La democrazia cristiana ai lavoratori

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LA DEMO CRAZ IA CRIS TIAN A Al LAVORA TORI


LAVORATORI I

Il fascismo crolla nel sa11guc e nel terrore, schiacciato dalla catastrofe nazionale che esso ha provocalo. Dopo vent'anni di oppressione. il popolo italiano leva la test.i e reclama giustizia e libcrlll. Questa, amici, l'ora della Democra zie Cristiana, l'ora in cui il senso di fraternità che d aninrn, deve stringerci 111 u11 blocco compatto di energie e volontà ri1111ovnlrici. COMPITI D'EMERGEMZA

Bisogno salvare il Paese dal disordine della disperazione; bisogna riparare strade, pon ti, ferrovie, c.:cntrnli elettriche, acquedotti ; bisogna rifore le nostre scorte di viveri, di car· bc111c, di benzina, cli concimi chimici, aiutare i contadini a ristabilire la vita dei campi, occorre riaprire le officine; rin· novMe I' n1111ninislrazionc dei comuni, drllc provincie e dello Sinio ; sprigionare tutte le energie popolari e chiamarle all'opera di ri11novamento e di ricostruzione. Tullo questo deve essere fntto con disciplina, ron ordine, con giustizia e deve esser iatlo uonO$taulc che per c1ualche mese ancora la guerrn continui e l'lfalìa sia tenuta a dnr mano agli Alleati,affinchè, dopo tanta tragedia, si arrivi finalmente ad una pace equa e duratura. CASA MUOVA

Supernto qucsl'ultimo periodo di guerrn e di t·rncrgcn· za, bisognerh poi fare casa nuova I Il popolo sarà chiamato con una votazione a suffragio 1111ivcrsnlc n dire se vuole uno stato democratico sul serio, e se n capo di tale stato vuole un sovrano o un presidente di repubblica. Per il 1110111cn to qucstn seconda questione, che è 1111n questione di forma, non deve dividere e pnrnliiznrc i nostri sforzi uni· tnri di riroslruzione. Decideremo dopo 1:1 fi ne della guerra. Intanto mettiamoci d'accordo sull'essenziale. L'essenziale per


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i Democratici Cristiani, è che, sia sotto la forma monarchica, com'è l'Inghilterra, sia sotto la forma repubblicana, qual'è l'America dcl Nord, lo Stato sie veramente in meno del popolo. Basta ·1a dittatura, basta con le camarille, basta Il dominio della ptutucrazin ! Ma non voglia1110 11c111mcno ìl dominio caotico della piazza, il potere dispotico di de111 a· goghi , improvvisali e terroristi. Il co1111111e deve essere restituito al popolo, In pruvin· eia deve: essere amministrntn dai rappresentanti eletti da lla popolazione e Ira le istituzioni locali e i dicasteri centrali bisogna creare dei governatori e delle giunte elettive clclh: Regioni,_ perchè non sin necessario ricorrere sempre ai Mi· nistri o al Parlamento, e pcrchè ogni Regione abbin, nel· l'unità dello Stato, 1111;1 propria sl~ra antQnoma. La Camere del Deputati deve essere !!letta dal popolo col suffrngio universale, il Senato deve essere prevalente111e11tc cletlivo e rnpprcsentnrc gli interessi socinli di tulle le 'categorie prod uttive, riunite nelle organizzazioni del lavoro e della professione. Disogna anche finirla con le troppe crisi ministeri.lii e con le troppe mutazioni di governo. Abbiamo bisogno di un governo forte e steblle e si troverà modo di impedire' In faziosità di gruppi e partiti che mirano solo a rovesciare i governi. Le megistreture deve essere indipenclenlc e stare sopra i partiti. Riformata così In costituzione dello Stato, creeremo una cCorte Suprema di garanzia», quale esiste negli Stati Uniti ; un consesso cioè di altissimi magistrati, i quali veglie· ranno perchè la costih1zio11c non venga un'altra volta tra· ditn e la libertà del popolo 110 11 sia messa in pericolo da tentntivi provenienti dall'nllo o da disordini dal basso. Questo è lo Stato de111ocratico che vogliamo, una case di tutti gll Italiani, aperta e tutti nello stesso mo• do, senza privilegi per nessun partito, n• per


