SECRÉTARIAT DU PARTI POPULAIRE ITALIEN A L'ÉTRANGER l (f. 59 A, C. 14)
Circolare n. 1 Bruxelles, aprile 1930 Egregio amico, all'indomani dello scioglimento del partito popolare italiano, ordinato dal governo fascista nel novembre 1926, fu stabilito a Parigi un segretariato, destinato ad assicurare frequenti contatti tra gli amici residenti all'estero ed a mantener viva la tradizione popolare, fino a che le mutate condizioni politiche dell'Italia non permettessero di ricostituire la disciolta organizzazione. Difficoltà di vario genere - non ultima la mancanza di congrui mezzi finanziarii - hanno impedito di dare all'azione del Segretariato quello sviluppo che era nelle intenzioni dei promotori. Frattanto però gli esponenti popo1ai.j all'estero, pur non agendo quali mandatari di un'organizzazione di partito, non hanno mancato di portare il loro personale contributo allo studio dei problemi deila politica italiana, concorrendo così a mantenere la posizione di lotta e di resistenza al regime fissata dalle assemblee dei popolari italiani. Allo scopo di intensificare siffatta azione e di meglio coordinarla coll'azione dei partiti affini al nostro, d'accordo cogli amici di Parigi e d'altrove, è stato deciso di trasferire la sede del Segretariato da Parigi a Bruxelles e di affidarne la direzione al sottoscritto, che già rappresenta i popolari italiani in seno alla Commissione esecutiva del Segretariato internazionale dei partiti democratico-popolari d'ispirazione cristiana. Non è il caso di formulare programmi, senza aver la certezza di poter contare sui mezzi necessari alla loro attuazione. Pel momento ci si limiterà pertanto a seguire con attenzione gli avvenimenti italiani ed a proporre agli amici le direttive generali alle 1 Intestazione dattiioscritta: « Secrétariat du Parti Populaie Italien à i'éaanger, 187 av. de la Couronne, Bruxelles ». Cicolare redatta da F. L. Ferrati.
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quali, in conformità dei principii del popolarismo, si ritiene debba ispirarsi il nostro atteggiamento di fronte alla situazione politica nazionale. Questo farà il Segretariato a mezzo di circolari che saranno diramate di tempo in tempo. E quando l'intesa fra gli amici si sarà fatta più intima e la generosità dei popolari residenti all'estero avrà posto a disposizione del segretariato più larghi mezzi finanziari, alle circolari potrà essere aggiunta la pubblicazione di un bollettino. Gli amici tutti cui la presente è indirizzata sono invitati a tenersi in contatto col Segretariato, destinato a divenire cosl il centro di consultazione e di studio dei problemi politici italiani per tutti i popolari residenti all'estero. Cordiali e fraterni saluti.
SECRÉTARIAT DU PARTI POPULAIRE ITALIEN A L'ÉTRANGER (f. 59 A, C. 10)
Circolare n. 2 Bruxelles, marzo 1930 Mai come nel corso degli ultimi mesi la vita politica italiana è stata scarsa di awenimenti. L'attività del partito dominante, ultimata ormai l'organizzazione dei poteri dello Stato fascista: è stata completamente assorbita dalle riforme di dettaglio, e queste - malgrado gli sforzi della stampa governativa - non hanno suscitato alcun interesse nell'opinione pubblica. Ad un attento osservatore non sfuggono tuttavia i sintomi e le cause di un progressivo indebolimento della dittatura. Costretta a contare sui risultati di una « politica di prestigio », da troppo tempo essa non può esaltare lo spirito pubblico coll'an1 Intestazione dattiloscritta: « Secrétariat du Parti Populaire Italien à I'étranger, 187 av. de la Couronne, Bruxelles ». Circolare redatta da F. L. Ferrari ed inviata a Parigi in visione a Donati.
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nuncio di reali o apparenti successi dei governanti. I luogotenenti del dittatore, bramosi di affrettare il giorno della loro onnipotenza, si sforzano di limitare i poteri fino ad ora incontestati del capo del governo e del partito dominante. I1 conflitto colia Chiesa, che il Concordato del Laterano lungi dal risolvere ha acutizzato e fissato in rigide formule giuridiche, ha disilluso coloro che vagheggiavano uno Stato fascista desideroso di ricostruire i valori morali della nazione conformemente alla prassi cattolica. La crisi economica, resa vieppiù grave dal fatto solo di perpetuarsi, ha fatto perdere al fascismo le simpatie e la tacita adesione di quanti, temendo gli inevitabili contraccolpi di un moto rivoluzionario, amavano coilsiderare le istituzioni del regime come il solo valido presidio della prosperità della nazione. Tutte queste cause, insufficienti di per sé a provocare un mutamento radicale della situazione politica, hanno creato un'atmosfera di malcontento, di diffidenza, di sospetto. L'esistenza di questa crisi intima del regime è denunciata dalle stesse misure colle quali il partito dominante ha dovuto imporre colla forza manifestazioni di consenso che, oggi più che per il passato, il popolo italiano si rifiuta di tributare spontaneamente alla dittatura. Se questo stato di cose ha rinfrancato tutti quelli che affrettano il momento e l'occasione opportuna per riprendere all'interno la lotta per la conquista della libertà politica, essa ha ridestato anche sopite speranze in coloro che credono di risolvere la crisi italiana con un ritorno puro e semplice al passato e che, non sufficientemente istruiti dalle esperienze recenti, pensano che un intervento regio, appoggiato da un pronunciamento dell'esercito, possa concludere la tragedia dell'Italia contemporanea. I partigiani della so1.uzione monarchico-militarista hanno spiegato un'insolita attività nel corso degli ultimi mesi. Esagerando rivalità ed immaginando dissidi frz il sovrano ed il dittatore, sfruttando la delusione di molti cattolici che avevano creduto alla realtà della « pace religiosa » del Laterano, facendosi forti dell'adesione di alcuni capi dell'antico partito nazionalista che l'ombrosa diffidenza del capo del governo ha allontanato dai posti di comando, contando soprattutto sull'amore pel « quieto vivere » largamente diffuso tra le classi colte da quaranta mesi
di governo dittattorio, i monarchici antifascisti si sforzano di assicurare alla loro tendenza l'appoggio di larghi strati dell'opinione pubblica. Non potendo stabilire diretti contatti colle masse, essi vorrebbero poter contare su uomini che, pel loro passato e per la loro appartenenza ad un partito democratico d'idee e di tradizioni, permettessero loro di sfruttare prevedibili esplosioni del malcontento popolare per la realizzazione di chimerici piani di restaurazione monarchica. Noi popolari non abbiamo mai avuto pregiudiziali monarchiche o repubblicane. Il problema istituzionale è sempre stato da noi considerato in funzione del problema politico centrale dello stabilimento di garanzie efficaci della libertà politica e della ricostruzione organica « popolare.» della società contemporanea. Per noi non esiste una forma di governo buona « in sé e per sé », come non esistono forme di governo « a priori » detestabili. Il miglior reggimento è per noi quello che, più intimamente aderendo alle tradizioni ed alle aspirazioni del paese, offre più sicura garanzia della libertà politica e meglio consente il progresso dell'educazione popolare ed il graduale e pacifico evolversi delle istituzioni. Senza che ciò fosse esplicitamente iscritto nei punti programmatici del partito, i popolari difesero nel 1919 e nel 1920 le istituzioni monarchiche, attaccate da uomini e da partiti che volevano sostituire al regime rappresentativo una dittatura proletaria simile a quella imposta alla Russia dalla minoranza comunista. I popolari difesero allora la monarchia come presidio della libertà politica della nazione. Il Congresso di Roma (giugno 1925) approvò a maggioranza un ordine del giorno, ce1 quale il partito popolare si impegnava a difendere le istituzioni monarchico-costituzionali stabilite dalla costituzione del 1848. L'adesione esplicita dei popolari alla monarchia era però condizionata al fatto che, dal canto suo, la Corona tenesse fede all'impegno assunto di tutelare il sistema rappresentativo, quale fissato dallo Statuto Albertino e precisato dalla consuetudine costituzionale degli ultimi decenni. Gli awenirnenti successivi al Congresso di Roma hanno radicalmente mutato la situazione. La Corona, nonché rispondere all'invito implicitamente contenuto nella deliberazione del Con'
gresso, non ha offerto alcuna resistenza al rovesciamento del tradizionale equilibrio dei poteri compiuto dal fascismo. Essa, consentendo a tutte le riforme costituzionali volute dal partito dominante ed all'abokione dei diritti pubblici subbiettivi del pari che delle loro garanzie giuridiche e politiche, si è identificata col regime fascista. La solidarietà della monarchia colla dittatura è un fatto, che non può essere obliato da chiunque voglia fissare a sé o ad altri una chiara e precisa direttiva politica. La monarchia, che nel 1919 e nel 1920 avevamo considerato come necessario elemento equilibratore della vita nazionale, che nel 1925 avevamo invocato a difesa della libertà violata dalla dittatura fascista, ha - dal 1926 in poi - fallito completamente al suo compito. Essa è giudicata: ed il giudizio è inappellabile e definitivo. Poiché la monarchia s'è dimostrata insufficiente garanzia della libertà, spetterà ad un'assemblea costituente, liberamente eletta dal popolo italiano, fissare le nuove istituzioni, che - in luogo e vece delle istituzioni monarchiche - dovranno per l'avvenire assicurare la stabilità dell'ordinamento statale ed i1 progresso politico della nazione. E' perciò che i popolari considerano con profondo scetticismo l'azione di coloro che s'adoprano per una soluzione monarchica. Coerenti al loro programma ed alla loro tradizione di sincera democrazia, essi rifiutano di concorrere a qualsiasi azione diretta a ritrovare nelle anticamere delle corti, piuttosto che nelle assemblee elettive, il rimedio alla crisi politica italiana. Se per avventura, nonostante il loro disinteressamento, la soluzione monarchica dovesse prevalere, essi approfitterebbero della completa o parziale libertà concessa dai nuovi dominatori, per riorganizzare all'interno del paese le loro forze e per spingerle con rinnovata fiducia alla soluzione integrale ed organica dei problemi tutti della ricostruzione nazionale l .
l Le idee espresse da Ferrari sulla forma di governo monarchico non erano condivise da Donati, per a i si prowide a cambiare il testo deiia circolare (cfr. doc. 141). Ma anche riguardo a questa nuova redazione, Donati espresse le sue perplessità (cfr. doc. 145).
FERRAR1 A STURZO (f. 59 A, C. 13) 14 aprile 1930 Carissimo, una leggera influenza, complicata da uno dei miei soliti disturbi intestinali, m'ha fatto ritardare il disbrigo dell'ordinaria corrispondenza. H o quindi una infinità di-cose da dirti. Partito Popolare. Ti accludo una lunga epistola ricevuta da Donati in risposta d'invio a lui fatto della minuta della circolare. Per una volta tanto, egli non è dinamico e vorrebbe restar fermo sulle posizioni del 1927; ma frattanto la situazione ha profondamente mutato! Oggi stesso gli scrivo mettendo meglio in chiaro la natura dell'azione che dovrebbe svolgere il Segretariato. I suoi timori spionistici mi sembrano esagerati se non proprio infondati, e provocati forse dal troppo pensare alle tesi che sostiene o fa sostenere da Bazzi sul Pungolo. Quanto alla sua proposta di mutare la denominazione del Segretariato, non mi pare attuabile, dato il carattere riservato e quasi privato, troppo privato, dell'azione del Segretariato internazionale dei partiti democratico-popolari. Ad ogni modo credo che sia utile che anche tu gli scriva direttamente, perché sarebbe sommamente spiacevole che « i quattro gatti » che sono all'estero non marciassero d'accordo anche nelle piccole cose. Perché non awengano equivoci, ho pensato bene di unire alla presente la copia della lettera che invio a Donati l .
Varie. E' stato qui di passaggio 1'0n. Ciriani. Mi sono trovato con lui venerdì sera. Egli attualmente è a Milano. Ha portato per me e per te i saluti degli amici milanesi, i n particolare quelli di Vercesi, di Iacini, di Grandi e di Gronchi. Come notizie, non ha detto nulla di nuovo. Égli è vivamente preoccupato del movimento anticlericale che si pronuncia in tutti gli ambienti antifascisti e persino in quelli semplicemente non fascisti. M'ha riferito anche che « in queste ultime settimane aveva notato tra l
Cfr. doc. 139.
i popolari milanesi diminuire e scomparire certe speranze da loro fino a poco dianzi riposte in un'azione antifascista della inonarchia D. Le istruzioni fanno il loro effetto!
Azione Cattolica! Non v'è bisogno che ti dica la penosa impressione che ho avuto leggendo il testo della lettera del Cardinal Schuster. Vi ho meditato sopra parecchio e poi mi sono deciso a fare qualcosa. Ecco a che cosa ho pensato. Indirizzerei al Presidente della Federazione Universitaria una lettera esponendogli qual è la situazione di fatto creata dalle ripetute manifestazioni filofasciste dei capi dell'azione cattolica negli ambienti favorevoli allo stabilimento di un regime di libertà. La lettera la firmerei, e ne giustificherei l'invio al presidente della Fuci col fatto di essere io stato in altri tempi alla testa di detta organizzazione. Nel testo premetterei che mi sono deciso a tale atto per soddisfare ad un imprescindibile dovere di coscienza, che mi impone di mettere al corrente della realtà dei fatti e della situazione coloro che, per avventura, non sono al corrente delle conseguenze già provocate daile ripetute manifestazioni filofasciste di cattolici in vista. H o già redatto il testo di tale lettera l . Vorrei inviartelo; ma prima di spedirtelo ho voluto domandarti se accetti di esser messo al corrente della cosa. Se sì, ti spedirò la minuta a volta di corriere. Frattanto ho fatto chiedere a Mons. Pini l'indirizzo esatto dell'attuale presidente della Fuci. - Quando avrai letto il testo della lettera - se giudicherai conveniente di leggerlo - mi dirai il tuo parere sulla cosa e sulla diffusione più o meno grande da dare allo scritto. Libre Belgique. I1 direttore 'della Libre Belgique è ancora assente. Attualmente egli trovasi al Marocco e non ritornerà che nella settimana successiva alla Pasqua. Appena egli sarà rientrato gli parlerò del tuo progetto per gli articoli. Coi più affettuosi saluti, anche da parte dei miei tuo
P.S. Unisco anche copia della circolare inviata a Donati. E' il testo originario colle modifiche che tu mi avevi suggerito. Cfr. doc. 140.
FERRAR.1 A STURZO1 (f. 59 A, C. 61) 14 aprile 1930
Internazionale di cultura. L'abbE Lugan è stato qui tre giorni e ci siamo intesi su tutte le cose ancora in sospeso. Si è rinunciato a convocare una riunione degli aderenti prima della sua partenza per l'America. Egli ha accettato la nostra idea di diramare tosto agli aderenti una circolare per invitarli ad affrontare fin d'ora lo studio di alcuni problemi. Ha fatto qualche difficoltà per l'eccessiva vastità dei temi da me proposti; ma poi si è convinto della necessità di incominciare con una sorta di « enciclopedia introduttiva » agli studi più particolareggiati che saranno fatti in prosieguo di tempo. Quanto a Prélot, ci siamo intesi, ed io mi sono assunto di invitarlo ufficialmente ad aderire. Lugan ha già avuto le risposte degli spagnuoli ed attcnde ancora quelle delle persone che ha interpellato agli Stati Uniti. A tutt'oggi però gli aderenti sono già 21, numero più che sufficiente per incominciare. Lugan avrebbe voluto che ci si impegnasse definitivamente col Mouvement per farne l'organo v-fficiale del Centro di Studi. Io gli ho prospettato una questione « costituzionale ». Come segretario prowisorio del Centro, non ho poteri per impegnarmi a nome di aderenti che non hanno manifestato in proposito alcuna opinione e che su questo soggetto non sono stati nemmeno interpellati. Sarà quindi l'assemblea costitutiva, da convocarsi verso il mese di gennaio dell'anno prossimo, che avrà da decidere su tale questione. In tutto questo jo mi sono preoccupato sovratutto di impedire che fin d'ora il Centro possa essere infeudato ad una delle tante chiesuole dei cattolici francesi, ché se cosi fosse, l'iniziativa fallirebbe prima ancora di concretarsi deficitivamente. 1
Intestazione dattiloscritta: « 2O foglio ».
FERRAR1 A DONATI ' (f. 59 A, C. 12) Parigi, 14 aprile 1930 Carissimo, grazie infinite della lunga epistola. Quando ti prende la grafomania indirizza a me i tuoi scritti, ché ti leggo sempre volentieri anche quando mi trovo in dissenso con le idee che mi esprimi. E' perfettamente esatto quello che tu dici circa il passato e circa le intese prese nel 1927. Queste intese non dovrebbero essere completamente rinnegate: ma le si dovrebbero adeguare alle esigenze della mutata situazione. I1 segretariato non dovrebbe diventare un organo di partito, come uno dei quei tanti che mescolano le loro voci dissonanti nella beata baraonda parigina. Esso dovrebbe essere organo di intesa delle persone che sono all'estero ed, entro certi limiti, anche organo di collegamento con quelle che sono all'interno. I n questa forma esso è necessario per incominciare, prima che sia troppo tardi, il disincaglio della Chiesa e dei nostri amici di laggiù che hanno aderito all'Azione Cattolica. Come tu ben osservi costoro aderendo l'Azione Cattolica ci hanno assicurati i quadri che, all'indomani di un mutamento di regime, noi potremo ricostruire più rapidamente degli altri partiti antifascisti. Ma perché questi quadri possano esser mobilitati occorre che i capi non siano troppo compromessi. Siffatta necessità è sentita anche dagli amici di laggiù, che sono stati messi al corrente dell'iniziativa e che l'approvano pienamente. Pur mutando da « organo di assistenza » ad « organo di intesa » il Segretariato brusseliese dovrebbe per il pubblico apparire come una continuazione di quello parigino, per poter affermare che nella nostra azione all'estero non vi è mai stata la rnenoma soluzione di continuità. Il motivo è puramente tattico: ma non è perciò meno importante. l
Dattiloscritto.
Tu dici che, se il segretariato esistesse, bisognerebbe distruggerlo per non metterci su per la via battuta dai clan degli altri partiti. Giustissimo, ma se volesse limitarci poi a votare i soliti ordini del giorno che nessuno prenderebbe sul serio. Ma il segretariato dovrebbe invece porre allo studio tra gli amici i problemi del momento, e dare, attraverso la discussione che provocherebbero le sue circolari, una direttiva di pensiero agli amici residenti all'estero e, quel che più conta, a quelli che stanno laggiù. Per esempio, nella prima circolare la mia intenzione sarebbe di iniziare tra gli amici la discussione sulla monarchia. E si tratta credilo - per gli amici dell'interno di un problema di assoluta attualità e di primaria jmportanza. Concepito così, il segretariato meglio sta a Bruxelles che a Parigi, appunto perché Parigi è la patria e la residenza dell'antifascismc, ufficiale. La proposta che tu fai di chiamarlo « Sezione italiana del Segretariato internazionale etc. » sarebbe ottima se il segretariato raggruppasse soltanto partiti che, come fu del partito popolare, non sono per nulla clericali. Invece, purtroppo abbiamo gente come i democristiani belgi, gli olandesi, ed un po' anche i tedeschi che non riescono a svincolarsi dalla formi? del clericalismo tradizionale. Metterci sotto la loro protezione diretta, e cioè sotto al loro controllo, sarebbe lo stesso che far naufragare la barca prima di averla messa in acqua. 11 segretariato è proprio il primo passo per la realizzazione di quell'idea per la quale tu ti sei sempre battuto, del bollettino di studi nostro da spedire in Italia, ed è precisamente il mezzo unico per arrivare a raccogliere quei mezzi senza i quali « l'orbo non canta ». All'amico che non ti aveva interpellato quando fu di passaggio per costì invio tanto la tua lettera quanto una copia della presente, perché egli, messo così al corrente de' tuoi dubbi, possa scriverti direttamente e convincerti dell'opportunità di quanto assieme s'era progettato. In attesa della tua lettera sul « Libro e moschetto » ti invio i più affettuosi saluti tuo Luigi S m .
FERRAR1 AL PRESIDENTE DELLA FUCI l ( f . 59 A, C. 15) Bruxelles, 25 aprile 1930 Egregio amico, il fatto che tu presiedi quella Federazione Universitaria, cui appartenni or sono vent'anni ed alla quale dedicai la mia modesta ma entusiasta attività giovanile, mi induce a rivolgermi a te con confidente abbandono che s'usa coi vecchi e provati amici. Forse ciò che mi propongo di scriverti non ti è ignoto, vivendo tu a continuo contatto colla gioventù studiosa, la quale - meglio di ogni altro gruppo sociale - intuisce e presenta ciò che s'agita e si prepara nel profondo della coscienza del paese. Ma è altrettanto probabile che i fatti di cui ti intratterrò, i dubbi ed i timori che ti manifesterò non ti saranno mai stati esposti con quella franchezza che soltanto la mia situazione attuale permette a me di praticare. Ed è il « privilegio » conferitomi dalla mia temporanea dimora in terra straniera, che trasiorma il diritto mio di scriverti della situazione dei cattolici italiani in un imprescindibile obbligo di coscienza. « I1 fascismo è finito; il regime ch'esso ha imposto all'Italia non regge più che grazie all'appoggio che gli prestano la serarchia ecclesiastica e le organizzazioni dell'Azione Cattolica D. Ecco qual è l'ovinione largamente diffusa, non soltanto tra gli antifascisti militanti; ma fra coloro istessi che, pur non prendendo parte attiva alla lotta politica, fanno voti per lo stabilimento di istituzioni libere e democratiche, e siffatto ideale vorrebbero realizzare senza ricorrere a mezzi violenti o ad azioni rivoluzionarie. Non mi propongo di valutare la fondatezza di quest'opinione. Mi basta di constatare l'esistenza, ché nella vita politica le opinioni contano in quanto esistono, ed il valore dei fatti è fissato dall'interpretazione che ad essi attribuisce la pubblica opinione. l
Dattiloscritto. Presidente della FUCI nel 1930 era Igino Righetti.
Fino alla vigilia delia stipulazione degli accordi del Laterano, era opinione accettata da tutti che, abbattuto il regime fascista e garantita da nuove istituzioni la libertà politica, si dovesse apertamente rinnegare la tradizione anticlericale dei vecchi partiti di sinistra e d'estrema sinistra. La nuova democrazia italiana, si pensava, farà appello a tutti gli uomini di buona volontà per la ricostruzione politica ed economica del paese; applicando integralmente il metodo della libertà in tutti i campi della vita civile, essa assicurerà il rispetto di tutte le manifestazioni della coscienza individuale e collettiva, ed eliminerà cosi le cause delle contese politico-religiose fatali alla pubblica tranquillità ed all'ordinato progresso della nazione. La conclusione degli accordi del Laterano, interpretata da molti come manifestazione di simpatia delle gerarchie della Chiesa verso gli attuali governanti, gettò dubbi e diffidenza tra coloro che si sforzavano di indirizzare ad un obiettivo comune l'azione delle diverse correnti contrarie all'assolutismo fascista. Riapparvero allora le vecchie formule dell'anticlericalismo di maniera; si delineò tra gli stessi awersari più intransigenti della statolatria fascista una corrente favorevole alla statolatria giacobina di altri tempi; fu resa estremamente difficile e delicata la posizione di coloro che la conquista della libertà politica non vogliono separata da quella della libertà religiosa, e che - in un paese qual è l'Italia - non concepiscono quest'ultima disgiunta dal rispetto della piena indipendenza spirituale della Chiesa Cattolica, cui aderiscono quasi tutti gli italiani che credono in Dio e nella sua rivelazione. Ciò nonostante, molti tra i personaggi autorevoli dell'antifascismo non chiedevano di meglio che di trovare nei fatti la riprova di ciò che si affermava, non essersi, cioè, la Santa Sede impegnata a legittimare il regime dal fascismo imposto al popolo italiano, né, aver essa assicurato agli attuali governanti la ,qarznzia del suo appoggio spirituale, in contraccambio dei privilegi accordatile dal nuovo diritto ecclesiastico italiano. Malauguratamente, tutte le manifestazioni compiute nel corso degli ultimi mesi dalle organizzazioni cattoliche e dai loro capi non hanno sortito altro effetto che quello di offrire sempre nuovi argomenti a coloro, i quali speculano su di una pretesa solidarietà tra le
gerarchie della Chiesa e quelle del partito dominante, e di disanirnare tutti quelli che si sforzano di evitare all'Italia la iattura di nuove lotte politico-religiose, più gravi, più atroci, più lurighe di quelle del passato. E' difficile immaginare, se non la si è constatata di persona, la gravità delle conseguenze di atti, quali il proclama lanciato dal Presidente generale dell'Azione Cattolica alla vigilia del plebiscito del marzo 1929 l, o la recente lettera di S.E. il Cardinal Arcivescovo di Milano al segretario dei fasci della metropoli lombarda. Come poter sostenere che atti siffatti non debbano essere interpretati come altrettante dimostrazioni della benevolenza delle gerarchie ecclesiastiche verso i governanti fascisti, e come concrete manifestazioni dell'adesione delle organizzazioni cattoliche alla politica del partito dominante? I più impulsivi tra gli antifascisti propendono sempre più apertamente verso una politica di rappresaglie, che coinvolga nella istessa reazione le istituzioni della Chiesa e quelle del fascismo. Essi proclamano la necessità di far scontare alla Chiesa i privilegi ottenuti dal fascismo con norme di eccezione, destinate a toglierle quella influenza politica ch'essa ha posto a servizio dell'oppressore. Coloro stessi che per principio, per tradizione, per educazione ripugnano a qualsiasi forma di anticlericalismo, sono costretti a constatare l'inanità di sforzi diretti a contrastare a tendenze ed a passioni, perpetuamente rinfocolate dagli atti e dalle manifestazioni di quelli le cui libertà essi vorrebbero tutelate e garantite dall'Italia libera e democratica di domani. Come possiamo opporci alla marea anticlericale che monta, - esclamano costoro scorati e disillusi - dal momento che son proprio quelli nel cui interesse ci adopriamo, che ci tolgon di mano i mezzi più acconci per la loro difesa?, Faticati d'un'impresa che ne ricorda il destino di Sisifo, saremo noi stessi costretti, presto o tardi, a ristarci da un'azione che non presenta più alcuna fondata speranza di successo: nessuna legge morale ne impone di sacrarci alia morte, per salvare chi con mirabile pervicacia vuol correre alla propria ruina. l Il proclama lanciato daiia Giunta. centrale deli'A.C., presieduta dal file fascista Colombo, invitava i cattolici a votare per la nuova Assemblea legislativa che avrebbe sancito ed attuato gli accordi del Laterano.
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Né devi credere che le mie parole si riferiscano esclusivamente alle opinioni diffuse tra quella che s'usa chiamare emigrazione politica. All'estero, oggi, è possibile conoscere della situazione italiana assai più di quanto si possa apprendere all'interno e, intrattenendo rapporti con uomini delle diverse regioni e di tutti gli ambienti sociali, è dato di giungere a quelle sintesi, che la scarsità dei materiali di osservazione non consente a chi è costretto nei ceppi di una sospettosa censura. Orbene tutte le informazioni che ne giungono dal171talia non fanno che confermare le osservazioni che dianzi t'ho esposto. La credenza in una pretesa solidarietà tra cattolicismo e fascisti, propagata dalla stampa governativa per intuitive ragioni di utilità del partito dominante, va diventando una realtà, della quale devono tener conto quanti si preoccupano delle sorti della causa cattolica.in Italia. Di questo fatto gioiscono tutti coloro che sperano che la caduta del regime fascista segni la ripresa violenta del movimento anticlericale d'un tempo, del pari che i fascisti, i quali vedono in siffatto pericolo un mezzo opportuno per ricattare la gerarchia ecclesiastica ed i capi responsabili dell'Azione Cattolica, e costringerli a rinfrancare a contraggenio un reggimento, cui la mancanza del consenso popolare non permette di mantenersi colle sole sue forze. Al contrario, ogni di più si scoraggiano coloro, sul cui appoggio fino a ieri potevano contare i cattolici per la difesa della pace religiosa e della libertà delle loro organizzazioni. Questa è la situazione, quale risulta dalle concordi informazioni di uomini dj tutti partiti, che - parlando o scrivendo ad amici residenti all'estero - possono, meglio che in Italia, manifestare con sincerità e franchezza le loro impressioni. Anche prima che tu me lo faccia osservare, tengo a riconoscere io stesso che quanto ti ho esposto non avrebbe un notevole valore politico, se il regime fascista fosse così saldo, come l'affermano gli organi ufficiali ed ufficiosi del partito dominante. Anche a questo proposito, invece di attardarmi a dichiarare ed a giustificare la mia personale opinione, stimo più utile esporti quanto si pensa e si dice da italiani e da stranieri. Tutti, in Italia ed all'estero, fascisti, antifascisti ed indifferenti, stimano essere l'attuale regime destinato a non lontana caduta. In Italia, basta che la voce si sparga di un preteso dissjdio
tra il sovrano e il dittatore, o d'un fantastico litigio tra questi ed il principe ereditario, perché la sensazione di un prossimo mutamento si diffonda rapida da un capo all'altro della penisola. Gli stessi capi fascisti sentono l'instabilità della loro dominazione, e comprendono come la dittatura mussoliniana si mantenga più per la debolezza, la disunione e la irresolutezza degli avversari che per la forza effettiva de' suoi partigiani. Quelli tra gli stranieri, che conoscono la situazione reale del nostro paese, sono unanimi a ritenere impossibile il perpetuarsi di un regime, che non si mantiene che grazie alla forza di una milizia di parte ed agli apparenti successi di una folle "politica di prestigio". I1 fatto solo che da tutti si ritenga malsicuro l'attuale ordinamento politico dell'Italia costituisce gravissimo elemento di instabilità. Perché allora, mi chieggo, i capi dell'Azione Cattolica italiana, ed essi soltanto, paiono credere alla stabilità di un regime, che tutti ritengono temporaneo e transitorio? E se, conformandosi all'opinione dell'universale, tale fiducia non nutrono, perché si comportano come se la nutrissero, e tutte le loro speranze concentrano nei governanti fascisti, accattandone colle lodi l'incerta protezione ed i malsicuri privilegi? Perché colle loro pubbliche manifestazioni concorrono a far credere all'esistenza ed all'importanza di quei successi, che il dittatore affannosamente ricerca per mantenersi e per giustificare la sua politica di compressione delle pubbliche libertà? Già ti ho detto che, esponendoti il risultato delle osservazioni compiute nel corso degli ultimi mesi grazie ad assidui contatti coi diversi gruppi politici italiani, all'interno ed all'estero, intendevo di adempiere ad un in~prescindibiledovere di coscienza. Riterrei di non assolvere interamente al mio obbligo, se trascurassi di manifestarti i timori che nutro intorno alla sorte riserbata, nel prossimo awenire, all'Azione Cattolica italiana. Ma, prima di far ciò, ti rivolgo una preghiera. Leggendo quest'ultima parte della mia già lunga missiva, tieni presente, ti prego, che le mie parole sono tali quali può dettare un'esperienza più intensa che lunga della vita pubblica a chi la propria esistenza ha dedicato al duplice ideale della liberazione e della cristianizzazione della patria italiana. La rinascita dell'anticlericalismo è la realtà d'oggi. Tutto fa temere che l'azione anticlericale di governanti e di masse sia per
essere la triste realtà di domani. La promessa del Cristo ne vieta di temere per le sorti della sua Chiesa; che una mano onnipotente trarrà sempre a salvamento la navicella di Pietro. Però questa promessa parmi non esima coloro, che si sono dedicati all'apostolato laico in mezzo al popolo, dal praticare quella prudenza, che il Cristo volle essere carattere distintivo dei propagatori della nuova legge. E la prudenza è tanto più doverosa quando, oltre che della salvezza di innumerevoli anime tratte a perdizione dalle passioni di una lotta politico-religiosa, si tenga conto dei danni irreparabili che una contesa siffatta arrecherebbe al nostro paese. Quando la Chiesa stipula trattati o conclude concordati con un qualsiasi governo, essa non intende con ciò affermare una solidarietà politica o morale con una determinata forma di reggimento della pubblica cosa, né tanto meno con coloro che temporaneamente esercitano la somma del potere. Orbene è impressione largamente diffusa in Italia ed all'estero che questa elementare verità sia stata troppo e troppo spesso dimenticata da coloro, cui incombe la responsabilità della direzione del movimento cattolico italiano. Dopo la conclusione del Concordato lateranense, è parso che essi abbian dimenticato cosa è stato e cosa è tutt'ora il fascismo nel campo morale e politico; che abbian voluto straniarsi dalla dolorosa tragedia che da otto lunghi anni tormenta il popolo italiano; che abbian ritenuto dalla firma posta in calce agli accordi lateranensi sufficientemente giustificato quel perdono dei trascorsi, che non spetta se non a colui il quale con purità di cuore si pente e si emenda. Ecco qual'è l'impressione che occorre distruggere, se si vuole allontanare la minaccia anticlericale che ne incombe. Che si fa oggi, dimmi, dai capi responsabili dell'Azione Cat.tolica per scongiurare siffatto pericolo? Nulla io vedo, nulla m' apprende l'assidua lettura di giornali e di periodici amici ed avversari, italiani e stranieri. Al contrario, le ripetute manifestazioni di formale ossequio ai dominatori fascisti non fanno che confortare l'opinione di coloro che, in buona od in mala fede, ritengono essersi costituita un'infrangibile solidarietà tra fascismo e cattolicismo. Non s'accorgono, dunque, i capi dell'Azione Cattolica italiana che, così facendo, conducono a perdizione le opere, che alla
loro direzione ed alle loro cure sono state affidate? Sedotti dai privilegi accordati da una malferma dittatura, ingannati dagli apparenti successi che assicura la protezione dei dominatori, scambiando per spontanea adesione di masse quel che non è che manifestazione dell'ipocrisia diffusa da un regime di costrizione e di sospetto, hanno essi perduto ogni fiducia nei benefici della libertà? E' vano lo sperare nella realizzazione di chimerici ritorni ad ordinamenti politici definitivamente superati dal progresso moderno. La libertà è la realtà della società contemporanea. Anche se momentaneamente abolita da un regime d'eccezione, essa non tarderà ad essere ristabilita. Essa trionferà coi cattolici, o contro i cattolici. Se i cattolici l'avranno rinntgata, essa li rinnegherà. La storia è là per dimostrare come questa implacabile legge del contrappasso, sia stata applicata sempre e ovunque contro coloro che hanno contrastato, o che non hanno osato favorire le aspirazioni dei popoli al loro progresso politico. E' ancor tempo, forse, per riparare gli errori e per neutralizzare le ostilità provocate dagli atteggiamenti recenti dei cattolici italiani. Non si attenda a provvedere quando il male sarà irreparabile. Ogni ritardo può compromettere la pace religiosa e civile della patria. E tutti coloro che potevano e non hanno voluto, che sapevano e non hanno operato, che vedevano e hanno voluto ignorare, dovranno rispondere al Signore delle anime che la loro inerzia e la loro volontaria cecità avrà perdute. Perdonami, egregio amico, la lunghezza dello scritto e la passione mal contenuta di queste ultime righe. Se ho ecceduto nella sostanza o nella forma, ciò fu per eccesso d'amore per la patria grande ed infelice e per il popolo nostro, del quale temo minacciata la fede. Ad eccesso d'amore tu vorrai certo perdonare: Fraternamente
PROGETTO PER LA CIRCOLARE N. 2 (f. 59 A, C. 11) [maggio 19301
Quando mai, liberato da un regime che lo disonora in cospetto delle nazioni civili, il nostro paese potrà godere alfine della libertà politica, negata oggi dalle leggi di una sospettosa dittatura poliziesca? Ecco la domanda che ogni giorno si rivolgono i nostri amici, affrettando coi voti lo stabilimento di un regime di libertà e di giustizia. Orbene, noi vorremmo che, piuttostoché al quando, si pensasse al come risolvere la crisi politica che ne tormenta. Certo è che la crisi non potrà essere definitivamente superata se non quando il popolo italiano, presa coscienza dei proprii diritti e dei proprii doveri, sarà capace di imporre le soluzioni maturate nella coscienza individuale e collettiva. Ne consegue che è necessario anzitutto precisare i principii sui quali dovrà fondarsi il libero reggimento di domani, fissare le norme che ne dovranno garantire la stabilità, suscitare le energie destinate a realizzare il nuovo ordine di cose ed addestrare gli animi alla lotta per il decisivo cimento. Né v'ha dubbio che, se si vuole costituire su salde basi la libera democrazia dell'Italia di domani, l'elaborazione delle idee e la precisazione dei programmi debbano precedere l'azione degli individui e delle masse, destinata altrimenti a sboccare in un'anarchia non meno perniciosa dell'attuale tirannide. I1 Segretariato popolare, desideroso di concorrere a quest'opera "di ricostruzione spirituale" della nazione favorendo lo scambio di idee e di propositi tra gli amici dimoranti nei diversi Stati esteri, richiede loro di esprimere e di motivare il loro parere sulle questioni seguenti: '
1 - Ritenete voi possibile, al momento attuale o quanto
meno in un avvenire non lontano, una "soluzione rivoluzionaria" della crisi politica italiana? l Dattiloscritto. Questo progetto redatto da Ferrari, fu inviato in visione a Donati.
2 - Credete voi che la monarchia possa comunque influire sugli awenimenti probabili della situazione italiana? Quale atteggiamento, secondo voi, consiglia la dottrina e la tradizione popolare nei confronti della monarchia?
3 - Ritenete voi possibile il ristabilimento delle istituzjoni monarchico-costituzionali esistenti avanti la conquista fascista? Giudicate voi possibile ed utile la loro parziale riforma, oppure ritenete che una assemblea costituente, liberamente eletta dal popolo italiano, debba fissare i nuovi istituti destinati a garantire la liberth dell'individuo e l'ordinato progresso della nazione?
4 - A quali principii dovrebbe ispirarsi, quali forme di governo dovrebbe fissare, quali istituti introdurre nel diritto pubblico italiano cotale assemblea costituente? 5 - Su quali basi ritenete possibile stabilire i rapporti tra la Chiesa e lo Stato, onde siano ugualmente garantite la libertà della Chiesa e l'autonomia dello Stato? I1 Segretariato si propone di far conoscere agli amici i risultati di siffatta inchiesta t di render loro noto altresì il pensiero degli amici residenti in Italia. Poiché nel corso delle ultime settimane alcuni di costoro hanno dovuto prender posizione di fronte ad alcuni dei problemi posti dal questionario dianzi formulato, il Segretariato ritiene opportuno far noto quale sia stato l'atteggiamento da loro assunto in tale contingenza. Noi popolari, hanno dichiarato gli amici residenti in Italia, non abbiamo mai avuto pregiudiziali monarchiche o repubblicane. I1 problema istituzionale è sempre stato da noi considerato in funzione del problema politico centrale dello stabilimento di garanzie efficaci della.libertà politica e della ricostruzione organica - "popolare" - della società contemporanea. Per noi non esiste una forma di governo buona "in sé e per sé", come non esistono forme di governo "a priori" detestabili. I1 miglior reggimento è per noi quello che, più intimamente aderendo alle tradizioni ed alle aspirazioni del paese, offre più sicura garanzia della libertà politica e meglio consente il progresso dell'educazione popolare ed il graduale e pacifico svolgersi delle istituzioni. I1 Congresso di Roma (giugno 1.925) approvò a maggioranza un ordine del giorno, nel quale il partito popolare si impegnava a
,
difendere le istituzioni monarchico-costituzionali dello Statuto albertino. L'adesione esplicita dei popolari alla monarchia era però condizionata al fatto che, dal canto suo, la Corona tenesse fede all'impegno assunto di tutelare il sistema rappresentativo, quale fissato dalla costituzione del 1848 e precisato dalla consuetudine degli ultimi decenni. Gli avvenimenti successivi al Congresso di Roma hanno radicalmente mutato la situazione. La Corona, nonché rispondere all'invito implicitamente contenuto nella deliberazione del Congresso, non ha opposto alcuna resistenza al rovesciamento del tradizionale equilibrio dei poteri compiuto dal fascismo. Essa, consentendo a tutte le riforme costituzionali volute dal partito dominante ed d'abolizione dei diritti pubblici subbiettivi, si è identificata col regime fascista. La solidarietà della monarchia colla dittatura è un fatto: la monarchia, che nel 1919 e nel 1920 avevamo considerato come necessario elemento equilibratore della vita nazionale, che nel 1925 avevamo invocato a difesa della libertà violata dalla dittatura fascista, ha - dal 1928 in poi -;fallito completamente al suo compito. Essa è giudicata. Poiché la monarchia s'è dimostrata insufficiente garanzia della libertà, spetterà ad un'assemblea costituente, liberamente eletta dal popolo italiano, fissare le nuove istituzioni che dovranno per l'avvenire assicurare la stabilità dell'ordinamento statale ed il progresso politico della nazione. E' perciò che i popolari considerano con profondo scetticismo l'azione di coloro che si adoprano per una "soluzione monarchica". Coerenti al loro programma ed alla loro tradizione di sincera deniocrazia, essi rifiutano di concorrere a qualsiasi azione diretta a ritrovare nelle anticamere delle corti, piuttosto che nelle assemblee elettive, la soluzione della crisi politica italiana. Se per awentura, nonostante il loro disinteressamento, la "soluzione monarchica" dovesse realizzarsi, essi approfitteranno della completa e parziale libertà concessa dai nuovi dominatori, per riorganizzare all'interno del paese le loro forze e per spingerlo con rinnovata fiducia alla soluzione integrale ed organica dei problemi tutti della ricostruzione nazionale.
FERRAR1 A STURZO ' (f. 59 A, C. 59) Bruxelles, 8 maggio 1930 Carissimo, sono in ritardo a rispondere alla tua ultima, perché la testimonianza resa alla Corte di Luxembourg m'ha trattenuto laggiù fino a ieri e, ritornato a Bruxelles, ho trovato un monte di corrispondenza arretrata da sbrigare.
