Vol 2 scritti inediti 2 pag 1 257

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COLLANA DI STUDI STURZIANI DIRETTA DA GABRIELE DE ROSA

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COMITATO D1 REDAZIONE

GIUSEPPE ROSSINI - FRANCESCO MALGERI

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CLAUDIO VASALE



LUIGI STURZO

SCRITTI INEDITI a cura

di FRANCO RIZZI

EDIZIONI CINQUE LUNE ISTITUTO LUIGI STURZO


ABBkEVIAZIONI A.L.S. = Archivio Luigi Sturzo, presso l'Istituto «Luigi Sturzo », Roma. C. = carta f. = fascicolo fs. = fuori scatola; si tratta di documenti non ancora ordinati M.L. vol. I, vol. 11, vol. I11 = Miscellanea Londinese L'opera di G. DE ROSA, Storia del movimento cattolico in Italia vol. I : Dalla restaurazione all'età giolittiana e vol. 11: I1 Partito Popolare, Bari 1966, è stata abbreviata in DE ROSA,I e DE ROSA,I1 percht assunta come testo base sulle vicende del movimento cattolico nel periodo considerato dall'antologia.

Proprietà artistica e letteraria riservata @ Copyrigth 1975 - Casa Editrice « 5 Lune » Roma, Piazzale Luigi Stuno, 24-25


INTRODUZIONE

Le lettere raccolte in questo secondo volume coprono un arco di tempo che va dal 1924 al 1940 e cioè il periodo dell'esiZio londinese di Luigi Sturzo. La conzposizione dellJarchivio ci permette di distinguere questa corrispondenza inedita essenzialmente in due parti: una prima comprende le lettere inviate da Sturzo ai popolari in Italia e viceversa; una seconda parte si articola pid propriamente intorno all'attività antifascista del prete di Caltagirone allJestero. In termini quantitativi il rapporto fra questi dzie blocchi è nettamente favorevole al secondo e riflette lo svolgersi degli avvenimenti politici in Italia. L'archivio infatti conserva una nutuita corrispondenza tra Sturzo e i membri pizi rappresentativi del PPI sino alla fine del 1926, sino a quando cioè non fu emanato il decreto di scioglimento del partito e pid in generale, sino a quando le poche maglie lasciate libere dalla polizia fascista, non si chiusero definitivamente rendendo difficile ogni forma regolare di conzunicazione epistolare. Ma la stragrande maggiorana delle lettere si riferisce agli anni successivi e hanno come interlocutori principali: i popolari Ferravi, Donati e Stragliati, l'emigrazione laica e antifascista di Parigi, la stampa democratica europea in ordine a varie questioni, come ad esempio, il Concordato, la guerra etiopica, quella di Spagna e cosi via. Questa pubblicazione riflette fedelmente la composizione dell'archivio L. Sturzo, i suoi pregi e i suoi difetti. I criteri che ci hanno guidato nella scelta delle lettere si possono riassumere nella preoccupazione di offrire allo stzrdioso un materiale che


gettasse nuova luce sulla personalità del fondatore del PPI e su avvenimenti sin'ora poco trattati dalla storiografia sul movimento cattolico o addirittura ~o&~letamente ignorati. Così abbiamo lasciato da parte tutte quelle carte che, a parer nostro, per il loro carattere di ordinaria amministrazione, possono ritenersi di minor importanza. Come ad esempio la nutrita corrispondenza che Sturzo tenne con editori per la pubblicazione in lingua dei suoi lavori, le lettere che riguardano il desiderio del prete di Caltagirone di far mettere in musica il suo poema sacro La Tetralogia, quelle che danno notizia del suo stato di salute e così via. Certo il lavoro di scavo non fu agevole. Noi lo completammo nel 1970 e a quell'epoca non esisteva alcuno schedario per soggetti e argomento che ne facilitasse la consultazione. I n quel per:60 dO era ancora in corso una sistemazione del fondo, per cai l'ordine che ci trovammo di fronte era quello che lo stesso Sturzo gli aveva dato c cioè una serie di fascicoli contenenti materiale vario: lettere, appunti, ritagli di giornali che si riferivano in genere allo stesso periodo di tempo, senza un preciso ordine cronologico. A differenza quindi della raccolta di inediti apparsa nel primo volume, questa ha forse un carattere più omogeneo e cioè si tratta di un fondo che risponde in gran parte alle aspettative dello studioso che ad esempio cerca una documentazione pih precisa sul PPI nel periodo che va dalla partenza di Sturzo al decreto di scioglimento del partito: novembre 1926. Certo per una storia di questi uznt ?.estu fo,~dume,ntcle il ~1olzrne di Gnbriele De R ~ X B , Storia del movimento cattolico. Così le carte che qui pubblichiamo senza aggiungere nulla di fondamentalmente nuovo, precisano a parer nostro alcuni aspetti della politica del PPI. Anzitutto il valore che Sturzo riconosceva alla secessione aventiniana, l'atteggiamento contraddittorio del partito di fronte agli attacchi del fascismo, gli sforzi di alcuni esponenti di mantenere in vita gli ideali del popolarismo per una situazione politica più favorevole. Le lettere che riguardano il periodo conzpreso tra il '27 e il '40, hanno invece un carattere di maggiore novità, esse certamente concorrono a colmare una lacana storiografica e offrono allo studioso non solo la possibilità di "sentire'' l'atmosfera dell'emigrazione antifascista, i suoi pregi e i suoi difetti,


ma anche gli permettono di capire meglio la personalità potitica di Sturzo, in una situazione in cui le prese di posizione del fondatore del PPI non risentono più della mediazione del partito. Prima di passare ad esporre i pzlnti essenziali di questa raccolta, ci sembra opportuno soffermarci ancora sulle caratteristiche e sui criteri che ci hanno guidato in questa antologia. La maggior parte delle lettere sono manoscritti, in nota abbiamo quindi indicato quando si trattava di documenti dattiloscritti: quelle di Sturzo si trovano quasi sempre in minuta. Il testo è stato riprodotto nella sua forma originale, ci siamo cioè astenuti dall' apportare correzioni anche quando I' italiano o la lingua straniera impiegata presentavano palesi errori materiali (doc. 210, 220 ecc.). La corrispondenza ha quasi sempre un carattere privato e non ufficiale, per cui accanto ai giudizi o prese di posizione su questo o quell'avvenimento, vi sono allusioni a fatti o persone di carattere personale. Questa situazione ha praticamente determinato il modo di concepire le note esplicative. I n genere le lettere sono abbastanza chiare, spesso però bisogna far ricorso ad un criterio di lettura incrociato e cioè l'incomprensione di certe espressioni si chiariscono alla lettura di un altro documento che col primo è strettamente legato. In questo senso abbiamo provveduto a fare i richiami opportuni. Le note al testo sono quindi essenziali e cioè tutte le volte che ci è sembrato opportuno chiarire una situazione o una persona a cui la lettera faceva riferimento e che noi ritenevamo di massima importanza. La caratteristica della corrispondenza tra Sturzo e i popolari rimasti in Italia ci ha posto il problema se intervenire o meno con un apparato di note che puntualmente facesse luce su questo o quel personaggio citato anche soltanto per i saluti. Abbiamo optato per il secondo criterio per non appesantire il testo e perché ritenevamo che nulla avrebbe aggiunto alla sostanza della lettera. Il primo gruppo di documenti, quelli che coprono l'arco di tempo tra il 1924 e la fine del 1926, pur non aggiungendo nulla di sostanzialmente nuovo rispetto a quanto già si conosceva, specificano il comportamento politico del PPI di fronte agli attacchi del fascismo. Anzitutto alcune di queste lettere


(doc. 1, 2, 69, 229 ecc...), ripropongono il problema della partenza di Sturzo per l'esilio. Allo stato attuale della ricerca è difficile far propria l'ipotesi di F. L. Ferravi secondo cui Sturzo f u allontanato dall'ltalia perché secondo un disegno chiaroveggente, forse troppo, veniva spianata la via alla Conciliazione tra Santa Sede e fascismo. Il fatto però che la partenza sia stata sollecitata dal Vaticano è altrettanto documentato e certo. Il problema è quindi di trovare una risposta a questo interrogativo cercando di ricostruire attraverso queste carte d'archivio, l'atteggiamento più generale che il Vaticano tenne verso il popolarismo e di riflesso verso il fascismo. Nell'esame di questo atteggiamento non vanno trascurati alcuni elementi di fatto, tra i quali il clima di ricatto fascista, acuitosi dopo il delitto Matteotti, l'opposizione che il Vaticano manifestò'a qualsiasi accordo elettorale tra socialisti e popolari, quando alla fine del '24 si riparlò di elezioni in seguito alla presentazione alla Camera da parte di Mussolini di un progetto di riforma per la reintroduzione del sistema uninominale. In quell'occasione Sturzo si mostrò favorevole alla possibilità di un accordo con i socialisti, ma nello stesso tempo volle che si tastasse il polso del Vaticano, il quale tramite mons. Pizzardo e il gesuita padre Rosa espresse parere negativo (doc. 18). I n terzo luogo si devono ricordare le pressioni che la Santa Sede tramite il card. Bourne fece perché Sturzo abbandonasse il terreno della politica. La prima volta quando scoppiò la polemicrs a proposito della lettera che Luigi Sturzo inviò nel dicembre del '25 agli studenti universitari, laddove diceva: « Quando trionfa la viltà e il carattere personale è annullato; quando gli interessi sono valutati più degli ideali; quando il risorgimento è annullato; e la religione è ridotta a serva di un regime politico, la gioventù studiosa cristiana, deve trovare nella fede, nella cultura, nell'intimo della propria anima, la forza di reagire » l (doc. 52, 54, 65 e 67). La seconda volta, nel clima delle polemiche tra Donati e Merlin il quale accusava l'ambiente dei fuorusciti di fare un'azione politica che «col pretesto di colpire il partito dominante, colpiscono invece l'Italia » '. Anche in questa occa-

* M.L., I,

pp. 89-90. p. 531.

DE ROSA,11,


sione intervenne la Santa Sede, la quale fece pressioni perché l'ex leader del partito popolare facesse una dichiarazione pubblica alla stampa in cui comunicava la szla estraneità ad ogni azione politica del fuoruscitismo e il suo ritiro dal PPI (doc. 60 e 62). Abbiamo fatto riferimento solo ad alcuni elementi di un mosaico molto pii2 complesso che aveva come protagonisti la Chiesa, il fascismo e il PPI che come forza politica organica e non clericale « divenne un incomodo per le due sponde del Tevere che, con diverse motivazioni stavano cercando un terreno d'incontro » '. Tutta questa complessa problematica intorno alla partenza di Sturzo per Londra e alle prospettive di un rapido ritorno in Italia ci permettono di soffermarci sulle analisi e previsioni politiche che in quegli anni venivano fatte dagli esponenti pizi in vista del PPI sul fascismo e che determinarono poi la linea pclitica del partito. Col discorso di Mussolini del 3 gennaio 1925, il leader del popolarismo comprese che il suo esilio sarebbe stato pii2 lungo del previsto e questa convinzione si rafforzò sempre piz'~ alla luce di avvenimenti quali: la soppressione de I1 Popolo e di altri giornali, il progressivo svuotamento delle iniziative delle opposizioni aventiniane, le violenze fasciste contro il gruppo popolare rientrato alla Camera in occasione della commemorazione della morte della regina Margherita (doc. 23). U n gruppo di lettere comprese tra il 1924 e il 1926, documentano chiaramente i tentativi confusi del PPI di reagire al fascismo, cosi come il progressivo svuotamento delle illusioni che la democrazia parlamentare potesse essere presto ripristinata. Basti seguire a questo riguardo le discussioni che si accesero tra i popolari circa il valore da dare alla secessione aventiniana. Da una lettera di Stzirzo a Salvemini (doc. 229) appare chiaro che il prete di Caltagirone sul finire del '24 credeva ancora nell'utilità di una pressione sulla Corona che dinnanzi alle continue violazioni statutarie dei fascisti e soprattutto di fronte alla decisione della secessione aventiniana di porre la questione politica, avrebbe invitato Mussolini a rientrare nei limiti legali oppzlre a dimettersi. Circa la necessità di sollecitare un intervento del Re, sembrano essere d'accordo un a

F. PIVA- F. MALGERI,Vita di Luigi Sturzo, Roma 1973, p. 268.


po' tutti gli esponenti più in vista del PPI. Alcuni però, come ad es. Merlin e Donati, erano dell'auuiso che bisognava porre immediatamente un'alternativa politica e cioè la costituzione di un nuovo governo presieduto da Giolitti, Salandra e Orlando. L'opposizione di Sturzo a qualsiasi accordo con i giolittiani fu netta. Egli sostenne che il partito doveva procedere autonomamente e si dichiarò favorevole a dare il suo appoggio o ad una successione militare oppure ad un governo formato dalle opposizioni auentiniane (doc. 13). Sturzo giustificava il suo veto sulla base della preoccupazione che il partito popolare perdesse con questa alleanza la sua fisionomia per diventare massa di manovra del conseruatorismo borghese. E ancora perché egli riteneva che La strada della protesta morale imboccata dall'Aventino fosse allo stesso tempo mezzo per ristabilire l'ordine morale turbato, garanzia di salvaguardia dell'autonomia del popolarismo e azione politica per tentare di arrestare l'avanzata del fascismo. I1 3 gennaio segna dunque una tappa. Dopo il discorso di Mussolini e alla luce della rapida e incontrastata affermazione del fascismo esistevano ancora i presupposti, se mai fossero esistiti, per considerare la protesta morale un'azione politica adeguata a controbattere il fascismo? Oppure si era ormai passati nel campo della contestazione astratta, sterile e inutile? U n gruppo di lettere che si collocano tra il '25 e il '26 testimoniano le incertezze del PPI sul da farsi. Alcuni popolari tra cui De Gasperi, Donati, Me~Zin,L n R n r ~ ,Cappa escludevano che il partito potesse cambiare tattica ed abbandonare 1'Aventino. Questa posizione a cui aderivano la maggior parte dei popolari si frantumerà nel corso del 1925. Anche Sturzo sosteneva questa scelta e ad essa rimarrà fedele, anzi il prete di Caltagirone era passato da una posizione in cui lJAuentino era considerato ancora un'opposizione a termine, ad una posizione, dopo il 3 gennaio, di netto appoggio all'astensionismo aventiniano. Sturzo accentua cioè sempre più l'importanza della protesta morale che ai suoi occhi assume il significato di strumento di coesione dei valori morali, religiosi e politici del popolarismo. Questo è un punto da tenere ben presente nella lettura di questi documenti perché a parer nostro costituisce la preoccupazione maggiore di Sturzo e degli altri


popolari in esilio. Il problema era cioè di tenere in vita un gruppo organizzato e fedele agli ideali del popolarismo che fosse pronto a riprendere il proprio posto dopo la caduta del fascismo. Cosi quando alla C I L si pose il problema verso la fine del '26 della sua collocazione politica fra la tendenza dellJAzione Cattolica di scivolamento graduale verso il corporatiuismo e la necessità di un'autonomia di azione del sindacalismo bianco, Sturzo consigliò a Grandi di resistere ai tentativi di strumentalizzazione. Egli affermò inoltre che la CIL doveva incamminarsi sulla via dell'associazionismo di fatto favorendo così l'esistenza di un nucleo organizzato che al momento opportuno avrebbe potuto riprendere le antiche funzioni (doc. 63 e 64). Il secondo gruppo di lettere, quelle che si riferiscono al periodo tra il 1927 e il 1940 riguardano, come abbiamo già detto, l'attività pubblicistica di Sturzo e i suoi rapporti con l'emigrazione antifascista di Parigi e con alcuni popolari rifugiatisi all'estero. Ma prima di addentrarci in una descrizione pih minuziosa del contenuto di queste carte è opportuno fare due precisazioni d'ordine generale. Sottolineamo anzitutto che questo archivio dà un contributo limitato alla comprensione dell'attivttà politica dell'emigrazione antifascista laica di Parigi. A questo riguardo ci sarebbe bisogno di un lavoro di scavo archivistico pih specifico nei fondi della polizia francese. In ogni caso, tramite la regolare corrispondenza tra il popolare Stragliati, divenuto pih tardi comunista, Donati, Ferrari e Sturzo è possibile ricostruire alcune iniziative che pih direttamente videro interessati i popolari emigrati. La seconda precisazione riguarda il carattere che ebbe l'attività di Sturzo in esilio. In linea di massima egli cercò di muoversi con discrezione, di rimanere cioè fra le quinte affidando la rappresentanza politica del PPI all'estero a F. L. Ferrari. Questa riservatezza andrà sempre pih accentuandosi specialmente dopo il Concordato. In secondo luogo la testimonianza che Sturzo lascia relativamente a questo periodo non si può inquadrare in una logica di partito, non foss'altro perché non esistendo le forze necessarie era impensabile dar vita ad una organizzazione politica popolare all'estero. L'ottica quindi con cui devono essere lette le posizioni del prete di Caltagirone è quella della testimonianza che non ha

,


alcuna incidenza sulla realtà politica del momento. Detto questo però bisogna fare attenzione a non dare a queste carte solo questo significato dimenticando che esse esprimono anche la visione politica e organizzativa con cui Sturzo leggeva il reale. Le prime lettere di questo secondo gruppo riguardano essenzialmente la fondazione a Parigi del Corriere degli Italiani, giornale diretto da Giuseppe Donati e del Primo Soccorso, un'organizzazione di aiuto all'emigrazione antifascista animata da Stragliati. Le vicende che caratterizzarono questo giornale dà un interessante spaccato dell'ambiente antifascista nei primi anni dell'emigrazione. Certo, la fine del Corriere era prevedibile proprio per la « sproporzione tra le pretese e i fini da un lato e le forze impiegate dall'altro » 4. Ma vi fu anche un'altra causa che determilzò la soppressione del giornale: l'ambiente del fuoruscitismo e le amicizie a cui Donati si legò. Rossi, Bazzi, Fasciolo, Beltrani, implicato nell'uccisione di don Minzoni, gente che fuggiti all'estero per contrasti con il regime, mantenevano intatta la mentalità tipicamente fascista; infatti la loro azione politica si riduceva al desiderio di vendetta contro i vecchi camerati. Al rancore personale questi fascisti univano poi le beghe personali, i piccoli ricatti, le gelosie e i tradimenti che contrastavano con una chiara azione politica antifascista. I n una situazione finanziaria precaria, con rapporti cosi ambigui, era chiaro che l'iniziativa del Corriere degli Italiani era destinata a fallire (doc. 79, 82). Liquidata questa espertenza, l'ex direttore de 11 Popoio coiiaborò ail'organo di stampa della Concentrazione, La Libertà. Egli se lo impose « come un dovere » considerando che compito suo era quello di combattere le tendenze anticlericali presenti nella Concentrazione (doc. 101). Più ricca è la corrispondenza qui pubblicata che riguarda il Primo Soccorso. A questa istituzione assistenziale parteciparono antifascisti di diversa estrazione dai repubblicani agli anarchici. Essa non nacque come espressione di un partito né con una politica ben precisa. Questo aspetto determinò una serie di incomprensioni, vuoi con il Soccorso Rosso, vuoi con la Concentrazione, per cui i tentativi di unificare gli sforzi nell'azione di aiuto agli emiA. GAROSCI, Storia dei fuorusciti, Bari 1953, p. 19.


grati italiani andò in fumo. Il Primo Soccorso in seguito fu soppresso e il 21 maggio 1927 si costituì un comitato italo-francese, Comité de secours aux réfugiés politiques italiens presieduto da Marc Sangnier, segretario Giuseppe Stragliati (doc. 82, 92). U n altro gruppo di lettere comprese tra la metà del 1927 e il 1929 riguardano il tentativo di Sturzo, Ferrari, Zanetti, Salvemini e Sforza di fondare una1rivista il cui titolo doveva essere Rinnovamento (doc. 109). 11 progetto faceva parte di un piano piu generale di accordo fra esponenti liberali e cattolici per un' azione comune antifascista. Alla redazione avrebbero partecipato anche due esponenti della Concentrazione: Turati e Trentin. Ma quando tutto sembrava concluso intervenne il repubblicano Cipriano Facchinetti, il quale si oppose a che la Concentrazione avallasse con i suoi uomini un'iniziativa sostanzialmente di "destra". Promise collaborazione ma negò che la rivista potesse apparire una specie di Superconcentrazione (doc. 107). La notizia del Concordato dette il colpo di grazia: anche Salvemini e Sforza presero le distanze e promisero a Ferrari, che si accollò la responsabilità della pubblicazione, un appoggio esterno (doc. 11 8, 120). L'eco delle trattative diplomatiche tra la Santa Sede e il governo fascista per risolvere la Questione Romana giunse ben presto anche all'estero. Interessanti sono un gruppo di lettere per la quantità di informazioni che ci danno sulle reazioni dei diversi ambienti antifascisti. L'attenzione dei fuorusciti f u per molto tempo polarizzata su questi avvenimenti. F.L. Ferrari temeva che se si fosse realizzato l'accordo, la posiziorze dei popolari sarebbe stata estremamente imbarazzante. L'intesa tra Mussolini e la Santa Sede avrebbe, secondo Ferrari, rafforzato la posizione del regime davanti all'opinione pubblica europea e screditato i cattolici democratici, specialmente i popolari che avrebbero avuto difficoltàa continuare la loro azione antifascista, se lo stesso Vaticano sanzionava con un atto ufficiale il riconoscimento del regime. Per tutto questo egli proponeva di fare qualcosa onde scongiurare la conclusione di un accordo tra la Santa Sede e Mussolini. Donati si mostrò all'inìzio meno preoccupato di Ferrari: egli era sicuro che il Vaticano non sarebbe caduto nell'errore (doc. 110, 111). Quando scoppiò la bomba anche Sturzo rimase sbalordito, ma una coXIII


sa apparve subito chiara al prete di Caltagirone e cioè che il Concordato aveva finalmente liberato l'Italia dal peso della Qzrestione Romana. Non aveva pih senso per il fondatore del PPI porsi il problema, come aveva fatto ultimamente nel 1926 in un articolo ed in linea con tutto il suo atteggiamento passato, se la soluzione concordataria era "artefatta" o naturale alla situazione ituliana, se cioè gli spiriti erano maturi per superare anche giuridicamente il problema dell'indipendenza e libertà delle Santa Sede ". Il Concordato era un fatto e come tale doveva essere accettato, esso poi secondo Sturzo metteva al riparo la Santa Sede dagli sconfinamenti del fascismo in materia di religione e dalle vicissitudini politiche che avrebbero investito il regime. Per tutto ciò si dichiarò contrario alla presa di posizione della Concentrazione che non voleva riconoscere alcun valore all'accordo tra la Santa Sede e il governo di Mussolini. Il Concordato come atto giuridico tra due stati stranieri andava conservato, né esso metteva in dubbio, secondo Sturzo, la ragione di esistere del PPI come forza politica autonoma ed antifascista. Conseguentemente a ciò Ferrari f u incaricato di formare un segretariato politico del PPI all'estero, con lo scopo di costituire in un qualche modo un punto di riferimento per i popolari rimasti in Italia (doc. .i15). Sul significato e l'azione che tale segretariato avrebbe dovzrto svolgere si apri una polemica tra Ferrari e Donati. Il primo accentuava l'aspetto di ilelaborazione politica e czllturale che questo organismo avrebbe dovuto avere, la necessità di renderlo un mezzo di collegamento fra i popolari che erano in esilio e quelli rimasti in Italia, ma soprattutto l'urgenza di iniziare un'azione di disincaglio delle organizzazioni cattoliche troppo compromesse col fascismo. Donati temeva invece che così concepito il segretariato sarebbe caduto nella stessa logica degli altri partiti della Concentrazione, e proponeva in modo astratto che la sua azione fosse collegata a quella delllInternazionale bianca. Fu una polemica che non ebbe alcun seguito in quanto sia l'una che l'altra proposta si resero di difficile attuazione sia per la mancanza di collegamenti reali con le masse cattoliche in Italia, sia M. L., I,

p. 118 seg.


per la politica reazionaria denunciata anche da Ferrari che l' Internazionale bianca portava avanti (doc. 135, 136, 139, 145). Con la morte di Donati e Ferrari, col passaggio al comunismo di Stragliati, l'isolamento di Sturzo fu totale. Egli accentuò maggiormente la sua attività di pubblicista ritirandosi da ogni attività politica in senso stretto. Sono gli anni dell'offensiva reazionaria che investe tutta l'Europa di cui la guerra etiopica e quella di Spagna non sono che il preludio. L'ultima parte delle lettere è dedicata per la maggior parte a questi due avvenimenti contro cui Sturzo prese posizione testimoniando ancora una volta la natura morale più che politica in senso stretto della sua opposizione al fascismo. La caratteristica di questi documenti è la battaglia che il prete di Caltagirone conduce per controbbattere l'infondatezza dell'accusa di complicità col fascismo rivolto alla Chiesa dagli ambienti antifascisti parigini, in ordine a questi due nvvenimenti. E' in questo senso, specialmente per l'impresa etiopica, che Sturzo auspicò più volte che il Papa facesse « sentire la sua voce più chiaramente » (doc. 196). L'importanza di questi documenti va al di là dei bizantinismi che si fecero nella polemica tra Giustizia e Libertà e Sturzo a proposito della famosa frase di Pio XI: dissipa gentes quae bella volunt (doc. 189, 190, 191). Essi riflettono la concezione del fondatore del PPI in ordine ai problemi delle conquiste coloniali. V i è un filo diretto tra l'atteggiamento che Sturzo assunse a proposito della guerra libica e e quello assunto a proposito dell'impresa etiopica. La conquista coloniale allJinterno della sua visione meridionalista, resta un modo per risolvere il problema del mezzogiorno. Egli non nega il diritto dell'ltalia di avere delle colonie, l'inopportunità della guerra etiopica viene spiegata col fatto che in Libia vi era ancora posto per altri coloni italiani, perché al sud vi erano ancora molti latifondi da dividere e infine perché le operazioni militari in Abissinia avrebbero richiesto l'impiego di enormi capitali senza essere sicuri di avere i dovuti vantaggi (doc. 198). Questi sono i motivi della sua opposizione, motivi di opposizione morale e di opportunità politica che però nella sostanza nulla cambiano del

e

Cfr. V. I, doc. 41.

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vecchio progetto circa la necessità di una terra di conquista come P. A questi motivi di opposizione ne va aggiunto un altro: Sturzo vede nella guerra etiopica un attacco diretto alla S.d.N. e l'incapacità delle nazioni europee a fermare Mussolini. La fedeltà del prete di Caltagirone alla Chiesa risulta ancora pizi chiaramente di fronte alla guerra civile spagnola (doc. 224). I n contrasto con molti cattolici spagnoli egli non accettò mai l'idea secondo cui la guerra condotta dal « cristianissimo Franco » fosse da considerarsi una crociata contro il bolscevismo (doc. 222). Sturzo non nega che i contadini e gli operai spagnoli erano divenuti preda dell'anarchismo e del comu~zismo ma, conseguentemente alla sua visione politica, egli crede di ritrovare una causa di questo fenomeno nel fatto che le classi possidenti e latifondiste avevano pensato solo ad arricchirsi. A questo motivo di condanna Sturzo ne legava un altro tratto dalla teologia morale e cioè l'illegittimità dell'insurrezione e della guerra civile « sia a scopo politico che a scopo religioso, per mancanza di una necessità morale »7. I n questo quadro assume particolare interesse la sua ferma presa di posizione a favore del movimento autonomista basco come è messo in evidenza in alcuni documenti. L'ultima parte di questa raccolta di lettere testimonia in modo inequivocabile il riserbo in cui Sturzo era costretto a vivere. Anche la sua attìvità di pubblicista gli' fu resa pizi difjicile. Prima la Libertà di Friburgo, poi I'Aube rifiutarono i suoi articoli. Si trovava in questa situazione quando sopravvenne la guerra e fu costretto a lasciare l'Inghilterra per rifugiarsi in America. « sbocco al prorompente flusso emigratorio del Sud

Sturzo ali'editore del The Month, 23 ottobre 1936. A.L.S., f. 44 A, C. 67. XVI


STURZO A MONS. PIZZARDO ? (f. 140 A, C. 1) 28 settembre 1924 A S. Ecc. Mons. GCiuseppe] Pizzardo per una più diretta conoscenza di istituti e di opere, che formano oggetto di uno studio che ho in corso, è mio desiderio passare qualche tempo all'estero. Mi permetto pertanto, in via confidenziale, domandarle in proposito il suo autorevole consiglio, affinché mi si accerti che questo mio passo non riesca sgradevole alla S[anta] Sede. E ciò sia in riferimento ai continui attacchi, con minacce stampate su diversi giornali, contro di me; sia per quel che potrebbe facilmente farsi credere a scopo polemico che il mio viaggio possa riferirsi a prowedimenti ecclesiastici di carattere politico. Per conto mio, non curo qualsiasi apprezzamento voglia farsi; anche perché fin dal maggio scorso, per ragioni di opportunità, mi son ritirato dalla direzione del partito popolare da me fondato. Mi preme però di esser sicuro che questo mio divisamento non sia male appreso dall'autorità ecclesiastica. l C;iuseppe Pizzardo cardinale, sostituto della Segreteria di Stato vaticana. Gabriele De Rosa ha interpretato questa lettera di Sturzo a Mons. Pizzardo come « un atto della procedura per la richiesta di un passaporto in Vaticano ». Cfr. G . DE ROSA, L'utopia politica di Luigi Stuno, Brescia 1972, pp. 64-65.


Prego l'Ecc. V, Rv. di usarmi la cortesia di una risposta che mi sarà di norma. Colgo l'occasione per presentarle i miei profondi omaggi Dev.mo

STURZO AL FRATELLO MARIO (f. 117 A, C. 19)

18 ottobre 1924 Carissimo fratello, godo assai che hai terminato il tuo lavoro, e che stai bene. Sono stato tanto in pena per te, temendo per la tua fragile salute. Per desiderio della nota persona l fra giorni parto per Londra, dove mi fermerò il tempo necessario: che oggi non posso precisare, forse fino a tutto gennaio e ho una lettera di presentazione per il Card. Bourne ', e avrò alloggio presso una casa religiosa. Ragione anche di sicurezza personale in periodo che si teme diacile, inducono a ciò. Pensa come Nellina sarà preoccupata per me e dispiaciuta di restar sola. Per fortuna c'è qui la signora Orlando che le farà compagnia. Tu faresti bene a venire a Roma e riposarti alquanto. Sto cercando di sistemare le mie cose e le mie opere per quel che mi è possibiIe. Attendo il tuo ultimo manoscritto per dare gli ordini definitivi di stampa. Lo leggerò di sicuro e ti manderò le mie osservazioni. Per il resto raccomando ogni cosa al Prof. Dore (che dirige la Società) e a Don Giulio De Rossi che mi sostituisce nella presidenza '. Io vado a Londra anche per ragioni di studio. Ho chiesto ed ottenuto dal Vaticano il Passaporto diplomatico. Mi farò acSi tratta probabilmente del Card. Pietro Gasparri, segretario di Stato. Cfr. doc. 60. Neilina Stuno, sorella di Luigi e Mario. 4 La società a cui Sturzo fa riferimento è la SELI (Società Editrice Libraria Itaiiana) costituita nel 1923 per la diffusione del pensiero sociale-cristiano. 2


compagnare da un amico, e appena possibile ti manderò di 1à il mio indirizzo. Ti scriverò di nuovo prima di partire, aiutami con le tue preghiere. Un abbraccio caldissimo.

DE GASPERI A STURZO (f. 111 A, C. 2)

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[Novembre 19241 Carissimo D[on] Luigi, ho grave rimorso di non averti scritto finora; ma da una parte attendevo il tuo indirizzo, dall'altra una serie di piccoli awenimenti mi hanno occupato e preoccupato in modo straordinario. I1 gruppo, il consiglio naz [ionale] , il P[oplolo, un'astiosissima e giornaliera polemica colla stampa del-governo, il comitato delle opposizioni, e altri fastidi di casa mi hanno assorbito totalmente e mi facevano rimandare di giorno in giorno una lettera che intendevo fosse una relazione completa. Ebbene questa sera stessa la lettera - relazione non te la mando, perché vorrei cifrarla. Spero di farlo domani. Ma è ora che almeno ti mandi un saluto e ti dica quanto in questi momenti difficili ho sentito mancare l'opera tua! Quante volte ho sentito bisogno del tuo consiglio, del suo incoraggiamento; e con me quanto Io sentono tutti gli amici! Fu solo perché crediamo e più ancora, abbiamo fatto credere che la tua assenza sarà breve, che ci adattiamo a questa lontananza, ed è anche il conforto di saperti al riparo dai tristi avversari, che ci rende meno amara la lontananza. Posso tuttavia, ora, darti notizie tranquille sul partito. Manteniamo Ia direttiva. I1 gruppo è fermo, il con[siglio] naz[ionale] più fermo ancora. Nel Popolo si sta facendo - a fatica - un po' d'ordine, ma si riesce. Spataro lotta con successo contro le difficoltà finanziarie. Avrai visto che la Civ[iltà] Catt[oli-


ca] usa un altro tono per i1 mio ultimo discorso e sembra in

fondo, soddisfatta. Molte nubi sono diradate. Rimane il nodo più complicato delia situazione politica. Ti dirò in poche frasi le mie impressioni, di questa sera. Credo che 11947 sia già persuaso che bisogna 93162 la 86248, 83485, e che i possessori in ogni caso dei 31740 intendano 70319 a 84206. D'altro canto l'ex 33740 del 19075 85205 per il 14052 che vuole 70287. E' forse una 15963. Intanto manteniamo il nostro influsso equilibratore nel 36730 l. Più a lungo nei giorni che verranno. Accogli intanto i miei affettuosissimi saluti, a cui aggiunge i suoi rispettosi omaggi mia moglie che poveretta vuol farmi compagnia in questi non lieti tempi. Abbraccioti.

[P.S.] Grazie del tuo cortese atto di solidarietà.

SPATARO A STURZO ' (f. 111 A, C. 40) Roma, 6 dicembre 1924 Carissimo Professore, spere &e 1e siano gicme ulcune curtehe da me hviatele nel breve giro fatto a Milano-Monza-Piacenza-Parma e Modena. Dovunque spirito elevatissimo e il solito entusiasmo per la sua persona. Qualche promessa e qualche facilitazione, si tira avanti. . l Periodo cifrato. Non avendo trovato neii'A.L.S. il' cifrario, dobbiamo rimetterci per la sua comprensione alle annotazioni di Stum, incomplete e spesso illeggibili. 4 Credo che 11947 (Amendola) sia già persuaso che bisogna 93162 (sollevare) la 86248 83485 (questione morale) e che i possessori in ogni caso dei 31740 (documenti) intendevano 70319 (presentare) a 84206 (S.M. il Re). D'aItro canto i'ex 33740 (direttore) del 19075 [illeggibde] 85205 (racwglie) per il 14052 (vecchio) che vuole 80287 (ritornare). E' forse una 15963 (anticipazione). Intanto manteniamo il nostro influsso equilibratore nel 36730 (wmitato delle opposizioni) C?] ». Carta intestata: « Anonima Popolare Editoriale (A.P.E.). Roma (6), Piazza Mignanelli 22 ».


La Provvidenza c'è e ci sarà. Ella me lo ha insegnato. 'E le sue preghiere poi saranno accolte! Oggi Donati à presentato la petizione al Senato contro De' Bono. Per una grave indiscrezione il Sereno ne aveva pubblicato un sunto incompleto e inesatto l. Un po' di gelosia tra i colleghi del 27-VI 2. Vedrò di fare l'edizione emiliana del giornale. Fra 20 giorni il collaudo della Sip: speriamo bene. Fr. Abele insisterà per provocare una risposta. Gli ho parlato anche oggi. Provvederò subito per i giornali; non so spiegarmi il mancato arrivo. La giunta delle elezioni deve ancora decidere per Montini e Iacini. Ovvero Stefani e Gavazzeni 3. Forse per Alcide e fam[iglia] si troverà un appartamento a Via Ripetta 98, il portone vicino. E così potremo sistemare pure gli uffici del partito e del giornale a via Ripetta. E si avrà quel tale affiatamento, per cui in diversa misura continuano a protestare AIc[idel e Giovanni ". Parlerò con don Giulio [De Rossi] e con altri per il gruppo di Colterra degli universitari. Ho visto Baranzini che à scritto a due sacerdoti, tra cui uno sarebbe ottimo, benché fossero venuti a farle visita. Ho parlato anche con Chiri per una ripresa di lavoro nel campo cooperativo. Nel giro mi è stato utile qualche foglio di quelli da lei lasciatimi. Al convegno di Milano delle opposizioni à aderito F[ilippo] Meda Oggi si è riunita la commissione esteri, e tornerà a riunirsi martedi = sono venuti Manassei e Malatesta '. Finalmente Ruffo à firmato i titoli definitivi dell'Ape 7 - e saranno subito spediti.

"

Spataro si riferisce alia denuncia di Donati contro De Bono per il delitto Matteotti. Suii'argomento cfr. G. ROSSINI, Il delitto Matteotti, Bologna 1966. Si riferisce al gruppo che partecipò alla secessione aventiniana del 27 giugno 1924. Giorgio Montini, Jacini, Rodinò, Cingolani e Guatienti facevano parte di quel direttori0 eletto dal Consigiio Nazionale del PPI che decise il 16 gennaio 1926 il ritorno in aula dei popolari aventiniani. Alcide De Gasperi e Giovanni Gronchi. I1 30 novembre 1924 si tenne a hlilano un convegno delle opposizioni; oratore ufficiale fu l'on. Amendola. Cfr. doc. 6n. L'APE (Anonima Popoiaie Editoriale) creato il 9 ottobre 1923, era una società per la gestione del quotidiano Il Popolo. Cfr. G . SPATARO, I democratici cristiani dalla dittatura alla repcrbblica, Aiilano 1963', pp. 8687.


Ha visto la nostra reclame per gli abbonamenti? Dovremo ora rinforzare la redazione. A gennaio conto di fare tre edizioni. E così il giornale sarà più fresco. Le ho scritto anche alcuni dettagli, ricordando come Ella curava nella sua azione la grande linea ed il dettaglio. Con gli ossequi di mia moglie e delle mie sorelle, mi creda sempre il suo dev.mo. [P.S.] I1 14 ci sarà un nostro congresso a Napoli con Degasperi; e prima di Natale uno a Roma forse con Merlin ed un altro a Modena forse con Mauri.

CONVERSAZIONE IN CASA HIRSH ' (f. 208 A, C. 10)

16 dicembre 1924

1. Credo utile la conversazione sulla situazione italiana e sulla natura, funzione e posizione politica del P.P.I. per chiarire una importante fase della vita italiana. Si esclude lo scopo polemico, e qualsiasi carattere di propaganda politica all'estero. Data la posizione internazionale d'Italia, specialmente dopo la guerra, è necessario che se ne conoscano all'estero le fasi della vita interna, gli orientamenti dei partiti e le energie dei popoio. 2. Ogni Stato dopo la guerra e per causa della guerra e della pace non raggiunta e mal fondata ha subito varie crisi e convulsioni. L'Italia si è trovata ad avere vinto la guerra ma subito le conseguenze più gravi. La proporzione delle ricchezze perdute maggiori di ogni altro paese vincitore. Nessun compenso coloniale e industriale. I1 peso dei debiti esteri proporzionalmente più gravoso. I maggiori crediti di guerra (Austria-Ungheria) impossibilitati ad esigere e rinviati a 25 anni. I nemici l Schema di conversazione che SNZO tenne in casa Hirsh. Questo schema contiene molti dei temi che SNZO tratterà successivamente neUa conferenza di Parigi del 1925. Ora in PPI, 111, pp. 173-208.


di parte dell'impero Austro-ungarico tramutati in amici. Fiume punto di incaglio di ogni regolare definizione e più che altro

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turbamento morale interno - regioni occupate e devastate emigrazione ristrettissima. In queste condizioni il partito liberale-democratico, che avea fatta la guerra non avea la forza di valorizzare la vittoria e fronteggiare la crisi. La posizione veniva presa dal partito socialista, partito neutralista durante la guerra, rafforzato anche dalla illusione di Mosca ( 1919). Nel gennaio 1919 sorse il partito popolare. 3. I1 partito popolare italiano è un partito democratico cristiano, in questo fondo programmatico può essere paragonato al partito del centro tedesco e ai cristiani sociali di Austria e alla frazione dei cattolici democratici del Belgio. Di più il P.P.I. risolveva da sè e senza intervento diretto della S[anta] Sede la dificile posizione dei cattolici italiani, che per via del divieto detto non expedit si erano messi fuori della vita politica italiana in via ~re~iudizionale; e superava anche l'atteggiamento conservatore di una frazione di cattolici, specialmente dell'alta Italia, che direttamente o indirettamente aveano costituito le coalizioni municipali e politiche dette clerico-liberali. I1 partito popolare nel doppio senso di dipendenza dell'autorità ecclesiastica e di conservatore non è stato e non è clericale. Non è neppure partito cattolico in quanto religioso, perché non mette la religione a insegna di divisione di partiti: ci sono cattolici in tutti gli altri partiti. Solo afferma la necessità dell'indirizzo e dell'ispirazione cristiana nella vita collettiva (politica e sociale) in contrasto a coloro che della religione intendano farne un puro caso di coscienza (tendenza detta laica). Pertanto i punti cardinali del P.P.I. sono: suffragio universale, voto alle donne, sistema elettorale proporzionalista, società delle nazioni e tendenza pacifista universale, revisione dei trattati di pace, libero scambio, libertà scolastica, libertà di organizzazione, decentramento amministrativo, regionalismo e autonomia degh enti locali (antigoverno) contro il centralismo e contro il socialismo di stato, riconoscimento giuridico e responsabilità delle organizzazioni di classe,


sviluppo dell'agricoltura e riconoscimento e avviamento alla soluzione del problema del mezzogiorno e del latifondo. - 4. La costituzione del partito popolare nel gennaio 1919, tre mesi dopo l'armistizio, segnò una novità politica, e polarizzò in esso molte energie. I1 partito fin dall'apparire si schierò contro la propaganda bolscevica, e con le proprie organizzazioni operaie e contadine nel 1919 e nel 1920 fronteggiò gli scioperi politici, e condusse con prudente fermezza vari scioperi economici; specialmente scioperi nazionali del luglio 1919 e scioperi del gennaio e febbraio 1920. Ottenne I'adozione della proporzionale, e nelle elezioni del novembre 1919 riuscì con 99 deputati. 115 della Camera. Se non si adottava la proporzionale e se non vi erano i popolari, che ottennero 1.300.000 voti, incanalando nelle proprie file quasi 1.000.000 di operai, la Camera sarebbe riuscita in maggioranza socialista, allora bolscevizzante sotto l'influenza di Mosca. Si noti che nel 1919 i socialisti erano un solo partito con i comunisti e i massimalisti, e che I'elemento estremo avea preso il comando del partito.

5. Di fronte a questi fenomeni la borghesia si destreggiava senza abilità, senza fede, e senza forza; e favoriva più i socialisti, che temeva, resistendo ai popolari, che rappresentavano per essa un terzo incomodo, chè i cattolici in gran parte dalla vecchia posizione clericale di massa di manovra a disposizione dei conservatori, erano passati ne! nuovo partito democratico, autonomo, audace e battagliero. La preoccupazione di indebolire le forze operaie incanalate nei due partiti di massa - popolari e socialisti - fece si che agrari, industriali e banchieri, auspice Giolitti, valorizzassevo l il fascismo, allora prevalentemente goliardico e fiumano; e così il fascismo fu armato; e potè portare 35 deputati alla Camera nel 1921 con i così detti blocchi nazionali, che etano un tentativo di eversione libero-conservatrice.

6. Così fu preparato l'ambiente al fascismo, il quale dal maggio 1921 all'ottobre 1922 si presentò come una reazione antisocialista: e usò metodi violenti, squadre armate, occupazioni di municipii, conflitti con socialisti e comunisti. La soluzione l

Al di sopra della parola « valorizzassero » Stum annota « sfruttare ».


prospettata dai popolari alla crisi interna. era stiettamente legalitaria e sociale: che lo Stato e quindi il governo avesse resistito a tutte le illegalità comuniste e fasciste, valorizzando le proprie forze morali e giuridiche. Bonomi tentò di iniziare questa politica e fu abbattuto dai socialisti dai liberali giolittiani e dalla destra; Facta era un debole prigioniero della destra, che oramai voleva arrivare al potere attraverso il fascismo; invece Mussolini, con la marcia su Roma, superò la destra e afferrò il potere. 7. Mussolini è il tipo più spregiudicato della politica italiana: estremista fra i socialisti, conquistò I'Auanti poggiando sugli elementi più faziosi, e fece espellere dal partito i riformisti quali Bonorni, Bissolati e Cabrini. Contro la guerra libica, promosse le dimostrazioni popolari, che tentavano impedire la partenza delle truppe. Capeggiò la cosidetta settimana rossa, che è la sollevazione della e m a g n a nel 1913, domata da Salandra. Fu neutralista, poi interventista nella guerra mondiale, fondò il Popolo d'Italia aiutato dalla propaganda francese. La sua linea politica durante la guerra non fu coerente. Finita la guerra fondò i fasci (marzo 1919) con programma repubblicano, anticlericale, ultrademocratico, socialistoide. Fu favorevole all'occupazione delle fabbriche (ottobre 1920) e fu il fulcro della coalizione liberale conservatrice (detta nazionale) nelle elezioni del 1921. Dopo le elezioni auspicò un'alleanza a tre: fascisti, popolari e socialisti, come partiti di massa. Quindi promosse l'intesa con gli agrari e con i banchieri e industriali (che gli fornivano i mezzi) per I'awento al potere. Visto che la pregiudiziale repubblicana gli impediva l'adesione dei liberali di destra e dei nazionalistj, l'abbandonò poco prima dell'ottobre. 8. La marcia su Roma, tentata dai fascisti imponeva un gran problema morale e costituzionale: resistere o cedere? I1 ministero era debole e dimissionario, il Re circuito dagli elementi militari e di destra favorevoli ad un esperimento destronazionalista-fascista, temeva un conflitto sanguinoso; e diede a Mussolini l'incarico del ministero. Anche i partiti democratici costituzionali, cioè il democratico sociale, il democratico liberale e il popolare parteciparono al nuovo ministero, nella speranza


di contribuire al ritorno della libertà e normalità civile. Se ciò fu un bene o un male lo dirà la storia: io personalmente fui contrario ail'entrata dei popolari nel ministero, ma il gruppo parlamentare (che ha una sua autonomia) decise favorevolmente.

9. Il fenomeno fascista non poteva ridursi a quello di un partito giovane, che diviene prigioniero dei partiti vecchi costituzionali, della burocrazia e delle altre forze dello stato. Era ed è una fazione armata, che conquista il potere armata manu, e che deve mantenerlo alla sua parte. La mentalità di guerra, due anni di violenza armata tollerata anzi sorretta con denaro e con appoggi dalla borghesia, e anche tollerata dallo stato e. impunita, dovea tendere a sovrapporsi localmente e al centro come una forza totalitaria. Di qui il sowertimento di tutti gli organismi statali e locali: l'esercizio della forza e la corsa al lucro lecito e illecito; la sovrapposizione alle leggi. Conseguenza: milizia armata di parte; municipi e provincie prese per forza e violenza; legge elettorale: il partito che superava il 25% ottiene 213 dei seggi. Il governo si combina cosi'la maggioranza e sceglie i candidati con un congegno che mantenga alla fazione la maggioranza alla Camera dei Deputati anche quando non vi è piiì nel paese; la libertà della stampa in mano all'arbitrio dei prefetti; la burocrazia soverchiata dai capi fascisti; il regime di sospetto; la violenza e i brogli elettorali; la dittatura vera e propria. 10. I partiti democratici non potevano avallare cosi: i giovani, i popolari nell'aprde 1923 alzarono la voce di protesta in nome della libertà, col congresso tenuto a Torino: poi in seguito i democratici liberali col luglio 1923; quindi i democratici sociali nel gennaio 1924; e infine i democratici giolittiani, i combattenti, i liberali dall'agosto al novembre ultimo. I1 fascismo è rimasto con i nazionalisti, con una frazione dei liberali di destra e con un gruppetto di clericali di destra, detti centro narionale. 11. I1 punto centrale della situazione è data dalle elezioni del 6 aprile 1924, che furono uno scandalo di soprdazioni e di mistificazioni ma fu rivelato con il delitto Matteotti, organiz-


zato dai dirigenti fascisti. La indignazione popolare immensa: tenuta a freno perché non esplodesse in forma violenta, dai dirigenti dei partiti di opposizione, che fecero una intesa difensiva di lotta contro il fascismo che ha i suoi sviluppi: i partiti sono: il popolare, il democratico liberale, il democratico sociale, il repubblicano, il socialista unitario e il socialista massimalista. I1 comunista non partecipa al cartello delle opposizioni. Terreno comune: sollevare la questione costituzionale, perché la milizia volontaria sia sciolta, il regime della legalità ritorni; e si abolisca il decreto sulla stampa; e sollevare la questione morale contro l'attuale governo, responsabile morale e politico del delitto hlatteotti e di altri delitti, e impotente a risolvere le questioni costituzionali. 12. La lotta oggi è su questo terreno: intanto anche gli altri partiti che fino a poco tempo fa fiancheggiavano il governo, sentono la necessità di uscire da un vicolo chiuso e di trovare una soluzione, che non può essere altro che la caduta di Mussolini e della dittatura e il ritorno alla costituzione e alla legalità.

1 ) V i sono elementi per dire che il delitto Matteotti t da attribuirsi al fascismo e ai capi fascisti? Si - principali: arresto dei capi: Rossi e Marinelli e Filippelli. Memoriali Finzi, Rossi e Filippelli, trafugamento del cadavere ed altri elementi. Accusa De Bono - atteggiamento della stampa fascista. 2 ) Cosa fa e come si regola I'autorità giudiziaria? Dif?ìcoltà di agire, timore di compromettere il capo del governo, poco aiuto dell'autorità di polizia. Pure si spera che la giustizia faccia iI suo dovere.

3) E' vero che esisteva una Ceka per i delitti voluti dai dirigenti?


Vi sono 'elementi per crederlo. Delitti impuniti, mandati

di cattura ineseguiti, giurie messe in condizioni da non potere dare con libertà il responso. 4 ) Se tutto ciò è vero, come è possibile che sia tollerato da una nazione? Non è tollerato: in parte si subisce, in parte si resiste. La crisi non è del popolo è della vecchia classe dirigente detta liberale, ma veramente conservatrice, che allarmata dal movimento operaio del dopo guerra, si afferrò con istinto a questo fenomeno, sperando di averne la forza senza approvarne gli illegalismi che tollerò o mal conoscendolo ovvero credendolo fenomeno sporadico e locale e che oggi chiude gli occhi per non vederli. La popolazione soffre e resiste come può: i partiti evitano un conflitto diretto perché apportatore di maggiori mali e causa di reazioni più violente. Occorre che la disintossicazione del corpo sociale avvenga con processo naturale e non forzato. Nel fatto è già in corso. 5 ) Non è anticostituzionale il contegno del così detto Aveiztino? La valutazione dell'Aventino cioè della secessione dei deputati di opposizione dalla camera va giudicata nel quadro generale. La situazione attuale è anticostituzionale-antigiuridicaantirnorale. Occorre evitare l'azione diretta cioè l'urto armato dei partiti, ma occorre premere perché la situazione sia modificata. La iegge eiettoraie ha aiterato ia legittimità della rappresentanza politica, 1a elezione dell'aprile scorso non può avere valore perche fatta sotto la pressione delle violenze e delle minacce; ciò non pertanto le opposizioni ebbero 3.000.000 di voti su 7.50G.000 di votanti; l'esercizio del diritto parlamentare fu soppresso con l'assassinio di Matteotti. Resta la protesta morale e la campagna di propaganda e di stampa per modificare l'opinione pubblica: è ciò che avviene.

6 ) Cosa fa la Corolza? I miei sentimenti monarchici mi obbligano a essere molto rispettoso della Corona, e i criteri costibionali mi suggeriscono che non si deve scoprire. Aggiungo che fino al delitto Matteotti il Re poteva lasciare che l'esperi-


mento Mussolini avesse il suo corso, perché molta parte della classe politica costituzionale da Giolitti a Salandra, da Tittoni a Orlando, fiancheggiava e appoggiava il fascismo. Dal delitto Mattestti in poi, vede che la nazione si allontana da Mussolini, e che invoca un suo intervento. Forse sarà l'ora dell'azione del capo dello stato.

8) E' vero che Mussolini ha ordinato le finanze? Dal punto di vista della consistenza del bilancio la posizione attuale è quasi identica a quella del 1922; come movimento economico l'Italia va riprendendo il suo ritmo; come bilancio commerciale si nota dei miglioramenti benché quest'anno la scarsezza del grano porta un danno obbligando a 'pagare oro all'estero. I n sostanza il. paese si rifà lentamente e con tenacia più per virtù del popolo che per merito dei vari governi. Come indirizzo economico, è in sostanza antidemocratico, e pesa assai sui consumi che sono più inaspriti oggi. 9) E' vero che ha rimesso l'ordine nella vita economica e nei servizi e che ha domato le convulsioni bolsceviche? Il fascismo si attribuisce dei meriti che non ha; prima di tutto quello di avere domato il bolscevismo: questo movimento fu fronteggiato nel 1919 e nel 1920 dai popolari e dai nazionalisti, e mentre era favorito allora dai fascisti. Nel 1921 si era già entrati nella normalità: le convulsioni del dopoguerra sono state gravi ma non erano molto pericolose e solo superficiali. La vita economica è stata turbata da inframettenze di stato, come per esempio la istituzione del consorzio dei valori industriali che pesa sulla circolazione monetaria per circa 55 0 0 .000.000; e per l'affarismo e I'ultra protezionismo. Le ferrovie, le poste, ecc. hanno avuto una disciplina contro le agitazioni del personale, ma gran parte del disordine dipendeva dal fatto che all'armistizio il personale era pagato con la moneta alla pari e il caroviveri, mentre, caduti i vincoli della guerra la lira scese a 114 del suo valore. 10) E' vero che ha favorito la Chiesa cattolica ed è in buoni

rapporti col Vaticano, mentre i popolari sono in urto col Vaticano?


Mussolini da anticlericale, arrivato al potere divenne filoclericale, tentando così di asservire il partito popolare e di sfruttare le forze della Chiesa. I1 partito popolare si disimpegnò e passò all'opposizione sul terreno 'delle libertà; e solo una frazione rimase fedele al governo. Parecchi ecclesiastici, di tendenza conservatrice, sperarono nella restaurazione come ai tempi di Napoleone 111 in Francia. Per tenersi buona questa parte Mussolini seguì la politica dei favori: rimise l'insegnamento religioso nelle scuole come materia obbligatoria, mentre prima era facoltativa, dispensò i parroci dal servizio militare, regalò al Papa la biblioteca Chigiana, e altri piccoli favori. Ma la Chiesa si è mantenuta estranea alla politica del governo; solo si è preoccupata della possibilità di una vittoria socialista. La stampa fascista cerca di sfruttare qualche fatto particolare, ma il Papa in concistoro ha biasimato le violenze.

11) E' vero che gli Italiani apprezzano la politica estera di Mussolini? Si è vero: ma non tutti, la politica estera è poco seguita in Italia; coloro che la seguono sul serio sono i nazionalisti che approvano Mussolini, e i popolari che non lo' approvano. Gli altri partiti se ne occupano poco, e i giornali non prendono posizione pro o contro. I popolari hanno biasimato l'atteggiamento pohcarista prima deli'occupazione della Ruhr, l'avere rigettato il progetto di Bonar Law; avere occupato Corfii; avere in un primo momento combattuta la società deiie Nazioni. Neiia questione di Fiume Mussolini ha fatto bene ma ha fatto contro la sua politica e quella dei nazionalisti, ed ha accettato il trattato di Rapallo. Oggi si teme che Mussolini si accosti troppo ai conservatori inglesi contro il Protocollo di Ginevra. Per il resto, è più la borghesia che fa Ia politica estera che il governo. 12) Perché Mtrssolini mantiene la milizia?

E' la sua tragedia: egli è ministro costituzionale e vuole un'arita da dittatore; teme che senza la milizia il fascismo non si regga, ed è la verità, ma vuol passare per normalizzatore e fa giurare fede al Re, ma la lascia alla sua dipendenza personale.


Egli al Senato e alla Camera dei deputati ha dichiarato che non scioglierà la milizia e non potrà metterla alla dipendenza del ministro della guerra; così vuole mantenere la milizia di parte; e mentrt' protesta di volere rispettare le leggi, nei suoi giornali ed egli stesso minaccia la guerra civile, la sospensione dei codici, l'amnistia per i delitti quale quello di Matteotti, le leggi eccezionali per le opposizioni, e presenta il progetto sulla legge della stampa per fare tacere la critica contro di lui. Intanto sono acquisiti all'opinione pubblica altri documenti dei delitti fascisti. Memoriale contro Balbo e Desrunzia del Dr. Donati al Senato contro il generale De Bono, per cui, il Senato dovrà costituirsi in Alta Corte di Giustizia. In qualsiasi paese, e in Italia in ogni tempo sarebbe bastato meno perché un governo se ne fosse andato; ma il problema nuovo è questo: Mussolini non si sente come un qualsiasi governo costituzionale, che cade o va via perché crede che non è più sorretto dalia pubblica opinione e dalle libere forze parlamentari; egli crede di avere una investitura governativa rivoluzionaria che gli dà diritto a sovverchiare in ogni modo, come se si trattasse di un comitato di salute pubblica o d i un re assoluto e tutto ciò quando sono rimasti in piedi tutti gli istituti costituzionali: Re, Senato, Camera dei deputati, magistratura, burocrazia; e tutte le leggi dallo Statuto ai codici. Il tentativo di modificare le leggi è oggi fallito, solo riuscì per quella elettorale in circostanze eccezionali, e quando ancora i liberali e i democratici erano con lui. Ecco perché in Italia oggi i due problemi quello costituzionale e quello morale sono così uniti, che non si possono più distinguere; e saranno risoluti con la caduta del governo e del fascismo, che si ridurrà a fenomeno conservativo, nazionalista; e locale; e la parte operaia che veniva dal comunismo e dall'anarchismo, tornerà al suo ambiente.

13) Vi sono in Italia vere forze di risanamento? Si; è una nazione giovane e un popolo provato da secoli; la caduta della vecchia classe dirigente era fatale; non si era rinnovata, e lo sforzo suo maggiore fu di risolvere il problema della guerra. Ma fallito il problema della pace e quello economico, doveva soggiacere alla sua crisi. Nuove energie si sprigio-


nano oggi da questa lotta per la libertà e per la giustizia. Mentre nel Risorgimento il problema nazionale unitario sovverchiò quello costituzionale e di libertà; oggi il paese ha la coscienza di ric'onquistare più completamente e più maturamente la sua libertà. E mentre il vecchio partito liberale democratico era in sostanza conservatore pur nel suo trasformismo, oggi la nuova democrazia (quella liberale e quella popolare) acquista la sua profonda caratteristica di vera democrazia liberale, che formera il blocco dei partiti medi contro gli estremisnli e le reazioni. Così l'Italia potrà sciogliere la sua crisi del dopo guerra. E a ciò è dedicato anche il mio modesto lavoro.

RUFFO DELLA SCALETTA A STURZO l (f. 115 A, C. 87) Posillipo, 16 dicembre 1924 Carissimo, ti sono assai riconoscente per l'affettuosa lettera con le tue buone notizie da Londra. Tutti speriamo averti molto presto di nuovo fra noi in un tempo migliore che sembra ogni giorno essere più vicino ma intanto ritarda. Molti dicono che è bene non precipitare gli avvenimenti, aspettando con il lavoro d'ogni giorno coadiuvato dall'ineffabile cooperatore delle opposizioni, Mussolini, che l'opinione pubblica'.sia a tal punto in rivolta morale da rendere il trapasso dall'uno all'altro ministero universalmente desiderato, atteso e tranquillo Sarebbe stato desiderabile avere il cambiamento prima dell'anno santo, ma se anche esso si farà aspettare fino a febbraio e in compenso si ridurrà ad una qualsiasi crisi ministeriale, non avremo perduto con l'attesa. 1 Sul popolare Rufo Ruffo della Scaletta, cfr. G . DE ROSA, Rufo RufJO della Scaletta e Luigi Stuno, Roma 1961.


Donati ha nuovamente rawivato l'attenzione di tutti intorno al Popolo ed ora anche intorno a sè, con la deposizione nel processo Balbo, la riapertura dell'istruttoria per l'uccisione di D. Minzoni e il deferimento di De Bono dinanzi d'Alta Corte di Giustizia. Però come accade non sono mancate a Donati difFicoltà interne ed esterne Nell'ultima riunione della Direzrione] del Part[ito] abbiamo avuto i soliti attacchi violentissimi contro Donati, con le solite accuse generiche della eccessiva aggressività e della forma pungente del Popolo. Poi gli altri partiti d'opposizione hanno chiaramente mostrato d'essere fortemente gelosi e preoccupati di veder noi in prima linea. Che cosa sarà quando dovremo affrontare le elezioni politiche con l'attuale legge e con un blocco delle attuali opposizioni? D'altra parte non sembra possibile altra soluzione costituzionale con la Camera attuale che per la propria inettitudine non cambierà sistema elettorale, nè noi vorremmo ricorrere al cambiamento per decreto reale, nè riterrei opportuno o possibile quel che taluni socialisti vanno dicendo di annullare cioè in blocco tutto quel che fu fatto sotto l'attuale sistema di governo incostituzionale per le violenze attuate o minacciate. La sezione di Roma va bene, incominciamo ora la propaganda per il tesseramento del 1925 che darà quasi certamente buoni risultati sia per il numero che per la qualità. Abbiamo avuto una bella manifestazione per De Gasperi alla inaugurazione dei locali delle sotto sezrioni] Prati-Borgo-Trionfale. Si è riunita nuovamente la Commissione esteri; tanto Manassei quanto Malatesta l hanno partecipato alla riunione e mi hanno detto d'esser molto contenti di prender parte alla vita attiva del partito. Potranno molto giovarci ambedue, perché sono ottimi eleq menti che possono essere valorizzati mentre finora sono rimasti « violette di campo » ma fedelissimi. La signorina Nellina e il +

l Paolo Manassei e Novello Malatesta, amici di Rufo Ruffo, facevano parte con Stelluti. Scala e Piero Colonna di quel gruppo che si riuniva periodicamente a villa Ruffo, « ...una specie di cenacolo - come lo definisce De Rosa - sensibile alle novita del tempo ». Cfr. G. DE ROSA,Rufo Ruffo della Scaletta e Luigi Sturzo, Roma 1961, p. 9.


comm. Belloni sono venuti con me a vedere alcune aree fabbricabili intorno alla villa, ho parlato con mio padre della zona che preferiscono ma che egli non vorrebbe dar via. I n ogni modo sarebbe un gran piacere per noi averti come vicino immediato. Forse andrò prossimamente in Germania a fare li conoscenza del nuovo nipotino figlio di Nives e potrebbe darsi che facessi una punta a Londra per venirti a trovare. Ti bacio la mano molto affettuosamente e ti prego di credermi sempre tuo aff .mo.

NITTI A STURZO l (f. 160 A, C. 50)

Riservata e personale Zurich, vigilia di Natale ore 11, 1924 Caro e reverendo amico, ho saputo solo ora da Barabino il Suo indirizzo a Londra. Son contento ch'EIla non si trovi in Italia. I n tanta viltà, in tanto abbassamento della dignità umana, Ella ha dato prova di nobile fierezza. E però è più odiato. hlussoiini disse l'anno scorso a uira persona U ~ cui P seri& non ho motivo di dubitare: « Con Nitti e con Sturzo non vi è nulla da fare. Non vi è che la materiale soppressione ». Questo pensiero è stato da altri riportato e per me ha avuto anche un principio di attuazione. Son lieto che Eila sia a Londra. Anche essendo disposti a sacrificarsi, non occorre che il sacrificio sia vano. I1 fascismo affoga né suoi delitti: finirà presto. Ma vi è la minaccia di perseverare l'equivoco con un ministero « fiancheggiatore ». Bisogna invece che la votazione sia netta e senza equivoci. 1 Carta intestata: « Francesco Nitti n. Indirimo manoscritto: « Hotel Sonnenberg, Zurich D.


I o sar3 lieto di vederla. Se Ella capita sul continente venga a vedermi. I o non vengo in 1ngh:lterra perché il mio viaggio darebbe luogo a troppi commenti politici. Desidero dirle che io sono a Sua disposizione, nei limiti delle mie modeste finanze, se Ella nel suo esilio ha bisogno di me. Ora è dovere di quanti odiano il regime della violenza di prestarsi aiuto a vicenda Mi dica dunque,in tutta sincerità se ha bisogno di qualche cosa. Buon natale e buon anno! E speriamo di rivederci presto in un'Italia risanata e civile. aff .mo .P.S. Ha visto il libro di mio figlio Vincenzo: L'opera di Nitti? Se non lo ha glielo manderò. E ha visto il mio libro They make a desert pubblicato da Nant ?

SECCO SUARDO ' A STURZO (p. 160 A, C. 6 5 ) Bergamo, 26 dicembre 1924 Caro professore, è con una vera pena che io penso alla triste condizione che Le è fatta e al Natale che lontano dal Paese Elia passa col pensiero alle cose nostre, e in un momento in cui alla lungimirante presenza nel campo strategico va accoppiata una instancabile attività nel campo tattico! La riforma elettorale viene per noi popolari, in un momento spiacevole '. A Roma, parlandone di fretta con Spataro,

' Dino Secco Suardo, popolare membro deiia pentarchia, fece parte delta commissione straordinaria del PPI. . Il 19 dicembre 1924, Mussolini presentò al parlamento un progetto di legge per una nuova riforma elettorale. La prima era stata quella conosciuta col


ho avuto un po' la sensazione che si tenda a lasciare, o che si ritenga inevitabile lasciare, che il collegio uninominale affermi i suoi diritti verso il partito e i suoi organi. Mi rendo conto che questo venga alla mente a chi più conosce la vita politica del mezzogiorno che quella settentrionale; da noi però c'è la tradizione delle direzioni diocesane che va ripresa e trasportata ai comitati provinciali del partito onde impedire appunto che il localismo più gretto si imponga alle esigenze di partito. E poiché il grosso delle nostre forze coincide con la zona alpina e pedemontana, nel Piemonte, in Lombardia, nel Veneto, e poiché in quella zona le provincie hanno una esistenza e un'anima propria, a tipo di regione, non deve essere difficile conservare nel nostro partito l'anima e le forme del pensiero di partito in funzione di controllo sulle umane esigenze del parlamento e dei collegi, anche col nuovo regime elettorale. La Sua assenza è però molto spiacevole mentre il partito sta per prendere i necessari assestamenti sia di fronte alla riforma elettorale, sia di fronte alla ripresa imminente dell'organizzazione, sia di fronte alle questioni sindacali. La Sua assenza è spiacevole mentre la direzione del partito attuale era composta piuttosto per la Sua presenza che per l'assenza, sebbene De Gasperi abbia veramente le doti e l'autorità che occorrono. E giacché scrivo, voglio ripetere anche a Lei come io senta la necessità di fare dei convegni regionali di dirigenti, per affiatamento reciproco, per avviare correnti di idee sui fatti nuovi, . f~rm:,ir, per rafforxare 1a muscolatiira del Partito chc non e\ in questo momento. A me pare che De Gasperi tema un poco questi convegni, perché possano diminuire l'autorità del Consiglio Nazionale. Ma poiché non si. tratta di deliberare nulla, l'autorità è fuori questione; è invece di grande utilità l'affiatamento di uomini direttivi in un ambiente diverso dai comizi o pseudo-comizi dei convegni provinciali ordinari. Sono contento di Bergamo e nel nuovo anno gliene darò la prova. Accolga gli auguri più affettuosi e devoti del Suo costante amico. nome di legge Acerbo. Questa seconda aboliva definitivamente il sistema proporzionale e restaurava quel10 uninominale. La legge fu approvata nel mese di, gennaio 1925 con 307 voti a favore e 33 contrari.


