 1919. Il ne s’agit plus seulement de vaincre l’Allemagne, il faut contenir la révolution communiste dont la guerre, en se prolongeant, augmentera les chances. Cet aspect de la guerre échappe à la plupart. Il me paraît cependant le principal. Je souhaiterais qu’il fût exposé aux lecteurs de «La Terre Wallonne». Je ne vois personne qui, comme vous, puisse le faire avec autorité, en dominant la question et en débrouillant les différents facteurs qui interviennent dans ce conflit. C’est vous dire que je serais extrêmement heureux si vous pouviez vous rendre à mon désir. Aussi j’attends votre réponse avec quelque impatience. J’espère que votre séjour à Londres n’est pas trop troublé par les événements et que vous vous êtes assuré en tout cas un asile dans la campagne pour le cas où il y aurait 46 L’Italie et la guerre, «La Terre Wallonne», dicembre 1939, pp. 87-96 [testo italiano nella M.L., IV, pp. 295-302, con riferimento a «Il Mondo», New York, dicembre 1939 ].
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quelque danger: nous avons besoin d’hommes comme vous pour nous aider à voir clair. Nous en aurons encore plus besoin demain, quand il faudra refaire une Europe. Et que pensez-vous de la politique de Mussolini? Je vous prie de trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments dévoués et de ma pensée fidèlement attachée. Élie Baussart
f428.59 (d) Charleroi, le 19 novembre 1939
La Terre Wallonne
Cher Monsieur l’Abbé, Votre bonne lettre du 3, arrêtée par la censure, n’est arrivée ici qu’avec du retard, croisant celle que je vous avais adressée à peu près en même temps. Je vous remercie de votre article L’Italie et la guerre, dont j’ai le plaisir de vous remettre inclus la traduction. Veuillez avoir l’obligeance de revoir celle-ci sans tarder et de me la retourner au plus tôt ; car je destine cet article à notre n° de décembre et nous sommes déjà un peu en retard. Je compte donc que vous pourrez me faire parvenir le texte définitif dans quelques jours. Je rappelle à notre collaborateur chargé d’en faire le compte rendu sa recension de votre Politique et morale. Il faut excuser notre retard: il y a eu de la perturbation ici du fait des événements, d’où un certain désordre que nous sommes occupés à redresser. Il va sans dire que si vous voulez prochainement nous envoyer l’article souhaité sur le pacte germano-russe, considéré comme une rentrée offensive du bolchevisme en Europe, nous vous en serons reconnaissants. Veuillez trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueux et dévoués. Élie Baussart
La Terre Wallonne
f425.30 (d) Charleroi, le 20 février 1940
Cher Monsieur l’Abbé, Au cours d’une discussion récente au sujet de la guerre actuelle, je me suis référé à votre théorie de la guerre légitime, telle que vous l’exposez dans votre ouvrage La Communauté internationale. J’ai constaté à cette occasion que celle-ci n’était guère connue, qu’elle intéressait vivement comme un critère de jugement sur la guerre actuelle. 226
Ne vous plairait-il pas d’en rappeler l’essentiel aux lecteurs de «La Terre Wallonne», non d’une manière théorique, mais en l’appliquant aux événements actuels. Je me rappelle que vous considériez la guerre de 14-18 comme une guerre injuste. J’espère que ce rigoureux hiver n’aura pas ébranlé votre santé, encore que je m’inquiète parfois de ne plus avoir vu depuis plusieurs semaines votre signature dans «La Cité Nouvelle». Vous aurez reçu dans l’intervalle notre n° de janvier avec la recension de votre livre Politique et morale 47. Veuillez trouver ici, cher Monsieur l’Abbé, l’expression respectueuse de mes sentiments dévoués. Élie Baussart
(rl) f425.30 1er mars 1940 Mon cher ami, Je suis tenté d’écrire l’article que vous me proposez, mais je ne suis pas encore remis de la maladie et mon travail est lent et pénible. Mais, si je suis mieux, je le ferai, en souhaitant qu’il sera selon votre désir. Dans ce cas, j’aimerais que le traducteur (ou traductrice) soit le même que pour l’article sur l’Italie et la guerre. Veuillez agréer… [L. S.]
La Terre Wallonne
f425.57 (m) Charleroi, le 13 mars 1940
Cher Monsieur l’Abbé, Je suis heureux d’apprendre que votre santé, après avoir été compromise par la maladie, s’est maintenant améliorée au point que vous avez [pu] reprendre votre travail, encore que celui-ci demeure lent et pénible. Je prie Dieu d’exaucer les prières que je
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Recensione dell’Abbé A. Martin, «La Terre Wallonne», gennaio 1940, pp. 222-227.
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forme pour votre complet rétablissement, qui vous permettrait de reprendre votre activité, plus que jamais nécessaire. J’ose aussi compter sur l’article que je vous ai demandé: celui-ci ferait mieux connaître votre théorie (fort peu connue, je l’ai constaté, en Belgique au moins) et éclairerait la situation présente. Il sera traduit par M. Solzbacher, comme le précédent. La paix conclue par la Finlande avec l’URSS n’est pas de nature à relever le prestige des Alliés ni à avancer leurs affaires du point de vue militaire. Il ne manquerait plus qu’après n’avoir pas su faire et garder la paix, Londres et Paris ne sachent pas faire la guerre, condition de leur salut! Veuillez me croire, cher Monsieur l’Abbé, votre respectueusement dévoué. Élie Baussart
f425.58 (cm) 26-III-40 Cher monsieur l’Abbé, Ne trouvez-vous pas qu’il est regrettable que l’éditeur de For Democracy n’en ait pas envoyé un ex. à «La Terre Wallonne» qui se serait fait un plaisir d’en parler? J’espère que votre santé continue à s’améliorer et que vous pourrez écrire l’article sur la guerre légitime. Respectueusement à vous. Élie Baussart
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Francisque Gay et «L’aube»1
Francisque Gay (1885-1963), après une courte expérience au séminaire de Francheville (diocèse de Lyon), avait poursuivi des études de philosophie et d’anglais à la Sorbonne et était entré en 1909 comme employé à la Librairie Bloud et Cie. Dès 1911, Edmond Bloud, le directeur, l’associa à son entreprise qui prit le nom de Bloud & Gay. Gay en anima le développement, créant de nouvelles collections, des séries de manuels scolaires et une centrale de fournitures pour l’enseignement libre, lançant des œuvres de longue haleine comme l’Histoire générale de l’Église de Mourret (que relaiera plus tard le «Fliche et Martin») et l’Histoire littéraire du sentiment religieux de Bremond. Pendant la première guerre mondiale, il va être, aux côtés de Mgr Baudrillart qui le présidait, la cheville ouvrière du «Comité catholique de propagande française à l’étranger», ce qui élargit son influence. Dès 1903, lors d’un premier séjour parisien, il avait rencontré Marc Sangnier et découvert l’esprit du «Sillon», auquel il restera fidèle dans son style propre. Mais quand Sangnier fonda, en 1912, la «Jeune République», il garda ses distances. Au lendemain de la guerre, il caressa un moment l’espoir de voir se ranimer la tradition sillonniste et accepta le secrétariat général de la fédération de la Seine de la «Jeune République», mais démissionna dès 1920 et ne milita plus dès lors dans aucun parti. La suite manifestera largement qu’il ne se désintéressait pas de la politique, mais cette attitude semble bien commandée par le souci de l’unité catholique, dans une double perspective. Sur le plan culturel, pour l’ouverture de sa maison d’édition au plus large public: il en élargit encore l’activité, multipliant les collections («Cahiers de la Nouvelle Journée», «Bibliothèque catholique des sciences religieuses»…) et, sous le titre général de «manuels du catholique d’action», des encyclopédies, Ecclesia, Liturgia, Le Christ, L’Apologétique… Sur le plan politique, son ambition, qui fut déçue, s’exprimera dans le titre d’une brochure: Pour un rassemblement des forces démocratiques d’inspiration chrétienne. C’est ainsi qu’il lance, en 1920, l’«Almanach catholique français» et, à partir d’octobre 1924, un hebdomadaire, «La Vie Catholique». Au départ, ce journal se voulait «accueillant à tous, aussi compréhensif de toutes les nuances de la pensée catholique». En effet, certains noms parmi les premiers collaborateurs (Robert Vallery-Radot, Henri Massis, Henri Ghéon…) montrent que l’éventail s’ouvrait largement sur la droite. Tout va changer avec la crise provoquée par la condamnation, en 1926, de L’Action française. «La Vie Catholique» prend une position de pointe dans la défense des consignes pontificales 1 V. l’ouvrage fondamental de Françoise Mayeur, L’aube. Etude d’un journal d’opinion, Paris, A. Colin, 1966. On peut consulter aussi Élisabeth Terrenoire, Un combat d’avant-garde. Francisque Gay et «La Vie Catholique», Paris, Bloud et Gay / Cerf, 1976, et Maurice Carité, Francisque Gay le militant, Paris, Les Editions Ouvrières, 1966.
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et Francisque Gay s’y engage personnellement à fond, encouragé par Pie XI. Ce qui lui vaut non seulement l’hostilité agissante de Maurras et de ses amis, mais les réserves plus ou moins discrètes de bien des milieux catholiques, jusqu’au sein de la hiérarchie. On y blâme ce qu’on juge les excès de son ardeur combative: «le ton des campagnes de Francisque Gay, déclare par exemple Mgr Baudrillart, a discrédité la maison». Il a formé cependant le projet d’un quotidien ouvert à tous les «démocrates d’inspiration chrétienne», mais sans étiquette confessionnelle, qui se placerait sur le terrain politique sans s’inféoder à aucun parti. Projet téméraire au jugement de la plupart de ses amis et qui va le mettre dans une position ambiguë puisqu’il va «coiffer trois casquettes»: responsable d’une librairie catholique, éditeur d’un hebdomadaire religieux et d’un journal politique. «Dans son ensemble, lui écrira par la suite Mgr Chevrot2 (qui certes ne lui voulait pas de mal), l’épiscopat n’a pas confiance dans «La Vie Catholique», parce que «La Vie Catholique» lui apparaît comme un paravent de «L’aube». Même les évêques qui sont favorables à votre action voient avec déplaisir que vous êtes à la fois directeur d’un hebdomadaire religieux et d’un quotidien politique». Gay cependant persiste, contre vents et marées. Un «numéro de propagande» est lancé le 20 janvier 1932, la publication régulière commence le 1er mars, réduite à un numéro hebdomadaire de la mi-juillet à la minovembre pour rester ensuite quotidienne. La vie matérielle du journal sera toujours difficile. Le nombre des abonnés, dans les meilleures périodes, oscillera autour de 10.000, avec une vente au numéro réduite, et il ne survivra que grâce aux campagnes de propagande de son directeur à travers la France et aux souscriptions régulièrement ouvertes. En fait, c’est le personnel des éditions Bloud et Gay qui prend en charge l’administration et la gestion, en même temps que celles de «La Vie Catholique». Aux côtés du directeur, assisté de sa fille aînée Élisabeth et de sa secrétaire (bientôt secrétaire générale de la maison) Jeanne-E. Durand (1901-1998), Louis Terrenoire (1909-1992) 3, Lyonnais, qui avait travaillé dans un journal local après avoir été secrétaire de l’Union du Sud-Est des Syndicats Chrétiens, est engagé au départ comme secrétaire de rédaction; il épousera en 1935 Élisabeth Gay. S’ils ne participent pas directement à la «cuisine» du journal, certains, plus âgés (de la génération de Gay), y collaborent régulièrement, comme aux autres publications de la maison. Maurice Brillant (1881-1953) eut une activité littéraire aussi abondante que multiforme: journaliste – secrétaire de rédaction du «Correspondant», rédacteur en chef de «La Vie Catholique» –, poète, romancier, polémiste, critique d’art, écrivain spirituel. Paul Archambault (1883-1950), professeur de philosophie au Collège Sainte-Croix de Neuilly, disciple et commentateur de Blondel, avait créé en 1914 une revue «La Nouvelle Journée», qui prit en 1924 la forme de «Cahiers de la Nouvelle Journée», édités par Bloud et Gay: cahiers à la périodicité assez incertaine, qui se proposaient
Lettre du 8 novembre 1936, citée par Françoise Mayeur, p. 188. Francisque Gay et Louis Terrenoire joueront un rôle important dans la Résistance et la vie politique d’après-guerre. Le premier sera un des fondateurs du Mouvement Républicain Populaire, député de Paris, ministre d’État dans le gouvernement du Général de Gaulle, puis ambassadeur au Canada. Terrenoire, après avoir été déporté à Dachau, député, abandonnera le M.R.P. pour le Rassemblement du Peuple français fondé par De Gaulle. Il occupera des positions de responsabilité dans le mouvement gaulliste et sera deux fois ministre au début de la Ve République. Quant à «L’aube», elle suspendra sa parution en juin 1940, la reprendra dès la Libération pour disparaître en octobre 1951. 2 3
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d’apporter «sur chaque grand problème d’actualité une série d’études toujours réfléchies, compétentes et désintéressées» 4; la rubrique finale, «les idées et les livres», maintenait quelque chose du genre revue. C’est par le biais des «Cahiers», on va le voir, que Sturzo entrera en relations régulières – et d’abord assez difficiles – avec les Éditions Bloud et Gay. «L’aube» eut sans doute une audience sans rapport avec la modestie de son tirage et de sa présentation (quatre pages d’une typographie austère). Elle le dut en particulier aux éditoriaux – souvent cités dans les revues de presse et commentés dans les milieux politiques – d’un jeune professeur d’histoire au Lycée Louis-le-Grand, ancien vice-président de l’A.C.J.F., membre du Parti Démocrate Populaire et du comité directeur de «Politique», Georges Bidault (1899-1983). Le journal, s’il devait ménager des lecteurs politiquement timides et assez divisés, prit le risque de bousculer l’opinion catholique dominante au moment de l’invasion de l’Éthiopie et de la rebellion franquiste. La collaboration de Sturzo se fit alors très abondante. «C’est de propos délibéré, note Françoise Mayeur 5, que Francisque Gay, devant la Guerre d’Éthiopie et la Guerre d’Espagne, donne la parole à don Sturzo. Il passe outre, ce faisant, aux reproches qui lui viennent de milieux proches du Vatican».
4 Les «Cahiers» se définissaient ainsi sur la deuxième page de couverture. Comme exemple réprésentatif, on peut citer le n° 2, Le témoignage d’une génération, bilan culturel, social, politique. 5 Op. cit., p. 138.
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Francisque Gay e «L’aube»1
Francisque Gay (1885-1963), dopo una breve esperienza al seminario di Francheville (diocesi di Lione), studiò filosofia ed inglese alla Sorbona e nel 1909, venne assunto presso la Libreria ‘Bloud et Cie’. Sin dal 1911, il direttore della libreria, Edmond Bloud, ne fece il suo socio e l’azienda prese il nome di ‘Bloud & Gay’. Gay ne curò lo sviluppo, creando nuove collezioni, serie di manuali scolastici e un punto di vendita di articoli scolastici per l’insegnamento libero, lanciando opere di largo respiro come l’Histoire général de l’Eglise di Mourret (che rimpiazzerà più tardi il «Fliche et Martin») e l’Histoire littéraire du sentiment religieux di Bremond. Durante la prima guerra mondiale sarà l’asse portante del “Comitato cattolico di propaganda francese all’estero”, presieduto da Monsignor Baudrillart, accrescendo la propria influenza. Nel 1903, durante un suo primo soggiorno a Parigi, aveva incontrato Marc Sangnier e scoperto lo spirito del «Sillon», al quale rimarrà fedele nel proprio stile. Ma quando Sangnier fondò, nel 1912, la «Jeune République», ne prese le distanze. All’indomani della guerra, intravide per un attimo la speranza di vedere rinascere la tradizione ‘sillonista’ ed accettò il segretariato generale della federazione della Senna della «Jeune République» ma si dimise nel 1920 e non militò più in alcun partito. Si capirà di seguito che non era affatto disinteressato alla politica ma questo atteggiamento sembrava dettato dalla preoccupazione per l’unità cattolica, in una duplice prospettiva. Sul piano culturale, per l’apertura della sua casa editrice ad un pubblico più vasto: ne espanse ulteriormente l’attività, moltiplicando le collezioni («Cahiers de la Nouvelle Journée», «Bibliothèque catholique des sciences religieuses») e, col nome generico di “manuali del cattolico di azione”, delle enciclopedie, Ecclesia, Liturgia, Le Christ, L’Apologétique…. Sul piano politico, la sua ambizione, che fu delusa, si esprimerà nel titolo di una brochure: Pour un rassemblement des forces démocratiques d’inspiration chrétienne. Lanciò così, nel 1920, l’«Almanach catholique français» e, a partire dall’ottobre 1924, un settimanale, «La Vie Catholique». All’inizio, questo giornale doveva essere “accessibile a tutti, comprensivo anche di tutte le sfumature del pensiero cattolico”. In effetti, alcuni nomi fra i primi collaboratori (Robert Vallery-Radot, Henri Massis, Henri Ghéon…) dimostrarono una larga apertura nei confronti della destra. Le cose cambiarono con la crisi provocata dalla condanna, nel 1926, dell’«Action française». «La Vie Catholique» prese una posizione di punta nella difesa delle raccomandazioni pontificie e Francisque Gay ci si dedicò personalmente anima e corpo, incoraggiato da Pio XI. Tale atteggiamen1 Vedere l’opera fondamentale di Françoise Mayeur, L’aube. Etude d’un journal d’opinion, Paris, A. Colin, 1966. Si possono anche consultare Elisabeth Terrenoire, Un combat d’avant-garde. Francisque Gay et «La Vie Catholique», Paris, Bloud et Gay / Cerf, 1976 e Maurice Carité, Francisque Gay le militant, Paris, les Editions Ouvrières, 1966.
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to suscitò nei suoi confronti non solo l’ostilità attiva di Maurras e dei suoi amici, ma anche le riserve più o meno discrete di buona parte degli ambienti cattolici, fino al cuore della gerarchia. Si deplorava ciò che venne giudicato come l’eccesso del suo ardore combattivo: “il tono delle campagne di Francisque Gay, dichiarò ad esempio Monsignor Baudrillart, ha screditato la casa editrice”. Ciononostante, fondò il progetto di un quotidiano aperto a tutti i “democratici di ispirazione cristiana” ma senza etichetta confessionale, che si sarebbe collocato sul terreno politico senza infeudarsi ad alcun partito. Un progetto temerario, secondo la maggior parte dei suoi amici, e che lo mise in una posizione ambigua poiché andò a ricoprire tre incarichi: responsabile di una libreria cattolica, editore di un settimanale religioso e di un giornale politico. “Nell’insieme l’episcopato non si fida di «La Vie Catholique», gli scriverà più tardi Monsignor Chevrot2 (che non gli voleva certo male), perché «La Vie Catholique» gli sembra un paravento di «L’aube». Anche i vescovi favorevoli alla Sua azione vedono con dispiacere che Lei è allo stesso tempo direttore di un settimanale religioso e di un quotidiano politico.” Tuttavia, Gay insistette e sfidò gli ostacoli. Una “copia di propaganda” venne lanciata il 20 gennaio 1932, la sua pubblicazione regolare iniziò il 1° marzo, ridotta ad un numero settimanale da metà luglio a metà novembre, per poi rimanere come pubblicazione quotidiana. La gestione del giornale fu sempre difficile. Il numero di abbonati, nei periodi migliori, oscillava intorno ai 10.000, con una vendita a numero ridotta e sopravvisse soltanto grazie alle campagne di propaganda del suo direttore attraverso la Francia, nonché alle sottoscrizioni, regolarmente aperte. Difatti, era il personale delle edizioni Bloud et Gay che ne curava l’amministrazione e la gestione, insieme a quella di «La Vie Catholique». Accanto al direttore, assistito dalla figlia maggiore Elisabeth e dalla segretaria (futura segretaria generale della casa) Jeanne-E. Durand (1901-1998), Louis Terrenoire (19091992)3, originario di Lione, già impiegato presso un giornale locale dopo essere stato segretario dell’Unione del sud-est dei sindacati cristiani, venne assunto in un primo tempo come segretario di redazione. Sposò nel 1935 Elisabeth Gay. Alcuni personaggi più anziani (della generazione di Gay), senza partecipare direttamente all’elaborazione del giornale, vi collaborarono regolarmente, così come alle altre pubblicazioni della casa. Maurice Brillant (1881-1953) ebbe un’attività letteraria tanto abbondante quanto multiforme: giornalista – segretario di redazione del «Correspondant», caporedattore di «La Vie Catholique» – poeta, romanziere, polemista, critico d’arte, scrittore spirituale. Paul Archambault (1883-1950), professore di filosofia al Collège Sainte Croix de Neuilly, discepolo e commentatore di Blondel, aveva creato nel 1914 una rivista, «La Nouvelle Journée», che si trasformò nel 1924 in «Cahiers de la Nouvelle Journée», editi da Bloud e
Lettera dell’8 novembre 1936, citata da Françoise Mayeur, p. 188. Francisque Gay e Louis Terrenoire avranno un ruolo importante nella Resistenza e nella vita politica del dopoguerra. Il primo sarà uno dei fondatori del Mouvement Républicain Populaire e deputato di Parigi, ministro di Stato nel governo del Generale de Gaulle, poi ambasciatore in Canada. Terrenoire, dopo essere stato deportato a Dachau, deputato, abbandonerà l’M.R.P. a favore del Rassemblement du Peuple Français fondato da De Gaulle. Avrà posti di responsabilità nel movimento gollista e sarà per due volte ministro agli esordi della V Repubblica. Quanto a «L’aube», sospenderà la sua pubblicazione nel giugno 1940, la riprenderà dopo la liberazione per infine sparire nell’ottobre 1951. 2 3
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Gay. Questi ‘quaderni’, dalla periodicità incerta, si proponevano di offrire “su ogni grande problema di attualità una serie di studi sempre approfonditi, competenti e disinteressati”4; la rubrica finale, “les idées et les livres”, manteneva qualcosa del genere della rivista. È tramite i «Cahiers», si vedrà di seguito, che Sturzo entrò in relazione regolare – in un primo momento abbastanza difficile – con le edizioni Bloud e Gay. «L’aube» suscitò senza dubbi un interesse senza confronto rispetto alla modestia della sua tiratura e presentazione (quattro pagine dalla grafica austera). Lo dovette in particolare agli editoriali – spesso citati nelle rassegne stampa e commentati negli ambienti politici – di Georges Bidault (1899-1983), un giovane professore di storia al liceo Louis-Le-Grand, ex vicepresidente dell’A.C.J.F, esponente del Partito Democratico Popolare e del comitato di «Politiques». Il giornale, pur dovendo aver riguardo per dei lettori politicamente chiusi e piuttosto divisi, rischiò di far pressione sull’opinione cattolica dominante al momento dell’invasione dell’Etiopia e della ribellione franchista. La collaborazione di Sturzo divenne allora molto abbondante. «È deliberatamente, nota Françoise Mayeur 5, che Francisque Gay, di fronte alla guerra d’Etiopia ed alla guerra di Spagna, dà la parola a don Sturzo. In tale modo, passa sopra i rimproveri formulati da ambienti vicini al Vaticano».
4 I «Cahiers» si definivano in tale modo sulla seconda pagina di copertina. Come esempio si può citare il numero 2, Le témoignage d’une génération, bilancio culturale, sociale, politico. 5 Op. cit., p. 138.
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f307.2 (d) Paris, le 21 janvier 1929
Librairie Bloud & Gay
Cher Monsieur l’Abbé, Je trouve en rentrant d’un voyage à Rome votre si aimable carte du 30 décembre dernier qui m’a attendu. Comme je suis touché de vos félicitations et vous en remercie! À la suite de notre inventaire nous avons retrouvé un exemplaire de Chenon: Rapports de l’Église et de l’État 1. Je vous le fais envoyer sous pli recommandé. S’il ne vous était plus utile, voudriez-vous avoir la bonté de nous le retourner: c’est le seul exemplaire que nous ayons. Daignez agréer, Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments reconnaissants et très respectueusement dévoués. Francisque Gay
f442.60 3-XI [1930 ?] [à P. Archambault]2 Je vous retourne les épreuves de mon livre, mais je vous prie de les regarder parce que je n’ai pas assez la pratique de votre langue pour les corriger parfaitement. Je les regarde seulement pour des corrections et adjonctions du texte. Je vous prie d’agréer l’assurance de mes sentiments distingués et cordiaux. [L. S.]
1 Émile Chénon, Histoire des rapports de l’Église et de l’État: du 1er au 20ème siècle, conferenze tenute a Parigi a novembre-dicembre 1904, Bloud, 1913. 2 La lettera precedente di Fr. Gay e lo scritto non conservato al quale si riferiva non sembrano superare uno scambio episodico. I legami con l’editore si creeranno tramite Archambault, per la pubblicazione di La Communauté internationale et le droit de guerre, di cui si trattò a lungo nella corrispondenza con Prélot.
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f442.61 20-XI [1930] à M. Archambault Je vous expédie les placards 15-21 des épreuves de mon livre (chap. VIII-IX-X) avec mes observations et corrections. Avec ces épreuves j’ai reçu une note de la librairie Bloud et Gay de retourner lesdites épreuves à M. l’Abbé Aigrain3; mais avec les dernières épreuves j’ai reçu une autre note de la librairie de les retourner à vous. Je vous expédie les unes et les autres et, s’il faut expédier des placards à M. l’Abbé Aigrain, je vous prie de le faire. [L. S.]
Neuilly 45, rue Perronet
f442.62 (m) 21-11-30
Cher monsieur l’Abbé, Je tiens à vous confirmer que nous sommes parfaitement d’accord pour la préface de Le Fur. Ce dernier doit nous l’envoyer dès qu’il aura pu lire tout le texte et on vous la communiquera. Je pense que vous avez maintenant la totalité des épreuves et que la publication ne tardera pas après le Nouvel An. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueux. Paul Archambault Comptez-vous venir à Paris au cours de cet hiver et quand? Vous prêteriez-vous, le cas échéant, à l’organisation d’une petite réunion où vous présenteriez vous-même votre livre?
3 Don René Aigrain (1886-1955), professore di storia del Medioevo alla Facoltà cattolica di Angers, erudito dalle molteplici curiosità, era un collaboratore regolare della Bloud & Gay, per la quale si occupò in particolare della serie di manuali di volgarizzazione Ecclesia, Liturgia etc.
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f442.63 26-XI-30 à M. Archambault Je vous expédie les placards 29 et 30 avec mes observations et adjonctions. Je vous expédie aussi l’adjonction au placard 27 sur la proposition de M. Briand sur l’Union Fédérale Européenne. Je vous prie de m’expédier les dernières épreuves pour voir le texte définitif et la traduction des adjonctions. J’ai coupé deux morceaux du placard 29 et je vous les expédierai tout de suite avec le texte sur le désarmement et la révision des traités. [L. S.]
f310.34 (m) 29-11-30 Cher Monsieur, J’ai maintenant les épreuves et vais activer les choses le plus possible. Je ne crois pas qu’un index des noms propres soit nécessaire et, étant donné que le livre comporte déjà plus de pages que ne prévoit mon contrat des «Cahiers», je préférerais que nous en restions là. Ce serait une bien bonne affaire pour nous si vous pouviez vous trouver à Paris au début de janvier et nous faire une petite causerie sur votre livre. Dès que vous aurez pris une décision, n’oubliez pas de nous en informer. Veuillez agréer, cher Monsieur, l’expression de mes sentiments respectueux. Paul Archambault
(rl) f310.34 24-XII-30 Mon cher ami, Bon Noël à vous et à vos œuvres. Je serai à Paris le soir du 4 janvier (Hôtel de l’Avenir, 65, rue Madame). Pour le 5 janvier, je suis pris pour la réunion du comité du 239
Secrétariat des partis démocrates-populaires; mais je resterai à Paris jusqu’à samedi 10 janvier. J’ai écrit à M. Prélot deux fois, mais je n’ai reçu aucune réponse. Est-il encore à Choisy-le-Roi? Veuillez… [L. S.]
f310.35 (m) 29-12-30
Neuilly, 45, rue Péronnet
Cher Monsieur l’Abbé, Je compte bien vous voir, le 5 janvier à Paris, devant assister au banquet de la réunion des partis démocrates. Je vous expliquerai alors pourquoi il est impossible de donner suite au projet de réunion spéciale pour le lancement de votre livre. Prélot vient de subir avec succès ses examens de l’agrégation de droit. La correction des épreuves s’est trouvée de ce fait retardée. Je fais tout le posible pour rattraper ce retard. Je pense que Spes vous a envoyé, comme je lui ai demandé, mon Réalisme démocratique. Je vous remercie de vos vœux et y réponds dans les sentiments de la plus respectueuse sympathie. Paul Archambault
Neuilly, 45, rue Péronnet
f442.35 (m) 17-1-31
Cher Monsieur l’Abbé, Vous avez dû recevoir des épreuves de votre livre, et je pense être en mesure de vous envoyer très prochainement la fin. Puis-je vous demander de bien vouloir vérifier les citations latines, et de signaler au besoin à Prélot les fautes d’impression. Une ou deux de ces citations m’étonnent. Et je pense maintenant que nous irons assez vite et que je n’aurai plus qu’à vous remercier du grand honneur fait à la «Nouvelle Journée». 240
J’ai eu bien grand plaisir à causer un peu avec vous. Je souhaite que d’autres occasions m’en soient souvent données. Je sens chez vous une pensée originale et forte qui m’attire vivement. Bien respectueusement. Paul Archambault
f442.66 (m) Neuilly, 28-1-31 Cher Monsieur l’Abbé, Avez-vous pensé au texte du «prière d’insérer» dont nous avions parlé? Une demi-page sur votre but et vos idées directrices. Je vous remercie de l’envoi de votre photographie, qui me touche beaucoup. Je l’ai mise dans ma bibliothèque, en pendant de celle de Blondel. Je n’avais pas, à mes yeux, plus grand honneur à lui faire. Je passe vos notes à Prélot. Mais, pour le début, je crois que le tirage est en train. Nous ferons tout notre possible. En respectueuse reconnaissance Paul Archambault
Neuilly, 45, rue Perronet
f442.67 (m) 7-2-31
Cher Monsieur l’Abbé, Votre livre est au tirage et je pense que rien ne peut plus l’accrocher maintenant. Au sujet des corrections, je tiens à vous préciser ceci: Le texte a été revu une nouvelle fois par Prélot et j’ai veillé moi-même à ce qu’il soit fait état, dans toute la mesure du possible, des corrections proposées par vous. Mais je n’ai pas pu maintenir celles qui entraînaient un remaniement complet de certains passages et notamment une modification de la mise en pages (d’ailleurs je n’ai pas reçu à ce sujet tout ce que vous m’annonciez). J’avais déjà eu des difficultés sérieuses avec l’éditeur au sujet des premières épreuves, des nombreuses corrections jointes et des frais qu’elles allaient entraîner. Il m’était impossible de lui demander le même travail et les mêmes frais pour la mise en pages. 241
J’espère que, quand vous aurez le texte entre les mains, vous le trouverez honorable et digne de vous. Veuillez agréer, Cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueux. Paul Archambault
f442.68 (m) Neuilly, 25-3-31 Cher monsieur l’Abbé, Oui, votre livre est paru et j’ai donné toutes instructions pour qu’on vous l’envoie. M. Le Fur et Prélot le présenteront à une réunion qui se tiendra vendredi soir chez Gay. Veuillez agréer, cher monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueux et reconnaissants. Paul Archambault
a M. F. Gay 3, rue Garancière Paris (6ème)
f442.69 26 marzo 1931
Cher M. Gay, Adempio il dovere di ringraziare Lei in modo speciale per avere pubblicato presso la sua importante e ben nota Casa il mio studio su La Com. Int. e il diritto di guerra; e la prego di ringraziare a mio nome M. Paul Archambault, direttore dei «Cahiers» nella cui collezione il mio studio ha l’onore di essere stato accolto. Debbo una speciale gratitudine al Prof. M. Prélot, che con affetto d’amico ha curato la traduzione del libro, e al Prof. Le Fur che si è degnato di scrivere la prefazione. L’aver trovato presso gli amici francesi così larghe accoglienze ed aiuto mi è stato di conforto nel mio lavoro, che vuole essere un contributo alla formazione delle idee del nuovo pacifico ordinamento internazionale. Accolga, caro signor Gay, i miei saluti molti distinti e cordiali. [L. S.] P.S. La prego di consegnare a M. Prélot l’acchiusa lettera, o di spedirgliela al suo nuovo indirizzo, che io ignoro. Ringraziamenti. 242
f442.73 (m) Neuilly, 22-6-31 Cher Monsieur l’Abbé, Veuillez me faire part de la date précise de votre séjour à Paris. Et je ne manquerai pas d’aller vous voir à votre hôtel. Je n’ai pu me faire confirmer exactement quand «La Vie catholique» parlera de votre livre. Mais je puis vous affirmer qu’il n’y a aucun parti-pris contraire. Veuillez croire, cher Monsieur l’Abbé, à ma respectueuse amitié. Paul Archambault Je ne sais pas l’adresse de Prélot à Paris – pas plus d’ailleurs que la date de son séjour.
f459.6 2 nov[embre 1931] Mr. Gay J’ai reçu votre aimable lettre du 30 octobre et vos propositions pour la publication de mon poème dramatique et je vous remercie beaucoup. J’ai écrit à M. Ferrari pour vous faire quelques observations sur le texte de vos conditions; mon français n’est pas tel pour mettre les choses au point. M. Ferrari vous écrira avec précision. Je vous prie d’agréer l’expression de mes sentiments d’amitié et de reconnaissance. [L. S.]
f459.31 Paris, le 4 janvier 1932 [Contrat du 4 janvier 1932 avec la Librairie Bloud & Gay qui accepte «la vente en dépôt» d’un ouvrage intitulé Il Ciclo della Creazione; l’édition de l’ouvrage étant à la charge de l’auteur, qui en conserve la propriété. L’exemplaire du contrat est signé à Londres par Sturzo le 8 avril]. 243
(rl) f459.31 8-4-32 Cher M. F. Gay, J’ai reçu hier vos conditions pour l’édition et la vente de mon ouvrage Il Ciclo della Creazione. Je l’ai signé et je vous remercie beaucoup. Je vous écrirai quand l’ouvrage sera prêt. Je désire que vous m’envoyiez «L’aube», et lorsque je serai à Paris je ferai la régulation de ma note. Je vous prie d’agréer mes salutations très dévouées et cordiales. [L. S.]
f459.41 30-6-32 Cher M. Gay, Le mando le prime 127 pagine del mio lavoro poetico Il Ciclo della Creazione, che verrà pubblicato presso la sua maison (Bloud et Gay) perché sia passata in tempo alla Revisione Ecclesiastica. Io sconosco gli usi della Curia dell’archidiocesi di Parigi; Lei vi sarà in contatto farà, la prego, i passi necessari. In proposito, l’amico Vaussard, spontaneamente, ha messo una frase nella Preface, che ella potrà rimarcare (sans s’écarter jamais d’une théologie sûre). [L. S.]
f462.8 3-9-32 Cher M. Gay, Come siamo rimasti di accordo, le spedisco la traduzione in francese di una scena del Ciclo della Creazione per pubblicarla nella «Vie Catholique». La traduttrice è Mlle Valentine Deglaire, bibliotecaria dell’Università di Grenoble, che prepara una tesi per il dottorato su… 244
La stessa Deglaire scriverà l’articolo sul mio poema e glielo spedirà appena è pronto, o direttamente o a mezzo mio. Essa per ora abita a Sedan, 6 Place Michelet. Gradisca i miei più vivi ringraziamenti e cordiali saluti. [L. S.]
f462.11 3-X-32 Cher M. Gay, Mlle V. Deglaire ha spedito a me il suo articolo sul Ciclo della Creazione, perché essa non è ancora in diretta corrispondenza con Lei. Io glielo trasmetto volontieri, perché credo che il mio pensiero è interpretato molto bene e con esattezza di impostazione e di rilievo. Spero che a Lei l’articolo piacerà, e lo pubblicherà al più presto nella «Vie Catholique». Mi faccia mandare 10 copie del numero dove comparirà l’articolo, insieme a 10 copie del 17 settembre, dove è stata pubblicata la traduzione di una scena. L’indirizzo di Mlle Deglaire, dal 16 ottobre in poi, è a Grenoble, 4 place Vaucanson. La prego di gradire i miei più vivi ringraziamenti e cordiali saluti. [L. S.]
f459.68 22-XII-32 Cher M. Gay, J’ai vu un numéro de votre «Aube» et j’en suis enchanté. Je désire l’avoir à partir du premier janvier; mais, faute d’argent, je vous prie d’accepter un ou deux articles pour le paiement de la souscription annuelle. L’acceptez-vous? Je vous prie d’envoyer un exemplaire de mon livre Il Ciclo della Creazione à M. le Directeur de «Il Corriere», 57, rue Grande-Horloge, Agen; et un exemplaire aussi à M. Henri Prunière, Directeur de la «Revue Musicale» à Paris (je ne connais pas l’adresse). Je vous mande une carte de visite pour M. Prunière. Je vous prie d’agréer, cher M. Gay, mes vœux cordiaux pour la nouvelle année et pour vos publications. Votre [L. S.] 245
f314.36 20-3-[1933) Caro M. Gay, Dopo aver letto l’articoletto di de Kerillis4 nell’«Écho de Paris» del 17 c.m., ho creduto opportuno inviargli una lettera di rilievi per la frase ingiusta contro l’Italia prefascista. Oggi vedo che lo stesso de Kérillis nell’«Écho» di ieri ripete lo stesso pensiero. Non so se egli pubblicherà la mia lettera o no; ma sia che la pubblichi in parte o tutta intiera, sia che ne faccia cenno, sia che invece la trascuri, io penso che sarebbe opportuno che «L’aube» la pubblicasse con un commento adatto. Perciò gliene spedisco copia. Il peggiore servizio che si può fare all’Italia e alla buona causa è alterare i fatti, per far passare la tesi che una dittatura di violenze e di sangue è quella che porta del bene ad un paese. Gradisca, caro M. Gay, i miei sentimenti più cordiali5. [L. S.]
f314.39 25-3-33 M. Gay, M. de Kérillis a écrit comme chose très personnelle à un de mes amis qu’il n’a rien écrit qui puisse blesser un Italien, qu’il a donné communication de ma lettre au directeur de «L’Écho de Paris» et qu’il doute qu’elle (ma lettre) soit publiée. J’espère que vous la publierez dans «L’aube». J’ai écrit à M. Vaussard pour prendre accord avec vous au sujet d’un article pour «La Vie Catholique» sur notre ami Ferrari. 4 Henri de Kérillis (1889-1958), dopo una brillante guerra nell’aviazione, collabora col quotidiano nazionalista «L’Écho de Paris» nel quale, a partire dal 1925, è incaricato della rubrica di politica interna. Sogna di raggruppare tutte le forze di destra in una grande coalizione conservatrice, sul modello del partito Tory. Diffidente verso la Germania, è favorevole ad un avvicinamento all’Italia e sarà contro le sanzioni. Eletto deputato, dopo diverse sconfitte, nel 1936 condurrà una campagna vigorosa per annunciare la guerra imminente e sostenere il riarmo e l’unione nazionale: sarà l’unico deputato di destra a votare contro gli accordi di Monaco. Rifugiato negli Stati Uniti dopo la sconfitta, sosterrà l’impresa del Generale De Gaulle per poi rompere con lui: pubblicherà nel 1945 un violento pamphlet De Gaulle dictateur. Non tornerà in Francia e morirà a New York. Nell’articolo, Kérillis aveva scritto: «L’Italie à cette époque était très peu de chose: une nation pauvre, sans ressources financières ni économiques, sans rayonnement». Fu finalmente «La Liberté» di Parigi a pubblicare la risposta di Sturzo (M.L., II, 196). 5 In archivio si conserva anche la copia dattiloscritta della traduzione in francese, f. 314, c. 37.
246
Avez-vous reçu une lettre de M. [ ?] de Lyon sur la vente de mon Cycle de la Création? Je vous prie… [L. S.]
f314.40 (d) Paris, le 1er avril 1933
L’aube Journal quotidien du matin
Cher Monsieur l’Abbé, Nous avons été très heureux de publier votre article dans «L’aube »6. Pour la lettre dont vous parlez, nous avons examiné la question avec nos amis et ils ont été unanimes à penser qu’il était préférable d’attendre une meilleure occasion pour engager une polémique avec «L’Écho de Paris». Je regrette bien de vous refuser cette insertion et vous prie de croire, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments dévoués. Fr. Gay
f314.74 8 aprile 1933 Caro M. Gay, Sono molto lieto che il vostro Presidente dei Ministri, M. Daladier, nella sua dichiarazione sulla politica estera del 6 di questo mese, ha chiaramente ed esplicitamente affermato che il governo francese, per assicurare la pace nel disarmo, propone di «supprimer la fabrication et le commerce privé des armes». Dopo il mio articolo, pubblicato sull’«Aube» del 26-27 marzo, ho ricevuto dalla Francia diverse lettere di approvazione, consenso e incoraggiamento. Vi è chi esplicitamente accetta la mia idea «qu’une nation peut parfaitement entrer dans cette voie sans attendre les autres». Perché il problema sia studiato e penetri nella coscienza del pubblico mi sono arrivate proposte di inchieste presso i giornali, o presso uomini politici, o presso tecnici. 6
Le trafic des armes, «L’aube», 26-17 marzo 1933 (M.L., II, 184; rif. «El Matí»).
247
Io rimetto a Lei le proposte, se e come crederà meglio utilizzarle nel suo giornale. Voglia gradire i miei… [L. S.]
f314.76a (d) Paris, le 28 avril 1933
L’aube
Monsieur l’Abbé, Je n’ai pas pu répondre plus tôt à votre lettre du 8 avril parce que je voulais examiner à fond la question que vous me posiez… Après avoir pris l’avis de notre comité de rédaction, je crois qu’il n’y a pas matière à une enquête sur la fabrication privée des armes. Elle exigerait des déplacements et des documents. Les directeurs de journaux, les hommes politiques ne sont pas renseignés avec plus de précision que nous… Je regrette bien qu’il soit impossible d’entreprendre ce très intéressant et très utile travail. Veuillez agréer, Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueusement dévoués. Fr. Gay
f314.90 6-5 [1933] Cher M. Archambault, J’espère être à Paris mardi prochain, Hôtel de l’Avenir, 65 rue Madame; je désire vous voir pour vous parler de mon travail sur l’État et l’Église. Pouvez-vous me donner un rendez-vous pour mercredi ou jeudi? J’attends votre réponse à l’hôtel pour mardi soir. [L. S.]
248
f314.95 (m) Neuilly, 8-5-33 Cher Monsieur l’Abbé, Vous pouvez compter sur moi, à l’Hôtel de l’Avenir, mercredi 10 mai, vers 17h.30. Très heureux de cette occasion de vous revoir, je vous prie d’agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueux. Paul Archambault
f314.112 (d) Paris, le 8 mai 1933
Librairie Bloud & Gay
Cher Monsieur l’Abbé, Non, il nous est tout à fait impossible d’envisager la publication d’une traduction française de vos poèmes. Si nous avons accepté le dépôt du livre italien c’est d’abord et surtout pour vous être agréables et ensuite parce que le dépôt ne présentait pas de risque pour nous. Mais une édition engagerait des frais considérables sans contrepartie. Notre maison s’oriente d’ailleurs de plus en plus vers les livres de vulgarisation. Je vous dis ma pensée bien simplement, et vous prie d’excuser cette réponse si peu conforme à vos désirs. Veuillez être assuré néanmoins, cher Monsieur l’Abbé, de l’expression de mes sentiments très respectueusement dévoués. Fr. Gay
Librairie Bloud & Gay
f315.32 (d) Paris, le 30 mai 1933
Mon Révérend Père, Nous avons l’avantage de vous adresser ci-inclus, en communication, les quelques comptes rendus qui nous sont parvenus sur Il Ciclo della Creazione. 249
Nous vous serions très obligés de vouloir bien nous les retourner après usage. Veuillez agréer, révérend Père, l’expression de nos sentiments respectueusement dévoués. Fr. Gay
f315.33 (d) Paris, le 6 juin 1933
Librairie Bloud & Gay
Cher monsieur l’Abbé, Nous avons eu la vente de 145 exemplaires de votre ouvrage Il Ciclo della Creazione. En ajoutant à ce chiffre les exemplaires de presse, il nous reste encore 164 exemplaires en magasin, sur les 339 livres reçus. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de nos sentiments respectueux. F. Gay
f315.84 (m) Neuilly, 6-6-33 Cher Monsieur l’Abbé, À ma grande confusion, je suis obligé de vous dire que je ne retrouve pas chez moi la table des matières que vous aviez bien voulu me confier. Peut-être l’ai-je laissée à Gay, au moment où je lui ai parlé du volume. Je vais m’en enquérir. Mais l’aura-t-il lui-même conservée? Si je ne puis vous envoyer finalement que mes excuses, veuillez être indulgent. Je suis heureux de savoir que vous avez fait affaire avec Lisbonne et que nous aurons ainsi le plaisir de lire votre volume en français. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueux. Paul Archambault
250
f315.21 19-VI-33 Archambault Je suis en attente de votre aimable réponse sur le sujet de mon livre L’Église et l’État. J’espère être à Paris le 1er juillet et je resterai trois jours (Hôtel de l’Avenir, 65 r[ue] M[adame]). Je vous prie de prendre note de ma nouvelle adresse. [L. S.]
f315.23 (m) Neuilly, 20-6-33 Cher Monsieur l’Abbé, J’ai le regret de vous dire que Gay n’est pas disposé à publier votre livre, l’expérience lui ayant montré, dit-il, que cette question ne fait pas présentement recette et que le public paraît beaucoup moins s’y intéresser. Il ne se serait sans doute pas opposé à ce que je le publie dans les «Cahiers de la Nouvelle Journée», si votre manuscrit avait eu des dimensions répondant au cadre de la collection: mais, d’après ce que vous m’avez dit, il excéderait beaucoup. Comme je vous l’ai dit, je crois, dans ces conditions c’est sans doute Alcan qui serait pour vous l’éditeur le plus intéressant : et vous n’aurez probablement pas à regretter d’avoir eu affaire à lui. Je prévois dérangements et déplacements pour le 1er juillet. Mais, s’il est possible, je me ferai un plaisir de vous demander rendez-vous lors de votre passage. Avec tous mes regrets, et encore une fois tous mes remerciements pour la confiance dont vous voulez bien m’honorer, je vous prie d’agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueux. Paul Archambault
251
(rl) f315.23 22-6-33 J’ai reçu votre aimable lettre. Je vous prie de considérer s’il serait possible de publier mon ouvrage dans les «Cahiers de la N.J.» en deux volumes: un pour les première et deuxième parties (jusqu’à la fin du Moyen-Age), un total de 210 pages dans votre édition, pour 1934 les trois autres parties, en total de 200 pages à peu près, pour 1935. Je vous en parlerai à Paris. Le 2 juillet (dimanche) je serai à la réunion du Secrétariat international 44 rue de Rennes (Place St-Germain-des-Prés) à 9h.30 et à 14h.30. Veuillez etc. [L. S.]
f315.51 (m) Neuilly, 26-6-33 Cher Monsieur l’Abbé, Je serai absent de Paris le 2 juillet et dans l’impossibilité d’assister aux réunions du Secrétariat international. Je le regrette d’ailleurs vivement. Je ne dois pas vous cacher que, lui en ayant parlé, j’ai trouvé Gay assez réfractaire à l’idée d’une publication en deux volumes dans la «Nouvelle Journée». Il insiste sur le fait que, en dehors des collections spécialisées à cette fin, les traductions sont toujours très lourdes pour un éditeur et difficiles à écouler. Le seul moyen de vaincre ses résistances serait, je crois, d’envisager une édition réduite où vous ne laisseriez que l’essentiel. Mais je sais que la densité comme la richesse de votre pensée permettent difficilement une telle opération. Alors… je m’avoue bien embarrassé et ne sachant trop comment vous aider. Alcan est-il vraiment impossible ou indésirable? Veuillez croire, cher Monsieur l’Abbé, à mes bien respectueux sentiments. Paul Archambault
(rl [di Gay, il 30/5]) f315.32 26-6-33 Je vous envoie ci-inclus les deux comptes rendus sur Il Ciclo della Creazione que vous m’avez adressés le 30 mai («Civiltà cattolica» et «Ouest-Éclair»). Je vous prie de prendre note que jusqu’à présent j’ai vu d’autres comptes rendus; voir : … 252
Je sais que «L’aube» aussi a publié deux fois quelques lignes sur le Cycle de la Création. Je vous prie de me les chercher. Je serai à Paris les premiers jours de juillet et j’espère vous voir. Veuillez agr…. [L. S.] Je vous prie de prendre note de ma nouvelle adresse.
f413.19 (d) Paris, le 11 juillet 1933
Librairie Bloud & Gay
Cher Monsieur l’Abbé, Je me permets de vous rappeler votre promesse… Il était convenu que vous deviez nous envoyer ces jours-ci un article. Nous serions heureux de l’avoir demain ou après-demain7. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueusement dévoués. Fr. Gay
f311.102 [s.d] Caro M. Gay, Madame Marie Rossetti, segretaria del gruppo italiano all’estero della «ligue internationale des femmes pour la paix et pour la liberté», viene da mia parte a trovarla, perché Ella le dia un esemplare del mio libro La Communauté internationale et le droit de guerre. È questo il mio piccolo dono alla vendita organizzata dalla sezione francese di detta Lega, e alla quale collabora la sezione italiana. Mi permetto, nello stesso tempo, di pregar Lei, che tanto s’interessa allo sviluppo delle idee di pace internazionale, di dare anche Lei, alla signora Rossetti, qualche pubblicazione della sua Casa, che potrà interessare il pubblico della Lega. Gradisca i miei più vivi ringraziamenti e cordiali saluti. [L. S.] 7
La chute du Centre, «L’aube», 16-17 luglio 1933 (M.L., II, 231).
253
f413.27 2-9-33 Cher M. Gay, Je ne sais pas si vous avez publié dans «L’aube» mon article sur le primat de la morale8, parce que je n’ai pas reçu «L’aube» du 30 août. En tout cas je vous prie de m’envoyer 10 exemplaires. Je renonce à tout paiement pour cet article, comme j’ai renoncé pour le dernier article sur le Centre allemand. C’est ma manière d’aider «L’aube». Vous me ferez le plaisir de m’envoyer un des derniers livres de H. Bremond. [L. S.]
f413.43 25-9-33 Cher M. Gay, Ma carte postale du 2 sept[embre] est restée sans réponse. M. Vaussard m’a écrit qu’il suppose qu’il y a quelque «accrochage» pour l’article «la primauté du moral». Je vous rappelle que vous-même m’avez fait la proposition d’écrire un tel article après l’exposition de mes idées à ce propos et de le faire traduire à M. Vaussard. En tout cas, si vous [n’envisagez] pas de le publier, je vous prie de me le retourner immédiatement pour voir de le publier ailleurs. Vous écrirez à M. Vaussard. Veuillez agr… [L. S.]
8 Dopo i malintesi e le tergiversazioni che appaiono nelle lettere seguenti, l’articolo verrà pubblicato a Londra in «The Catholic Herald» del 7 ottobre 1933 (M.L., II, 268).
254
L’aube
f413.80 (m) Paris, le 19 novembre 1933
Cher monsieur l’Abbé, Je suis tout à fait confus de ce qui est arrivé. Cet article est arrivé fin août alors que je me trouvais en Grèce, je suis rentré le 10 septembre et j’ai pris trois jours de vacances, les seules que je pouvais prendre avec mes enfants à la campagne. Le 14 septembre, je suis arrivé à Paris mais… pour me mettre au lit, assez sérieusement malade d’une grosse bronchite qui m’a retenu au lit du 18 septembre jusqu’au début d’octobre. Je n’ai donc absolument rien su ni de votre article, ni de vos lettres de réclamations. Vous savez que ma secrétaire habituelle est ma fille aînée, malheureusement elle aussi s’est trouvée malade en même temps que moi, toutes nos affaires s’en sont ressenties. Ceux qui l’ont remplacé n’étaient pas au courant et manquaient complètement d’ordre. Votre article et votre lettre se sont promenés entre «La Vie catholique» et «L’aube», nul n’osant prendre une responsabilité, et à mon retour définitif, obligé de faire chaque jour le tour d’horizon9, ma fille étant encore aujourd’hui souffrante, je n’ai pas eu le loisir de compulser moi-même les dossiers qui s’étaient accumulés dans les services. Ce n’est qu’hier au reçu de votre lettre que j’ai fait une sérieuse enquête, et fait aux responsables les remontrances. On me dit que vers la fin d’août un de nos comités de rédaction présidé par M. Tessier10 de «L’aube» avait lu votre article et n’avait pas cru devoir le publier à cause de son caractère trop confessionnel. On l’a donc passé à «La Vie catholique». À «La Vie catholique», le secrétaire de rédaction l’a d’abord fait composer, mais ensuite il a craint que les allusions au Concordat ne soulèvent des difficultés avec l’autorité religieuse. J’ai été désolé qu’on ne vous ait pas pour le moins écrit ou qu’on n’ait même pas songé à mon retour tardif de me signaler cette affaire en suspens. Je viens de relire attentivement l’article. Sans être aussi absolu que mon ami Tessier et les membres du comité de rédaction, surtout G. Bidault, Ch. Blondel et Boissard, qui redoutent par dessus tout que nous tombions dans un dangereux confusionnisme en jugeant les événements politiques d’un point de vue confessionnel, je suis obligé de reconnaître que l’autorité souhaite que nous restions, dans «L’aube», sur un plan strictement politique et dans «La Vie catholique» sur un plan strictement religieux. Les références à la morale chrétienne pour que l’article puisse passer dans «L’aube» doivent donc être beaucoup plus discrètes. Pour ce qui concerne le Concordat, une phrase me paraît nécessaire pour marquer que nos observations ne sont pas dirigées contre un acte de la Secrétairerie d’État, mais contre les conséquences que certains philofascistes voudraient en tirer.
La rassegna stampa del giornale, normalmente curata dalla figlia, con lo pseudonimo «Lucida». Gaston Tessier (1887-1960), segretario della Confederazione francese dei lavoratori cristiani alla sua fondazione nel 1919 (la presiderà più tardi), era condirettore di «L’aube». 9
10
255
Enfin, j’aimerais pour ma part que vous puissiez dire, d’un mot, qu’en condamnant certains procédés de l’action antimaçonnique du fascisme vous n’approuviez pas pour autant la propagande occulte de la franc-maçonnerie contre l’Église. De toute façon, tel qu’il est, et avec les très légères précisions que je vous demande, il me semble encore que l’article conviendrait mieux à «La Vie catholique». Nous sommes terriblement surveillés même par les autorités qui nous sont le plus favorables. À la moindre équivoque, sous le plus fallacieux prétexte, on nous cherche mille histoires. Plusieurs fois on m’a exprimé le regret que nous paraissions vouloir faire une sorte de cléricalisme de gauche. On me recommande de bien rester dans «L’aube» sur le plan politique, de ne pas nous donner dans ce journal politique comme des commentateurs de la doctrine sociale de l’Église. À «La Vie catholique» on me donne le conseil inverse. Mais on est prêt à interpréter dans le sens qui nous serait le plus défavorable toute imprécision. Il va sans dire que nous comme vous n’approuvons pas l’action occulte de la maçonnerie et cependant quand nous condamnons un crime contre les maçons on viendra nous dire que nous entendons les défendre. Je crois donc qu’il serait très utile de faire paraître votre article, et en bonne place, dans «La Vie catholique», mais en apportant quelques légers amendements ou précisions qui nous éviteront à vous et à nous de sérieuses difficultés. Voulez-vous le relire attentivement et me le retourner par un prochain courrier et je le ferai passer très rapidement. Pour «L’aube» si vous pouvez en transposer l’idée essentielle sans vous référer aussi expressément à la doctrine chrétienne, mais aux règles de la morale chrétienne et humaine (et d’un seul mot) je verrai l’article avec plaisir en tête de «L’aube»… Vous pourriez du reste actualiser l’article après le plébiscite allemand… J’ai transmis les notes que vous m’avez adressées à nos différents services qui vont faire le nécessaire. Et je vous prie, cher Monsieur l’Abbé, d’agréer avec l’expression de mes excuses réitérées l’assurance de mon plus profond respect. Fr. Gay
f413.81 22-XI-33 Cher M. Gay, Je vous prie de me dire si vous croyez possible de publier en français la 3ème partie de mon Cycle de la Création, La Rédemption, comme vous avez publié Passion par René Jacquet. Je pense que ma Rédemption n’est pas plus longue que Passion. 256
Si vous ne pouvez pas le faire à vos frais, je vous prie de me dire combien me coûterait une pareille édition. Je vous prie… [L. S.]
f463.1 (d) Paris, le 2 décembre 1933
Librairie Bloud & Gay
Cher Monsieur l’Abbé, Nous ne pouvons malheureusement envisager de prendre à notre charge l’édition de votre plaquette Rédemption. Nous accepterions volontiers de prendre un dépôt de l’ouvrage réalisé par vos soins, comme les deux précédents, sans être trop optimistes d’ailleurs en ce qui concerne la vente. Je vous prie d’agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments très respectueux. Fr. Gay
f483.1 4-1-34 Caro M. Archambault, Conto essere a Parigi sabato sera. Domenica sarò da Simondet (25 Boulevard St-Germain) per il Secrétariat International. Avrei gran desiderio di vederla e parlare con Lei. Può venire all’Hôtel de l’Avenir (65, rue Madame) lunedì o martedì all’ora che le sarà più conveniente? Basta che mi avvisi in tempo per trovarmi all’hotel all’ora che Lei mi indicherà. Fra l’altro vorrei proporle per i suoi «Cahiers» un lavoro di circa 150 pagine di Sociologia storicista. È il fondo sociologico del mio lavoro su Chiesa e Stato, che io farei pubblicare a parte, come un saggio a se stante. Le acchiudo la tavola della materia, e la prego di considerare la proposta e parlarne a M. Gay. Gradisca i miei sentimenti cordiali e devoti. [L. S.]