Contemporary Rev[iew]. Qui unito ti invio il testo riveduto ed accorciato dell'articolo. Esso è di circa 4.000 parole: se eccede tal numero, non sarà che di qualche diecina. Lettera JJpastorale". Poiché da Parigi non mi hanno ancora inviato le copie, in formato normale, ti acccludo il testo dattilografato, che potrai leggere più facilmente che quello microscopico. Lettera al presid[ente] della Fuci. Sta bene quanto mi con sigli. Sto pensando se sia il caso che Seurre prepari un articolo sull'Azione Cattolica italiana per qualche rivista straniera, ed in detto articolo cacci dentro l'indiscrezione a proposito della mia lettera. Che te ne pare? .Internazionale di cultura. Tengo conto delle osservazioni sia per la circolare che per l'elenco. Domani redigerò il testo definitivo, avendo ricevuto stamane da Lugan le sue osservazioni, che non riguardano che qualche improprietà del mio francese. Ruiz Manent è quello di Madrid, non il fratello residente a Barcellona. Donati. P. Rutten mi aspettava venerdì scorso e fu per un disguido postale che la tua lettera mi giunse dopo il giorno fissato per l'appuntamento. Un nuovo appuntamento è stato fissato per domattina. Salvemini. Nella sua corrispondenza non parla ancora del ritorno. l
Indirizzo del mittente: « 187 Av. de la Couronne, Bruxelles >i.
Rammento che, prima di partire, disse che sarebbe ritornato verso la fine di giugno.
P.P.I. La circolare n. 1 è già tirata al poligrafo e non so come correggerla l. Del resto, la frase "per tutti i popolari residenti all'estero" mi pare sia bene rimanga, perché può servire di "parafulmine" pei nostri amici residenti in Italia e non impedisce che il segretariato divenga, in fatto prima in diritto poi, la vera rappresentanza popolare. Donati e Stragliati l'hanno approvata. I guai cominciano con la seconda circolare '. Poiché nella penultima sua lettera Donati mi esponeva, senza che io gliela avessi richiesta. la sua attuale tesi "monarcofila" non ho voluta far passare la seconda circolare senza comunicargliela. Meglio è discutere prima che dover poi constatare dissensi, forsanco resi di pubblica ragione. Egli allora m'ha scritto confermandomi la sua opinione "antirepubblicana": la ragione è che la repubblica dicono di volerla quelli della Concentrazione e dicendomi che è sua impressione che "la miglior cosa da fare sia di non far nulla". Gli ho riscritto stamane e quando avrò una risposta te la comunicherò. H o paura che sarà difficile convincerlo, tanto si manifesta "antirepubblicano", per smania "anticoncentrazionista", Lavoro forzato dei negri delle colonie. Da Lovanio mi scrivono che è di imminente pubblicazione i1 testo delle relazioni presentate al congresso missionario. Appena l'avrò te lo spedirò. Ieri è venuto a trovarmi un medico modenese reduce dal Congo dove ha passato tre anni. Egli ha raccolto molto materiale di studio sulla questione del lavoro forzato nei territori sottoposti al mandato belga (Ruanda e Urundi). Sua inteilzione sarebbe di pubblicare qualche articolo trattando la questione da un punto di vista medico-sociale. Da quanto mi ha detto, egli avrebbe possibilità di fare cose interessantissime e di una gravità eccezionale, che sotto al nome di lavoro forzato si è ristabilita 3.
l
Cfr. doc. 135. Cfr. doc. 136. Lettera incompleta.
STURZO A FERRAR1 ' (f. 59 A, C. 50)
4 maggio 1930 Rimando il formulario con le indicazioni richieste. H o omesso dalle pubblicazioni tutti gli opuscoli di carattere amministrativo e sociale. . Mi occuperò dei soggetti 3 o 4 cioè: 3) Funzioni della proprietà privata e 4) L'autonomia dello Stato e la Com[unitàl internazionale. Desidero conoscere chi degli altri soci prenderà tali temi. Attendo anche l'indirizzo dei singoli soci. Mando una L. italiana per mio contribzlto. Cordialmente
SOCIÉTÉ INTERNATIONALE DE CULTURE DÉMOCRATIQUE POPULAIRE ' (f. 59 A, C. 50) Bruxelles le 10 Mai 1930 Circulaire n. 1 Monsieur, le nombre des adhésions recueillies jusqu'à présent par le serrétariat provisoire de la Société internationale de culture démocratique populaire montre combien cette initiative répondait à une aspiration profonde de tous les écrivains et de tous les publicistes de notre tendance: On pourrait convoquer immédiatement une assemblée générale des adhérents pour prendre acte de Scritta sul retro della circolare del 10 maggio 1930 (doc. 1441. Intestazione dattiloscritta: « Société internationa!e de culture démocratique populaire, 187 av. de la Couronne, Bruxelles ».Circolare redatta da F. L. Ferrari.
la constitution de la Société et pour' en approuver le statut définitif. Mais il est à craindre qu'une assemblée convoquée au mois de Juin - à la veille des examens académiques,'- ne réunisse pas la majorité des adhérents. En qualité de secrétaire provisoire, j'ai cru préférable de mettre à profit les vacances prochaines pour proposer aux sociétaires d'aborder l'examen de quelques sujets d'irnportance fondamentale. A l'assemblée plénière, qui pourrait &tre convoquée vers la fin de l'année cou-nte, on ne se bornera pas 'ainsi à la discussion aride des formules du statut. On pourra encore enregistrer les premiers résultats de l'activité sociale et fixer avec précision les directives des études à poursuivre dans l'avenir. Les sujets que je propose sont les suivants: 1 - LA CONCEPTION
DÉMOCRATIQUE
POPULAIRE DE L'ÉTAT
MODERNE.
2 - 1 , FONCTIONNEMENT ~ RES DANS LES RÉGIMES
DES INSTITUTIONS PARLEMENTAI-
DÉMOCRATES.
Je vous prie donc, Monsieur, de vouloir bien m'indiquer quel est le sujet, ou les sujets, que vous choisissez. Après que j'aurai regu les réponses de tous les adhérents, je vous communiquerai les noms des autres sociétaires qui auront choisi le meme thème que vous. Vous pourrez ainsi vous mettre directement en rapport avec vos collègues. Les textes de tous les mémoires seront présentés à l'assemblée générale de la Société. Le secrétaire provisoire présentera un rapport résumant les différentes études et les directives fondamentales qui résultent de l'oeuvre collective ,des sociétaires. En attendant votre reponse, je vous prie, Monsieur, de vouloir bien agréer mes hommages respectueux et l'expression de mon dévouement .
P.S. Ci joint, vous trouverez un formulaire que je vous prie de vouloir bien remplir. Dès qu'il aura recu toutes les réponses des sociétaires, le secrétariat dressera une liste complète des membres, en y ajoutant toutes les indications portées par ledit formulaire. Un exemplaire de cette liste sera communiquée à tous les adhérents l.
DONATI A STURZO " (f. 59 A, C. 6) Paris, 18 maggio 1930 Strettamente personale Caro don Luigi, tu conoscerai certamente un abbozzo di circolare preparato da Ferrari per inviarsi agli amici popolari qui all'estero e in Italia 3. Quest'abbozzo consta di un prologo, di un questionario e di un epilogo. Nel questionario si fa cenno a parecchi grossi problemi: monarchia, repubblica, costituente, rapporti tra Stato e Chiesa, Chiesa autonoma e Stato libero, e simili. Nell'epilogo Ferrari vara (anche a nome di non so quali amici d'Italia) l'adesione alla pregiudiziale repubblicana. Io ho scritto a Ferrari diverse lettere per esprimergli il mio dissenso da questa iniziativa, che mi sembra, per dirla con tre meditati aggettivi, intattica, immatura, eccessiva. Intendiamoci. Padronissimo ciascuno di noi, in prima persona, di dibattere anche pubblicamente certi problemi, e di prendere in ordine ad essi quell'atteggiamento che si crede migliore o più opportuno. Dico perfino che in certe circostanze queste iniziative individuali possono essere utili e talvolta anche doverose. Ma la cosa cambia nettamente aspetto quando si tratta di parlare in nome e per conto dei >> popolari", specie di quelli che si trovano in Italia. In questo caso, se non si emettono dei voti che rimano con niente, si rischia
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Cfr. doc. 132. Dattiloscritto. Cfr. doc. 141
di ipotecare malamente ciò che non ci appartiene per nessun diritto, voglio dire l'opinione dei terzi, la più parte mutoli per forza, e l'avvenire di tutto il movimento. In conclusione il mio principio è questo: piena libertà di manifestazione individuale, ma nessun atto che impegni comunque il partito, il quale non può e non deve deliberare se non quando possa farlo in Italia con la garanzia di almeno un minimo di libertà. Le manifestazioni individuali valgono come contributo di idee in preparazione delle discussioni che prenderà il partito quando potrà liberamente prenderle e renderle impegnative per tutti gli aderenti. Ferrari non è facile a lasciarsi persuadere. Egli ha preso posizione per suo conto personale, ma non se ne accontenta: vuole che anche il partito parli e s'impegni. Io credo di aver sprecato l'inchiostro scrivendogli di andar cauto e di non aver fretta. Fra l'altro egli crede che io agisca sotto la cattiva suggestione di un partito preso personale, nel senso ch'io miri ad impedire di metterci al passo con le pregiudiziali dei concentrati, e ciò semplicemente in odium auctorum. Anche se questo fosse esatto, credo che non mi si potrebbe dar torto a priori. L'esperienza diciannovista, col suo bravo fascismo rosso al servizio della cuccagna dei sornioni socialdemocratici, può ben essere tenuta presente, quale la prefigurazione in piccolo della vagheggiata repubblica concentrata. Per lo meno ho il diritto di pregare Iddio che ci scampi e liberi da simili repubblicani. Ma in realtà io vedo la questione un po' diversamente. Mi pare che, se dobbiamo considerare la repubblica come pregiudiziale teorica e premessa pratica d'ogni futura azione politica (questa è la concezione concentrata), o ci condanniamo all'inerzia eterna, nell'attesa dell'apocalisse messianica, respingendo a priori qualsiasi compromesso o adattamento, che l'evolversi della situazione interna rendesse possibiie, o ci destiniamo a riprendere il lavoro solo all'indomani di una rivoluzione totalitaria, che dovrebbe aver radici in uno o in tutti e tre questi flagelli di Dio: la disfatta militare, il falimento economico, il caos sang~inariodi una violenta esperienza comunista. Francamente, nessuna di queste ipotesi mi sorride. La rivob i o n e è sempre un castigo, una distruzione cieca di forze spiri-
tuali e di beni materiali, una somma incalcolabile di dolori e di latimenti inutili, un salto nel buio. Se Dio vorrà che passiamo per queste prove, pazienza: lavoreremo nelle condizioni fatteci dalla Provvidenza. Ma per intanto: fiat uoluntas tua, sed libera nos a malo. Per essere a posto coi nostri principii e coi nostri sentimenti noi abbiamo il dovere e il diritto di sperare salvezza dall'evoluzione delle forme e degli spiriti, delle contingenze e degli uomini di buona volontà; e noi dobbiamo sperare che Dio possa eseguirlo per la sua parte come noi siamo disposti a farlo per !a nostra. Ma, obbietta Ferrari, quest'attesa dell'evoluzione, implica un certo agnosticismo di fronte al problema istituzionale: monarchia ,o repubblica; ed io convengo con lui che sarebbe, oltre che ipocrita, stolido un simile atteggiamento, mentre siamo incalzati da una situazione di fatto, sempre più compromessa e compromettente, che esige un'opinione netta, prima ancora che in linea politica, per ragioni d'ordine morale. Agnostici, dunque, no; e allora repubblicani. Ma per dei repubblicani che la repubblica devono ancora farla (e hanno così poche probabilità, rebus sic stantibus, di riuscire a farla), che cosa può essere, oggi come oggi, la repubblica, se, per le ragioni esposte più sopra, non vogliono e non devono legarsi alla concezione pvegiudiziale? Non ci resta che rispondere: Repubblica, sì, ma non come pregiudiziale o premessa, bensì come uno scopo o fine della nostra azione politica: scopo o fine da raggiungersi non coi colpi di mano o peggio, ma nella libertà e per la libertà, attraverso la lotta e gli sforzi dell'educazione e della persuasione. Se no, repubblica o monarchia, fascismo o antifascismo, dittatura o parlamentarismo, non si tratta che di etichette varie sull'iilvariata realtà di una fazione politica che governa nell'interesse delle rispettive clientele, tiranneggiando i gruppi opposti, e servendosi ora della violenza ed ora della frode e più spesso di tutt'e due. Da questo punto di vista, l'agnosticismo sarebbe un atto di lealtà morale e di coraggio politico, perché tanto vale la monarchia fascista dei « camerati D quanto la repubblica democratica dei « compagni D. Pertanto, visto che Ferrari la circolare in materia vuol spedirla ad ogni costo, l'ho pregato di modificare il preambolo dell'abbozzo in modo da dargli un tono vorrei dire più dimesso per
dire meno palingenisiaco; quindi di sopprimere l'epilogo, salvo utilizzarlo poi, se crede, come parte della sua risposta particolare; e, infine, di cambiare il testo stesso del questionario, eliminando quello che c'è di troppo, come la questione dei rapporti fra Chiesa e Stato, e combinando le domande in modo che chi deve rispondere abbia modo di toccare da sè certe questioni (repubblica, costituente, ecc.), cioè solo se ed in quanto le sente con la sua logica spontanea, e non già perché formalmente richiesto di parlarne. Calarno currenti ho buttato giù un'idea di un nuovo questionario, che ho già mandato a Ferrari, e che ti trascrivo: 1. E' possibile, ed a quali condizioni, su quali basi, entro quali limiti, il ripristino in Italia di un regime di diritto liberale? 2. Quali istituti attuali dovrebbero esser soppressi o modificati, ed in che senso, o come sostituiti? 3. Con quali mezzi ed in quale misura credete voi possibile (oppure no) un'azione politica concreta, da svolgersi immediatamente, ai fini indicati nei precedenti quesiti? I1 problema politico è tutto nell'ultima domanda. E' possibile fare qualche cosa oggi? E che cosa? Se io dovessi rispondere, consiglierei di rinunziare per ora al pensiero dei grandiosi e vasti programmi di trasformazione e di ricostruzione. Basterebbe poter determinare un movimento d'élite per riconquistare la libertà primordiale, fondamentale, di esprimere la propria opinione su quel che avviene nel paese. Non si può pretendere di trovare tra gli italiani quella specie di eroismo a fondo perduto e a tutto rischio e pericolo che ci vuole per dei tentativi, concepiti a freddo, di abbattere simultaneamente il fascismo e la monarchia, e, intanto che ci siamo, il Vaticano, la borghesia e non so più che cosa d'altro. Ma si ha il diritto di metterli alla prova per degli scopi più innocui e più utili, come sarebbe, per esempio, una petizione per ripristinare, a favore almeno dei contribuenti, il diritto alla libertà di stampa in materia di finanza pubblica. Sarebbe un bell'assaggio delle tendenze, della volontà, del coraggio. Poiché mi pare che gli italiani perseverino nell'aderire facilmente alle idee apocalittiche, in quanto si tratti di aspettare tutto dal caso o dagli scongiuri,
da Dio o dal diavolo, dal Re o dai comunisti, dal Papa o dai massoni, da tutti e da chiunque, insomma, fuorché dai propri sforzi personali. Ma mi pare anche che gli italiani non sappiano che scappare di fronte a proposte concrete quand'esigono anche soltanto un mediocre scomodo personale. Con caratteri di questa natura non c'è niente da fare. Per questo forse Ferrari mi crede di poca fede. Ma lui che ne ha tanta è poi costretto a riporla nei comitati immaginari « Giustizia e Libertà », che fioriscono tranquillamente a Parigi, da dove indirizzai10 magari delle epistole di sapore protestantico « ai parroci d'Italia » invitandoli a liberarsi in blocco del fascismo, come se si trattasse di cambiarsi di camicia. Ora io mi domando come mai persone di così fine intelletto non abbiano ancora compreso che, dopo quanto è successo, il fascismo in blocco non si elimina, e la restaurazione pure e semplice dell'antic0 regime, col calendario di Vittorio Emanuele I alla mano che nel caso nostro sarebbe l'Annuario della Camera del 1919 in mano a Menè Modigliani - è una semplice follia. Ora bisogna adattarsi, volere o no, non solo a dire addio al passato e ai sogni di rivincita, ma persino a digerire il fascismo prima di poterlo eliminare nei suoi residui morti o inassimilabili. Vi sono delle esperienze politiche che dobbiamo considerare ormai acquisite non solo alla sloria ma anche alla coscienza. E quanto più il fascismo durerà (e mi pare che accenni tutt'altro che a finir presto), tanto più certe acquisizioni, nostro malgrado, saranno larghe, profonde e in un certo senso definitive. Per esempio una certa coscienza dei valori e dei fattori nazionali, del predominio degli interessi pubblici, della disciplina civica, ecc. che il fascismo ha inculcato e determinato, rimarrà e sarà u n bene che rimanga anche dopo che il fascismo sarà stato eliminato. Sicché il superamento del fascismo non possiamo ormai concepirlo se non nel senso crociano del termine, e tu sai che cosa precisamente voglio dire.
Hic labor. Parecchi di noi, incatenati al proprio passato come Prometeo alla sua rupe, sono inadatti al nuovo lavoro. OccorFerrari scrisse un opuscolo, Ai parroci d'Italia che fu distribuito clandeL'Azione Cattolica e il Regime, stinamente in Italia. Ora in F. L. FERRARI, Firenze 1957, pp. 187 sgg.
re personale nuovo, non spaesato e non pregiudicato. Bisogna accontentarsi di aprire una fessura, se non è possibile una breccia. Ogni altro metodo è perditempo accademico o cabala da giuocatori del lotto. Un ultimo strale. Come evitare che Sturzo sia compromesso da qualche atto fuori posto? Credo il Vaticano ben deciso di non permettere che si infiltri nel movimento cattolico nessun contrabbando antimoiiarchico o neorepubblicano. I1 Vaticano vuol consolidare il Trattato del Laterano, e da questo punto di vista considera la monarchia come una garanzia da non abbandonare, anzi da conservare con ogni cura. La repubblica, invece, vien considerata come la fine inevitabile del Trattato e la riapertura, Dio sa in quali difficili condizioni, della questione romana. Di conseguenza, finché l'attività deli'ufficio popolare di Bruxelles sarà insignificante, nessun fastidio per Sturzo. Ma non appena da quest'ufficio esca qualche espressione inquietante, ecco che Sturzo sarà chiamato a metter le cose a posto. Sappiamo che cosa vuol dire questo. Ora, se dal nostro sistema politico, cade la pedina Sturzo, la partita è finita. Punto fondamentale. Tutto questo detto alla buona e in piena confidenza, ma proprio per te solo. Se ti pare che nelle cose che ti ho scritto ci sia un barlume di ragionevolezza, fàllo tuo per influire su Ferrari, senza che lo sappia, nel senso da me desiderato. Cordiali saluti dal tuo P.S. Tutte le nostre elucubrazioni sono, naturalmente, musica dell'awenire. Per ora il sistema mussoliniano-fascista non si abbatte e non si modifica: anzi è in piena fase ascendente, secondo il suo dinamismo particolare. Sicché l'idea in cui si è fissato Ferrari, che ci sia in Italia una corrente antifascista monarchica attiva, incoraggiata dai circoli di corte, dallo Stato maggiore, dal Vaticano e dalla borghesia lombarda, e dalle cui suggestioni e compromessi convenga affrettarsi di salvare o liberare i nostri, mi sembra roba ispirata dai soliti circoli di Parigi: che sono bugiardi, ipocriti, doppi e idioti, soprattutto idioti!
STURZO A SANGNIER (f. 57 A, C. 86) 12 luglio C19301 Caro Mr. Marc Sangnier, mando la mia cordiale e costante adesione al X Congrès Démocratique international pour le Paix. I1 soggetto che tratterete « Les états-unis d'Europe » è certo di grande attualità e d'importanza. Benché grandi ne siano le difficoltà, pure bisogna avere un tale programma come ideale, e imporlo alla considerazione delle giovani generazioni perché ad esse spetterà di realizzare in pieno quel che oggi può essere solo un programma, un'aspirazione e un inizio. Una cosa sarà bene affermare: che non potrà crearsi una federazione europea sul puro terreno economico, occorre che sia anche e contemporaneamente sul campo politico e su quello morale. E come l'economia liberale è più adatta. alla compenetrazione degl'interessi dei vari stati, così la politica democratica è la più adatta a superare gli egoismi nazionali, e la morale cristiana la più rispondente all'affratellamento dei popoli. Sarà un'utopia tentare una qualsiasi forma di Stati Uniti d'Europa, senza una base economica larga, senza una politica democratica omogenea, senza una moralità che possa realmente affratellarci. E' questo l'ideale dell'« Action Internationale Démocratique pour la Paix » ed io sono felice di potervi aderire e di mandare i più fervidi auguri di successo.
FERRAR1 A STURZO l (f. 57 A, C. 87) Ostende, 30 luglio 1930
ti sono debitore di una lunga lettera e mi appresto a pagare
il mio debito, incominciando dagli affari politici, per venire poi a quelli privati.
Congresso d i Anuersa '. I1 Congresso è meglio riuscito di quanto io sperassi. La discussione sulla politica familiare è stata un vero insuccesso, e ciò rappresenta un successo per chi, come noi, s'era opposto alla discussione di un tema che, posto come era stato posto dagli amici belgi, non aveva la minima risonanza politica. Io non ho partecipato alla discussione: ho creduto meglio tacermi. Poiché, secondo il sistema adottato per gli altri argomenti, non sarà che l'anno prossimo che si voterà la conclusione, al progetto d'ordine del giorno di carattere esclusivamente sociale-paternalistico dei belgi, opporrò allora un progetto d'ardine del giorno politico, che avremo campo di studiare e redigere d'accordo. Ti unisco copia dell'ordine del giorno' di Prélot sulla funzione dell'organizzazione professionale nello Stato moderno. Esso risultò approvato colle correzioni portate a penna sul testo originale. La discussione fu lunga e vivace, perché gli olandesi, ed alla loro testa Serrarens, sostennero apertamente concezioni addirittura sindacaliste. Nel corso della discussione essi furon condotti ad ammettere che ciò che combattevano nell'ordine del giorno erano le affermazioni che direttamente od indirettamente si richiamavano all'individualismo della rivoluzione francese. Allora attorno all'ordine del giorno, quale presentato da Prélot, si Dattiloscritto. Indirizzo del mittente: « 48 av. de la Reine ». Congresso deli'« Internazionale popolare ». Sulla fondazione ed i congressi dell'Internazionale Bianca » cfr. G. ROSSINI, Il movimento..., op. cit., pp. 193 sgg.; F. RIZZI, op. cit., pp. 314 sgg.; M.L., 11, pp. 150 sgg. 1
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fece l'unanimità delle delegazioni francese, tedesca, italiana e belga. E l'ordine del giorno passò in una forma che parmi corrisponda perfettamente alle nostre idee ed alle necessità della nostra azione. La discussione sulla relazione dell'attività dei diversi partiti si è svolta esclusivamente sui rapporti delle delegazioni francese, tedesca ed italiana intorno alla politica estera dei rispettivi paesi. La discussione è stata estremamente interessante ed ha dato modo di sbozzare il dibattito attorno agii « Stati Uniti d'Europa D, che sarà ii tema del congresso di Luxembourg nel prossimo anno. Si sono prospettate tre tesi: quella francese della immodificabilità dei trattati, quella tedesca della revisione delle convenzioni del 1919 e quella italiana della revisione. e dell'adattamento in seno alla nuova organizzazione federale del continente europeo. Disgraziatamente il tempo non è stato sufficiente per spingere a fondo I'esame di siffatte interessantissime argomentazioni. In particolare, non mi è stato possibile di fare un'esposizione organica della mia tesi. Penso di provvedere a colmare la lacuna mediante l'invio ai partiti aderenti di un certo numero di copie di quella parte della mia relazione che si riferiva alla politica generale ed alla politica estera del fascismo, aggiungendo il testo delle dichiarazioni che avrei fatto sulla questione della revisione dei trattati, se la chiusura del congresso non avesse interrotto la discussione obbligando me ed altxi oratori già inscritti a rinunciare alla parola. Ti invierò il tutto a Hières, prima di tirare le copie col duplicatore.
Notizie dallJIta1ia. Vi è una notevole modificazione nello stato d'animo di laggiù. L'aeroplano ha fatto più impressione di quanto si potesse immaginare. « Ora è di moda burlarsi dei fascisti, affiggere manifesti sulle loro case, insinuare foglietti ingiuriosi nelle tasche dei loro capi ecc. ».Ecco quanto mi si fa sapere da Parma. Circa la rivista, le difficoltà economiche ritardano la raccolta dei fondi l. Iacini ha chiesto una « dilazione D. Micheli ha accettato di occuparsi della raccolta dei fondi in Emilia e si metterà d'accordo con Iacini. I Degli Occhi si sono messi a disposizione di lacini e tengono a farti sapere che desiderano che ciò sia l
Cfr. doc. 121.
da te considerato come atto destinato a cancellare i passati dissapori e le vertenze che vi avevano precedentemente diviso. Partito Popolare. Scrivo io stesso a Stragliati a proposito deile circolari. Io mandai quasi tutti i fogli tirati a duplicatore a Donati perché fu lui che mi disse che, assieme a Stragliati, ne avrebbe curato la diffusione. Notizie mie. Incomincio dagli affari « varii ». Trovato il necessario, non appena sono stato ad Ostende, mi sono « messo al lavoro ». Ma dopo due giorni di « lavoro D ho rinunciato. I calcoli vanno benissimo e l'esperienza li ha pienamente confermati; ma la cosa è ben diversa quando la si fa in casa e quando la si fa « fuori di casa » con della moneta sonante. Non conta il fatto di esser perfettamente sicuri dell'esito: quel che impressiona è il dover mettere centinaia o migliaia di franchi su di un numero o su di un colore che può sortire, come può non sortire. Ciò provoca un tale patema d'animo, che meglio è rinunciare all'esperienza. Che varrebbe infatti che raccogliessi qualche migliaio di lire, quando perdessi quel po' di salute che mi rimane? Ho quindi rinunciato all'esperienza, ed ho pensato che è meglio che restiamo qui tutti fino alla metà d'agosto per riposarci e riprender lena per l'avvenire. I giorni passati qui cominciano già a far sentire i loro benefici effetti: mia moglie e i bimbi sono completamente rimessi. Quanto a me, pur non essendo ancora in perfetta salute, comincio a sentirmi meglio. Da alcune notti posso dormire tranquillo e riesco a far le « sette ore » senza svegliarmi. Varie. Sabato devo fare una corsa a Bruxelles e ti invierò quelle cose che ti avevo promesso (Cité Chrét[ienne], articolo sul Belgio) che non arrivai a spedirti prima della nostra partenza e che avevo incaricato un amico di farti avere. Mia moglie m'incarica di salutare affettuosamente tua sorella. Da parte mia, invio a Lei i miei rispettosi saluti ed a te un memore e fraterno saluto.
SALVEMINI A FERRAR1 ' (f. 57 A, C. 95) Saint Germain en Laye, 12 settembre 1930 Caro Ferrari, più ci penso e più mi convinco che Don Sturzo sarebbe un teste prezioso al processo De Rosa *. Va da se che nessuno gli domanderebbe d'esporre nulla contro la sua coscienza, e che se gliene offrissero l'occasione egli dovrebbe fermamente dichiarare che la sua fede lo obbliga a condannare moralmente ogni forma d'attentato. Ma egli dovrebbe rispondere anche su due punti fondamentali: il regime di violenza illegale e impunita, a cui è stata soggetta l'Italia fino alla fine del 1926, e il regime di soffocamento assoluto a cui è soggetta oggi e che rende legalmente criminoso ogni atto di dissenso, di critica, d'opposizione. La Sua testimonianza su questi due punti sarebbe tanto più impressionante, in quanto egli non avrebbe nessuna solidarietà né politica con la prima, né morale con l'azione di De Rosa. S'intende che Don Sturzo dovrebbe insistere specialmente sulle violenze di cui furono vittime i cattolici. Io potrei preparargli una lunga lista di fatti concreti, presi dall'Osseruatore Romano. Non ho l'indirizzo di Don Sturzo. Perciò La prego di rimbalzargli subito questa lettera, pregandolo di una risposta. Badi che non si tratta di domandargli se avrebbe piacere di venire: si tratta di domandargli se citato legalmente, pur annoiandosi di dover venire, si sentirebbe in dovere di non rifiutare la sua testimonianza. . Mille cordiali saluti. . Indirizzo del mittente: « 8 av. Gambetta, Saint Germain en Laye ». Fernando De Rosa nell'ottobre 1929 sparò sul principe di Piemonte che si trovava a Bruxelles come fidanzata della principessa Maria José. Sul processo De Rosa, cfr. A. GAROSCI, OP. ciC., pp. 59-60. S t m rifiutò di testimoniare. I n una lettera a Ferrari addusse a motivo la sua delicata posizione e la mancanza di un dovere di coscienza che lo spingesse a farlo.
FERRAR1 A STURZO ' (f. 57 A, C. 93) Bruxelles, 13 settembre 1930 Carissimo, in questi giorni sono in continua relazione cogli avvocati difensori di De Rosa, pei quali sono, credo, di aiuto prezioso per metterli al corrente delle cose italiane e per indirizzarli a ben organizzare la prova testimoniale, sulla quale riposa massimamente l'esito del processo. Non ti dirò quante volte mi sia trovato di fronte al tuo problema personale e quanto abbia lottato perché nemmeno ti si facesse la richiesta di venire a rendere una tua testimonianza. L'argomento col quale avevo trionfato presso i difensori era il seguente: la posizione politica di Sturzo è tale che egli non potrebbe deporre se non quando il numero dei testimoni fosse ridotto a tre, lui, Sforza, Turati; e poiché ciò non è possibile stante la posizione personale di Sforza di fronte alla famiglia reale belga, non si può nemmeno pensare ad una testimonianza di Sturzo. Credevo di aver vinto, quando ora mi arriva la qui ncclusa lettera di Salvemini, coll'incarico ,di trasmetterla. Poiché egli stesso pone una << questione di coscienza » ho scrupolo a rispondere io stesso e te la trasmetto. Nel contempo presento anche a Salvemini l'argomento che già ebbe fortuna presso i difensori belgi. Con i più cordiali saluti
l Dattiloscritto. Indirizzo del mittente: « 187 av. de la Couronne, Bmxelles P.
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DONATI A STURZO' (f. 57 A, C. 65) Paris, 15 settembre 1930 Caro Doti Luigi, Don Mac Clement è venuto qui con ritardo di alcuni giorni; ma ci siamo susito accordati. Egli mi ha consegnato il danaro per il biglietto di viaggio e il 29 settembre devo essere a Malta. Del prezzo del viaggio mi ha parlato lui, dicendo che l'amministrazione del collegio vuol fare con me quel che ha fatto con gli altri professori che si sono recati a Malta dall'Inghilterra. E tanto meglio! Per il mio salario egli mi ha confermato una cifra un pochino inferiore a quella che disse a Crespi; ma se tieni conto che il collegio mi dà l'alloggio, il vitto, i! servizio e perfino la pulizia della biancheria e le medicine in caso di bisogno, le condizioni di paga rimangono sempre buonissime. H o accettato quindi senz'altro. Ora devo attendere a Malta la conferma del consiglio di amministrazione alla cifra fissatami da don Mac Clement, ma questa non è che una formalità. Dunque parto, soffro molto a strapparmi dalle abitudini che avevo preso in casa di Stragliati, ove, in verità, un figlio non sarebbe stato pi6 amato, curato e accarezzato. Ma bisogna pur vivere, e qui sento già, col freddo crudo che sta precipitando su Parigi, che non durerei. Invece a Malta don Mac Clement mi ha assicurato che mi lamenterò per il caldo, ma non per il contra.rio. Eppoi mi renderò utile, lavorerò, assisterò anche la mia famiglia, che è il pensiero dominante. Perciò scrivo a Crespi per ringraziarlo, come ringrazio te, assai vivamente, della carità che mi avete fatto. Farò tutto il possibile per far onore alla parola che avete speso per me: è tutto quello che posso fare per dimostrarvi la mia riconoscenza. l
Indirizzo del mittente: a 147 me de Flandre, Paris XIXe H.
Ora vengo a parlarti dei miei bisogni. Come ti dissi non ho più biancheria, letteralmente. Sono anche senza scarpe. Mi occorre anche un paletot di mezza stagione. Per i libri faccio come tu mi dici; devo però andare là con qualche strumento di lavoro indispensabile. Don Mac Clement mi ha detto che c'è tutto da fare da capo: programmi, metodi, insegnamento. Finora nessuno degli allievi è riuscito a superare il piccolo esame d'immatricolazione d'università locale: cosa che con me non si ripeterà assolutamente, se Dio mi aiuterà. H o già fatto la prova qui a Parigi con le lezioni private e ci sono riuscito: ci riuscirò anche a Malta. Insomma, mandami tutto quello che puoi. Penso che arrivo a Malta a fine mese, e per il primo mese dovrò aver di mio il necessario per eventuali spese personali e di installamento. Ti rinnovo i miei più cordiali auguri e ringraziamenti. Tuo
FERRAR1 A STURZO ' Bruxelles, loottobre 1930 Carissimo, se Messene piange, Sparta non ride. Anche a me il maltempo persistente ha provocato un grosso raffreddore, dal quale non riesco ancora a liberarmi. I1 processo De Rosa mi ha impedito di avermi i riguardi necessari, ed ora da tre giorni sono costretto a non sortire di casa. I1 processo De Rosa è dunque andato benissimo. E' proprio il caso di dire che non poteva andare meglio, almeno per ciò che ha riguardo al lato politico dell'affare. Negli ultimi otto giorni, d'accordo con Salvemini e Tarchiani, riuscii a convincere i difensori della necessità di <( dissocializzare D al più possibile il processo, ed è questo che ha largamente contribuito al successo in un ambiente prudente e conservatore quale l'ambiente belga. Per
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Indirizzo del mittente:
<(
187 Av. de la Couronne, Bruxelles B.
valiitare i1 successo, occorre tener presente il fatto che la giuria - alla quale si deve la fissazione della pena al minimo consentito dalla legge - era composta esclusivamente di proprietari rurali cattolici, la quintessenza del conservatorismo e del clericalismo. Se la giuria fosse stata composta di cittadini, si sarebbe certamente avuta una completa assoluzione, ché le deposizioni rese nella mattinata di venerdl dai testi della difesa avevano provocato uno di quei movimenti d'opinione ai quali nessuna forza è capace di resistere. La difesa del De Rosa sostenne una tesi che non fu accolta dai giudici popolari: quella secondo la quale non vi era stato tentativo, avendo il De Rosa volontariamente rinunciato ad uccidere prima ancora di compiere veri atti di esecuzione. La giuria non ha accolto questa tesi perché era per essa difficile giungere alla precisa concezione giuridica del tentativo. La tesi però era pienamente fondata in fatto ed in diritto: questo hanno provato le risultanze delle deposizioni dei testimoni al fatto. Siffatta circostanza mi ha fatto molto piacere. perché ha tolto di mezzo quelle debolezze che fino all'ultimo momento avevo nutrito circa all'atteggiamento da prendere nella mia testimonianza. I n sostanza, non vi fu nessun tentativo di uccisione, ma una semplice 4 dimostrazione con sparo »: questa la verità. Se oggi nel pomeriggio potrò sortire, ti invierò la collezione del Soir col resoconto del processo. Ti prego di farmi avere l'indirizzo di Donati, al quale vorrei scrivere laggiù una lettera di saluto e di congratulazione. Anch'io non ho avuto alcuna risposta da Koch[nitzky]. H o detto a Salvemini della nuova sistemazione di Donati. Ne è stato molto contento, anche perché a Parigi egli aveva saputo che Donati partiva per Londra e temeva che l'amico stesse facendo qualche nuova « gaffe » bazziana. L'ho interessato ad aiutarmi nella ricerca di qualche soldo per rimborsare chi ha provveduto ad anticipare i fondi necessari al suo corredo. Meda ha pubblicato sull'Italia un articolo inneggiante alla nuova festa nazionaIe deii'll febbraio. Poteva attendere una migliore occasione per rompere il lungo silenzio politico. Va da sé che gli antifascisti parigini lo attaccheranno. Sola cosa che sono riuscito ad ottenere è che lo attacchino personalmente rim-
proverandogli l'incorreggibile pieghevolezza della sua spina dorsale. L'Italia ha pubblicato un commento al processo De Rosa, più violento e più volgare di quello degli organi fascisti. Altra buona occasione di tacere che gli animi di colà hanno perduto! Risponderò con una lettera aperta al direttore, che sarò costretto in mancanza di meglio, ad inviare alla Libertà. Ho ricevuto ieri un convenzionale di Ascanio Sforza nel quale mi si annunciano « buone notizie ». Egli calcola di esser di ritorno qui verso la metà di ottobre. So che Bussetti ha frequenti occasioni di sortire e penso che egli ci potrebbe essere di immensa utilità. Hai modo di avere il suo indirizzo a Roma e di prendere contatti con lui? Se non vuoi fare tu direttamente, posso provvedere io alla bisogna, essendo il Bussetti da lunghi anni in rapporti di amicizia colla mia famiglia. Mi occorrerebbe però avere il suo indirizzo, che io non vorrei chiederlo ai miei parenti. Ho avuto notizie dirette da Trieste.. La situazione è veramente tragica. I n città, 25.000 disoccupati, il porto inattivo, l'erba cresce sulle banchine del porto, i magazzini generali trasformati in manifattura dei tabacchi. Nelle campagne, la reazione slava s'accentua ogni giorno di più. E' pericoloso per gli italiani della città azzardarsi in piccolo numero a fare escursioni nelle campagne slave. Ho avuto qui mia cognata che ha assistito all'ultimo congresso della Fuci. Niente discussioni, conferenze, cerimonie e parate. Alla fine del Congresso, una dimostrazione « patriottica D per le vie di Trieste à1 grido « viva la guerra ». Dall'ipocrisia alla pazzia, è breve il passo! Notizie dall'Italia mi dicono del successo avuto dalla mia prima « pastorale » l. Ne hanno richiesto di laggiù una seconda. Mi sono messo all'uopo d'accordo con Rosselli. I1 13 settembre ti trasmisi, per espresso e per aeroplano, una lettera di Salvemini relativa al processo De Rosa. Salvemini non ebbe risposta. Dalle tue lettere successive non ho potuto capire se l'avevi ricevuta oppur no. Prima del processo non ho voluto chiederti nulla, perché volevo che tu potessi - se lo credevi nel
Cfr. doc. 145 n.
,
cessario - dire che non l'avevi ricevuta. Ora mi premerebbe di sapere se la lettera ti giunse. Essa riguardava la tua testimonianza. ed io avevo proweduto a rispondere a Salvemini dicendo che non mi pareva indispensabile, né conveniente, che l'avrei concepita soltanto se i testi fossero stati ridotti a tre - Sturzo, Sforza e Turati -, che non era opportuno arrischiare il tuo nome in siffatta occasione provocando inutili polemiche sul delitto politico che avrebbero dato modo ad awersari in malafede di comprometterti di fronte all'opinione pubblica dell'interno. Notizie avute da Sforza negli ambienti ginevrini. I membri della delegazione italiana giurano sulla prossima caduta del regime mussoliniano. La Banca di Francia che da tre mesi faceva sovvenzioni mensili alla Banca d'Italia per sostenere il corso della lira, avrebbe sospeso ogni anticipo. La crisi finanziaria dello Stato è assai più grave della crisi economica del paese. I pagamenti delle forniture sono in notevole ritardo; in agosto si sono avute serie difficoltà per prowedere al regolare pagamento degli stipendi ai funzionari. Notizie avute da De Broukère di ritorno da un viaggio in Iugoslavia. Non si parla che di guerra e si lavora attivamente a prepararla. Anche la dittatura jugoslava ha bisogno di un'awentura esterna per risolvere le insormontabili difficoltà interne. Alla frontiera italiana si lavora attorno ad opere di sbarramento, alla costruzione di forti, di ospedali, di vie strategiche ecc. Anche nel Belgio si lavora per fornire materiali bellici alla Jugoslavia. Impressioni dei contatti avuti cogli antifascisti parigini. Credo che, a un a m o di distanza dagli accordi del Laterano, sia finalmente possibile riprendere le discussioni allora interrotte. Lo stesso Salvemini accede alla nostra tesi della distinzione tra il trattato ed il Concordato. Ecco la tesi sulla quale potrebbe avvenire un'intesa: il Concordato viene annullato assieme a tutte quelle leggi di diritto pubblico del fascismo che il nuovo regime dovrà abolire in blocco. I1 trattato viene mantenuto per ciò che riguarda le clausole territoriali, immunità di luoghi, immunità personali delle rappresentanze diplomatiche ecc. Si offre alla Santa Sede la modifica delle clausole che si riferiscono alla legislazione interna italiana (esecutorietà delle decisioni delle autorità ecclesiastiche, affermazione del carattere cattolico dello Stato ita-
liano ecc.). Nessuna difficoltà a riconoscere lo stato di fatto della legislazione matrimoniale. Difficile invece è mettersi d'accordo sulla « denominazione >> del futuro regime dei rapporti fra Chiesa e Stato. I <( parigini >> si impuntano sulla formula della separazione >> ed a nulla vale far loro osservare che si tratta di parola che ha un significato storico >> pel quale essa non potrà mai essere accettata di buon grado dal Vaticano. Ad ogni modo, mi pare molto cammino si sia fatto dall'anno passato ad oggi. I socialisti turatiani vanno perdendo sempre più terreno. Tra le masse, la maggioranza, che non ha fiducia in Turati, Treves e C. e che non nutre alcuna simpatia per Nenni, si va orientando verso la Balabanoff, che ha il. merito di rivendicare le glorie >> del 1919 e del 1920. Tra i dirigenti, ogni giorno che passa dimostra a più chiare note l'irreparabile decadenza di uomini che sono fermi alle formule del cosiddetto parlamentarismo giolittiano e che sarebbero pronti ancor oggi a riprendere contatti colla monarchia, se questa loro promettesse un po' di libertà. Fra tutti i parigini convenuti a Bruxelles, ho osservato che i più monarchici erano Turati e Modigliani! Penso che questa volta non ti potrai lamentare di me: temo persino di averti annoiato con questa lettera smisurata. L'interrompo per augurarti pronto ristabilimento e per inviarti un affettuoso e fraterno saluto.