GRONCHI A STURZO ' (p. 115 A, C. 107) 9 gennaio, 1925 Carissimo' Sturzo, ti ho scritto due volte direttamente, all'indirizzo datomi da Peppino [Spataro], ma a quel che ho capito dalle tue lettere agli amici, tu non hai ricevuto nulla di mio. Questa volta mi affiderò a tua sorella. Lessi il giudizio che dai ciella situazione. Posso dirti che concordo nella convenienza di non partecipare alla combinazione trialistica 2, da taluni vagheggiata. Ma non credo che sia in nostro potere far si che essa non si realizzi all'infuori di noi. Sarebbe stato già un fatto compiuto, se la crisi fosse avvenuta ora: ma a mantenerne la possibilità concorrera potentemente la riforma elettorale, e la situazione del paese. La prima polarizzerà assai più facilmente anche alcuni aggregati della maggioranza verso l'uno, l'altro o tutti e tre i... Santi Padri del vecchio liberalismo, ponendo noi nella necessità di riprendere anche sul terreno elettorale la nostra battaglia democratica. La seconda, così ancora arroventata com'è e come si serberà con la permanenza di Mussolini, ha bisogno di un periodo di transizione che potranno dargli più facilmente i liberali di centro che non le opposizioni. Secondo me tale periodo dovrebbe essere breve, tanto quanto basti per arrivare alle nuove elezioni in condizioni di distensione. Nulla dunque che pregiudichi l'avvenire. Intanto gli sviluppi della situazione, che tu puoi seguire con occhio più storico del nostro, non sono ormai lontani dall'imporre ai partiti di opposiz[ione] intese più positive, e da permettere quindi gradualmente, su questo terreno, differenziazioni 1 Carta intestata: « Société des Nations. Conférence internationale du travail. Genève ». 2 Verso la fine del dicembre 1924, in seguito al passaggio all'opposizione di Giolitti e aile costanti violazioni dello Statuto operate dai fascisti, corse voce che il Re avrebbe dato l'incarico di formare un governo allo statista di Dronero, Orlando e Salandra.


più omogenee, pur lasciando in piedi - fin che occorrerà l'altra intesa generale sul terreno negativo di difesa della libertà. Anche nella dannata ipotesi che le elez[ioni] affidate a Mussolini, se è buona tattica (per non far apparire questa possibilità come fatto al quale già si è disposti ad accordarci) affermare ora che le opposizioni si troveranno compatte e risolute in un blocco di astensione, è per me chiaro che occorrerà scendere in campo ed affrontare la lotta che potrà risolvere la situazione. Ed allora intese su di un programma immediato sono necessarie ed, entro breve termine, indilazionabile. In questo caso verrebbe a mancare ogni base alla situazione trialistica: ma sarebbe sperabile quel minimo di libertà che è condizione sine qua non per tentare. I nostri sono saldi e concordi: c'è veramente un'ailima unitaria. Tu sei presente a noi più di prima, mentre lontano ci segui, vigilando e pregando in ansia per il tuo paese. Ti abbraccio con affetto grande tuo.

CAPPA A STURZO ' (f. 115 A, C. 94) Genova, 9 gennaio 1925 Carissimo Stuno, non ti scrissi oltre: lo perché non credevo prudente mettere in carta impressioni al tuo personale indirizzo, dato che ritornano sistemi polizieschi uso Austria; 2" perché volevo assicurarmi ti fosse pervenuta la mia prima. H o il graditissimo tuo biglietto del 3 andante, stamane, appena tornato da Roma, dove ieri lJAventi~zoha diretto un'altro manifesto al Paese, che il governo ha lasciato ieri sera pubblicare. Questa pubblicazione varrà a rimettere il pubblico al corrente Carta intestata: « Camera dei deputati ». Paolo Cappa, avvocato e p u b biicista, fu direttore de L'Avvenire d'Italia, redattore capo de I! Cittadino.


della situazione dopo otto giorni di imperversare di censure e di sequestri. Sicché l'effetto stesso di tanta censura è da ieri sera svanito. Ti allego il manifesto stesso. Il Cittadino è passato in mani popolari l. Una società, costituita ciall'on. Pellizzari, con 400-450 mila lire di disponibilità, si accingeva a iniziare le pubblicazioni di un quotidiano nostro. A fine novembre circa Pellizzari, forse preoccupato delle enormi difficoltà, offerse a me la condirezione del nuovo giornale. Ringraziai, non accettai, ma mi misi a completa disposizione della utilissima iniziativa. Suggerì un tentativo a fondo per rilevare Il Cittadino. Ne fui incaricato. Rota, al quale dissi che sarei entrato nelia nuova combinazione editoriale, giuocò tutti i suoi sovventori fascisti e filofascisti e cedette. I1 giornale è stata affittato per L. 33 mila al mese (casa, tipografia, testata) con diritto a riscatto, dopo 10 mesi, per L. 1.200 mila '. L'affitto non è caro, perché il vecchio Cittadino ha un contratto di pubblicità che gli assicura 25 mila lire al mese. Rota poi garantisce 10 mila mensili di pubblicità industriale. 11 problema sarà di trovare il milione et duecento per rilevarlo. Da lunedì le pubblicazioni sono state riprese a Il Cittadino anche per l'intervento mio e dell'on. Boggiano presso il Ministero Interno. Invece a Genova il Lauovo continua ad essere soppresso per l'art. 3' legge com[unalel e prov[inciale] . Una vera enormità. In tema di giornali, ti dirò - e forse lo vedrai - che la pubblicità del Popolo comincia a camminare benino. Faticosamente, ma ogni giorno, si rompe il ghiaccio. Supereremo di parecchio il limite impegnato da me, che oramai è già raggiunto con contratti in corso, o quasi. Pel Popolo ho trovato anche degli altri aiuti. Mi pare però manchi ancora al nostro giornale una ordinata e organica tecnica redazionale e una organizzazione amministrativa. Mi auguro la nuova tipografia crei una migliore situazione. Forse il bavaglio politico, annullando o quasi le possibilità polemiche, costringerà il direttore a curare la parte notiziario e redazionale, oggi tanto imperfetta. l

Questo giornaie genovese passò in mano dei popolari all'inizio del 1925. Leggi 1.200.000.


Ieri a Roma si parlava molto di una discesa dallo Aventino delle opposizioni. I o credo sarebbe un errore colossale. I n quattro e quattr'otto la maggioranza seppellirebbe una nostra domanda di messa in stato di accusa del governo, pregiudicando, con tale voto, la stessa già impacciata - e come - azione della magistratura. Presentando una mozione sulla stampa, ce la faremmo rinviare a sei mesi. Anche che la maggioranza si sfaldasse ancora con qualcuno dei frequentatori di casa Paolucci l non riusciremo a sommare i 130 voti delle opposizioni oggi fuori dell'aula che con una ottantina di voti giolittiani, orlandiniani, combattenti e fascisti dissidenti. Col risultato di un voto di maggioranza decisivo pel governo. Tornare poi alla Camera colle condizioni di metà giugno non solo non migliorate, ma peggiorate, mi sembra sarebbe una vera resa. E dopo qualche seduta, ci costringerebbero ad andarcene di nuovo. Nel nostro gruppo è ieri prevalsa questa tesi, sostenuta da Degasperi. Gronchi non mi sembrava alieno dall'esaminare la nuova eventualità. Donati poi reclama il nos[tro] reingresso nel-, l'aula. Avrai visto l'ultimissimo "colpo di scena", della minaccia di chiusura sezione et elezioni. Parrebbe proprio che la Corona abbia dato il decreto di scioglimento a Mussolini. Se la cosa è, come sembra, vera, vcol &re che il Re crede propric opportuno saldare le sue sorti e quelle della dinastia a questo regime. L'impressione, anche fra i costituzionali, era ieri assai profonda e marcata. Le elezioni fatte da questo governo non saranno davvero una cosa piacevole: perché perdurando l'accordo elettorlale] delle opposizioni, o il governo fa l'inferno peggio del 6 aprile C19241 o si fa battere in 350 o 400 collegi. Mi pare averti date assai nuove. Scrivimi, a tua volta. Ti abbraccio, con amicizia e con fede.

P. S. - Ti faccio arrivare regolarmente il Cittadino. Sul problema di un gabinetto Giolitti-Salandra-Orlando e sui frequentatori di casa Paolucci, « l'autorevole esponente nazionalis~a», cfr. R. DE FELICE,HUP solini il fascista, (1921-1925), Torino 1966, V. I, pp. 691-692.


DE GASPERI A STURZO (f. 115 A,

C.

121) Roma, 13 gennaio 1925

Caro Sturzo, ho letto le lettere dirette a me e agli amici. Verranno tenute nella massima considerazione 15961 ti 71358 47636 molto 87207 e di 96140 a 73370 74344. 96141 a me 06970 24896 17041, è 21031 34700 le 40616 76385. Molte 70305,61413 59549 59544. Ma 06990 94197 è 34771. 61458 ti 34700 5907 46692 21027 15961 01971 faccio 17963 31758 per 11917: 1) se sarà 13039, (non è 15905 94162) 08928 62447 farà 15907 49635, 87273 19030 397192 I 65454 di 16091 i 76370, 21870 43006, propugnano 1399 18975 che 62447 57535 e potrà 57534 la 99104 08989 79385. I 94125 72316 01916 74332. Nel 22871 08989 79385 i 93118, 83219 e io 74350 ci dichiarammo 03929 O6990 68441 65432 11947 e 36 727 sono 03929 13999. A me 13999 95117 discutibile 01914 se si 13999 16091 da 00933 06990 a 44013. 57273 è 06 968 01998 76316? 2) sé si 36788 06990 76349 credi 72363 00910 52547 fra i 76370 79385? io 74350 ho 92136: 52547 di primo 59519, 01934 di 00910 88207 09909 08928 72349, fra 35765 87252 e 93118 15051; 52547 di 96172 59519 con 16091 gli 16927 su 88207 39793 42670. 87273 è 06968 01998 76316? Può 47636 che 15906 49630 61458 siano 57505 15961 08932 dobbiamo 70306. 3) in 86246 63444 61458 si 76325 più di 64441 di 17064. 15961 se il 63444 tornasse 61458 37738 che sarebbe 72363 79385 a qualsiasi 15066 24838 portasse 06990 61475. 09910 42670 pur di 99104 accetterebbe anche 95.150 di 04966 87293 22854; 4) 11 87252 è 98108 15961 le 63404 83216 13910 per ora 06990 sua 02923 02908 02954.


Grazie delle tue 47627 di 45699 farò 06968 72363 03929 65455. Stiamo 17092 42013 in 13078 81286. 06990 27870 42670 39793 a me 39771 e ora 56595 per 30751. Hai visto 24838 ti 15932 19997 di 47636 51589 08989 15968 che 01932 07944 59589? Da 76341 *O8989 14047 44638 79398 61413 60 430. Per il resto tiriamo avanti a fatica, ma finora abbiamo superato le difficoltà finanziarie e Dio ci aiuta. Convocherò il C[onsigli0 l N[azionale ] per fine mese. Tenterò il bollettino settimanale che avevo dovuto differire. Purtroppo la tattica repressiva della stampa diminuisce la responsabilità e le possibilità. A nome degli amici deputati, qui oggi convenuti ti mando i più affettuosi saluti e l'assicurazione della più viva solidarietà, mia moglie è a Trento ma mi ha pregato di ricordarla a te. Abbraccioti in sicura amicizia '.

. RUFFO DELLA SCALETTA A STUKZO (f. 160 A,

C.

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Roma, 20 ,pennaio 1925 Carissimo, ieri abbiamo commemorato in due sottosezioni il quinto 'anniversario della fondazione del P.P.I. Nella settimana continuiamo tali commemorazioni nelle varie sottosezioni. Abbiamo preferito questa forma raccolta z privata per poter realmente commemorare quella data che ci sta tanto a cuore e non dover correre l'alea, anzi non dover subire, una sicura proibizione della polizia ad una manifestazione più solenne. Le sottosezioni vanno bene e sono piene di entusiasmo. I o penso che piccole riunioni private debbano oggi' (durante il periodo "del governo assoluto del Presidente del consiglio" che ha sostituito "il regime della Le parole annotate da Sturzo sulle cifre sono illeggibil'.


Monarchia rappresentativa") sostituire le grandi manifestazioni e tener desto Io spirito del nostro partito che non può illanguidirsi o assopirsi sotto qualsiasi forma di comprensione. se noi, come partito che si ispira alle più alte idealità della morale cristiana, non possiamo pensare a quelle forme di riconquista della libertà che sono la naturale ed umanamente logica reazione ai regimi assoluti, dobbiamo trovare il modo di render noti i fatti piìi importanti della vita del nostro paese e della vita internazionale, dobbiamo dire le nostre opinioni sui fatti politici almeno a coloro che, per loro spontanea volontà, ci hanno dato l'incarico di dirigere il movimento politico del P.P.I.. Noi dobbiamo prenderci quella libertà che le disposizioni governative, che domani diverranno legge, vorrebbero toglierci; se un comizio all'aperto non potrà essere tenuto, forse neppure in periodo elettorale, dovremo ricorrere alle riunioni private, alle assemblee clandestine, se la stampa non potrà pubblicamente divulgare il nostro pensiero ricorreremo ai bollettini spediti in busta chiusa, ma non ci adageremo nel dispotismo. I o credo che il movimento più rapido deUa storia contem-. poranea, di fronte alla lentezza dei rivolgimenti nei ruoli passati, sia dovuto al fatto che una idea circola oggi in un giorno attraverso tanti individui quanti un secolo fa (per l'analfabetismo, i governi assoluti, la lentezza delle comunicazioni), non poteva raggiungere in un anno. .Dal rapido scambio delle idee sorgono azioni e reazioni e si svolgono gli awenimenti. Far cessare la libertà di stampa e la libertà di riunione dà certamente un arresto allo scambio delle idee e quindi agli avvenimenti. Di questo abbiamo ora in Italia una percezione esattissima. Mussolini ha rimandato la sua caduta a data da destinarsi, ostacolando lo sviluppo dei fatti con l'arresto dello scambio delle idee. Ma noi che abbiamo delle responsabilità di fronte al Paese e ai nostri figli, alle future generazioni, dobbiamo trovare il modo perché le idee continuino a circolare e i fatti abbiano il corso che le idee heluttabilmente impongono. Dato questo io ritengo che bisognerà pensare sul serio ad un giornale italiano che esca a Lugano. A un ufficio di informazioni assolutamente veritiero e indipendente dal governo. Ai bollettini in busta chiusa, alle riunioni segrete. Se non pensassimo *

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a tutto questo, tradiremmo, credo, la nostra causa, che è la causa della nostra civiltà. Nella prossima riunione della Direz[ionel esporrò questo programma. che mi sembra logico e non contraddicente ai nostri principi. I primi cristiani nelle catacombe non congiuravano anch'essi per il trionfo della Religione e della civiltà cristiana? Dimenticavo di darti qualche ragguaglio sulla riunione di ieri sera nella sottosezione Nomentana. I1 locale era ristretto e vi erano circa 40 persone. Ha parlato per primo Di Fausto mandando a te un pensiero affettuoso, l'assemblea naturalmente ti ha tributato una manifestazione entusiastica. Dopo Di Fausto ho parlato io, ed ho letto la tua lettera diretta alla sezione di Roma in risposta agli auguri. Questa lettera che sarà letta in tutte le sottosezioni come il tuo saluto ai popolari di Roma, rimane però naturalmente riservatissima, cioè se ne parla solo fra noi. Poi prendendo lo spunto da alcune tue frasi della lettera e specialmente da un pensiero trovato nelle tue Sintesi sociali che la storia dell'umanità può ridursi alla storia della lotta del principio del bene contro quello del male, ho cercati in poche parole d'inquadrare la breve vita finora vissuta del P.P.I. nel grande quadro storico della lotta tra bene, e male, tra cristianesimo e paganesimo. La legislazione dei primi imperatori cristiani tendeva a realizzare nella vita sociale i principi cristiani. La politica è necessaria perché qualche cosa di teorico passi nelle istituzioni sociali. uopo ii sorgere materialistico ed antireligioso delle correnti democratiche e liberali prima durante e dopo la rivoluzione francese, l'adesione ai principi democratici e liberali anche dei cattolici è stato un fatto deila massima importanza che, abortito purtroppo in Francia non ostante il magnifico tentativo di P. Lacordaire e di Montalembert, ha dato invece in Belgio in Olanda in Germania e nell'ex-impero Austro Ungarico magnifici risultati. Tali ne darà anche allYItaliase noi sapremo conservare al P.P.I. la sua forza e la sua caratteristica di democratico e di cristiano. De Gasperi ha parlato a lungo intorno al tema della libertà. Solo modo perché nello sviluppo dei tempi noi cattolici possiamo reclamare quelle libertà che i nostri stessi amici di oggi probabil-

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mente ci contrasteranno in un prossimo awenire, è di non negare ad alcuno la libertà di riunione e di associazione; se oggi i cattolici appoggiassero la pretesa lotta del governo contro la massoneria e si alleassero palesemente comunque con coloro che negano i diritti dei cittadini, essi domani subirebbero le persecuzioni, mentre sostenendo in pieno i diritti alle libertà civili e politiche (pur troppo oramai si tratta di diritti civili nemmeno più di diritti politici) noi P.P.I. potremo domani con piena coscienza continuare a chiedere il rispetto ai nostri diritti, e che la libertà dei cattolici non sia violata, come noi difenderemo anche la libertà degli altri. I1 concetto è chiaro, ma purtroppo vuole che non molti cattolici lo comprendano e molti invece si lasciailo impressionare dalla paternalità e dal giuseppinismo fascista. Ti bacio devotamente la mano. Credimi sempre tuo aff.mo [P.S.] Gli indirizzi delle mie sorelle sono: Grafin Schinborn,

Wiesentheid Unter Franken - Baviera; Principessa Wiettgenstein, Villa Ruffo Scaletta, Porta del Popolo - Roma. Se vuoi dirigermi lettere assolutamente sicure indirizzale a: Signora Giulia Bruchi, Lungo Tevere Michelangelo 16 - Roma 49.

GILARDONI l A STURZO (f. 160 A, C. 61) 27 gennaio [ 19251 Carissimo Sturzo, ho perfettamente ricevuto la tua ultima amara lettera e non ho fìnora risposto per un particolare stato d'animo che mi spingeva a non portare a tua conoscenza la verità nella sua intel Carta intestata: « Camera dei deputati ». Annibale Gilardoni, popolare, collaborò a L I Popolo. Partecipò d a secessione aventiniana e fu tra i 134 deputati dichiarati decaduti dal mandato parlamentare con la disposizione del 9 nvembre 1926.


rezza e a non comunicarti notizie che non avessero pieno riscontro negli avvenimenti. La tua lettera rivelava un ingiustificato atteggiamento del partito verso un accordo coi liberali; concludeva con la necessità di atteggiamento autonomo e diretto e ad una successione militare o a una successione delle opposizioni aventinistiche. Aggiungeva che per la tua amarezza ti preparavi a non tornare più in Italia e a non scrivere più di politica. Fatta questa premessa ti espongo il mio stato d'animo. Persuaso come sono che il tuo giudizio fosse dipendente strettamente dal fatto della tua lontananza avrei dovuto contrastare le tue affermazioni ponendoti anzitutto al giorno della vera condizione di fatto mortificante ed umiliante in cui noi viviamo. H o voluto fin quando fosse possibile tacere. Inoltre trattavasi di atteggiamento non di partito ma di uomini e questi uomini dovevano essere giudicati sulla base di risultati se non completi per lo meno sufficientemente chiarificati. Donati da un lato e io dall'altro abbiamo avuti frequenti contatti con Giolitti e con Salandra allo scopo di ottenere un accordo fra loro. La nostra finalità era semplice ed era quella di staccare un nuovo gruppo dalla maggioranza. A tale scopo proponemmo la formula della unione sacra con molte e molte riserve. Ci fu chiesto se avessimo attaccato Salandra in un evento [sic] di suo distacco e demmo sicurezza &.no. Durante le trattative venne a un certo punto parlato di discesa dali7Aventino e chiedemmo quale sarebbe stato l'atteggiamento dei liberali ove si fossero in seguito alla nostra discesa verificati fatti di maggiore o minore gravità. Non fu possibile di conseguire la promessa di una nuova secessione; quindi per noi il problema era semplificato. Tutto si ridusse a favorire il distacco Salandra che ebbe, come hai visto, risultato se non fiancheggiante, per lo meno parziale e ad aspettare gli eventi. Fummo lieti per il risultato di Salandra in ogni senso; positivo e negativo. Giolitti si dichiarò però di essere stato abbandonato nel momento buono; il che non è. Per giudicare del nostro passo; assolutamente personale e riservato, tanto che, p.e. nessuno ha fatto il mio nome occorre

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sapere che noi viviamo in una soggezione allo tzarismo quale non puoi aver idea alcuna approssimativa. Seguiti dalle guardie, vigilati nel telefono e nella posta, guardati a vista dalla pubblica sicurezza alla Camera. Proibite le adunanze di ogni specie. I giornali soppressi. Quest'ultima ignominia è quella che più ci fa soffrire. I sequestri sistematici sono a danno del Popolo, dell'Avanti, della Voce (che di fatto non esce più) del Nuovo Paese, che ha cessato le pubblicazioni. Nessun articolo è ammesso; parlare di tutto fuorché di politica di economia, di borsa di adunanze. Abbiamo avuto in quindici giorni otto sequestri e da quattro giorni usciamo in forma assurda per non perdere il contatto coi nostri di provincia. I nostri uomini vituperati senza possibilità di risposta. De Gasperi è oggetto di una campagna del Tevere (nuovo giornale di Roma, dell' Impero e di un turpe giornale umoristico (il Taglione) che è stato tentato contro il Becco giallo, il quale è pure soppresso. E' vietato di dare perfino notizia dei comunicati ufficiali delle opposizioni. Si è adunato il consiglio nazionale ed è stato sequestrato il Popolo che ne dava recensione e riportava il formale appello ai popolari d'Italia. Questa è la umiliante forma di stroncamento che Mussolini ha imposto alle opposizioni e specialmente al Popolo. In questa situazione come non tentare la molla Giolitti Salandra Orlando per presentare alla autorità del Re una posizione parlamentare di vera importanza costituzionale? Pensa che noi non rischiavamo nulla, in quanto, superato il fatto senza risultati, come poi fu, lYAventinoe i popolari non perdevano una linea dell'atteggiamento proprio. Ed ora? Puoi ammettere che il nostro atteggiamento puramente tattico abbia costituito quel pericolo a cui tu accennavi? Puoi osservare che certi passi, una volta iniziati potevano produrre una conseguenza definitiva di legame coi liberali. Ed è qui che io debbo farti presente che noi abbiamo due eventi da risolvere: 1. lo stroncamento della nostra vita politica effetto delle decisioni prese il 3 gennaio da Mussolini; 2. il


fatto delle future elezioni che presumibilmente porteranno il fascismo alle maggior violenze e alla soppressione di qualsiasi libertà elettorale. Anche a voler essere molto fiduciosi nelia resistenza delle nostre masse è difficile pensare che una soppressione delli stampa, una soppressione della libertà di riunione, di associazione di pensiero, possa rendere tuttora possibile la esistenza stessa di un partito, quando questo non abbia neppure uno, dico neppure uno, rappresentante alla camera. E' preferibile subire una posizione politica di passaggio, colla nostra adesione implicita (non è detto colla nostra partecipazione) ovvero irrigidirsi in una resistenza formale e di principio? Pensa che del delitto Matteotti non si parla quasi più e non solo perché non se ne può parlare, ma perché tutto pare superato dopo che il capo del governo ha assunto formalmente tutte le responsabilità. Pensa che i maggiori esponenti di vita [sic] potevano forse adagiarsi in un criterio di costituzione di un ministero di transizione, formato degli uomini del passato, anche per fare soltanto le elezioni; ma che difficilmente avrebbero potuto accogliere con tolleranza un ministero popolare socialista. Tu hai risposto con la ipotesi di un ministero militare. Primo: occorre che 2 Re revochi e non pare sia qzesta la iaterìzione. Secondo occorre che vi sia I'uomo pronto. E ce ne sono due cioé troppi. Giardino e Caviglia. I1 delitto Matteotti: la famosa denuncia Donati, cosi aspramente giudicata dagli aventinisti di ogni specie, ha prodotto i suoi effetti benefici. I n questa tormentosa ora chi avrebbe potuto fidarsi di dieci giurati in una piccola assise di provincia? E abbiamo tutto fatto per conseguire lo scopo di portare tutto in Senato. Se sapessi quale altro tormento è questa lotta giudiziaria, penosa, pericolosa (e questo è il meno) ma in cui noi giuochiamo la stessa vita del partito. Pensa che qui si dice comunemente che tutto finirà in un modo assai semplice. La querela De Bono in un non luogo e il processo Matteotti in una condanna per omicidio preterintenzionale (due o tre anni).

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E credi che in queste condizioni si possa lottare soltanto sulla base dei principi? E non credi-che si debba tentare tutto per dare agli avvenimenti politici un diverso avviamento? V'è la questione dello scendere nell'aula ovvero di restare sull'Aventino, questione che costituisce il travaglio di tutti noi e che ammette di giorno in giorno diverse soluzioni e diversi punti di vista. Se sapessi quante valutazioni vennero fatte. Fino ad oggi prevalse il criterio della secessione per vari motivi e anzitutto per non saldare la posizione costituzionale di fronte al Re che finora, a quanto si sa, ha rifiutato il decreto di scioglimento appunto per la nostra posizione di secessione che non permette il chiarimento costituzionale. Si è detto che, alla sfida del tre gennaio, da parte di Mussolini, che provocava alla accusa, dovevasi accettare l'esperimento della procedura di accusa dinanzi alla Camera. Si è risposto che questo equivaleva a porre il governo fascista nella condizione di passare a una votazione e al rigetto dell'accusa, il che avrebbe pregiudicato il giudizio, tuttora pendente dinanzi alla autorità ordinaria comune e avrebbe ancora più pregiudicato il giudizio dinanzi al Senato, giudizio tuttora possibile. E questo deve parere anche a te chiarissimo. Altre e non minori argomentazioni hanno valso finora a farci mantenere sull'Aventino, che pure produce serio danno presso le masse, specialmente dopo lo stroncamento della stampa. Ed ora passiamo agli ultimi avvenimenti. I1 25 corr. si è adunato il Consiglio nazionale e la discussione è stata lunga, ma ordinata e non discorde. Eliminato Miglioli colla formula di incompatibilità a seguito della nota intervista sull'Unità in sostanza si è constatato nel seno del Consiglio lo stesso travaglio che logora tutti circa l'intervento o meno alle sedute della Camera. Quello che fu serenamente e concordemente affermato si fu che dovevamo prendere atteggiamento chiaro per qualunque l I1 Consiglio Nazionale del PPI riunitosi il 25 gennaio 1925, decise I'espuIsione dal partito di Guido Miglioli a causa di una intervista concessa ali'organo comunista L'Unità nel dicembre 1924 sul problema dell'unità sindacale, e sul molo del partito popolare.

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successione ed è questo l'oggetto del manifesto al Paese che è stato soppresso nella stampa e che ti trasmetto in bozze di stampa. Oggi lascio giudicare a te se meritiamo rimproveri sulla base del nostro passo che riapre la questione politica che era del tutto stagnante, se non del tutto soppressa. E infatti i giornali ne parlano ampiamente e diffusamente pur non avendo potuto riportare il testo del documento. Solo la Stampa di Torino ha potuto riprodurla in una sola edizione. Al manifesto faceva seguito una relazione economico finanziaria del sottoscritto e un ordine del giorno che ti trasmetto pure in bozze. Sono certo di averti dato una serie di dolori nella tua forzata assenza e nel tuo isolamento. Voglio soltanto però assicurarti che noi non siamo degeneri tuoi fratelli di fede e che lottiamo in uno stato d'animo di cui tu non .puoi assolutamente aver visione o sensazione. Ed ora? Nessuno può dire che cosa sia per avvenire perché l'atteggiamento del governo segue il diagramma più accelerato. Noi siamo a posto e credo che vorrai riconoscerlo. Abbiamo fatto quanto occorreva per la questione morale. Basti per tutto Ie dinlissioni iinposte a Melodia e dopo, la mancata successione tentata dal Paternò? colla sostituzione Zuppelli cioè con uno che ha votato sempre contro al governo. E' lecito farsi illusioni? I o non appartengo ai visionari e agli ottimisti, sono però d'accordo nel tentare tutto per vivere. I n seguito penseremo a Wosofare. H o visto di frequente tua soreua. La tipografia non va ancora troppo bene, ma si awia nella parte macchine. Gli abbonamenti e la sottoscrizione ebbero uno slancio negli ultimi giorni di dicembre e nei primi di gennaio. Ora v'è una sosta assai significativa e indiziaria. Non tutti' vivono di spasimo e di esasperazione. Saluti da Candolini che fu a Roma per il Consiglio nazionale.


Spataro mi dice di avere scritto più volte. Idem Mangano. Foschini ti scriverà fra giorni. Io risponderò dopo la tua risposta a questa mia. Ed ora se ne hai forza, condanna! Le copie sequestrate del Popolo sono distrutte. Nella tipografia vi sono dieci carabinieri due guardie e un commissario sempre presenti.

GRANDI A STURZO (f. 160 A, C. 45) Monza, 29 gennaio 1925 Carissimo D. Luigi, con grande piacere e conforto ho ricevuto il Tuo biglietto e la Tua cartolina che mi portano la Tua parola preziosa di incoraggiamento e di benevolenza per il nostro movimento sindacale e confederale, e mi danno notizia del centro di cultura cristiano sociale inglese ' ( ~ x f o r d )e della Casa ove gli operai cattolici fanno i corsi universitari di cultura economico-sociale. Potessimo noi fare altrettanto! Dovremmo sperarlo dall'università cattolica, ma temo molto dalle direttive di coloro che la presiedono troppo laudatori delle pretese benemerenze dell'attuale regime. Non ti parlo della nostra attività di partito molto viva ed interessante in questi giorni perché ne avrai già notizie ampie. I1 nostro movimento sindacale cristiano riprende gradualmente nell'Italia settentrionale, e già aveva accenni consolanti nella centrale ora sospesi per la nuova politica cosidetta di forza. Ci Carta intestata: « Camera dei deputati ». Achille Grandi, popolare, fu segretario deli'unione del Lavoro di Monza e segretario della Confederazione Italiana dei Lavoratori.


riuniremo in Consiglio nazionale a Verona a metà febbraio e non mancherò di portare agli amici organizzatori ed organizzati il Tuo prezioso fraterno saluto. Ma tutto il nostro awenire presuppone la pregiudiziale: riconquista della libertà nella legge e nella costituzione! Noi faremo, seguendo il Tuo luminoso esempio, ogni sforzo ed ogni sacrificio. Iddio che vede la rettitudine delle nostre intenzioni ci darà l'aiuto necessario per il conseguimento della vittoria 5nale. Gradirei avere da Te alcune notizie sui punti seguenti: a) il testo ed il valore di recenti dichiarazioni del Card. Bourne circa la liceità dell'appoggio dei cattolici, in ispecie dei lavoratori cattolici inglesi, al labour party; b) Se il labour party e le organizzazioni sindacali inglesi hanno rapporti di colleganza, e se fanno professione di socialismo, e se rispettano i sentimenti religiosi degli aderenti; C) Se tu credi che l'unità sindacale raggiunta dai lavoratori inglesi sia ancora compatta o vi sia deviazioni e distinzioni, e se tale unità sia utile e possa trovare imitazione in altri Paesi, come in Italia, date le nostre condizioni attuali specie nei rapporti tra le organizzazioni sindacali bianche e la Confederazione generale del lavoro, senza urtare contro la dottrina cristianv sociale. Tu comprendi l'importanza delle mié domande specie in questo momento pèr vincere dubbi ed apprensioni che si manifestano sia nel nostro campo sindacale e politico che in quello cattolico. I popolari ed i lavoratori bianchi di Monza mi incaricano di ricambiarTi il loro affettuoso saluto col fervido augurio di un Tuo prossimo trionfale ritorno per il bene d'Italia e la sua vera maggior grandezza. Ti abbi.accio con fraterno affetto


CAPPA A STURZO l (fs., C. 58) Roma, 30 gennaio 1925 Carissimo Sturzo, Ebbi, a suo tempo, a mezzo dell'amico genovese, la tua interessante e graditissima lettera, che comunicai a Degasperi e Spataro. Pellizzari, che cogli amici di Genova ti contraccambia cordialissimi saluti mi assicura di averti fatto mettere in corso il Cittadino. I1 Cittadino tira innanzi, abbandonato da tutta l'aristocrazia della superbia, ma sostenuto da una quasi raddoppiata diffusione in tutta la regione. Certo che, esaurito che saranno i primi fondi, il problema del finanziamento sarà grosso e non di facile risoluzione. Dei lavori del Consiglio nazionale avrai letto o leggerai sull'estratto dal Popolo sequestrato fattone dal nostro ufficio stampa. Delle ripercussioni che i deliberati hanno avuto avrai visto sui giornali. La stampa fascista e filo ha, per quattro o cinque giorni annunciato il franamento dell'aventino. I n realtà lYAventino resta e... resta sull'Aventino. La mossa del P.P.I. per una concentrazione costituzionale, con entro gli unitavi, atta alla successione e che possa intendersi coi tre vecchi2 dell'aula ha fatto generalmente buona impressione ed è assai valutata da tutta la stampa. Questo è bene tu sappia, a proposito di quanto, in senso contrario, mi hai scritto. Forse tu non hai, costì, la sensazione esatta della realtà attuale di qui. Noi non possiamo astrarre, e tanto meno indebolire, l'azione e l'atteggiamento all'opposizione dell'aula. Per conto mio poi ritengo che sarebbe ormai tempo che I'Aventino in solenne plenaria adunanza denunciasse solenne1 2

Carta intestata: « Camera dei deputati ». Giolitti, Salandra, Orlando.


mente al Sovrano, ma proprio direttamente, che il patto statutario è quotidianamente violato nello strappo continuo che nella stampa, nel diritto di riunione e di associazione, nell'inviolabilità del domicilio si fa dal governo della carta costituzionale. Mi sembra tempo di parlare chiaro: anche perché la Monarchia e la sua corte sentano che vanno assumendosi ben gravi responsabilità. Chissà che il merito non giovi... Certo che 1'Aventino non può ridursi, come da qualche settimana, a. .. ordinaria amministrazione, indebolendosi pel fatto che, secessionisti dalla tribuna parlamentare, i sequestri e la censura ci vietano quella giornalistica. D'accordo con te che 1'Aventino elettorale potrà e dovrà essere minacciato, ma non attuato, almeno in un primo tempo. Tuttavia, caro Sturzo, sta tranquillo che se le elezioni le fa Muss[olini] e le fa presto (può darsi che il processo Matteotti e la relativa Alta Corte le facciano rinviare), nell'ultima settimana saranno ben pochi i candidati di opposizione che potranno restare, vivi o intatti, sulla breccia ... Intanto qui il pane cresce tutti i giorni; gli impiegati reclamano il caroviveri. Gli operai sono, in molte industrie, a salari assolutamente insuflicienti e... industriali estremisti fascisti vogliono la testa di Destefani. Ti abbraccio caramente, tuo

STURZO A NITTI ' (f. 160 A, C. 51) . [Londra], 4 febbraio 1925 Eccellenza, grazie della sua lettera gentile e affettuosa. Anch'io desidero di vederla: ma per ora non mi muovo da Londra. Nella ventura primavera conto di andare in Francia e nel Belgio e nell'olanda e poi passare almeno quindici giorni in Svizzera. Sarà possibile incontrarci. Risposta alla lettera del 24 dicembre 1924 (cfr. doc. 7).


Io non vedo vicina la caduta del fascismo: la riconquista della libertà in Italia è lenta: perché la classe borghese conservatrice e nazionalista ha perduto il significato della parola, ed è invasata dalla paura di un bolscevismo che le serve da paravento per il suo parassitismo economico. La classe professionista e piccolo borghese che ci assiste nella campagna antifascista è titubante e incerta, perché non ha avuto agio a formarsi un vero carattere politico per via del trasformismo parlamentare, che ha predominato SI a lungo in Italia. I1 proletariato ha avuto troppe agitazioni nel dopo guerra; ed è bene che passi un po' di tranquillità nel terreno socialeeconomico. Qualsiasi soluzione intermedia, come sembrò un mese fa quella dei tre ex-presidenti, sarebbe, secondo me, un danno per l'Italia. Perciò non vedo un'immediata soluzione dell'attuale crisi. Io studio e lavoro; non so quale sia il mio futuro ruolo nella vita politica italiana: non sarò mai con i vili e con i tiranni. Ho letto il suo ultimo lavoro e quello di suo figlio: se n'è occupato il mio Bollettino Bibliografico del quale le mando copia.

MERLIN l A STURZO

6.) Rovigo, 5 febbraio 1925 Caro Sturzo, ho ricevuto la tua lettera e ti ringrazio. Non ti parlo della questione dello zucchero per la quale ti scriverà Mentasti. Sono con te circa la tattica: si deve rimanere sull'Aventino. Per mille ed una ragione: non ultimo argomento che, se tor-

' Dattiloscritto. Carta intestata: « Camera dei deputati ». Umberto Merlin, deputato popolare nella XXV e XXVI legislatura.


niamo alla Camera, può darsi che quella tribuna, dalla quale qualcuno dice che potremmo parlare, ci fosse invece chiusa al più presto. Mussolini ci batterebbe due volte: quando scendiamo e quando ci caccierebbe via. L'Aventino è la resistenza passiva: occorre tenacia e pazienza. Certo che, se altri riuscisse nell'azione diretta per sostituire questo Governo con uno costituzionale, non ci dispiacerebbe: tu vedi forse più lontano ma noi sentiamo qui il voto ardente di tutti. La domanda angosciosa è questa: chi farà le elezioni? E se le facesse Mussolini? I o sarei per l'astensione. Riuscirà però l'astensione ad essere generale, completa? Tante domande e tanti gravi problemi. I popolari, ora che sei lontano, ti amano di più, ti sentono un uomo grande e degno della storia del nostro Paese. Nel tranquillo rifugio di Londra prega per noi e ti conforti saperti ricordato ed amato. Noi ti auguriamo un pronto ritorno: il tuo ritorno deve coincidere con la restaurazione della libertà e dell'ordine. Ricordami e ricordaci. Tuo

DEL GIUDICE A STURZO ' (fs., C. 83) Roma, 6 febbraio 1925

t

Carissimo Sturzo, dalla tua gentile lettera ho appreso che l'ultima mia non ti è pervenuta. In essa, del resto, ti facevo gli auguri per il nuovo anno e rimettevo ad altra mia l'invio di notizie. 1

Carta intestata : « Filippo del Giudice, Roma, via Vittorio Veneto

n. 105 p.p. ».


Non ti ho scritto prima perché sono stato occupatissimo, e le notizie, peraltro, variavano di giorno in giorno. Avrei dovuto scriverti molto frequentemente per riferirti in merito alle molteplici attività, ma il tempo mi è mancato. Ti prego, quindi, di volermi perdonare. Mostrai la tua lettera alle note persone l. La più autorevoIe fece le mosse di essere persuasa della bontà del metodo da noi seguito. Non è primamente d'accordo l'altro P[izzardo], il quale al solito teme esageratamente le intese con i soc[ialistil '. Su questo tono vanno alternandosi le manifestazioni da quell'ufficio; né valgono a persuadere i molti ragionamenti di tecnica politica e di previdenza, che con argomenti sostanziali andiamo facendo. I recenti avvenimenti li hanno resi ancora più timorosi, e non sanno (questa è la mia impressione) quale atteggiamento assumere. I1 P. Rosa 3, com'è naturale, si mantiene molto riservato, consiglia di chiedere esplicitamente alle suddette persone quale si ritenga l'atteggiamento più opportuno, per evitare eventuali nuove circolari, ecc. ... Domani io e Giovanni [Gronchi] avremo con P. R[osa] un colloquio in merito, e se occorresse tornerei all'ufficio su indicato per ulteriori chiarimenti. E tutto ciò allo scopo che non facciano atti che possano essere male interpretati. Per ciò che ti riguarda personalmente siamo d'accordo che se ti occorre altro non hai che a domandare. Ti prego, perciò, di scrivermi in merito e dirmi tutto in modo che io possa provvedere sollecitamente. Per la recensione del libro di tuo fratello Mons. Mario non è stato possibile fare quanto tu desideravi. La Civ[iltà] Catt[olica], e per essa il P. Busnelli, non potrebbe fare a meno di rilevare quanto in materia teologica discutibile - si discosta dalla Si tratta dei cardinali Gasparri e Pizzardo. Sturzo dette il proprio assenso a quella parte del partito che auspicava un'intesa con i socialisti a fini elettorali. Sul problema cfr. F. RIZZI, Sturzo in esilio. Popolari e forze untifasciste do1 1.924 al 1940, in A.A.V.V., Luigi Sturzo nella storia d'ltaIia, « Atti del Convegno di Palermo n, Roma 1974, v. 11, p. 511. Padre E. Rosa della Ciuilti Cattolica. l


dottrina di S. Tommaso. E perciò, pregai di prendere solo nota del libro nella rassegna bibliografica, senza muover critiche. Peppino ti avrà certamente informato che io ho fatto quel che ho potuto per le note pratiche. Poco, molto poco in verità. Non ti so dire le difficoltà che incontro almeno nel campo che io avvicino per ragioni professionali. Ma spero che qualche cosa riesca a poter fare quanto prima. Vedo spesso la tua ottima sorella, che sta bene e che si adatta a vivere lontano da te, pensando ad un domani migliore, in cui, tu, maestro di color che sanno, potrai dire a noi, devotissimi, le parole di conforto e di guida fra tanta oscurità. Auguri di ogni bene anche a nome di tutti gli amici. Ti stringo la mano e ti abbraccio con fraterna cordialità. Abbracci tuo aff.mo sempre

P.S. Abbiamo avuto, Giovanni ed io, ieri sera un lungo colloquio con P. R[osa], le difficoltà che si frappongono per un'eventuale intesa elettorale non sono lievi. Per ragioni di principio, difficilmente la Santa Sede manterrebbe il silenzio desiderato. Siamo rimasti d'accordo che io avrei chiesto un colloquio con il Cardinale G[asparri] al quale consegnerò anche un promemoria. .

COLONNETTI A SWiizG l (f. 116 A, C. 34) 15 febbraio 1925 Carissimo ed illustre amico, grazie di cuore della desideratissima e preziosa tua lettera; e grazie della procuratami conoscenza del Rev. D. Lometti che ci ha portate tue notizie ed a cui abbiamo affidato l'incarico di recarti i nostri accorati saluti. l Carta intestata: « Prof. Ing. Gustavo Colometti - Direttore della R. scuola di ingegneric di Torino H.


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Sono completamente d'accordo con te e con quel che tu mi scrivi, ma non sono egualmente sicuro che quelli tra i nostri amici che hanno le responsabilità dell'azione non si lascieranno tentare da accordi intesi ad 'escir comunque dalla situazione attuale! '. Per ciò che mi riguarda personalmente, le cose vanno altrettanto male. I1 nuovo ministro non resiste alle pressioni contro la riforma Gentile, e l'edificio va sgretolandosi tutto e in breve, perduti i vantaggi della disciplina e della maggior serietà di studi, non resteranno in piedi che le parti burocratiche e meno felici della legge. Anche l'esame di stato sta per tramontare! ... In queste condizioni la lotta contro di me si è intensificata portandosi senza più alcun ritegno sul campo politico e confessionale. E' un succedersi quotidiano di attacchi nei quali si finisce sempre per chiedere se sia lecito che a capo del Politecnico stia uno che è... nemico del governo e presidente della giunta diocesana. Né io so proprio fino a quando sarò capace di portar pazienza e di tirar avanti: di ora in ora la tentazione di restituir il mandato e disinteressarmi di tutto si fa più viva ... '. La settimana ventura si insedierà il nuovo consiglio di amministrazione, ed io terrò ad esso un discorso che potrà essere l'impostazione della nuova situazione o la conclusione della mia opera. Te ne terrò informato. Ricordati di noi nelle tue preghiere, in particolare dei miei cari che mi incaricano di assicurarti del loro quotidiano pensiero. E credimi sempre tuo.

Colonnetti si riferisce ai contatti tra i1 popolare Gilardoni, Salandra e Giolitti. Cfr. doc. 13. ? Gustavo Colonnetti, a causa delle pressioni fasciste, diede le dimissioni dalla direzione del Politecnico alla fine del 1925.


NITTI l A STURZO (fs., C. 28) Zurich, 17 febbraio 1925 D

Personale Caro e Reverendo amico, assai vivamente La ringrazio della sua. lettera Ho letto quanto Ella ha scritto al Times 3. Ma, fra le cose peggiori del fascismo, è aver diffuso all'estero una serie di false notizie. Somme enormi sono state spese per falsare l'opinione pubblica internazionale. Si vuol far credere che il fascismo abbia salvato l'Italia da una rivoluzione, mentre infatti non ha che preparato una rivoluzione. Che cosa verrà fuori? Io stesso non so: certo la situazione attuale non può durare. L'opposizione manca di un capo e la mia lontananza ha molto nociuto. [...l " ha pubblicato nel Nuovo Paese che l'indomani dell'aggressione a casa sua, il famigerato barone [...] offriva una partira di caccia al duca D'Aosta. Invitati erano de Bono, Cesare Rossi e altri gentiluomini della stessa specie. De Rono, appena giunto, disse al duca: Altezza, per un puro caso, non abbiamo portato la testa di Nitti. Mussolini, in uno sfogo confidenziale, avea detto a Tino: - Per vincere bisogna sopprimere materialmente Nitti, don Sturzo e Amendola. Poi aveva aggiunto: - Amendola però è meno pericoloso. L Carta intestata: « Francesco Nitti ». Indirizzo mahoscritto: «Hotel Sonnenberg, Zurich D. Cfr. doc. 16. Cfr. M.L., I, pp. 11 sgg. Parola illeggibile. Parola illeggibile.


L'odio verso di me dipende dal fatto che non ho mai voluto riconoscere il fascismo come un governo de juve, ma. solo come un governo de facto. Ciò ha molto nociuto al fascismo. Ma io non ho voluto cedere a nessuna insolenza come a nessuna minaccia. Che cosa avverrà ora? I o non vedo possibile nessuna soluzione parlamentare: il parlamento non esiste più e il Re ha completamente solidarizzato col fascismo. ' Qui è la vera difficoltà. Un mese fa il fascismo parea finito. Poi ha avuto una notevole ripresa e ora sembra solido. Ma io non credo alla sua solidità. In Italia la miseria dilaga. Dovunque è il più grande malcontento. Ma tutti non osano ribellarsi. La viltà parlamentare è stata grande. Non si poteva concepire spettacolo più umiliante. I o ho ogni giorno informazioni dirette e poiché la censura è vigilantissima, non mi fido della posta, ho corrieri sicuri da Milano e da Torino. Ora tutte le notizie mi fanno ritenere che, non ostante le apparenze, siamo alla vigilia di awenimenti gravi. Il fascismo è isolato materialmente e spiritualmente. Ma ha le sue bande armate e la forza del governo. Ora tutti vivono sotto l'oppressione della minaccia. I o non so che cosa si deve fare nelle elezioni prossime. Una astensione generale sarebbe il meglio. Ma avremo la forza per indurre i nostri amici a una vera astensione? I o sarei lieto di parlare con Lei. Ma, quando la vedrò? L'Università di Cambridge' che ha per consigliere, lord Balfon mi ha invitato a fare un discorso. H o accettato e parlerò il 31 luglio. Vi saranno allora a Cambridge i principali uomini pubblici inglesi di tutti i partiti. Ma da ora a luglio vi sono cinque mesi e in questo periodo chissà quante cose accadranno in Italia! Con una cordiale stretta di mano mi creda Suo aff.mo


STURZO A NITTI (fs., C. 28)

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22 febbraio 1925 Eccellenza, credo che avrà letto la mia lettera al Times, pubblicata 1'11 di questo mese. E' veramente incomprensibile l'orientamento estero sui problemi della vita italiana. I o prevedo ancora una maggiore reazione; perché la borghesia italiana danarosa e affarista è ignorante e timida, e l'opinione pubblica è soffocata. Ciò nonostante, non ho perduto la speranza di un ritorno al regime di libertà. Fin che le forze reagenti non si sono polarizzate, è difficile destare la fiducia nel paese verso un ritorno alla Costituzione. Ho ricevuto la sua e la ringrazio. E' nei miei propositi passare qualche tempo in Svizzera, forse a primavera avanzata. Ossequi distinti. [P.S.] La prego di prendere nota del mio nuovo indirizzo.

NITTI A STURZO ' (f. 116 A, C. 35)

Personale-riservata Zurich, 25 febbraio 1925 Caro reverendo amico, ho letto la sua lettera al Times, è molto ben fatta ed è stata utile. La vera natura del movimento fascista non è nota all'estero. I conservatori anche in Inghilterra e in America credono che si

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Scritta sui retro deiia lettera di Nitti del 17 febbraio 1925 (doc. 20). Carta intestata: « Francesco Nitti D. Indirizzo manoscritto: « Hotel Sonnenberg, Zuricù P. 1


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tratti di un movimento conservatore e non hanno compreso che si tratta invece di un vero bolscevismo bianco, che prepara una sanguinosa rivoluzione. La borghesia italiana è cinica e corrotta e io sono d'accordo con Lei nel prevedere una più aspra reazione. Ma dopo? Uno scrittore inglese Fred Brittain dell'università di Cambridge prepara un libro sul fascismo. Può essere utile. I1 Brittain, a fine marzo, si recherà in Italia. Bisogna che nessuno ne sappia nulla. Se no avrà delle difficoltà e non vedrà niente. Gli scrivo che si metta in rapporto con Lei. Ella può scrivergli in tutta libertà. I1 suo indirizzo è: Professor Fred Brittain - The Oratory House - Cambridge. I o prevedo in Italia un ;ero movimento rivoluzionario, dopo la reazione. La borghesia industriale è come dicevo cinica e corrotta: il popolo è oppresso. Ma ha l'odio dell'op~ressione. Fra qualche mese avremo movimenti rivoluzionari, e, dopo una violenta reazione, vi sarà la fine del regime attuale. Purtroppo occorrono dei martiri; ma senza martirio nessiina grande idea trionfa. Il fascismo si disintegra ogni giorni e ora è ridotto a una minoranza criminale. Ciò che è triste constatare è che le grandi monarchie in Europa non si adattano più alla vita dei popoli. Le tre più grandi monarchie d'Europa, la Russia, la Germania, l'Austria-Ungheria son cadute per effetto della guerra: le due grandi monarchie continentali invece son cadute per effetto della pace, l'Italia e la Spagna. Una ^dittatura può comprendersi in repubblica. Ma che cosa è in una monarchia se non la fine del Re? Tutte le repubbliche in Europa hanno resistito assai meglio, non solo Francia e Germania, ma persino la Polonia. I1 pesidente Pilsudski ha resistito al brigante Korfanty, ch'era il Mussolini polacco l. l Wojciech Korfanty, uomo politico polacco, capo del movimento nazionale polacco. Awersario di J6zef Pilsudski quando questi e il suo partito giunsero d potere nel 1926.


Sarò lieto di vederla a lungo in Svizzera, Zurich è un sito tranquillo, dove nessuna sorpresa è a temere. Io ho molto sofferto. Ma questa lotta per la libertà mi è sacra e son contento del mio sacrifizio. A voce Le dirò quanto ho fatto. Con i più cordiali saluti aff .mo

STURZO A DEL GIUDICE l (fs., C. 83) [Londra], 27 febbraio 1925

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Carissimo, grazie della tua lettera e delle informazioni che mi dai. Spero che non ti dimenticherai di me, e di tanto in tanto farai una parentesi alle pressanti tue occupazioni, per scrivermi un rigo. Io vedo che il mio esilio si prolunga chissà per quanto tempo. Non oso pensarlo; ma subisco in silenzio la mia situazione e offro al Signore la mia intima sofferenza; di questa non parlo e nÒn ne scrivo a nessuno. Mia sorella sa che starò ancora qui: e le mie parole per Lei sono di conforto. Penso, appena sarà primavera, di muovermi un poco e andare a visitare il Belgio e l'Olanda. Tutto però è subordinato ai mezzi di cui potrò disporre: io speravo non dover ricorrere a chi mi ha aiutato largamente in questa circostanza, e tu ben lo sai; e qui ho cercato di potere fare qualcosa per far fronte alle spese; ma non so come farò appresso. Sulla opportunità di richiedere alla nota persona mi rimetto alla tua discrezione e pruden~a.~. l

Risposta alla lettera del 6 febbraio 1925 (cfr. doc. 18). La «nota persona » a cui Stuno fa riferimento è il card. Gasparti.


Ma desidero che tutto passi tra me e te solamente. Per cui, quando mi dovrai scrivere, domanderai a mia sorella l'indirizzo che io spedii riservatamente a Ruffo e che tu conosci, e tu manderai la tua risposta ben chiusa in doppia busta a quell'indirizzo. Desidero sapere qual è lo stato d'animo degli ambienti che tu conosci. Ossequi alla tua Signora e saluti a tutti gli amici specialmente.

GIORDANI A STURZO ' (f. 116 A, C. 40) Roma, 2 marzo 1925 Amatissimo Professore, ho letto il testo integrale della sua lettera al Times su Le XX Siècle e nel giornale da Lei inviatomi. La lettera è d'una abilità insuperabile, oltrechè vera e bella; difatti i fascisti non hanno trovato un punto da attaccarla, e il Giornale d'Italia l'ha lodato. Capisco come per la sua forma e profondità abbia fatto impressione in tutta l'Europa. C'è molto filofascismo in giro oltr'Alpe; ma ci deve essere anche molto antifascismo se gli organi governativi assalgono furibondamente la stampa estera sino a provocare un ordine del giorno di forte protesta da parte dei corrispondenti stranieri da Roma. Non sapevo che avesse inviato il testo italiano. Le preoccupazioni e il rammarico che lei esprime su atteggiamenti d'indebolimento delle nostre posi. zioni passate, su concessioni gratuite ai nostri awersari di ieri e di domani, sono condivise dall'elemento più giovane e più forte, che s'è doluto vivamente di certi melliflui abbandoni come di mimetismi e fobie, male vecchio di un partito giovane nato dalla crisalide della debole Azione Cattolica. I1 veto a l

Carta intestata: « IL Popolo Nuovo, via Ripetta 102 P.


Gioiitti, come l'introduzione della proporzionale, resta lo sforzo - più poderoso per dare all'Italia un governo, un regime moderno, svincolato da clientele e dittature personalistiche ed espresso da programmi e forze organiche di grandi partiti. Se a qualcuno seccano i suoi atteggiamenti, nuovi o antichi, (a me non la danno a vedere conoscendosi il mio sturzismo a oltranza), alla maggioranza, decisa a rompere coi troppi compromessi, piacciono; e io lo vedo e lo sento. Non ho veduto l'intervista su De Tijd d'Amsterdam e mi dispiace. Se mi invia una copia, penso io alla traduzione e, se !o desidera, alla pubblicazione. Quanto al lavoro, di cui Mangano deve fare !a prefazione, sinora non sapevo se non che era affidato al Gobetti, sulla prefazione nessuna m'aveva fatto parola l . L'amico Scelba, dandomi la lettera, mi ha parlato della lentezza, con cui sono procedute le cose; e me ne dispiace vivamente. Chiederò subito infotmazioni agli amici. Spataro, che è a Milano per la direzCione] del partito, l'ho veduto ieri l'altro a colloquio con Mangano. Comunque, per parte mia, per quel che posso fare, il suo desiderio è mio piacere e dovere, e ogni qual volta ha bisogno di me, per quanto goda fama di scrittore squilibrato e apocalittico (sic!) si serva pure di me, con la certezza di farmi un regalo. Sto lavorando già al Morztalembert. Manderò subito alla Sig.na polacca le pubblicazioni coi saluti. So che i cattolici esteri sono in gran numero filo-fascisti: io lo vedo spesso scrivendo sul Popolo e soprattutto l'ho denunciato a proposito degli articoli di Le XX Siècle e dei fatti di Marsiglia, alle cui orgini è una lotta di centrofascisti (sinistra) contro fascisti (destra) impersonati dal Castelnau ', il quale, se è prel A Mangano era stato affidato il compito di mettere a posto e fare eventualmente una introduzione al volume di Sturzo, Pensiero antifascisfa, che venne, dopo varie difficolth, stampato da Gobetti. Cfr. L. STURZO,P.P.I., v. 111, introd., pp. 3 sgg. Edouard Castelnau, generale ed uomo politico francese. Fu eletto presidente deiia Federazione Nazionale Cattolica, una vasta organizzazione di estrema destra, il cui fine era queiio di mobilitare i cattolici in difesa degli interessi religiosi e politici contro l'affermazione del cartello delle sinistre. Cfr. R. Ré MOND, La destra in Francia, Milano 1970, pp. 214 sgg.


sidente d'una organizzazione cattolica, è anche capo d'un movimento politico reazionario fascista. Con quale criterio gli abbiano affidato la prima carica, non si capisce o si capisce troppo! I nostri settimanali e i quotidiani, popolari o meramente d'azione cattolica, riportano concordi le notizie di lei che io pubblico sul Bollettino o sul Popolo; ci si sente insopprimibile il desiderio che si ha di lei. Purtroppo le opposizioni mancano del naturale antagonista di Mussolini! Le accludo un mio trafiletto. Come va la salute? Quando va in Olanda? Se posso essere utile, si ricordi di me. Intanto m'occuperò del suo libro. Gradisca saluti affettuosi dal suo Dev.mo

[P.S.] Saluti da Lorenzo. Mi dice ora Scelba che la prefazione del suo libro è fatta.

MIGLIORI A STURZO ' (f. 116 A, C. 52) Milano, 13 marzo 1925 Carissimo e venerato amico, rispondo con una sola alle tue due lettere 19-2 e 5-3, recapitatemi a mezzo del caro Arturo Baranzini, dalla viva voce del quale ho raccolto poi altre notizie confortanti, di te. Tutto ciò che mi hai scritto ha significato e significa per noi il consiglio più prezioso. H o comunicato il tutto alla breve cerchia di amici sicuri (Tartufoli, Faino, Giambelii, Zanchetta, Ripamonti ecc.) che con me dirige un po', ci si passi la parola immodesta, il movimento che abbiamo intrapreso. Sabato sera ha avuto luogo una seconda riunione da noi convocata, naturalmente attraverso Carta intestata: « Studio degli avvocati G. Marini e G . Migliori. Milano, via Crocefisso 8 W .


una lettera nella quale figuravano firmatari solo quelli che sono meno esposti politicamente. Le riunioni si susseguiranno. E il movimento si allargherà e si affermerà sempre più. Mantenuto nelle rigide linee che tu hai magistralrnente tracciato nelle tue lettere, le quali però restano a conoscenza di un gruppo ristrettissimo e fidatissimo: mantenuto cioè sul terreno morale. Movimento integralista, potremmo dire, senza che con questo si voglia assumere una denominazione. Che anzi necessita non dare neppure la impressione che si tratti di una organizzazione (neppure in embrione), per non incorrere in isconfessioni da parte del movimento ufficiale. I n sostanza poi affermiamo che, la dottrina e la morale cattolica volendo essere reggimento di tutte le azioni dell'uomo, in tutte le sfere di attività, come non concepiamo il cattolico che nell'interno della sua casa o della Chiesa pratichi cattolicamente ma nell'esercizio del commercio frodi il cliente, cosi vediamo cattolico a mezzo per lo meno, colui che sul terreno delle attività pubbliche, in senso particolare come in senso generale intese, violi, direttamente o indirettamente (complicità) la legge del Signore. Anche a noi è stata proposta la geniale eccezione: ma fino ad ora il fascismo non è stato condannato dalla Chiesa. Bravi! Come se non fossero stati condannati i singoli principi che formano gli elementi onde la sedicente dottrina fascista è composta, come se non fossero state condannate le gonfie eresie che il Gentile fa rivivere ed usa quale cemento per tener insieme alla meglio le disparatissime forze costituenti l'agglomerato fascista. E poi c'è qualche cosa nel fascismo, dottrina (facciamogli l'onore di chiamarlo così) e pratica quotidiana, che non ha bisogno di essere condannato oggi, semplicemente perché è... contrario ai dieci comandamenti; ed è un « qualche cosa » per il fascismo assai importante; tutta la teoria e la pratica della violenza, per esempio. Alle nostre riunioni prende parte attiva, ascoltatissimo Don Novelli. Mi ha pregato di salutarti tanto. Gli ho dato il tuo indirizzo; ti scriverà. Mi pare di averti già scritto che il nostro Popolo della Domenica è stato sospeso, dietro le persecuzioni prefettizie, ed è sostituito da una circolare in busta, che piace ed interessa ed


è desiderata: Perché effettivamente lo stato d'animo degli amici è questo: pazienza, è vero, ma sete di sapere, di star in comunicazione con coloro che sembra possano saperne di più, di ritrovarsi: pazienza che è sforzo di ragionamento e di volontà, diretto a comprimere la intima sofferenza. Come vedrai L'Italia procede abbastanza bene. Merito particolare di Navone, il giovane e valoroso redattore capo, uno dei nostri dell'unione giovani di anteguerra, e della influenza di Meda grande. Veroli si lascia rimorchiare discretamente: e ciò a noi basta. Necessita però mantenere sempre contatti perché, con un presidente come Colombo l , i colpi di timone sono minacciati da un momento all'altro: tanto più data l'assenza di ogni << personalità nel governo della diocesi. Ti unisco un ritaglio che parla di un processo che ho vinto ieri. Antica, dibattuta questione variamente risolta, specie dalla cassazione. Sono veramente soddisfatto e ringrazio il Signore di avermi fatto incontrare un giudice intelligente e cosaggioso. La cosa aveva fatto e farà rumore. Tanto più che si trattava di una persecuzione fascista contro un parroco nostro. Ti chiedo un favore: presso la sezione si è costituito un gruppo di giovani, quasi tutti maggiorenni, ottimi elementi pieni di fervore e disciplinati, intitolato a Don Minzoni. La costituzione è avvenuta senza screzi con la Gioventù Cattolica, anzi si può dire con intese tranquille. I1 gruppo è affidato alle mie cure. Amerei poter recare a quei bravi figlioli una tua parola, che sarà accolta con cuore commosso e con anima aperta, che sarà serbata gelosamente e fecondata da un grande amore. A quest'ora, spero, avrai ricevuto regolarmente Corriere e Italia. Avevo già mandato, dopo la prima tua la nostra impiegata BotteIli, molto diligente, ed essa mi aveva riportate assicurazioni da entrambi i giornali. Dopo la tua ultima, sorpreso, ho insistito e credo d'esser stato, questa volta ascoltato. H o saputo che il Corriere ti inviò due copie perché una è quella che ti spetta come abbonato, l'altra ti è spedita in omaggio. Leggi qualche volta su l'Italia il mio capocchio domenicale? Ancora grazie infinite per le tue parole che confortano, rianimano, ci fanno più buoni. Luigi Colombo presidente de1i'A.C.


Voglimi bene, prega per me, per i miei piccini, per gli amici che son qui con me e per le cose nostre. Abbiti da mia moglie e dai miei vecchi un saluto devoto e memore e fedele. Ossequi da Marini. Da me un abbraccio commosso, reverente.

GILARDONI A STURZO ' (f. 116 A, C. 56) 14 marzo [ 19251 Caro Sturzo, l'impero di Alessandro si dissolve. Le condizioni fisiche del capo - per quanto le notizie non siano controllate - non lasciano più alcuna speranza, se non di guarigione, per lo meno di durata al governo '. Ecco il torneo dei generali di Alessandro: Federzoni, Ciano, Destefani, Di Scalea... e Farinacci. Tittoni agli esteri. Come vedi siamo in piena farsa, e tutto questo per la patria. Ma hai l'idea lontana del perché di tutto lo sciopero? Te lo spiego in pochissimo: è un bastone gettato fra i piedi di Federzoni dal binomio Rossoni Farinacci 3. E con questo si governa l'Italia. Ogni sabato viene un nuovo decreto finanziario. Oggi abbiamo avuto il decreto sull'applicazione della R.M. alla società 1 Cara intestata: « Camera dei deputati D. A margine Gilardoni annota: « H o scritto sei giorni fa. Ilai ricevuto? B. 2 Gilardoni si riferisce alia malattia di Mussolini, un'ulcera allo stomaco, che dette adito al proliferare di varie voci. Alcune di queste insistevano sulla impossibilità per Mussolini di riprendere l'attività politica. Intorno a queste voci, spesso spropositate si accentrarono le speranze degli antifascisti su una prossima caduta del regime. Si veda ad esempio cosa scrive Nitti a Stuno (doc. 27). Nel febbraio-marzo 1925 si ebbero nell'Italia centro-settentrionale una serie di scioperi dei metaliurgici in cui i sindacati fascisti si trovarono uniti sul piano deli'azione a quelli deila FIOM. Cfr:R. DE FELICE,op. cit, v. 11, pp. 92 sgg.


solo per i dividendi distribuiti (ricordi il progetto Meda?). Tutto per frenare la discesa in borsa. Politica, amministrazione, economia, finanza, tutto sowertito e discordante. Si ha il senso della tragedia che precede l'assestamento più o meno lontano. Elezioni? Un giorno si e uno no si dicono prossime e remote e questo è il meno. Sostanzialmente i fascisti intendono mantenersi e a qualunque costo e mal soffrono il parassitismo dei nazionalisti, i trimalcioni del grande banchetto. Tutto questo - l'accoglienza fatta ai comunisti nella rentrée alla Camera ha rafforzato I'aventinismo - per quanto gli avvenimenti in formazione possano anche creare uno stato d'animo d'incertezze nel semplice nirvanismo. Adunanza del gruppo: poco numerosa. Due motivi essenziali lo rapporto con gli altri gruppi e difficoltà di mantenere i massimalisti che, come avrai visto, sono nientemeno che divisi in tre gruppi destra, centro e sinistra! 2' rapporto col Vaticano. Alcuni articoli della Civiltà [Cattolica] preludono a nuove offensive anti~opolari.Le recenti notizie del duce e la gaffe dei vescovi francesi (partiti in guerra contro la Repubblica, console Castelnau) forse avranno messo una remora! Le tue sollecitazioni circa Castelnau furono tenute presenti. Mangano ha inviato a Torino la prefazione. [...l ha corretto e non ancora stampato. Sarà fatto quanto dici. Feci leggere a De Gasperi le tue lettere. Ti riscrisse? Disse lo avrebbe fatto. Gravi difficoltà finanziarie del Popolo. Tutti facciamo del nostro meglio. Processo Donati-De Bono. Fascisti molto preoccupati, fremebondi addirittura. L'attacco Farinacci-Mussolini contro Zuppelli ha avuto esito disastioso per i fascisti. Oggi Amendola e Modigliani (grandi menagramo e vituperatori della denuncia Donati, dichiarata intempestiva) si sono persuasi che è l'unica cosa rimasta in piedi. Parola illeggibile.. I1 gen. Vittorio Zuppeiii aveva presieduto la commissione istmttoria del processo.