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f499.1 (cm) Neuilly, 7-1-34 Cher Monsieur l’Abbé, Sauf contre-ordre de votre part, je compte me présenter rue Madame mardi prochain vers 17h.45. En principe, votre projet me séduit et je pense que nous n’aurons pas de peine à nous mettre d’accord. Veuillez croire, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments très respectueux. Paul Archambault
Librairie Bloud & Gay Don Sturzo Hôtel de l’Avenir 66, rue Madame 6ème
f463.4 (d) Paris, le 9 janvier 1934
Cher Monsieur l’Abbé, Voici le prix de revient que notre service de fabrication me transmet: 500 exemplaires de votre Rédemption, dans le format de La Passion de René Jacquet, 48 pages, reviendraient à 2020 francs environ. Ces prix, appliqués nets, sont ceux d’un imprimeur de province qui travaille pour nous à des conditions avantageuses. Toutefois si des relations personnelles vous mettaient à même d’obtenir des prix plus intéressants, j’accepterais volontiers de prendre un dépôt du livre imprimé par vos soins. En même temps que cette lettre, je vous fais remettre un tome XI de l’Histoire littéraire [du sentiment religieux] et un Tiberghien: La Science mène-t-elle à Dieu? Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueusement dévoués. Fr. Gay
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f414.5 25-1-34 Cher ami, Je vous remercie beaucoup de l’amabilité de m’envoyer l’Encyclopédie populaire sur la papauté (Tu es Petrus) avec une dédicace aussi amicale et dévouée. Je vous expédie un article (à la suite du bel article de M. Archambault)11. J’espère qu’il vous plaira beaucoup. Cet article est ma souscription à «L’aube» pour l’année 1934. Je vous prie d’agréer… [L. S.]
f483.3 (m) Neuilly, 5-2-34 Cher Monsieur l’Abbé, J’ai le plaisir de vous dire que Gay accepte sans difficulté le projet que vous m’avez fait l’honneur de me soumettre et qui me séduit fort quant à moi. Vous pouvez donc vous mettre au travail comme votre traducteur - que je souhaite susceptible de donner une forme aussi agréable que possible à vos Essais. J’entends parler d’une lettre que vous auriez envoyée à «L’aube», en suite à mon article sur Maritain. Je suis très impatient de la voir. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments reconnaissants et respectueux. Paul Archambault
11 La démocratie et la révolution, «L’aube», 13 febbraio 1934 (M.L., III, 11), a proposito dell’articolo di Archambault in «L’aube» del 21 gennaio Lettre ouverte à Emmanuel Mounier. Al «personnalisme révolutionnaire» di Mounier, Archambault opponeva il proprio «personnalisme démocratique». Maritain intervenne anche nella polemica.
259
f483.4 13-2-34 à M. Archambault J’espère que Paris est redevenu calme et confiant dans l’avenir. J’ai suivi les événements de ces jours avec tristesse et anxiété12. Je vous remercie beaucoup de votre aimable carte et je suis très heureux de publier mon Essai de Sociologie dans les «Cahiers de la Nouvelle Journée». Je vous prie de remercier M. Gay de ma part. J’attends encore la réponse de Félix Alcan sur la partie historique de mon travail. Comme je vous ai dit, la «Vie intellectuelle» publiera prochainement l’introduction de mon Essai. Le Père Avril m’a dit que l’a traduite M. M. Brillant. Je vous prie de la lire et de me dire si M. Brillant est tout à fait indiqué pour me faire la traduction. En ce cas, je vous prie de lui demander s’il a du temps. Quelqu’un m’a dit que M. Brillant est si pris qu’il oublie toujours quelque chose. Je désire savoir encore si les Cahiers paieront la traduction. Je n’ai pas envie de faire comme avec Prélot. C’est dommage que Prélot n’a pas de temps, non plus pour répondre même aux lettres de ses amis ! Le premier chapitre de l’Essai, réduit en article, va paraître dans la «Revue Internationale de Sociologie». Le directeur, Prof. G. Richard, m’a écrit: «Je ne doute pas que votre article n’ait les faveurs des lecteurs de notre revue. Vous donnez en effet très judicieusement satisfaction aux deux tendances pour lesquelles la sociologie est un terrain de luttes et qu’expriment les termes un peu elliptiques de sociologisme et d’individualisme. Votre identification, à la limite, de la rationalité et de la socialité est très heureuse. Elle conserve ce qu’il y a de juste chez Durkheim sans ses absurdités totémistiques et athéeistiques». Je n’ai pas vu mon article sur la Démocratie et la Révolution. Mais je n’ai pas reçu «L’aube» de dimanche ni d’aujourd’hui. La poste, ces jours-ci, n’est pas régulière. Veuillez… [L. S.]
12 La sommossa antiparlamentare del 6 febbraio 1934 a Parigi provocò una quindicina di morti e più di duemila feriti e la caduta del governo.
260
f483.5 (m) Neuilly, 18-2-34 Cher Monsieur l’Abbé, Je n’ose vraiment vous recommander pour votre traduction mon vieil ami Brillant. D’une part, je ne crois pas qu’il connaisse bien l’italien. D’autre part, on ne peut compter sur lui pour l’exécution de ses engagements. J’espère qu’on vous trouvera mieux. Pour les honoraires, je vous confirme que, hors le cas de catastrophe comme celle qui est arrivée pour l’autre cahier (mais vous veillerez à ce qu’elle ne se reproduise pas), vous pouvez compter sur une somme de 2200 fr. environ. … Paris va mieux. Mais comme il avait la fièvre, toute la question est de savoir maintenant si on se contentera d’avoir fait tomber cette fièvre ou si l’on s’attellera aux réformes profondes dont nous avons absolument besoin. Vous avez bien raison de nous rappeler que la démocratie est encore à faire. Je pense n’avoir pas donné l’impression que j’étais d’un avis différent du vôtre. Veuillez croire, cher monsieur l’Abbé, à mes sentiments bien respectueux et reconnaissants – oui, reconnaissants de l’honneur que vous faites à nos Cahiers. Paul Archambault
f483.6 26-2-34 Cher M. Archambault, Je vous prie de me dire si Mlle Lucienne Portier13, qui est amie de Mlle Germaine Swartz (5, rue Thouin, Paris, 5ème) serait la traductrice qu’il faut pour mon ouvrage. Mlle Portier a été l’élève du Prof. Hauvette. Vous pourriez avoir de lui des informations. Si vous pouviez m’indiquer d’autres noms, vous me feriez une grande faveur. Veuillez agréer… [L. S.]
13 Lucienne Portier (1894-1996), italianista, che insegnò all’università di Grenoble e poi a La Sorbona, non aveva sostenuto a quell’epoca la tesi Antonio Fogazzaro (Boivin, 1937).
261
f319.45 (d) Paris, le 8 mars 1934
L’aube
Monsieur l’Abbé, Nous vous remercions de votre aimable envoi de livres pour la Vente-Kermesse de «L’aube». Le rayon À l’enseigne de Saint-Aubin, très touché, vous en remercie très sincèrement. Veuillez agréer, Monsieur l’Abbé, l’expression de nos sentiments respectueusement dévoués. Fr. Gay
f483.7 11-3-34 à M. Archambault M. Vaussard m’a proposé Mlle Juliette Bertrand pour traduire mon ouvrage14. Elle a traduit des livres d’Aniante, de Malaparte et de Papini sur Dante. Je vous prie de me dire si vous êtes de la même opinion. Vous pourriez lire quelques pages du Dante de Papini pour voir s’il vous plaît. Mlle Bertrand est agrégée d’italien et licenciée de philosophie. Veuillez… J’ai lu avec plaisir la conclusion que vous avez donnée à la polémique sur la démocratie et la révolution. [L. S.]
f483.9 (m) Neuilly, 18-3-34 Cher Monsieur l’Abbé, Je n’ai pu finalement avoir des renseignements sur Mlle Portier – ce qui ne veut pas dire, bien entendu, que ces renseignements n’auraient pas été excellents.
14
262
Vedi la lettera n. 89 del 9 marzo, nel Carteggio Sturzo-Vaussard, p. 85.
Mais, pour Mlle Bertrand, nous marcherions sur terrain connu et tout à fait sûr. Je n’ai donc aucune objection à ce que vous vous rendiez à l’opinion de Vaussard. Je pense donc que nous allons maintenant aboutir assez vite et vous remercie de nouveau. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueux. Paul Archambault
f415.3 4-7-34 à M. Fr. Gay Je vous envoie un article à propos des événements d’Allemagne15. Il est bien fort, mais je crois qu’il faut que quelqu’un parle très fort non seulement sur les dictateurs, mais aussi sur les chefs d’État. Leur responsabilité est très grave. J’espère que vous publierez mon article, soit aussi sur la rubrique Opinions. Je vous prie… [L. S.]
f415.9 16-VII-34 Cher M. Gay, Je vous envoie un autre article qui fait pendant à celui que vous avez publié («Les chefs d’État et les dictateurs») le 11 juillet. L’article est «Les dictateurs et les parlements»16). J’ai écrit aussi un petit aperçu sur l’assassinat de Klausener, au titre Per equivoco! (Par équivoque)17. Vous le publierez ou non comme vous voulez. Je vous prie de me faire envoyer 5 exemplaires de l’article Les chefs d’État (11 juillet) et de chaque article à moi que vous publierez. Chefs d’État et dictateurs, «L’aube», 11 luglio 1934 (M.L., III, 57; rif. «El Matí»). Vedi M.L., III, 63, secondo «El Matí» del 20 luglio. 17 Par erreur, «L’aube», 22-23 luglio 1934 (M.L., III, 60; rif. «El Matí»). 15 16
263
J’ai lu dans «La Vie catholique» du 14 juillet (Les épreuves de l’Allemagne) l’affirmation suivante: «Quand l’Italie et la Russie firent appel aux chefs… elles étaient dans un état de désorganisation sociale et de faiblesse morale presque désespéré» (Savantier). C’est une fable; c’est fausser l’histoire. Je crois que Savantier ne connaît rien de l’Italie avant le fascisme. Je recommande mon livre L’Italie et le Fascisme (chez Alcan). Je regrette que «La Vie catholique» accrédite les mensonges répandus par les fascistes pour justifier la tyrannie. Je vous prie d’agréer, cher M. Gay, mes sentiments très dévoués et cordiaux. Luigi Sturzo
f463.32 19-7-34 Cher M. Brillant, Permettez-moi de vous rappeler la promesse d’écrire pour «L’aube» un article sur Il Ciclo della Creazione. Je suis en train de conclure pour [la représentation ]. Il y a quelques difficultés d’ordre financier. La société qui prendra l’initiative de la représentation a l’intention de venir à Paris. La traduction française de la Première Action est faite. Je serai à Paris le 31 juillet et le 1er août. J’espère vous voir. Veuillez agréer etc. [L. S.]
f463.38 23-7-34 à Gay Je serai à Paris le 30 juillet pour deux ou trois jours. Je désire trouver le compte de la vente du Ciclo della Creazione et si possible avoir aussi le paiement de ce qui me concerne, juste la lettre que vous a envoyée la Maison des Editions Contemporaines. Veuillez agréer… [L. S.]
264
f415.25 (m) [août 1934]
Union Catholique du Théâtre 19, rue Vaneau 7ème
Cher Monsieur l’Abbé, Comme vous avez dû le voir, votre article a paru dans «L’aube» de dimanche18… malheureusement avec des fautes d’impression, particulièrement dans le titre: «Politique et prestige» au lieu de «Politique de prestige»… Je le regrette d’autant plus que j’avais fait dactylographier l’article. On n’est jamais sûr des imprimeurs. J’ai envoyé votre manuscrit, comme je vous l’avais dit, vendredi soir à Miss B. Barclay Carter. Je vous souhaite bon repos dans cet admirable pays que j’aime infiniment, aux rives de cette Méditerranée qui est à mes yeux la mer par excellence. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, toute mon admiration et mes bien dévoués hommages. Maurice Brillant
f415.39 26-9-34 Cher M. Gay, Comme vous m’avez dit, avec tant d’amabilité, de vous demander librement les livres de votre maison, j’ai écrit la note suivante: H. Bremond, L’Invasion mystique; La Métaphysique des Saints. G. Bazin, Windhorst: ses alliés, ses adversaires. G. Goyau, Ketteler. J. Bourlon, Les assemblées du clergé et le jansénisme. J. Lacoste, La Vie intérieure. H. Cabane, Histoire du clergé de France pendant les révolutions de 1848. G. Coolen, Histoire de l’Église d’Angleterre. J’espère vous donner encore d’autres articles pour L’aube pour n’avoir pas l’air d’abuser de votre courtoisie. J’ai reçu les trois exemplaires de La Communauté internationale. Je vous prie de mettre ces trois exemplaires dans la liste de vos cadeaux de livres.
18
Politique et prestige: Dantzig, l’Autriche, la Sarre, «L’aube», 5-6 agosto 1934 (M.L., III, 68).
265
Le Directeur du «Catholic Herald» m’a fait demander des noms de personnalités catholiques pour les avoir comme correspondants à Paris. J’ai donné les noms de Hourdin19 et de Carité, à «L’aube». Je vous prie de les avertir. [L. S.]
f415. 45 (m) 10 octobre 1934 Cher Monsieur l’Abbé, Notre ami M. Gay me prie de vous envoyer votre article, d’ailleurs si intéressant, d’impressions sur l’Espagne. Il tombe à un mauvais moment et il est impossible de publier un article de pures impressions pendant les événements politiques qui bouleversent l’Espagne… Nous n’avons vraiment pas de chance : votre article sur le roi Alexandre et Barthou devait paraître ce matin20…L’assassinat de Marseille nous empêche aussi de le publier. Tous nos regrets… Espérons qu’il n’y aura rien d’aussi tragique pour arrêter la prochain article! Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, tous mes sentiments bien respectueux et dévoués. Maurice Brillant
L’aube
f322.50 (m) 13-10-34
Cher Monsieur l’Abbé, Monsieur Gay m’a fait [part] de la délicate attention que vous aviez eue de donner mon nom au Directeur du Catholic Herald, comme correspondant parisien possible. 19 Georges Hourdin (1899-1999), aveva prima militato in seno alle organizzazioni studentesche cattoliche prima di interrompere gli studi in giurisprudenza e diventare esponente permanente del Partito Democratico Popolare, segretario del gruppo parlamentare e segretario di redazione del «Petit Démocrate». Collaborava anche con «L’aube». Fu per un periodo condirettore di «La Vie Catholique» prima della pubblicazione di «Temps présent». 20 Questo articolo, Re Alessandro a Parigi, Barthou a Roma, del 5 ottobre, sarà pubblicato su «El Matí» il 13, quindi dopo l’assassinio del re e del ministro avvenuto a Marsiglia il 9 (M.L., III, 87).
266
J’en suis très touché et je vous en remercie vivement. Il est certain que j’aimerais beaucoup avoir ainsi une ou deux «correspondances» avec des journaux étrangers. Mais ce n’est pas facile de les obtenir quand on ne connaît presque personne. Il n’y a qu’un moyen, c’est précisément d’être désigné par un ami aussi bon que vous. Je ne sais pas, d’ailleurs, si le Directeur du «Catholic Herald» donnera suite à son projet. Je n’en ai pas encore été avisé à l’heure actuelle. Quel que soit le résultat de l’indication que vous lui avez donnée, je vous en garde une très vive reconnaissance. Je tenais à vous le dire sans attendre et à vous exprimer, cher Monsieur l’Abbé, mes sentiments très respectueux. Maurice Carité
f415.55 (d) Paris, le 16 novembre 1934
L’aube
Cher Monsieur l’Abbé, C’est entendu, je vous attendrai le 22 novembre vers midi. En attendant, je vous serai bien reconnaissant de m’envoyer l’article que vous voulez bien me proposer21. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments les plus respectueusement dévoués. Fr. Gay
f483.28 1-1-35 à M. P. Archambault Je vous prie d’accepter mes meilleurs souhaits pour la nouvelle année. La traduction de mon Essai de Sociologie n’est pas encore finie. J’ai écrit à Mlle Bertrand pour faire plus vite. J’espère vous donner entre janvier la 1ère partie et la 2ème partie en février. Cordialement à vous. [L. S.] 21
Deux expériences. À propos de la crise française, «L’aube», 28 novembre 1934 (M.L., III, 100).
267
f324.35 (m) 6 janvier 1935
La Vie Catholique
Cher Monsieur l’Abbé, Je suis confus que vous m’ayez devancé dans l’échange des vœux de nouvelle année; je vous prie d’agréer les miens, les plus chaleureux, et ceux de tous ceux que vous connaissez dans notre maison de la rue Garancière. Vous avez dû recevoir maintenant le n° de «L’aube» dans lequel a paru votre article, puis le post-scriptum22. Chaque fois que vous aurez besoin de quelque chose, je serai heureux de vous le faire adresser. Depuis votre dernier passage à Paris, j’ai changé de situation dans la maison: au lieu de m’occuper du service commercial de la Librairie, M. Gay m’a confié le secrétariat de rédaction de «La Vie catholique», ce qui est, évidemment, beaucoup plus intéressant. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueux et tout dévoués. Maurice Carité
f483.29 (m) Neuilly, 7-1-35 Cher Monsieur l’Abbé, Je vous remercie de vos vœux et vous adresse les miens, bien sincères. Comme tous vos amis se réjouiraient si les événements vous permettaient de retourner en Italie sans vous renier vous-même, et reprendre là l’exercice de votre activité politique et sociale. Mais est-ce 1935 qui nous apportera ce bonheur? Je prends note de l’envoi de votre Essai de Sociologie et m’efforcerai de faire aussi peu attendre que possible cet ouvrage, qui sera pour nous tous une lumière. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueux. Paul Archambault
22 Un référendum en Angleterre, «L’aube», 29 dicembre 1934, con un «post scriptum» dando le cifre definitive il 3 gennaio 1935 (M.L., III, 106 e 109).
268
f483.34 15-3-35 à M. P. Archambault L’Essai de Sociologie est prêt. La traduction est bien faite. Je serai à Paris demain soir (samedi); je verrai Mlle Bertrand dimanche et je vous demande un rendez-vous pour lundi dans l’après-midi à l’Hôtel de l’Avenir. Je vous demande de me fixer l’heure (peutêtre à 5h.30) pour être sûrement à l’hôtel. J’ai beaucoup de choses à vous dire. Cordialement à vous. [L. S.]
f483.35 (m) 17-3-35 Cher Monsieur l’Abbé, Je pense que rien ne m’empêchera de me rendre à l’Hôtel de l’Avenir demain à 17h.30. Je me réjouis d’avoir bientôt entre les mains votre manuscrit et vous prie de croire à tous mes respectueux sentiments. Paul Archambault
f464.47 22-3-35 à M. Gay Comme vous savez, Mlle Valentine Deglaire, bibliothécaire à l’Université de Grenoble, a fait une magnifique traduction du Cycle de la Création. Pendant cette année ou dans les premiers mois de 1936, le Cycle sera probablement joué à Londres et en Suisse et j’espère à Paris et Bruxelles. M. D. Milhaud en a écrit la musique (ch[oeur] et orch[estre]); elle est de premier ordre. 269
Je vous propose de publier le Cycle en français, dans les conditions suivantes. 1. Vous avancerez les frais de presse et de publicité. 2.La traduction sera à ma charge. 3. Si, après la première année de la date de la publication du Cycle, les frais de presse ne sont pas compensés, le déficit éventuel sera réparti à moitié entre vous et moi. Je vous verserai la moitié entre un mois. À partir de cette répartition, les recettes pour chaque exemplaire vendu seront réparties 50% à vous et 50% à moi. Je vous demande avant de définir l’affaire de me dire à peu près quels seront les frais de presse. [L. S.]
Union Catholique du Théâtre 19, rue Vaneau Paris 7ème
f416.40 (m) 3 avril 1935
Cher Monsieur l’Abbé, On m’a donné aujourd’hui votre article sur Stresa et on m’a promis qu’il paraîtrait demain matin 4 avril23. Ce qui fait que vos articles paraissent un peu en retard, c’est qu’on manque souvent de place dans «L’aube» qui est très encombrée. C’est ainsi que l’article sur l’Éthiopie24 – qui est maintenant publié – n’a pu paraître que huit jours après qu’on me l’a donné pour le traduire. (J’aurais voulu qu’il parût plus tôt, car il est fort intéressant et il y a là des choses que personne ne dit et qu’il est nécessaire de dire.) J’insiste d’ailleurs toujours pour qu’on publie le plus tôt possible vos articles. Enfin on m’a dit qu’on s’arrangerait pour les faire paraître désormais sans retard. Je tâche, en les mettant en français, qu’ils n’aient pas l’air d’une traduction, mais d’avoir été composés directement en français (j’aime mieux, pour cela, sacrifier quelquefois le «mot-à-mot», la littéralité, en conservant strictement le sens). Que devient votre Cycle de la Création? Milhaud m’a dit qu’il travaillait à la partition. En attendant le plaisir de vous revoir, je vous prie d’agréer, cher Monsieur l’Abbé, mes très respectueux et amicaux souvenirs. Maurice Brillant 4 avril. Votre article paraît en effet ce matin avec un titre ajouté par la rédaction.
23 24
270
À la veille de Stresa. Les trois courants de l’opinion anglaise, «L’aube», 4 aprile 1935 (M.L., III, 167). Un problème de conscience, «L’aube», 31 marzo-1er aprile 1935 (M.L., III, 124; rif. «El Matí»).
(rl) f416.40 5-4-35 Mon cher ami, Je vous remercie de votre aimable lettre d’hier. Vous me permettrez de faire sur «L’aube» une rectification nécessaire. C’est pour ça que je vous envoie une petite note25. J’ai saisi cette occasion pour faire remarquer le geste inopportun de Ramsay MacDonald contre la prochaine réunion de Stresa. Je vous prie de la traduire et de dire à M. Gay d’en permettre la publication immédiate. La musique de Milhaud est prête; elle est magnifique: sans rhétorique, sans déclamations, vraiment classique, d’un classicisme tout à fait moderne. Mais, hélas! le régisseur n’a pas trouvé l’argent nécessaire pour la mise en scène. [L. S.]
19, rue Vaneau
(7ème)
f416.42 (m) 20 avril 1935
Cher Monsieur l’Abbé, On m’a donné votre excellent article sur une nouvelle phase (en français le mot étape sera linguistiquement plus orthodoxe) du parti catholique belge26, que je remets à l’imprimerie. J’espère donc qu’il passera demain (Pâques) et que l’imprimerie ne le maltraitera pas trop. Dans l’article précédent on a dû par prudence faire 1 ou 2 légers changements (comme d’éviter le mot nonces parmi les diplomates auxquels vous reprochiez d’avoir présenté leurs devoirs à Hitler)27. Je me désole des difficultés financières qui gênent la représentation du Cycle de la Création. J’espère que ce n’est qu’un petit retard. Je ne m’étonne pas que la musique de Darius Milhaud vous satisfasse; c’est un grand artiste. Joyeuses Pâques je vous souhaite et veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de ma respectueuse sympathie et admiration. Maurice Brillant
Questa nota, con la menzione «non risulta pubblicato», viene data in M.L., III, 142. Une nouvelle étape du Parti catholique belge, «L’aube», 21-22-23 aprile 1935 (M.L., III, 145; rif. «El Matí»). 27 Deux conceptions: la chrétienne et la barbare, «L’aube», 11 aprile 1935 (M.L., III, 143). Nel testo originale, non si voleva che fossero presenti ai ricevimenti ufficiali, finché Hitler avrebbe avuto le mani macchiate di sangue, «né ambasciatori né nunzi». 25 26
271
f483.36 30-IV-35 à M. Archambault Je pense que Mlle J. Bertrand vous a remis deux exemplaires de mon Essai de Sociologie, un pour vous et l’autre pour le réviseur ecclésiastique. J’ai besoin d’en avoir un; si vous l’aviez en plus, je vous prie de me le faire expédier le plus tôt possible. Veuillez agréer mes sentiments etc. [L. S.]
f483.38 26-5-35 à P. Archambault Je pense que vous avez passé le manuscrit de mon Essai à l’imprimerie. Je vous prie de me faire parvenir les épreuves dans la première quinzaine de juillet pour avoir le temps de faire les corrections avant mon départ pour les vacances. Il faut envoyer une deuxième copie des épreuves à la traductrice, Mlle Juliette Bertrand, 115, rue SaintDominique, Paris, 7ème. Je mettrai les intitulés des paragraphes dans chaque chapitre comme sous-titres. Je vous demande si vous avez réfléchi à ma proposition d’écrire vous-même la préface à mon livre. Veuillez agréer… [L. S.]
f483.39 (m) Neuilly, 28-5-35 Cher Monsieur l’Abbé, Avec un retard dont je m’excuse – mais qui n’a rien compromis car, en raison des engagements pris, je ne pouvais rien mettre en composition avant les vacances – je 272
viens d’achever la lecture de votre manuscrit28 et je n’ai pas besoin de vous dire que j’ai retrouvé avec joie la fermeté de pensée et la largeur de vues qui vous sont coutumières. Malheureusement, au point de vue pratique, je me trouve en face d’une difficulté que je n’avais pas prévue. Avec ses 406 pages dactylographiées – dont chacune fait à peu près une page des Cahiers – c’est deux gros cahiers de la Nouvelle Journée qu’il faudrait pour le publier intégralement. Je poserai à Gay, si vous y tenez, la question de savoir s’il accueillerait une publication sous cette forme. Mais je suis sûr que je me heurterai à un refus formel: car Gay n’est pas sans partager en ce moment les soucis et les difficultés de tous les éditeurs et il ne voudra pas assumer en ce moment un risque qui alourdirait singulièrement une collection qui marche, mais demande à être ménagée. Et vous me voyez aussi embarrassé que vous pourrez l’être vous-même… Tenez-vous immédiatement à une publication intégrale de votre Essai? Si oui, je serai contraint de vous demander de vous adresser à un autre éditeur comme Vrin et Alcan. Accepteriez-vous qu’à titre provisoire, la publication se limitât aux parties les plus neuves et les plus importantes de votre travail? Si oui, une combinaison serait peutêtre possible avec les Cahiers. Et un an ou deux après, notre édition écoulée et les circonstances devenant plus favorables, cela ne vous empêcherait sans doute pas de trouver un éditeur pour la totalité de l’ouvrage. Vous auriez ainsi préparé cette publication complète (accompagnée peut-être de références, notes, etc., que certains s’étonneront de ne pas trouver dans un ouvrage de caractère scientifique), mais vous ne l’auriez nullement rendue impossible. Qu’en pensez-vous? J’attends vos instructions pour agir en conséquence. Je pense que vous avez reçu l’exemplaire demandé. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueux et bien dévoués. Paul Archambault
f483.41 30-5-35 Cher M. Archambault, Je crois que vous avez fait une équivoque sur la longueur de mon Essai de Sociologie en disant des 406 pages dactylographiées que «chacune fait à peu près une page des Cahiers». J’ai fait la confrontation mot à mot (selon le système anglais) avec ma Communauté internationale; la page dactylographiée de l’Essai, l’une portant l’autre, a 260 mots 28
Si tratta dell’Essai de sociologie, vedi lettera 67.
273
et la page du Cahier 18 a 375 mots. Globalement, l’Essai (avec l’introduction) sera de 285 pages à peu près au lieu des 263 pages de La Communauté. Si vous voulez que je coupe une vingtaine de pages, ce n’est pas difficile de le faire, mais comment pensez-vous qu’il serait possible de faire un choix de morceaux? Je ne pense pas aller chez Alcan parce que la sociologie de cette maison est la plus positiviste de France. Mais il y a plus: M. Vaussard prit l’engagement avec Mlle Bertrand du paiement de 2000 francs pour la traduction, après votre lettre du 18 février de l’année passée dans laquelle vous me faisiez la proposition de 2200 francs d’honoraires «environ». J’aurais donc travaillé presque un an pour avoir en plus la dépense de 2000 francs? Je laisse à votre considération et à celle de M. Gay la question. Je suis sûr que mon Essai n’est pas moins important que l’autre sur la communauté internationale et à peu près du même prix de revient. J’espère n’avoir pour lui ni préoccupations ni dommages. Je fais confiance à vous deux. Veuillez… [L. S.]
La Vie Catholique
f416.61 [circolare] Paris, le 7 juin 1935
Monsieur, Dans le désarroi social et politique actuel, en face des doctrines de violence, qu’elles viennent de l’extrême-droite ou de l’extrême-gauche, nous sommes convaincus que les catholiques peuvent, en s’inspirant de la doctrine sociale et économique que les Encycliques pontificales ont si souvent rappelée, jouer un rôle prépondérant. Ce rôle, ils l’ont joué à certaines heures dans les pays comme l’Allemagne et l’Italie ; ils le jouent actuellement en participant au pouvoir en Hollande et en Tchécoslovaquie ou en assumant eux-mêmes les responsabilités du pouvoir en Belgique, en Autriche ou en Espagne. Nous pensons qu’il serait intéressant de montrer dans «La Vie catholique» jusqu’à quel degré ont été poussées les expériences du Parti Populaire en Italie et du Centre Catholique en Allemagne et peut-être les causes de leur échec. Il faudrait par ailleurs mettre en lumière ce qu’ont pu apporter de neuf ou d’original les catholiques qui participent aux gouvernements de Hollande et de Tchécoslovaquie et l’influence qu’ils exercent au sein de ces gouvernements. Mais le rôle joué par les catholiques en Belgique, en Autriche et en Espagne retiendrait davantage notre attention. Ont-ils, comme nous le pensons, apporté un programme original et hardi répondant aux besoins profonds de notre temps? Comment ont-ils essayé de le réaliser? Quels obstacles ont-ils eu à vaincre? Avec qui et comment 274
ont-ils dû composer? Est-ce que les précautions, les attitudes ou les mesures qu’ils ont prises les ont écartés de leur programme initial? Où en sont-ils de leurs réalisations? Autant de questions auxquelles il nous paraît [nécessaire ?] de répondre en une synthèse assez rapide sans doute mais suffisamment précise pour que l’exemple de ce qui a été fait ici ou là soit générateur de résolutions et d’action. Vous verrez sur le plan ci-joint la collaboration que nous vous demandons. Nous espérons que les précisions ci-dessus vous permettront de nous donner une réponse favorable et d’apporter votre contribution au bilan que nous voulons dresser des catholiques au pouvoir. De toute manière, nous vous serions reconnaissants de nous donner une réponse de principe par un très prochain courrier et nous aurions besoin de recevoir votre manuscrit pour le 20 juin. En vous disant dès maintenant toute notre reconnaissance pour votre collaboration, nous vous prions d’agréer, Monsieur, l’expression de nos sentiments respectueusement dévoués. Pour le Directeur Maurice Carité
[nella lettera del 30/5] f483.41 18-6-35 [à Archambault] J’attends une réponse favorable à ma dernière lettre; veuillez être aimable de solliciter une décision sur l’ennuyeuse affaire de mon Essai de Sociologie. Je pense que vous avez reçu ma lettre du 30 mai. Cordialement à vous. [L. S.]
f483.42 (m) Neuilly, 19-6-35 Cher Monsieur l’Abbé, J’aurais voulu, avant de vous répondre, trouver le temps de relire en détail votre manuscrit pour vous donner mes propres suggestions quant au remaniement proposé. 275
Mais je comprends votre désir d’être fixé. Voici donc le résultat de mon entretien avec Gay à votre sujet. Je n’ai pas besoin de vous dire qu’il est, comme moi, très désireux de contribuer à la diffusion de votre pensée. Mais, plus encore que moi, il est obligé de tenir compte des difficultés actuelles de l’édition. Il insiste pour que les «Cahiers de la Nouvelle Journée» ne dépassent pas désormais 180 pages environ pour le texte principal. Dans ces conditions, il faudrait deux cahiers pour publier tel quel votre texte et ce serait une aventure pleine de risques divers. Il n’y a donc bien qu’une solution, celle que je vous proposais: remanier votre texte, en ne conservant provisoirement que les chapitres les plus neufs et les plus caractéristiques, de manière à le faire tenir dans les dimensions désormais impérieusement fixées. Je crois devoir préciser: 1 - que cette publication vous laisserait toute liberté, un ou deux ans après, de reprendre la disposition de votre texte entier, en y ajoutant, ce qui serait souhaitable à mon sens et facile, la documentation vous permettant de faire de votre essai un véritable traité. 2 - que la rémunération prévue pour le cahier restant la même – 2200 francs environ – vous n’auriez pas l’ennui soit de faire attendre difficilement à Mlle Bertrand le prix de sa traduction, soit de la prendre à votre charge. Et nous n’aurions, pour notre part, rien à nous reprocher puisque les engagements de principe que j’avais cru pouvoir prendre seraient tenus strictement. J’espère donc que ces offres ainsi précisées vous paraîtront susceptibles d’être acceptées et je vous prie d’agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mon respectueux dévouement. Paul Archambault
f483.43 21-6-35 à M. Archambault Merci beaucoup de votre aimable lettre et des propositions que vous et M. Gay avez faites pour m’aider à résoudre le problème de la publication de mon Essai. Je pense que, s’il est difficile aujourd’hui de publier le texte complet de mon Essai, ce sera plus difficile encore après un ou deux ans quand déjà sera parue la partie la plus caractéristique. Autre inconvénient : l’année prochaine va paraître mon ouvrage sociologique sur l’État et l’Église. En tout cas, je suis dans ma 64ème année, et je crois ma fin pas lointaine. Alors, voilà ma proposition: 180 pages sont la limite infranchissable que Gay assigne au livre. Soit: les frais nets des autres pages, de la 181ème jusqu’à la fin (je crois à 276
peu près 80 ou 90 pages) seront compensés sur mon bénéfice de 2200fr. Je paierai à Mlle Bertrand la différence de ma poche. J’entends par frais nets: a) la composition; b) le papier; c) le tirage. Je pense que le coût global par page (à 2000 exemplaires) sera à peu près 14 fr. Au total 1260 fr. Si la différence entre mon chiffre et le chiffre réel n’est pas trop grosse et si M. Gay accepte ma proposition, vous pouvez envoyer le manuscrit à la typographie. J’espère que, de cette manière, tout sera facilement réglé. Veuillez… [L. S.]
f483.45 7-VII-35 à M. P. Archambault J’espère avoir ces jours-ci une réponse à mes dernières propositions du 21 juin sur la publication de mon Essai de Sociologie. M. Gay est déjà rentré de Prague et je pense que vous avez fini votre travail de professeur. Voulez-vous la deuxième copie (que vous m’avez remise en mai) pour la révision ecclésiastique? Ou est-elle déjà faite? Cordialement à vous. [L. S.]
f483.47 (m) Neuilly, 14-7-35 Cher Monsieur l’Abbé, C’est à Gay qu’il appartient de prendre une décision au sujet de votre lettre, puisque le problème qu’elle pose est d’ordre financier Je lui demande par le même courrier – à nouveau – de vous fixer dès qu’il sera possible. Je crains d’ailleurs que la dépense à envisager ne soit bien supérieure à celle dont vous parlez. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments bien respectueux. Paul Archambault 277
f483.46 14-7-35 à Archambault Je ne sais que penser de votre silence aussi obstiné. J’ai prié Mrs B. Barclay Carter, ma secrétaire (qui sera à Paris aujourd’hui avec sa tante Miss Marshall, Hôtel de l’Avenir) de vous voir et de vous demander les dernières nouvelles de mon Essai de Sociologie. Je vous prie de ne pas vous fâcher pour mes instances. Sont passés quatre mois inutiles; et après tout j’ai fait des propositions certainement acceptables pour Gay. Veuillez agréer, mon cher ami, etc. [L. S.]
f483.48 16-7-35 à Archambault J’ai reçu votre lettre du 14 qui s’est croisée avec la mienne du même jour. J’ai écrit à Miss Barclay Carter d’aller chez Gay. J’espère avoir une réponse tout de suite. Il faut faire vite. Sur la révision ecclésiastique, je vous ai écrit trois fois sans aucune réponse. Je vous prie de nouveau de me dire si la révision a été faite; et si non, je vous prie de m’écrire, le plus tôt possible, parce que je partirai pour la Belgique le 26, s’il est nécessaire de vous renvoyer la deuxième copie de mon Essai de Sociologie. Veuillez etc… [L. S.]
Les Trèfles, L’Ile-aux-Moines, Morbihan
f417.18 (cm) 20 juillet 1935
Cher Monsieur l’Abbé, Je suis jusqu’à la fin de juillet dans cette île paisible au milieu du golfe du Morbihan. J’ai grand plaisir à me savoir toujours d’accord avec vos articles. Vous dites des choses que personne ne dit et qu’il faut dire. Vous sauvez l’honneur des catholiques. Bravo. 278
Le chanoine Reymond, jeune, actif, va ressusciter «Le Correspondant» (modernisé). Je m’en occuperai avec Jean Morienval. Nous espérons que vous nous ferez l’honneur et le plaisir d’y collaborer. Au surplus le chanoine Reymond s’est entendu avec notre ami Domenico Russo et «Le Correspondant» (qui siègera 20 boulevard Montmartre audessus de la rédaction parisienne de «L’Ouest-Éclair» où travaille Russo) serait l’organe du Comité de Défense de la Civilisation dont vous êtes promoteur. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, toute mon admiration et mes respectueuses amitiés. M. Brillant
St-Jean-de-Braye Loiret
f483.49 (m) 21-7-35
Cher Monsieur l’Abbé, Ainsi que vous devez le savoir, j’avais quitté Paris avant l’arrivée de Mrs Barclay et n’ai pu la voir. Mais actuellement c’est de Gay que dépend toute l’affaire, et je n’ai pu que lui laisser le soin de vous répondre sur tout cela. En ce qui concerne la révision ecclésiastique, j’avais jugé inutile de la solliciter avant que nous fussions tous trois d’accord, ce qui ne me paraît malheureusement pas encore fait. M. l’abbé Magnin a coutume d’aller vite et je crois qu’il sera suffisant de lui communiquer le manuscrit entre le moment où l’accord sera intervenu et celui où l’impression pourra commencer. Vous devez avoir mes Pierres d’attente 29 que je vous ai dédicacées, et aussi le Lagrange que j’ai demandé pour vous à Gay, il y a un certain temps déjà. Très sincèrement peiné de ne pouvoir répondre à votre hâte aussi bien que vous le souhaiteriez, je vous prie d’agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueux. Paul Archambault
29
Pierres d’attente pour une cité meilleure («Cahiers de la Nouvelle Journée», n. 29), Bloud et Gay, 1935.
279
f417.20 24-7-35 Cher M. Brillant, C’est avec grand plaisir que je vous mande mon adhésion à l’initiative du chanoine Reymond pour ressusciter «Le Correspondant» et en faire le centre du mouvement pour la civilisation chrétienne. J’eus de la peine à le voir mourir de la sorte. Je serai à Paris le 31 juillet pour quatre ou cinq jours; j’espère vous voir. Est-ce à vous que le Père Boisselot de Juvisy a envoyé mon article sur l’État totalitaire pour la traduire? Je lui avais fait votre nom. Veuil… [L. S.]
f483.50 24-7-35 Cher M. Gay, Le Prof. Paul Archambault m’a écrit de Saint-Jean-de-Braye, à propos de mon Essai de Sociologie que «actuellement c’est de Gay seul que dépend toute l’affaire». Je pense qu’il vous a passé ma lettre de juin; en tout cas je vous envoie une copie exacte. Je partirai vendredi prochain pour Bruxelles et j’espère être à Paris le 30 ou le 31. Je viendrai vous voir pour définir d’accord la question. Je vous prie de me faire trouver un compte exact des frais pour les pages en plus des 180 pages déjà accordées. Veuillez agréer, mon cher ami, mes sentiments de gratitude et de cordialité. [L. S.]
f483.55 3-8-35 à M. Gay Paris J’ai été à Saint-Séverin, mais je n’ai pas trouvé le Rév. M. Magnin. Je lui ai écrit. Le manuscrit lui sera envoyé de Londres. Alors, cette affaire est en règle. 280
En vous remerciant d’avoir accepté ma proposition, je vous prie de me faire le grand plaisir de me faire trouver toutes les épreuves de mon Essai de Sociologie pour le 4 septembre, jour de mon retour à Paris. J’en ferai à Paris même la correction d’accord avec ma traductrice Mlle Bertrand. C’est pour éviter les frais d’un séjour prolongé à Paris ou d’un retour de Londres dans le cas où les épreuves ne seraient pas faites que je vous prie instamment. J’ai eu tant de dépenses pour cet Essai, et je devrai payer la traduction, que je n’aime pas de rester à Paris un jour de plus, ni d’être obligé d’y faire retour. Veuillez… [L. S.]
L’aube
f417.33 (d) Paris, le 9 septembre 1935
Cher Monsieur l’Abbé, Samedi prochain 14 septembre paraîtra le millième numéro de «L’aube». Il ne vous échappera pas quelle importance peut avoir cette date pour notre propagande, si nous savons faire ressortir sa valeur «apologétique». D’autre part, vous n’ignorez pas que près de 4000 de nos abonnements viennent à échéance le 15 septembre. Nous avons donc l’intention de profiter de ce numéro 1000 pour frapper l’attention de nos lecteurs sur le succès qu’il représente dans l’histoire de la presse d’opinion et pour les inviter à poursuivre plus que jamais leurs efforts pour la vie de notre journal. Nous voudrions enfin que cette étape resserre autour de l’œuvre entreprise et dans une atmosphère de fête tous nos amis. Afin qu’ils trouvent dans «L’aube», à cette occasion, une manifestation symbolique de notre unité foncière et de notre résolution commune, nous nous proposons de publier de brèves déclarations sur le journal, émanant de nos meilleurs amis, de ceux qui nous ont le plus fidèlement suivis, aidés et encouragés. Voudriez-vous être de ceux-là et nous répondre par une ou deux phrases que vous dicterait votre amitié et où vous pourriez, soit rappeler les services déjà rendus, les difficultés surmontées, soit, si telle est bien votre pensée, l’usage qui pourra être fait du journal dans les prochaines batailles. Ne disposant que de très peu de temps, nous insistons auprès de vous pour une prompte réponse qui devrait nous parvenir vendredi matin au plus tard. D’avance, nous vous remercions de bien vouloir nous donner cette nouvelle marque de sympathie et nous vous prions d’agréer, M. l’Abbé, l’expression de nos sentiments respectueux. Fr. Gay 281
f483.58 (m) Neuilly, 13-9-35 Cher Monsieur l’Abbé, J’ai été empêché de me rendre rue Madame, hier jeudi, à la fin de l’après-midi, comme je le prévoyais. Veuillez m’en excuser. Heureusement, au moment où en sont les choses pour votre volume, les difficultés ne doivent plus être très grandes et je pense qu’il vous sera aisé de me dire par lettre ce que vous auriez désiré me dire de vive voix. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueux. Paul Archambault
f483.59 Paris 14-9-35 Cher M. Gay, Voici les épreuves de mon Essai de Sociologie corrigées. Je vous prie qu’après la correction des épreuves et la mise en pages, vous fassiez envoyer un exemplaire des épreuves définitives à moi (à Londres 32 Chepstow Villas) et un exemplaire à ma traductrice Mlle Juliette Bertrand (115, rue Saint-Dominique, Paris 7ème). Le Rév. Curé M. Magnin m’a promis de me donner l’imprimatur (si nihil obstat) vers la fin du mois. Il enverra le manuscrit directement à vous. Après que vous aurez pris note, j’aimerais l’avoir à Londres. Veuillez etc. [L. S.]
f417.41 23-9-35 à Gay Je ne sais pas la raison pour laquelle «L’aube» n’a pas publié jusqu’aujourd’hui ni ma réponse à Madelin, ni ma critique à Pierre Mille30. Vous connaissez ma position 30
282
Une mystique nationale, «L’aube», 28 settembre 1935 (M.L., III, 197).
très délicate; mais je ne puis rester en silence; c’est pour ça que de temps en temps (selon les opportunités) je vous expédie des articles tels que ces trois que vous avez et qui ne sont pas encore publiés. Je vous prie de m’aider; l’«Aube» est pour moi le journal le plus proche de mes idées. [L. S.]
f417.44 30-9-35 Mon cher M. Gay, Ni dans «L’aube» ni dans «L’Écho de Paris» je n’ai vu publiée l’adresse de hautes personnalités britanniques à Laval, qui m’a donné occasion d’écrire l’article de vendredi dernier31. Ce silence m’étonne. Sera-t-il la faute des correspondants de Genève, du bureau de la presse de M. Laval, ou d’Havas? Pour vous donner raison de mon article je vous envoie le texte en français de cette adresse, publiée par le «Journal des Nations» (jeudi 26 septembre). J’ai lu avec admiration votre lettre au Procureur de la République. L’article de Bidault est très courageux et en ton. Il faut montrer du courage et de la fermeté et aller jusqu’au bout avec des types comme Ch. Maurras. M’a plu beaucoup l’article de J. Soulairol À vous Montherlant 32. Avez-vous lu l’énormité écrite par M. Cartier aujourd’hui dans «L’Écho»? «Mussolini est un dieu». Je vous prie de la mettre sous les yeux des catholiques. Cordialement. [L. S.]
Vedi Un gesto significativo, M.L., III, 198 (rif. a «El Matí», 1° ottobre 1935). I tre articoli nel numero di «L’aube», 29-30 settembre 1935. Fr. Gay, Nous ne tolérons pas la provocation au meurtre. Lettre au Procureur de la République («J’ai l’honneur de porter plainte pour menaces de mort contre le sieur Charles Maurras… »); G. Bidault, Silence à l’imposture. Sotto il titolo Assassins, Maurras aveva formulato in «L’Action française» del 22 settembre minacce di morte contro i 138 parlamentari che avevano sollecitato, all’inizio del caso dell’Etiopia, sanzioni contro l’Italia; il 28 aggiunse alla lista i nomi di Léon Blum e Francisque Gay. Ricominciò il 13 ottobre: «Vous avez quelque part un pistolet automatique, un revolver ou même un couteau de cuisine? Cette arme, quelle qu’elle soit, devra servir contre les assassins de la paix, dont vous avez la liste». Proseguì questa violenta campagna che gli valse, l’anno successivo, la condanna a 8 mesi di carcere. 31 32
283
f483.60 (d) Paris, le 9 octobre 1935
Librairie Bloud & Gay
Cher Monsieur l’Abbé, Comme vous étiez très pressé de recevoir les premières épreuves de votre Essai de Sociologie, nous n’avons pas pris le temps de communiquer à M. Archambault votre manuscrit. Nous avons donc dû lui envoyer les épreuves qui viennent seulement de nous être retournées. M. Archambault demandant quelques retouches dans la forme, nous avons transmis à Mlle Juliette Bertrand le jeu en placards en la priant de nous le retourner le plus vite possible. Dès que nous serons de nouveau rentrés en possession des épreuves, nous presserons l’imprimeur pour le travail de mise en pages. Veuillez agréer, cher monsieur l’Abbé, l’expression de nos sentiments respectueusement dévoués. Fr. Gay
f417.48 11-X-35 à M. Gay Mon cher ami, Nonobstant votre inexplicable silence à propos de mes deux articles non publiés pendant le mois de septembre, je me suis décidé à vous en envoyer un autre33 (ici inclus), d’actualité, que j’aimerais voir publié dans «L’aube» immédiatement, et pour cause. Mais, si vous avez des difficultés à faire passer mes articles, je vous prie de me l’écrire franchement; je me tairai. Ma situation aujourd’hui est très pénible; les gauches et les socialistes me pressent de parler, d’adhérer aux manifestations contre la guerre. Les catholiques conservateurs sont à peu près plus inclinés à Mussolini. «L’aube» jette mes articles au panier. Personne ne comprend Cordialement à vous Luigi Sturzo
33
284
Moralité et succès en politique, «L’aube», 13-14 ottobre 1935 (M.L., III, 191; rif. «El Matí»).
f483.62 (m) Église Saint-Séverin, le 18 octobre 1935 Mon cher et vénéré confrère, Je viens de remettre chez Bloud et Gay le Nihil obstat pour votre Essai de Sociologie. Je l’ai trouvé non seulement très intéressant mais encore irréprochable au point de vue de l’orthodoxie. En matière de fait je vous signale les pages 128 et 137 où il est question du brahmanisme et du confucianisme en Chine, alors que je pense qu’il doit s’agir du bouddhisme. Veuillez me croire cordialement vôtre. E. Magnin
(rl) f483.62 20-X-35 Très Rév. M. Magnin, J’ai reçu votre lettre du 18; je vous remercie beaucoup d’avoir eu l’amabilité de prendre un peu de votre temps pour examiner mon Essai de Sociologie. Votre réponse est pour moi un très grand soulagement. Je vous prie d’agréer, Mr le Curé, mes sentiments très dévoués et cordiaux. L.S.
(rl) f483.62 20/X /35 à M. Gay Paris Le très Rév. Mr Magnin m’a écrit qu’il vous a envoyé mon manuscrit de l’Essai de Sociologie avec le nihil obstat. Je vous prie d’obtenir l’imprimatur. Après ça, j’aimerais avoir le manuscrit le plus tôt possible pour préparer l’édition anglaise. J’attends aussi les épreuves. [L. S.] 285
f417.59 (d) Paris, le 21 octobre 1935
L’aube
Cher Monsieur l’Abbé, Vous avez vu votre récent article34 dans «L’aube»; nous vous en remercions vivement. Nous en publierons un autre très tôt… Vous savez bien que nous sommes toujours aussi heureux qu’honorés de recevoir vos articles et que nous les publions toujours aussi tôt que nous le permettent les circonstances. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de nos sentiments respectueusement dévoués. Fr. Gay
f483.63 22-X-35 à Gay Très probablement je serai à Paris dimanche prochain. Dans ce cas, j’aimerais avoir à l’Hôtel de l’Avenir (65 rue Madame) les épreuves de mon Essai de Sociologie lundi prochain (4 novembre) pour les réviser avec ma traductrice. Je vous prie de les faire tenir prêtes. Lundi matin je téléphonerai à votre secrétaire. Veuillez… [L. S.]
Librairie Bloud & Gay
f483.64 (d) Paris, le 30 octobre 1935
Monsieur l’Abbé, En effet, M. Le Chanoine Magnin nous a bien remis le Nihil obstat pour votre Essai de Sociologie et nous venons d’obtenir l’Imprimatur de l’Archevêché de Paris.
34
286
Deux théories en présence, «L’aube», 19 ottobre 1935 (M.L., III, 201; rif. «El Matí»).
Mais nous n’avons pas votre manuscrit. Nous écrivons à M. le Chanoine Magnin pour lui dire que vous désirez le recevoir. Les épreuves ne tarderont pas maintenant à vous parvenir. Veuillez agréer, monsieur l’Abbé, l’expression de nos sentiments respectueusement dévoués. Fr. Gay
f483.66 (d) Paris, le 31 octobre 1935
Librairie Bloud & Gay
Cher Monsieur l’Abbé, Les épreuves en placards de votre Essai de Sociologie ne sont rentrées seulement que le 15 octobre… et l’imprimeur ayant dû monter très rapidement le Cahier Simon qui paraîtra le 15/XI n’a pas pu s’occuper immédiatement de la mise en pages de votre ouvrage. Vos épreuves nous sont annoncées aujourd’hui pour le courant de la semaine prochaine. Nous allons presser l’imprimeur mais, étant donné la période des fêtes qui s’ouvre, il nous est matériellement impossible de vous remettre les épreuves lundi prochain. Avec nos regrets, nous vous prions d’agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de nos sentiments respectueusement dévoués. Fr. Gay P.S. Voudriez-vous avoir l’obligeance de nous faire remettre l’un de vos portraits. D’avance tous nos remerciements. Cette lettre vous est adressée en même temps à Londres et à Paris.
(rl) f483.66 1-XI-35 J’ai reçu votre aimable lettre d’hier; je vous prie d’obtenir de la typographie la première partie des épreuves pour lundi prochain; et la 2ème partie pour mercredi. Je resterai à Paris jusqu’à vendredi. Cordialement à vous. [L. S.]
287
f483.67 Paris 8-XI-35 A Gay Je vous envoie ici inclus un chèque de 15 livres sterling pour les dépenses extra de la publication de mon livre Essai de Sociologie. Je vous prie de me faire tenir le compte exact pour vous envoyer la différence. Hier M. Archambault m’a dit que le total de mes droits sera 2750 fr. à peu près. Pour la traduction il faut payer à Mlle Juliette Bertrand 2000 fr. Il reste sur mon compte 750 fr. Les 15 livres sterling au cours de 14.65 font à peu près 1140 fr. Vous avez ainsi le chiffre de 1890 fr. pour couvrir la différence du prix de revient de 70 pages. Veuillez etc. [L. S.]
f469.69 21-XI-35 Mlle Durand, secrétaire de M. Gay Je vous prie de me faire savoir quand M. Gay, ou M. Archambault, donnera le bon-à-tirer de mon Essai de Sociologie. Je vous prie également de me faire expédier tout de suite 5 exemplaires de «L’aube» d’hier 20 novembre. Veuillez etc. [L. S.]
f483.70 (m) Neuilly, 23-11-35 Cher Monsieur l’Abbé, La librairie Bloud et Gay me confirme la parution prochaine de votre volume et me demande le texte du «prière d’insérer» destiné à la presse. Voulez-vous me dire si vous approuveriez une rédaction analogue à celle-ci, et m’aider à l’étoffer un peu? Avec toute ma respectueuse amitié Paul Archambault 288
f483.72 (d) Paris, le 26 novembre 1935
Librairie Bloud & Gay
Cher Monsieur l’Abbé, Nous avons donné ces jours derniers le bon à tirer de votre Essai de Sociologie. Nous allons faire l’impossible pour que le livre paraisse pour la mi-décembre et pressons l’imprimeur dans ce sens. Nous vous prions d’agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de nos sentiments respectueusement dévoués. F. Gay P.S. Nous vous faisons envoyer ce même jour les 5 exemplaires que vous avez demandés de «L’aube» du 20 novembre.