FERRAR1 A PADRE ROSA ' (f. 57 A, C. 72) Bruxelles, 17 ottobre 1930
M. Rev. Padre, lo scriverle ogni qualvolta mi vien fatto d'apprendere qualche episodio significativo della i{ politica dei cattolici italiani >> sta diventando per me un'abitudine, alla quale non saprei come rinunciare. E poiché penso che a Lei, Rev. Padre, non deve esser di
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Dattiloscritto. Indirizzo del mittente:
u
187 Av. de la Courome, Bruxelles D.
soverchio peso un corrjspondente, che chiede soltanto di esser letto e non sollecita risposta, m'abbandono senza scrupoli a siffatta abitudine. Io ho cosi il modo di confidarmi a chi so capace di comprendermi: Ella di formarsi una documentazione non priva, forse, di un certo interesse. Da amici residenti in Italia mi viene comunicata la seguente informazione: « Sono in circolazione notizie circa un grande rimpasto ministeriale. Per sedare il malcontento generale, M[ussolinil si circonderebbe di uomini nuovi che possano dare fiducia. I1 Papa dà tutto il suo aiuto ed incita Meda ed altri autorevoli popolari ad accettare le offerte di M[ussolinill Si fanno grandi pressioni su Meda, il quale sembra riluttante ad aderire D. H o ragione per credere che la fonte delle mie informazioni sia autorevole e sicura. E' evidente che, quando il mio corrispondente afferma che « il Papa dà tutto il suo appoggio », la frase è da riferirsi piuttosto a quei personaggi che - a ragione od a torto - dall'opinione pubblica sono ritenuti essere gli interpreti autorizzati del pensiero deI Pontefice e gli esecutori fedeli delle sue volontà. Malgrado questa evidente inesattezza formale, le notizie ricevute mi autorizzano a ritenere che nelle « sfere vaticane » esista una corrente, che giudica necessario e conveniente offrire al dittatore italiano un mezzo per sortire dall'attuale crisi economica, finanziaria e politica. Che n'è, adunque, dei documenti pontifici che ripetutamente affermarono non dovere l'Azione Cattolica ed i membri del clero immischiarsi negli affari politici, onde potere dedicarsi interamente all'apostolato cristiano? Questa domanda mi sono rivolto non appena mi è giunta l'informazione dianzi riferita. Ma dopo avere più a lungo riflettuto sulla cosa, ho soggi;nto: ricorrono, forse, nella fattispecie quegli estremi che autorizzano, in nome dei superiori interessi religiosi, Azione Cattolica e clero a scendere apertamente nell'agone politico? Se così fosse, ho concluso, invece di limitarmi a deplorare che indebitamente si « faccia della politica », occorrerebbe precisare qual sia la migliore politica da adottare e da praticare nel momento presente. Questo è quanto intendo fare, pur essendo convinto che non ci si trovi in uno di quei casi eccezionali, che consentono e consigliano una deroga all' « apoliticismo » dell'Azione Cattolica e del clero.
La crisi politica, economica e finanziaria è grave, assai grave. Essa è di gran lunga più grave di quanto la supponessero fino a ieri gli avversari più intransigenti del regime. La gravità della situazione è dimostrata dal fatto che il dittatore si piega ad invocare, sia pure per interposta persona, l'aiuto di uomini da lui tenacemente osteggiati, e che, in quanto cattolici e democratici, rappresentano l'antitesi la più netta del suo assolutismo paganeggiante. Mi rammento di un detto di guerra: i casi sono due; o se ne sorte, o ci si lascia la pelle. Lo applico alla questione politica che mi propongo di esaminare. O il soccorso prestato all'ultim'ora da personaggi noti per avere appartenuto al partito popolare riesce a salvare il regime dalla ruina imminente; oppure esso non giova a frenare una reazione da troppo contenuta ed a sanare una situazione irrimediabilrnente compromessa. In questa seconda ipotesi il solo risultato dell'intervento diretto ed indiretto di uomini della Chiesa negli affari politici italiani sarebbe quello di compromettere energie altrimenti destinate a servire utilmente alla difesa della libertà religiosa, e quello ancora di accentuare il carattere anticlericale della rivoluzione democratica di domani. A parer mio, l'esistenza di siffatto pericolo basterebbe da sola a dimostrare che la miglior politica da suggerire a coloro che intendono di correre al soccorso della dittatura fascista sarebbe quella ... di « non far della politica ». Voglio per un momento ammettere che qualche « autorevole popolare », conformandosi ad « autorevolissimi consigli )>, accetti di tender la mano al dittatore che si dibatte in una situazione insostenibile, da lui voluta e creata, e riesca a trarlo a salvamento. Si pensa forse di potere, in tal caso, contare sulla riconoscenza dell'uomo, salvato da certo ed imminente pericolo? Per nutrire siffatte illusioni, occorre non conoscere, occorre voler non conoscere l'uomo, i suoi precedenti, i metodi consueti della sua politica. Non foss'altro che per soddisfare la sua vanità, egli rifiuterà di riconoscere ad altri il merito della soluzione della crisi, ed i suoi salvatori combatterà fino ad escluderli interamente dalla vita politica nazionale. I1 Concordato: oh! quello sarà salvato, non ne dubito. Nelle mani di un capo di governo non tormentato da soverchi scru-
poli di coscienza, il Concordato è un mezzo troppo efficace per ripetere domani il ricatto, che assicurò per il passato vantaggi politici tanto segnalati! Sortito dalla crisi presente, il dittatore fascista manterrà in vigore l'attuale Concordato, soprattutto se si proporrà di riscattare con una energica campagna anticlericale le molte rinuncie formali cui è stato di recente costretto. I1 Concordato sarà, e continuerà a servire al partito dominante per legare sempre più intimamente alla propria sorte le gerarchie della Chiesa. E' questo un vantaggio? Non credo. Al di sopra delle ragioni di convenienza politica, che tutte consigliano di non impegnarsi al salvataggio della dittatura fascista, stanno ragioni di moralità politica, che mi pare impongano la più completa astensione. Qual è il regime, che si vorrebbe veder salvato dagli uomini appartenenti per il passato alle organizzazioni del disciolto partito popolare? Un regime che ha distrutto tutte le garanzie deUa libertà individuale, e che siffatta libertà nega come contraria all'interesse nazionale, identificato questo arbitrariamente coll'interesse particolare dell'oligarchia dominante. Un regime che SI fonda sulla forza armata di una milizia di parte, anziché sul libero consenso, poco importa se esplicito od implicito, della nazione. Un regime, infine, che, da alcuni mesi a questa parte, predica la guerra, prepara la guerra, spinge alla guerra, al solo scopo di sortire da una crisi interna insolubile e di rassodare, grazie alla guerra l'onnipotenza degli attuali dominatori. Non v'ha dubbio che si tratti di un regime ingiusto. San Tommaso lo chiamerebbe « tirannico ». Non v'ha dubbio che siffatto regime sia nn male. Ammetto che si invitino i cattolici a sopportare un male, per evitarne altri più gravi ed esiziali ai loro interessi religiosi; e chiedo soltanto che, nell'applicazione di siffatfa norma, si lasci un sufficiente margine all'apprezzamento individuale delle situazioni politiche. Ma che si invitino cattolici, e non tra gli ultimi, a cooperare al male, a salvare un regime che è ingiusto, a rassodare un potere che è tirannico: ecco quanto non riesco a comprendere, né tanto meno a giustificare. « Ora tra noi circolano purtroppo idee rivelatrici di pericolosa impreparazione. Si dice, per esempio, che per cooperare ad un male basti una qualunque
ragione di pubblico bene: ma ciò è falso; ma tale cooperazione (che, ben s'intende, non può che essere materiale) non può essere giustificata che dalla necessità ineluttabile per il fine di evitare un male peggiore ». Non rammento a Lei, Rev. Padre: rammento a &e stesso queste parole, che furon pronunciate dal Papa felicemente regnante. E accettando per esigenze dialettiche la « teoria del minor male », quale formulata nel discorso pontificio del 9 settembre 1924, conclude non potervi esser male peggiore di un regime, che si mantiene per l'interesse dei governanti e non pel bene dei governati, e che scientemente, costantemente, ineluttabilmente spinge l'Italia e l'Europa intera verso la guerra. So che uomini del così detto mondo finanziario s'adoprano attivamente a convincere certi « popolari autorevoli » a volare al soccorso del dittatore fascista. Essi temono, forse non a torto, che l'economia italiana, rovinata da otto anni di malgoverno, non possa resistere alla scossa che provocherebbe la ruina del regime dittatorio. Si illudono costoro che sia possibile « normalizzare un regime, i cui dirigenti hanno voluto distruggere tutti i mezzi di « normalizzazione » offerti dalla costituzione monarchico-rappresentativa del 1848. Tra costoro primeggia un finanziere che, per dovere d'ufiicio, si preoccupa della sorte di certo miliardo di debito pubblico, che non fu possibile negoziare e mobilizzare sui mercati di Parigi e di Londra. Comprendo le preoccupazioni dei finanzieri, partecipo ai timori del « finanziere », ché il miliardo versato nel 1929 dal governo italiano doveva servire ad opere di bene ed a sovvenire le iniziative di propagazione della fede cattolica nel mondo. Ma che siffatte preoccupazioni non facciano perder di vista il problema morale che, oggi come sempre, deve prima d'ogni altro imporsi alla considerazione di chi segue la legge di Cristo. Che dirà domani il popolo italiano, gli intellettuali delle città costretti da lunghi anni a non esprimerè liberamente il proprio pensiero, gli operai dell'industria sfiniti da una crisi economica senza precedenti, gli agricoltori ricondotti allo stato di servi della gleba, che diranno domani costoro, quando sapranno che i finanzieri del Vaticano s'adoprano a salvare quel fascismo ch'essi hanno imparato a temere e ad odiare? Che diranno domani i popoli d'Europa e del mondo, quando, forti di testimonianze
inoppugnabili, i propagandisti anti-cattolici proclameranno: il fascismo era alla vigilia della ruina, quel fascismo che spinge alla guerra, alla strage, alla devastazione: uomini di fiducia del Vaticano l'hanno salvato? I1 popolo, anche quello più progredito nelle arti della civiltà, è un fanciullo, e resta un fanciullo. E' carattere della psicologia collettiva un certo insanabile infantilismo. Le masse « sentono », invece di ragionare. E' per questo che, pensando alle probabili conseguenze di una politica che depreco, non so esprimere i miei sentimenti con altre parole che con quelle del Salvatore: « Chi poi scandalizzerà alcuno di questi piccoli, credenti in me, sarebbe meglio che gli fosse appesa al collo una mola da asino e fosse sommerso nel fondo del mare D. So che Ella può, so che Ella vuole: s'adopri, Padre, perché lo scandalo non sia. Mi creda, Rev. Padre, sempre suo dev.mo
FERRAR1 A STURZO (f. 57 A, C. 9) Bruxelles, 22 ottobre 1930 Carissimo, l'amico milanese l cui ho inviato la lettera, della quale ti ho spedito copia, mi ha risposto: una semplice cartolina, ma sufficiente. Mi assicura trattarsi di « un sogno, al quale manca qualsiasi base nella realtà ». E chiude: « tenga l'affermazione come assoluta D. Tutto è bene ciò che finisce bene. Scriverò più a lungo. Coi migliori saluti Tuo Filippo Meda.
STTJRZO A BLANCATO (f. 66 A, C . 22) 26 novembre [ 19301 Sono assai' grato alia sua gentilissima figliuola e a Lei del grato ricordo che conservano della visita a Londra. Sarò molto lieto se avrò l'occasione di rivedervi a Nice o altrove. Certo venendo da coteste parti mi farò un dovere di renderle la visita. Io non sono pessimista circa la sorte del nostro paese. La crisi morale è più dura di quelia economica; ma più o meno la crisi morale si estende dappertutto e aggrava la stessa crisi economica. L'Italia non ha saputo reagire al pessimismo per un complesso di cause solo in parte psicologiche. Ma il popolo è assai migliore della classe dirigente sia la passata che la presente. I1 2' Risorgimento sarà più faticoso e difficile del lo ma è già nella coscienza di molti e quindi verrà.
NITTI A STURZO ' (f. 57 A, C. 44)
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Paris, 8 dicembre 1930
Riservata e personale Caro e reverendo amico, persone che hanno un'azione diretta nel governo tedesco, mi assicurano di un fatto che io non credo verosimile, ma di cui vorrei da Lei, con ogni discrezione, conferma o smentita. Mi assicurano dunque che un principe della casa reale d'Italia avrebbe chiesto a Lei qual contegno terrebbero i popolari nel caso che la monarchia avesse di sua iniziativa liquidato il fascismo. l
Indirizzo a stampa del mittente: « 15 me Duguay-Trouin, Paris Vie».
La notizia non mi pare verosimile. I n ogni modo che cosa non è verosimile? La situazione italiana è diventata tale che tutto può crollare da un momento all'altio. La fame dilaga e tutta la produzione è sconvolta. Diplomatici stranieri, banchieri, industriali venuti a vedermi in questi giorni, dopo essere stati in Italia, han portato la impressione di un paese alla vigilia di un cataclisma. I n ciò sono tutti concordi. Con i saluti di tutti i miei e con rispettosa devozione mi creda aff .mo
STURZO A NITTI (f. 57 A, C. 44)
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La notizia è assolutamente senza fondamento. A me nessuno ha parlato di simili cose, né principe né sguattero. Forse la notizia avrà origine dai passi fatti verso la fine del 1929, da qualche generale, presso alcuni Iiberali e popolari (non dei più qualificati) per concordare lo stato d'animo in caso ecc... ecc... Ma egli ebbe diffidenze e rifiuti. Storia nota oramai a molti. Colgo l'occasione per presentare in anticipo a Lei alia signora ai figliuoli gG auguri più profondi per. il Natale e per il nuovo anno.
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Scritta sul retro della lettera di Xitti deli'8 dicembre 1930.
STURZO A FERRAR1 l (f. 15 A, C. l ) Londra, 27 dicembre 1930 Caro Ferrari, solo ieri ho letto il recente attacco personale contro di me e il Partito Popolare Italiano '. Non mi curo di rispondere a chi ha soppresso ogni libertà. Del resto, della mia condotta politica ho sempre risposto alla mia coscienza; il giudizio degli uomini non può mutare la verità dei fatti; perciò ho sempre sdegnato di smentire le accuse, anche ingiuste e malevoli. Questa volta faccio un'eccezione per quel che riguarda le banche cattoliche, tu ne comprendi la ragione, e scrivo a te, che quale Segretario del Partito Popolare Italiano hai la veste di parlare in suo nome, per smentire (se lo crederai necessario) che né io personalmente, né quale Segretario politico della Direzione del Partito abbia avuto controllo economico o politico su banche e casse cattoliche o istituti consimili; e ciò né direttamente né indirettamente. Tu ben sai che le Banche cattoliche erano raggruppate nel Credito Nazionale controllato e finanziato dal Banco di Roma, e che dal punto di vista morale e di azione cattolico-sociale facevano parte di speciale federazione cattolica, così le Casse Rurali e le altre cooperative. Tutte queste organizzazioni economiche formavano l'Unione Economica Sociale dellYAzioneCattolica, alla quale io ero estraneo. E nessuno, io credo, può accusare né il Conte Zucchini, né il Conte Zileri, né il Comm. Pennati, allora a capo delle tre più importanti banche del movimento economico cattolico, di aver fatto o consentito un'azione meno che corretta dei detti istituti a scopo politico. I1 Partito Popolare da tali Federazioni fu interessato a quelle DattiIoscritto. I1 18 dicembre 1930, Mussolini parlando al Senato sulla situazione economica, aveva violentemente attaccato il partito popolare indicandolo come uno dei responsabili della aisi italiana post-beilica. Cfr. G . Rossrm, Il movimento. .., op. cit., pp. 7 sgg. l
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riforme legislative ed a quei prowedimenti statali che avessero assicurato il migliore svolgimento e progresso in materia di credito e cooperazione, e avessero attribuito la parità di trattamento alle cooperative bianche simile a quello delle cooperative rosse. Era questo il compito naturale di un partito politico a base democratica cristiana. I1 Partito si interessò inoltre (ed era a tutti noto) a che fossero impediti i kracs della Banca Italiana di Sconto e del Banco Roma. Ma, e questo salvato e l'altra affondata, il loro deficit non fu certo dovuto a maneggi politici del Partito Popolare; e in quella occasione l'opera dei nostri uomini responsabili si snantenne rigidamente sul terreno politico riguardante l'opportunità o meno di un intervento statale. Di casi locali, pochi e bene individuati, non poteva certo rispondere la Direzione del Partito, né il Partito stesso nel suo insieme, sia perché per propria direttiva pubblica e privata esso escluse sempre qualsiasi ingerenza negli istituti locali, sia perché tali istituti erano promossi e sostenuti liberamente dai cattolici del luogo, fossero o no popolari. I n Italia molti sanno ciò; ma chi può e chi osa parlarne? L'unico che avrebbe potuto farlo, non solo non l'ha fatto, ché anzi ha ribadito le accuse contro il Partito. Est qui judicat.
SECRÉTARIAT INTERNATIONAL DES PARTIS DEMOCRATES POPULAIRES (f. 66 A, C. 60)
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Paris, 5 janvier 1931
La situation politique italienne. L'ordre du jour très chargé de la réunion de la Cornmission exécutive ne nous permet pas de présenter verbalement aux délégués des partis adhérents à 1'Internationale démocratique popu-
* Dattiloscritto. In alto si legge: « Rapport présenté par le Secrétariat du parti populaire italien à la réunion de la Commission exécutive de 1'Internationale démocrate-populaire ». Questo rapporto fu redatto da F. L. Ferrari.
laire un exposé complet de la situation politique italienne. D'autre part, nous estimons que, pour traiter d'une manière approfondie le problème de i'organisation de la paix, il faut tenir compte tout particulièrement de la situation italienne, de la capacité de résistance du régime dictarorial, de la force expansive du nationalisme fasciste. Par conséquent, la délégation italienne a voulu exposer dans le présent rapport tous les éléments de fait que Ies différentes délégations doivent avoir sous les yeux pour se former une idée adéquate de la situation intérieure de 1'Italie et de I'activité fasciste (action du gouvernement et action du parti) à l'étranger. Dans im rapport présenté à la réunion de janvier 1930, nous avions mis en relief certains symptomes qui, suivant notre interprétation, semblaient préluder à une transformation radicale de la situation italienne. Maintenant, cette transformation esr en train de s'accon~plir.A ~ r è squatre ans de torpeur, les forces d'oppositions au fascisme se réveillent. L'équilibre caractéristique de la dictature fait place à un nouveau dynamisme. La lutte reprend, dans les différentes régions de la péninsule, entre le fascisme et ses adversaires. Pour se maintenir, le dictateur et le parti dominant doivent avoir recours aux mesures les plus rigoureuses; ils doivent terroriser leurs adversaires par l'action de nouvelles formations de police et par les arrets de plus en plus sévères du Tribuna1 spécial. Les lois exceptionnelles de 1926 ne semblent plus &re suffisantes pour sauvegarder la stabilité du régime. Des causes disparates d'ordre économique, psycologique et politique ont provoqué ce changement profond de la situation italienne. La crise économique mondiale s'est greffée, en Italie, sur une crise économique nationale se perpétuant depuis 1926, provoquée celle-ci Far la revalorisation « politique » de la lire, par la politique de prestige du gouvernement fasciste, par la prodigalité des administrations centrales et locales. Les mesures gouvernementales (reduction des traitements des employés et des salaires des ouvriers, application du maximum des prix etc.), au lieu de favoriser une réduction de la crise, risquent d'en aggraver les conséquences, en réduisant davantage la capacité d'achat des consommateurs. D'ailleurs, ces mesures, loin d'etre adoptées dans
le but seul de resoudre une crise économique, ne sont en réalité qu'un moyen pour renforcer la toute-puissance du parti dominant et pour établir, sous prétexte de ramener le cofit de la vie au niveau de stabilisation de la lire, une sorte de dictature économique de I'exécutif, tout-à fait analogue à celle exercée par les organes centraux du communisme russe. La crise financière de 1'Etat n'est pas moins grave que la crise économique de la nation. On n'arrive plus à masquer par des artifices de comptabilité le déficit du budget de 1'Etat et des iilstitutions locales. Obligés de reconnaitre I'existence de ce déficit, les gouvernants fascistes préparent la consolidation forcée des bons de la trésorerie, dont le paiement devrait &re effectué au mois de mars prochain. Ne pouvant réduire ni !es dépenses de police, nécessaires pour la conservation du régime, ni les dépenses militaires, destinées à valoriser leur politique extérieure de bluff et de' chantage, ils renouvellent sans cesse les demandes d'emprunts à l'étranger et, pour garantir la sécurité d'opérations dont n'est certaine ni la Iégalité ni la bonne fin, ils se proclament prets à engager les dernières ressources du patrimoine natinnal. Fatigué par une crise économique se perpétuant depuis 1926, obéré par des charges fiscales dépassant sa capacité contributive, le peuple italien manifeste son mécontentement. Nous ne croyons pas que des causes économiques puissent créer à elles seules une situation révolutionnaire. Elles peuvent pourtant en favoriser la formation, de meme qu'elies peuvent précipiter la conclusion du processus révolutionnaire en acte. Et lorsque les éléments politiques et psychologiques d'une situation révolutionnaire n'existent pas, le causes économiques nous sembIent suffisantes à provoquer cette atmosphère de méfiance, de révolte, d'anarchie qui prélude ou à I'anéantissement complet des forces réactives des individus et des masses, ou à leur galvanisation révolutionnaire. En ce moment, nous ne possédons pas encore les éléments nécessaires pour prévoir quels seront les développements probables et prochains de la crise de mécontentement qui sévit en Italie fasciste. Qu'il nous suffise d'en constater l'existence et d'en préciser les caractères. Les manifestations de mécontentement de la part des ouvriers et des paysans sont très fréquentes. N'ayant plus rien à perdre.
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1es chdmeurs des vilies et des campagnes défient ouvertement la police du régime. Celle-ci, impuissante à réprimer, se borne à empecher que ces manifestations ne dégénèrent en vrais mouvements de rCvolte. Dans les rnilieux intellectuels et dans les classes riches, on relève une sorte d'esprit de fronde. Cet esprit se manifeste sous les formes les plus disparates, du colportage des calembours antifascistes, de la résistance passive aux mesures fiscales du gouvernement, de la diffusion de la presse clandestine, de la formation de sociétés secrètes de caractère nettement antifasciste. Mais il n$ a pas de liaison entre les protestations des masses et les critiques des minorités cultivées. Les unes n'ont pas de chefs; les autres ne disposent pas de troupes. En ce moment-ci, tous les efforts du gouvernement, du parti et de leurs polices n'ont d'autre but que de rendre impossible, ou tout au moins extrèmement difficile, l'entente des masses avec individus capables d'en organiser la résistance et d'eri diriger les efforts vers des buts politiques bien définis. C'est par cela que, depuis quelques mois, la police fasciste sévit particulièrement contre les intellectuels hostiles au régime, contre ceux notamment qui, par leurs idées ou par leur passé politique, offrent à l'opinion publique des garanties sérieuses d'impartialité, de modération, de dévouement au bien cornmun. Arrivera-t-on à réaliser l'entente entre les masses des mécontents et l'élite des intellectuels conspirant à rétablir l'empire du droit et les méthodes de liberté et de démocratie?. Voila le problème centra1 de la politique italienne, que les différents courants de I'antifascisme, divisés par les souvenirs du passé récent et par les préjugés d'un funeste dogmatisme politique, ne sont pas encore arrivés à résoudre. Depuis longtemps, nos amis s'efforcent de réaliser l.'union de tous les éléments sincèrement démocrates et, si des résultats très évidents n'ont pas été obtenus, c'est que les fascistes, c'est à dire les partisans du régime de parti et les adeptes de la mpstique de la violence, n'adhèrent pas tous au parti rlirigé par Mussolini. Malgré cela, nos amis ne désespèrent pas. L'insuccès des mouvements partiels se proposant des buts exclusivement écono-
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miques, I'hostilité des masses à toute propagande violemment anticlericale, le démagogisme fasciste qui entraine le dictateur vers un système s'inspirant ouvertement du communisme le plus pur: voila autant d'éléments favorables à la réalisation d'une entente entre les hommes libres et les courants démocratiques de l'opposition. Et -le jour oh cette entente sera realisée, les masses ayant trouvé leurs chefs et les chefs disposant de troupes, l'opinion publique mondiale pourra constater en acte ce dynamisme, dont maintenant les experts des affaires italiennes peuvent seuls saisir les premières manifestations. Le fascisme cherche maintenant à l'extérieur la'solution d'une crise intérieure que ni la centralisation dictatoriale, ni les rigueurs de la police n'arrivent à résoudre. Et perpétuant en politique extérieure les analogies du fascisme avec le communisme russe, l'action diplomatique du gouvernement se lie intimement à l'action du parti. La propagande de l'un prépare les réalisations de I'autre, de meme que c'est grace à la protection des agents du gouvernement et aux subsides de Rome que le parti peut, directement ou par I'intermédiaire des différentes formations politicomilitaires d'extreme droite et d'extreme gauche, mener sa propagande antidémocratique dans tous les pays de 1'Europe centrale et occidentale. L'exemple de la Hongrie, de I'Autriche et de 1'Allemagne nous permet de connaitre les méthodes de propagande et d'action du fascisme à l'étranger. Certaines formations fascistes (p. ex. les nationaux-socialistes de Hitler) renouvellent le double jeu pratiqué jadis Far les fascistes jtaliens pronant les réformes les plus démagogiques, tout en touchant les subsides de l'industrie lourde et des grands propriétaires fonciers. Toutes les organisations politicomilitaires d'inspiration fasciste s'attachent à ébranler, grace à des agitations sans cesse renouvelées, la confiance de l'opinion publique dans l'autorité de la loi, à créer elles-memes cette atmosphère d'anarchie, destinée à justifier ensuite l'abolition des libertés politiques et I'établissement de la dictature du parti le plus audacieux et le mieux armé. A c6té de ces formations nationales, se proposant chacune de réaliser son propre programme maximum d'impérialisme « réveillé », les faisceaux à l'étranger se chargent de surveiller, de diviser, de compromettre les italiens
contraires à la dictature mussolinienne, pour les empecher de détniire d'un seul coup l'organisation de l'lnternationale fasciste. Les problèmes que pose la propagande et l'action du parti fasciste à l'étranger ne seraient rien de plus que des problèmes de politique intérieure, si derrière le parti fasciste il n'y avait le gouvernement fasciste. C'est par ,le fait que les différentes formations politico-militaires fascistes se réclament de la protection d'un gouvernement, pronant un programme particulier de politique .internationale, que les pouvoirs responsables de tous les pays européens doivent s'intéresser de la propagande et de l'action fascistes, meme s'ils voulaient assister inactifs au tentatives de révision violente des constitutions respectives. Révision des traités de paix de 1919, destruction de l'hégémonie des vainqueurs de la grande guerre, nouvelle répartition des colonies destinée à favoriser les nations surpeuplées: voila les points fondamentaux du programme de politique internationale du fascisme. Constitution d'une sorte de « ligue des mécontents » capable de contrecarrer la toute-puissance de la France et des Etats ralliés à sa politique, retablissement de l'equilibre militaire entre la France et ses alliés de la Petite Entente et 1'ItaIie et les vaincus de 1919 grace à l'armement des pays désarmés en vertu des traités de paix et à la réalisation effective de la parité franco-italienne: voila les moyens par lesquels le gouvernement fasciste se propose de créer les conditions favorables à la réussite de son plan révisionniste. Parmi des absurdités évidentes, le programme fasciste de politique internationale présente des revendications justes. Ce serait faire outrage à la vérité que de nier cette réalité. En effet, personne ne peut contester que les traités de paix ne sont pas parfaits. Demander la révision de ces traités est un droit qui appartient à tous les Etats intéressés, meme si la procédure de révision n'avait pas été prévue par les conventions de 1919. L'inégalité de droit et de fait entre les Etats européens est un fait, qu'on ne pourrait perpétuer, sans violer les principes fondamentaux du pacte de la sociéte des Nations. La ... « marche en arrière » du désarmement est un fait non moins évident, et il serait absurde d'en vouloir attribuer toute la responsabilité à te1 ou te1 autre Etat. Les accords militaires qui remplacent, sous
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un autre nom, les alliances ~articulières d'avant-guerre, comportent un danger permanent de guerre par le fait seul qu'ils tendent à stabiliser la situation privilégée de telle ou teile autre puissance. Lorsque le fascisme réclame l'abrogation des injustices existantes, lorsqu'il démande l'établissement de l'égalité de droit entre les Etats membres de la Société des Nations, lorsqu'il combat la politique des accords militaires, il s'approprie les postulats fondamentaux du programme de la démocratie pacifiste. Mais tandis que pour tous les partis démocratiques la révision des traités, la réduction des armements, l'abandon de la politique des ententes militaires, vrais traités secrets soustraits au controle de la représentation nationale et de l'opinion publique, sont des moyens pour rétablir la confiance et I'harmonie entre les peuples, pour le fascisme ces revendications justes. n'ont d'autre but que d'entretenir un état de méfiance permanente entre les Etats, de dresser contre les privilégiés, ou prétendus privilégiés d'aujourd' hui les aspirants aux privilèges de demain, de justifier - et c'est là la vraie raison de l'« activisme international D du fascisme - le maintien d'un régime de contraintes et de force dans la péninsule. C'est cet esprit - cet esprit fasciste - qui est dangereux pour la paix européenné, et il l'est d'autant plus que, parmi les requetes absurdes que le fascisme formule, il y a aussi des revendications capables d'engendrer cette mystique révisionniste, destinée à servir à la réalisation des programmes anti-démocratiques pr6nés par les courants autoritaires des différents pays. I1 ne suffit pas signaler un danger, sans préciser le mesures qu'on estime nécessaires et suffisantes pour le conjurer. En I'espèce, si les démocrates se bornaient à constater que la propagande fasciste est un danger permanent pour la stabilité des institutions libres des différents pays et que la politique internationale de la dittature fasciste est un danger non moins grave pour la paix mondiale, ils n'accompliraient pas leur devoir. I1 faut aussi préciser les moyens de défense contre la propagande et l'action du fascisme-parti et du fascisme-gouvernement. C'est pour arriver à des conclusions pratiques que nous soumettons aux partis représentés à la réunion les considérations suivantes.
I - Opposer à la mystique de la révision la mystique de l'immutabilité des traités, ce serait faire le jeux des adversaires.
Le
dynamisme de la mystique révisionniste aurait bientot raison d'une tactique purement défensive, sans compter qu'en adhérant à la thèse de l'immutabilité, nous renierions le caractère &minemment réaliste et progressif de nos conceptions démocratiques. A la mvstique révisionniste il faut opposer des idées, des principes, des formules transcendantes le problème particulier de la révision des clauses territoriales de 1919. Au lieu de déplacer les frontières, il faut les atténuer, il faut s'attacher à les faire disparaitre: voila la formule que toutes les délégations pourraient accepter sans difficulté. Comme les formules ne servent à rien, si elles sont contredites par l'action des partis qui les proclament, qu'il nous soit permis, à nous qui n'avons pas de responsabilité de gouvernement, de relever comment, en maintes occasions, des mesures tendant à renforcer les barrières douanières, à réhausser la distinction entre nationaux et étrangers, à marquer davantage le nationalisme économique et intellectuel ont été adoptées dans différents pays, grace au concours d'hommes et de partis qui proclament, très sincèrement d'ailleurs, leur attachement à la cause de la paix.
I1 - La campagne révisionniste du fascisme peut exciter les espoirs de ces nations, qui estiment avoir été injustement lésées par les traités de 1919. Nous prions nos amis qui pourraient céder à cet entrainement de vouloir bien considérer que la campagne révisionniste du fascisme n'est qu'une machine montée pour des buts de politique intérieure italienne. Si le dictateur de Rome pouvait trouver chez les partisans du rtatu quo ces faveurs d'ordre politique et économique, qui lui sont nécessaires pour se maintenir, il n'hésiterait pas à renoncer à ses plans de remaniement de la charte de l'Éurope. Sa gallophobie est une gallophobie de parade, qu'il étale pour faire chanter les hommes politiques et les banquiers de Paris. Qu'on n'oublie pas que le prernier acte de politique extérieure de M. Mussolini, immédiatement après la marche sur Rome, ce fut
de donner à la France le consentement pour l'occupation de la Rhur que ses prédécesseurs avaient constantement réfusé.
111 - L'entente franco-aliemande est la garantie la meilleure de la paix européenne. C'est là une vérité évidente. I1 faut pourtant reconnaitre qu'une entente franco-allemande ne pourra jamais s'établir sur des bases solides, jusqu'à quand il y aura en Italie une dictature qui, pour se maintenir et pour justifier ses mèthodes, sera forcée de tabler sur les rivalités entre les différentes puissances européennes, de créer et d'entretenir à l'intérieur un esprit agressif autant dangereux pour la paix mondiale que contraire à la tradition civilisatrice italienne. I1 s'ensuit que, pour réaliser l'entente franco-aliemande, pour assurer la paix, il faut avant tout éliminer la dictature fasciste, qui ne permet pas à la nation de manifester ses sentiments pacifiques et qui transforme l'Italie, élément nécessaire de l'équilibre européen, en un facteur de troubles et de guerres.
I V - Le problème de l'organisation de la paix est subordonné au problème du désarmement. A son tour, le désarmement réclame l'organisation de la sécurité. Paix, désarmement, sécurité ne sauraient pas etre réalisées séparement. Mais pour que la paix "soit", il faut que la sécurité puisse $tre garantie par des moyens juridiques et non par I'équilibre bruta1 des forces, équilibre qui tend, de par sa nature meme, à provoquer I'«experience» de la guerre. Comment donc pourra-t-on réaliser cette « sécurité juridique » du moment que le gouvernement d'un des grands pays européens ne vit que grate à la mystique de la force? Du moment que les autres dictatures du proche Orient, entrainées par l'exemple de la dictature italienne, ne savent trouver rien de mieux que d'en appliquer les principes à I'intérieur de meme qu'à l'exterieur? Il nous semble qu'il souffit de poser cette question, pour en tirer la conclusion logique.
V - La politique des gouvernements libres et démocratiques de 1'Europe vis-à-vis du régime fasciste prétend s'inspirer du principe de non-intevvention. Que chaque pays se donne les institutions qu'il veut - proclament les hornmes d'Etat de la
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démocratie - nous ne voulons pas nous meler des affaires intérieures des autres puissances. Comme il en est des principes négatifs, notamment lorsqu'il s'agit de les appliquer au sein d'une communauté composée d'entités interdépendantes, la prétendue non-interuention devient en pratique une intervention, ne f6t-ce qu'indirecte, en faveur du iégime qui, en se réclamant du principe totalitaire, prétend s'identifier avec la nation toute entière. C'est ce qui s'est vérifié et qui se vérifie avec le fascisme. Sans l'appui de la haute finance et de l'industrie lourde, intéressées à dramatiser le conflit franco-allemand, le fascisme n'aurait pas réussi à s'emparer du pouvoir. Sans les faveurs politiques du gouvernement anglais et sans l'argent américain, il aurait été abattu en 1924 ou en 1925. Si depuis quelques mois, les gouvernants fascistes tentent le chantage en grand style, c'est que les expériences du passé leur montrent qu'il y a des probabilités de réussite, c'est qu'ils ont constaté que très souvent, trop souvent, les démocrates oublient leurs « immortels principes » -IoWuyil i'@t dk traiter .avec Ies recrésentants de l'absolutisme. Tous les jours nous avons I'occasion de constater cette faiblesse des gouvernants démocrates, dans les petites comme dans les grandes affaires. Lorsque, par exemple, un gouvernement étranger demande à nos émigrés politiques de ne pas « faire de la politique D, c'est le droit d'asil, te1 qu'il a été consu par les internationalistes hollandais et pratiqué par 1'Angleterre au cours du XIX siècle, qui est renié en plein. Lorsqu'un gouvernement démocratique, en se substituant à la Cour supreme de I'Etat, prononce contre des antifascistes la peine du bannissement, que son tribuna1 avait refusi d'infliger, c'est l'essence meme du régime de droit qu'il renie, pour satisfaire le désir de vengeance du dictateur italien, dont le sommeil matinal a été rompu par le ronflement du moteur d'un avion antifasciste. On pourrait allonger à l'infini la liste de ces faiblesses grandes et petites des démocraties, qui en réalité comportent toutes des interventions directes contre les adversaires du fascisme et des interventions jndirectes en faveur de la dittature. Nous pourrions, au nom de la solidarité qui lie entre elies Ies démocraties de tous les pays, demander aux partis et aux gouvernements s'inspirant des méthodes de liberté d'intervenir
contre le fascisme, partout où il explique son action, où il organise ses intrigues, où il prépare ses violences. Si nous ne faisons pas cela, c'est que notre orgueil national nous commande d'etre nous memes les artisans de notre renouvellement politique. Mais nous domandons aux partis adhérents à l'internationale démocrate-populaire d'agir auprès de leurs gouvernements respectifs pour que ce système de faiblesses, d'interventions directes et indirectes en faveur du fascisme soit définitivement renié. Le régime fasciste n'est pas stable. Une crise politique s'annonce en Italie, et cette crise pourrait etre l'aube radieuse de notre liberation. Le régime fasciste est un danger permanent pour la paix mondiale. I1 est la synthèse du conservatisme réactionnaires des Hasbourg, de l'esprit aventurier des Hohenzollern, de la cruauté des Romanoff, de l'arbitraire des Soviets. Ne l'aidez pas, si vous voulez sincèrement la paix. Ni une faveur, ni un sou: voila la formule que devraient adopter les démocraties européennes vis-à-vis du fascisme. Quant au reste, nous voulons nous en charger nous seuls ... .
SEGRETARIATO DEL PARTITO POPOLARE ITALIANO ' (f. 66 A, C. 61) Bruxelles, 3 febbraio 1931
Circolave n. 2 Egregio amico, conformemente alla promessa fatta nella circolare n. 1 *, il Segretariato del Partito Popolare Italiano espone agli amici ed ai simpatizzanti qualche considerazione sulla situazione politica italiana e su alcuni dei più importanti awenimenti verificatisi in questi ultimi tempi. %no di noi condivide il falso ottimismo di coloro che, l
'Intestazione dattiloscritta: a Segretariato del Partito Popolare Italiano. 187
av. de la Couronne, Bruxelles ».
Cfr. doc. 135.
profetizzando ad ogni istante l'imminente caduta del regime fascista, s'iliudono di vedere stabilita la libertà politica nel nostro paese in virtù di provvidenziali interventi esterni o di una fatalità economica, cui attribuiscono il mzgico potere di ricreare la coscienza politica del popolo italiano. E' nostra convinzione che :o stabilimento di un regime democratico, operante secondo il metodo della libertà, debba essere l'espressione di un profondo rinnovamento della coscienza collettiva, la risultante dello sforzo tenace e concorde di capi consapevoli e di masse convinte dell'eccellenza. dell'autogoverno democratico in paragone del paternalismo dittatorio. Altrimenti, libertà e democrazia non sarebbero che vane illusioni; e non tarderebbe il nuovo reggimento a sfasciarsi sotto la spinta di un rinnovato anarchismo, destinato, a sua volta, a provocare nuove e più feroci reazioni. Pur non osando, né volendo sperare in una prossima e rzipida soluzione del problema italiano, non possiamo non constatare la gravità della crisi economica e politica attuale, manifestamente cii+\el-;nre -r--
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fuor di dubbio che oggi, in Italia, esiste una situazione « rivoluzionaria in potenza ». Se ad essa non corrispondono frequenti e gravi manifestazioni di carattere rivoluzionario, gli è perché niancano al popolo italiano dirigenti capaci di valorizzare gli sforzi, t: perché gli uomini che potrebbero capeggiare un movimento di riscossa democratica, costretti al silenzio od operanti all'estero, hanno perduto ogni contatto diretto colle masse. Gli amici tutti devono approfittare della crisi attuale per riprendere i contatti perduti, tenendo presente che l'influenza popolare nel regime che succederà al fascismo sarà tanto maggiore, quanto più perseverante ed efficace sarà stato il nostro concorso individuale e collettivo all'opera di liberazione. In questo periodo di malcontento e di crisi, si constata il fiorire di svariate iniziative che, proponendosi tutte di concorrere allo stabilimento delle pubbliche libertà, s'inspirano alle più diverse concezioni politiche. Gli amici, che - individualmente - partecipano a siffatte iniziative, non dimentichino di confor=arsi ai seguenti criteri: 1 - conservare e rafforzare in loro e negli altri la fiducia .nel metodo d'autc@overno, caratteristico d'ogni regime demo-
cratico, grazie al quale soltanto sarà possibile scongiurare il pericolo di un «fascismo d'estrema sinistra» ed assicurano il progresso. della coscienza collettiva e delle pubbliche istituzioni;
2 - rifuggire da tutte quelle compromissioni che, contrastando col carattere « popolare » del nostro movimento, col metodo democratico della nostra azione, coll'ispirazione cristiana della nostra dottrina, attenuerebbero comunque la purezza della nostra tradizione, l'efficacia dell'opera nostra, la stabilità di quella ricostruzione democratica del paese, cui devono tendere tutti i nostri sforzi; 3 - mantenere la caratteristica e lo spirito del popolarismo, allo scopo di perpetuare, anche in questo periodo di apparente inerzia, la nostra tradizione. Non dimentichino infine gli amici che è loro dovere di non impegnare l'atteggiamento futuro del partito, il quale potrà esser e definito so!tanto dagli organi competenti, in un'Ptalia liberata dalla dittatura fascistsi, in rapporto alla situazione politica che in allora si preciserà. I rappresentanti del Partito Popolare Italiano, in occasione della recente riunione della Commissione esecutiva del Segretariato interilazionale dei partiti democratico-popolari, hanno dato con entusiasmo la loro adesione ad una dichiarazione, coua quale si riprova l'atteggiamento favorevole .alla guerra assunto dalle correnti estremiste di destra e di sinistra dei diversi paesi. Richiamiamo l'attenzione degli amici sull'importanza di tale documento - che si unisce in allegato alla presente circolare -, del pari che su1 significato politico della condanna del metodo della violenza in seno ad una società democraticamente organizzata. Non potevano i partiti affini, aderenti come noi al Segretariato internazionale democratico-popolare, esprimere con maggiore chiarezza la loro solidarietà coi popolari italiani che lottano per lo stabilimento di un regime, che esclude « tout appel à la violente » nei campo della politica interna e nei rapporti internazionali. Allo scopo di attenuare di fronte all'opinione pubblica le colpe del proprio governo, il dittatore fascista ha rinnovato recentemente i suoi attacchi contro un uomo ch'egli non ha mai cessato
di osteggiare e di temere, e contro il preteso demagogismo del Partito Popolare e delle organizzazioni sindacali bianche. Conscio del malcontento provocato dalla sua politica economica di prestigio e dalle dilapidazioni delle amministrazioni fasciste, egli ha preteso di addossare ai popolari parte delle responsabilità dell'attuale crisi economica, affermando che banche controllate dal Partito Popolare, per servire le ambizioni di un uomo e di una turba di politicanti, avevano fatto perdere un miliardo ai risparmiatori italiani. La lettera inviata da Don Luigi Sturzo al nostro segretariato ', e che qui si unisce in allegato, basta a precisare quali siano stati per il passato i rapporti tra le Banche cattoliche ed il partito, tra le istituzioni confessionali di credito ed i dirigenti del nostro movimento politico. Quanto alle accuse d'ordine politico formulate dal dittatore fascista, le raccogliamo al solo scopo di proclamare che rivendichiamo ancor oggi la piena responsabilità del nostro passato.