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E da questo notiziario non c'è che una morale da trarre: si uscirà da1 caos del sistema? Quando? Cordialissimi da tutti e saluti affettuosi. Mio genero mi scrive raccomandandomi di scriverti, spesso. Più spesso di così? Sei troppo incontentabile! Con affetto

NITTI A STURZO ' (f. 116 A, C. 74) Riservata alla persona Zurigo, 21 msirzo 1925 Caro e Reverendo amico, detto questa lettera a persona di mia sicura fiducia. Ho tanto abusato in questi giorni della mia scrittura che preferisco dettare. Le notizie che mi giungono dall'Italia sono di estrema gravità. La malattia di Mussolini è molto grave. Da un mese non può uscire dalla stanza: pare che si tratti di una grave ulcera al duodeno, forse di origine luetica. I chirurghi sono contrari a ogni intervento operativo che ritengono pericoloso e inutile. Non si può prevedere se Mussolini potrà ritornare alIa vita del lavoro. In ogni modo è già cominciata la lotta per la successione. Tittoni, che è sempre pronto a correre in soccorso del vincitore, dopo essere stato ministro con me e con Giolitti e dopo aver fatto il difensore del fascismo, pare che sia già d'accordo con Federzoni per pensare a una successione. Viceversa i fascisti cercano lanciare una candidatura De Stefani. Probabilmente in Italia si produrranno dei fatti molto gravi, di cui è difficile prevedere l'estensione. Ma io sento che il fascismo va verso la sua tragica fine, se anche non è possibile ancora indicare il tempo e il modo.

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1 Dattiloscritto. Carta intestata « Francesco Nitti W . Indirizzo manoscritto: Hotel Somenberg, Zurich n.


I giornali non possono pubblicare più nulla che riguardi il processo Matteotti: ma si pubblicano alla macchia e si distribuiscono a centinaia di esemplari, soprattutto da studenti universitari pubblicazioni gravissime e che aumentano la nervosità del pubblico. Elia ha letto senza dubbio la lettera di Cesare Rossi: ora le mando il memoriale Filippelli che in Italia ha prodotto una enorme impressione e ha aumentato il senso di malessere1. I o mi mantengo in austero riserbo, ma sono informato giorno per giorno di quanto accade. E se avrò notizie di molto rilievo gliele comunicherò. Ha veduto il signor Brittain? Ella può molto coadiuvarlo. In Inghilterra purtroppo si è diffuso un gran numero di false notizie di false leggende sul fascismo e bisogna che la verità sia nota. Chi è il giornalista Belloc, che ha scritto tante sciocchezze su di Lei, sulla libertà e sul fascismo? Deve essere uno stupido imbroglione, e in ogni caso una persona di ripugnante cinismo. I o non rerrò in Inghilterra prima del luglio. Vctrà Lei prima in Svizzera? Con i più cordiali saluti

PICCIONI A STURZO " (fs.

C.

101) Torinò, 12 aprile 1925

Carissimo Sturzo, ho ricevuto tempo fa la tua ultima lettera di cui ti ringrazio vivamente. Feci subito le commissioni delle quali mi davi incarico e credo tu ne abbia avuto notizia. H o poi seguita la tua attività e il tuo pensiero attraverso quanto tu scrivevi ad altri l

Rossi e Filippo Filippeili, imputati nel processo Matteotti. Carta intestata: « Attilio Piccioni, via XXIV Maggio 6 , Torino ».

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amici e le pubblicazioni dei giornali. Così delle tue conferenze a I'arigi abbiamo avuto sufficiente notizia dai resoconti dei nostri giornali. Quando eri a Parigi ci sembravi quasi ancora in Italia, ti sentivamo più vicino a noi, non soltanto geograficamente. Londra ci fa l'effetto d'una lontananza esagerata e d'un mondo troppo diverso dal nostro. Non ti sarebbe possibile awicinarti un po' di più? Per noi sarebbe una consolazione e io mi permetto di credere che lo sarebbe anche per te. Poiché viviamo e cerchiamo in te sempre il nostro capo ed istintivamente ricorriamo col pensiero a te nelle ore di perplessità e di turbamento. Che almeno una così grande e lunga e pesante lontananza ti sia alleviata da buone condizioni di salute e da - ciò che non è dubbio - vigorosa resistenza di spirito, e lo sforzo e il sacrificio tuo sia infine coronato dalla vittoria vera dei valori morali e civili del nostro popolo. Questo è l'augurio che formulo oggi, giorno di Pasqua, nèlle mie preghiere al Signore. Però ti devo dire subito che le mie speranze in una relativamente rapida risoluzione e sistemazione delle presenti gravissime difficoltà vanno quasi scomparendo. Con i provvedimenti soppressivi quasi d'ogni attività pubblica e privata delle opposizioni, a cominciare dal principio dell'anno, a me pare che il governo e il fascismo si siano rimessi completamente in sella. Sembrava che tali inauditi prowedimenti dovessero avere corta durata e scarsa efficacia per la loro assurdità, sono invece quasi quattro mesi che funzionano rigorosamente e si accenna, se mai, ad un ulteriore inasprimento, non ad una attenuazione; la loro efficacia in favore del governo e del fascismo è stata grande, hanno diminuito necessariamente la combattività delle opposizioni precludendo loro quasi completamente il terreno dove di preferenza operavano; hanno disanimato alcuni, hanno riattratto verso il fascismo gran parte di quella zona grigia dell'opinione pubblica che si muove - pendolarmente - verso chi appare più forte; hanno mostrato anche ai ciechi che l'accanita reazione governativa ha consenzienti i più alti poteri dello Stato; hanno fatto toccare con mano - per la inesistenza di qualsiasi seria forma di reazione da parte delle stesse masse popolari e operaie - che in Italia è possibile governare con qualsiasi mezzo, è possibile osare anche l'assurdo.


Si credeva, da molti, che il passaggio d'opposizione di Salandra, Orlando, Giolitti costituisse un colpo quasi mortale per il governo, che l'azione d'opposizione dei combattenti sarebbe stata decisiva, nient'affatto. L'una e l'altra hanno avuto una modesta ripercussione nell'opinione pubblica grigia, già largamente scontata dopo gli atteggiamenti incontrastati di forza riassunto dal governo. In conclusione a me pare che il governo sia ben saldo, che il fascismo si mantenga formidabilmente inquadrato e armato, che all'uno e all'altro sia possibile tutto fare e tutto osare. Conseguentemente io ritengo che se si dovesse dare un giudizio sintetico sull'Aventino in base agli elementi di cui oggi disponiamo si dovrebbe ammettere che esso è stato un errore, aggravato dal suo prolungarsi anche in situazioni - come quella susseguita al 3 gennaio - completamente diversa da quella iniziale. La questione morale, la sola premessa seria delI'Aventino, come secessione, è ormai caduta quasi nel dimenticatoio dopoché fu stroncata l'arma con la quale essa fu posta e sostenuta: la libera stampa. Rimane dunque I'Aventino come funzione protestataria, negativa, niente altro. E' troppo poco. I comunisti guadagnano rapidamente terreno per la loro battaglietta parlamentare. Sembra a molti che ci voglia più coraggio a stare alla Camera che non sull'Aventino. Nel paese poi l'azione aventinista non può concretarsi in forme più consistenti P con effetti più seri; le misure restrittive in atto paralizzano quasi ogni concreta attività. Che fare? Tornare alla Camera? Bisognerà vedere se non sia ormai troppo tardi; certo dopo il tre gennaio la battaglia poteva essere continuata meglio dentro che non fuori della Camera. Ora chi sa? Forse il reingresso odierno - con tutti i bilanci approvati 2 potrebbe condurre alla immediata chiusura della Camera? Conviene alle opposizioni accelerare o ritardare le nuove elezioni? Io sono d'avviso che convenga accelerarle visto che - tra l'altro - il governo e il fascismo cercano ora di protrarle il più possibile. In caso di elezioni, che costituiscano ormai la sola possibilità d'una seria battaglia, bisognerà che 1'Aventino si presenti come blocco a sé: credo ci si riuscirà, se ciò non fosse tutto


I'Avefitino sarebbe stato una solenne disfatta! Presentandosi bloccato potrebbe avere probabilità d'una forte affermazione. I n caso diverso sarebbe una liquidazione generale. In ogni caso ritengo sia alquanto illusorio pensare ad una vittoria: non fosse altro perché 1) nelle condizioni in cui si trova il governo ha la possibilità di farle quando, come e con quei mezzi, quali essi siano, che gli assicurino il successo, specie in regime uninominalista; 2) lo stato d'animo antifascista di quella che io credo la maggioranza del corpo elettorale è, nei più, uno stato d'animo superficiale, all'acqua di rose, privo di energia combattiva; stato d'animo tutto italiano arriverebbe allo sforzo non eroico di esprimersi nella scheda contraria al fascismo, ma purché non costi seccature, noie o guai di qualsiasi genere che appena si profili qualcosa di questo genere lo stato d'animo può magari rimanere, ma la scheda cambia, così nelle campagne, così in gran parte della borghesia cittadina. Le sole masse operaie resisteranno sicuramente. Perciò esaurita o quasi la questione morale per soffocamento (il processo Matteotti lo faranno a un di presso sul tipo di quello Regazzi) svanite le speranze di interventi superiori, sgonfiata la bomba dei tre ex presidenti e dei combattenti, soppressa la stampa, gli aventinisti confinati in una specie di domicilio più o meno coatto, rinsaldata la compagine e la disciplina interna del fascismo, assurto il fascismo - ormai chiaramente - ad espressione e forza politica unitaria di tutte le forze reazionarie, plutocratiche, industriali, affaristiche, ferriere, clericali, militariste e monarchiche del paese che han trovato il loro punto di convergenza e di saldatura precisamente nel fascismo, quale via d'uscita è umanamente prevedibile? Nessuna sic rebus stantibus, solo quella elettorale con le riserve però suindiczte. Se poi accade qualche cataclisma impreveduto ed imprevedibile è un'altra cosa, ma ragionando secnndo i dati di fatto odierni e con qualche approssimazione logica non vedo come si possa giungere a prospettive più rosee. Augusto Regazzi, capo squadrista, reo di omicidi e alui delitti contro

la popolazione di Molineiia. Ii suo processo risultò una farsa: fu assolto insieme ad altri complici.


Si deve perciò tornare a concludere che la cosa più preoccupante e penosa è l'immaturità morale e civile del nostro popolo. Ci vorranno forse ancora anni di dura oppressione fascista perché esso diventi degno di riscattare la propria libertà e autonomia. Fosse almeno questo il risultato finale! Sono sicuro che ti apparirò soverchiamente pessimista, mi auguro di esserlo e vorrei proprio che i fatti mi dessero torto. Temo però di non sbagliarmi troppo. I nostri amici popolari mantengono abbastanza bene le posizioni. Certo le persecuzioni sono enormi e le paure anche di più. Comunque c'è da esserne confortati perché nuclei di popolari, per quanto assottigliati, resistono fieramente quasi dovunque. Lo spirito prevalente in mezzo ad essi è aventinista, comincia però a farsi strada l'idea che I'Aventino, pur rimanendo politicamente tale, debba tornare alla Camera per provare almeno se gli sia possibile svolgere Ii una qualche maggiore attività. Elettoralmente i popolari sono bloccati e non pochi in senso molto esteso fino a Giolitti e Salandra. Ciò che - evidentemente - sarebbe un errore e disperderebbe quel poco di originale e di promettente per l'avvenire che ci può essere nell'Aventino. I cattolici-fascisti si mantengono gli elementi più ostili e insidiosi contro di noi. La direzione del partito nostro denota una certa ... fiacca. I1 Popolo fa tutto quello che può. Perdonami se ti ho inflitto questa lunga chiaccherata, t'ho voluto dire, disordinatamente, tutto in una volta, ciò che io penso della situazione. Non credere che il mio pessimismo sia motivo di scoraggiamento o di inazione; quanto più la battaglia è lunga e dura tanto più vale la pena ed è sacro dovere combatterla con ogni energia. I1 tuo insegnamento è sempre vivo ed operante nel cuore dei buoni popolari, io ho l'immodestia di ritenermi per tale. Ogni volta che vedrò un tuo scritto sarà una festa per me. Ricordami qualche volta come io faccio sempre con tutti gli amici. Con un abbraccio tuo aff.mo e dev.mo


NITTI A STURZO ' (fs. C. 107) Zurich, 9 maggio 1925

Personale Caro e venerato amico, è Ella tornato in Inghilterra? e venne in Svizzera? Desidero dirle che fino ai primi di giugno io rimarrò qui. Poi andrò per una cura termale a Aix-les-Bains. Ai primi di luglio sarò per due settimane a Parigi. Poi verrò a Londra. I1 31 maggio farò all'università di Cambridge un discorso su La libertà e la rinascenza del liberalismo. Sarei lieto di vederla qui a Londra. Tristi notizie dall'Italia. L'Aventino è stato un'ottima cosa. Ma, dato il divieto di ogni riunione e la iniqua censura sulla stampa, l'opposizione non comunica più con il pubblico. L'Italia cova tutti i fermenti della rivolta, verso l'opposizione, ma ora non reagisce. Come uscire da questa situazione? Mussolini, diffidando di tutti, ha voluto avere nelle sue mani tutte le forze armate. I1 Parlamento è ridotto una tragica farsa. I soli che guadagnano su tutto ciò sono i comunisti. Nei periodi di oppressione il popolo tende ad andare verso le idee estreme. Come uscirne? I giornali italiani mi hanno attribuito alcuni giudizi sul1'Aventino. Sono falsi, perch'io non ho accordato alcuna intervista, né concesso alcun colloquio. H o scritto perché, se credono, smentiscano. La discesa dell'Aventino potrebbe concepirsi solo per andare alla Camera a formulare un grande atto di accusa. Ma dopo vi sarebbero le elezioni generali fatte con i soliti metodi. E allora? Indirizzo del mittente: « Hotel Sonnenberg, Zurich n.


I1 Senato non ha avuto nessuna energia e ora è sicuro che il processo a de Bono non si farà e che il processo Matteotti finirà in una piccola Corte di assise di provincia, dove si imporrà a tutti di tardare. Mi scrivono dall'Italia che il Dumini si assume tutta la responsabilità in vista di una semplice condanna per omicidio preterintenzionale. Dopo terrà l'amnistia. Come uscire da questa situazione, che è più umiliante di quante mai se ne s ~ n o ' ~ r o d o t tnel e Venezuela o all'Honduras? Ne vorrei parlare con Lei. Ha veduto il mio nuovo libro La Pace? H o detto all'editore di mandarglielo. Ma se non l'ha avuto glielo manderò io. L'edizione inglese uscirà in giugno: diciotto traduzioni sono in corso. Con i più cordiali saluti mi creda aff .mo

DEL GIUDICE A STURZO (fs.,

C.

115)

Riservatissima 15 maggio C19251 Carissimo Amico, avresti tutte le ragioni per non perdonarmi! Ma il mio silenzio è esclusivamente dovuto alla mancanza di notizie da comunicare a te su i noti argomenti. Più volte le mie visite alla persona, che tu conosci, costituivano per me ragione di scoraggiamento indicibile l. Frasi vaghe, nulla di più, questo nonostante mi affrettasi a condurre i colloqui su la materia che più mi interessava. Oggi avviene il contrario. Si comincia a discutere sul problema del ritorno! ... Si apprezzano i sacrifici compiuti, e si loda l

Cfr. doc.. 18.


in ogni senso l'alta dirittura e la insuperabile competenza di cui Tu sei ricco. L'ultimo colloquio è di ier l'altro. Ma devo essere richiamato, anche perché certamente mi sarà dato, per la prima volta, qualche aiuto da mandarti. Appena avrò avuto il nuovo colloquio ti scriverò e ti spedirò tutto. Desidero però che tu mi dica in che maniera devo mandarti quello che mi sarà dato. E nel caso di assegno bancario, su quale istituto preferisci che io lo faccia. Ma più di tutto desidero, con cuore fraterno, di mandarti buone notizie sul resto. Tutti desiderano il tuo ritorno. La signorina tua sorella sta benissimo. Molti saluti cordiali da me e da tutti i miei. Abbimi sempré, con una forte stretta di mano aff .mo tuo

FORTUNATO A STURZO (f. 114 A, C. 40)

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Napoli, 28 maggio 1925

Mio onorevolissimo e caro Amico, mi riusci infinitamente grato il memore affettuoso Suo saluto, che mi venne insieme con la Sua conferenza, da me letta e riletta con tanto vivo compiacimento dell'animo da farmi 11 lì andare in cerca del Suo indirizzo costà, il quale non mi è giunto se non ieri a sera dal comune amico Anile l : il memore affettuoso Suo saluto, singolare titolo d'onore e motivo di conforto per me, che io Le ricambio di tutto il cuor mio. Sissignore, magnifica - per più versi - la Sua conferenza, argomento, insieme con tutta la Sua opera di scrittore, a me ormai notissima, tanta prel Sturm tenne a Parigi, il 30 mano della libertà e la crisi italiana. I1 testo d'études sociales et politiques n, poi da Sangnier ed in italiano da Gobetti. Cft.

1925, una conferenza su I l problema fu pubblicato dal « Comité national La i)érnocratie cbrétienne di Marc P.P.I., 111, pp. 173 s a .


mura ho avuto di tener dietro, una per una, alle Sue pubblicazioni, argomento, dico, nonché di serena gioia dell'animo, di viva ammirazione, spesso chiedendomi: « e come ha fatto un giovane prete borghese di Sicilia, venuto su da un seminario, a riuscire così padrone, - anche dal lato tecnico, se mi è lecito dire - della realità politica del nostro Paese, l'Italia, considerata .pur di fronte a tutto il movimento della civiltà occidentale d'Europa? D. Perché, caro Amico, non so chi altri ha preso quindi ad amarla e stimarla più di me. E, noti: non io con.sento con Lei nel vario Suo ottimismo; vario, e nel concetto effettuale della democrazia cristiana, e nel severo giudizio della « sciagurata » « infelice D borghesia liberale, cui io mi onoro appartenere, per la eroica grandiosa sua opera - se piaccia o no - dal '60 al 1918, e, infine, nel lirico Suo concepimento della potenzialità economica del Mezzogiorno, tanto da credere sul serio - Lei! - al latifondo redentore del Suo corregionario Drago ... [sic!]. Non poche, dunque, né lievi le nostre divergenze. Ma è così efficace tutta la Sua opera dell'ultimo quinquennio, e tanto solida meditazione, e provvida, mi viene dalla ininterrotta lettura de' così differenti, e pure intenti a un sol fine, Suoi scritti, che io so di compiere non più che un voto dell'animo, cogliendo la occasione, che mi si offre, per ringraziarla, sincerissimamente, del beneficio spirituale che mi procura. E parmi doveroso io Le soggiunga, prima di finire, che è bene Elia sappia qualmente io ormai non isperi assolutamente in un domani, prossimo o lontano, migliore. No, muoio del tutto sfiduciato delle sorti del nostro povero Paese, condannato - come nel '200 e nel '300 - a dibattersi tra l'anarchia e la tirannia, con un abisso incolmabile tra l'alta e la bassa Italia, quella strumento della plutocrazia, questa vittima della miseria ... Mi vorrà Ella perdonare così lunga e sciocca salmodia? I o me l'auguro. La carta non ha rossori, e, per questo, mi si è sciolto, impenitente, lo scilinguagnolo... Non sono mai uscito d'Italia, e pure avrei dovuto essere costà, per ritirare dal cimitero cattolico le ossa di un mio zio, morto - fedele al Borbone - in volontario esilio, perché già suo ambasciatore presso la regina Vittoria, che gli voleva bene e ne aveva stima. '


LA ROSA l A STURZO (f. 114 A, C. 8) Roma, 15 giugno 1925 Mio carissimo Luigi, mi perdonerai se rispondo con molto ritardo alla tua indirizzatami a Caltagirone; ma volevo chiedere alla Sig.na Nelina qualche precisione sulla data del tuo nuovo soggiorno in Francia; ma essa non ha potuto fornirmela. I o mi trovo, in questo periodo, in grande imbarazzo. A Brigadicci, tenuta che è il meglio delle mie risorse, si è venuta formando una vera e propria combriccola, che tiene in un vero incubo tutta la contrada. I n meno di due mesi, vi sono state uccise tre persone, fra cui il mio fattore, e sono in carcere quasi tutti i miei gabelloti ed anche ex-gabelloti che sono buona gente e che curavano l'andamento di un mandorleto che è nella mia proprietà! Figurati che scompjglio! Cerco di riparare al male, facendo istituire sul posto una caserma di carabinieri; ma ciò importa una fabbrica di parecchie stanghe, che è un disastro a questi lumi di luna, specie che la gente su cui facevo assegnamento per la direzione e la sorveglianza dei lavori, è, come ti dicevo, in carcere. Sarò costretto dunque per tutto luglio, epoca nella quale si dovrà consegnare la caserma, a recarmi parecchie volte sui luoghi, per non fare andare tutto alla malora. Aggiungi che nei primi di agosto v'è la gabella delle mandorle, che sempre ha necessitato la mia vigilanza, tante sono le camorre che si tentano e si compiono, e che ora, per tutte le vicissitudini su accennate, m'impone una più rigida cura; così che vedrai in quale groviglio io mi trovi per tutto luglio e forse per tutto agosto o almeno fino $4 agosto. l Luigi La Rosa, deputato del PPI, fu dichiarato decaduto dal mandato parlamentare il 9 novembre 1926. Emigrò per un certo periodo in Francia dove pubblicò scritti di arte e letteratura.


I n - questo stato di cose, che per me è essenziale, io mi trovo in gravissimo disagio in Roma, costretto a restarvi per le interminabili beghe del nostro partito, che passerà alla storia come la più tipica manifestazione del bizantinismo, in quella Bisanzio estrema che si chiama Italia! Sono venuto qui, per la commemorazione Matteotti, che doveva farsi il 10; ma poi sono stato trattenuto per la questione dello scendere e del non scendere dall'Aventino che, pare impossibile, preoccupa i più deboli, incapaci di sfidare le loro ombre, come Anile et similia e spinge gli infidi come Milani etc. Li preoccupa e li spinge a che? Ecco il mistero! Se si arriverà a scendere, a che gioverà? Ciò non potrà durare che uno o due sedute, e, inoltre, senza possibilità di proteste in pieno e senza possibilità di alcuna risorsa positiva, anzi col pericolo di precipitare le elezioni in un momento che più disastroso, più buio non potrebbe pensarsi! Basta, vedremo domani che cosa si deciderà e speriamo che questa discesa non sia una gaffe completa e speriamo potrà evitarsi! Ma che vuoi? in fatto di gafes il P.P. dalla crisi Facta e dall'abbandono vilissimo della proporzionale è capace di tutto. Sono qui veramente in catena e non desidero che tornare in Sicilia e rassettare le cose mie, perché ti confesso che l'Italia mi ispira una ripugnanza invincibile. Oramai io sono fisso nella idea, del resto non nuova in me, di lasciare l'Italia per sempre e di stare in pace in Francia gli anni che mi restano. I1 mio pessimismo sulle sorti del nostro popolo così fatuo e funambulesco si è così accresciuto che io oramai non trovo sollievo che nel pensiero di poterne vivere lontano di corpo, di pensiero e di anima. Così avessi sempre fatto! I n questo stato d'animo, figurati se avrò piacere di incontrarti in Francia, per cui non è vero che io ho lirismo, come tu dici; ma alla quale mi accomuna affinità di pensiero, di sentimento, di carattere, osservazione e studio, che è precisamente il contrario di lirismo. Sarò dunque felice se potrò aver modo di venirti a trovare da metà di agosto in poi e stare un po' insieme, lontano da questo putridume, in cui la retorica trova sempre una nuova Arcadia, ma la realtà subisce sempre una nuova mortificazione, anzi una nuova. tisi!' Spero, se non si discende, di partire subito per Caltagirone, dove ti prego di inviarmi tue


indicazioni relativamente al tuo viaggio in Francia, in modo che io possa fare di tutto per venirti in contro. Ti abbraccio con fraterno affetto, ti faccio mille auguri sinceri pel tuo onomastico e credimi invariabilmente il tuo

CAPPA A STURZO ' (f. 114 A, C. 13) Genova, 19 giugno 1925 Caro don Luigi, nella prossima ricorrenza del tuo onomastico, ti giungano i piÚ aflettuosi auguri di chi ti è rimasto fedel2ed ha conservato vivida fede nell'idea popolare. Anche il mio collega Reggiardo vuol esserti ricordato. Torno da Roma, dove abbiamo fortunatamente evitato a parer mio - lo sproposito di una discesa nell'aula che avrebbe liquidato fallimentarmente un anno di protesta secessionista.che i d r m a tutti gli atti' dell'attuale regime; che non sarebbe riuscita ad impedire la rapida approvazione delle leggi ultrafasciste le quali irritano tutta la burocrazia, specie quella alta; che sarebbe finita in una giornata di irruzione e avrebbe infine disciolto nell'aula il blocco aventiniano, che occorre invece tener compatto per l'eventualità delle elezioni. Qui grandi preoccupazioni per la crisi della lira. Ieri le borse hanno perduta la testa. Specie il mezzogiorno riuscirà gravemente colpito dal crack del consolidato e della rendita e dalla fatale svalutazione della lira. Si ha un po' tutti la impressione che M[ussolinil sia indebolito dalla malattia e che gli estremisti gli abbiano presa la mano. 1

Carta intestata: Camera dei deputati.


I o conto andare in Francia nella prossima estate e desidererei in tale occasione salutarti. Vorrei sapere se verrai sul continente o ti tratterai a Londra. I n Liguria la situazione è abbastanza tranquilla e si può vivere. A Savona andiamo benissimo: e tutti gli amici senza distinzione sono al loro posto. A Genoua c'è stato un tentativo di Mattei Gentili e Martire, nonché Cava la mia pelle ' - venuti in sito - per creare il Centro Nazionale con Mangini. Ma non credo avranno successo Peilizzari ha lasciato il Cittadino, che, tanto per cambiare, si dibatte in difficoltà economiche. I1 giornale tira avanti: si spera che il nuovo arcivescovo Minoretti se ne interessi. H o capito che vorrebbe farne un giornale cattolico tipo Italia di Milano: e sarebbe il minor male. Speriamo che il Popolo possa, colla concessione del gerente, riprendere le pubblicazioni. Salutami Donati. Credimi

Aff .mo

GILARDONI A STURZO (f. 45 A, C. 40) Graglia Santuario, 6 luglio 1925 Carissimo Sturzo, dalle lettere comunicatemi da Degasperi e Spataro vedo che tu ti lamenti che io non ti abbia scritto. Ora all'ultima tua lettera risposi otto giorni dopo averla ricevuta, il che significa smarrimento e peggio. Replico ora da questa montagna che lascio oggi per ritornare a Roma. Aristide Carapelle, deputato popolare. I1 Centro Nazionale fu fondato nel 1924. L'iniziativa fu presa dai dissidenti di destra del partito popolare. Cfr. G . DE ROSA,11, pp. 501 sgg. Carta intestata: « Grand-Hotel D. 2


Parlo anzitutto di tua sorella. Avrei dovuto accompagnarla a Parigi. Le mie personali condizioni e un grosso impegno che scade il 22 mi hanno posto nella necessità di apporre quella data come termine di partenza. Siccome il 10 ovvero 1'11 corrente partiva il Comm. Belletti appunto per Parigi, la signorina tua sorella ha prescelto questa compagnia e questo ha ancora una volta impedito il nostro incontro, del che sono dolentissimo. I1 rinvio, però, non sarà lungo tanto più che a settembre andrò a New York e quindi ti vedrò o a Londra o ove sarai. E passo al resto: tu hai creduto che il mio intendimento di discessionista fosse solamente dialettico. Per quanto io diffidi sempre del mio intuito politico, specie dinanzi a te, debbo dirti che insistevo nel mio proposito per .queste ragioni riassuntive: 1. la questione morale che ci ha imbottigliato avrà il suo sbocco storico post-fascista. Oggi non dirò che non siamo compresi, dirò che la narcosi impedisce ogni effetto del generoso proposito. Se avessi sentito con quale semplicità i socialisti annunciarono l'awenimento del 6 giugno awenuto a Fratta Polesine, quando sei squadristi tolsero dal sepolcro e nascosero quello che con frase macabra può dirsi lo pseudo cadavere Matteotti! E tutti non ne parlarono temendo lo svolgimento della nuova questione morale! 2. la polarizzazione antifascista è logica e fatale e la lotta portata dalla Camera al Paese non ha funzionamento; 3. abbiamo lasciato passare le leggi che sopprimono in Italia libertà di domicilio, di riunione, di associazione, di pensiero, di stampa, la modificazione dei codici penali, di procedura,. della legge di P.S., tutto senza partecipare. Si è detto che il nostro intervento sarebbe stato inefficace. Ragione troppo semplice che in partenza nega il diritto delle minoranze; 4. I1 dilemma scendere o non discendere non è stato mai posto definitivamente. Sono state ripetute fino alla noia le ragioni per non discendere poi si concludeva: se gli altri scendono, scenderanno anche i popolari; il che è illogico; 5. La logica aventinista deve essere secessionista fino al rebus sic stantibus invece la revisione è ammessa... per novembre. . E non aggiungo il resto. I n ogni modo factum, infectum fieri nequit e le discussioni postume sono inutili.


Caso Donati ' Leggendo le notizie sarai rimasto incerto. Effettivamente non poche incongruenze si manifestarono. Degasperi fu nobilmente solidale; Anile, onestamente intenzionato, fu forse giuocato. I n ogni modo Donati non ne è uscito male. I o non volli assolutamente intervenire e tanto meno, quando fui invitato andare a Bardonecchia. Troppi pettegolezzi, troppe miserie avevano turbato la logica per desiderare di immischiarmi. D'altra parte, jn simili casi, la prima, la esclusiva decisione deve essere attribuita all'interessato, il quale non deve mai decidersi per le sollecitazioni altrui. Cosi farei io stesso. I n ogni modo Donati è e resta direttore del Popolo e il giornale è divenuto organo del partito. Delle condizioni tecniche e finanziarie dell'azienda nulla potrei dirti che tu già non sappia o non immagini. Tecnicamente il giornale ha perduto e non poco e questo si è riversato sulla diffusione. Ormai, assente Donati, pochi scrivono. E' rimasto Margotti, Fuschini, Tani, Vergano e Mancinelli. Anile ha la sua funzione che, come la mia non può essere tecnicamente principale. Non pochi dei nostri, sia pure nella forma delle interviste, pubblicano in giornali diversi. Distrutto il Popolo Veneto, e decadente il Popolo, la nostra stampa si riduce ai fatti normali, fatti quasi tutti di forbici o di cronachetta. Questo problema desta il maggiore rammarico e non è senza pericoli. Avrai certo saputo della sospensione del Popolo per 20 giorni per la sostituzione del gerente. E ora da tre giorni abbiamo ripreso ed io faccio quanto posso per la parte che mi riguarda, a riguardo della quale non credo si possa farmi rimprovero di quietismo. Frattanto nel sedutone notturno in cui fu approvata la legge sulla stampa, fu approvato un emendamento. che applica molti tratti di corda (3 anni di carcere 10.00 lire di multa) a chi diffonde a mezzo di periodici notizie false ovvero anche vere ma artificiosamente esposte, che possano comunque danneggiare il credito dello Stato. Basta dire la verità per incorrere nella penalità.

' Ai primi di giugno 1925 iniziò a circolare la voce che la sentenza relativa alla denuncia di Donati contro De Bono, sarebbe stata favorevole a quest'ultimo. Da questo momento si intensificarono gli attacchi fascisti al direttore del Popolo il quale fu costretto a riparare in Francia. Cfr. doc. 35.


A proposito di stampa. Nessuno di noi ha trascurato I'arti-

colo di Steed nella Review of Reviews ' e l'editoriale del Times. Ci fu facile la induzione. Quell'impulsivo di Mussolini fu ben ingenuo nel polemizzare. Recentemente un articolo del New York Herald - edizione Europa - faceva un curioso ragguaglio fra gli articoli di Farinacci e lo shimping (il naufragio, l'affondamento) della lira italiana. A questo proposito le preoccupazioni delle classi medie sono vivissime. E pensare che erano le più speranzose del regime! Non manca chi ha detto che la vera rivoluzione comincia ora e che l'affondamento della lira potrebbe' essere un problema di voluta ripartizione! In ogni modo - a mio parere - la questione non è di soli cambi, ma di produzione e di prezzi. Non so se avrai letto il mio articolo sugli effetti riflessi dei cambi.

Congresso popolare

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Ti avranno sc~ittoche ha superato ogni più rosea previsione. Gli entusiasmi per l'esule furono replicati e memori. La restrizione nel numero degli intervenuti rese possibile una selezione. Tutti gli argomenti obbiettivi ebbero larga onesta discussione. La modestia mi impedisce di parlarti della relazione economica-finanziaria che tenne inchiodato il congresso dalle 18 alle 20 e dalle 21% alle 24% della stessa giornata. La relazione a stampa, che ritengo interessante, sarà distribuita in opuscoli. De Gasperi fu superiore ad ogni elogio. Ebbe momenti di efficacia eccezionale; fu commosso quando i combattenti, per voce di Brenci, gli presentarono un omaggio. Dal congresso esce un movimento di forza centripeta e centrifuga; i delegati presenti, oltre trecento, sono partiti entusiasti e ci hanno lasciato un senso di conforto. Dell'effetto pubblico del nostro Congresso tutti possiamo esser lieti; qualche riflesso è giunto che ha persino confortato l'assurda voce, di un nostro possibilismo. La voce era dedotta dall'impressione di forza della nostra collettività. 1 Wicham Steed direttore ed editore deiia rivista londinese The Reuiew of Reviews. I1 28 giugno 1925 si aprì a Roma in via Monte della Farina, l'ultimo congresso del P.P.I.


E ora? Perché occorre ben ficcare il viso per lo fondo: non ostante tutto il nostro desiderio di autonomia la polarizzazione antifascista finirà col dominarci, specialmente nell'interno del Parlamento. E la convivenza coi partiti di simpatia non è facile. De Gasperi, Gronchi sono stati eroici nel resistere all'usura delle mille adunanze! E ora, in via provvisoria, dovrà pure seppellirsi onorevolmente il famoso processo De Bono. I nomi dei giudici assolutori dovrà pure essere riesumato a suo tempo! Le interviste reali (Amendola, Di Cesarò, Degasperi) avevano lasciato, pur senza illusioni, qualche speranza di bene. E' il solito sasso gettato nel lago; produce i centri concentrici per qualche attimo, poi l'acqua torna a stagnare l. Io sono avvezzo ad esaminare i fatti sotto l'aspetto prevalentemente economico e credo che lo sbocco di tutto questo stato di cose si avrà nella crisi di produzione. Sarà però il danno comune che servirà da revulsione. Se sapessi quante intime tragedie sono già in pieno sviluppo nelle medie e piccole fortune! Sarebbe forse interessante darti le notizie sulle trattative doganali in corso, ma vorrei scrivere un volume e questa mia chiaccherata minaccerebbe di diventare intollerabile. Riassumo:. credo che andremo colla Germania alla guerra di tariffe o alla sconfitta doganale. La confederazione delle industrie andò tre giorni or sono da Mussolini per chiedere la testa di Destefani, un'ulteriore eccedenza di circolazione e un nuovo regime del credito. Non si sa come tutto questo andrà a finire. Certo il fascismo deve percorrere la sua curva. E sarà bello a vedersi! H o scritto abbastanza? Vorrei parlarti: spero non sia lunga l'attesa e che finalmente lo scambio diretto e personale del nostro pensiero sia un mezzo più vivace di comunicazione. H o il senso continuo della tua presenza e della tua parola. Nessuno di noi è però indegno della tua fratellanza e della tua opera di maestro. l Gilardoni si riferisce al convegno deUe opposizioni del 30 novembre 1924. Cfr. doc. 4 n.

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Scrivimi e dammi notizie di te. Seppi da Baranzini e Di Fausto che stai in ottima salute. L'indirizzo mio è sempre il solito. 7. Stad., Via Baccina. Cordialmente Aff .mo

SPATARO A STURZO ' (f. 163 A, C. 77) Roma, 12 luglio 1925 Carissimo Professore, durante il congresso * ebbi cura di farle spedire da Giordani il resoconto, mano a mano che si dava alla stampa. Da più parti Ella ha già avuto l'impressione della riuscita del'congresso e certo 1)esito di esso ha ben compensato la fatica dell'organizzazione di esso. Naturalmente anche nel campo fascista e clerico fascista ha fatto impressione la dimostrazione di vitalità data da noi. E' stato un bene il successo personale di Degasperi: perché in provincia, ora che Ella non è a Roma, è necessario che si abbia fiducia in chi dirige attualmente il partito. E Degasperi ha rivelato ancora in questi giorni grandi qualità, e perciò felice è stata la scelta da parte sua del successore, sia pure come dice Alcide per la parte di luogotenente. I1 suo messaggio magnifico ha riconfortato tutti: le è stato già scritto come dapprima sia stato sequestrato, tanto che vennero a prendere il piombo in tipografia, e poi ne fu permessa la pubblicazione. Ella mi ha domandato nella sua ultima notizie del caso Donati: in altra mia già le scrissi qualche cosa; poi Giordani mi disse di averle scritto lui. Ecco come pare che andarono le cose. La sentenza De Bono è stata firmata il 12: se ne prevedeva la pubblicazione il 12 stesso o il 13, Federzoni era stato informato l

Carta intestata: « Il Popolo ». I1 congresso del 28 giugno 1925.


che Balbo, il quale vuole vendicarsi di Donati, aveva organizzato alcuni squadristi, i quali, appena uscita la sentenza... di assoluzione [sic! l , avrebbero ~ i où meno ucciso Donati, e si sarebbero dovuti salvare con l'impunità già ufficialmente assicurata da Farinacci a quelli che dopo la sentenza avessero per giusta reazione colpito il calunniatore. Federzoni mandò i carabinieri a casa Donati, e siccome la stampa fascista di tutta Italia aveva assunto un linguaggio minaccioso e terribile contro Donati, questi non venne a Via Ripetta e stava a casa. Però così, in campagna e fuori dell'abitato, e uscendo anche un po' per i dintorni come egli faceva in compagnia di Grim [ aldi], . era sempre pericoloso. Naturalmente Federzoni fece questo ragionamento: « se i fascisti faranno qualche cosa a Don[ati], ed io ne sono certo, ci sarà una responsabilità del Ministro dell71nterno: cerchiamo di assicurare 17incolumitàdi DonCati], non per la salvezza di Donati, ma per la salvezza del mio posto di ministro D. E allora, mentre si facevano sempre più minacciose le voci sparse per Roma, e a Via Ripetta e in tipografia mandavano per guardia centinaia di fascisti che cantavano « Morte ai popolari » ecc., altri fascisti tentavano anche un'incursione in tipografia, Federzoni per mezzo di un giornalista addetto al suo gabinetto fece sapere ad Anile, che era necessario preoccuparsi della vita di D[onati], che egli non poteva assolutamente garantirgli la vita, ecc. Allora ci furono varie discussioni: Fuschini, Degasperi, Gronchi, Donati, io, ecc... Donati pensò che se Federzoni avesse dato subito i passaporti, sarebbe stata una prova che allora il pericolo c'era davvero. Poi in quel momento non gli dispiaceva l'idea di andare a Parigi, e riprendere contatto con Garib[aldi] l e con tutti gli altri antifascisti, e pensava anche ad importanti pubblicazioni. Anile tastò il terreno per il passaporto: la risposta fu personale; solo si supplicava l'urgenza dell'allontanamento, essendo imminente la pubblicazione della sentenza. Furono date due i'otografie ad Anile: il giornalista le prese, e dopo solo i/2 ora riportò ad Anile il'passaporto, del Min[istero del17]Interno,per tutta Europa; nuovamente si insisté per la partenza per la sera del 12 siuSuil'attività antifascista dei fratelli Garibaldi, la creazione di una milizia armata, le « Legioni garibaldine » e il loro successivo asservimento al regime fascista, d r . A. GAROSCI, Storia dei fuorusciti, Bari 1953, pp. 21 sgg.


gno (quel giorno fu firmata la sentenza e se ne prevedeva la pubblicazione il 13, sabato). Nessuna domanda scritta era stata presentata, nessun documento, per il passaporto. Verso le 12 di venerdì Degasperi, Fuschini ed io andammo a casa di Don[ati] e non c'era. Aveva deciso di partire la sera stessa, in seguito alla raccomandazione fattagli da Anile, ed era uscito con Grim[aldi] per fare il biglietto. E la sera partl. Si sapeva che la sentenza era di assoluzione. I1 progetto di Mussolini era questo: sabato sera 13 si pubblicava la sentenza e domenica 14 ci doveva essere il congresso fascista e quindi l'esaltazione di De Bono. Ma i senatori dell'Alta Corte avevano ottenuto (!) la promessa che assieme al dispositivo si doveva pubblicare anche la sentenza con i considerando. I1 sabato Mussolini lesse la sentenza e abilmente mutò programma: prima il congresso fascista, con il trionfo di De Bono, acclamato e portato in braccio a p[iazzal Colonna, in modo da dare la sensazione al pubblico che la sentenza sarebbe stata vera assoluzione. Dopo il congresso si è permessa la pubblicazione della sentenza, non pubblicata dai giornali fascisti o filo fascisti. Ecco perché non fu pubblicata il 13. Intanto Don[ati] prima di partire aveva ricevuto visite di molte persone, deputati e giornalisti d'ogni colore e a tutti aveva narrato l'intervento di Federzoni, ecc. Federzoni la sera di venerdì 12 partì da Roma. La mattina del 14, la voce cui ho accennato prima, sparsasi a Montecitorio, giunse a Farinacci e a Teruzzi, il quale in assenza di Federzoni, ordinò il fermo di Don[atil Intanto cominciò ad uscire la stampa. Tornato Federzoni a Roma, disse che data la versione data dal Donati, egli doveva farlo interrogare perché dicesse se andava all'estero liberamente perché non poteva far credere aver egli dato il bando a Don[ati]! Si capisce che tanto prima che in seguito fu un danno aver ,intermediario persona ingenua e di buona fede come 1'Anile. I1 resto le è noto. 11 collocamento delle cartelle del prestito va molto a rilento: e le spese sono in continuo aumento, nonostante tutte le riduzioni e il criterio di rigida economia con cui io amministro. Si immagini in questi giorni un nuovo forte aumento del costo della carta a tutti i giornali. L'anno scorso la carta costava L. 160, ora costa

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238 lire al quintale. Non le dico il mio tormento e i miei dubbi se si potrà continuare come il Cottolengo. A fine agosto scade il contratto del locale di Via Ripetta: speriamo di poterci rimanere, sia pure pagando di più. Dai primi di questo mese ho tutta la famiglia fuori ai bagni; ed io non so ancora quando potrò andarci, dato che qui non si può lasciare. C'è un po' di crisi nellYA[zione]CCattolica]. Pare che Colombo voglia dimettersi; Roveda e Lolli, nell'A[ zione l C[ attolica] , lavorano ai nostri danni; ma Colombo vorrebbe andarsene, perché in seguito all'entrata di Dalla Torre nella Giunta Centrale, questi fa sentire molto la sua presenza. Circa l'attività della Seli l , nulla di buono posso dirle. Una persona che ha avuto occasione di parlare con Pietro [Borromeo] ', non il solito bresciano, l'ha trovato tranquillo nei nostri riguardi. Negli atti per la sentenza De Bono sono state trascritte tutte le testimonianze: interessante anche il memoriale De Bono, due lettere di Dumini e Finzi. Mi faccia sapere il suo indirizzo sicuro a Parigi. Si sta discutendo in questi giorni un documento che dovrebbe essere firmato da 117 deputati, tra i ,nostri vi è ancora un po' di dubbio presso i soliti Martini, Bertone, Anile, Bosco Luc[arelli], Gilardoni, Milani, Longinotti. Micheli completamente ritiratosi a Parma. Con i più affettuosi saluti, mi creda sempre il suo dev.mo

RUFFINI A STURZO a (f. 45 A, C. 27) 27 luglio 1925 Caro amico, le mando un bellissimo articolo che il Timer ha pubblicato stamane sull'ultimo delitto fascista. 1 La SELI (Società Editrice Libraria Italiana), fu costituita per iniziativa di Sturzo nel 1923. Cfr. doc. 2. Pietro Borromeo, medico romano e consigliere comunale, fu fra i fondatori del P.P.I. Indirizzo del mittente: « 58, Park Hiil Road, Croydon ». Francesco Ruffini, giurista, storico, fu eletto senatore nel 1914.

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Ieri l'observer, fin qui fedelissimo a Mussolini, ha pubblicato una nota molto vibrata di Garvin sulle persecuzioni al Corriere e agli altri giornali c sull'aggressiorie di Montecatini. Garvin salta il fosso con impeto irlandese: dice in sostanza che finora egli aveva avuto fiducia nella dittatura di Mussoljni ed era disposto a perdonare anche generosamente i suoi errori. Ma il fascismo sta conducendo l'Italia alla rovina. Esso finirà per sparire in una tempesta di odio e di vendette ecc. I1 delitto di Montecatini fa vergogna all'Italia. Forse ciò è dovuto al fatto che Mussolini, malato, si è lasciato prender le redini dagli estremisti. E' augurabile che tornandogli la salute, Mussolini la faccia finita col pazzesco estrernismo delle camicie nere. Mi dispiace non poterle mandare il ritaglio che ho mandato a Milano, ma certo questa conversione è significante. Avrà poi saputo da Steed che il governo britannico comunicò al comitato inglese per Salvemini il dispaccio dell'ambasciatore Graham ' sul suo colloquio con Mussolini. Gran segno di mutata disposizione del governo stesso. La notizia più importante è quella che si delinea sempre più una grossa crisi per l'Italia. Le banche estere vengono ritirando i loro depositi dalle banche italiane. La lira, secondo le diagnosi degli specialisti, deve scendere sempre più. Allora awerrà il divorzio gravissimo tra i prezzi interni italiani e i salari. E allora dove andrà la prosperità industriale italiana? E poi vi sono i debiti. Aggiunga a tutto questo che Gran Bretagna e Stati Uniti sono alleati finanziariamente e si può dire anche politicamente per imporre le loro idee e la loro politica all'Europa: e cioè pacificazione europea, quasi unificazione europea, disarmo. Ciò è ritenuto indispensabile dagli Stati Uniti per ridurre il movimento alla ruota economica-finanziariasche col suo arresto attuale cagiona pletore pericolose. Insomma gli S.U. vogliono riattivare la circolazione crediti-debiti, per essere pagati e per liberarsi di una parte dei capitali disponibili e pure fruttiferi di cui dispongono e anche per esportare. Ronald Graham ambasciatore inglese presso il governo italiano.


La Gran Bretagna d'altra parte ha bisogno di risolvere la sua crisi industriale. ecc. Quindi entrambi vogliono la pianificazione d'Europa ecc. Gli Stati Uniti metteranno i quattrini. La Gran Bretagna fa la parte di consigliera e di garante per gli Stati Uniti, giacché gli Stati Uniti non vogliono impicciarsi in Europa (vi son costretti) senza la corresponsabilità e la guida della Gran Bretagna. La Gran Bretagna ha un suo fine particolare al quale, credo, aderisce anche l'America: l'Europa unita significa naufragio di possibilità di alleanza germanico-russa: dilemma alla Russia: o siete buona e venite con noi, o siete cattiva (o a occidente o ad oriente), e ci avrete contro tutti. Questa azione è, per quel che riguarda l'Italia, antifascista? Steed al quale ho portato queste mie informazioni e che me le ha confermate, dice che si. E' evidente per me che il governo britannico ne ha abbastanza degli effetti della politica fascista. L'Italia fa la corte commercialmente alla Russia (l'ha detto anche Baldwin in un discorso sabato), non ha voluto aiutare la Gran Bretagna nella politica del patto, cioè nella sua politica, fa difficoltà dappertutto, pretende « compensi P dappertutto, svolge azione antibritannica a Malta, parla per bocca di organi ufficiali e ufficiosi di necessità « imperiali », vuol cambiare le carte del Mediterraneo ecc. (vedi articoli Coppoliani sull'Idea nazionale ed altri 2). Quindi « pressioni » formidabili saranno esercitate contro l'Italia fascista da quei fattori reali irresistibili dei quali tante volte abbiamo parlato. Ma vi è un pericolo: che F~taliatout court si trovi presa nella tenaglia finanziaria anglo-americana e che si trovi ad avere in casa un comitato di controllo (tipo Dawes) sulla sua capacità 1 Stanley Baldwin, uomo politico inglese del partito conservatore successe nel 1924 al primo ministro laburista hiac Donald. 2 « Gli articoli coppoliani » sono quelli di Francesco Coppola che insieme a Forges Davanzati rappresentava l'ala estremista degli ex nazionalisti. Sulle loro idee in politica estera e su quelle dell'ala moderata degli ex nazionalisti, La politica estera dell'ltalia fascista, (1925-!928), Bari 1969, cfr. G. CAROCCI, PP. 29 sgg. Charles Gates Dawes, da cui il nome del piano che nel 1919 venne elaborato per le riparazioni di guerra tedesche. Dal 1924 al 1929 fu vicepresi. dente degli Stati Uniti e nel 1925 fu insignito del Nobel per la pace.


di pagamento. Identico rischio corre la Francia. La Germania è però stata avvertita dal Goveriiatore della Banca di Inghilterra e dal direttore della Federa1 Reserve americana, recatisi a braccetto a Berlino, che se non fa la buona, non vedrà il becco di un quattrino. E ne ha bisogno. Altro che i discorsi di Farinacci! Al Foreign Office gli articoli imperialistici cominciano a dar noia. Non per nulla l'altro giorno il Zmes ha pubblicato un articolo dall'aria innocente sull'emigrazione italiana nel quale si diceva tra l'altro che in Italia taluni ~ubblicistie luogotenenti del governo parlano come parlava la Germania di avanti guerra, e si riferivano le frasi più bellicose di un articolo di Ciccio Coppola sulla necessità di cambiare la carta del Mediterraneo con un colpo di forza. Stiamo freschi! Ma io sono seriamente preoccupato. Se si continua per questa strada, non solo il fascismo ma insieme col fascismo anche l'Italia andrà a rotoli. E questo non giova certo nemmeno alle opposizioni. Pensi che terribile eredità si dovrebbe raccogliere e con quali pericoli. E d'altra parte si potrebbe essere travolti in un tentativo di salvataggio che non fosse abilissimo e rischiare di salvare i fascisti. Ma il fatto sta che in questo momento l'Italia è arrivata a una crisi rovinosa e probabilmente anche a una reazione finale rivoluzionaria. H o visto anch'io Nitti. Mi pare che sia dominato da un solo pensiero: quello di tornare in Italia e al potere. Egli si illude di tornare al potere e attraverso i suoi interessi e le sue ambizioni personali, vede male. Ha persino l'idea di una insurrezione. Pensa che Messico si impianterebbe da noi. Tutte le crisi ministeriali si farebbero da quel momento in poi con una rivoluzione e una marcia su Roma. Al limbo, al limbo Nitti insieme con le varie querele Salandra e i Giolitti e gli Orlando. La signorina Sua sorella è con Lei? La saluti tanto per noi e Le dica che desideriamo vivamente di conoscerla. Mi scriva qui. Se sarò partito la sua lettera verrà messa in un bastone hsieme con le altre e mi verrà rispedita in Italia. Contiamo di partire il lo. Saremo il 4 o il 5 a Schio (Via 6 . Maraschin 14) e il 10 al Lido (Albergo Wagner) e il lo settembre

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di nuovo a Schio e il 15 a Londra (Croydon). Se mi scrive per qualunque necessità, firmi come vuole, tanto conosco la scrittura. Saluti cordiali da tutti noi Suo aff.mo [P.S.] Se io le scriverò dall'Italia troverò una via indiretta, ma mi faccia sapere il suo nuovo indirizzo londinese.

DE GASPERI A S'SURZO ' (f. 45 A, C. 39) 4 agosto 1925 Caro Sturzo, sono lieto & saperti alquanto a riposo nella lieta compagnia dei tuoi affetti familiari più intimi. Anch'io sono finalmente ricoverato nella cascina di montagna colla famiglia mia e di Pietro. Ho passato delle brutte ore a Montecatini, che, fiutando il vento infido, lasciai alla vigilia dell'aggressione e a Trento, ove mi sentivo insidiato da un'ostilità che in questo periodo si fa più acre e spavalda. Forse fuori non si ha idea di questa vita grama che bisogna condurre, senza poter respirare liberamente. Anche per altre ragioni ho avuto delle inquietudini che non so ancora superare e delle quali ti accennerò a suo tempo. Frattanto 'scriverò a Donati che ti venga ad incontrare. I n tale occasione tu dovresti persuaderlo che per un certo periodo egli non torni a Roma. I o terrò parola e, per mio conto, nessun mutamento awerrà senza previo accordo con lui; ma visto che Il Popolo a qualche modo tira avanti, è meglio che Donati non esponga sé e noi a nuove persecuzioni. L'autunno si presenta oscuro assai. A[mendola] stesso che a Montecatini ha corso veramente pericolo di morte, pensa di venire a Vichy e poi di rimanere un po' fuori. Non è tempo quindi per Donati di tornare. 1

Dattiloscritto.

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Glielo scriverò io stesso, ma è bene che gli dica anche il tuo autorevole parere. Bisognerebbe che s'industriasse di trovar da fare a Parigi; ma noi lo aiuteremo come potremo oltre a provvedere, s'intende, allo stipendio per la famiglia. Facciamo ogni sforzo per tenere il giornale sopra acqua; ma è davvero un logoramento senza fine. Guardando all'avvenire converrebbe ammettere in questo momento che le nostre prospettive sono assai cattive. Non ho fede che nella Provvidenza, alla quale non so se servano gli attacchi dell'O[sservatore] R[ ornano 1 contro il partito. Mia moglie manda tanti saluti cordiali anche alla Signorina. Io mi raccomando al tuo affetto e alle tue preghiere. Ti abbraccio coll'antica fedele amicizia tuo aff.mo [P.S.] Per indirizzo scrivere a Signorina Maria Romani, Borgo Valsugana per Sella (Trento). I1 ricopiatore della lettera, Augusto, Le bacia riverente la mano.

MICHELI A STURZO ' (f. 45 A, C. 5 9 ) Parma, 6 agosto 1 9 2 5 Caro D. Luigi, ti ringrazio vivamente del Tuo affettuoso saluto, che mi giunge insieme a quello di tanti amici in un momento per me dolorosissimo. Non ti posso però nascondere come la Tua lettera contenga un numero maggiore di punte di quante sarebbero state necesCarta intestata: « Camera dei deputati ». Segretario del gruppo parlamentare del PPI. Nel 1936-1937 fu ministro della marina militare.

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sarie per confortare un afflitto. Ch'io sia stato sempre buon amico delli amici e delli avversari e che con questi io riesca ad essere benevolo e tollerante al di là della misura è una Tua vecchia opinione a mio riguardo, ma che non cessa per questo di essere completamente erronea. Pochissimo mi sarebbe bastato fare per assicurarmi la quiete e la immunità anche nei momenti più tempestosi! Spero che perché gli amici se ne persuadano non occorra che alla terza volta mi abbrucino la casa! Ti saluto cordialmente Aff .mo

AMENDOLA A STURZO ' (f. 45 A, C. 12) Roma, 9 agosto 1925 Illustre amico, Le sono assai grato della solidarietà dimostratami nel recente triste episodio. Ella soffre, anche, della dura prova che è imposta al nostro Paese, e la Sua voce che mi giunge cordialmente di lontano mi è di conforto. H o anche io fede e speranza nella causa della libertà e dell'umanità, che finirà per trionfare anche in Italia. Non so se saremo noi che la guideremo alla vittoria, o se invece noi non siamo che i gradini sui quali passerà l'esercito vittorioso di domani. Ma ciò non conta! Sto meglio; ma ne avrò ancora per qualche tempo. Mi abbia, con amicizia Suo

1

Carta intestata: « Camera dei deputati ».


SPATARO A STURZO ' (f. 45 A, C. 16)

20 agosto 1925 Carissimo professore, alla mia ultima lunga lettera inviatale a Londra, Ella da Londra rispose con un bigliettino annunciandomi una lunga lettera appena sarebbe andato in Francia. I n attesa di questa lettera promessa io non le ho più scritto e da Giordani mi son fatto dare il suo indirizzo di Francia. Scelba poi ieri mi ha detto che Ella aspetta mie notizie. Anzitutto desidero dirle il mio piacere per aver saputo da Belletti che Ella sta bene in salute: sarà così rimasta contenta anche Sua Sorella, alla quale La prego di presentare i miei ossequi. Mi si vuol immaginare? Roma, con il suo caldo insopportabile ad agosto (se non erro, in questo mese anche Lei sentiva caldo a Roma), il suo devotissimo Peppino solo a Roma, i telefoni degli amici non rispondono. Alcide in Va1 Sugana, Gronchi vicino Rimini, Tupini in Abruzzo, Campilli in campagna, Coccia in Sabina. Dalla posta, nulla o qualche centinaio di lire, scadenze di impegni precedenti, oltre l'esigenze di ogni giorno. Ogni sera il sequestro per motivi futili, incredibili, tanto per sequestrarci e per arrecarci un danno economico. Margotti è fuori perché in questi giorni la moglie deve partorire, siamo rimasti io, Ferri, Luna, Mormino, Mancinelli, Salviucci 3. Qualche cosa faccio fare a Mangano. Ma mi tocca di occuparmi molto anche della parte redazionale. Giordani è in vacanza: al suo ritorno bisogna raccomandargli di cambiare qualche parola negli articoli di Cenci in Parte Guelfa. E così la rivista potrà fare bene ed avere successo. Alle dimissioni di Orlando, noi rispondemmo con un buon commento « Resistere » regolarmente sequestrato. Se avessimo la libertà non dico del GiornCale] d'Italia, o della Tuibuna, ma almeno quella del Mondo. I n questa severità ingiu1

* a

Carta intestata: u Il Popolo n. Spataro si riferisce al sequestro de Il Popolo. Popolari e collaboratori de Il Popolo.


sta contro di noi in modo speciale, ci deve essere lo zampino dei clerico fascisti federzoniani. Ieri sono stato con Pini e Cipriani di Fermo: saluti per lei: fanno un'opera magnifica per noi, riprendendo così a tenere nei circoli i giovani, che altrimenti diserterebbero l'A[zione] C[attolica l. Per il pellegrinaggio non si prevede un forte intervento. Pizzardone ' continua ad essere il solito. Abbiamo stampato nella nostra tipografia un libro, un romanzo, ed è venuto molto bene. La Seli però non vuole servirsi da noi; e questo vuol dire far guadagnare altri, con tanta miseria in casa. Ma io che sto qui a scontare incredibili errori di don Giulio [De Rossi] amministratore del Popolo, non mi meraviglio più delle cose sbagliate che egli fa come amministratore della Seli. I1 4 settembre avrà luogo a Bologna un importante Congresso per lo studio e la diffusione del Vangelo, Via dei Mille 20. Hanno sollecitato la sua adesione. E la prego di mandarla. Riuscirà bene, e ci sono i nostri amici che se ne interessano. Buratti continua a giuocarci, promettendo e non mantenendo. Cominceremo a metterlo con le spalle al muro. Perché chi non può dare un contributo di intelligenza (politicamente fa pietà) e non vuol dare l'unica cosa che ha, è meglio che se ne stia per conto suo. Intanto Alcide, Gronchi, Tupini io ed altri abbiamo fatto per accontentarlo, e con speranza, giri di propaganda nel Biellese. Abbiamo avuto lo sfratto da Via Ripetta al 31 agosto. Oggi ricorrerò alla Comm[issio]ne Arbitrale. Questo è un altro pasticcio. Una proroga non ci potrà essere negata. Ma evidentemente prima o poi per ragioni politiche ci manderanno via. E dove trovare un locale così bello, così centrale e così vicino alla tipografia? A parte poi che questo locale ci è anche caro per ragioni sentimentali e di tradizioni, legate all'opera in cui Ella da qui ha ha svolto un'opera così importante nella storia della politica italiana. Come vede, guai su guai; e se io non le scrivo spesso, si deve proprio a questo stato di fatto, che non ho mai buone notizie da darle e che scrivendo a lei, sono tentato di sfogarmi l

I1 card. Pizzardo. Vittorio Buratti, deputato popolare.


un po'. Qui ora non ho neppure alcuna persona con cui sfogarmi! E dirle tutte le nostre difficoltà non è utile, perché Ella ora non può aiutarci. Akide mi ha scritto di aver scritto a lei a Chambery; ma di non aver avuto risposta. Con tutta franchezza e dopo la lunga esperienza fatta personalmente scrivendo nel giornale, devo proprio dirle la necessità che l'amico l non riprenda le funzioni dir[ezionali]; può essere un ottimo collaboratore, articolista: si può e si deve provvedere alla sua sistemazione. Ma sono tanti e tanti i vantaggi che si hanno e si avranno con un altro direttore. Con G. Tamagnini e con Petrocchi si è venuti ad un amichevole accordo e riprenderanno a collaborare, non però come redattori fissi. Abbiamo fatto molte altre economie, anzi ora posso dire tutte le economie possibili. Le due spese molto forti rimangono sempre la carta e gli operai. Quella persona circa venti giorni fa ha avuto un altro attacco del male; ma pare stia meglio. Cavazzoni parlando con un popolare ha accennato alla pace futura di cui egli, proprio egli, vorrebbe farsi iniziatore. Ma un simile pericolo non vi è. Ogni giorno la divisione fortunatamente diventa più profonda, ed aumentano le ragioni della nostra disistima. Briuccia è in permesso: ma quando è qui, nulla più fa per noi, e siamo senza neppure un punto d'appoggio, sia pure per qualche giorno. Capelleri mi ha fatto qualche piacere di questo genere. E' un signore; e con la moglie forma una bella coppia di fedeli popolari: si merita una sua cartolina. Via Donizetti 14. Ha scritto a Cingolani? La signora è proprio gravissima. La mia famiglia è ai bagni dai primi di luglio. Sono andato a rivederla per ferragosto, e ho trovato, grazie al Signore, molto bene il piccino, al quale giova assai il latte abbondante della balia. Con la conferma dei miei sentimenti di affetto e di assoluta devozione mi creda ,

SUO

l

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Giuseppe Donati.


GILARDONI A STURZO (f. 163 A, C. 78)

25 agosto [ 19251 Caro Sturzo, aspettavo tua lettera per rispondere circa situazione attuale. Ricorderai da qualche tempo il mio pessimismo che oggi tu riconosci fondamentalmente verità; aggiungi opportunamente che qualunque riconoscimento dello stato di fatto non aggiunge e non toglie alla realtà. Sul mio incidente di Uscio meglio non insistere; si tratta di qualche cosa di nauseante e veramente indecoroso. E pensare che l'azione penale contro di me ha il beneficio irrenunziabile dell'amnistia. Tu lamenti che ti scrivono pochi e poco. Credi che - prescindendo dal fatto che non esiste segreto postale - (io non riesco a fare pervenire lettere a Donati) è ben difficile esporre la situazione. L'abbandono al fascismo è assai maggiore di quello che tu non creda e la mancanza di resistenza generale è causata essenzialmente da quella specie di gandhismo che.le opposizioni hanno da tempo adottato. Con ciò non intendo dire che tutti in Italia siano caduti nell'abiezione morale e politica; anzi ci sono molti e molti che hanno creato il mito Arnendola e il mito Sturzo per sé medesimi e si sentono offesi di ogni attacco materiale e morale come se avessero assunto di persona una particella di martirio. Quanto all'agire, è un'altra cosa e io, che vidi Amendola conciato com'era dopo Montecatini, dissi fra me e me che, con tanti che si condolevano, nessuno avrebbe alzato un dito anche se, invece che martoriarlo a quel modo, lo avessero ucciso. Come vuoi scriverti tutto questo? [sic!] Le vicende economiche e politiche più strane passano senza protesta. Ogni giorno nostri amici passano o, quanto meno, si isolano. Impiegati vengono espulsi o trasferiti solo per non essere del regime. Professionisti di ogni classe, uomini di affari tecnici sono espulsi dal lavoro soltanto perché non sono fascisti.

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Bada che questo genere di trattamento si aggrava ogni giorno e toglie i1 pane a mille e mille. Chi vuoi che resista? C'è la speranza dell'imprevisto, ottima luce per chi si acconcia a subire giorno per giorno, ma è trattamento per gli ipocondriaci. E ora che ti ho scritto questo, riconosco che a chi fosse come te dell'esilio, è inumano sottoporti ad altro martirio. Ti accludo una lettera di Amendola che risponde alle tue. Vedrai che siamo allo stesso grado di temperatura. Egli ti scriverà anche direttamente perché ha voluto il tuo indirizzo. Pensa che un suo amico mi assicurava che Amendola pensa seriamente ad andarsene all'estero a fare un qualunque mestiere materiale per vivere. Donati è ancora a Chambery (Hotel Terminus) fui a trovare la moglie a Venezia. Era malaticcia e gestante. E il Popolo? Credi che possa continuare a lungo? Io, per esempio, non ci spero più. Non abbiamo raccolto neppure il quinto del milione che occorreva, e non vedo affatto venire quello che manca. Tu giudichi il giornale severamente ed è giusto; ma tu vedrai anche che ogni settimana sono sequestri, sequestri, denaro e denaro buttato via. Lira-oro e Cabiati. Non ho difficoltà a vedere Cabiati l . Verso i primi di settembre sarò a Genova e lo vedrò pre&mertendolo. Sono finalisticamente d'accordo; dissento nella applicazione immediata. Credo che dovrà guardarsi. Vedi ciò che avviene in Germania e in Polonia. Dazio sul grano. Prescindo dall'errore economico. Esiste una ragione diabolica ed era quella di tacitare gli agricoltori nelle prossime trattative doganali anglo-germaniche. Ora gli industriali hanno campo libero. Ebbene nessuno parla e nove dea cimi credono che sia stato trovato il toccasana. E' il trionfo della Montecatini! Cose minori. H o inviato lettera Rufo e monache. Margotti è assente e dirò a Giordani dei tuoi studi. Clerico fascisti: è Stuno incaricò Gilardoni di incontrare Attilio Cabiati e di c o m b i i e insieme un lih-ettino di faciIe diffusione, una specie di uademecurn del piccolo risparmiatore in cui fossero illustrate le spoliazioni quotidiane a cui andavano sottoposte le classi medie a causa della crisi della lira. Cfr. F. RIZZI,op. cit., v. 11, pp. 512516.


stato articolo di Gronchi, non nostro. Orlando: siamo stati i primi a svalutare il gesto personale, forse, sostanzialmente, i soli e ciò per non pregiudicare l'avvenire. Quanto alla polemica dell'Osservatore, cui noi attribuiamo origini di fuori Italia è difficile vedere dove vogliono andare l. Frattanto Ascalesi, a Napoli, ha definito che M[ussolini] è l'inviato del Signore ad evitarci i danni del comunismo. Io desidero ardentemente di vederti; un incontro è possibile però soltanto nel ritorno dall'America. Ed esistono questi interrogativi: 1 ) mi lasceranno andare? 2) e, durante il viaggio, mi sarà resa possibile la convivenza? Tutto questo lo dirà il prossimo avvenire. L'indirizzo di Donati te l'ho già indicato. Restituisco alla gentile tua sorella i più rispettosi saluti. Saluti da tutti i miei. E con questo credo d'avere vuotato il sacco! De Gasperi è nel Trentino, Gronchi (colla moglie malata) è vicino Rimini, Spataro è in istato di martirio, Margotti è lontano presso la moglie che ha dato alla luce un bimbo. F. è qui timoroso di esser licenziato e tutto va per la meglio nel migliore dei modi possibili. Dirai che sono sconfortante! Questo dimostra che hanno ragione coloro che non ti scrivono di cose tristi. Saluti affezionati dal tuo

l Le polemiche sorsero in occasione delle manifestazioni religiose per 1'Anno Santo e in seguito alla politica della Santa Sede volta a richiamare l'attenzione di tutti i cattolici sulle necessità religiose del momento. Cfr. F. L. FERRARI, L'Azione Cattolica e il regime, Firenze 1958, pp. 149 sgg.