(rl) f483.70 27-11-35 Mon cher ami, J’ai fait ce que vous m’aviez écrit; je ne sais pas si vous l’approuverez; en tout cas, vous pouvez tout changer; et certainement vous devrez corriger les fautes de français. M. Gay m’a écrit que le bon-à-tirer pour l’Essai a été donné, et que pour la midécembre le volume paraîtra peut-être. Je pense qu’il vaut mieux mettre 1936 au lieu de 1935. Je vous expédierai dans ces jours la liste pour le service de presse. Veuillez… [L. S.]
f417.75 5-XII-35 à M. Brillant Le 20 novembre j’ai envoyé à M. le chanoine Reymond l’article sur Toniolo qu’il m’avait demandé. En même temps je lui écrivais n’avoir pas reçu «Le Correspon289
dant» du 15 novembre. Jusqu’aujourd’hui pas de réponse; je ne sais pas s’il a reçu ou non mon article; je n’ai reçu aucun n° du «Correspondant». Je vous prie de me faire savoir ce qui se passe. J’espère arranger, pour l’année prochaine, la production théâtrale du Cycle de la Création à Londres. Cordialement [L. S.]
f483.73 (d) Paris, le 7 décembre 1935
Librairie Bloud & Gay
Cher monsieur l’Abbé, Votre ouvrage Essai de Sociologie doit paraître dans quelques jours. Nous vous adressons ci-inclus une liste de journaux et revues sur laquelle nous vous prions de marquer de façon différente les critiques à qui vous enverrez votre ouvrage accompagné de la carte que nous avons fait exécuter sur vos indications, et les noms des journaux à qui nous devons faire nous-mêmes l’envoi. Avec nos remerciements anticipés, veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de nos sentiments respectueusement dévoués. Fr. Gay
(rl) f483.73 9-XII-35 Voilà les adresses pour le service de presse; je n’ai pas marqué les journaux et les revues que je ne connais pas ou dont je ne connais pas l’importance et l’utilité au point de vue de mon Essai de Sociologie. Vous pourrez les choisir comme vous croyez mieux. J’ai ajouté 60 adresses, dont diverses sont dans votre liste, mais sans le nom des critiques que je préfère. J’ai mis à part la liste des hommages; au total 23, plus 5 exemplaires pour la traductrice. Je vous prie de m’envoyer la liste définitive complète du service de presse, pour la passer à mon agence de Press-cuttings. Je vous prie d’agréer… [L. S.] 290
f417.92 (m) Paris, le 29 décembre 1935
L’aube
Cher don Sturzo, Hélas, nous ne pouvons pas, même sous la rubrique «Opinions», accueillir votre article35. Il nous occasionnerait de graves difficultés. Nous avons été à la limite du possible. Je vous assure que, si nous dépendions moins d’un public, encore très mal formé politiquement parlant, nous aurions plus de courage et de netteté. Bien entendu, sur des sujets moins brûlants, comme par le passé, nous vous serons toujours très reconnaissant de votre si généreuse collaboration. Avec mes vœux de circonstance recevez, cher don Sturzo, l’expression de mes sentiments de respect et d’admiration. Fr. Gay J’ai gardé l’article jusque après la séance de la Chambre. Les déclarations de Laval ont été trop habiles. Notre public ne comprendrait pas notre attaque maintenant.
f418.4 10-1-36 à M. Gay Voilà un article qui n’est pas dangereux mais qui est très opportun36. Je vous avais envoyé une note sur la jeunesse dans la caserne37. Je pense qu’elle est perdue; je l’expédie de nouveau en vous priant de la publier tout de suite. Ici inclus, vous trouverez d’autres notes; je vous prie d’y donner suite. Veuillez… [L. S.]
35 Senza dubbio Potrà l’Italia essere grata a Laval?, fu pubblicato il 27 dicembre su «El Matí» (M.L., III, 220). Fu anche pubblicato su «La Terre Wallonne» (L’Italie devra-t-elle de la reconnaissance à M. Laval?, febbraio 1935). 36 Le problème des réfugiés politiques, «L’aube», 18 gennaio 1936 (M.L., III, 223; rif. «El Matí»). 37 Questa nota, La Gioventù cattolica nelle caserme, era stata pubblicata da «El Matí» il 4 dicembre 1935 (M.L., III, 213).
291
f418.6 12-1-36 à Brillant Pardonnez-moi si je vous dérange avec mes lettres. 1 - J’ai envoyé le 20 novembre à M. le chanoine Reymond l’article sur Tonolio qu’il m’avait demandé: pas de réponse. Je lui ai écrit que je désire voir la traduction: pas de réponse. 2 - Je lui ai fait envoyer la traduction en français de mon Cycle. J’attends de savoir s’il l’a reçue. Pour ça je lui ai écrit deux lettres. 3 - Je lui ai demandé de me faire expédier «Le Correspondant», comme un temps M. Trogan. J’ai reçu seulement les deux mois d’octobre et novembre. Je vous prie de me donner à ce propos quelques informations. Veuillez… [L. S.]
Union Catholique du Théâtre 19, rue Vaneau, Paris 7ème
f418.10 (m) 16 janvier 1936
Cher Monsieur l’Abbé, Voici quelques réponses à vos 3 questions. 1 - J’ai vu hier le chanoine Reymond, il s’occupait de revoir votre article, qu’il compte publier dans le numéro du 20 janvier. 2 - Je lui ai rappelé le Cycle de la Création. 3 - Vous êtes naturellement inscrit au service de la revue, mais les envois se font mal – parce que les numéros partent de la petite ville de Mamers où s’imprime la revue et que le bureau de poste, qui n’est pas habitué à de très nombreuses expéditions, est débordé. On va y remédier. Le chanoine Reymond va s’adresser au ministère des P.T.T. Tous mes respectueux compliments pour vos articles si précieux, pour votre bienfaisante activité, toute mon admiration et tous mes vœux. Maurice Brillant
292
f484.27 (d) Paris, le 29 janvier 1936
Librairie Bloud & Gay
Cher Monsieur l’Abbé, Veuillez trouver ci-joint la liste des volumes envoyés sur votre demande en service de presse pour l’Essai de Sociologie et la liste des exemplaires envoyés sur requête. Nous vous prions d’agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de nos sentiments respectueusement dévoués.
f418.17 30-1-36 à Gay Dans ces jours j’ai reçu une lettre de Maurice Blondel qui m’a dit avec quel plaisir il lit mes articles publiés par «L’aube». de même m’ont écrit d’autres amis français (et Maritain me l’a dit personnellement). C’est encourageant; voilà un article sur l’enfance militarisée. Je vous prie de me faire envoyer tout de suite 5 copies de «L’aube» d’hier 29 janvier; et 5 copies le même jour quand «L’aube» publiera l’article sur «Enfance»38. C’est dommage que les populaires aient refusé que Pezet ou Ch[ampetier] de Ribes acceptassent un poste de ministre39. Si la raison est que Zay s’est montré très violent contre le P.D.P. elle est bien mesquine. Van Zeeland a accepté Spaak, un «anticlérical». Ici incluse vous trouverez une note pour le service de presse de l’Essai de Sociologie; je vous prie d’y donner suite. [L. S.]
38 Un faux dilemme: fascisme ou bolchevisme, «L’aube», 29 gennaio 1936 (M.L., III, 227); Jardins d’enfance militarisés, «L’aube», 13 febbraio 1936 (M.L., III, 233; rif. El Matí ). 39 Il 23 gennaio, alla vigilia della costituzione del suo secondo ministero, Albert Sarraut aveva sollecitato Auguste Champetier de Ribes (1882-1947), uno dei fondatori e presidente del Pdp, poi Ernest Pezet (18871966), altro personaggio di spicco dello stesso partito. La maggioranza dei loro amici furono ostili alla partecipazione, ritenendo insufficiente la «copertura a destra» e rimpiangendo la presenza nel ministero del radicale Jean Zay, rivale ad Orléans di un esponente del Pdp. Motivo complementare: il Partito Radicale aveva aderito al Fronte Popolare.
293
f484.31 (d) Paris, le 5 février 1936
Librairie Bloud & Gay
Cher Monsieur l’Abbé, Comme suite à votre dernière lettre, nous avons envoyé les 6 exemplaires de l’Essai de Sociologie aux adresses indiquées. Pour ce qui est du service de presse précédemment envoyé, les fautes que vous avez relevées ne sont que des erreurs de dactylographie. Nous n’avons rien envoyé au «Corriere d’Italia». Il s’agit bien de Maritain, le philosophe. Étienne Gril a reçu votre ouvrage. Quant à Giard, il a dû transmettre votre ouvrage à la direction de la «Revue internationale de sociologie» (dont l’étiquette portait mention). Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de nos sentiments respectueux et dévoués. Fr. Gay
f484.32 (d) Paris, le 5 février 1936
Librairie Bloud & Gay
Cher monsieur l’Abbé, Nous vous remettons ci-dessous le détail de votre compte pour l’Essai de Sociologie. Droits d’auteur Notre paiement au fisc: 12% sur (2700-20%) soit 12% sur 2160 Chèque 15/1 Particip. aux frais d’imp Paiement traductrice
Solde en notre faveur
Débit 27000
Crédit
259,20 1119 2018,55. 2000 4277,75 - 3819 458,75
3819
Nous vous serions fort obligés de nous faire parvenir cette somme pour nous permettre de régulariser votre compte. Et, dans cette attente, veuillez agréer, cher monsieur l’Abbé, l’expression de nos sentiments respectueusement dévoués. Le Directeur 294
(rl) f484.32 14-2-36 En réponse à votre lettre du 5 février (reçue avec retard) sur mon Essai de Sociologie, je vous mande ci-inclus un chèque de six livres sterling. Je ne sais pas s’il reste quelque chiffre à solder à cause du change. Je vous prie d’envoyer mon Essai de Sociologie à 1. Le secrétariat du British Museum, London, W.C. 2. S. Joan d’Arc – Alliance 55, Berness Street, London W.C. 3. Miss Rebecca West pour le «Sunday Times», 15 Orchard Court Portmann Square, London, W. 1 Je n’ai vu aucune réclame sur mon Essai dans «La Vie catholique» et une fois seulement dans «L’Aube». Veuillez agréer… [L. S.]
f484.33 14-2-36 à M. Gay
très personnelle
Avec une lettre d’aujourd’hui j’ai remis à Bloud & Gay un chèque de six livres sterling, à peu près 450 fr., pour solde de mon obligation pour la publication de mon Essai de Sociologie. Je suis vous très reconnaissant, à vous qui m’avez permis de publier mon Essai dans son texte entier; mais je vous prie de trouver le moyen de me récompenser de la dépense de 21 livres sterling. Je vous ai demandé moi-même de ne pas me payer mes articles pour «L’aube», parce que je voulais donner de cette manière ma contribution à votre très hardie entreprise. J’aimerais continuer comme par le passé. Je pourrai vous offrir un recueil d’études philosophiques et sociales, mais je ne sais pas si pour vous ce serait très profitable. Je me remets à vous si vous trouverez une manière qui ne sera pas lourde pour votre maison. Veuillez… [L. S.]
295
f484.48 19-IV-36 à M. Brillant Je regrette de n’avoir eu la possibilité de vous parler pendant mon séjour à Paris. Je sais que Gay vous a envoyé mon Essai de Sociologie pour «Le Correspondant». J’en suis très content, parce que vous pourrez faire certainement une étude à fond, comme j’espère, sur les points originaux de mon travail. Je vous prie… [L.S.]
f418.76 (d) Paris, le 20 avril 1936
L’aube
Cher Monsieur l’Abbé, Nous vous transmettons une lettre d’une de nos abonnés, qui comme vous le voyez réagit violemment40. Pourriez-vous lui expliquer votre position, si vous en avez le temps naturellement… Une réponse venant de vous, lui exposant la situation, aurait plus de poids que ce que nous pourrions dire. Nous vous en remercions à l’avance et vous prions d’agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de nos sentiments respectueusement dévoués. L’un des directeurs
(rl) f418.76 21-4-36 à Madame ou Mlle Schmitt Je viens de recevoir aujourd’hui la lettre du 26 mars que vous avez adressée à la rédaction de «L’aube». Vous écriviez: si l’auteur y tient, je suis toute disposée à lui démonter 40 La lettera in oggetto non ci è pervenuta. Reagiva all’articolo Le prochain plébiscite allemand est dépourvu de signification, «L’aube», 26 marzo 1936 (M.L., III, 248; rif. «Popolo e libertà»).
296
son article. L’article en question est «Le plébiscite allemand etc…» Je serais heureux d’avoir votre critique et vos observations. Je vous prie d’agréer, M. Sch., mes sentiments dévoués. [L. S.]
f484.48 (m) 29 avril 1936
Union Catholique du Théâtre 19, rue Vaneau, Paris 7ème
Cher Monsieur l’Abbé, On me prie de vous dire que votre excellent article sur Machiavel41 convient parfaitement à «L’aube». Je serai très heureux de faire un article sur votre livre dans «Le Correspondant», si on ne trouve pas mieux que moi (car il vaudrait mieux un homme plus compétent en sociologie, une signature qui à cet égard fasse autorité); je vais en parler demain au chanoine Reymond. À quand la représentation du Cycle de la Création que j’attends avec impatience? Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, toute mon admiration et ma respectueuse amitié. Maurice Brillant
Librairie Bloud & Gay
f466.8 (d) Paris, le 8 mai 1936
Cher Monsieur l’Abbé, Nous vous remettons ci-joint un devis pour le tirage à 1000 exemplaires d’une édition française du Cycle de la Création. Vous nous avez proposé de régler les frais de cette édition par des prélèvements successifs sur vos droits d’auteur de «L’aube», droits que vous aviez bien voulu ne pas réclamer jusqu’ici. Cette proposition nous met dans un grand embarras. Vous n’ignorez pas, en effet, que vos articles, rédigés en italien, doivent être traduits et que nous rémunérons les traducteurs; or les frais de traduction sont aussi élevés que les droits d’auteur payés pour 41
La pensée de Machiavel en France, «L’aube», 6 maggio 1936 (M.L., III, 257; rif. «Popolo e libertà»).
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un article original. Et le budget de «L’aube» qui, si souvent, a été comprimé ne peut – le malheureux! – s’offrir le luxe et le plaisir de payer ses plus chers collaborateurs à un tarif double. D’un autre côté, l’avance de fonds qu’aurait à faire la librairie Bloud et Gay en attendant que soit amorti le total des frais d’impression lui serait difficile en ce moment. La situation de nos trois affaires – si éprouvées par la crise – est telle que nous sommes obligés d’être extrêmement prudents. Nous sommes sincèrement désolés d’avoir à vous faire cette réponse. Votre amitié voudra bien comprendre nos difficultés… qui ne sont pas seulement les nôtres, hélas! Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de nos sentiments respectueux et dévoués. Fr. Gay
f418.80 8-5-36 à Gay J’ai lu avec amertume votre article «L’aventure d’hier»42; mais je me félicite avec vous pour la noblesse, le calme, l’esprit chrétien de vos sentiments. L’épreuve n’est jamais sans utilité, pour nous et pour les autres. J’ai reçu la lettre de Madame Schmitt, très furieuse pour mon article sur le plébiscite allemand (cet article fut répandu en France par la T.S.F.). Je lui ai écrit une lettre très aimable, elle m’a répondu; je lui ai écrit de nouveau. Je vous prie de me faire envoyer tout de suite 4 exemplaires de «L’aube» du 16 avril, 4 de «L’aube» du 23 avril43 et 2 du 2 mai (votre article sur «L’aventure»). Veuillez… [L. S.]
42 Gli «amici di L’aube», con l’accordo del Partito democratico popolare, avevano invitato Gay a presentarsi alle elezioni legislative nella seconda circoscrizione di Cholet (Maine-et-Loire). Ma il giornale «democristiano» della regione, «Ouest-France», lanciò una campagna contro di lui. Uno dei suoi concorrenti era un altro candidato «cattolico sociale» e fu pesantemente sconfitto al primo turno. Si ritirò allora dalla competizione: l’articolo citato medita su questa disavventura. 43 Peuple, Reich, Nation, «L’aube», 16 aprile 1936 (M.L., III, 254; rif. «Popolo e libertà»); Mgr Vaneufville, Don Vercesi, Mgr Schopfer, trois des derniers ‘démocrates chrétiens’, «L’aube», 23 aprile 1936.
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f418.88 (d) Paris, le 11 mai 1936
L’aube
Cher Monsieur l’Abbé, Je suis profondément touché, croyez-le bien, des paroles de sympathie que vous voulez bien m’adresser… Je ne perds sans doute pas grand’chose en n’étant pas député… mais si j’ai brigué cet honneur, c’est que j’espérais qu’il me donnerait plus d’autorité et plus de crédit pour pouvoir maintenir et développer «L’aube»… Croyez, cher Monsieur l’Abbé, à mon bien fidèle dévouement et à toute ma reconnaissance. Fr. Gay
Union Catholique du Théâtre 19, rue Vaneau (7ème)
f418.94 (m) 16 mai 1936
Cher Monsieur l’Abbé, Votre article sur les élections est plein de sagesse et d’expérience44. Puissent les intéressés vous écouter. Il a paru ce matin. Il y a je crois deux ou trois fautes (je n’ai pu corriger à temps la dactylographie), mais sans importance et qui ne changent pas le sens. Avez-vous reçu un volume de Dom Chauvin, O.S.B. (prieur de Ste-Marie de Paris) S. Vincent nous parle dont j’ai fait la préface? Si vous ne l’avez, je dirai à la librairie qu’on vous l’envoie. Je vais réinsister auprès du chanoine Reymond pour qu’on ait un article sur votre livre. On a toute la peine du monde à se procurer ici «L’Illustrazione Vaticana» édition italienne; on ne trouve que l’édition française; je pense qu’on pourrait faire l’échange, car souvent il y a des articles intéressants. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, tous mes hommages très amicaux et respectueux. Maurice Brillant
44 La poussée communiste et les électeurs catholiques en France, «L’aube», 16 maggio 1936 (M.L., III, 257; rif. «Popolo e libertà»). I comunisti avevano più che raddoppiato il numero dei loro voti. In seno alla Camera del Fronte popolare, erano passati da 11 a 72 seggi.
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(rl) f418.94 3-6-36 [à Brillant] Mon cher ami, Merci de votre aimable lettre du 16 mai. J’espère que le chanoine Reymond se rappellera de moi, soit pour l’Essai de Sociologie, soit pour le Cycle. J’ai fait savoir à «L’Illustrazione Vaticana» d’expédier à «L’aube» l’édition italienne. J’en ai écrit à Gay. J’ai lu votre article, très bien fait mais un peu bénévole [= bienveillant] sur la musique du Cyrano. Franco Alfano est un compositeur médiocre. A. Boschot a fait de cette musique un éreintement ; mais au fond je pense qu’il a été au juste, sauf quelques exagérations. L’exécution de mon Cycle est encore dans l’air; peut-être en novembre. Je vous écrirai. Veuillez… [L. S.]
Union Catholique du Théâtre 19 rue Vaneau 7ème
f501.4 (m) Le 3 septembre 1936
Cher Monsieur l’Abbé, Vous arrivez samedi. Je suis absent samedi à mon vif regret. Mais j’irai vous voir lundi (je pense que vous êtes toujours au même hôtel). Bravo pour votre article Politique d’abord ou Morale d’abord 45. Vous avoueraisje que, comme il était écrit à la main, il y a quelques mots que je n’ai pu lire (ce dont certes je vous excuse…car j’écris d’une façon infiniment moins lisible que vous). Mais je pense que cela n’a nullement modifié la pensée. En attendant que j’aie le plaisir de vous revoir, je vous prie d’agréer, cher Monsieur l’Abbé, avec toute mon admiration, mes très respectueux, amicaux et sincères hommages. Maurice Brillant
45 Sarà pubblicato su «L’aube» del 6 settembre. Il riferimento è chiaramente al precetto di Maurras: «politique d’abord».
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f501.7 (d) Paris, le 12 septembre 1936
L’aube
Monsieur l’Abbé, Nous nous permettons de vous envoyer une lettre assez curieuse d’un de nos lecteurs à qui nous avons répondu déjà, en lui disant qui était Luigi Sturzo. Vous lui répondrez sur les points où il vous attaque, si vous le jugez utile. Veuillez agréer, Monsieur l’Abbé, l’expression de nos sentiments respectueusement dévoués. L’un des Directeurs
f501.8 (m) Blois, le 7 septembre 1936 Monsieur le Directeur, En vous envoyant une lettre, samedi dernier, j’étais loin de m’attendre à lire un article dans le genre de Luigi Sturzo, publié dans «L’aube» n° 128446. L’auteur veut écrire en théologien. Il aurait besoin de parfaire ses études pour éviter de tomber, de pareille façon, dans les zones dangereuses du Tolstoïsme et du défaitisme. Sa manière ondoyante et diverse d’exposer le problème de la résistance n’est bonne qu’à troubler les consciences catholiques. N’ayant pas le temps de reprendre les arguments un à un, permettez-moi de vous inviter à relire J. Balmes, Le Protestantisme comparé au Catholicisme, t. III, ch. LIV, LV, LVI. Le sens catholique de cet auteur est autrement net et ferme que celui de votre collaborateur. Celuici se livre à une regrettable confusion de politique et de morale, et de relations de moyens à la fin, alors qu’il s’agit de la hiérarchie des principes. Manifestement, votre journal est trop «Frente popular»; je n’hésite pas à vous l’écrire. Cette fâcheuse tendance n’est pas faite pour réveiller mes sympathies en faveur de «La Vie catholique» elle-même. Si cela continue, l’ami que j’ai été de «La Vie catholique» pourrait devenir un adversaire décidé. Notre catholicisme doit être de pur métal, ne s’inféodant ni à droite, ni à gauche. Sunt certi denique fines !… Veuillez agréer, Monsieur le Directeur, l’expression de mon profond respect. M. l’Abbé Leborgne47
46 47
Si tratta dell’articolo citato nella nota precedente. Direttore de «L’Oeuvre de Propagation des trois Ave Maria», Blois.
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f501.20 27-IX-36 à Gay Mon cher ami, J’ai lu avec satisfaction croissante les articles que vous avez publiés dans «L’aube» sur la question espagnole. Je vous en remercie au nom de beaucoup de catholiques. Je vous envoie, ci-inclus, un article qui fait suite au premier sur l’Espagne48. Vous en trouverez la raison manifeste dans les premières lignes, mais il y a une raison cachée. Dans ces jours, j’ai rencontré un jésuite français très intéressant, qui pense que la France peut-être passera des jours semblables à une guerre civile. Dans ce cas, il pense que la majorité du clergé et des catholiques seront avec les nationaux et contre le front populaire. Selon lui il ne serait pas possible pour le clergé de rester hors du conflit et l’Église en fera les frais. Il pense comme moi sur le fond de la question morale. Je vous prie de garder le secret sur la conversation, mais vous pourrez user avec discrétion de cette information Si l’article ne vous plaît pas, je vous prie de me le renvoyer tout de suite. [L. S.]
f328.110 16-X-36 Cher M. Gay, Le père salésien Don Giuseppe Terassino m’a écrit de Tung (Inde) que la Maison Missionnaire a été détruite par un incendie, avec l’église et la bibliothèque. Il me prie de contribuer à la reconstitution de la bibliothèque du séminaire en envoyant mes ouvrages. C’est pourquoi je vous prie d’expédier là-bas un exemplaire de chacun de mes livres chez Bloud et Gay: 1. La Comm[unauté] Int[ernationale et le droit de guerre]. 2. Il Ciclo della Cr[eazione]. 3. Essai de Soc[iologie]. Mais le père Terassino me demande de prier mes amis. C’est pourquoi je m’adresse à vous pour faire ajouter à mes livres d’autres de votre maison, tels que le livre de Trilles sur les pygmées, Marie de l’Incarnation, les cahiers d’Archambault, l’Histoire de 48 Questo primo articolo era stato pubblicato con il titolo La fonction des catholiques demain in «La Vie Catholique» del 26 settembre (vedi La Chiesa di Spagna di domani, M.L., III, 274).
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l’Église. Ce sera un très magnifique cadeau de votre part, je vous remercie à l’avance de la part des pères de la Mission salésienne de Tung. Veuillez… [L. S.]
f419.33 21-X-36 Cher M. Gay, M. Élie Baussart m’écrit de vous prier de publier mes articles sur la lutte au communisme seulement pendant le mois de novembre49 parce que «La Terre Wallonne» les publiera dans son n° de novembre. Je pense qu’ils ne perdront rien parce qu’ils sont toujours d’actualité. Je vous prie d’envoyer un exemplaire de mon Essai de Sociologie à Madame Sigrid Undset, Littlehammer, Norway; un deuxième au Rév. T. Maghe, Collegio Mellesio Rosmini, Domodossola [*y mettre une carte avec mon nom et mon adresse]. Je vous prie de faire chercher si, par hasard, j’avais oublié de vous proposer d’envoyer l’Essai de Sociologie à la revue des jésuites londoniens, «The Month», Farm Street, London W. 1. Dans ce cas, je vous prie de l’envoyer. [L. S.]
f484.62 30-X-36 à Gay Dans les premiers jours de septembre vous m’aviez promis d’intéresser Archambault à la recension de mon Essai, ou pour «L’aube», ou pour «La Vie catholique». Après quelques jours, j’avais vu Prélot, qui me dit être disposé à faire la recension de l’Essai et qu’il pensait vous voir. En même temps je m’empressais de vous en écrire. Avant notre rencontre, Carité m’avait dit que ou Bureau ou Vignaux avaient été sollicités d’écrire sur mon Essai. Le fait est que dix mois après sa parution, ni «L’aube» ni «La Vie catholique» n’ont soufflé mot et ça me met en position difficile près des autres revues catholiques. 49 La lutte contre le communisme, «La Terre Wallonne», novembre 1936. In realtà, il primo articolo fu pubblicato su «L’aube» il 29 ottobre, i due seguenti articoli il 12 e 26 novembre.
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En publiant mon Essai, j’avais cru répondre à un besoin de la pensée catholique moderne. C’est la première fois que j’ai rencontré en France indifférence ou presque mauvaise humeur. Pourquoi? Je ne sais pas. Je vous prie de faire envoyer les exemplaires de mon Essai aux noms indiqués dans la liste à part. Voulez-vous une recension du livre de M. Prélot (l’Empire fasciste) pour «L’aube»? [L. S.]
f419.41 30-X-36 Cher M. Gay, Dans mon article sur la lutte contre le communisme, vous avez coupé un passage sur l’infiltration du communisme dans certains milieux catholiques. Cette coupure a produit un contresens, que le communisme dans le milieu anglican est un effet, par réaction, du philofascisme des catholiques. Je vous prie de publier la rectification suivante: «Pour l’omission d’un passage dans l’article de Luigi Sturzo ‘La lutte contre le communisme’, s’est produit un contresens, que l’infiltration des idées pacifistes et communistes dans le clergé anglican a été par réaction au philofascisme des catholiques. Les deux mouvements ne sont pas en corrélation entre eux et chez les anglicans il ne manquent pas des philofascistes». J’ai compris pourquoi vous avez coupé ce passage; c’est pour ça que ma rectification est un peu anodine, mais elle me suffit pour ne pas laisser une affirmation aussi stupide sous ma signature. Veuillez… [L. S.]
f328.111 30 octobre 1936 Cher M. Gay, Le 16 octobre, je vous ai écrit pour envoyer au Père Tarassino de la mission de Tung (Inde) les trois livres de moi que vous avez publiés (la Communauté, le Ciclo et l’Essai) en vous priant d’ajouter d’autres livres de votre Maison, pour la reconstitution de la bibliothèque du séminaire détruite par un incendie. Je vous prie de me faire écrire un mot pour être sûr que ma prière a été prise en considération. [L. S.] 304
f328.113 (d) Paris, le 5 novembre 1936
Librairie Bloud & Gay
Cher Monsieur l’Abbé, Nous avons envoyé de votre part au P. Tarassino vos 3 volumes et quelques-uns de ceux que vous nous indiquiez comme pouvant lui être utiles. Les envois en service de presse demandés par vos dernières lettres ont été faits très exactement. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de nos sentiments respectueusement dévoués. Fr. Gay
La Vie Catholique
f484.63 (d) Paris, le 6 novembre 1936
Cher Monsieur l’Abbé, Vous savez combien j’ai regretté notre retard à parler dans nos publications de votre Essai de Sociologie, aussi quand vous nous avez signalé que M. Prélot qui n’avait pu le faire quand nous le lui avions demandé au printemps était disposé à présenter cet ouvrage à nos lecteurs, nous le lui avons demandé. C’est maintenant chose faite. Nous avons son article. Il est prêt et paraîtra dans «La Vie catholique» du 14 novembre. Par ailleurs M. Jean Soulairol consacrera un ou plusieurs de ses billets de «L’aube» à l’Essai. Oui, bien volontiers, nous publierons une recension dans «L’aube» du livre de M. Prélot sur l’Empire fasciste. Je vous redis encore, cher Monsieur l’Abbé, tous mes regrets de ce retard – tout à fait involontaire – avec lequel nous parlerons de votre volume et vous prie d’agréer l’expression de mes sentiments respectueusement dévoués. Fr. Gay
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f419.43 12-XI-36 à Mr Gay Je vous remercie beaucoup de la dédicace, aussi pleine d’amitié, que vous avez écrit à mon adresse sur votre brochure très réussie et très utile Dans les flammes et dans le sang 50. Je vous prie de m’en faire expédier 3 exemplaires pour les donner à des amis. Je vous envoie, ci-inclus, un article sur les 4 mois de guerre civile en Espagne51 pour «L’aube» du 19 (ou 18) novembre, la date exacte des quatre mois (à partir du 18 juillet). C’est une étude objective et historique, mais avec le pathos de la tragédie. Je suis en train de lire le bel ouvrage de Prélot et vous ferai une recension pendant la prochaine semaine. Vous trouverez, ci-inclus, mon adhésion au franc pour «L’aube». Si vous aimez la publier parce qu’elle vous fera plaisir, publiez-la. Je vous porterai moi-même les 50 francs vers la fin du mois ou aux premiers jours de décembre. Veuillez… [L. S.]
f419.50 21-XI-36 Cher M. Gay, Je vous envoie un article sur l’Église d’Angleterre52. S’il ne vous intéresse pas, je vous prie de me le renvoyer tout de suite. Ci-inclus vous trouverez une longue lettre d’un des lecteurs de «L’aube» sur mes articles «La lutte au communisme». Je lui ai répondu que le 3ème article n’est pas encore publié et que mon but a été tout à fait pratique et constructif. Parce que c’est un bon système de répondre aux lettres des amis du journal, je vous en donne l’occasion. Veuillez… [L. S.] «L’aube» est toujours intéressante et bien faite. Je prie Notre-Seigneur qu’il vous protège contre les mauvais coups. 50 Francisque Gay, Dans les flammes et dans le sang. Les crimes contre les églises et les prêtres en Espagne, Bloud et Gay, 1936. Fr. Mayeur sottolinea che la posizione di «L’aube» e del suo direttore era scomoda: pur condannando la sommossa, Gay teneva a stigmatizzare le atrocità perpetrate dall’altra parte. 51 Quatre mois de guerre civile, «L’aube», 18 novembre 1936 (M.L., III, 278). 52 L’Église d’Angleterre et le XX e siècle, «L’aube», 11 dicembre 1936.
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[lettera allegata] à M. Devivier, Garches (S.O.) Je ne sais pas si l’interprétation de votre adresse est exacte; j’espère que cette carte vous arrivera. Je vous remercie de votre lettre très intéressante; je l’ai renvoyée à M. le Directeur de «L’aube». Pour ma part, je vous assure que j’ai toujours suivi le système de construire plutôt que de crier contre les autres. «L’aube» n’a pas encore publié mon troisième article sur la lutte au communisme, où je parle de la démocratie chrétienne comme système théorique et pratique de construction sociale. Le but de mes articles est au fond tout pratique et réellement constructif. Veuillez agréer mes sentiments très cordiaux. [L. S.]
f419.49 21-XI-36 Cher M. Carité, Je vous prie de me donner des informations exactes sur Léon Sépulcre, l’auteur du livre La force principe de la morale chez Payot. Qui est-il? son parti, sa profession, quelle considération a-t-il dans le monde des lettres et des sciences. Ces informations me seront utiles parce qu’il m’a été demandé de faire la recension de ce livre très superficiel et très confus. Je désire avoir dix exemplaires de «La Vie catholique» du 14 novembre pour l’article de Prélot sur mon Essai de Sociologie et 5 exemplaires de «L’aube» du 18 novembre pour mon article sur l’Espagne. [L. S.]
f419.53 26-XI-36 à M. Gay Je ne sais pas si des ecclésiastiques ou des catholiques français ou même des évêques ont pris l’initiative d’aider les réfugiés espagnols, spécialement les enfants et les ado307
lescents. Si quelque chose a été initié, je vous prie de l’ajouter dans mon article (il faut le publier avec urgence, et pour cause) sur l’émigration espagnole53. Le prochain hiver, làbas, sera très horrible, d’un côté et de l’autre. Je vous prie de me faire envoyer 10 exemplaires de cet article. Je désire lire le livre de Grabmann sur Saint Thomas54. Veuillez… [L. S.] Prière de faire envoyer l’Essai de Sociologie à M. Emmanuel Mounier, Esprit, 137 rue du Faubourg-Saint-Denis Paris X.
La Vie Catholique
f419.57 (d) Paris, le 30 novembre 1936
Cher Monsieur l’Abbé, Comme vous me le demandiez, j’ai cherché à savoir qui était Léon Sepulcre, auteur du volume La force principe de la morale. Il m’a été impossible de le savoir. Personne ne le connaît et l’on s’accorde pour dire que son ouvrage ne mérite pas de retenir l’attention. Je m’excuse de ne pouvoir rien vous dire de plus précis. Je vous fais envoyer les numéros de «La vie catholique» et de «L’aube» que vous désirez. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueusement dévoués. Maurice Carité P. S. Le nécessaire est fait pour les volumes que vous avez demandés dans votre dernière lettre. Vous allez les recevoir incessamment.
53 L’articolo fu pubblicato il giorno stesso: Le problème des réfugiés espagnols, «L’aube», 26 novembre 1936 (M.L., III, 285; rif. «Popolo e libertà»). 54 Martin Grabmann, Saint Thomas d’Aquin, introduction à l’étude de sa personnalité et de sa pensée, tradotto da E. Vansteenberghe, Bloud et Gay, 1920.
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f420.3 8-1-37 à Gay Mes vœux pour la nouvelle année etc. Prière de m’envoyer 5 exemplaires du n° 3-4 janvier55 et 5 du 3 décembre56. Prière de me renvoyer l’article (tapé à la machine) sur la crise anglaise. Prière de m’envoyer Autrefois 57… de Marc Sangnier (comme service de presse). [L. S.]
f420.22 (d) Paris, le 26 janvier 1937
L’aube
Cher Monsieur l’Abbé, Nous voudrions avoir, pour notre galerie personnelle de portraits, votre photographie dans un format assez grand (en 24x30 par exemple) et signée par vous, si vous le voulez bien. Pouvez-vous disposer en notre faveur d’une épreuve? Nous voudrions pouvoir la mettre en vue les 6 et 7 mars prochains, à l’occasion de la vente de charité qui amène rue Garancière des milliers de nos amis. Avec, d’avance, tous nos remerciements, nous vous prions d’agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de nos sentiments respectueusement dévoués. Jeanne E. Durand
f484.79 19-2-37 Cher M. Gay, Dans votre lettre du 6 novembre, vous me donniez la promesse que par ailleurs M. Jean Soulairol consacrera un ou plusieurs de ses billets de «L’aube» à l’Essai de Sociologie. L’Empire Fasciste [resoconto del libro di Prélot], «L’aube», 3-4 gennaio 1937 (M.L., IV, 406). Défense de la liberté et de la paix, «L’aube», 3 dicembre 1936 (M.L., III, 285; rif. «Popolo e libertà»). 57 Marc Sangnier, Autrefois, Bloud et Gay, 1933. 55 56
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Jusqu’à aujourd’hui rien ne s’est fait. C’est pour ça que je vous écris pour prier M. Soulairol de s’en rappeler. C’est pénible pour moi d’écrire sur ce sujet; mais j’éprouve de la peine à voir mon effort à donner la base d’une sociologie chrétienne vraiment solide, scientifique et historique à la fois presque tombé dans le vide chez les catholiques. «L’aube» n’a jamais mis une quelconque annonce. Je vous prie de me faire envoyer 3 exemplaires de chaque n° de «L’aube» des 16, 23 janvier et 17 février58. [L. S.]
f484.80 21-II-37 à M. Gay Je vous prie d’envoyer mon Essai de Sociologie aux adresses suivantes (service de presse): 1. Mario Chiti Calle Moreno 558. Dep. 5, Buenos-Aires (Argentine). 2. De Luca Sac. Giuseppe Via Barnaba Tortolini n. 4 Roma (Italie). 3. Degni Prof. Francesco Corso Vittorio Emmanuele 304, Napoli (Italie). 4. Dalla Rocca nob. Guglielmo Via Fiorentin n. 12 Napoli. 5. Cantono Sac. Alessandro Piazza Santa Giulia n. 7 Torino (Italie). 6. Rosa Prof. Italo Via Belzoni, 48 Padova (Italie). 7. Stefanini Prof. Luigi Via Ferrari, 3 Padova. Agg. Mrs M. Beer 54, West Hill Highgate Londres N.6. [L. S.]
L’aube
f484.82 Paris, le 23 février 37
Cher Monsieur l’Abbé, Je transmets à notre ami Guy Menant les signatures que vous m’avez transmises, car ce n’est pas moi qui m’occupe du manifeste en question. 58 La prochaine guerre, «L’aube», 16 e 23 gennaio 1937 (M.L., IV, 3); Le communisme en Angleterre, «L’aube», 17 febbraio 1937 (M.L., IV, 8; rif. «Popolo e libertà»).
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Je vous ai fait envoyer les journaux et les livres que vous m’avez demandés et j’ai transmis à notre ami Soulairol l’expression de votre désir. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’assurance de mes sentiments respectueux et dévoués. Fr. Gay
f420.43 (d) [circolare] Paris, le 1er mars 1937
Librairie Bloud & Gay
Monsieur, Le Tome IV de l’Histoire générale de l’Église, publiée sous la direction de Fliche et Martin, vient de sortir de presse. Nous serons heureux de vous l’adresser pour peu que vous en marquiez le désir. Si nous vous posons cette question, c’est que nous n’avons pas eu le plaisir de lire sous votre signature un compte rendu des précédents volumes qui vous avaient été envoyés d’office. Pourtant l’œuvre entreprise paraissait devoir retenir votre attention. Nous nous demandons d’ailleurs si l’article que vous auriez pu publier ne nous aurait pas échappé. Dans ce cas, il nous serait très agréable de le posséder dans nos archives et de l’utiliser au besoin, comme nous l’avons fait pour d’autres comptes rendus dans le prospectus ci-joint. Sur un mot de vous donc, nous vous ferons le service du tome IV et nous vous remercions à l’avance de ce que vous voudrez bien faire dans votre sphère d’action pour le recommander ainsi que les trois qui l’ont précédé. Veuillez agréer, Monsieur, l’expression de nos sentiments distingués. Le directeur: Fr. Gay
(rl) f420.43 16-3-37 Je vous prie de m’excuser si je n’ai pas fait encore la recension de votre très intéressante publication l’Histoire de l’Église. J’ai été très pris jusqu’à présent. Mais j’ai promis à M. E. Baussart, directeur de «La Terre Wallonne», de faire un article sur les premiers tomes. Veuillez m’expédier le IVe et accepter mes excuses et mes salutations très dévouées. [L. S.] 311
f420.34 Londra, 8 marzo 1937 Mio caro Direttore dell’«aube»59, Con vivo piacere ho preso parte alla kermesse per «L’aube» e mi son sentito rallegrare nel poter constatare lo slancio, l’entusiasmo, la confidenza nell’avvenire che anima voi e i vostri collaboratori. Ciò fa molto sperare, perché solo con un quotidiano come «L’aube» vivo e aperto i cattolici sociali francesi potranno manifestare appieno la propria personalità politica o sostenerla contro gli attacchi di avversari decisi, affermarla di fronte a compagni diffidenti e esulanti. Onde qualsiasi sforzo diretto ad assicurare la vita dell’«aube» è seguito anche fuori della Francia con la più viva simpatia e accompagnato dagli auguri più cordiali. [L. S.]
f420.55 28-3-37 à Gay Cher Ami, J’ai lu votre Mémoire confidentiel 2.360 avec beaucoup d’intérêt et de sympathie. J’ai approuvé votre effort de donner aux catholiques français une âme politique et un moyen considérable de réalizer une politique indépendante, un quotidien. Je n’ai pas reçu le n° 1 et j’aime[rais] l’avoir. S’il est permis d’en parler sur «L’aube» même ou sur «L’Avant-Garde» de Bruxelles, je le ferai avec plaisir. Je vous prie de me faire envoyer trois copies de «L’aube» du 21 et du 26 mars61. Vous trouverez ici un article que j’ai écrit avec soin de ne dire un mot de plus ou un mot de moins; mais aussi pour remplir une lacune de la presse catholique italienne qui ne sait rien des faits d’Addis-Abeba ou ne peut dire ce qu’elle en pense. Veuillez… [L. S.]
Message à L’aube, 10 marzo 1937 (M.L., IV, 12; qualche variante nel testo in italiano). Questa «relazione confidenziale» s’intitolava Pour en finir avec la légende des Rouges chrétiens. Il primo, Pour un rassemblement des forces démocratiques d’inspiration chrétienne, era stato mandato nel marzo del 1935 a circa 300 persone ed era stato oggetto di una seconda tiratura nel maggio dello stesso anno. 61 L’homme et les événements (à propos d’Aventure de G. Ferrero), «L’aube», 21-22 marzo 1937 (M.L., IV, 409; rif. «Popolo e libertà»); La diffamation en Angleterre, «L’aube», 26 marzo 1937 (M.L., IV, 14). 59 60
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f420.57 31-3-37 à M. Terrenoire Dans le dernier article62, par faute matérielle, j’ai écrit 2 mars au lieu de 19 février, jour du massacre de Addis-Abeba. Je vous prie de le corriger. Le communiqué officiel d’hier du gouvernement de Rome ne change rien aux raisons de l’article et à la nécessité pour les catholiques de ne pas laisser aux protestants et aux laïques le monopole de la moralité internationale et l’initiative de l’accusation et de la protestation de l’article susdit, mais les confirme entièrement. Je vous prie de l’envoyer au «Journal des Nations». Je vous prie de me faire envoyer 5 copies de «L’aube» avec cet article. [L. S.]
f420.61 4-4-37 à M. Terrenoire, secrétaire de rédaction de «L’aube» Cher Monsieur, Le acchiudo la lettera che People and Freedom Group ha inviata a diversi giornali inglesi con la firma di alcuni dei propri membri, per protestare contro i fatti di AddisAbeba del 19 febbraio. Credo che «L’aube» avrà interesse a pubblicarla. Potrà notare che People and Freedom Group è una nuova associazione promossa da cattolici allo scopo di prepararsi alla vita politica ed esercitare un’azione pratica nel campo politico con propria iniziativa e sotto la propria responsabilità ispirandosi alla scuola sociale-cristiana nel campo sociale e alla concezione della primauté della morale nella politica. Veuillez etc. [L. S.]
62
Les dictateurs esclaves de leur prestige, «L’aube», 5 aprile 1937 (M.L., IV, 30).
313
f420.69 13-4-37 à Gay
urgent
Gallimard a envoyé à «L’aube» le livre de Sforza Synthèse de l’Europe 63. Voulezvous que je m’occupe moi-même de la recension? Je vous prie de me répondre incessamment. J’aimerais avoir tout de suite 3 exemplaires de deux articles de moi du 26 mars et du 1er avril64. Ils ont intéressé beaucoup. Je vous prie de me faire envoyer les livres sur La Trinité par Valentin Breton et Le Surnaturel en nous par L. Richard (service de presse). [L. S.]
L’aube
f420.77 (d) Paris, le 19 avril 1937
Cher Monsieur l’Abbé, Je vous remercie de votre proposition concernant la Synthèse de l’Europe, mais M. Vaussard nous a fait un article. Je vous fais envoyer ce que vous désirez et vous prie d’agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueusement dévoués. Fr. Gay
Carlo Sforza, Synthèse de l’Europe. Apparences diplomatiques et réalités psychologiques, Gallimard, 1937. Police et citoyens en Angleterre (après les événements de Clichy, «L’aube», 1° aprile 1937 (M.L., IV, 17; rif. «Popolo e libertà»). Il 16 marzo, una contromanifestazione della sinistra davanti ad un cinema di Clichy dove si teneva una riunione del Psf, si era violentemente scontrata con le forze dell’ordine. Il bilancio fu di 5 morti e 500 feriti. 63 64
314
f420.107 7-5-37 à Gay 1 - Invio l’articolo sulla Causa del Popolo basco65 pregandolo di pubblicarlo con urgenza. 2 - Prego rispondermi sulla collaborazione di Miss B.B.C.66 pregandola di accettarla, un articolo al mese. Lo manderà in francese. 3 - Domando spiegazioni della Lettera del Cardinale Verdier à propos de «Sept». 4 - Fare inviare la Sociologia a de La Pradelle. [L. S.]
L’aube
f420.102 (m) Paris le 11-5-37
Bien cher Maître, Je vous remercie, au nom de M. Gay, de l’article sur le peuple basque. Nous l’avons trouvé très bien. En ce qui concerne Miss B. Barclay Carter, nous serions très heureux d’avoir sa collaboration régulière. Elle pourrait nous adresser un premier article aussitôt après le Couronnement. Vous nous demandez pourquoi le cardinal Verdier a écrit au général de Castelnau. C’est bien simple: «Sept» avait fait précéder le communiqué du Cardinal (qui blâmait tous ceux qui censurent au nom d’une orthodoxie fabriquée par eux les groupements d’avant-garde) de quelques lignes qui constituaient une grosse maladresse. «Sept» disait que le Cardinal avait visé la Fédération Nationale Catholique et ses dirigeants ! Or vous savez combien la hiérarchie aime peu qu’on interprète ses directives et surtout qu’on les utilise contre les personnes. Devant l’ « impertinence » de «Sept», le cardinal a réagi en écrivant au général67.
La cause du peuple basque, «L’aube», 12 maggio 1937 (M.L., IV, 43). Si tratta di Barbara Barclay Carter. 67 «Sept», il settimanale lanciato dai dominicani di «La Vie Intellectuelle», era in costante polemica con l’ala conservatrice del cattolicesimo francese, in particolare il generale De Castelnau (1851-1944), presidente della Federazione nationale cattolica, in «La France catholique» e «L’Écho de Paris». L’offensiva contro «Sept» si espanse in occasione di un’intervista di Léon Blum, capo di governo del Fronte popolare, pubblicata dal giornale il 19 febbraio 1937. Attraverso una lettera ai fedeli della sua diocesi, («La Croix» del 29 aprile), il cardinale Verdier provò a calmare le anime su quegli «incidenti appena avvenuti in alcuni organi della stampa 65 66
315
Voilà bien des petites misères à côté de la grande tâche qui s’offre à nous et pour laquelle, vous le savez, nous essayons de prendre exemple sur vous. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé et cher Maître, mes sentiments de respectueuse admiration. L. Terrenoire P.S. Je fais faire le nécessaire pour l’envoi de votre Essai de Sociologie à M. de La Pradelle.
f510.4 [copia dattiloscritta] Il Canonico Onaindia e il capitolo di Valladolid Signor Direttore, Nel mio articolo «La signification de Guernica» («aube», 2 juin68) io scrivevo: «des témoins oculaires comme el chanoine Onaindia (le fait qu’il se trouve en conflit avec son chapitre de Valladolid pour une question de droit canon n’affaiblit pas la valeur de son témoignage)…». La parentesi mi era stata suggerita dal fatto che il settimanale cattolico «The Universe» di Londra aveva pubblicata la notizia del conflitto suddetto, credo, per attenuare il peso della testimonianza del Canonico Onaindia. Ora ricevo una lettera dell’interessato, il quale asserisce: 1 - Da cinque anni egli ha lasciato Valladolid per Biskaya, dove lavora nell’Azione cattolica e sociale per gli operai baschi. 2 - Egli ogni anno ha ottenuto, tanto dal suo Arcivescovo (che è morto nel mese scorso) quanto dal Capitolo metropolitano, l’autorizzazione per domandare alla S. Congregazione Romana il permesso necessario per la permanenza a Bilbao, cedendo sempre i suoi emolumenti canonicali al suddetto capitolo. 3 - Quindi, la sua assenza è regolare e secondo il diritto canonico. Fino al giorno ch’egli ha fatto pubbliche le sue dichiarazioni su Guernica, nessuna osservazione è arrivata alla sua condotta nei rapporti col il suo capitolo. cattolica, che rischiano di provocare una spiacevole divisione». «Sept» commise l’inaccortezza di pubblicarla con un «cappello» non opportuno, dimostrando che il giornale era «in pieno accordo con la gerarchia ecclesiastica. Essa si è fra l’altro appena pronunciata pubblicamente attraverso un comunicato di Sua Eminenza il cardinale Verdier». Castelnau rivolse proteste al cardinale, che gli rispose: «Devo dirle che non ho incaricato nessuno per applicare ad eminenti personalità le osservazioni contenute nel mio ultimo appello». «La France catholique» e «L’Écho de Paris» si sbrigarono a pubblicare questa risposta in prima pagina. Sull’insieme delle controversie, vedi Aline Coutrot, Un Courant de la pensée catholique: l’hebdomadaire «Sept» (mars 1934-août 1937), les éditions du Cerf, 1961, p. 267-286. 68 Vedi M.L., IV, 50; le precisazioni richieste furono pubblicate su «L’aube» del 10 giugno: Sur le chanoine Onaindia (lettre à «L’aube») (M.L., IV, 53).
316
Prego, Signor Direttore, di rendere pubblica questa mia lettera, affinché il mio accenno sommario a tale vertenza non rechi pregiudizio all’onore del Canonico Onaindia. [L. S.]
f421.8 9-7-37 à Gay Je suis en très longue convalescence, pourtant je vous mande un article qui vous plaira, j’espère. J’en écrirai peut-être un deuxième sur la guerre civile d’Espagne, pour le 18 juillet (anniversaire de la révolte). Je vous prie de me faire envoyer 5 exemplaires de «L’aube» du 29 juin (Repr. Prop.)69. Veuillez faire envoyer (en service de presse) un exemplaire de mon Essai de Sociologie à Del Pietro, Lugano. Veuillez… [L. S.]
L’aube
f421.15 (d) Paris, le 12 juillet 1937
Cher Monsieur l’Abbé, Votre dernière lettre m’a fait de la peine en m’apprenant que vous n’alliez pas bien. Je vous serais très reconnaissant si vous vouliez bien me faire savoir de vos nouvelles. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de nos sentiments respectueux et dévoués. Fr. Gay
69
Propagande pour la R[eprésentation] P[roportionnelle] en Angleterre, «L’aube», 29 giugno 1937.
317
(rl) f421.15 15-7-37 Merci beaucoup de votre lettre du 12 juillet. Je suis un peu mieux; j’espère être à Paris dans la prochaine semaine. Voilà un article pour «L’aube». Je vous prie instamment de me faire envoyer tout de suite 3 n° de «L’aube» du 29 juin. Veuillez… [L. S.]
f421.38 20-8-37
Hôtel de l’Avenir 65, rue Madame, Paris
Cher M. Brillant, Pendant vos vacances, j’avais écrit cet article70 et un ami fit l’effort de le traduire. Après, je l’ai révisé en faisant des petits changements. J’espère qu’il est ainsi acceptable. Je vous prie de le corriger et de le passer à «L’aube». Si j’ai du temps, je viendrai demain rue Garancière pour vous voir. Veuillez… [L. S.]
L’aube
f421.46 (d) Paris, le 14 septembre 1937
Cher Monsieur l’Abbé, Les envois que vous nous demandiez ont été faits, sauf celui des 3 exemplaires de «L’aube» avec le texte de votre lettre à Jean Pochard. Cette lettre, en effet, n’est pas encore parue: vous nous pardonnerez de la réserver pour un peu plus tard, afin de mieux en préparer l’effet. 70 L’unité des catholiques dans la vie publique, «L’aube», 25 agosto 1937 (M.L., IV, 74; rif. «Popolo e libertà»).
318
Je vous prie de croire, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments de très respectueux attachement. Fr. Gay
f332.111 22-9-37 à Gay 1 - Je n’ai plus reçu «L’aube» à partir du 7 septembre. Aujourd’hui je viens de recevoir les numéros du 7 au 19 septembre, parce que j’avais écrit à M. Pasquini d’aller rue Garancière et de prier la demoiselle qui est au guichet. Mais l’envoi régulier de «L’aube» ne marche pas. Je vous prie de le dire au service d’expédition. 2 - Je vous ai envoyé un article; j’espère qu’il vous plaît. 3 - Je vous prie de me faire expédier la Morale sociale de Folliet et le III volume du Père Romeyer sur La Philosophie chrétienne. 4 - Le 6 septembre j’avais écrit à M. Blanchoin71 la lettre suivante: Pas de réponse. Est-il possible de faire quelque chose pour cet ami démocrate chrétien qui a la vie dure pour son caractère et ses convictions? Veuillez… [L. S.]
Librairie Bloud & Gay
f332.112 (d) Paris, le 25 octobre 1937
Cher Monsieur l’Abbé, Je suis bien ennuyée: personne n’a pu me renseigner sur le sort de la lettre que vous auriez écrite à M. Gay à propos de M. Gordiani de Lyon. S’agissait-il de le recommander à M. Blanchoin ? Alors cela a dû être fait, car les services de «L’aube» prennent toujours un soin tout particulier de ce genre de démarches. Toutefois, personne ici n’a pu me confirmer le fait. 71 Albert Blanchoin, deputato del Maine-et-Loire, che passerà l’anno successivo dal gruppo Jeune République al gruppo democratico; la lettera in oggetto non è stata conservata ma vedi la lettera seguente per quanto riguarda il suo contenuto.
319
Il est impossible de joindre M. Blanchoin par téléphone. À tout hasard, et ne sachant pas trop si ce renseignement peut vous servir, je vous donne ici l’adresse de ce dernier: Député du Maine-et-Loire, Segré (M.&L.). Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueusement dévoués. Jeanne E. Durand
f413.77 15-XI-37 Cher M. Gay, Votre silence m’a gêné beaucoup. Dans ma dernière carte postale du 25 septembre je vous priais de m’envoyer mon article sur «la primauté du moral», pour le publier ailleurs. Vous ne m’avez répondu ni ne m’avez envoyé l’article. Vous n’avez pas dit un mot à M. Vaussard. Il y a quelque chose que je ne comprends pas. Mais aujourd’hui je vous écris pour d’autres choses et, pour vous donner la possibilité de passer les affaires dans les compartiments de la maison, je vous écris une lettre pour chaque affaire. Veuillez agréer, cher M. Gay, mes sentiments d’amitié sincère. [L. S.]
f413.77 [s. d.] Cher M. Gay, Je crois que l’auteur de l’article (p. 7) «L’aqueduc des Pouilles» (11 octobre)72 a pris ses informations de sources suspectes. Les fascistes ont très peu de mérite dans ce grandiose aqueduc. Veuillez… [L. S.]
72
320
In «La Vie catholique».
f413.77 [s. d.] Cher M. Gay, Je désire avoir, s.v. pl., les deux publications que j’ai vu recensées dans «La Vie catholique», Passion et Barrabas de René Jacquet et Les Ordres mendiants de Félix Vernet. Je vous prie d’agréer mes remerciements très dévoués. [L. S.]
Librairie Bloud & Gay
f422.1 (d) Paris, le 19 novembre 1937
Monsieur l’Abbé, Nous vous avons fait adresser, ces jours derniers, un ouvrage sur lequel nous nous permettons d’attirer tout spécialement votre attention. Il s’agit d’une énorme Apologétique de 1500 pages dont la réalisation, à beaucoup d’égards, représente un véritable tour de force. C’est d’abord une vaste synthèse, claire et équilibrée, de toutes les connaissances religieuses qui concourent à la démonstration apologétique: sciences, histoire, exégèse, ethnologie, théologie, philosophie etc… L’équipe de savants spécialistes – français et belges – qui s’est distribué l’énorme besogne n’a rien ignoré des recherches et des mises au point de ces dernières années dans toutes ces disciplines spéciales. Au point de vue scientifique – et nous le disons à la louange de nos collaborateurs – voici donc un livre de tout premier plan. On y sentira en outre la préoccupation, tout en respectant absolument les positions de l’apologétique traditionnelle – et par un ton vivant, actuel, de se faire lire par l’homme d’aujourd’hui, croyant ou non, devant qui se posent des problèmes multiples. Ce livre de science est donc en même temps un livre de bonne foi. On le consultera volontiers et surtout la 3ème partie où ont été heureusement présentées, dans un ensemble coordonné, les objections les plus courantes contre la foi. Nous espérons que vous trouverez, à parcourir ce gros volume, un véritable intérêt et que, cet intérêt, vous voudrez bien essayer de le faire partager à vos lecteurs. Avec d’avance tous nos remerciements, nous vous prions d’agréer, Monsieur l’Abbé, l’expression de nos sentiments dévoués. Le Directeur Fr. Gay [annotazione di Sturzo: «Scritto che me ne occuperò»] 321
f421.102 (d) Paris, le 26 novembre 1937
L’aube
Cher Monsieur l’Abbé, Nous vous accusons réception de votre lettre du 14 novembre 1937 et du chèque de £ 2.12.0 sur la Barclay’s Bank, de Londres, que vous nous avez adressé en couverture des abonnements servis au docteur Sicca et à Mrs Crawford, de Londres. Vous avez bien voulu nous demander des numéros de «L’aube» du 25 mai 1935. Après de longues recherches, nous ne pouvons vous donner satisfaction, ce numéro étant complètement épuisé. Avec tous nos regrets, veuillez agréer, cher monsieur l’abbé, l’assurance de nos sentiments distingués. F. Gay
f421.103 13-XII-37 à Gay 1 – Invio dell’articolo Viaggiatori in Spagna 73. 2 – Cosa fare dei due volumi (ricevuti in doppio)? Darli al P[eople] and f[reedom] Gr[oup]? 3 – Lista abbonati. 4 – Copie «aube» 30/XI74. 5 – Rec[ensione] L’Égl[ise] et l’Ét[at] in «Vie catholique». Auguri. [L. S.]