NITTI A sruRtzo (f. 15 A, C. 108) Parigi, 22 aprile 1931 Caro e reverendo amico, ho ricevuto il Suo libro La communauté internationale et le droit de guerre che Ella mi ha fatto mandare e La ringrazio del cortese pensiero. L'ho letto subito e avrò occasione di citarlo nel mio libro La democrazia. I o sono anche meno ottimista di Lei su questa rnaterià, perché ho una completa sfiducia nella Società delle nazioni, che dopo essere stata una Santa Alleanza dei vincitori è ora soltanto un covo di intrighi. Ma tante istituzioni nate male si sono raddrizzate e io spero che ciò avvenga per l'organismo di Ginevra. Cfr. doc. 157. Dattiloscritto. Indicizzo a stampa del mittente: « 15 me Duguay-Trouin, Paris VIe P. l
H o molto ammirato la Sua precisione e la Sua serenità di spirito. Le notizie che ho ricevuto dall'Italia in questi giorni sono terrificanti. I1 paese intero vive ora nell'odio del fascismo e se il fascismo non finirà presto, finiremo jn una rivoluzione bolscevica. Ci auguriamo tutti di vederla presto a Parigi. Gradisca con i saluti cordialissimi di tutta la mia famiglia la mia amichevole stretta di mano.
VI1 CONGRÈS INTERNATIONAL DES YARTIS DÉMOCRATES-POPULAIRES D'INSPIRATION CHRÉTIENNE. RAPPOR'I' DU PARTI POPULAIRE ITALIEN SUR L'ACTIVITÉ DU PARTI ET SUR LA SITUATION POLPTIQUE EN ITALIE ' (f. 15 A, C. 42) Luxembourg, 23-26 juillet 19.31
L'action du Secrétariat du Parti populaire italien. Pendant l'année 1930-1931, Ie Secrétariat du parti populaire italien à l'étranger a poursuivi la réalisation de son programme de propagande au sein des groupes italiens établis à l'étranger. L'hostilité des autorités consulaires et diplomatiques italiennes à l'égard de ceux qui se proclament ouvertement antifascistes, de meme que I'interprétation stricte donnée par certains gouvernements aux dispositions interdisantes aux étrangers toute action politique capable de compromettre leurs rapports internationaux: voilà les causes de la plupart des difficultés qui s'opposent au développement de notre action. Quant à I'attitude des représentants de 1'Italie a l'étranger, transformés en agents du parti fasciste, il ne nous reste qu'à la dénoncer à l'opinion publique internationale. Dattiloscritto redatto da F. L. Ferrari.
Quant à l'attitude des gouvernements etrangers à l'égard des émigrés politiques et de tous ces italiens qui, sans &tre des vrais émigrés politiques, ne sont pas moins hostiles à la dictature fasciste, nous demandons une fois de plus aux partis adhérents au Secrétariat international d'exiger de leurs gouvernements respectifs la pratique d'une politique libérale et tolérante. Si nous considérons de notre Risorgimento, nous devons constater que l'attitude de certains gouvernements conservateurs du XIX siècle fut, vis-à-vis de 1'Autriche et des monarchies absolues de la Péninsule, beaucoup plus courageuse que ne le soit maintenant l'attitude de certains gouvernements démocratiques vis-à-vis de la dictature fasciste. Le droit d'asile, te1 qu'il a été formé par une tradition qui remonte au temps de l'émigration politique anglaise dans les Pays-Bas, ne comporte pas seulenient le droit de séjourner dans le territoire d'un Etat étranger. I1 comporte aussi le droit de professer les idées à cause des quelles l'émigré politique a diì quitter sa patrie, de les répandre, d'en préparer le triomphe par tous les moyens que ne défendent pas explicitement les lois du « pays hospitalier ». O r on constate maintenarit la tendance à transformer le droit d'asile en une sorte de droit d'auberge, en lui enlevant tous les éléments politiques qui le caractérisent. C'est contre cette tendance que nous engageons nos amis des différents partis à réagir énergiquement, et cela dans leur intéret, dans le notre et dans l'intéret commun de l'action démocrate-populaire. C'est leur propre intéret qui commande aux partis démocratespopulaires de s'opposer à cette tendance. Un exemple suffira pour prouver le bien fondé de cette affirmation. En novembre 1930, trois italiens antifascistes furent jugés par la Cour supreme fédérale suisse pour avoir organisé et accompli un v01 de propagande sur la ville de Milan l. La Cour supreme acquitta deux des prévenus et condamna le troisième du chef de contravention pour avoir atterri dans un « champ de fortune ». Quelques jours après, le gouvernement expulsa du territoire suisse l'aviateur qui n'était responsable que d'une simple contravention, et ses préSi tratta del volo di Bassanesi su Milano. Suii'intero episodio, i preparativi, cfr. A. GAROSCI, op. cit., pp. 63-64.
tendus complices, acquittés tous les deux par le Tribuna1 supreme de la Confédération. Le décret d'expulsion porte la signature d'un des leaders de ce parti conservateur populaire qui adhère, comme nous, au Secrétariat international démocrate-populaire. Et il nous est permis de douter qu'il &t de l'intéret du parti conservateur populaire suisse de participer, bien qu'indirectement, à un acte que Ies populaires italiens durent déplorer comme étant contraire au droit des gens. I1 faut remarquer en outre que toute politique restrictive en matière de droit d'asile, loin d'empecher l'action des courants extrémistes, n'a d'autre résultat que de contrarier les efforts des partis qui agissent sur le terrain de la démocratie suivant les méthodes de liberté. Les anarchistes et les communistes ne craignent pas les expulsions; ils ne redoutent ni les mesures de la police preventive, ni les condamnations de la justice repressive. 11s possèdent une organisation internationale qui permet à leurs adeptes de se procurer partout les moyens de subsistance. Pour ces révolutionnaires professionnels, le fait d'avoir été expulsés ou condamnés n'est pas consideré comme un déshonneur: au contraire, il leur donne le droit aux chevrons de militants de premier rang. Le danger de l'expulsion et la surveillance très souvent arbitraire de la police agissent comme une mystique à rebours sur l'esprit des ouvriers laborieux et des petits bourgeois honnetes - tous acquis à la cause de la démocratie - et les détournent de toute action politique. I1 s'ensuit que cette politique restrictive, qu'on prétend justifier par l'existence du danger extrémiste, obtient le résultat de mettre les démocrates - notamment les populaires - dans l'impossibilité de contrecarrer par une action publique et légale la propagande secrète et illégale des anarchistes et des communistes.
L'action des populaires dans le domaine des études politiques. Dans nos rapports précédents, nous avons eu l'occasion de préciser notre conception des devoirs de l'èmigration politique l . Ne pouvant pas exercer une influente directe sur la politique de l
Cfr. doc. 158.
leur pays, les émigrés politiques doivent s'adonner à I'étude des grands problèmes nationaux et internationaux, apporter dans leur activité scientifique ce sens cosmopolite qui est la ranGon de leur éloignement forcé de la mère-patrie, contribuer ainsi à la formation d'une doctrine politique destinée à enfanter les institutions libres et démocratiques de demain. Nous sommes heureux de,pouvoir signaler que, griìce à I'initiative d'un groupe de populaires, l'émigration politique italienne possèdera bientot l'organe qui lui permettra de se manifester dignement dans le domaine des études politiques. En effet, à partir du 1. er octobre prochain, paraitra à Bruxelles, sous la direction.de M. F.L. Ferrari, une nouvelle revue en langue francaise:
Res Pu blica. Fondée par des populaires, dirigé par un gopulaire, Res Publica ne veut pas &re une revue de parti. Elle invite tous les écrivains - italiens et étrangers - à profiter de son hospitalité pour étudier, suivant la méthode de la liberté, les principaux problèmes politiques. Ce sera de la discussion libre et approfondie que se dégageront les solutions les plus appropriées des problèmes angoissants qui travaillent la societé contemporaine. Les manifestations de consentement que la formule de la nouvelle revue a provoquées dans le monde scientifique, de meme que dans les milieux politiques, nous laissent bien espérer des fortunes de Res Publica. Destinée maintenant à jeter les bases d'une démocratie nouvelle de I'Italie, Res Publica sera demain I'instrument dont profiteront les Italiens délivrés de la dictature fasciste pour resserrer leurs rapports avec les démocraties des autres pays. Ce sera l i une contribution de tout premier ordre apportée par les populaires au renouvellement des idées et des institutions de leur patrie.
Le conflit entre le Saint-Siège et le gouvernernent fasciste. Depuis quélques mois, la politique intérieure de 1'Italie est dominée par le conflit entre le Saint-Siège et le gouvernement fasciste.
I1 ne fallait pas &tre prophète pour le prévoir. Immédiatement après la conquete fasciste, les hommes les plus clairvoyants du parti populaire, ceux qui avaient suivi de près le mouvement fasciste depuis ses origines, signalèrent l'incompatibilité existante entre le totalitarisme fasciste et le christianisme, sur le terrain doctrinal, de meme que dans le domaine des réalisations politiques. A l'occasion du Congrès de Turin (avril 1923), l'abbé Sturzo proclama qu'entre la démocratie d'inspiration chrétienne du parti populaire et la statolatrie paienne du fascisme, le contraste était insurmontable. En 1924, à la veille des élections législatives, il fixa dans les phrases suivantes la position du fascisme vis-à-vis du popularisme et de la morale catholique elle-meme. <{ La substance des théories que le fascisme a empruntées du nationalisme - proclama-t-il - et qui résultent de la politique pratiquée par le parti-gouvernement est foncièrement paienne; elle est I'antithèse du catholicisme. On y trouve la statolatrie et la divinisation de la Nation. En outre, les actions immorales, notamment l'assassinat pour des fins nationaies, sont admises, favorisées, exaltées. L'incitation à la violence ne contredit pas seulement la conception de 1'Etat de droit: elle nie aussi la loi d'amour proclamée par 1'Evangile ». En 1928, en examinant les caractères de la politique religieuse du fascisme, M. Ferrari arriva à la conclusion suivante (Politique,Paris 15 juillet 1928): <{ Malgré tous Ies ménagements et toutes les atténuations conseillées par des raisons de politique contingente, I'opposition entre les principes fascistes et la doctrine traditionelle de 1'Eglise est pronfonde et inéluctable. La réalisation intégrale de ces principes dans la Iégislation et dans l'organisation des services publics transfère fatalement l'opposition sur le terrain politique et transforme aimi la discussion théorique en un véritable conflit dont les termes sont déjà posés ». La conclusion du Traité et du Concordat du Latran ne fit changer ni notre attitude à I'égard de la dictature fasciste, ni notre jugement sur la doctrine du fascisme et sur sa politique religieuse. Dans un rapport présenté à la séance du 4 janvier 1930 de la Commission exécutive du Secrétariat international, nous exposames notre opinion sur la situation créée par les accords du Latran. << Depuis quelques mois - nous déclarames alors - la cordialité
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des rapports officiels (entre le Saint-Siège et le gouvernement fasciste) masque mal la réalité d'un conflit profond et, peut-&re, insoluble. Ceux qui révaient la formation d'un chimérique Etat catholico-fasciste ont été vite désenchantés. Les , articles du Concordat, loin de servir pour régler 3 l'amiable les rapports entre le pouvoir civil et l'autorité religieuse, ne sont que des moyens de lutte dans les mains d'hommes s'inspirant des conceptions essentiellement paiennes de I'étatisme fasciste. Mussolini, déguisé en Constantin, a pu pour un instant tromper tous ceux qui voulaient s'en tenir aux apparences des choses. Les catholiques italiens ont connu le vrai visage du dictateur: celui-ci ne peut plus compter sur leur appui. L'evchantement d~ Latran est fini D. Notre attitude irréductiblement hostile à la dictature fasciste, notre scepticisme au sujet de la stabilité du statut religieux de 1929 ne rencontrèrent pas chez tous les partis adhérents au Secrétariat une approbation complète et enthousiaste. On ne nous le disait pas; mais nous le comprenions quand-meme. Aujourd'hui, les faits sont là pour démontrer que notre attitude n'était pas la manifestation d'une opposition aveugle au régime dictatorial mais le résultat de I'étude objective et impartiale du phénomène fasciste, de ses causes et de son développement. Si nous remarquons cela, ce n'est pas dans le but de nous faire gIoire d'avoir prévu depuis longtemps ce qui est la réalité d'aujourd'hui. La réalité d'aujourd'hui est la lutte religieuse, le pire malheur qui puisse arriver à un pays déchiré dejà par les factions politiques. Se vanter de I'avoir prévu, ce serait indigne de nous. Lorsqu'il s'agit de juger les affaires italiennes, qu'on n'oublie pas le caractère du régime imposé à 1'Italie par le fascisme; qu'on tienne compte du fait que l'« Etat fasciste » n'est pas un « Etat de droit »; qu'on se souvienne que le dictateur italien et ses amis politiques ne connaissent d'autre loi que la loi de la Eorce. Voila quel est I'enseignement que nous prions nos amis de tirer de l'examen des phases, apparemment contradictoires, du jeu politique du fascisme à I'égard du Saint-Siège. Le conflit actuel est de double nature: conflit idéologique et conflit politique. Le conflit idéologique a été défini par I'ency-
clique du 29 juin '.Le document pontifica1 a condamné la statolatrie paienne du fascisme, sa conception du r6le de 1'Etat dans l'éducation de la jeunesse, la sournission absolue de l'individu à l'Etat, au gouvernement, au parti, proclamée par les théoriciens du fascisme. Le serment de fidélité inconditionnée au dictateur a été déclaré illicite. Le conflit politique s'etait manifesté avant la conclusion du Concordat. Les conventions du I l février 1929, loin de le résoudre, en précisèrent le contenu juridique. Avant le Concordat, 1'Action Catholique réclamait son droit de cité au sein de 1'Etat fascistisé et 1'Eglise revendiquait le libre exercice de son ministère spirituel et les droits des pères de famille catholiques, au nom de ces libertés politiques que le fascisme n'avait pas formellement abolies. Après le Concordat, 17Action Catholique et le Saint-Siège purent insister sur leurs revendications en se réclamant des clauses du Concordat. Avant et après le Concordat et malgré le Concordat, le gouvernement fasciste ne se plia jamais à admettre ces revendications, dont la reconnaissance aurait porté atteinte au système totalitaire de la dictature. L'intransigeance du fascisme, son incapacité à admettre qu'une partie, ne fGt-ce que minime, de l'activité nationale échappe au controle de sa police, son hostilité à l'égard de toute manifestation qui ne comporte aucun acte de soumission inconditionnée à la volonté du dictateur envenimèrent le conflit. En ce moment, les organisations de jeunesse ont été dissoutes, les autres associations catholiques sont empechées de poursuivre librement leur oeuvre d'apostolat religieux, le clergé, soumis aux vexations de la police et exposé aux violences des escouades d'action, ne jouit plus de sa liberté. Quel sera le développement probable du conflit? A ce sujet, on peut formuler trois hypothèses.
I - La phase aigue du conflit une fois dépassée, on arrivera à un nouvel arrangement. Ce nouvel arrangement ne pourra &re l A seguito dello scioglimento da parte del governo fascista di numerose associazioni giovanili cattoliche, Pio XI emanò il 29 giugno 1931 l'enciclica Non abbiamo bisogno, in cui si condannarono gli atteggiamenti del fascismo contro le organizzazioni cattoliche e la dottrina totalitaria del regime.
q'un arrangement de caractère strictement politique, car le SaintSiège ne peut pas revenir sur la condamnation explicite de la doctrine fasciste. Mais ce nouvel arrangement - si on le fait - ne sera qu'une trève, car ce seront les nécessités memes de la défense de son organisation centralisée et absolutiste qui empecheront le gouvernement fasciste de I'observer, de meme qu'elles I'ont empeché d'observer loyalement les conventions signées en 1929. I1 - La situation actuelle se perpétuera sans que le SaintSiège ou le gouvernement fasciste ne modifient leurs positions respectives. Le conflit provoqué par l'interprétation de quelques articles du Concordat, ne tardera pas à gagner d'autres domaines. Le Concordat lui-meme, dans les mains d'un gouvernement décidé à mener le combat sur le terrain juridictionnel, deviendra une arme de lutte contre 1'Eglise.
I11 - Le gouvernement fasciste tirera toutes les conséquences de son totalitarisme. I1 dénoncera le Concordat, considérera toute manifestation de solidarité au Pape comme un acte contraire à la siìreté de l'Etat, ap~liqueraA l'égard de 1'Eglise ces procédes qui lui ont permis de battre, l'un après l'autre, les différents partis d'opposition. I1 est inutile d'insister sur les conséquences que pourrait avoir la réalisation de cette troisième hypothèse. Pour en saisir la portée, il suffit de tenir compte du fait que dans le nouveau code pénal, dans le tribuna1 spécial et dans sa police, le gouvernement fasciste possède les instruments les plus perfectionnés de persécution politico-religieuse. I1 s'agit, au fond, d'hypothèses ayant trait exclusivement aux différents systèmes de lutte que peut adopter le gouvernement fasciste. En effet, l'hypothèse d'une réconciliation, du rétablissement du statu quo antea de l'application pleine et loyale du Concordat de la part du gouvernement est absolument invraisemblable. Pour la réaliser, le fascisme devrait renoncer. .. à $tre le fascisme. I1 s'ensuit - et c'est li une remarque politique de touque le problème des rapports entre te premi2re irnportance 1'Eglise et 1'Etat en Italie ne pourra $tre résolu d'une manière stable qu'après la disparition de la dictature fasciste. Le conflit entre le Saint-Siège et le gouvernement fasciste a provoqué des conséquences politiques immédiates, dont il faut
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tenir compte pour juger la situation italienne. De cette vague d'anticléricalisme qui s'était manifestée dans les rnilieux antifascistes après la signature des accords du Latran, il n'y reste plus que le souvenir. D'autre part, l'offensive contre les organisations catholiques n'a pas atteint le résultat de rallier au fascisme les courants anticléricaux de l'antifascisme. L'influence morale de la Papauté a été ainsi considérablement augmentée par les événements recents. Nous n'acceptons pas I'opinion de ceux qui espèrent que dorénavant 1'Eglise jouera un r6le actif dans le mouvement antifasciste. La distinction entre la doctrine du fascisme et le parti fasciste, entre les idées et les hommes, la condamnation des unes et I'exortation aux autres de revenir à la vérité, montrent que la Papauté ne veut pas renoncer à son r6le traditionnel. Elle se considère en dehors et au dessus des partis politiques et ne veut pas se meler de leurs querelles. Malgré cela, il est à prévoir que la condamnation de la doctrine fasciste exercera, ne fiìt-ce qu'indirectement, une influence considérable sur la politique italienne. Le clérico-fascisme -a été frappé à mort. Les clérico-fascistes avaient réussi à acquérir un certain crédit auprès du gouvernement en se présentant comme les interprètes autorisés de la politique du Vatican. Après la publication de l'encyclique, on les a invités à choisir entre le duce et le Pape. 11s ont opté pour celuilà, et ce fait seul leur a enlevé toute influence sur les masses catholiques. Par leurs actes ils ont montré qu'ils étaient conservateurs, fascistes, réactiomaires avant que catholiques. Les masses catholiques des villes et des campagnes demeuraient fidèles aux idées et aux traditions démocratiques et chrétiennes du popularisme. La conclusion des accords du Latran n'avait pas ébranlé leurs convictions politiques. Elles hésitaient pourtant à participer activement à la lutte contre un régime, dont la conservation semblait ;tre la seule garantie du statut religieux accepté par le Saint-Siège. La condamnation de la doctrine fasciste et la fin de la collaboration entre les représentants du pouvoir civil et les autorités religieuses ont résolu le « cas de conscience D. I1 n'y a plus de doute: on peut participer activement à la Iutte contre le régirne fasciste, sans risquer de nuire aux intérets religieux de 1'Eglise. Cette vérité, qui jusqu'à hier n'était que I'apa-
nage d'une élite, est maintenant la communis opinio des masses. Une force nouvelle est acquise ainsi à la cause de la liberté italienne. Ces remarques optimistes et ces espoirs dans un avenir de liberté ne doivent pas nous faire oublier la réalité actuelle de la situation italienne. La liberté religieuse n'existe plus en Italie. Si l'on renvoie devant le Tribuna1 spécial un journaliste fasciste inculpé d'avoir édité un pamphlet injurieux pour le Pape, ce ti'est que pour Iégitimer d'avance le renvoi devant ce meme Tribuna1 spécial des responsables du crime de fidélité aux enseignements de 1'Eglise. O n ne peut pas prévoir où s'a~reterala furie persécutrice d'un dictateui, que ne retiennent ni son éducation catholique, ni les controles constitutionnels d'un régime d'opinion. Depuis que le fascisme a attaqué la liberté religieuse, la seule qu'il n'avait pas encore expressément abolie, il est vraiment « le fascisme ». La dictature a donné tout ce qu'elle pouvait donner: le jour de la délivrance approche. C'est dans cette certitude que les populaires italiens persécutés à cause de leurs convinctions politiques de meme qu'à cause de leurs croyances religieuses, se préparent au combat décisif, dont le résultat ne peut etre que la libération de leur patrie.
FERRAR1 A STURZO1 (f. 15 A, C. 85) Bruxelles, 27 luglio 1931 Carissimo, sono ritornato questa notte da Luxembourg, assai stanco ma abbastanza contento. Dico soltanto abbastanza contento, perché v'è stato un momento in cui è parso che tutta l'organizzazione del segretariato potesse saltare per aria per colpa dei tedeschi. Alla vigilia del Congresso la delegazione tedesca ha deciso' al seguito, pare, di consigli dategli dal governo, di non parteciDattiloscritto. Indirizzo del mittente: « 187, Av. de la Couronne, Bruxelles ». Gli uomini politici a cui Ferrari fa riferimento in questa lettera erano esponenti dell' « Internazionale Bianca D.
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pare ai lavori della riunione e di limitarsi ad inviare un'adesione generica, troppo generica, alle deliberazioni che sarebbero state prese dagli altri partiti aderenti. La decisione tedesca era assolutamente imprevista, e ciò tanto più che due giorni innanzi Joos aveva confermato a Simondet il suo personale intervento al Congresso. Ti puoi immaginare la ripercussione che la notizia ha avuto tra i francesi, venuti più numerosi e meglio preparati del solito - questa volta essi erano organizzati e preparati alla tedesca per discutere dei ~roblemidi attualità della situazione internazionale. La decisione del Centro viene da essi interpretata come dimostrazione di malanimo nei loro confronti. E tale interpretazione viene rafforzata dal fatto che nel comizio di propaganda tenuto giovedì sera l'austriaco Schmitz - l'ex vice-cancelliere con mirabile senso di inopportunità porta in pubblico la cjuestione dell'« anschluss »; dichiarando che il suo partito vuole pur esso l'unione alla Germania. Allora io corro immediatamente ai ripari e nelle conversazioni e nel mio intervento nella discussione generale suile relazioni presentate dai partiti sostengo questa tesi: i francesi hanno torto opponendosi pregiudizialmente all'anschluss, rifiutandosi di procedere a qualsiasi modificazione dei trattati, opponendosi ad ogni interpretazione dei trattati che possa permettere l'applicazione del principio wilsoniano dell'autodecisione: hanno torto per ragioni di principio e di convenienza politica. Dal loro canto i tedeschi - germanici ed austriaci - danno prova della più assoluta mancanza di senso politico, ponendo i problemi più scabrosi nel momento più difficile, nella forma la meno opportuna, secondo i metodi più atti a suscitare opposizioni e sospetti da parte della Francia ed a provocare il rafforzamento delle correnti nazionaliste. Considerando le diverse fasi della discussione di questi giorni, ho l'impressione di esser riuscito. Sono stato diverse volte aspro, volutamente aspro, per gli uni e per gli altri. H o fatto scattare i francesi quando ho loro rammentato che stavano commettendo i medesinli errori che commisero tra il '50 ed il '70 nei confronti dellYItalia.Ho provocato le proteste dell'austriaco quando, in un'interruzione, ho detto che la distinzione tra l'anschluss economico e quello politico non era che un argomento da causi-
dico. Ma essendo aspro con tutti sono riuscito a farmi ascoltare da tutti, e favorito dal timore che era in tutti di precipitare un eventuale scioglimento dell'organizzazione internazionale, sono riuscito a condurre gli spiriti dei francesi verso una détente. Resta sempre il fatto della solenne coglioneria- commessa dai tedeschi col non intervenire al Congresso. Mi propongo di scriverne oggi stesso a Joos; ma sarebbe bene che tu stesso scrivessi ai nostri amici tedeschi. Un secondo episodio del genere sarebbe fatale. In questa mia fatica sono stato validamente appoggiato dal capo della delegazione polacca: Korfanty, il famoso Korfanty dell'Alta Slesia che, malgrado le prevenzioni contrarie, si è rivelato a tutti come un uomo di primissimo ordine, dotato di vere qualità di statista, intransigente e transigente secondo i momenti, dotato sempre di una magnifica padronanza dei propri nervi e sensibilissimo alle opportunità della discussione. La questione della famiglia è finita bene. Ci trovavamri di fronte ad un 0.d. giorno « clericale » proposto dalla delegazione belga e ad una serie di emendamenti ancor più clericali proposti dalla delegazione olandese. Assieme a Prélot si è preparato una formula « franco-italiana » di « résolution » e grazie soprattutto a un abile lavoro compiuto in seno alla commissione speciale costituita per dar forma alle proposte definitive, la formula « franco-italiana » di carattere nettamente politico ha finito per essere approvata alla unanimità. In seno alla Commissione avevo dovuto subire un paragrafo presentato dai francesi sulla questione del voto familiare conformemente alla famosa « charte de famille » di cui Jean Lerolle fu uno degli estensori. In sede di assemblea, ho potuto sabotare il paragrafo mettendomi d'accordo cogli olandesi, e la questione non è stata pregiudicata. Sono sicuro che tu avrai giudicato che la prima parte della mia relazione era stata assai forte contro gli svizzeri. I fatti hanno dato ragione alla mia previsione: perché certa gente ascolti occorre-picchiar loro sulla testa e poi offrir la mano in segno di riconciliazione. H o acconsentito che alla pagina 2 della mia relazione il paragrafo riguardante particolarmente la Svizzera venisse considerato come abolito, ed in compenso ho ottenuto di discutere fraternamente cogli svizzeri la questione dell'ernigrazione
italiana e di far loro comprendere quali siano i nostri interessi al riguardo. Ho poi avuto alleati gli svizzeri quando in sede di discussione delle relazioni mi sono trovato di fronte agli olandesi che pretendevano di negare ogni contenuto giuridico e politico al diritto d'asilo. Con costoro la questione è stata liquidata quando in un'interruzione ho rammentato loro che il concetto di diritto d'asilo quale da me esposto non era una creazione italiana, ma olandese. E poiché essi non rammentavano questo, l'ilarità provocata dalla mia interruzione ha smontato tutta la loro argomentazione. Decisioni pratiche per l'avvenire. Una commissione speciale è stata nominata per mettere al punto l'ordine del giorno sul problema dell'unità economica europea. Tale commissione si radunerà a Bruxelles ,i1 28 settembre. I1 risultato dei suoi lavori sarà sottoposto all'approvazione della Commissione esecutiva che si radunerà, conformemente alla tradizione, a Parigi il 5 gennaio 1932. Una seduta speciale della Commissione esecutiva, rafforzata da specialisti, sarà tenuta a Parigi il 5 e 6 ottobre prossimo per discutere la questione del disarmo. Se sarà necessario, una nuova riunione della Commissione esecutiva sarà tenuta prima del Congresso, verso la metà di aprile. Per il congresso dell'anno prossimo, è stato dato mandato alla Commissione esecutiva di decidere a gennaio il tema ed il luogo. Quanto al tema, la delegazione polacca ha proposto « la crise du régime parlamentaire » ed io « directive d'une politique internationale démocrate-populaire ». Quanto al luogo, gli svizzeri hanno proposto Friburgo ed i polacchi Cracovia. Molto probabilmente sarà accettata l'offerta svizzera. In tal caso, gli svizzeri si sono messi d'accordo con me per organizzare, immediatamente dopo il congresso, un giro di propaganda nel Ticino. Ho fatto ai francesi la proposta di organizzare un giro di conferenze di propaganda nei centri dove più forte è l'emigrazione italiana. L'idea di massima è stata accettata. Dovrò trattarne per lettera l'esecuzione con R. Laurent, che non era yresente a Luxembourg. I centri da toccare sarebbero i seguenti: Agen, Toulouse, Lyon, Marseille, Nizza, Toulon, Grenoble.
Le conversazioni franco-italiane saranno riprese in occasione della riunione della commissione esecutiva del mese di gennaio. Anche per queste dovrò mettermi d'accordo con R. Lautent; E per oggi, basta. Ti invio i più affettuosi saluti ed i migliori auguri per i risultati della tua cura. Ti prego di presentare i miei ossequi a tua sorella.
P.S. Contemporaneamente alla presente, ti invio il libro del Prof. Del Vecchio.
UN GIURAMENTO, UNA DICHIARAZIONE, UNA FIRMA l (f. 15 A, C. 35) In questi giorni vengono chiamati coloro che appartengono alle organizzazioni cattoliche ed a quelle fasciste; dichiarata la incompatibilità delle due associazioni' si ingiunge di sottoscrivere la seguente formula a coloro che intendono rimanere nel fascismo: « Dichiaro sul mio onore di sentirmi oggi più che mai fedele al giuramento prestato di dedizione assoluta alla causa della rivoluzione fascista. Ho approvato con piena coscienza i provvedimenti del Governo Nazionale contro l'Azione Cattolica, come conseguenza logica e necessaria delle mene politiche che venivano tramate sotto l'usbergo della religione. H o rassegnato pubblicamente le dimissioni, perché convinto che l'appartenere all'Azione Cattolica non può più conciliarsi con il mio spirito di credente, di italiano e di fascista. Confermo di volere solo servire, agli ordini del Duce, la causa del Fascismo che è la causa dell'Italia Vittoriosa ». 1 Dattiloscritto. Estratto dal Bollettino della diocesi di Vicenza, agosto 1931 n. 8.. In alto si legge: « Dichiarazione da leggersi in chiesa ai fedeli D. Questa dichiarazione del vescovo di Vicenza Ferdinando Rodoifi fu redatta in seguito alle violenze fasciste del 1931 compiute neiia diocesi contro le organizzazioni cattoliche (cfr. doc. 164). Sull'azione antifascista di questo prelato cfr. G. DE ROSA, 11, pp. 465.
Nella formula si parla di giuramento, di religione, e di credente; ed è necessario che il Vescovo faccia qualche dichiarazione su punti di sua competenza. Chi firma una dichiarazione deve comprenderla bene. Si dichiara: lo di confermare un giuramento di dedizione assoluta alla causa dellg rivoluzione fascista; e si avverte bene che dedizione assoluta significa dare, senza alcuna riserva, tutto se stesso, le attività, i danari, la uita medesima. 2' si dichiara che
l'appartenere all'Azione Cattolica non può pi& conciliarsi col mio spirito di credente, e questo è contro la esplicita attestazione del Sommo Pontefice che vuole l'Azione Cattolica e la definisce utile e necessaria pei credenti. Chi firma si mette in opposizione diretta alla volontà del Papa e non è più cattolico. 3' Si asseriscono mene politiche tramate dallJAzione Cattolica sotto I'usbergo della religione, ciò che è falso. Dichiariamo pertanto illecito ad ogni cattolico il sottoscrivere la dichiarazione sopra citata. I Parroci daranno lettura ai fedeli di questa nostra dichiarazione.
IL VESCOVO D I VICENZA A DOLFIN1 (f. 15 A,
C.
36) Vicenza, 13 agosto 1931
Illustre Signore, attendo sempre la risposta alla mia del 30 luglio. I n essa vi chiedevo i fatti accertati e i documenti autentici delle trame ordite dali'Azione Cattolica contro il Regime e le prove che 1'Azione Cattolica intende organizzare vere e proprie mene di manovre contro il Regime. Sono affermazioni vostre contenute in termini espliciti nelle lettere autentiche riservate ai vostri segretari politici della provincia nelle date 13 e 18 luglio rispettivamente ai nn. 5672 e 5345. 1
Dattiloscritto.
Chi afferma deve provare. Dunque provate! Sono asserzioni che voi fate firmare alle nuove reclute del partito; devono esserne sicuri loro che firmano, dovete esserne sicuri Voi che imponete la firma. Fuori dunque le prove! Come però già vi scrissi - prove - non ciance: fatti non supposizioni: documenti autentici non falsificazioni. Fra gente onesta non è ammesso gabellare per « Rendimento di Assemblee » delle invenzioni anonime, trascurando le smentite firmate da persone accreditate presso le supreme autorità della Nazione. Neanche è lecito dare per recentissimo quello che è vecchio, né come circolare quello che non è, tanto meno è lecito falsare cambiandovi le parole. Finora avete dimostrato .assai scarso amore per i documenti. Avete continuato a tartassare l'ultima Enciclica senza pubblicarla mai, e quando l'abbiamo diffusa noi, l'avete fatta sequestrare e l'avete bruciata. Meno male! La prima cosa che si deve fare di un documento è pubblicarlo, poi lo si discute. Pretendere che i vostri ignorino ciò di cui voi parlate è un trattarli senza rispetto seppure non è ingannarli. Adesso dovete cambiare sistema e dovete pubblicare i famosi documenti contro l'Azione Cattolica. Pubblicherete? Discuteremo. Non pubblicherete? Sarete giudicati e pubblicheremo Noi! La verità ha i suoi diritti. Si possono sopprimere i giornali che danno fastidio, non si può sopprimere la verità. La verità adagio adagio trova infine le vie per farsi strada. Coraggio dunque: fuori le prove: fatti e documenti. Intanto permettetemi che mi occupi di un'altra vostra circolare riservata a tutti i segretari politici della provincia firmata da Voi, in data 18 luglio 1931 a. IX al n. 5845. Ecco la circolare: Vicenza, 18 luglio 1931
IX
Riservata n. 5845 A tutti i Segretari Politici della Provincia Mi risulta che elementi iscritti al partito, con assai scarso senso di responsabilità, violando ogni elementare norma di disciplina compiono quà e là atti di violenza contro persone ritenute antifasciste.
S.E. il Capo del Governo, e Duce del fascismo ha impartito precise disposizioni da me ripetutamente confermate. Diffido pertanto tutti i fascisti dal commettere manifestazioni del genere, awertendo che qualora mi venissero segnalati atti di violenza contro persone o cose, agirò nei confronti dei responsabili disciplinarmente salvo la denuncia all'Autorità giudiziaria. Attendo assicuiazioni. Saluti Fascisti I1 Segretario Federale Dott. Nino Dolfin
E' una letterina che merita l'onore di una qualche osservazione: ve le scrivo molto alla buona. Ascoltatemi! Voi cominciate così: « mi risulta che elementi iscritti al partito, con assai scarso senso di responsabilità e violando ogni elementare norma di disciplina, compiono, quà e 12, atti di violenza, contro persone ritenute antifasciste D. Avete aspettato il 18 luglio ad accorgervi? Veramente un po' tardi. Se ne sono accorti tutti molto prima, sino dal maggio, in città e in molti paesi. Non solo contro persone, ma anche contro la proprietà « more bolscevico D, contro il Capo Augusto di quella religione per cui dite di avere alto il culto e il rispetto, contro l'Enciclica papale .bruciata neiia Piazza di Bassano proprio come Lutero bruciò Ja Bolla di Leone X sulla piazza di Wittemberga, persino contro lo stesso Crocifisso buttato nel Bacchiglione e infranto come fecero i Giacobini che lo buttarono nella Senna! A Voi tutto questo risulta appena il 18 luglio! Tardi dawero! Ma andiamo avanti. Vi risulta dunque che queste « violenze furono compiute da elementi iscritti al fascismo »: fascisti dunque! Meno male che stavolta non le attribuite ai giovani cattolici, forse perché parlate in lettera segreta. Fascisti dunque e violenti e ditemi, per caso, non anche militi cioè coloro che in teoria e in astratto dovrebbero impedire le violenze! La domanda è indiscreta e vi dispenso di rispondere. E allora andiamo avanti. Soggiungete che i fascisti « compiono questi atti di violenza con l
Non abbiamo bisogno emanata. da Pio XI il 29 giugno 1931.
assai scarso senso di responsabilità e violando ogni elementare norma di disciplina ». Qui non si capisce ben chiaro. « Scarso senso di responsabilità! ». Ma sono mica bambini, sono giovani buoni educati da Voi con una educazione perfetta, per usare una frase di una vostra riservatissima. E si tratta non di leggerezze, ma di reati contemplati dal Codice Penale, e commessi da gente armata, in comitiva, con piano preordinato. Tutto questo con « scarso senso di responsabilità »! ! ! Sembra un paradosso! « Violando ogni elementare norma di disciplina », a quale disciplina si vuole fare appello? Alla disciplina dell'onestà che vieta tutti i reati, owero forse alla sola disciplina del littorio vicentino per cui si giudica un'azione giusta o iniqua secondo che viene comandata o proibita dai gerarchi federali? Spiegatevi meglio: giacché per gli onesti il male è sempre male e non lo si può mai commettere neanche da chi ha giurato di obbedire, perché il giuramento non può diventare vincolo di iniquità. Forse però a illuminare la frase oscura può venire un po' alla luce dalla Vostra "Riservatissima" de11'8 giugno (notiamo la data), voi dite che « non si devono verificare intemperanze » ed aggiungete sapiente-' mente « ingiustificate dopo il provvedimento del governo D. Come a dire che prima dell'8 giugno li avete voluti Voi per predisporre il provvedimento poliziesco della soppressione dei Circoli. Diamine! Un motivo ci voleva bene per violare il Concordato, e in mancanza di quello il solito ordine pubblico viene sempre opportuno: si fanno nascere dei disordini: poi si colpiscono le vittime. Vecchi sistemi che fanno pensare all'antica favola del lupo e dell'agnello! Voi, continua la lettera, avete confermato precise disposizioni in proposito. Attenti sempre alle date! I1 18 luglio confermate le disposizioni de11'8 giugno. Ma e prima de11'8 giugno quando le esuberanze erano giustificate, quali precise disposizioni sono partite dal littorio? Sono cose note solo ai vostri. Noi profani ci dobbiamo accontentare dei fatti volgari. E i fatti sono questi: i vostri violenti giungevano di notte nei paesi, con, ferivano coi vostri segretari locali, poi bastonavano, devastavano, bruciavano e andavano in altro luogo. Ma e chi li mandava? Chi li organizzava? Chi li pagava? E' un mistero! Ci fu chi disse di essere stato pagato bene; ma chi
tirò fuori i soldi? Non si sa! Sta il fatto che a Vicenza erano 150; alcuni forestieri ebbero per parecchi giorni quartier generale al littorio, cokplottarono in casa Vostra, di là mossero all'assalto di Ponte Pusterla, tutto questo al tempo delle esuberanze giustificate. Di grazia, quali erano in quei giorni le Vostre disposizioni precise? Concludete: « Diffido pertanto tutti i fascisti dal commettere manifestazioni (?) del genere ( ? ) avvertendo che qualora venissero segnalati atti di violenza commessi contro persone o cose agirò in confronto dei responsabili dis~i~linarkente salvo denuncia all'autorità giudiziaria ». Ma però signor segretario, che bisogno c'era che per queste denuncie s'incomodino i vostri segretari politici, quando Voi già conoscete tutto? Una cosa che non si conoscerà mai sono i provvedimenti da Voi presi contro i responsabili. Quanto poi all'autorità giudiziaria, siamo sicuri che vi terrete a rispettosa distanza: scommettiamo anzi che Voi direte di non aver mai saputo niente e che pur non sapendo niente avete sempre dissuaso, disapprovato; per di più aggiungerete che essendo stato anche Voi alla casa devastata Voi non avete riconosciuto alcuno, neanche i dirigenti del littorio! Amnesia completa! Altro che denuncie alla giustizia! E allora concludiamo: ma si faccia finita con le violenze! Avete giurato la costituzione e perché non rispettate le leggi! I giuramenti vostri valgono forse appena per ottenere obbedienza quando emanate gli ordini segreti e non valgono per rispettare le leggi? Ma non vi accorgete che con questi sistemi Voi fate arretrare la civiltà di tre secoli, e ci portate al tempo dei bravi quando Don Rodrigo s'infischiava delle leggi, quando le autorità si chiamavano « Pdestà di Lecco » e - console di Germanedo ( ? ) - e i commensali cominciato a dir di si al principio della tavola erano ridotti a non ricordarsi più come si fa a dir no? Vedete che il Manzoni fotografa il presente per nostra disgrazia e per nostro disonore. E a proposito di disonore sentite queste: I1 mattino delle vostre prodezze al Ponte PusterIa ' un vecchio missionario della Cina mi disse: Per vedere i briganti non è necessario andare in Cina, li abbiamo anche qui. Un secon-. do. venuto dall'Equatore aggiunse: anche là si dà l'assalto a le capanne degli Indii e le Pellerosse odiano i bianchi. Un terzo
venuto dal centro della Russia esclamò: Ma questo è bolscevismo: bell'onore che si fa l'Italia, un tempo la grande maestra del diritto! Sono le impressioni del momento, ammettiamolo pure: ma sono quelle che fanno il giro del mondo. I n tutto il mondo non si dice niente delle migliaia (o milioni?) di italiani che disapprovano, protestano e fremono: ma si parla di quattro scarniciati che fanno i briganti; sono questi che disonorano l'Italia coloro che spingono i giovani e sono i direttori delle monellerie giovanili, delle sopraffazioni del diritto. E del diritto che rispetto avete voi? Non dico del Vostro perché il Vostro diritto deve essere sopravalutato e deve esistere anche quando non c'è. A Voi i posti, a voi le paghe, a voi i guadagni, a voi l'Italia ( 2 ) su questo punto d'accordo. A Voi tutto dunque; agli altri la fame, le tasse, e il bastone. E poi pei delitti vostri quali sanzioni vi sono? Nessuna. Voi impuniti e impunibili sempre una nuova omerth vi immunizza da ogni pena. Affermo per esperienza e provo. Nel 1924 si ebbero i noti fatti di Sandrigo. Da due a trecento (rapporto dei carabinieri) vanno con auto per assaltare la casa canonica: e gli ordini erano tremendi: l'arciprete non c'è; bastonano a sangue due cappellani che per cinque anni rimasero inabili al ministero. E la giustizia? Due vecchi magistrati uno di Roma l'altro di Venezia, mi dissero: per questi delitti, in Italia, la giustizia è in umiliazione; difatti ci fu mandato di cattura, ma nessuno venne arrestato: il processo sfumò, al capo otteneste la croce di cavaliere. I condottieri erano militi. Nessun provvedimento per essi né allora né mai. Nel 1926, tra le altre violenze detestabili, ho protestato, contro chiunque siano state commesse; ci fu l'invasione negli uffici del Corriere Veneto con fuoco ai vangeli, furti di registri e indirizzi, intimazioni ai tipografi, bastonate al direttore, cessazione del giornale; liquidazione della società del giornale con gravi perdite, inaugurazione del quotidiano Vendetta Fascista. Fondatore e direttore con relativo stipendio il medesimo che avea dato gli ordini, il quale firmò e stampò assumere il fascismo piena responsabilità morale e materiale dei fatti awenuti. Ebbene e la giustizia? I1 governo mandò il prefetto di Venezia con ordine preciso, perentorio e assoluto di accomodare ogni cosa. Ma non si accomodò niente; e sapete il perché? Per la insuperabile ra-
gione che da quell'orecchio l'uomo non ci sentiva. Nuovo meioto per non pagare: non sentirci da un orecchio! ! Ora siamo nel 1931. Voi avevate garantito che con Voi non sarebbe accaduto nulla: ebbimo invece le prodezze del maggio e del giugno. Centocinquanta eroi danno l'assalto a una casa vuota con la porta aperta: infrangono, spaccano, gettano nel fiume. S'intende bene che i reati vennero subito denunciati all'autorità giudiziaria della Regia Questura. Ma voi sapete in quali termini. In questi precisi: Fatti commessi da ignoti. In tal modo la giustizia deve ignorare quel che tutti conoscono! Si conosce ad esempio l'ammiraglio che diresse l'assalto del Bacchiglione noto come un trapuntino del direttorio. Si conosce chi, pratico del mestiere, mandò via i carabinieri e chiamò i soci. Si conoscono quattro ufficiali della milizia arrestati sul posto dal questore, inviati al Littorio e subito rilasciati. Si conosce uno che andò con tanta furia contro il portone da farsi male a un braccio che portò fasciato per una settimana. Si conosce uno che, rivoltella spianata, impedì a un Commissario di Pubblica Sicurezza di telefonare ai Carabinieri. Si conosce un altro che la notte era a devastare e la mattina era col Questore a mettere il sequestro ai circoli. Vi si- conosce Voi che eravate presente e avete calcolato il minuto giusto per dare il basta. Tutto questo si conosce tra noi, così in confidenza, ma sono cose che per la giustizia rimangono ignote. I1 fatto passerà agli archivi con la scritta: Fatti d'ignoti, la giustizia sarà ancora in umiliazione. Così Voi rompete gli altri pagano. Della giustizia Voi vi infischiate, come vi infischiate delle leggi. E' il vostro stile. Ma non è per lo stile del popolo; perché per l'onore della stirpe umana, il popolo conserva ancora intatto il senso della giustizia: anzi lo rafforza di fronte ai concultatori. I1 popolo vede e giudica, se anche non può parlare. I1 popolo è stanco delle vostre sopraffazioni e le detesta. I1 popolo dice: abbiamo fame e ci bastano i figli. Se non li difendono gli altri li difenderemo noi. Signor segretario, prendete un buon consiglio e non cimentate oltre la pazienza del popolo. Essa ha pure i suoi limiti. E intanto non meravigliatevi se i genitori sono renitenti a iscrivere i figli nelle vostre associazioni: bastano i fatti per non fidarsi della perfetta educazione da Voi data. I1 popolo guarda ai fatti. e i fatti li vede negli squadristi che scorazzano di notte come i
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briganti. Il popolo non ha nessuna simpatia che i figli' crescaiio a immagine e somiglianza di questi eroi delle imprese notturne. Egli teme che per via di giuramenti di dedizione completa e poi degli ordini segreti, i figli si mettano su quella strada. E il popolo ha buon senso e al buon senso del popolo bisogna levarsi i1 cappello. Con le iniquità commesse ultimamente avete fatto una tale propaganda antifascista e antinazionale contro l'autorità e il prestigio del Regime che non ve ne può essere di maggiore. E' superfluo denunciare altri, basta che denunciate Voi stessi. L'antifascismo l'avete fatto Voi in modo insuperabile. Vi siete screditati tanto presso tutti che non c'è più nulla da aggiungere. Col che finisco ricordandovi ancora di portare i famosi documenti delle famose trame ordite dall'Azione Cattolica contro il regime l. Con ossequio Dev.mo
FERRAR1 A STURZ02 (f. 51 A, C. 61) Bruxelles, 15 agosto 1931 Carissimo, tornato questa notte da Parigi, mi affretto ad inviarti ampie notizie di Donati. L'attacco di emotisi è terminato. I1 malato è però di una debolezza estrema, né saprebbe resistere ad un nuovo attacco. Si nutre pochissimo (brodo e latte) e la febbre non lo abbandona più. Nel pomeriggio la febbre si alza e le notti sono per lui sempre Non si esclude che questo documento e il precedente siano stati inviati a Sturzo dallo stesso vescovo di Vicenza, mons. Rodolfi. Indirizzo del mittente: « 187 Av. de la Couronne, Bruxelles ».