SANTUCCI A STURZO (f. 163 A, C. 64) Fiuggi, 12 settembre 1925 Caro D. Luigi, è gran tempo che avrei voluto scriverti, giacché l'amicizia in me non fu spenta dai dissensi politici, e neppure la stima per le tue grandi qualità di mente e di cuore e per la tua alta benemerenza dei primi tempi. Ma mi trattenne il terrore di questa mania di pubblicità malsana che c'insidia un po' tutti, e poi il 1924 passai quasi tutto fra malattie e dolori artritici, gl'inizi del 1925 furono turbati dalla malattia mortale di mia moglie che grazie a Dio e a S. Teresa del Bambino Gesù ora sta benissimo, e poi una ripresa dei miei malanni che mi hanno obbligato fino dai primi di giugno a curarmi passando fra Nizza, Abano e Fiuggi. Ed ora in questa quasi solitudine, mi sono deciso a scriverti, sicuro che questa mia lettera rimarrà esclusivamevte fra me e te, come un colloquio a quattr'occhi, a porte chiuse, fra due amici fidati, come uno sfogo più che altro di sentimento intimo, sincero, e null'altro. E prima di tutto dammi notizie della tua salute, della tua maniera di vivere, di ogni altra cosa che ti riguarda personalmente. Della mia salute ti ho già parlato: ora sto abbastanza bene, per quanto non perfettamente ancora, vivo vita appartata quanto più posso, lavoro tanto quanto la clientela un po' sviata del Banco e la età me lo consentono. E poi tengo gli occhi della mente in alto come fai tu; fidente nel tempo senza tempo tinto che ci aspetta fuori dal pelago alla riva. I miei beni ora: mia figlia che andò a Roma prima di noi tutti per dare alla luce il suo quarto bambino, sta bene ora, ma il bambino pur troppo non nacque vivo. E vengo a ciò che più preme. I1 giorno in cui, non consigliato da alcuno, mandai da Consuma (fu nel luglio del 1923) l Carta intestata: « Aw. Carlo Santucci, Piazza deiia Pigna 6 , Roma ». Aderì nel 1919 al PPI per dimissionare nel 1923. Partecipò al Centro Nazionale, quel movimento di cattolici che si staccò nel 1924 dal PPI svolgendo una politica filofascista.


le mie dimissioni dal P.P.I., fu uno dei giorni amari della mia vita non lieta; non già per me stesso, ma perché quella era la constatazione di quella profonda divisione degli animi che era effetto o doveva essere causa della morte reale, sebbene non apprezzata, di quel partito, che nel suo programma racchiudeva tutte le nostre idealità più alte, e che nella concordia di buoni doveri, costituiva, cosi avevamo sperato, creduto e voluto, la salvezza del nostro paese. Ebbene quello che seguì dopo purtroppo aggravò il male e la manifestazione del male. Quello spirito demagogico che si era da tempo infiltrato nel partito per opera di giovani sconsigliati che.tu non potesti o non volesti a tempo frenare e sconfessare, e che l'arrivisrno e l'ambizione di altri rese più audaci e funesti, quello spirito condusse il partito passo passo fino all'Aventino, cioè fuori della vita costituzionale, in compagnia di socialisti avanguardia di comunisti, e di massoni forse peggiori di quelli. Così il partito che aveva avuta la pretesa di esercitare sul terreno politico il monopolio del pensiero e dell'azione dei cattolici d'Italia, per la salvezza morale e politica della nostra patria, tiranneggiato nel proprio seno dalla frazione estrema, e di fuori dai più grandi nemici di Dio, della famiglia e della patria, divenne esponente di una opposizione irriducibile a tutto un movimento che, a parte certe sue colpe isolate, gravi e numerose, ma isolate sempre, ha resi grandi servigi innegabili. Questo movimento insediatosi al governo ha soppressi gli scioperi e le violenze socialiste, ha riordinati i pubblici servizi in modo esemplare, ha riattivato il lavoro e la produzione nelle officine e nei campi, ha restituito al paese all'esterno la dignità e la forza che erano a terra, ha rialzato il prestigio delle nostre armi più depresso dopo la grande vittoria che dopo Caporetto, ha iiordinato tanto quanto era possibile nell'universale sfacelo economico la nostra travagliata e stremata finanza e nel campo morale ha restituito alle scuole inferiori il crocifisso e il catechismo, ha consolidato se pure non perfettamente la libertà d'insegnamento, voto supremo di tutti i buoni, ha resistito saldamente ad ogni attacco all'unità delle' famiglie, si accinge a riformare una legislazione ecclesiastica fabbricata dai nemici della Chiesa, ha assicurato ad ogni manifestazione religiosa, compreso l'Anno Santo, la più completa e rispettabile libertà,


ha con due disegni di legge arditissimi attaccato di fronte il grande nemico della fede e dell'ordine la massoneria, e quell'altra specie di massoneria professionale che è la burocrazia. Di fronte a tanti e così segnalati servizi resi dal fascismo e dal suo governo, la opposizione assoluta, inconciliabile, ostinata fino alla diserzione nel campo parlamentare, è inconcepibile, è semplicemente la espressione di una demagogia che ben si addice agli alleati odierni dei popolari, ma a questi no, assolutamente no. Da ciò la morte reale, come dissi, del partito. Giacché se rimangono ancora in piedi, non da pertutto, né così vigorosi e rispettabili come in passato, i quadri organici del partito e un certo numero, molto assottigliato del resto, di tesserati più o meno dormienti, le grandi masse di cattolici sinceri, e degl'innumerevoli amanti dell'ordine pubblico e della pubblica quiete, si sono allontanati del tutto dal P.P. Queste numerose masse che formano il suo esercito sono disgregate, disorientate, disperse. E poiché il numero oggidì è la forza, il partito può dirsi morto; tanto più che presso gli intellettuali di ogni grado, compresa la parte migliore, più autorevole e più illuminata del clero, il suo prestigio è caduto. Tale è il male: vi è forse un rimedio? Io credo di si e telo espongo semplicemente, senza la pretesa di aver trovato l'uovo di Colombo. Forse quest'uovo parrà a te un po' semplicista. Ma a me tale non sembra, e ad ogni modo, altro non so escogitarne. Ecco10 in brevi parole. La parte più sana, e grazie a Dio più numerosa, dei deputati popolari e dei maggiori dirigenti del partito, dovrebbe risolutamente scuotere da se la bardatura demagogica che incombe sul partito. La discesa dell'Aventino dovrebbe avvenire senza indugio, e senza il consiglio, e meno ancora il permesso, degli alleati di oggi che saranno i peggiori nemici domani come lo furono sempre in passato. Questo energico passo di un gruppo eletto, dovrebbe essere accompagnato o seguito dalla proclamazione di un partito nuovo nella forma, ma non nella sostanza, che dovrebbe intitolarsi Unione popolare italiana, smettendo quell'antipatico titolo di partito che vuol dire divisione. La nostra Unione dovrebbe scrivere sulla sua bandiera gli stessi articoli del programma no-


stro del gennaio 1919 al quale dopo quasi 7 anni niente è da togliere, niente è da aggiungere. Ma dovrebbe in pari tempo condannare l'uso di ogni mezzo al fine che sia rivoluzionario e demagogico, e dovrebbe lealmente, fiduciosamente riconoscere tutte le benemerenze del fascismo, pur deplorandone talune colpe e taluni errori, e riservando la propria autonomia, il proprio carattere e la propria fede nelle più belle tradizioni e nei più nobili ideali del popolo italiano: Dio e patria, ordine e libertà. Sono certo che alzata da uomini ragguardevoli una tale bandiera, cadrebbero di un tratto tutte le piccole chiesuole che pullularono sotto il soffio della discordia e quel che più conta, le grandi masse del nostro popolo,. quelle che ora sono disperse e praticamente perdute si schiererebbero fidenti sotto quella bandiera. Dirai tu: ma chi può dare impulso ad un tale movimento? Tu solo. Non so se convenga a te e giovi alla cosa che tu apparisca. Ma di certò una parola tua, sia pur riservatissima, fatta da te arrivare ai più devoti e sinceri amici del partito, sarebbe dopo così lungo tuo silenzio una scintilla che susciterebbe un incendio. E' questo che io credo e spero. E poiché è vicino al riaprirsi delle attività parlamentari, secondo me non potrebbe e non dovrebbe indugiarsi. Io ho detto. Tu rifletti da saggio'qual sei, e rifletti Come sai fare tu ai piedi del crocifisso. Egli ti ispiri, ti consigli, ti aiuti a salvare un'altra volta il nostro caro paese e le grandi e sante cose che esso racchiude. Con sincera amicizia mi professo tuo

P.S.. Roma, 29 settembre 1925 La presente non partì da Fiuggi, perché ignoravo il tuo indirizzo. Ora parte da Roma, dove sono definitivamente rientrato, e spero che ti pervenga e non si smarrisca per via. Gradirò molto una tua risposta riservatissima, se ti parrà opportuno di darmela. In ogni modo non credo che sarebbe opportuno ed utile un duello (per quanto privato e pacifico) di polemiche fra te e me. Ti ho scritto quello che pensavo e penso: polemizzare sia pur tra noi soli a nulla servirebbe.


STURZO A SANTUCCI (f. 163 A, C. 65) Londra, 26 ottobre 1925 Caro Santucci, a un anno di distanza dalla mia partenza - proprio oggi compio l'anno che io varcai la frontiera italiana - sentire l'eco della tua voce e, non ostante tutto, saperla ancora amica, mi ha recato un vivo piacere. Godo assai al saperti ristabilito in salute. Nulla seppi della pericolosa malattia della tua signora, alla quale presenterai i miei omaggi, come ai tuoi figliuoli, dei quali serbo un gradito ricordo. Poco ho da dire riguardo la tua proposta: mentre tu sei convinto che l'attuale regime è un bene, io sono convinto del contrario. Come potrei seguire il tuo suggerimento? Far così contrasterebbe proprio con la mia coscienza. La mia convinzione, non solo è un giudizio teoretico, ma anche un giudizio pratico. Dopo di che non mi resta che fare quel che sto facendo: star lontano dalla mia patria, dai miei parenti, da ogni attività esteriore. Studiare, pregare, scrivere e rimettere tutto nelle mani' di Dio. Non mi sono lagnato con nessuno di questa mia sorte, non me ne lagno neppure con te. Sono pronto a maggiori sacrifici. Vedo che si minacciano leggi di rigore contro gli antifascisti che stanno all'estero; può essere che io sarò uno dei colpiti, se qualche mio scritto non piacerà. Aspetto anche peggio. So di rendere un servizio alla Chiesa e alla patria più con il mio atteggiamento, che con il mio lavoro. Quando l'attuale situazione sarà mutata (nulla dura quaggiù) vi saranno coloro che potranno allora difendere le cose nostre più care, sia con i miei scritti che il mio esilio. E' poco per ora, 10 vedi; ma oggi non saprei fare altro. E' qui vicino alla mia stanzetta un cimitero, e ci vado spesso: forse qui finiranno per aver riposo le mie ossa. Fiat voluntas Dei. Caro amico, questa lettera ti farà dispiacere lo vedo: proprio perchè tu sei convinto diversamente. Se ognuno potesse superare

.


le proprie convinzioni, io ti domanderei di pensare come me; ma ciò non è possibile: così tu non mi domanderai di pensare come te. Ci è stato un momento della nostra vita, nel quale le vedute politiche sono divenute talmente divergenti, che si è creato il distacco doloroso. Tu fosti il primo ad allontanarti da me; e ricorderai la mia lettera di allora. Ciò non ostante mai dimenticherò la nostra antica amicizia, e i giorni lieti della nostra comune attività nel campo cattolico e in quello politico. Con non mutato affetto credimi

BASTIANETTO A STURZO ' (f. 163 A, C. 32) Venezia, 26 ottobre 1925 Illustre e Reverendo Professore, da Spataro ho potuto avere il di Lei indirizzo di Londra e perciò a nome del Comitato Provinciale di Venezia, del quale ora sono segretario politico, son a chiederle un gran favore. I1 giorno 8 novembre terremo in una sala privata l'annuale congresso provinciale con l'intervento dell'on. Merlin per la direzione del partito. Vorrei pregarla di voler inviarci per tal circostanza due righette che ci siano di conforto e di incitamento in questa diuturna e buia battaglia per la idealità cristiana della democrazia. Qualche amico l'abbiam lasciato per istrada,' forse perché vecchio e quindi non resistente in questa corsa con ostacoli. I rimasti, quasi tutti giovani, non son mai stati come ora attaccati al partito ed entusiasti. S'immagini che quest'anno i tesserati effettivi sono stati 500, quindi più degli anni precedenti. 1 Carta intestata: Venezia D.

« Partito

Popolare Italiano. Comitato Provinciale di


Tutto ciò lo dico perché so come fan piacere in terra straniera anche le più insignificanti notizie del suolo patrio, specialmente, come Lei, quando s'è dato tutto per la più bella causa nazionale. Che il Signore conceda a noi giovani di perseverare fino in fondo, a costo di qualunque sacrificio, sul sentiero che Lei, nostro segretario politico, ci ha tracciato cosi meravigliosamente. Gradisca con ciò il nostro più devoto omaggio, di figlioli affezionati, che la ricordano e l'esaltano quotidianamente. E mi creda dev.mo.

STURZO A BASTIANETTO ' (f. 163 A, C. 32) London, 4 novembre 1925 Aver fede nei nostri ideali « popolari » nel momento della maggiore pressione, è un atto di convinzione profonda. Pochi o molti non conta: quel che conta è la forza intima di coscienza, che oggi non per noi ma per molti purtroppo è svalutata in confronto di un'altra forza che è tanto esaltata. Che c'importa, o fratelli, se non vediamo quando sarà riconosciuta, sul terreno politico, la bontà dei nostri ideali? Ci importa sì che essi penetrino in profondità: e non vi è migliore e più potente mezzo della persecuzione virilmente sostenuta. Un giorno noi vedremo, e non può mancare, che pur avendo fatto poco, perché poco ci è consentito di fare, in molte coscienze si sarà risvegliaio il germe di una più viva democrazia e di un più coraggioso cristianesimo. Allora il popolarismo riprenderà il suo posto politico per il bene dell'Italia. Venezia di oggi ha popolari più concreti di queili del Congresso del 19212 Io credo di si; rinnovo nella memoria quel giorno come il più lieto auspicio del domani, perché oggi mi è di conforto a sperare. l

Scritta sul retro della lettera di Bastianetto del 26 ottobre .192!J.


COLONNETTI A STURZO ' (f. 164 A, C. 167) 24 dicembre 1925 Carissimo e Rev.do Amico, la tua lettera inviata a mezzo di D. Caselli, mi è giunta di gran conforto nel momento della prova. Penso che tu avrai saputo dai giornali delle mie dimissioni dalla direzione del Politecnico 2 . Erano ormai dei mesi che io sorvegliavo la situazione per cogliere il momento propizio, la ,guerra infuriava ormai quasi ininterrottamente attorno a me e tutti i tranelli mi venivano tesi per farmi cadere malamente, la cosa era molto pericolosa date le grandi responsabilità amministrative e finanziarie della carica, d'altra parte scolasticamente parlando non c'era più niente di utile da fare. Lo stesso [Giovanni] Gentile ne convenne, non potendo offrirmi la tessera fascista, mi disse che mi consigliava a cadere in piedi, salvando la mia figura ideale per una futura ripresa. E ci sono riuscito, Fedele ha dovuto rendere pubblico omaggio all'opera mia e mentre gli irresponsabili scatenavano contro di me un'oscena gazzarra tappezzando le vie di manifesti e organizzando cortei funebri per le strade di Torino (a tal segno da provocare l'intervento del Prefetto e la richiesta di Federzoni a Fedele perché si apra una inchiesta!) tutte le persone responsabili e serie, anche tra gli avversari politici dichiarati, mi circondarono di attestazioni di stima; a conti fatti un successo politico di prim'ordine! Con me si è ritirato De Sanctis. Quasi contemporaneamente si sono dimessi Severi da rettore dell'Università di Roma, Silva da preside dell'Istituto di Magistero di Roma, Berenini da rettore dell'università di Parma, Zanobini da quella di Napoli. La opera di sfacelo delle discipline nelle relative scuole procede rapidissima. Qui il mio successore, scelto solo perché era l'unico

' Carta intestata: «Pro£. Ing. Gustavo Colonnetti. Direttore della R. scuola di ingegneria di Torino a. Cfr. doc. 19 n.


tesserato, è completamente nelle mani degli studenti i quali si vantano apertamente padroni. Basteranno pochi mesi perché il risultato appaia evidente. Io ho messo dei punti fermi a chiusura dell'opera mia, tanto amministrativa che didattica, ormai nessuno li potrà più attuare; ti manderò a giorni le relazioni pubbliche. Una gran parte delle aflermazioni che vi leggerai sono già superate, ma le responsabilità restano così stabilite per il giorno in cui se ne dovrà riparlare. E a me, malgrado ogni apparenza, sembra inverosimile che tal giorno possa ancor tardare molto! Appena ricevuta la tua seconda lettera mi sono recato dall'amico, egli ti scriverà, saprai da lui le difficoltà in cui si trova, e il modo con cui spera di girarle. Io spero che egli riuscirà e che la pubblicazione si potrà fare. Così pure ti avverto che tuoi articoli sul giornale si pubblicherebbero tuttora volentieri, anche a costo di pubblicarli senza firma se ciò può essere necessario ... Un senso grave di pena e di preoccupazione mi causa la situazione del partito. I dirigenti del gruppo non hanno saputo manovrare: i cinque attuali non hanno saputo far altro che sospendere il tesseramento senza per altro dire che cosa ciò significhi per i tesserati l. In queste condizioni io ho paura che, oltre l'azione, si sacrifichi anche l'unità di pensiero del partito. Alie prese colla difficoltà i singoli si allontanano, anche solo per ragioni contingenti e tattiche; quelli che restano li chiamano traditori, salvo a seguirne le traccie poco tempo dopo, e ad essere chiamati traditori alla loro volta. Così si dividono gli animi, senza ragione, e, senza concludere nulla ora, si compromettono le possibilità di riprese future, che io non so dawero quando e come potranno avvenire, e in quali rapporti coi padroni di oggi, ma nelle quali io serbo fede illimitata e sicura. Certo è difficile veder chiaro il da farsi per noi che siamo nella nlischia e che apprezziamo i dettagli di essa senza poterla abbracciare con uno sguardo d'assieme. Ma per mio conto, io son I1 Consiglio Nazionale del P.P.I. su mandato ricevuto dal congresso del giugno 1925 nominò una pentarchia composta da Alberti, Jacini, Ruffo, Secco Suardo, a cui si affidò ia guida del partito.


lieto che mi si sia offerta una occasione per provare pubblicamente la mia ferma volontà di non piegare; ed ora mi propongo di ritirarmi nel campo dell'Azione Cattolica ufficiale, dove non si può far molto, ma qualcosa si può fare, e dove almeno si possono conservare i contatti su di un terreno su cui è più facile trovarsi d'accordo con tutti quegli amici, da cui la tattica politica o la forza delle circostanze ci potrebbe dividere. Faccio bene? Mi scriverai il tuo pensiero? Se sapessi quanto ci manca una guida! Domani è Natale e insieme colla mia mamma e sorella, io formulo per te i più fervidi voti!. Che il buon Dio ci esaudisca! o almeno ci illumini! Sempre tuo affezionatissimo.

DE GASPERI A STURZO ' (f. 165 A, C. 230) Roma, 29 dicembre 1925 Caro Sturzo, se hai ricevuto la mia lettera diretta a Parigi al direttore dell'hotel Quai d'Orsay e i due ultimi bollettini, avrai una conoscenza sufficiente della situazione. Mi sono dimesso perché nel gruppo andava formandosi una maggioranza che riteneva un cambiamento d'uomini come un alleggerimento della pressione divenuta insopportabile. Mi parlavano gentilmente di Cadorna dopo Caporetto. Non mi accuserai di diserzione: la campagna personale feroce, giunta al colmo delle minacce, il terrore sparso anche per gli amici di Trento, i quali si attendevano un attacco frontale contro 1.e istituzioni cattoliche economiche, le condizioni finanziarie disastrose n. mi avrebbero fatto piegare, se avessi visto in tutti la convinzione che il mio sacrificio fosse utile. Mi ritirai invece per un ultimo servigio al partito; e l'ho fatto, colle lagrime nella 1

Indirizzo del mittente: « Maria Romani, Via Ripetta 99, Roma ».


gola. I n quella terribile settimana anche le voci lontane degli amici compresa la tua, tacquero; e così soffersi il soffribile. I miei nervi sono scossi; ho bisogno di un po' di riposo, altrimenti non reggo. Tuttavia la campagna contro il partito continuerà e il mio ritiro non valse a trattenere coloro che egoisticamente vogliono salvarsi. Ce ne sono altri ancora che non pensano se non a sopravvivere politicamente; e i sicuri sono forse solo coloro che hanno già rinunciato alla speranza di salvare il mandato. I1 mio cruccio è il gruppo parlamentare che in caso di riconvocazione deila Camera, sarà pervaso nuovamente dalla febbre. Suggerii il concetto della pentarchia di non deputati per creare al di fuori delle sorti del gruppo un ricettacolo al partito. I1 riuscire dipende da molte incognite. Non abbiamo più stampa né danari. I n questi tre mesi bisognerebbe a) liquidare il Popolo senza fallimento b) liquidare la direzione del partito cioè gli impiegati senza guai C) ricostituire un centro più modesto ed una rete di fiduciari sicuri e pronti al sacrificio d) impedire un grosso sfaldamento di deputati. I1 Signore deve aiutarci molto, se ciò ha da riuscire. Gli altri partiti di opposizione non si trovano meglio, ma è consolazione magra. Vorremo anche fare il settimanale, ma l'esperienza finanziaria disastrosa ammonisce a non ripetere iniziative senza le finanze assicurate. Spataro mi dice che desideri inviare uria lettera. Fai bene; ma preferiremmo che tu la inviassi a noi, che la potremo riprodurre nel bollettino. Gli amici sono ancora vivi, ma rattrappiti sotto i colpi della sfortuna politica. I1 declino di questi ultimi tre mesi è stato veramente rapido; ed è difficile che voi, stando fuori, abbiate un'idea di questa situazione senza stampa, senza resistenza alcuna, giacché la rivoluzione incide sugl'interessi. La stessa azione cattolica è ai ferri corti. Sarebbe forse opportuno che tu dirigessi una lettera d'incoraggiamento alla pentarchia (Ruffo). Per questi tre mesi io rimango ancora a Roma, a Trento sono d'impaccio agli amici che vedono in pericolo sindacato, banca e giornale, poi cercherei se potessi, un'occupazione qualsiasi. Spataro aiuta bravamente per la liquidazione del Popolo, Gronchi è tornato oggi. Pensa di stabilirsi definitivamente a Milano. I n Vfaticano] sono disorientati, ma comprendono ora che caduto il baluardo popolare, le difficoltà sono maggiori. Noi siamo più che mai convinti della nostra idea e anche d'aver


fatto quello che bisognava fare, ma la sfortuna fu troppo grande e immeritata. Siccome vorrei mettermi a scrivere, sappimi dire di che cosa tratti nel tuo libro già annunziato; e dirigimi q~zalche parola di conforto, perch'io soffro immensamente. Mia moglie ti ricorda e si raccomanda alle tue preghiere. Ho qui il conforto delle mie bambine. Ti faccio gli auguri più sentiti e ti abbraccio con immutato affetto

RUFFO DELLA SCALETTA A STURZO (f. 165 A, C. 192) 12 gennaio 1926 Carissimo, mi rincresce assai che per una dimenticanza di Coccia tu non abbia ricevuto una mia lunga lettera destinata a te a Parigi. Quando per l'imminenza del consiglio nazionale dovetti decidere di rimanere a Roma, Coccia accettò d'andare a Parigi ed era deciso a partire. Gli diedi allora una lunga lettera per te dicendogli pure che se non fosse partito la avesse spedita per posta al nostro amico Rraymond] Laurentl Coccia non partì, non spedì la lettera e si dimenticò di dirmelo; spero che egli possa ritrovare la lettera che ti spedirò a Londra come documento. Nella lettera ti dicevo che ero contrario allo scioglimento del partito, che però pensavo necessario ridurne molto l'attività manifesta, che pensavo necessaria una lunga preparazione morale e intellettuale per l'educazione politica d'un forte nucleo di vari popolari che dovranno essere la classe dirigente dell'Italia più civile del prossimo o lontano domani. '

l Esponente del cattolicesimo francese, fu segretario per la sezione francese deli'Internazionale dei partiti democratici popolari. Cfr. G. ROSSINI, ZI movimento cattolico nel periodo fascista, Roma 1966, pp. 201 sgg.


Sostenni insieme con molti altri questi concetti in seno al Consiglio nazionale ed essi prevalsero sulla tesi del quasi completo scioglimento proposta da Alcide. Fui poi nominato a far parte della commissione straordinaria. Le preoccupazioni del momento più gravi sono quelle finanziarie per la liquidazione del Popolo che per l'unione personale non può essere scisso dalla direzione del partito ma stiamo superando anche le difficoltà dei residui del Popolo vendendo la tipografia. Non abbiamo però trascurato il partito; dal bollettino che riceverai vedrai che abbiamo emanato norme per la ricostituzione d'uno schema di organizzazione. Già avevo preparata una circolare per spingere i nostri a intensificare il movimento culturale con la diffusione di opuscoli e con conferenze d'indole varia ma a sfondo politico; Akide ha pensato che per il primo bollettino fosse troppo e mi ha consigliato a rimandare questa circolare al prossimo numero. Per marzo speriamo aver pubblicati altri 3 o 4 nuovi opuscoli da lanciare fra i nostri amici; a Milano il 17 la commissione dovrà decidere sull'uscita d'un settimanale nazionale, Migliori si sta occupando della cosa. Vogliamo anche migliorare il bollettino. La riunione del gruppo è andata bene, sono certo che Merlin, perfettamente intonato, potrà portare qualche nuova attività fra i nostri amici deputati che non sono poi tanto .male ma, come soldati nei campi d'inverno, hanno bisogno di muoversi un poco. Avrei molto apprezzata la tua idea di scrivere una lettera a 500 persone fidate dei nostri amici, non so perché abbiano voluto dissuaderti. I n ogni modo se scriverai una lettera alla comrnissione straordinaria, questa oltre a prenderne norma per il proprio lavoro potrebbe servirsene come d'un tuo saluto a tutti i popolari d'Italia diffondendola col bollettino, credo anzi che tutti attendano un tuo pensiero sul nostro compito in questo momento difficile. Aspetto questa lettera e se lo crederai preparerò l'elenco delle persone alle quali crediamo che un tuo personale saluto potrebbe giovare.


Ti invio sebbene in ritardo gli auguri per il 1926; appena avrò sistemata alla meglio la liquidazione del Popolo conto venire a Londra. Ti bacio la mano tuo aff.mo [P.S.] Scrivimi Signora Giulia Bruchi - Lungo Tevere Michelangelo 16 - Roma.

GRONCHI A STURZO ' (f. 165 A, C. 206) Milano, 19 gennaio C19261 Carissimo Sturzo, mi avrai certamente scusato se al lungo silenzio precedente si è aggiunto anche il ritardo a rispondere alla tua lettera affettuosa. Dall'agosto al dicembre furono per me settimane di trepidazione e di tristezza: quella povera giovinezza che si disfaceva sotto l'ostinata feroce insidia del male: vane le cure, vari i consulti, vane le preghiere! Finché l'epilogo tragico giunse ... Tu hai sentito, con la tua squisita percezione, quale dovesse esser la tragedia dell'animo mio nel seguire le amare vicende della vita politica, di quei mesi; e quale lo schianto, dopo! Ora Ella mi veglia certo - amandomi teneramente come prima - dal paradiso che Le hanno meritato la sua bontà e le lunghe atroci sofferenze sopportate con la dolce rassegnata fermezza della sua fede. Ma io mi sento solo: solo e triste, malgrado premure ed affetti di parenti e di amici. Le nostre vicende interne non sono state certo ragione di conforto e di serenità. Alcide so che ti ha informato periodicamente della situazione, in particolare di quella del partito ( e ciò ha incoraggiato la mia pigrizia costituzionale a non farmi vi-

'

Carta intestata: « Camera dei deputati ». Indirizzo manoscritto: « Corso Lodi 3 bis, Milano ».


VO). In q;este ultime settimane, protagonista non felice è divenuto il gruppo [parlamentare]. Questo è il solo organo malato del partito, ed è inoltre, a nostro disdoro, il solo organo parlamentare di opposizione così inquieto e ondeggiante. La vera tendenza ~ o s sibilista non mi pare tanto pericolosa quanto quella dei « discessionisti » i quali hanno la fallimentare psicologia degli assediati senza scampo. Perché la prima è ristretta e screditata: oltre ai cinque transfughi (fra i quali metto il recentissimo Siles, e non Martini che pare ancora una volta pentito delle sue dimissioni), vi ... militai10 Milani, Micheli e forse Delitala. Poca gente, quindi, e senza seguito, e perplesso, anche per la recente débacle morale dei primi, Anile. Invece i discessionisti l mettono in linea uomini di fede provata e di un certo prestigio, come Merlin, Marconcini, Cappa, Corini, Braschi: e pur con le migliori intenzioni negano e tolgono efKcacia alla nostra politica di non-cooperazione, di resistenza immobile, di silenzio dignitoso, di lermezza tenace: la scambiano per stasi mortale, ne paventano un influsso demoralizzatore, ed in sostanza non si accorgono che contraendo tutta l'azione del partito intorno alla opera parlamentare, mettono in seconda linea la vera e più efficace (anche più &cile, è vero, o meno appariscente) opera di assistenza e di contatto con gli amici nel paese. Avrai veduto quale esito negativo abbia avuto il loro ultimo tentativo di reingresso alla Camera '. Essi sperano in compenso di aver salvato la unità del gruppo: al che io credo poco, - perché il vero dissenso non sta nella tattica occasionale (discendere o meno), ma nel resistere e nel serbare dignitosa coerenza alla responsabilità del passato. Oggi, io credo che dopo il discorso Mussolini dei sette minuti, il gruppo debba rispondere per essere per l'ultima volta chiaro. Ed in tal senso ho fatto quanto ho potuto, in questi giorni. Domani partirò per un breve viaggio in Egitto e Palestina, dove alcuni buoni amici mi hanno voluto compagno: per di,

l

Coloro che non ritenevano più sostenibile l'astensionismo deli'Aventino.

I deputati popolari rientrarono alla Camera il 16 gennaio 1925 in occasione deiia commemorazione deiia morte della regina Margherita. Suiie intemperanze fasciste che seguirono al reingresso, dr. G. DE ROSA,11, p. 524.


strarmi, dicono loro. Al mio ritorno, verso il 10 febbraio, ti scriverò di nuovo. Tu indirizza a mia sorella Ernilia Giacomelli - Corso Lodi 3 bis Milano, dove io mi sto trasferendo, e dove intanto rimango la maggior parte del mio tempo. Abbiti mille saluti affettuosi con -immutata devota amicizia tuo

SPATARO A STURZO l (f. 165 A, C 208) 25 gennaio 1926 Carissimo Professore, la bellissima lettera da Lei inviataci per il 7' anniversario del partito "1 è venuta a confortarmi in una settimana di grandi preoccupazioni, questa volta non di carattere finanziario, ma politico. Dai giornali Ella avrà appreso del reingresso degli onorevoli nell'aula e di tutto il resto. Alcide era a Trento. Giovanni Gr[onchi] e Longinotti (che si porta benis3imo) lottarono nel gruppo per non tornare nell'aula il 16, giorno della commemor[ azionel della Regina, ma con un voto di maggioranza Merlin ottenne di condurre il gruppo alla Camera, avendo però taciuto sui particolari dei passi da lui fatti e tra questi particolari, vi era quello importante di un'udienza domandata (e non ottenuta) nientedimeno a Lui M[ussolini] 3 . Meilin è in buona fede, ma si è comportato con molta ingenuità ed io ho tremato e tremo ancora per l'onore e per la dignità del partito. Morire nel ridicolo, no. Giovanni Carta intestata: « I1 Popolo ». In questo messaggio politico SNZO ricordava la funzione del partito e sottolineava la fondamentale opposizione tra popolarismo e fascismo. Questa lettera è riportata da G. DE ROSA,in Ciuitas, 1960, nn. 4-5. 3 Sui tentativi fatti da Merlin di accordarsi con il governo fascista per un rientro dei popolari in ada, cfr. R. DE FELICE,Mussolini il fascista, Torino 1968, pp. 155-157. i


GrConchil è in Egitto e tornerà il 10 febbraio, Alcide è tornato oggi da Trento, dove è dovuto recarsi per dimettersi da direttore del giornale l. Ieri c'è stata adunanza di gruppo a Milano e si sarebbero incontrati anche Alberti, Migliori e Secco Suardo. Dovranno nominare un direttorio: speriamo che abbiano fatto nomi buoni. Merlin ha bisogno di essere ben circondato. Abbiamo mandato la sua lettera a Migliori e a Merlin, e certo avrà avuto il suo effetto. Nonostante la lontananza, la sua lettera dimostra che, a nostro modesto giudizio, Ella ha la sensazione esatta della nostra situazione: ed io me ne sono valso anche presso Ruffo, che si era dato a seguire Merlin nella ricerca di contatti; pur volendo essere intransigente abbiamo già provveduto alla diffusione della sua lettera; la metteremo sul bollettino, e cercheremo anche di farla pubblicare. Farà a tutti grande impressione, e servirà di incitamento e di conforto. Le masse, i gregari del partito proprio quella parola si attendevano da Lei; sono i deputati, questa piaga del partito, che ci sciupano e che fanno schifo. Merlin e Ruffo dicono che bisogna muoversi, anche se non si hanno risultati! Anche a questo riguardo Ella dà precise istruzioni. Anche Alcide vede cosl la situazione ed è rimasto contentissimo della lettera. Ella neila lettera a Ruffo, non parla di me, e si lagna che non ha ricevuto i 500 indirizzi, da questo fatto e dalle condizioni farinacciane è portato a scrivere cose che ci hanno molto dispiaciuto. L'affetto, la devozione nostra, mia e dei colleghi che più hanno sofferto per il partito, come Alcide, è sempre la stessa e tutti i popolari sono sempre fieri di riconoscere ancora e sempre in Lei iI maestro. Abbiamo ritenuto non opportuno che Ella spedisse direttamente 500 lettere da Londra: ma, anzi teniamo assai che il suo pensiero sia conosciuto dagli amici, e daremo, ripeto, la più larga diffusione della sua lettera, che riteniamo riuscirà a sollevare molti animi e che è uno dei suoi più bei documenti. Questo e non altro il motivo per cui non abbiamo mandato gli indirizzi. Come mai dubitare di noi, del nostro affetto? Come mai simili sospetti? I buoni rimangono al proprio posto, ed è un bene liberarsi di tante scorie. Mi preoccupa però molto la nomina dei dirigenti del partito, che è necessario fare al più presto. A marzo, si Alcide De Gasperi dirigeva il quotidiano Il Nuovo Trentino (1918-1926).


dovrà tenere il congresso: ma chi nominare? Mi dia in via molto riservata qualche consiglio, al riguardo, non ne parlerò ad alcuno. Basta con i triunvirati e pentarchie. E' impossibile sostituire Lei ed è difficile rimpiazzare anche Alcide, pure è necessario trovare uno che senta la responsabilità e che salvi la linea. Se Gronchi volesse? Ha qualche difetto, ma non vedo uno migliore: tra l'altro vuole stabilirsi a Milano e pensare a vivere. A Milano ha l'unica sorella. Quando si dovette dimettere Alcide, si pensò a Merlin e anch'io lo vedevo simpaticamente, ma ora ho qualche preoccupazione dopo l'esperimento. Uno non deputato, ma chi? Ci cominci a pensare, caro professore; con la pentarchia non si va avanti e poi del buon amico siciliano, lei conosce i pregi e le deficienze e queste purtroppo si vedono di più, ora che ha una carica importante. Ed il lavoro di via Ripetta mi riesce quindi molto gravoso per evitare atti imprudenti. Alcide non può venire da noi prudenza necessaria. Che dirle dei guai finanziari? Siamo ancora molto in alto mare e anche vendendo la tipografia, ci rimarranno un 600 mila di debiti. Perché la tipografia, data la scomparsa dei giornali e 4 tipografie per i giornali ferme a Roma, non potremo venderla che per 900.000. La questione finanziaria ci impedisce molte cose e ci preoccupa anche personalmente. Io specialmente mi trovo assai male perché naturalmente è molto tempo che non prendo nulla ed ho famiglia numerosa, la quale tende a diventarlo ancora di più perché a luglio attendo un altro pupo. Mi aiuterà il Signore? I o lo spero. Nell'impegno che ho cercato di mettere lavorando agli ordini di lei, io ho sentito di lavorare per una causa buona e giusta. E dopo tanti anni la Provvidenza non mi abbandonerà. Agli amici non so rivolgermi, non so domandare. Parlando con lei che tutte le sofferenze ha passato, lascio questa nota personale di tristezza e melanconia. I1 31 marzo d o b biamo lasciare via Ripetta. Dove andremo? Per ora non c'è nulla in vista. Carissimo professore, lascio per impostare subito, perché Ella sappia quale magnifica risonanza ha destato il suo bellissimo


documento. Mi perdoni se non ho scritto in questo periodo: le assicuro che non ho potuto, mi è mancata la tranquillità e sempre alle prese con i creditori e dai notai, con i pericoli, non ancora eliminati di guai peggiori: e l'insonnia mi ha sciupato. La mancanza di sue lettere molto mi ha fatto male e la prego di interpretare bene il mancato invio di indirizzi. Niente mi dispiacerebbe quanto un suo dubbio sulla mia devozione. Le condizioni di Farinacci non sono state prese da alcuno che come un atto di pazzia per la frase che la riguardava. Oggi il Tevere ha pubblicato la lettera che lei mandò ai fucini con l'aggiunta di alcuni periodi falsi, cercheremo, se sarà possibile di farla pubblicare nel testo vero l. I1 documento lei lo avrà nel bollettino: in quello di quest'altra settimana darò anche la lettera ai fucini. Anche Sile-s fuori del partito! Che spettacolo di ignominia Di Fausto, Anile, Anile specialmente. Lei conserva le lettere di Anile dopo Matteotti? Senza idee di vendetta, certo è interessante in avvenire rileggerle. Ebbe ragione Papini nel definire Anile. Ruffo è perché siano respinte le dimissioni di Martini; ma io resisterò. Furono colpiti, eccettuato Carbonari, proprio quelli che volevano rientrare e che facevano i possibilisti, cioè Merlin, Cappa, Corini, Marconcini che si pprta malissimo, e Jacini (che si porta bene). Mi assicuri subito che ha avuto la presente. Mi seccherebbe andasse perduta. Anche Buratti tentenna. Mi voglia bene: faccio di tutto per meritare il suo affetto e la sua stima. aff .mo

1 Sturzo inviò da Parigi una lettera agli amici universitari cattolici, il destinatario era D'Amato. Tale lettera fu riprodotta in modo artefatto dal Tevere. I1 27 gennaio l'Unità Cattolica riportò il testo esatto deila lettera, ma fece alcune riserve sulla frase di Sturzo « la religione è ridotta a serva di un regime politico S. Tutto ciò dette luogo ad uno scambio di lettere tra S t u m e Ernesto Caliigari (Mikros), direttore deli'Unità Cattolica. Cfr. doc. 54, 65, 67. Le due versioni della lettera sono in: M.L.,I, pp. 89-90.


DE GASPERI A STURZO (f. 165 A, C. 232)

30 gennaio [i9261 Caro Sturzo, credo che la tua lettera avrà efficacia e sia giunta in buon punto a rincorare i deboli. I o la trovo assai bella, forte e intonata. E' capitata tuttavia male, nei tuoi riguardi, giacché alla vigilia del voto in Senato, sulla legge contro i fuorusciti1, la stampa ne abusò per rinnovare la campagna contro di te. Ti esprimo il mio rincrescimento e spero che oramai ci avrai fatto il callo. I1 regime non soffre né critiche né opposizioni né discussioni ed è sovrattutto intollerante. I n ciò è venuto assumendo davvero la mentalità rivoluzionaria dei giacobini. Purtroppo noi che siamo rimasti non veniamo trattati meglio. Anche oggi l'Impero pur dopo il mio ritiro dal giornale, mi minaccia il domicilio coatto. A proposito ti dirò che dovetti passare una settimana a Trento, perché colà si minacciava ed era già avviata una pericolosa offensiva contro la B [anca] C[ attolica] e le nostre associazioni economiche. Per evitarla o almeno differirla, decisi di ritirarmi dal giornale ', onde, tolto il pretesto della mia persona, il vescovo potesse ingaggiarsi a fondo nella difesa delle società cattoliche; ed è quello che ha fatto e sta facendo, finora con successo. Dio voglia che il mio sacrificio giovi a salvare il frutto di tanti anni di lavoro! Tu puoi immaginare che il calice fu assai amaro. Andarsene così, dopo vent'anni non è piacevole né sono senza preoccupazioni per il mio .avvenire. I miei amici di Trento non pòssono darmi un posto nelle nostre banche o società affiliate, cosicché dovrò cercarmi un pane in qualche ufficio privato. Sto imparando l'inglese. Se non ci saranno altre soluzioni, passeremo i mari. Intanto la liquidazione giornalistica mi dà un po' di tregua. Questo mio caso, che I1 31 gennaio 1926 fu approvata una legge sui fuorusciti che prevedeva la perdita delIa nazionalità per gii italiani che ali'estero avessero commesso atti contro l'Italia e nei casi più gravi prevedeva anche la confisca dei beni. * Cfr. doc. 50 n.


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non è l'unico, parecchi altri subiscono se non eguali, certo simili conseguenze, ti darà un'idea chiara della situazione, com'è precipitata nell'ultimo periodo. Ciò non vuol dire ch'io abbia perduta la fede nell'idea o indebolita la volontà nel sostenerla. Ma l'uomo politico si trova innanzi a dei limiti che in tempi normali nessuno avrebbe sognato. Fu durante la settimana di « liquidazione » di Trento che a Roma il gruppo commise la corbelleria del nuovo tentativo di andare alla Camera. Merlin fece un'incomprensibile parte d'ingenuo e alcuni pochi altri, per ragioni più egoistiche e meno ingenue trascinarono i riluttanti a quella che poteva diventare una vera disfatta morale. Per fortuna la cosa finì meno male, senza perdita dell'onore .e forse gioverà per guarire l'impegnati di certo morboso dinamismo che oggi si tramuta in scodinzolamento. Confido che al ritorno di Gronchi la linea diventerà-più rigida. Longinotti s'è comportato assai bene. Ruffo figurati che s'è messo anche lui a fare il furbo. Per alcuni io ero troppo cerebrale, loro gli psicologi. I fatti dimostrano che il fiuto'psicologico lo hanno proprio i cerebrali. Mi dispiacque sovratutto l'iniquo sfruttamento e la maligna interpolazione nella tua lettera agli studenti. Avrai visto la nota nell'Unità Cattolica l. Non sarà certo sfuggito a te per il primo che la frase « la religione è ridotta a serva di un regime politico D, messa dopo l'altra: « il Risorgimento è annullato » può prestarsi ad equivoco, si potrebbe intendere che come di fatti il Risorgimento è annullato così si voglia dire che la religione è asservita; ciò che non può essere il tuo pensiero. Temo assai che in Vaticano ove si è molto gelosi e sensibili di fronte a cotali affermazioni, ed è naturale, non si colga qualche occasione per censurare la frase. Non ti parrebbe opportuno spiegarla come tendenza attribuita al regime - e questo è certo il tuo pensiero - escludendo una complicità della Chiesa? Corrisponderebbe anche a verità perché è innegabile che la Santa Sede in questi ultimi tempi ha fatto una notevole resistenza. Forse potresti scrivere all' Unità o ai destinatari dell'altra lettera. A me sembrerebbe opportuno, anche per evitare di doverlo fare dopo una qualsiasi forma di censura. l

Cfr. doc. 50 n.

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Spataro sta sempre appiccicato al chiodo di quella tipografia. Com'io ti scrivevo già un anno fa i guai finanziari ammazzano più che qualunque regime. Ieri Long[inotti] ed io fummo a Napoli a visitare Rodinò che fu malato proprio sul serio. Per poco non ci rimetteva la pelle. Così il Signore ci batte. Scusami, anche questa lettera è diventata una lamentazione. Quando si mostrerà un raggio di sole? Tua sorella fu qui a trovarci e le renderemo la visita forse lunedi. Attendo con desiderio il tuo nuovo libro. Spero che ti sia mantenuto lungi da certi argomenti che richiamano l'attenzione dei superortodossi. Che cosa devo dirti ancora? Che t'auguro pace lavoro e salute e ti ringrazio per il buon conforto dell'ultima tua e per le tue preghiere. Ti abbraccio con immutata fede ed antico affetto. Mia moglie e Pietro ti ricordano sovente. tuo [P.S.] Ricevo ora notizia che a Trento si è messo il controllo al nostro sindacato.

STURZO AL CARDINALE BOURNE (f. 141, A, C. 23) Londra, lo febbraio 1926 Eccellenza Rev.ma, V.Em.za ha già conosciuto il mio pensiero appena mi ha fatto comunicazione delle lettere di S.Em.za il Card. Segretario di Stato l . Non ho che ripeterle che per la Chiesa farò ogni sacrificio di me stesso; e che in 32 anni di sacerdozio, passati quasi interamente nella vita pubblica, non ho avuto altro scopo che di servire la causa del bene, e di sacrificarmi per essa. Il Card. Pietro Gasparri: sui rapporti tra Stuao e la Santa Sede nel periodo deli'esilio londinese, cfr. F. RIZZI, op. cif., v. 11, pp. 52S524.


A mia giustificazione debbo aggiungere: 1) che la lettera pubblicata era di carattere privato, e che

il testo è stato falsificato. I1 vero fu poi pubblicato dall'Unifà Cattolica; 2) che non ho mai creduto che mi fosse vietato mantenere una certa corrispondenza privata con i miei amici politici; anzi ho avuto elementi per credere il contrario;

3 ) che non ho tenuto fin oggi che un solo discorso pubblico a Parigi l, l'anno scorso il 30 marzo, in una società di studi, un . discorso di studio e molto obiettivo. Fu pubblicato in francese ed in italiano e diffuso dappertutto, e del quale si è fatta una 2" edizione in francese, con nuova prefazione. Altro discorso terrò fra giorni all'Historical Society di Cambridge strettamente storico sul partito popolare con riferimento a partiti cristiano-sociali di Europa. Ha scopo di far conoscere questo movimento in un ambiente intellettuale in maggioranza anglicano. Non è affatto polemico; 4) altri miei scritti in Inghilterra e altrove hanno riguardato problemi generali e studi storici, sociali e politici, che sono il mio patrimonio intellettuale e il mezzo per potere trarre qualche compenso economico, necessario alla vita. H o fatto solo una intervista nel marzo del 1925 per difendere la Chiesa dall'accusa di connivenza con il fascismo, dal punto di vista morale. Feci solo nel marzo 1925 un'intervista sul Ma~zchesterGuardian a proposito dell'assoluzione Regazzi 2; e in questi giorni sul New Y o r k World una brevissima dichiarazione sulla legge dei fuorusciti per una mia (credo giusta) difesa personale 3. Debbo aggiungere che ho venduto qui dal giugno scorso iin mio libro ad un editore e l'ho consegnato ai C ...l ' dicendo che tratta della politica italiana dal Risorgimento ad oggi; e con riferimento all'Europa, ai popoli anglosassoni e alla Società delle Naiioni. E' uno studio storico., con finalità di politica generale '. F

l

*

Cfr. doc. 5 n. Cfr. L. STURZO,M.L., I, pp. 17 sgg. Ibidem, pp. 97 sgg. Parola illeggibile. Si tratta del lavoro, Italia e fascismo, edito nel 1926 per i tipi di Faber

and Gwyer.


Tutto ciò le scrivo per tranquillità della mia coscienza. Mi benedica.

RUFFO DELLA SCALETTA A STURZO (f. 165 A,

C.

193) Roma, lofebbraio 1926

Carissimo, ti ringrazio molto per la lettera diretta a me e per quella agli amici nell'occasione del 7' anniversario della fondazione del partito l. Abbiamo dato a quest'ultima lettera una notevole diffusione sia per mezzo del bollettino sia facendone stampare un migliaio di copie, anche i giornali ne hanno parlato, ma con la stampa di oggi giorno in Italia è meglio non aver che fare: hanno pubblicato frasi staccate per dare di te e della tua lettera una falsa impressione. Oggi i giornali del governo vogliono rappresentarti come in antagonismo col Vaticano, e vogliono farti passare per un mezzo eretico; se c'è una tua frase che parli anche dell'attitudine della Chiesa verso Giuseppe I1 o verso Napoleone I te la prendono, te la staccano da tutto il resto, te la commentano in modo che per chi legge senza riflettere e senza conoscerti rimane quell'impressione che il giornale ha voluto dare. Polemizzare non è ammesso, meglio quindi star lontano dalla stampa ufficiale. Qui le nostre preoccupazioni sono sempre per la sistemazione del Popolo e della tipografia. Oggi finalmente si delinea una soluzione che sembra buona, speriamo vada avanti. Un tipografo, un certo Armellini, con l'aiuto d'un socio capitalista e anche con un certo aiuto nostro, formerebbe una società l

Ctr. doc. 50 n.


per gestire la tipografia e pagarne la maggior parte del passivo. Speriamo di riuscire, altrimenti il partito agonizza perché la liquidazione del Popolo ci assorbe tutti e ci compromette. Come era facilmente prevedibile il fascismo si è urtato ora col Vaticano. Pare che la nota famosa dell'Osseruatore fosse stata scritta proprio da S[ua] SCantità]. In quanto ai documenti compromettenti chi dice siano lettere di Benedetto XV e del Card. Gasp[arri] a Mons. Gerlach con le quali si vorrebbe dimostrare una compromissione vaticana in affari di spionaggio durante la guerra; chi dice invece si tratti di lettere di terzi dalle quali risulterebbe che per un annullamento di matrimonio sarebbe stata chiesta dal Vaticano una forte somma; chi dice infine che sarebbero lettere politiche alla Germania e aU'Austria sottratte a un corriere diplomatico durante la p e r ra, contenenti proposte di pace che oggi sembrerebbero favorevoli alla Germania e all'Austria, Si è sparsa anche la voce che il Papa avrebbe fatto dire al governo che in caso di pubblicazione di tali documenti Egli avrebbe inviata una nota di protesta a tutti gli Stati e sarebbe immediatamente partito per la Spagna. Non posso garantirti la notizia certamente sensazionale, la sua verità o falsità deve essere in rapporto con l'importanza o meno dei documenti in questione, e col modo col quale il zoverno o i1 Tevere se li è procurati. Questo fatto però aumenta le nostre azioni e getta in disagio incommensurabile i quattro gatti del centro nazionale. I1 nostro partito ha in questo momento una crisi di autorità. Manca una persona autorevole che diriga il partito e il gr [ uppo] parlamentare. Tutti criticano, nessuno vuole seguire con disciplina e con attività un capo o una direzione. La pentarchia non funziona ancora bene perché al centro siamo assillati giornalmente dalla liquidazione del Popolo. I1 tentativo di reingresso alla Camera per la commemorazione della Regina Margherita, e i due successivi spropositi fascisti, del


tumulto, e dei pugni prima, del discorso pazzesco del capo del governo poi, hanno rinsaldato straordinariamente la compagine del gruppo, ma al gruppo manca ancora una direzione forte ed io temo assai che ad un primo discorso possibilista del governo, ricomincino le divergenze. I n seno al partito abbiamo Ferrari che è fissato con la repubblica! La maggior parte poi dei deputati pensa a quel che dovrà fare durante la prossima legislatura, e siccome i più tenaci sanno bene di non tornare alla Camera né lo vogliono, essi già fin d'ora pensano ai casi propri. Gronchi si è unito ad un cognato in un'azienda che commercia spugne; ora per distrarsi della disgrazia che lo ha colpito fa un viaggio in Egitto. Aldisio non partecipa alle riunioni del gruppo e si occupa esclusivamente della Banca Regionale la quale del resto va molto bene. Nessuno sa dove stia e che cosa faccia La Rosa. De Gasperi sta scrivendo un libro e studiaado l'inglese, e& pure pensa a prepararsi una via per l'avvenire e fa benissimo, Rodinò, Merlin, Tupini etc. fanno gli avvocati, Longinotti si lamenta di non saper che cosa fare ed è nihilista, ritiene che nulla ci sia da fare, nemmeno resistere, vorrebbe sciogliere tutto. Merlin è forse il solo che ha qualche speranza o qualche illusione. Certo si è che le cose dovranno cambiare. Cambieranno catastroficamente, subitaneamente ovvero a gradi? Oggi si parla molto della fase nazionalista federzoniana che sarebbe in pieno sviluppo; Farinacci dovrebbe andarsene, il suo licenziamento sarebbe imminente. Federzoni comincia a gyadagnare terreno e autorità mentre M[ussolini] ne perde a mano a mano che la violenza illegale diminuisce e i colpi di testa si coprono di ridicolo. Con un governo nel quale Fed[erzonil fosse preponderante una opposizione alla camera sarebbe possibile, necessaria e forse desiderata. Ti bacio la mano con molto affetto. Tuo


STURZO A MIKROS ' (f. 141 A, C. 31) London, 6 febbraio 1926 Caro Mikros, un amico mi segnala la riserva fatta dall'Unità Cattolica ad una mia frase. Tu sai che la lettera, ove essa è contenuta, non era destinata alla stampa, ma era una risposta privata ad un affettuoso saluto inviatomi da un gruppo di giovani amici. E' vero che la frase, nella sua forma rapida e sintetica, si può prestare a diverse interpretazioni; ma tu che mi conosci da si lunghi anni avrai compreso (come l'hanno compreso i giovani a cui erano rivolte) il senso vero di quelle parole, che non potevano avere riferimento alle direttive della Chiesa. E ciò ti confermo con la presente, perché le mie parole non si prestino ancora né alla speculazione degli awersari né allo scandalo dei pusilli. Che la Chiesa, nella sua lunga storia abbia subito, ora le catene ferree ora quelle dorate non è affatto una novità: basta ricordare tra l'altro i periodi delle investiture, della rinascenza e del giurisdizionalismo. Che il potere laico, quale esso sia, tenda sempre o a circuire o ad opprimere la Chiesa è la vicenda umana dei secoli; perché totus mulzdus in maligno positus est. Perciò nella Chiesa sono sempre vive e perenni le virtù di reagire tanto alle seduzioni che alle persecuzioni, e di superarle in breve o in lungo tempo, secondo che Dio dispone. Ma perché queste virtù operino entro l'umano solco delle lotte terrene, vi sono e vi saranno sempre nel seno della Chiesa coloro che esprimono i giusti accorgimenti della prudenza e coloro che apertamente combattono con il sacrificio di sé stessi. Del resto tu sai bene che nulla è durevole nel mondo e nulla si consolida, ma tutto muta e cade e si trasforma; e i lunghi anni passati sono come il giorno di ieri: non rimane che lo sforzo del 1 Dattiloscritto. Lettera pubblicata in: M.L., I, pp. 109-110. Ernesto Calligari direttore de L'Unità Catiolica soleva firmare i suoi articoli con lo pseudonimo di Mikros.


bene, anche se questo sforzo può sembrare temporaneamente umano. I o non so se il Signore vorrà ancora servirsi di me come per il passato; e non desidero saperlo. Credo che con il mio sacrificio compirò un dovere verso la Chiesa (come anche verso la patria) e ciò mi basta. Spero che gli amici mi conservino ancora la loro stima. Credimi aff .mo

STURZO A SPATARO (f. 141 A, C. 28) 22 febbraio 1926

Dopo la 2" lettera di Merlin l, la mia posizione è assai incomoda: il inio silenzio può essere interpretato come un consenso o un'acquiescenza; il che non è: e se scrivo in pubblico su tale argomento l'effetto non può essere che dannoso sotto diversi aspetti. Prego gli amici di dimenticarmi, se il loro ricordo di me, anche con le più buone intenzioni, mi deve riuscire cosi amaro. Nessuno di voi sa tutto quel che io penso, quel che io fo e quel che io soffro: e forse molti segreti scenderanno con me nel sepolcro. Questa mia lettera è per te e per Alcide, e altri pochi intimi ed è segreta. Per ora. Ma se sarà necessario, se l'avvenire ce lo dirà, sarò costretto a fare un altro passo, per me amarissimo. Sento che questa lettera vi farà soffrire e sono molto commosso a questo pensiero. Preghiamo. Un abbraccio 1 Agli attacchi dei fascisti contro il partito popolare perché manteneva con. tatti con i fuomsciti Sturzo e Donati, rispose Merlin con una lettera indirizzata all'on. Antonio Casertano, presidente della Camera. Merlin sottoiineava che i deputati popolari erano rientrati in Parlamento solo per adempiere al loro dovere e ancora negava i contatti con quegli «elementi che ali'estero, col pretesto di colpire il partito dominante, colpiscono invece l'Italia ». Cfr. G. DE ROSA, 11, p. 531.


[...l A STURZO' (f. 165 A, C. 201) [febbraio 1926 l Caro Sturzo, De Gasperi è preso un'altra volta dalla sua ripugnanza a mettere in carta i suoi pensieri e perciò scrivo io. Noi abbiamo pubblichi la tua lettera e pensiamo che Michiesto che l'Unità Itros te ne darà ragione. Comunque sarà inserita nelle « circolari » e rimarrà così come documentazione, qualunque cosa avvenga. Avrai letto la nuova lettera di Merlin: infelice, poco equa e sostanzialmente errata, specie nella seconda parte. Ti possiamo però assicurare, anche per aver discorso con lui personalmente, che nei tuoi riguardi è sinceramente devoto e che ha tirato in ballo anche te colla buona intenzione di distinguerti nettamente da coloro ai quali si possa applicare la legge sui fuorusciti. Merlin è in buona fede ma va commettendo degli errori, né si persuade di averli commessi. Per i primi di mano è riconvocato il gruppo e si prevede che si nominerà un nuovo triunvirato (forse Guarienti, Cingolani, Jacini). Circa Donati ed il suo giornale noi disapproviamo le concessioni di massima che fa il Merlin al sistema fascista nella sua lettera; ma Donati ha commesso una grave imprudenza nel pubblicare una lettera aperta a Merlin nel suo giornale che nessuno di noi può ricevere e leggere, ma che i fascisti sfruttano. E' vero che Donati paga di persona, ma qui si paga anche noi, perdendo situazioni economiche e oltre a ciò trovandoci in continuo pericolo. Merlin è certo uno 'di quelli che vengono più perseguitati. Non fu giusto di metterlo in imbarazzo. Ciò mi dimostra che Donati sta commettendo una nuova serie di errori. Egli doveva ricordarsi di essere l'ex direttore del Popolo e d'essere, a torto o Lettera non firmata. I1 Corriere degli Italiani fondato nel gennaio 1926. I1 primo numero con Scritti polilici, a cura di il programma uscì il 28 gennaio. Cfr. G. DONATI, G . Rossini, Roma 1956, v. 11, pp. 267-270. l

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a ragione, ritenuto uno dei capi del partito popolare. Ciò gli imponeva una certa riserva, almeno in un primo periodo o almeno nel senso che non doveva pubblicare un giornale aventiniano di lotta antimussoliniana d'estero. Di questa lotta noi e le poche cose nostre rimaste in piedi patiremo le conseguenze, senza aver nemmeno la soddisfazione di leggere il giornale. Bada bene che scriviamo questo solo in base alle informazioni dedotte dalla stampa fascista, secondo la quale il Corriere degli Italiaizi avrebbe pubblicato nuovi documenti contro Mussolini. Noi che fummo spesso in disaccordo con Donati, e che non abbiamo approvato il modo, l'estensione ed il tono della campagna fatta qui, della quale tuttavia abbiamo portato anche personalmente le conseguenze, senza smentirlo, siamo disposti anche oggi a serrare i denti e !asciare che piova e non faremo mai atti di viltà; tuttavia a Parigi si potrebbe capire che mettono se e noi in una posizione falsa. Del resto è questa l'opinione di quasi tutti i capi dell'ex .Averitino. Se puoi influire ancora nel senso che da queste mie preoccupazioni deriva, ti prego di farlo. Gli amici di Donati diranno anche ch'egli doveva fare il giornale per vivere. Ma qui ci sono vecchi giornalisti popolari che devono abbandonare una professione loro cara e dedicarsi, per vivere, ad altri mestieri. De Gasperi sarebbe assai lieto di assumere la Seli, ma in pochi mesi egli dovrà abbandonare Roma, per cercarsi un posto qualsiasi; non può quindi con suo grande dispiacere accettare. Del resto se qui non si evita il fallimento del Popolo (e fino ad oggi gli sforzi non hanno raggiunto l'intento) ben difficilmente si potrarino trovare denari per vecchie e nuove imprese. Figurati che Spataro da quindici giorni non va al partito, perché questo è diventato un accampamento di creditori che non si possono accontentare. I1 partito « sine pecunia cadaver ». Questa situazione, congiunta al disorientamento cattolico ed alla debolezza di molti dei nostri deve renderti indulgente nel giudicare gli errori che si commettono, né, per la maggior parte si possono attribuire a diminuita devozione verso di te, ma a scoraggiamento. La tua lettera è stata largamente diffusa ed ha fatto certo del bene; un colpo di ala. Io non credo che si pensi di applicare a te la legge sui fuorusciti e so che Gasparri si espresse indignato di tale eventualità.


Si fanno anche grandi minacce contro di noi, in occasione del processo Matteotti; e ciò basta per intimidire qualcuno. I n Vaticano, si è certo meno « filo » d'una volta, ma ormai sono ridotti a resistere su pochissime e instabili trincee. A Trento l'offensiva contro le associazioni economiche incalza. Lo sa Iddio che cosa ancora si potrà salvare! I n quanto al tuo consiglio, di venire a Londra il consigliato l spera di poterlo seguire, a) se otterrà il passaporto b ) se combinerà per un'occupazione redditizia. Sta ora trattando. Mi incarica d'inviarti i più affettuosi saluti e i più vivi auguri anche a nome della sua famiglia e ti prega di considerarlo sempre devoto al capo e fedele alla consegna.

DE GASPERI A STURZO " (f. 164 A,

C.

179) [marzo 19261

Caro Sturzo, siamo tutti costernati del tuo stato d'animo, che è disposto a vedere troppo pessimisticamente ciò che facciamo. Io ti prego e ti scongiuro di pensarci due volte prima di fare quasi manifestazione di disapprovazione. Ciò ti deve riuscire tanto più facile in quanto hai già detto e riconfermato il tuo pensiero e nessuno può pensare che possa essere ritenuto complice di debolezze deplorevoli. D'altro canto, credilo, non sarebbe nemmeno equo. La pressione è troppo grande, perché si possa applicare una formula troppo rigida. Spero che almeno a me non farai rimproveri di non aver resistito. H o pagato di persona fino a perdere - forse per sempre - ogni posizione politico-economica. Ma appunto per questo ho diritto di chiederti un giudizio molto longanime. E' curioso come abbia tutte le indulgenze per quel tal amico di cui ti l

Alcide De Gasperi. Cfr. doc. 54.


scrivevo ' e nessuna per chi sta qui. Vedi, ad es. nella polemica con Merlin, egli ha usato del nostro bollettino proprio nel mentre per lo stesso bollettino si dibattiva contro di noi una causa che poteva finire con parecchi mesi di prigione. E' ben giusto che si pretenda che chi pubblica all'estero un giornale non crei imbarazzi a chi sta in patria e fino a prova in contrario, non è dalla parte di chi detiene il potere. Ieri in gruppo grande dibattito provocato dalla lettera Merlin ', che la maggioranza non volle far sua e dalla intimazione-inchiesta di Roma Fascista che sotto gravi minacce per lettera raccomandava, esigeva la sconfessione dei fuorusciti. L'0.d.g. è un compromesso che dopo essermi battuto, m'è parso accettabile, giacché è un fin de non recevoir e pur distinguendo le responsabilità non implica sconfessioni di nessuna specie. Ho dovuto combattere però contro una paura pazza che si nutre dei colpi di testa di D[onati] e contro le dicerie incontrollabili ma che sono in giro circa i consoci e i finanziatori del giornale. In sostanza la lettera di Mlerlin] non è stata approvata e il nuovo direttori0 ha il proposito di non muoversi; quindi non si hanno da temere nuove deviazioni. Circa il giornale del nord al quale scrivevi che potrei collaborare, direi: si a due condizioni a) che mi paghino; b) che il mio nome deve essere sottaciuto assolutamente. Non so ancora se andrò a Milano. Desidererei combinare colà, ma abbandonare la politica totalmente diventa una tragedia spirituale che mi pare assai dolorosa. In quanto a L[ondra] ho paura che non mi ci lascino venire ed ora non è certo prudente. In V[aticanol come avrai visto dall'ultimo documento (frutto di un concistoro) c'è una ripresa; benché forse non ancora una linea. Solo quando cadesse definitivamente la speranza della questione romana o si aprisse la possibilità della soluzione, la linea diverrebbe più chiara. Sono persuaso che una conversazione fra noi o con altri della direzione sarebbe più che mai utile per entrambe le parti; ma come fare se anche Iaclini] non ebbe il passaporto. 1

Giuseppe Donati. Cfr. doc. 55 n.


Gronchi (Emilia Giacomelii, Corso Lodi 3 bis, Milano) si lagna che tu non risponda a due sue lettere. Ti assicuro che in gruppo fu unanime l'espressione di attaccamento alia tua persona, ciò che sarebbe comparso anche nel comunicato, se si fosse creduto utile alla tua causa. Per rispondere scrivi così: Rev. Arthur Claydon, Collegio Beda, S. Nicola da Tolentino 67, Roma. Con grande affetto e cordiali rispettosi saluti da mia moglie. [P.S.] E il tuo aspettato libro, a quando?