73 74
322
Voyageurs en Espagne verrà pubblicato nel numero del 19-20 dicembre 1937 di «L’aube» (M.L., IV, 93). Per l’articolo La porte ouverte (M.L., IV, 89; rif. «Popolo e liberta»).
f422.2 (d) Paris, le 16 décembre 1937
L’aube
Cher Monsieur l’Abbé, Entendu. Offrez de notre part à la bibliothèque du People and Freedom Group les volumes que vous avez, par erreur reçus en double. Ci-joint, la liste des abonnés de «L’aube» que vous nous avez demandée dans une note qui a dû certainement rester en souffrance. Quand dans l’une de vos lettres il y a des questions qui concernent plusieurs services, il arrive souvent qu’une des personnes intéressées garde la lettre pour répondre à une des questions et que les autres soient laissées de côté. Ceci n’est pas pour nous excuser et nous veillerons à ce que pareille chose ne se produise plus. Nous sommes vraiment très reconnaissants au «People and Freedom Group» de l’admirable effort qu’il fait pour agrandir le champ de nos amitiés anglaises. Nous vous avons fait envoyer hier les trois exemplaires de «L’aube» du 30 novembre dernier et nous avons pris note de vous réserver 5 exemplaires du numéro où paraîtra l’article sur l’Espagne. Enfin, pour ce qui regarde l’article que «La Vie catholique» consacrera à votre beau livre sur L’Église et l’État, nous l’avons demandé depuis longtemps à M. Prélot. Il ne pourra malheureusement pas nous le donner avant janvier. En vous offrant nos meilleurs vœux de Noël, nous vous prions d’agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’assurance de nos sentiments très respectueux. F. Gay
f478.37 2-2-38 à Gay Depuis trois mois que mon livre sur L’Église et l’État a été publié, le silence de toute la presse catholique de France me donne l’impression de quelque chose d’inexplicable et de navrant. Je vous prie de rompre ce silence avec une recension consciencieuse dans «L’aube». Avez-vous parlé à M. Vaussard? Lui avez-vous donné l’exemplaire de mon ouvrage envoyé à «L’aube»? je lui ai écrit, mais il ne m’a pas répondu. Et Prélot pour «La Vie catholique» fera-t-il la recension? 323
Je vous ai écrit de faire mettre dans «L’aube» des petites annonces pour mes ouvrages que vous avez édités75, et de vous mettre d’accord avec les Editions Internationales pour l’annonce de mon ouvrage sur L’Église et l’État. Je vous prie de le dire à votre secrétaire pour donner suite à ma prière. [L. S.]
L’aube
f422.50 (m) Paris, le 13-II-38
Cher Monsieur l’Abbé, – Nous avons publié dans notre numéro de dimanche la note sur le cardinal Huisley. – Le tome V de l’Histoire de l’Église n’a pas encore paru. – Nous serons heureux de publier un article de M. Steed. Malheureusement «L’aube» ne possède pas son adresse. Je la demanderai à la librairie qui doit l’avoir, du moins je l’espère. – Jean Soulairol doit donner plusieurs articles dans «L’Aube» sur votre livre L’Église et l’État.76 (Vous avez dû voir celui de Prélot dans «La Vie catholique»). – Au sujet de cette participation à un livre collectif publié par The People and Freedom Group, je n’ai reçu aucune précision. J’aimerais que Miss Barbara Barclay Carter me donnât des renseignements sur ce que je dois faire et sur le délai qui me sera laissé pour écrire. Veuillez vous faire auprès d’elle l’interprète de mes sentiments de respectueuse amitié et je vous prie de croire, cher Monsieur l’Abbé, à mon dévouement très déférent. L. Terrenoire
75 Lo farà in effetti a quell’epoca, in alternanza con altre opere edite da Bloud & Gay, L’aube: un «pavé» a pagina 3, con foto, per La Communauté internationale et le droit de guerre et l’Essai de sociologie il 17 febbraio 1938, id. il 2 marzo, l’11, il 25 etc…; ripeterà l’operazione il 13 gennaio 1939 per Politique et morale, con richiamo dei precedenti titoli. 76 Soulairol vi dedicherà un biglietto nella sua rubrica di «L’aube» La pensée et la vie, il 15 febbraio 1938.
324
f478.40 (d) Paris, le 22 février 1938 Cher Monsieur l’Abbé, Nous vous communiquons sous ce pli des papiers ayant trait à l’affaire Gordiani. Vous aurez vu dans «La Vie catholique» du 12 janvier l’article de Prélot sur L’Église et l’État. Vous savez que nous n’avons pu avoir de papier de Vaussard parce qu’il n’avait pas reçu le livre, mais Soulairol, dans 3 numéros successifs, vous a consacré sa chronique. On a fait demander aux Editions Internationales un placard de publicité: on n’a pas encore de réponse. Veuillez agréer, Monsieur l’Abbé, l’expression de nos sentiments respectueusement dévoués. F. Gay
f423.21 12-3-38 a Gay 1 - Mando uno chèque di £ 1.8.6. [sic] cioè: £ 1 per Sicca abbt. A fine anno 1938. [?].5 per conto Miss Duffy. [?].2 Per D’Haulou, un mese. 1.6 per Miss Pritchard, numeri ricevuti. 2 - nouvel abonné Mrs M. Rawson. 3 - Non ho ancora ricevuto le 5 copie chiese del n° 4 mars77. Prego sollecitare. Quelle tragédie celle de l’Autriche. si vous lisez mon article dans «L’aube» 23 février 1934, vous verrez les prévisions des événements d’aujourd’hui et les raisons de ces événements. Dans quelques jours je vous enverrai un article sur ce sujet. 4 - À propos de l’annonce dans L’Aube de mon ouvrage l’Église et l’État, Jean de La Pradelle m’a écrit « ……. ». J’ai répondu de l’adresser à Mlle Durand. [L. S.] sollecitato 23-3-[1938] 77
Le geste de Toscanini, «L’aube», 4 marzo 1938 (M.L., IV, 116).
325
f423.35 (cm) 9 avril 1938 Cher Monsieur l’Abbé, Très intéressant votre article78, qui nous apprend des choses suggestives et curieuses. Je suis en voyage aujourd’hui et je ne puis corriger la dactylographie de la traduction que j’ai faite hier; j’espère qu’on m’aura bien lu et qu’il n’y aura pas trop de fautes d’impression. De la verte Normandie, je vous envoie tous mes respectueux et dévoués hommages. Maurice Brillant
f542.1 22-4-38 à Fr. Gay Paris
personnelle
J’ai pensé réaliser mon idée d’une Histoire critique du mouvement politique et social des catholiques en Europe de 1815 à 1938 (dont je vous ai parlé autrefois) en me faisant le promoteur d’un concours. J’ai presque trouvé cinq mille francs, mais ils ont mis pour condition de donner mon nom au concours en l’appelant Concours «Don Sturzo». J’ai pensé à l’ «Aube» pour patronner l’initiative, et à votre maison de librairie pour publier le livre qui aura gagné le prix. Que pensez-vous de mon idée? La raison de l’initiative est tout à fait claire. Après la chute du parti populaire italien, du petit parti populaire social d’Espagne d’avant [ ?], après la [ ?] du Centre allemand, des Chrétiens Sociaux d’Autriche; après la perte du caractère ancien des formations des Chrétiens Sociaux Croates, Slovènes, Hongrois, restent aujourd’hui les groupes de la Belgique, de la Suisse, de la Hollande, la Tchécoslovaquie et les petits groupes français (Alsace, Parti Démocrate Populaire et J.R.) et des autres (encore moins sûrs) de Lituanie et Pologne. Mais l’orientation est changée: il faut faire la critique (critique juste et honnête) du passé et envisager l’avenir. Pourtant [ = pour cela ] est nécessaire une histoire critique sérieuse, bien faite. Voilà la raison de cette initiative. J’espère trouver en vous un chaleureux collaborateur. [L. S.] 78
326
Attention aux détours, «L’aube», 9-10 aprile 1938 (M.L., IV, 138).
L’aube
Paris, le 28 avril 1938
Cher Monsieur l’Abbé, Avant de quitter Paris pour sa tournée en Bretagne, M. Gay nous a priés de répondre à votre lettre du 22 avril. En principe, M. Gay ne peut qu’applaudir à l’idée d’un concours qui se placerait sous votre patronage. «L’Aube», bien entendu, serait toute prête à le faire largement connaître. Mais un certain nombre de questions pratiques se posent. Quel est exactement l’objet du concours? S’agit-il de rechercher seulement des plans d’ouvrage, ou bien un travail rédigé? Dans ce cas, l’ampleur du sujet nous paraît devoir réclamer des années de recherches. Croyez-vous possible de trouver des candidats pour un concours aussi difficile, avec seulement l’appât d’une somme de 5.000 frs? Et en admettant qu’on en trouve et que l’ouvrage réponde pour le fonds à votre attente, comment envisagez-vous le rôle de la maison d’édition? Il serait difficile à la Librairie Bloud et Gay d’assumer, actuellement, les frais d’un gros livre sur cette question un peu spéciale, et pourtant passionnante, nous en convenons. Peut-être les futurs «Cahiers de la Nouvelle Journée» pourraient-ils accueillir un travail de ce genre, mais de dimensions modestes (160 à 192 p. d’un petit in-8°). L’éditeur aurait-il à payer des droits d’auteur? Si vous voulez bien réfléchir à loisir à ces différents points et nous soumettre un complément d’information, M. Gay aurait à son retour le 10 mai des éléments d’appréciation. Nous vous redisons, cher monsieur l’Abbé, l’assurance de nos sentiments fidèlement et respectueusement dévoués. Jeanne E. Durand
Librairie Bloud & Gay
f425.56 [circolare] Paris, le 3 mai 1938
Monsieur, Nous vous avons fait envoyer à la fin d’octobre 1937 un exemplaire de presse de l’Apologétique. Cet énorme volume dont, avant la mise en vente et malgré son prix élevé, 2.000 exemplaires avaient été souscrits a été salué avec faveur par la presse du monde entier… 327
La raison de ce succès tient sans doute au fait qu’il n’existait pas d’apologétique générale récente, mais aussi à la compétence des collaborateurs réunis. Que cette Apologétique ait répondu à un besoin, nous sommes bien obligés de le constater. Nous aurions donc été heureux que vous lui consacriez à votre tour un compte rendu, en soulignant au passage combien ce «monument» répond aux préoccupations de l’homme d’aujourd’hui. Nous nous demandons si, après tout, un compte rendu n’aurait pas paru sans que nous en ayons été avisés. Dans ce cas, voudriez-vous avoir la bonté de nous en rappeler la date et même, si possible, nous en faire envoyer le justificatif. D’avance, nous vous en remercions et nous vous prions d’agréer, Monsieur, l’assurance de nos sentiments distingués. Le Directeur: Fr. Gay
f423.55 7 mai 1938 à Gay Mon cher ami, J’ai lu ce soir, avec beaucoup d’amertume, l’annonce de la disparition de «La Vie catholique»79. Ma pensée est allée à vous, dont les efforts admirables pour la cause catholique ont été méritoires devant Dieu et devant les hommes. Quelle douleur pour vous! Mais vous avez la vertu d’offrir à Dieu cette souffrance pour en avoir de nouvelles grâces et faire encore plus de bien. C’est ainsi que font les disciples de Jésus. Cordialement à vous et à toute la famille de «La Vie Catholique». [L. S.]
79 In preda a difficoltà finanziarie, aggravate dalla concorrenza del settimanale dei domenicani «Sept», «La Vie catholique» aveva in un primo momento cercato una collaborazione con esso e con «Temps présent». Dovette alla fine farsi assorbire da «Temps présent» e pubblicò l’ultimo numero il 7 maggio del 1938.
328
f542.3 20-5-38 à Archambault D’abord, je vous remercie vivement de votre recension, aussi compréhensive que chaleureuse sur mon ouvrage L’Église et l’État, que «Le P[etit] Dém[ocrate]» a publiée le 15 de ce mois. Je reviens à mon idée du Concours dont je vous ai parlé pendant ma dernière visite à Paris. Je pense que la nature et les limites de l’ouvrage pourraient être précisées de la manière suivante: «Histoire critique des orientations et des activités libérales-démocratiques et sociales des catholiques à partir des premières années du XIXe siècle jusqu’à nos jours». Peut-être le mot histoire serait trop prétentieux; ce sera mieux de mettre Esquisse historique ou Essai historique. Cette longue description ne sera pas le titre de l’ouvrage. J’ai pensé, comme titre: De O’Connell à Brüning (1800-1933). Mais ça n’a pas d’importance. J’espère recevoir votre proposition définitive, d’accord avec M. Gay, pour fixer les termes du concours. Veuillez… [L. S.]
f542.4 (m) 3-6-38 Cher Monsieur l’Abbé, Décidément, le titre que vous aviez proposé d’abord: Politique et morale est le meilleur. Gardez-le donc, je vous prie. Je suis d’accord avec Gay pour les modalités du «prix Sturzo» - à condition qu’il n’entraîne pas ipso facto la publication dans la «Nouvelle Journée», pour laquelle nous désirons rester libres de notre décision, étant entendu que le préjugé favorable serait acquis au bénéficiaire du prix. Je vous remettrai incessamment le projet de règlement. Le temps me manque aujourd’hui encore. Agréez, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments bien respectueux. Paul Archambault 329
f542.5 (cm) 18-6-38 Cher Monsieur l’Abbé, Gay malheureusement [?] en ce qui concerne les conditions du prix. Je vais le prier de hâter la réponse, si nous sommes d’accord, ce que je crois. Pardon pour tous ces retards… malgré tout mon respectueux dévouement. Paul Archambault
f542.6 20-6-38 à Mlle Durand, secrétaire de M. Gay M. Archambault m’avait écrit le 3 juin être d’accord avec M. Gay pour les conditions du concours que j’avais proposé et que dans quelques jours j’aurais reçu le projet. J’ai sollicité M. Archambault de nouveau et je viens de recevoir sa carte du samedi passé (18 juin) me disant que tout est dans les mains de M. Gay. Je sais comme il est pris, peut-être il n’est à Paris que pour quelques heures. Mais je suis pressé d’en finir pour ne pas perdre l’occasion d’avoir l’argent promis. J’écris à vous pour que, au moment favorable, vous rappeliez à M. Gay l’affaire et me fassiez écrire en envoyant le projet complet. Veuillez… [L. S.]
L’aube
f542.11 (d) Paris, le 20 juin 1938
Cher monsieur l’Abbé, Nous vous prions de trouver sous ce pli le projet d’annonce du Concours rédigé par M. Archambault. Vous pourriez lui communiquer directement vos observations. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de nos sentiments respectueusement dévoués. F. Gay 330
(rl) f542.8 21-6-38 1 - scrivo a Gay perché le aggiunte e variazioni interessanno «L’aube» e la responsabilità della direzione. 2 - Il denaro sarà depositato in lire sterline presso la Barclay Bank di Londra – 202 Fulham Road S.W. 10 – al mio nome, a favore dell’«Aube» per il Prix Luigi Sturzo. Io invierò il Libretto da tenersi in deposito presso l’amm.ne de «L’aube». Allora sarà pubblicato l’avviso. 3 - Domando di correggere il testo di avviso, d’accordo con Archambault e inviarmelo, al più presto, per potere fare il deposito. 4 - Ho tolto la frase «Il est conseillé ect.» perché così non si conserva il segreto del nome che è necessario per un concorso. [L. S.]
f542.11 (d) Paris, 27 juin 1938
L’aube
Cher Monsieur l’Abbé, Nous avons le plaisir de vous retourner le texte du Concours revu par monsieur Paul Archambault. Dans l’attente de vos bonnes nouvelles, nous vous prions d’agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’assurance de nos sentiments les meilleurs. Pr le Directeur
(rl) f542.11 30-6-38 Cher M. Gay, Je vous rends le texte du Concours. 1 - J’ai mis le 1er mai (au lieu de mars) parce que je pense que deux mois ne seront pas suffisants pour les travaux du jury. 331
2 - J’ai mis quatre mois à partir du 1er mai 1940, le temps pour la décision de la Maison Bloud et Gay. 3 - J’ai ajouté les dernières lignes. Je suis disposé à aider la secrétaire de «L’aube» pour donner les renseignements qui seront demandés. Enfin il faut que vous m’écriviez tout de suite si dans le livret de dépôt à la banque, je devrai faire mettre votre nom personnel (et avec quelle adresse) ou seulement le titre impersonnel de Directeur de «L’aube», ou votre nom avec le titre de Directeur de «L’aube». Veuillez agr… [L. S.]
L’aube
f542.12 (d) Paris, le 10 juillet 1938
Cher Monsieur l’Abbé, Par un heureux hasard, je suis venue ce matin à la librairie toujours fermée le samedi. J’ai pris connaissance du courrier, et donc de vos différentes lettres. Prix L. Sturzo – Je ne comprends pas la note concernant le prix L. Sturzo. Il y a plus de 8 jours, conformément à l’indication que vous nous aviez précédemment donnée, nous vous avons fait envoyer le texte d’annonce du concours remanié par M. Archambault et que vous vouliez montrer à votre ami. – depuis, nous attendions votre ordre pour publier dans le journal. Que s’est-il passé? Voici à nouveau le texte du concours: dès que vous nous aurez dit qu’il peut paraître tel quel dans «L’aube», nous ferons le nécessaire80. Politique et morale – Je ne comprends pas davantage l’absence du placard 9 dans l’enveloppe que vous avez reçue. Au moment de l’expédition, nous n’avons pas constaté l’absence d’un placard. Il ne nous est rien resté ici, puisque notre jeu d’épreuves personnel est entre les mains du censeur, M. le chanoine Magnin. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de nos sentiments respectueux et fidèlement dévoués. Jeanne E. Durand
80
332
Verrà pubblicato sul numero del 25 agosto 1938: «Un prix Luigi Sturzo».
f542.13 (d) Paris, le 12 juillet 1938
L’aube
Cher Monsieur l’Abbé, Vous pouvez faire le dépôt de l’argent à votre banque au nom de M. le Directeur de «L’aube», 3, rue Garancière. La lettre où vous nous demandiez le renseignement a dû s’égarer en effet. Le texte va paraître tout prochainement dans «L’aube» avec les remaniements que vous avez suggérés. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de nos sentiments respectueusement dévoués. Pr le Directeur J.E. Durand
[nella stessa lettera] 13-7-38 a Del Giudice Caro Filippo, Ho combinato con gli amici dell’«aube» di Parigi il bando di concorso per il «Prix Luigi Sturzo» che ti acchiudo per dovere, pregandoti di rimandarmelo. Ti prego di volere effettuare il deposito di 31 sterline (che per tua generosità hai offerto a tale iniziativa) presso la Barclays Bank Ltd, Brompton Branch, 202 Fulham Road, S.W. 10 (London); ai nomi congiuntamente di Luigi Sturzo (32 Chepstow Villas London W. 11) e dell’Editor of «L’aube» of Paris (3, rue Garancière, Paris 6ème). Ti prego di farmi pervenire il libretto di deposito che dovrò mostrare al Direttore dell’«Aube» Mr F. Gay. Con i più vivi ringraziamenti credimi cordialmente. [L. S.]
f424.39 7-8-38 à Gay Je vous ai fait envoyer trois articles traduits par «L’Avant-Garde» de Bruxelles, parce que j’ai été là pendant 13 jours. Maintenant que je suis à Londres je vous les 333
enverrai directement en italien, parce que, je pense, ce sera mieux que M. Brillant les traduise. Si vous aviez la possibilité de me faire arriver quelque rémunération pour ma collaboration à «L’aube» (si petite que soit cette rémunération) je vous en serais reconnaissant. Mais si ce n’est pas possible pour le budget de «L’aube», laissez là. Je continuerai comme par le passé. Je vous prie de me faire envoyer trois exemplaires de chacun de mes trois derniers articles. [L. S.]
f426.1 (m) 29-8-38 Monsieur l’Abbé, Entièrement accaparée ces deux derniers mois par de très pressantes obligations familiales, je n’ai pu vous remercier plus tôt de votre lettre du 4 juillet et vous demande de m’excuser. Je suis tout à fait certaine que la Genèse déjà nous offre une notion exacte du mariage et de ses fins. Mais il me semble que de nos jours même celle-ci n’est pas toujours bien vue. C’est l’an dernier encore que, discutant de la question avec un théologien qui jouit d’une assez large audience et lui demandant comment, à son sens, il fallait entendre l’expression: «aide semblable à lui», je reçus une réponse d’un réalisme fort éloigné du romantisme des prédicateurs siciliens de votre enfance. Je crois qu’il y a deux tendances dans la pensée catholique (et dans la pensée humaine en général). L’une qui voit dans la femme la génitrice et le remède (souvent aussi la tentation). L’autre qui y voit la seconde moitié du genre humain, complémentaire de la première. Ni l’une ni l’autre ne saurait évidemment être tout à fait exclusive. Mais selon que l’une ou l’autre prévaut, à une époque ou chez un auteur, la notion du mariage et de l’amour diffère. Sans que la première soit abolie, il me semble que nous arrivons à une époque où, pour tout le monde, la seconde va fortement prévaloir. Ne croyez-vous pas vous aussi, monsieur l’Abbé, que c’est une chose très certaine, et d’une très heureuse portée? Pardonnez-moi, je vous prie, et veuillez accepter l’expression de mes très distingués sentiments. M. Archambault
334
f424. 46 (m) Dimanche 11 septembre 1938
L’aube
Bien cher Don Sturzo, Sauf avis contraire, tous les articles de «L’aube» sont rémunérés. Brillant qui en a besoin reçoit une petite rétribution pour sa traduction. Je ne me reconnaissais donc pas le droit de refuser l’offre si généreuse que vous nous aviez faite. Mais je comprends parfaitement qu’il ne vous soit pas possible de continuer toujours. «L’aube», certes, est plus pauvre que jamais. Mais que vous soyez un des seuls qui ne receviez aucune rétribution pour vos articles. Le Directeur, bien qu’il n’ait aucune fortune et de très modestes revenus, le peut encore. Il le fait. Vous me dites que vous, exilé, souhaiteriez recevoir une petite rétribution. Cela ne chargera pas beaucoup plus notre budget. En tout cas, je n’ai qu’un regret, ne pas vous l’avoir proposé plus tôt et avoir accepté indirectement un sacrifice si long et si prolongé du collaborateur même qui avec notre cher Bidault nous fait le plus d’honneur et le plus de plaisir. Donc nous agirons avec vous comme avec tous nos autres collaborateurs. Notre pauvreté nous oblige à limiter à 60 fr. la rémunération des articles de tête et 75 fr. les tournants. Bien entendu, nous continuerons à régler son travail à notre cher Brillant qui lui aussi en a un impérieux besoin, surtout depuis la disparition de «La Vie catholique». Encore une fois toutes mes excuses et l’expression la plus affectueuse de notre gratitude et de notre admiration respectueuse. Fr. Gay Avez-vous lu mes articles, ceux de Borne, d’Archambault etc. sur la conquête de l’opinion?81 Est-ce que nous vous verrons à notre congrès du 11 novembre si les événements ne viennent pas – hélas! – nous apporter d’autres préoccupations?
f424.47 17-9-38 Cher M. Gay, Voilà un article sur les catholiques sudètes82: je vous prie de le publier dans «L’aube» le plus tôt possible. Il est très urgent de valoriser le premier effort de se dégager de l’emprise des Nazis. 81 Fra altri: É. Borne, Nous qui avons la foi, «L’aube», 30 agosto 1938; Fr. Gay, Le Congrès pour une action conquérante, 2 e 7 settembre… 82 L’articolo sarà pubblicato da «Popolo e libertà» (M.L., IV, 177).
335
Je vous remercie beaucoup de votre très aimable lettre à mon égard. Je suis confus de votre cordialité. Je vous avoue que j’avais hésité à vous écrire; mais après que «La Liberté» de Fribourg avait suspendu ma collaboration parce que, à cause de mon nom, elle fut menacée de se voir défendue l’entrée en Italie; après que le «Catholic Herald» avait fait de même parce que je suis contre Franco; et finalement «La Cité nouvelle» traverse une crise financière, finalement je me suis décidé. J’accepte votre offre et je vous remercie de nouveau. [L. S.]
L’aube
f425.21 (d) Paris, le 18 octobre 1938
Cher Monsieur l’Abbé, Les événements donnent une importance particulière au congrès de «L’aube» et nous n’avons qu’un mois pour le préparer! Nous ne voulons donc négliger aucun des moyens que nous pouvons avoir de montrer l’intérêt de ces journées de travail pour l’action des hommes de notre esprit. Nous avons, en particulier, décidé de donner chaque jour, en première page du journal, le mot du congrès. Ce sera une lettre, ou un extrait de lettre, d’une personnalité amie ou d’un militant nous disant ce que représente notre Congrès pour la propagande de toutes nos idées, ce qu’il attend de lui et nous annonçant si possible sa présence. Nous savons la sympathie que vous portez à nos efforts, aussi nous demandonsvous avec confiance de nous adresser un mot bref (20 ou 30 lignes) que nous puissions reproduire dans cette rubrique. Avec nos remerciements anticipés, nous vous prions d’agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de nos sentiments les meilleurs. Maurice Carité [P.S. a mano] … à moins que vous ne désiriez nous envoyer un article en fonction du congrès, ce qui serait encore mieux!
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f425.28 (d) 24 octobre 1938
19, rue Vaneau, Paris 7ème
Cher Monsieur l’Abbé, Merci de m’avoir envoyé votre remarquable étude sur Politique et théologie morale, que je ne manquerai pas de citer dans «L’aube». Il est très intéressant qu’elle ait paru dans la «Revue théologique» des Jésuites belges. Notre ami M. Gay que j’ai mis au courant de la question imprimatur s’occupe du livre, – j’avais d’ailleurs vu l’abbé Magnin à ce sujet, comme il était naturel – et je pense qu’il n’y aura pas de difficulté. Je crois que j’ai bien lu votre article Aux amis de L’aube 83 et j’espère ne m’être pas trompé dans ma lecture. Je serais d’ailleurs bien mal venu de me plaindre de votre écriture, car j’écris de façon bien moins lisible que vous. L’article n’a pas pu paraître hier, mais je pense qu’on pourra le publier demain matin. Il plaira beaucoup, j’en suis sûr, à nos amis. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, avec toute mon admiration, mes hommages très respectueux et très amicalement dévoués. Maurice Brillant
L’aube
f425.37 (d) Paris, le 3 novembre 1938
Cher monsieur l’Abbé, Le IIème congrès des “Amis de «L’aube»” qui va se tenir dans quelques jours à Paris s’annonce comme devant dépasser en nombre et en importance celui de l’an dernier qui avait déjà groupé 1200 congressistes. Nous avons l’honneur de vous faire parvenir sous ce pli, avec le programme du Congrès, une carte d’invitation pour les séances de travail et pour le banquet de clôture. Nous vous serions reconnaissants de nous faire connaître votre réponse par un prochain courrier. Dans cette attente, je vous prie d’agréer, cher Monsieur, l’expression de nos sentiments distingués. F. Gay
83 Pour le deuxième congrès national des amis de L’aube. Un message de don Luigi Sturzo. Vos responsabilités, «L’aube», 25 ottobre 1938 (M.L., IV, 191).
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(rl) f425.37 6-XI-38 Mon cher ami, J’ai reçu votre invitation et la carte de congressiste des “Amis de «L’aube»”. La tentation de prendre le train pour Paris a été très forte; malheureusement, je sors d’une grippe très ennuyeuse, qui m’a tenu pour un mois bien faible; il faut renoncer au plaisir d’être avec vous dans ces jours qui, je pense, seront historiques pour la démocratie et la France. Mes vœux de tout cœur et mes congratulations à vous, à vos collaborateurs et à tous les amis de «L’aube». Votre Luigi Sturzo
f542.18 23-1-39 à Archambault Je vous prie de solliciter la formulation de l’avis sur le «Prix Luigi Sturzo» dans les termes que nous avions concordés alors que j’eus le plaisir de vous voir. J’espère que, dans le cas où personne n’a déjà pensé à écrire sur ce sujet, vous trouverez quelqu’un bien préparé… [L. S.]
f530.30 (m) 29-1-39 Cher monsieur l’Abbé, Pardon d’avoir tardé à vous répondre. Mais si vous saviez comme je suis tiraillé en tous sens! Au point de vue sociologique, je vois d’ores et déjà comme qualifiés pour répondre à votre appel: M. Wilbois, 4, rue Edmond-Rousse, Paris, 14ème. 338
R.P. Delos, Professeur à la faculté catholique de droit de Lille. M. Doucy, 11, rue de Bouvreuil, Saint-Quentin (Aisne). M. Vialatoux, Vaugneray (Rhône). M. Troude, professeur au lycée de Rouen. Mais je vous conseille surtout de vous adresser à M. l’Abbé Jacquemet,40, rue du Chevalier de la Barre, Paris, 18ème, qui a eu l’occasion de prospecter tout ce secteur, à l’occasion de la mise en route du Dictionnaire de sociologie et doit pouvoir vous fournir des renseignements précieux. Voici par ailleurs le texte de la communication que j’envisage, au sujet du prix Sturzo. Vous ai-je bien compris? Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueux. Paul Archambault
f542.19 31-1-39 à M. Archambault Je suis d’accord avec vous pour publier dans «L’aube» et peut-être dans «Temps Présent» et dans «Politique» l’avis que vous avez préparé avec les lignes que j’ai ajoutées. Merci beaucoup de votres indications et adresses. Mon initiative de sociologie intégrale marche, pas trop vite, mais quand même marche. Je vous écrirai aussitôt que sera mieux concrétisée. Veu… [L. S.]
L’aube
f426.34 (d) [circolare] Paris, le 7 février 1939
Monsieur et cher collaborateur, Nous allons opérer à partir du jeudi 9 février une transformation dans la présentation de «L’aube», en ayant pour but d’utiliser au maximum nos modestes quatre pages. Nous voulons aussi que «L’aube» reflète davantage l’activité naissante des Nouvelles équipes françaises et le fasse dans une mise en page rajeunie. 339
Nous serions heureux – enfin, et c’est pourquoi nous vous écrivons – que vous vouliez bien nous maintenir comme par le passé votre collaboration pour nos «Premiers Paris». Si vous pouviez nous adresser un article sur un sujet à votre convenance au cours des prochaines semaines, nous vous en serions très reconnaissants. Nous vous demandons à ce propos de vouloir bien revenir aux habitudes que nous avions prises au début de «L’aube» et qui fixaient à une «colonne» la longueur de notre article de tête. Avec nos remerciements, nous vous prions d’agréer, monsieur et cher collaborateur, l’assurance de nos sentiments les meilleurs. Le Directeur Fr. Gay
f533.25 (d) Paris, le 15 mars 1939
Librairie Bloud & Gay
Cher Monsieur l’Abbé, Je vous fais envoyer les 3 numéros de «L’aube» du 23 février 84 et écris à nos amis de «Temps Présent», de «La Croix», de «Politique», du «Petit Démocrate,» de «La Jeune République» et de «L’Éveil des Peuples». J’espère que cette relance sera suivie d’effet. Nous avons appris indirectement que vous aviez été très souffrant. J’espère que vous êtes, maintenant, complètement rétabli? Veuillez croire toujours, cher Monsieur l’Abbé, en nos sentiments bien respectueux et fidèlement dévoués. F. Gay
Librairie Bloud & Gay
f338.16 (d) Paris, le 6 avril 1939
Cher Monsieur l’Abbé, Voici la liste des personnes qui n’ont pas reçu votre cahier Politique et Morale: Bibliothèque du Grand séminaire de Caltagirone, Catania. «Civiltà Cattolica», Via Ripetta, 246, Roma. «Vita e Pensiero», 2, Via Ludovico Recchi, Milan. «Rivista di Letture», 6, Piazza C. Erba, Milan. S. Ex. Mgr Mario Sturzo, Év. de Piazza Armerina, Enna. 84
340
Conquête et expérience de la liberté, «L’aube», 23 febbraio 1939.
Onorevole Filippo Meda, 7, via Cusani, Milan. Comte Stefano Jacini, 3, Via Lauro, Milan. Onorevole Benedetto Croce, Trinità Maggiore, 12, Naples. Nous vous faisons envoyer par ailleurs 5 ex. de votre dernier livre, les numéros de «L’aube» que vous nous demandez et le Pie XII de M. Carité. Vous aurez vu dans «L’aube» du 5 avril votre article sur le sympathique mouvement People and Freedom 85: nous vous envoyons 5 ex. de ce numéro. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, avec nos meilleurs vœux de Pâques, l’assurance de nos sentiments fidèlement et respectueusement dévoués. F. Gay
f533.32 22-IV-39 à M. Gay Mon cher ami, Je vous prie de nouveau de vouloir écrire ou téléphoner à «La Vie intellectuelle», à «Temps Présent», au «Petit Démocrate», à «La Croix» etc. pour les intéresser à mon Cahier (Politique et Morale) et mettre des comptes rendus et faire écrire des revues, selon l’importance qu’ils donnent à mon ouvrage. C’est étrange (je pense) un silence pareil pour un cahier d’actualité, et qui devrait retenir l’attention des catholiques. Je vous prie de faire mettre de nouveau l’insertion dans «L’aube» et prier J. Soulairol d’en parler de nouveau dans ses intéressantes italiques. [L. S.]
f542.22 22-4-39 à Mlle Durand Domando rif.mi se dentro il 1° aprile si sono avute domande per il Prix Luigi Sturzo. [L. S.]
85 L’articolo fu infatti pubblicato nel numero dell’8 aprile, senza firma: «Le groupe People and freedom de Londres au service de la liberté et de la démocratie»; cf. il testo pubblicato in «Popolo e libertà», (M.L. IV, 245).
341
f542.23 (m) 4-5-39
La Nouvelle Journée
Cher Monsieur l’Abbé, Un candidat au prix Sturzo s’est fait connaître: Mme Jean Larat, professeur au collège de Saint-Germain-en-Laye (Seine-et-Oise), 2bis, rue de Noailles. Sauf contreordre, je vous laisse le soin d’entrer en contact avec elle et de lui faire préciser ses intentions. Je puis aussi lui écrire, si vous le désirez. Mais, dans ce cas, quelle orientation donner à la conversation? M. Guy-Grand (19, rue Denfert-Rochereau, Paris, 5ème) me demande s’il peut compter ferme sur vous pour un samedi de juin à l’Union pour la Vérité. Vos amis parisiens se réuniront avec joie et fierté autour de vous. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments respectueux. Paul Archambault
f542.24 6-5-39 à M. Archambault Mon cher ami, J’apprends avec plaisir la nouvelle que vous me donnez sur le Prix. J’espère que Mme Larat est tout à fait préparée pour un ouvrage pareil. Je vous prie de vous mettre en contact avec elle et de prendre les accords nécessaires. Selon l’avis du concours, «l’œuvre devra présenter un caractère critique, à la fois par l’indépendance du jugement et le souci de documentation exacte et complète (pour autant que possible)». Je pense qu’il sera très utile que Mme Larat fasse un schéma de son travail. Je suis (sans engagement) en condition de donner des indications pour trouver des livres ou des documents qui ne sont pas à la portée de tout le monde. Vous pourriez lui donner des conseils sur le caractère historique et critique du travail, sur sa longueur, sur la possibilité de le publier chez Bloud et Gay ou même (si vous le trouvez à votre convenance) dans la «Nouvelle Journée». Ce qui m’intéresse beaucoup, c’est que les orientations et activités des catholiques ne soient pas traitées comme des choses en soi, détachées du milieu historique, mais comme des courants vivant dans l’histoire, qui en subissent l’influence et en même temps qui influent dans ce milieu historique. Ce qui porte à établir un plan non géographique comme à dire: France-Allemagne-Belgique-Italie etc.; mais historique: de la période 342
romantique jusqu’à l’après-guerre; en mettant en lumière, pour chaque période, les diverses positions des catholiques d’Europe. Je pense que l’Amérique sera laissée de côté, pour ne pas alourdir le travail. Ce que je vous écris n’est pas autre chose que des vues particulières, qui n’obligent pas l’auteur à les accepter mais à en tenir compte. Pour le reste, je m’en remets à votre expérience. Veuillez agréer, mon cher ami etc. [L. S.]
f542.27 (m) 7-5-39
La Nouvelle Journée
Cher Monsieur l’Abbé, Guy-Grand sera comme moi bien désolé que vous ne puissiez venir prochainement à l’Union pour la Vérité. Je me mets immédiatement en relation avec Mme Larat pour lui faire part de vos desiderata que je comprends et approuve et m’assurer qu’elle est en mesure de faire un travail sérieux. Je vous tiendrai au courant. Avec toute ma respectueuse amitié. Paul Archambault
Ker Philomène L’Ile-aux-Moines (Morbihan)
f542.10 (cm) 27 juin 1939
Cher Monsieur l’Abbé, Je vous remercie beaucoup de votre aimable souvenir auquel je suis extrêmement sensible et dont je suis très honoré. Je rentre à Paris vers le 5 août. Peut-être aurai-je le plaisir de vous voir – quand vous irez en vacances –, je serais fort heureux de causer un peu avec vous. Permettez-moi de vous redire toute mon admiration pour vos magnifiques travaux, pour toutes vos initiatives (celle du prix Luigi Sturzo n’est pas la moins remarquable), pour votre généreux, nécessaire et intelligent apostolat, et pour tout ce que vous représentez pour nous et qui fait votre nom si cher à toute notre famille spirituelle. 343
Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, avec toute ma gratitude, mes très respectueux et dévoués hommages. Maurice Brillant
31-VII-3986 Mon cher ami, Je ne sais pas si «L’aube» va être suspendue pendant le mois d’août ou non parce que ces jours-ci j’ai été pris et n’ai pas eu le temps de lire «L’aube». C’est pour ça que je n’ai pas compris le passage de Rodel sur l’absence de M. Gay à Bordeaux. Est-il malade? En tout cas, mes sentiments pour lui sont les mêmes que les vôtres et je suis avec vous dans les ovations qui ont salué le nom de Francisque Gay à Bordeaux. Je vous prie de publier l’article sur le Latifond sicilien 87 avant que «L’aube» suspende sa publication s’il arrive à temps, parce qu’il faut ne pas oublier les efforts des popolari italiens dans cette question. Veuillez agréer, cher M. Terrenoire, mes sentiments d’amitié. Luigi Sturzo
f428.2 8-9-39 à M. Gay Mon cher ami, Je ne sais pas si cet article88 vous arrivera tout de suite; j’espère, pour moi et mes amis, que ma pensée soit connue le plus tôt possible. J’espère que l’Italie reste au moins neutre et qu’elle ne s’engage pas avec l’Allemand; je prie Dieu que l’Italie ne tombe pas du côté de Hitler. Mon article ne dit rien de ça parce qu’il vaut mieux que pour le moment ce soient les chancelleries à travailler et pas les journaux. Mais ma pensée est 86 Questa lettera a Louis Terrenoire non si trova nell’Archivio Sturzo. È l’unica lettera di Sturzo che si trova nel fondo Francisque Gay depositato all’Institut Sangnier. 87 Vedi Il latifondo siciliano e il partito popolare e I cattolici italiani e il latifondo, pubblicati in «Popolo e libertà» e «Il Lavoro» (M.L., IV, 267 a 271). 88 A partire dall’inizio della guerra, gli articoli di Sturzo spariscono da «L’aube». Effetto della censura, ufficiale o ufficiosa, preoccupazione di non turbare la neutralità, provvisoria e fragile, dell’Italia ?…
344
très claire, même de ce côté-là. Que «L’aube» continue; je ferai ce qui me sera possible pour que «L’aube» continue. Cordialement à vous. L. Sturzo
f428.12 (d) Paris, le 4 octobre 1939
L’aube
Cher Monsieur l’Abbé, Tandis que nous nous demandions avec inquiétude ce que vous deveniez, votre lettre recommandée du 8 septembre mettait 3 semaines à nous parvenir. Nous l’avons reçue exactement le 28 septembre dernier. Votre carte du 25 septembre nous est arrivée, elle, samedi dernier 30 au soir. Entre-temps, nous avions hésité à vous retourner l’article dont nous ne savions plus si la publication serait encore opportune. Maintenant, voilà où nous en sommes: notre ami M. Brillant, qui traduisait de l’italien en français vos articles, est fixé en Bretagne. Si nous lui faisons envoyer vos articles, nous perdrons de 8 à 10 jours en aller et retour d’article, à moins que le service postal s’améliore. Ne vous serait-il pas possible de nous faire remettre désormais vos articles en français [ajout manuscrit de Mlle Durand: ou mieux, les envoyer directement aux fins de traduction à M. Maurice Brillant, Ker Philomène, L’Ile-aux-Moines (Morbihan), France]? Car le budget de «L’aube» est si serré que nous ne pouvons envisager la rémunération d’un traducteur. Nous allons aviser pour le présent article. Nous vous remercions de votre amitié toujours fidèle: nous en sentons tout le prix dans les jours terribles que nous vivons et nous vous prions de croire, cher Monsieur l’Abbé, en notre respectueux attachement. F. Gay
f428.23 19-X-39 à Brillant Mon cher ami, M. Gay m’a écrit d’envoyer à vous directement mes articles pour «L’aube», pour les traduire et les passer tout de suite à Paris. 345
Voilà un article en deux parties sur les buts de la guerre. Je vous prie de me faire savoir (à l’adresse en haut) quand vous l’aurez reçu, parce que les postes sont toujours en retard. Veuillez… [L. S.]
f428.38 (cm) 26 octobre 1939
Ker Philomène L’Ile-aux-Moines
Cher Monsieur l’Abbé, Je reçois aujourd’hui jeudi 26 octobre votre envoi daté du 19 – qui a été peutêtre un peu retardé parce qu’il a été ouvert par la censure britannique comme l’indique la bande: opened by censor. Je m’occupe aussitôt de traduire les articles et de les envoyer à Paris. Il me semble que vous habitez un pays charmant. J’ai autrefois voyagé dans le Devon et je crois garder un vague souvenir de Teignmouth. Avec tous mes respectueux et affectueux hommages. Maurice Brillant
Ker Philomène L’Ile-aux-Moines
f428.40 (cm) 31 octobre 1939
Cher Monsieur l’Abbé, J’ai envoyé aussitôt à Paris la traduction de vos remarquables articles (il y a 4 ou 5 jours). Vers le milieu de la page 9, il y avait des mots oubliés ou plutôt non tapés par la machine (accident, si je puis dire, normal); j’ai suppléé du mieux que j’ai pu. J’espère qu’on aura la place de faire paraître vite ces articles à «L’aube». J’ai indiqué à la rédaction que la censure britannique les avait déjà vus, ce qui pourra simplifier. Avec tous mes respectueux et affectueux hommages. Maurice Brillant
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f428.49 7-XI-39 à M. Brillant Si cet article vous arrive, vous aurez la certitude qu’il est passé par la censure britannique même si vous ne trouverez pas la bande (op. b. c.) parce que je l’adresse au service postal de la censure du Ministère de l’Information. Je vous prie de m’envoyer une carte avec votre nom pour être sûr que l’article est arrivé. Jusqu’à aujourd’hui je n’ai pas vu les deux articles sur les buts de la guerre publiés par «L’aube». Je l’espère. Je suis très content que vous soyez à l’Ile-aux-Moines et je pense que vous êtes à travailler sur quelque nouvel ouvrage. Veuillez… [L. S.]
227. f428.49 7-XI-39 à Gay Aujourd’hui j’ai envoyé un article sur l’Autriche à M. M. Brillant. Je n’ai pas vu encore sur «L’aube» mes deux articles sur les buts de la guerre. Si vous voulez d’autres sujets il faut me le dire. Je vous avais prié de m’envoyer l’ouvrage sur la vie surnaturelle que vous aviez publié. J’espère l’avoir aussitôt que possible. J’aimerais avoir l’ouvrage de Vialatoux De Durkheim à Bergson. Mes vœux chaleureux pour la France (et pour «L’aube» et ses équipes). [L. S.] Je vous prie de me faire changer l’adresse de «L’aube» et de m’adresser ici les livres et la correspondance. Il faut m’envoyer la liste des abonnés à «L’aube» en Angleterre avec l’indication pour la rénovation.
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f428.55 (cm) 13 novembre 1939
Ker Philomène L’Ile-aux-Moines
Cher Monsieur l’Abbé, Je reçois ce matin votre article si perspicace, «La ricostituzione dell’Austria». Je vais envoyer aussitôt la traduction à «L’aube» en leur indiquant qu’il a été vu par la censure britannique (l’envoi portait d’ailleurs la bande officielle). Le premier de vos précédents articles («I - La chute du nazisme») a paru le vendredi 3 novembre, mais je n’ai pas encore vu paraître le second; c’est bien du retard; il est vrai qu’il y a peu de place dans ce journal réduit à une feuille… Je vais réclamer. Je prépare une brochure sur Thérèse de Lisieux que m’a demandée Gay. Avec mon admiration et ma respectueuse affection. Maurice Brillant
L’aube
f428.57 (m) 17 novembre 1939
Cher Monsieur l’Abbé, Je comprends que vous soyez surpris de ne pas voir paraître encore votre second article. Hélas ! nous n’y sommes pour rien: la censure en a différé la publication. Nous le présenterons de nouveau dans quelque temps avec l’espoir que cette fois il n’y aura plus de difficultés. Mais il y a en ce moment dans la presse une violente campagne contre la politique d’organisation juridique de la paix. La censure, dans ce domaine, laisse tout dire et elle est impitoyable pour ce qui ne représente pas cette tendance. M. Gay se préoccupe en ce moment de ce problème; il va essayer de forcer la consigne du silence et s’il n’y parvient pas il agira auprès des personnalités politiques qui peuvent faire quelque chose. Mais je n’ai pas voulu attendre davantage pour vous expliquer le retard apporté à la publication de votre article. Soyez assuré, cher Monsieur l’Abbé, de mes sentiments respectueusement et fidèlement dévoués. Maurice Carité
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f429.14 [copie dactylographiée] le 26 janvier 1940
Monsieur Francisque Gay
Mon cher ami, C’est avec un profond regret que je me suis trouvé dans l’impossibilité de continuer ma collaboration à «L’aube» depuis le mois de novembre. Au commencement de novembre je suis tombé malade et mes forces ne sont pas encore suffisantes pour me permettre de faire des articles. En attendant, je suis avec grand intérêt la belle campagne que vous faites sur «L’aube» pour une conception plus saine de la vie sociale et pour toutes les idées qui nous sont chères. Je vous envoie ci-joint un petit compte rendu que j’ai fait faire d’un discours tenu par Miss Barclay Carter à le dernière réunion du People and Freedom Groupe. Puisqu’elle parlait de «Notre Démocratie» j’ai pensé qu’il pourrait vous intéresser. Je tiens beaucoup que mon nom figure parmi les souteneurs de «L’aube» et je vous enverrai 100 francs pour votre fond aussitôt que je pourrai. En attendant, mettez mon nom sur la liste. Envoyez-moi, s’il vous plaît, 3 exemplaires de mon livre Il Ciclo della Creazione et 2 exemplaires de mon Essai de Sociologie. J’aimerais bien si vous pouviez m’envoyer L’Allemagne exilée de E. E. Noth et La Souffrance de Nédoncelle, pour que je puisse en parler sur le «People and Freedom News Sheet» (qui est devenu mensuel). Vous me feriez un service si vous vouliez bien me dire si on a publié quelque volume posthume de Bremond, après le XIème de son Histoire littéraire. Si oui, j’aimerais bien qu’on me l’envoie. [L. S.]
L’aube
f429.18 (d) Paris, le 5 février 1940
Cher Monsieur l’Abbé, Nous avions été assez inquiets à votre sujet et navrés d’être privés de votre collaboration. Je forme personnellement les vœux les plus sincères pour votre complet rétablissement. Au surplus, je reste très touché de ce que, dans la retraite imposée par la maladie, vous ayez suivi avec tant d’attention les campagnes de «L’aube» et mes propres articles. Merci de bien vouloir vous associer à notre souscription. La vie de «L’aube» est un miracle qu’il faut renouveler à chaque instant. 349
Mes services vont vous faire envoyer les livres que vous nous demandez. Les comptes rendus que vous faites passer dans «People and Freedom News Sheet» nous intéresseraient vivement. Pourriez-vous nous faire envoyer des justificatifs? L’Histoire littéraire du sentiment religieux s’est terminée avec le tome XI: nous avons terminé l’ouvrage avec un index alphabétique qui porte le numéro XII et qui est le travail de Charles Grolleau. Je vous prie d’agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments très fidèlement et respectueusement dévoués. Fr. Gay
f429.19 [copie dactylographiée] le 6 février 1940
Monsieur Francisque Gay
Mon cher ami, Au mois d’octobre nous avons convenu que je devais envoyer mes articles directement à Brillant, à sa demeure en Bretagne, pour les traduire. Mais puisque je ne suis pas sûr qu’il soit toujours là, je vous envoie le présent article à vous. Étant donné sa nature, il ne fera rien s’il y a en conséquence un peu de retard. C’est un article qui pourrait se publier à n’importe quel moment. Je ne désire aucun paiement pour cet article-ci. Ma santé continue un peu la même. Le temps qu’on vient d’avoir ne lui est pas très propice. Agréez, cher ami, tous mes meilleurs vœux et mes plus cordiales salutations. [L. S.]
Monsieur Francisque Gay
f429.21 le 15 février 1940
Mon cher ami, Je vous mande, ici inclus, un article sur la Finlande, qu’il faut publier tout de suite. Je vous prie de nouveau de me dire s’il faut envoyer mes articles à M. Brillant en Bretagne. Il y a quelque temps que «L’Aube» ne publie plus des articles de M. Bidault. Est-il malade? ou à l’armée? 350
Merci bien de l’envoi des livres que je vous ai demandés. En m’envoyant les factures, je pense qu’on a oublié que je n’avais pas pris tous les exemplaires de l’Essai de Sociologie d’usage pour les auteurs. Pour le Ciclo della Creazione d’autre part, nous étions d’accord que Bloud et Gay en acceptait le dépôt, pour les vendre à titre de 50% du prix, mais que l’édition que j’avais fait imprimer restait ma propriété. Si vous n’avez pas encore reçu les 100 francs que je vous avais promis pour «L’aube», c’est que Miss Barclay Carter vous les envoya avec d’autres sommes par mandatposte. Elle vient d’apprendre qu’on n’autorise pas ces paiements, mais elle est en train de faire des démarches pour faire rectifier une décision aussi absurde. Veuillez etc. [L. S.]
L’aube
f429.31 (d) Paris, le 27 février 1940
Cher Monsieur l’Abbé, Nous avons envoyé à Monsieur Brillant qui est toujours à l’Ile-aux-Moines et qui, vraisemblablement, y demeurera toute la durée de la guerre, votre dernier article sur la Finlande. Pour gagner du temps, mieux vaudra donc, à l’avenir, lui envoyer directement les papiers. Vous aurez vu annoncée dans «L’aube» du 17 février la mobilisation de Georges Bidault. Jusqu’à présent nous n’avons pas de nouvelles directes de lui: mais nous espérons qu’il pourra, de temps à autre, nous donner quelques billets. Nous avons fait annuler purement et simplement notre dernière facture. Il y a eu erreur matérielle pour Il Ciclo della Creazione. Pour ce qui concerne l’Essai de Sociologie, il n’y a plus d’exemplaires disponibles pour la presse: le service de presse fait au moment du lancement comptait 110 volumes; les envois servis depuis soit à votre demande, soit à la demande directe des intéressés ont épuisés les 40 exemplaires disponibles. Merci de votre toujours précieuse et fidèle collaboration et croyez, je vous prie, à nos sentiments respectueusement dévoués. Fr. Gay
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(rl) f429.31 2-3-40 à Gay Mon cher ami, Merci de votre lettre du 27 février. Demain j’enverrai un article à M. Brillant. Je pense que G. Bidault serait plus utile à la cause des Alliés à Paris, dans «L’aube», que quelque part en France. Je le souhaite. Mes congratulations pour votre campagne sur la Propagande; mais il faut insister pour vaincre beaucoup de préjugés. M. W. Steed va publier un livre sur la propagande. Vous vous rappelez qu’il fut l’inspirateur et l’exécuteur de la propagande dans le «Times» en 1917-18. Si vous voyez M. Pezet, dite-lui combien je me suis réjoui de son discours à la Chambre. Je vous prie de me faire envoyer le tome V de l’Histoire de l’Église que je n’ai pas reçu; nonobstant j’avais reçu le tome VI. J’en parlerai dans une revue d’ici. Cordialement à vous. [L. S.]
f429.33 3-III-40 à M. Brillant J’ai repris ma collaboration à «L’aube» après trois mois de maladie. Mais je ne suis pas encore très bien. Gay m’a écrit de me mettre de nouveau en correspondance avec vous. Voilà un article: j’espère qu’il va, maintenant que la censure sur les idées a été suspendue. Veuillez… [L. S.]
Ker Philomène L’Ile-aux-Moines
f429.45 (cm) 12 mars 1940
Cher monsieur l’Abbé, J’ai envoyé à «L’aube» la traduction de votre excellent article sur la nouvelle Allemagne. Je tâche toujours de me tenir au plus près possible de votre texte et d’autre 352
part d’écrire en un français aussi correct que possible et qui n’ait pas l’air d’être une traduction; vous savez que c’est la grande difficulté de toute traduction de concilier ces deux aspects; je fais ce que je puis. Je suis étonné, quand je lis un texte ancien, grec ou latin, de la collection Budé (ce sont de remarquables éditions de textes, établies par des savants qualifiés. Je suis étonné de voir combien la traduction, qui est élégante ordinairement et veut l’être, se tient loin du texte, si bien que ma fille, qui travaille sa licence, ne comprend souvent pas – malgré la traduction – la texture des phrases grecques ou latines.) Je suis désolé de savoir que vous avez été souffrant, – je l’ignorais au fond de mon île – mais suis heureux de vous savoir rétabli. J’ai achevé un livre de réflexions à propos de sainte Thérèse de Lisieux pour Bloud et Gay et une petite brochure sur Le Visage humain du Christ que m’a demandée Mgr Calvet pour une nouvelle collection de Spes. Puis j’emploie mes loisirs de prédilection au grec et à l’archéologie antique. Continuez vos heureux et féconds travaux et que Dieu vous garde. M. Brillant
f429.42 15-3-40 à Gay 1 - J’ai lu avec plaisir De Durkheim à Bergson de J. Vialatoux; j’en parlerai dans «People and Freedom». J’aimerais avoir l’adresse de M. Vialatoux (est-il prêtre ou laïque?) pour l’intéresser à écrire une petite brochure sur ma théorie sociologique qui est restée presque inconnue dans le milieu catholique nonobstant mon Essai. 2 - J’aimerais avoir votre publication Les Etats-Unis par Marc Lambert (service de presse). 3 - Après la publication de l’article de Hanna de [?] je pense que mon article sur l’Autriche, avec peu de changement dans les premières lignes, pourra paraître dans «L’aube». Veu… [L. S.]
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f429.46 21-3-40 Brillant Merci de votre carte du 12 mars et des nouvelles que vous me donnez de vous. Je suis toujours souffrant; mais il faut souffrir. – Voilà un article d’actualité; je vous prie de l’envoyer à «L’Aube» tout de suite, en disant de le publier sans délai. Mes vœux chaleureux pour Pâques. [L. S.]
f429.66 10-4-40 à Gay Je vous prie de nouveau de me faire envoyer l’adresse de M. J. Vialatoux en précisant s’il est prêtre ou religieux. En même temps je vous prie de me faire envoyer 3 exemplaires de «L’aube» du 16 mars et 5 de «L’aube» du 4 avril. J’ai envoyé à M. Brillant un article sur Thyssen et la nouvelle Allemagne. J’ai lu avec plaisir vos articles sur la propagande. Je vous demande d’intéresser le Ministère de l’information pour obtenir que les particuliers d’ici puissent envoyer l’argent pour l’abonnement à «L’aube» directement sans passer par Hachette, qui charge de presque 12 shillings par abonnement. Même chose pour les souscriptions volontaires. Veuillez… [L. S.]