dolorosissime. Non è che verso mattina cht la febbre si abbassa e gli lascia qualche ora di riposo. I1 cuore è in uno stato pietoso; anche il fegato non funziona regolarmente. I reni soltanto funzionano senza inconvenienti. I1 dottore non dubita sull'esito letale di un probabile nuovo attacco di emotisi. I1 morale è quello degli ammalati di turbercolosi: coscienza piena del proprio stato; volontà risoluta di nasconderlo a sé ed agli altri. Egli desidera vedere gli amici. H o scritto a Crespi dicendogli che una sua corsa a Parigi sarebbe gradita come un prezioso regalo. La madre e la sorella hanno ritentato di avere il passaporto, ma con esito negativo. Stragliati e sua moglie prodigano a Donati ogni cura con affetto veramente fraterno; ma, poveretti, la loro abilità di infermieri è lungi dall'eguagliare la loro volontà. Non so poi come essi arriveranno ad evitare il contagio ed a evitarlo ai loro figliuoli: in quanto a disinfezioni ed a misure preventive, son gente del medio evo. Iermattina ho tentato il colpo di convincere Donati ad acconsentire, od almeno a rassegnarsi, ad essere ricoverato in una clinica. Pareva ch'io fossi riuscito, tanto che nel pomeriggio fui a prendere tutti gli accordi colle buone suorine che dirigono la clinica prescelta. Quando sono tornato da Donati, l'ho trovato in uno stato da far paura. Aveva ripensato alla cosa e non ne voleva più sapere. Rimproverava agli amici di volergli togliere l'unica consolazioile, quella di restare presso una famiglia amica. Diceva che in tutto questo egli vedeva la partecipazione di Carozzo e che da lui non voleva accettare nulla e che avrebbe preferito andare a morire suii'orlo di un fossato. Disgraziatamente, in mia assenza, Stragliati, lringi dal calmarlo, aveva avuto il torto di aggiungere i suoi fiati alle recriminazioni di Donati contro Carozzo. H o tentato di insistere, ho ricorso a tutti gli argomenti: inutile. H o temuto, insistendo, di precipitare il malato verso una nuova crisi. H o dovuto così partire senza esser riuscito, e son stato costretto ad accontentarmi dell'impegno da parte di Stragliati di far venire una suora per vegliarlo durante la notte. I1 tentativo è completamente fallito. E ciò avrà anche conseguenza sulla raccolta di fondi, perché Carozzo non darà più pel mantenimento in casa di Stragliati quello che aveva promesso per ricovero in una
clinica. Quanto a me, sento di aver fatto tutto quel che potevo per riuscire e se ho fallito non è stato né per mancanza di buona volontà, né per difetto di "savoir faire" nel trattare la cosa. Nella giornata di ieri quel prete romagnolo di cui ti ho parlato, Don Babini, è stato a trovare Donati. S'è stabilito cosi il contatto tra i due: spetterà ora a D. Babini di prowedere al resto. Dirti che il povero amico mi ha fatto una impressione penosa è dirti poco. E' una rovina! Soffre terribilmente.e, se la volontà di vivere non lo sostenesse e non moltiplicasse le forze di resistenza di un organismo ormai estenuato, già si sarebbe spento. Al vederlo è un cadavere, scosso soltanto dagli sforzi di una respirazione irregolare; ma gli occhi vivono ed in loro pare concentrata tutta quell'energia che ha abbandonato le altre parti del corpo. E quegli occhi sembrano chiederti tutto quello che tu non puoi dare! Perdonami se, sotto l'impressione della visita recente, non so scriverti d'altro. Mi raccomando però: che quanto ti ho detto non ti spinga ad abbreviare di un sol giorno la tua permanenza costì. Prima ancora che verso di te, hai, il dovere di riguardarti per quella causa comune alla quale Donati sta offrendo l'olocausto della sua vita e noi quello di uno degli amici più cari. Con tutto l'affetto tuo P.S. - L'indirizzo di Sicca è: Grand Hotel Pontresina tresina - (Cantone dei Grigioni).
- Pon-
FERRAR1 A STURZO ' (f. 15 A, C. 102) Bruxelles, 21 agosto 1931 Carissimo, approfitto di questo momento di quiete per inviarti le pih dettagliate notizie relative a questi ultimi giorni. l
Indirizzo del mittente:
u
187 Av. de la Couronne, B ~ x e l l e sD.
Quando fui a Parigi la prima volta trovai, dunque, Donati appena sortito dal colmo dell'attacco di emotisi. Mi proposi di provvedere immediatamente alle due cose essenziali a) ricovero in una clinica, b) regolamento dei conti col Padrone di lassù. Di questo m'occupai anzi prima che di quello. Poiché Stragliati mi disse del pericolo di aggravare lo stato dell'ammalato col confermargli il pericolo imminente, cercai un sacerdote che si potesse presentare a lui sotto veste di amico. Cercai dell'Abbè Lugan, che doveva essere rientrato nei primi d'agosto; ma seppi ch'egli è caduto ammalato in America e si trova tuttora degente in una clinica. Ma di quelle "invenzioni" cui qualche volta Donati ricorreva per dare più valore alle sue irformazioni, o pretese informazioni, mi permise di conoscere, dopo lunghi giri che è inutile ridire, mons. Babini di Faenza, direttore delle missioni per italiani in Francia. Mons. Babini, che fu tompagno di Donati in seminario, aderì con entusiasmo al mio invito e fino dalla. serata di giovedì poteva mettersi a contatto coll'ammalato. I1 compito che gli incombeva non era facile. Donati non voleva dare a sé stesso ed agli altri la prova della gravità del suo stato, e. ad ogni tentativo di indurlo a "fare i conti" con Dio replicava con una "boutade". Ravaioli di Faenza, che era stato a Parigi pochi giorni prima dell'ultima crisi, aveva dovuto partire triste e scoraggiato per I'inanità dei suoi tentativi. Anche a me, neila giornata di giovedì, non fu possibile cli ilulla fare di piG che una generica - molto generica - discussione sulla rassegnazicne. Mons. Babini ha saputo mirabilmente vincere tutte le difficoltà "psicoiogiche" del caso. Nella giornata di sabato. Donati si confessò. Poiché lo stato deu'infermo, pur mantenendosi grave, non era tale da destare immediate preoccupazioni, fu deciso che si sarebbe comunicato lunedi mattina. Nella giornata di domenica 16, le forze del povero amico declinarono rapidamente. Nella serata Mons. Babini si recò presso di lui per prepararlo alla Comunione. Le condizioni deli'amico precipitarono verso le 10 di sera. Mons. Babini gli amministrò l'Estrema Unzione; chiese all'infermiera se gli era possibile giungere fino alla Chiesa per prendere le S. Specie, gli fu risposto negativamente. Egli ebbe appena il tempo di recitare le preghiere
degli agonizzanti, e il poveretto si spegneva pronunciando, le ultime parole di rassegnazione. Donati avrebbe desiderato di rivedere molti di coloro coi quali ebbe discussioni e polemiche; ma la rapida fine non gli permise di soddisfare questo suo desiderio di riconciliazione. Salvemini e Cianca non giunsero che dopo la morte. Treves poté vederlo. Desiderava vedere Crespi: io scrissi a questi ma non so se la mia lettera l'abbia raggiunto. Carozzo fu presso di lui durante gli ultimi due giorni. I funerali, modesti e raccolti, hanno riunito non meno di duecento persone. I "Concentrati" erano quasi tutti presenti: Turati, Treves, Pistocchi, Giannini ecc. Di "Giustizia e Libertà" v'erano Salvemini, Cianca, e Lussu: gli altri sono assenti da Parigi. Degli "irregolari" v'erano Corgini, Bergamo, Caporali, Picelli ecc. Dei nostri amici v'era l'aw. Ravaioli accorso da Milano, Patrignani di Lyon che si trovava per caso a Parigi, Bastianelli in rappresentanza del P[arti] D[émocrate] P[opulaire] e Hoogh in rappresentanza della Jeune Répzlblique, Kochnitzky etc. Mons. Babini ha voluto esser lui a dare l'assoluzione alla salma ed a celebrare la messa presente cadavere. Al camposanto ho detto io solo qualche parola, così come me lo consentiva il turbamento dell'ora. . Tutti i conti relativi alla malattia sono stati regolati. Carozzo ha voluto prowedere alle spese del funerale (circa 4000 franchi). ~ i ~ u i d atutti t i questi conti ho dato a Stragliati 500 lire italiane per fare celebrare messe di suffragio. Restano in cassa: 290 franchi francesi raccolti tra amici, 500 lire italiane portate da Ravaioli, 1000 franchi francesi di Rosselli: totale 1915 franchi francesi. Vi sono varii amici che hanno promesso di inviar danaro per Sa tomba. Questa verrà a costare circa 200 franchi francesi. Ti prego di dirmi come mi debbo regolare per le mie spese vive di viaggio che sono di 500 franchi francesi. Esiste poi una piccola somma di proprietà personale di Donati (1120 franchi francesi e 10 sterline). Ho detto a Stragliati di custodirle e di attendere tue istruzioni in proposito. Ravaioli s'è incaricato di assumere informazioni a mezzo di Gilardoni a Roma per vedere quale sia la forma migliore per assicurare alle bambine di Donati questo modesto ricordo del loro padre.
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Ho raccomandato a Stragliati di chiudere, dopo la disinfezione, la stanza di Donati e di attendere disposizioni tue circa le carte che vi si pissono trovare. Eccoti così ultimato anche il mio rendiconto materiale. Le circostanze m'hanno permesso di avere un lungo colloquio con Ravaioli. Te ne riferisco i punti essenziali.
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Rivista l : Sono lietissimi (gli amici italiani) della realizzazione del progetto. I particolari che ho dato a Ravaioli circa il piano di lavoro della rivista l'hanno completamente soddisfatto. Gli amici ed in particolare Ravaioli, sentono il bisogno di "sprovincializzarsi" ed approvare il carattere internazionale della rivista. Desiderano soltanto che nel corso dell'azione si dia largo campo allo studio del problema costituzionale italiano da un punto di vista nettamente costruttivo. Gli ho detto che ciò dipende in gran parte dagli amici italiani e dalla loro collaborazione. Si è incaricato di chiedere a Gronchi ed a De Gasperi articoli di carattere politico ed a Gilardoni di carattere economico-finanziario. Gli ho detto quali sono i nostri problemi finanziari, senza però tener conto del fatto che il contratto fatto con Carozzo limita il nostro rischio. Si è incaricato di mettere d'accordo i diversi amici di laggiù e di servire di tramite con noi. Per tua norma, egb è in costante comunicazione con Jacini, Gronchi, Gjlardoni, De Gasperi, Vuillermin, D. Vercesi, Ruffo. Si metterà in comilriicazione con Cappi, Casoli e Merlin. Vi è la possibilità che De Gasperi, possa sortire. Gli ho raccomandato di studiare assieme agli amici questa possibilità dicendogli quanto ci sarebbe utile la presenza di De Gasperi all'estero. Ho esposto anche a Ravaioli la necessità del Segretariato e gli ho mostrato quel poco che s'era potuto fare. E' rimasto molto soddisfatto del lavoro di "presa di contatto" coll'estero, che fino ad ora s'è compiuto lottando contro le difficoltà di carattere finanziario. Nel complesso, mi riprometto buoni risultati da questo colloquio che mi ha messo in grado di mettere al corrente gli amici di laggiù su di una quantità di cose grandi e piccole. Res Pztblica.
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Sul problema politico italiano: I n Italia si ha l'impressione di una decadenza rapida del fascismo. La gioventù universitaria sfugge al controllo fascista. L'enciclica l ha avuto conseguenze politiche sì profonde che anche i temuti ripiegamenti non potranno toglier di mezzo. Un nuovo compromesso nucicerà alla Santa Sede, senza più apportare il menomo vantaggio al fascismo. I1 compromesso è voluto da tutti nella Curia vaticana, né si ha alcuna fiducia che il Papa abbja il senno politico e la capacità per resistere alle pressioni esercitate su di lui. Le ultime speranze nella monarchia vanno dileguando. Né Ravaioli, né altri pensano più a riprendere i progetti dell'anno passato. Gli errori della Curia vaticana hanno avuto il buon risultato da indurli a rinunciare alle chimere "cattoliche" di cui tu stesso ricevesti la manifestazione. I n Italia non si ha alcuna fiducia nelle organizzazioni parigine. Vi è invece profondo il desiderio di un largo concentramento di forze politiche. Questa "union sacrée" esiste negli spiriti degli antifascisti che vivono in Italia. Gli elementi rivoluzionari esistoi10 in potenza; non si manifestano perché non vi è ancora la sensazione deli'esistenza di una forza politica capace di prendere la successione del fascismo e di assicurare l'equilibrio tra le aspirazioni alla libertà e le esigenze d'autorità. Credo che sia bene che tu scriva due righe a mons. Babini, Rue de Montreuil - P& XI. Godo nell'apprendere -migliori notizie della tua salute. Mi racComando: abbiti molti, molti riguardi. Non potresti prolungare il tuo soggiorno costì, in modo da riguadagnare i giorni di sole perduti a Bad Natuheim? Ciò potrebbe permetterti di incontrarti a Parigi con Mauri, che mi ha annunciato una sua corsa a Parigi verso la metà di settembre.
Ti invio i più affettuosi saluti. tuo
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Cfr. doc. 161 n.
FERRAR1 A STURZO (f. 15 A, C. 94) 7 settembre 1931
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Carissimo, eccoti ritornato finalmente nella "tua" Londra. Spero che il ritorno alle abitudini e le cure delle tue padrone di casa varranno a rimetterti dalle traversie degli ultimi due mesi. I o son qui preso da tante cose che non so più a che santo votarmi. Mi manca il tempo materiale per fare fronte a tutto quel che vorrei fare, e avendo troppe cose da fare finisco per farne molto meno di quel che farei lavorando tranquillamente. Fortunatamente che la salute è ridivenuta buona e che dell'indisposizione recente non ho altro ricordo che quello di una eccessiva facilità a sentire la fatica. Negli ambienti cattolici amici a noi, il recente accordo colla Libre Belgique per preparare un articolo destinato a provare che il "terzo Concordato" l non importa la revoca della condanna del totalitarismo fascista. H o voluto però che l'articolo non apparisse firmato, perché certe distinzioni tra "tesi" e "ipotesi", tra i giudizii sui principi e l'adattamento alle necessità politiche, per adattarsi alla situazione presente, richieggono l'impegno di espedienti dialettici di cui non voglio assumere personalmente la responsabilità. Ti scrissi brevemente della impressione di tristezza e, diciamolo pure sinceramente, di disgusto provata alla lettura del comunicato Stefani. Ti preciserò le mie impressioni inviandoti domani copia di una lettera che preparo pel P. Rosa e che gli farò pervenire per mezzo sicuro. Non sono riuscito a trovare tempo e modo per scrivere un articolo su Donati per il Petit Democrate e per la Jeune République. I n settimana, ad ogni costo, provvederò all'una cosa ed all' 1 AU'enciclica di Pio XI, Non abbiamo bisogno, seguirono deiie polemiche tra il governo fascista e l'Osservatore Romano. Questo conflitto ben presto si compose con un nuovo accordo tra il regime e la Santa Sede, firmato il 2 settembre 1931, con cui il governo riconosceva l'autonomia dellJAzione Cattolica nella forma di associazione diocesana.
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altra; ma se non l'ho fatto prima, non è stato per mancanza di volontà. Ti prego di comunicare quanto riguarda la JeTuneI Rep[ublique] a Miss Barclay-Carter. Nella speranza di aver presto l'occasione di rivederti, ti invio i migliori e più affettuosi saluti. tuo
FERRAR1 A PADRE ROSA l (f. 15 A, C. 93) Bruxelles, 8 settembre 1931 Rev. Padre, se le dicessi che il recente accordo tra la Santa Sede ed il governo fascista m'ha profondamente addolorato, non esprimerei con sufficiente efficacia quel complesso di sentimenti che ha suscitato nel mio spirito la lettura del "comunicato Stefani" annunciante la "nuova conciliazione". Se tra gli avversari del fascismo, se fra tutti i partigiani della libertà, l'atteggiamento assunto dall'Azione Cattolica nella primavera decorsa aveva provocato un incontenibile movimento di simpatia, la resistenza nobile, dignitosa, virile dei membri delle organizzazioni giovanili, il loro spirito di sacrificio, il loro coraggio, la loro fermezza avevano fatto sorgere le più lusinghiere speranze tra tutti i cittadini zelanti del bene della Patria e del trionfo della Religione. Che dirle poi dell'impressione provocata, in Italia ed all'estero, tra cattolici ed acattolici, tra credenti e liberi pensatori, dall'Enciclica portante la netta, decisiva, inderogabile condanna della dottrina del fascismo? Gli errori politici commessi nel corso degli ultimi anni, l'accondiscendenza eccessiva addimostrata nei confronti del fascismo, il troppo facile oblio dei trascorsi degli attuali governanti italiani, l'apparente alleanza della Croce col fascio: tutto era stato cancellato da un documento che, rivendicando 1 Dattilosaitto. Indirizzo del mittente: « 187 Av. de la Couronne, Bruxelles D. Cfr. doc. 167 n.
i diritti del divino magistero della Chiesa in una colle esigenze del soprannaturale f&e dell'uomo, fissava in modo perfetto le posizioni rispettive della Chiesa, e del governo fascista, della verità cattolica e dell'errore nazionalista, della morale del Cristo e della pretesa morale del "littorio" Non fu possibile, in Italia, manifestare pubblicamente l'entusiasmo col quale quaranta milioni di "servi" salutavano la parola di speranza e la promessa di redenzione lanciata dal Successore di Pietro. E occorre pensare che il silenzio cui è costretto il popolo italiano abbia impedito che, là dove si fucinano gli accordi diplomatici, si avesse la sensazione del profondo movimento di spiriti provocato dall'ultima Enciclica e dell'inatteso consenso da essa raccolto in tutte le classi sociali. Così deve essere, perché altrimenti non ci si saprebbe spiegare come siasi incautamente rinunciato alla formidabile "garanzia politica" che offriva il "senso di giustizia" del popolo italiano, per affidarsi ancora una volta alle assicurazioni di chi, per inveterata usanza, non parla che per mentire e non promette che per tradire. Non sono stato tra coloro che hanno creduto che alla condanna della dottrina del fascismo dovesse' seguire, quasi automaticamente, la soluzione del problema politico italiano, grazie ad una nuova crociata, non dissimile da quella sognata dai "romantici" del 1848. H o detto e scritto che si doveva valutare la realtà di una situazione, ben altrimenti complessa di quel che appariva agli orecchianti della politica. Qualche giorno prima della pubblicazione dell'Enciclica, in un articolo preparato per la Revue de Paris, scrissi che era a ritenersi che il conflitto, allora nella fase più acuta, sarebbe sboccato in un nuovo "modus vivendi", destinato, d'altronde, a non durare più a lungo delle convenzioni precedenti. Correggevo le bozze di detto articolo, quando fu pubblicata l'Enciclica: lasciai irnrnutato lo scritto, né vi aggiunsi una nota che ne attenuasse il "pessimistico realismo". Gli avvenimenti hanno dunque confermato le mie previsioni? Disgraziatamente, no. Invece di un "modus vivendi", cristallizzazione di uno stato di fatto che una delle parti non ha interesse a modificare e che l'altra è costretta a subire, oggi ci si trova di fronte ad un "accordo", manifestazione di due volontà che, sia pure per opposti motivi, si ritrovano all'unisono; e di questo ac-
cordo ci si invita a rallegrarci come di una vittoria riportata dalla Chiesa sul totalitarismo fascista. Certo è che la Chiesa sempre trionfa, anche quando è battuta sul terreno politico e nella battaglia diplomatica. I n tal caso, anzi, il suo trionfo è di tanto maggiore in quanto essa, malgrado gli errori e le debolezze degli uomini, contro ogni aspettazione trionfa grazie all'assistenza divina che mai l'abbandona. Ma il trionfo sarà del domani: ciò che oggi si tocca con mano è il temporaneo prevalere de' suoi nemici, cui un disgraziato accordo diplomatico - poco importa se scritto o verbale - riconosce 1s legittimità delle nuove usurpazioni dei diritti imprescrittibili della Chiesa e dei diritti non meno imprescrittibili della personalità umana. E v'ha di più: prima della vittoria finale - cui credo perché garantita dalla promessa del Cristo - nuove persecuzioni e nuovi dolori affliggeranno la Chiesa, persecuzioni e dolori che l'incauta azione dei diplomatici sta essa stessa preparando. Come l'Enciclica del 29 giugno 1931 aveva fatto dimenticare gli errori e le accondiscendenze del 1929 e del 1930, così l'accordo del 2 settembre 1931 ha di fronte all'opinione pubblica, facile all'oblio ed incapace di afferrare le distinzioni di una dialettica troppo sottile per non parer sofistica, annullato tutti i benefici effetti della condanna recente del totalitarismo nazionalfascista. Il Papa ha benedetto coloro che ieri additava quali assertori di pericolosa eresia. I1 Papa ha accettato il totalitarismo fascista, perché gli si è promesso di farlo partecipare ai benefici del sistema. I1 Papa consiglia oggi ai cattolici quel giuramento, che condannava ieri come contrario alle leggi divine ed umane. Il Papa ha ceduto, si è ritrattato, ha avuto paura, s'è genuflesso, come l'ultimo degli italiani, innanzi all'altare del Moloch fascista: gli è bastato di poter fare un crocione sulle vittime innocenti, che il "dio-Stato" ogni giorno strappa alle disperate famiglie. Ecco quel che si dice in Italia ed all'estero dopo la conclusione del nefasto accordo del 2 settembre. E non sono soltanto gli anticlericali che pensano e dicono ciò! Io non ripeto queste facili argomentazioni, né le accetto. Ma se non cado nell'errore, non è per merito mio. I1 Signore ha concesso a me la grazia singolare d'essere educato nella religione cattolica da genitori e da maestri che seppero cosi profondamente
radicare nel mio spirito la distinzione fra la contingenza umaria e l'imminenza divina, fra ciò che nel corpo mistico della Chiesa è sostanza e quel che è mero accidente, che gli errori e le debolezze degli individui mi addclorano, ma non mi scandalizzano. Ma la mia fu - lo ripeto - "grazia singolare". Essa non è concessa alla comune dei fedeli: e costoro oggi sono scandalizzati, più ancora che addolorati. Se si doveva così miseramente concludere la lotta, meglio era non impegnarla. Lo smarrimento degli spiriti sarebbe stato men grave, meno profonde le conseguenze politiche prevedibili da sì completa abdicazione. Si crede forse di avere in tal modo salvato l'Azione Cattolica? Se ne sarà perpetuato il nome; ma la cosa è finita. E la fine si trova ad essere sanzionata da un atto diplomatico della Santa Sede, che arriva sino ad escludere dai primi posti della milizia laica della Chiesa coloro che, per ragioni politiche, siensi resi spiacenti ai governanti fascisti. Matteo, il pubblicano inviso ai rappresentanti del governo nazionale della Giudea quale partigiano dell'usurpatore straniero, non sarebbe stato ammesso tra gli Apostoli! Mai come in questo momento ho sentito profondo il rammarico di non possedere quel grado eminente di virtù, che consente all'ultimo dei fedeli di parlare con cristiana franchezza al Padre comune. Non sono che un povero cristianello, tanto lontano da un Francesco d'Assisi e da una Caterina da Siena, quanto il povero Lazzaro era nell'ordine delle cose temporali lontano dal ricco Epulone. Ma la tradizione della virtù e del coraggio di Francesco d'Assisi e di Caterina da Siena non vive dunque più tra i cattolici italiani? Se qualcuno, degno per sue virtù di ripeterle, avesse rammentato al successore di Gregorio XI le parole della Santa. « Perocché avendo voi annunciato l'awenimento vostro; e trovando il contrario, cioè che egli non fusse; troppo sarebbe grande scandalo, turbazione e errore nelli cuori loro D, - non si sarebbe, per avventura, evitato il presente disordine degli spiriti? Che ciò che non fu fatto prima, sia almeno fatto poi, onde sian tosto riparate le funeste conseguenze di un errore che non si seppe evitare: questo è quanto nelle mie povere preghiere chieggo al Signore onnipotente.
nement de Dollfuss. La question peut nous intéresser en tant que hommes politiques des deux pays. Pour ma part, je ne crois pas que le gouvernement Dollfuss soit digne d'etre soutenu par la France et l'Italie, ni qu'il soit le seul gouvernement qui puisse empecher le triomphe des nazis. Ses erreurs et les morts de février sont un ,fardeau trop pesant, qui pèsera aussi sur quiconque soutiendra sa position politico-morale. En tout cas, indépendamment du jugement du cas Dollfuss en ce qui concerne la politique fran~aiseet italienne, je nie que pour sauver 1'Autriche il soit nécessaire d'admettre le lieutenant de Dollfuss à nos réunions, applaudir ses déclarations, assourdir nos réserves, et justifier le gouvernement autrichien, comme M. Le Président Pézet a essayé de le faire. Si on invite M. Schmitz à nos réunions une autre fois, je me sentirai obligé en conscience non seulement de réformuler les réserves déja faites mais de demander un vote qui servira à séparer notre conception de la conception autrichienne et à exprimer notre jugement des faits qui se sont produits. Quand je vous ai parlé, cher Monsieur, dans l'antichambre des réunions, en vous disant combien j'étais dolent d'avoir soulevé une question « genante pour vous D, vous m'avez répondu que non; au contraire, vous avez ajouté qu'il était bien de soulever de telles questions, et qu'au fond vous meme vous étiez d'accord avec moi. J'espère qu'aussi les autres amis frangais sentiront comme je le fais, que la valeur idéale de nos principes démocratiques populaires doit non seulement s'exprimer en paroles mais se traduire en action. Pour cela, c'est notre devoir de ne pas nous solidariser dans aucune facon avec ceux qui par leur action ont trahi les principes démocratiques et se sont tachés du sang humain et fraternel. La question, pour moi, reste encore ouverte, aussi longtemps que le Secrétariat maintient des relations avec le délégué autrichien, comme s'il était encore le représentant d'un parti démocratique d'inspiration chrétieme. Veuiile agréer, cher Monsieur, mes sentiments les plus dévoués et les plus cordiaux.
Malheureusement, je suis obligé de constater qu'il existe une notable différence d'opinions entre moi et ces amis francais qui sont intervenus dans cette discussion, ou qui meme en se taisant ne se sont pas empechés d'applaudir le Bourgrnestre de Vienne. A mon avis, le gouvernement Dollfuss, en refusant toute entente avec les socialistes, assuma une responsabilité des plus graves, d'autant plus que les dernières conditions des socialistes étaient très modes(es et telles qu'aucun de nous n'aurait pu les refuser sans se tacher d'inconsistance et de parti pris. Elles étaient les suivantes: 1) Qu'un comité parlementaire limité, où le gouvernement aurait possédé la majorité, gardat le droit de critiquer les décrets gouvernementaux; 2) Que fut reconstitué la Cour Constitutionelle. Au lieu d'accepter ces propos si honnetes, le gouvernement Dollfuss, agissant d'une facon sectaire, provoquante et illégale, démissiona tous les socialistes des charges publiques. En meme temps il donna tout appui aux Heimwehren, c'est à dire aux fascistes armés, et procéda au séquestre des armes des socialistes. Si, à la suite de faits de ce genre, le gouvernement Dollfuss ne prévit pas la révolte des socialistes, il fut assurément imprévoyant, et s'il la prévit, comment peut il se défendre de l'accusation de l'avoir provoquée? Et voici quelque chose encore pIus grave du point de vue de nos principes. Dissoudre le parti socialiste, déclarer la déchéance des socialistes du mandat parlementaire et faire fonctionner le parlement en forme illégitime, réformer la constitution d'autorité, enlever la liberté aux citoyens; voilà autant de faits que nous déplorons e; combattons quand il s'agit de nazis et de fasciste~;nous devrions faire de meme pour I'Autriche. Dans ces conditions il faut arriver à avoir des vues nettes si nous ne voulons pas nous laisser entrainer vers une conception dictatoriale de la vie politique. Entre nous, les représentants des partis démocrates-populaires, et les déléqués (plus ou moins autorisés) de l'ex-parti chrétien-social autrichien, qui approuve et soutient la conduite de Dollfuss, il ne peut plus y avoir aucune communion d'idées ni affinité de w e s politiques. M. Pézet m'a observé qu'il est dans l'intéret de la France et de 1'Italie d'empscher l'hchluss et ainsi de soutenir le gouver-
ves uniquement à titre informatif et avec une réserve explicite quant au jugement des faits sanguinaires de février dernier, le type du nouvel Etat autrichien, et de la facon d'en irnposer la constitution. A mon étonnement, à la séance de dimanche matin, M. Pézet qui la présidait non seulement n'a ni répété les réserves, ni précisé à quel titre on permettait à M. Schmitz l d'assister aux réunions du Secrétariat, mais en dépassant les exigences d r la politesse il a déclaré que le Secrétariat accueillait son intervention avec plaisir. Après le déjeuner j'ai parlé à M. Pézet en particulier, en lui faisant mes remontrances, et je l'ai prié de rectifier une position qui, h mon avis, pouvait devenir insoutenable. I1 m'a répondu qu'il avait cru exprimer nos réserves quand il émettait le voeu que sous le Gouvernement de Dollfuss I'Autriche pourrait arriver à une meilleure systémation. Je lui ai objecté que les voeux ne sont jamais des réserves, et que de soutenir le gouvernement Dollfuss sans en avoir établi les responsabilités, voulait dire la création d'une solidarité que nous ne pourrions consentir d' aucune f a p n . Dans I'après midi, quand M. Pézet a fait le résumé de la discussion, en envisageant le cas de I'Autriche de 1934 comme le produit d'une nécessité d'Etat, la crise du parlement n'ayant laissé au Gouvernement DolIfuss aucun autre chemin, je me suis permis de l'interrompre avec force, en affirmant que quand le Parlement ne fonctionne plus, le débouché constitutionnel ne peut $tre autre qu'un appel au pays. Puis, je suis parti. J'ai su qu'on a critiqué mon observation, en disant que la situation de I'Autriche ne permettait pas une élection générale, vu le danger nazi. Ce serait un manque de respect de ma part que de supposer que M. Pézet ou M. Schmitz ou autre piìt ignorer que sans contredire au droit constitutionnel, dans le cas de révolte grave ou de guerre, on peut recourir à la proclamation de l'état d'alarme, ou meme de la loi martiale. 1 R. ScEmitz ex vicecancelliere austriaco, membro dell'« Internazionale bianca », fu favorevole all'Anchluss.
Nell'ultimo listone sono stati riportati elementi che per furti, truffe, ecc., erano stati già espulsi; ma Arpinati non à siavuto neppure la tessera. Oggi 15 maggio! quanti ricordi! Per il 18 gennaio ci scambiamo con gli amici delle telefonate, ed il pensiero memore e grato ricorre sempre a Lei. Filippo le potrà raccontare a voce le altre notizie da me avute ed io ora avrò più spesso da Filippo le notizie della sua salute e del suo lavoro. Penso che fra un paio di mesi si concederà un po' di sole e un po' di riposo in Francia.' H o saputo della Sua malattia: quest'anno perciò si usi maggiori riguardi e pensi che la Sua salute è preziosa per tutti noi, cher in Lei speriamo e in Lei abbiamo fede. E tra le tante persone che a Lei sono affezionate, ho il diritto di credere che Ella mi vorrà considerare tra quelle più a Lei attaccate, piU a Lei devote. Veramente, vorrei dire e penso di essere nel vero, la persona più di tutte a Lei affettuosamente devota, esclusi quanti hanno vincoli di sangue con Lei. I1 SUO,sempre,
STURZO A SIMONDET (f. 10 A, C. 1)
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Cher Monsieur, je me sens le devoir de reprendre, pour mon compte, la controverse sur la question de l'Autriche, que j'ai soulevée samedi dernier au sein de l'assemblée de notre Secrétariat International. Alors j'ai cédé au voeu cornrnun, et j'ai accepté le compromis d'admettre le bourgmestre de Vienne aux réunions successi-
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Dattiloscritto. Indirizzo del mittente: « 32, Chepstow Villas, London, W 11 ». Henri Simondet segretario generale del « Secrétariat international des partis démocratiques d'inspiration chrétieme ».
Passeggiata Archeologica. Da Jacini ebbi la descrizione esatta del posto dove abita, e delle sue abitudini e mi pare così di poterla seguire nel suo lavoro e nella sua vita attuale. Quando verrò a Londra, vorrò anch'io ringraziare le due gentili signore che la ospitano e che so ànno per Lei tante cure. Specialmente per la signorina che collabora con lei con tanta intelligenza e diligenza l'antico suo modesto ma sempre fedele collaboratore ha uno speciale sentimento di gratitudine. Nobilissima la Sua lettera a Nediani (che è morto), ma poi abbiamo ancora la speranza nel Suo ritorno in Italia, ed alcuni amici si sono raccomandati a me perché il gran giorno io li avverta per poter venire incontro a Lei. Ricordo, bambino, la grande impressione che esercitava sul mio animo i racconti che mio padre mi faceva dell'esilio a Londra del mio concittadino Gabriele Rossetti (di Vasto). Non potevo certo allora pensare che un giorno avrei sofferto per l'esilio del mio Maestro, i cui meriti verso l'Italia sarà compito della storia precisare e tramandare ai posteri. Certo non poteva essere compreso il congresso di Torino in un paese nel quale tutti i giorni si ripete che M[ussolini] à sempre ragione. Titoli di articoli di giornali, manifesti attaccati ai muri, domande agli esami orali, istituzioni di insegnanti, ripetono la grande massima dell'infallibilità. E nel regime tutti i delitti, tutti i reati sono perdonati ed ammessi anzi non sono riconosciuti delitti e reati se commessi da fascisti. Ad essi una cosa sola è proibita: il discutere, o anzi il dire di voler fare qualche riserva alle direttive del Duce. Arpinati, che tutti assicurano, anche dopo la caduta, che era onesto, è stato espulso dal partito, nonostante le sue benemerenze politiche a Bologna e la sua popolarità nel campo sportivo, perché in una lettera a Starace ebbe a scrivere che egli per la forza del regime e della rivoluzione, si credeva in diritto e in dovere, all'occorrenza, di esprimere sinceramente anche il suo dissenso dal duce. l Tommaso Nediani aveva scritto a Sturzo facendogli presente che Mussolini non si sarebbe opposto ad una sua richiesta di tornare in patria. Per la risposta di Stuno cfr. G . DE ROSA, 11, p. 475.