MIGLIORI, ROCCO (SENIOR), RUFFO DELLA SCALETTA A STURZO l (f. 141 A, C. 34) Roma, 6 marzo 1926 Al Prof. Luigi Sturzo, Nel chiudere i propri lavori la Commissione Straordinaria ha incaricato noi sottoscritti di esprimerti il proprio pensiero, tenendo presenti le tue ultime lettere a qualche amico, e che noi abbiamo seriamente, amorosamente considerato. Comprendiamo troppo bene come certi gesti recenti, di qualche esponente del partito, sui quali si poteva molto discutere, come effettivamente molto si è discusso, ti abbiano recato amarezza. Noi però vogliamo dirti, non per ripetere frasi sonanti o luoghi comuni che stonerebbero con la gravità dell'ora e della cosa, che la Commissione Straordinaria (la quale si sente più che mai sicura interprete del pensiero dei popolari fedeli nonostante la bufera che non cessa) ti è spiritualmente vicina ora come allora. 1 Dattiloscritto. Carta intestata: « Partito Popolare Italiano, Direzione del partito, via Ripetta 102, Roma n. Cfr. doc.ti 56, 57.


La Commissione Straordinaria si è trovata concorde nella precisazione che il partito è estraneo aila iniziativa Corriere degli Italiani S . Ciò non è del resto che la constatazione di un fatto. Perché nessuno di noi ha mai saputo alcun ché della iniziativa stessa né alcun ché ne sa oggi con certezza: non siamo neppur riusciti ad avere un numero del giornale. La separazione pura e semplice delle responsabilità ci è parsa veramente doverosa, perché in nessun modo e in nessun momento un partito può assumere responsabilità di attività giornalistiche che non può neppure controllare. Ma la Commissione si è pure trovata concorde nel non volere gesti o anche parole che possano sembrare ingenerosi. Essa non si sarebbe prestata a formule, comunque, di disapprovazione, tanto più che ciò avrebbe costituito troppo antipatico gesto di debolezza, in quanto quella stessa mancanza di ogni elemento di giudizio che ci induce a separare le responsabilità, logicamente e onestamente, deve impedire che si disapprovi ciò che non si conosce. Sappi, carissimo nostro, che la deliberazione di ieri l'altro che noi in coscienza abbiamo ritenuta necessaria e che non dovrebbe tornar strana neppure allo stesso Donati, una volta che egli riflettesse che il partito è ancora un'organizzazione con proprie particolari responsabilità e disciplina, è stata ben limitata come riguardante la iniziativa giornalistica « Corriere degli Italiani D, ed esclusivamente questa: non vogliamo neppur tollerare che alcuno dubiti che il partito abbia cari gli amici lontani: sopra tutto mantenga la propria affettuosa intera solidarietà con Te. La Commissione Straordinaria rifiuta il concetto troppo ... prudenziale secondo il quale un italiano ali'estero deve inibirsi qualsiasi attività politica, nel timore che tale attività possa rivolgersi in danno per la patria. Un tale concetto ci sembra inconsapevole adeguarsi alla dottrina ed alla pratica fascista, della confusione tra partito, nazione, stato. Per noi, e diciamolo alto, chi è popolare in patria deve poterlo essere e fare anche fuori della patria e nella serena coscienza di giovare, anziché recar danno, al proprio paese. Noi non possiamo e non voghamo dimenticare che esiste un'opinione pubblica internazionale la quale è influente

'


sugli orientamenti e sugli sviluppi della vita.civile e politica delle singole nazioni. Ti preghiamo di accogliere l'espressione della nostra costante, affettuosa devozione.

LONGINOTTI A STURZO ' (f. 164 A, C . 177) Bergamo, 15 marzo 1926 Carissimo, da quanto tempo desidero di poterti scrivere con sicurezza! Solo oggi però trovo un messaggero fidato, mentre appena in possesso dell'indirizzo avuto a Roma venni avvertito di non farne uso per l'assenza della destinataria. Occorre dirti che non è possibile continuare con un sistema di comunicazioni così negativo?. Non è solo l'amico che parla così, è il compagno d'azione. Perché sei troppo grande, perché lasci indifferenti il tuo pensiero quando arriva, anche se viene di lontano; ora non basta che con la forza dell'ingegno e l'intuizione d'una profonda esperienza tu comprenda e ci illustri la situazione nostra nell'insieme, o in relazione ai grandi momenti dello sviluppo storico italiano o sub specie aeternitatis. Tu sei, grazie al cielo un vivo che parla a vivi, e allora questi desiderano che i loro contatti con te siano di carattere anche pratico e immediato. E' stupido poi che mentre tutti suppongono dei rapporti frequentissimi fra noi e non manchi chi te ne muove rimprovero, proprio noi non ne abbiamo a godere almeno i benefici. Infine l'azione così interessante che voi potete fare dall'estero, più forse che sull'estero, occorre per voi stessi che sia alimentata da un senso perenne e quasi quotidiano delle nostre interne necessità, in agendo come in non agendo. Certo tu vedi come sotto il mistero della este1 Dattiloscritto. Giovanni Maria Longinotti fu tra i fondatori del PPI. Si interessò all'interno del partito di problemi del lavoro. Consigliere Nazionale e sottosegretario al iavoro dopo la crisi Nitti (giugno 1920), col nuovo ministero Giolitti. Deputato neUa XXV e XXVI legislatura.


riore costrizione si maturino da noi continuamente nuove situazioni ed eventi, dentro come fuori del fascismo; questo movimento va, per quanto si può, seguito e conosciuto. Con una corrispondenza più nutrita vorrei tenerti al corrente e poi se questo non riuscisse bene, bisognerebbe avere un incontro in Francia, con o senza autorizzazioni. Intanto ti riassumerò qualcosa degli affarì nostri degli ultimi tempi. L'attività politica ossia l'azione libera di uomini nel campo del, governo centrale o locale è ancora impossibile non solo per le opposizioni, ma anche per la stragrande maggioranza dei fascisti; di quel che resta, la parte maggiore è libera di coltivare per sé quegli interessi privati che si sviluppano bene da chi ha incarico di interessi pubblici; ma solo un ristrettissimo nucleo ha diritto di governare, pensare, scrivere. Con ciò sono usciti dal servizio attivo dalla politica, anche senza concomitanza di provvidenziali conversioni, tutti gli uomini che nel proprio partito credevano come in organo legittimo per l'amministrazione del comune e in genere della vita locale. Di questa morte politica son morti anche moltissimi clerico libero-fascisti o anche fascisti di tipo patriarcale e moltissimi non nascondono il loro disappunto; e spesso è questa una seria occasione d'urti fra fascisti e fiancheggiatori là dove sono uniti. Ma intanto molti uomini, anche di carattere, non vedono più il vantaggio di fare comunque delle affermazioni politiche che se possono soddisfare chi le fa, restano sterili per mancanza d'un qualsiasi riflesso amministrativo, restano individuali per mancanza d'una qualsiasi comunicazione con l'opinione pubblica per via della censura, o anche negative per le deformazioni difficilmente rettificabili che subiscono attraverso le trafile del regime. La nervosità talora isteroide di cui soffrono tanti nostri buoni amici, non è sempre né soprattutto debolezza di carattere quanto l'alterazione tipica deila segregazione cellulare, il bisogno fisico di fare qualche cosa. Esempio tipico e, spero, caso-limite, l'ottimo Merlin; conseguenza di ciò la nomina della « pentarchia D. E' cosa buona la « pentarchia D? Io credo di sì; essa rappresenta il superamento di una certa dose di rancori sviluppati e accumulati in una lunga convivenza a nervi tesi; la benevola aspettativa se non la fiducia, nella nuova direzione per il princi-


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pio della scopa nuova che va sempre bene; il trasporto fuori dell'ambiente parlamentare e più presso al paese del centro direttivo del partito; l'appoggio della direzione a posizioni personali meno bersagliate e quindi più indipendenti. Certo che se individuiamo i punti della parabola del partito [...l si può restare un po' male; d'altra parte gli avvenimenti richiedono caratteristiche per'sonali che oggi si rivelano mancanti in parecchi di quelli che erano i nostri grandi, e che per altri versi meritavano di esserlo. I pentarchi in ogni caso sono fra loro assai affiatati, hanno cercato un attivo riavvicinamento col parlamentare e hanno trovato molta se non tutta corrispondenza. La nomina del recente direttori0 risponde alle nostre idee e ci assicura un gruppo direttivo, le medie si ottengono non da estremi lontani che si elidono, ma da caratteristiche individuali che si sommano. Son uomini che in ogni caso non comprometteranno mai il decoro del partito e sono come noi animati dalla volontà di lavorare, con noi e nello stesso senso. Comincia così un periodo non brillante ma nuovo nel senso che per la prima volta occorre pensare un partito politico all'infuori della sua vita negli organismi tipicamente politici; poiché però nessuno di noi è deputato non siamo afflitti da alcuna nostalgia e tendiamo a fare del partito: lol'individuazione e l'accolta degli uomini che nel nutrire il n/s pensiero o seguire la tradizione trovano una soddisfazione per la propria fede o per l'intelligenza o il carattere; 2' l'attrazione morale su quegli strati della borghesia o delle masse che fatalmente se non sempre coscientemente gravitano verso una realizzazione democratico cristiana; 3' lo scambio attivo con gli enti e le persone ove il senso dell'etica cristiana è ancora vivo. Naturalmente tutto questo nell'ambiente attuale più che per il peso di uniorganizzazione deve essere realizzato dall'attività di uomini singoli e riuscirà se il Signore ci darà degli uomini. Uomini di pensiero: l'esperienza in corso acutizza esigenze del nostro pensiero politico che anche ieri non erano soddisfatte appieno e ne crea di nuove. Onde la necessità, sebbene esteriormente non convenga dare l'impressione di novità e giovi stabilizzare la tradizione, che il cervello politico popolare lavori ad aggiornare la propria cultura politica e sociale per rispondere alle


domande che sorgono dalla vita nostra e straniera ed essere pronto a dire con piena ponderazione al momento opportuno la parola che occorrerà. Ciò gioverà anche a dare ad alcuni dei nostri che sono inutilizzati nel momento attuale il senso della propria utilità, e mentre è evidente l'attuale incapacità dell'A[zionel C[attolica] ad attirare attorno a una dotrrina sociale operante le forze e le volontà delle classi colte o dirigenti, sarà utile l'iniziativa di elementi più ricchi di senso e di esperienza politica. Uomini per l'azione politica e sociale: per tenere raccolti al senso [...l l della propria utilità i migliori uomini nostri, quadri alti o bassi dell'organizzazione di oggi e di domani; uomini per tenere il contatto con le masse soggette oggi a esperienze così nuove il cui effetto non si può prevedere e uomini che abbiano la conoscenza ed il contatto con le forze economiche capitalistiche. Questi uomini in parte son quelli di ieri, altri sono nuovi e altri bisognerà formarli. E anche qui, vedi che cosa si può pensare nella compiessa materia della rappresentanza politica e dell'elettorato per difenderci meglio dai cialtroni che infestano tutti i partiti di questo disgraziato paese, approfittando della tabula rasa che il regime ha fatto in argomento. Devo dirti anzi con che profonda gioia ho letto nella tua recensione al <( liberalismo del De Ruggiero, accenni a orientamenti nuovi del tuo pensiero in questa materia. Con gioia profonda perché se prima a mio avviso la nostra democrazia non era nelle sue realizzazioni soddisfacente, oggi son certo che smontando il carattere immorale del regime con semplice mutare di uomini alla nostra affermazione democratica arriderebbe un troppo facile seguito di interessati, non un reale prestigio, e che questo si possa acquistare solo presentandoci con una forma concreta più di ieri aderente alla realtà sociale, con una costruzione politica visibile e non solo con un metodo, benché sia quello apprezzato della libertà. Dire che il semplice tentativo di stabilire un regime morale fuori della libertà sia destinato di per sé al fallimento non è argomento che faccia molta presa oggi in Italia ove le colpe del regime sono attribuite molto più facilmente agli uomini che al sistema. Parola illeggibile.


Eccoti in sunto i nostri indirizzi e propositi; in altra occasione ti dirò quel che in concreto abbiamo fatto più che quello che facciamo, e spero che apprezzerai la mia prudenza. Più prudente ancora Mikros che vidi con la tua lettera ben nascosta, seccato che ancora tu sappia scrivere! Attendo con grande interesse la prossima tua. Ed abbimi intanto con costante affetto.

CARDINALE BOURNE A STURZO l (f. 141 A, C. 36) March, 18th 1926 My dear Don Sturzo, from informa tion which reaches me from severa1 quarters I feel certain that both in your own interest and still more in the interest of the Church, it is necessary for you not only to retire from the Partito Popolare, as you assure me that you have already done, but to malte it quite public that you have done so. Although I have no official mission to communicate this to you, I am fully persuaded that my advice is in accordance with the wishes o£ the Holy See. I beg God to bless and advise you in your anxious and delicate position. Believe me Your devoted servant in Christ

STURZO AL CARD. BOURNE ' (f. 141 A, C. 36) [Londra], 20 marzo 1926 Em.za Rev.ma, tornando da Liverpool ho trovato la lettera di V. Em.za Rev.ma del 18 marzo c.m. e mi affretto domandarle un'udienza in ordine all'oggetto della sua comunicazione. Carta intestata: u Archbishops House, Westminster, London. S.lV.1. n. sul retro della lettera del card. Bourne del 18 marzo 1926.

' Scritta


V. Em.za che è stata verso di me così paterno, non negherà di ascoltarmi. Con i più profondi omaggi suo dev.mo

STURZO A DE GASPERI (f. 141 A, C. 20) [Londra], 21 marzo 1926 Carissimo, la mia situazione è resa difficilissima da una pressione che va aumentando d i oltre due mesi: oggi si tratta di un altro ricatto simile ai tre precedenti che tu conosci, e che incominciarono con il luglio 1923. Comprenderai in quale angustia mi trovi, perché sento che cedendo farei danno a me e a voi. E' possibile informarti? E' possibile incontrarci a Parigi? mi scuserai, ma ti rifarei delle spese. Fra giorni dovrò dare una risposta. I1 solito sistema; desideri, interessi notevolissimi (non so quali), necessità di una dichiarazione per la stampa. Mi risponderai all'indirizzo di quella Signora ingiese che da una città diversa scrisse all'amico di Montalembert una lettera il 5 febbraio. H o ricevuto la tua. Temo che non sia stata interamente compresa la ragione della mia lettera a Peppino 3 . Oramai il pericolo è superato. Questa per te e non per altri. Fidati poco di certi che salgono e scendono scale. Scrivo al giornale del nord: Ossequi alla tua signora coi1 un abbraccio

Cfr. doc. 60. Igino Giordani. Cfr. doc. 55.


GRANDI A STURZO ' (f. 164 A, C. 202) Monza, 22 marzo 1926 Carissimo don Sturzo, ho ricevuto la Tua lettera 2712 graditissima, dopo tanto silenzio, e che tornò di grande conforto ai miei Amici monzesi ed ai nostri Organizzatori sindacali "bianchi" quando potei loro comunicarla. La Tua parola ed il Tuo saluto fraterno e sincero ci tornano sempre preziosi, così come sono desideratissimi. Come Tu vedrai dalla relazione che Ti allego, noi, pure desiderando di ricollegare i giusti rapporti coll'Azione Cattolica, abbiamo tenuta la nostra posizione dignitosa e precisa, ed affermata la nostra volontà a costo di qualsiasi sacrificio. Ciò manifestai personalmente anche a S.E. il Card. Gasparri, dal quale fui benevolmente ricevuto, e che mi promise di parlare al S. Padre, ed a Mons. Minoretti, Arcivescovo di Genova, Presidente delle Settimane Sociali, che mi promise di interessarsi in nostro favore ma che forse giunse in ritardo. Io temo che come ci si impedì prima di giungere al S. P[adre], ora lo si sia male informato e prevenuto a nostro riguardo. LYA.C.subisce purtroppo e non lievemente le pressioni politiche dominanti. Sta il fatto che la giunta centrale deJl'Azione Cattolica ha preso il 15 corrente la delibera che ti allego (vedi L'Italia e IJO[sservatore] R[omano] e lJU[nità] [Cattolica]) rimangiandosi tutto quello che affermarono in precedenza; sostengono ormai che si debba fare l'esperimento leale della nuova legge sindacale, e tentano di mascherare sotto la etichetta di un nuovo Istituto Carta intestata: a Camera dei deputati D. La Giunta centrale de1i'A.C. approvò alcune dichiarazioni di Luigi Colombo sulla politica sindacale che, in sostanza, confermavano il proposito de1l'A.C. di percorrere l'esperimento delle corporazioni fasciste. l


cattolico di attività sociale, il nullismo e l'abbandono in cui sarà lasciata ogni seria attività nostra pratica nel campo professionale ed economico-sociale. Ma come tu sai, sempre in queste cose, anche coloro che ci danno ragione, trovano comodo il consiglio della disciplina fra cattolici militanti, e, insieme alle enormi difficoltà che praticamente già abbiamo e che si aggraveranno coll!applicazione della nuova legge, rendono difficile ed asperrimo il nostro cammino. I o Ti prego del Tuo consiglio sincero. Siamo disposti ad ogni sacrificio, ma temiamo che si arrivi ad una sconfessione del nostro operato o deI nostro proposito di vivere. E' consigliabile od anche solo opportuno, dopo le decisioni dell'A.C.1 ., ma anche di fronte alle nostre precise responsabilità per oggi e per l'awenire, che la CIL e le organizzazioni aderenti si sciolgano, oppure continuino come associazioni di fatto nei limiti della nuova legge ed indipendenti dall'A.C.I.? Rispondimi presto. E' inutile che io ti dica che della Tua risposta farò un uso personale e riservatissimo. Coi migliori auguri per la S. Pasqua, e coi più affettuosi saluti.

STURZO A GRANDI (f. 164 A, C. 203) 30 marzo 1926 Carissimo Grandi, io vivo lontano, e non ho piena conoscenza dei fatti. Quindi il mio parere può valere, credo, molto relativamente. Te lo do in via riservata, e prego assai il Signore che vi illumini. I o penso che la CIL debba continuare a vivere, per tre ragioni : a) perché le corporazioni, nel loro tipo, non rispondono né d a concezione sindacale cristiana, né alla pura concezione


sindacale. E' quindi necessario che vi siano nuclei estranei, che mantengano fede a tali principi. b ) perché è prudente vedere quale sarà l'azione e lo svolgimento di tali corporazioni sia nell'interesse dei lavoratori; sia in confronto al regime. C) perché il movimento internazionale cristiano dei lavoratori, esige che l'Italia non diserti, specialmente in confronto alla questione della libertà sindacale e del BIT. Questa ragione dovrebbe essere molto apprezzata nelle alte sfere ecclesiastiche in conf [ ormità l alle istr [uzioni] [ ...l l . Non comprendo poi la ragione ed il fine di una sconfessione anzi non lo credo possibile. Tanto più che a me sembra che gli organi cattolici abbiano ammesso l'esistenza come sindacati di fatto. Un passo ulteriore dell'A.C.1. scoprirebbe troppo la volontà di fare un servizio al governo e la cosa è possibile. E' superfluo star a raccomandare la prudenza: ma io preferisco essere ammazzato anziché suicidarmi. Sono sicuro che fra sei mesi la stessa A.C.I. sentirà il bisogno che la CIL viva. Auguri di bene

MIKROS A STURZO (f. 141 A, C. 35) Aprile 1926 Mio carissimo amico, mando questa lettera al segretario del card. Bourne perché tu l'abbia, senza che venga aperta o sequestrata. Questa volta ti avrei voluto scrivere per dirti delle cose nostre e confortarti e pregarti di non iscrivere a nessuno, perché non avvenissero i casi come quello della lettera tua al D'Amato. Pensai dunque di affidare queste righe ad una lettera, che don Pilkinton scrive al se-

' Parole illeggibili.


gretario del card. Arcivescovo. La tua lettera la feci comunicare al card. Gasparri. Se tu mi avessi espresso il desiderio che si publicasse,.l'avrei fatto. La vidi, con stupore, pubblicata su [...l ', seppi da Secco Suardo che era nota ai dirigenti del P.P.. Allora la pubblicai anch'io. Ma la frase tua sulle catene si prestava a duplice interpretazione. Potea ferire chi sopporta queste catene, passivamente. La nota fu messa da Roma per telefono, anche a fine di far passare la lettera tua rettificata. Della tua lettera a me non s'occuparono più i giornali fascisti, tranne l'Avanti di Bologna, malignamente. Noi siamo ormai ridotti al silenzio ed io quasi non scrivo più di cose politiche interne. Avemmo parecchi sequestri per cose da nulla. Del P.P. non si può parlare. Anche i popolari sono diventati molto suscettibili. Hanno posto l'Unità C[attolica] fra gli infidi. E non è. Ma io non mi sento di subire un sequestro e peggio per difendere tesi aventiniane, che mi parvero sempre errori. Il meglio è di star quieti aspettando che la bufera si disperda. Quando? Ecco il punto. Le cose sono tali che non c'è mente d'uomo che ne scorga l'epilogo. Quindi sono inutili e dannose le impazienze e le proteste sterili. I o penso che bisogna essere calmi e dormire. E' saviezza. E si risparmiano disinganni. Questo vorrei facessi tu, pel tuo bene e per non dare pretesto ai nemici, come fanno a Parigi i fuorusciti. Fra quattro mesi Dumini uscirà dal carcere. E' un'onta il processo di Chieti. Ma non si può commentare. Nessun giornale n'ha parlato. Quando le cose sono tali a che giova uno sfogo isolato, un colpo di spada nell'acqua? Spero non sarai compreso tra gli esiliati. Ma chi può prevedere ove arriveremo? Iddio ti'pone a una gran prova: ti dia grazia di sopportarla e superarla da buon sacerdote qual tu sei. I1 premio verrà a suo tempo. Ma pel P.P. parmi che il miglior consiglio sia di non agitarsi, di aspettare in letargo la primavera. Ti auguro nel Signore la buona Pasqua. Aff.mo

Cfr. doc. 53. Parola illeggibile.

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RUFFO DELLA SCALEITA A STURZO (f. 165 A, C. 72) Roma, 4 aprile 1926 Carissimo, è da qualche tempo che non ricevo tue notizie. Non posso lasciar passare la Pasqua senza inviarti i miei più affettuosi auguri. La lettera ultima a te diretta dalla commissione era stata scritta col suo stile da Migliori, io avevo fatto aggiungere l'ultima frase che capovolgeva in fondo tutto perché diceva se ben ricordo « del resto dobbiamo riconoscere la grande importanza che ha sugli avvenimenti italiani l'opinione pubblica europea » l. In questa benedetta questione dei fuorusciti nella quale si sono mescolati e sfogati molti elementi personali contro Donati, io ho sempre sostenuto che se qualche manifestazione equivoca, ma dignitosa almeno nel possibile equivoco, dovesse essere proprio indispensabile, avrei anche potuto associarmi per piccolo meschino artifizio, che però ritenevo che l'azione degli italiani all'estero, dove c'è una stampa libera, era fondamentale e indispensabile per creare quella atmosfera antifascista mondiale dalla quale in primo luogo devono essere evitati altri esperimenti del genere e in secondo luogo deve venire il progressivo estenuarsi del fascismo italiano col ritorno lento o brusco delle istituzioni democraticoliberali e del regime rappresentativo. Naturalmente qui dobbiamo vivere e per vivere è necessario anzitutto non essere uccisi materialmente e non essere troppo oppressi in ogni minima manifestazione. Questo giustifica parzialmente qualche misura di prudenza, qualche atto di piccola furberia che può facilmente essere ritenuto atto di viltà. Oggi del resto il partito è a posto anche col gruppo parlamentare nel quale nessuno ha più dubbi o debolezze. Quello stupido discorso del Duce ci ha salvati mentre sarebbe stato così facile scindere il nostro partito con un discorso abilmente concilial

Cfr. doc. 57.


tivo l . Crederei molto opportuno dare in questo momento uno sviluppo alla S.E.L.I.. I1 libro di Giordani su Montalembert ha avuto un successo grandissimo. Potresti consigliarci la traduzione di qualche libro, o darci da pubblicare il tuo nuovo libro sullo Stato? Io penso di scrivere un libro su Gregorio VI1 che potrebbe essere pronto in ottobre. Ti rinnovo gli auguri per Pasqua e ti bacio la mano. Credimi sempre tuo dev.mo

STURZO A MIKROS ' (f. 141 A, C. 37) [Londra], 10 aprile 1926 Riservata solo per te Caro Mikros, ti ringrazio assai della lettera e degli auguri, che ti ricambio fraternamente. Mi sembrava che le ragioni e il tono della mia lettera del 6 febbraio fossero tali da esigerne la pubblicazione 3. Altrimenti come avrei potuto correggere l'errata impressione data da quell'altra a D'Amato, ove era la frase.. da te sottolineata con riserva? I o ne mandai copia a quella persona amica che mi avea segnalato la tua riserva. Debbo credere che egli non avendola vista sull'Unità Cattolica l'abbia diffusa con altro mezzo. Ma non fui io ad autorizzarlo. Tu dici che la mia frase "sulle catene" poteva ferire chi le sopporta. A rileggere la lettera io dico di no, perchÊ parlo molto chiaramente di "coloro che esprimono i giusti accorgimenti della prul I1 giorno dopo il tentativo dei popolari di tornare in aula, Mussolini tenne un discorso in cui sottolineò duramente le condizioni per poter rientrare nel parlamento. Cfr. L. SALVATORELLI -G. MIRA, Storia d'Italia nel periodo fascista, Milano 1970 3, v. I, p. 377. Dattiloscritto. Risposta alla lettera di Mikros deli'aprile 1926 (cfr. doc. 64). Cfr. doc. 53.


denza". Se sono giusti, non sono certo gli accorgimenti della prudenza "huius saeculi". Questo ti dico per le mie lettere, che non avranno seguito, almeno rebus sic stantibus. Però non posso tacerti, a giudicare di lontano, che a me sembra che un po' di prudenza di questo mondo si sia introdotta nella stampa cattolica; e te ne scrivo, come il più autorevole giornalista cattolico, che insieme a Dalla Torre, siete i veri rappresentanti della vecchia tradizione, immune da caratteristiche di partito. Non leggo l'Unità Cattolica, ma leggo l'Italia che tu dirigi. I1 contegno di questa in molte occasioni mi dà una tristezza indicibile, vi si riproducono tutti i discorsi con le frasi più ripugnanti, senza una riserva. Se questa non può farsi, sarebbe più opportuno sopprimere quelle frasi: Per esempio: "Se vo avanti seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se muoio, vendicatemi" è paganesimo. Ma l'Italia nota subito (una grande ovazione ecc.). Appresso: nello stesso numero l'Italia scrive: « Siamo grati all'Altissimo il quale con un prodigio quasi evidente ecc.: » siamo d'accordo nella esecrazione; ma lo stesso giorno si dà l'annunzio della morte di Amen: dola: Dio non fece il prodigio di salvarlo dalle bastonate il 20 luglio 1925; ed è morto in seguito a ciò, come risulta dal certificato di tre medici. Ma non basta. L'Italia pubblica in questo argomento un comunicato Havas (e tu sai il retroscena) e non fa un accenno, o una deplorazione alle cause della morte. Lo stesso contegno l'Italia ha tenuto per il processo di Chieti. Ricordate l'atteggiamento avuto dall'ltalia per l'Alto Adige. Aggiungo ancora: i giornali cattolici hanno pressoché dimenticato tutti l'indirizzo dei cattolici italiani dal Risorgimento ad oggi sulle libertà comunali, sulle autonomie locali, sulla regione, e le giuste precauzioni avute contro gli eccessi nazionalisti e militaristi. Non bisogna dare l'impressione che si sia rinunziato a quelle idee, e si sia aderito alle nuove inneggiando e lodando sempre e non biasimando mai. Dove non è possibile il biasimo non deve aver luogo la lode. Altrimenti manca la dignità e la verità. E che ne dici dello spirito di guerre e di avventura che si respira in Italia? Certo che la compressione è grave, l'aria è irrespirabile, la tormenta imperversa. Ma per quale ragione infierire anche voi contro i fuorusciti? Nello stesso modo, non dovreste difendere


né i fuorusciti russi, né quelli messicani; come ai tempi di Combes (con queste vostre idee) non dovevano appoggiarsi le congregazioni che fuggivano dalla Francia. Né armeni, irlandesi e polacchi di prima della guerra! La misura è una ed è identica nella storia. I1 dilemma è chiaro: o accettare la dittatura con tutte le conseguenze, o accettare il regime di libertà con tutte le conseguenze. Starvi a cavallo, per poter utilizzare l'uno e l'altro regime, è contro la logica dei fatti e dei sentimenti, e si paga assai caro. Ed ora il mio problema: tu dici "bisogna dormire", è il consiglio che mi dai; e credo che lo dai a tutti, perché soggiungi "I1 P.P. aspetti in letargo". Se tu parli di tattica di carattere politico le frasi tue sorio alquanto esagerate, ma hanno un fondo di realtà. I o scrivevo il 18 gennaio ultimo ai popolari, in una lettera che credo avrai vista: « Nessuno sciupo di forze, nessuna mossa discutibile, nessun gesto inutile: il raccoglimento, lo studio, la preparazione ». Ma aggiungevo: « essere anzitutto sé stessi, cioè, rigidi assertori di libertà, aperti negatori del regime fascista, vigili scolte di moralità pubblica, ranghi disciplinati di uomini di carattere e di fede D. Però se il tuo consiglio, invece, è non politico ma etico; cioè che oggi nessuno si deve opporre al male che fa il regime, perché questo è potente, permettimi di ricordarti i martiri come S. Sebastiano, che rimproveravano Diocleziano delle sue crudeltà. Comprendo che non a tutti si danno simili occasioni e ispirazioni insieme, né tutti hmno l'autorità che viene dal sacrificio di sé. .Ma tu converrai con me che vi è anche il cosidetto "metodo Atanasiano"; fuggire, nascondersi, peregrinare, ma contemporaneamente parlare alto e franco, sostenere i fedeli, difendere la verità, non vergognarsi delle proprie convinzioni; usando insieme l'opportunità che non è opportunismo, e l'audacia che non è temerità. Qualcuno mi ha osservato, parlando in intimità, che io cerco sempre esempi tratti dal campo delle lotte religiose, mentre io milito nel campo politico. E' superfluo dire a te che quasi trent' anni di mia attività per la democrazia cristiana, nel lavoro di carattere municipale, scolastico, sociale e politico, per me è stata e è ancora esplicazione di apostolato religioso e morale. Non avessi avuto questa convinzione e questa finalità, non avrei potuto con-


ciliare le mie attività con il mio carattere sacerdotale e con la mia aspirazione unica di servire Dio. Ecco perché cerco gli esempi religiosi e desidero seguirli. Nella mia lettera del 6 febbraio ti scrivevo che « io credo che col mio sacrificio compio un dovere verso la Chiesa, come anche verso la Patria D. Io non comprendo perché voi non vediate l'utilità e il vantaggio morale che può derivare dal fatto che fra i cattolici e i sacerdoti vi siano di quelli che non mettono il loro incenso nei turiboli dell'idolo del giorno. E pure tutti ricorderete Daniele e i tre compagni che al suono delle musiche e delle sinfonie, non vollero piegare il ginocchio alla statua di Nabucco. Oggi invece di musiche e sinfonie, vi sono i colpi di cannone e il fischio delle sirene; ma vi è anche la statua e l'incenso. Qualche granello, è inutile nasconderlo, vi è stato messo dai cattolici. Che si tratti di tentativi di divinizzare un uomo e un gruppo di idee basate sopra un fondo pagano, non me lo potrai negare; tanto è evidente. E allora è meglio non ripetere l'errore del Risorgimento, quando i cattolici fiancheggiarono i poteri assoluti, lasciando che solo liberali e democratici, mazziniani e repubblicani difendessero l'idea della libertà. E i pochi cattolici che vollero difendere la libertà furono confusi coi1 i nemici della Chiesa. I1 nostro sacrificio (e vi comprendo quello di Donati) domani potrà essere vantaggioso alla causa della Chiesa, più che ora non sembri. Questo ti scrivo in confidenza, per te solo, perché tu, se lo credi, ne tenga conto, per le responsabilità che hai e come direttore di due giornali cattolici, e come veterano della nostra stampa, e forse anche come non inascoltato consigliere di persone più responsabili di te. Ma io cerco di studiare quanto meglio posso quale sia la volontà di Dio in me, e di seguire insieme la voce del dovere e quella della prudenza. Penso che non debba esservi contrasto fra queste due voci, e prego Dio che mai sorga per me un tale contrasto. Voglimi bene e raccomandami al Signore,


JACINI A STURZO l (f. 163 A, C. 127) Milano, 19 aprile 1926 Caro Don Luigi, grazie della Tua letterina del 2 corr. Cerco sì, di far qualcosa ancora: da un lato curando cogli amici, e spero di riuscirvi, una migliore sistemazione dei nostri organi burocratici centrali: dall'altro tenendo qualche discorso (domani parlerò a Torino) e scrivendo qualche articolo su argomenti concreti e circoscritti. Non è gran cosa, ma è tutto quanto si può fare per ora. Non ho nessuna fretta, e non mi faccio alcuna illusione circa possibili soluzioni brillanti a breve scadenza: le soluzioni se verranno,-saranno tarde, dolorose e, temo pericolose, per tutta la nazione. Sono anche convint'o che nulla di quanto è caduto potrà risorgere coi caratteri, colla struttura precedente: i 1iberali;i popolari di domani saranno tutt'altra cosa dei liberali, dei popolari di ieri: diverso il gioco degli elementi organici costitutivi dello Stato, diversa la azione e reazione fra lo spirito delle masse e la politica ecc.. Credo però, più che mai fermamente, alla perennità della democrazia e dell'idea sociale cristiana: e però, e solo sotto questo aspetto, credo in una possibilità di avvenire luminoso per il nostro Partito, che 'quindi non voglio né sciogliere né travisare. Mi consta che, mutatis mutandis, erano anche queste le idee del povero Amendola negli ultimi tempi. Credi, caro Sturzo, che la Tua piccola coorte di qui ti è irremovibilmente fedele: Ti vogliamo bene, ammiriamo la fermezza e il riserbo onde dai prova nella non facile posizione del fuoruscito: Ti shpplichiarno soltanto di continuare a ricordarti, come lo hai fatto sin qui, che la tua posizione è affatto particolare e che ogni Suo gesto costì ha per noi un'importanza somma, e, interpretato o svisato, può esserci di grande vantaggio o di grande danno: in altre parole, la solidarietà fra Te e noi è assoluta e inevitabile.


Quanto Tu dici della stampa cattolica è vero e doloroso. Si potrebbe anzi dire di più, citare altri episodi: 'ma insomma, è la debole creta umana che affiora, anche sotto i più augusti e sacri paludamenti! Addio, Caro Don Luigi. Le Tue letterine mi sono sempre di grande conforto. So di interpretare anche il pensiero degli amici Casati e Scotti, coi quali spesso mi trovo, inviandoti assieme al mio il loro cordiale saluto. Tante cose buone anche dalla mia famiglia.

STURZO AL CARDINALE EOURNE (f. 141 A, C. 9 ) 15 giugno 1926 Al card. Bourne, posso ora precisare quelle date che le accennai nell'ultimo colloquio avuto con 1'Em.za V. Rev. e che chiariscono la mia posizione verso il Partito Popolare Italiano.

1) Per desideri della Santa Sede, il 20 luglio 1923, lasciai il posto di segretario politico del partito, e la notizia fu pubblicata la stessa sera dai giornali politici di ogni colore: 2 ) Pure per desideri della S. Sede, il 19 maggio 1924 cessai di far parte della direzione del partito; e lo stesso giorno fu nominatz altra direzione, senza il mio nome. La notizia fu pubblicata da quasi tutti i giornali politici.

3) Anche per desideri 'della S. Sede, il 25 ottobre 1924, lasciai Roma e venni a Londra; e ciò fu stampato e commentato dai giornali politici. '

4) I1 30 giugno 1925 il congresso del partito popolare sciolse il proprio Consiglio Nazionale, del quale ero ancora membro, benché non ci partecipassi più dal maggio 1924. . Lo stesso Consiglio non è stato più ricostituito; e invece fun-


ziona una pentarchia, della quale io, certo, non fo parte. Anche queste notizie furono allora pubblicate dai giornali. Non ho quindi alcun incarico nel partito, né responsabilità e ciò è noto a tutti l. Mi benedica

DEL GIUDICE A STURZ02 (f. 141 A, C. 1 0 ) . Lecce, 18 giugno 1926 Mio carissimo Luigi, questo scorcio di periodo ordinario non mi consente un minuto di tempo libero. Sono a Lecce per la discussione di una grave causa, e non voglio permettere che passi ancora un giorno senza scriverti. Non ti domando scuse per il ritardo con il quale ti comunico l'esito delle mie pratiche perché ho perfino vergogna di chiederti perdono, tanto riconosco la mia poca puntualità. Ho dovuto, peraltro, parlare più volte con gli amici ai quali mi riferisco nella presente, e solo da pochi giorni sono in grado di scriverti il concreto risultato delle mie attività. . S.E. Mons. Mario [Sturzo] mi parlò diffusamente della nota questione. Mi recai più volte a conferire in proposito con Mons. Pizzardo e, quindi con S.E. Gasparri. Quest'ultimo ebbe a dichiararmi, innanzi tutto, di aver scritto al cardinale di Londra incaricandolo di affidare a Te una Cappellania presso un buon monastero di monache. Tale ufficio non richiederà altra attività che la celebrazione della S. Messa e la officiatura per la Benedizione serale. Saresti autorizzato a convivere, nella casa destinata al cappellano, con l'ottima tua Sorella. 1 Brano cancellato: « Se è desiderio della Santa Sede che questa mia lettera compaia sull'Osservatore Rotnano, io non ho che pregare 1'Em.za V. Rev.ma di trasmetterla nello stesso originale D. ~attiloscriito.


Potresti così tranquillamente studiare e avere i mezzi necessari per la vita. Questo prowedimento ritengo che sia utile e che debba essere di tuo gradimento. S.E. GCasparri] approvò quanto ebbi a riferirgli circa la vita che Tu conduci a Londra, e trova giusto che non abbia a preoccuparti di inserirti negli ambienti londinesi, neppure in quelli $ella klonia italiana. Considerando i complessi aspetti della questione, ritiene che sia, peraltro, giusto ed opportuno che Tu faccia pubblicamente conoscere il tuo disinteresse per la politica italiana '. E ciò per evitare pretesti di sorta a tuo danno. Avei~doglifatto notare tutte le giustissime osservazioni che Tu fai in merito a tale questione, ed osservando che avresti fatto una « dichiarazione » soltanto nel caso che fossi autorizzato ad accennare agli ordini impartiti ab alto, Egli ha escluso in ogni modo tale formula. Dopo ampi ragionamenti, ci siamo fermati a considerare la seguente soluzione, che Ti presento come quella desiderata e gradita a S.E. Gasparri. Dovresti scrivere una lettera a qualche tuo amico pubblicista (S.E. mi ha parlato di M[ikrosl dell'Unità Cattolica), al quale, come in risposta ad una lettera, dichiareresti che Tu vivi a Londra immerso negli studi e che non intendi occuparti della politica italiana. Potresti comprendervi rin inciso alludendo alla necessità di seguire rigorosamente le « prescrizioni generali » impartite al .riguardo dalla S[antal S[ede] a tutto il clero. Tale lettera verrebbe pubblicata nel suddetto giornale, e la cosa si chiuderebbe cosi. Salvi, beninteso, i commenti, che S.E. mi disse di non tenere in alcun conto! H o creduto opportuno consultare confidenzialissimamente gli amici Alcide [De Gasperi] e Giovanni [Gronchi]. I1 primo è risolutamente contrario a consigliare qualsiasi dichiarazione, perché, non essendo possibile fare esplicito accenno ad ordini e disposizioni della S[anta] S[ede] nessun testo, per quanto sapientemente studiato e congegnato, toglierebbe l'impressione ai fedeli, e mancherebbe di offrire il destro agli avversari o di lasciare il campo per sfiducia, e forse anche per speranza 1

Cfr. doc. 69.

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di noie minori. I1 che rovinerebbe moralmente Te ed accrescerebbe lo sviamento e la delusione nelle file dei rimasti. I1 secondo è pure contrario ad ogni dichiarazione, sebbene ritiene che il danno non sarebbe tutto a tuo carico, perché nessuno crederebbe che il « passo » fosse spontaneo e molto meno frutto di calcolo. Alla dichiarazione si rassegnerebbe solo nel caso che la tua coscienza la trovasse ne'cessaria o che altre condizioni (non evitabili con altri mezzi) ti ci spingessero: ma dovrebbe esservi sempre un accenno esplicito alle direttive (almeno a queste) della Santa Sede. Ritengo anch'io che sia più opportuna l'opinione di Giovanni [Gronchi], e sono del parere che quella dichiarazione sia a Te assai meno nociva di quanto si possa, a prima vista, pensare. La decisione, ad ogni modo, è rimessa alla tua coscienza, e nessuna pressione vien fatta sulla medesima, poiché anche il cardinale mi ha dichiarato di esprimere una sua opinione che ritiene - per complesse ragioni - assai utile anche a Te. Ti auguro ogni bene, con affetto fraterno. Ebbi vivissimo piacere nel conoscere personalmente S.E. Mons. Mario. Spero rivedere presto la gentile signorina Nellina. Ti abbraccio e Ti saluto cordialissimamente. Abbimi sempre aff.mo tuo

SCELBA A STURZO (f. 165 A, C. 147) Roma, 19 giugno 1926 Carissimo Professore, la presente per esprimerle in occasione dell'onomastico, i più fervidi auguri anche a nome dei miei genitori. Ricevetti la Sua ultima. Le notizie datemi dall'amico Don Vincenzo mi hanno vivamente rallegrato. H o goduto di sentirmi quasi vicino.


Ho scritto l'articolo sulla monografia del Ferrara. Sarà pubblicata sull'ldea popolare, forse nel prossimo numero. ,4vrà saputo del convegno dei presidenti delle giunte diocesane, del 15 maggio. Una requisitoria di quattro ore, contro l'indirizzo dell'Azione Cattolica, in materia di sindacati. Non uno, si presentò a elogiare o, almeno, a giustificare l'azione dei Colombo e dei Ciriaci l: De Gentili, ebbe un vero trionfo. I1 Colombo non sentì nemmeno lui il coraggio di giustificare la sua opera; fece capire anzi, ch'egli, condivideva quasi, le critiche, ma che nulla poteva perché così vuolsi colà dove si puote. I1 discorso del Papa, fu come una doccia fredda. I1 concetto dell'adattabilità della Chiesa, ch'Egli svolse ampiamente venne interpretato in senso corrente; e la recisa dichiarazione che è il Papa che guida e dirige l'Azione Cattolica, venendo a confermare ciò che erasi ritenuto una millanteria di Colombo, lasciò un senso di stupore. Unica consolazione: la speranza! Se l'esperimento ... [...l ' fallirà il Nocchiero saprà mantenere la rotta! Dopo, le cose sono continuate peggio di prima. La Cronaca Sociale d'Italia la bella rivista dell'on. Gronchi che conduce una forte campagna contro l'indirizzo autolesionista, è stata già messa al bando, dall'Osservatore Romano, il quale in una delle frequenti precisazioni, vere punture di spillo, quando non rappresentano qualcosa di peggio, ha sentito il dovere di dichiarare ch'essa non segue le direttive dell'Azione Cattolica e quindi deve ritenersi fuori dei quadri della medesima! Gemelli per Parte Guelfa i Colombo per la Cronaca, sia pur con conseguenze minori [sic! 1. Milano « pasticcione » trionfa. I1 27 e il 28 corr. si avrà il congressino popolare. Se Ruffo rimarrà alla direzione il partito presto si esaurirà per paralisi progressiva. La situazione non consente grandi gesti, ma nemmeno il nirvana! Alla sezione romana, in una adunanza di non molto tempo fa, espressi, proprio in contraddittorio del Principe, la mia opinione in proposito. I1 consenso non manca da parte dell'assemblea, Augusto Ciriaci aderì al P.P.I., fu presidente della Federazione italiana degli uomini cattolici e nel 1929 fu nominato presidente generale deii'A.C. 2 Parola illeggibile.


e sperabile ch'esso si faccia sentire al prossimo convegno. Consegnai ai destinatari i due biglietti acchiusi alla lettera. La ringrazio molto. Dal direttore spero pochissimo. L'Istituto da lui diretto è già passato in altre mani che se non sono proprio le più intransigenti - le « volpi » mirano al sodo - sono certo del regime e nel regime. Durante le ferie esaminerò meglio la mia posizione. Le rinnovo di cuore gli auguri e col più vivo affetto mi creda dev .mo

DE GASPERI A STURZO (f. l 1 0 A, C. 77) Borgo Valsugana (Sella), 25 luglio 1926 H o letto la tua del 17 e sentito con piacere che stai facendo un po' di cura al mare. Tanti auguri alla signorina e a te. Mia moglie ora sta meglio; sono in montagna coi miei bambini, dimentico di tutte le basse cose di questo mondo. Sarei felice, se non ci fosse la preoccupazione del domani. Ma l'abbiamo tutti. Anch' io speravo di rivederti, ma ahimé! ho fatto chiedere se mi si concederebbe il passaporto per una cura a Vichy e si rispose negatiiramente. Non so oramai se sarà utile e giovevole il ritentare più tardi. Mi pare d'averti detto che la combinazione di Milano è sfumata. Sto pensando se in ottobre non mi convenga ritornare ancora a Roma e forse se troverò un qualche appiglio d'attaccarmi, tireremo innanzi e potrò ancora aiutare laggiù quel povero Spataro e co[mpagni]. C'è qui nella famiglia il bravo Coccia che ha fatto quello che poteva per la liquidazione del giornale! e ti vuole essere ricordato. Penso anch'io con dolore alla tua prossima solitudine. Che il Signore non fecondi per noi le tue e nostre sofferenze? H o scritto per quel giornale due articoli che furono anche pubblicati al posto d'onore ed ho ricevuto 50 M. Buon soccorso per me, di cui ti ringrazio; ma solo per l'esattezza mi pare che tu m'abbia scritto d'aver combinato 50 M. (allora 300 1.) l'articolo,


ti sei sbagliato? In caso negativo, vorresti chiarire la circostanza col tuo corrispondente? Te ne sarei grato, riuscendo difficile di corrispondere di qui. A Londra verrà forse a vederti il dr. Claydon, stud[ente] al Beda e mio maestro di convers[azione] inglese: bravo giovane. Nel campo politico, come vedi, pace secondo il dette tacitiano: ubi Germani fuere, solitudinem facere. Ma la depressione economica si fa sentire. Sembra che M[ussolini] sia per la lira - oro, Volpi no; e certo saranno decisioni gravi ma inevitabili. Avrà visto che la Az[ione] Catt[olical s'è a mano a mano rimangiato il suo adesionismo incondizionato, salvo a ricadervi alla prossima occasione, per sostegno manco. Ignoro come sia andata a finire la missione di Pippo; ma ho la sensazione che la smettano. Non ti pare ch'io abbia indovinato? Non so più nulla del tuo libro. Non esce almeno all'estero? Si aspetta tanto! Stando qui, non ho più nemmeno notizia della combinaz[ione] che Gronchi intendeva fare per salvare la Seli. Per l'Idea Margotti fà ogni sforzo, ma già finanziariamente, è in panne, come prevedevo. Avrò care tue ulteriori notizie che puoi sempre dirigere a Maria Romani Borgo Valsugana. Se questa La raggiunge tanti rispettosi saluti alla signorina e a te un cordiale abbraccio. [P.S. I Francesca vuole essere ricordata.

GRANDI A STURZO ' (f. 110 A, C. 80) Monza, 31 luglio 1926 Carissimo don Luigi, di grande conforto mi è tornata la tua lettera. La leggerò giovedì prossimo agli amici confederali, che Ti ricordano con accresciuto affetto. l

Dattiloscritto. Carta intestata: « Camera dei deputati *.


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A suo tempo ricevetti la Tua del 30 marzo l e desidero di leggerti un po' più di frequente, pur tenendo conto di tutto. La nostra Confederazione, come vedi, resiste. Più idealmente che praticamente, per quanto parecchie organizzazioni (tutto ciò che è vivo ancora) le conservino la loro fedele adesione, non intaccata dai tentativi, non so se più ingenui od assurdi, di staccarle e snaturarle da parte dell'A[zione] C[attolica]. Però la esperienza totalitaria del fascismo anche sindacale sembra cominci a preoccupare la stessa Arzione] C[attolica] ed i suoi ultimi comunicati ufficiali pare segnino un colpo d'arresto. ~ e d r e m ; il seguito. Tutti i miei colleghi organizzatori (una ventina ancora) restano al loro posto. Nessuno ha tradito. Quasi tutti hanno cercato di lavorare, e dedicano il tempo residuo (di giorno, di sera e di festa) al lavoro di assistenza, di consiglio, di studio, ed i lavoratori comprendono che non possiamo oggi fare di più per loro, ma non perdono la fiducia in noi, e nell'aiuto del Signore. Anche Giannitelli è ancora con noi, per quanto sempre un po' brontolone. Abbiamo il nostro giornaletto quindicinale La Organizzazione, già organo del SIT e sostituito al D[omani] Slociale] troppo costoso. Spero di mantenerlo. Collaboriamo alla Cronaca Sociale che sono contento ti piaccia; Il Lavoratore è fatto da amici nostri, fedeli .ma troppo giovani, a capo dei quali vi è il rag. Rapelli segretario della nostra Unione del lavoro di Torino. Siamo, intervenuti a tempo a frenare i loro ardori, anche perché temiamo che M. cerchi di influenzarli. Credo ci ascolteranno. D'altra parte è tattica errata quella di abbandonarli. Vi sono pure parecchi giornali che, pur nelle strettoie attuali, sappiamo esserci amici fedeli. I o stesso ritornerò presto al mio lavoro di tipografo se non potrò farne a meno, ma la fiamma di fede sarà tenuta accesa. I1 Governo, fra i provvedimenti economici, ha autorizzato gli industriali e gli agrari a chiedere ai lavoratori un'ora di più di lavoro al giorno. Le corporazioni fasciste dicono che sarà pagata con paga normale e non straordinaria. La maggior parte degli industriali però non l'ha finora adottata anche perché c'è crisi di Cfr. doc. 64.


sovraproduzione, e non si vogliono ridurre i prezzi di costo e di vendita come si riprometteva il Governo. Non è vero che il Governo voglia una riduzione di salarii, ma le Confederazioni padronali fanno comprendere chiaramente che a ciò si intende arrivare, col solito pretesto che solo in questo modo le industrie italiane possono esercitare una concorrenza. Qualche sintomo di disoccupazione si nota e temo si allargherà. Seguo anch'io lo sciopero dei minatori inglesi. Ma temo siano inale diretti e consigliati, e che abbiano a compromettere la saldezza del movimento tradunionista, attirandosi anche compressioni legislative. I lavoratori inglesi e francesi non hanno la senzazio~iedi ciò che voglia dire provocare la reazione antidemocratica ed antiliberale. Leggerò volentieri quanto tu scriverai e sono lieto che tu sia stato in Be1gio:Iddio ci ridarà quelle giornate per la salute d'Italia. Ti auguro un po' di buon riposo, e che il Signore lenisca le tue e le nostre sofferenze. Gradisci i saluti. affettuosi degli amici ed un abbraccio fraterno dal tuo

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74.

DE GASPERI A STURZO l (f. 164 A, S. 132) Caro don Luigi, mi pare di averti scritto che mi hanno negato il passaporto e quindi, con mio gran dolore, bisogna attendere ancora, per rivederci. E' sempre incerto che cosa faccia in autunno, non essendomi riuscito di assicurarmi l'indispensabile per l'andata a Roma. Il mio ideale sarebbe di riprendere la Seli e curare secondo le tue direttive anche il Bollettino, ma non si può fare che da Roma a Milano. Anche dalla mia andata o meno a Roma dipende come ricostituire la direz[ione] del ~ [ a r t i t o ] .Vedremo in settembre, perché certo colla onnip[resenza] dei 5, è un guaio. Vedrai una Indirizzo del mittente: « Mxia Romani, Borgo Valsugana 18 ».

148


mia lettera aperta a P. Gem[elli], ove parlo chiaro sul conto dei "cattolici" nuova maniera. I1 tuo disgusto è il mio disgusto. Ma, sotto, l'idea popolare rivive vigorosa e pura. Se a tanto, le condizioni migliorassero saremmo subito in piedi. Non disperiamo, perché le vie della Provv[idenza] non sono visibili. Non c'è dubbio che coi 50 m. intendevano pagare il l oe il zO,perché ciò era espressamente detto. Ora ne hanno stampato un altro, e vedrò che cosa mandano. Nonostante i miei censori, non mi mandano alcuna indicazione; però stampano quanto mando. Coccia crede di arrivare prossiin[amente] fino a Parigi e ti cercherà. Lui Peppino e Ruffo stanno ancora lottando colle cambiali. E' curioso che non riceva la Cronaca Soc[iale] di Gronchi, il quale mi assicurò di spedirtela. E' assai ben fatta. 11 tuo libro dunque? Non me ne parli più? Spero che ci manderai q[ual]cosa, considerazioni di politica democratica ecc. Mia moglie ti manda tanti ossequi; io affettuosi, cordiali saluti, con ogni augurio per te, per noi, per la causa. Sempre tuo

DONATI A STURZO ' (f. 110 A, C. 84) Carissimo don Luigi, ho riflettuto a lungo sulle osservazioni scambiateci nell'ultimo colloquio, e credo utile fissare in proposito le mie opinioni. Tu, giustamente, ti preoccupi di trovare un mezzo per coordinare le nostre affermazioni di libertà con quegli interessi antifascisti che in Italia potrebbero dare alla lotta un contenuto, almeno culturale, più concreto, che non sia semplicemente quello dell'idealismo socialista. Si tratta degli interessi liberistici dell'economia e locali dell'arnministrazione. Nel campo spirituale, anche ai cattolici conviene di non lasciarsi trascinare e assorbire dal fascismo. l

Dattiloscritto. Carta intestata: « Corriere degli Italiani

D.


A tale proposito io osservavo che, fino a questo momento, manca la coscienza attiva di questi interessi vitali antifascisti negli esponenti stessi più illuminati dei singoli gruppi, od è soffocata completamente dalla pressione politica della dittatura. Ritengo che questo fatto dipenda essenzialmente da ciò; che la esperienza fascista non è pervenuta ancora a maturare tutti i suoi frutti, e quindi a determinare quel malessere e quella inquietudine che, per la lesione profonda di vitali interessi, sono l'origine della reazione organica definitiva. Perciò ti dicevo che, se anche avessimo, ma non li abbiamo, mezzi idonei e sufficienti di comunicazione diretta con gli elementi interni da coordinare al nostro pensiero politico e da educare ad esso mediante lo studio e il dibattito dei problemi che il fascismo accumula per lasciarli in eredità ai suoi prossimi e remoti successori, ci mancherebbero sempre gli ascoltatori, e sarebbero, tutt'al più quei pochi già noti che non hanno bisogno di essere convinti perché lo sono già abbastanza per conto loro. Ciò a prescindere da quella sfiducia particolare che io nutro sui risultati di un'azione di cultura in un paese tradizionalmente incolto e insofferente d'ogni disciplina di studio. Ti consigliavo quindi di rassegnarti ad aspettare ancora fino a quando non si presenti un momento più propizio, per essere pronto ad inserirti nel punto ad hoc dell'ingranaggio politico. I politici del resto fanno sempre così. Ti dicevo ancora che devi persuaderti che la tua. mentalità ed esperienza politica si trovano ad un enorme anticipo sulla media del paese, e che dovrai forse rassegnarti - se vorrai fare della politica di partito e 'di governo - a retrocedere di parecchi passi dalle tue posizioni attuali, anche se non vorrai, come è certo, perderlo di vista. Che se non vogliamo fare previsioni catastrofiche sulla fine del fascismo nel qual caso bisognerà attendere di orientarci su quegli eventi che determineranno le nuove posizioni e i nuovi rapporti di forze politiche - dobbiamo ammettere fin d'ora che il trapasso avverrà per gradi e per eliminazioni, e attraverso esperimenti più o meno felici di compromesso. Tu sembri molto preoccupato di non poter fare ora quello che, nella tua situazione, pensi abbiano fatto altri uomini nel periodo preparatorio del Risorgimento. Nobile preoccupazione. Ma temo che l'analogia non sia perfetta, come certo non mi pare esat-

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to il concetto che ti fai di quel periodo storico. Comincia a considerare che noi non abbiamo il Piemonte, Stato italiano libero, centro politico dell'emigrazione, retto da una dinastia che aspirava, con tutte le sue forze, a cingere la corona d'Italia, e guidato da un uomo come Cavour, che aveva una violenta ambizione politica. Correnti di pensiero ve ne f~ironoe agjrono qualche poco nel periodo anteriore al '48 (Gioberti, Mazzini, Cattaneo); ma neppure nel '48 quel pensiero si realizzò in qualche cosa di definitivo. 11 '48 fu anch'esso il riflesso interno della grande crisi generale europea, la quale trascinò nell'esperimento costituzionale tre sovrani assolutisti: Carlo Alberto, Re Bomba e Pio IX. Senza questo concorso o non scoppiava nulla o le rivolte finivano soffocate nel sangue, come avvenne nel '49. Ricordi il motto dell'epoca: l'Italia farà da sé!? Quanta malinconia. I1 tuo conterraneo Michele Amari falsificò perfino la storia della Guerra del Vespro per dar credito a quella illusione. Nel periodo preparatorio del '59 e sviluppi successivi, l'azione dei pensatori fu nulla come quella dei cospiratori. La preparazione fu essenzialmente dinastica o diplomatica. I1 popolo rimase assente e indifferente, quando non tentò di ribellarsi, come nel Mezzogiorno. Purtroppo dagli archivi vengono fuori adesso i documenti di Napoleone I11 comprovanti che l'Impero Liberale dava di sottomano armi, danaro e incoraggiamenti politici al brigantaggio borbonico. La cosa fu arrestata dai preparativi dell'alleanza contro la Germania che tentò di organizzare l'Austria col concorso dell'Italia e della Francia. La spedizione garibaldina in Sicilia trasse prestigio, uomini e mezzi dai residui di quella Società Nazionale Italiana che Cavour aveva fatto organizzare in Piemonte per mezzo di La Farina e che fece il suo esperimento insurrezionale nel '39 nel centro d'Italia con le armi e il danaro fornitole dal Piemonte. L'unità monarchica fu quindi un fatto più europeo che non italiano. Mezzo secolo di libertà politica (gli italiani sono stati sempre dei libevti piuttosto che dei liberi) ottenuta in questo modo e governata dalla stessa classe dirigente che aveva guidato il Risorgimento, è sboccato ora nel fascismo, perché la coscienza politica generale non esisteva ancora o era quella arretrata e balcanica che oggi predomina. I o poi penso, e credo di non dire un parodossc, che

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il fascismo è l'Italia vera, autentica, tradizionale, che si è ribellata alla baidatura europea e civile che le hanno messo addosso malamente Cavour e Muzini. 11 fascismo è la riscossa della vecchia Italia del carnevale, delle sagre, della farina, della forca, del brigantaggio politico e dell'assolutismo dispotico, che, costretta dalla guerra europea a pagare il suo contributo di energie alle spese della civilizzazione generale, ha reagito e compiuto l'anti-Risorgimento. Nonostante questo pessimismo, io continuo a credere fermamente che questa ribellione finirà suo malgrado a favorire la evoluzione per crucem ad lucem. Credo insomma alla fatalità divina del progresso incombente nella storia, per cui i barbari venuti contro Roma finirono col rendere universale la sua missione. Adorare questa divina realtà pur con la nostra ostinata resistenza, anche se non tocchiamo materialmente alcun frutto diretto di essa, vuol dire accelerare h quantum possumus il processo storico del fascismo. Noi particolarmente dobbiamo tener fede, per l'avvenire, al principio della libertà cattolica, base del movimento democratico cristiano mondiale, che consiste nella resistenza attiva al male, sotto la sua triplice forma dell'ignoranza, dell'oppressione e del disordine. I1 dogma morale del Cattolicismo ci insegna e ci guida in questa emancipazione interiore, in questa libertà di determinazione, che è la sola libertà reale della vita umana, in ciò che per essa ci svincoliamo dalla ferrea catena degli avvenimenti, come dai limiti mostruosi della collettività, come dalla tirannia vile dei tessuti organici. Sul terreno politico dipenderà poi dalla forza reale di cui potremo disporre al momento opportuno il poter determinare e concretare questi principi in un sistema costituzionale che assicuri la libertà nella sua triplice forma religiosa, economica e amministrativa. Per questo il programma del 1919 del P.P.I. - salvo intendersi sui punti contingenti - è sempre attuale. Verrò a trovarti prima che tu parta e forse domani stesso (domenica) nel pomeriggio. Credo che sarà utile averti scritto, se vogliamo approfondire, come desidero, le nostre idee.


SURMONS A STURZO l (f. 141 A, C. 1) 30 settembre 1926 Rev. Don Sturzo, Son Eminence le cardinal a recu une lettre en date du 25 septembre courant de la part de son Eminence le cardinal Gasparri qui lui demande de vous remettre le Fasseport ci-joint et de vous dire que le Saint Siège vous conseille de ne pas voyager en Europe et cela meme dans votre intéret. Dans la meme lettre il est. dit qu'a cause des derniers évenéments jusqu'à ces jours, il n'a pas été possible d'obtenir le visa Four le passeport. Veuillez accuser réception de la présente et du passeport et agreér, Rév. don Sturzo, l'assurance de mes sentiments respectueux.

DE GASPERI A STURZO ( f . 46 A, C. 8) 1 5 novembre 1926

Carissimo, nella notte del giorno dei morti vennero occupate ed in parte devastate le sedi delle organizzazioni trentine, compreso il Sindacato Agr[icolo] Ind[ipendente] di cui era direttore Augusto 3. Rifugiati a Borgo Valsugana; di li venimmo prelevati la notte del 5 e portati fino a Vicenza. I1 ricordo degli insulti mi brucia ancora. L'interrogatorio di fronte al direttori0 di Vicenza, per la mia franchezza e la cortesia del presidente si trasformò in dibatl Carta intestata: « Archbishops H o ~ s e ,Westminster, London, S. W. l >>, segretario del Cardinale Bourne. Bourne. De Gasperi, fratello di Alcide.


tito. Avendo sostenuto la prova con dignità e fermezza - così mi dissero gli stessi fascisti - fui cavallerescamente, assieme ad Aug[usto], consegnato all'on. Marzotto che ci ricoverò signorilmente in una sua villa, donde ci fece partire per Milano. Sulle mie dichiarazioni comparvero comunicati ufficiosi tendenziosi ed inesatti. Un mio tentativo di parziale rettifica, mandata a giornali di Milano, si urtò contro le rigide istruzioni della censura. Ora cerco di guadagnare Roma, ove organizzare un modo di vivere qualsiasi. AugCusto] attende se almeno gli riconosceranno una liquidazione, le nostre famiglie passarono notti agitate. Ora sono tranquille, perché ci hanno ricoverati fra amici generosi e gentili di cui tu anche ripetutamente esperimentasti la sicura cortesia. Anche Braschi, Secco-Suardo, Bresciani, D. Mojana ebbero dei guai più o meno gravi. Che sarà dell'avvenire. Preghiamo Dio per un ordinato svolgimento e per il bene del nostro Paese. Quello ch'io posso fare non lo so ancora. Mi affido alla Provvidenza, che mi ha protetto anche questa volta e non vorrà abbandonarmi. I n parecchi giornali si ebbe un nuovo scoppio di ire contro di me. Ora s'acquietano. Ricordami nelle tue preghiere. Non t'ho rinnegato; come era il mio dovere, a Vicenza, ad una relativa domanda, ho risposto che ti scrivevo qualche volta. Sempre il tuo

FERRAR1 A STURZO l (f. 164 A, C. 28) Louvain, 9 dicembre 1926 Carissimo D. Sturzo, ti scrissi una ventina di giorni or sono, indirizzando la lettera a Fulham Road, ma la lettera stessa mi è tornata perché il destinatario era sconosciuto. Ti riscrivo con un nuovo indirizzo avuto da Migliori, sperando che questa mia lettera abbia migliore fortuna della precedente. l

I n d i r i i del mittente: « Rue de Melines 27, Louvain ».

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Dai primi di novembre sono in Belgio. H o dovuto anch'io scappare perché minacciato di imminente internamento e perché la mia permanenza in Italia costituiva un imminente e grave pericolo per i miei cari. Non mi sono voluto fermare a Parigi perché quell'ambiente dei fuorusciti non mi rassicurava per nulla. Sono venuto perciò direttamente nel Belgio e mi sono stabilito a Lovanio. Sto attualmente preparandomi per prendere il dottorato in scienze politiche e sociali. Frattanto, anche per provvedere al mio mantenimento, do una qualche lezione di italiano e cerco di avere una qualche collaborazione nelle diverse riviste di Belgio o di Francia. Sono già in rapporti colla Revue Génévale diretta da Mr; Mélot, nella quale sortirà, in forma di inchiesta fatta da un belga in Italia, un breve saggio sulla posizione del fascismo di fronte al cattolicismo. Per poter allargare codesta collaborazione, soprattutto a riviste parigine, io conterei molto sul tuo aiuto. I1 mio progetto è di fermarmi qui per un po' di tempo. Ma vorrei, stando qui ed occupandomi degli studi, poter servire da trait d'union tra gli amici sparsi all'estero .e quelli tuttora in Italia, allo scopo, soprattutto? di dare alla democrazia cristiana del nostro paese quella maturità e quella completa formazione intellettuale di cui per l'addietro così spesso deplorammo la mancanza. Attendo qualche tuo consiglio in materia, e qualche suggerimento del tuo senno pratico ed organizzativo. Non ti do notizia d'Italia perché le mie informazioni sono vecchie di un mese. Quando partii Bresciani era in prigione, e così pure Moiana di Como. Di Merizzi si sapeva a Milano che era stato sequestrato una notte dai fascisti e ferito; di Merlin che era stato bandito sia da Rovigo che da Padova. Mauri è a Berlino e attendo una sua scappata qui prima di Natale, e spero di convincerlo a fissarsi definitivamente nel Belgio. Più che il proprio disappunto personale si sente vivissimo, sopratutto dopo che si è varcata la frontiera, il rammarico e il dolore per la situazione cui una geldra di pazzi e di faccendieri ha condotto la nostra disgraziata Italia. Di fronte agli stranieri, ci si sente arrossire quando si sente o si legge: il fascismo in Italia


o in Ispagna va bene; ma noil in Francia o nel Belgio: esso non è merce di importazione per dei popoli civili! Oh! la rabbia che si prova a sentirsi paragonati ai fellahs egiziani o ai nativi di una qualsiasi colonia francese! Se non avessi mai odiato il fascismo, l'odierei per l'abbiezione cui ha condotto un popolo che in altri tempi diffuse la sua civiltà nella Europa intera. Che la provvidenza aiuti questo povero popolo italiano! I lunghi secoli di servitù, oggi non ancora terminati, dovrebbero pur meritargli almeno qualche barlume di libertà. Scrivimi, ti prego, e soprattutto ricordati di me nella santa messa. Con immutato affetto

STRAGLIATI ' A STURZO (f. 164 A, C. 8) Parigi, 12 dicembre 1926 Carissimo Sig. Professore, colgo l'occasione dell'imminenza delle feste natalizie per scriverle ed oltre che presentarle i miei auguri con quelli della mia famiglia, darle anche qualche notizia circa gli avvenimenti nelI'antifascismo di Parigi.