M. Brillant L’Ile-aux-Moines
f429.75 20-4-40
J’ai reçu votre carte si aimable. Je travaille un peu plus pour les journaux, un peu dans mon livre; mais la maladie m’empêche de faire de plus. Je me souviens de vous dans mes prières. Voilà un article pour «L’aube»: prolonger n’est pas trop joli. Votre [L. S.] 354
f557.11 4-VI-40 à Fr. Gay Paris Je n’ai pas de nouvelles de nos amis de «La Cité Nouvelle» de Bruxelles; le directeur M. Paul Delcorde, le directeur technique M. Tonino Cagnolati, M. Laloire; ni de M. Baussart de «La Terre Wallonne», ni de M. Pauwels le Président du syndicat chrétien et autres. Je vous prie de me faire savoir s’il y a en France une adresse de la démocratie chrétienne et des syndicats chrétiens belges. En même temps j’aimerais savoir si M. Devarrieux est en France et si la Confédération d’Utrecht est en France. Le People and Freedom Group est en train d’organiser un meeting pour l’union anglo-française sous le signe de la démocratie et du socialisme. La secrétaire a invité M. Champetier de Ribes. Parleront M. W. Steed et d’autres. La réunion sera dans la salle de l’Institut français de Londres. Il faut avoir de la confiance et du courage comme «L’aube». Il faut prier et mériter la faveur divine. Votre Luigi Sturzo
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Les Dominicains, l’Action française et «La Vie Intellectuelle»
De «Politique» à «L’aube» et à «La Terre Wallonne», c’était bien la même famille – des héritiers du Sillon, démocrates déclarés, admirateurs du modèle «Populaire» et qui en philosophie se référaient volontiers à Maurice Blondel –, sa famille naturelle, qui accueillait Sturzo. Le groupe de dominicains qui lance la revue «La Vie Intellectuelle», puis l’hebdomadaire «Sept» relève d’une tout autre tradition 1. Longtemps l’Action française avait trouvé sympathie et appui dans l’ordre de saint Dominique. Alliance fondée sur la conviction d’une sorte d’harmonie préétablie entre le thomisme et la doctrine de Maurras. Trois hommes, entre beaucoup d’autres, incarnaient cette orientation, deux religieux très influents dans leur ordre, les PP. Thomas Pègues (1866-1936) et Réginald Garrigou-Lagrange (18771964), et un laïc dans la mouvance dominicaine, Jacques Maritain. Celui-ci, après sa conversion, avait été convaincu par son directeur de conscience le P. Clérissac que «seule l’Action française pouvait préparer, dans l’ordre politique, les conditions nécessaires au rétablissement de l’ordre intégral»2. Il changera d’avis, mais le P. Pègues, même après la condamnation, restera persuadé que «la lecture de l’A.F. était un signe non équivoque de rectitude d’esprit, de santé intellectuelle, de pureté doctrinale, dans l’ordre philosophique, moral, religieux. L’accord s’établissait de lui-même, entre la tournure d’esprit la plus authentiquement aristotélicienne et thomiste et la mentalité d’A.F., comme, par contre, tout ce qui était suspect de modernisme, de libéralisme, d’anticatholicisme, de laïcisme, de démocratisme malsain était, d’instinct, l’ennemi irréductible de l’Action française» 3. Cette conception était largement répandue dans l’Ordre et la plupart de ceux qui vont combattre, après la condamnation, l’influence de l’Action française ont d’abord sympathisé avec elle. Ce fut le cas des deux principaux animateurs de «La Vie Intellectuelle» et de «Sept», le P. Bernadot (1883-1941) et son ami Lajeunie (1886-1964). Quant au P. Maydieu (1900-1955), il avait été dans sa jeunesse «camelot du roi» – les troupes de choc dans les bagarres du Quartier latin – et membre de la garde personnelle de Maurras. «Conversion»? On a prononcé le mot à propos de Bernadot. Encore faut-il tenter d’en cerner l’objet précis. Y. Tranvouez, qui a étudié les débuts de «La Vie Intellectuelle», en souligne l’orientation intransigeante, «anti-moderne» (ce dernier terme est aussi le titre
1 Aux livres cités par ailleurs de Jacques Prévotat, Les catholiques et l’Action française. Histoire d’une condamnation 1899-1939, Fayard, 2001, et André Laudouze, Dominicains français et Action française. Maurras au couvent, Les Editions Ouvrières,1989, on ajoutera l’article d’ Yvan Tranvouez, La fondation et les débuts de «La Vie Intellectuelle» (1928-1929). Contribution à l’histoire du catholicisme intransigeant, «Archives de Sciences Sociales des Religions», 42 (juillet-décembre 1976), pp. 57-96 et Walter Crivellin, Cattolici francesi e fascismo italiano. «La Vie intellectuelle» (1928-1939), Franco Angeli, 1984. 2 V. Henri Massis, Maurras et notre temps, Plon, 1961, p. 122. 3 D’après un plaidoyer manuscrit, écrit probablement à la fin d’octobre 1927, «Mon livre vert, mémoire et document pour servir à l’histoire du douloureux conflit», cité par Laudouze, op. cit., p. 37.
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d’un livre de Maritain, à la même époque). En ce sens, le chemin de Damas n’a pas aussitôt bifurqué. Peut-on suggérer qu’une bonne partie des sympathisants catholiques de l’Action française ne pensaient pas «politique d’abord», mais «religion d’abord» et justifiaient leur allégeance en estimant que c’était là que les intérêts religieux étaient le mieux servis? Les directives de Pie XI (et le non possumus de l’A.F.) vont leur ouvrir une autre stratégie, au prix d’un cheminement souvent douloureux: nous le suivrons sur le cas de Maritain, à l’occasion de sa correspondance avec Sturzo. À peu près dans le même temps, une évolution analogue se produisait pour le thomisme. Au Saulchoir, studium de la province de France, où enseignait le jeune P. Chenu, on l’abordait dans une perspective historique, plus ouverte que le dogmatisme de Pègues à Saint-Maximin ou de Garrigou-Lagrange à l’Angelicum. Le projet de «La Vie Intellectuelle» va pourtant prendre forme à Saint-Maximin. C’était, à une trentaine de kilomètres d’Aix-en-Provence, le «couvent d’études» de la province de Toulouse. Après avoir enseigné au Collège Angélique de 1909 à 1921, le P. Pègues y avait été nommé régent des études. Il y avait retrouvé une autre forte personnalité. Marie-Vincent Bernadot avait été vicaire à Montauban, son diocèse d’origine (dont l’évêque, Mgr Marty, «présente le cas rare d’un évêque maurrassien» 4 ) avant d’entrer en 1912 dans l’ordre des Prêcheurs. Il avait fondé en 1919 «La Vie Spirituelle» et dirigeait la «Revue thomiste»; prieur de février 1923 à janvier 1925, la charge des revues l’avait conduit à renoncer à cette responsabilité. Les relations étaient tendues, semble-t-il, avant même le début de la crise. Cinq professeurs, dont Lajeunie qu’on savait très proche de Bernadot, reprochaient à Pègues l’étroitesse de son thomisme et ses méthodes administratives et avaient demandé que sa régence ne fût pas renouvelée. Mais c’est son acharnement à défendre l’Action française qui envenima décidément la situation. L’écho en parvint à Rome et Pie XI prit l’affaire en mains. Il ordonna une enquête administrative sur le comportement de Pègues; les autorités dominicaines tentèrent de le couvrir, mais il dut quitter Saint-Maximin en septembre 1927. Le pape convoqua d’autre part Bernadot et Maritain, qui furent chargés de publier d’urgence un ouvrage pour justifier la condamnation. Ce fut, en décembre 1927, Pourquoi Rome a parlé (où Bernadot et Lajeunie se chargèrent du chapitre II sur «les erreurs de Charles Maurras»), suivi, l’année d’après, par Clairvoyance de Rome. Bernadot avait déjà reçu mission de créer une nouvelle revue pour combattre l’influence de l’Action française, mais les «directives» du Saint-Siège étaient suivies avec tiédeur et lenteur dans l’ordre. Là encore, Pie XI intervint pour faire transférer Bernadot et Lajeunie à Paris et adopter une mesure de «transfiliation» qui les rattachait désormais à la province de France. Ils s’installèrent à Juvisy (Seine-et-Oise), y créèrent les éditions du Cerf et, le 1er octobre 1928, commençait à paraître «La Vie Intellectuelle». Editions et revues devaient déménager, à la Noël de 1936, à Paris, rue de Latour-Maubourg. Le nom de Bernadot n’apparaît pas dans la correspondance de Sturzo, mais il suivait de très près l’activité de la revue et lisait tous les manuscrits: on peut donc penser qu’il approuvait cette collaboration. Les agents de liaison vont être les chevilles ouvrières de la rédaction, le P. Avril jusqu’en 1935 et surtout le P. Pierre Boisselot (1899-1964). Celui-ci «avait été jeune avocat et secrétaire d’un homme politique radical avant d’entrer au novi4 Prévotat, op. cit., p. 385; il refusera de signer la lettre collective des évêques français adhérant à la condamnation; Pie XI exigera sa démission, mais il mourra avant l’aboutissement de la procédure.
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ciat alors que se déclenchait la crise de l’Action française» 5. Assigné à Juvisy en 1932, à la fin de ses études, il sera dès lors le bras droit de Bernadot (et son futur biographe6). «Homme d’action, de plein vent», doué d’un sens aigu de l’actualité, il joua certainement un rôle capital dans l’ouverture de «La Vie Intellectuelle» aux mutations du monde contemporain. Elle était partie, on l’a dit, sur une stratégie de reconquête, avec le projet d’opposer un «ordre intégral chrétien» aux désordres de la modernité. Mais elle se proposait aussi de s’intéresser «à tout ce qui préoccupe les esprits contemporains, croyants ou non, à l’étranger comme en France. La pensée catholique a droit sur tout, et tout ce qui est humain est nôtre»7. D’autre part, «le père Bernadot entend mener seul sa barque et recruter bien au-delà des déçus de l’Action française, voire du thomisme»8. Un test, le choix, dès 1929, comme secrétaire de rédaction de Maurice Brillant, un ancien du Sillon qui avait exercé jusque-là les mêmes fonctions au libéral «Correspondant», familier de la maison Bloud et Gay, qui sera un correspondant régulier et le traducteur de Sturzo. Maritain et son ami l’abbé Journet, associés à la création de la revue, prirent leurs distances sans cesser d’y collaborer. Face aux événements qui marquèrent les années trente: l’émeute du 6 février et les ligues, l’Éthiopie, la guerre d’Espagne, «La Vie Intellectuelle» réagit souvent à contre-courant de l’opinion conservatrice. Son attitude en particulier à l’égard du régime de Mussolini évolua d’une sympathie mesurée au moment de la Conciliazione à une critique vigilante, et la collaboration de Sturzo y fut bien pour quelque chose9. L’hebdomadaire que Bernadot et ses collaborateurs créèrent en marge de la revue en 1934, «Sept», parce qu’il se tenait au plus près de l’actualité, prit des positions plus exposées jusqu’à sa suppression sur l’ordre de Rome. Il semble en effet que la bienveillance pontificale se soit alors nettement tempérée. «Sept» payait peut-être aussi pour «La Vie Intellectuelle»: un article, signé par Henri Guillemin (encore un ancien du Sillon), Par notre faute – les fautes des chrétiens à travers l’histoire – et précédé par un billet de Christianus (Étienne Borne), L’Église, corps de péché 10 qui allait dans le même sens, y avait fait scandale. Ainsi, aux yeux d’une large fraction du catholicisme conservateur, et pas seulement des nostalgiques de l’Action française, les animateurs de «La Vie Intellectuelle» étaient rangés – en compagnie de Francisque Gay et de «L’aube», d’«Esprit», de Maritain, Mauriac et quelques autres – parmi les «rouges-chrétiens».
Laudouze, op. cit., p. 149. R. P. Boisselot, Le Père Bernadot, Lyon, éditions de l’Abeille, 1941. 7 V. Bernadot, À nos lecteurs, «La Vie Intellectuelle», octobre 1928. 8 E. Fouilloux, Une Église en quête de liberté. La pensée catholique française entre modernisme et Vatican II, 1914-1962, Desclée de Brouwer, 1998, p. 83. 9 V. le livre de W. Crivellin signalé plus haut. 10 «La Vie Intellectuelle», 10 septembre 1937. 5
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I Domenicani, l’Action française e «La Vie Intellectuelle»
Da «Politique» a «L’aube» e a «La Terre Wallonne», era la stessa famiglia – quella degli eredi del Sillon, democratici dichiarati, ammiratori del modello “Popolare” e che in filosofia si riferivano volentieri a Maurice Blondel –, la famiglia naturale, che accoglieva Sturzo. Il gruppo di Domenicani che lancia la rivista «La Vie Intellectuelle», poi il settimanale «Sept», veniva da tutt’altra tradizione 1. Per tanto tempo l’Action française aveva trovato simpatia ed appoggio in seno all’ordine di San Domenico. Un’alleanza fondata sulla convinzione di una sorta di armonia prestabilita fra il tomismo e la dottrina di Maurras. Tre uomini, fra tanti altri, incarnavano questo orientamento, due religiosi molto influenti nel loro stesso ordine, i padri Thomas Pègues (1866-1936) e Réginald Garrigou-Lagrange (1877-1964), ed un laico del movimento domenicano, Jacques Maritain. Costui, dopo la sua conversione, era stato convinto dal suo direttore spirituale, il padre Clérissac, che “solo l’Action française poteva preparare, nell’ordine politico, le condizioni necessarie al ripristino dell’ordine integrale” 2 . Egli cambierà parere, ma il padre Pègues, anche dopo la condanna, rimarrà convinto che «la lettura di A.F. era un segno non equivoco di rettitudine dello spirito, della salute intellettuale, della purezza dottrinale, nell’ordine filosofico, morale, religioso. L’accordo si stabiliva da sé, fra la forma mentis più autenticamente aristotelica, tomista e la mentalità di A.F.; così come, al contrario, tutto ciò che era sospetto di modernismo, liberalismo, anticattolicesimo, laicismo, democratismo malsano era d’istinto il nemico irriducibile dell’Action française» 3. Questa concezione era ampiamente sviluppata nell’Ordine e la maggior parte di coloro che combatterono, dopo la condanna, l’influenza dell’Action française aveva prima simpatizzato con essa. Fu il caso dei due principali animatori di «La Vie Intellectuelle» e di «Sept», padre Bernadot (1883-1941) ed il suo amico Lajeunie (1886-1964). Quanto a padre Maydieu (1900-1955), era stato nella gioventù “camelot du roi” – le truppe speciali nelle sommosse del Quartiere latino – ed elemento della guardia personale di Maurras. “Conversione”? La parola fu pronunciata a proposito di Bernadot. Resta da capire a quale preciso proposito. Y. Tranvouez, che ha studiato gli esordi di «La Vie Intellectuelle», ne sottolinea l’orientamento intransigente, “anti-moderno” (quest’ultimo termine è anche il
1 Ai libri citati di Jacques Prévotat, Les catholiques et l’Action Française. Histoire d’une condamnation 1899-1939, Fayard, 2001; e di André Laudouze, Dominicains français et l’Action française. Murras au couvent, Les Editions Ouvrières, 1989, si aggiunge l’articolo di Yvan Tranvouez, La fondation et les débuts de «La Vie Intellectuelle» (1928-1929). Contribution à l’histoire du catholicisme intransigeant, «Archives de Sciences Sociales des Religions», 42 (luglio-dicembre 1976), pp. 57-96 ed Walter Crivellin, Cattolici francesi e fascismo italiano. «La Vie intellectuelle» (1928-1939), Franco Angeli, 1984. 2 Vedi Henri Massis, Maurras et notre temps, Plon, 1961, p. 122. 3 Secondo una difesa manoscritta, stesa probabilmente alla fine di ottobre 1927, “Mon livre vert, mémoire et document pour servir à l’histoire du douloureux conflit”, citato da Laudouze, op. cit., p. 37.
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titolo di un libro di Maritain, della stessa epoca). In questo senso, la conversione non è stata immediata. Si può suggerire che buona parte dei simpatizzanti cattolici dell’Action française non pensavano “prima alla politica” ma “prima alla religione” e giustificavano la loro cittadinanza dicendo che era così che gli interessi erano meglio curati? Le direttive di Pio XI (e il non possumus dell’A.F.) gli apriranno un’altra strategia, al prezzo di un cammino spesso doloroso: lo seguiremo con il caso di Maritain, in occasione della sua corrispondenza con Sturzo. Più o meno allo stesso tempo, un’evoluzione analoga riguardava il tomismo. Al Saulchoir, studium della provincia di Francia, dove insegnava il giovane padre Chenu, la si abbordava in una prospettiva storica, più aperta del dogmatismo di Pègues a Saint-Maximin o di Garrigou-Lagrange all’Angelicum. Il progetto di «La Vie Intellectuelle», pertanto, prenderà forma a Saint-Maximin che era, ad una trentina di chilometri da Aix-en-Provence, il “convento di studi” della provincia di Tolosa. Dopo aver insegnato al Collège Angélique dal 1909 al 1921, il padre Pègues vi era stato nominato professore incaricato degli studi. Vi aveva ritrovato un’altra forte personalità. Marie-Vincent Bernadot era stato vicario a Montauban, la sua diocesi di origine (il cui vescovo, Monsignor Mathy, “presenta il caso raro di un vescovo maurassiano” 4 ), prima di entrare nel 1912 nell’ordine dei Predicatori. Aveva fondato nel 1919 «La Vie Spirituelle» e dirigeva la «Revue thomiste»; priore dal febbraio 1923 al gennaio 1925, l’incarico delle riviste lo aveva indotto a rinunciare a tale responsabilità. Sembra che le relazioni fossero tese anche prima dell’inizio della crisi. Cinque professori, di cui Lajeunie che si sapeva essere molto vicino a Bernadot, rimproveravano a Pègues la grettezza del suo tomismo e dei suoi metodi amministrativi ed avevano chiesto che la sua reggenza non fosse rinnovata. Ma fu il suo accanimento a difendere l’Action française che inasprì decisamente la situazione. A Roma, Pio XI ne venne a conoscenza e decise di occuparsi del caso. Ordinò un’indagine amministrativa sul comportamento di Pègues; le autorità domenicane provarono a coprirlo ma dovette lasciare Saint-Maximin nel settembre del 1927. D’altra parte, il Papa convocò Bernadot e Maritain, che furono incaricati di pubblicare urgentemente un’opera per giustificare la condanna. S’intitolò Pourquoi Rome a parlé, nel 1927 (nel quale Bernadot e Lajeunie curarono il capitolo II sugli “errori di Charles Maurras”), seguito l’anno successivo da Clairvoyance de Rome. Bernadot era già stato incaricato di creare una nuova rivista per combattere l’influenza dell’Action française, ma le direttive della Santa Sede erano seguite timidamente e lentamente in seno all’ordine. Di nuovo, Pio XI intervenne per fare trasferire Bernadot e Lajeunie a Parigi ed adottare una misura di “trasfiliazione” che li ricollegava ormai alla provincia di Francia. S’istallarono a Juvisy (Seine-et-Oise), vi crearono le edizioni del Cerf e dal 1° ottobre 1928 venne pubblicata «La Vie Intellectuelle». Edizioni e riviste dovettero traslocare, a Natale del 1936, a Parigi, rue de Latour-Maubourg. Il nome di Bernadot non compare nella corrispondenza di Sturzo ma egli seguiva molto da vicino l’attività del periodico e leggeva tutti i manoscritti: pertanto si può pensare che approvava questa collaborazione. Gli agenti di collegamento diventarono la spina dorsale della redazione, il padre Avril fino al 1935 e, soprattutto, padre Pierre Boisselot 4 Prévotat, op. cit., p. 385; rifiuterà di firmare la lettera collettiva dei vescovi francesi aderenti alla condanna; Pio XI esigerà le sue dimissioni ma morirà prima della conclusione della vicenda.
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(1899-1964). Questi “era stato un giovane legale e segretario di un politico radicale prima di entrare nel noviziato, mentre si scatenava la crisi dell’Action française” 5. Confinato a Juvisy nel 1932, dopo aver finito gli studi, diventò il braccio destro di Bernadot (e suo futuro biografo 6 ). “Uomo d’azione, energico”, dotato di un senso acuto dell’attualità, giocò sicuramente un ruolo capitale nell’apertura di «La Vie Intellectuelle» verso i mutamenti del mondo contemporaneo. Il suo lancio era stato fondato su una strategia di riconquista, con il progetto di opporre un “ordine integrale cristiano” ai disordini della modernità. Ma essa si proponeva anche di interessarsi “a tutto ciò che preoccupa le menti contemporanee, credenti o no, all’estero come in Francia. Il pensiero cattolico ha diritto su tutto e tutto ciò che è umano è nostro” 7. D’altronde, “il padre Bernadot intende cavarsela da solo e attrarre ben più dei delusi dell’Action française, o anche dei delusi del tomismo” 8. La scelta, nel 1929, di Maurice Brillant come segretario di redazione fu un test. Brillant era un ex del Sillon ed aveva fino ad allora svolto le stesse mansioni per il liberale «Correspondant», noto alla casa Bloud et Gay, e sarà un corrispondente regolare ed il traduttore personale di Sturzo. Maritain ed il suo amico l’abate Journet, associati alla creazione della rivista, presero le distanze senza smettere di collaborare. Di fronte agli eventi che segnarono gli Anni Trenta, la sommossa del 6 febbraio e le leghe, l’Etiopia, la guerra di Spagna, «La Vie Intellectuelle» reagisce spesso contro-corrente rispetto all’opinione conservatrice. Il suo atteggiamento, in particolare nei confronti del regime di Mussolini, cambiò da una misurata simpatia al momento della Conciliazione ad una critica vigile e la collaborazione di Sturzo ne fu in parte responsabile9. Il settimanale che Bernadot ed i suoi collaboratori crearono a margine della rivista nel 1934, «Sept», perché stava sull’attualità, prese delle posizioni più esposte, fino ad essere soppresso su ordine di Roma. Sembra in effetti che la benevolenza pontificia si fosse allora nettamente temperata. «Sept» pagava forse anche per «La Vie Intellectuelle»: un articolo firmato da Henri Guillemin (un altro ex del Sillon), Par notre faute – le colpe dei cristiani nella storia – e preceduto da un biglietto di Christianus (Étienne Borne), “L’Eglise, corps de pêché” 10, dello stesso orientamento, aveva fatto scandalo. Così, agli occhi di una larga fetta del cattolicesimo conservatore, e non soltanto dei nostalgici dell’Action Catholique, gli animatori di «La Vie Intellectuelle» erano schierati – insieme a Francisque Gay ed a «L’Aube», l’«Esprit», di Maritain, Mauriac e qualche altro – con i “rossi cristiani”.
Laudouze, op. cit., p. 149. R. P. Boisselot, Le Père Bernadot, Lyon, éditions de l’Abeille, 1941. 7 Confrontare con Bernadot, A nos lecteurs, «La Vie Intellectuelle», ottobre 1928. 8 E. Fouilloux, Une Eglise en quête de liberté. La pensée catholique française entre modernisme et Vatican II, 1914-1962, Desclée de Brouwer, 1998, p. 83. 9 Vedere il libro di W. Crivellin segnalato in precedenza. 10 «La Vie Intellectuelle», 10 settembre 1937. 5 6
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f412.4 (m) le 12 mars 1931
Les Editions du Cerf
Monsieur l’Abbé, Je m’excuse de vous avoir fait attendre si longtemps la réponse de notre comité de direction. «Nous avons hésité longtemps à vous renvoyer votre article1 car nous serions très honorés de voir votre signature figurer dans «La Vie Intellectuelle» mais malheureusement nous sommes obligés de reconnaître que cette étude est trop technique pour une revue de culture générale. Nous craindrions que cet article soit d’une compréhension difficile à beaucoup de nos lecteurs». M. Prélot a quitté Choisy-le-Roi pour Strasbourg et je ne connais pas sa nouvelle adresse en cette ville; c’est pourquoi je vous renvoie à vous le texte italien et la traduction. J’espère, Monsieur l’Abbé, que vous voudrez bien en d’autres occasions nous honorer de votre collaboration sur des sujets de science politique et sociale ou d’actualité plus accessibles au public cultivé et non spécialisé2. Veuillez agréer, Monsieur l’Abbé, l’assurance de mon religieux respect en Notre-Seigneur. Fr. Ambroise Faidherbe, O.P. Secrétaire de rédaction à «La Vie Intellectuelle»
f462.9 5-9-32 Rev. P. Avril, Sono stato molto dolente di non averla incontrata a Londra al mio arrivo. Io ero troppo impegnato a Parigi per poter partire venerdì. Là avevo ricevuto una lettera dal P. Faidherbe da Le Saulchoir. Egli mi ha scritto di svolgermi a Lei per le varie cose in pendenza, circa la collaborazione alla «Vie Intellectuelle». 1 Si tratta dell’articolo sulla Chiesa e lo Stato che aveva già rifiutato «Politique»; vedi le lettere di Prélot, 25 ottobre 1930 e 3 maggio 1931. 2 «La Vie Intellectuelle» pubblicherà effettivamente un primo articolo di Sturzo, Éloge du présent, 10 novembre 1931, XIII, n° 1, p. 46-58; e il 10 marzo 1932 (XIV, n° 3, pp. 428-457) Travaillisme et catholicisme. Le problème de la collaboration politique, tradotto da Maurice Brillant. D’altra parte, Domenico Russo renderà conto di La Communauté internationale et le droit de guerre nel numero del 10 maggio 1932 (XV, n° 2, pp. 282-285).
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Io avevo parlato al P. Faidherbe di un mio Poema drammatico, Il Ciclo della Creazione, che è apparso il 1° di questo mese presso Bloud et Gay nel testo italiano. Eravamo di accordo che «La Vie Intellectuelle» avrebbe pubblicato sul mio poema un articolo scritto da B. Barclay Carter (che egli stesso conobbe qui a Londra) insieme ad una scena dell’Apocalissi espressamente fatta tradurre da Mlle Valentine Deglaire. L’articolo è presso che finito, la traduzione è fatta ad è stata da me approvata. Avevo con me il volume edito da Bloud et Gay, per darglielo qui a Londra. Poiché Lei è andato in Normandia – come mi ha detto la Superiora del Convento, così trattengo tutto presso di me, in attesa di una sua lettera che mi confermi gli accordi presi con P. Faidherbe e mi indichi l’indirizzo dove poterle mandare ogni cosa. Intanto sono lieto di avere così allacciato con Lei dei rapporti epistolari; e mi auguro di potere di tanto in tanto contribuire per quel che mi è possibile alla «Vie Intellectuelle». Gradisca i miei più devoti omaggi [L. S.]
Les Editions du Cerf
f412.93 (m) 15 septembre 1932
Cher Monsieur l’Abbé, Moi aussi, j’ai regretté de ne pouvoir attendre votre retour à Londres, mais je ne pouvais plus prolonger mon séjour, car beaucoup de besogne me réclamait à Juvisy: c’est même ce qui explique aussi le retard de ma réponse, que je vous prie d’excuser. Le P. Faidherbe m’a en effet parlé de votre poème; il m’a annoncé que vous nous enverriez une note de Miss Barclay Carter, ainsi que la traduction d’un chapitre du poème. Je serai très heureux de les recevoir et je ferai mon possible pour qu’ils soient publiés dans «La Vie Intellectuelle». Vous avez appris peut-être que cette revue va fusionner avec les «Documents» en une revue unique qui sera bimensuelle. Je n’ai pas besoin de vous dire que votre collaboration sera toujours bienvenue dans cette revue ainsi élargie. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’assurance de mes sentiments les plus respecteusement dévoués. Fr. A.M. Avril O.P.3
3 Albert-Marie Avril (1897-1978), ex studente dell’École Normale Supérieure, entrò nell’ordine di San Domenico nel 1925 e dopo la sua ordinazione nel 1929, fece parte del personale delle Editions du Cerf.
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f412.94 3-X-32 Al P. Avril Mio rev. Padre, Rispondo alla sua gentile del 15 settembre con alquanto ritardo e la prego di scusarmi. Qui acchiuso le mando per «La Vie intellectuelle» il promesso articolo di Miss Barclay Carter sul Ciclo della Creazione e una scena della IVa Azione (L’Apocalissi ), tradotta in francese appositamente da Mlle Valentine Deglaire (Grenoble, 4, Place Vaucanson). Io spero che tutto andrà bene per «La Vie Intellectuelle». Io ne sono oltremodo grato alle due scrittrici e a Lei che ne prende così vivo interesse. In pari data riceverà una copia del Ciclo della Creazione edito da Bloud et Gay (testo italiano). Circa la mia collaborazione personale, alla quale Lei gentilmente fa richiamo, posso dirle che diedi al P. Faidherbe un articolo su Sociologia e storicismo. Egli, nella sua lettera del 27 agosto, mi scriveva: «Votre article est aux mains du père qui avait traduit ‘Éloge du présent’ et le transmettra avec son avis à Juvisy». Sono assai lieto che «La Vie Intellectuelle» apparirà due volte al mese e con i Documents insieme. Io la leggo sempre col più vivo interesse. La prego di gradire, mio R. Padre, i miei devoti e cordiali sentimenti. [L. S.]
f462.13 14-XI-32 Al P. Avril Il 3 ottobre scorso le spedii l’articolo di B. Barclay Carter sul mio poema Il Ciclo della Creazione, insieme ad una scena tradotta in francese da Mlle V. Deglaire. Il plico era raccomandato. Da allora non ho avuto da Lei alcuna lettera che mi desse notizia al riguardo, né ho ricevuto più «La Vie Intellectuelle». Scrissi all’amministrazione per avere i numeri di ottobre e codesta mi rispose (il 27 ottobre) che la mia sottoscrizione non era in regola. Il 29 ottobre gl’inviai uno chèque di 12 schillings sulla Barclays Bank Ltd, ma da allora non ho ricevuto né i numeri di ottobre della «Vie Intellectuelle», né quello di novembre. Ignorando la ragione di simile contegno, mi rivolgo di nuovo a Lei, pregandola di eliminare le difficoltà (se ce ne stanno) sia perché mi arrivi regolarmente «La Vie Intel367
lectuelle», sia per la pubblicazione dell’articolo di B. Barclay Carter e la traduzione di Mlle Deglaire. Gradisca i miei più vivi ringraziamenti e cordiali e devoti saluti. [L. S.]
f457.48 (m) le 4 février 1933
Les Editions du Cerf
Cher Monsieur l’Abbé, Vous devez commencer à désespérer de recevoir une réponse de Juvisy! Je ne sais trop comment m’excuser près de vous: deux voyages, une légère maladie m’ont amené un gros surcroît de travail pendant ces derniers mois. D’autre part j’attendais toujours l’opportunité de publier l’article de Miss Barclay Carter, et la place faisait défaut à cause des nombreux engagements pris par ailleurs. Je suis heureux de vous annoncer qu’il paraît enfin dans le prochain numéro de «La Vie Intellectuelle» (10 février). Je souhaite qu’il contribue à faire connaître et apprécier au public français votre beau poème. Nous renonçons par contre à publier le fragment traduit par Mlle Deglaire: je crois qu’il en donnerait une idée par trop insuffisante de votre immense composition qui vaut à la fois par ses proportions et – Miss Barclay Carter le fait bien remarquer – par la musique: deux choses qu’une traduction d’un court passage ne permettent pas de bien apprécier. Je vous prie d’agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments bien respectueusement dévoués. Fr. A.M. Avril, O.P.
f413.9 20-3-33 Mon cher Père Avril, Je vous remercie beaucoup d’avoir publié l’article de B. Barclay Carter sur Il Ciclo della Creazione 4. Je me permets de vous rappeler que vous avez dans votre tiroir 4 Barbara Barclay Carter, Le Cycle de la Création, «La Vie Intellectuelle», 10 febbraio 1933, XIX, n° 3, pp. 483-489, traduzione di Valentine Deglaire.
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l’article sur la Sociologia storicista que je donnai au Père Faidherbe au mois de juillet 1932. J’espère que vous le publierez dans «La Vie Intellectuelle» prochainement, mais je désire avoir la traduction avant de la publier. Si vous le faites traduire par M. Vaussard, qui connaît très bien l’italien et mon style, j’en serai très content. En tout cas, j’ai confiance en vous et j’espère voir reprendre ma collaboration à la «Vie Intellectuelle» après un an de silence. Je vous prie… [L. S.]
f413.14 12-6-33 Rev. Père Avril, Il y a quelques jours que la Mère Supérieure du Couvent de Gloucester Gardens m’a transmis votre aimable message, que mon article a été envoyé au Saulchoir. Je vous écris pour éviter quelque malentendu sur cette affaire. Pendant l’année passée j’ai envoyé au Père Faidherbe deux articles, le premier au mois de mars sur Il Problema dell’Assoluto, et le deuxième au mois de juillet sur La sociologia e lo storicismo. Le premier fut jugé non apte à «La Vie Intellectuelle» et envoyé au Saulchoir. Le Père Faidherbe m’a écrit que la «Revue des Sc[iences] Ph[ilosophiques] et th[éologiques]» ne pourra publier mon article qu’en novembre 1933 ou en février 1934. L’article sur La sociologia e lo storicismo fut consigné à vous et je vous ai écrit toujours [au sujet] de cet article. Je désire l’avoir si «La Vie Intellectuelle» ne le trouve pas de son gré ; mais il n’est pas apte pour la revue du Saulchoir et je n’ai pas la prétention de demander de la place pour un second article. Pardonnez, mon Révérend Père, si j’insiste; mais vous savez que, à part le désir légitime pour un écrivain de publier ses études, elles sont aussi un moyen pour pourvoir à mes dépenses. J’espère vous voir si vous arrivez à Londres le 30 juin, parce que je partirai pour Paris le 1er juillet. [L. S.]
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f413.16 (cm) 29 juin [1933] Monsieur l’Abbé, Je pars demain 30 juin et je serai à Londres vers 18h. (avant 7 heures du soir au couvent). Je vous donnerai de vive voix des explications au sujet de cet article, que malheureusement je n’ai pas encore retrouvé. Avec mes sentiments bien respectueusement dévoués. Fr. A.M. Avril O.P.
f413.23 24-7-33 Rev. P. Avril, Je n’ai pas reçu ici la traduction et le texte de mon article (Sociologie et historisme) que je vous ai donné le premier de ce mois. Je vous prie de me l’envoyer ici jusqu’au 10 août. Autrement, d’attendre jusqu’au 22 août et de me l’envoyer à Londres (32, Chepstow Villas). J’espère passer par Paris le 20 août. Si vous y serez, je désire vous voir. Vous pouvez me faire tenir un mot ou télephoner à l’Hôtel de l’Avenir, 65 rue Madame. Je vous prie de saluer de ma part la révérende Mère Supérieure du Couvent et d’agréer… [L. S.]
f413.25 30-8-33 Père Avril Le 24 juillet, je vous ai écrit à Londres pour savoir quelque chose sur mon article La sociologie et l’historisme. Ma carte postale, je crois, vous arriva à un moment inopportun. J’espère avoir le plus tôt possible la traduction de cet article (bien malheureux). Si la traduction n’est pas encore faite, je vous prie d’écrire à M. Vaussard de la faire lui-même. Il connaît très bien ma pensée et mon style. [L. S.] 370
f413.39 23-9-33 Cher Père Avril, Je vous ai écrit le 24 juillet et le 30 août. Pas de réponse. Je vous prie encore une fois de me donner quelque nouvelle de mon article sur La sociologie et l’historisme. Je vous ai écrit de le faire traduire par M. Vaussard. Vous savez qu’il n’est pas facile de traduire mes études. J’espère que vous trouverez un moment pour m’envoyer un mot et me rassurer que mon manuscrit n’est pas perdu pour la seconde fois et qu’il sera publié le plus tôt possible après avoir attendu un an et trois mois. Veuillez etc. [L. S.]
f413.44 (m) le 25 septembre 1933
Les Editions du Cerf
Cher Monsieur l’Abbé, Votre article est en cours de traduction. Cette traduction vous sera soumise avant la publication et j’espère qu’elle vous satisfera. Je vous prie d’excuser mon retard à vous répondre: j’ai eu beaucoup à faire ici depuis mon retour. Veuillez présenter mon souvenir respectueux à Miss Barclay Carter et croyez vous- même, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments les plus respectueusement dévoués. Fr. A.M. Avril O.P.
f413.79a 18-XI-33 Avril Mon cher Père, Le 25 septembre, vous m’avez écrit que mon article était en cours de traduction. Presque deux mois sont passés; j’espère le recevoir le plus tôt possible. Depuis la fin de septembre, je ne reçois plus «La Vie Intellectuelle». Veuillez… [L. S.] 371
f414.23 4-3-34 P. Avril Mon cher Père, Je suis désolé de vous donner des ennuis; vous me pardonnerez. Je vous ai dit que je suis en train de combiner la publication de mon ouvrage sur l’État et l’Église, au point de vue sociologique et historique. L’article m’aidera un peu. C’est pour ça que je vous ai prié, le 12 janvier, de le publier le plus tôt possible. Je vous en prie encore. Veuillez agréer… [L. S.]
f414.36 (m) le 22 mars 1934
Les Editions du Cerf
Cher Monsieur l’Abbé, Je m’excuse, une fois de plus, de n’avoir pu encore passer votre article. J’espère bien qu’il ne tardera plus désormais et qu’il sera publié à la fin d’avril. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mon religieux respect. Fr. A.M. Avril O.P.
f414.51 (cm) 29 avril 1934 Bien cher Confrère, J’ai le plaisir de vous envoyer les épreuves de votre article sur L’Absolu 5 que la «Revue des Sciences Philosophiques et Théologiques» a l’honneur de publier. 5 Méditation sur l’Absolu. Le relatif jouant l’Absolu, «Revue des Sciences Philosophiques et Théologiques», 23imo anno, 1934, n° 2, pp. 241-257. Il padre Marie-Dominique Chenu (1895-1990), di cui si conosce l’opera storica e teologica – e i guai che dovette affrontare – era professore (dal 1920) e rettore (dal 1932) delle facoltà del Saulchoir. Aveva preso il posto di padre Roland-Gosselin alla direzione della «Revue des Sciences philosophiques et théologiques».
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Voudriez-vous avoir la bonté d’en revoir la traduction. En vous remerciant de votre amicale collaboration, je vous prie d’agréer mes sentiments cordialement respectueux. M.D. Chenu, O.P.
f414.52 2 mai 1934 [al P. Chenu] Mon Rév. Père, Je vous remercie beaucoup d’avoir accepté mon article sur l’Absolu pour la «Revue des Sciences Philosophiques et Théologiques» et de l’avoir si bien traduit. J’ai fait quelques corrections sur les épreuves que je vous envoie aujourd’hui par recommandé.Vous y trouverez de la numération au crayon; j’ai marqué cinq passages sur lesquels je suis en doute. Voilà les passages: 1 - page 1 par soi stable (italien: «un tutto per se stante»); je crois qu’il faut dire: par soi subsistant. 2 - page 4 nous formons notre esprit (italien: «noi formiamo il nostro pensiero»); ici le mot pensiero est vraiment la pensée, pas l’esprit, parce qu’ici je parle de notre manière de penser. 3 - page 5 se réaliser implique en cet acte même limite (italien «il suo realizzarsi è limite a se stesso»). Je suis en doute sur le sens de la traduction et je vous prie de la réviser; ma pensée est que se réaliser est une limite à soi-même. 4 - page 5 qu’on divise (italien «e non unica realità indistinta che si distingue»); le sujet de «si distingue» est l’unique réalité indistincte; le mot divise n’est pas exact, parce que je vise le passage de l’indistinct au concret. Alors je crois qu’il vaudrait mieux dire : non unique réalité indistincte qui se réalise. 5 - page 11 attentifs, fût-ce par contrainte (italien «simboli logici opportuni e tavolta necessari»). Je crois que vous avez rapporté attentifs à nous soyons; le sens du texte est un autre, à savoir: les symboles sont opportuns et quelquefois nécessaires à bien définir etc. Je vous prie de faire vous-même ces corrections sur les épreuves. Veuillez etc. [L. S.]
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f482.9 5 mai 1934 Mon cher Père Avril, Je vous remercie et je vous prie de remercier le Père Bernadot d’avoir publié en avril mon article sur la soc[iologie] et l’his[toricisme]6. J’ai reçu 4 exemplaires et je vous demande d’avoir la bonté de m’en envoyer trois autres. J’ai reçu aussi l’avis du chèque postal que vous m’avez envoyé. Est-il possible d’avoir 50 extraits de mon article? Et à quel prix? Je vous explique la raison de ma démarche. J’avais envoyé au Prof. Rádl, président du VIIIe Congrès International de Philosophie (Prague, 3-7 septembre 1934) la deuxième copie des épreuves du dit article en lui demandant s’il accepterait une relation pareille pour la section de sociologie. Il m’a répondu: «I have read…»7. Après ma dernière maladie je ne sais pas s’il me sera possible d’aller à Prague; pourtant je pense envoyer 50 exemplaires de l’article que vous avez publié. La Mère Supérieure [...] [L. S.]
Les Editions du Cerf
f482.10 (m) le 8 mai 1934
Cher Monsieur l’Abbé, La composition de votre article a certainement été détruite et il ne serait plus possible d’en faire des tirages à part. Mais nous enverrions volontiers une cinquantaine de numéros de la revue aux membres du Congrès de Prague. Faut-il les adresser en un seul paquet au Prof. Rádl, ou bien séparément à une liste d’adresses que vous me communiqueriez? Veuillez me faire connaître votre désir et je m’y conformerai. Je vous fais envoyer tout de suite à vous-même plusieurs exemplaires. Pour ce qui est des vacances, j’écris directement à la Mère Supérieure, que je prie en même temps de vouloir bien vous remettre ce mot. Je vous prie, cher Monsieur l’Abbé, de dire mon respectueux souvenir à Miss Barclay Carter et de vouloir bien agréer vous-même l’expression de mes sentiments respectueux et dévoués. Fr. A.M. Avril O.P.
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Sociologie et historicisme, «La Vie Intellectuelle», 25 aprile 1934, XXVIII, n. 2, pp. 290-319. Lettera di Rádl a Sturzo del 1° maggio 1934 da Praga in inglese, fasc. 482, c. 8.
f482.12 26-5-34 P. Avril Pardon si je vous réponds avec retard. J’ai écrit au Président du Congrès International de Philosophie à Prague pour savoir s’il accepte de faire la distribution de la revue qui a publié mon essai sur la Sociologie et l’Historisme et j’attends la réponse. Je vous remercie beaucoup de l’offre que vous m’avez faite et je vous prie, en attendant, de me faire envoyer trois exemplaires à mon adresse ici à Londres. Je vous… [L. S.]
f482.14 11-6-34 Père Avril Ce matin j’ai reçu la réponse du Prof. E. Rádl, président du Congrès International de Philosophie à Prague. Il m’a écrit: « Your proposals fit very well etc…». Alors, selon votre aimable proposition (lettre 8 mai) je vous prie d’envoyer au Prof. Rádl 50 exemplaires du n° 25 avril de «La Vie Intellectuelle», avec un petit papier avec l’inscription L. Sturzo, Sociologie et Historisme pages 290-319. Je vous remercie beaucoup et je vous prie de me pardonner si je vous donne des soucis. Je vous prie aussi de m’aviser quand vous ferez l’expédition pour écrire en même temps au Prof. Rádl. Son adresse est: … Pensez-vous aller à Prague ou envoyer quelqu’un de vos pères? [L. S.]
f482.15 7-7-34 P. Avril Vous m’aviez dit à Paris que les trois exemplaires de «La Vie Intellectuelle» du 25 avril avaient été envoyés à mon adresse. Mais je ne les ai pas reçus. Je pense que même le Prof. E. Rádl n’a rien reçu parce qu’il ne m’a pas écrit. 375
Je vous prie de faire vérifier pour les deux expéditions et de m’envoyer un mot pour me rassurer. J’attends encore quelques numéros du [?] [L. S.]
f415.13 17-7-34 Rev. M. le Directeur de la Revue des Sciences Philosophiques et Théologiques Le Saulchoir Kain (Belgique) Je vous remercie de l’amabilité d’avoir publié mon article sur l’Absolu. Je vous prie de m’en faire envoyer deux ou trois exemplaires; et si je ne suis pas indiscret, je vous demande si vous pouviez m’en faire envoyer le paiement avant mon départ pour les vacances. Je partirai le 30 juillet. Je vous prie d’agréer, mon révérend Père etc. [L. S.]
Les Editions du Cerf
f464.33 (d) samedi, le 23 février 1935
Mon Révérend Père, J’ai bien reçu votre lettre en l’absence du Père Avril qui nous a quittés et qui est assigné maintenant au Havre. Je vais me mettre en rapport avec monsieur Kochnitsky, pour l’article dont vous me parlez. Je suis bien heureux que Darius Milhaud ait fait la musique de votre Cycle de la Création et je me permets de vous en féliciter. Veuillez agréer, mon Révérend Père, l’assurance de mon religieux respect. Fr. Pierre Boisselot O.P.
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f417.2 (d) 2 juillet 1935
Les Editions du Cerf
Mon Révérend Père, Excusez-moi si je n’ai pas répondu à vos précédentes lettres. Je croyais pourtant l’avoir fait et suis surpris que vous n’ayez rien reçu. Je vous disais, si je me rappelle bien, que je gardais votre manuscrit pour «La Vie Intellectuelle» sans malheureusement pouvoir vous préciser la date de sa parution. Voulez-vous me dire également par qui vous souhaitez qu’il soit traduit. Croyez, je vous prie, mon révérend Père, en mes sentiments bien fraternels en Notre Père saint Dominique. Pierre Boisselot
(rl) 417.2 4-7-35 Merci beaucoup de votre aimable lettre de mardi 2 juillet. La dernière fois m’a traduit l’article Sociologie et historisme («Vie int.» 25 avril 1934) M. Maurice Brillant. S’il est libre et ne perd pas le manuscrit, je crois qu’il fera très bien la traduction. Je passerai à Paris le 30 juillet pour aller près de Toulon me reposer. Je suis très fatigué cette année. J’aimerai avoir la traduction prête pour le 30 juillet, pour la réviser avant d’aller en vacances. Veuillez agréer, mon cher Père etc. [L. S.]
f417.24 7-8-35 P. Boisselot À Paris, j’ai vu M. Brillant qui m’a dit qu’il n’a reçu de vous aucun article pour le traduire. J’ai pensé qu’il serait mieux de vous donner un deuxième nom pour choisir. 377
M. René Russo (le second fils de M. Domenico Russo) a traduit très récemment un article à moi (bien difficile). Sa traduction m’a plu. Son adresse est 3, rue Ancelle, Neuilly (Seine). Aujourd’hui il est à la campagne, il faut adresser quand même à Neuilly. Il pourra (je pense) travailler à la traduction pendant les vacances. Je vous prie de m’assurer que la traduction de mon article L’État totalitaire sera faite le plus tôt possible. Veuillez… Mon adresse pendant le mois d’août est… [L. S.]
f417.29 (d) le 29 août 1935
Les Editions du Cerf
Mon Révérend Père, Je n’avais pu en effet, avant les vacances, m’occuper de votre manuscrit. Je vous prie de m’en excuser. Je l’envoie par ce courrier à M. Russo en le priant de le traduire. Veuillez agréer, mon Révérend Père, avec mon profond respect, l’assurance de ma religieuse sympathie. F. Pierre Boisselot O.P.
Les Editions du Cerf
f417.61 (d) 24 octobre 1935
Monsieur l’Abbé, Je me permets de vous faire envoyer votre article traduit par Monsieur René Russo afin que vous contrôliez la traduction. Veuillez agréer, Monsieur l’Abbé, l’assurance de mon religieux respect. Fr. Pierre Boisselot O.P.
378
f417.64 28-X-35 [al P. Boisselot] Mon Rév. Père, Je vous expédie après révision la traduction de mon article sur l’État totalitaire 8. Je me suis permis de faire quelques corrections pour donner plus exactement le sens du texte; mais je ne suis pas sûr d’avoir respecté la langue et la grammaire françaises. À la page 7, j’ai remis le mot «jusnaturalisme». Nous Italiens l’usons pour indiquer la théorie du droit naturel du XVIIIème siècle en la distinguant de la théorie traditionnelle du droit naturel. À la page 11, j’avais mis le mot illuminisme, en italien illuminismo (il y a le même mot en anglais et en allemand; mais le dictionnaire note au mot illuminisme (histoire ecclésiastique)… J’ai changé avec humanitarisme de l’Encyclopédie. Je vous prie de m’envoyer 10 exemplaires du numéro de «La Vie Intellectuelle» où paraîtra mon article. Veuillez… [L. S.]
f418.37 16-2-36 à La Vie Intellectuelle Juvisy J’ai lu avec beaucoup d’intérêt l’article du Père Noble sur La charité et les dissensions politiques 9. J’ai pensé écrire un article sur la même question en parlant de mon expérience de vingt-cinq ans de vie active dans l’administration civique et la politique et 39 ans de journalisme. Je ne ferai certainement ni ma confession ni mon apologie, mais la critique sur les expériences, je crois, sera très utile pour la jeunesse qui commence à vivre dans la politique. Si vous acceptez la proposition, je vous prie de m’écrire un mot. J’ai reçu votre chèque postal pour mon article sur l’État totalitaire. Je vous remercie. L’État totalitaire, «La Vie Intellectuelle», 25 gennaio 1936, XL, n° 2, pp. 237-260. H.D. Noble, O.P., La Charité chrétienne et les dissensions politiques, «La Vie Intellectuelle», 10 febbraio 1936, XL, n° 3, pp. 357-383. 8 9
379
Avez-vous reçu mon Essai de Sociologie? J’espère que vous le ferez recenser dans «La Vie Intellectuelle». Veuillez… [L. S.]
f418.42 (m) 21-2 [36]
Les Editions du Cerf
Monsieur l’Abbé, Bien volontiers nous accueillerons l’article que vous nous proposez sur votre expérience politique. Je vous en remercie et vous prie d’agréer l’assurance de mon religieux respect. Fr. Pierre Boisselot O.P.
f418.59 Paris 30-3-36 Au Rév. Père Boisseul [sic] La Vie Intellectuelle Juvisy J’ai envoyé samedi dernier de Londres à la direction de «La Vie Intellectuelle» l’article sur la Charité et la Politique. Étant à Paris pour quelques jours, j’ai téléphoné à M. René Russo pour savoir s’il avait du temps pour traduire cet article. Il m’a répondu oui avec plaisir. Alors, si vous voulez, vous pourrez lui envoyer le manuscrit à son adresse René Russo 3, rue Ancelle, Neuilly-sur-Seine. Je resterai à Paris jusqu’à vendredi soir ou samedi matin. Veuillez… [L. S.]
380
f418.62 (d) le 1er avril 1936
Les Editions du Cerf
Monsieur l’Abbé, J’ai envoyé votre manuscrit à Monsieur René Russo pour qu’il le traduise d’urgence. Je vous remercie de votre obligeance et vous prie d’agréer, Monsieur l’Abbé, l’assurance de mon respect. Fr. Pierre Boisselot
f418.75 2-5-36 Mon Rév. Père, Je vous renvoie, avec bon à tirer, les épreuves de mon article10 pour «La Vie Intellectuelle». Voici quelques observations: 1 - page 2. Les mots «assez minces» ne sont pas exacts. J’ai écrit motivi senza proporzioni ou mieux senza rapporto parce qu’il n’y a pas de rapport entre cause et effet. 2 - Dans la même page, j’avais proposé au traducteur d’enlever le mot vendetta qui signifie le cas particulier des luttes de familles comme en Corse ou en Sardaigne. J’avais écrit: «…plus que l’effet d’une sensibilité momentanée sont l’effet de l’esprit de vengeance excité par des groupes occultes…» 3 - Vous avez mis des sous-titres aux pages 3 et 5; mais alors il faut les mettre aux autres paragraphes. Voilà quelques suggestions: page 8 Régime de liberté ou pan-étatisme. page 15 Les partis d’inspiration chrétienne. page 18 Intérêt des partis et intérêt du pays. page 21 L’antisémitisme et la guerre. page 27 Conclusion. 4 - page 13 pourquoi «entre» entre guillemets? -id.- Dans le texte italien est écrit en forme serrée: «per vantaggio politico e a scopo persuasivo», ce qui n’est pas rendu clairement par la traduction: «s’il s’agit etc.». Veuillez… [L. S.] 10 La Charité chrétienne et la politique chrétienne. Expériences et réflexions, «La Vie Intellectuelle», 10 maggio 1936, XLII, n° 3, pp. 409-436.
381
f418.106 (d) le 22 juin 1936
Les Editions du Cerf A Monsieur René Russo 3, rue Ancelle, Neuilly-sur-Seine
Monsieur, Nous avons par erreur adressé à Don Sturzo la totalité de ses honoraires, soit 20 fr. par page, alors que d’habitude nous partagions entre lui et vous à raison de 10 fr. par page. Le plus simple serait donc que vous vous adressiez directement à lui en lui signalant notre erreur. Je vous prie de nous en excuser et d’agréer, Monsieur, l’assurance de mon religieux dévouement. Fr. Pierre Boisselot
f419.23 23-9-36 M. le Directeur de «La Vie Intellectuelle» Je ne sais pas si vous avez lu l’article du Prof. Manacorda11 qui vous attaque directement («Corriere della Sera», 3 settembre). Je l’inclus ici, mais je vous prie de me le retourner. Si ne vous déplera-t-il pas un article de moi sur le thème Rome-AntiRome, je le ferais tout de suite. Je ne prendrai pas la défense directe de «La Vie Intellectuelle»; je ne ferai pas la polémique directe avec mon ami Manacorda; je ferai une étude objective de ce que la Rome païenne, la Rome libérale et la Rome fasciste pourraient nous être utiles, et dans quel sens nous les croyons des véritables Anti-Romes. Je prends cette heureuse occasion de vous écrire pour vous prier de ne pas oublier dans «La Vie Intellectuelle» mon Essai de Sociologie. Veuillez… [L. S.]
11 Guido Manacorda (1879-1965) aveva già attaccato l’anno precedente, ne «Il Frontespizio» di Bargellini, la «Vie Intellectuelle» per la sua posizione sul conflitto etiopico e la sua difesa della Società delle Nazioni. Per dare un’idea del tono: «Vien fatto di pensare che i reverendi Padri della «Vie Intellectuelle», continuando su questo tono, rischieranno di far dimenticare il glorioso nome di Domini canes per quello, troppo modesto e poco simpatico, di Societatis canes» (vedi W. Crivellin, op. cit., p. 76).
382
f419.39 (d) le 26 septembre 1936
Les Editions du Cerf
Monsieur l’Abbé, On nous avait signalé l’article de Manacorda qui a même fait, je crois, quelque bruit en Italie. C’est avec grand plaisir que nous accueillerons l’article que vous proposez à ce sujet. Je vous en remercie d’avance et vous prie de croire, Monsieur l’Abbé, à l’assurance de mes sentiments religieusement dévoués. Fr. Pierre Boisselot O.P. P.S. Quant à votre Essai de Sociologie, je demande à Monsieur Troude, professeur de sociologie à Rouen, de nous en faire le compte rendu pour «La Vie Intellectuelle».
(rl) 419.39 27 octobre 1936 Mon Rév. Père, J’ai tardé à vous envoyer l’article promis (Roma e Anti-Roma) parce que j’ai été souffrant presque tout le mois. Il a été dactylographié; aujourd’hui je le mettrai à la poste. M. René Russo est disposé à le traduire. Vous lui direz, je vous en prie, de m’envoyer le texte et la traduction pour la réviser. Je vous remercie d’avoir demandé au Prof. Troude de faire un compte rendu de mon Essai de Sociologie. Veuillez… [L. S.]
Les Editions du Cerf
f419.46 (d) le 12 novembre 1936
Mon Révérend Père, Je suis très désolé de ne pouvoir publier cet article sur Rome, que je vous avais demandé d’écrire, mais qui me paraît difficile à passer dans «La Vie Intellectuelle». 383
Nous avons eu une entrevue avec M. Manacorda et nous nous sommes franchement expliqués des attaques qu’il avait dirigées contre «La Vie Intellectuelle». La publication de votre article paraîtrait revenir sur la réconciliation qui s’est produite et vous comprendrez, j’en suis sûr, notre scrupule. Je vous prie de nous en excuser et de croire, mon Révérend Père, à l’assurance de mes sentiments respectueux. Fr. Pierre Boisselot O.P.