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ne11une cle110. Una democrazia ordinata, sincera, libera e pacifica, non un sistema rivoluzionario, che sia un fnscismo a rovescio. DEMOCRAZIA ECONOMICA Vero è che questa costruzione politica è solo la scatola dell'edificio: se lasciamo alla base le 11ecchia fondamenta e all' interno le stesse travature e le stesse volte, la demo· cra:.r.ia sarà soltrmlo formale e il 111uta111c11to non sarà ne definitivo nè sicuro. Oltre le ri forme politiche, bisogna dunque realizzare delle riforme nella struttura economica s ociale. Non basta In libertà ci vuole la gius1:i?.ia soci.ile ed eéonomica. Le fondamenta e le pietre angolari dell'edificio devono eSicrc le forze organizzate de l la voro. Leveratori dei campi • dalle officine, del commercio e delle professioni, del pensiero e tiella penna, la base della nuova con1uuità nazionale sa· rete voi, se lo vorrck con tenacia, se vi preparerete con ~o,cienza, se sa1ete capaci di iniziative disciplinate. Noi vi chiamiamo all'organizzazioue del lavoro (si11dacnle e professionale), a ricostituire le coopcrnlive e le casse rurali, a sviluppare l'artigianato e la piccola industria, a raffortnre la classe dci piccoli e mcdi proprietari ngricoli. Sono le vostre forze autonome che costituiranno la società tli donrnni. Un popolo li bero e maturo, cons11pevole dcl proprio destino, 11011 hn bisogno di dittature o di provvedimenti che deprimono l'iniziativa personale: si sal va da se. La politica sociale dello Stato dovrà però aiutarvi e aprire la via, abbattendo gli ostacolì creati dall'egoismo urna· no e dallo sgoverno. facendo anzitutto appello a tutte le risorse disponibili e a tutte le forze sociali, lo Stato deve bandire per sempre lo spettro della d lsoc~ upazlone, Non il sussidio, ma il lavoro è la questione essenziale


Lo Stato deve fnre un piano di lavori e sviluppare una politica economica In modo che ci sia lnvoro"per tutti, sin pure tenendo conto - ove occorra - di proficue correnti mi~ratorie.

La second,1 mela della politica economica deve essere

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la diffusione della proprietà privata. Bisogna mirnre nd abolire il proletnrinto. li tipo dcl iialarialo puro che non possiede che Jc braccia e In prole affamala, deve sco111pa1ire. Il lavoro deve assicurare a ciascuno non solo il ncccs· sario per il 1r::rnlcni111cnto della forniglia, n1n anche il 111czzo di fare dei rispnr111i. Lo Stnto ha il dovere d'i ntervenire per impedire I' ec• cesslvo accumularsi della ric:c:he:u:a. La colpa principale di questa tremenda piaga dclln plutocrnzin lu proprio lo Stato coi suoi appalti, colle sue forniture di pa:e e di guerra ; e quindi è dello Stato anche il dovere di demolirla e renderla in futuro impossibile. L' Italia è un paese povero ; se vi sono troppi ricconi, vuol dire che vi sono troppi miserabili. Qui devono pun· torc gli sforzi della nostra poli tica e.co110111ica, fiiianziaria e fiscale. IL MOSTRO PRç>GRAMMA SOCIALE

Noi non handi111110 per la soluzione dei com plc!;si problc· mi economici e sociali umi 11nic;1 formula come toccasnna ji tutti i mali. La vita economica ha aspetti vari che hanno va· rie esigenze. Nè dimentichiamo che I' llnlia hn una struttura economica caratterizzata dalla piccola industria e proprietà, cui non sono applicabili sistemi e metodi adottati in al tri paesi, ove la formazione di enormi impianti industriali gc· stili dallo Sinio è favorita dalla ricchezza delle materie pri· me, che a noi difettan<). La varietà dunque delle riforme da noi propugnale non


è frutto della mancanza di chiare linee direllive, ma del sen-

so di realismo e di aderenza all e effcllivc esigenze della produzione e della giustizia sociale. Propugnamo tra I'allro : - il c:ontrollo fermo rii tutte le c:oallzioni d'imprese che tengono a regolare il mercato, come delle im prese singole che mirino a conquistare posizioni monopo· listiche e, nei casi piii gravi, da valutarsi dal punto di vista tecnico-economico, la soc:ializza zione di determinate im· prese a carattere prcvaléntemente e fntalmcntc mo11opolistico ; - la participaz ione del lavoratori - operai, dirigenti, impiegali - :igli utili dell'impresa e lAzionaria to operaloì ove lo couscnlano le dimension i dell'impresa, il c11rallcrc della prod111.1one e le esigenze lecnico-:11mni nislralive. La partecipaz ione, come la coope raJ:ione, ~proposta come uno dei sistemi piC1 efficaci per integrare e, per quanto possibile, sostituire la corresponsio11e dcl giusto salario fami· c-li:1rc, che deve essere, comL111<1uc, il minimo e In bnsc della retrib11iionc operaia ; - la casa al lavoratore, e cioè la possibililà orferla a lutti i lavoratori di poter giungere alln proprietà dell'abitazione. I mezzi idcnei all o sco po sono vari e vanno dall'adozione di !orme analoghe a tJ11clle assicurative, a quella di nzio11i speciali nel cnso dcll'nzionarinto del lavoro, alla revisione dcl regime della proprietà immobiliare urbana, ccc. ; - lo s viluppo delle assicurazi oni sociali ; - la difesa dell 'artigianat o. HELL' AGRICOLT URA