Corriere degli Italiani molto ammalato, nato cronico ed ora più che mai in pericolo. Diminuzione grandissima della tiratura a causa anche del ritardo con cui arriva ai luoghi di destinazione. A Parigi arriva nel pomeriggio, e nei quartieri eccentrici non arriva che l'indomani. Poi; c'è ben altra cosa ... Ormai è screditato a causa del connubio... contro natura che oggi accoppia Donati con 1 Giuseppe Stragliati, popolare antifascista, emigrò in Francia. Si occupò della diffusione del Corriere degli Italiani, cercò di organizzare la sezione parigina del PPI e tenne i contatti col « Soccorso Rosso ». Più tardi, abbandonò il popolarismo e divenne comunista. Cfr. doc. 56 n.


Bazzi l e con... Beltrani < Domani forse Cesare Rossi. Lei vede dove si va. Beltrani, mi si dice che quasi ogni giorno permane in redazione fianco a fianco di Donati. Queste sono cose che tutti sanno e tutti disapprovano in tutti i partiti. Passivo del Corriere [degli Italiani] al loottobre 750.000; con una quantità di assegni a vuoto in giro. I1 15 ottobre il Sig. del Bd. de la Tour Maubourg ha dovuto salassarsi di 15.000 senza di che il giorno dopo i1 giornale non sarebbe più uscito. Un tale che ha nelle mani degli assegni a vuoto tirati da Borelli ', ha minacciato di venderli ai fascisti perché ne facessero l'uso che a loro meglio piacesse. La cosa è stata messa 'a tacere ma provvisoriamente, ma non scongiurata. I1 disordine che sempre ha regnato nell'Amm[inistrazione] del giornale è diventato un vero caos. La contabilità non esiste, gli stipendi vengono pagati con mesi di ritardo per trance di 100, 50 ed anche 10 franchi per volta. I1 povero Donati fa pietà. Si parla con insistenza dell'uscita imminente d'un altro giornale (chi dice dell'Auanti settimanale, chi dice d'un altro quotidiano diretto da Treves) tanto l'uno come l'altro awersario non solo del fascismo, ma anche del Corriere [degli Italiani] che viene messo in quarantena. Mario Mariani s'è presentato al Corriere [degli Italiani] per vedere se fosse stato possibile trovare un terreno d'intesa, ma sembra sia stato ricevuto con mali modi. Baldini che ebbi occasione di vedere venerdi, mi disse che per ora non si tratta dell'uscita di nessun giornale né settimanale né quotidiano, per la ragione ben semplice che non ci sono quattrini ... Nenni è entrato nel nuovo quotidiano Le Soir diretto da Frossard unito dalla Verité. A proposito di giornali francesi: Le Qzlotidien ha un polso molto debole. l Carlo Eazzi, ex fascista, direttore del Ntrovo Paese, emigrò in Francia per disaccordi col fascismo dopo ii delitto Matteotti. * Tommaso Beltrani ex fascista f u implicato nella querela di De Bono contro la Voce Repttbblicana a proposito dell'uccisione di Don Minzoni. Sembra che per divergenze con De Bono, i1 Beltrani redisse un memoriale che passò poi ai popolari del ferrarese. Cfr. Il delitto Matteotti tra il Viminale e llAventino, a cura di G. Rossrw~, Bologna 1966, pp. 59, 212, 481-483. A. Borelli, antifascista ex console italiano a Digione. Mario Mariani, socialista, emigrò in Francia e poi in Sud America. Partecipò attivamente alla LIDU. Nello Baldini, socialista, fu dirigente della Federazione deile cooperative agricole di lavoro nel ravennate. Emigrò in Francia.


C'è stato un tentativo d'assalto del Comité des Forges l, come Lei avrà visto. Finora niente d'immutato, ma Aulard e Buisson sono usciti dal Comitato politico. Renaudel se n'era già andato da tempo. Altri collaboratori, specialmente letterari hanno pure disertato. Paris Soir pure ammalato, i migliori redattori sono passati a Le Soir. C'è stato dei battibecchi e delle bastonate tra le redazioni dei due giornali. Gli antifascisti di Parigi (italiani) sono divisi in due categorie: antifascisti veri, sinceri, serii, e militanti, ed antifascisti di nome, per caso, forse perché rifiutati dal fascismo, viveurs fannulloni, truffatori, immorali ... .e non dico altro: e v'è una quantità, anche fra quelli che usufruirono d'un certo prestigio, che non fanno veramente nessun onore al fuoruscitismo. Che triste spettacolo danno a noi italiani ed anche ai francesi. Quello che è peggio si è che questi sono i più numerosi ed i più intraprendenti. La vergogna dura da troppo tempo e molti fra i sinceri ne sono disgustati al punto che si tireranno in disparte con danno della sanità della causa. Si aspettava da questa gente che noi eravamo usi a considerare fuori degli eroi, se non un vero eroismo, almeno un po' di ... dignità. Lontani dal pericolo, non ci pensano più. Si ricordano d'esser antifascisti perché a Parigi si pu6 truffare gli uni e gli altri con una estrema facilità, darsi ai piaceri, alle orge le più vergognose. Domani costoro salteranno fuori ad urlare d'aver salvato l'Italia mettendosi avanti per- occuparne i primi posti. Sarà possibile? Tante volte io mi domando con ansia, specialmente dopo gli avvenimenti di questi ultimi tempi, se questa non è la mentalità della maggioranza degli italiani. Ma penso che deve certamente essere un effetto della mancanza d'abitudine di trattare e di vivere cogli italiani, ciò che me li rende tanto ... antipatici. Abituato da un quarto di secolo a vivere in Continuo contatto con gente di altri ... costumi, più sincera, meno intrigante e meno... venale, mi trovo veramente a disagio in mezzo ai miei compatrioti. Anzi mi l Importante cartello creato dagli industriali francesi siderurgici nel 1864. Svolse un ruolo economico e politico tra il 1918 e il 1939. Fu soppresso dal governo di Vichy nel 1940.


sono allontanato quasi completamente da loro, sempre conservando ardentissimo l'amore della mia patria che spero di rivedere presto libera. Lo spirito fascista, come diceva molto opportunamente Donati, in un suo articolo di quest'estate, è troppo generalizzato negli italiani, anche in mezzo a coloro che si dicono e si sentono antifascisti. Si riuscirà a distruggerlo, almeno in mezzo agli antifascisti? I o credo che sia questa una necessità per abbattere il fascismo ed impedire definitivamente il suo ritorno, sotto altro nome ed altra direzione. Più sincerità, più disinteresse, più solidarietà, meno avidità di piacere e di danaro, meno orgoglio; queste virtù non sono troppo praticate da una grande parte di signori fuoriusciti; tutt'altro. Non creda per altro che io li trovi tutti allo stesso livello morale. No. Ce ne sono che meritano rispetto ed aiuto, ma sono i meno, che naturalmente soffrono a causa di quegli altri che sono i più. Basta, io non voglio annoiarla più oltre, La prego di credere che se mi lascio andare a questi sproloqui, è unicamente perché mi sento mortificato nel mio amore d'italiano per la nostra povera patria schiava e così bistrattata anche da coloro che vanno attraverso il mondo proclamandosi suoi paladini. Prego Dio per l'Italia e per i nostri cari amici che attra'versano prove tanto dolorose; faccio per Lei, anche a nome della mia famiglia, i migliori voti perché Dio Le conceda di ritornare presto a vivere in casa nostra, nel regno della libertà e della giustizia, e riprendere il posto di combattimento lasciato vacante. Cordialissimi saluti

STRAGLIATI A STURZO (f. 5 A, C. 50) Parigi, 7 gennaio 1927 Carissimo Sig. Professore, Le scrivo col cuore straziato per le sofferenze a cui ho assistito di questi giorni in mezzo ai poveri emigrati. Professori, diret-


tori d'imprese, impiegati, operai d'ogni categoria etc. che arrivano giornalmente sprowisti d'ogni mezzo. Tanti hanno passato e passano ancora le notti presso qualche amico o persona benefica dentro caffé o ristoranti italiani, e parecchi hanno trascorso qualche notte fuori correndo da un quartiere all'altro per non morire intirizziti, aspettando l'apertura dei caffé. Moltissimi hanno sofferto e soffrono la fame. E' indescrivibile lo stato miserevole di questi poveri disgraziati. Per prowedere ai più urgenti bisogni si è costituito un comitato di cui faccio parte e che ha provvisoriamente sede presso di me. In due giorni siamo riusciti a raccogliere fra amici 500 franchi, e provveduto alla distribuzione di 70 od 80 pasti per mezzo di buoni. Presso amici abbiamo trovato ricovero per circa una diecina di persone, ma prowisoriamente ed in via eccezionale. Bisognava cercare qualche cosa di più vasto e definitivo. La Democratie, cui mi rivolsi col nostro amico Massa, ha preso la cosa molto a cuore, ed ho il piacere di annunziarle che oggi stesso ho ottenuto l'uso di un dormitorio di 20 letti per 600 franchi mensili e due o tre camerette con più letti. Ma il dormitorio manca totalmente di biancheria e di coperte cioè ad ognuno dei 20 letti (puliti) non è annessa che una semplice coperta. Le camerette contengono invece letti completi e costano fr. 2 per letto e per giorno. Ciò che costituisce una vera occasione provvidenziale. I1 ristorante annesso alla Démocratie fornirà dei pasti completi a 3,50, quindi con 10 franchi giornalieri ed anche un po' meno, una persona potrà vivere. Questo servizio incomincerà a funzionare lunedì prossimo. Che ci mancano sono lenzuola, coperte ed asciugamani. A ciò provvederemo domani e lunedì mattina, ma siccome noi pure non siamo capitalisti, dobbiamo ricorrere a sottoscrizioni. Mando a Lei una scheda senza aggiungere altro. Aggiungo che, affinché quest'opera non abbia ad assumere il carattere d'un prowedimento del tutto passivo, atto ad incoraggiare certe velleità parassitistiche, quelli che possono appena e che lavorano, dovranno pagare il doppio di ciò che paghiamo noi alla Démocratie. Ciò per ammortizzare le forniture, compensare il passivo dei nullatenenti, e costituire un fondo di riserva pronto sempre per parare a qualunque evento. Questo per quanto riguarda l'alloggio. I1 ristorante chi può se lo paga ed il comitato prowede per gli altri.


La settimana prossima speriamo dare al nostro comitato mezzi più ampi ed anche... ottenere soccorsi più corrispondenti ai bisogni l I1 povero Corriere [degli Italiani] deve uscire di nuovo questi giorni, ma ormai ha i suoi giorni contati. Altre novità rilevanti: nulla. La terrò informata del corso della nostra opera. Pensi all'urgenza dei nostri bisogni, e riceva i miei più cordiali saluti.

STURZO A STRAGLIATI (f. 5 A, C. 51) [Londra], 10 gennaio 1927 Caro Stragliati, la tua lettera mi ha commosso. Non sono in grado di parte-cipare largamente alla vostra iniziativa che approvo di cuore; ma fo quel che posso. Tra quel che ho messo io e quel che ho raccolto fra quattro amici che ho visto ieri, ti mando 3 sterline e mezzo con Vaglia postale - Ordine ... n .... In questi giorni vedrò anche qualche altro, e quando avrò raccolto un po' di danaro lo spedirò. Ricordami ai cari profughi italiani e dì che col cuore sono con loro e in mezzo a loro. Scriverò a Mr. Marc Sangnier ringraziandolo come ringrazio vivamente l'amico Massa. Vedi di darmi altre notizie più dettagliate ed esatte, sì che io possa far scrivere qualche cosa sui giornali di qua. Anzi, sarà meglio, vedi di farmi un'intervista con uno dei più notevoli tra i profughi, che io cercherò di piazzare in un giornale; e il ricavato (forse due sterline) lo manderò costà per il "Primo Soccorso". 1 Sull'attività di Stragliati ed in genere del « Primo Soccorso » in favore dei profughi antifascisti a Parigi, cfr. F. RIZZI, op. cit., pp. 526 sgg.

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Dammi più esatte informazioni del Corriere degli Italiani e

di Donati in modo speciale. Ho letto sull'ltalia di Milano che l'Informatore della Stampa di Roma dice che il Corriere degli Italiani è stato sospeso dalle autorità francesi. Vero? Mandami qualche numero dell'Action Frangaise. Grazie. Saluti devoti.

82.

STRAGLIATI A STURZO (f. 5 A, C. 49) Parigi, 12 gennaio 1926 Egr. Sig. Professore, grazie infinite per le 3,10 sterline che cambiate hanno sfruttato 433,50 franchi e furono immediatamente versate al tesoriere del "Primo Soccorso". Ho letto al comitato la Sua lettera, ed a nome di tutti ringrazio del pronto e generoso soccorso nonché delle confortanti parole; i profughi non dimenticheranno D. Sturzo. A proposito, sono lieto di annunciarle che hanno letto con molto interesse e soddisfazione l'articolo di Crespi sulla Libera Stampa del 4 corrente. Tutti approvano le conseguenze prospettate in detto articolo dall'autore notando che la seconda parte di esso (autonomia, decentralizzazione) è ispirato da Lei se non pure la totalità. Si plaude al coraggio di chi ha osato finalmente tracciare un programma del dopo fascismo. Anche la massa operaia che awicino giornalmente ha provato un senso di sollievo, tanto più che da tempo non ha più udito una parola dei capi su quello che potrà essere il domani. Dal trincerone della Rue de la Tour d'Auvergne niente, sempre niente. Si direbbe che quei signori abbiano scelto Parigi L'anno è 1927. Angelo Crespi, filosofo e pubblicista, fu corrispondente de Il Popolo da Londra. Sede della Concentrazione antifascista. l


come luogo di riposo e di villeggiatura. Questa è l'impressione di tutti quelli che sono armati di un po' di buona volontà. Finalmente, dopo che si ebbe notizia della costituzione del nostro piccolo comitato l, aguzzati, non so bene se da rimorso o da invidia, si sono decisi a muovere le prime pedine del vasto e complesso loro programma che non avevano potuto mettere prima sul cammino della realtà prima d'aver chiarito certi punti, certe situazioni etc. etc. come da trent'anni sono da fare. Ebbimo quest'oggi un abboccamento con alcmi di loro signori, i quali ci hanno sollecitati con belle maniere a cedere il passo al grande Comitatone che dopo lieti simposi allietati da fiori e da champagne coi relativi discorsi ditirambici (quando i poveri diavoli sconosciuti morivano di fame e di freddo) s'è accorto che era tempo di agire e di lanciare a traverso tutto il mondo la costituzione di una grandiosa opera di assistenza alle vittime del fascismo con garanzia di nomi più che maiuscoli etc etc. Dovremo rivederci per una eventuale intesa a fine di non disperdere le energie, ma nessuno fra di noi, dal prof. Berneri anarchico, passando pel prof. Ziletti repubblicano fino a me, è disposto a lasciarsi divorare da questi lupi. Ci consta inoltre che come sempre gli esponenti dei differenti partiti che dovrebbero partecipare- al Comitatone non s'intendono affatto, avendo tutti delle pregiudiziali da mettere a discapito dei consociati eventuali. Intanto chi ha fame e freddo ha tempo di morire. Loro studiano ancora le modalità; noi mettiamo immediatamente in esecuzione un programma minimo che certo non esclude il loro, anzi a meno che non deve essere assorbito da quello ancora inoperante è lettera morta. Ci dica 'anche Lei il suo parere in merito: noi saremo lieti d'avere qualche suo coilsiglio. Corriere degli Italiani. Dopo una sospensione di tre settimane da parte del ministro delle finanze, è riapparso domenica sotto il primitivo formato, stampato di nuovo a Parigi. Vanno vociferando d'aver trovato un millione [sic! l, ma io credo che è un millione [sic!] di quei tanti trovati finora, perché gl'irnpiegati non sono ancora pagati da un mese e mezzo. Tiratura ridotta a 3000 copie, di cui 1300 invendute. Sempre un personale numeCfr. doc. 81 n.


- rosissimo (almeno 15). Donati ha lasciato crescere un bel pezzo... grida, gesticola, salta qualche pasto a pié giunti ... e di quando in . quando beatamente canta. Beato lui! L'Action Francaise. Domenica fu venduta come precedentemente davanti alla chiesa. Alla Madeleine ci fu un battibecco tra strilloni e fedeli, ma la vendita non fu meno abbondante delle domeniche precedenti. Si dice anzi che i lettori di quel giornale rispondessero a chi faceva notare essere esso giornale messo all'indice: "que la Pape s'occupe de ses affaires; nous on s'occupe des notres" l . Un prete francese addetto al servizio della mia parrocchia, a cui chiesi il suo giudizio sulla lettera del Papa al Card. Andrieu due o tre mesi addietro, mi rispose letteralmente: « Eh bien, mon cher ami, je vous dirais que 1'Eglise est une institution purement italienne et que nous donnons aux wesures qu'elle prend contre I'A[ction] F[rancaise] le poids qu'elles ont réellement, ni plus, ni moins ». Cioè nessun peso; credo che questo era il pensiero $i quel reverendo. Certo che Daudet e 1'Echo de Paris colia relativa Associazione Nazionale etc., diretta da Castelnau masticano tabacco supernicotinizzato. Negli ambienti democratici, anche italiani, il provvedimento è stato accolto con molta soddfsfazione. Stamattina trovandomi in uno studio di un agente d'Assicurazioni in mezzo ai cattolici francesi, notai nel corso della discussione sollevatasi circa la condanna dcll'A[ctionl F[rancaise] questa osservazione fatta da uno dei presenti e da tutti approvata: « Se il Papa fosse veramente il rappresentante di tutti i paesi cattolici e non solo d'Italia, non condannerebbe solo i nostri dell'A[ tion] F[ rangaise l ma condannerebbe anche i fascisti italiani o né gli uni né gli altri D. Questi sono piccoli e grandi che non hanno nessuna influenza sullo stato di soddisfazione generale creato dalle disposizioni pontificali. A parte le mando i richiesti numeri dell'A[ction] F[ rancaise]. Sabato fui dall'opera Card. Ferrari per un aiuto pel "Primo Soccorso". Fui gentilmente accolto e congedato con tante belle Nel dicembre 1926 i1 Papa Pio XI condannò ufficialmente il movimento deil'Action Franpise definendolo « una particolare forma di modernismo ».


parole. Era da aspettarsi. I1 D[on] Maggi mi confessò che il pranzo dei 2.500 poveri per Natale era stato imbandito in gran parte coi denari del fascio. « Se abbiamo potuto organizzare il pranzo ai poveri, lo dobbiamo in gran parte a loro D, queste le testuali parole. Nella lista dei sottoscrittori che pubblicheremo sui giornaIi non mancheremo di mettere l'Opera Card. Ferrari con un bell'O. E' arrivato Miglioli. Con quel suo fare turbolento è riuscito a portare un po' di coraggio negli ambienti antifascisti ed antitrinceronisti [sic]. Viene a cena da me stasera. Si .deve intervistare anche lui? Gradisca i miei più sentiti ringraziamenti e cordiali saluti [P.S.] il gregario è felicissimo di ricevere dei fr[anchi] dal capo. Non è un atto di stima?

STRAGLIATI A STURZO (f. 5 A, C. 52) Parigi, 16 gennaio 1927 Carissimo Sig. Professore, rispondo subito alla sua giuntami solo ieri alle 19 l. I1 comitato è lietissimo ch'Ella prenda la nostra causa a cuore ed a mezzo mio La ringrazia vivamente. Ieri sera avevamo 19 presenti al ristorante ed al dormitorio., A più di 200 sale il numero dei soccorrendi che si trovano senza mezzi ed a cui non possiamo ancora prowedere per la limitatezza dei nostri mezzi. Parlo dei profughi vittime della reazione fascista e non degli italiani soltanto disoccupati. Tutte le classi e tutte le professioni sono rappresentate nel triste esercito. Manovali, operai specializzati, impiegati e professionisti. Cinque insegnanti di cui due professori di liceo, fra cui Ziletti del quale a parte troverà lo stato di servizio e Berneri

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Cfr. doc. 81.


idem - Fabbri Luigi, esonerato dalle scuole di Bologna per essersi rifiutato di prestare giuramento di fedeltà etc. (conosce l'inglese). I n una lista a parte Le mando i nomi col relativo stato di servizio (dei membri del comitato, e cariche). Da una quindicina si provvede pel vitto ed alloggio di molte persone che arrivano ora ad una ventina. Finora si sono incassati circa 1.500 franchi, ma ci sono stati assicurati altri concorsi, e soprattutto aspettiamo il ritiro delle schede di sottoscrizione affidate ad amici. I1 nostro scopo tende a sopprimere il doloroso spettacolo degli italiani profughi per un'idea, sbandati per le vie di Parigi affamati e senza alcun ricovero. Procurare possibilmente lavoro. Per ora non ci siamo occupati che dei profughi di Parigi, ma la nostra opera dovrà estendersi in tutte le regioni della Francia ed in Svizzera ove numerosi sono egualmente quelli che hanno bisogno di soccorso. Domani si devono vedere delle personalità francesi che si interessano alla nostra opera e la terrò informata dell'andamento delle pratiche. Trincerone. Riunione dello stato maggiore dei differenti partiti antifascisti, staccati completamente dalle masse sofferenti. Si mangia, si discute, si fuma, etc. e null'altro. Nessun gesto, nessuna parola, nessun atto d'incoraggiamento e di aiuto. Sono questi i signori che vorrebbero ora assorbire il nostro comitato. Martedì alle 15 dobbiamo avere un altro abboccamento che prevediamo già fin d'ora sterile di risultati, perché loro fanno discussioni dottrinarie e noi modestamente, all'infuori di ogni preoccupazione di colore politico, ci siamo messi all'opera. H o ricevuto oggi una lettera della sig.ra Bousaquet colla quale avremo un abboccamenio martedi. Le dirò il risultato della nostra intervista. I n attesa cordialmente La saluto.

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STRAGLIATI A STURZO (f. 5 A, C. 53) Parigi, 21 gennaio 1927 Carissimo sig. Professore, facendo seguito alIa mia di domenica sera, l'informo che ho veduto M.me Bousaquet. Questa signora ha promesso d'interessarsi alla nostra opera di cui le ho fornito tutte le indicazioni. Anzi ieri mattina mi scrisse per avvisarmi che una signora americana si offre gentilmente come infermiera, se abbiamo qualche ammalato. Di più mi domanda se fra le profughe italiane in bisogno non vi sia qualche diplomata maestra o professoressa. Per ora non ci consta che, almeno a Parigi, vi siano persone che offrano tali requisiti. Mercoledì sera il nostro comitato ebbe un abboccamento con quello formatosi in questi giorni alla Rue de la Tour dYAuvergne composto di 10 membri, 7 dei quali delegati della Federazione del Lavoro e gli altri tre rappresentanti ciascuno uno dei tre partiti: repubblicano, massimalista, unitario. Come già ebbi a dirle nell'ultima mia, questi signori voIevano ad ogni costo assorbirci ed affidarci un incarico in sottordine, ciò che noi abbiamo rifiutato, volendo restare ente azitonomo ed apolitico. L'On. Morgari l è stato il più transigente dichiarando che capiva benissimo quale era la nostra situazione di fronte agli impegni presi da già due settimane. Aggiunse che come comitato apolitico noi possiamo certamente agire in campi che resterebbero preclusi all'azione del comitato composto della federazione e dei tre partiti politici associati nella lotta di classe. Si è dunque deciso di trovare il mezzo di abbinare le nostre opere affinché non esista nessuna possibilità di concorrenza né dispersione di forze. Io, e con me tutti i componenti il comitato del « Primo Soccorso » saremmo lieti di avere anche il di lei parere in merito. l

Odino Morgari, socialista, emigrato in Francia, fu coliaboratore del

Corriere degli Italiani.


Ieri sera abbiamo avuto un abboccamento con un delegato del « Soccorso Rosso » il quale ci ha versato 1000 franchi come minimo di un contributo mensile da versarsi il 20 di ogni mese. Ci fu fatta anche l'offerta di 20 coperte e di 20 paia di lenzuola. I comitati proletari antifascisti hanno promesso un concorso mensile di 500 franchi. I1 « Soccorso Rosso » ci aveva pure offerto un recapito per la nostra sede nei suoi locali, ma noi abbiamo fatto capire al delegato che data l'apoliticità del nostro comitato, per non dare luogo ad apprezzamenti sfavorevoli non potranno accettare. I1 comitato accetterà nel suo seno anche un delegato del « Soccorso Rosso » come accetta i delegati di tutti quegli enti che intendono aiutarci. Inutile quindi ch'io Le dica che se in Inghilterra si costituisce un comitato, noi desideriamo che un suo fiduciario entri in seno al nostro comitato onde possa avere mezzo di controllare il nostro operato. La questione della sede definitiva non è ancora risolta; lo sarà forse in giornata, tanto più che la cosa è urgentissima, dovendosi domani passare alla stamperia le ordinazioni degli stampati. Ad ogni modo fin qui le cose proseguono regolarmente, gl'inquilini aumentano, ma tre o quattro che si sono messi al lavoro pagano. Una ventina sono sempre a tutto carico del comitato. Dunque c'è urgenza di raccogliere fondi. Per la intervista, non credo che la cosa sia possibile; nessuno di questi signori sembra disposto a concederla. Inoltre temerei che non avesse ad essere una intervista sul tipo di quella di Turati. La farebbe forse, o senza forse Miglioli: ma io sono convinto che non si prenderebbe troppo sul serio, perché Miglioli è portato all'iperbole. Ogni sua parola è improntata all'ottimismo il più smisurato. Spera una soluzione fra tre mesi ... Ad ogni modo indichi Lei la via da seguirsi. I n attesa di un suo scritto cordialmente La saluto


STRAGLIATI A STURZO (f. 5 A, C. 54) Parigi, 28 gennaio 1927 Carissimo Sig. Professore, lunedl ho ricevuto la sua lettera colle 4 sterline che cambiate hanno fruttato franchi 484. Quindi nessuno smarrimento; semplicemente ritardo da parte mia. Adesso che abbiamo una sede definitiva stiamo facendo degli stampati coll'indirizzo, quindi anche delle ricevute regolari. I n attesa di spedirle regolare ricevuta Le farò scrivere dal prof. Ziletti accusandole ricevuta delle somme di fr. 423'50 484 = 907,50 di cui sentitamente a nome dei profughi La ringraziamo. Giorni fa vidi Marc Sangnier il quale mi promise che avrebbe costituito un grande comitato francese facendomi prospettare la possibilità d'una festa per vittime del fascismo al Trocadero. Mi consigliò di fare una circolare sottoscritta da tutti i membri del nostro comitato all'indicazione del partito politico di ognuno, poi inviarne una copia ad ognuna di 150 personalità del Congrès International pour la Paix convocandole nei locali della Democvatie. Si era fissata la prima convocazione per mercoledì 2 febbraio, ma in seno al nostro comitato è sorta qualche obiezione che a mio avviso non è giustificata; ciò che ci ha fatto rimettere una decisione a domenica. I soliti trucchi, le solite mozioni d'ordine, le solite pregiudiziali etc. come da trent'anni e più si usa fare dai socialisti italiani quando si tratta di assumere deile responsabilità. Si temona scomunicazioni dalla direzione. Sono convinto che domenica si accomoderà tutto e si potrà

+

a

1 Uomo politico francese, fondò nel 1894 una piccola rivista, Le Sillon, organo deii'omonimo movimento che mirava ad un rinnovamento morale, religioso e democratico deUa società. I1 movimento venne condannato da Pio X il 25 agosto 1910. Sangnier si prodigò per una conciliazione tra cattolici e Repubblica. Nel 1912 fondò un giornale La Democratie e una lega: la « Jeune Republique ». Fu presidente del « Comité de secours aux réfugiés poiitiques itaiiens D.


senz'altro addivenire al comitato francese che sarà per noi di garanzia morale. Il Comitatone della Rue de la Tour d'Auvergne ci ha già mandato ufficialmente parecchi individui da soccorrere, ciò che di buon grado abbiamo fatto. Nitti ci ha versato ieri 500 franchi, sottoscrivendosi per un contributo mensile di 200. Ciò che porta il nostro contributo assicurato a 1700 fr. mensili. Per ora abbiamo ancora 2000 fr. in cassa, ma le spese aumenteranno perché aumentano le persone a cui abbiamo deciso di somministrare due pasti od almeno una scodella di zuppa al mattino con un pasto completo la sera. Noi prowediamo alle necessità più urgenti, ma ci sono altre miserie che aspettano soccorsi, come mettere in casa le famiglie, vestire quelli che hanno bisogno, fornire qualche denaro per- i parenti bisognosi rimasti in Italia etc. Come vede sono questi dei compiti che suppongono grandi mezzi. Per ora limitano la nostra opera a quanto più urge. I1 povero Corriere [degli Italiani] è morto ancora una volta. L'ultimo numero è di domenica ultima passata. Sono tutti matti, anche Donati. O sono degli incoscienti o dei criminali, in tutti i casi sono dei sabotatori dell'antifascismo. Povero Donati! Meritava certo una migliore compagnia; ma anche lui è'troppo strafottente e prende le cose troppo alla leggera. Si parla sempre della' prossima uscita del giornalone della Tour d'Auvergne l . Non Le pare una vergogna che tutto l'antifascismo non sia capace di fare un giornale italiano per tutta l'Europa? Provvederò per il libro su Maurras. (Sa che Turati ammalato è stato .spedito quasi misteriosamente per ignoti e pii1 miti lidi?). Ringraziandola cordialmente di quanto fa pei nostri profughi, pregola credermi. Suo dev.mo

l I1 primo maggio 1927 uscì a Parigi Ln Libertd, organo d e l h Concentrazione. Cfr. A. GAROSCI, Storia dei op. cit., pp. 38 sgg.

...,

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STURZO A STRAGLIATI ' (f. 5 A, C. 56) London, 31 gennaio 1927 Ho ricevuto la tua del 20 presente mese. Scrivo subito e mando cinque lire sterline per il comitato di « Primo Soccorso » dei rifugiati italiani. Le spedisco in chéque presso la Barclays Bank n. A.493359. Essa ha anche sede a Parigi (mi pare a rue 4 Septembre) o li vicino. L'ho intestato a te e tu solo puoi riscuoterlo perché non è girabile. Mi dispiace darti questa noia, ma evito così una spesa inutile di circa mezza corona, che al cambio di Parigi sono fr. 15,50. I1 che non è opportuno né per me né pel comitato. Appena possibile, ritornerò a spedirti le somme raccolte. Qui ancora il comitato formale non è costituito perché si aspetta il rapporto dei quacqueri, e perché si desidera che sorga anche un gruppo francese che potrebbe far capo a Marc' Sangnier qui molto conosciuto e apprezzato. Apprendo quindi con piacere quanto tu mi scrivi in proposito, e sarà bene sollecitarlo anche a mio nome. I o spero che il comitato inglese faccia molto: ma bisogna vincere molti dubbi e non poca diffidenza dato che si tratta di soccorrere profughi non a Londra, ma a Parigi e altrove. Attendo quindi informazioni complete dell'azione di Marc Sangnier, e dei contatti che tu avrai avuto con il rappresentante dei quacqixeri.

1 In basso, alla fine della lettera, Sturzo annota: « I1 resto personale e di altro oggetto B.


STRAGLIATI A STURZO ' (f. 5 A, C. 57) Parigi, 1 febbraio 1927 Carissimo Sig. Professore, ricevo all'istante la sua di ieri e l'accluso chèque di 5 sterline. Qui unite troverà le due ricevute delle precedenti somme. Ieri venne da me il segretario dei quacqueri senza potermi trovare. Ci incontreremo domani. La terrò informato dei risultati. Vedrò forse giovedì Sangnier al quale lessi la di lei lettera e si mostrò touché di questa attenzione. Domenica sera alla riunione del comitato è sorta una piccola discussione che ancora, malgrado le mie speranze non è stata del tutto risolta in senso favorevole. I comunisti e per essi i rappresentanti del « Soccorso Rosso » hanno emesso delle obbiezioni sull'opportunità di sollecitare direttamente la costituzione di altri comitati. Mancando alla riunione tre membri favorevoli alla mia risposta di intervento diretto presso persone od enti democratici stranieri, la cosa verrà liquidata giovedì. H o la ferma convinzione che tutto andrà bene. Sempre gli stessi questi comunisti. I bisognosi sono reali e numerosi. Specie in questi momenti di crisi degli affari. La nostra organizzazione è ancora un poco caotica, ma si deve tener conto che si è cominciato con nulla e s'è dovuto provvedere con estrema urgenza. Ci sono veramente casi pietosissimi. Domenica s'è deciso di incaricare in maniera definitiva della sorveglianza dei locali l'ex segretario di uno degli on. Bergamo un bravo giovane che ebbe tronco il braccio in un conflitto coi fascisti. Questo poveretto avrà così assicurata la vita che non potrebbe guadagnare altrimenti data la sua mutilazione. Gli si passa camera, due pasti e cinque franchi al giorno. Deve tenere I'ordine, la pulizia, registri etc. e provvede alla distribuzione I n alto a sinistra, Sturzo annota: « 6 febbraio - con L. 7.100 P. Neii'originale manca la parola successiva a « degli P. Mario Bergamo, deputato repubblicano, emigrò in Francia. Propugnava una sorta di nazional-comunismo. Uscì dal PRI e diresse un quindicinale, 1 novissirni annunci edito a cura dei comitati RES (Repubblica e socialismo). 1

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dei buoni per il ristorante. L'opera incomincia ad avere un'organizzazione. Procederà bene, perché le buone volontà non mancano. Gli inglesi non saranno delusi. Ho ricevuto ieri una lettera da Cordero che si trova a Montreux in Svizzera e mi annuncia la sua venuta a Parigi pel mese d'1 marzo. Oggi è venuto da me Donati. Trovandomi io assente mi h a . fatto pregare di rendermi ad un appuntamento per domani alle 11,30. Era in compagnia di - due altre persone e annunciava una cosa urgentissima e di grande importanza. Forse un altro giornale in fieri! So che non è completamente d'accordo con Borelli e tenta di risuscitare il Corriere [degli Italiani] o di creare un altro giornale senza Borelli. Vedrò domani di che si tratta e la terrò al corrente. Sento con piacere che Ella vuole occuparsi di aiutare un po' anche questo poveretto. Ne ha veramente bisogno. Della di lei lettera non trapelerà nulla. Ringraziandola a nome del comitato e pei poveri profughi La prego gradire i miei più cordiali saluti e quelli della mia famiglia .

STRAGLIATI A STURZO (f. 5 A, C. 58) . Parigi, 5 febbraio 1927 Carissimo Sig. Professore, sono dolente di doverle dire che contrariamente alle mie fondate speranze di vincere l'opposizione sollevata dai comunisti contro la costituzione di un comitato francese facente capo a Sangnier, il nostro comitato ha deciso in senso del tutto contrario. L'appello ai sensi umanitari degli uomini liberi, come appariva n d testo dello statuto, pei comunisti non ha che un senso del tutto contrario alla significazione logica delle parole. Per loro Marc Sangnier, Ferdinand [ ...l l e tanti altri non sono liberi 1 Parola illeggibile. Probabilmente Fernand Buisson, presidente tra il 1913 e il 1926 della « Ligue des droits de i'homme P.


perché non legati al carro del bolscevismo. Mentre la settimana passata l'opera di queste personalità francesi era stata ufficialmente sollecitata ed accettata, giovedì sera venne senz'altro rifiutata. I nostri amici fondatori del <( Primo Soccorso si lasciarono persuadere dagli argomenti sonanti del << Soccorso Rosso D rimangiandosi vergognosamente le belle affermazioni di indipendenza. I o che avevo proposto (loro accettarono dapprima con entusiasmo) di sollecitare l'appoggio del Sangnier in vista anche d'un comitato così, trovando ora la mia permanenza nel comitato in contrasto colla mia dignità di uomo veramente libero, mi sono ritirato non senza aver rimproverato a questi meschini la loro dedizione all'oro di Mosca. Tutti profughi e quasi tutti senza mezzi, i firmatari dell'appello del << Primo Soccorso D, sono stati in maggioranza aiutati personalmente coi denari dei comunisti che agirono per mezzo di Bonito (maestro a Cerignola). A chi si fecero dei prestiti, a chi si comprarono abiti, a chi si pagò la pigione, ed a chi la balia pel neonato (Ziletti). La libertà è stata sacrificata al bisogno! Ieri vidi il segretario dei quacqueri il quale mi approvò incondizionatamente ed entrò nelle mie vedute della costituzione d'un comitato per soccorrere i coatti e le loro famiglie. Domani vedrò Sangnier al quale suggerirò la stessa cosa. Che ne dice Lei? Se queste correnti di simpatia in pro delle vittime del fascismo esistono, non sarebbe bene lasciarle sperdere. Qui si hanno dati precisi sulle persone confinate e sui bisogni loro e delle loro famiglie. Magari può fornirci tutte le indicazioni necessarie. Se Lei crede che la cosa sia possibile, voglia dirmelo e darmi i suggerimenti pratici più opportuni all'uopo. Un profondo senso di amarezza mi opprime nell'abbandonare il Primo Soccorso D perché mi ci ero consacrato con tutte le mie forze, ma la mia coscienza me lo impone. Lei vorrà scusarmi delle noie che le ho procurate involontariamente col solo scopo di soccorrere i nostri fratelli che soffrono. Non ho versato le 5 sterline al <( Primo Soccorso D senza prima avere il Suo consenso. Spero che il versamento potrebbe effettuarsi, dato che tale somma gli era destinata e che non verrà, io credo, distratta dal suo scopo. Attendo suoi ordini.


Donati. Fra qualche giorno (è uscito completamente dalla gabbia dei matti fratelli Borelli e compagnia) farà uscire 12 Domani d'Italia quotidiano antifascista. M i assicura che è in possesso delle somme necessarie per assicurare l'esistenza di tre mesi al giornale senza fare appello alla pubblicità né ad altra fonte.. Mi ha pregato di assumere la concessione esclusiva della pubblicità; avendo ben cura di aggiungere, che date le ristrettezze di cui dispone la società del nuovo giornale, non mi si farà l'anticipo d'un centesimo, né per il funzionamento dell'impresa, né per il locale. Ho accettato in via di principio, ma non vedo come sarà possibile mandare avanti la baracca in queste condizioni. Con pochi biglietti da mille sarebbe possibile incominciare e continuare (non si farebbe nessuno avanzo al giornale che incasserebbe alle scadenze dei contratti) ma proprio senza il becco d'un quattrino... I o non dispongo neanche d'un biglietto da cento a causa della crisi che da più di tre mesi non mi ha lasciato guadagnare proprio nulla, e che sembra voglia continuare. Rivedrò Donati di questi giorni e cercherò di avere, non da lui solo, ma anche dai suoi amici o soci, condizioni possibilmente migliori. Non le nascondo che il nome di Donati è circondato da non poche diffidenze. Lui non se lo dissimula. La sua povertà apparente e reale è una garanzia della sua onestà, ma quei contatti coi Bazzi, Beltrani etc. hanno prodotto una impressione penosa, che domani potrà anche lasciare aperto il passo al ritorno di quella corrente di simpatia e di stima che circondava il nome e l'opera del nostro amico. Io glielo auguro sinceramente. In questi tempi di pervertimento morale si fa tanto presto a macchiare una persona. . I1 credo che il Corriere [degli Italiani] è morto definitivamente, malgrado sia uscito ancora ieri per annunciare la sua uscita settimanale. I tre B., veri delinquenti, non hanno più un soldo né chi glielo dia. Quindi Il Domani d'Italia potrà benissimo, se adotterà anche dal lato amministrativo metodi più seri e più onesti ed un tono più alto e dignitoso nella redazione, ricon- ' quistare il campo perduto dal predecessore. Scriverò subito appena veduto Sangnier. Cordiali saluti

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STRAGLIATI A STURZO (f.5 A, C. 59) Parigi, 9 febbraio 1927

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Carissimo Sig. Professore, oggi è venuto da me Gnudi mandato dalla direzione del P.C. per esternarmi il vivo rammarico per quanto, ad opera dei rappresentanti del. « Soccorso Rosso » (convenuti) era awenuto in seno al comitato « Primo Soccorso D, e pregarmi di esprimerlo anche a Lei. Ha aggiunto che i colpevoli sono stati sconfessati pienamente e che per dargli soddisfazione saranno revocati dal comitato che la direzione del P.C. vorrebbe appunto allargato nel .senso da noi propugnato, con Sangnier ed anche con altre personalità cattoliche ed anche ecclesiastici. Sul terreno del soccorso alle vittime del fascismo i comunisti intendono cooperare lealmente con noi, anzi desiderano di essere messi in contatto con Sangnier per mezzo di uno dei loro capi (Tasca) e anche coi quacqueri. Loro sarebbero per un comitato misto italo-francese ed altro. I o sono lieto di questa prospettiva, e per tagliar corto a certe maligne dicerie che già vanno prendendo piede, verso di mia iniziativa 500 franchi al coniitato riservandomi la di lei autorizzazione pel resto. Attendo sue direttive. Cordiali saluti

STRAGLIATI A STURZO (f. 5 A C. 60) Parigi, ii 22 febbraio 1927 Carissimo Sig. Professore, ho ricevuto la sua cartolina del 19 corrente. Le dirò subito . che i comunisti non li ho più visti, ma Tasca mi ha fatto dire che Gnudi, attualmente in viaggio nel sud della Francia, sarebbe venuto di questi giorni per vedermi e venire ad un accomodamento

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completo nel senso da me propugnato, cioè: ritiro dei tre che furono la causa dell'incidente. Ciò per avere una garanzia contro il ritorno di simili fatti e per l'avvenire poter lavorare in un'atmosfera di reciproca stima e fiducia e sopra un piede di perfetta uguaglianza. Ziletti è ritornato all'assalto delle parecchie centinaia di franchi che ancora tengo presso di me, ma inutilmente. Gli ho detto chiaramente che non avrei sborsato un centesimo fino a soluzione completa dell'incidente. Qualunque sia la soluzione che interverrà, Sangnier che ho visto venerdì, è disposto ad appoggiare la costituzione di un comitato del tutto francese od anche franco-italiano insieme ad altre personalità, fra cui Buisson, Painlevé etc. coi vescovi di Versailles, Arras e Troyes. Il segretario generale degli amici cristiani che vidi una diecina di giorni fa, qui di passaggio da un viaggio in Germania, mi disse che aspettava una risposta circa la soluzione dell'affare per cooperare con noi. In questi giorni, o in un senso o.nell'altro una soluzione sarà presa; più probabilm'ente la formazione ex novo d'un comitato misto italo-francese. La terrò informata. Domenica fui con Donati a colazione dall'abbé Lugan a Brétigny. Ci chiese notizie di Lei pregandoci di trasmetterle i suoi saluti. Ciò ch'io faccio con molto piacere. Rividi Donati ieri ed insieme si andò dal tipografo per la correzione delle bozze degli stampati pel servizio pubblicità de Il Dovere che dovrebbe uscire il 4 marzo. I1 titolo II Domani d'Italia è stato bocciato per non suscitare il risentimento di quelli che avrebbero potuto credere la preponderanza di Miglioli in questa iniziativa in cui non ha nulla a che fare. I1 povero Donati è molto abbattuto moralmente e fisicamente. Non mi sembra più ottimista come quindici aiorni fa. E' molto annoiato anche pel fatto della scomparsa misteriosa di suo fratello che fu visto per l'ultima volta a Venezia, il 14 novembre di dove sembrava diretto verso Lusath. Tutte le ricerche fatte non hanno dato nessun risultato. E' convinzione generale che sia stato ucciso in una imboscata o al valico della frontiera. Nella colonia antifascista regna sempre il caos coi soliti trucchi poco puliti, colle solite maldicenze. Tutti giorni corrono nuove voci più assurde 'le une delle altre. I massoni hanno fondato

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l'« Unione Democratica » che sembra faccia testa a tutti. E' stato lanciato il programma firmato dal Triaca ed altri due meno noti affiliati delle logge. Si annuncia la prossima pubblicazione d'un settimanale, organo della direzione. Miglioli annuncia Il Fronte Utzico organo dei comitati antifascisti. Cianca, Giannini e tanti altri stanno preparando chi un quotidiano politico, chi una rivista, chi una gazzetta umoristica etc. e chi più ne ha più ne metta. Come Ella vede, siamo in piena Babele. A parte Le mando dei giornali con un riassunto deli'intervista concessa dal Papa al p. e S. I. Labrière circa 1'Action Franais se e da questi fatta circolare a più migliaia di copie, malgrado ne fosse stato sconsigliato dai superiori. Dato che la crisi commerciale si awia verso un miglioramento, quantunque lento, io sono molto occupato in questi giorni, ragione per cui, Le scrivo più raramente. Lei vorrà scusarmi. Intanto mi creda suo aff.mo

P.S. Unisco uno specchietto del conto, somme versate al comitato e somme in giacenza presso di me.,

STURZO A RUTTEN ' (f. 5 A, C. 44) Londra, 4 aprile 1927

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Caro p. Rutten, mi rivolgo a &i per un'opera di mera carità. Mi è stato assicurato che a Bruxelles e in altre parti del Belgio, vi è un certo numero di rifugiati politici italiani, che vivono senza alcuna assistenza materiale e morale. Tanto a Parigi che qui a Londra si sono costituiti dei comitati di soccorso, senza caratteri pobtici, ma col solo scopo di rendere a questi meno aspra la vita dell'esilio. Indirizzo del destinatario: « 5, me Leys, Bruxelles ».


Si può fare qualche cosa costà? Io proporrei la costituzione di un comitato di soccorso da mettersi in rapporto con questo di Londra e con quello di Parigi. Quello di Parigi ha per ora la sede presso la Democratie - 34 Boulevard Raspail. Qui a Londra può scrivere al mio indirizzo. Se Lei non può occuparsene, mi suggerisca il nome di persone serie alle quali io possa rivolgermi. Manderei a Lei tutte le informazioni possibili. La prego di rispondermi e di farmi rispondere con una certa sollecitudine. Spero che la voce degli oppressi trovi costì, se non altro, dei cuori ben disposti. Sarà un'opera di carità gradita. Gradisca i miei più vivi ringraziamenti ed affettuosi saluti.

STRAGLIATI A STURZO ' (f. 5 ,A, C. 35) Parigi, 26 maggio 1927 Caro Sig. Professore, anzitutto mi scusi d'essere restato tanto tempo senza scriverle. Ciò è dovuto al fatto che ho molte preoccupazioni, tra le altre quella di aiutare Donati al Dovere Agence. I1 21 corrente si è finalmente costituito definitivamente il « Comitato di Soccorso ai profughi politici italiani D, con Sangnier come presidente, 4 vice presidenti che sono i Sigg. P. Trémentin deputato, A. Borrel deputato, J.A. Fonteny giornalista presidente della Federazione nazionale dei combattenti repubblicani e l'abbé Boyreau parroco di N.S. del Rosario. Al posto di tesoriere venne nominato J. Beis amministratore della Démocratie, e segretario il sottoscritto. l

Carta col timbro:. u Comité de secours

- 4 Bd.

Raspail, Paris VIIe ».

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Aspetto la risposta del Presidente della Camera e dei signori Aulard, Buisson, Gide, abbé Viollet, Sig.re Contessa Noailles, [...l l e Ménard Dorian, tutti aderenti per la formazione del comitato d'onore, e subito farò un commento alla stampa ed un appello al pubblico francese. Mi metterò anche a contatto con alcuni giornali che pregherò di prestarsi per una sottoscrizione nelle loro colonne. Domani saranno spedite liste di sottoscrizione agli aderenti ed ai simpatizzanti. Si prowederà egualmente per proporre qualche festa artistica ed eventualmente una tombola, se le autorità ci daranno il permesso. Finalmente si può respirare. L'altro comitato « Primo Soccorso » fu disciolto, non ne ho più inteso parlare. Da Londra, dopo il suo ritorno sono giunti tre chéques; L. 16,6 - 10,OO - 10,00, di cui l'ultimo ieri. Domani appena avvenuto il cambio manderò la ricevuta. H o comunicato il Suo indirizzo alla Libertà ed alla Volontà: riceve i giornali? I1 Dovere è uscito il 22 corrente, non ha date precise d'uscita. I1 Corriere degli Italiani continua miracolosamente. In seno alla colonia niente di notevole, si vive come solito. Al trincerone si è furiosi per l'iniziativa presa dal gruppo del Dovere coll'appello al popolo francese apparso su Dovere del 22 e che va coprendosi di firme. Fra tre o quattro giorni verrà pure dato alle stampa un manifesto che verrà spedito a tutti i senatori, deputati etc. in cui sarà esposto il punto di vista del gruppo Doveve circa una eventuale e probabile presa di posizioni. Dovere Agence ha suscitato curiosità ed interesse. Donati è sempre di buon umore e sta terminando la pubblicazione di un bollettino popolare. Lui propende per una piccola rivista tipo Motlvernent che costerebbe 650-franchi per 500 copie, scritta in francese e da mandarsi attraverso tutta l'Europa ed anche l'America a titolo di propaganda. La cosa sarebbe certo interessantissima, ma dato che non disponiamo di nessun mezzo finanziario, io sarei d'avviso, almeno per ora, di accontentarci di l

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Parola illeggibile. Organo deiia Concentrazione.


un foglietto in italiano da fare circolare in mezzo ai nostri, con penetrazione possibilnlente in Italia. Ad ogni modo è bene che anch'Ella ci dia il Suo consiglio. Stiamo pure rimettendo insieme un raggruppamento dei popolari residenti in Francia ed eventualmente anche altrove. Che ne dice Lei? Dato che la direzione del partito non esiste più, possiamo noi costituirci organo che funzioni da direttivo? La preghiamo di esserci preciso in merito, che noi ci conformeremo ai Suoi consigli. E' giunto da una quindicina di giorni Cordero dalla Germa-. nia. Mi ha incaricato di mandarle i suoi saluti. Farà anche lui parte della sezione costituenda. Ora passo ad un altro ordine di idee. Donati mi ha pregato di rivolgermi io stesso a Lei: lui si sente handicappato quando si tratta d'una richiesta in proprio. Ecco di che si tratta. Dato che riesce stentatamente a scrivere, senza mandare nessun soccorso alla famiglia che è in bisogno, ha pensato di intraprendere una pubblicazione di romanzi italiani o tradotti in italiano: Il romanzo settimanale al prezzo di 2 franchi. Una pubblicazione del genere manca totalmente in mezzo agli italiani dell'estero, e potrebbe avere un notevole successo. Con un po' di propaganda in Francia ed in tutti gli altri centri d'italiani si potrebbe avviare ad uno smercio di forse 8 o 10 mila settimanalmente, ciò che potrebbe permettere di vivere a quelle persone che vi darebbero la loro opera. Donati ed io ci occuperemo delle traduzioni, pubblicità, amministrazione, il compagno Picelli, padre di. quattro piccoli bambini, molto bisognoso, delle spedizioni etc. ciò che già conosce. Ma qui sta il busillis. Non c'è un soldo ed occorrono 5.000 franchi. Donati si rivolge a Lei perché veda se fra gli amici di costi (Crespi) non sia possibile di raggranellare questa somma da avanzargli a titolo di prestito per un anno. Lo stampatore ci aiuterebbe anche lui per farci un credito di un mese, ma crediamo sia impossibile dare seguito alla cosa senza disporre della minima somma sopra indicata. Per posta Le spedisco un pacco di giornali. I n attesa d'una sua risposta cordialmente La salutp anche da parte di Donati e della mia famiglia.


STRAGLIATI A STURZO (f. 5 A, C. 34) Parigi, 29 maggio 1927 Carissimo Sig. Professore, ricevo la Sua di ieri e mi affretto a risponderle. Lei ha ragione di lagnarsi del mio ritardo a scriverle, ritardo come le dicevo nella mia del 27 corrente che avrà ricevuta a quest'ora, da attribuirsi più che alla pigrizia, alla mancanza di tempo. Comitato. Tutto va bene, come Le scrissi. Arrivano sempre nuove adesioni; ieri quelle di Jean de Pierrefeu. e di Daladier deputato e ministro. Aspetto la risposta del presidente della Camera per l'appello da comunicare ai giornali. La signora Lanvill che è in comunicazione diretta cogli amici di Londra, mi ha detto che avevano rinunciato alla loro idea della signorina impiegata, dato che p d rnonlcnto si sta male a fondi. Donati. Tutte le sere cena da noi, ove lavoriamo insieme per Dovere Agence. Della concentrazione antifascista non ha nessuna stima, tanto più che, oltre i soliti uomini'professori di retorica ma di provata fede se ne sono aggiunti altri di fede più incerta dati i loro precedenti. In fondo poi è una cooperativa di gente che cerca di sistemarsi e di vivere alla meno peggio, e credo che ci riescano. Si credono i soli veri antifascisti e gettano scomuniche a tutti quanti cercano di fare qualche cosa all'infuori della loro conventicola. La libertà si legge abbastanza, così dicono, ma non certamente a Parigi ove non si vede quasi. Popolari. Le scrissi avant'ieri ciò che abbiamo iniziato qui per la riunione delle forze popolari. Avevamo deciso di riunirci oggi per la costituzione definitiva della sezione, ma abbiamo rimandato la cosa, perché aspettiamo che Cordero venga a vederci, non avendo noi il suo indirizzo. Ad ogni modo non tarderà molto. Se poi viene fra due o tre settimane, saremo lietissimi di cogliere l'occasione deiia sua presenza per riunirci tutti per dare inizio alla nostra opera. Prendo nota del Gordiani di Lione al quale scrivo subito, come pure al Ferrari a ~ovani8.


Pavis-Rome. E' un bollettino della stessa fabbrica dell'altro: di Défense di Barbusse. Noi non abbiamo prevenzione contro di questi signori, ma l'acqua delle loro sorgenti non sembra troppo chiara, soprattutto in questi momenti. Chauvelon è un vecchiotto, un ex professore comunista, che lavora alla redazione del Bullettin de Défense. E' stato quest'inverno a protestare a Bruxelles con Miglioli. Quest'ultimo è partito da una diecina di giorni verso Berlino, diretto, sembra verso i Balcani. Pei comunisti o per la Jeune République io non lo so. Sangnier me ne ha parlato in maniera tale per cui credo sia lui il mandante. Chiudo perché è l'ora della mensa, presentandole i pii1 cordiali saluti di Donati, della mia famiglia e miei.

STRAGLIATI A STURZO l (f. 51 A, C. 1 ) Paris, 26 giugno 1927 Carissimo Professore, troverà qui unita la ricevuta dei 100 franchi ed i ringraziamenti del comitato. Nel corriere di sabato c'erano 270 franchi di sottoscrizione. I francesi si muovono lentamente. Ai primi del mese di luglio, manderò un resoconto finanziario; ma sarebbe bene che Lei mi mandasse quei dati che sono nelle mani del Sig.. E...] 2, perchè non potei più averli dal defunto « Primo Soccorso » 3. Sono stato oggi dalla signora Lanvill che Le manda a mi6 mezzo i suoi saluti. Partirà nella prima quindicina di luglio per la Svizzera, ove spera di raccogliere qualche cosa pel comitato. Carozzo non ha ancora dato notizie, ma Donati gli ha scritto e conta di avere un appuntamento in settimana. Carta intestata: « Partito Popolare Italiano - Secrétariat général de i'organisation à l'étranger. 147, me de Flandre, Paris XIXC ». 2 Parola illeggibile. Cfr. doc. 92.

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P.P.I. - Stiamo compilando un piccolo statuto che Le manderemo insieme alla circolare indirizzata agli amici. Ci dirà se crede che possano andare, e nel caso che lo creda necessario, ci indichi quali modificazioni od aggiunte sia necessario farci. Graciisca i nostri più cordiali saluti, anche per la signorina Nellina.

STRAGLIATI A STURZO (f. 51 A, C. 41) Paris, 7 agosto 1927 Caro Professore, rispondo alle Sue due ultime e. ringrazio del resoconto. Donati. Non essendo giunta nessuna risposta da Carozzo ', una quindicina di giorni fa, passai per caso in rue Picpus ed entrai dal nostro amico, il quale si scusò dicendomi d'aver perso la lettera di Donati coll'indirizzo, pregandomi di dire al Donati stesso di andarlo a vedere che lo avrebbe fatto lavorare. Infatti questi vi andiede [sic] ma tornò piuttosto deluso perché il Carozzo gli disse che lo avrebbe assunto a 200 fr. per settimana, unicamente per rendergli servizio, ché non zveva altrimenti bisogno di nessun impiegato. Io consigliai a Donati di non accettare per ora tanto più che sarebbe stato adibito a dei lavori non troppo confacenti colle sue attitudini, ed in compagnia di altri numerosi italiani, in mezzo ai quali si sarebbe trovato a disagio. Intanto Donati lavora. La prima settimana di luglio .l'ha passata a dormire, ma da un mese si è dato allo studio ed allo scrivere. Con documenti trovati nei miei ritagli di giornali ed altri pervenutici con altri mezzi, ha condotto a termine un piccolo lavoro che incontrerà certo il favore del pubblico che si l Carta intestata: a Comité de secours aux réfugiés politiques italiens. 34, Bd. Raspail, Paris VIle ». Ettore Carozzo, popolare antifascista, emigrò in Francia dove fondò una casa editrice.


interessa al fascismo, all'attitudine del Vaticano ed alla condanna dell'Action Frangaise. Sarà un opuscolo di oltre 100 pagine, sotto forma di lettere (12) ed al quale vuole assegnare un titolo assai suggestivo: Mon curé chez Mzlssolini e col sottotitolo Le Vatican, le fascisrne et la condamnation de lJAction Francaise. I o lo metterò in francese, e speriamo di pubblicarlo per ottobre. Salvemini e Crespi l'hanno approvato ed incoraggiato. Ha scritto inoltre diversi articoli, di cui uno il Crespi gli ha promesso di fare pubblicare in una rivista inglese. Salvemini gli ha ceduto verbalmente, e fra una settimana o due gliela confermerà per lettera la cessione, dietro un esiguo compenso, l'edizione francese del suo libro. Non dispero di trovare un mecenate che dia il suo aiuto per la stampa. Se, come crediamo, possiamo riuscire nell'intento Lei ci potrebbe fare dare la sua edizione italiana, se ancora non l'ha ceduta ad altri. Se Ella viene per la fine del mese, come ci hanno detto i Crespi, riparleremo della cosa, e Donati sarà lietissimo di farle conoscere i suoi scritti. Alcan. Sono stato in Bd. St. Germain, ma il Sig. Lisbonne mi ha fatto domandare da una impiegata il motivo della mia visita, e malgrado io gli abbia fatto rispondere che ero incaricato da Mr. l'abbé Sturzo di certe pratiche presso di lui perso- nalmente, ha insistito perché a mezzo dell'impiegata gli facessi parte di queste pratiche. I o mi rifiutai. Allora mi fece dire di passare nel pomeriggio, al che io presi il cappello e me ne andai, senza più ritornare. Ritornerò uno di questi giorni. Comitato. Malgrado l'invio di circa 200 lettere e liste di sottoscrizione mandate a personalità francesi come le meglio indicate per aiutarci, l'affluire delle sottoscrizioni che allorché le scrissi promettevano abbastanza bene, si sono completamente scemate. Forse le vacanze! Non fu possibile trovare mezzo di mandàre i nostri poveri bambini con alcune mamme al mare o alla campagna a mezzo dei Comitati di assistenza di qui. Pochissimi prendono i bambini al disotto dei sette anni, nessuno prende le mamme. E noi abbiamo tre mamme che assolutamente non possono staccarsi dalle loro creature di pochi mesi ed ammalate. Quindi, valendosi dei pieni poteri datici dal comitato, ho cercato e trovato,


dopo molto tempo, una casetta ad una quindicina di chilometri da Parigi, 10 avenue de la Prosperité a La Varenne St. Hilaire (Seine) una casetta vuota con un ampio giardino e molte piante suile rive della Marna che ho affittato senz'altro e fino ad ottobre 1928. I1 prezzo è di 4500 fr. annui, su cui ho versato fr. 3000, cioè sei mesi in anticipo a partire dal termine di ottobre, più i due mesi di agosto e settembre. H o speso crca 5.500 fr. in mobilio, e da alcuni giorni ne abbiamo preso possesso. Oggi undici bambini, di cui tre ammalati, e due mamme vi sono alloggiati e nutriti. Domani lunedì, un'altra mamma ammalata vi sarà albergata colla sua bambina di otto mesi. Meno quest'ultima mamma che pagherà una pensione di 7 fr. giornalieri, tutti gli altri sono a carico del comitato. Conto che con cento franchi al giorno ce la caveremo. [ ...]l deve venire con me uno di questi giorni per vedere I'istallazione e stabilire il sussidio necessario. La casa è in buono stato ed abbastanza comoda. Questo inverno ci potrà servire come rifugio nostro, se ce ne sarà bisogno, ed a partire da Pasqua, si potrà, per votazione, dare inizio alla stagione di campagna coll'invio di almeno 50 bambini e parecchie mamme. Per alleggerire in parte le spese, si potrà anche, se possibile, subaffittare qualche camera a nostri amici desiderosi d'andare a passare qualche settimana in campagna. Ma di questo si vedrà più tardi. Ieri sono andato colà con Donati . e coi sigg. Crespi che sono rima'sti molto impressionati davanti a tutte quelle miserie, e molto soddisfatti della nostra opera, promettendo di fare un ampio rapporto al comitato di Londra. Credo che non l'annoierò indicandogli anche il menu q~iotidiano della piccola colonia. Mattina alle ore 8: caffè e latte a volontà a tutti; mezzodì: minestra di pasta o riso con verdura a volontà, un piatto di carne con contorno, piccolo dessert; alle ore 16 merenda con pane e marmellata, cioccolato od altro; alla sera come a mezzogiorno, meno la carne che viene sostituita con uova od altro. Le mamme che sono buone massaie sanno loro trovare quei piatti che più sono adatti. Per i due mesi che conto lasciarli ho comperato in un magazzino di generi alimentari all'ingrosso, pal

Parola illeggibile.


sta, riso, farina bianca e gialla, formaggio, olio, lardo etc. a sufficienza. Oggi, coi genitori dei piccoli ospiti, vi ho passato la giornata, e l'assicuro che tutti erano contentissimi. Non mi è stato possibile fare altrimenti, né meglio, ma credo d'aver fatto nell'interesse del Comitato e dei ricoverati quanto pel momento è possibile fare. Da che Lei è partito da Parigi, Londra ci ha rimesso 150 sterline, e spero, anzi sono convinto che alla fine della stagione ne resteranno ancora parecchie ch'io vorrei adibire alla compera di qualche tonnellata di carbone' da distribuire ai più bisognosi verso la metà di ottobre. L'abbé Boyreau ci ha suggerito di organizzare una vendita di carità per l'entrata dell'inverno, .assicurandoci un buon risultato. Certo dobbiamo fare qualche cosa, ché con un semplice appello e colle lettere, non si ottiene niente. I1 temperamento francese è differente da quelio inglese. Qui ci vogliono delle feste; si fa la carità per snob attraverso manifestazioni mondane, come balli, teatri etc. magari colle orgie. Hanno raccolto denari per l'erezione di monumenti ai morti della guerra, ballando, cantando etc. alle volte anche sui campi ove sono sepolti i poveri morti ... M.me e Mr. Lanvill sono in Svizzera, ma anche di là si interessano vivamente alla nostra iniziativa. Sono veramente delle ottime persone. Della famosa lettera dei più famosi 187 preti non ho letto che un estratto. Roba stupida. Risultato: l'Osservatore Romano ha approvato in pieno il di lei articolo. Cosi sono serviti tutti. Ha visto la polemica in merito? Mi scusi il lungo scritto e mi creda. Cordidmente suo


FERRAR1 A STURZO (f. 49 A, C. 22) [Lovanio], 14 settembre 1927 Carissimo, ho trasmesso a Kochnitzky ' le tue commissioni. Per parte mia le ho integrate in vista di assicurare un costante e regolare servizio di corrispondenza coll'Italia. Gli ho pure dato presentazioni per Meda, per Mauri e, poiché egli si reca anche a Cremona, per Cappi. Gli ho detto di accordarsi con Iacini e coi Meda figli per organizzare un servizio di rifornimenti finanziari per le spese di propaganda all'estero, e di parlare con Mauri della possibilità di invio all'estero dei nostri giovani migliori presso istituti universitari un po' più liberi di quelli italiani. Quanto alla rivista le due tipografie alle quali si è rivolto KochCnitzky l non hanno ancora risposto. Koch[nitzky ] ha sollecitato e, prima di partire, ha trasmesso a me tutta la pratica. Faccio conto di poterti scrivere fra breve qualcosa di preciso. Nei giorni scorsi mi sono trovato con Turati e con Treves, che erano qui venuti per l'inaugurazione del monumento a Mat; teotti, ed assieme siamo andati a deporre un mazzo di fiori sulla tomba del povero Pio Donati. Ho trovato Treves orientato in modo molto simile al nostro, preoccupato sopratutto del "dopo", angustiato dal pericolo che la caduta del fascismo segni l'inizio di un periodo di applicazione delle leggi e della pratica fascista contro i fascisti. Medesimo stato d'animo ho rilevato in Baldini. Crederei che fosse opportuno tener conto di cotale stato di fatto anche agli effetti della collaborazione nella rivista. Treves, per esempio, pone il problema religioso di oggi e di domani con molta obbiettività ed in senso nettamente liberale. l Leon Kochnitzky, un polacco, amico di Sturzo e Ferrari. Fece spesso da tramite tra i popolari ali'estero e quelli in Italia. Cfr. doc. 105. La rivista è Rinnovamento che però non fu mai pubblicata. Sulle trattative che intercorsero dalla fine del 1927 agli inizi del 1929 tra Stuno, Ferrari, Salvemini, Sforza, Zanetti e la Concentrazione, cfr. F. R~ZZI,op. cit., pp. 534 sgg.


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I1 mio lavoro è.quasi finito. Non ti ho spedito alcun manoscritto perché speravo di poterli consegnare di persona. Oggi ti spedisco i manoscritti di 3 capitoli. I1 cittadino, il governo, l'ordinamento corporativo. Sto finendo quello sull'amministrazione locale, e dopo stenderò l'ultimo capitolo di carattere riassuntivo, che intitolerò <{ l'Impero )> l . Ho sofferto durante tutto il mese di agosto di un forte esaurimento, che mi ha impedito per lunghi giorni di lavorare proficuamente, e così il mio libro ne ha subito notevole ritardo. Dimmi, ti prego, se nel capitolo <{ il Governo >> trovi tracce evidenti di codesto stato di esaurimento. Mia moglie ricambia i tuoi saluti, ed assieme a me ed ai piccini ti attende a novembre per una visita meno affrettata di quella del luglio scorso. Con immutato affetto, tuo

FERRAR1 A STURZO (f. 1 5 A, C. 73) Lovanio, 7 ottobre 1927 Carissimo, ieri ho avuto una lunga conversazione col conte Sforza, ritornato in Belgio e quivi stabilitosi definitivamente. Gli ho detto del tuo desiderio di trovarti con lui; egli non ha meno vivo desiderio di trovarsi con te e poiché per il momento non si muove dal Belgio così ti attende in occasione della tua venuta a Bruxelles. Ho parlato con lui della rivista, e l'iniziativa perché seria ha trovato tutta la sua adesione. Circa le basi e le funzioni della rivista egli è perfettamente d'accordo con te. Si è incaricato di mettersi in rapporto coi gruppi che fanno capo a Croce, De Ruggero ecc. per combinare con loro sia una collaborazione di scritti sia un apporto di contributo. l

I1 lavoro fu pubblicato in francese col titolo, Le Régime fasciste.