(rl) 419.46 18-XI-36 Mon Rév. Père, J’ai reçu votre lettre du 12 novembre. Dans la lettre que vous m’avez écrite le 26 septembre, il y a ce passage: «C’est avec grand plaisir que nous accueillerons l’article que vous proposez à ce sujet». Ma proposition était: «Si vous ne déplera-t-il pas, un article de moi sur le thème Rome-AntiRome, je le ferai tout de suite. Je ne prendrai pas la défense directe de «La Vie Intellectuelle», je ne ferai pas la polémique directe avec mon ami Manacorda; je ferai une étude objective de ce que la Rome païenne, la Rome libérale et la Rome fasciste pourraient nous être utiles et dans quel sens nous les croyons des véritables anti-Rome (lettre 23 septembre). Je crois que mon étude est très objective et très éloignée de la question Manacorda - «Vie Intellectuelle», sauf le titre qui n’est pas obligatoire. Je serai à Paris prochainement; j’espère vous voir et trouver une solution pour ne pas perdre mon travail, parce que personne ne m’avait prévenu de ne plus le faire. [L. S.]
f419.67 28 décembre 1936 A La Vie Intellectuelle Mon Rév. Père, Mon article Rome-AntiRome va paraître sur la «Dublin Review» vers le 23 janvier); j’ai pensé ne plus insister avec vous pour ne pas vous donner des ennuis. 384
Mais j’ose vous demander de faire dans «La Vie Intellectuelle» un large résumé du même article en citant quelques passages qui vous plairont le plus. C’est pour ça que je vous envoie le texte anglais de l’article, pour vous servir dans le cas où vous croiriez mieux d’en parler dans le n° du 25 janvier. J’attends encore la recension de mon Essai de Sociologie. Veuillez… [L. S.]
f420.31 (m) 7-1 [37]
Les Editions du Cerf
Monsieur l’Abbé, Je m’excuse de vous répondre si tard. Mais nous sommes en plein déménagement, et terriblement bousculés. Volontiers nous citerons des extraits de votre AntiRome. Quant à votre Sociologie, M. Robert Troude en a écrit un compte rendu que nous comptons bientôt publier12. Permettez-moi de vous offrir tous mes vœux, c’est-à-dire mes prières, et veuillez agréer, Monsieur l’Abbé, l’assurance de mon religieux respect. Fr. Pierre Boisselot O.P.
f420.63 6-4-37 Vie Intellectuelle Mon Rév. Père, Je pense que vous avez oublié d’écrire quelques lignes sur mon article Rome et Anti-Rome. Il a été publié en français par «La Terre Wallonne»13. Je vous inclus ici les pages de la «T.W.» pour le cas où vous penseriez encore d’en parler. On m’a dit que le «Commonweal» de New-York a parlé de cet article très favorablement.
12 13
Pubblicato nel n° del 25 gennaio 1937 (XLVII, n° 2, p. 279-282). «La Terre Wallonne», marzo 1937.
385
Je ne sais pas si vous avez lu l’article du Prof. Manacorda sur le «Corriere della Sera» de ces jours contre les catholiques démocrates d’Europe à propos de l’Encyclique sur le communisme athée. Le journal catholique de Bellinzona («Popolo e Libertà») lui a répondu avec force au nom des catholiques suisses (3 avril). Je n’ai pas encore écrit l’article sur le droit d’insurrection dont je vous ai parlé le 5 mars. Après la très bonne mise au point du P. Renard, j’ai pensé élargir le sujet de mon article sur la loyauté au régime politique et l’obéissance aux pouvoirs constitués. Je vous prie de me dire si vous êtes d’accord avant d’écrire. J’aimerais avoir quatre exemplaires de «La Vie Intellectuelle» du 10 mai 193614. Ne manquent pas les amis qui aiment lire mon article sur «la charité et la politique». Veuillez etc. [L. S.]
f420.76 (d) le 19 avril 1937
Les Éditions du Cerf
Monsieur l’Abbé, J’avais vu votre article de «Terre Wallonne» et l’avais mis de côté pour y faire écho. Merci de me l’avoir rappelé. Quant à votre article sur le droit d’insurrection, je crois qu’il vaut mieux vous tenir au sujet précis que nous avions fixé, sans l’étendre jusqu’à l’obéissance au pouvoir constitué. Veuillez agréer, Monsieur l’Abbé, l’assurance de mon respectueux et religieux dévouement. Fr. Pierre Boisselot O.P.
Les Editions du Cerf
f420.96 (d) le 26 avril 1937
Cher Monsieur l’Abbé, Puis-je vous demander un service? Une jeune fille que nous connaissons, Mademoiselle Cambon, la fille de l’amiral qui est mort tout récemment, désirerait, 14
386
Vedi nota 10.
durant les deux mois d’été, aller à Londres pour apprendre davantage l’anglais. Elle voudrait prendre pension dans une famille, à un prix abordable. Ne connaîtriez-vous personne qui l’accueillerait? Elle est âgée de 18 ans et prépare son baccalauréat de philosophie. D’avance, je vous remercie et vous prie de croire, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments respectueux. Fr. Pierre Boisselot O.P.
(rl) 420.96 4-5-37 Mon Rév. Père, Je vous prie de m’excuser du retard à répondre à votre lettre du 26 avril; je devais me renseigner. Je n’ai pas encore les réponses à mes enquêtes. La Supérieure du Couvent des Sœurs Blanches, où je dis la messe, m’a dit qu’il est très difficile de trouver des familles catholiques, à Londres, qui acceptent des pensionnaires à un prix abordable, en donnant une alimentation suffisante et régulière. Peut-être dans la campagne. Elle m’a proposé le St Wilfrid’s Convent. Les pensionnaires sont très libres. Je vous envoie, ci-inclus, sa lettre. J’ai parlée aussi à une dame âgée que je connais très bien. Elle n’est pas catholique, mais très respectueuse de la religion et de la morale de ses hôtes et amis. Elle pourra recevoir Mlle Cambon à 2 sterlings par semaine, ou à 2.10 ou à 3 selon la chambre, parce qu’elle a trois chambres dans son appartement, libres pour des amis. Elle est prête à accepter Mlle Cambon parce que c’est moi-même qui la recommande. Elle a été enseignante de langues et fera des exercices pour Mlle Cambon. Quand j’aurai d’autres réponses, je vous écrirai. L’article sur Le droit de révolte et ses limites 15 est à la machine. Dans quelques jours, je vous l’enverrai. Je vous prie de demander à M. René Russo (8, rue Ancelle, Neuilly) s’il est disposé à le traduire. Veuillez agréer… [L. S.]
15
Le droit de révolte et ses limites, «La Vie Intellectuelle», 25 ottobre 1937, LII, n° 2, pp. 165-184.
387
f421.21 (d) 16 juillet 1937
Les Editions du Cerf
Mon Révérend Père, Vous aviez bien voulu vous occuper, pour Mlle Cambon, de lui chercher une communauté? Cette communauté pourrait-elle la recevoir durant l’hiver prochain, d’octobre à Pâques, et à quelles conditions? Je m’excuse de vous mettre ainsi à contribution et vous prie d’agréer, mon Révérend Père, l’assurance de mes sentiments respectueux. Fr. Pierre Boisselot, O.P.
(rl) 421. 21 Paris, 22-7-3 Je pense que Mlle Cambon pourra écrire directement au couvent, dont j’ai donné l’adresse, pour avoir des informations très précises. Je suis à Paris; je resterai en France le mois d’août. La sœur qui m’a procuré les informations va laisser Londres dans ces jours; malheureusement, je ne me rappelle pas l’adresse exacte du couvent déjà proposé. Quand je ferai retour à Londres, si je puis faire quelque chose pour Mlle Cambon, je serai content de m’en occuper. Je ne suis pas très bien. J’espère la semaine prochaine vous télephoner pour vous voir. Avant de partir, je n’avais pas reçu «La Vie Intellectuelle» du 10 juillet. Mon article est-il publié? Veuillez... [L. S.]
Les Éditions du Cerf
f421.111 (d) le 20 décembre 1937
Cher Monsieur l’Abbé, Je me permets de vous faire adresser en hommage le livre du Père Renard16: L’Église et la question sociale que nous venons de sortir. 16 Georges Renard, militante del Sillon a Nancy, avvocato e poi professore alla Facoltà di Giurisprudenza, era entrato, nel 1933, dopo la morte della moglie, nell’ordine di San Domenico.
388
Il me paraît très important, et je serais bien heureux si, à l’occasion, vous pouviez en faire un compte rendu dans quelqu’une des revues auxquelles vous collaborez, ou peut-être même à «L’aube». D’avance, je vous en remercie et vous prie de croire, cher Monsieur l’Abbé, à ma religieuse sympathie. Fr. Pierre Boisselot O.P.
f426.9 (d) le 4 janvier 1938
Les Éditions du Cerf
Mon Révérend Père, Je crois, en effet, que j’ai trop tardé pour la parution de votre article, mais c’est que j’ai eu du mal à rejoindre la traductrice et qu’elle-même a mis du temps à le traduire. Je viens de le recevoir, mais je vous l’enverrai dès que reçu pour que vous puissiez le compléter et le mettre à la page. Envoyez-le moi alors immédiatement et il passera dès le numéro suivant. Je voudrais que ce soit le 10 février. Veuillez accepter, mon Révérend Père, avec mes voeux de nouvelle année, l’expression de mon religieux respect. Fr. A. Maydieu O.P.
f478.34 (d) le 14 janvier 1938
Les Éditions du Cerf
Cher Monsieur l’Abbé, Je m’excuse de répondre si tard à votre lettre du 28 décembre. Permettez-moi de vous offrir, moi aussi, les meilleurs vœux de notre petite communauté et de vous exprimer toute notre gratitude pour l’appui que vous voulez bien toujours donner à nos efforts. Je vous remercie de ce que vous pourrez faire pour le compte rendu du livre du Père Renard. Quant à votre livre L’Église et l’État, nous ne l’avons pas encore reçu. Mais dès sa réception «La Vie Intellectuelle» sera très honorée d’en donner un compte rendu. Avec mes remerciements, veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’assurance de mes sentiments religieux et dévoués. Fr. Pierre Boisselot O.P. Je vous fais envoyer les honoraires de la «V.I.» Excusez-moi. 389
(rl) 478.34 17-1 [38] Mon Rév. Père, 1 - J’écrirai un article sur le livre du P. Renard pour la «Nouvelle Revue Théologique» de Louvain17. 2 - M. de La Pradelle, propriétaire des Éditions Internationales, m’a écrit vous avoir envoyé (en novembre) un exemplaire de mon livre L’Église et l’État. Je vous prie de le faire chercher et, en tout cas, de le demander à M. de La Pradelle (47, rue Saint-Andrédes-Arts). Veuillez… [L. S.]
f478.35 (d) le 19 janvier 1938
Les Éditions du Cerf
Cher Monsieur l’Abbé, Je vous ai fait envoyer le 13 janvier le paiement de votre article de «La Vie Intellectuelle». L’erreur venait de ce que nous avions payé la moitié des honoraires à M. René Russo pour sa traduction. Je vous prie de m’excuser. Quant à votre livre L’Église et l’État, après recherches, nous l’avons bien trouvé en effet et nous allons faire faire un compte rendu sans tarder. Veuillez croire, cher Monsieur l’Abbé, à mes sentiments de religieuse sympathie. Fr. Pierre Boisselot O.P.
f422.32 8-2-38 Au Père Boisselot Voilà l’article sur La Vocation que vous m’aviez demandé le 24 janvier dernier. Il faut qu’il soit traduit avec beaucoup de soin. J’ai pensé à Mlle Valentine Deglaire, biblio-
17
390
Pubblicato nel numero di aprile 1938; vedi M.L., IV, 411.
thécaire à la Nationale de Sainte-Geneviève. Elle est tout à fait préparée pour un travail pareil. Son adresse personnelle est 5, rue Lagarde Paris V e; mais vous pourriez lui donner un coup de téléphone à la Bibliothèque. Je lui écris aujourd’hui pour la prier (le cas échéant) de ne pas dire non, parce qu’elle est très prise. Je ne sais pas si vous avez reçu mon dernier article (anonyme) sur la guerre et la paix. Je vous prie de passer cette carte à M. l’Administrateur etc. [L. S.]
f423.19 24-2-38 Cher Père Boisselot, Je vous prie de me faire envoyer 4 exemplaires de «La Vie Intellectuelle» du 10 février. J’ai lu dans ce n° avec grand intérêt la conférence de Mgr B. de Solages et l’article sur le Japon de M. Schumann18. J’aimerais écrire pour «La Vie Intellectuelle» un article sur le même sujet que celui du Père C. Spicq19 en faisant l’adaptation aux temps présents et aux régimes démocratiques et totalitaires. Je vous prie de me faire savoir si vous l’accepterez. Mlle V. Deglaire m’a écrit que (dans le cas où personne ne pourrait traduire mon article Vocation) elle sera prête à le faire. Veuillez… [L. S.]
f467.5 20-5-38 Au P. Boisselot Je vous prie de me faire savoir si vous avez eu l’occasion de voir M. Claudel et de lui parler de mon Cycle de la Création. J’espère qu’il changera d’opinion et trouvera le 18 Bruno de Solages, Le catholicisme au-dessus des partis, prima conferenza dei gruppi «Chrétienté» agli ambasciatori del 22 gennaio, «La Vie Intellectuelle», 10 febbraio 1938, LIV, n° 3, pp. 325-347; Maurice Schumann, Où va le Japon?, ibid., pp. 367-387. Bruno de Solages era rettore dell’Istituto Cattolico di Tolosa. 19 C. Spicq, On doit se soumettre aux pouvoirs constitués, «La Vie Intellectuelle», 25 gennaio 1938, LIV, n° 2, pp. 165-183.
391
moment d’en faire la préface. Ce sera pour moi la seule chance de pouvoir publier la traduction française de mon Cycle. Avez-vous lu mon article sur l’obéissance aux pouvoirs constitués? Veuillez m’envoyer la traduction tout de suite. [L. S.]
f467.8 (d) le 25 mai 1938
Les Éditions du Cerf
Cher Monsieur l’Abbé, Je n’ai pas encore revu Claudel pour lui parler de votre manuscrit, mais soyez persuadé que je ne l’oublie pas. J’ai envoyé à Mademoiselle Deglaire l’article pour «La Vie Intellectuelle», que nous tâcherons de passer avant les vacances. Un de nos amis, réfugié allemand, M. Kamnitzer, que nous connaissons depuis plusieurs années et qui collabore à l’occasion à «La Vie Intellectuelle», serait désireux d’aller passer ses vacances en Angleterre. Mais naturellement il n’a pas le sou et m’a demandé si je connaîtrais personne qui l’accueillerait au pair. Il pourrait donner en échange des leçons d’allemand. Je crois que c’est très difficile à trouver et, d’avance, je vous remercie de ce que vous croirez pouvoir faire. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’assurance de mes sentiments respectueux et dévoués. F. Pierre Boisselot O.P.
Les Éditions du Cerf
f424.20 (m) le 2 juillet 38
Monsieur l’Abbé, Je vous fais parvenir le texte de votre article et la traduction. Comme il doit passer le 25 juillet20, je vous serais reconnaissant de me l’envoyer corrigé avant le jeudi 7 juillet. Sinon sa parution serait retardéee, et j’en serais navré. Veuillez agréer, je vous prie, l’expression de mon religieux respect Fr. A. Maydieu O.P.
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Pubblicato in realtà nel numero del 10 settembre (LVIII, n° 3, pp. 395-417).
f467.9(m) 16-7-38
Les Éditions du Cerf
Cher Monsieur l’Abbé, Je suis bien navré. Claudel a quitté définitivement Paris, sans que j’aie pu le revoir. Et lui écrire maintenant au sujet de votre préface serait courir à un échec. Ce n’est que dans une conversation qu’on eût eu chance – et encore!! – de le décider. Je n’ose donc faire une démarche qui ne servirait à rien. Le mieux serait peut-être, si vous lui écrivez pour réclamer votre manuscrit, de faire instance auprès de lui, en vous référant à notre entretien téléphonique. Excusez-moi, je vous prie, et veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’assurance de mon religieux respect. Fr. Pierre Boisselot O.P.
f425.4 5-X-38 Père Maydieu Étant donné le manque de réponse du Père Boisselot, j’ai pensé m’adresser à vous pour trois choses: 1 - pour avoir le plus tôt possible le paiement de mon article publié dans «La Vie Intellectuelle» du 10 septembre et en même temps pour être assuré que Mlle V. Deglaire a été payée pour la traduction de cet article; 2 - pour avoir 5 exemplaires de «La Vie Intellectuelle» du 10 septembre; 3 - pour avoir (gratuitement) 2 exemplaires du numéro de juillet de «La Vie Intellectuelle» dédié à la très Sainte Vierge, pour les donner à des amis. Je suis en train d’écrire l’article sur «le racisme italien, l’Action catholique et le Vatican». Veuillez… [L. S.]
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f425.72(d) le 3 novembre 1938
Les Éditions du Cerf
Mon Révérend Père, Excusez-moi de vous répondre si tard, mais je rentre à peine de voyage. Je chercherai demain l’encyclique que vous me demandez. Quant au numéro sur la Vierge, vous ne l’avez pas reçu parce qu’il est totalement épuisé. Veuillez croire, je vous prie, à mes sentiments fidèles et dévoués. Fr. A. Maydieu O.P.
f425.37a 5-XI-38 Père Maydieu Paris En pli recommandé (adressé à «La Vie Intellectuelle») vous aurez mon article sur le fascisme et le Vatican en 1938. J’ai mis un long passage de l’encyclique Non abbiamo bisogno en anglais parce que je n’ai pas reçu l’exemplaire français que je vous avais demandé avec ma carte du 20 octobre. Si ma traductrice Mlle Valentine Deglaire ne peut pas le traduire, elle connaît Mlle Cabrini qui est tout à fait en condition d’en faire une très bonne traduction. L’adresse de Mlle Deglaire est Bibliothèque Nationale de Sainte-Geneviève, où elle est bibliothécaire. Son adresse personnelle est 5, rue Lagarde, Paris 5ème. Je ne connais pas l’adresse de Mlle Cabrini. En tout cas, j’aimerais avoir la traduction pour la réviser. Veuillez agréer… [L. S.]
(rl[del 3/11]) 425.72 5-XII-38 au Père Boisselot Les événements marchent très vite. Je pense que vous avez lu les paroles très sombres de Pie XI, le 30 novembre, sur les menaces qu’on lui fait. Mon article peut arriver trop tard et devrait changer de ton et de point de vue. C’est pour ça que je vous prie de le publier dans ce mois-ci. J’attends la traduction pour la réviser. [L. S.] 394
f425.74 (d) le 7 décembre 1938
Les Éditions du Cerf
Cher Monsieur l’Abbé, Je reçois votre carte. J’avais attendu pour faire traduire votre article de savoir s’il ne pourrait pas être confié à M. Puccinelli, qui était venu me voir de votre part et qui semble dans une grande détresse. Mais comme il ne m’a pas donné signe de vie à ce propos, j’envoie l’article à votre traductrice habituelle. Je comprends votre hâte à cause des événements, je ne crois pas malheureusement possible de le publier ce mois-ci, mais j’espère bien le mois prochain. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’assurance de mon religieux respect. Fr. Pierre Boisselot O.P.
f425.96 28-XII-38 A Boisselot Mon Rév. Père, Le Pape a parlé de nouveau sur l’Action Catholique et le Concordat avec l’Italie. Je devrai ajouter divers passages à mon article. Plus vous tarderez à le publier et plus il faut ajouter de matière pour ne pas être en arrière. Je ne comprends pas tant de retard pour un article d’actualité. Je vous prie de me faire parvenir le plus tôt possible la traduction. Mes vœux pour la nouvelle année etc. [L. S.]
Les Éditions du Cerf
f465.64 (m) 3-4-39
Cher Monsieur l’Abbé, Comme je suis honteux de ne pas vous avoir répondu plus tôt. Mlle Deglaire a été payée aujourd’hui même pour l’article du 10 septembre, ainsi que Mlle Cabrini. Comme on vous avait payé intégralement l’article du 10 sep395
tembre, au lieu d’en retenir la moitié pour la traductrice, nous nous permettons de prélever sur vos honoraires de l’article de février la somme envoyée à Mlle Deglaire. Quant à l’article proposé sur «La liberté et l’autorité», bien volontiers nous en recevrons le manuscrit. Enfin je n’ai pu encore voir la personne que vous m’avez recommandée. Je lui ai fait seulement remettre un petit secours. Mais je la verrai bientôt. Veuillez agréer, cher Monsieur l’Abbé, l’assurance de ma religieuse et respectueuse sympathie in Xto. Fr. Pierre Boisselot O.P.
f427.25 (cd) Paris, le 8 mai 1939 Monsieur l’Abbé, J’attendais le compte rendu du P. Faidherbe de «Politique et morale» et je viens de lui rappeler sa promesse. Je viens d’écrire également à M. Mendizábal. Je compte donc parler de vos livres d’ici peu. N’avez-vous pas, de votre côté, quelque projet d’article en tête? Je suis sûr qu’il est bien des choses que vous aimeriez traiter chez nous. Vous avez vu que cette année «La Vie Intellectuelle» a surtout été orientée par les événements de septembre. Je voudrais l’an prochain (car je crois que nous n’aurons pas la guerre) étudier en plusieurs articles le rôle que les catholiques peuvent avoir dans le redressement d’un pays, en étant à la fois fermes, exigeants et cependant très ouverts. Si vous avez quelque article dans cette perspective, dites-le moi je vous prie, et veuillez accepter l’expression de mon religieux respect. Fr. A. Maydieu O.P.
(rl) 427.25 20-6-39 Pardonnez-moi le retard à vous répondre. Je suis pris et fatigué de travail. Je ferai l’article que vous me demandez pour «La Vie Intellectuelle». Si je viens à Paris prochainement, j’aurai le plaisir de concorder avec vous le sujet le plus convenable pour votre revue dans la ligne que vous m’avez indiquée dans votre carte du 8 mai. Veuillez… [L. S.] 396
Appendice
Escarmouches avec «La Croix»
L’hospitalité cordiale accordée à Sturzo par «Politique», «L’aube» ou «La Vie Intellectuelle» ne traduisaient pas les sentiments unanimes de l’opinion catholique. En réalité, ses interventions s’inscrivaient dans une situation conflictuelle, dont on a pu apercevoir quelques aspects. Dans le camp d’en face, L’Action française bien sûr et ceux qui lui étaient restés, au moins tacitement, fidèles, mais aussi les publications qui accueillaient volontiers le point de vue des intransigeants comme, pour la presse quotidienne, «L’Écho de Paris». Au centre, le journal qui pour illustrer son titre affichait en exergue le Christ en croix restait-il au-dessus de ces débats? Créée en 1883 dans le cadre de “la Bonne Presse”, la société de publications des religieux Assomptionnistes, «La Croix» quotidienne1 (elle prenait le relais d’une revue mensuelle du même titre) avait un statut ambigu: «ni officielle, ni officieuse», selon la formule d’Émile Poulat. Elle n’était mandatée ni par Rome, ni par la hiérarchie française, mais celle-ci la suivait avec attention et lui confiait souvent communiqués et articles. Journal de combat à l’origine, contre une République anticléricale héritière de la Révolution, refusant de s’inféoder complètement à un parti mais souhaitant l’unité politique des catholiques pour «poser sur le dogme, la prière, la conscience et la morale chrétienne les assises de notre société»2, «La Croix» avait toujours ménagé l’Action française 3. Après la lettre du cardinal Andrieu et l’approbation que lui accorda Pie XI, le journal manifestement «traînait les pieds» et le nonce dut convoquer son rédacteur en chef, le P. Bertroye – qui signait «Franc» - pour lui signifier que le pape exigeait «un soutien immédiat et sans réserve». Cependant, durant la crise, c’est, estime Jacques Prévotat, «l’obéissance forcée, sans adhésion réelle ni choix véritable, l’attitude constamment ambivalente de qui s’efforce de concilier l’inconciliable». Pie XI régla le problème à sa manière en imposant un nouveau rédacteur en chef. Le P. Léon Merklen (1875-1949), quand il prit cette responsabilité, avait une certaine expérience de l’édition, ayant dirigé la «Revue Augustinienne» et «La Documentation catholique». Dans sa congrégation, il avait traversé de sérieux conflits: il semble y avoir représenté une tendance relativement modérée, en opposition à l’activisme intransigeant qui y domina longtemps. Son «intransigeance doctrinale», remarque J. Prévotat, restait entière, mais n’était pas «incompatible avec la volonté de favoriser une évolution et une adaptation des catholiques aux problèmes de leur temps». Il eut d’ailleurs du mal à faire prévaloir cette ligne au sein même de sa rédaction et dut surtout ménager l’opinion
1 V. Cent ans d’histoire de «La Croix», 1883-1983, colloque sous la direction de René Rémond et d’Émile Poulat, Le Centurion, 1988. 2 Article de «Franc», op. cit., p. 141. 3 V., dans le même recueil, la contribution de J. Prévotat, «La Croix» dans la crise de la condamnation de L’Action française; pour les citations suivantes, pp. 233-234 et 241.
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dominante parmi ses lecteurs. Il est significatif que l’échange assez tendu avec Sturzo engage le jugement que portaient les catholiques français sur le régime de Mussolini. Le refus que lui opposa Merklen au nom de l’«apolitisme» de son journal caractérise bien une attitude assez frileuse – éviter «les nuances accentuées» … –, mais elle a bien ellemême une portée politique. Elle constitue aussi – «votre signature seule est un étendard et un programme» – un hommage peut-être involontaire.
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Scaramucce con «La Croix»
L’ospitalità cordiale offerta a Sturzo da «Politique», «L’aube» o «La Vie Intellectuelle» non rifletteva i sentimenti unanimi dell’opinione cattolica. In realtà, i suoi interventi s’iscrivevano in una situazione conflittuale, di cui è stato possibile osservare alcuni aspetti. Sul campo avverso, L’Action française ovviamente e quelli rimasti, perlomeno tacitamente, fedeli ad essa ma anche le pubblicazioni che accoglievano volentieri il punto di vista degli intransigenti come, per la stampa quotidiana, «L’Écho de Paris». Al centro rimaneva al di sopra dei dibattiti il giornale, che per illustrare il titolo pubblicava in evidenza il Cristo sulla croce? Fondata nel 1833 nell’ambito di “La Bonne Presse”, la società di pubblicazioni dei religiosi Assunzionisti, «La Croix» quotidiana 1 (sostituiva una rivista mensile dallo stesso nome), aveva uno statuto ambiguo: “né ufficiale, né ufficiosa”, secondo la formula di Émile Poulat. Non era incaricata né da Roma, né dalla gerarchia francese, ma essa la seguiva attentamente e le affidava spesso comunicati ed articoli. Fondato come un giornale di lotta contro una Repubblica anticlericale erede della Rivoluzione, rifiutando d’infeudarsi completamente ad un partito ma desiderando l’unità politica dei cattolici per “porre sul dogma, la preghiera, la coscienza e la morale cristiana le basi della nostra società” 2, «La Croix» aveva sempre risparmiato l’Action française 3. Dopo la lettera del cardinale Andrieu e l’approvazione che gli accordò Pio XI, di tutta evidenza, il giornale si “trascinava chiaramente” ed il nunzio fu costretto a convocare il caporedattore, padre Bertroye – che si firmava «Franc» – per informarlo che il Papa esigeva “un sostegno immediato e senza riserve”. Ciononostante durante la crisi, dice Jacques Prévotat, è “l’obbedienza forzata, senza reale adesione né vera scelta, l’attitudine costantemente ambivalente di chi prova a conciliare l’inconciliabile”. Pio XI risolse il problema a modo suo, imponendo un nuovo caporedattore. Il padre Léon Merklen (1875-1949), quando assunse questa responsabilità, aveva una certa esperienza editoriale, essendo stato direttore della «Revue Augustinienne» e di «La Documentation catholique». Nella sua congregazione aveva attraversato seri conflitti: sembra avervi rappresentato una tendenza relativamente moderata, in contrasto con l’attivismo intransigente che vi dominò a lungo. La sua “intransigenza dottrinale”, nota J. Prévotat, rimaneva intera ma non era “incompatibile con la volontà di favorire un’evoluzione ed un adattamento dei cattolici ai problemi dei loro tempi”. Ebbe tra l’altro delle difficoltà a far prevalere questa linea in seno alla sua stessa redazione e dovette soprattutto
1 Vedi Cent ans d’histoire de «La Croix», 1883-1983, colloquio sotto la direzione di René Raymond e Émile Poulat, Le Centurion, 1988. 2 Articolo di «Franc», op. cit., p. 141. 3 Vedi nella stessa raccolta, il contributo di J. Prévotat, «La Croix» dans la crise de condamnation de l’Action française; per le citazioni seguenti, pp. 233-234 e 241.
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stare attento all’opinione dominante fra i suoi lettori. È significativo che lo scambio piuttosto teso con Sturzo implichi il giudizio dei cattolici francesi sul regime di Mussolini. Il rifiuto che gli imponeva Merklen a nome dell’“apoliticità” del suo giornale caratterizza bene un atteggiamento abbastanza freddo – evitare “le sfumature accentuate”… –, ma ha indubbiamente anche una portata politica. Rappresenta anche – “la sua firma è una bandiera ed un programma” – un omaggio forse involontario.
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f314.99 7-4-33 Rev. P. Merklen, Nel suo articolo «Les catholiques allemands et le national-socialisme» pubblicato sulla «Croix» di ieri, vi ha un passaggio che riguarda i popolari che mi è sembrato troppo sommario1. Mi permetta di accennarle rapidamente alcuni dati di fatto che non sono stati tenuti presenti. 1 - Dopo la marcia su Roma (28 ottobre 1922) i deputati popolari Cavazzoni e Zangorra accettarono di far parte come ministri del primo gabinetto Mussolini; i deputati popolari Gronchi, Milani e Vassallo ebbero la carica di sottosegretari. Io non fui favorevole; ma il gruppo parlamentare popolare ratificò la decisione nella seduta della Camera dei Deputati del 15 novembre 1922 e votò i pieni poteri a Mussolini. La collaborazione ministeriale durò fino all’aprile 1923, quando cessò per il voto del Congresso Popolare di Torino. Questo aveva deciso di «... continuer la lutte de principe pour la liberté, contre toute oppression centralisatrice, se recommandant de l’État panthéiste et de la Nation déifiée; assurer de sa solidarité ceux qui souffrent pour la cause et pour la pacification intérieure; réclamer pour le bien de l’Italie le respect de la personnalité humaine et de l’esprit de fraternité chrétienne». Da novembre ad aprile erano corsi i seguenti fatti: le violenze fasciste continuavano in tutta l’Italia, senza che né polizia né governo rimettessero l’ordine turbato. La notte del 17 dicembre 1922 a Torino erano stati uccisi e gettati nel fiume 22 operai creduti comunisti e il fascio di Torino ebbe un telegramma di encomio di un sotto-ministro di Mussolini (il conte De Vecchi). Il governo applicò a tutti i delitti compiuti a fini nazionali un’amnistia che fu una glorificazione. Le squadre di assalto furono incorporate allo Stato come Milizia Nazionale. In queste condizioni la collaborazione (che del resto era solo di nome perché di fatto era una subordinazione) diveniva connivenza. La soluzione di Torino rispose alla coscienza dell’ intiero partito. Solo nel luglio successivo dieci deputati su 107 si distaccarono dal partito popolare, e pochi soci qua e là, che poi constituirono il Centro Nazionale. 2 - Finché fu in piedi il partito popolare che fu disciolto insieme agli altri partiti per decreto nel novembre 1926, la maggior parte delle opere sociali cattoliche non furono toccate. La lotta contro sindacati cristiani, cooperative, casse rurali, esploratori cattolici, stampa cattolica, si iniziò dopo che cadde il partito. Non può quindi ad esso attribuirne la colpa, se colpa vi è.
1 Su un foglio a parte, Sturzo ha segnato questo brano di «La Croix» 6.5.33. «Or on a reproché parfois aux Populaires leur intransigeance obstinée envers le Duce après la marche sur Rome. Un certain manque de souplesse a compromis le parti populaire mais avec lui toutes les œuvres sociales catholiques en Italie; le catholicisme italien, le fascisme lui-même auraient gagné à une collaboration entre chemises noires et popolari et certaines personnalités averties prétendent que cette entente était désirée même des vainqueurs, n’était donc pas impossible. Le Centre a voulu éviter de renouveler cette tactique en Allemagne». F. 314-101.
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3 - Dal 1927, il piccolo gruppo di cattolici distaccati dal partito popolare e formanti il Centro Nazionale collaborava con il Duce; ma non solo non poté impedire la lotta contra le opere social-economiche e sportive dei cattolici, ma nel 1929 fu obbligato esso stesso a disciogliersi. Questi elementi sono abbastanza chiari per dimostrare quale possa essere una collaborazione con chi vuole il potere tutto intiero, senza controllo, senza libertà di critica, senza neppure una personalità politica differente, senza opere che non portino il nome del suo partito. Il giudizio storico dell’atteggiamento dei popolari non può ancora darsi: è troppo presto. Dal punto di vista morale, quel che io posso dire per me e per moltissimi dei miei amici, fra i quali due morti in esilio a Parigi, Giuseppe Donati e Francesco Luigi Ferrari, si è che abbiamo seguito con matura riflessione il comando della nostra coscienza e per quanto chi più chi meno abbiamo tutti sofferto, non abbiamo ragioni a pentirci di avere presa una simile via. Voglia gradire, Rev. Padre L. Merklen, i miei sentimenti devotissimi e cordiali2. [L. S.]
Abbé Léon Merklen Rédacteur en Chef de La Croix
f413.78 (cm) 14-11-33
Avec tous mes respects dévoués. On envoie le n° désiré. Malheureusement nous ne pouvons accepter, malgré toute l’estime que je vous garde, votre collaboration: car «La Croix» doit se placer en dehors de tous les partis politiques et les nuances accentuées de droite ou de gauche. Votre signature seule est un étendard et un programme. Avec tout mon religieux respect. Léon Merklen
2
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In archivio si conserva la copia dattiloscritta della traduzione in francese, f. 314, c. 100.
M. l’abbé Merklen, «La Croix»
f415.19 [copia dattiloscritta della traduzione] Londres, le 20 juillet 1934
Cher Monsieur l’Abbé, C’est avec beaucoup de regret que j’ai lu l’article de critique sur les Discours de Mussolini, publié par «La Croix» le 15-16 de ce mois. Ce n’est pas tant la place singulière qu’on lui a assignée, ni l’air de réclame que lui donnait la photographie, que le ton d’admiration et le sens optimiste qu’on y relève. Tout cela contribue à falsifier la vérité autour du Fascisme italien et de son chef et à créer auprès des Catholiques (dont beaucoup inclinent vers des systèmes autoritaires) une confusion qui fait déjà, et qui fera encore, beaucoup de mal à l’Église et à la religion. Quelques-uns sentent le besoin de faire passer Mussolini pour un autre Constantin ou Charlemagne et, très ignorants de la réalité des faits et de ce que souffrent sans oser le dire les Catholiques italiens et les hiérarchies ecclésiastiques, ils écrivent et parlent comme si ce qu’ils désirent était déjà la réalité en Italie. Ils ne comprennent pas qu’ils se paissent d’illusions. Celui qui a écrit l’article de critique sur les Discours de Mussolini est enthousiaste des fortes paroles de morale …stoïque (car je ne l’appelle pas chrétienne) qu’il y a trouvées. Et il ne sait pas que les chefs fascistes en Italie sont connus pour l’accumulation indue de richesses, la vie de luxe et de plaisirs, la malversation de l’argent public – en Italie les cas Stavisky3 sous le Fascisme ont été assez nombreux – et surtout pour le mépris … de la vie des autres et de la souffrance d’autrui. Les réserves que font les écrivains et journalistes catholiques à l’étranger sur le Fascisme comme théorie et pratique sont presque toujours en sourdine, comme pour l’acquit de leurs consciences; tandis que leurs éloges sont si fervents que le lecteur empressé ne s’aperçoit pas des réserves et se souviendra toujours des éloges. C’est ainsi qu’il s’est formé une opinion générale auprès des catholiques à l’étranger très favorable au Fascisme italien et à son chef. Il y en a qui parlent même d’une réalisation de l’État catholique et qui ne veulent pas se souvenir des crimes (et ils ne sont pas peu nombreux) qui ont ensanglanté les mains des chefs et des hiérarques de ce prétendu État catholique. On cite le Traité du Latran comme s’il était un don fait par le Fascisme à l’Église. Je crois que, s’il faut parler de mérite en pareille matière (et je n’en suis pas bien sûr), il devrait revenir à Pie XI qui a cédé sur la ligne des demandes de ses prédécesseurs, plutôt qu’à Mussolini qui n’a fait qu’accepter ce que d’autres gouvernements auraient accepté, en meilleures conditions. Nous ne savons pas si, quand Mussolini n’y sera plus (et un
3 Serge Alexandre Stavisky (1886-1934), losco uomo d’affari, aveva fatto fortuna ed era riuscito a evitare le azioni giudiziarie grazie a protezioni politiche. La scoperta delle sue truffe e delle loro complicità provocò un enorme scandalo che contribuì a screditare il regime e fu all’origine della manifestazione del 6 febbraio 1934. Fu ritrovato ucciso da una pallottola in uno chalet di Chamonix e gli inquirenti conclusero che si trattava di suicidio.
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jour, tôt ou tard, il devra s’en aller), la position de l’Église sera meilleure ou pire qu’elle n’aurait été sans cet acte. En tout cas, il est triste de constater que beaucoup de catholiques à l’étranger pardonnent ses crimes à Mussolini, se récusent de discuter ses fausses théories et acceptent le concept antichrétien de l’État totalitaire italien parce que c’est lui qui a signé le Traité du Latran. Lundi prochain, je serai à Paris; je m’y arrêterai trois jours et je descendrai à l’Hôtel de l’Avenir, 65, rue Madame. Si vous serez de retour de Nice, je passerai vous voir, après tant d’années que nous ne nous sommes pas rencontrés. Agréez, cher Monsieur l’Abbé, l’expression de mes sentiments les plus dévoués. L. Sturzo
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Les Maritain et les années américaines
Longtemps Sturzo se montra plus que réservé à l’égard de Jacques Maritain. Incompatibilité philosophique: il partage l’avis de son frère Mario, «È uno scolastico impenitente» 1. Si, dans sa jeunesse, il a communié à «la première ferveur de la renaissance thomiste» 2, il supporte mal le monopole que les néo-thomistes veulent s’attribuer sur la pensée chrétienne et la prétention de faire de leur système la seule philosophie. «Mi pare, écrit-il à propos d’un article de Maritain, che si faccia una gran confusione tra le verità del Vangelo e la loro efficacia, e un sistema filosofico, che non resta più sistema filosofico» 3. Mais, pour lui, le péché originel du philosophe, dont il garde la macule, c’est l’Action française. Raïssa Maritain d’abord dans Les Grandes Amitiés et à sa suite disciples et biographes4 ont plaidé l’erreur d’une jeunesse abusée par les consignes impérieuses d’un directeur de conscience, le P. Clérissac, et que la condamnation romaine lui avait bientôt ouvert les yeux. Certes, Maritain n’a jamais été «maurrassien» au sens strict, la pensée philosophique de Maurras lui est toujours restée étrangère. On peut cependant parler d’une alliance objective qui s’est prolongée pendant plus d’une quinzaine d’années. Le testament par lequel Pierre Villard, mort au front, avait fait des deux hommes ses héritiers semble sceller cette alliance. L’un et l’autre d’ailleurs vont en distraire 50.000 francs chacun pour créer «La Revue universelle», qui vise à élargir l’audience des idées nationalistes; le rédacteur en chef en est Henri Massis, alors l’ami le plus proche de Maritain qui y tient la rubrique philosophique. Le programme de la revue, qui commence de paraître le 1er avril 1920, avait été annoncé en juillet de l’année précédente par un manifeste, «Pour un parti de l’intelligence», rédigé par Massis et signé par Maritain en compagnie de tous les noms de la droite littéraire et académique. Comme bien d’autres – en particulier, on l’a vu, les dominicains, dont le P. Garrigou-Lagrange, son protecteur à Rome et le directeur des cercles thomistes –, il a estimé que la politique de Maurras servait les intérêts de l’Église, qu’il était «un beau défenseur du Saint-Siège»5. Il se classe alors nettement «à droite», dans une
Luigi Sturzo-Mario Sturzo, Carteggio, cit., II, p. 196 (9 janvier 1930). V. G. De Rosa, Sturzo, U.T.E.T., 1977, p. 41 ss. 3 L. Sturzo-M. Sturzo, Carteggio, cit., II, p. 28 (11 mars 1929); il s’agit de l’article Il Tomismo e la civiltà dans la «Rivista di filosofia neoscolastica». 4 On a rassemblé sous ce titre Les Grandes Amitiés (Desclée de Brouwer, 1949, puis l’édition citée ici, « Livre de Vie », 1962) les deux livres parus successivement aux Editions de la Maison française de New-York, Les Grandes Amitiés en 1941, Les Aventures de la Grâce en 1944; sur ce sujet, v. pp. 330-349. De la bibliographie considérable consacrée à Maritain, on retiendra en particulier Henri Bars, Maritain en notre temps, Grasset, 1959, et Jean-Luc Barré, Jacques et Raïssa Maritain. Les Mendiants du Ciel, Stock, 1995. Mais j’ai surtout bénéficié de l’aide inappréciable de René Mougel, directeur du Centre et des Archives Jacques Maritain de Kolbsheim, de ses remarques et des documents qu’il m’a communiqués. 5 «Un bel difensore della Santa Sede» plutôt que «della Santa Fede», version la plus vraisemblable, on le sait, de la déclaration de Pie X à Camille Bellaigue. 1 2
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tradition antimoderne selon le titre d’un de ses livres, contre-révolutionnaire et antidémocratique. Après le discours de Pie XI qui fait apparaître qu’il n’y a plus d’espoir d’éviter la condamnation, il réagit, si l’on peut dire, religieusement, décidé à l’obéissance, mais sans remettre en cause ses idées politiques, sinon pour «désespérer» de leur réalisation. «Maintenant, écrit-il à Massis, quelle est la signification des actes du Pape, sinon un avertissement de désespérer de toute action de masse, de tout travail humain d’ensemble, de tout effort politique, de laisser le monde se décomposer, mourir de misère et de se retrancher dans le travail solitaire que chacun peut faire en essayant de témoigner pour la vérité? Je ne peux guère comprendre les choses autrement» 6. À cela, il faut introduire cependant deux nuances. En ces années qui précèdent la condamnation, la politique passe sans doute à l’arrière-plan de ses préoccupations: c’est le début de la grande période du cercle de Meudon, de l’apostolat dans les milieux littéraires et artistiques, des «conversions», fragiles parfois mais spectaculaires. D’autre part, il ne se cantonne pas dans un nationalisme étroit et sectaire, la dimension de l’universel a toujours été sous-jacente à sa pensée: la rupture avec l’Action française va comme la libérer. Il monte donc en première ligne pour la défense des mesures pontificales, mais ses publications successives, où se marque d’ailleurs une nette évolution, n’emportent pas tout à fait la conviction de Sturzo. La première, Une Opinion sur Charles Maurras et le devoir des catholiques, écrite en 1925, avait été écrite et publiée d’abord à l’automne de 1926, donc entre la lettre du cardinal Andrieu et le décret de l’Index. Tout en se démarquant des idées de Maurras, elle défendait l’essentiel de sa politique, estimant qu’il n’y avait entre les deux qu’un «rapport contingent». Sturzo n’a lu la brochure qu’en février de l’année suivante: «È una mentalità capziosa, tra l’astrattismo teorico e il confusionismo pratico» 7. Primauté du spirituel (1927) le laissa dans des sentiments voisins, mais il se décida à intervenir publiquement dans le débat et confia au «Mouvement des faits et des idées» un article, Chiarimenti su Maritain 8. Il y attaquait en particulier la thèse que, le groupe condamné se consacrant principalement à l’action politique, la censure mettait en jeu la connexion du spirituel et du temporel et que l’Église exerçait en l’occurrence son pouvoir indirect sur le temporel, c’est-à-dire, traduit Sturzo, la politique. Non, répond ce dernier, la condamnation se situe sur le seul plan spirituel et le pouvoir indirect n’a pas à intervenir. C’est précisément la distinction que reprendra, sous la plume des PP. Bernadot et Lajeunie9, Pourquoi Rome a parlé, dont Maritain fut le maître-d’oeuvre. La suite de l’article détecte d’autres relents. Maritain posait en principe que « i poteri di una società si risolvono nei poteri del suo capo»; il estimait d’autre part que le redressement intellectuel opéré par Maurras dans l’ordre de la pensée politique, «tutto quello che vi è di giusto nelle concezioni politiche che, empiricamente e parzialmente ritrovate da Maurras, si ricollegano a Joseph de Maistre, a Bonald, a Bossuet, a san Tommaso d’Aquino, rimane intatto». Politiquement, aux yeux de Sturzo, il reste fidèle à la même famille d’esprits, il continue de s’inscrire dans une tradition réactionnaire, autoritaire. Le bilan, dans la corresponLettre du 24 décembre 1926, citée par J. L. Barré, p. 350. L. Sturzo-M. Sturzo, Carteggio, cit., I, p. 175 ( 5 février 1927). 8 L’article du Mouvement des faits et des idées de décembre 1927 est repris dans M.L., I, p. 159 et ss. 9 Maritain lui-même avait entre temps recueilli cette interprétation de la bouche même de Pie XI, au cours des longues audiences que le pape lui accorda le 6 et le 7 septembre. 6 7
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dance fraternelle, est encore plus sévère. «Con la caduta dell’Action française, la stella di Maritain va tramontando. Che mélange di filosofia, politica e arte. Ma così è stato sempre in Francia più che altrove»10. Et cette déroute emporte le néo-thomisme: «In Francia ha espresso un momento della reazione del pensiero, sostenuto dall’Action française e dagli integristi. Ora non pare che la sua voga continui»11. Nous ignorons si Sturzo a suivi l’évolution de la réflexion politique de Maritain dans les ouvrages qui la jalonnent au cours des années trente: Du Régime temporel et de la liberté (1933), Lettre sur l’indépendance (1935), Humanisme intégral (1936) surtout. Mais, tout au long de la montée des périls, ils vont se retrouver dans le même camp. Dès janvier 1934, le philosophe participe à l’organisation du premier comité de secours pour les réfugiés que le nazisme a chassés d’Allemagne et, après l’émeute du 6 février, signe le manifeste “Pour le bien commun” invitant à constituer un «front spirituel» contre tous les totalitarismes. C’est surtout avec les deux événements-tests de l’époque – l’Éthiopie, l’Espagne – que cette nouvelle attitude va se manifester. En octobre 1935, pour répondre au “Manifeste pour la défense de l’Occident” lancé par son ancien ami Massis et qui exaltait l’aventure mussolinienne, c’est encore lui qui rédige le “Manifeste pour la justice et pour la paix” (à la demande des journalistes de «L’aube» et du P. Boisselot): ce petit groupe d’intellectuels catholiques, tout en rappelant les aspects positifs de la colonisation, dénonce «le sophisme de l’inégalité des races», s’inquiète des risques d’extension du conflit et condamne la violation des engagements internationaux. Quand éclate le soulèvement franquiste, il se range d’abord à la position du double refus – ni avec l’un ni avec l’autre camp – de son ami (ami également de Sturzo) Alfredo Mendizábal. Après Guernica, il rédige le manifeste “Pour le peuple basque” et préside le Comité français pour la paix civile et religieuse en Espagne. La préface qu’il donne au livre de Mendizábal, Aux origines d’une tragédie, tout en condamnant les «sacrilèges» commis des deux côtés, s’en prend au thème – entretenu par Franco et l’épiscopat espagnol – d’une croisade: «C’est un sacrilège patent de brûler des églises et des images saintes. […] C’est un autre sacrilège – à forme religieuse – d’affubler des soldats musulmans d’images du Sacré-Cœur pour qu’ils tuent saintement des fils de chrétiens et de prétendre enrôler Dieu dans les passions d’une lutte où l’adversaire est regardé comme indigne de tout respect et de toute pitié» 12. Ces prises de position lui vaudront l’hostilité de l’établissement ecclésiastique, en France (le cardinal Baudrillart, par exemple, réagit sévèrement) comme à Rome: c’est la rupture avec Garrigou-Lagrange et les relations mêmes avec Pie XI semblent se refroidir. À son tour, il est rangé parmi les “rouges chrétiens” et Serrano Suner, ministre et parent de Franco, le déclare “ennemi public n° 1 de l’Espagne”. Mais, dans le même temps, François Mauriac lui rend un bel hommage. «En se dressant avec toute la puissance de sa dialectique et tout le feu de sa charité contre cette prétention des généraux espagnols de mener une guerre sainte, Maritain a rendu à l’Église catholique un service dont la fureur qu’il suscite nous aide à mesurer la portée» 13. L. Sturzo- M. Sturzo, Carteggio, cit., II, p. 33 (26 mars 1929). Idem, I, p. 291 (18 août 1928). 12 On a pu voir, dans les lettres de Mme Malaterre-Sellier à Sturzo, qu’il était partie prenante, avec Francisque Gay, dans la supplique adressée au pape, au printemps de 1938, en faveur de la paix. 13 L’article, Mise au point, paru en première page du «Figaro» le 30 juin 1938, a été repris par Mauriac dans ses Mémoires politiques, Grasset, 1967; v. p. 92. 10 11
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Les documents sont rares, et manifestement lacunaires, sur le début des relations directes entre Maritain et Sturzo avant octobre 1940. Le ton chaleureux, de part et d’autre, du premier échange de lettres «américaines» montre qu’elles s’étaient déjà établies. Nul doute que non seulement don Luigi a suivi avec intérêt et sympathie l’action publique du philosophe, mais qu’il a été au moins tenu au courant de ses implications par leurs amis communs. L’Archivio Sturzo conserve ainsi le programme du Comité français pour la paix en Espagne 14 et, communiqués à titre confidentiel, le texte du télégramme adressé à Roosevelt pour solliciter sa médiation dans le conflit et la réponse (dilatoire) de l’assistant du Secrétaire d’État 15. Les Archives Maritain de Kolbsheim permettent d’entrevoir comment s’est établi un rapport plus direct. Quand Sturzo, en avril 1939, veut solliciter la collaboration de Maritain à une entreprise commune – ce qui manifeste l’estime qu’il lui porte et l’importance qu’il attache à son témoignage –, il recourt encore à un intermédiaire, leur ami Mendizábal. Maritain ne peut accepter l’invite, mais, de passage à Londres, rend visite à Sturzo pour mieux lui en expliquer les raisons. Début d’un échange amical direct 16. Outre la solidarité des combats communs, les positions doctrinales – et le contenu même de ces premières lettres le confirme – s’étaient singulièrement rapprochées. Sans prétendre résumer la pensée politique de Maritain au moment où éclate la seconde guerre mondiale, on peut au moins en retenir deux idées-forces: l’adhésion à la démocratie comme «idéal historique concret» des sociétés modernes, même si, comme il l’écrira un peu plus tard, «la tragédie des démocraties modernes est qu’elles n’ont pas réussi encore à réaliser la démocratie» 17; et la nécessité pour le chrétien d’aujourd’hui d’agir dans une société pluraliste. Toujours est-il que, dès son arrivée aux Etats-Unis, Sturzo se préoccupe de (re)prendre contact avec Maritain. Il vient de débarquer, fort démuni, dans un pays pour lui inconnu. Sur le continent américain, Maritain est non pas un homme installé – le fut-il jamais? –, mais connu et reconnu. Depuis 1933, il enseigne à l’Institut d’études médiévales de Toronto et donne des conférences aux Etats-Unis. Il est reparti, avec Raïssa et la sœur de celle-ci Vera, dans les derniers jours de 1939, pour Toronto et le Service des Relations culturelles l’a chargé d’une mission de conférences. Pendant les premiers mois de 1940, il en donnera une trentaine, dans une dizaine de villes. La défaite française les trouve à New York et, dès le 21 juin, il assure dans le «Commonweal» les lecteurs américains de sa «confiance indestructible dans l’issue finale du conflit et le salut de l’Europe». Alors qu’ils comptaient rentrer en France, c’est le début de l’exil et ils s’installent 30, Fifht Avenue. Maritain enseigne en alternance semestrielle à Columbia et à Princeton. Il écrit alors À travers le désastre 18 qui paraîtra en janvier 1941 et va assurer son autorité morale bien audelà de la petite communauté des exilés européens. f506.8. f509.11 (le 19 octobre 1938, de Chicago, où Maritain donnait des conférences à l’université, et en qualité de Chairman of French Commitee for Civil and Religious Peace in Spain); f509.72. 16 C’est la visite que mentionne Giovanna Farrell-Vinay («Sturzo e l’Inghilterra», in Universalità e cultura nel pensiero di Luigi Sturzo, Rubbettino, 2001, p. 207), «nella primavera del 1939», sans préciser la date. 17 Christianisme et démocratie, New-York, 1943; rééd. Paris, Hartmann, 1945, p. 23. 18 New York, Editions de la Maison Française, 1941; introduit secrètement en France, le livre y sera aussitôt diffusé en éditions clandestines. Il sera dans le même temps traduit en allemand, anglais, portugais, espagnol et polonais. En 1942, il sera repris et diffusé par la plus célèbre de ces entreprises clandestines, les Editions de Minuit. 14 15
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Inutile de souligner l’intérêt de ce dialogue d’exil. Maritain y apparaît, si l’on peut dire, plus irénique et Sturzo plus politique: le poids de deux expériences différentes. Mais l’emporte l’accord profond sur l’essentiel, alors qu’ils semblaient au départ si éloignés. Maritain en a dégagé les principes dans l’hommage qu’il rendit à cette «grande figure historique de la démocratie chrétienne» au lendemain de sa mort. «Il avait compris que la démocratie chrétienne ne peut accomplir sa tâche sans de solides fondations doctrinales. De là cette longue méditation qui, nourrie d’une riche et profonde culture humaine et éclairée par la foi, stella rectrix, a produit des fruits si abondants dans le domaine de la philosophie politique et sociale et établi, à la lumière de la sagesse chrétienne, les principes qui justifient l’idéal de justice et la fraternité propres à la démocratie et la notion d’une véritable communauté internationale». Et il en désigne la source première: «En lui l’activité temporelle et la vie spirituelle étaient d’autant plus parfaitement distinctes qu’elles étaient plus nettement unies, dans l’amour et le service du Christ»19.
19 Hommage à don Sturzo, in Fernando Della Rocca, Itinerari Sturziani, Napoli, Edizioni Politica Popolare, 1959, p. 9-10; on notera dans la dernière phrase la reprise d’un thème cher au philosophe, cf. le titre d’un de ses livres, Distinguer pour unir, ou les degrés du savoir.