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giore, di problemi e di uomini! Però, sotto questo sarà facile completare l'educazione, e la formazione, oggi evidentemente incomplete, così come tutti spontaneamente awertono. L'aw. Bernardo Mattareila, dirigente la Gio [ventù] catt[olica] di Sicilia, mi à dato giorni fa buonissime notizie di suo fratello che tanto piacere mi ànno fatto, e mi à detto il suo interessamento per farlo nominare relatore al Congresso Eucaristico. Mattarella (al quale per mezzo mio potrebbe inviare una cartolina) mi à detto anche dell'iniiiativa presa dall'Episcopato per il rilievo del giornale di Palermo, dove spera anche di far chiamare (all'amministrazione) Aldisio che à passato tante traversie. Mons. Paino sarebbe uno dei finanziatori, con i soldi "avanzatigli" dalla costruzione delle Chiese. L'acquisto del suo volume, Il ciclo della creazione, è da me raccomandato a tutti gli amici. Alberto Mazza di Napoli è un altro declamatore della sua opera. E pet la musica, che speranze ci sono? All'estero nor, ci sono autori capaci di tanto? In Italia, fare dei tentativi? Presso chi? Ho appreso che sta lavorando da qualche mese per la pubblicazione di un Iavoro di molta importanza e ritengo che sarà un'opera molto utile a chiarire in seguito le idee, dopo tanta confusione che si è fatta in una materia così delicata. Padre Cordovani in Italia fa molto bene per la lealtà e il coraggio con cui fa lezioni e conferenze. Mons. Confalonieri, Segretario part C icoiare] del Papa, quando l'incontro, mi domanda di Lei, affettuosamente. Forse da Coccia avrà saputo le grandi spese di Ca~tel~andolfo - c'è un evidente mimetismo tra i due - in alcune cose. A Castelgandolfo c'è andato bene Bonomeili; protetto da Longinotti, il quale, anche se è andato a votare, (nel '29 ci andò, questa volta non so) si porta bene e le è affezionato. Ricorda le nostre passeggiate per i Lungotevere? Per uno che abita così vicino a Piazza del Popolo, è costante il ricordo di tante ore passate con Lei, sperando e soffrendo. I lavori attorno alla mole di Adriano, bellissimi, sono costati 21 milioni. I palazzi vicino ora affacciano su un bel parco, ricorda che sua sorella voleva comprare in quel punto? Sarebbe stato un buon affare. Per i lavori di isolamento dell'Augusteo, ci vorranno quasi 50 milioni. Una nuova sala di musica sarà costruita vicino alla
superiori, anche degli istituti privati, dove mandiamo i nostri figlioli, spendendo somme notevoli, appunto nella speranza di evitare alcune imposizioni. Io li mando all'istituto inglese di via Marcantonio Colonna, ma anche lì, come nelle altre scuole! Del resto la colpa è delle autorità superiori. Ma a questo punto risparmio a Lei il dolore di apprendere tante cose che fanno tanto male al nostro cuore di cattolici, non avendo dimenticato l'insegnamento ricevuto - che il fine non giustifica i mezzi - massima questa apertamente oggi invocata a giustificazione di tutti i compromessi - e di tutti gli atteggiamenti i più inverosimili. Per questo ci siamo ritirati nelle nostre famiglie e cerchiamo col lavoro di sbarcare il lunario, oggi che per noi la vita è tanto più difficile. Mario Cingolani invece à la forza di continuare le sue conferenze settimanali, anche se ad ascoltarlo ci sono poche signore l eligiosissime! In compenso - con il continuo esercizio - è diventato un oratore brillante, che si ascolta con godimento. Tupini invece si è barricato in casa e soffre nella solitudine. Alcide, con 4 bambine, molto modestamente, compensato com'è, meno dei colleghi, mentre a lui affidano incarichi più difficili. Egli è sempre il suo degno luogotenente, per dottrina, e per bontà. E a lui andiamo per sfogarci, per protestare, per lamentarci. Ed egli deve pure ... confortarci. Perché a me per esempio succede così - che faccio aglj altri iniezioni di conforto, agli altri do' spiegazioni di fatti e di atteggiamenti - e poi a mia volta vado a sfogarmi con Alcide. Perché io ricevo sempre, (in verità durante l'anno santo sono state troppe) le visite degli amici della provincia ansiosi di notizie, bisognosi di conforto, desiderosi di ravvivare le speranze e io adempio a questo compito, che mi pare ancora un incarico da Lei affidatomi, di confortare, di calmare, di incitare gli amici, i quali tutti, prima di ogni altra cosa, mi domandano di Lei, con venerazione, affetto, riconoscenza che il tempo e la lontananza non ànno attutito. Nei dirigenti le poche associazioni cattoliche, lo spirito è ancora quello di ieri: ma certo fra le giovani reclute vi è un'ignoranza che sarà sempre mag-
mente. Intanto con l'esagerare le notizie della crisi nelle altre nazioni, con il sostenere che la crisi dell'oro è più grave di quella della miseria, con il prospettare le conseguenze del caos nell'eventualità venga a mancare il duce, per la lotta fratricida tra i gerarchi, tutti finiscono con il sopportare la situazione finanziaria, che è gravissima, perché il governo va avanti alla giornata, prendendo di continuo provvedimenti che non rispondono ad un programma preparato e studiato. Lo sperpero del denaro pubblico è notorio e i comuni sono pieni di debiti. Tutti sanno che egli, contro il parere dei competenti, volle fissare a 90 la famosa quota, credendo, con un atto.di volontà, di poter comandare in una materia così delicata - e perciò egli è personalmente e direttamente responsabile della rovina del paese - mentre ogni iniziativa di industriali è paralizzata dal fatto che ogni mattina aprendo i giornali, si possono conoscere prowedimenti gravissimi, presi da persone inesperte, e che vengono a turbare tutti i rapporti e tutti gli impegni preesistenti. Ormai sono anni ed anni che non mi è dato più di parlare con qualcuno che si dica convinto fascista, e che non si unisca, o anzi non cominci le più aspre critiche. Ormai è finito il disgilsto che provavamo per le insincere conversioni di tanti e tanti amici opportunistici, per i quali ella ci ricordava i versi del Giusti. Ricorda? Adesso si tratta di un certificato, come quello di nascita o di residenza, e noi che non abbiamo preso né la tessera del partito, né quella dei sindacati, é che per particolari condizioni personali abbiamo potuto ancora non compiere questo atto, formale, così contrario alla nostra coscienza. Ma per i nostri figli dovremo facilmente rassegnarci a vederli vestiti, come mai avremmo pensato alcuni anni or sono. I1 mio primo Alfonso-Luigi che à 9 anni non solo non è iscritto ai balilla, ma avendogli fatto leggere la documentazione fatta da Matteotti di tutte le violenze commesse, per ora mi dichiarava ancora spontaneamente di non volersi iscrivere. Mentre a principio d'anno aspirava di mostrare la divisa perché ci si trova davanti tutte le seduzioni che esercitano sui bambini: divise, moschetti, bicicletta, motocicletta, marcie, gite, rivista ecc... E bisogna aggiungere tutte le pressioni che fanno i
SPATARO A STURZO (f. 78 A, C. 27) Aix les Bains, maggio 1934 Carissimo Professore, .
è 1.a prima volta che esco dall'Italia dopo la sua partenza, e per varie ragioni neppure questa volta mi è dato il piacere di rivederla. Desidero, più di quanto Ella non possa credere, di poterla riabbracciare e ho invidiato tutti gli amici che ànno avuto la gioia di farle una visita. La certezza assoluta che la presente non può essere aperta aumenta il piacere di scriverle, ma io non ho mai temuto, neppure i primi anni, di scriverle e di ricevere al mio indirizzo di casa le sue lettere sempre graditissime. Purtroppo però, per quanto le possa scrivere liberamente, non ho da darle notizie diverse da quelle che lei à avuto dalla viva voce degli amici che sono venuti a Londra. Gli anni passano, ma la situazione non cambia, perché è legata alla vita di un uomo. Filippo mi à detto che Ella nella sua santità ha saputo anche pregare ...; noi che non abbiamo la sua santità, non siamo capaci di tanto e interroghiamo Alcide su alcune facoltà riconosciute da San Tommaso! Quanto le ò scritto, non deve farle pensare che in noi è diminuita la fede: questa anzi in me è vivissima, e per questo, prego sempre il Signore per la Sua salute. Tutto questo edificio è fabbricato sulla sabbia ma, non crolla fino a che l'istrione è al posto di facile comando, data la vigliaccheria di tutti. La situazione economica è più grave di quanto non si sappia, ma la paura dell'arresto, del confino e di peggio chiude la bocca a tutti. In un paese vicino Sulmona 8 morti e 42 feriti per sollevazioni contro le tasse, e per il mancato pagamento di queste, in moltissimi paesi, specie del Mezzogiorno, ci sono continuamente incidenti più o meno gravi, subito repressi con la forza, violente-
mini d'oggi, anche quella tradizione si insudicerebbe e andrebbe perduta. Mille buoni saluti.
ROSSELLI A STURZO (f. 38 A, C. 27) 7 febbraio 1934
Caro Professore, ho mandato la lettera al Times. Speriamo pubblichi. Ma temo che la mia gocciolina si sperda nel mare agitatissimo delle notizie di Francia. Le dimissioni di Daladier l costituiscono, per le circostanze in cui sopravvengono, una disfatta storica della sinistra francese. La battaglia era male impegnata, ma una volta impegnata, bisognava andare fino in fondo. Andare fino in fondo non doveva significare, come comodamente volevano gli S[éction l F[ rancaise l de l'I [nternationale] O [uvrière] , tiposare sulla truppa, ma attaccare con possenti dimostrazioni le dimostrazioni di destra. Questo non essendosi voluto o potuto fare, era fatale la débacle. Non credo che avremo mutamenti costituzionali seri, la destra mancando di un capo, e i vecchi leaders stile Tardieu-Lava1 e compagni null'altro desiderando che riafferrare il potere in repubblica. Può anche darsi che l'Unione Nazionale operi un raddrizzamento netto in politica estera, il che, nonostante la diversa impostazione, sarebbe un guadagno. L'unico punto nero è la prefettura di polizia. Chiappe reintegrato è l'ipoteca di Chiappe sulla repubblica. Quello che oggi non è avvenuto potrebbe awenire tra sei mesi. La saluto in fretta. Suo l I1 6 febbraio 1934 il governo radicale-socialista di Daladier fu costretto a dimettersi in seguito ai gravi tumulti suscitati dalle organizzazioni di destra per protestare contro il governo. 2 Jean Chiappe, prefetto della polizia francesc (1927-1934), fu costretto alle dimissioni, nel febbraio 1934, per le sue simpatie per l'estrema destra.
Lavoro, a strappi; al libro. Mi serve se non altro a chiarire le idee e far letture meno superficiali. Auguri alle sue ospiti e agli Steed e, dimenticavo, al Dr. Sicca. Suo dev.mo
SALVEMINI A STURZO ' (f. 77 A, C. 15) Cambridge, 13 gennaio 1934 Caro Don Sturzo, le sono molto riconoscente dei Suoi amichevoli auguri e li ricambio di tutto cuore. Come Ella ben dice, non possiamo augurare oggi a noi stessi e agli amici che una cosa sola: conservare la pace della propria coscienza e il rispetto di sé stessi. Viviamo in un periodo analogo a quello che l'Europa attraversò dopo la crisi del 1848-49. Gli anni bui furono allora dieci per l'Italia e venti per la Francia. Questa volta la crisi è più lunga perché è più generale. Tutto compreso, quest'ultima idea mi consola un poco. In fondo l'esilio mi par preferibile ad un ritorno in una Italia, in cui troppa gente si è resa spregevole oggi, di cui non sarebbe possibile fare a meno domani. Se il regime dura ancora venti anni, tutta la nostra generazione sarà sparita e non potrà più avvelenare la vita italiana. Uomini nuovi, senza responsabilità nelle bassezze di questi quindici anni passati, senza legami con la nostra generazione, faranno - speriamo - meglio di quel che non potremmo fare noi, legati come siamo ai nostri contemporanei, troppo spregevoli, troppo vili. Ai nuovi venuti, l'esilio, liberandoci da ogni vincolo coi nostri coetanei, ci permette di dare l'esempio della dignità e della coerenza. Possiamo così conservare immacolata una tradizione di pensiero, che ridiventerà attuale o prima o poi. Se fossimo obbligati a ritornare alla vita attiva, oggi, con gli uo1 Indirizzo del mittente: « Leverett House, Mather Ha11 H. 21, Cambridge (Massachusetts) D.
glioramento nel senso della fermezza. Ma non è Paul Boncour l , e neppure Daladier che rovescerà le parti nel giuaco europeo. Quanto all'Inghilterra spero che le inverosimili gaffes di Schacht ' serviranno più che mille requisitorie morali ad aprirle gli occhi. Pare impossibile, ma quando le cose sembrano andar bene per la Germania, interviene sempre qualche suo madornale errore a ristabilire l'equilibrio. On n'est sauvè que par ses ennemis! Non ho in corso nessuna trattativa per conferenze in Inghilterra. Farei volentieri la conferenza sullo stato corporativo, e a quella poi ne aggiungerei una o due altre. Ma Pettoello 4, che interessai per Cambridge, non mi ha risposto. Cerco i dati per l'articolo sulla battaglia del grano. Credo che, indipendentemente da ogni giudizio intrinseco sulla saviezza della battaglia in un paese iperagricolo come l'Italia, si possa dimostrare che anche il raccolto eccezionale di quest'anno è dovuto alle favorevoli condizioni climatiche. I1 raccolto europeo è stato abbondantissimo, del 17% superiore a quello del 1932! A presto rivederla, dunque. Se lei potesse occuparsi per la conferenza sarei contento. Crede che sarebbe possibile ottenere una piccola indennità per coprire una parte delle spese del viaggio? Le mie condizioni non sono così brillanti e poi non amo troppo le esibizioni gratuite là dove ordinariamente si paga. Abbiamo in famiglia un monte di guai, che fortunatamente vanno lentamente passando. Grazie per i saluti e gli auguti ai miei lontani. Mi permetta di contraccambiarli. E inoltre di ringraziarla per l'invio di Politique e degli articoli. I1 suo ultimo, forte e bello, lo sottoscriverei integralmente, solo sostituendo alla parola finale carità la parola libertà. Per quanto senta che esiste anche una carità obbiettiva, politica, che consiste nel non spogliare con la violenza gli uomini dell'autonomia e della responsabilità dei loro atti. 1 Joseph Paul-Boncour, uomo politico francese, fu ministro degli affari esteri nel 1934. Edouard Daladier, uomo politico francese, presidente del consiglio nel '33, fu uno dei promotori del fronte popoIare. Horace Schacht, finanziere e uomo politico tedesco, fu presidente della Reichbank nel marzo '33 e ministro deli'economia tra il 1934 e il 1937. 4 Decio Pettoeiio, antifascista emigrato in Inghilterra.
(una cinquantina in tutto), residenti nel bacino del Borinage. Questi operai sono soggetti a lunghi periodi di disoccupazione. Fino a poco tempo fa, ritiravano dai sindacati, di cui fanno parte da molti anni, l'indennità di chomage, alla quale, quando essa cessava, teneva dietro l'indennità orisi, pagata dallo Stato. Ora il governo belga ha deciso di escludere da questa indennità i lavoratori italiani disoccupati, visto che, fra il governo italiano e il governo belga, non esiste su questo punto un trattato di reciprocanza. In seguito a questa misura, i nostri poveri amici sono posti nell'alternativa vuoi di ritornare in Italia, affrontando gravi rischi, vuoi di morir di fame e di miseria nel Belgio. Io ho scritto a Vendervelde, Piérard e Janson richiamando la loro attenzione presso il governo perché proweda eccezionalmente acciocché questi poveri diavoli non siano del tutto abbandonati. Mi permetto di scrivere anche a Lei perché, se lo crede opportuno, intervenga in loro favore, facendo notare al governo belga che sarebbe politicamente inopportuno cancellare, con un atto di abbandono, il valore morale di una ospitalità generosa, ormai decennale. La ringrazio fin d'ora. La prego di gradire i sensi del mio profondo rispetto.
ROSSELLI A STURZO (f. 77 A, C. 41) Parigi, 20 dicembre 1933 Caro Professore, sono molto lieto di apprendere che verrà qui 1'8 gennaio. Veda di conservarsi una serata libera, possibilmente. Amerei poter parlare con lei di molte cose. Condivido le sue preoccupazioni per la situazione internazionale. Da un paio di settimane pare che ci sia qui un certo mi-
esasperate, a cui sarà dato il nome di comunismo. A questa rivolta ci troverò tutte le alternative possibili: e in fondo mi dispiacerebbe di morire prima di avere assistito a questo atto di giustizia storica, in cui sarebbero travolti generali, banchieri, industriali, papi, cardinali etc. etc. Credo che ci rimetterei la pelle anch'io. Ma vorrei rimettercela in un secondo tempo: dopo aver assistito alla distruzione di una class'e dirigente troppo stupida e troppo malvagia. Purtroppo, temo di non aver neanche questa soddisfazione. Per quanto posso capire, si va formando un intesa antitedesca fra Quai d'Orsay, Foreign Office e White House. Mussolini, naturalmente, andrà verso il Foreign Office, ottenendo forse dalla Francia mano libera verso I'Abissinia e qualche pezzo di Sahara. Hitler, abbandonato a se stesso continuerà a fare discorsi truculenti e a mettere negl'lmpicci i suoi amici. E niente altro avverrà. Fortiinatamente per me, non m'ero mai fatto illusioni: lasciando l'Italia, sapevo che c'erano 99 probabilità su cento che non sarei tornato più. Dunque, posso aspettare.la morte tranquillamente, cercando solo di rimanere fedele al mio ideale di vita e non desiderando altra ricompensa. Coi più cordiali saluti. Aff.mo
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CAMPOLONGHI ' A STURZO (f. 74 A, C. 16) Parigi, 29 maggio 1933 Signore, mi permetto di richiamare la di Lei attenzione sulla penosa condizione di un certo numero di operai italiani rifugiati politici 1 Carta intestata a stampa: « Lega Italiana dei Diritti dell'uomo. Sede Paris Xe». Luigi Campolonghi segretario Centrale. 103 Faub. Saint-Denis delia L.I.D.U., ne divenne presidente alla morte di Alceste De Arnbris.
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preso come si fosse messo in quell'impresa senza rendersi certo che era la lotta a fondo coi fascisti. Né vedo come Cappi l riuscirà a trovar un altro editore. Un italiano certo, non lo troverà. Se Carozzo fosse disposto a sostenere finanziariamente l'impresa, tenendosi nascosto, e lasciando funzionare una società anonima, a cui un gruppo di amici sicuri desse il nome, la cosa potrebbe andare. Ma Carozzo sarà disposto a rischiare, o meglio: a buttare dalla finestra il denaro necessario? E se non è Carozzo che fa que-' sta "pazzia", chi altri può farla? Un editore francese? Staremmo freschi! Ad ogni modo, se la rivista riprende il suo lavoro, Ella può essere certo che aiuterò del mio meglio. A proposito, c'erano fra i manoscritti da pubblicare due miei lavori: uno sulla conferenza della pace, e una recensione di Malaparte. Se Ella rintracciasse quei manoscritti, e li mandasse a me, mi farebbe gran piacere. Io parto di qui il 17 giugno, e sarò a Parigi dal 25 al 30 giugno. Nell'agosto andrò a Londra. Spero di vederla. Si ricordi di quegl'appunti della mia conversazione... storica con Nitti, che le mandai... un anno fa? Se Ell.a buttasse giù i Suoi ricordi su quel soggetto, e in genere su tutti i fatti da Lei conosciuti, sarebbe un grande aiuto per ... i posteri. Io sogno sempre di rielaborare i primi capitoli del mio libro sulla dittatura, e pubblicare un libro sulla marcia su Roma: 1919-1922. La fine della repubblica in Germania è stata in fondo la morte d'un agonizzante. E' la storia nostra ripetuta su una più larga scala. E tutto compreso, noi facemmo miglior figura. Salvammo l'onore battendoci per quattro anni! Bruening non ha salvato l'onore. E' andato a votare la fiducia a Hitler. Ora avremo un altro bel concordato coi fiocchi. E sarà interessante vedere quanti miliardi Pio XI spillerà a Hitler, come indennità dei beni ecclesiastici confiscati nel secolo XVZ! Se non c'è una guerra, l'Europa fascista ha da vivere ancora mezzo secclo, prima che la gente se ne stanchi, e impari a sue spese che si stava meglio quando si stava peggio. Se c'è una guerra, tutto salterà per aria: avremo una rivolta cieca e sanguinaria di bestie maltrattate ed Giuseppe Cappi, popolare residente in Italia.
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già da tempo, che Cristo non ci ha proprio nulla a che fare in simili faccende. Se così fosse, io sarei tentato di credere all'inutilità del Suo sacrficio... Non voglio bestemmiare e resto cristiano; la cosa è più chiara e più sicura. Levemus corda nostra cum nranibus ad Dominum in coelos e al resto penserà Lui. Lei è di animo troppo elevato per portarmi rancore di quanto son venuto scrivendo, forse fuori di proposito, e se un giorno verrà a Parigi e vorrà scrivermi, io ne sarò lieto e La ringrazio anticipatamente. Gradisca i più cordiali saluti dal suo aff.mo
SALVEMINI A STURZO l (f. 71 A, C. 66)
16 marzo 1933 Caro Don Sturzo, dal dolore che provai io per la morte di Ferrari, posso misurare il Suo. E' veramente una gran perdita, perché quell'uomo era veramente un uomo sicuro: si poteva prevedere quel che avrebbe fatto oggi, domani, sempre: cosa così rara fra gli uomini in genere e gl'italiani in specie. Egli era buono e generoso, a parte l'ingegno. Si vede che doveva essere malato da molto tempo, e che tirava avanti a forza di volontà, riducendo la sua fatica allo stretto necessario. Questo spiego perché da più d'un anno rispondeva così di rado alle lettere. Era stanco e non poteva far fronte al lavoro che lo soffocava. Povero Ferrari! Non posso pensare a lui senza grande tenerezza e dolore. Ricevei dalla signora Ferrari una lettera ormai coraggiosa e serena. Essendo una donna intelligente e di carattere, vincerà certo la prova. Ma quale vera prova, e quale forza le sarà necessaria! Che Ia combinazione di Res publica sarebbe estremamente utile, non c'è dubbio. Ma Lei solo potrebbe dirigerla. E dove trovare un editore? I o comprendo Carozzo. Anzi non avevo mai comCarta intestata a stampa: « Vassar College. Poughkeepsie. New York D.
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STRAGLIATI A STURZO l (f. 31 A, C. 24) Parigi, 27 aprile 1933 Eg. Sig. Professore, è fuori dubbio che Ella era in diritto d'aspettarsi da me una parola di conforto, se le mie parole possono confortare, all'occasione della morte del povero Ferrari. Riconosco di aver mancato al mio dovere per non averlo fatto, e questa mia confessione varrà ad ottenere venia presso di Lei. Fu per mero caso che venni a conoscenza della malattia del nostro amico e della di Lei venuta a Parigi, e quando lessi su L'Oezlure l'annunzio della morte, rimasi dolorosamente col~ito, tanto più che sinceramente lo credevo in via di miglioramento, ignorando del tutto il suo trasporto all'Istituto Pasteur. E fui tanto più stupito in quanto nessuno pensò a farmi sapere della malattia e della morte. Avrei tanto desiderato accorrere al suo letto, stringergli la mano ed animarlo con una comune preghiera che tutto era dimenticato ... Pensai che la mia presenza non dovesse essere desiderata e mi astenni e dalla visita al morente e dai funerali al morto, al quale per altro non manco di pregare da Dio l'eterno riposo. Ecco come si svolsero le cose. Debbo dunque ancora una volta credere che mi si è dimenticato? Io mi persuado di giorno in giorno maggiormente che la qualità di cattolico non ci conferisce proprio nessuna superiorità se si èccettua l'ipocrisia - di fronte ai non cattolici - in questi tempi meno che mai. Da Pio XI ai vescovi germanici, ai cattolici del centro, a S. Gennaro che da buon santo fas'cista s'è messo a raddoppiare i miracoli sotto la guida di Ascalesi * etc... etc... è sempre lo stesso sistema che funziona. Ragione per cui io sono venuto nella determinazione di dare le mie dimissioni di cattolico per restare? per quanto possibile, semplicemente cristiano; perché sono persuaso Carta intestata: « Giuseppe Stragliati, 147 tue de Flandre, Paris XIXe». Card. Alessio Ascalesi, arcivescovo di Napoli.
l'avviso. Ora io non contesto il diritto di una frazione della comunità di uniformare il proprio atteggiamento pratico ai dettami della religione, della Chiesa. Ciò che sostengo è che la alienazione della propria autonomia di pensiero in una sfera così decisiva come è quella morale, il riconoscimento a priori di un rapporto di sudditanza e di una sfera di infallibilità, è antitesi stessa della forma mentis liberale. Non nego che singoli cattolici possano essere dei liberali infinitamente più schietti e conseguenti di tanti pseudo liberali; ma contesto che una organizzazione di cattolici veramente credenti e ubbidienti possa educare liberalisticamente. Ma anche qui non chiedo che di ricredermi e amerei molto . che il problema, da parte cattolica, fosse affrontato e risolto tenendo presenti queste altrettanto banali, ma non perciò meno vere, obbiezioni della nostra parte. I1 Manch[ester] Guardian di sabato ha pubblicato una mia lunga lettera e ci ha fatto per di più un leading di commento. Sono dawero contento. La gita non fu dunque inutile e la posizione che Salvemini, nel suo pessimismo nero, credeva perduta, è sempre in mano di persone all'altezza della tradizione. 'Speriamo ora che qualche fascista risponda. Tengo altri fatti in riserva, ma vorrei poi dai fatti risalire a un discorso più generale sulla crisi della libertà in Europa. Una buona notizia: alcuni degli arrestati di Milano sono stati liberati. Don Vercesi pare non fosse mai fermato. Gli arresti hanno un probabile e duplice punto di partenza: Genova, dove la polizia cercò invano di organizzare un gruppo socialista provocatorio, e il gruppo neoguelfo di Milano. Purtroppo nella raffica è andata perduta anche la nostra tipografia. A Genova fu arrestato anche il filosofo prof. Poggi, dell'Istituto Superiore di Magistero. A presto rivederla, spero.. Mia moglie desidera esserle ricordata e mi prega di fare i suoi saluti alle sue ospiti gentili. Le stringo la mano formulando l'augurio che sa e la ringrazio ancora per l'accoglienza tanto cortese. Suo
po aver mangiato, sottratto, profittato per anni, venutigli meno i soccorsi che ormai finiranno tutti nelle bische, ha cambiato casacca. Uno di quegli uomini che è bene aver perduto. Cordiali saluti, suo
ROSSELLI A STURZO (f. 73 A, C. 46) Parigi, 16 aprile 1933 Gentilissimo Don Sturzo, la sua bella lettera alla Cuoix' chiude la nostra piccola ma cordiale polemica con molti punti a suo vantaggio! I1 voto emesso dal P.P.I. nell'aprile 1923 a Torino dimostra che la mia tesi essere impossibile per un cattolico militante una rivendicazione esplicita della "libertà" senza riserve e qualifiche - èra infondata. Le assicuro che mai come in questa occasione sono stato lieto di riconoscere il mio torto! Rimane invece sempre aperto l'altro problema, quello della interferenza che il Vaticano ha in fatto e in diritto, specie in Itaiia, sull'indirizzo di un movimento politico cattolico. Che questa interferenza si sia verificata per il passato, e in un senso non precisamente favorevole alle posizioni liberali, mi pare fuori di dubbio. E che sia probabile adbia a verificarsi per l'avvenire mi pare anche troppo probabile. Credo che Lei concordi meco nel ritenere che qualunque grande problema sociale, fosse pure d'indole economica, è nelle sue ultime conseguenze, problema politico e morale, appunto perché problema umano. Ora se la Chiesa piiò disinteressarsi dell'aspetto tecnico e politico, non può per definizione disinteressarsi di quello morale, in cui ha, da un punto di vista cattolico, assoluta potestà normativa. Ne consegue che in periodi di crisi o di fronte a problemi estremamente importanti, la Chiesa ha il diritto e il dovere di far sapere ai credenti quel che essa pensa; e i credenti hanno l'obbligo di seguirne -,
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Cfr. M. L., 11, pp. 192 sgg.
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ROSSELLI l A STURZO (f. 41 A, C. 32) Parigi, 13 luglio [l9321 Gentilissimo Professore, non risposi subito all'ultima sua accusandole tra l'altro ricevuta delle due sterline perché dovetti partire improwisamente per La Baule dove Marion era stata colta da un fortunatamente lieve attacco cardiaco, probabilmente colpa del gran caldo aggiuntosi alla fatica. L'ho lasciata ieri pomeriggio meglio, ma non ancora rimessa. Salus ab inimicis, dai crimini dei nemici, è proprio il caso di dire dopo gli eventi di Germania. Vedremo ora come Hitler spera di poter ristabilire iJ suo prestigio e soprattutto sottrarsi alla tutela militare. Ma per quanto faccia il suo prestigio è .scarso nel mondo e anche in Germania, dove debbono esistere ormai centinaia di candidati giustizieri ,tra gli amici degli scomparsi. Dicevo salute dagli avversari, perché l'intesa franco-inglese si è fatta e le cose debbono essere andate molto al di là di quanto noi non immaginassimo dopo gli scambi di missioni militari. Se almeno al Foreign Office si convincessero che è l'ora di non sorreggere più Mussolini come mezzo di contrattazione; gli inglesi sono empirici; un problema alla volta; ottenere dunque la rinuncia alle 35.000 tonnellate, poi si vedrà. Dall'Italia giungono voci di amnistia in grande per settembre, data della nascita di un erede presunto. Non credo assolutamente che Mussolinipossa disarmare, possa rinunciare alla istanza della sua legislazione e dei suoi metodi. Ma v'è chi ci vuol credere. Cosicché è prevedibile per allora una nuova crisetta nell'emigrazione. Caldara farà la rivista e Giannini fa da Parigi Il .Merlo che 5i vende liberamente in Italia. I1 caso Giamini è sconcio '. DoCarlo Rosselii. Alberto Giannini, ex direttore del Becco passò in seguito al servizio del regime fascista. 1
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Giallo, emigrato in Francia,
STURZO A MERKLEN ' (f. 20 A, C. 103)
Cher Monsieur l'abbé, c'est avec beaucoup de regrets que j'ai lu l'article de critique sur les discours de Mussolini, publié par La Croix le 15-16 de ce mois '. C'e n'est pas tant la place singulière qu'on lui a assignée, ni l'air de réclame qui lui donnait la photographie, que le ton d'admiration et le sens optimiste qu'on y relève. Tout cela contrjbue à falsifier la vérité autour du fascisme italien et de son chef, et à créer auprès des catholiques (dont beaucoup s'inclinent vers des systèmes autoritaires), une confusion qui fait déjà, et qui fera encore, beaucoup de mal à I'Eglise et à la religion. Quelques-uns sentent le besoin de faire passer Mussolini pour un autre Constantin ou Charlemagne, et très ignorants de la réalité des faits, et de ce que souffrent sans oser le dire les catholiques italiens et les hiérarchies ecclesiastiques, ils écrivent et parlent comme si ce qu'il désirent était déja la réalité en Italie. 11s ne comprennent pas qu'ils se paissent d'illusions. . Celui qui a écrit I'article de critique sur les discours de Mussolini est enthousiaste des fortes paroles de morale ... stoique, (car je ne l'appelle pas chrétienne) qu'il y a trouvées. Et il n e sait pas que les chefs fascistes en Italie sont connus pour I'accumuIation indue de richesses, la vie de luxe et de plaisir, la malversation de l'argent public - en Italie les cas Stavisky sous le fascisme ont été assez nombreux et surtout pour le mépris ... de la vie des autres et de la souffrance d'autrui.
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Dattiloscritto. Indirizzo del destinatario: « Lo Croix, 5 rue Bayard, Paris 8e ». Paul Merklen direttore de La Croix Cfr. B. MUSSOLINI,Scritti e Discorsi, Milano 1935, v. IX. Serge Alexandre Stavisky, ebreo di origine russa si stabilì in Francia nel 1898. Fondò nel 1931 il Credito municipale di Bayonne. Le irregolariti3 commesse dal Credito determinarono uno scandalo, sfruttato politicamente daiia destra. I1 9 gennaio 1934, Stavisky si uccise in uno chalet a Chamonix per non essere arrestato.
Le réserves que font les écrivains et les journalistes catholiques à I'étranger sur le fascisme, comme théorie et pratique, sont presque toujours en sourdine, comme pour I'acquit de leurs consciences; tandis que leurs éloges sont si fervents que le lecteur empressé ne s'apergoit pas des réserves, et se souviendra toujours des éloges. C'est ainsi qu'il s'est formé une opinion générale auprès des catholiques à l'étranger très favorable au fascisme italien et à son chef. Il y en a qui parlent meme d'une réalisation de l'état catholique, et qui ne veulent pas se souvenir des crises, (et ils ne sont pas peu nombreux), qui ont ensanglanté les mains de ce prétendu état catholique. O n cite le traité du Latran comme s'il était un don fait par le fascisme à 1'Eglise. Je crois que s'il faut parler de mérite en pareille matière, (et je n'en suis pas bien siìr), il devrait revenir à Pie XI qui a cédé sur la ligne des demandes de ses prédécesseurs, en meilleures conditions. Nous ne savons pas si, quand Mussolini n'y sera plus, (et un jour, t6t ou tard, il devra s'en aller), la position de 1'Eglise sera mejlleure ou pire qu'elle n'aurait été sans cet acte. En tout cas, il est triste de constater que beaucoup de catholiques à I'étranger pardonnent ses crimes à Mussolini, se récusent discuter ses fausses théories, et approuvent le concept antichrétien de I'état totalitaire italien, parce que c'est lui qui a signé le traité du Latran. Lundi prochain je serai à Paris; je m'y arreterai trois jours, et je descendrai à l'hotel de l'avenir, 65 rue Madame. Si vous .Q,--P--~ PCric! ~ retouf. Ur xiccje pnsserui vms vvir, aprtc tafi: d'années que nous nous sommes rencontrés. Agréez, cher Monsieur I'abbé, l'exyression de mes sentiments les plus dévoués.
ROSSELLI A STURZO (f. 80 A, C. 30) Parigi, 25 settembre 1934 Gent.mo Professore, mi spiacque molto non poterla vedere. Ma Lei parti proprio la stessa mattina in cui io arrivavo reduce da un weeck-end a Pontigny . Nulla di molto importante da segnalarle in merito alla situazione italiana. Tarchiani mi disse che lei giudicava 'prossima la crisi. Può darsi: ma per ora non la si vede all'orizzonte. Anche dal lato finanziario il periodo più acuto sembra superato. Non per nulla Jung e Beneduce, tanto corrotti quanto scaltri, lavorano a rattoppare. L'unico aspetto nuovo è un certo movimento intorno al fatto corporativo che delude i giovani. Ma sono piccoli sintomi. Tuttavia poi proseguiamo e anzi cerchiamo di intensificare il lavoro. I Nitti mi dissero che Lei desiderava sapere di dove avevamo tratta la fotografia del sacerdote che bacia la mano al duce: Si.trova nel numero unico sulle dittature pubblicato l'anno scorso da Vu. Noi non possiamo sorvolare su questi aspetti della vita italiana, che non sono episodici ma illuminano un processo lento ma fatale di conversione del fascismo in una reazione classica, di tipo autoritario-dinastico-cattolico. Proprio in questi giorni le riviste fasciste pubblicano fotografie di suore maestre che salutano romanamente Mussoiini. Mi rendo conto quanto dolorose certe manifestazioni debbono riuscirle. Ma la verità, la realtà innanzitutto. Perdoni la franchezza e accolga il mio saluto cordiale. Mia moglie desidera essere ricordata. Suo
AZNAR A STURZO l (f. 82 A, C. 2) Madrid, 5 de noviembre de 1934
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Sr. Don Luigi Sturzo, muy querido amigo: Acabo de recibir su amable carta y le contesto en espafiol, no solo porque para mi es mis ficil sino por que sé que Vd. puede traducirlo bien. Por su parte puede escribirme en italiano, si le es algo mis comodo, porque también yo lo traduzco suficientemente. Y lo primero que quiero decirle es que recibi su libro que he leido con provecho por la densidad de pensamiento '. Como todo lo suyo hace pensar al lector y abunda en sugestiones que nada tienen de vulgares. Le agradezco mucho e1 obsequio. Pero esta temporada he estado con preocupaciones muy serias, ademis de mis ocu~acioneshabituales. Primero fué la preparacion de la Semana social espafiola de este ano-yo soy presidente del Comité organizador de todas-y su celebracion en Zaragoza; al terminar estallo la revolucion. Estos dos hechos han sido para mi de tal volumen que le explicarin mi silencio. Lo que le prometi no fué un libro sino e1 prologo que he puesto a un libro social de Vizquez de Mella, e1 gran tribuno tradicionalista que muri6 hace unos afios y cuyos escritos se estin ahora publicando. Se ha hecho una pequefia tirada aparte y de ella le envio con esta fecha un ejemplar. Con 21 van otras dos conferencias que he dado y que son de reciente publicacion. .Nuestra revolucion ha sido una reproduccion frustrada de la revolucion rusa 3. La han hecho socialistas, comunistas y sindicalistas revolucionarios (sistema Sorel), de estos, no todos; una buena parte de éllos les han negado su colaboracion, porque ellos hi1 Dattiloscritto. .Carta intestata: G Gmpo de la Democracia Cristiana - Via Alberto Aguilera 9, Madrid D. Severino Aznar Envid, sociologo e uomo politico spagnolo, fu anche pubblicista e coiiaborò alla rivista La Pax Social. Si tratta dei lavoro di Stuno, Essai de sociologie. Si tratta delle insurrezioni che neil'ottobre del 1931 scoppiarono neila Catalogna e nelle Asturie.
cieron otra revolucion con 10s anarquistas y 10s socialistas, entonces en e1 poder, la reprimieron enérgicamente. Las tres fracciones convinieron en implantar la dictadura del proletariado y en 10s pueblos de sus provincias limitrofes que han estado en su poder la han implantado aunque matizindola de socialismo, de comunismo o de sindicalismo, segun la fraccion dominante en cada uno. Hacia aiios que estaban repartiéndose armas, pistolas, ametralladoras, fusiles y bombas, pero ademas en la sorpresa de 10s primeros dias se apoderaron de las dos mis importantes fibricas de armas del Estado, una de fusiles y otra de caiiones, en las que habia grandes depositos de armas y municiones. Region minera que es, tenia grandes almacenes de dinamita de que se apoderaron también. La dinamita y las bomdas de mano han sido las armas predilectas con las que 10s revolucionarios han ciestmido iglesias, bancos, cuarteles y barrios enteros. Se calcula que solo en esas dos provincias se habian alzado en armas unos 50.000 - hombres, entre ellos muchos médicos, maestros de esniela y funcionarios, obreros de la ciudad empleados de comercio y campesinos, pero la mayor parte mineros. Se calcula que hemos tenido aproximadamente 500 bajas entre muertos y heridos de la gendarmeria, artilleria, infanteria y otras tropas y que aproximadamente serin otras tantas las victimas de la poblacion civil. En cuanto a 10s revolucionarios, ninguna de las dos cifras que se dan merece mucho crédito. Unos dicen 1.500, otros 4.000; entre ambas cifras parece que est6 la verdadera. Las dos clases que rnis han sufrido son entre 10s militares, la gendarmeria; entre la poblacion civil, 10s sacerdotes, religiosos y serninaristas; entre 10s edificios, 10s templos y 10s cuarteles. Se han destruido caiies nuevas magnificas; en Oviedo la Universidad, e1 Liceo y una parte de la catedral gotica, especialmente una capilla que era e1 mejor relicario de Espaiia, que guardaba reliquias de la Pasion y de muchos Santos y 10s recuerdos rnis valiosos y auténticos de la Reconquista medioeval contra 10s arabes, que alli comenz6. Se han cometido actos de barbarie como 10s de Rusia, se han quemado vivos religiosos, pocos-se dice que han vio-
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lado mujeres y que se han encarnizado en la guardia civil y en 10s curas. Estaba preparado e1 alzamiento en toda Espafia, con armas abundantes, pero solo uno de sus colaboradores se alzò, Catalufia. Su Gobierno autonomo se declaro e1 mismo dia RepUblica independiente pero mientras asturianos y leoneses se han defendido con bravura 10s catalanes lo han hecho con una cobardia que forma contraste con sus preparativos y sus bravatas. Un genera1 con dos mi1 soldados 10s vencio en unas horas, y en una poblacion. de un millon de habitantes, Barcelona. Esta carta es larga ya para que se pueda hablar en ella de las causas de la revolucion, de la represion inmediata y de 10s remedios para evitar que se reproduzca. Lo que parere inquietar a Vd. es la actitud de 10s catolicos que a su juicio tienen « una actitud intransigente para e1 castigo de 10s culpables » y e1 que quieran dar a las leyes « caracter retroactivo ». No le negar6 que eri los primeros dias se oy6 en Espafia un alarido de indignacion rabiosa y que entonces todos 10s castigos, aun 10s mis crueles, hubieran parecido pequefios. Pero e1 Gobierno, con fino conocimiento de la psicologia popular ha diferido e1 castigo con pretextos que no son muy legales pero que facilitan la clemencia. No sé que para e1 castigo se acuda a la retroactividad de Ias leyes. Los catolicos no han pensado en eHo. Pero si desean, aunque creo que en vano, evitar que se reproduzcan 10s hechos, yendo a las causas inmediatas de la revolucion que han sido la prensa y e1 sindicato, la prensa excitando franca y libremente al odio, a la matanza y a la revolucion, e1 sindicato convirtiéndose en organizador de la revolucion y en pufial contra e1 Estado que 10s amparaba con sus leyes y 10s mimaba con sus privdegios y subsidios. Eso no puede seguir y mientras eso no se evite, Mosd que ha intervenido tanto en nuestra revolucion volveri a hacer nuevas tentativas. Llamari Vd. retroactividad en e1 castigo a las nuevas leyes que se preparan para e1 control de la prensa y del sindicato y para las sanciones duras las personas civiles armadas sin control del Poder Pfiblico? Creo que 10s pirrafos anteriores le darin una idea de nuestra lamentable revolucion, aunque no de sus causas mediatas y
hondas ni de 10s remedios enérgicss que contra ellas deberian emplear y que Vd adivinarii. Le ruego haga Uegar a su hermana la expresibn de nuestro afectuoso recuerdo y reciba Vd, e1 saludo m& cordial de su buen amigo y S. S.