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Occorre che tu mi faccia sapere che ne pensi dello schema di preventivo che ti ho spedito, e che sopratutto mi dica per quale cifra io debbo cercare di interessare gli amici e simpatizzanti belgi alla iniziativa. H o chiesto a P. Rutten un colloquio per i primi della settimana ventura e desidererei potergli in proposito dire e chiedere qualcosa di concreto. Ho letto - ed in alcuni punti riletto - il tuo libro l. Su di un punto mi permetto di farti un rimarco. Là dove accenni alla posizione che l'Italia ha o deve avere nel mondo affermi che dev'essere una nazione pacifista, un elemento di equilibrio etc. Non concreti però la designazione di tale funzione, se no? in senso negativo, dimostrando come sia necessario che scompaia la dittatura fascista per necessità interne bellicose ed anti-equilibratrice delle diverse forze nazionali. Ora io credo che sarebbe interessante ed oserei dire essenziale ai fini di una impostazione più larga della nostra tesi democratica ed antifascista, cominciare fin d'ora a concretare le direttive che dovrebbe assumere l'Italia pacifista e democratica che auguriamo. Non v'ha dubbio che per diverse generazioni tale ruolo non potrà che essere secondario di fronte a quello che possono tenere i due imperi anglosassoni; ma devc saper ritrovare le sue caratteristiche, ed il suo particolare campo di azione per potere divenire più preponderante. Ed è, mi pare, nella politica orientale che l'Italia può ritrovare una sua funzione specifica di civilizzazione e nel contempo una sua particolare zona d'azione. Sono in sostanza le vaghe rèueries di Mazzini - del Mazzini della Giovane Europa - che si dovrebbe cercare di concretare, per dare fino da ora un contenuto pratico e politico alle affermazioni pacifiste. Avremmo in tal modo un nostro imperialismo veramente imperiale purché fondato sul riconoscimento delle altrui autonomie, da opporre all'imperialismo fascista, e potremmo con argomenti positivi dimostrare che questo imperialismo - quello fascista - non è che un volgare espansionismo incapace di qualsiasi sviluppo d carattere universale. l

ItaJia e fascis~>zo,fu tradotto nel 1927 in francese per i tipi di F. Alcan.


I1 rimarco che ti ho fatto dimostra che il tuo libro ha raggiunto il suo scopo queiio di spingere e porre i problemi dando contemporaneamente - direbbe Toni010 - i principii teolologici al cui lume risolverli. E' per questo che trovo che esso riprende le nobili tradizioni del Primato, e consente agli esuli del fascismo di alzare il capo con orgoglio in faccia agli qspiti stranieri come il Primato lo consentiva agli esuli dell'Austria. KochCnitzky] non è ancora ritornato e l'attendo di giorno in giorno. Appena arriva ti scrivo. Cordialmente tuo

DONATI A STURZO l (f. 49 A, C. 29) Paris, 20 novembre 1927 Caro don Luigi, Ti sono molto grato deiia notizia datami circa il passo fatto presso A. e gli amici d'Italia. Io, francamente, spero più in questi che in quello, pur non facendomi delle illusioni su alcuno. Come vedi, hai torto di lamentarti della mia abitudine di non scrivere. Se pensi che scrivendoti non farei che sfogare il mio tetro pessimismo mi darai ragione almeno in questo: che per me il non scrivere è una cattiva abitudine, ma lo scrivere sarebbe un'abitudine di molto peggiore. Negli articoli pubblicati qui su Vaticano e fascismo ho cercato sopratutto di sondare gli umori '. Sono pessimi. Tutti, indistintamente, gli antifascisti che ho interrogato o che hanno replicato giudicano inesorabilmente la condotta del Papa. Dal canto mio ho replicato solo al fine di indurli a riflettere ancora prima di lasciar cristallizzare una massima politica che suone'

l Carta intestata: « Partito Popolare Italiano. Secrétariat général de l'organisation à l'étranger. 147, Rue de Flandre, Paris XIXe B. G. DONATI, Scritti politici, op. cit., v. 11, pp. 321 sgg.


rebbe, per l'avvenire, press'a poco così: impiccare il Papa con le budella del re; non mi posso illudere di ottenere di più con i miei poveri arzigogoli. Non ti dico quanto questa situazione mi faccia soffrire. I1 libro di cui ti parlai mi. ossessiona: dire la verità e maltrattare il Papa? non dirla? ma a che serve tacere? non è meglio parlar chiaro, costi quel che è necessario, prima che si concreti contro il cattolicismo in genere uno stato d'animo ostile, analogo a quello che si formò nel Risorgimento, ma più violento ancora nei suoi probabili effetti pratici? Insomma: quale è il nostro dovere verso la Chiesa? Pongo questa domanda perché credo che il fascismo abbia ormai aperta la cpestione' religiosa e solo i ciechi non la vedono. Ora la Chiesa mi interessa e come credente e come cittadino - due termini che nella vivente unità dello spirito non si possono scompagnare senza negarsi a vicenda - prima e al di sopra della questione dello Stato, in quanto credo sempre di più che se quella dovesse sprofondare, questo non sarebbe più che una barca a due scompartimenti: i corsari a! timone e i condannati al remo. Se ti interessa, come spero, questo dramma dell'ultimo guelfo bianco, esule nel regno di Filippo il Bello; se da queste affrettate domande tu riesci con la tua bontà a ricostruirne le note dominanti del mio problema, scrivimi, ti prego. Affettuosamente tuo

P.S. H o visto gli articoli di cui mi scrivi. Hai ragione. L'Osservatore è stato di una inabilità marchiana. Tu sai che io non ho mai creduto al genio politico del binomio Gasparri-Dalla Torre e massimo a quello del p. Rosa. Purtroppo queste sono le teste forti della situazione vaticana. Pazienza. San Pietro aspettò a capire quando il gallo aveva cantato per la terza volta.


STRAGLIATI A STURZO ' (f. 50 A, C . 5 6 ) Paris, 10 gennaio 1928 Carissimo Don Luigi, rispondo alla sua rimessami da Miss Enthiven. Donati. In letargo dal 16 settembre, primo giorno in cui cadde ammalato, Donati non è più stato bene. Da tre o quattro settimane è del tutto raggomitolato e smemorato. La settimana passata è restato tre giorni chiuso in camera buia senza mangiare nulla. Una sera s'è trovato male a tavola. Ci ha fatto alquanto paura, ma dopo una crisi di lacrime si è rimesso un po'. I1 guaio è che non dorme affatto e prende continuamente delle droghe per trovare un po' di riposo. Suo fratello è in prigione in attesa di passare. davanti al tribunale speciale. L'articolo che Lei aspetta è quasi finito, cioè finito, ma troppo lungo; quindi oggi o domani lavora a ridurlo. Credo che lo manderà giovedì. I1 libro che era quasi terminato in settembre, non ha più fatto un passo avanti. Se non ritorna il caldo, Donati è completamente incapace di lavorare. E Lei come sta? Le signore inglesi che erano qui questi giorni ci hanno riferito che anche Lei soffre molto del pessimo tempo. Perché non si decide a venire a passare qualche settimana nel mezzogiorno della Francia, come il nostro amico Cordero? Credo che il bel sole della Costa Azzurra, Le farebbe molto bene e l'aiuterebbe ad attendere la primavera. Se viene a Parigi, come ha scritto a Donati, dia a noi l'incarico della dattilografia del Suo nuovo libro, e se ne vada verso sud in cerca d'una temperatura migliore. Comitato. Come Le riferiranno le signore londinesi, nessuno dei francesi è stato presente domenica alla riunione della Démocratie. Sangnier si è fatto attendere per un'ora e mezza, facendoci dire ad ogni istante ... dans deux minutes Mr. Sangnier sera la, senza mostrarsi. Queste signore non sono rimaste troppo Carta intestata: « Comité de secours aux réfugiés politiques italiens. 34, Bd. Raspaii, Paris VIIe ».


soddisfatte, ed è giusto. Questi signori se la prendono troppo comodameilte. Notizie buone.. . nessuna da parte nostra. Io faccio ciò che mi è possibile, ma niente altro di più. Debbo anch'io pensare a sbarcare il lunario e non mi è possibile dare più tempo di quello che ho dato quest'estate. Questi signori che non hanno dato nulla e non si occupano di nulla, cercano, alle volte anche di rendere difficile la mia opera, facendosi tirare le orecchie per concedere dei soccorsi facendomi capire che loro non sono al corrente delle difficoltà dei beneficiati. Se il comitato fosse stato più ristretto e libero di tutto quel burocratisino che lo immobilizza, si sarebbe fatto molto meglio e più presto. Ma poiché non è possibile fare altrimenti, facciamo così. Ma non Le nascondo che sono rimasto alquanto mortificato davanti alle signore inglesi le quali debbono pensare che i francesi non ci prendono sul serio... forse penseranno anche che sono loro a mancare di serietà. Ad onor del vero debbo dirle che M.me Malaterre ci è molto utile in questo momento per salvare un nostro amico espulso. Abbiamo dopo molte e diverse pratiche ottenuto uns proroga di 12 giorni; colla speranza di riuscire ad ottenere la revoca definitiva dell'espulsione. Ho potuto avere anche l'appoggio incondizionato della lega dei diritti dell'uomo ove stamattina stesso mi hanno promesso di fare intervenire anche la stampa ed è necessario. Domani spero di vedere l'onorevole Trémentin che ci ha già reso qualche servizio presso il Ministro del Lavoro per sollecitare alcune pratiche pei nostri emigranti, e mi ha promesso di interpellare il ~ k i s t r odell'Interno suUe espulsioni troppo sommarie di cui sono vittime gli italiani in questi giorni. Tutti i comunisti che svolgevano una certa attività sono stati espulsi, ed ora si attaccano agli altri. Queste sono concessioni che la Francia può permettersi verso Mussolini, senza troppo urtare i sentimenti conservatori anche dei socialisti e comunisti, i quali non permetteranno a nessun costo che si tocchi ad un palmo di territorio delle colonie od anche semplicemente dei protettorati. Le .mando a parte dei giornali; pregandola di tenermi informato circa la sua salute e di gradire i nostri migliori saluti.


NITTI A STURZO ' (f. 50 A, C. 2 ) Paris, 14 niaggio 1928

Personale Caro e reverendo amico, dove è Lei? quando capiterà qui a Parigi? I o sono vivamente contristato dalle notizie che ogni giorno mi giungono dall'Italia. La miseria è diventata spaventosa; ma le persecuzioni atroci soffocano qualunque protesta. A Napoli, dove la popolazione è tollerantissima, l'esasperazione è così grande che Volpi è stato picchiato dagli stessi fascisti! I1 Senato con mediocre decenza (45 voti contrari) ha approvato il disegno di legge che riduce la Camera dei Deputati a una miserabile assemblea nominata dal Gran Consiglio fascista. Che cosa farà il Re? Rifiuterà la sua sanzione? I o non credo che osi tanto. I n questo caso vi è la crisi della monarchia o del fascismo. Darà la sua sanzione? In questo caso diventerà complice e la monarchia sarà irrimediabilmente perduta: finirà con il fascismo. Che cosa dobbiamo noi fare? Rimanere inerti e indifferenti non credo si possa. I n ogni modo se anche non facciamo manifestazioni p~ibbliche, non credo si possa accettare quanto accade. Bisognerebbe che il fatto avesse una grande eco nella stampa inglese e ch'Eila e Salvemini se ne occupassero. I giornali italiani pubblicano parole di ammirazione di Sir Alfred Mond per il fascismo. Ne sono rimasto, leggendole, irritato e offeso. Avevo visto alcuni mesi fa Sir Alfred Mond a Parigi ed egli a me parlava ben altro linguaggio. Ma è più che un uomo politico è un grande menager di affari. l

Indirizzo a stampa del mittente: « 15 me Dugnay-Trouin, Paris Vie».


Tutti i corvi son caduti nell'Italia immiserita e serva. Con una cordiale stretta di mano aff .mo

DONATI A STURZO (f. 96 A, C. 31) [Parigi], 19 maggio 1928 Caro Don Luigi, Ti sono grato dell'interessamento che mi dimostri per la mia salute. La causa principale di tutti i miei disturbi è questo clima instabile e generalmente crudo a cui resisto male e mi adatto sempre meno. Quanto al tabacco e al caffè, la rinuncia per me non è grave, perché generalmente passo sempre qualche mese di completa astensione, almeno a due riprese all'anno. Ma ora m'è venuta una nuova noia: una stanchezza agli occhi, che mi lascia come intontito per ore e ore. Mi rassegnerò a marcare la mia incipiente vecchiaia, mettendo su gli occhiali da présbite; e leggerò di nuovo. Credevo che almeno questa passione della lettura, che mi accompagna da quando avevo cinque anni, non mi sarebbe mai stata interdetta; ma mi accorgo che anche qui dovrò presto abbassare la vela. Poi farò il callo anche alla vita puramente vegetativa, se Dio vorrà. Vorrei esserti vicino, non solo in ispirito, nella ricorrenza dell'anniversario della tua prima messa. Se è lecito, nelle cose più elevate e più sante, mescolare qualche pensiero della nostra meschina esistenza terrena, io ti auguro, mi auguro, auguro al mio popolo che il 35" possiamo celebrarlo a Roma, tutti uniti. A parte questo, prego come posso che Cristo sia ora e sempre il premio della tua fede. Egli è la nostra speranza. Egli sia la nostra luce. Quanto e come Egli vorrà, se è destinato che noi continuiamo ad essere i porta pena di quanto awiene nel nostro paese.


E veniamo a questo. La collaborazione assidua alla Libertà me la sono imposta come un dovere, per non lasciarvi cristallizzare una certa tendenza all'anticlericalismo vecchissimo stile che vi avevano determinato specialmente i repubblicani. H o constatato che la nostra resistenza, in quella forma moderata e obbiettiva, ha- un certo successo. Treves si dimostra molto liberale e gli altri lasciano passare. Ciò dà un certo valore alla nostra presenza nel blocco antifascista, pur essendone affatto .indipendenti. Par!~ per gli c!ssei.vztori vaticani. Benché, detto tra di noi, quella brava gente di Roma dia prova di essere fiacca, esitante, insensibile: o per essere più esatti, di dormire sopra il vulcano, sapendolo; ma confidando che tutto finisca coll'accomodarsi da sè. Dottrina e atteggiamento di pura passività, indolenza morale, ateisino pratico, misticismo da poltroni, ecc. Se mi metto su questa strada, sai che non la finisco più ... Farò l'articolo sulla fine degli scouts cattolici, sulle ragazze e il moschetto e sul resto: vere « lacrymae rerum » direbbe Pio XI, con involontaria ironia. Sarà per la settimana entrante. .Ho in cantiere una antologia di pensieri dei vescovi italiani sulla « ricostruzione morale ». Ah c'è da stare allegri! Dunque, vedono il male, lo toccano con mano; ma non fanno nulla di serio, di concreto per arginarlo e per impedirlo. Questa è la loro peggiore condanna. Sentissi quel fascistone del card. Ascalesi come tuona contro la religione di pura esteriorità e di nessun contenuto morale! Eppure lui non manca a nessuna cerimonia fascista! Egli è che con la predica s'illudono di mettere in pace la coscienza; in realtà, poi, ... « ci sono degli accomodamenti col cielo D. Così rovineranno l'Italia e la Chiesa (parlando umanamente). Tuttavia non voglio essere del tutto pessimista. Quando tu, un anno fa, scrivesti nella Rleview] of Revliews] che il conflitto di principii tra la Chiesa e il regime sarebbe stato evitato, io ti dissi che ti stimavo ottimo osservatore della situazione quale era allora, ma profeta mediocre. Infatti oggi il conflitto è dichiarato ormai apertamente proprio in materia di principii. E tieni conto che il fascismo è appena agli inizii, da questo punto di vista. I1 conflitto, dunque, si allargherà e diventerà drammatico, com'è nella fatalità delle cose. Perché il fascismo è un processo morboso lo stampai già sul Popolo dell'aprile 1923 - destinato o ad


eliminarsi dall'organismo o a ucciderlo. E le mezze misure compromissorie falliranno in questo campo come hanno fallito in tutti gli altri. Con buona pace del Vaticano! Quindi io attendo con pazienza e serenità, perché mi sento sicuro deUe mie previsioni. Vedremo lo scioglimento dell'Azione Cattolica: i giornali di provincia, che sono le procellarie di Mussolini, battono su questo tasto già da un anno... Diamo tempo al tempo. Mussolini fa un guasto alla volta, ma ci va in fondo. E' impossibile che non veda il pericolo di questa organizzazione n. 2, anche se non opposta, certamente distinta dal n. 1 che è il fascismo. Azione cattolica e totalitarismo son cose che fanno a pugni. I o ho gli occhi sui giornali e seguo il processo da un pezzo: la pera è quasi matura. Rivedremo presto Gentile all'Istruzione armato di tutte le folgori idealiste e attualiste contro quei poveracci di via Ripetta! E anche l'università Cattolica - divenuta un covo di tornismo antigentiliano - ne passerà dei guai! Quel giorno, noi, non solo ci sentiremo pienamente giustificati, ma avremo il solacium miseris di non essere più soli nella lotta, i cui termini diverranno universali. Ma di questo, p"~r ora, non parliamone con nessuno. Per ora, stiamo ai fatti e alle loro cause e conseguenze più immediate. Del resto, Dio s'incarica. Ti abbraccio, Tuo

STURZO A NITTI (f. 50 A,

C.

'

2) 22 maggio 1928

Caro ed Eminente amico, la stampa inglese intelligente (Manchester Guardian e anche Times) è contro l'abolizione del parlamento in Italia. I1 Times ha pubblicato un ottimo articolo. Ma fuori di questa stampa (che ha poi esaurito il suo ruolo) c'è da fare poco. Qualche conScritta sul retro deila lettera di Nitti del 14-5-28 (cfr. doc. 100).


ferenza, qualche articolo per riviste, qualche lettera chiaritiva. E' quello che Salvemini fa e anche altri. E' maturo il momento per un'affermazione collettiva dei fuori-usciti responsabili, oltre di quelle giornalistiche e di quelle della Concentrazione? I o su ciò sono molto in dubbio perché temo che né l'ambiente estero, né l'ambiente stesso antifascista ci darebbe una discreta importanza, anche perché poi nel fatto non sarebbe ciò l'inizio di ur, azione decisiva. Quando verrò a Parigi, fra un po' più di un mese, ne riparleremo. Colgo l'occasione per.. .

DONATI A STURZO ' (f. 96 A, C. 14) Paris, 8 giugno 1928 Carissimo don Luigi, temo che il buon Stragliati non risponderà alla tua cartolina con la sollecitudine che tu desideri, perché si trova ad essere molto occupato e preoccupato causa all'impresa in cui si è messo, che gli assorbe il tempo e i pensieri '. Certo non gli mancano buona volontà e successo; anzi mi pare che da questo punto di vista egli non dovrebbe disperare, perché la cosa si è incamminata abbastanza bene, e se vogliamo tener conto del momento economico, del luogo, del locale, che era una spelonca in fallimento, egli può quasi dire di aver fatto miracoli. Ma purtroppo gli mancano i mezzi, cioè quel tanto di mezzi suoi proprii che gli acconsentirebbe di attendere, senza grattacapi immediati e quotidiani, il formarsi e lo stabilizzarsi della clientela e il definitivo arredamento del fondo, come cose e come scorte. I1 segreto di certi affari è sempre quello di avere un certo capitale l

Dattiloscritto. Indiriizo del mittente: « Rue de Flandre 147, Paris XIXe D. Stragliati aveva aperto a Parigi un ristorante.


libero da potervi impiegare senza impazienza di rendimento assoluto e immediato. I o non vedo come egli possa superare questa difficoltà, che gli si è fatta sentire fin dai primi giorni, e che lo mette in qualche imbarazzo di fronte alla clientela. Credo poi che abbia qualche scadenza più importante che gli dà pensiero: cose che io indovino e deduco, più di quanto egli mi dica, poiché non amo di immischiarmi degli affari suoi se non ne sono direttamente ed espressamente richiesto. Dio voglia che questo sia soltanto effetto del mio abituale pessimismo e della mia crescente misantropia. I o pertanto te ne ho informato solo perché tu possa comprendere eventualmente lo stato di spirito del nostro amico e compatirlo se ti sembra un po' distratto. Ti prego ancora di non fargli cenno di nulla per ciò che ti sto scrivendo. Non che le mie osservazioni gli giungerebbero nuove: le conosce già, perché amichevolmente e parlando in astratto gliele ho già fatte; ma perché non vorrei affliggerlo, se desidera che certe cose rimangano riservate. Del resto egli si fa in quattro per rjuscire, e come ti ho detto, i coefficienti di successo non mancano, anche se non sono completi. Gli dirò che mandi me a cercare i libri e le pubblicazioni che gli mai chiesto. Per le altre cose che volevi sapere, mi ha accennato al seguito delle pubblicazioni antigasparriane dell'Action Francaise. Dopo i documenti che hai visto già, il giornale si è messo in sonno su questo punto. Ora insiste indirettamente siilla tedescofilia di Pio XI citando molto i giornali tedeschi e sfruttando aneddoti non so quanti veritieri. Torna poi la questione della nunziatura di Mons. Ratti in Polonia; pare che Maurras abbia dei documenti comprovanti l'atteggiamento tedescofilo del nunzio nella questione dell'alta Slesia. Mi sembrano però tutte cose poco importanti. I o non ho potuto seguire gli ultimi awenimenti italiani concernenti il Vaticano, l'Azione Cattolica e il fascismo. Ma dai frommenti che ne ho colti mi sembra che la crisi proceda. Dal dis-C O ~ S O di giorni or sono alla FUCI mi pare chiaro che il Papa non si illude affatto che le associazioni cattoliche si salveranno dal ciclone totalitarista. Nel Tevere ho letto che alla direzione del Circolo San Pietro ci sono state delle elezioni alquanto movimentate, per cui il presidente uscente Giove è stato sostituito da Pericoli, e il


candidato Martire è stato battuto dal candidato Cingolani. I1 giornale dice che Giove è stato così punito per esser salito al Campidoglio in compagnia dei clericofascisti; e che la bocciatura di Martire è un sintomo chiaro della riscossa siibdola degli « sturziani ». Ora sto raccogliendo dei brani molto significativi, sulla situazione morale italiana e sulla religiosità che vi è alla moda, dalle lettere dei vescovi. Putroppo non riesco a fare tutto con la sollecitudine che vorrei, perché sono ammalato. I1 clima di questa aiìiisita è micidiale. Mi dà il raffreddore di testa in permanenza. L'aderenza pleurica che ho al polmone sinistro mi fa male continuamente, sicché ho grande difficoltà a respirare: di notte ciò significa o non dormire affatto o non dormire abbastanza. Poi mi sento spesso la febbre addosso, e mi continua il disturbo alla vista. I1 medico mi aveva suggerito tanti rimedi negativi, come sai: infatti sono stato un po' meglio; ma ho sempre il bulbo oculare indolorito, e il più piccolo riflesso di luce mi acceca e mi stordisce. Ormai penso che bisogna che mi prepari a sostenere qualche manifestazione più seria di questa serie di acciacchi. Ma non può essere che il tèmpo a produrre tutto questo. I1 segno è la gamba e il braccio destri, che mi fanno da barometro: in certi momenti di temporale imminente, me li trascino come un paralitico. Ah la nostra patria, caro don Luigi, conta pure essa quaIche cosa quando si è perduto tutto, come abbiamo perduto tutto noi! Per giunta, eccoci a credere che se potessimo vedere il sole della nostra gioventù, rinasceremmo come Anteo al contatto della terra madre! Che povere lucertole che siamo, e di quante pene ci dobbiamo satollare! Fiat voltlntas tua. Cerca di stare meglio che puoi anche tu. Dirai a Crespi che per ora non c'è proprio da parlare del mio viaggio costi. Aspetto il mese di luglio per vedere come sto. Non ti ho parlato più del nostro bollettino l perché ho visto che, anche per avere dagli amici l'importo di un abbonamento, prima bisogna aver fatto vedere la carta stampata. Così ci aggil

Donati aveva proposto a Sturzo ed a Ferrari di creare un Bollettino del

P.P. L'iniziativa non andò in porto.


riarno in un circolo vizioso. Ci vorrebbero almeno 1.500 franchi al numero, tenuto conto di quel che costa la spedizione di qualche centinaia di esemplari in Italia. Perché sono convinto che è sull'Italia che bisogna cercare di influire. Leggo quello che si stampa laggiù e capisco in che mondo di falsità e di illusioni si vive. Poter parlare schiettamente, poter documentare solidarriente almeno 150 persone, ma con metodo e con insistenza, può voler dire rifare un nucleo di pensiero in cui elaborare la nostra volontà per il domam. Per lo meno avremo gettato il ponte tra la nostra esperienza di europei liberi e la loro esperienza di italioti coatti. Mia se non ci son mezzi è inutile discorrere. I o però sono un po' mortificato da tutto questo. Mi pare che noi lasciamo morire una forza di influenza, che, manifestata convenientemente in mezzo all'antiEascismo, potrebbe avere, invece, una funzione vitale. Ora, senza un pezzo di carta stampata non potremo mai né coordinare le adesioni dei nostri amici, che si trovano sparsi un po' dappertutto in questo sterminato campo che è l'esilio, né valorizzar: individualmente il nostro pensiero. Cosa importantissima oggi, per Ia crisi che l'unità tra cani e gatti ha prodotto nelia concentrazione. I socialisti unitari - la cui storia è sempre quella di fare l'unità a sinistra per constatare subito che con l'unità non c'è da far niente, e quindi disfarla per poi rifarla di nuovo, così di seguito all'infinito vanno ora cercando affannosamente delle forze di equilibrio, contro il pericolo di essere spodestati se non sommersi dall'estremismo massirnalista, repubblicano, individualista, ecc, che hanw covato in seno. Questi eterni rimorchiati! Se tornassero in Italia, ripeterebbero gli stessi errori che commisero dal '19 al '22, perché nessuno disprezza più di loro l'estremismo, ma nessuno ne ha più paura di loro. Sensazione questa che si ha anche in Italia, dove la gente sembra rassegnata alla galera, perché non riesce a concepire la fine del fascismo se non come la caduta dalla padeila nella brace. Bada che questo che ti dico per gli unitari è molto importante, perché essi hanno con sé un nucleo notevole di giovani, attraverso i quali possono legittimamente sperare di essersi assicurata la continuità con l'avvenire. Nel loro campo si legge anche abbastanza, e in generale si fa attenzione al pensiero degli altri. Lo constato dai contatti che posso mantenere e dalle discussioni a cui assisto.

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Orbene, una nostra pubblicazione, schiettamente nostra, sarebbe già utile per il solo fatto che potremmo trovare un certo numero di lettori in quel campo: guardo alla influenza intellettuale. Ci vorrebbe certamente logica, costanza, e bisognerebbe aver la forza di andare a fondo nella critica degli errori commessi, per convincere che il fascismo va superato prima di tutto in noi stessi. C'è tutta l'educazione alla critica positiva dei fatti sociali da rifare, e l'educazione etica tout-icourt, che è il problema che il socialismo trascina ostinandosi a non voler affrontare. Il socialismo trattiene la gente dentro un circolo di idealismo anarchico che se non è precisamente la causa di questo marasma, è certamente una delle manifestazioni più tipiche della decadenza spirituale italiana. Mi pare che sarebbe un obbligo di carità civile fare un po' di missioni a questo mondo giovane della nostra emigrazione. E mi pare anche che quest'obbligo spetti principalmente a noi. Certo non dobbiamo pretendere o sperare di avere subito un grande successo; ma,

gatta scauat laptdem. Scrivimi su questo se hai tempo e se credi che valga la penu. Quando conti di ripassare da Parigi? Cordialissimi saluti dal tuo

WILLERMIN l A STURZO (f. 54 A, C. 1) Torino, 9 agosto 1928 Carissimo don Luigi, ogni qualvolta vedo la tua calligrafia è una festa: festa intima del cuore, perché con poche persone al mondo è possibile l'intesa spirituale che esiste tra di noi. I o credo di essere stato dei pochi che hanno saputo leggere nell'intimo del tuo animo, vedere, sotto il velame del politico, il 1 Carta intestata: « Renato Vuillerrnin, via Valsalice 20, Torino (107) P. Popolare piemontese, collaborò con Fino e Piccioni al settimanale Il Popolo Piemontese. Antifascista, h assegnato al confino a Giulianova. I1 27 dicembre 1943 fu fucilato dai nazisti.


sacerdote che si era assunta una missione: fare della vita politica un mezzo di redenzione morale di creare attraverso la polis il maggiore numero possibile di cittadini alla patria eterna. Per questo la nostra amicizia, pur attraverso la lontananza, è andata sempre più diventando intima, comprensiva: è uguaglianza nel modo di sentire la vita, è comunanza dei principi cardine su cui poggia il nostro operare, è unità di obiettivi: raccogliere la tradizione .;uelfa dei Balbo, dei, Rosmini, dei Villari, di una Italia cattolica, e quindi democratica, in una sua sintesi vigorosa di eterni principi indefettibili e di moderne attuazioni rispondenti alle particolari necessità dei tempi in cui si vive. Ma non solo io penso a te: ogni qualvolta incontro un qualche amico il nome che viene sul labbro spontaneo è il tuo: mi si chiedono notizie le più minute possibili, e si rinnova la stima e più che la stima l'affetto, vivo, sentito. E come sarebbe possibile dimenticare l'indomato alfiere che sapeva congiungere a tanta solida intransigenza dottrinale, la più signorile garbatezza a riguardo delle persone? I1 tuo nome è stato particolarmente ricordato a proposito della morte del Giolitti, l'uomo che ha fatto una fine assai migliore della sua vita politica. E' morto infatti non solo dopo aver ricevuto pubblicamente i sacramenti e confortato dalla benedizione papale, è morto non solo dopo aver proclamato di essere cattolico, l'uomo che in tutta la sua vita politica ebbe sempre un non nascosto disdegno per i cattolici ed il ricatto e l'ingiuria pronti contro di loro ma è morto rivendicando le libertà politiche, lui che attraverso una lunga dittatura parlamentare abusando del vivere alla giornata, del mezzuccio, dell'espediente, ci diede una casta politica avulsa dalla vita nazionale, in contrasto con le aspirazioni della coscienza popolare e quindi degenerò nel parlamentarismo prima, per buttarsi in braccio alla reazione poi. E' morto e dico pace all'anima sua dal più profondo del cuore, ma non lascia nulla dietro di se, non una scuola perché bisogna essere un pensatore ed egli fu solo un praticone, non dei seguaci perché bisogna essere un apostolo ed egli non fu che un piccolo borghese. E' morto e con lui tutta la sua costruzione: e noi viviamo, sic nos non nobis. E' morto a tempo e la sua scomparsa ha sgom-


brato il terreno politico da un avanzo venerando, in cui taluno ancora credeva ed a cui attribuiva chissà quali virtù taumaturgiche nell'alchirnia politica. Ora si che si può dire che il liberalismo più non esiste, dato che anche il suo ultimo campione è scomparso dalla battaglia, parlo naturalmente del liberalismo laicista, di marca francese che ebbe i suoi fondamenti teorici in quel naturalismo a base deterministica ed evoluzionista, che sognava la indefinita ascensione deil'umanità per puro effetto delle forze umane all'infuori della rivelazione e della grazia. Ti dicevo che il campo ora è sgombrato: è l'impressione comune; si ha la sensazione quindi che oramai le uniche possibilità sane appartengano a noi, perché è l'unica corrente ancora salda, fornita di una sicura base, capace di fare un argine deciso al comunismo il quale è vivo e forte. I1 socialismo non esiste più; l'unico cemento che ne teneva uniti gli elementi, la negazione miracolista della società borghese è oramai monopolio del comunismo: di qui la divisione in gruppi e gruppetti, che ricordano molto d'appresso il conglomerato liberaloide; per di più pesa sopra di loro la grave responsabilità assunta dal 1919 in avanti. Quegli elementi dunque che la vista umana può vedere sono tali quindi da farci guardare l'avvenire con fiducia: al di sopra poi di tutto questo stanno gli elementi che scendono dall'alto e, se in questi poi affissiamo lo sguardo, la speranza diviene certezza. Non manchiamo quindi di prepararci a quell'ora con lo studio: dico questo non soltanto per me, ma anche per altri amici: quali Margotti, Ruffo, Cingolani, Cantono ecc. ecc. che so dedicati allo studio generosamente. Ci stimola a ciò anche il tuo esempio: ché le tue opere sono conosciute sia nell'originale, sia attraverso le recensioni: quelle del Mouvernent sulla tua ultima poderosa, è quanto mai lusinghiera e ci ha riempito l'animo di gioia. L'accenno al tuo nome fatto dallo stesso periodico ripetuto recentemente proprio a proposito della necessità di unione delle forze democratiche cristiane di Francia. I1 contatto spirituale con te è quindi continuo. Lo è soprattutto, come desideri, nella preghiera, nell'unione in Colui in quo movernur et sumus. Ed in quel santo Nome mi è dolce chiudere questa mia rinnovandoti e il saluto e l'abbraccio fraternamente tuo

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FERRAR1 A STURZO l (f. 54 A, C. 17) Louvain, 31 agosto 1928 Ca~issimo, ho un sacco di notizie e di saluti giunti or ora dall'Italia. Sono gli amici di Milano che hanno incaricato I'avv. Cler[icil venuto in Belgio, di portare a te pel mio tramite i loro migliori saluti e l'assicurazione della loro immutata fedeltà. Più specialmente i saluti vengono da Mauri, Meda padre e figlio, Jacini, Bresciani, Grorichi, Migliori, Stefani, Vercesi. Prima che Cler[ici! partisse, Migliori ha tenuto a incaricarlo in veste quasi ufficiale, quale ultimo segret [ario] del P.P.I., di sue comunicazioni. Gli altri sono d'accordo con quanto ti comunica Migliori. Egli dice in sostanza: è inutile pensare ad azione pratica ed a scopo i-mmediato. La sola cosa che si può fare è quella di non perdere contatto colle masse servendosi dell'Azione Cattolica ed approfittando del fatto che l'atteggiamento dei vescovi nei riguardi degli uomini dell'ex partito è radicalmente mutato dopo il discorso ormai famoso del Papa. Arrischiare per diffondere dei Becchi Gialli o degli Observateurs: no. Caso mai, meglio arrischiare quando si tratti di diffondere opere compiute e di pensiero e che, segnando una direttiva, valgono di per sé la pena di un sacrificio che può giungere a quello della vita. Siate sicuri - così ha terminato Migliori - che tutti sono al loro posto; non chiedete corrispondenze epistolari; aiutateci piuttosto a tenerci in contatto pel tramite di amici fedeli, e fidati, che possono varcare la frontiera. Io ho immediatamente risposto che agli amici non chiedia.mo alcuna « sciocchezza », che noi siamo più di loro convinti che l'unica cosa da farsi è quella di una preparazione morale ed intellettuale a lunga scadenza, che l'aiuto che ora chiediamo da loro è soprattutto « finanziario », per potere fare noi indipendentemente da altri e per potere partecipare con dignità alle imprese l

Indirizzo a stampa del mittente: « Bd. de Tirlemont 108, Louvain m. Cfr. doc. 169 n.


comuni. Non ho specificato cifre e siamo rimasti d'accordo che Koch[nitzky], dopo di aver parlato con te, porterà laggiù tue istruzioni precise a questo riguardo. Altra buona notizia. Milani, anche a nome del suo gruppo di amici di Boiogna, è pienamente d'accordo cogli amici milanesi coi quali egli si mantiene in contatto. Anzi Milani ha tenuto a farti sapere che egli non si è inserito, né si inserisce, né direttamente, né indirettamente. I1 colloquio con Cler[ici] ha avuto luogo iersera. Dovrò vederlo ancora percoledì. Se tu vuoi che gli comunichi qualcosa devi scrivermi in modo che la lettera mi giunga qui a Lovanio martedì sera al più tardi. (Dopo mercoledì, sono a Blankemberghe, ove il mio indirizzo è 166 Digne sur Mer). I1 giorno innanzi ho avuto qui un giovane collega popolare di Modena, che m'ha anch'esso incaricato di trasmetterti i saluti dei modenesi, tutti rimasti fedeli. Ora che si sa della buona volontà di Milano e di Bologna, si potrà a mezzo di KochCnitzkyl mettersi a contatto diretto anche con loro. Tutto ciò rende, a parer mio, più necessario un nostro convegno prima che tu ritorni in Inghilterra. A tal proposito attendo di conoscere una tua decisione. Zanetti pensa di restare a Parigi fin verso il 3 o 4 settembre, poi di andare per qualche giorno a Ginevra, per ritornare a BruxCelles] verso il 15 settembre. Cerca di combinare anche con lui un colloquio. Ti prego di presentare i miei ossequi a tua sorella anche da parte di mia moglie e di gradire i migliori e più affettuosi saluti da parte del tuo

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FERRAR1 A STURZO (f. 9 A, C. 11) Louvain, 30 settembre 1928 Carissimo, dirti che la tua lettera mi ha fatto toccare il cielo con un dito è poco. Finalmente un sogno che diventa realtà! l. La sera stessa di sabato venne a Lovanio Zanetti cui comunicai la lieta notizia ed insieme si è cominciato ad intenderci per dividere ed organizzare il lavoro. Dovendo passare dal regno dei progetti a quello delle realizzazioni, è bastato chiacchierare assieme due ore per accorgerci che v'è una quantità di questioni, e non tutte di dettaglio, sulle quali occorre essere ben d'accordo prima di accingersi al lavoro pratico. Cercare di risolverle per lettera? Si arrischia di perdere un tempo prezioso senza macari arrivare ad intenderci, completamente. Abbiamo ritenuto perciò che sia più conveniente fare entrambi una corsa costì nella settimana entrante. Lunedi 5 io ho una conferenza a Bruxelles, martedì Zanetti dovrà attendere all'Observateur '. Quindi penseremmo di venire mercoledì 8, giungendo a Londra col treno delle 16,30. Frattanto raccogliamo tutti i dati per precisare le voci del preventivo, ivi compresa la variazione alle spese tipografiche conseguente alla sceIta di una diversa « rivista tipo D. Fin d'ora preghiamo te, come ho già pregato Salvemini cui ho scritto ieri, di volerci aiutare a fissare pei brevi giorni di nostra permanenza a Londra (io la sera del 12 devo essere di nuovo a Bruxelles per tenere una seconda conferenza) un alloggio conveniente ai nostri portafogli pieni di sterline. A presto rivederci, dunque. Fraternamente tuo l Stu~waveva promesso il suo aiuto per la pubblicazione della rivista Rinnouamento. Cfr. doc. 96. Rivista in lingua francese diretta da Armando Zanetti.


ZANETTI A STURZO l (f. 9 A, C. 33) Parigi, 22 dicembre 1928 Caro Don Sturzo, questa lettera, che doveva essere principalmente di auguri a Lei e agli amici per Natale e per l'anno nuovo diventa un po' anche una lettera politica. Come avrà saputo a suo tempo da Ferrari e da Salvemini, trovai, un mese fa, Tarchiani molto fermo nei desiderio che del comitato direttivo di Rinnovamento facessero parte anche Turati e Trentin: decidemmo, poiché gli amici di Londra si erano in sostanza rimessi al giudizio di Tarchiani, di officiarli. Ma è accaduto quello che avevo previsto. I due T. incontrarono resistenza, più blanda nel campo unitario, decisa - e con una punta di ostilità verso Bruxelles da parte di Facchinetti, che fa la pioggia e il bel tempo tra i repubblicani. Non so se su questo atteggiamento influisca di più una certa delusione del buon Cipriano [Facchinetti] per non essere stato officiato lui invece di Trentin o l'interpretazione iconoclasta, nei confronti della Concentrazione, che Salvemini, nei suoi colloqui e più in una sua lettera avrebbe data delle intuizioni di noi « rinnovatori ». Facchinetti in sostanza vuol vedere in Rinnovamento un'iniziativa politica « di destra » utile ai fini della lotta contro il fascismo ma che la Concentrazione non deve avallare col nome di uomini suoi: promette collaborazione, anche personale, ma non vuole che Rinnovamento possa anche soltanto apparire una specie di Superconcentrazione... Non si riesce a persuaderlo che la nostra voglia essere un'iniziativa di cultura, destinata soprattutto all'estero: egli si fa forte, per smentirci, di una lettera di Salvemini. Turati (e Treves) pencola; ci sono 51 probabilità su 100 che Trentin debba rinunciare, o, accettando, mettersi in rotta COI Armando Zanetti, liberale, giornalista del Giornale d'Italia. Emigrato in Belgio fondò e diresse un settimanale in lingua francese: L'Observateur.


suo partito; e altrettanto che Turati si rimangi l'adesione, già data in linea di massima. Tutto sommato, faremo la rivista egualmente: importa solo di far sapere a quegli amici che tenevano di più al nome di Turati che, se dovranno rinunciare, la colpa non sarà stata nostra: d'altronde, collaborazione e simpatie non ci mancheranno eguahnente. Credo inutile insistere sul torto che potrebbe avere avuto Salvemini con le sue formule da « enfant terrible »; e penso che Ella sia la persona più adatta per tastare il terreno in proposito ed eventualmente suggerire al nostro ottimo amico un passo per dissipare le apprensioni dei <( sinistri »: a questa gente che vive quasi esclusivamente di « organizzazione » egli ha detto in sostanza che bisogna distruggere tutti i vecchi partiti e formare qualcosa di totalmente nuovo, di cui la rivista sarebbe l'antesignana. La questione sollevata da Facchinetti sarà discussa prestissimo in sede di Concentrazione: io La terrò al corrente e, se vedremo di poter rimediare, tanto meglio. Se no, marceremo egualmente. I o resto qui fino alla fine dell'anno: sarò a Bruxelles la sera del lo.A Lugano ho visto e udito molte cose interessanti e constatato una volta di più l'isolamento morale del fascismo. Si ricordi che a Ginevra c'è molto da fare: sarebbe utilissimo che, oltre che a Prato e a me, alle prossime sedute del Consiglio intervenisse regolarmente, come giornalista, almeno uno dei vostri: Russo sarebbe, a mio avviso « the right man in the right place D; potrebbe farsi accreditare dall'ouest - Éclair o da altro quotidiano cattolico. Da Lugano potrei telefonare a mia moglie: essa è decisa a non venir fuori se non con passaporto regolare, ma ne ha tuttora pochissime speranze. Aspetta come una manna quel tipo e quelle misure di aiuto di cui Le scrissi. Potrei rivolgermi ad altri amici, ma Ella sa quanto i tramiti siano difficili, specie trattandosi di argomento così delicato. Preferirei non toccare altri tasti, fintantoché suscita la speranza in quella mia che Ferrari mi fece intravedere suggerendomi di rivolgermi a Lei.


Mi scriva, se c'è ragione urgente, qui a Parigi poste restante fino al 29-30. Se no, a Bruxelles dove sarò il lo. Si abbia, anche per i comuni amici di costì, i miei migliori auguri.

STURZO A ZANETTI ' (f. 9 A,

C.

29) London, 24 dicembre 1926

Caro ~ a n e t t i , ringrazio degli auguri e li ricambio di cuore per Lei e la Sua famiglia. I o non ho più insistito con l'avv. Cappa per l'affare della Sua signora. Però attendo un'occasione propizia per interessare l'amico di Milano. Riguardo la rivista mi preme farle sapere che Salvemini è a Parigi e partirà il 27 da Cherbourg per gli Stati Uniti. Sarà bene vederlo, e dirgli quanto Lei mi ha scritto e il mio pensiero in proposito. Che è il seguente: 1) è nell'interesse di tutti che la rivista sia nel fatto e sia anche reputata da tutti i nostri ambienti una semplice rivista di studio di carattere europeo, e non mai come una qualsiasi organizzazione politica, più o meno nascosta e più o meno un controaltare alla Concentrazione di Parigi. 2) è pure nell'interesse di tutti che la rivista incominci bene e con la collaborazione di stranieri ben noti e stimati, e ciò fin dal lonumero a costo anche di tardare parecchi mesi. Se così, mantengo la mia adesione, altrimenti no '. Se poi il mio nome fa ombra, dica pure all'amico Nellina e a Salvemini che io non ci tengo a metterlo avanti, e sarò lieto del semplice ruolo di collaboratore. Indirizzo del mittente: « 213 B Gloucester Terrace, London W 2 D. Brano cancellato: « E' per me noioso sentirmi discutere da antifascisti come elemento a tendenza di destra. La mia caratteristica e i miei criteri dovrebbero P. 3 Pseudonimo di Alberto Tarchiani. 1

2


Se poi i due T. l non potranno dare il loro nome e Nellina d'altra parte trova che i tre soli S. sono pochi o troppo individuali, sarà allora meglio venire fuori come organo di un Comitato Internazionale di Studi politici (Cisp), come c'è il Cirof a Losanna. Anzi questa mi sembra un'idea da coltivare: potremo avere delle buone adesioni estere. Attendo sue notizie

- PlIOGRAMMA

DELLA RIVISTA RINNOVAMENTO (f. 9 A, C. 3 6 ) Bruxelles, 15 gennaio 1929

Rinnovamento vuole essere una rivista di studio dei problemi sorti in Europa per la crisi politica del dopo-guerra. Questa crisi ha scosso in molti la fiducia negli Istituti rappresentativi e perfino nello stesso metodo della libertà, ed ha affermato, dove non ha. spento, il sospetto alle libertà civili e politiche. D'altra parte il movimento internazionale, che si è andato sviluppando con la creazione della Società delle Nazioni ha per presupposto logico e storico lo spirito democratico nella vita dei popoli. Onde la crisi interna degli stati, alimentata dalle passioni nazionaliste e dalle preoccupazioni comuniste (o bolsceviche) si estende anche ai rapporti internazionali e ne paralizza lo sviluppo pacifico. I1 dubbio pertanto se gl'istituti rappresentativi e I'organizzazione democratica degli stati possano resistere alla crisi ed essere ancora strumento idoneo della vita politica, nazionale e interl

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Turati e Trentin. S t m o , Salvemini e Sforza. .Redatto da Stuno.


nazionale, è legittimo e occupa e preoccupa studiosi e statisti nel campo teorico e in quello pratico. Dare a scrittori e pensatori di ogni paese e di ogni tendenza politica il mezzo di affrontare l'argomento, analizzarne le cause, esaminarne le caratteristiche speciali dei vari tipi cli Stati e le ripercussioni internazionali e studiare i mezzi idonei a superare la crisi per tendere verso un rinnovamento del pensiero e della vita politica, è lo scopo precipuo che i promotori della rivista si sono prefisso. Essi, per conto loro, aggiungono la esperienza personale che hanno potuto fare nella crisi che va attraversando l'Italia, e che mostra speciale attenzione per i principi che si vanno concretizzando nei fatti, in antitesi alla concezione liberale e democratica quale ancora esiste in gran parte d'Europa. Posta sopra un terreno obiettivo, e in base al metodo della libertà e nel rispetto reciproco la rivista apre le sue pagine a quanti per studi ed esperienza possono contribuire al suo scopo. Piccolo o grande il contributo che la rivista sarà per dare allo studio della crisi attuale, non sarà certo inutile, a quel rinnovamento politico, verso il quale tutti aspiriamo. E questa è la ragione del titolo, che per i promotori della rivista esprime un sentimento pieno di speranza per I'awenire.

FERRAR1 A STURZO l (f. 55 A, C. 143) Louvain, 23 gennaio 1929 Carissimo, due ragioni, ugualmente perentorie, ha avuto il mio ritardo a scriverti di nuovo: loKoch[nitzky] non è ancora tornato e se ne attende di giorno in giorno l'arrivo; 2' dopo il mio ritorno da Parigi, un po' d'influenza strapazzata m'ha fatto stare e mi trattiene 1 Dattiloscritto. Indirizzo a stampa del mittente: « Bd. de Tirlemont 108, Louvain P.


ancora in uno stato tra il sano ed il malato, che, se mi permette di levarmi tutti i giorni, mi rende estremamente penoso anche il minimo lavoro. La tua cartolina, colle poco buone notizie riguardanti gli affari romani, e le notizie pubblicate la sera stessa dai giornali belgi hanno avuto l'effetto della più efficace delle medicine. Pur senz'essere pessimista, ché non saprei esserlo anche nelle peggiori circostanze, penso che il momento sia per tutti gli oppositori e per noi in particolare della massima gravità e delicatezza. Se Mussolini arriva a stipulare un accordo col Vaticano, ottiene il più grande successo della sua carriera politica. Riesce a bloccare la politica del Vaticano e ad impedire tutte le possibili manifestazioni di simpatia verso le correnti democratiche; e nello stesso tempo rafforza enormemente la sua posizione all'estero dimostrando come la più vecchia dipiomazia europea abbia ormai fidu- , cia nella stabilità del regime fascista. Penso e spero che il Vaticano non giungerà fino ad un accordo e sarà pago di avere « débrouiilé » la questione romana grazie alle trattative ora condotte col governo fascista, salvo a . riprenderle ed a concluderle coi successori. Spero che il Vaticano non vorrà lui stesso mettere i cattolici italiani in quella condizione di iiiferiorità nella quale ci siamo dibattuti per tanti anni e nella quale si trovavano i cattolici francesi prima che Pio XI li salvasse grazie alla condanna dell'tiction Franqaise. Penso però che, di fronte al lavoro intenso che senza dubbio condurranno i cattolici conservatori e filofascisti di tutti i paesi del mondo per spingere il papa verso Ia ricostituzione di una Santa Alleanza « ancien régime », qualcosa si debba fare od almeno tentare da parte nostra. A te il carattere ed i conseguenti obblighi di disciplina, o per lo meno di discrezione, impediscono di fare qualsiasi atto pubblico. Il nostro amico Donati non può avere la tranquillità di spirito necessaria, nella penosissima situazione nella quale si trova. Non resto che io che possa marciare. Se tu credi che a qualcosa io possa servire, dimmelo. Non penso alle conseguenze personali che può avere qualche mio atto pubblico, perché quando, come in questo caso, è in giuoco, più che l'interesse di un partito, la tranquillità awenire della Chiesa in Italia, marcio diritto senza pensare a quello che possa accadere. D'altra parte,


quanto spesso la Chiesa ha avuto bisogno di qualche fedele da poter sconfessare! Avrei pensato anche alla forma di un atto pubblico, l'unica che in questo momento e nelle nostre condizioni mi sembri realizzabile. Sto buttando giù qualcosa come un opuscolo di un trenta o quaranta pagine da poter far sortire fra una quindicina di giorni al massimo. Te ne accludo le prime pagine. Dimmi che pensi dell'idea e del come incomincia a presentarsi la materia. Ti spedirò il seguito di mano in mano che sortirà dalla mia « officina ». In attesa di una tua lettera, ti saluto affettuosamente. Tuo

DONATI A STURZO l (f. 55 A, C: 158) Paris, 27 gennaio 1929 Caro don Luigi, scusami di non averti ancora ringraziato della generosa e fraterna strenna che mi mandasti per il capodanno. Ma ero a letto quando arrivò, e non volli affliggerti parlandoti di me. Poi il tempo è passato di volo, e l'ingranaggio quotidiano mi ha ripreso; del resto non ho nessuna comodità per scriverti, se non attendo la domenica e non mi rifugio a letto, come ora. Grazie di tutte le tue commoventi attenzioni e premure. Andrei volando al caldo; ma bisogna ragionare. Prima di tutto i medici che ho consultato sono stati concordi nel diagnosticare che il fenomeno avuto è, sì nei polmoni, ma che il pericolo è al cuore. Adinomia cardiaca, dunque; aggravata dal fatto che il polmone sinistro è quasi atrofizzato da una cicatrice di dodici centimetri interessante la pleura. Infatti le medicine che mi hanno prescritto sono essenzialmente tonicardiche; e mi hanno detto, in più, che dovrei fare una cura energica e metodica di raggi l

Indirizzo del mittente: « 147, me de Flandre, Paris XIXe n.


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viola, al fine di disimpegnare il cuore dalla condizione del polmone. In conclusione potrei e dovrei curarmi qui a Parigi, mettendo i mezzi, se ne avessi, in questo tentativo. I n realtà avevo promesso di tornare alla clinica per la cura; ma non ho né i soldi per questa, né quelli che mi saranno necessari per pagare l'onorario del medico; anzi, giacché ho cominciato a farti confidenza, ti dirò tutto: una cura ricostituente che mi era stata prescritta non l'ho nemmeno incominciata perché le fialette costano 3 fr. l'una e non si vendono che in scatole da 25: io non avrò mai di che passarmi un lusso simile. Inoltre, per muovermi di qui, dovrei cominciare col togliermi da addosso i segni troppo stridenti della povertà; non ho scarpe, non ho cappello, non ho biancheria: a furia di rattoppi sono diventati tutti cenci le cose che ho indosso, e non saprei assolutamente andarmi a far vedere in questo stato fuori di qui. Comprendi pure, che andarmene vuol dire perdere ogni guadagno. Già al ristorante, con questa tosse poco rassicurante e spesso rumorosa, non posso più andare. Mi rimangono due lezioni, dalle quali ricavo 200 fr. al mese in tutto: se me ne vado, le perdo definitivamente. L'ing. Carozzo ha avuto spontaneamente un movimento generoso: mi ha chiamato nel suo magazzino e mi fa lavorare, quel che posso, pagandomi abbastanza bene: 200 fr. alla settimana. I o non voglio e non devo rinunciare a questo pezzo di pane, che rappresenta tuttz la mia fortuna e t u t a la mia dignità. Non ti pare giusto questo ragionamento? Tanto pii1 che da quel che mi dà Carozzo faccio uscire un aiuto per le mie bambine, che si trovano in estrema povertà, e presso le quali non voglio morire facendo la figura di essere stato un buono a nulla. H o rossore a scriverti queste cose, che dovrei tenere so10 per me, a non volermi dare l'aria, almeno, di sollecitare coi miei lagni la pietà dagli altri. Ma come si fa a tacere? Qui mi sono perfino sentito dire che sono pazzo a trascurare così deile avvisaglie di tanta importanza! Che devo fare? Andar dal console per farmi ricoverare in un ospedale di beneficienza? Perciò dammi venia del mio sfogo, e... passiamo ad altro. Mio fratello è stato finalmente liberato: è a Faenza nell'ospedale; gravissimo; ma lo strazio mi sembra ora più sopportabile.


Grazie per il Pungolo l. Lascio che si discuta a fondo il problema del socialismo, perché gran parte del male è 11. Ma tratteremo ben presto anche altri problemi. Per la questione di Roma, io non ho mai creduto un'acca di quel che dicevano i giornali, cioè che fosse imminente l'accordo ecc. L'errore da parte del Vaticano mi sembra così evidente e cosl grosso da rendere quasi inutile o per meglio dire inopportuno e assurdo discuterne, cioè supporre che il Papa e i suoi consiglieri possano cadere in una trappola di quel genere. E' chiaro che se il Vaticano accetta lo Stato territoriale di Mussolini, i successori democratici o comunisti che siano di Mussolini, non solo glielo toglieranno con la stessa procedura sommaria, ma -'cosa nuovissima nella politica italiana - si troveranno di fronte al problema del bando del Papa e della sua corte daU'Italia per provata macchinazione contro l'integrità della Nazione. E all'estero chi prenderebbe sul serio, dopo Acmed Zogu - re, il Papa - re per beneplacito di Mussolini? I n ogni modo ho cercato di sondare le poche persone di solito ben informate che io conosco qui, e le ho trovate scettiche, anzi incredule quanto me; ed oggi sull'Eco de Paris, del quale sono note le aderenze intime con la Nunziatura, è apparsa la seguente nota: « Et maintenant, donnons un'opinion personnelle étayée sur des informations très stires et qui nous arrivent de Rome: nous ne croyons pas au succés des negotiations, actuellement menées par les représentants de Mussolini et ceux de la Secrétairie d'Etat; la question romaine n'est pas près d'&re rèsolue ». Mi pare chiaro e decisivo questo linguaggio; che forse viene dalla bocca o dalla penna di Mons. Maglione in persona. Ora, sul Pungolo vorrei che si parlasse della cosa; ma in che senso? I o mi sento, al solito, incapace di mettermi a scrivere su questo soggetto. Bisognerebbe che tu mi mandassi una traccia piuttosto ampia e dettagliata di quel che ne diresti tu: cosl io ci caverei l'articolo, che mi incaricherei di presentare nella dovuta forma diplomatica perché facesse quì e.. là il dovuto effetto. I n caso, rispondimi subito, perché il 3' numero del Pungolo è già fatto e uscirà martedì: il 4' 1 Fu fondato nel dicembre del 1928. Vi scrisse Donati e il socialista Dandolo Lemmi. Alcune volte Donati firmò gli articoli con lo pseudonimo di Alessandro Di Severo. Re d'Albania, (19281939).


però lo faremo dentro gli otto giorni, per metterci in pari con la regolarità quindicinale. Posso pregarti di un favore? Dovresti comunicare a Crespi il contenuto di questa lettera; perché anche a lui devo una risposta sui tre argomenti: mia salute personale, caso di mio fratello, « questione romana »; ed ora non ho tempo di farlo come dovrei. Grazie ancora di tutto, caro don Luigi. Procura di star bene e di guardarti dal freddo. L'ing. Carozzo mi ha incaricato, scrivendoti, di ricordartelo e di domandarti scusa di non essersi fatto vivo altrimenti. Egli ti ricorda spesso con grande simpatia. Un abbraccio P.S. Non dimenticarti di pregare per me, che Dio non mi abbandoni, perché questo stato di corpo e di spirito è un grande pericolo di tentazione. A tratti, una specie di demone socratico si affaccia sul baratro e mi domanda: « Ubi est Deus tuus? D ; e faccio gran fatica a ritrovare il bastone per scacciarlo via.

NITTI A STURZO l (f. 55 A, C. 138) Paris, 12 febbraio 1929 Caro e reverendo amico, ho pensato molto a Lei in questi giorni e alla grande tristezza che deve essere nel suo animo. La soluzione ch'è stata data alla questione romana giova a Mussolini, non giova al Papato. Alla fine del fascismo vi sarà in Italia un violentissimo movimento anticlericale. I o ho cercato sempre di impedire l'anticlericalismo e di difendere la monarchia. Ma ora sento che è impresa assai difficile. Speriamo che il danno sia minore che non sembri. l

218

Indirizzo a stampa del mittente: « 15 rue Duguay-Trouin, Paris VIe ».


I1 tempo ha una gran virtù risanatrice: ma errori così profondi si possono risanare? Fare una pace basata su 100 milioni di dollari è una cosa che non ha precedenti nella storia della civiltà. Speriamo che non sia un'apertura di ostilità. Nel suo spirito di cristiano Ella deve molto soffrire. Ma forse domani Ella potrà rendere grandi servizi alla sua patria e alla sua religione. Con i più cordiali saluti da parte di tutti i miei. Mi creda aff .mo

STURZO A NITTI (f. 55 A, C. 138)

l

Personale

14 febbraio 1929 Le sono grato dell'affettuosa lettera e del ricordo di me in questi giorni. Le mie condizioni di spirito oggi non mi permettono di poter giudicare se quel che è successo sarà un bene o un male; come spesso avviene sarà un misto di bene e di male. Obiettivamente parlando, è una gran cosa che il Vaticano abbia rinunziato all'idea di qualsiasi accrescimento territoriale e di qualsiasi garanzia di potenza estera e abbia dichiarato di rimanere fuori dalle competizioni dei popoli. E d'altro lato 1'Italia non ha più la questione romana ai fianchi. I1 passivo è il fascismo con tutto il suo passato. Prego il Signore che aiuti la Chiesa e l'Italia. Spero venire a Parigi appena cesserà il freddo. Quando? Presenti i miei omaggi alla signora e alla signorina, .saluti cordiali ai figliuoli. Mi creda cordialmente. l

Scritta sul retro deiia lettera di Nitti del 12 febbraio 1929.


FERRAR1 A STURZO ' (f. 9 A, C. 40) Louvain, 13 febbraio 1929 Carissimo, . a tutti i fastidi di questi giorni, freddo, « grippe » che mai si manifesta in pieno e mai guarisce completamente, ansie e timori per le condizioni di mia moglie, al tormento morale che provo vedendo della religione fatto uno strumento di basse contrattazioni politiche, alle difficoltà che incontro per moltiplicarmi a scrivere di qua e di là per salvare una tradizione, un'idea, iina speranza, si aggiungono - come avrai visto dall'Obseruatear e dalla lettera di cui ti unisco copia - le seccature provocate dall'amico Zanetti 2 . La lettera che gli ho inviata corrisponde interamente al mio stato d'animo e, se la dovessi riscrivere, non ne muterei una virgola. A te l'invio perché tu ne sia a conoscenza e perché tu mi dica il tuo parere al riguardo. Questo parere accetto preventivamente qualunque esso sia. Se tu ritieni che, malgrado quello che Zanetti ha scritto, io debba ugualmente continuare a collaborare sull'Observatear, io continuerò: mi considero nulla di più e nulla di meglio che una sentinella morta, pronta ad ogni personale sacrificio perché un'idea non muoia, perché una tradizione d i democrazia non si spezzi, perché una speranza di pace, di libertà e di progresso non svanisca. Non riceverai, ben lo comprendi, il seguito del manoscritto che avevo cominciato ad inviarti. Tutto quello che già avevo scritto l'ho bruciato. Treves mi ha chiesto un articolo per la Libertà: gliel'ho mandato e gliene ho promesso altri sull'argomento delle relazioni tra Chiesa e Stato. Ma con quanta difficoltà scrivo questi articoli! Se leggendo le notizie relative alla soluzione della questione rol Dattiloscritto. Indirizzo a stampa del mittente: « Bd. de Tirlemont 108, Louvain D. * Zznetti aveva pubblicato un articolo sull'Observateur in cui attaccava Ia Chiesa per ii suo accordo con il regime fascista.


mana, mi rammarico che proprio al fascismo sia stato concesso ciò che ai governi democratici si negava, apprendendo i principii generali del Concordato provo un senso di delusione, di disgusto, di pena, di paura. I1 metodo della libertà ha dunque fatto sì completo fallimento che si deve ritornare alle vecchie forme di « clericalizzazione » degli istituti di diritto pubblico e privato? ,Degli articoli dello Statuto uno solo meritava di esser salvato dal naufragio, precisamente quello che, proclamando l'esistenza di una religione di stato, ne riporta agli oscuri tempi del giurisdizionaiismo? Nessuna ripugnanza si prova in Vaticano a trattare cogli uomini le cui mani grondano di sangue umano, coi governanti che tengono in obbrobriosa schiavitù quaranta milioni di italiani, coi rappresentanti di una idea che pretende di sostituire al Cristo universale lo Stato nazionale? Non si calcola, non si prevede, non si.sente quali saranno i pericoli dell'awenire? Le correnti anticlericali rafforzate, tutta la questione dei rapporti tra Chiesa e Stato rimessa in discussione, la stessa integrità della famiglia messa domani in pericolo per aver oggi voluto ottenere di più di quanto una saggia politica doveva suggerire di domandare? Scrivimi. Farà bene a te sfogarti, così come farà bene a me leggere il pensiero di un « prete cristiano ». Con fraterno affetto

STURZO A FERRAR1 l (f. 9 A, C. 42) London, 15 febbraio C 19291 Caro Ferrari, finalmente ricevo una tua lettera ... che però non è una risposta alle mie. Intanto rinnovo gli auguri per la tua signora e spero che la grippe ti sia passata. l

Indirizzo del mittente: « 213 B. Gloucester Terrace, London W 2 ».


Alfare Observateur e Popolarisrno. Hai fatto bene a scrivere la lettera a Zanetti: io penso che si potrà aggiustare la cosa, pubblicando una tua lettera (firmata) in cui fai le riserve sugli apprezzamenti di Zanetti riguardo la Chiesa come valore di istituzione divina e come sua posizione in Italia; e poi affermi chiaramente che la corrente democratica cattolica ha ragione di esistere anche dopo la Conciliazione e il concordato; ed ha ragione di esistere in concreto come Partito Popolare Italiano. 'Insisto per questa affermazione di partito, perché non vorrei che si ritorni sulla discussione circa la esistenza di un opposizione politica antifascista del popolarismo (fatto concreto) e che non si usi la parola Democrazia cristiana o Cattolica, per sentirci ripetere che Leone XIII tolse ad essa ogni significato politico con la Graves de Cornmuni. Su questo punto io sono molto categorico, e temo che tu non sia dello stesso sentire con me. Ricordi il mio articolo sul Popolarismo nel Folitique? e insisto per molte ragioni, di cui ti parlerò a voce quando ci vedremo l. . Tornando all'Observateur, alla tua lettera Zanetti farà seguire una dichiarazione concordata; e resterai al lavoro. Non credo che Zanetti si rifiuterà. Riguardo la soluzione della questione romana oggi non ti scrivo a lungo, perché sto poco bene; ti prego solo di non scrivermi troppo sotto l'impulso delle impressioni, che potrai pentirti di aver scritto alcune frasi. Per oggi credo fermare i seLguenti punti: 1) Non è opportuno, né per la Chiesa né per l'Italia, e neppure per la serietà dell'azione antifascista, negare valore ai debiti e ai trattati internazionali dell'Italia fascista. Sia la forma del trattato di Locarno, o quello di Conciliazione col Papa o i debiti con l Brano cancellato: « Ci insisto molto per un piano che ho, cioè fare rivivere ali'estero il P.P.I. con un Bollettino ecc..., tu sarai il capo. I o dopo il Concordato, sono completamente fuori quadro. Basta il mio vescovo a darmi. l'ingiunzione di non partecipare più a nessuna riunione contro lo Stato, e contro l'ordine; a parte altre considerazioni personali, oggi non potrei più essere a capo del P.P.I., neppure come capo morale. Fare pertanto un Segretariato all'estero e un Bollettino da parte vostra è una necessità, per dire che nonostante tutto siete vivi. Mi manderete un saluto d'affetto. Il proposito deve essere quello di far rivivere il P.P.I. in Italia quando l'ora suonerà. Del resto avremo agio a parlarne D.


la Banca Morgan, non può negarsi la rappresentanza di fatto dell' Italia. Ne scrissi a Zanetti. 2) E' un guadagno per la Chiesa che la S. Sede abbia rinunziato a qualsiasi dominio territoriale e garanzia internazionale, e a partecipare col titolo sovrano a contrasti fra gli Stati. 3 ) E' un guadagno per l'Italia che sia finita la questione romana, coine tale. 4) I1 Concordato è più o meno come tutti i concordati. Guadagni e perdite. Te ne scriverò quando avrò sottocchi il testo. 5 ) I1 centro della questione è pertanto politica: è questa un' intesa della Chiesa col fascismo? io credo di no, nello spirito della Chiesa, e di si nelle apparenze e in molti effetti pratici. Pertanto io credo che il nostro dovere oggi sia non combattere il fatto, né credere che il Papa abbia tradito gl'interessi della morale religiosa; ma cooperare che la Chiesa sia disincagliata dalle spire politiche del fascismo. E in ciò il popolarismo è ancora utile a qualche cosa. Ti mando una copia della R[euiew]of R[euiews] ove è un articolo di un cattolico sulla Q[uestione] R[omana] e tu sentirai lo stile. Vi è anche una recensione del tuo libro, scritta da me e tradotta da Steed.

STURZO A [...l (fs., C. 93)

l

16 febbraio 1929 ti mando il Numero di ieri della Reu[iew] of R[euiewsl ov'è un mio articolo sulla Questione Romana. Fu scritto prima di conoscersi con certezza che la soluzione fosse imminente, e sotto l'impressione delle notizie dei giornali. Perciò non lo firmai. Dopo gli avvenimenti il 'mio pensiero rimane lo stesso. Lo sfruttamento politico pro e contro è così e vi sarà per parecchio tempo. I1 concordato accentua e aggrava la situazione; ma .