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I Maritain e gli anni americani
A lungo Sturzo mostrò molte riserve nei confronti di Jacques Maritain. Incompatibilità filosofica: condivide il parere del fratello Mario, “È uno scolastico impenitente”1. Se nella gioventù è stato in comunione spirituale con “il primo fervore del rinascimento tomista”2, sopporta male il monopolio che i neo-tomisti vogliono attribuirsi sul pensiero cristiano e la pretesa di fare del loro sistema l’unica filosofia. “Mi pare, scrive a proposito di un articolo di Maritain, che si faccia una gran confusione tra le verità del Vangelo e la loro efficacia, e un sistema filosofico, che non resta più sistema filosofico”3. Ma per lui, il peccato originale del filosofo, di cui conserva la macchia, è l’Action française. Raïssa Maritain, in primo luogo in Les Grandes Amitiés, e dopo di lei discepoli e biografi4 hanno sostenuto l’errore di una gioventù abusata dalle raccomandazioni imperiose di un direttore spirituale, padre Clérissac, e che la condanna romana gli aveva presto aperto gli occhi. Certo, Maritain non è mai stato “maurrassien” nel senso stretto; il pensiero filosofico di Maurras gli è sempre rimasto sconosciuto. Si può però parlare di un’alleanza obiettiva che si è protratta per oltre quindici anni. Il testamento con il quale Pierre Villard, morto al fronte, aveva fatto eredi i due uomini sembra sigillare quest’alleanza. Ognuno di loro ne userà 50.000 franchi per fondare la «Revue universelle», con l’obiettivo di allargare l’interesse per le idee nazionaliste; il caporedattore è Henri Massis, allora l’amico più stretto di Maritain, che si occupa della rubrica filosofica. Il programma della rivista, che viene pubblicata per la prima volta il 1 aprile 1920, era stato annunciato a luglio dell’anno precedente da un manifesto, “Pour un parti de l’intelligence”, redatto da Massis e firmato da Maritain, con tutti i nomi della destra letteraria ed accademica. Come tanti altri – in particolare, abbiamo visto, i domenicani di cui il padre Garrigou-Lagrange, suo protettore a Roma e direttore dei circoli tomisti –, egli ha pensato che la politica di Maurras serviva gli interessi della Chiesa e che era “un bel difensore della Santa Sede”5. Si classifica allora nettamente a destra, in una tradizione antimoderna secondo il titolo di uno dei suoi libri,
L. Sturzo-M. Sturzo, Carteggio, cit., II, p. 196 (9 gennaio 1930). Cf. G. De Rosa, Sturzo, U.T.E.T., 1977, pp. 41 ss. 3 L. Sturzo-M. Sturzo, Carteggio, cit., II, p. 28 (11 marzo 1929); si tratta dell’articolo Il Tomismo e la civiltà nella «Rivista di filosofia neoscolastica». 4 Sono stati riuniti sotto il titolo Les Grandes Amitiés (Desclée de Brouwer, 1949, poi l’edizione qui citata, “Livre de vie”, 1962) i due libri pubblicati successivamente dalle Editions de la Maison française di New York, Les Grandes Amitiés nel 1941, Les Aventures de la Grâce, nel 1944; a questo proposito, vedere pp. 330349. Della bibliografia considerevole dedicata a Maritain, si ricorderà in particolare Henri Bars, Maritain en notre temps, Grasset, 1959, e Jean-Luc Barré, Jacques et Raïssa Maritain. Les Mendiants du Ciel, Stock, 1995. Ma ho soprattutto beneficiato dell’aiuto insostituibile di René Mougel, direttore del Centro e degli Archivi Jacques Maritain de Kolbsheim, delle sue osservazioni e dei documenti che mi ha comunicato. 5 “Un bel difensore della Santa Sede” piuttosto che “della Santa Fede”, versione più verosimile, si sa, della dichiarazione di Pio X a Camille Bellaigue. 1 2
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controrivoluzionario e antidemocratico. Dopo il discorso di Pio XI, nel quale si capisce che non c’è più speranza di evitare la condanna, reagisce, religiosamente, per modo di dire, deciso ad obbedire, ma senza rimettere in causa le sue idee politiche, se non per “disperarsi” per la loro realizzazione. “Adesso, scrive a Massis, qual è il significato degli atti del Papa, se non un avvertimento a non contare su alcuna azione di massa, su alcun lavoro umano d’insieme, su alcuno sforzo politico, di lasciare il mondo deteriorarsi, morire di miseria e di trincerarsi nel lavoro solitario che ognuno può svolgere provando a testimoniare per la verità? Non è che possa capire le cose diversamente”6. Conviene però introdurre due sfumature. Durante gli anni che precedono la condanna, la politica passa indubbiamente in secondo piano nelle sue preoccupazioni: è l’inizio del grande periodo del circolo di Meudon, dell’apostolato in ambienti letterari ed artistici, delle “conversioni” a volte fragili ma spettacolari. D’altro canto, non si limita ad un nazionalismo stretto e settario, la dimensione dell’universale è sempre stata sottostante al suo pensiero: la rottura con l’Action française sarà come una liberazione. Si schiera in prima linea nella difesa delle misure pontificie, ma le sue successive pubblicazioni, nelle quali si nota tra l’altro una netta evoluzione, non convincono pienamente Sturzo. La prima, Une opinion sur Charles Maurras et le devoir des catholiques, inizialmente scritta nel 1925, era stata pubblicata nell’autunno del 1926, quindi tra la lettera del cardinale Andrieu ed il decreto dell’Indice. Pur smarcandosi dalle idee di Maurras, essa difendeva l’essenziale della sua politica, sostenendo che non c’era fra i due che un “rapporto contingente”. Sturzo lesse la brochure soltanto a febbraio dell’anno seguente: «È una mentalità capziosa, tra l’astrattismo teorico e il confusionismo pratico» 7. Primauté du spirituel (1927) gli suscitò sentimenti simili ma si decise ad intervenire pubblicamente nel dibattito ed affidò al «Mouvement des faits et des idées» un articolo, Chiarimenti su Maritain 8. Attaccò in particolare la tesi secondo la quale, essendo il gruppo condannato dedicato principalmente all’azione politica, la censura metteva in gioco la connessione dello spirituale e del temporale e che la Chiesa esercitava all’occorrenza il suo potere indiretto sul temporale, vale a dire, tradotto da Sturzo, la politica. No, risponde quest’ultimo, la condanna si pone solo sul piano spirituale ed il potere indiretto non deve intervenire. È precisamente la distinzione che riprenderà, sotto la penna dei padri Bernadot e Lajeunie9, Pourquoi Rome a parlé, di cui Maritain fu l’ispiratore. Il seguito dell’articolo svela altre incomprensioni. Maritain poneva come principio che “i poteri di una società si risolvono nei poteri del suo capo”; pensava d’altronde che la ripresa intellettuale operata da Maurras nell’ordine del pensiero politico, “tutto quello che vi è di giusto nelle concezioni politiche che, empiricamente e parzialmente ritrovate da Maurras, si ricollegano a Joseph de Maistre, a Bonald, a Bossuet, a San Tommaso d’Aquino, rimane intatto”. Politicamente, agli occhi di Sturzo, resta fedele alla stessa famiglia di pensiero, continuando a perseguire una tradizione reazionaria e autoritaria. Il bilancio, nella corrispondenza con il fratello, è ancora più severo. «Con la caduta dell’Action française, la stella di Maritain va tramontanLettera del 24 dicembre, citata da J-L Barré, cit., p. 350. L. Sturzo-M. Sturzo, Carteggio, cit., I, p.175 (5 febbraio 1927). 8 L’articolo del «Mouvement des faits et des idées» di dicembre 1927, ripreso in M.L., I, p. 159 e ss. 9 Maritain stesso aveva raccolto questa interpretazione direttamente da Pio XI, nel corso delle lunghe udienze che il papa gli aveva concesso il 6 e il 7 settembre. 6 7
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do. Che mélange di filosofia, politica e arte. Ma così è stato sempre in Francia più che altrove»10. E questa confusione porta con sé il neotomismo: «In Francia ha espresso un momento della reazione del pensiero, sostenuto dall’Action française e dagli integristi. Ora non pare che la sua voga continui»11. Si ignora se Sturzo abbia seguito l’evoluzione della riflessione politica di Maritain nelle opere che la costellano durante gli anni trenta: soprattutto Du Régime temporel et de la liberté (1933), Lettre sur l’indépendance (1935), Humanisme intégral (1936 ). Ma mentre aumentavano i pericoli, si ritrovavano nello stesso campo. Sin da gennaio 1934, il filosofo partecipa all’organizzazione del primo comitato di soccorsi per i rifugiati che il nazismo ha cacciato dalla Germania e dopo la sommossa del 6 febbraio, firma il manifesto “Pour le bien commun” invitando a costituire un «fronte spirituale» contro tutti i totalitarismi. È soprattutto con i due eventi-test dell’epoca – l’Etiopia e la Spagna – che questo nuovo atteggiamento si manifesterà. Nell’ottobre 1935, per rispondere al “Manifeste pour la défense de l’Occident”, lanciato dal suo vecchio amico Massis, esaltando l’avventura mussoliniana, è di nuovo lui che redige il “Manifeste pour la justice et pour la paix” (su richiesta dei giornalisti de «L’aube» e di P. Boisselot): questo gruppuscolo di intellettuali cattolici, richiamando gli aspetti positivi della colonizzazione, denuncia «il sofisma dell’ineguaglianza delle razze», si preoccupa dei rischi di estensione del conflitto e condanna la violazione degli impegni internazionali. Quando scoppia la rivolta franchista, adotta prima la posizione del “doppio rifiuto” – né con uno né con l’altro campo – del suo amico (anche amico di Sturzo) Alfredo Mendizábal. Dopo Guernica, redige il manifesto “Pour le peuple basque” e presiede il Comité français pour la paix civile et religieuse en Espagne. La prefazione che dà al libro di Mendizábal, Aux origines d’une tragédie, condanna i “sacrilegi” commessi da ambedue le parti e si dedica al tema – sostenuto da Franco e dall’episcopato spagnolo – di una crociata: «È un sacrilegio patente bruciare chiese ed immagini sante. […] È un altro sacrilegio – di forma religiosa – conciare soldati musulmani con immagini del Sacro Cuore perché uccidano santamente figli di cristiani e pretendere di arruolare Dio nelle passioni di una lotta nella quale l’avversario è considerato indegno di ogni rispetto e di ogni pietà»12. Queste prese di posizione gli procureranno l’ostilità dell’apparato ecclesiastico in Francia (il cardinale Baudrillart, ad esempio, reagisce severamente) come a Roma: è la rottura completa con Garrigou-Lagrange e anche le relazioni con Pio XI sembrano raffreddarsi. A sua volta, viene classificato fra i “rossi cristiani” e Serrano Suner, ministro e parente di Franco, lo dichiara “nemico pubblico n° 1 della Spagna”. Ma allo stesso tempo, François Mauriac gli rende un bell’ omaggio. «Elevandosi con tutta la potenza della sua dialettica e tutto il fuoco della sua carità contro questa pretesa dei generali spagnoli di condurre una guerra santa, Maritain ha reso alla Chiesa cattolica un servizio il cui furore che esso suscita ci aiuta a misurarne la portata»13. Rari sono, e manifestamente lacunosi, i documenti sull’inizio dei rapporti diretti tra Maritain e Sturzo prima dell’ottobre 1940. Il tono caloroso, da una parte e dall’altra, del L. Sturzo-M. Sturzo, Carteggio, cit., II, p. 33 (26 marzo 1929). Id., I, p. 291 (18 agosto 1928). 12 Si è potuto vedere, nelle lettere della Signora Malaterre-Sellier a Sturzo, che era parte ricevente, con Francisque Gay, nella supplica indirizzata al Papa, durate la primavera del 1938, a favore della pace. 13 L’articolo “Mise au point” pubblicato in prima pagina su «Le Figaro» il 30 giugno 1938, è stato ripreso da Mauriac nelle sue Mémoires politiques, Grasset, 1967; vedi p. 92. 10 11
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primo scambio di lettere “americane” mostra che i rapporti erano già stabiliti. Nessun dubbio che non solo don Luigi ha seguito con interesse e simpatia l’azione pubblica del filosofo, ma che è stato almeno tenuto al corrente delle sue implicazioni dai loro amici comuni. L’Archivio Sturzo conserva così il programma del Comité français pour la paix en Espagne14 e, comunicati a titolo confidenziale, il testo del telegramma indirizzato a Roosevelt per sollecitare la sua mediazione nel conflitto e la risposta (dilatoria) dell’assistente del segretario di Stato15. Gli Archivi Maritain di Kolbsheim consentono di intravedere come si stabilì un rapporto più diretto. Quando Sturzo, nell’aprile 1939, vuole sollecitare la collaborazione di Maritain ad un’impresa comune – il che manifesta la stima che ha nei suoi confronti e l’importanza che attribuisce alla sua testimonianza – ricorre ancora ad un intermediario, il loro amico Mendizábal. Maritain non può accettare l’invito ma, di passaggio a Londra, fa visita a Sturzo per spiegargli meglio le ragioni. Inizio di uno scambio amichevole diretto16. Oltre alla solidarietà delle lotte comuni, le posizioni dottrinali – e lo stesso contenuto di queste prime lettere lo conferma – si erano singolarmente avvicinate. Senza pretendere di riassumere il pensiero politico di Maritain al momento dello scoppio della seconda guerra mondiale, si possono almeno evidenziare due idee-guida: l’adesione alla democrazia come «ideale storico concreto» delle società moderne, anche se, come scriverà un po’ più tardi, «la tragedia delle democrazie moderne è che non sono ancora riuscite a realizzare la democrazia»17; e la necessità per il cristiano di oggi di agire in una società pluralista. Sta di fatto che al suo arrivo negli Stati Uniti, Sturzo si preoccupa di (ri)prendere contatto con Maritain. È appena sbarcato, assai sguarnito, in un paese a lui sconosciuto. Sul continente americano, Maritain non è un uomo installato – chissà se lo fu mai –, ma conosciuto e riconosciuto. Dal 1933, insegna all’Istituto di studi medioevali di Toronto e tiene conferenze negli Stati Uniti. Alla fine del 1939 riparte con Raïssa e la sorella di quest’ultima, Vera, per Toronto ed il Servizio delle Relazioni culturali lo incarica di una missione di conferenze. Durante i primi mesi del 1940, ne darà una trentina in una decina di città. Sono a New York al momento della sconfitta francese e sin dal 21 giugno, assicura nel «Commonweal» i lettori americani della sua «fiducia indistruttibile nell’esito finale del conflitto e la salvezza dell’Europa». Proprio quando loro pensavano di tornare in Francia, è l’inizio dell’esilio e s’istalla a Fifth Avenue 30. Maritain insegna in alternanza semestrale a Columbia e a Princetown. Scrive allora À travers le désastre 18, che verrà pubblicato a gennaio 1941 e la sua autorità morale crescerà ben al di là della piccola comunità degli esuli europei.
14 f506.8. 15 f509.11 (il 19 ottobre 1938, da Chicago, dove Maritain teneva conferenze all’università, e come Chairman of French Committee for Civil and religious Peace in Spain); f509.72. 16 È la lettera che menziona Giovanna Farrell-Vinay («Sturzo e l’Inghilterra», in Universalità e cultura nel pensiero di Luigi Sturzo, Rubbettino, 2001, p. 207), «nella primavera del 1939», senza precisare la data. 17 Christianisme et démocratie, New York, 1943, riedizione, Paris, Hartmann, p. 23. 18 New York, Editions de la Maison Française, 1941; introdotto segretamente in Francia il libro sarà subito diffuso in edizioni clandestine. Contemporaneamente sarà tradotto in tedesco, inglese, portoghese, spagnolo e polacco. Nel 1942 sarà ripreso e diffuso dalla più famosa impresa clandestina, le Editions de Minuit.
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Inutile sottolineare l’interesse di questo dialogo d’esilio. Maritain appare, se si può dire, più irenico e Sturzo più politico: il peso di due diverse esperienze. Ma è l’accordo profondo sull’essenziale che vince, allorché sembravano in partenza così lontani l’uno dall’altro. Maritain ne ha tirato fuori i principi nell’omaggio che rese a quella «grande figura storica della democrazia cristiana» all’indomani della sua morte. «Aveva capito che la democrazia cristiana non può assolvere il proprio compito senza salde fondamenta dottrinali. Perciò questa lunga mediazione che, nutrita da una ricca e profonda cultura umana ed illuminata dalla fede, stella rectrix, ha prodotto dei frutti così abbondanti nell’ambito della filosofia politica e sociale e stabilito, alla luce della saggezza cristiana, i principi che giustificano l’ideale di giustizia e la fraternità proprie della democrazia e la nozione di una vera comunità internazionale». E ne indica la fonte primaria: «In lui l’attività temporale e la vita spirituale erano tanto più perfettamente distinte quanto erano più nettamente unite, nell’amore ed nel servizio di Cristo» 19.
19 Hommage à don Sturzo in Fernando della Rocca, Itinerari Sturziani, Napoli, Edizioni Politica Popolare, 1959, pp. 9-10; si nota nell’ultima frase la ripresa di un tema caro al filosofo, cfr. il titolo di una delle sue opere, Distinguer pour unir, ou les degrés du savoir.
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23-IV-391 À M. le Prof. Mendizábal Mon cher ami, J’ai reçu votre MS. que j’ai passé au traducteur sans aucun changement. Nous (moi et Miss Barclay Carter) ferons la révision de la traduction. Merci beaucoup. Je vous envoie (sous pli recommandé) la conclusion du livre (Defence of Demo2 cracy ) pour en avoir vos observations avant de les passer à l’éditeur. Après lecture, vous la passerez à M. le Prof. J. Maritain, avec la lettre que je vous mande ici incluse, en ajoutant quelques mots, pour qu’il fasse une introduction au livre, soit sous forme de lettre directe à la Présidente du People and Freedom Group, soit sous forme de préface, même très courte. Il peut bien marquer ses idées, dont je ne crois pas qu’elles soient en contradiction avec mes conclusions mais peut-être les dépasseront pour se mettre sur un plan plus large et moins politique. Mais il faut tout d’abord réaliser que le livre n’est pas destiné seulement aux catholiques, qui en Angleterre sont une minorité et en grande partie sont des anti-démocratiques (pour ne pas dire des pro-fascistes et même des pro-nazistes). Nous avons beaucoup de Labouristes qui sont vraiment des chrétiens (pas catholiques) et qui s’intéressent à notre point de vue politique et social. C’est un champ inexploré par les catholiques. Il faut en tenir compte. Vous le direz au Prof. Maritain. Je vous prie de vous intéresser à avoir une réponse possiblement dans un bref délai, favorable en tout cas. Mi permetto ricordarle di passare alla «Vie Intellectuelle» la sua recensione su L’Église et l’État. Il Père Boisselot mi disse in gennaio che ancora l’aspettava. Grazie assai. Circa la neutralità della Spagna che cosa si può fare da noi? Mi scriva una lettera a parte per il nostro comitato. Cordialmente. [L. S.]
1 Queste tre prime lettere provengono dagli Archivi di Maritain di Kolbsheim e sono state cortesemente comunicate da René Mougel. 2 For Democracy, Edited by the «People and Freedom Group», Burns, Oates & C°, London, 1939. Contributi di Sturzo, B. Barclay Carter, Mendizábal, Neuhror, Vaussard, Terrenoire, Crespi, Moore, Mrs Crawford, Clayton, Gosling, Roper Power.
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23-IV-39 à M. le Prof. J. Maritain Cher M. le Professeur, De la part du People and Freedom Group, je vous prie d’écrire quelques pages sur l’esprit de liberté et de démocratie, pour les mettre comme introduction à notre recueil d’études qui forment le livre Defence of Democracy. Je vous envoie la table des matières et les noms des auteurs de chaque chapitre, en même temps que La Conclusion du livre. Vous verrez ainsi le but et le caractère de l’ouvrage. Tous les auteurs sont membres du People and Freedom Group (catholiques, cela va sans dire) et tous animés du même esprit. J’ai révisé tous les chapitres pour en assurer la continuité d’idées sans répétitions et sans contradictions. La conclusion en est le résumé et la préservation pratique. Nous espérons que vous nous donnerez votre coopération et appui. Je vous remercie d’avance. Veuillez agréer, cher M. le Professeur, mes sentiments très dévoués et cordiaux. Luigi Sturzo3
15-VIII-39 [A J. Maritain] Mon cher ami, J’ai lu avec le plus grand intérêt votre article «Qui est mon prochain?4» («La Vie Intellectuelle», août 1939) et je remercie N.S. qui vous a donné la grâce d’écrire aussi bien sur l’angoissant thème de la charité vers le prochain. Veuillez agréer, mon cher ami, mes salutations très dévouées et cordiales. Luigi Sturzo 3 Il 26 aprile Mendizábal trasmette la domanda a Maritain. Una sua lettera del 3 maggio, ci indica che egli ha comunicato la risposta (negativa) di Maritain a Sturzo che «si dispiace amaramente che lei non abbia accettato di redigere almeno una lettera-prefazione per il libro del People and Freedom Group». «Io credo, commentava Mendizábal, che sia preferibile che lei gli scriva direttamente insistendo sugli inconvenienti oggettivi che lei vede nella collaborazione che le viene offerta». Maritain fece di meglio: di passaggio in Inghilterra per una conferenza ad Oxford il 9 maggio 1939 su «La persona umana e la società», soggiornando a Londra, andò a spiegarsi a voce con Sturzo. 4 Testo di una conferenza sul pluralismo religioso e la collaborazione delle famiglie religiose di fronte alle minacce totalitarie, tenuta il 4 luglio 1939 alla Sorbonne, al 4° Congresso Mondiale delle Fedi per i diritti della persona umana; ripreso nei Principes d’une politique humaine, New York, Ed. de la Maison Française, 1944, e Paris, Hartmann, 1945; (Oeuvres complètes, VIII, p. 279-306).
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f580.27 9-X-40 à M. Jacques Maritain Mon cher ami, J’ai appris avec grand plaisir que vous êtes pour quelque temps à la Columbia University. J’ai grande envie de vous voir et de parler avec vous de la France, de votre et notre France. Je suis arrivé à New-York jeudi passé, à bord du Samaria, et suis hôte d’une famille sicilienne, ici à Brooklyn. De novembre, je suis tombé malade pour insuffisance cardiaque et maintenant, après tant de péripéties, je suis obligé de ne pas quitter ma chambre. Sera-t-il trop pour vous (et pour votre femme) de me venir trouver ici? Je sais que cette petite maison est très loin de vous, mais, pour une fois, je vous prie instamment de faire pareil voyage jusqu’à Brooklyn. J’en serais enchanté. Veuillez agréer, mon cher ami, avec votre femme, mes hommages et mes salutations très cordiales; priez pour moi; j’ai toujours prié pour vous, pour le bien que vous faites. En parenthèse, ce matin, j’ai dit la messe (j’ai la permission de la dire à la maison) in honorem de St Denis, pour la France, pour les catholiques français, pour mes amis de France et pour vous deux. Votre L. S.
New-York City 30 Fifth Avenue
f580.28 (m) 12 octobre 1940
Cher Père et ami, Comme je suis heureux que vous soyez arrivé à New-York! J’étais très anxieux à votre sujet, et c’est une consolation pour moi de vous savoir ici. Je me réjouis beaucoup de vous voir bientôt. Les trois premiers jours de la semaine je suis retenu par mes cours à Columbia, et ensuite il me faudra assister à une retraite à laquelle j’ai promis d’être présent, mais j’espère bien me rendre libre à la fin de la semaine. Je vous téléphonerai avant d’aller vous voir. Peut-être le Père Ducatillon5, qui
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Vincent Ducatillon (1898- 1957), entrato nei domenicani nel 1919, predicatore, conferenziere, profes-
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voudrait beaucoup vous voir, viendra-t-il avec moi. Ma femme sera heureuse de m’accompagner, si elle n’est pas empêchée par l’état de sa santé6. Elle me charge de vous dire toutes ses respectueuses pensées. Elle et moi nous vous remercions de tout notre cœur de vos intentions de messe in honorem de s. Denys et pour vos amis de France. Priez pour nous et croyez à notre fidèle amitié. Jacques Maritain
f580. 29 9 febbr. 1941 à J. Maritain Mon cher ami, J’ai lu votre brochure (À travers le désastre) tout de suite. Vous avez fait une très bonne œuvre pour la France et pour la catholicisme français. Votre livre est comme une source d’eau fraîche jaillissant de votre cœur. Après tant de livres sur la France où la surdité aux échos de la morale est épouvantable, votre livre arrive comme un réconfort. Vous avez écrit avec sincérité, efficacité et modération, en arrivant en même temps aux racines du mal, sans désespoir. Je vous remercie pour tous les catholiques et les démocrates qui ne sont pas français. Je vous prie de présenter mes hommages à Mme Maritain et de me croire Votre cordialement L. S.
sore all’Istituto Pio XI. Il suo libro su Le vrai et le faux patriotisme (1933) gli valse duri attacchi da parte dell’Action française. Soggiornò sul continente americano dal 1934 al 1948, predicando ed insegnando alla Scuola libera degli studi superiori di New York. 6 Dal diario (inedito) di Maritain: «Domenica 20 [ottobre] andiamo a visitare don Sturzo con P. Ducatillon».
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f569.39 12 maggio 1941 à Maritain Mon cher ami, J’ai l’honneur de vous présenter M. le Prof. Mario Einaudi7 de l’université de Fordham. Il est de mes meilleurs amis et il vient vous parler en mon nom pour avoir vos conseils sur la publication de mon Essai de Sociologie, déjà publié à Paris chez Bloud et Gay (1935). Je tiens beaucoup à ce travail: c’est là ma théorie sociologique sur laquelle j’ai pensé toute ma vie. Il vous parlera des difficultés qu’il a rencontrées pour trouver une maison d’édition. J’espère que vous avez reçu ma carte du 9 février pour me congratuler avec vous pour À travers le désastre. Vous lirez mes notes sur Scholasticism and Politics 8. Veui… [L. S.]
f580.30 9 3 décembre 1941 Chère Madame Maritain, Je vous prie de me pardonner pour le retard à vous écrire après avoir reçu votre livre Les Grandes Amitiés (en même temps que La Pensée de saint Paul). C’est qu’il n’y avait pas votre adresse et je n’étais pas sûr de celle de l’année passée, parce que j’avais écrit deux fois à votre mari (février et juin) sans recevoir un mot.
7 Primogenito di Luigi Einaudi, primo presidente della Repubblica italiana, Mario Einaudi (1904-1994) si era legato a Sturzo nel 1927, mentre studiava a Londra. Rifiutando di prestare il giuramento al regime voluto dai docenti universitari, si era esiliato nel 1933 negli Stati Uniti. Accolse Sturzo a New York e gli offrì del denaro (25 dollari) per far fronte alle prime necessità. Vedi L. Sturzo-M. Einaudi, Corrispondenza americana (1940-1944) a cura di C. Malandrino, Olsckhi, Firenze, 1998, e C. Malandrino, I rapporti di Luigi Sturzo con Mario Einaudi negli anni dell’esilio americano, in Universalità e cultura nel pensiero di Luigi Sturzo, Rubbettino 2001, pp. 551-596. 8 J. Maritain, Scholasticism and Politics, trad. di M. J. Adler, New York, MacMillan e Londres Geoffrey Bles, 1940. Quest’opera riprendeva il testo della conferenza tenuta negli Stati Uniti durante l’autunno 1938. I testi francesi sono diffusi in differenti pubblicazioni. 9 La lettera inviata a Raïssa Maritain e ritrovata da René Mougel negli archivi di Kolbsheim presenta qualche aggiunta interessante; sono state inserite nel testo tra virgolette oblique <>.
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Ainsi ont passé beaucoup de jours. Après, j’ai été bouleversé par la nouvelle de la mort de mon frère Mario, l’évêque de Piazza Armerina en Sicile. Mon affection pour lui était non seulement celle d’un frère, mais d’un ami, d’un compagnon de travail et d’un disciple: il était plus grand que moi. Déjà je sentais l’avoir perdu à l’entrée de l’Italie en guerre, parce que notre correspondance épistolaire, qui était plus qu’hebdomadaire sur des questions de philosophie et de mystique, fut suspendue. Pendant la lecture de votre livre, j’avais pensé à lui qui avait écrit sur Psichari et sur Péguy des études au point de vue de la psychologie de la conversion. Votre livre m’a fait revivre la France de l’avant-guerre, à laquelle j’ai été attaché par tant de voies: la littérature, l’art, la philosophie, la démocratie chrétienne de Léon XIII et de Lavigerie et ainsi de suite; même la politique des anticléricaux. Je ne savais pas que Jules Favre était le grand-père de Maritain; je l’admirais pour son opposition à Napoléon III, que dans mon adolescence je méprisais. C’est étrange que je n’aie pas connu votre mari plus tôt. La première connaissance de son nom, je l’eus à travers des Lazaristes qui, laissant la France pour les lois sur les congrégations, vinrent en Sicile et justement dans mon pays (Caltagirone) où j’étais maire, et à Piazza Armerina où mon frère était évêque pour diriger les séminaires et à Girgenti où ma sœur était Fille de la Charité <et à Noto où j’ai été au college. C’est là que j’avais lié amitié avec M. Verdier, le supérieur général des Lazaristes. Mais la première amitié avec un Français fut celle du Père Billot10 (après cardinal), mon professeur à la Gregoriana (1894), lequel après trente ans écrivit une lettre (publiée par les journaux) contre le Parti Populaire Italien>! En lisant votre livre, j’ai pensé à beaucoup de choses: <et de personnages: j’étais lié d’amitié avec Lévy-Bruhl11 et Meyerson>12. Permettez-moi, Madame, de prendre un peu de votre temps. Il m’arrive très rarement d’avoir pareille occasion. Peut-être sera-ce une surprise pour vous; mais, quand j’ai lu votre chapitre: Marioupol, mon souvenir est allé à certaines coïncidences de mon enfance, la maison pleine de fleurs et de fruits, le bruit de mes sœurs et des autres, cette intimité de famille entre la ville et la campagne. Il y a certainement quelque chose de la Méditerranée de la Sicile dans l’Ukraine de la Mer Noire. Ce qui m’a intéressé surtout dans votre beau livre a été la personnalité de Léon Bloy. Il m’avait choqué beaucoup quand j’avais lu dans les journaux ses déclamations, spécialement sur le Bazar de la Charité, pareilles au sermon d’un Père dominicain (le Père Dillon?) à Notre-Dame13. Ma réaction contre ce biblisme a été toujours forte parce que 10 Louis Billot (1846-1931), gesuita, chiamato alla Gregoriana da Leone XIII, nominato cardinale da Pio X nel 1911 e spinto alle dimissioni nel 1927 in seguito alla condanna dell’Action Française. 11 Lucien Lévy-Bruhl (1857-1939), professore alla Sorbonne, storico della filosofia e sociologo. Si conoscono in particolare i suoi lavori sulle mentalità primitive. Diffuse l’orientamento razionalista conferito alla sociologia da Durkheim con la sua attenzione ai fenomeni che sfuggono alla stretta razionalità. 12 Emile Meyerson (1859-1940), nato in Polonia, installato in Francia nel 1882, chimico di formazione, specialista di filosofia del pensiero scientifico. 13 Il 4 maggio 1897, durante una vendita di beneficenza detta «Bazar de la Charité», una nuova attrazione, il cinematografo, provocò un incendio ed un enorme panico: furono ritrovati più di cento corpi carbonizzati. L’evento ispirò a Bloy una pagina veramente veemente nel suo giornale «Le Mendiant ingrat». Fu un
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pendant mon enfance j’entendais dire aux prêtres qui venaient voir mes parents que le châtiment de Dieu contre l’Italie était très proche et terrible, pour avoir pris Rome et détruit le pouvoir temporel des papes. Je me rappelle un missionnaire apostolique venu à Caltagirone pour le carême; il était terrible en malédictions contre la société moderne et dans les prévisions des châtiments. Cette position spirituelle, que je me garde d’appeler prophétisme, est de l’illuminisme soit réel soit acheté à bon marché. Le bien et le mal ne manquent jamais dans le monde; et les tribulations sont notre lot quotidien. Je ne pense pas que la guerre de 19141918 a fait convertir le monde, comme ne le fera pas convertir la guerre actuelle. Ceux qui entendent la voix de Dieu dans la guerre sont avec Lui; et ceux qui ne l’entendent pas, même dans la guerre, sont contre Lui. Je vous écris cela parce que j’ai pensé de Léon Bloy comme d’un personnage dangereux pour la vie chrétienne. Mais je me suis gardé d’exprimer cette conviction parce que des amis comme Cornilleau m’avaient fait des éloges de lui. Votre livre m’a donné un autre visage de Bloy; ce qui m’a fait plaisir. Pourtant je suis encore en doute si son influence n’a pas été défavorable à une réelle compréhension de la société moderne et à une plus effective participation des catholiques à toute initiative réformatrice. J’aimerais avoir votre pensée là-dessus et celle de Maritain. J’ai encore beaucoup de choses à relever sur votre livre, mais j’abuse de votre temps et de la patience même à lire cet effroyable français. J’ai lu presque la moitié de La Pensée de saint Paul; mais le texte en petits caractères me fait souffrir. J’aimais le lire parce que, c’est étrange, st Paul en français (et si bon français) me donne une impression tout à fait nouvelle. Veuillez agréer, chère Madame, avec votre mari, mes hommages très dévoués et mes salutations cordiales. L. Sturzo <Post scriptum Je ne sais si vous connaissez M. le Professeur Lionello Venturi, critique d’art, fils du Prof. Adolfo Venturi (mort récemment), auteur dans la collection des Maîtres italiens. Il est à New York; il a été très lié à Rouault et a écrit un ouvrage sur lui. J’aimerais que vous envoyiez un exemplaire de votre livre, en lui disant que c’est moi qui vous ai donné l’adresse. Il est juif, je pense que votre amitié lui fera du bien. Son adresse est: 333, Central Park West, N. Y. Pourriez-vous envoyer un exemplaire à Miss Barbara Barclay Carter (32, Chepstow Villas, London, W. 11)? Elle en sera enchantée et en parlera dans «People and Freedom». Encore une prière: je suis en train de demander aux amis des contributions pour le People and Freedom Fund (Londres). Vous savez que nos amis de là-bas sont en difficulté. People and Freedom est l’unique feuille restée en Europe de Démocratie Chrédomenicano, non padre Dillon [sicuramente Didon] ma padre Ollivier, a provocare lo scandalo dichiarando, durante la cerimonia a Notre-Dame in presenza del presidente della Repubblica e dei ministri, che Dio avrebbe voluto «punire i crimini e le defezioni della Francia».
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tienne. Je comprends bien votre situation, que je vous demande grande chose. Vos deux noms dans la souscription seront très utiles: le chiffre n’a qu’une importance très relative dans ce cas. Je vous prie de m’envoyer même un dollar. Merci beaucoup. Très cordialement à vous. Luigi Sturzo>
f580. 33 (d) [s.d. – febbraio-marzo 1942]
[Appunto dattiloscritto]
Quelques catholiques d’Europe, parmi lesquels le R.P. Delos14, O.P., le R.P. Ducatillon, O.P., M. Jacques Maritain, M. Auguste Viatte15, ont rédigé le manifeste cijoint. Ils seraient très désireux que vous vouliez bien joindre votre signature aux leurs. Ils font cette même demande à un certain nombre de personnalités catholiques des différents pays d’Europe résidant actuellement en Amérique. Ils vous seraient reconnaissants d’envoyer votre adhésion le plus tôt possible. Dès que toutes les signatures seront obtenues le manifeste paraîtra en brochure16. Ayez la bonté de mentionner le ou les titres que vous désirez voir suivre votre nom.
M. J. Maritain
f580.31 6 mars 194217
Mon cher ami, Vous savez combien je serais heureux de mettre ma signature après la vôtre, celle du Père Delos et des autres amis sur un document de pareille importance, mais je suis en doute de le faire pour des raisons que je vous indiquerai très franchement.
14 Joseph Louis Aimé Delos (1891-1975), entrato a far parte dei domenicani nel 1912, professore (diritto internazionale) alle facoltà cattoliche di Lille. Dal 1940, era professore incaricato all’Università Laval di Québec. All’indomani della guerra, accompagnerà Maritain all’ambasciata presso la Santa Sede come consigliere canonico. V. Michel Fourcade, Un frère prêcheur de la dissidence, le R. P. Delos, «Cahiers du Saulchoir», 2002. 15 Auguste Viatte (1901-1993) era professore di letteratura francese all’università Laval. 16 La genesi di questo manifesto fu complessa e tormentata (v. l’articolo citato di M. Fourcade). Il progetto era stato lanciato da P. Delos, ma la prima versione era stata elaborata all’università Laval, in un contesto conservatore (dopo le sue prese di posizione sulla Spagna, si era fatto sapere a Maritain che non era più persona gradita). Il filosofo ed i suoi amici (il P. Ducatillon, Yves Simon, Paul Vignaux) reagirono e proposero degli emendamenti che rendevano il testo più forte nella condanna del fascismo, ivi compresa nella sua variante cattolica. Ebbe numerosi rifiuti di firme. È dunque un testo che è stato oggetto di delicati arbitraggi che Sturzo critica. 17 Per questa lettera, come per le due successive il J. Maritain Center negli USA conserva i testi effettiva-
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1) La première raison est le manque de perspective sur le totalitarisme fasciste. Comme Italien et comme chef du parti populaire qui a combattu contre le fascisme dès son commencement jusquà aujourd’hui, je suis obligé de vous signaler ce fait qui pourrait être remarqué parce que vous savez combien de soin ont des catholiques, même aujourd’hui, de ne pas parler contre le fascisme; d’autre part que les ouvriers de tout le monde appellent fascisme même le nazisme. La citation du passage où Mussolini proclama l’État totalitaire n’est pas complète. Je le cite en anglais dans mon livre Politics and morality18. «Nothing outside or above the State, nothing against the State, everything within the State, everything for the State»19. Et dans son discours à la Chambre sur la Conciliation (1929), Mussolini très clairement dit: «Within the State the Church is not sovereign and not free» and « the (italian) State is catholic but also fascist, indeed before all else exclusively and essentially fascist» (voir Church and State in fascist Italy by D.H. Binchy, Oxford University Press, 1941, page 207). Le fascisme a empoisonné tout le monde catholique. 2) Une autre omission me donne à penser, celle du nationalisme exagéré, selon la définition de Pie XI qui, à la fin arriva à dire: «le nationalisme comme est entendu par le commun du monde» («come se ne parla comunemente») – discours de juillet 1938; cette omission peut être casuelle, mais il faut constater a) que le totalitarisme fasciste est étatiste et nationaliste en même temps; son premier nom a été national-fascisme, comme le nazisme est national socialiste; b) que le nationalisme français a été une peste parmi les catholiques de tout le monde; c) que le nationalisme n’est pas mort et reviendra aprèsguerre plus virulent, soit de la part des nationalités offensées, soit de la part de la bourgeoisie pour se défendre contre les masses ouvrières; d) que tout au fond des totalitarismes il y a du nationalisme: l’idée de race a été la pseudo scientifica du nationalisme germanique et de «la déesse Allemagne». 3) Pour moi, leader de la démocratie chrétienne pendant 47 ans (1895), toujours en première ligne, il sera très difficile d’accepter la définition et les limitations qui sont proposées dans le document. J’ai été opposé à la démocratie individualiste, mais s’il faut choisir entre celle-ci et n’importe quel régime autoritaire, je serai pour la première, parce que je serai libre de la combattre. Il y a aussi une réserve antiparlementaire qui me semble équivoque. Aucun système démocratique moderne n’est possible sans parlement législatif; le suffrage universel serait inutile sans parlement. L’allusion au passé de la France est trop particulière: [elle ne vaut] ni pour l’Angleterre, ni pour la Hollande, ni pour la Suisse ni même pour l’Italie d’avant le fascisme20. Cela, mis en corrélation avec la phrase des pages 6-7 sur «l’autorité politique particulièrement vigoureuse» fera penser à des systèmes à la Pétain, à la Franco, à la Salazar, chose qui est loin de votre pensée. Mais vous savez les dissensions, même aujourd’hui, entre catholiques en Angleterre. Christopher Hollis a écrit dans le «Tablet» contre les cathomente inviati e ricevuti (questa lettera è datata dell’8) con delle varianti. Le più interessanti verranno segnalate con note. 18 p. 18, nota. 19 Aggiunta nella lettera dell’8 : Et dans l’article «fascisme» de l’Encyclopédie Treccani écrit par Mussolini lui-même a été précisé: « For Fascism everything is in the State, and nothing human, or spiritual exists, for less has value outside the State». 20 Variante della lettera dell’8: L’Angleterre a une tradition parlementaire unique. Mais la Hollande, la Suisse et même l’Italie avant le fascisme n’ont pas à avoir honte de leurs parlements.
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liques démocrates: «The freedom to choose the right must imply the freedom to choose the wrong». Et le père Gonling dans «People and Freedom» lui a répondu: «That bomb went off a long, long time ago – in the Garden of Eden in fact – and theologians and philosophers have had time to get over the shock». (Jan. 1942). Les catholiques même aujourd’hui sont divisés entre démocrates et autoritaires ; entre eux il n’est pas possible de trouver une ligne de conciliation. Nous aurons cette hérédité dans l’après-guerre. Il faut être prêts à prendre chacun notre position. Si la guerre est gagnée par les Alliés, la vague social-démocrate sera irrésistible voire inquiétante21. C’est pour ça que je me donne de grand cœur à la reviviscence de la démocratie chrétienne dans son sens entier. Je n’aimerais pas qu’après votre appel les catholiques soient accusés de préparer la réaction politique, déguisée en philo-démocratie à moitié liée aux nationalistes et capitalistes22. 4 - Une observation pour la clarté. Après la citation de la définition du totalitarisme faite par Mussolini, il y a une référence au matérialisme historique du marxisme, d’une manière qui ne donne pas grande clarté à l’exposition du totalitarisme. Le marxisme scientifique n’existe plus que dans un petit milieu d’émigrés intellectuels allemands ou autrichiens peut-être. La réalité est aux communistes à la russe, aux labouristes et socialistes d’État (comme il a été en Norvège et aujourd’hui en Australie) et dans les grands courants labouristes d’Angleterre et d’Amérique. Peut-être pourrions-nous insinuer dans la masse ouvrière les valeurs chrétiennes de notre Démocratie23. Enfin, pour la Société des Nations ou Ligue, il faut dire très clairement que pour être efficace elle doit avoir le pouvoir suffisant pour rendre efficaces les sanctions. Le mot sanctions est dans la lettre de Benoît XV du 1er août 1917. Je pense que vous ne serez pas ennuyé de mes observations. Vous pensez comme moi. La différence entre vous et moi, c’est que je suis dans la vie politique, avec le bagage de mon passé, avec la responsabilité de mes amis et en contact avec mes adversaires d’hier et peut-être de demain24. Pour voir pourquoi je suis très cauteleux à donner ma signature, je vous prie de lire mon article Real politics etc. dans «People and Freedom». Cet article a été reproduit ici et en Amérique du Sud et a été très commenté. Mais, comme dans le Foreign Office de Washington et de Londres il y a des bureaucrates encore teintés de fascisme et de phalangisme, j’ai écrit un second article pour «People and Freedom» que je n’ai pas encore reçu25. [L. S.]
21 Aggiunta nella lettera dell’8: je pense que Sir Stafford Cripps sera le premier ministre à Londres dans un très court espace de temps. [On sait que le gouvernement travailliste fut présidé par Atlee, et non par Cripps qui y fut ministre. Mais la prévision n’en est pas moins pertinente]. 22 Aggiunta: Mes préoccupations ne viennent pas du texte de l’appel, mais du manque de la vision totale de la situation du proche avenir et de la vision limitée de la situation française des dernières années. 23 Variante dell’8: Il faut tenir présent qu’il faut christianiser les masses, qui auront un rôle de premier ordre dans la guerre et après la guerre. 24 Variante: et en contact avec mes compagnons d’exil qui peut-être seront de nouveau mes opposants de demain. 25 Aggiunta: Pardonnez-moi, mon cher ami, et pensez de dire une prière pour moi, qui suis ici isolé et souffrant, et qui ne cherche autre [chose] que la gloire de Dieu et le bien de l’humanité. Votre avec cœur Luigi Sturzo.
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30 Fifth Avenue New York City
f580.34 (d) le 27 mars 1942
Don Luigi Sturzo St. Vincent’s Hospital Jacksonville, Florida Cher et vénéré ami, Paulding26 m’a communiqué votre lettre du 8 mars, dont je vous remercie bien cordialement. Pardonnez-moi de vous répondre plus brièvement que je ne voudrais, je suis submergé de travail. Le manifeste que nous avons proposé à votre signature a été rédigé à Québec par une groupe de catholiques parmi lesquels, heureusement, se trouve le Père Delos. Le Père Ducatillon et moi nous avons fait accepter à nos amis du Canada un certain nombre de modifications, le texte que vous avez lu est le résultat de ce travail commun. Je me rends compte qu’il laisse encore à désirer et je suis très frappé par vos objections. Mais il me semble qu’un texte – même comportant des lacunes – grâce auquel un certain nombre de catholiques représentatifs affirmant leur opposition absolue au totalitarisme fasciste et nazi et souligne la signification chrétienne du présent conflit peut avoir une action très utile ici, notamment au Canada et en Amérique du Sud et nous regarderions comme une réelle infortune que votre signature ne figure pas sur un tel document. À vrai dire, s’il est une signature sur laquelle nous comptons, c’est bien la vôtre ! à côté de celles du Président Aguirre, de M. Van Zeeland et de nos autres amis. Laissez-moi vous prier instamment de bien vouloir reconsidérer la question. J’ai introduit au dernier moment un certain nombre de corrections pour tenir compte de vos observations, malheureusement il était impossible de refondre tout le manifeste et je n’ai pu introduire que les corrections où j’ai pu supposer d’avance l’agrément de nos amis de Québec, avec lesquels il n’est pas toujours facile de s’entendre. Ayez la bonté de lire le texte corrigé que je vous envoie par le même courrier. J’espère de tout cœur qu’il vous donnera satisfaction et que vous pourrez nous donner votre signature. Très rapidement je passe maintenant en revue les points indiqués dans votre lettre. 1) Texte de Mussolini sur le totalitarisme: j’ai fait la correction. 2) Nationalisme exagéré. Oui, il aurait été désirable d’en parler. Mais cette lacune me semble d’importance secondaire.
26 L’editor de «Commonweal», che si definisce ancora come «a biweekly independent review of public affairs, religion, litterature and the arts edited by Catholic lay people since 1924»; era la più influente delle riviste cattoliche d‘orientamento liberale. G.C. Paulding (1897-1965), scrittore, giornalista e critico americano. Dopo gli studi ad Harvard, interrotti per servire la Francia durante la prima guerra mondiale, s’installò in Europa, inizialmente a Roma, poi a Ferney, e collaborò all’ «Esprit». Rientrato negli Stati Uniti nel 1940 si dedicò al «Commonweal».
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3) Section sur la Démocratie. J’ai mis «certains régimes parlementaires européens» au lieu de «les régimes» etc., d’autre part les mots sous leur forme d’avant-guerre marquent bien qu’il ne s’agit pas de condamner les parlements comme tels. J’ai encore ajouté une phrase sur épreuve soulignant la fécondité des principes démocratiques et plus loin, à la fin de la section VIII, j’ai ajouté une phrase qui fait allusion aux «assemblées délibérantes». De toutes manières, il me paraît absolument impossible de tirer la moindre apparence d’indulgence à l’égard d’un régime Franco, Pétain ou Salazar d’un texte qui affirme constamment les principes les plus opposés à ces régimes. 4) Tout le manifeste a été construit par ses premiers auteurs comme un document doctrinal, c’est pourquoi il y est question du matérialisme historique de Marx. Pour tenir compte de votre observation, j’ai coupé le texte après la citation de Mussolini et commencé un nouvel alinéa avec la référence au matérialisme historique. 5) Je crois qu’en insistant sur une organisation internationale où les États renoncent aux privilèges de leur souveraineté, nous disons quelque chose de plus fort que les sanctions, et qui au surplus les implique. Que le mot sanction ne soit pas prononcé, c’est une lacune qui reste secondaire. Voilà, mon cher ami, ce que je puis répondre à vos observations. Si vous vous absteniez de signer, j’en aurais d’autant plus de peine que vos préoccupations et vos soucis sont les miens, et que c’est par dévouement pour le bien commun que depuis des semaines j’ai perdu un temps fou à mettre au point un manifeste dont la première version ne m’avait pas satisfait, mais de l’importance pratique duquel j’étais frappé. Voilà des mois que je veux vous écrire, vous remercier de vos articles, vous dire avec quel intérêt je lis tout ce que vous écrivez, vous dire aussi le souvenir profond que Raïssa et moi nous avons gardé de notre visite à Brooklyn et la respectueuse affection que nous éprouvons pour vous. Hélas, j’ai beau travailler nuit et jour, il m’est impossible de prendre soin de ma correspondance comme je le voudrais et je suis obligé de compter sur l’indulgence de mes amis. Ma femme me charge de vous dire combien elle a été touchée de votre lettre. Priez pour nous, cher et vénéré ami, et croyez-moi votre fidèlement dévoué Jacques Maritain
(rl) f580.34 2 avril 1942 Mon très cher ami, Merci de votre aimable lettre du 27 mars. Je viens de recevoir ce matin les épreuves du Manifeste; j’en ferai mon étude aujourd’hui et vous écrirai demain, dans l’espoir que toute ma préoccupation sera surpassée. Veuillez agréer, avec Madame Raïssa, mes vœux pour les Fêtes Pascales et mes sentiments d’amitié. L.S. 430
f580.35 4 avril 1942 27 à M. Jacques Maritain Mon très cher ami, J’ai lu deux fois et avec la plus vive attention le Manifeste; je me suis permis de faire, ça et là, quelques variations, dans l’espoir que vous et vos amis les accepterez (sauf les corrections de langue et de style). Voilà les motifs qui m’ont poussé à mettre la main dans votre travail: 1) Dire «rien de commun» serait une erreur historique et sociologique. Pour le premier [point], il suffit de citer28 les régimes de la Réforme et Contre-Réforme: Henri VIII, Marie la Sanglante et Elisabeth d’Angleterre; – en France de la terreur albigeoise aux Dragonnades de Louis XIV, à la Terreur de la Révolution, à Combes; en Italie les Seie gneuries des XIVe et XV siècles, les occupations par les Espagnols, les Français et les Autrichiens. Pour les Juifs, il faut rappeler avant tout les persécutions espagnoles. Il faut penser aux Irlandais et aux Polonais pendant des siècles29, à l’extermination des populations d’Amérique, au trafic des esclaves30. Je ne parle pas des raisons sociologiques31 que j’ai expliquées plusieurs fois dans mes livres. La bête humaine est toujours la même; mais aujourd’hui elle est d’autant plus puissante qu’elle est organisée scientifiquement. 2) Le mot: purement politique est une erreur de fait. Il faut n’avoir pas lu la littérature fasciste pour dire ça. Je sais que c’est (ou c’était) la thèse des catholiques philofascistes, voire du Père Tacchi Venturi. Mais ils se trompent. Je ne sais pas pour quelle raison l’auteur du manifeste accepte cette thèse erronée, qui fait tant de mal aux catholiques de tous les pays. Il sera très facile de casser ces mots : pour en remplir l’espace, j’ai proposé deux qualifications très exactes, voire nécessaires pour d’autres raisons. 3) Je vous prie de casser le mot parlementaires. En tout cas, il faut éviter qu’y soit compris le Parlement anglais, qui est la gloire de la civilisation de l’Europe du Moyen Age jusqu’à nos jours. 4) Deux fois trop souvent, c’est presser un peu trop. 5) Ici il faut mettre le fascisme pour compléter le tableau. Son omission, si voulue, sera sans excuse. Pour le nazisme, il faut dire la Nation pour être exact, et pas l’État. Le sol et le sang sont l’Allemagne, même en dehors du Reich. Les Sudètes, les Autrichiens, les Suisses sont de la Nation. 6) Ici il faut introduire les mots nationalisme exagéré. Le libéralisme, après la 1ère guerre, était mort, mais le nationalisme était vivant et à la base du fascisme et du nazisme.
27 La lettera inviata è anche conservata al J. Maritain Center. Comporta soltanto alcune aggiunte segnalate in nota. 28 Aggiunta: (à part le Moyen Age). 29 Aggiunta: du régime des Czars. 30 Aggiunta: par les nations catholiques et protestantes etc. etc. 31 Aggiunta: et métaphysiques.
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Étant donné la condamnation de Pie XI, ce serait une grave faute de ne pas faire état du nationalisme dans le manifeste. Pour moi ce n’est pas une question secondaire. 7) «Sanctionner les préceptes moraux», c’est une idée incomplète et même dangereuse parce qu’un organe politique ou juridique applique seulement aux faits les préceptes moraux et donne sanction à leur application. Il faut la compléter. Je suggère «les décisions d’autorité des organes internationaux». 8) Ici il faut mette du fascisme. C’est clair. J’ai mis ma signature à pied de page, pour ne pas me refuser à votre insistance. Mais je laisse à votre intelligence et à votre conscience la décision sur mes variations et adjonctions. Je pense que ni le Père Delos ni même M. Viatte n’auront de raisons de s’y opposer. N’ayez pas trop de hâte à faire sortir le manifeste: personne ne nous presse. Pour ma part, si des critiques se levaient pour des points que j’ai signalés, je vous prie de me donner la liberté de me défendre. Pardonnez, mon cher ami, mes insistances: j’ai des raisons pour faire ainsi. J’ai mis après ma signature la qualification et entre parenthèses (démocratie chrétienne) pour ne pas faire d’autres observations sur le thème de la Démocratie32. [L. S.]
St Vincent’s Hospital Jacksonville, Florida
f602.56 9 avril 1942
À M. Jacques Maritain, New-York Mon cher ami, Permettez-moi de joindre ma prière aux autres qui vous demandent d’accepter la présidence honoraire, ensemble avec le comte Sforza, de la Leo Ferrero Society de Boston, en voie de s’organiser. M. Mario Rossi, qui en est le promoteur, vous en donnera tous les renseignements nécessaires. Veuillez agréer, cher M. Maritain, mes salutations très cordiales. L. S.
32 Aggiunta: Encore une fois, pardonnez-moi; présentez mes hommages à Madame Raïssa en lui disant que je serais heureux de recevoir d’elle une réponse quand elle aurait un quart d’heure à me donner. Veuillez agréer, ensemble, mes salutations très cordiales. Luigi Sturzo.
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f580.36 (m) Princeton, 13 mai 1942 Cher et vénéré ami, Pardonnez-moi d’avoir tardé à vous remercier de votre bonne lettre, je vis dans un tourbillon inimaginable et suis littéralement écrasé de travail. Dieu veuille que cela serve à quelque chose! Priez pour moi, pour que je garde mon âme au milieu de cette horrible dispersion. Je vous suis profondément reconnaissant des suggestions que vous m’avez faites pour corriger le texte du manifeste et profondément reconnaissant de nous avoir donné votre signature. Le Père Ducatillon et moi nous avons révisé le texte encore une fois et nous avons pu tenir compte de toutes vos corrections sauf le n° 1 et le n° 4. Pour le n° 1, le «rien de commun» que vous nous signalez ne se rapporte pas aux brutalités et oppressions, qui ont en effet sévi sous tous les régimes, mais à la forme de gouvernement, qui même sous un Louis XIV ou un Philippe II n’était pas totalitaire, et à une organisation scientifique de la bête humaine dont vous me parlez et qui met le totalitarisme dans une situation absolument privilégiée en fait de perversion. Au nom et sous prétexte de «l’ordre», beaucoup de catholiques confondent le totalitarisme fasciste avec les régimes autoritaires du passé et sympathisent aveuglément avec lui, c’est pourquoi nous avons pensé qu’il n’y avait pas d’inconvénient à maintenir cette phrase, dont la suppression aurait amené des discussions sans fin avec les premiers rédacteurs du manifeste. 2) Pour le fascisme italien, nous avons mis, comme vous le suggérez, nationaliste et étatiste au lieu de «plus purement politique». 3) La phrase où vous demandez la suppression du mot parlementaire est devenue … « si l’on pensait à un système particulier ou à des formes politiques particulières, telles par exemple que dans les conditions d’avant-guerre certains pays européens les ont connues». 4) «Trop souvent» est resté. Pure question de style. Dans une phrase ainsi construite il est normal d’employer deux fois le même adverbe. 5) Nous avons mis: «Le totalitarisme fasciste repose sur la déification de l’État national. Le totalitarisme nazi repose sur la déification de la race et du sang, et sur une conception radicalement païenne du monde et de la vie» etc. 6) Les mots «ainsi que les nationalismes exagérés» ont été introduits. 7) Nous avons mis: «des règles juridiques, portées et appliquées par des organes internationaux, doivent déterminer et sanctionner les préceptes moraux». Ceci est l’addition suggérée par vous, un peu modifiée à cause du style général de la phrase. 8) Les mots «du fascisme» ont été ajoutés. C’est par l’effet d’une simple omission qu’ils n’étaient pas dans le texte primitif! Merci de nous avoir indiqué ces corrections, qui ont beaucoup amélioré le texte. Nous l’avions déjà beaucoup corrigé, mais il y a toujours en pareil cas des choses qui échappent, et nous cherchions à changer le moins possible le texte de Québec. 433
Maintenant j’espère que le manifeste va être rapidement imprimé. Il devient nécessaire qu’il paraisse vite. Puis-je vous demander si vous voudriez nous suggérer d’autres signatures italiennes possibles? Parmi les universitaires italiens réfugiés en Amérique nous ne connaissons pas de catholiques. Peut-être en connaissez-vous. Mais il faudrait aller vite. Je me demande si le Docteur qui vous a accompagné ne pourrait pas donner sa signature. Peutêtre la donnerait-il sur votre autorité, sans qu’il soit besoin de lui envoyer un texte, et du seul fait que vous avez donné votre signature. En ce cas, je vous serais reconnaissant de vouloir bien m’écrire à New-York par avion et special delivery, en indiquant aussi le titre qui devrait suivre son nom. (Je suppose qu’il vous a accompagné à Jacksonville). Excusez-moi de vous écrire ainsi en hâte. Je suis à bout de forces. Ma femme s’excuse de ne vous avoir pas encore répondu. Elle aussi est submergée de travail. Elle, sa sœur et moi, nous devons tout faire à nous seuls, personne pour nous aider. C’est un travail sans une minute d’arrêt, et qui oblige par force à négliger la correspondance avec les amis les plus chers. Priez pour moi et croyez à notre respectueuse et dévouée affection. Jacques Maritain C’est toujours à New York, 30 Fifth Avenue, qu’il faut m’écrire. Je ne suis à Princeton qu’en passant.
St. Vincent’s Hospital Jacksonville, Florida
f580.37 14 mai Ascension
À Maritain Mon cher ami, Merci beaucoup de votre très aimable lettre. Je suis heureux d’avoir contribué un peu à votre manifeste avec vous. Je suis d’accord que le totalitarisme est un phénomène tout moderne, mais la phrase rien de commun – peut-être dans l’italien – a une extension totale. Si vous pouviez mettre dans son essence ou dans son caractère, ce serait plus clair (pour moi au moins). Il faut mettre même la référence aux régimes tyranniques du passé, pour en faire la distinction avec le totalitarisme33. Vous avez raison de dire que «beaucoup de catholiques confondent le totalitarisme fasciste avec les régimes autoritaires». Hier j’ai écrit au Père Mc Gowan de la 33
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Variante della lettera conservata al J. Maritain Center: la discrimination avec les régimes totalitaires.