RUSSO l A STURZO (f. 83 A, C. 16) [Parigi], 3 gennaio 1935 Caro Sturzo, scusa questa carta: sono fuori casa e profitto d'un ritaglio di tempo per scriverti. Penso, che non tarderai, forse, troppo a venire a Parigi: ti dirò allora meglio le mie impressioni sul convegno della nostra « Internazionale » di cui son tentato di narrare la morte in un articolo. Ero andato, come ti scrissi, col proposito di « osservare'» soltanto; ma ho dovuto riconoscere ancora una volta la mia debolezza: non son fatto per la passività. loepisodio:. il presidente, Champetier, dopo la lettura d'una relazione del segretario, in cui si magnificava un suo viaggio in Ispagna, costretto a dire quel che vi aveva visto (aveva avuto anche un colloquio, inutile, con Gil Robles e con Angelo Herrera) ha creduto bene coprire il vuoto del cervello, pregandomi di dire quel che avevo visto io, in un viaggio più recente. Impossibile dir di no. Rotto, così, il ghiaccio, i10 creduto poterne profittare in un intermezzo il giorno dopo (dalla prima seduta mi assentai dopo la mia breve conferenza) per spiegargli come convenisse, per ragioni d'onestà, farla finita con la menzogna d'un « Internazio1 Domenico Russo, corrispondente nel 1903 da Parigi del Momento di Torino e successivameiite degli altri giornali cattolici appartenenti al trust di Grosoii. Nel primo dopoguerra aderì al PPI. Dopo la morte di Ferrari si in. teressò dell' «internazionale Bianca P. I1 Comitato esecutivo delll« Internazionale bianca » si riunì a Parigi il 29 e 30 dicembre 1934.
nale di partiti democratici d'ispirazione cristiana », quando dei delegati presenti solo quelli francesi e belgi, senza parlar dell'Italia, potevano dichiararsi sinceramentr democratici. I presenti rappresentavano, difatti: il Lussemburgo, fiero di avere espulso dalla Camera l'unico deputato comunista; la Cecoslovacchia, orgogliosa d'avere oppressi due partiti e di governare a base di pieni poteri, preparando una restrizione delle facoltà del potere legislativo ecc.; gli olandesi, che tu conosci, come l'Austria, rappresentata dal simpatico Borgomastro Vice-Cancelliere; la Slovenia, il cui delegato non nascose i piani di conciliazione con la dittatura, abbozzati, dopo la morte di re Alessandro, da Korosec. Le cose stando così, io suggerivo al mio interlocutore di sostituire all'Internazionale menzognera, un'altra quella dei « Partiti politici d'ispirazione cristiana D, alla quale avrebbero potuto partecipare l'Azione popolare-agraria di Spagna, il partito conservatore-democratico svizzero ed anche, forse qualche altro gruppo francese (quello del Pernot) con certi gruppi protestanti. Nel seno d'un'organizzazione così fatta, i democratici avrebbero potuto agire come nucleo direttivo con la speranza di ricondurre quelle formazioni oggi sviate dietro la fata Morgana del ~or~orativismo o del para-fascismo, e tornare sulla strada maestia. Inutile dirti, che questo ragionamento è stato vano: Champetier non ha voluto permettermi nemmeno di esporre la mia proposta in seduta. Ed io mi sono astenuto dal farlo. Tra una relazioncella e l'altra dei presenti sullo stato del loro paese (le cose vanno magnificamente in Austria, secondo il Borgornastro) io ho tentato di far votare una mozione di sirnpatia pel nuovo « Partito Cristiano » della Sarre. E' stata la prova decisiva. E' mancato poco che, salvo Pezet, Francesi, Cechi ed Olandesi non mi accusassero d'essere un agente provocatore. Son partito, senza salutarli, persuaso, persuasissimo, che non c'è più nulla da fare. Dalla tua cartolina risultava, che tu avevi scritto al Simondet per spiegargli le ragioni della tua assenza: egli non ne ha fiatato. Farai bene, credo, a congedarti definitivamente e pubblicamente in nome del P.P.I. Cordialmente tuo
STURZO A ROSSELLI (f. 21 A, C. 70)
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London, february 7, 1935 Egregio Professore, non comprendo la ragione dell'attacco contro il Partito Popolare Italiano a proposito delle libertà d'insegnamento, contenuto nel numero del lofebbraio di Giustizia e Libertà. Che il Partito Popolare Italiano abbia mantenuto sempre la sua fede nella libertà (la sua insegna fu il motto Libertas dei comuni italiani), non credo che si possa dubitare. A parte ogni altra prova ne fanno fede i due dei nostri capi morti in esilio, Giuseppe Donati e Francesco Luigi Ferrari. Che poi i cattolici al potere sappiano rispettare la libertà d'insegnamento che hanno sempre invocata, la prova è data dal Belgio dove i cattolici da soli han governato per circa 40 anni al 1914, e poi sempre in maggioranza fino ad oggi. I n si lungo periodo mai la libertà d'insegnamento è stata da essi rinnegata o menomata: al contrario, sempre sostenuta e difesa. Non desidero fare polemiche, ma solo rigettare una ingiusta insinuazione. Distinti saluti
ROSSELLI A STURZO (f. 21 A, C. 57) Parigi, 14 febbraio 1935 Gentilissimo Professore, prima di rispondere alia sua lettera avrei voluto che il giornale avesse fatto cenno della protesta pervenuta (senza beninteso nominarla) per quanto era stato scritto in « Stampa l
Dattiloscritto. Lettera pubblicata in N.L., 111, pp. 130 sgg.
amica e nemica » sul Partito Popolare e la libertà di insegnamento l . Ma poiché sono costretto a rinviare al numero prossimo non voglio più oltre tardare a risponderle. Non contesto che in pratica vi siano democratici cristiani che difendono sinceramente la libertà di insegnamento; ma così facendo non possono che obbedire a un criterio di opportunità, non a un principio; giacché la Chiesa ha condannato come errore il principio della libertà di insegnamento. Come è possibile che questa condanna non abbia influenza su coloro che fanno del cattolicesimo la base della loro azione, e per. di più in una questione in cui la suscettibilità della Chiesa è grandissima? Le riconosco che l'esempio belga è abbastanza suadente (in pratica); per quanto sembra che proprio in questi ultimi mesi i democratici-cristiani belgi si siano mostrati molto spinti nella questione dell'insegnamento nelle discussioni intorno a un eventuale appoggio al piano De Man. Ma l'esempio austriaco? L'esempio spagnolo? E' un fatto che dove non si è verificata la rivoluzione democratica e laica i cattolici, anche i più democratici, non rinunciano a imporre alla scuola ufficiale carattere confessionale. Ma non voglio riaprire la discussione antica; piuttosto pregarla di mandarmi qualche elemento di fatto a suffragio della sua tesi, sia perché sarei ben lieto di farla presente ai lettori, sia perché non chiederei di meglio che di ricredermi sul punto in contestazione. La minaccia di guerra abissina sembra un poco allontanata. Ma è impossibile avanzare previsioni, anche per iI gioco delle opposte rivalità e gli incidenti possibili, tanto più possibili dopo la mobilitazione provocatrice. Accolga i miei saluti più cordiali.
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Cfr. Giustizia e Libertà del lo gennaio 1935.
STURZO A ROSSELLI (f. 21 A, C. 56) [Londra], 21 febbraio 1935 Egregio Professore, ricevo, con il ritardo di 6 giorni, la sua del 14 c.m. Grazie intanto. La mia del 7 c.m. fu scritta per essere pubblicata compresa la firma. Quando io con i miei amici abbiamo nel 18 gennaio 1919 pubblicato il programma del Partito Popolare, al numero I1 abbiamo scritto: « Libertà d'insegnamento in tutti i gradi. Riforma scolastica. Lotta contro l'analfabetismo. Educazione e cultura popolare. Diffusione dell'istruzione professionale D. Per quale ragione dubitare della nostra sincerità? E chi e quale cosa autorizza G. e L. a fare il processo alle intenzioni? Si ricorda Lei la polemica Donati-Turati sulla libertà d'insegnamento nell'estate del 1922? l. Era quello il punto difficile per un'eventuale intesa fra popolari e socialisti. Lei mi domanda delia Spagna e dellYAustria.Ma l'accusa era diretta ai popolari d'Italia. I cattolici di Austria e di Spagna che sono al governo non hanno affatto il programma dei popolari italiani. Del resto in Spagna si domanda quella libertà d'insegnamento che la Costituzione ha ristretto a danno dei cattolici. Potrei aggiungere che i cattolici di Francia sostengono la libertà d'insegnamento fin dai tempi di Montalembert; che in Olanda i cattolici insieme ai protestanti di destra hanno organizzato uno dei migliori sistemi di libertà scolastica. Nella mia lettera del 7 c.m. ho solo portato l'esempio belga, perché il più probante: là i cattolici sono stati da soli al potere quasi mezzo 1 Su questa polemica cfr. il Popolo Nuovo, 12 marzo 1922 e G. DONATI, op. cit., prefazione p. LXXXIV.
secolo; e avrebbero allora potuto sopprimere le scuole avverse (l'ipotesi di G. e L.) e non l'han mai fatto né pensato. La discussione dei cattolici belgi di oggi con i socialisti è più o meno la stessa di quella di Donati-Turati. Sono i socialisti che negano la parità nella libertà. Questi, i fatti. Ciascuno li può interpretare come crede, ma non mai negarli. Sono lieto che questa questione mi ha dato l'occasione di scriverle di nuovo. Spero essere a Parigi ai primi di marzo. Omaggi alla signora.
STRAGLIATI A STURZO l (f. 82 A, C. 82) Sannois, 20 avril 1935 Egregio Sig. Professore, La prego anzitutto di perdonarmi di non averla ringraziata del chéque che accompagnava la sua lettera di Natale, e di trovare qui i miei più sinceri ringraziamenti e cordiali auguri di buona Pasqua. Non avendo avuto da tanto tempo l'occasione di intrattenermi di persona con Lei, né prevedendo se e quando questa occasione si presenterà, il senso di rispetto e di sincerità che le debbo mi impone di farle una confessione: l'esame di quanto avviene oggi tanto nel campo politico che sociale, mi ha portato alla risoluzione di dare un addio al passato. I o sono convinto che tutto quanto i partiti democratici, cristiani o meno, tentano ancora di mettere in opera per porrare alla condizione dell'umanità un miglioramento efficace e duraturo è opera vana, senza domani. La democrazia è una parola cui la esperienza di questi ultirni vent'anni ha tolto ogni senso di realtà, la collaborazione di classe è un mito, la lotta di classe è una necessità. *
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Indirizzo del mittente: a 51 rue de Paris, Sannois (S. et O.) ».
Quindi la dittatura; non c'è una via intermedia. I1 suffragio universale è un sacrificio di più per addormentare le masse; il parlamento, i programmi, i piani di ricostruzione sono altrettanti cerotti che invece di guarire la piaga la rendono inguaribile. L'umanità soffre la fame per troppa produzione della terra. Si distruggono le derrate indispensabili all'esistenza deli'uomo, grano, caffé etc. Fin la piccola Olanda si permette di abbattere 200.000 vacche pregne (per fare colpo doppio). A Parigi (secondo bna dichiarazione dei medici, il 60% dei bambini che frequentano le scuole nei quartieri popolari, soffrono per insufficienza di nutrimento) la miseria è atroce; si buttano spietatamente sul lastrico i disocccpati che non possono pagare l'affitto, quandc la Prefettura dichiara che esistono 20.000 appartamenti abbandonati. Si cacciano fuori dalle frontiere, come tanti cani i poveri stranieri colpevoli d'avere un'altra patria. L'Europa è ancors in preda alle minaccie di guerra. I giornali borghesi e ben pensanti vanno a gara per incitare vieppiù l'odio fra i popoli; pagine intere sono consacrate a specchietti e tavole comparative dei differenti eserciti etc. etc. Grande e quotidiana orgia di fotografie di soldati alle manovre, di generali che aspettano la ripresa dei comandi. Gli industriali che sono anche i proprietari dei grandi giornali spingono i governi che sono i loro giocattoli, a riarmare rnaggiormente, a ridurre i salari degli operai che ancora lavorano, per meglio ingrassarsi e continuare a ingoiarsi senza vergogna dei benefici enormi; senza nessuna proporzione, quando le masse si muoiono di fame e di freddo. Al cvac della ditta « Citroen » si è trovato che fra i parassiti responsabili della déconfiture c'era il figlio di Millerand a 60.000 mensili e il figlio del gen. Weygand a 59.000 (al padre è stato in questi giorni attribuito il posto di Barthau alla compagnia di Suez). Questi fatti vennero rivelati con prove in pieno parlamento, ma chi ci bada? Sono cose senza importanza, sono l'espressione dei costumi della classe dirigente. I1 governo di Flandin, il più forte ipocrita e reazionario di tutti i, governi succedutisi al potere dopo la guerra, lascia liberi i l Nel 1934 a causa di una cattiva gestione finanziaria, C i t r e n perse la maggioranza delle azioni che furono acquistate da Michelin.
fascisti di assaltare, distruggere e massacrare, come in Italia, contentandosi di far condannare, dai giudici inamovibili ed integri, i poveri diavoli senza lavoro ed affamati che gridano: viva la pace e abbasso la guerra. Questo avviene in Francia democratica e repubblicana nata da11'89. Negli altri paesi è la stessa cosa, quando non è peggio. La parola dittatura è una parola brutta e dura agIi orecchi di chi ha creduto sinceramente al trionfo del mito democratico,.ma più brutto e duro è lo stato di soggezione e di morte a cui la dominazione bestiale dell'oro condanna l'umanità. Se l'umanità vuol vivere e progredire nel senso della giustizia deve guardare alla Russia dove il nuovo stato di cose ha abolito i privilegi di pochi gaudenti e portato un miglioramento in continuo progresso ad un immenso popolo che fra poco sarà alla testa del progresso reale. Se questa mia confessione le ha fatto dispiacere, mi perdoni, ma io non potevo più nasconderle questo mio nuovo stato d'animo. Rinnovandole i miei migliori ringraziamenti ed auguri. la prego di gradire i miei più cordiali saluti
APPUNTO D I STURZO (f. 82 A, C. 91) 13 giugno 1935 L'O [ sservatore] R [ ornano 1 dovrebbe almeno augurare la pacificazione fra i due popoli, e fare delle riserve sulla giustizia e moralità della guerra l. Il silenzio non può continuare. I cattolici non possono difendere il contegno dell'O[sservatore l R[ omano ] nella questione.
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Etiopica.
STRAGLIATI A STURZO l (f. 85 A, C. 52) Sannois, 19 giugno 1935 Caro Don Luigi, la ringrazio assai della sua del 31 U.S.e del ricordo che conserva per noi. Grazie delle preghiere che contraccambiamo sinceramente ricordando nel medesimo tempo i nostri amici che speriamo siano in situazione migliore della nostra. Nello stesso tempo le mando i più cordiali auguri per S. Luigi. Le accludo un articolo de LJIntransigeant di stasera. I1 Gallus non è altro che Pierre Latzarus servo devoto di Louis Dreyfus (padrone del1'Intran~i~eant) deputato sindaco di Cannes, ed uno dei più inumani affamatori del popolo francese nella sua qualità di padrone dei molini di Corbeil che contano fra i più potenti della Francia. Si dice che negli utirni quattro o cinque anni il Dreyfus ,abbia aumentato più di un miliardo comprando il grano su grandissima scala a 70 e 80 franchi il quintale e facendosi pagare il pane di cattiva qualità 2 franchi il chilo. Come vede, Mussolini è trattato da vero amico della Francia e il solo degno di andare a civilizzare l'Etiopia. Il guaio è che l'opinione del Latzarus è condivisa da tutta la grande stampa francese. Anche i radicali, se non appoggiano apertamente i preparativi di Mussolini, pure non li disapprovano, ciò dimostra che vedono nel patto di Roma la sola garanzia contro la Germania. Si dice apertamente dai giornali socialisti e comunisti che Laval abbia offerto all'Italia un miliardo per condurre le operazioni africane '. Dalla parte del governo nessuna smentita. Una certa ansia però ha pervaso gli animi dei nazionalisti francesi in seguito al nuovo flirt di Mussolini colla Germania, ansia alquanto calmata, in questi giorni a causa della cessata campagna giornalistica italiana contro la Francia. Indirizzo del mittente: « 51 me de Paris, Sannois (S. et O.)n. I1 7 gennaio 1935 furono firmati tra Laval e Mussolini gli accordi italofrancesi con cui si regolavano gli interessi delle due nazioni in ordirne ai problemi africani ed europei. l
Qui intanto i fascisti continuano la loro agitazione ed i loro attacchi con i bastoni, rasoi e rivoltelle. Riviste, provocazioni e spedizioni punitive tutti i giorni senza che il governo tenti di fermarli. I1 lunedì di pentecoste ad Algeri il colonnello La Rocque ha passato in rivista 19.000 « Croix de feu » l con 30 aeroplani, centinaia di auto e motociclette. Dopo un virulento discorso in cui ha detto che l'offensiva stava per scatenarsi irrevocabilmente è partito per Marsiglia di dove è rientrato a Parigi in compagnia del generale Desnais ministro deli'Aria nel suo stesso aeroplano. E' evidente che il governo lascia fare ed incoraggia. Tardieu rientrato a Parigi 19 giorni fa da una lunga permanenza a Mentone ha ripreso la sua attività fascista d'accordo con Doumergue e tutti gli altri assassini del 6 febbraio. Se le sinistre non vigilano e non combattono l'arroganza della reazione, si va al fascismo allo stesso modo con cui ci si andò in Italia. Ma non sembra proprio che il proletariato sia disposto a lasciarsi sacrificare. Finalmente si è concluso il fronte popolare antifascista che abbraccia i comrinisti, i socialisti S.F.I.O. e gli altri partiti di sinistra, compresa la frazione radicale Daladier. Alle uItime elezioni, i risultati sono stati ottimi. Parigi che per una ingiustizia potente del sistema elettorale imposto dai reazionari ha una maggioranza di eletti fascisti - contro una maggioranza d'elettori antifascisti - è stretta da una cintura rossa che va rafforzandosi di giorno in giorno. I1 card. Verdier che si proclamava soddisfatto d'aver potuto, coila costruzione di numerose chiese, arrestare la marea della rivoluzione nella banlieue rouge, deve certamente rimpiangere il cattivo impiego dei suoi quattrini; poiché alle ultime elezioni i voti dei rivoluzionari hanno aumentato di più di 50.000. E' perciò giusto di aggiungere che i comunisti ed i socialisti hanno cessato la stupida propaganda anticlericale di cui facevano il perno della loro agitazione. Ora non si interessano più di religione ed il fronte popolare si è costituito sul trinomio: libertà-democrazia, pane e pace. Così fu possibile vedere 250.000 dimostranti al muro dei federati per l'anniversario commemorativo della Comune, menl
Organizzazione francese di destra formata da ex combattenti.
tre, a detta della stessa stampa fascista, solo 1.000 furono le truppe fasciste che lo stesso giorno sfilarono minacciando davanti la strada di Giovanna d'Arco. leri i radicali del gruppo parlamentare si sono messi d'accordo per chiedere al governo il disarmo e la dissoluzione delle leghe armate. Ma sembra che Lava1 per isfuggire al dibattito parlamentare su tale argomento, sia deciso a mandare la camera in vacanza. Intanto le sinistre stanno organizzando in tutta la Francia delle manifestazioni per la soppressione delle leghe, facendosi un nuovo trampolino dell'interdizione della grande manifestazione nazionale a V. Hugo che doveva aver luogo domenica ancora al Pantheon. Grande malcontento, come si vede dall'articolo del Gallzls si sta manifestando contro l'Inghilterra che si traduce in un più aperto appoggio all'impresa di Mussolini in Africa, che trova per tal modo abbattute le ultime batriere, almeno apparenti, dell'opinione ufficiosa che reclamava un'azione davanti alla S.d.N. Da certuni si spera che gravi incidenti sorgeranno fra Inghilterra ed Italia. Crede Lei che così possa essere? Qual è l'opinione che prevale costì? Non finiranno i due ladroni per mettersi d'accordo per dividersi l'Abjssinia, sotto le benedizioni dei vescovi anglicani e cattolici? Così trionferà ancora una volta l'anticristianesimo dei popoli civilizzati da quasi 20 secoli di Vangelo. Veramente non c'è più nulla da aspettare dall'attuale civilizzazione che si è essa stessa condannata a morte. Scusi questo mio sfogo di rivoltato. Rinnovandole gli auguri, le presento i miei più cordiali saluti.
STURZO A ROSSELLI (f. 21 A, C. 13) [Londra], 23 giugno 1935
Personale
Le accludo una lettera per il direttore di Giustizia e Libertà l con preghiera di farla pubblicare integralmente. Suppongo che vi farete dei commenti, e certo non sarò io a domandarvi di essere discreti. Solo mi permetto suggerire che sarebbe più esatto e anche più interessante (soprattutto più esatto) non svalutare la citazione del Papa « contro le nazioni (stati) che vogliono le guerre » '. Dacché ho la penna in mano, mi permetto (dati i nostri rapporti perscnali) di Oirle il mio rincrescimento e anche la mia incomprensione per la vostra dichiarazione di anti-cattolicismo che, suona come antireligiosità. Comprendo che nel vostro gruppo di G. e L. vi possano essere degli areligiosi e degli anti-cattolici, ma non comprendo perché un gruppo di azione come G. e L. debba fare professione di anti-cattolicesimo. Secondo la vostra concezione dovrebbe prevalere in politica la libertà di coscienza e di culto. Limitatele come volete, ma libertà dovrebbe essere. Né credo che voi vi vogliate identificare né con la filosofia materialista, né con quella idealista ma lascerete ai vostri compagni e gli altri anche la libertà filosofica. In sostanza, preservati sopra un terreno politico, .potreste discutere i poteri politici della Chiesa, se ne ha (come fecero nel Risorgimento) e non credo che abbiate l'idea arrogante e insulsa di Hitler o degli hitleriani di creare una religione pagana di Stato, ovvero l'idea dei bolscevichi di fare una lega degli anti-Dio e dei senza Dio. Non sembra che sia opportuno riconsiderare il problema? l
Cfr. M. L,, 111, pp. 172-173.
Dissipa gentes guae bella volunt era una frase che il Papa aveva pronunciato neii'allocuzione natalizia del 24 dicembre 1934.
So che Salvemini è arrivato a Parigi. Gli dia i miei più cordiali saluti, e scrivendomi mi faccia conoscere il Suo attuale indirizzo. Mi ricordi alla sua signora, a cui presento gli omaggi e gli auguri più devoti e mi creda cordialmente.
ROSSELLI A STURZO ' (1. 21 A, C. 9 ) Parigi, 27 giugno 1935 Caro Professore, pubblichiamo oggi la sua lettera con un commento che certo non riuscirà gradito in Vaticano, ma che mi sembra difficilmente contestabile. Certo, nel nostro gruppo vi sono elementi nettamente anticattolici; ma questo non significa che essi intendano nell'avvenire non rispettare il principio della libertà di coscienza e di culto. Né nessuno di noi cova la melanconica idea di creare, come ella scrive, una religione pagana di stato, a meno che una posizione intransigente di difesa della libertà spirituale e di assoluta separazione tra Stato e Chiesa significhi creare una religione pagana. I l Papa e l'alto clero hanno assunto in questi anni delle responsabilità durissime, ancora aggravate dalla viltà dimostrata nel conflitto con I'Abissinia, e certo non possono illudersi che queste responsabilità possano essere obliate. D'altronde, la cura che l'Osservatore [Romano] mette nel rilevare ogni nostro accenno dimostra che le nostre critiche hanno bene qualche fondamento e che la coscienza di certuni laggiù a Roma è alquanto inquieta. Io sono certo che lei, nel suo foro interno non può disapprovarci interamente, anche se nella critica deve arrestarsi a una posizione strettamente politica. La ringrazio per l'invio degli articoli, che, come vede, mi interessano (anche troppo, dirà lei...). Particolarmente forte e no-
' Dattiloscritto.
bile mi è parso quello recente sul19Aubesul mito razziale e l'atteggiamento miope ed egoista delle chiese. Salvemini sta benissimo. Abita 14, Avenue des Pavillons, Villa des Ternes, Parigi (17). Perdoni la fretta con la quale le rispondo, ma sto per partire per Evian dove mi tratterrò tre o quattro giorni con Marion. Sta meglio, ma la convalescenza è lenta. Le sarei molto grato se potesse darmi qualche particolare sulla conversazione Eden-Mussolini l. Forse via Steed si potrebbe sapere qualche cosa. Vedrà la nostra opinione nel breve articolo di fondo. La posizione inglese mi pare gravemente compromessa. Cordiali saluti, suo P.S. Avrà notato come ci siamo pronunciati nei riguardi della massoneria. La deviazione dell'Osseruatore [Romano l non ha funzionato.
STURZO A ROSSELLI (f. 21 A, C. 8) [Londra], 30 giugno 1935 Personale Un'altra lettera per Giustizia e Libertàz. Mi sono limitato al mio fatto personale, rettificando alcune affermazioni di Magrini3 (che non mi deve conoscere) e a1 ricordo del discorso del card. Ferrari. I o conchiudo per la libertà di apprezzamento e di condotta civica in materia di guerre nazionali o coloniali. L'interferenza 1 I1 2425 giugno 1935, Eden, ministro senza portafogli nel gabinetto Baldwin ed incaricato degli affari deiia S.d.N., aveva fatto un viaggio a Roma per tentare di comporre il nascente conflitto con YEtiopia, promettendo concessioni territoriali ed economiche. I1 tentativo falli, come non fu accettata dal regime fascista la proposta franco-inglese di affidare aii'Italia lo sviluppo economico deii'Etiopia (Parigi 16-18 agosto 1935). * Cfr. M. L., 111, pp. 173-174. Pseudonimo di Aldo Garosci.
positiva e politica della Chiesa in tale materia di oggi non è desiderabile né per la Chiesa. né per lo Stato. Voi a G. e L. fate tutte e due le figure quella di anticlericali e quella di ... clericali. E' una strana posizione la vostra. Di fronte alla quale la mia è molto più moderna. Altro appunto che fo alle vostre polemiche è quello di non distinguere i periodi storici; e quindi di unire alla stessa critica fatti antichi e moderni. Per un momento il vostro obiettivo sembra l'attuale politica Vaticana, e poi invece prende in pieno !a Chiesa come entità storica e religiosa. Per quanto voi non distinguete mai le due correnti ortodosse che sono sempre viventi dentro la Chiesa cattolica. Per una spostatizzazione [sic! ] antistorica, voi mettete di fronte, come due entità impermeabili la Chiesa e il pensiero moderno, e chi ha torto è sempre la Chiesa. Una domanda: che cosa vuol dire "una posizione intransigente di difesa della libertà spirituale"? I n materia di libertà di coscienza e di culto ammettete il regime vigente negli Stati Uniti? o quello vigente in Inghilterra? oppure volete un interventismo statale? e dentro quali limiti? Ecco il problema. Spero che queste mie non le riusciranno sgradite, in quel caso; sarà meglio metter punto. Gradisca [P.S.] Auguri per la signora.
SALVEMINI A STURZO ' (f. 82 A, C. 70) Paris, 5 luglio 1935 Caro Don Sturzo, purtroppo io debbo lasciare Parigi il 25 o 26 luglio, ed andare in giro fino al 6 agosto. Ma la mattina del 6 agosto sarò al Gran Pin e vi resterò fino al 26 agosto. Spero ci sia possibile l
Indirizzo del mittente: « 14 av. des Paviiions, Paris XVIIC n.
combinare un incontro. Mi par che Ella vada a Hyères, e questo posto non dev'essere lontano dal Grand Pin. Grazie dei due articoli. A me par difficile che Mussolini eviti la guerra, dato che il Negus non intende cedere. Bisognerebbe gli dessero qualcosa di più di quanto gli ha offerto Eden. Ma la offerta avverrebbe sempre sulla pelle del Negus, che non ha molta fede. Ad ogni modo, anche se la guerra non awerrà, l'alto clero italiano si è assunta una grande responsabilità precipitandosi a distribuire benedizioni con tanta generosità, e il Vaticano ha assunto una grande responsabilità lasciando libera carriera a quelle dimostrazioni. Certo non bisogna confondere il Vaticano e l'alto clero con la Chiesa cattolica, della quale fanno parte anche i contadini che della guerra coll'Abissinia non vogliono saperne. Ma posta questa situazione, bisogna dire ad ognuno il suo, cioè al Vaticano e all' alto clero quello che loro spetta. Coi migliori saluti mi creda sempre suo aff.mo
WATKIN A STURZO ' (f. 47 A, C. 11) St. Mary's Sheringham, July 19, 1935 Dear Don Luigi, many thanks for the two enclosures you so kindly sent me. The life of Arthur Leclère raises a difficulty I always feel about the suffering "victim" of illness. That God enables men to overcome and utilise disease: concedo. That He actually sends disease as something good and acceptable: nego. For I notice that the Liturgy constantly prays for bodily health also that Jesus was never il1 and on one occasion ascribed a disease not like Leclère to God but to Satan. l
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Dattiloscritto.
I wish the Pope would condemn the obviously unjust war in preparation against Abyssinia, obviously unjust because whereas Abyssinia has accepted the arbitration of the League and promised to abide by its decision, Mussolini has refused to do so. When the conditions laid down by theologians as making a war just are as here openly and avowedy broken - to take part in a war is plain murder. To say that the party to the dispute who refiises peaceful settlement can nevertheless take the responsibility from the Italian soldier seems to me absurd - to reduce the distinction between just and unjust war to a farce. I did not quite understand what you meant about a review of your brother's book. Did you want me to review it for the Dublin or the Catholic Herald? I£ anything waa said about it. I must confess with many apologies that. I had forgotten. I have been away on a holiday and it may have escaped my very bad memory. If you wish I will review it at once for the Dublin or the Herald. But I doubt whether the Herald would accept the review of a book accessible only in Italian. I could however enquire. Please forgive me if I have forgotten. I was delighted with your Dublin article on the Totalitarian State. I am convinced. that the totalitarian state is the most dangerous peri1 at present facing mankind. Are Miss Marshall and Barbara still at Boidighera? I wrote to Barbara at the address you sent me. Yrs. V. sincerely
STURZO
A P. BOZZETTI '
(f. '85 A,
C.
4) [Londra], 24 luglio 1935
Purtroppo non mi è stato possibile venire a trovarla, come speravo e come avevo telefonato: sono stato troppo preso dal lavoro e anche non sono stato molto bene. Venerdì partirò per le mie vacanze. l
Padrc Bozzetti, superiore generale dei rosminiani in Irlanda.
La prego di scusarmi e di pregare e far pregare per me che ne ho bisogno. Avrei voluto parlarle della impressione penosissima che si ha presso non poche persone dell'atteggiamento dei cattolici e del clero italiano di adesione ad una probabile guerra dell'Italia fascista al1'Abissinia. E' un'aggressione premeditata e voluta; una guerra ingiusta, secondo il buon senso e secondo la nostra teologia morale; la quale per una -guerra giusta esige una causa proporzionata e la necessità: in questa mancano la causalità, la proporzionalità, e la necessità. Per di più si violano quattro trattati, che per Mussolini sono peggio di pezzi di carta. In queste condizioni com'è possibile che cappellani militari e anche vescovi esaltino la guerra e incoraggino ad essa nei loro discorsi infuocati, in occasione della benedizione delle truppe? L'Osservatore Romano evita questa cronaca incresciosa, ma iI suo silenzio per tutta la questione, non può essere bece interpretato. Se al momento di una flagrante violazione della legge morale fatta a nome di una nazione si sta muti, la teologia morale resta una vana esortazione di studenti e di seminaristi. Lo so che si dice che questo contegno è dettato dalla necessità di evitare una ripercussione anticlericale nel paese. Ma per evitare questa spada di Damocle da 13 anni ad oggi si sono fatte ben importanti concessioni; le quali serviranno, come in questo caso, a ferire l'ordine morale. Io prego tanto il vostro venerato fondatore ogni giorno che mi conceda di vedere l'Italia ritornata libera, senza la tirannia fascista. Lo prego anche per la conversione di un mio amico, e per la conversione di un professore che io non conosco personalmente ma che apprezzo e stimo per diverse ragioni. Come lo vorrei vedere sugli altari il vostro Antonio Rosmini; mi darà il Signore questa consolazione prima di morire? Gradisca, Rev.mo Padre Generale, i miei sensi di profonda stima e i miei omaggi devoti.
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TOLÉDANO A STURZO ' (f. 85 A, C. 35) Cher Monsieur 17Abbé, Je suis toujours très heureux de voir que mes articles retiennent l'attention, surtout lorsque cette attention est celle d'une personalité telle que vous. Et les critiques sont toujours à un auteur plus profitables que le simple acquiescement que représente toute absence de réaction. C'est vous dire combien votre lettre m'a intéressé. Je crois cependant que votre critique ne porte pas (vous voyez que je suis aussi franc que vous). Vous me reprochez en effet d' "avoir manqué à mon caractère de catholique pour n'avoir pas fait un clair reproche à Mussolini d'etre pret à violer les traités de 1926 [sicl, de 1928, le pacte de la S.d.N. et le pacte Briand-Kellogg" '. Comment pourrais-je faire à Mussolini un reproche de tendance, tant qu'il n'a pas entamé les hostilités, donc tant qu'il n'a pas effectivement uiolé les traités en question? Du reste, je ne sache pas que l'organe officiel du Vatican, 1' "Osservatore Romano", ait infligé a ~ u s s o l i n ile blame que vous souhaiteriez que je lui inflige. Dois-je &tre plus catholique que le Vatican? Je suis tout-à-fait d'accord avec vous sur le point que si la France et I'Angleterre, pays "repus" et qui n'avaient guère besoin de nouvelles colonies, alors que 1'Italie étouffe dans sa petite presqu'ile peuplée de 43.240.000 àmes - recensement du 30 juin dernier - ont péché en la matière, ce n'est pas une raison pour absoudre 1'Italie; mais alors je vais plus loin que vous. Comme il n'y a pas prescription en matière de moralité internationale, l Dattiioscritto. In alto il mittente annota: « Adresse de vacances: Désert de Retz, Chambourcy, (S. et O.) ». Nel 1906, Inghilterra, Francia ed Italia concIusero un accordo per Yintegrità dell'Etiopia e la delimitazione delle sfere d'influenza. Nel 1928 fu firmato un trattato di amicizia e cooperazione iial~tiopico.I1 patto della S.d.N., a cui la lettera fa riferimento, non ammetteva la violazione della integrità nazionale di uno Stato associato. Col patto Kellog-Briand del 27 agosto 1928, ai rinunciava al ricorso della guerra per dirimere le questioni internazionali.
je demande, si toute expansion est refusée à l'Italie, que la France et 1'Angleterre abandonnent leurs colonies, protectorats et pays sous-mandat, et que le Japon rende la Mandchourie à la Chine. Permettez-moi d'ajouter que les traités dont vous parlez sont des traités politiques, qui répondent à des situations politiques - le besoin pour la France et 1'Angleterre de s'assurer, par des mesures conservatrices, la jouissance des biens acquis mon expérience de cinq ans et demi de services au Secrétariat de la Société des Nations me permet de dire que les préoccupations de moralité internationale n'obsèdent pas les dirigeants politiques de la France ou de 1'Angleterre - et qu'écrivant dans une revue qui s'appelle Politique, je ne prétendais pas me placer sur le plan catholique en des matières qui, si je ne me trompe, sont appelées par 1'Eglise "indifférentes". Lorsque le Pape prendra position contre la politique africaine de Mussolini, je suivrai ses directives. Jusqu'à ce moment-là, je ne crois pas faire oeuvre de mauvais catholique en expliquant sur le plan politique les événements actuels. Veuillez excuser la longueur de cette lettre, et agréer, cher Monsieur I'Abbé, l'expression de mes sentiments d'adrniration et de respect.
STURZO A WATKIN ' (f. 47 A, C. 9) [Londra], July 25, 1935 Caro Amico, ricordo che, quando Lei venne da me con il Dr. Crespi, (avendo io visto una sua recensione sul libro di Gilson pubblicata dal Carholic Herald) la pregai di farne una sul libretto di mio fratello sull'Orazione; e mi sembrò che Lei mi avesse risposto di si. Dattiloscritto. Indirizzo del mittente: « 32 Chepstow Villas, London W 11 ». Risposta alla lettera del 19 luglio 1935 (cfr. doc. 193).
A me piace più vederne una notice sulla Dublin Review, se possibile; in ogni caso credo che valga Ia pena richiamare l'attenzione dei cattolici su questo libro, che tradotto in inglese potrebbe fare del bene. Prego il Signore ogni giorno e più volte al giorno perché allontani la guerra fra l'Italia e 1'Abissinia e anche perché il Papa faccia sentire la sua voce più chiaramente. Vero è che di recente credo in marzo, ripeté per la seconda volta il versetto del salmo 67, "dissipa gentes quae bella uolunt". Ma una più chiara invocazione alla pace, con indicazioni del caso concreto, sarebbe un sollievo per noi poveri cattolici, specialmente per i cattolici italiani. Non crede Lei che si dovrebbe promuovere una petizione di cattolici inglesi al Papa, perché intervenga a favore della pace fra l'Italia e I'Abissinia? Dopo il passo fatto dal primate anglicano per l'azione della Società delle Nazioni, la voce del Papa è più desiderata che mai. Le scriverò altra volta sul problema delle "victims of illness". Ora sono per partire per le mie vacanze, domani spero essere a Bruxelles. Cordialmente
197. ,
BOZZETTI A 'STURZO l (f. 85 A, C. 5 ) Omeath, lo agosto 1935
M. Reverendo Signore, ho ricevuto qui in Irlanda la Sua lettera del 24 luglio '. Mi rincresce che le circostanze abbiamo impedito la Sua visita. L'argomento su cui Ella voleva intrattenermi non è piacevole, ma mi sarebbe stato ugualmente caro di darle il conforto di uno sfogo. Comprendo bene che cosa deve passare nel suo animo dopo le vicende di questo ultimo decennio. 'Indirizzo del mittente: « St. Michael's, Omeath, Co. Louth ». Cfr. doc. 194.
Devo però d i r l e che riguardo all'atteggiamento del cIero d a partenza delle truppe'non risulta che i discorsi dei cappellani e tanto meno dei vescovi siano, di solito, infocate esaltazioni della guerra. Credo che in qualunque paese si parlerebbe come si fa adesso in Italia con dei soldati: si cerca di infondere coraggio per una vita di sacrificio e si indica loro un ideale che li aiuti ad accettare un sacrificio inevitabile e a far di necessità virtù. Sarebbe possibile, sarebbe un vero bene ventilare davanti a loro la questione se la guerra che sono chiamati a combattere è giusta o ingiusta? Ma mi dirà: ma in questo caso c'è l'evidenza che essa è ingiusta. Ora io non accetto questa evidenza, e credo che altri la pensino come me. Qui si dovrebbe entrare in una discussione troppo lunga. Mi duole il d i r l e questo, perché capisco che ne sentirà dispiacere, ma non potevo tacerlo senza mancare di sincerità verso di Lei e di lealtà verso quei confratelli italiani che qui vengono giudicati severamente, a quanto Ella mi dice nella sua lettera, quasiché agiscano contro coscienza. H o detto qui, intendendo l'Inghilterra. Io ho sempre ammirato e ammiro questo grande paese. Ma quali tristi riflessioni mi suggerisce i1 mio breve soggiorno in Irlanda! Sono qui ai confini dell'ulster separato dal resto dell'Irlanda con una potente ingiustizia che perpetua l'atroce violenza con cui l'Inghilterra soffocò per tre secoli questo nobile popolo cristiano, che in intima spirituale civiltà non è né fu mai inferiore, certamente, ai suoi spogliatori. E ancora adesso, con la protezione della liberale Inghilterra, a cui fa comodo tener divisa l'Irlanda (divide et impera) si riapre ogni 12 luglio una ferita che da un secolo almeno dovrebbe essere chiusa. E questa è l'Inghilterra che tanto s'intenerisce per 17Abissinia,da Lei stessa dichiarata non degna di sedere alla pari con le nazioni civili, e di cui sa che in questi ultimi dieci anni è rimasta quel che era. Credo che ai Suoi amici inglesi che si scandalizzano dei cattolici italiani può benissimo rispondere che farebbero bene a cominciare con lo scandalizzarsi di se stessi. Per il resto, Ella ha ben ragione che bisogna pregare molto perché venga il regno di Dio, e la sua giustizia. Noi siamo ancora in mezzo alla grande crisi in cui è entrato il mondo civile con la
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fine del Medio Evo e con la rivoluzione protestante. Tutti i regimi moderni, nessuno escluso, sono impregnati di principii contrarii alla pace di Cristo, alla pace della Chiesa. I governi liberali, sono liberali sino a un certo punto, compresa l'Inghilterra, che è la più schiettamente liberale. La società delle Nazioni è un terribile blzlff, in cui le nazioni proletarie sono ammesse per far l'interesse delle nazioni capitaliste. Qual meraviglia che il mondo non sia in pace? I1 torto è di tutti. Le chiedo scusa di essermi awiato a una geremiade che tronco senz'altro. Io avrei voluto dirle parole di conforto, e mi dispiace di esser caduto invece in un discorso così triste. Le pagine di Rosmini sulla Divina Prowidenza mi hanno sempre aiutato a non cadere in un desolante pessimismo di fronte agli avvenimenti terreni. Io ho, per la grazia di Cristo, fede in Dio e fede nell'avvenire. Verrà tempo in cui gli uomini comprenderanno dove e in che cosa stà la vera libertà, individuale e sociale. Pregherò volentieri per le Sue intenzioni. Mi creda suo dev.mo
STURZO A TOLÉDANO ' (f. 45 A, C. 65) [Toulon], le 7 aout 1935 Cher Monsieur , votre réponse, courtoise et ferme en meme temps, me donne le motif d'une réplique, non pas par amour des polémiques, mais pour mieux préciser ma pensée. 1) Si je n'ai pas mal compris, vous seriez pret à maintenir en pratique la séparation que I'on fait couramrnent en théorie entre la morale et la politique. I1 est bien juste qu'en analysant la nature speciale et le caractère propre à chaque domaine, on regarde la politique et la mo-
' Dattiloscritto. Indirizzo del mittente: « Prieuré Lamalgue, Le Mouriiion, Toulon ». Indirizzo del destinatario: « Désert de Retz, Chambourcy (S. et O.). Risposta alla lettera del 24 luglio 1935 (cfr. doc. 195).
rale conlme distinctes. Mais et en rhéorie, et en pratique, toute analyse exige nécessairement une synthèse. D'après la théologie morale la plus saine, au concret il n'existe pas d'actions indifférentes; celles-ci sont ou bonnes ou mauvaises, ou morales ou irnmorales. Celles que nous appellons les actions indifférentes sont telles seulement à l'abstrait, par voie d'analyse jamais au concret. Dans la synthèse humaine, (théorique et pratique), les jugements politiques ne peuvent jamais se dissocier de l'appréciation morale; les actes politiques impliquent toujours une valeur morale; eux aussi sont ou bons ou mauvais, ou moraux ou immoraux, mais jamais indifférents. S'il n'en était pas ainsi, pour quelle raison blamerait-on l'Allemagne de 1914, quand elle a attaqué la France et violé la neutralité de la Belgique? La phrase chiffon de papier se trouverait justifiée per la nature politique de sa portée, (abstraction faite de la morale); il serait de meme pour l'autre: la necessité ne connait pas de loi. 2) Vous dites que Mussolini n'a pas encore violé de traités. Mais vous ne pouvez pas nier que la violation intentionelle se révèle de ses discours, articles et entrevues, de I'envoi en masse de troupes et du propos bien évident de vouloir un pouvoir politique en Abyssinie meme au prix de la force armée. Tout cela comporte la violation juridique des traités dans les termes du Pacte,' car celui-ci n'admet pas la menace de violation de l'integrité territoriale d'un Etat associé. Du reste, quant aux traités, que vous appellez, en bloc, des traités politiques, ceux-ci se 6asent sur le lien éthique du Droit des Gens: "pacta sunt servandaJJ,une obbligation non seulement chrétienne mais fondée sur la conscience de l'humanité. La France, (et d'autres pays aussi), a protesté contre la violation de la V partie du Traité de Versailles de la part de Hitler d'un traité qu'on n'a pas discuté avec 1'Allemagne et qu'on lui a imposé unilatéralement. Alors, que faut-il dire des traités volontairement stipulés, en bonne foi réciproque? Le Pacte Kellog n'est pas strictement politique, mais ethico-juridique; il constitue une base de morale internationale de premier ordre. Est-ce pour nous catholiques de le rabaisser et de le réduire à une comédie, voire une
farce? Le Pacte de 1918 entre 1'Italie et I'Abyssinie impose le méthode de conciliatioil et d'arbitrage. Pourquoi le restreindre à l'incident de Val-Val, sans meme déterminer si cette région se trouve ou non en Abyssinie? Vous savez que meme les cartes italiennes mettent Val-Va1 à 100 kilométres de la frontière de la Somalie. Ne vous semble-t-ilpas la question du loup et de l'agneau? 3) Mais vous me dites: le Pape n'a pas parlé. Je crois que vous ne vous rappeliez pas que le Pape a deux fois cité avec force le verset du Psaume 67: dissipa gentes quae bella uolunt. Dans ce verset la réferencé à 1'Ethiopie est claire des paroles: "Ethiopia praeveniet manus eius Deo". Les journaux francais ont dit que le Pape voulait faire allusion à I'Allemagne, mais les paroles citées sont au pluriel: gentes, et bella: non au singulier. L'autre dimanche, (le 28 juillet), il a fait allusion à la ,guerre possible, et il "a fait des voeux" pour la paix du Christ dans la "vérité, la justice et la charité". Aucun catholique ne pourra penser que Mussolini, en faisant la guerre à I'Abyssinie, apporterait la paix du Christ dans la vérité, la justice et la charité. Si le Pape ne l'a pas cru opportun de dire davantage, cela ne diminue pas notre devoir à nous en tant que journalistes catholiques de défendre les théses morales de la verité, la justice et la charité, et de poursuivre l'oeuvre de paix, chacun dans son propre champ. 4) Finalement, vous posez un dilemme qui ne me semble pas trés exact: ou bien il faut permettre l'expansion de 171talie,ou bien la Fiance et les autres pays devraient abandonner leurs colonies, puisque, vous dites, "il n'y a pas prescription en rnatière de moralité internationale" . Je me permets d'observer: a) Quant au pouvoir établi, il existe une prescription, et ies moralistes sont d'accord là-dessus, meme si te1 pouvoir snjt à son origine le résultat d'une usurpation ou de la violence; et cela pour le bien et l'ordre collectifs. b) Toute possession coloniale doit tendre à l'élévation des sujets jusqu'à l'autonomie ou concédée ou revendiquée. (Voir les Etats Unis, I'Amérique Latine, les Dominions, les Indes, etc.). C) Les gouvernements actuels de la France et ailleurs ne sont pas moralement responsables des guerres du passé, mais seule-
ment des guerres qu'ils promeuvent eux memes. Pourtznt si des violations ctu droit personnel existent aujourd'hui il faudrait les réparer . 5) Enfin, quant à la nécessité pour 1'Italie d'avoir des colonies, quoique je ne la nie pas en voie générale, comme je ne la nie pas pour 1'Allemagne ou pour le Japon, en voie de fait je dois ajouter : a) Qu'en Lybie, d'après les affirmations du Ministère des Colonies; il y a place pour 300,000 colons; actuellement il n'y en a que 12,000. Il y manque de capitaux et d'organisation. b) Que dans le midi, en Sicilie, et dans une partie du Centre, il se trouve tant de latifonds à coloniser, qui pourraient absorber autre 300,000 colons. Il y manque de capitaux. C ) Que pour l'entreprise militaire en Abyssinie il faudrait au moins de 8 à 10 miliards et plus de 5 miliards pour chemins de fer, routes, ponts, maisons de colons, afin de coloniser la zone de 1500 i 3000 d'hzuteur. Cornbien de colons pensez-vous pourraient y aller dans dix ans? A mon avis, pas plus de 20.000. Veuillez agrèer, Monsieur, mes sentiments tout dévoués,
SFORZA A STURZO (f. 85 A, C. 25)
Le Grand Pin, 3 settembre [l9351 Caro Amico, grazie della Sua. Fu per noi una gioia di vederla un po', se non quanto avremmo desiderato. Prato è partito per l'Assemblea. Chi si annunzia di ritorno daU'Italia è Joel: se ci dice qualcosa di nuovo glielo farò sapere. L'affare di Rickett mi fece subito pensare ai patrioti di Mossul che Londra si assicurò facendo minacciare dal povero Mussolini la guerra alla Turchia. Ma quanti in Italia faranno il parall
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A. Prato, antifascista, fu collaboratore de L I Corriere degli Italiani.
lelo? Purtroppo le classi di prima, la borghesia presuntuosa e nazionalista si compiacciono contemporaneamente in due stati d'animo sol apparentemente contraddittori: la mania delle grandezze e la mania della persecuzione. Se veramente in Italia si aprisse già gli occhi, se si vedesse con quale leggerezza l'impresa (qual si sia il suo valore) è organizzata, mi pare che il Papa si sarebbe permesso un linguaggio più esplicito. Contorto come è stato esso è certo spiaciuto altamente al regime. Ma bisogna pigliare gli uomini come sono. .. Se ha tempo e se ha informazioni utili mi scriva da Parigi; mi farà gran piacere. Suo [P.S.] Personalità tedesche serie mi assicurano che il rnalumore contro il nazismo diventa minaccioso in Germania: quale onta per noi. se là si sbarazzassero dell'atroce commedia prima di noi ...