Probabilmente il destinatario è Giuseppe Donati.


era necessario altrimenti la S. Sede rimaneva peggio esposta alla vicissitudine politica. Arriverà il Vaticano a disimpegnarsi dal fascismo e a ciimostrare all'Europa che non è legato con la dittatura e la reazione? Ecco il problema difficile; e i giornalisti cattolici che acclamano il fascismo e che parlano dell'Italia come stato cattolico, contribuiscono alla confusione. I1 vantaggio per la S. Sede di avere rinunziato al territorio e alle garanzie internazionali, e a entrare nella SCocietà] delle N[azioni] è enorme.

STURZO A CRESPI (f. 55 A,

C.

114) 21 febbraio 1929

Caro Angelo, io non ho mai pensato che le tue convinzioni religiose possano essere scosse dal modo come Pio XI ha creduto di risolvere 19 Questione Romana, ma a me ha fatto grande dispiacere il vedere da te coinvolgere in questo fatto contingente e storico-umano (che ha anche effetto politico) la Chiesa cattolica e il papato, che io credo di istituzione divina. Tu puoi discutere se possa o no darsi un cristianesimo non istituzionale, è altra questione, ma il lettore che leggerà i tuoi versi avrà l'impressione di un attacco più che anticlericale anticattolico; e io che sono prete cattolico e che ti sono amico, ne sento un profondo dispiacere. Perché avrei dovuto nasconderti questo sentimento? Io poi non arrivo a persuadermi perché tu confondi le responsabilità personali di un Papa (quali esse siano) con il papato e con la Chiesa cattolica. Ma oggi non è il momento di fare una tale discussione. Tu pregherai il Signore anche per me. Egli è la luce delle nostre menti, se noi docili ne seguiremo le illuminazioni. Egli solo


ci potrà dire parole di conforto e di speranza; e ci farà vedere che con Lui nulla è perduto. Con affetto.

SFORZA A FERRAR1 (f. 9 A, C. 69)

[ l 8 marzo 19291 Circa la rivista debbo dirle tutto il mio pensiero: ho troppo rispetto intellettuale e morale per Don Sturzo e per Lei per non stimare indegno di loro e di me il non "ficcar lo viso al fondo". Oggi più che mai sarei lieto di essere accanto a Sturzo ed a Turati nello stesso comitato. Ella sa che niuno più di me ha soprattutto teso a eliminare divergenze pur di fare l'unione fra gli uomini di libertà. Ma sarebbe un apparenza di unione quella raggiunta col fare il silenzio sui problemi essenziali. I1 progetto di manifesto pone per me il caso di coscienza quando dice (penultimo periodo): Au moment où les menaces révolutionnaires semblent èbranler etc. I1 Vaticano Regio fa ben peggio: esso "ebranle" E la prova l'ho nel fatto che due nobili coscienze come Sturzo e Lei si rifugiavano nel silenzio. Credo che non avrei bisogno di dirle che ad amici d'Italia che mi han chiesto il mio pensiero ho risposto che noi dobbiamo distruggere l'offensiva vaticana ed annullare i suoi guadagni; ma che, sopra ogni cosa, dobbiamo evitare gli antichi anticlericalismi, che la Chiesa deve sentire che mai la perseguiteremo. Ma posto, colla rivista, dinnanzi a delle preoccupazioni di pensiero, non potrei dire che temo le minaccie rivoluzionarie più della minaccia vaticana, come farei parlando delle prime ed ignorando la seconda. I n realtà, questa mi fa, moralmente, anche più orrore: perché, oltre al mio pensiero, essa viola il mio sentimento coll'odio ai 1 Copia della lettera di Sforza inviata da Ferrari a Sturzo. In alto si legge: «Lettera ricevuta da Sforza in risposta ad una mia del 5 marzo [l9291 colla quale gli inviavo il testo di presentazione di Rinnovamento. Cfr. doc. 109.


"feticci" coi quali solo fu fatta l'Italia. Purtroppo è forse questo che in realtà ci divide da loro: il sentimento. Come loro, noi vediamo gli errori e manchevolezze traverso cui fu unita l'Italia; come loro, io intravedo per la nostra patria una più naturale i'orma di vita; ma gli errori del Risorgimento non mi vietano di amarlo; mentre la Chiesa Romana lo ha tutto odiato, e oggi gioisce, fra nuovi terrori che pur ha, di aver vinto l'Italia di Cavour. E se oggi loro conservano il silenzio mentre il Vaticano si allea (sia pure per abbandonarli domani) coi poveri sciagurati che l'Italia disonorarono, alcuni potrebbero domandarsi se loro sono poi sì lontani da quelli che nell'Italia unificata non videro che 1' "opera delle sette". Comprendo e rispetto il loro dolore, e son quindi pronto a contentarmi di un minimo (p. es.: rigida affermazione della necessità della separazione fra Stato e Chiesa, sia pur senza alludere alle recenti mostruosità vaticane); ma senza questo minimo non riesco a vedere come potrei collaborare a un'opera che in cuor mio, e per ciò che mi concerne, sentirei mancare di franchezza nell'essenziale.

FERRAR1 A STURZO ' (f. 9 A, C. 70) Louvain, 28 marzo 1929 Carissimo, Sforza mi scrive in data del 18 corrente e mi incarica di trasmettere anche a te copia della lettera a me indirizzata. Egli poi mi awerte che invia direttamente copia di detta lettera a Nellina ed all'amico "londinese" '. I o ti trasmetto la lettera assieme alla minuta che ho preparata per la risposta. Poiché nella lettera Sforza si rivolge tanto a te che a me, pur limitandomi a rispondere esclu1

Indirizzo a stampa del mittente: « Bd. de Tirlemont 108, Louvain ». Probabilmente si tratta di Angelo Crespi.


sivamente per mio conto personale, desidero di essere d'accordo con te sui termini della risposta. La mia lettera è un po' lunga; ma non potevo fare altrimenti volendo rispondere alle obbiezioni di Sforza, iniziare un movimento controffensivo nei riguardi dei signori concentrazionisti ed esporre il progetto cui ti accennai la settimana scorsa. A Salvemini penso di inviare poi copia della lettera che invierò a Sforza. Dimmi anche se credi opportuno che invii copia della mia lettera di risposta a Nellina ed all'amico "londinese". Ti spedisco il tutto per espresso e ti prego di rinviarmi la minuta colle tue osservazioni nel più breve tempo possibile, perché penso che, nei riguardi tuoi personali, sia bene che un ritardo della mia risposta nei confronti di quelle degli altri due non possa far credere a Sforza che la mia risposta non è soltanto una risposta personale. , Da Zanetti ancora nulla di nuovo. Ancora ti rinnovo i migliori auguri di buone feste. Con fraterno affetto tuo P.S.: Ho ricevuto il tuo manoscritto: prowedo.

FERRAR1 A SFORZA ' (f. 9 A, C. 71) Louvain, 28 marzo 1929 Ill.mo Sig. Conte, riceo la sua lettera in data 18 corrente, colla quale Ella pone il problema politico, la cui soluzione Le appare pregiudiziale all'uscita della rivista. Anzitutto mi permetto di osservarle che in essa ritrovo un errore di fatto, precisamente là dove Ella dice che "due nobili coscienze si rifugiano nel silenzio". Non è mio compito parlare del mio amico che Ella conosce molto bene. Quanto a me, non mi l

Cfr. doc. 118.


sono rifugiato nel silenzio: sono stato costretto al silenzio. Fino a che i fogli della Concentrazione parigina non erano pervasi da un furore anticlericale che ricorda i tristi tempi del fascista Podrecca, io cercai di esprimere apertamente la mia opinione sul problema vaticano (Libertà - 17 febbraio), affermando che "i popolari, meglio dei cattolici proni ai piedi del dittatore, sanno distinguere ciò che è di Cesare da ciò che è di Dio. Per le cose di Dio essi non chiedono privilegi, ma libertà; per le cose di Cesare essi esigono un regime di libertà e di democrazia". Dopo d'allora, dovetti astenermi dallo scrivere su fogli rimpinzati di banalità anticlericali e dal porre la mia firma accanto a quella di gente in preda ad un vano furore, manifestazione evidente di impotenza e di disorientamento. Tentai di manifestare sull'Observateuv un giudizio organico sui problemi politici posti dal trattato del Laterano, ed anche qui trovai Zanetti invaso pur esso da fregola anticlericale ed antipopolare. In un primo tempo rivendicò a se il diritto esclusivo a commentare il significato politico del trattato e mi costrinse ad una polemica inutile e sconclusionata sul passato. I n un secondo tempo, col suo contegno di fronte alla rivista, colla pretesa di intimare alla Chiesa di riformarsi (in una lettera scrittami il 21 corrente, egli ha così fissato la sua formula: « O la Chiesa Romana si riforma nel suo spirito secondo le vostre tendenze, o l'Italia liberale dovrà considerarla come un nemico della libertà e dell'unità italiana e trattarla come tale ») colla richiesta di "tenermi relativamente nell'ombra" e di non muover critica alie sue dichiarazioni, mi ha tolto la possibilità di esprimere, anche sul bollettino brussellese, il mio pensiero. Come già ebbi a scriverle, ritengo che una discussione su tali argomenti sia necessaria, che siffatta discussione debba esser pubblica, che la rivista, e soltanto la rivista, possa offrire il mezzo ad una discussione seria, quale si conviene a persone che rifuggono dagli isterismi anticlericali, profonda quale è richiesta dall'importanza dei problemi politici e morali posti dal trattato del Laterano. Soltanto da questa discussione potrà sortire la formula nuova che fissi le direttive future dei rapporti fra la Chiesa e lo Stato italiano, superando quel dissidio storico che il trattato del Laterano ha accentuato; negando ad un tempo clericalismo ed anticlericalismo;


'

annullando il "Vaticano politico" col negarne la ragion d'essere. Oggi la formula di "separazione" mi dice troppo e troppo poco. Poiché in politica le parole hanno il significato che gli avvenimenti loro hanno attribuito, essa è pericolosa perché si riallaccia al nome di Combes ed al ricordo della separazione francese, ad una politica, cioè, e ad una tradizione di anticlericalismo antiliberale. Essa dice troppo poco, perché non supera il dissidio storico italiano,, esprime la separazione di due politiche senza risolverne i possibili contrasti, non afferma l'obbligo dello Stato a garantire la libertà religiosa. Soltanto una formula più comprensiva, più universale, nella quale nobilmente sia affermata l'idea della libertà, può permettere di svuotare la "politica vaticana", togliendo di mezzo quelle ragioni di difesa della libertà della Chiesa, dalle quali essa trae la sua giustificazione e la sua forza. Ma inutilmente ci affanneremo alla ricerca di questa formula che unisca, al di là del trattato del Laterano e malgrado il trattato del Laterano, tutti "gli uomini di libertà", se non daremo a costoro il mezzo di esprimere in forma organica il loro pensiero e se lasceremo, come è ora, il campo libero alle stoltezze di un anticlericalismo di maniera. Rispondo all'obiezione, che pare più delle altre preoccuparLa. Non credo, Conte, che il sentimento ci divida. E' vero che io dissento da Lei nella valutazione del Risorgimento. E' vero che io considero le realizzazioni politiche del Risorgimento meno profonde e meno grandi di quanto Ella od altri le giudichi. Ma, se per me il Risorgimento non è stato, quale pretesero di insegnarci sui banchi della scuola, la nostra "rivoluzione liberale", esso è stato pur sempre la nostra rivoluzione unitaria". E lo amo, e come me lo amano tutti i popolari, non meno di quanto i francesi monarchici o repubblicani, nazionalisti o socialisti - amino la "chevauché" della "Poucelle", che pose le basi della loro unità nazionale, condizione prima e necessaria del successivo moto di libertà. E poiché nel nostro Risorgimento, soprattutto nel movimento ideale che lo precedette, sonvi tesori di pensiero che la >> conquista regia'' non permise di svolgere, noi dovremmo, la rivista dovrebbe, rievocare.questi ricordi gloriosi, rinnovare tante pagine mirabili di Mazzini, di Cattaneo, di Tommaseo, di Gioberti e d'altri mille, verso i quali oggi più che mai ne sospingono


analogie sostanziali di situazione e di ambiente. Ma come rivendicare la grandezza ideale del pre-Risorgimento e la significazione politica del Risorgimento, senza la rivista? Non Le nascondo pertanto che il problema della rivista, sulle "basi di organizzazione" fissate or sono tre mesi pare a me assai più difficile a risolvere di quanto non sembri a Lei, anche senza tener conto dell'episodio del dissidio tra me e Zanetti. Con Lei io posso sempre sperare di intendermi sui principii, perché sono d'accordo sul metodo. Posso dire altrettanto degli uomini che approvano e subiscono la campagna anticlericale ed antiliberale della Concentrazione? No certamente. Per intendermi con costoro, dovrei chieder loro la rinuncia esplicita ad un metodo che nega in pieno quella libertà, che essi dicono di rivendicare nei confronti del fascismo. Per "marciare" con costoro, dovrei esser io a chieder loro di garantirmi che ciò che essi chiedono è "la libertà", non soltanto "la loro libertà". E' possibile far tutto ciò in via preliminare alla pubblicazione della rivista? Non lo credo. Ed allora, che fare? Non fare? Questo problema mi son posto ed ho cercato, in queste settimane, di risolvere. Ecco a quali conclusioni sono giunto attraverso all'esame della complessa situazione. Il metodo di "intendersi per fare", indubbiamente il più sicuro, non pare applicabile quando, come in questo momento, le passioni ed il disorientàmento dominano quasi senza contrasto il campo dell'antifascismo. Perché non sperimentare il metodo del "fare per intendersi"? Niente comitati, né grandi, né piccoli; né nazionali, né internazionali. Niente intese preventive su formule esatte, nelle quali sia dosato il concorso delle diverse correnti ed espresso il temperamento delle diverse personalità. La rivista esce, sotto la personale responsabilità di un uomo, che invita gli amici italiani e stranieri ad esprimere in completa libertà il loro pensiero. Non gratidi programmi, non grandi promesse: è un circolo di discussione politica che si apre, prima ancora che il "manager" abbia potuto prowedere agli invitati le poltrone imbottite od il ristoro di un perfetto impianto di riscaldamento. Le intese, le precisazioni programmatiche, le formule esatte, le direttive politiche sortiranno


dalla discussione, e saranno realizzate in brev'ora se il "manager" avrà cura di ammettere soltanto quelli che hanno qualcosa di personale da esprimere e che chiedono di entrare animati da sincero spirito di concordia. Soltanto così, a mio modesto avviso, si potrà sortire dal regno delle discussioni, per entrare nel dominio delle realizzazioni. Se Ella crede alla possibilità ed alla serietà di tale tentativo, io - da parte mia -, messa da parte ogni falsa modestia, Le dico fin d'ora "Io mi sobbarco". E spero di non esser per ciò giudicato come il primo "Marce1 che parteggiando viene". Non chiedo, e non posso chiedere, alcuna garanzia precisa: non domando altro che mi si appoggi benevolmente, per fornirmi materiale, per trovarmi collaboratori stranieri, per procurarmi aiuti finanziari che da solo - è questo il mio punto debole - non sarei capace di assicurarmi. A coloro che acconsentano di appoggiarmi non chiedo la cieca ed incondizionata fiducia: ma soltanto la loro adesione privata a quelle direttive di metodo che si fissarono nel Novembre scorso e che io mi impegno di mantenere rigidamente. Non pretendo, infine, di fare della rivista una cosa mia; ma fin d'ora mi obbligo a cedere la rivista al "Comitato dei presentatori", non appena si giudichino maturi i tempi per la sua costituzione. I1 rischio morale e politico lo rivendico tutto per me: agli amici chiedo di aiutarmi per affrontare un rischio economico cui, in caso di insuccesso, non saprei come far fronte, senza venir meno ai doveri che ho verso la mia famiglia ...

STURZO A FERRAR1 l (f. 9 A, C. 52) [Londra] 30 marzo L19291 Oggi sabato santo, ti rinnovo la buona Pasqua a te e ai tuoi. Rispondo subito: Ti acchiudo la bozza di lettera a SfCorza] con le mie note a matita (che tu puoi cancellare). Tengo alla pril

Scritto sul retro di una lettera di Ferrari del 28 marzo 1929 (cfr. doc. 119).


ma, perché mi riguarda. Le altre sono semplicemente indicative. Oggi non regge che la tua iniziativa; ma assicurati preventivamente almeno la spesa di tre numeri, per non metterti allo sbaraglio l . Del resto, occorre aspettare il ritorno dei due S. '. Ho poca fiducia nella corrispondenza per lettera; qualche volta riesce dannosa. I n ogni caso è inteso,.il sottoscritto, rimane del tutto estraneo alIa tua iniziativa, per le ragioni che tu sai, e anche perché nessuno dietro di te possa vederci la mia ombra. Non ti consiglio di scrivere direttamente all'amico londinese 3, il quale ha interrotto le comunicazioni anche col dottore 4 , riguardo ad argomenti estranei alla medicina, come quello di Zanetti (per la moglie). E' meglio comunicare a mezzo Sforza. Non so dirti nulla per altro di Parigi, non la conosco bene.

DONATI A STURZO " (f. 55 A, C. 146) Pasqua 1929 Caro Don Luigi, grazie della tua buona lettera e degli auguri pasquali, che ti ricambio di vero cuore. Siamo sempre nelle tenebre, purtroppo, e Dio sa quanto dovremmo restarci ancora. Tuttavia dobbiamo sperare, anche se sperimentiamo che la speranza è una virtù non meno delle altre difficile a praticarsi. Eleviamoci nel Cristo risorto. Egli è la nostra speranza, Fallita l'iniziativa di pubblicare Rinnovamento, Ferrari si assunse la responsabilità economica di pubblicare un'altra rivista Res Publica. Per questa iniziativa ebbe l'aiuto di Salvemini, Sforza e Sturzo. Ali'impresa contribuirono fianziariamente anche alcuni popolari rimasti in Italia. Salvemini e Sforza. Cfr. doc. 119 n. Michele Sicca, amico e medico di Sturzo. Indirizzo del mittente: « 147, rue de Flandre, Paris XIXe ».


H o ricevuto tre lettere dal171taliain questi giorni, da amici sacerdoti. Sono tutti vivamente preoccupati dalla piega troppo '7milanese7'che prendono le cose, perché sembrano temere qualche grossa controspinta dal seno stesso del fascismo. Ma ammettono che, per il momento, non c'è nulla da fare: la piega delle cose è quella. Intanto qui lo spirito di tolleranza si è completamente smascherato: siamo tornati ai tempi d'oro del17Asino, con le bestemmie alla Santa Trinità, sulla quale perfino quell'omuncolo di Sanetti si è permesso di fare le sue riserve. Non c'è più nulla di buono da cavare dall'antifascismo, benché continui a chiamare, e quanto ipocritamente, "questione morale" l'ainministrazione di un certo numero di rancori e di delusioni personali. In realtà, tutti fascisti mancati! Per fortuna in Italia questa gente non ha nessuna presa e nessun avvenire. Torno alle lettere che ho ricevute. Mi scrivono che solo dal farsi strada di una corrente di moderazione, che tragga forza da diverse parti, si può sperare in meglio. Dell'amnistia si parla in modo contraddittorio. Chi dice che verrà presto: chi dicè che non verrà mai. In effetti anche l'abolizione delle leggi eccezionali non porterebbe immediatamente alchn risultato, salvo quello di veder sfollate le carceri - e umanamente sarebbe già qualche cosa e di veder diradate ancor più le già 8ssottigliatissime file del fuoriuscitismo. Del resto questo declina già in coda di topo, e i caporioni sono preoccupatissimi della pacchia che si sta esaurendo. Per conto mio sto fermo al principio di non muovermi, qualunque cosa avvenga. Ti auguro di star meglio in salute. Credevo che saresti venuto presto a trovarci, ma vedo che sei ancora lontano dal pensarci. Corbellini ha ricavato dalla tua fotografia un magnifico ritratto, che è a casa di Carozzo. Questi sperava di potertene fare un presente a Pasqua; intanto è disperato perché il ritratto piace molto anche a lui e non vorrebbe privarsene. Corbellini ne farà un altro e cosl sarete accontentati tutt'e due. La mia famiglia, al solito. Mio fratello ha voluto lasciare l'ospedale, ed è tornato a casa per rimettersi ancora a letto ed essere sorvegliato dai soliti agenti. La febbre non lo lascia mai e non sta più sulle gambe. Ciò nondimeno dice di .sperare a farla nel-


l'avvenire con un ottimismo che noi potremmo invidiare. Meno male. Non dimenticarlo nelle tue preghiere. Egli è, purtroppo, sempre lontano dalla fede, e quello che è avvenuto in Italia non serve certo a spingervelo. Con la più devota fraternità

DONATI A STURZO l (f. 55 A, C. 169) Parigi, 31 maggio 1929 Carissimo don Luigi, scusami il ritardo nel dirti grazie della tua lettera affettuosa e del vaglia. Lo faccio ora di cuore; e quando verrai qui ti dirò l'uso che ho fatto del danaro. Sgombrato ormai il terreno dalla polemica personale, spero di potermi occupare della discussione tra Crespi e Ferrari, che mi sembra un'ottima occasione per precisare, anzi per chiarire la nostra posizione nella democrazia. Tu dovresti mandarmi l'originale italiano dell'articolo che hai*pubblicato in Politique; potrei utilizzarlo o ristamparlo addirittura .come cosa presa di nostra iniziativa da quella rivista, se tu non hai difficoltà. Le rose della Conciliazione hanno vissuto "lo spazio di un mattino": ora siamo già alle spine. I1 discorso di Mussolini, però, mi ha fatto una pena profonda, per l'evidente imbarazzo in cui ha messo il Papa, oggi davvero "prigioniero" nelle catene d'oro della profetica anima tua. Ma è bene che questo sia awenuto. I clerico-fascisti andranno più adagio d'ora in poi, e il conflitto latente sarà più efficace, anche se non affiorerà così subito. I1 concordato, ridotto ai termini mussoliniani, è una cosa che non regge; e, nello sviluppo della situazione, i cattolici si convinceranno finalmente che, una volta risolta la questione romana (il trattato mi sembra in un certo senso un fatto inevocabile daU.'una parte l

Indirizzo del mittente: « 147, Rue de Flandre. Paris

XIXe n.


e dall'altra, checché ne dica la Libertà), la soluzione migliore dei problemi tra Stato e Chiesa è quella della libertà, anche in Italia. Siccome non credo a soluzioni catastrofiche, ma prevedo, a lunga scadenza, un7evoluzione della società italiana, che supererà il fascismo qual'è ora senza tuttavia precipitare nel totalitarismo antifascista, così nutro un certo ottimismo. Comprendimi: spero nell'aiuto di Dio e nell'opera del tempo. I1 mio stato di salute è sempre mediocre. Però tiro avanti, e questo mi basta. E tu come stai? E quando verrai a Parigi? Gli amici di qui ti attendono tutti affettuosamente. Ti abbraccio tuo

FERRAR1 A STURZO ' (f. 9 A, C. 89) Louvain, 15 giugno 1929 Carissino, a un giorno d'intervallo riprendo la lettera interrotta l'altra sera, per completare il resoconto di quanto ho fatto a Parigi. Salvemini. H o avuto con lui due lunghi colloqui, uno dei quali assieme con Donati. Salvemini è un onest'uomo: in America, solo, in un ambiente nettamente anticlericale, senza contatti seguiti con noi, s'era formato un'idea fondamentalmente erronea della situazione creata dagli accordi del Laterano. Di fronte ai nostri argomenti, egli ha sinceramente dichiarato di dover mutare parecchi degli apprezzamenti fatti. Ha onestamente riconosciuto i propri errori di valutazione; ha dovuto ammettere che, anche dal suo punto di vista, molto di giusto vi era nel nostro atteggiamento. Credo che, a seguito delle spiegazioni avute, i nostri rapporti con lui debbano ritenersi riportati sullo stesso piano in cui l

Indirizzo a stampa del mittente: « Bd. de Tirlemont 108, Louvain ».


erano prima che si tentasse la concretizzazione del progetto della rivista. Ho detto "prima del tentativo della rivistaJJ,perché quanto a questa nulla è possibile fare per il momento. Gli "italiani" avevano creduto di aver fatto di più di quanto avessero in realtà fatto. Essi sono sempre fermi nel concetto della necessità di un'intesa politica preventiva e non comprendono l'utilità di un lavoro che a tale intesa ne avvii senza proclamarla preventivamente e pregiudizialmente. Quanto al passato, ho trovato Salvemini indignato contro Zanetti per quello che non ha fatto e per le iniziative che ha fatte abortire. Poiché Salvemini mi ha accennato ad invii di danaro che egli aveva fatto dall'America - invii dei quali Zanetti non mi aveva fatto parola - ho dovuto metterlo a giorno della situazione finanziaria dell'Obserzrateur, tale quale creata dai sistemi sbrigativi del collega. Ciò ho dovuto fare, benché a malincuore, perché non volevo che alle altre disgrazie recentemente capiratemi quest'altra si aggiungesse, di essere creduto un profittatore delle somme raccolte dagli amici per sovvenire alle iniziative antifasciste. Circa alle responsabilità dei finanziatori della rivista verso di me, Salvemini sostiene che essi nessuna responsabilità hanno perché, in realtà, nulla di definitivo era stato concluso. Su questo punto, io ti sarei riconoscente se, in occasione della tua prossima andata a Parigi, tu potessi chiarire con lui le cose come stanno e dimostrargli come dal principio di novembre, io mi sia messo ad intera disposizione dell'impresa rifiutando persino impegni che nel frattempo mi erano stati offerti e che io ritenevo incompatibili coll'impegno assunto di "dedicare alla rivista il massimo delle mie energie". Quanto all'avvenire, mi sono limitato a dirgli che non ho abbandonato l'idea, già esposta nella lettera indirizzata a Sforza, di lanciare io una rivista riprendendo il programma fissato nel novembre scorso a Londra. Per tale evenienza, Salvemini mi ha promesso il suo appoggio, anche finanziario, assicurandomi di poter contare, da parte sua, su di un contributo di 10-15 mila franchi. Sforza. Causa la morte del suocero e causa alcuni viaggi che egli ha dovuto compiere per sistemare certi affari di famiglia, non


potrò vederlo che mercoledì della settimana entrante. Ti scriverò poi a proposito di questo colloquio. Ambiente pavigino. Col pretesto che avevo troppe cose personali da sbrigare, non ho cercato alcun contatto cogli ambienti della Concentrazione, e nemmeno ho fatto una capatina a casa di Nitti. H o l'impressione che in quegli ambienti I'odor di cadavere sia così diffuso che, soltanto ad avvicinarli, se ne debba restar infettati. Credo d'altra parte che con quei signori il meglio sia tenersi "sulle sue" e darsi l'aria di gente che non ha bisogno di loro, il che fortunatamente corrisponde alla realtà. Quando venisse il momento buono, se per quella gente verrà, saranno essi stessi che ci verranno a cercare, ché da soli non sono certo capaci di combinare la minima azione seria ed efficace. Credo così di averti reso conto di tutto, in modo che in occasione della tua prossima corsa laggiù tu possa esser informato della situazione attuale. Per combinare ogni cosa per la tua venuta a Bruxelles attendo di conoscere la tua decisione definitiva circa la durata della tua permanenza. Pregustando già la consolazione di potere, dopo tanti mesi di solitudine, confidare ad un amico tutte le mie pene e le mie angustie, ti invio i più affettuosi saluti tuo P.S. Invio a te copia del Flambeau coll'articolo sulla questione romana pregandoti di passarlo poi a Steed.

STURZO A SANGNIER (f. l A, C. 10) London, 27 luglio [ 1929l Caro Sangnier, ti mando i miei migliori auguri per la riuscita del Congr.[èsl D.[émocratique] In.[ternational] pour la Paix a Bruxelles. Seguo gli sforzi tuoi e degli altri amici con vivo compiacimento; e spero che la parola pace, ripetuta in nome dei principi Data incerta.


cristiani e dei diritti dell'umanità, sia efficacemente accolta da tutti gli uomini di buona volontà. In questo periodo storico, nel quale il capitalismo internazionale e i nazionalismi sono uniti insieme in un'opera di rivincita pagana contro tutti gli ideali di pianificazione, i pellegrini della pace sono la voce dell'umanità che soffre, che spera e che prega. Saluti cordialissimi

DONATI A STURZO ' (f. 55 A, C. 54) Paris, 21 settembre 1929 Caro don Luigi, nuovi e... raddoppiati ringraziamenti del vaglia raddoppiato. Stavolta l'ho trovato; ma tu scusami di non aver capito la prima volta che avevi mutato idea. Del resto: O felix culpa. Andrò daUa signora Rossetti: ma come un novizio .che fa l'ubbidienza. Può darsi che io meriti di esser giudicato un orgoglioso; e di questo devo fare penitenza. Ma convieni almeno che il contegno di Rossetti ' verso di me è inesplicabile. Non c'è stato fra di noi nessun incidente. E' stato lui a litigarsi con Carozzo, e nel litigio io potevo entrarci tutt'al più come Pilato nel Credo. Come va questa faccenda? Va che Rossetti è un fanatico. E' un fanatico di umanitarismo massonico, intollerante e di nessuna intelligenza. In compenso ha una sconfinata vanità. La nuova situazione di vanità che gli hanno creato i « concentrati » gli ha fatto l'obbligo di divenirmi nemico: e lo è divenuto senz'altro. Posso stimare mai più un uomo simile? Potrò appena compatirlo. Detto questo, sta certo che con la signora manterrò il contegno delicato che si conviene. E Dio voglia che possa poi ricredermi. Indirizzo del mittente: a 147, me de Flandre, Paris XIXe D. Raffaele Rossetti, repubblicano antifascista, fu esponente del movimento « Giustizia e Libertà D. l


Preferisco riconoscermi in errore quando si tratta di dover pensare che gli uomini sono generalmente scriteriati e cattivi. Per l'articolo dell'H [ iblert ] J [ournal] siamo perfettamente intesi. La nota di cappello sarà la stessa che tu hai premesso. Sta tranquillo. Grazie e... intesi per l'altro articolo che attendo con vivo interesse. Ti ringrazio pure delle tue impressioni sull'articolo del Di Severo. Glielo comunicherò come mie osservazioni. Egli ne terrà certamente conto. E' opportuno che tu sappia che egli mi propose di scrivere quell'articolo come avviamento ad una discussione concreta. Infatti la discussione fino alla pubblicazione di quest'articolo si è mantenuta o nei limiti del radicalismo tipo Crespi o in quelli della nostra critica a quel radicalismo. Ora il Di Severo l ha precisato il punto di vista liberale, come i liberali non avevaiio ancora fatto. Questo è il pregio principale di quell'articolo. Sulla polemica Mussolini-Pio X I ho la solita impressione di pena. Mi pare tuttavia che l'insistenza con la quale il Papa replica al Duce e Ia forma piuttosto schermistica delle risposte stia a significare che il pateracchio fascista clericale jam fetet. Lo stesso Mussolini ha ammesso che in alcune provincie dell'Alta Italia, oltre quelle di confine (e allora noi possiamo dire in tutta l'Alta Italia - e poiché l'Italia meridionale ha un clero che conta quasi zero, possiamo dire in tutta l'Italia, eccettuati i soliti casi personali, divisibili per due, in convinti o opportunisti, e in rassegnati come don Abbondio) dunque ha ammesso che il clero' resiste alla politica concordataria. I1 Papa non può non essersi accorto di questo stato di cose; insomma se parla in quel modo vuol dire che ha le sue buone e ben pesate ragioni, e non perché sia un impulsivo o un attaccabrighe che cerca il pel nell'uovo, come pare abbia detto il Times. Una cosa che è stata poco considerata, ma che potrebbe spiegare abbastanza lo stato d'animo con il quale Mussolini polemizza si è che in concreto il concordato ha peggiorata più che migliorata la situazione dei vescovi e dei parroci, in quanto materialmente la situazione è rimasta per loro 1

Cfr. doc. 111n. Cfr. L. SALVATORELLI - G . MIRA, OP. cit., pp. 503 sgg.


quale era mentre politicamente sono stati sottoposti aua censura dei prefetti e all'arbitrio eventuale di questi, come nelle intese tra il conte Zio e il provinciale di fra Cristoforo, se non in peggio, e si è aumentato il controllo amministrativo sul patrimonio ecclesjastico, si è inflitto ai vescovi la dinzinutio del giuramento che è sempre una cosa antipatica, specie quando si sa che non si giura all'indefinibile maestà del re, ma ai capricci del signor Mussolini. Del resto mi par di capire che l'Azione Cattolica o per IO meno la Gioventù Cattolica sono in imminente pericolo di esser sciolte come associazioni politiche, cioè in forze della cosidetta legge di P.S. e in spregio al Concordato, che in effetti non è un atto giuridico, ma un atto politico, mediocremente concepito e mediocrissimamente scritto. Per lo meno Mussolini fa sentire l'intenzione di sciogliere tutto. Ora il ricatto continuato produce spesse volte la ribellione di chi è costretto a subire. Se i nostri, laggiù fossero ispirati da un po' di saggezza politica, potrebbero farsi forti di questa situazione e lavorarla come si conviene. Ma temo che il Papa sia solo, tra i dirigenti, a battersi con Mussolini. Gli altri hanno paura o sono di parere contrario come il marchese Colombo, vale a dire come il commendator Colombo. Minora canamus. L'ing. Carozzo si è svegliato. Cioè mi ha mandato da Grasset per la conclusione deu'affare della traduzione, che era sospeso già da alcuni mesi. E' stato l'effetto di un grosso incidente che gli ha fatto coram omnibus un altro impiegato, il quale gli ha rimproverato di mancare di parola e di prendere in giro la povera gente bisognosa con promesse di lavoro straordinario o di compensi straordinari al solo scopo di tenerci buoni e di farci lavorare di più senza compenso alcuno. Immediatamente cessata la disputa, Carozzo ha messo a posto diverse pendenze di questo genere, tra cui la mia. Dico la mia per modo di dire. Perché per adesso, cioè per un mese e mezzo, io dovrò lavorare alla traduzione; poi verrà il periodo dei dolori per il compenso. E' impossibile che l'uomo sia del tutto repentinamente cambiato, mi han detto i compagni di galera più anziani. Caro don Luigi, io non ho mai creduto troppo alla fatalità della lotta di classe; ma se tutti i padroni sono cos'i, ci devo credere. I padroni hanno del lavoro una concezione schiavista per


non dire brutale. Disamorano perciò gli operai e dalle loro persone e dal lavoro. Le teste deboli, i cuori vacillanti, le coscienze poco chiare - e dico così la gran parte dell'umanità lavoratrice finiscono coll'odiare e il padrone e il lavoro, donde la disonestà e il sabotaggio. Credi che il problema dell'educazione operaia è del 60 per cento almeno questione dell'educazione dei padroni. Veramente il cristianesimo è una dottrina morale che andrebbe bene se chi sta di sopra nella scala sociale cominciasse ad applicarla a chi sta al di sotto per proprio conto. Scusami questa lunga filastrocca. Ricordati del libro di Monsignor Mario. Sta bene.

PADRE ROBOTTI A STURZO ' (f. 55 A, C. 66) New York, 26 settembre 1929 Caro don Luigi, scusami se ho tardato un po' a riscontrare la tua graditissima del 14-8 da La plage d'Hyèzes. Tu non mi dai affatto noia a scrivermi, mi fai anzi grandissimo piacere. Non ti dico di scrivermi spesso, perché non voglio che tu consumi il tuo tempo prezioso in una corrispondenza con un uomo di piccolo valore quale io sono. Ma, a parte questo, ogni volta che crederai bene di scrivermi, mi farai un regalo. Io non sono un amico della ventura, perciò ti voglio più bene adesso di quando eri potente. La tua ultima lettera mi ha commosso, perché mi ha rivelato un lembo più profondo della tua sincera spiritualità. Sono perciò contento di essere all'estero anche perché mi è più facile corrispondere con te. Ti accludo un mio articoletto, che tu forse non potrai approvare in ogni sua espressione, ma credo non dissentirai dalla sua sostanza. l Carta intestata: « Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti italiani dece rati al valore militare. Sezione di New York. 215 second avenue ».


Alcuni amici (per esempio Don Gismondi, che ora è a Brooklyn e sempre antifascista arrabbiato) mi rimproverano questo mio atteggiamento più favorevole che contrario (specialmente in pubblico) al fascismo. Ma io ho creduto di tenere questa linea di condotta, per nqn romperla colle autorità consolari e così potei continuare a far del bene anche tra gli ex-combattenti alla cui direzione appartengo da circa tre anni. L'avvenire dirà se io ho sbagliato a fare così. Ma io delle conseguenze a me favorevoli o sfavorevoli poco mi preoccupo perché, tu lo sai, alla politica mai non chiesi, né chiederò alcun favore personale (non sono nemmeno cavaliere! Grazie a Dio!). Solo mi preoccupa la ripercussione spirituale che questi nostri atteggiamenti politici possono avere sulle anime e sull'awenire della Chiesa. Quello che awenne a Roma dopo la Conciliazione pare 1.lia ragione più alle tue vedute pessimistiche che non alle nostre piuttosto ottimistiche. Ma per ora è arduo prevedere gli sviluppi di una situazione piena di tante incognite, specialmente quando tutto dipende dal capriccio di un uomo così malfido! Scendendo ora alle nostre cosetfe personali ti dirò che P. Binazzi è un bravo figliuolo e un fidatissimo democratico cristiano del nostro stampo. Ma è alquanto bizzarro e di messe ne ha poche, perché la sua parrocchia è piccola, e ha un fratello sacerdote da provvedere in Italia. Ha fatto male però a prometterti, se sapeva di non poter mantenere. Più grave è poi la scortesia di non aver risposto alla tua lettera. Ti mando 25 .dollari per 25 messe ad intentionem dantis e non ho scrupolo di farlo, perché, sebbene i miei confratelli in Italia sono poverissimi, dato che io guadagno per loro non meno di 130.000 lire l'anno, posso bene dare qualche piccolo aiuto a un amico come te caro, illustre e sfortunato. New York 28 settembre. Scusa la ripetizione. Finii la lettera tre giorni dopo senza rileggerla! Gli aspri battibecchi avvenuti R Roma dopo la Conciliazione sembrano dare più ragione a voi pessimisti che a noi ottimisti. Chi vivrà vedrà come finirà questo groviglio. Ma credo che tu avrai ancora tempo a far qualcosa di importante per la Chiesa, oltreché scrivere dei bei libri. A proposito ho cercato il tuo nuovo libro presso varie librerie di New York, ma nessuno l'aveva.


Se puoi, mandamene una copia, così ne potrò forse fare una recensione su qualche rivista americana. Hai saputo che il nostro amico Igino Giordani ha avuto un marmocchio? Ti abbraccio coi più fraterni saluti e auguri. Tuo aff.mo

STURZO A SFORZA' (f. 6 A, C. 6) [Londra], 28 settembre 1929

Pio X. Di Pio X ho vivo il ricordo di due episodi che mi riguardano. Essi sono inediti, e debbono restare inediti, perché per farli conoscere, dovrei inquadrarli in dati e fatti, che io non ho, per ora, occasione di trattare, e che per Lei sarebbero fuori tema. Ma a Lei potranno giovare come tratti, e perciò li affido alla sua delicata discrezione. 1" episodio - novembre 1904 - Murri, ancora prete è a Roma, ma già in sospetto alla Curia, tiene una riunione di amici in una stanza vicino piazza Margana. Io, trovandomi a Roma per altri affari, ci partecipo. I miei contatti con Murri cessarono verso la fine del 1906. L'indomani mio fratello vescovo ha una udienza da Pio X, e poi introduce me, per avere la benedizione. Egli mi dice subito: - da quanto tempo non vedete Murri? - Ieri sera, io rispondo. - LG SO: ma guardatevi da lui; è uno superbo e non farà mai del bene. 2" episodio - Io nel 1905 sono eletto sindaco di Caltagirone; è il primo caso di un prete sindaco. Il vescovo scrive a Roma per avere istruzioni. Io sono invitato a dare personalmente spiegazioni al Card.[inale] Segr.[etario] di Stato Merry del Val. Dopo l

I n alto, Stuno annota: « Fatte le scuse del ritardo ... continuo n.


le mie spiegazioni mi si risponde: Che stia in quel posto fino a una soluzione diversa, da trovarsi al più presto possibile. Io rimango per 15 anni. Al maggio 1914 ho un'udienza da Pio X. Come mi inginocchio egli esclama: - Oh! Signor sindaco! e non vi hanno scomunicato ancora? - Se non è Vostra Santità a farlo ... - Io no; ma guardatevi da quegli altri ... aggiunge ridendo; e poi mi confortò al lavoro e benedisse, me, i miei e tutte le mie opere e-attività, con affetto paterno. Ho più volte ricordato questi due episodi ad amici intimi, mai ne ho scritto. Ella comprende bene le ragioni di discrezione, oggi per me. Benedetto XV. Ebbi varie occasioni di avvicinare B.Cenedetto] XV, prima di fondare il P.P.I. Ma dalla fondazione in poi non andai più in Vaticano, tranne due volte, per piccoli affari personali. Di Lui noto tre fatti. lo- Gli elementi democratici erano stati messi di lato durante il pontificato di Pio X; Benedetto XV nel riordinare I'azione cattolica, volle che fra gli altri tornassero i democratici e fra i dirigenti voile me, che divenni per tre anni il Segretario Generale de1l'Azione Cattolica prima e poi il Capo del Segretariato Scolastico. Fu insieme un concetto di pacificazione e riunione di forze, e un orientamento più democratico. Sotto di lui fu consentita la costituzione della Confederazione bianca, degli operai e contadini cattolici 1918; e poi da lui si ottenne la levata del non expedit completa novembre 1919, per cui il P.P.I. poté fare le sue battaglie elettorali, con jl successo che ebbe.

-

Benedetto XV era di una straordinaria generosità, per tutti i casi pietosi che egli personalmente poteva conoscere. Di che io n'ebbi diverse prove. 2"

3' - Riguardo la guerra la preoccupazione maggiore di Benedetto XV fu quella di salvare in lui la cattolicità della Chiesa; il suo neutralismo, oltre che dovuto a una visione politica della


sua rnissioiie, fu dovuta alla sua preoccupazione di evitare l'anticattolicismo nell'una delle due parti, e di staccare i cleri locali, impegnati nella guerra, dalla Santa Sede. Visione quanto mai larga e importante per la stessa cultura e moralità religiosa. Giolitti. Un episodio inedito; che però credo non abbia altra importanza che quella di mostrare la sua incomprensione del movimento popolare. All'indomani della occupazione delle fabbriche Giolitti fece studiare il progetto del controllo delle fabbriche da una commissione mista di industriali e rappresentanti socialisti della Confederazione del Lavoro. Durante che si andava formando la commissione, io accompagnai da lui l'on. Gronchi, Segretario Generale della Confederazione bianca. Noi eravamo contrari al controllo, e sostenevamo l'azione - voto operaio, e domandavamo di avere i nostri rappresentanti nella commissione. Giolitti non aderì, e rispose un po' bruscamente che egli s'interessava di più del paese che dei partiti. I o gli risposi con calma, che era lui a preoccuparsi del partito socialista, mentre gl'interessi del paese esigono una attenuazione della posizione socialista, e il controllo delle fabbriche non è maturo, e I'imposizione sarà disastrosa. Lì per lì ci lasciammo male; poi i miei amici accettarono il ripiego di potere presentare alla Camera la contro relazione sull'azionariato operaio, ,come appendice al disegno di legge. Così si fece per prudenza. In quel periodo fine 1920 e principio del 1921, Giolitti amava il fascismo, per paura dei socialisti e diffidando dei popolari. 2. La conversazione che io ebbi ai primi di ottobre 1922, citata nel mio volume a pag ... (edizione francese) fu con Camillo Corradini, in casa di un amico comune. I o feci capire che la mossa di Giolitti era tardiva e che il posto toccava oramai a Salandra. Era la mia opinione allora l. Facta. Due ricordi: lo - Tornato dalle mie vacanze a Grado nella prima settimana di settembre a Roma, andai dal Ministro dell'Interno Tadl

Cfr. L. STUXZO, Italia e Fascirrno, Bologna 1965, pp. 103

sgg.


dei a dirgli tutti i miei timori per una imminente marcia su Roma. Mi rispose: io sono pronto alla resistenza e tutto è preparato. Non vorrei tradire il mio paese e andare a finire ail'Alta Corte di Giustizia. Ma ne parli al Presidente (Facta). Andai da Facta, il quale mi rispose che i miei timori erano esagerati e che era sicuro che i fascisti non avrebbero tentato una presa di potere; e che del resto egli era stanco e che sperava che all'apertura della Camera Giolitti ripigliasse il potere, se i popolari non si opponevano. 2' - I1 25 ottobre del 1922 mattina sono andato da Facta a dirgli, con coraggio: << Ho l'impressione che i fascisti le domanderanno le dimissioni del Ministero - cosa che il Corriere della Sera batteva già con insistenza. Veda di- dimettersi prima di una richiesta alla quale Lei non potrà resistere e di passare il governo ad altra persona che potrebbe resistere. Lei è molto compromesso con i fascisti. Io potrei consigliare i tre ministri popolari a ritirarsi e fare essi la crisi, ma ciò inasprirebbe gli animi, e si ripeterebbero i fatti di luglio. Io glielo dico a discarico di coscienza D. Facta mi rispose: <{ Ma se tutto va bene, c'è calura, non c'è pericolo di nulla. Possiamo attendere la riapertura della Camera e allora si vedrà ». La mattina del 26 ottobre i fascisti intimano a Facta le dimissioni del Gabinetto; la sera del 26 ottobre i ministri mettono nelle mani di Facta i loro portafogli. La mattina del 27 i fascisti insistono per le dimissioni di Facta; e nel pomeriggio del 27 Facta si dimette designando suo successore Salandra. La notte tra il 27 e il 28 si inizia la marcia su Roma.


FERRAR1 A STURZO (f. 55 A, C. 28) Bruxelles, 30 settembre 1929 Carissimo, Sono in ritardo non soltanto nella tua corrispondenza ma in tutto il resto del mio lavoro. Ho avuto alcuni giorni di esaurimento ed ho dovuto trascurare un po' tutto. Ne segue che oggi ho un sacco di cose da comunicarti. Cercherò di esser più breve che mi sarà possibile.

Viaggiatore misterioso '. E' ritornato senza essere stato laggiù perché ammalatosi appena giunto in Italia e costretto ad una lunga cura in Svizzera. Qui non ha fatto che una breve apparizione, perché iersera stessa è ripartito per Parigi di dove andrà in Italia: prima tappa Milano. Ho aggiornato le istruzioni e gli ho dato una lettera (redatta con un simbolismo facilmente riconoscibile) per gli amici di laggiù per invitarli a versare immediatamente quanto più possono. Poiché da Milano, dopo una breve tappa a Trieste, egli si recherà a Vienna, mi ha promesso di inviarmi di colà precise informazioni.

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Iniziative parigine. Ha fatto una corsa a Bruxelles il professor [Carlo] Rosselli. Dopo giunto a Parigi e dopo tentato inutilmente di galvanizzare i cadaveri della Concentrazione, egli si è intrattenuto a lungo con Salvemini sulle possibilità d'azione in questo momento. M'ha detto d'esser riuscito a cohvincere Salvemini a rinunciare a tutti quegli exploits romantici che non servivano che a qualche furbo desideroso di spillar quattrini da lui e dai suoi amici. D'accordo con Salvemini, egli vorrebbe riprendere l'iniziativa di riunire gli spiriti liberi dell'emigrazione attorno ad un programma di azione culturale e politica con questi scopi: a ) creazione di una casa editrice destinata a stampare lavori serii Indirizzo del mittente: « 187, Av. de la Couronne, Bruxelles ». Si tratta di Leone Kochnitzsky che teneva i collegamenti fra i popolari Fuomsciti e quelli dell'Italia settentrionale. Cfr. G. ROSSINI, Il movimento cattolico nel periodo fascista, Roma 1966, pp. 198 sgg.


di emigrati da diffondersi, in edizioni o francesi o inglesi, all'estero e da far penetrare, in edizione italiana, anche in Italia; b) organizzazione di pubblicazioni periodiche destinate sia al pubblico straniero, sia agli italiani di fuori o di dentro, le quali si distinguano da quelle della concentrazione pel fatto di non essere delle semplici pubblicazioni « antifasciste » e di discutere e di precisare un programma di rinnovamento nazionale. A questo si dovrebbe aggiungere la formazione di gruppi di giovani in Italia, sopratutto studenti, che si incaricassero, anche rischiando, della diffusione dei libri, e degli stampati neI17interno del paese. Scopo ultimo: la preparazione di una élite cosciente del fatto che il fascismo non può essere abbattuto che da un moto rivoluzionario cosciente degli obbiettivi che vuole raggiungere e cosciente altresl. della necessità di preparare il moto attraverso all'educazione e grazie all'esempio di atti di protesta e di ribellione alla dittatura. Per conto mio, gli ho detto che su molti punti di questo programma si era già d'accordo da più di un anno e che se un rnagnifico piano di azione culturale è saltato per aria, ciò non è stato per colpa nostra. Gli ho soggiunto che in molte delle sue proposte ci si potrebbe ancora trovare d'accordo, anche per il fatto che lui, come già avevamo fatto noi l'anno scorso, esclude qualsiasi intesa di partiti ma non richiede che l'intesa di uomini su di un metodo d'azione piuttosto che su dei punti programmatici precisi. Gli ho soggiunto che ad ogni modo occorrerà precisare il suo programma per vedere allora se e quali intese siano possibili. Egli mi ha detto che desidera molto incontrarti per discutere un po' a lungo con te. « Da quanto mi ha detto Salvemini cosi si è espresso - ritengo che le mie idee coincidano colle sue, e amerei sapere se e come si possa marciare d'intesa D. Siamo rimasti d'accordo che io ti comunicherei questo suo desiderio e che a mezzo mio tu gli faresti avere una risposta. I1 Rosselli mi ha fatto buona impressione. E' stato socialista; ma non è oggi che un democratico. Verso di noi ha vive simpatie, ma lo trattiene il timore che ad un certo momento noi si debba fare la parte di Montalembert dopo l'enciclica Mirari vos. I contatti avuti a Parigi l'hanno convinto che nulla vi è


di vivo in mezzo all'emigrazione tranne i « tre esse » l e coloro che, fuori dalla setta dei « concentrati D, vogliono la realizzazione di un programma di vera e coraggiosa libertà.

Notizie italiane. Grazie delle informazioni inviatemi, che proprio in questi giorni ricevono ripetute conferme dagli atti del governo fascista. L'intervista col « popolare » sullo Soir subisce un po' di ritardo pel fatto che non è ancor stata pubblicata queIIa col « vecchio liberale » che ho già passato alla redazione. Molte delle informazioni mi serviranno per articoli che, colla mia firma, ho promesso alla Libve Belgique. Miei articoli. Grazie infinite per quello della Review of Reviews che invierò puntualmente a mezzo tuo. Nulla ho ancora ricevuto da E1 Mati. Niuna risposta ho ancora avuto da Stocky. Per novembre preparo un articolo pel Flambeau, seguito di quello pubblicato nei giugno scorso: te lo invierò prima di passarlo al Prof . Grégoire.

Tuo libro. Non sono ancora riuscito a trovare 1'Abbé Leclerc per la tua recensione, nonostante lo cerchi anche per offrirmi per lezioni di italiano all'Institut St. Louis, di cui egli è uno dei dirigenti. Mio libro. Ti unisco copia del nuovo schema inviato a Valois. Come vedi ho molto rimaneggiato quello precedente, riducendo sovrattutto quello che si riferisce al passato, non volendo fare un doppione del Partage de Rome di Pertinax. Ho ultimato la raccolta del materiale che mi occorreva aver sottomano prima di « partire », e conto di incominciare entro la corrente settimana la stesura del lo capitolo.

Mia sistemaziorte. Con mia successiva ti invierò la lettera pel P. Villaers. Non sarà che il 26 ottobre che si deciderà pel corso di conferenze all'Institut d'Hautes Etudes di Bruxelles.

Varie. Ti unisco un ritaglio perché tu veda che « scemenze D possono stamparsi nell'America del Sud. l

Cfr. doc. 108 n.


Grazie dei ritagli preziosissimi. Seguo la polemica vaticana attraverso il Temps che sunteggia sempre gli articoli delle due parti; ma mi è di sornrna'utilità avere poi il testo di quelli dell'Osservatore [Romano]. La situazione si va facendo veramente tragica. I1 mutamento ministeriale, di cui misi in luce il caiattere nell'articolo dello Soir sulla base di informazioni ricevute di laggiù, credo renderà più difficile la situazione. La cricca nazionalista filo-clericale è stata battuta. Oggi, chi comanda sono i << quartarellisti P anticlericali. Ho l'impressione che si vada a grandi passi verso la persecuzione: non si avrà lo scioglimento dell'Azione Cattolica, ma, seguendo il metodo adottato nei confronti della Federaz[ione] giovanile di Como ed applicando il regolam[ento] di P.S. testé modificato, se ne toglieranno a poco a poco gli organi locali e le associazioni aderenti. I n verità, s'è concluso un bell'affare 1'11 di febbraio! H o ricevuto buone notizie da mia sorella, ormai fuori di pericolo. M'ha scritto la sua superiora dicendomi che sarà inviata a passare tutto l'inverno a Varazze, sulla riviera ligure. Ti invio i più vivi ringraziamenti ed i saluti più affettuosi. Tuo [P.S.] Attendo che il legatore abbia ultimato il lavoro del tuo manoscritto.

STURZO A ROBOTTI (f. 55 A, C. 67)

l

[Londra], 8 ottobre 1929 Caro P. Robotti, non ho ragione di interloquire sul tuo atteggiamento ben sapendo la rettitudine delle tue intenzioni e il senso di bene che ti anima; e non credo possibile in te uno sdoppiamento almeno fra i sentimenti e gli atteggiamenti. Risposta alla lettera di padre Robotti del 26 settembre 1929 (cfr. doc. 127).

'


Solo mi permetto di fermarmi sopra una tua frase, che è la più attenuata espressione di un atteggiamento concessivo da parte di molti cattolici italiani, e che a me sembra un errore in sé e uno sbaglio come metodo. Tu dici: <( Lo stato... ha il diritto di sostituirsi ai genitori, se essi trascurano il loro dovere, o se danno un educazione che riesca sovversiva all'ordine sociale ». P. Gemelli è stato più largo di te. Non ho a portata di mano il suo discorso, ma ricordo che egli ammise che lo Stato ha il diritto dell'educazione civile, mentre la Chiesa ha il diritto all'educazione religiosa, sia tanto la tua formula che quella di Gemelli ammettono un diritto che lo Stato non ha cioè il diritto a educare. I cattolici italiani rinnegano così la nostra più bella battaglia contro lo Stato educatore: in Italia fascista, in Francia laicista, in Messico anticlericale, e così via. E' superfluo, discutere con te su questo punto; io non so come si sia deformata in poco tempo la mentalità dei dirigenti cattolici italiani da arrivare senza difficoltà a simili concessioni. Tu è vero fissi una ragione; ma perché lo Stato possa intervenire a vigilare la scuola paterna, deve penetrare nel santuario della famiglia, e qui lavorare gli elementi contro l'ordine sociale l. Tu stesso ne vedi la gravità. E poi che cosa è l'ordine sociale, per lo Stato, se non questo ordine sociale? Oggi il fascista, e domani l'antifascista. I primi cristiani erano contro l'ordine sociale romano come Gesù contro l'ordine sociale giudaico. I1 pensiero di Gemelli è più ampio e più erroneo. Non c'è un pensiero civile di Stato, come non c'è un'educazione civile di Stato. I1 problema è più fondo, riguarda la concezione dello Stato e delle sue funzioni. E' necessaria una revisione delle nostre teorie al riguardo. I n Italia si sono illusi che si restaurava lo stato cattolico, (che del resto non è mai esistito) quello detto cosl della contro Riforma, oggi non potrebbe più esistere, perché supporrebbe altre condizioni di fatto, comprese le muraglie fra stato e stato. La storia non è reversibile. La dizione di questa frase è incerta a causa deiie ripetute cancellature fatte da Sturzo al testo.


In quanto al metodo: credi che sia questo un buon metodo? avere due teorie, una per gli amici o alleati, e altra per i nemici o avversari, parlare a denti stretti facendo della casistica per poi perdere tutto. Scusami sai; ma mi fa pena il vedere come tutti i nostri postulati più vivi buttati via come [...l l , di fronte al Moloch che sapete: La Chiesa sa la teoria del fascismo sullo Stato. E mia è la formula del 1929: <( Tutto per lo Stato, niente fuori dello Stato e niente contro lo Stato ». ' Caro mio c'è da piangere.

DONATI A STURZO " (f. 55 A, C. 176) [Parigi], 3 novembre 1929 Carissimo Don Luigi, grazie del dono e della lettera. Di andare dai Rossetti non trovai la convenienza: in effetti Rossetti è uno di quelli che più si è dato da fare per la mia espulsione dalla Lega dei Diritti dell'uomo, e finché quest'incidente non è stato definito, io non posso stabilire nessun contatto senza sembrare preoccupato di placare i <( numi corrucciati D. Tu non puoi immaginare quant'è miserabile e cretina tutta questa gente! Insomma, se, per avere il carbone, non c'è che quella strada, io ci rinuncio, benché preveda di dover sostenere anche quest'inverno una lotta terribile contro il freddo, che per me è già incominciato. H o avuto già un primo attacco di grippe con febbre causa del ritardo con cui ti rispondo, domandandotene scusa. A parte ti mando le 5 copie del Pungolo. Unisco il tuo manoscritto. Per me ne ho battuto a macchina un estratto, che utilizzerò nel prossimo numero, come d'accordo. Ma ti prego Parola illeggibile. Dattiloscritto. Indirizzo del mittente: « 147, me de Flandre, Paris XIXe D.

.


di dirmi se ti pare abile sollevare ora la questione del territorio, che, in fondo, superata la questione di principio, è più che secondaria. Non comprendo bene la tua riserva circa la mia critica del fascismo. I o desidererei molto che tu mi spiegassi il tuo pensiero, per darmi materia a riflettere ancora. Quando tu mi domandi perché le dittature tramontano altrove, meno che in Italia (e dimentichi la Russia), non posso che risponderti perché in Spagna come in Polonia, come in Ungheria, Bulgaria, Rumenia, ecc. vi sono dei ceti o delle classi o dei gruppi intellettualipolitici che rerzstono attivamente, e dove c'è resistenza attiva la dittatura è un mestiere duro e pericoloso, che si può esercitare solo in una certa misura e per un tempo limitato. In Italia, invece, le resistenze attive mancano o sono troppo scarse, ed è. quindi estremamente facile e comodo spadroneggiare come fa Mussolini. Del resto tutta la nostra storia politica è fatta cosl. Le costruzioni romantiche del Risorgimento sono dei puri artifici rettorici. Noi siamo un paese senza autonomia, amante della coreografia qualunque essa sia, cuccagnone e paternalistico. I1 vecchio governo papale è la nostra creazione politica originale. Gli altri erano la copia peggiorata di questo, nel senso che contenevano qualche elemento di civiltà e di rispettabilità che il modello, prettamente indigeno, non possedeva. Per Ciriaci ho letto nei giornali italiani che ha conservata la doppia cittadinanza (cioè s'è presa anche la mia). E' una buffonata. Se ti occorre un termine per definire il cittadino o suddito vaticano, non c'è, letterariamente parlando, che questo: vaticanicolo. Non è bello, ma per quel che serve, può andare. Per Vrin, bisogna che abbia occasione di passarci. Ora sto in casa tutto il giorno. Faccio il dattilografo e il traduttore: è un mestiere bestiale, ma in fine, come tutti i mestieri, va. Stà bene. Grazie ancora di cuore. Tuo


POUR LE DEVELOPPEMENT INTELLECTUEL DE LA DEMOCRATIE POPULAIRE l (f. 59 A, C. 60)

Dans les rnilieux intellectuels désireux de développer dans le domaine politique les principes fondamentaux de la démocratie populaire, on a souvent remarqué combien les efforts individuels et collectifs étaient rendus difficiles par le fait qu'il n'existait pas un centre international, chargé de coordonner et de favoriser les tentatives des différents groupes nationaux. I1 existe, en effet, un Secrétariat International des partis démocrates-populaires d'inspiration chrétienne; mais ce secrétariat, par sa constitution meme, doit s'en tenir à I'étude des problèmes de politique contingente. I1 ne peut pas étudier d'une manière approfondie 1es grandes questions théoriques. Leur solution est pourtant nécessaire, si l'on veut ne Fas disperser les efforts des individus et des collectivités et arriver à des réalisations de portée générale. Un groupe d'écrivains et de publicistes, s'inspirant tous des conceptions sociales et politiques de la grande tradition chrétienne, estiment utile d'inviter leurs collègues et leurs amis des différents pays à fonder un Centre international dJétudes, destiné à unifier les manifestations intellectuelles de la démocratie. 11s pensent que la crise politique moderne ne peut etre résolue que par une réforme de I'organisation de 1'Etat. Celle-ci, en tenant compte des aspirations et des besoins particuliers de chaque nation et de la société internationale, devra permettre d'appliquer intégralemhnt les méthodes de liberté et faire coopérer toutes les énergies sociales à l'organisation et à l'action des pouvoirs publics. Mais, avant d'aborder les solutions pratiques des différents problèmes politiques nationaux et internationaux, il convient d'avoir des idées claires et précises sur les directives à donner à l Dattiloscritto Circolare redatta da F. L. Ferrari per il « Secrétariat International des partis démocratiques d'inspiration chrétienne D probabilmente tra la fine del 1929 e l'inizio del 1930. Su questa organizzazione ed i suoi fini cfr. G.ROSSINI,Il mouimenfo cattolico cit., pp. 200 sgg.

...,


ces solutions. Voila le but de ce Centre d'études que l'ori se propose de fonder. Loin d'empiéter sur le domaine des organisations internationales des différents courants démocratiques, il voudrait faciliter leur tiche en préparant les solutions intellectuelles pour leur action pratique. Le Mozivement, qui a toujours favorisé les initiatives tendant à coordonner les efforts des démocrates d'inspiration idéaliste dans le cadre national et international, met ses colonnes à la disposition des promoteurs de ce Centre international d'études. Dans ce numéro nous publions le projet de statut provisoire rédigé par les promoteurs et dans les numéros suivants nous donnerons les noms des adhérents et les communications que nous enverra le secrétaire provisoire. Que cette initiative puisse bient6t aboutir aux meilleurs resultats!

DONATI A STURZO ' (f. 57 A, C. 109) Paris, 27 gennaio 1930 Caro don Luigi, grazie del dono carbonifero. A parte ti mando il Pungolo. E tengo conto degli indirizzi. Feci le ricerche del tuo manoscritto, nonostante che fossi certo di avertelo mandato intero, disperato di non trovarlo e confuso di non sapermi spiegare la mia insolita smemoratezza. Ora sono contento della tua scoperta più che se l'avessi fatto io. Ho ricevuto il pacco. E' un dono ricco e assai comodo. Mi faccio accomodare il vestito, e per la primavera avrò di che rimpannucciarmi, quando non porterò più il cappotto copri-miseria. Di salute mi pare di stare abbastanza bene. Ma una quindicina di giorni fa ebbi una pausa cardiaca mentre mi trovavo in piedi. Caddi di peso e battei tre volte col capo contro il muro e i mobili. Per due o tre giorni sono stato poi tutto stordito. Pensi l

Indirizzo del mittente: « 147, me de Flandre, Paris

XIXe».


che voglia dir nulla di serio questo? In ogni caso, prega per me, voglio dire per l'anima mia. Se questo incidente fosse un awertimento, bisognerà ch'io stia preparato. Le polemiche vaticano-fasciste hanno avuto un epilogo nella messa allYIndicedel libro dj Missiroli e di Ignotus (quest'ultimo deve essere o Murri o Buonaiuti, entrambi messisi a servire Mussolini contro il Papa, perché Mussolini li difenda dal Papa) l . Io non sono affatto clericale; ma ti confesso che quando vedo dei preti, siano pure ex, prender partito in quella maniera, vado in collera. Sono sempre più convinto che gli accordi del Laterano sono un errore politico enorme; ma non vorrei mai che le nostre riserve potessero favorire la disunione religiosa in mezzo ai cattolici. I n Italia questa divisione è un fatto. I1 fascismo sta producendo una specie di scisma, che avrà conseguenze non meno profonde dei contrasti e delle lotte precedenti tra reazionari e liberali, conservatori e democratici. I1 problema è ormai maturo per essere esaminato da questo punto di vista. Dovresti tu studiarlo in qualche rivista cattolica inglese o tedesca. Credo che faresti un'opera buona. Arrivederci presto. Cari saluti da tutti, e un abbraccio tuo

ROSSELLI A STURZO (f. 57 A, C. 29) Parigi, 7 febbraio 1930 Gent.mo Don Sturzo, anche a nome di mio fratello [Nello] la ringrazio per la sua affettuosa e fine recensione, e ancor più per lo spirito solidale che la Alla fine del 1929 fu pubblicato un opuscolo, edito d d a Libreria del Littorio: Ignotus, Stato fascista, Chiesa e Scuola. Un decreto del Santo Uffizio del 25 gennaio 1930 mise all'indice Ignotus e il lavoro di Mario Missiroli, Dote a Cesare, perché pieni di errori contro la dottrina cattolica. Indirizzo del mittente: « 6, m e des Marronniers, Paris XVIe».


indusse, in un momento per noi doloroso, a scriverla l . Amici italiani mi assicurano che la Review of Reuiews si trova sempre in Italia e si è anzi andata assai diffondendo negli ambienti intellettuali. Finalmente un principio di buone notizie per gli amici carcerati. La famosa dichiarazione Berneri, che solleva completamente Cianca da ogni responsabilità, all'infuori da quella puramente materiale della detenzione, è arrivata ed è ormai nel dossier. I1 secondo interrogatorio ebbe luogo ieri e andò ottimamente. Per Tarchiani e Sardelli, nulla risultando contro di essi, fu richiesta la libertà provvisoria che forse potrà trasformarsi senz'altro in non lieu. Per Cianca si preferì non chieder nulla, prevedendosi il rifiuto. I1 suo reato è formale. Il processetto avrà luogo rapidamente, forse addirittura verso la metà del mese. Ma speriamo intanto di veder liberate due delle tre vittime '. Servirà immensamente a sgonfiare il pallone che ancora si libra in Italia. Del complotto, s'intende, nessuno parla più. Da informazioni ricevute ci risulta che gli ambienti fascisti ufficiali considerano la partita come perduta. L'avrebbero persa in modo più clamoroso se non ci fosse stata la lunga tappa brussellese. Non attraverso un periodo lieto. H o raggiunto anch'io il punto critico dopo questi sei mesi d'esilio. E sento ogni giorno di più la necessità e l'obbligo morale e intellettuale di cooperare ad un lavoro più costruttivo e a più lunga scadenza. Difficile però conciliare l'attività pratica con la teoretica, glielo assicuro. Quest'ultimo mese è stato il mese più pragmatistico della mia vita. Ora son stanco e istupidito. Mia moglie benino. I1 grande evento a giorni, e a un paio di settimane al massimo. Mi ricordi a Miss Carter e a Miss Marshall anche a nome di mia moglie. E accolga i miei saluti cordiali e devoti.

Cfr. M.L., I, pp. 352 sgg. Sul processo Cianca-Berneri in cui furono coinvolti anche Tarchiani e Sardelli, cfr. A. GAROSCI, OP. cit., pp. 61 sgg. 2,


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