Il riscatto delle terre da parte del contadini co111111a riforma terriera che limiti la proprietà fondiaria per consentire il raflorznmc nlo della categoria dci piccoli proprietari. L'attuazione di tale riforma dovrò farsi con i criteri più appropriati ai luoghi, alle condizioni e alle qualità dei terreni


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e agli aspetti produttivi. Sarà assicurnto in ogni caso ai lavoratori agricoli il diritto di prelazione con fncililnzioni fiscali e finanziarie per l'acquisto e la conduzione diretta dci fondi. Ma in quei casi, in cui ragioni tecniche lo impongono, le ter· re saranno gcstile in regime dì associazione cooperativa a li1>0 industriale, meglio rispondente talora alle esigenze dcli~ produ7.ione. Anche la colonizwzione dcl latilondo dovrà trovare finalmente la sua effettiva athrnzionc nel cornplessn quadro delle riforme agrarie. Le speranze della l'irrnscita itnliana molto si fondano su 111111 classe li bern e ~ana di contadini. In ltnlia i brnccianli sono nssolutnmcntc troppi ; anche i proletari della terre devono scomparire. · Propugnano inoltre ; - una severa polilica fiscale , che grnv1 111 forrna progressiva sprcie sui redditi non rcinvestili prodnl· tivninente e sui capilaii non applicati al fallo produttivo. In generale, unifica te le imposte e semplificalo il sistema di accertmnen to, li criterio della progressività, coli' esenzione delle quote minime, costituirà il pernio fondamentale del sistema lributnrio.

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Queste le li nce so111111arie ed essenziali del noslro pro· grnmmn sociale. I lavoratori sono i11vitnti a meditarle, a integrarle con noi e soprnthrtto ad aiutarci a nielterle in pratica. Ogni conq uista sociale è frutto di tenace lavoro e di fraterna solidnrictll. Lo stato di estrema povertà e cli devastazione in cui l'Italia si troverà alla fine della guerra richieder/I I' nlncrc <'On· corso di tutti per la ricostituzione di 1111 reddilo nazionale, !lenza il quale è inutile parlare di programmi sorinli e di equa distribuzione dci beni. Prima produrre, poi ripartire. Mettiamo in guardia i lavoratori dalle illusive spcrnnzc fondale su improvvisazioni e violente trnslormnzloni sociali,


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Unn rivoluzione violenta porterebbe lnevitabìlmente i fntti l' hanno altrove provatO - u concentrare tutte le forze ne lle mani dello Stato, cioè di pochi uomini che di· sporrebbcro di tutto e di tntti, sostituendo così al capitalismo privalo il capitalismo di Stato, certo più ferreo ed esigente : il lavoratore che salariato era, s.1lnrinlo rimane ; schiavo due volte, deve all'uniro padrone, lo Staio, la sua soggezione politica cd economica. M:1 alla li bertà, negatagli dn una ull rnvcnlcnnalc di ttaturn, il nosh'o popolo non può abdicare, n pena di ccmoscersi irremissibilmente degno della sc rvitì1. , Perciò siamo disposti a tutte le riforme economiche ragionevoli, ma fatte co n disciplina, colla volontà della maggiornnza lcgalrncntc constatala e dopo ave r s11lvaguardnta In propria libertà personale.

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Amici democratici cristiani I Questi i nostri propositi nel campo politico-sociale : nniamoci per renderli possibili e per realiz1.1rli. Ma siamo anche consapevoli che premessa indispensa· bile e caparra di ogni sana riforma sociale è la formazione d' unn coscienza cristiana. Se non c'è coscienza, se non c'è morale, le 'mangerie e le soprnHn7.ioni continueranno, I' amministrnzionc pubblica sa· rà corrotta, gli esecutori delle leggi si lasccrnnno comprare, i rnpprcsentnnti del popolo lo trnd irnnno. Ecco pcrchè dobbiamo legare tutte le riforme politiche ed economiche ad una salda educazione morale. Senza lo spirito cristiano che la animi, In demo:razia economica, sociale e politica farà fallimento. Il materialismo non può darci il progresso dell'uomo inticro. E noi pensiamo in11nn1.i tutto che gli italiani per creare una patria prospera e pacifica dovranno nutrirsi della li nfa vi tale della civiltà cristiana e fondare la libertà e In gìustb;ia su salde basi d' una cristiana democrazia.


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