Cath[olic] Ass[ociation] for Int[ernational] Peace, en faisant noter (entre autres choses) l’inopportunité de l’affirmation contenue page 9 du Statement (confidentiel) où il est dit: «Yet there are details in the various forms of Totalitarism that, in spite of their general evil, can be fitted into the natural order of man’s life». C’est l’allusion aux gouvernements autoritaires et forts. Il n’est pas nécessaire de recourir pour cela au totalitarisme. J’avais indiqué à M. Paulding le nom du Prof. Mario Einaudi – italien de famille, de naissance, d’éducation. Mais il a pris la nationalité américaine. Je ne sais pas si pour cela il faut écarter son nom. En tout cas, comme il habite à Chappaqua, tout près de New York – il est professeur de science politique à la Fordham University – vous pouvez lui téléphoner en mon nom34. Le Dr Sicca n’est pas ici; il est dans un sanatorium de tuberculeses au le Delaware. Mais il serait très ahuri si je lui demandais une signature sur un document politique. Donnez mes salutations dévouées à votre femme et au Père Ducatillon et veuillez accepter mes sentiments d’amitié et d’admiration. [L. S.]
f580.38 11 juin 1942 M. Jacques Maritain Mon cher ami, Je pense que vous n’avez pas lu l’éditorial The Rub dans «The Commonweal» June 12. Mais je suis journaliste impénitent et avant tout je lis les éditoriaux politiques des journaux et revues que j’aime. Hier j’ai passé une journée de souffrances pour ce petit article. Il y a deux questions: 1) La première, c’est la question des pays baltiques en relation au principe de liberté et d’indépendance. 2) La deuxième, c’est la question du «Commonweal» et des catholiques nos amis. 1) Pour la première, je pense qu’il est de notre devoir de mettre au clair notre position, sans faire de l’antibolchevisme, qui n’est pas en cause. Les pays baltiques ont leurs droits historiques et leurs droits naturels, qu’il n’est pas possible d’ignorer, pire de méconnaître, spécialement au moment où ils sont dans l’impossibilité (à part la Finlande) de les faire valoir. Angleterre et Amérique n’ont pas le droit de disposer d’eux comme de res nullius, ni de reconnaître à la Russie un droit qu’elle n’a pas. Le cas de faire revivre les prétendus droits des Czars est hors de question après tant de traités même entre la Russie 34
Aggiunta: il vous connaît très bien.
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et les pays baltiques. Je suis d’accord que, dans l’ordre futur, selon comme il sera réalisé, il faut que la Russie soit garantie contre de nouvelles agressions. Mais la question devrait être portée à la Conférence où les pays baltiques auront leur place. Il ne faut pas faire un deuxième Munich. Une lettre signée de vous, de moi, peut-être de Mme Sigrid Undset et de Aguirre35, et publiée dans le «New York Times» serait une manifestation opportune. Si vous êtes d’accord, je vous prie de la formuler en m’envoyant le texte par avion. Pour le «Commonweal» je vous demande de parler avec M. Paulding, qui en est maintenant l’éditeur responsable (M. Burnham étant absent) pour voir à rectifier les énormités qui ont été publiées dans l’éditorial The Rub. Il n’est pas possible qu’une revue catholique publie des choses pareilles en se moquant de tout réalisme chrétien. C’est la condamnation à disparaître de toutes les petites nations. Pourquoi défendre le Luxembourg ou la Belgique, voire la Suisse, si la France ou l’Allemagne ou l’Italie pensent qu’il serait mieux pour leur sûreté de porter leurs confinations dans les territoires de ces pays? Je vous demande votre intervention: vous êtes une autorité pour eux, plus que moi-même. J’avais écrit, il y a trois jours, une lettre au «Commonweal», sur la question baltique, sans soupçonner un pareil éditorial; je ne sais pas si Paulding la laissera passer. Mais si la plus large et la plus moderne revue des catholiques laïcs américains tombe sur ces questions, nous sommes condamnés deux fois à l’exil. Je vous prie, mon cher ami, de me répondre le plus vite possible. La question est très très grave. Mes amitiés. L. S.
f580.39 11 juin (soir) À Maritain Je viens de lire la nouvelle de l’accord entre Eden et Molotov signé à Londres le 25 mai et communiqué ce jour même à la Chambre des Communes et je me suis réjoui que les droits des États baltiques n’aient pas été compromis, comme on l’avait publié en Amérique. Mais reste l’affaire du «Commonweal» qu’il faut régler à tout prix. Je vous prie de ne pas la laisser tomber. Cordialement à vous. [L. S.] 35 La famosa romanziera cattolica Sigrid Undset (1882-1949), premio Nobel 1928, si era esiliata negli Stati Uniti dopo l’occupazione della Norvegia. José Antonio Aguirre presiedeva il governo autonomo basco durante la guerra civile. Entrambi avevano firmato il manifesto.
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f580.40 (d) 13 juin 1942
30 Fifth Avenue New York City Don Luigi Sturzo St. Vincent’s Hospital Jacksonville, Florida
Cher et vénéré ami, Je vous envoie ce mot en hâte pour vous dire que j’ai parlé de votre beau livre New Sociology à Miss Julie Kernan36 qui a semblé très intéressée et à qui j’ai remis la traduction anglaise. Je pense qu’elle vous écrira en même temps que moi dès qu’elle l’aura lue. J’ai insisté sur les grands éloges que le professeur Mac Iver de Columbia fait de ce livre et je pense que cet argument sera d‘un grand poids dans la balance. Si nous échouons du côté de Longmans Green je m’adresserai à Scribners. Vous savez combien j’admire votre œuvre et combien je serais heureux de vous aider, dans la mesure de mes forces, à faire publier ici ce nouveau livre de vous. J’ai bien reçu Les Guerres modernes et la pensée catholique qui m’a été envoyé tout récemment par les Editions de l’Arbre. C’est avec grande joie que je le lirai pendant les vacances (je quitte New York dans quelques jours). Veuillez agréer de la part de Raïssa et de moi l’expression de notre fidèle et respectueuse amitié. Jacques Maritain
f580.40 (m) 14 juin Je reçois à l’instant votre lettre du 11 juin. Je partage votre émotion, mais je pense que la question est réglée maintenant par l’agrément russo-américain et l’agrément russo-britannique, où les principes de l’Atlantic Charter ont été préservés (voyez notamment l’article du «N.Y. Times» d’aujourd’hui, dans la section News of the Week in Review). En ce qui concerne le Commonweal, il s’est expliqué dans son dernier numéro. Je communiquerai votre lettre à Gouverneur Paulding, mais vous savez que j’ai très peu
36 Julie Kernan, amica americana dei Maritain, venuta a Meudon nel 1932, aveva organizzato le prime conferenze di Jacques negli Stati Uniti; lavorava presso le edizioni Longmans Green.
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d’influence sur le «Commonweal». Je ne pense pas que dans les circonstances présentes une lettre collective au «N.Y. Times» soit opportune. Je vous tiendrai au courant des réactions de Paulding. Vous avez vu que votre lettre a passé dans le dernier numéro du «Commonweal» et c’était là ce qu’il y avait de plus important à obtenir. À vous de tout cœur. J. M.
f.580.41 15 juillet 1942 à Jacques Maritain Mon cher ami, J’ai reçu un exemplaire de Devant la Crise mondiale et je vous remercie beaucoup. J’aimerai en avoir cinq exemplaires (sont-ils en vente?) pour les donner à des amis. En même temps je vous prie d’en faire envoyer un exemplaire à Miss B. Barclay Carter; je lui ai écrit en la priant d’en parler dans «People and Freedom». Et maintenant une confession, mon cher ami. Je suis resté très étonné en lisant les noms de Henri de Kerillis et Guido Zernatto parmi les signataires. De Zernatto j’ai une idée un peu confuse mais il a été profasciste sans doute. Je viens de lire dans un hebdomadaire de New York («The New Leader», July 11) le passage suivant: «To day, does Herr Sharemberg intend to enter this country to join Herr Guido Zernatto and other Austrian fascists who have established on american soil a so-called Austrian National Committee, which, while paying lip-service to democracy, desires nothing else but the establishment of home-made fascism in Austria?». Le cas de H. de Kérillis est plus ennuyeux37. Il a fait des campagnes de presse dans «L’Écho de Paris» pour la guerre éthiopienne en faveur de Mussolini; pour lui les populations du Négus n’avaient pas de droits; ils étaient des négroïdes sales. Vous vous rappelez même la campagne de Kérillis pro-Franco. Après tout ça, comment a-t-il changé? est-il devenu catholique, démocrate, d’idées larges et de cœur large? Je me devrai justifier avec mes amis politiques italiens de pareille compagnie. Je ne vous dis pas que tous les autres me plaisent, mais ils n’ont pas la renommée de fascistes comme Zernatto et Kérillis et je pardonne même à Frank Sheed la publication des livres pro-fascistes de sa maison. Je vous prie, mon cher ami, de me donner les informations nécessaires pour ne pas passer pour un homme politique ou sans mémoire ou sans sensibilité. 37 Su Kérillis, vedi qui sopra la nota della lettera del 20 marzo 1933 a Fr. Gay. Sturzo resta colpito dalle sue posizioni di destra e dalla sua simpatia per il regime di Mussolini mentre Maritain privilegia le sue campagne dell’immediato anteguerra e la sua opposizione a Monaco.
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J’espère que vous me comprendrez. Je pense que pour les fascistes d’hier qui ont combattu pour le fascisme, ce n’est pas une quarantaine suffisante d’être venus en Amérique (même en exil): il faut un clair désaveu de leur passé. Je n’ai rien lu de Kérillis ni de Zernatto qui leur donne la qualité de signer le manifeste. Jusqu’à aujourd’hui ni «America» ni «Commonweal» n’ont parlé du manifeste; je n’ai rien vu dans le «N.Y. Times». J’ai envoyé mon article sur Geopolitique and small states à Paulding le 29 juin. Il n’a pas répondu, ni n’a publié l’article jusqu’au n° du 17 juillet. Tout ça est pour moi très triste. Il faut faire la volonté de Dieu. Mes souvenirs à vous et à Mme Raïssa. Votre L. S.
f.580.43 (m) Croton Falls, N.Y., 21 juillet 1942 Cher et vénéré ami, Je reçois aujourd’hui seulement votre bonne lettre du 16 juillet, qui m’a suivi à la campagne. Et je m’empresse de vous répondre. Je n’ai aucune idée de ce qu’est Guido Zernatto, c’est Dietrich von Hildebrand qui s’était chargé de recueillir les signatures autrichiennes, et c’est donc lui qui s’est adressé à Zernatto. Il me semble impossible que Hildebrand38, dont vous connaissez les sentiments, se soit adressé à un homme suspect de fascisme. D’autant plus que Zernatto est exilé ici. Quant à Henri de Kérillis, je sais qu’il a commis de lourdes erreurs. Mais il les a rachetées par le courage avec lequel il a combattu le nazisme et la lâcheté de la droite française, a soutenu l’alliance franco-russe et a pris parti pour la liberté. À mon avis, c’est un grand succès pour nos idées qu’il ait donné sa signature au manifeste; et pour le but que nous poursuivons, qui est la propagande auprès des catholiques canadiens, américains et sud-américains, le nom d’un homme politique classé à droite peut avoir une efficacité particulière. Vis-à-vis de vos amis politiques italiens, vous pouvez dire, me semble-t-il, que le manifeste est un manifeste de catholiques, non un manifeste politique, et que nous avons cherché à avoir la plus grande variété possible de signatures précisément pour donner plus de force à nos thèses démocratiques. Vous pouvez leur dire aussi que le but pra-
38 Il filosofo Dietrich von Hildebrand (1889-1977), che Pio XII doveva qualificare «dottore della Chiesa del XX secolo», convertito al cattolicesimo nel 1914, professore in un primo tempo a Monaco, irriducibile avversario del nazismo, si rifugiò prima a Vienna poi dopo l’Anschluss si stabilì negli Stati Uniti dove insegnava alla Fordham University.
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tique essentiel est la propagande auprès des milieux catholiques plus ou moins remplis de préjugés. J’ajoute que j’ai communiqué à Kérillis (qui est un honnête homme, et pour qui j’ai beaucoup d’estime personnelle) les épreuves définitives du manifeste et qu’il ne m’a pas demandé une seule modification. Longmans Green m’a répondu négativement au sujet de la New Sociology parce qu’ils s’intéressent maintenant à la traduction anglaise de vos Guerres modernes. C’est à Scribner que je vais proposer maintenant la New Sociology, dès que je pourrai entrer en contact avec M. Savage, qui doit être en vacances en ce moment. Vous savez combien je souhaite la publication de ce beau livre, mais vous savez aussi, hélas, ce que les éditeurs américains nous font endurer. Je suis étonné que Paulding ne vous ait pas répondu encore. Je vais m’enquérir de cela. Je sais qu’il a une profonde amitié et un profond respect pour vous. Priez pour nous, mon cher et vénéré ami. Raïssa et moi nous vous prions de croire à notre respectueuse et dévouée amitié. Jacques Maritain J’écris à l’éditeur de vous envoyer 5 exemplaires du manifeste et d’en envoyer un à Miss Barclay Carter.
f580.44 6 septembre 1942 à M. Jacques Maritain Mon cher ami, Je vous ai envoyé un exemplaire de «Nazioni Unite» (United Nations) de New York (27 août) où vous trouverez ma lettre sur le manifeste. Ma lettre a été dictée pour faire face aux objections de mes amis italiens, étant donné la signature de certains qui ont été notoirement en faveur du fascisme. J’espère que vous apprécierez ma position et le ton de ma lettre, très respectueux des personnes que j’ai envisagées sans les nommer. J’aimerais connaître votre impression là-dessus. Sforza m’a écrit que ma lettre était excellente (ottima). J’ai lu l’attaque de Bell dans le «New Leader» et après celle de Paul Costelar. J’ai pensé écrire une lettre au «New Leader»: je suis en relation avec The Editor (M. William L. Bohn). Je serai heureux d’avoir des nouvelles de ma New Sociology. Présentez mes hommages à Madame Raïssa Maritain et veuillez agréer mes sentiments d’amitié et d’estime profonde. Votre L. S. 440
f580.45 (d) Croton Falls, N.Y., september 16, 1942 Don Luigi Sturzo St. Vincent’s Hospital Jackonsville, Florida Cher et vénéré ami, Je vous remercie cordialement de votre lettre du 6 septembre. Je n’ai pu lire encore votre lettre aux «Nazioni Unite» parce que la poste ne me fait pas suivre à la campagne les imprimés, mais je me promets de la lire à mon retour avec le plus grand intérêt, et d’avance je me réjouis que vous ayez eu cette occasion d’éclaircir votre position. Peut-être avez-vous vu ma réponse à M. Bell dans le «New Leader». Dans sa réplique il veut bien faire exception pour vous et moi et nous considère comme des démocrates sincères. Puisque vous connaissez le directeur de la revue, peut-être pourriezvous un jour – mais non pas à propos de cette petite polémique – lui expliquer la situation et dissiper auprès de lui certains malentendus (à l’origine de ceux-ci je crois bien que se trouve l’influence de Sidney Hook39). Dès que je serai de retour à New York je m’occuperai à Scribner’s de votre New Sociology. Ma femme et sa sœur vous envoient leurs respectueuses et affectueuses pensées. Croyez, je vous prie, à la fidèle amitié de votre Jacques Maritain
M. Maritain
f580.46 16 décembre 1942
Mon cher ami, J’ai lu dans la «Nouvelle Relève» [l’annonce] de votre 60ème [anniversaire]40 et m’empresse de vous envoyer mes vœux chaleureux et cordiaux pour votre bonheur et en même temps pour votre œuvre si salutaire pour l’affirmation et la défense de la vérité et des valeurs chrétiennes dans la société. 39 Sidney Hook (1902-1989), professore di filosofia alla New York University, discepolo di Dewey, passato dal marxismo della sua gioventù alla «Nouvelle Droite» e ad anticomunismo militante. 40 Il numero di dicembre del «La Nouvelle Relève» di Montréal era stato pubblicato in «omaggio a Jacques Maritain» per questo anniversario (il 18 novembre).
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Je prie toujours pour vous et votre femme, j’en fais de temps en temps des spéciales intentions dans la messe. Votre œuvre n’est pas encore terminée: vous devrez encore travailler, souffrir et prier, pour vous et pour les autres. Encore des œuvres; après Notre Seigneur vous appellera à la récompense. Toujours cordialement à vous. L. S.
f580.47 [s.d.,su una cartolina di auguri per Natale e l’anno nuovo] Cher et vénéré ami, Je vous remercie de tout cœur de votre si bonne lettre, qui m’a profondément touché. En passant le seuil de la soixantième année, je regarde mon passé et j’y vois surtout des fautes. Que Dieu ait pitié de moi. Je le remercie d’amitiés comme la vôtre. Raïssa et moi nous sommes profondément reconnaissants de vos prières et de votre souvenir à la messe. À vous tous nos vœux très affectueux. J. M.
f580.49 (d) 25 mai 1943 30 Fifth Avenue New York, 11, N.Y. Don Luigi Sturzo St. Vincent’s Hospital Jacksonville, Florida Cher et vénéré ami, Pardonnez-moi de répondre si tardivement à vos bonnes lettres du 25 avril et du 1er mai. J’ai été affreusement débordé de travail tous ces derniers jours et aujourd’hui même je ne puis que vous envoyer quelques lignes en hâte. Merci de tout cœur des deux exemplaires de «People and Freedom» que vous m’avez envoyés avec vos articles sur A New League of Nations sur lesquels je suis en plein agrément avec vous. Bien sûr, je suis très désireux de vous écrire une lettre sur ce sujet comme vous voulez bien me le demander. Mais quand trouverai-je le temps de le faire? Je suis noyé dans les épreuves d’impri442
merie et de travaux en retard. À mon premier moment de liberté je compte bien en tout cas vous envoyer cette réponse. Non, je n’ai pas encore reçu votre livre. L’École Libre, hélas, n’a pas encore de bibliothèque, mais je vais tâcher de le faire acheter par celle de la New School. Je suis navré que la New Sociology soit encore en panne. Merci de tout cœur de ce que vous m’écrivez au sujet de ma lettre sur la Crémieux Law41, et au sujet de mon élection à la présidence de l’École Libre. Avez-vous reçu mon petit livre Christianisme et démocratie? J’espère que votre santé est meilleure. Raïssa a été malade ces dernières semaines mais elle commence à aller mieux maintenant. Croyez, cher et vénéré ami, à nos fidèles affections. Jacques Maritain
(rl) f580.49 30-V-43 Merci beaucoup de votre très aimable lettre: j’attends votre réponse à P. & F. J’ai écrit à St Anthony’s Guild pour vous envoyer mon livre The true Life. Ils ont votre adresse. J’écrirai de nouveau. Mes vœux pour la santé de Mme Raïssa, à laquelle je vous prie de présenter mes hommages. [L. S.]
f580.50 [telegramma del 28 luglio] Wholehartedly with you in these days when Liberation of Italian People is beginning. Jacques and Raïssa Maritain
41 «The New York Times» del 25 aprile 1943, con il titolo Crémieux Law Upheld, aveva pubblicato una protesta di Maritain e del Comitato Esecutivo dell’Ecole Libre des Hautes Etudes (testo in francese in Pour la victoire, 1° maggio 1943) contro il rifiuto del generale Giraud, incaricato dagli Alleati di governare l’Algeria liberata, di far riprendere da Vichy l’abrogazione del decreto Crémieux (1870) che aveva conferito la cittadinanza francese agli ebrei d’Algeria.
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f580.51 19 septembre 1943 St. Vincent’s Hospital Jacksonville, Florida à M. Jacques Maritain Mon cher ami, La tragédie de l’Italie est matériellement la même que celle de la France, mais moralement encore pire. Il faut prier pour que ces jours mortels breviati fuissent, comme dans l’Évangile de St Matthieu. Je viens vous parler un peu de mes affaires avant qu’arrive le temps de m’en aller. Jamais je ne me suis senti aussi isolé comme en Amérique. J’ai essayé de publier mon New Sociology (déjà publié en France sous le titre d’Essai de Sociologie) et pendant deux ans je ne sais pas combien de refus j’ai eus de la part des éditeurs. J’ai publié chez The Catholic University Press et St. Anthony’s Guild Press mon livre The true Life. Sociology of the Supernatural et, cinq mois après sa parution, j’ai eu seulement deux ou trois petites recensions dans la presse diocésaine. Pas un mot dans le «Commonweal», dans «America», dans «The Catholic World» et dans la presse séculière. J’ai tenté de publier le livre sur les guerres modernes paru à Montréal, et Longmans l’a refusé même au titre de vos éditions chez lui42. J’ai la traduction française de mon poème Le Cycle de la Création faite par Mlle Deglaire, la bibliothécaire de Sainte-Geneviève à Paris. Fumet en était enthousiaste mais Desclée ne trouva pas que ce poème eût de la chance sans une préface. Il me dit de prier Claudel. Je le fis mais il arriva que la copie de mon Cycle fut perdue dans le déménagement de Claudel qui juste à ce moment changeait de maison. J’en avais une autre qui était en Belgique à la Radio catholique. Heureusement cette copie arriva à Londres quelques jours avant l’invasion. Je priai Miss Carter de m’en faire deux autres copies. La première fut arrêtée à la douane de Liverpool et la permission de passage fut niée; l’autre finit dans la mer. Finalement j’ai eu une troisième et l’ai envoyée à l’Arbre. Les amis de l’Arbre ont donné un refus sans motivation. Il me reste vous. Serait-il possible de la publier aux Éditions de la Maison Française avec une préface de vous? J’en serais heureux. La traduction est un travail d’une Française très cultivée; l’œuvre fut jugée par Paul [...] la plus grande poésie de la première décade du XXe siècle. J’attends un mot de vous pour vous envoyer le manuscrit. Veuillez agréer, cher ami, mes sentiments d’amitié. [L. S.]
42 Presso questo editore Maritain aveva lanciato con Julie Kernan una collana «Golden Measure» (titolo che evocava la celebre collana «Le Roseau d’Or» che aveva diretto in altri tempi), dove apparvero, tra l’altro, le traduzioni di À travers le désastre e di Grandes Amitiés.
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f580.52 (m) 26 septembre 1943 New York 30 Fifth Avenue En hâte Cher et vénéré ami, J’ai été souffrant ces jours-ci, et je profite du premier instant de liberté pour répondre à votre lettre. Nous pensons avec une profonde douleur à la tragédie soufferte par le peuple italien, et notre cœur est bien étroitement uni au vôtre. Quand je verrai Paulding, je lui demanderai pourquoi le «Commonweal» n’a pas encore parlé de The true Life et je le prierai de presser ses collaborateurs. Je comprends votre peine des difficultés rencontrées auprès des éditeurs américains. C’est, hélas, un résultat de la vie économique ici. Même quand ils trouvent un livre excellent en luimême, ils ne le publient pas s’ils ne se croient pas sûrs d’avance du succès commercial. Je parlerai volontiers du Cycle de la Création aux éditeurs de la Maison Française, mais j’ai peu d’espoir. Je leur ai recommandé récemment un livre de très beaux poèmes, ils m’ont répondu qu’ils ne publiaient jamais de livres de poèmes qu’aux frais de l’auteur. C’est navrant que les éditions de l’Arbre n’aient pas pu le prendre. M. Kubowitzki43 m’a écrit à moi aussi. Je crois que le mieux serait de demander l’avis de l’ex-président de Colombie, M. Santos, pour pouvoir agir sur les milieux officiels responsables. M. Santos était à New York ces derniers temps, mais on me dit qu’il est maintenant à Londres. Si vous pouvez rédiger une note collective je donnerai volontiers mon nom. Je n’ai pas le temps de m’en occuper moi-même car je pars pour le Canada où je devrai enseigner pendant un mois. Je ne vois du reste pas bien comment une note collective pourrait se présenter. Il vaudrait mieux, me semble-t-il, l’envoyer privément aux officiels responsables? Une protestation publique risquerait peut-être de nuire aux juifs de Colombie? Ou bien on pourrait peut-être envoyer une lettre à un journal catholique. Dites-moi ce que vous en pensez. Raïssa et moi nous vous disons notre respectueuse et fidèle affection. Votre Jacques Maritain
43 Leon Kubowitzki (1896-1966), leader sionista, nato in Lituania e stabilito in Belgio, si era rifugiato negli Stati Uniti, dove dirigeva le opere di soccorso del Congresso ebreo mondiale.
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f627.10 le 26 avril 1944
M. J. Maritain
Mon cher ami, J’ai appris avec grand plaisir que vous avez accepté d’être sponsor pour l’initiative du People and Freedom Italo-American Group prise à l’occasion de mon jubilé sacerdotal. Je vous en remercie beaucoup. Je suis pour quelques mois à Brooklyn. J’espère vous voir, avec votre femme. Vous savez que je ne suis pas en condition de venir à New York pour vous rendre visite. Si vous avez une matinée ou une soirée libre, venez ici. Ce sera pour moi une vraie consolation. Mais je n’aime pas vous déranger. Nous sommes unis dans la prière et dans l’espoir d’un avenir meilleur. Veuillez agréer, avec votre femme, mes sentiments de cordiale amitié. Votre L. St.
f603/2.169 (m) 24 mai 1944 New York City 30 Fifth Avenue Cher et vénéré ami, J’espère que les lourdes charges qui ont jusqu’à présent dévoré mon temps à cause des affaires de l’École Libre des Hautes Études vont enfin me laisser un peu de répit. J’en profiterai pour aller vous voir à Brooklyn avec ma femme. Ce mot hâtif est pour vous demander si vous pouvez nous recevoir soit mardi prochain le 30 mai à 4 heures de l’après-midi, soit (de préférence, car cela serait un peu plus facile pour nous) le jeudi 1er juin à la même heure? Ayez la bonté de m’envoyer un mot ou de me téléphoner (GR-4-2972) pour me dire ce qui vous convient le mieux. À bientôt j’espère. À vous notre respectueuse et dévouée affection Jacques Maritain
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34. f603/2.170 (m) vendredi [26 mai 1944]
New York City 30 Fifth Avenue
Cher et vénéré ami, Je regrette de n’avoir pas été à la maison quand vous avez téléphoné. Ce mot en hâte est pour vous confirmer que Raïssa et moi nous irons vous voir à Brooklyn jeudi prochain à 4 heures44. À bientôt. Croyez à notre fidèle et respectueuse affection. Jacques Maritain
Madame Raïssa Maritain 30 Fifth Avenue New York City
f662.96 [copia dattiloscritta] 13 décembre 1944
Ma chère Madame Maritain, J’ai reçu votre brochure Les Aventures de la Grâce. J’en suis enchanté. J’aimerais vous voir quelque jour, mais il est si long, ce voyage… jusqu’à Brooklyn. Acceptez, chère Madame, mes très cordiaux souhaits pour Noël et la nouvelle année, pour vous et pour Jacques. Je sais qu’il est à Paris45 mais il reviendra dans quelques mois. En lui écrivant, veuillez lui donner mes souvenirs affectueux. J’aimerais avoir des nouvelles de Madame Lina Ferrari et ses fils; son adresse avant la guerre était: 59, rue des Mourillons, Paris, XV. Mais votre mari pourrait téléphoner à Madame Russo ou à Madame Nitti pour se renseigner. Merci de nouveau, chère Madame Maritain. Priez pour moi et même pour l’Italie. Votre Luigi Sturzo
44 Dal diario di Maritain (giovedì 1° giugno 1944): «Raïssa ed io andiamo a far visita al caro don Sturzo, a Brooklyn». 45 Ritornato in Francia, dal 10 novembre fino a fine dicembre 1944, Maritain aveva ricevuto dal generale De Gaulle la conferma della sua volontà di nominarlo ambasciatore presso la Santa Sede. Rientrato a New York, dovette ripartire per Parigi e poi per Roma il 1° aprile 1945.
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36. 11 février 194546 à M. Jacques Maritain Mon cher ami, J’ai écrit à Mons. Montini, à Mons. Gramigna, à De Gasperi (ministre des Affaires étrangères) et à I. Giordani, directeur de «Il Quotidiano», organe de l’Action Catholique. J’ai proposé à De Gasperi de voir de faire publier par la SELI (Société Editrice Libraire Italienne) quelques-uns de vos ouvrages. Je suis sûr du grand bien que vous ferez à Rome. Que Dieu soit béni! Agrée, cher ami, ensemble avec votre femme, mes voeux pour votre nouvel engagement comme ambassadeur près du Saint-Siège et mes sentiments de cordiale admiration. Votre Luigi Sturzo
30 Fifth Avenue New York, N.Y.
f658.77 (d) le 23 février 1945
Cher et vénéré ami, Je vous remercie de tout cœur des lettres que vous m’avez fait parvenir pour vos amis de Rome et que j’emporterai précieusement avec moi. Ç’a été pour ma femme et pour moi une grande consolation et une grande joie de vous voir. Merci de tout ce que vous nous avez dit. Priez pour nous. À vous de tout cœur. Jacques Maritain
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Lettera conservata negli Archivi Maritain di Kolbsheim e fornita da René Mougel.
Indice dei nomi
Abensour, Léon, 29, 30 Agostino, santo, 117 Aguirre, José Antonio, 429, 436 e n. Aigrain, René, 238 e n. Alcan, (casa editrice), 76, 122n., 172, 264, 273, 274 Alcan, Félix, 61, 64, 65, 66, 67, 69, 70, 111, 251, 252, 260 Alessandro I Karageorgevic, 266 Alfano, Franco, 300 Alighieri, Dante, 106n., 262 Andrieu, Pierre-Paulin, 54, 58, 399, 401, 408, 414 Aniante, Antonio, 262 Antoine, 207, 208 Antonazzi, Giovanni, VIII Archambault, Paul, 6, 7 e n, 12, 16, 53n., 57n., 72, 78 e n., 80, 82, 83, 85, 143, 144, 147, 230, 234, 237 e n., 238-243, 248-252, 257-259 e n., 260-263, 267-269, 272, 273, 275-280, 282, 284, 288, 289, 302, 303, 329-332, 334, 335, 338, 339, 342, 343 Argiolas, Concetta, VII Ashly, Corbett, 36 Atlee, Clement, 428n. Avril, Albert Marie, 260, 358, 365, 366 e n., 367, 368, 369, 370, 371, 372, 374, 375, 376 Bagnara, Camilla, 5n. Bagnara, Mary, 5n. Bald, Willy, 151n., 155n. Balmes, Jaime, 301 Barbier, Pierre, 85 Barclay Carter, Barbara, 4n., 25, 26, 40, 44n., 51, 104, 106 e n.-108, 112, 113, 192, 265, 278, 279, 315 e n., 324, 349, 351, 366-368 e n., 371, 374, 419 e n., 425, 438, 440, 444 Bargellini, Piero, 382n. Barré, Jean-Luc, 407n., 408n., 413n., 414n.
Bars, Henri, 407n., 413n. Barthélemy-Madaule, Madeleine, 21n., 23n. Barthou, Jean Louis, 266 Baudrillart, Alfred, 229, 230, 233, 234, 409, 415 Baussart, Élie, 6 e n., 12, 16, 151 e n., 152, 153, 155 e n., 156, 157, 159 e n., 160, 161171, 172 e n., 173-184 e n., 185, 186 e n., 187-195 e n., 196-198, 200-204n., 205208, 210-217 e n.-228, 303, 311, 354 Bazin, Germain, 265 Bazire, Henri, 54, 58 Beer, Margrieta, 310 Bell, 440, 441 Bellaigue, Camille, 407n., 413n. Belletti, Maria, 40 Benedetto XV, (Giacomo Della Chiesa), 428 Bergson, Henri, 1n., 116, 117 e n., 126 Bernadot, Marie-Vincent, 357, 358, 359 e n., 361, 362, 363 e n., 374, 408, 414 Bernard-Maître, H., VIII Bertrand, Juliette, 47n., 132, 262, 263, 267, 269, 272, 274, 276, 277, 281, 282, 284, 288 Bertroye, (padre), 399, 401 Bibesco, Marthe, 21, 23 Bidault, Georges, 54, 58, 231, 235, 255, 283 e n., 335, 350-352 Billanovich, Liliana, XIn., XII Billot, Louis, 424 e n. Binchy, Daniel Anthony, 427 Birkenau, Frank, 145 Blanchoin, Albert, 319 e n., 320 Bloch, Marc, VIII, 90n. Blondel, Charles, 53, 54, 57, 58, 96, 98, 99109, 111-116, 118, 120, 121, 124, 125, 127, 128, 130, 135-137, 138n., 139-142, 144, 146, 255 Blondel, Elisabeth, 54, 58, 91, 92 Blondel, (famiglia), 52, 57, 113n. 449
Blondel, Maurice, 1 e n., 12, 16, 53, 54, 57, 58, 110, 114n.-117n., 118 e n., 120, 121n., 122, 124, 126, 127, 130, 132, 136, 143, 144, 230, 234, 293, 357, 361 Bloud, Edmond, 229, 233 Bloud et Cie, (casa editrice), 229, 233 Bloud et Gay, (casa editrice), 7, 47n., 183n., 209, 221, 229 e n., 230, 231, 233 e n., 234, 235, 237, 238 e n., 243, 244, 249, 250, 253, 257, 258, 279n., 284,-290, 293-295, 297, 302, 305, 306n., 308n., 309n., 311, 319, 320, 324n., 327, 332, 340, 342, 351, 353, 359, 363, 366, 367, 423 Bloy, Léon, 151, 155, 424 e n., 425 Blum, Léon, 215, 283n., 315n. Bodart, Jean, 194n., 195, 197, 198, 200, 201206, 211, 213, 214 Boggiano Pico, Antonio, 207 Bohn, William L., 440 Boissard, Adéodat, 54, 255 Boisselot, Pierre, 358, 359n., 362, 363n., 376396, 409, 419 Bonald, Louis de, 408, 414 Borne, Étienne, 335 e n., 359, 363 Boschot, Adolphe, 300 Bossi, Umberto, X Bossuet, Jacques Benigne, 408, 414 Bourlon, J., 265 Bremond, Henri, VII, VIII e n., IX e n., X, XI e n., XII, 2, 229, 233, 254, 265, 349 Breton, Valentin, 314 Briand, Aristide, 81 e n., 239 Brillant, Maurice, 104, 230, 234, 260, 261, 264266, 270, 271, 279, 280, 289, 292, 296, 297, 299, 300, 318, 326, 334, 335, 337, 344-348, 350-354, 359, 363, 365n., 377 Burnham, Ph., 436 Cabane, Henri, 265 Cabrini, (signorina), 394, 395 Caffi, André, 93, 100, 104 Cagnolati, Tonino, 354 Callegari, Ernesto, 2n., 13n., 39 Calvet, Jean, 353 Cambon, (signorina), 386, 387, 388 Cantono, Alessandro, 310 Caret, Jean, 106 450
Carité, Maurice, 229n., 233n., 266-268, 275, 303, 307, 308, 336, 341, 348 Carlo Magno, 405 Caron, Jeanne, 21n., 23n. Carozzo, Ettore, 31 e n. Cartier, 283 Carton de Wiart, Henri, 188 e n. Cassese, Michele, XIn. Castelli, Enrico, 121n., 122n., 123 Castelnau, Édouard de la Courrières de, 27 e n., 315n., 316n. Cavazzoni, Stefano, 403 Cecil di Chelwood, Robert, 95, 96 Cervani, Grazioso, 139 Chamberlain, Austin, 138, 139 Chamberlain, Neville, 215 Champetier de Ribes, Auguste, 293 e n., 355 Chanson, Paul, 106 Charles de Focauld, (comunità), 153n. Chauvin, Paul, 299 Chénon, Émile, 237 e n. Chenu, Marie-Dominique, 358, 362, 372n., 373 Chevetogne, (comunità), 153n., 157n. Chevrot, Georges, 230 Chiti, Mario, 310 Christianus, pseudonimo di Étienne Borne, 359, 363 Claudel, Paul, 391, 392, 393, 444 Clayton, Joseph, 419n. Clérissac, Humbert, 357, 361, 407, 413 Coccato, Agnese Lauretta, XIIn. Cochin, Augustin, 55, 59 Colens, Luis, 172 e n. Colin, A., (casa editrice), 53n., 57n., 121n., 229n., 233n. Coolen, Georges, 265 Coornaert, Émile, 90 e n., 107 Cornilleau, Robert, 83, 183n., 425 Costantino, 405 Costelar, Paul, 440 Coutrot, Aline, 210n., 316n. Cracco, Giorgio, XIn. Craeybeckx, Jan, 151n., 152n., 155n., 156n. Crawford, Virginia Mary, 51, 52, 322, 419n. Crespi, Angelo, 48 e n., 104 e n., 105, 137, 138, 419n.
Cripps, Strafford, 428n. Crivellin, Walter E., 357n., 359n., 361n., 363n., 382n. Croce, Benedetto, 2, 341 Daladier, Edouard, 247 De Gasperi, Alcide, 448 De Gaulle, Charles, 57n., 230n., 234n., 246n., 446n. Deglaire, Valentine, 244, 245, 269, 366-368 e n., 390-396, 444 Degni, Francesco, 310 Degrelle, Léon, 6, 152, 156, 203n., 204, 214 Delbreil, Jean-Claude, 12n., 16n. Delcorde, Paul, 354 Del Giudice, Filippo, 333 Della Rocca, Ferdinando, 411n., 417n. Della Rocca, Guglielmo, 310 Delos, Joseph Louis Aimé, 339, 426 e n., 429, 432 Del Pietro, Luigi, 317 De Luca, Giuseppe, VII, VIII e n., IX, XI e n., XII, 310 Delumeau, Jean, XI De Rosa, Gabriele, XIn., XII, 1n., 5n., 8, 11n., 13n., 15n.,17n., 132n., 407n., 413n. De Rosa, Sabine, VII Desclée, (casa editrice), 444 De Spirito, Angelo Michele, XIn. Detouef, Auguste, 140 e n. Devarrieux, 355 De Vecchi, Cesare, 403 Dewey, John, 441 D’Haulou, 325 Dillon, (padre), 424, 425n. Domenico, santo, 377 Donati, Giuseppe, 4n., 42, 404 Doucy, Louis, 339 Ducatillon, Vincent, 421 e n., 422n., 426 e n., 429, 433, 435 Duchesne, Albert, VIIIn. Duffy, (signorina), 325 Durand, Jeanne-E., 230, 234, 288, 309, 320, 325, 327, 330, 332, 333, 341, 345 Durkheim, Émile, 260, 424n. Duthoit, Eugène, 70 e n. Eblé, Maurice 106, 107
Eden, Anthony, 214, 436 Edoardo VIII di Sassonia-Coburgo, 134n. Einaudi, Luigi, 423n., 435 Einaudi, Mario, 423 e n. Elisabetta I d’Inghilterra, 431 Enrico VIII d’Inghilterra, 431 Fabriani, Arnaldo, 93, 94 Faidherbe, Ambroise, 178, 365, 366, 367, 369, 396 Farrell-Vinay, Giovanna, 410n., 416n. Favre, Jules, 424 Fay, Bernard, 107 Ferrari, Francesco Luigi, 2, 4n., 11 e n., 15 e n., 42, 72 e n., 86 e n., 88, 89, 91, 96, 102107, 159 e n., 172, 173, 178, 243, 246, 404 Ferrari, Lina, 447 Ferrari, (signora), 89 Ferrero, Guglielmo, 312n. Fiévez, Marcel, 167 e n. Filippo II d’Asburgo, 433 Filippone Thaulero, Matthias, VII Flandin, Pierre-Etienne, 129 Fliche, Augustine, 311 Flory, Charles, 12, 16, 53, 54, 57, 68, 89, 90, 92-96, 98, 99, 101, 102, 109, 110, 119, 121, 128, 129, 131, 133, 143, 145, 146149 Fogazzaro, Antonio, X Folliet, Joseph, 319 Fontenelle, René, 50 e n., 51, 202 Foucarde, Michel, 426n. Fouilloux, E., 359n., 363n. Franc, pseudonimo di Padre Bertroye, 399 e n. 401 e n. Franco, Francisco, 13, 16, 142, 210, 336, 409, 415, 427, 430, 438 Fumet, (casa editrice), 444 Furet, François, XI Gallimard, (casa editrice), 314 e n. Gallouedec Genuys, Françoise, 53n., 57n. Garrigou-Lagrange, Reginald, 121 e n., 122, 123, 125, 357, 358, 361, 362, 407, 409, 413, 415 Gaultier-Voituriez, Marie-Louise, 21n., 23n. Gay, Elisabeth, 230, 234 451
Gay, Francisque, 3, 7, 12, 16, 49, 50, 51, 83, 85, 134, 229, 230 e n., 231, 233-235, 237 e n., 242-254, 256-260, 262-269, 271, 273279, 275-291, 293-296, 298 e n., 299-306 e n, 307, 309-315, 317-320, 322, 323, 325-331, 333, 335 e n., 337, 340, 341, 344, 345, 347, 348-354, 359, 363, 409n., 415n., 438n. Gemelli, Agostino, 55, 59, 113n., 116 Ghéon, Henri, 229, 233 Gillouin, René, 72n. Gilson, Étienne, 207 e n. Giordani, Igino, 448 Giraud, Henri Honoré, 443n. Goichot, Colette, VII Goichot, Émile, VII, VIII e n.-XII e n., 1-5 Goichot, Lucienne, VII Gonling, (padre), 428 Gooch, George P. 44n., 98, 99, 108 Gorce, Mathieu Maxime, 126 e n. Gordiani, 319, 325 Gosling, 419n. Goyau, Georges, 265 Grabmann, Martin, 308 e n. Gramigna, (monsignor), 448 Grandi, Achille, 2n., 38 e n. Gril, Étienne, 294 Grolleau, Charles, 350 Gronchi, Giovanni, 403 Grüben, Herve de, 107 Gueroult, Martial, 85 Guichard, Marie Thérèse, 21n., 23n. Guillemin, Henri, 359, 363 Guthrie, Hunter, 138, 139 Guy-Grand, 342, 343 Hauvette, Henri, 261 Hermant, Max, 115, 119 Herriot, Edouard, 21, 23 Hildebrand, Dietrich von, 439 e n. Hitler, Adolf, 1, 6, 193, 214, 218, 220, 223, 271 e n., 344 Hollis, Christofer, 427 Hoog, Armand, 134 Hoog, Georges, 27, 30 e n., 33-35, 37, 38, 4144, 46, 47 Hook, Sidney, 441 e n. Horst, 98 452
Hourdin, Georges, 266 e n. Hügel, Friederich von, 112 Huisley, (cardinale), 324 Innitzer, Theodor, 216n. Isambert, André, 138-142 Jacini, Stefano, 341 Jacks, Lawrence Pearsall, 112 Jacquemet, Gabriel, 339 Jacquet, René, 256, 258, 321 Joassart, Bernard, 151n., 155n. Journet, Charles, 359, 363 Juvisy, Boisselot de, 280 Kamnitzer, Ernest, 392 Kant, Immanuel, 113n., 126 Karlgren, Anton, 221 Kérillis, Henri de, 246 e n., 438 e n.-440 Kernan, Julie, 437 e n., 444n. Klausener, Erich, 263 Kochnitzky, Leon, 132 e n., 376 Kolbsheim, Vera, 410, 416 Kubowitzki, Leon, 445 e n. Laberthonnière, Lucien 54, 58 Lacoste, J. 265 Lagrange, Marie-Joseph, 279 Lajeunie, Étienne-Marie, 357, 358, 361, 362, 408, 414 Lalande, André, 121 Lambert, Marc, 353 Lammenais, Félicité Robert de, 33n. La Porte, René de, 86 La Pradelle, Jean de, 315, 316, 325, 390 Larat, Jean, 7, 342, 343 Laudouze, André, 357n., 358n., 361n., 363n. Laval, Pierre, 129, 283, 291 Lavelle, Louis,112, 113 Lavergne, Bernard, 87 Lavigerie, Charles-Martial Allemand, 424 Lazzarini, Antonio, XIIn. Leblanc, Sylvan, VIII Leblond, Claude, 138 e n. Leborgne, (abate), 301 Le Fur, Louis, 76 e n., 78, 84-87, 238, 242 Le Goff, Jacques, XI
Léger, Augustine, 53, 57 Legrand, 193 e n. Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Pecci), 164, 424 e n. Levie, Jean, 188n. Levie, Michel, 188 e n. Lévy-Bruhl, Lucien, 424 e n. Libon, Micheline, 151n., 155n. Lisbonne, 67, 76, 250 Loisy, Alfred, XII e n. Longmans, Green, (casa editrice), 437 e n., 440, 444 Lorin, Henri, 54 Luigi XIV di Francia, 431, 433 Lumbrales, (professore), 107 Mabille, Xavier, 151n., 152n., 155n. MacDonald, Ramsey, 271 Machiavelli, Niccolò, 297 Mac Iver, Robert, 437 Mackintosh, (signora), 192 Madelin, Louis, 282 Maghe, T., 303 Magnin, Étienne, 279, 280, 282, 285, 286, 287, 332, 337 Maistre, Joseph de, 408, 414 Malandrino, Corrado, 423n. Malaparte, Curzio, pseudonimo di Kurt Erick Suckert, 262 Malaterre, Henri, 21, 23 Malaterre-Sellier Germaine, 2, 12, 16, 21, 23, 25, 26-28, 30-33, 35, 36, 38-40, 47, 48 e n., 50-52, 137n., 409n., 415n. Manacorda, Guido, 382 e n.,-385 Mangoni, Luisa, XIn. Maria I d’Inghilterra, detta la Sanguinaria, 431 Maritain, Jacques, 3-5 e n., 6, 49, 51, 259 e n., 293, 294, 357-359, 361-363, 407 e n.-411, 413-417, 419, 420 e n.-425, 426 e n., 430, 431, 432, 434-437 e n., 440-448 Maritain, Raïssa, 3, 5n., 407, 410, 413 e n., 416, 422, 423 e n., 430, 432 e n., 437 e n.440, 442, 443, 445, 447 e n. Marshall, Cicely Mary, 278 Martin, A., 227n. Martin, Victor Fond, 311 Marty, (vescovo), 358, 362
Marx, Karl, 430 Massis, Henri, 125, 229, 233, 357n., 361n., 407-409, 413-415 Matteo, santo, 444 Mauriac, François, 125n., 359, 363, 409 e n., 415 e n. Maurras, Charles, 4, 5, 58, 230, 234, 283 e n., 300n., 357, 361, 407, 408, 413, 414 Maydieu, André-Jean, 357, 361, 389, 392394, 396 Mayeur, Françoise, 229n., 230n., 231, 233n., 235n., 306n. Mayeur, Jean Marie, 151n., 155n. Mazzantini, Carlo, 114n., 116, 121n., 122 Mc Gowan, (padre), 434 Meda, Filippo, 341 Menant, Guy, 310 Mendizábal Villalba, Alfredo, 97 e n., 99, 396, 409, 410, 415, 416, 419 e n., 420n. Merklen, Leon, 399-405 Meyerson, Émile, 424 e n. Michelin, Alfred, 90 e n. Milani, Fulvio, 403 Milhaud, Darius, 269-271, 376 Mille, Pierre, 282 Molotov, Vjaceslav Michailovic, pseudonimo di Vjaceslav Michailovic Skrjabin, 436 Montalembert, Charles Forbes conte di, 33n., 55, 59 Montini, Giovan Battista, 448 Moore, Anthony, 419n. Morelli, Anne, 151n., 155n., 157n. Morienval, Jean, 279 Mougel, René, 407n., 413n., 419n., 448n. Mounier, Emmanuel, 259n., 308 Mourret, Fernand, 229, 233 Mulla, Paul M. A., 122 Murray, Gilbert, 95, 96 Mussolini, Benito, 124, 125, 142, 186, 187, 215, 218, 220, 226, 283, 284, 359, 363, 400, 402, 403, 405, 406, 427 e n., 428430, 438 e n. Napoleone III Bonaparte, 424 Nardelli, Flavia, VII Naudet, Paul, 183n. Nédoncelle, Maurice, 349 453
Neuhor, Jean Frédéric, 419n. Neuville, Jean, 151n., 155n. Nitti, (signora), 447 Noailles, Anna de, 21, 23 Noble, Henri Dominique, 379 e n. Noth, Ernst Erich., 349 O’ Hea, (padre), 192 Olgiati, Francesco, 146 e n. Ollivier, (padre), 425n. Onaindia, Alberto de, 316, 317 Ormesson, Wladimir d’, 128 Pachitch, Nicola, 145, 146 Painlevé, Paul, 35n. Palanque, Jean-Rémy, 145 e n. Paolo, santo, 425 Papini, Giovanni, 262 Pasquini, Giulio, 319 Paulding, G.C., 429 e n., 435-438, 440, 445 Pauwels, 355 Payot, (casa editrice), 307 Pedone, 75-78 Pègues, Thomas, 357, 358, 361, 362 Péguy, Charles, 424 Perron, Guy du, 73 Pétain, Henri, 427, 430 Pezet, Ernest, 49 e n., 293 e n., 352 Picchi, Mario, XIn. Pio X (Giuseppe Sarto), 4, 22, 24, 207, 407n., 413n., 424n. Pio XI (Achille Ratti), 2, 4, 6, 54, 58, 113n., 152, 156, 202, 207, 211, 221-223 e n., 229, 358 e n., 362 e n., 394, 399, 401, 405, 408 e n., 409, 414 e n., 427, 432 Pio XII (Eugenio Pacelli), 50, 222, 223 e n., 439n. Platone, 126 Pochard, Jean, 318 Poincaré, Raymond, 36n. Portier, Lucienne, 261 e n., 262 Pottier, Antoine, 207, 208 Poulat, Émile, VIII e n., XI e n., 399 e n., 401 e n. Power, Roper, 419n. Prélot, Marcel, 2, 3 e n., 12, 16, 53, 54, 57, 58, 61-71, 73-77, 79-90, 106, 107, 109, 131, 454
133, 148, 237n., 240-243, 260, 303, 305307, 309n., 323, 325, 365 Prévotat, Jacques, 54 e n., 58 e n., 357n., 358n., 361n., 362n., 399 e n., 401 e n. Pritchard, Bertha, 325 Prunière, Henri, 245 Psichari, Ernest, 424 Puccinelli, 395 Rabeau, Gaston, 121n., 122 Rádl, Emanuel, 374 e n., 375 Rawson, Marion, 325 Rémond, René, 399n., 401n. Renard, Georges, 210, 386, 388 e n.-390 Renaudin, Paul, 53, 57 Revel, Jacques, XI Reymond, 279, 280, 289, 292, 297, 299 Richard, G., 260 Richard, Jean, 47n. Richard, L. 314 Rimau, Jean, 123 e n. Rodel, 344 Roland-Gosselin, Benjamin-Octave, 372n. Romeyer, Blaise, 319 Roosevelt, Franklin Delano, 410, 416 Rosa, Italo, 310 Rosmini, Antonio, 2 Rossetti, Marie, 253 Rossi, Mario, 432 Rovan, Joseph, 94n. Royer, (signora), 120 Ruffo, Gabriella, 12, 16, 25 Russo, Domenico, 49 e n., 50, 51, 115, 279, 365n., 378 Russo, René, 115, 148, 378, 380-383, 387, 390 Russo, (signora), 447 Salazar, Antonio de Oliveira, 427, 430 Salmoli, 83 Salvemini, Gaetano, 211, 213 Sambrée, 102 Sangnier, Marc, 11-13, 15, 16, 21-24, 26, 27, 29, 30 e n., 32, 33, 40, 42-46, 53, 57, 229, 233, 309 e n. Santos, Eduardo, 445 Sarraut, Albert, 293n.
Savage, 440 Savantier, 264 Scattolini, Virginio, 112, 113n. Schmidt, Guido, 49 Schmitt, (signora), 296, 298 Schrameck, Abraham, 4 Schumann, Maurice, 391 e n. Scribners, (casa editrice), 437, 440, 441 Seguy, Jean, XI Seigneur, Marie Thérèse, 219, 221-223 Seigneur, Pierre, 219 Sépulcre, Jean, 192-195 Sépulcre, Léon, 307, 308 Serra, Enrico, 73n., 219n. Serrano Suner, Ramon, 409, 415 Serrarens, Petrus Josephus Servatius, 107, 207 e n. Sforza, Carlo, 91 e n., 95, 97, 111, 145, 146, 182 e n., 314 e n., 432 Sharemberg, 438 Sheed, Frank, 438 Sicca, Michele, 322, 325, 435 Simon, Paul H., 140 Simon, Yves, 426n. Simondet, Henri, 107 Simpson, Wally, 134n. Sirey, 133 Solages, Bruno de, 391 e n. Solzbacher, 228 Soreil, 219 Soulairol, Jean 283, 305, 309-311, 324 e n., 325, 341 Spaak, Paul-Henri, 293 Spencer, Herbert, 117 Spicq, C., 391n. Stagliati, Giuseppe, 42 St Anthony’s Guild, (casa editrice), 443, 444 Staviski, Serge Alexandre, 405 e n. Steed, Henry Wickham, 91 e n., 95, 98-100, 102, 108, 109, 128-130, 135, 136, 138, 324, 352, 355 Stefanini, Luigi, 310 Stratmann, Franziskus, 78 Sturzo, Emmanuela, detta Nelina, 34 e n., 40, 77 Sturzo, Mario, IX e n., 1 e n., 4, 6, 11, 13, 15 e n., 16, 340, 407 e n. 413 e n., 424
Sutton, Michaël, 54n., 58n. Swartz, Germaine, 261 Tacchi Venturi, Pietro, 431 Taizé, (comunità), 153n., 157n. Talamo, Salvatore, 207 Tangorra, Vincenzo, 403 Teresa d’Avila, santa, 2 Teresa di Lisieux, santa, 353 Terrasino, Giuseppe, 302, 304, 305 Terrenoire, Élisabeth, 229n., 233n. Terrenoire, Louis, 230 e n., 234 e n., 313, 316, 324, 344 e n., 419n. Tessier, Gaston, 255 e n. Tessitore, Fulvio, XIn. Testis, pseudonimo di Maurice Blondel, 54, 58 Tharaud, Jean, 102 e n., 103 Tharaud, Jérôme, 102 e n., 103 Thyssen, von, 354 Tiberghien, Pierre, 258 Tommaso d’Aquino, santo, 2, 123, 308, 408 Toniolo, Giuseppe, 207, 208, 289 Tranvouez, Yvan, 357 e n., 361 e n. Trilles, 302 Trogan, Edouard, 292 Troude, Robert, 339, 383, 385 Trouillard, Jean, 121n. Undset, Singrid, 303, 436 e n. Vallery-Radot, Robert, 229, 233 Van Roey, Jozeph-Ernest, 152, 156 Vansteenberghe, Edmond, 308n. Van Zeeland, Paul, 152, 156, 184n., 203n., 293, 429 Vassallo, Ernesto, 403 Vauchez, André, VIIIn. Vaussard, Maurice, 11 e n., 12, 15 e n., 16, 53, 57, 61, 67, 72n.-75, 77, 78, 81, 85, 86, 89, 100, 104, 219, 224, 244, 246, 254, 262, 263, 274, 314, 320, 321, 323, 325, 369371, 419n. Venturi, Adolfo, 425 Venturi, Lionello, 425 Verdier, Jean, 315 e n., 316n., 424 Vernet, Félix, 321 Vialatoux, Joseph, 339, 347, 353, 354 455
Viatte, Auguste, 426 e n., 432 Vignaux, Paul, 107, 426n. Villard, Pierre, 407, 413 Vovelle, Michel, XI Voyze, Raymond, 26, 27 Vrance, Georges, 106 Vrin, (casa editrice), 273 Wall, B. 112 Weiss, Louise, 21, 23
456
West, Rebecca, 295 Wierzbicki, Sabine, 21n., 23n. Wilbois, Joseph, 338 Wirth, Joseph, 94 e n. Withe, (padre), 192 Witte, Els, 151n., 155n., 156n. Zambarbieri, Annibale, XIn. Zay, Jean, 293 e n. Zernatto, Guido, 438, 439
Indice
Émile Goichot non c’è più di Gabriele De Rosa
VII
Prefazione di Gabriele De Rosa
1
Avant-propos di Émile Goichot
9
Introduzione di Émile Goichot
13
Note de l’éditeur
17
Nota del curatore
18
Nota redazionale
19
Autour de «La Jeune République»: dès conférence de Paris à la guerre d’Espagne Attorno alla «Jeune République»: dalla conferenza di Parigi alla guerra di Spagna «Politique», Prélot et la famille Blondel «Politique», Prélot e la famiglia Blondel
21 23 53 57
Élie Baussart et «La Terre Wallonne» Élie Baussart e «La Terre Wallonne»
151 155
Francisque Gay et «L’aube» Francisque Gay e «L’aube»
229 233
Les Dominicains, l’Action française et «La Vie Intellectuelle»
357
I Domenicani, l’Action française e «La Vie Intellectuelle»
361
Appendice Escarmouches avec «La Croix» Scaramucce con «La Croix»
399 401
Les Maritain et les annĂŠes amĂŠricaines
407
I Maritain e gli anni americani
413
Indice dei nomi
449
Finito di stampare nel mese di maggio 2004 dalla Rubbettino Industrie Grafiche ed Editoriali per conto di Rubbettino Editore Srl 88049 Soveria Mannelli (Catanzaro)