WATKIN A STURZO (f. 47 A, C. 12) St. Mary's Sheringham, October 15, 1935 Dear Don Luigi, thank you so much for so kindly sending me Politique. I greatly enjoyed your article on Blondel's book. I t has helped me to understand him. I have read his first volume and found it very difficult. The position about Italy and Abyssinia is terrible. On the one hand it would be a fearful thing were war to break out between England and Italy, on the other hand it would be pitiable to let Abyssinia be seized in such flagrant violation of right. I wish I could believe that any econornic sanctions likely to be applied wdl compel Mussolini to make peace. But I fear they will not. If only the Pope had spoken out against a war denionstrably unjust by the accepted standards laid down by Vittoria and others. If this war is not iinjust and therefore murder, what
war is? If o d y your party were ruling Italy now. You will see my review of your brother's book in the current number o£ the Dublin. I t is a most wonderful book, though on some matters I could not quite accept his point o£ view. Please give my love to Barbara and tell her how very interested I was in her article in the .C[atholic] Herald. But if England did - as she suggests originally put Mussolini into Abyssinia - our conduct is dispicable - far worse even than the Duce's. I do hope she is mistaken. But what governnlent can one trust? Please also give my kindest remembrances to Miss Marshall. Yrs. V. Sincerely
SALVEMINI A STURZO ' (f. 47 A, C. 29) New York, 13 novembre 1935 Caro Don Sturzo, grazie dei suoi articoli. Li leggo con grande interesse, e vi trovo spesso notizie storiche interessanti. Per esempio il suo colloquio coi cardinale Gasparri. Ma perché Ella non scrive le sue memorie? Avrebbero un grande valore storico. Mi .propongo di scrivere un articolo sul Vaticano (non la Chiesa Cattolica) e la guerra abissina. H o raccolto tutti i sei discorsi belligeri dei vescovi italiani, e sto seguendo con cura 1'0sservatore [Romano] e la Civiltà [Cattolica]. Naturalmente comincerò con l'esporre la dottrina cattolica, e il suo articolo mi sarà prezioso, sebbene l'ottimo père de la Brière abbia ridotto !a dottrina cattolica a un tal stato di elasticità che ci entrerebbe dentro tutto, meno una guerra ... alla Francia. Se Ella ha materiali che possono illuminarmi mi farà uri gran regalo a mandarmeli. Le cose in Africa vanno alla malora per tutti. Indirizzo del mittente: « 32 West, 24 street, New York n.
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Non mai la polemica del Foreign Office fu più ipocrita, più malvagia e più malefica. Sir Samuel Hoare sta applicando all'Africa orientale la politica del balance of power. E noi possiamo ormai deciderci definitivamente a morire esuli. Mille buoni saluti
STURZO A SALVEMINI (f. 74 A, C. 28)
13 dicembre 1935 Caro Professore, le spedisco un articolo dell'Illustrazione Vaticana perché eccezionale nel coro che i giornali cattolici italiani han fatto attorno al Duce. La Civiltà Cattolica fu costretta a scrivere che il suo articolo non era ufficioso né ispirato dall'alto (Vaticano). A proposito del mio articolo del febbraio scorso l, le debbo dire che caddi in equivoco quando attribuii a S. Tommaso la condizione di necessità della guerra: nel testo di S. Tommaso non c'è, oggi gli esegeti filo-fascisti tacevano questa condizione rifacendosi al testo di S. Tommaso. Ma a parte che c'è nello spirito della mistica tomista si trova esplicitamente in Victoria e Suarez, e prima di tutto in ordine di luogo nel Decreto di Graziano (Causa XXXIII) Pacem habere voluntatis, bellum autem debet esse necessitatis, ut libeset Deus a necessitate et conseruet pacem. Inoltre teologi antichi e moderni aggiungono come altra condizione che ogni mezzo pacifico sia stato messo in opera. Nel mio libro The Intern[ationall Community and the Right of War (Richard Smith Inc. New York) c'è un capitolo ad hoc. Le mando altri articoli. Le ho fatto spedire il mio nuovo libro Essai de Sociologie. Dopo il tradimento di Samuel Hoare, d.'accordo con Laval, che fin da gennaio scorso ha fatto il compare a Mussolini, il gol
Cfr. M. L., 111, pp. 124-126.
verno di Londra non sa come uscirne l. Qui l'opinione pubblica è eccitatissima. Se i piccoli stati sapranno a Ginevra mostrare coraggio e fermezza, la Società delle Nazioni supererà la guerra; altrimenti si cadrà in un compromesso tale, che liquiderà il resto di ideali di morale internazionale che han creato il mito di Ginevra. I1 Negus resterà, io credo, è l'unico clie fin oggi può dire di essere un uomo di carattere. Auguri per Natale e per il nuovo'anno.
GAY A STURZO ' (f. 22 A, C. 105) Paris, 24 décembre 1935 Cher Don Sturzo, hélas nous ne pouvons pas meme sous la rubrique opinion, accueillir votre article. I1 nous occasionnerait de graves difficultés. Nous avons été à la limite du possible. Je vous assure que si nous dépendions moins d'un public, encore très mal formé politiquement pourtant, nous aurions plus de couragc et de netteté 3. Bien entedu, sur des sujets moins briìlants, comme par le passé, nous serons toujours très reconnaissants de votre si généreuse collaboration. Avec mes voeux de circostance, recevez, cher Don Sturzo, l'expression de mes sentiments de respect et d'admiration. [P.S.] J'ai regardé l'article juste après la séance de la chambre ... les déclarations de Laval ont été trop habiles... Notre public ne comprendrait pas notre attaque maintenant.
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1 Sul piano Hoare-Lava1 del 10 dicembre 1935 che intendeva risolvere la controversia iralo-abissina e sul giudizio di Sturzo sul comportamento di Laval, cfr. M. L., 111, pp. 216219; 220-223. 2 Carta intestata: « L'Aube, 3 me Garancière, Paris VI= P. Francisque Gay ne era stato il fondatore e i1 direttore sino al 1940. Cfr. AI. L., 111, p. 85n.
NITTI A STURZO l (f. 34 A, C. 30) Paris, 26 dicembre 1935 Caro e reverendo amico, assai vivamente La ringrazio di avermi mandato il Suo saggio di sociologia. Lo leggerò e lo mediterò con il più grande interesse. Voglio intanto congratularmi della Sua vigorosa attività intellettuale e mandarle i migliori auguri per il nuovo anno. Le notizie dell'Italia sono catastrofiche. I1 processo di disgregazione del fascismo opera validamente. Le dirò confidenzialmente che così Bauer come Titulescu che sono informatissimi, mi han mandato a dire per mezzo di amici che le informazioni ch'essi ricevono danno loro la sicurezza che il fascismo terminerà fra pochi mesi in una catastrofe. Speriamo che dopo tanti errori e tanti danneggiamenti e tanti delitti il nostro povero paese, sia pure a traverso grandi sofferenze, trovi l'ordine e la pace. Con i saluti di tutti i miei mi creda sempre Suo af£.mo
STURZO ALL' OSSERVATORE ROMANO (f. 47 A, C. 64)
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[Londra], 29 dicembre 1935
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Nel N. 302 (26-27 dicembre) alla rubrica "Acta Diurna" si legge: <{ I1 seguito della cronaca è ormai ben noto: esponenti delle correnti ultra-sanzioniste inglesi e francesi hanno dato in pasto alla stampa il progetto del piano che doveva rimanere riservato etc. D 3. Carta intestata: Francesco Nitti, 26 rue Vavin, Pans VI= ». Copia dattiloscritta di una lettera inviata al redattore deila rubrica Acta Diurna D. In questa lettera Sturzo si firma: « Magis amica veritas ». I1 piano di Parigi dell'agosto 1935 prevedeva di affidare ali'Italia lo sviluppo economico dell'Etiopia. 1
Questa cronaca non è esatta. Le prime indiscrezioni furono date da Pertinax (André Géraud) dell'Echo de Paris l, tutt'altro che sanzionista, (si dice che egli le abbia avute da Mr. Massigli delegato permanente della Francia alla S.d.N.) e da Henri de Brinon, noto giornalista che sta a disposizione del Presidente Laval. Nelio stesso articolo sta scritto: <{ Le proposte di Parigi non sono morte né per la Lega né per la Francia, etc. ». Per quanto riguarda la Francia, l'affermazione è contraddetta dalle parole di Laval alla Camera dei Deputati nel discorso del 27 di questo mese: <( I1 est entendu que les propositions de Paris sont mortes, mais la voie de la conciliation reste ouverte ». Laval ha riportato, con queste parole, il giusto significato del voto del Consiglio della S.d.N. del 19 dicembre. I1 Consiglio non prese conoscenza delle proposte di Parigi, ma solo ringraziò i due delegati della Francia e della Gran Bretagna della comunicazione; e incaricò il Comitato dei Tredici di esaminare non "le risposte dei belligeranti alle proposte di pace" (come si legge in "Acta Diurna" per conchiudere che le proposte "almeno formslmente restano in piedi") si bene "di esaminare, secondo le disposizioni del Patto, la situazione alla luce di informazioni che il Comitato stesso potrà procurarsi". I n simile equivoco l'Osservatore Romano era caduto già altra volta: è troppo desiderare che un giornale come I'Osseruatore Romano sia ancora piu accurato per evitare di dare l'impressione di essere tendenzioso? Tanto più che il piano di Parigi si prestava ad una forte critica sotto il punto di vista della giustizia e non aveva alcuna probabilità di riuscita per mancanza di adesione da parte dell'Abissinia. A meno che la S.d.N. con il braccio secolare deil'InghjIterra e della Francia, non avesse sanzionato la spartizione deli'Abissinia come un atto di giustizia riconosciuto e coattivamente eseguito! ... La ribellione della coscienza pubblica inglese e mondiale ad una simile mostruosità morale e giuridica non è stata comandata nè manipolata, ma libera e spontanea col contributo di tutti i ceti di tutte le credenze religiose (compresi moltissimi cattolici); l André Geraud lasciò il giornale perché contrario all'indirizzo filo-nazista che il quotidiano aveva preso.
perché il Piano Laval-Hoare si presentava come "un premio all' aggressore D. A proposito in "Acta Diurna" di un numero dell'Osseruatore Romano (non si ha presente la data) si leggeva che la S.d.N. non ha mai dichiarato l'Italia "stato aggressore". Ed è vero: nella formula del diritto ginevrino ancora la figura giuridica dell'Aggressione non c'è. C'è però quella di "rottura del patto per causa di guerra"; nessuno potrà pensare che sia una guerra difensiva quella che causi la rottura del patto! I presenti rilievi sono fatti nel desiderio che il contributo dell'Osservatore Romano alla pace sia sempre più apprezzato per obiettività di metodi e per la squisitezza del suo valore etico.
GORDIANI A STURZO ' (f. 86 A, C. 137) Lyon, 3 gennaio 1936 Reverendo e Caro Professore, ' ella deve immaginare che anche io la dimentico, come tanti altri hanno fatto. L'oblio di tanti che si dicevano amici lo provo anch'io in piccolo. E' cosa umana, ma quanto fa male. Specie allorché si vive lontani. Da quando mia moglie è venuta a visitarla a Toulon volevo sempre scrivergli, ma poiché non avrei fatto che scrivergli notizie tristi, mi sono sempre astenuto. Ma ora sono direi quasi obbligato non volendo fare passare le feste per inviargli i nostri auguri più affettuosi, domandando al Signore di proteggerla e di dargli tutte quelle consolazioni spirituali che ella desidera. E' l'unica cosa buona che dobbiamo chiedere al Signore assieme alla salute e al lavoro. Noi ci auguriamo che anche la salute della sua sorella sia ottima. All'occasione voglia trasmettergli il nostro buon ricordo. Dattiloscritto. Indirizzo del mittente: « 12 m e de Flesseiies, Lyon ».
A. Gordiani, antifascista, appartenne alla G.C. Emigrò in Francia e si stabilì a Lione.
La salute in famiglia è discreta. Mia moglie combatte sempre colle sue gambe che non vogliono più sostenerla. Le notizie del nostro piccolo José sono sempre migliori e noi attendiamo la primavera per riaverlo, 1. due grandi Alberto e Romanello si portano benone. Per me non vi è che una cosa che manca: il lavoro. Allora può bene comprendere il mio stato d'animo. Noi viviamo tutti col lavoro della moglie. H o cercato del mio meglio per trovare qualche cosa, ma tutte le porte sono chiuse. Lavoro ne ho trovato ma date le disposizioni legislative in vigore non ho potuto prendere il posto. Solo avendo una persona conoscente che volesse assumermi, potrei avere del lavoro. Ed io mi contenterei di poco: una mezza giornata, solo di guadagnare qualcosa per diminuire la pena di mia moglie. Non so più a chi rivolgermi. Ma se tutto fosse qui, sarebbe ancora sopportabile. La verità è che per noi la vita comincia anche qui a divenire difficile, molto difficile. Difficoltà da tutte le parti e di tutta natura. Non si sa proprio più cosa fare, né come contenersi. Questo anche non è fatto per avere l'animo in pace, specie quando si ha famiglia. Alla mancanza di lavoro si unisce anche la pena morale. E allora mi spiego perché tanti curvando la schiena e tutto sopportano; allora mi spiego che elementi viventi qui da anni siansi in. questi tempi sottomessi. Poiché la vita diviene anche qui difficile e non si è sicuri di restarvi anche domani, senza sapere dove andare, è spiegabile la sottomissione di tanti. Creda pure che sovente idee bislacche passano per la testa e se non fosse l'amore della mia famigliola anche io non saprei cosa avrei fatto. Lavoro nulla e allora? Ero traduttore giurato, questo fatto mi permetteva di guadagnare qualche franco, ma questa facilità mi è stata ritirata da due mesi senza sapere il perché e il per come. Non oso fare alcun passo. E poi rivolgermi a chi? La risposta è sempre la stessa. Se ella crede di potere fare qualche cosa in mio favore presso sue conoscenze di Lione o di Parigi me lo faccia sapere ed io invierò alla persona a cui ella mi raccomanderà una memoria. Le dico questo se ella lo potrà, altrimenti non fa ni?lla. Ho ricevuto il suo ultimo volume di cui la ringrazio vivamente. Non mancherò come sempre di farlo conoscere. E gli avvenimenti italiani? E le notizie che corrono sull'azione del principe Umberto e del re del Belgio per liberarsi di Pvlus-
solini? Ci riusciranno se le notizie sono vere? Io credo che Mussolini si è messo in un vicolo cieco. Se l'Inghilterra tiene duro le cose non vanno bene per lui. Ma se fosse solamente lui a soffrirne passi ancora. Ma è il popolo che soffre, questo povero popolo di non importa quale nazione e di cui tutti ne fanno una vera bestia da soma. Tutto gli fanno dire, quando esso, popolo non ne pensa nemmeno un'acca di quello, che dicono essere il suo pensiero. In ogni modo le notizie che ricevo di laggiù fanno comprendere che se il popolo è ostile alla guerra, pure tutti la sopportano e non manca un certo spirito patriottico. Questo spirito è creato artificialmente dalla stampa, ma esso esiste. Tutte le lettere dicono: tutti sono contro l'Italia, contro il popolo italiano, tutti vogliono che questo popolo resti povero, che non abbia terre e nessuno parla che l'opposizione è contro il governo. Orrnai la massa laggiù non fa disquisizioni. Essa crede che una volta l'Italia padrona dell'Abissinia tutte le sue pene saranno finite e che il lavoratore italiano non sarà più obbligato di andare in casa altrui per guadagnarsi il pane. Questa è anche l'idea di molti emigranti. Quanto le dico non è una idea mia, ma è il sunto di lettere da me ricevute. D'altra parte i francesi dicono che I'Abissinia sarà la tomba del fascismo. Sarà vero? Mi perdoni la mia lunga chiacchierata e accolga di nuovo con i miei auguri, i saluti affettuosi della mia famigliola e miei dev.mo
RUIZ MANENT A STURZO (f. 22 A, C. 9)
30 gennaio 1936 Caro Don Sturzo, non sono più direttore l. L'ulcera stomacale non va meglio e fu necessario di lasciar la preoccupazione del giornale. Scrivo come avanti sulla questione straniera, ma il direttore è adesso un 1
Ruiz Manent era direttore del quotidiano di Barceiiona E1 Meti.
altro. Vi furono anche delie discussioni sulia orientazione del giornale e io profitto l'occasione per uscirne. Mille grazie per il suo consiglio sul mio male. Regretto che la mia ulcera non sia duodenale. E' (cosa stranissima, dicono i dottori) nella parte più larga dello stomaco. I1 suo articolo non è pubblicato, perché sarebbe stato un gran colpo contro l'unione dei partiti di destra, che si è fatto appunto contro i marxisti che qui, in Spagna sono a punto di convertire il paese in una altra Russia. Ma credo che non riusciranno, perché le destre avranno probabilmente le maggioranze da per tutto. E' evidente che Gil Robles l, nel fondo è monarchico, ma un monarchico che non porterà la monarchia. Se egli non fosse stato anzitutto cattolico, il Re sarebbe già a Madrid. Soltanto la volontà di seguire le direttrici di Roma ha fatto di lui un repubblicano, anche per forza. I1 missionario seguisce la sua vocazione, più forte che mai. I o credo che questo si deve alle Sue orazioni. Saluti [P.S.] Mando il compenso di gennaio.
SFORZA A STURZO (f. 86 A, C. 91)
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Bruxelles, 14 febbraio [ 19361 Caro Sturzo, fu per me un gran piacere di rivederla. H o trovato qui messaggi dall'Italia, gente seria spaventata dalle contraddizioni e assurdità di G.L. né soddisfatta dalla lettera dei suoi professori d'America *. 1 José Maria Gil Robles guidava la CEDA (Confederaciòn Espaiiola de Derecha Autonomas) un'organizzazione cattolica di tendenze conservatrici ed autoritarie. L'allusione riguarda forse Salvemini.
Ma io tacerò. L'Italia è ora un inferno, un inferno non solo di dolori ma della peggiore delle pene, che è la dubbiezza. E dal di fuori il venire a parlare mi pare valga i discorsi dei « patrioti P a dieci chilometri dalla linea di fuoco, durante la guerra ma che i nostri contadini in armi ascoltavano, impietriti, con tanto ribrezzo. La sola cosa che mi pare dobbiamo ora fare è di stringer i contatti coll'Italia che pensa, e fra di noi. Ma fare per fare, no. Se Ella va a Parigi, per esempio, .sarebbe bene vedesse Tarchiani (15, m e Otier), da solo a solo, non in conversazioni di casa Nitti o simili. Egli ha la mia piena fiducia. La mattina della mia partenza da Londra uno dello staff del Times venne per una lunga conversazione da me, premettendo che nel suo giornale non prendeva mai interviste. Era evidentemente preoccupato di rendersi conto se ero rimasto « uomo d'ordine ». Mi parve contento del suo « esame ». Finì poi per chiedermi un articolo sui « pericolo di bolscevismo D, ma scusandosi se, all'ultimo momento, trovassero impossibile di. pubblicarlo. « Our responsibilities are so heavy ... » sospirò. Se, per questo articolo, Ella ha sottomano scritti che crede sarebbe bene vedessi, Le sarò grato di prestarmeli. Mi ricordi coi miei omaggi alle Sue gentili ospiti e mi creda Suo [P.S.] H o trovato qui il Suo libro che sto cominciando a leggere. Grazie. Non dimenticherò il Jouvnal des Nations. Ricevo ora questo ritaglio e lo copio per Lei l. Aux Ecoutes, diretto dall'ebreo Lévy compromesso nell'affare Stavisky *, è un foglio I n ailegato il ritaglio del giornale del 18 gennaio 1936: « La Maconnerie a condamné Mussolini du jour où celui-ci s'est posé comme son adversaire. On peut assister entre Londres et Paris à un étrange va-et-vient et à de curieuses tractations entre les agents du Gran-Orient italien, Gaetano Salvemini, ex-maire de Florence et ancien grand maitre de la Maconnerie italienne, le frère... comte Sforza, ancien ministre des Affaires étrangères, le frère ... Rosseili, directeur de Justice et Liberté, une feuille anufasciste publiée à Paris et le trop fameux dom Sturzo, l'ancien chef des Popolare [sic] italiens qui ne craint pas de compromettre sa soutanelle avec les tabliers maconniques D. Sullo scandalo finanziario Stavisky cfr. R. Escouc~,Les grands scandales financiers sous la I I I e République, in Cahiers de i'histoire n. 19, 1962.
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abietto, ma letto e creduto, per esempio, in tutta la innocentissima aristocrazia francese. Avrei voglia di fargli un processo o per lo meno di esigere una ritrattazione. Anche ammettendo che spinga la modestia cristiana a non troppo offendermi di esser creduto massone, è offensivissimo che si asserisca che lo sono quando io dichiaro, come ho sempre dichiarato, che per nulla al mondo lo sarei. Bisognerebbe mandare a Lévy un avvocato nostro amico, cattolico. Ne conosce a Polttiqzre, per es. che se ne occuperebbe volentieri e cui potrei rivolgermi facendo magari una corsa a Parigi?
NITTI A STURZO l (f. 22 A, C. 95) 16 febbraio 1936 Caro e reverendo amico, grazie vivissime della sua cortese comunicazione. Ella ha avuto questa volta ben ragione di protestare violentemente contro le parole di quel miserabile [Luigi] Villariz e di ottenere la dichiarazione che la rivista pubblicherà. I1 Villari è organicamente menzognero e persona di scarsa dignità e di vera indigenza mentale. Ogni sua manifestazione è quindi degna di lui. Le notizie che ricevo dallYItaliason sempre più gravi. Vi sono rivolte fra i militari, conflitti fra esercito e milizia, soldati che 'non vogliono partire. Airà letto sui giornali che il governo è stato contrario a mandare in Africa un gran numero di carabinieri (pare 4.000) per obbligare, lasciando le retrovie con le mitragliatrici, i soldati a battersi. Carta intestata: « Francesco Nitti: 26 rue Vavin, Paris VIe D. Porta parola del fascismo d'estero, Luigi V i a r i tenne una serie di conferenze sul regime ali'università di. Oxford, dove si creò una cattedra per lo studio del fascismo. 1
La situazione economica è ora senza alcuna via di uscita e presto vi sarà la catastrofe. Con i più cordiali saluti da parte di tutti i miei mi creda con ogni stima. Suo dev.mo P.S. - H o avuto un lungo colloquio con il presidente della compagnia di Gibuti, che è la persona meglio informata della +situazione di Abissinia. E' uomo imparziale e mi è parso anche amico dell'Italia. Le notizie che mi ha dato sono gravissime ed egli non dubita che fra qualche mese l'esercito in Africa non potrà più restare.
RUIZ MANENT A STURZO (f. 22 A, C. 49) 4 marzo 1936 Caro Don Sturzo, icriyo subito dopo aver ricevuto la Sua lettera, perch; se no, trascorrerebbe sicuro molto tempo. Non ho fede nella autonomia catalana ristaurata l: 1' perché questi uomini non sono capaci di fare altro che nell'ottobre del 1934. 2' perché l'autonomia in se è difettosissima e risulta inefficace nel campo dell'economia, che è il principale di Catalopna. 3' per la diffidenza naturale del governo centrale. I1 sentimento catalano è sempre anarchico (credo che questo gli dicevo una volta personalmente), e fa indeffettibilmente quello che non conviene. Non è una beffa, ma forte realità. Anche moltissimi cattolici hanno votato le sinistre, soltanto per quel sentimento femminile verso i poveri prigionieri. Nella letterarura catalana antica sono già parecchi poemi sul tema dei poveri prigionieri. l
Cfr. doc. 181.
E' un fatto che Azaiia e Alcila Zamora l noil sono amici, e possibilmente può venire una rinuncia del Presidente. Quanto si dice su questo punto e sulla possibilità dell'elezione di Ossorio sono soltanto supposizioni. Come candidati a la presidenza si danno i nomi di Ossorio * e Albornoz 3. Questo è un asino, ancora più sciocco che Alcalà, e molto anti-clericale; non è un rivale degno di Ossorio. Per me, chi sa se sarebbe meglio Albornoz, perché i cattolici come Ossorio non giovano a la religione; questo è un paradosso che Lei udirebbe a molti cattolici, insoddisfatti dell'attuazione di Alcila Zamora, un altro cattolico. Nella politica spagnola sono soltanto due vie: o una intesa tra Azafia e Gil Robles (mio fratello confida oggi che si,sono già approssimati) o la rivoluzione sociale. I1 governo è oggi schiavo, non più dei socialisti, ma dei comunisti e se non vuol l'andamento di questi, sarà necessario di tenergli nel pugno. Forse vendrà un'altra soluzione: Ia dittatura militare? Io credo che non sia lontana. Notizie esatte non sono queste, né nessun. uomo in Spagna può donarle oggi. Mia salute va meglio. Ho molta cura di non far sforzi troppo. Questo barbaro italiano mio! Scusi. Cordialmente
1 Manuel Azaiia e Niceto Aicila Zamora, uomini politici spagnoli, ambedue repubblicani. Furono presidenti della repubblica spagnola: il secondo (1931-1936), il primo nel 1936. Angelo Ossorio y Gailardo, giurista e deputato deile Cortes. Fu favorevole all'abdicazione di Aifonso XIII, collaborò alla repubblica senza legarsi a nessun partito. Alvaro de Aibornoz, uomo politico spagnolo, repubblicano appartenne alla corrente radicalsocialista.
STURZO A VAUSSARD ' (f. 22 A, C. 23)
4 maggio 1936 Caro Vaussard, la tragedia dell'abissinia, caduta per i bombardamenti aerei di gas asfissianti e velenosi, mi riempie di tristezza, come ca.ttolico e come italiano. E i Tedeum che saranno cantati in Italia (con discorsi inopportuni) colmano la mia amarezza. Deploro la politica di Ginevra, Londra e Parigi, per ragioni politiche e morali, ma non posso concepire una risoluzione del diritto e della morale naturale più grave di quella che ha portato l'Italia alla vittoria. H o ricevuto qualche numero dellJUniuers che mi piace molto. Invece di pagare l'abbonamento, manderò qualche articolo gratis. Puoi scrivere così ai tuoi amici? Grazie
OSSORIO A STURZO" (f. 106 A, C . 15) 29 maggio 1936 Sr. D. Luis Sturzo, mi querido amigo: Entre mi correspondencia atrasada, encuentro una carta de Vd. a la que crei haber dado respuesta hace mucho tiempo. Vd. sabrh disculpar esta involuntaria demora, harto explicable en quien como yo ha de atender a cosas multiples y diversas que no me dàn tregua de respiro. E1 tema de mi posible candidatura a la Presidencia de la Republica apenas merece comentario, puesto que tan elevada magistratura est6 ya en manos tan idoneas como las de Azafia. Huho l
Maurice Vaussard, scrittore e storico francese ancora vivente. Dattiloscritto. Carta intestata. « Angel Ossorio, abogado, Ayala 52 D.
de cotizarse, en efecto, mi nombre para ese puesto, y en este sentido se me habian hecho indicaciones por determinadas personalidades del régimen, cuya invitacion explicita equivalia a un requerimiento oficioso. E1 curso de 10s acontecimientos ha veilido a cambiar la posicion de las piezas en e1 tablero. Azafia, verbo del Frente Popular y ejcutor de sus acuerdos, se ha creido eli e1 caso de abandonar su puesto de combate para ocupar e1 cargo supremo del Estado, no sin que haya tenido que vencer resistencias de la mayoria de 10s partidos del Frente, entre ellos e1 de Izquierda Republicana, que veia con e1 natura1 disgusto su desplazamiento de la politica activa. No es inverosimil que Azafia, impresionado por las dificultades y peligros que amenazan e1 horizonte politico, se h'aya decidido a asumir las funciones de Jefe del Estado con e1 designi0 de ofrecer si llegara e1 caso, un nuevo servici0 desde esas alturas, a 10s nucleos politicos victoriosos en las Gltimas elecciones. Para empresa de tal naturaleza era obvio que no se podia contar conrnigo. Mi concepto de la neutralidad aneja a la funcion de poder moderador, constituia una barrera infranqueable para la realizacion de un proposito inspirado - de ello estoy cierto - en consideraciones patrioticas de gran alcance politico, pero incompatibles con mi formacion doctrinal y con mi propio temperameilto. Con afectuosos recuerdos de esta familia, le saluda cordialmente su bien amigo.
STURZO A OSSORIO ' (f. 106 A, C. 16)
10 giugno 1936 Caro Amico, grazie assai della sua gentile lettera del 29 maggio, che mi ha chiarito un lato della vostra situ:tzione cosi complessa. Sapevo già che Lei ha fiducia nell'abilità di Azaiia come uomo di stato; l
In alto Sturw annota: « Non spedita ».
oggi a me sembra che si sia rivelato più come uomo di parte. Spero, per il bene della Spagna, che abbia l'abilità di superare il pericolo di disordini. Ci vorrebbe una parola autorevole contro i tentativi di complotti monarchici e fascisti, o almeno il chiaro disimpegno della Chiesa come autorità religiosa e dei cattolici come militanti nei partiti. Ci sarà? l o lo spero. Ebbi da [ ...l l, dopo molte richieste, una sola copia del ...
SFORZA A STURZO (f. 44 A, C. 80) Le Grand Pin, 17 settembre [ 1936l Caro Amico, grazie della Sua buona lettera da Parigi e dell'articolo sul1'Aube '. Lei salva l'anima sua. Ma 'di fronte a voci come la Sua lavorano contro: la Chiesa, documenti come la lettera dei Vescovi tedeschi e i discorsi del Papa; paure e terrore impediscono costoro di vedere la più owia delle verità; che in teoria, si può essere comunista e cristiano; mentre in nessun modo si può essere divinizzatori della nazione (cioè nazi e fascisti) e cristiani. Una nostra cugina di passaggio a Londra, la signora Giorgini, credo sarebbe desiderosa di vederLa. Se viene, La riceva con piena fiducia. Noi abbiamo per essa molta stima e simpatia. Suo aff.mo [P.S.] Verso il 30 saremo a Bruxelles, lieti se verrà.
Parola illeggibile. Cfr. M. L., 111, pp. 266 !gg.
STURZO A MENDIZABAL l (f.44A,c.31) [Londra]; 22 settembre 1936 Carissimo Professore ed amico, è stata una gioia ricevere la sua lettera: sono stato sempre a pensarla e pregaTe per Lei e i suoi; così come per tutti i miei amici e conoscenze spagnuole e per la povera Spagna. Tutti i giorni che posso, celebro la messa per la Spagna (unite alle altre mie intenzioni). Che possiamo fare altro che pregare e offrire a Dio misericordioso i meriti del suo figliuolo Gesù (insieme a quelli dei santi spagnuoli) perché dia tregua agli odi, fine alla guerra civile, la . pace e un avvenire degno del nome cristiano? H o letto con vivo piacere il suo articolo su Sept. E' il più equilibrato e sereno articolo che ho letto. Lo mandai a Watkin vedrò se si potrà riprodurre. I1 messaggio alla radio di Don Angelo Ossorio pur contenendo molte verità, mi è parso qua e la tendenzioso e non equanime per i massacri del clero e dei religiosi. Le ho spedito il mio articolo sull'Aube. Se sarà pubblicato le spedirò un altro dalla V i e Catholique sulla Chiesa della Spagna
di domani'. Gli ambienti cattolici sono avvelenati dalla stampa nazionalista. A Roma credo che non si ha l'esatta conoscenza dei fatti. H o letto un ottimo articolo sulia Illustrazione Vaticana del 15-30 settembre, firmato Spectator. Sa che Ossorio è a Ginevra nella delegazione del governo spagnuolo? 'Gli scriverò oggi stesso. Saluti. 1 Alfredo Mendizabal, profe;sore di diritto internazionale all1Università di Oviedo. Emigrò in Francia quanrlo scoppiò la guerra civile spagnola. Collaborò a h rivista Esprit e Cruz y Ray!. Fondò un comitato spagnolo per la pace in Spagna. Cfr. M. L., 111, pp. 274 sgg.
STURZO A OSSORIO ' (f. 106 A, C. 19) [Londra], 22 settembre 1936 Caro Amico, leggo sui giornali che Lei è a Ginevra nella Delegazione del governo spagnuolo all'Assemblea della S.d.N. Penso che avere accettato tale ufficio è stato per Lei un dovere civico, nella tragica ora che attraversa la Spagna. Vorrei essere assicurato da Lei (se ha tempo) che ancora il governo di Madrid mantiene la sua autorità sul paese rimasto fedele e non è mancipio degli anarchici e delle folle irresponsabili. Si sarebbe voluto da molti che il governo di Madrid avesse detto una parola di riprovazione degl'incendi di chiese e del massacro d'innocenti; e forse non sar5bbe stata inopportuna una risposta pubblica alla protesta del Papa. Comprendo che la situazione sempre più difficile, non dava luogo a facili disimpegni dalla solidarietà con le folle armate; ma la morale umana e l'opinione pubblica hanno esigenze imperiose, alle quali un uomo come Azaiia avrebbe dovuto soddisfare anche con il sacrificio di .se stesso. H o letto il messaggio all'America del Sud che Lei ha pronunziato alla radio; mentre trovo nobili le sue affermazioni di morale, di religione e di diritto, non mi sembra che i massacri di preti e religiose possano giustificarsi come rappresaglie, specialmente nei moltissimi casi, nei quali non ci fu nessuna corresponsabilità loro con gl'insorti. Mi perdoni questi appunti; glieli scrivo perché un vero amico non deve nascondere nulla all'amico. Io prego Iddio per Lei e la sua famiglia, Lo prego per la Spagna ogni giorno, nella S. Messa; il mio pensiero e il mio affetto sono con voi tutti nella tragedia di sangue e di fuoco di questi mesi. l
Dattiloscritto. Risposta aiia lettera del 29 maggio 1936 (cfr. doc. 212).
'
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Mi risponda 'se può. H o bisogno di sapere bene le cose vostre per poterne scrivere. Le accludo il mio articolo sull'Aube l, pubblicato anche qui a Londra sul Catholic Herald, e che ha scatenato una tempesta di proteste da parte di cattolici che credono alla guerra santa dei nazionali della Spagna. Con il più vivo affetto.
OSSORIO a STURZO ' (f. 106 A, C. 22) Genéve, le 25 septembre 1936 Mi querido amigo, agradezco a V. mucho su amable carta y e1 articulo periodistico que la acompaiia. Nada me enojan sino que me favorecen sus observaciones y criticas, aunque en éllas quede una censura encubierta. Tiene V. mucha raz6n al decir que es una demostracion de buena amistad decirse las cosas claramente. Puesto que V. me pide le dé explicaciones, lo haré con alguna amplitud. Primero. - Me parece que incurre V. en e1 error frecuentisimo de confundir e1 fenomeno historico con sus episodios actuales. Verdad es que en Espaiia ocurren cosas tristisimas. Pero V. no me podr6 citar pais ninguno donde una guerra o una revoluci6n ( y mucho memos una guerra y una revoluci6n conjuntamente) se haya producido sin episodios dolorosos. Pero no se puede ' calificar e1 suceso historico por sus accidentes momentdneos. Bastante m& grave que la actual agitacion espaiiola fué la revolucion francesa; y, sin embargo, V. y yo, que somos hijos de la revolucion, la juzgamos hoy por su ideario, por su impulso y por e1 cambio que produjo en la humanidad, sin que nos detengamos a recordar las actividades de la guillotina. Esto mismo se puede l
Cfr. M. L., 111, pp. 270 sgg. Carta intestata: « Hotel ldétropole et National, Genève D.
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decir de las luchas de Irlanda, de 10s progroms contra 10s judios, de la guerra de secesion en 10s Estados Unidos, de todas las glrerras religiosas, de todas las sublevaciones campesinas, de la revolucion rusa, etc etc. De modo que si V. quiere que deploremos juntos esos feroces extravios de la Humanidad, yo 10s lloraré con usted, Pero, si se quiere hacer una excepcion, suponiendo que mi pais es miis barbaro y rnis inculto que 10s demis y atribuyéndonos horrores desconocidos, yo protestaré con todas mis fuerzas como espafiol, como hombre de derecho y como amante de la verdad. Segundo. - E1 dia 18 de julio, todos 10s Templos espaiioles se hallaban abiertos, se administraban 10s Sacramentos y se practicaban 10s actos del culto. Los catolicos asistian a todos 10s actos religiosos... y hasta se permitian convertirlos en exhibiciones ~oliticas.Permanecian en Espaiia todas las Ordenes religiosos y hasta burlaban las leyes del pais, sosteniendo, miis o menos subrepticiamente, establecimientos de enseiianza. Los periodicos catolicos (A.B.C., E1 Debate, E1 Siglo Fzrtzrro, Informaciones, etc) tenian libertad para insultar al Gobierno legitimo con 10s dicterios rnis groseros y desvergonzados. Funcionaban unas Cortes legitimamente elegidas bajo un Ministeri0 de derechas y en las cuales habia cerca de 300 diputados jzquierdistas v cerca de 200 derechistas. Si habia algGn motin o a l d n atentado, no eran ni rnis numerosos ni mis graves que 10s que suceden a diario en todos 10s paises. Ademis, las derechas fascistas se permitian intentar e1 asesinato del profesor Jimenez Asiii y asesinaban, en efecto, al policia que le acompafiaba. Era igualmente asesinadado e1 teniente Castillo por se republicano; e1 capitin Faraudo, por ser republicano; y asi otros muchos. La Iglesia no tenia para aquellos actos ni una palabra de condenacion. Yo no recibi carta ninguna de n i n g h sacerdote escandalizindose por aquelio. Pues bien, contra un Gobierno de ese tipo, contra un Parlamento de ese tipo, contra una situaci& de ese tipo, se han levantado en armas casi todos 10s rnilitares espafioles, asistidos de 10s capitalistas, 10s terratenientes, y todo e1 fascismo nacional e internacional. Tampoco he recibibo carta ninguna de ningGn religioso, protestando de tan infame conducta. Quisiera yo saber si en algGn pais del mundo se puede jusgar licito que e1 ejército emples sus armas en tales fines.
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E1 concurso de la Iglesia a tal subversion es evidentisimo y escandaloso. Desde las torres de 10s Templos se ha hecho fuego de fusi1 y de ametralladora contra las milicias leales al Gobierno. Los Templos mismos han servido de cuartel a 10s revoltosos. Una cantidad enorme de presbiteros empufian las armas con 10s facciosos. Los obispos dirijen las Juntas insurrectas y de alguno de ellos, como e1 de Barcelona (que ya habia puesto de manifiesto e1 Santisimo Sacramento para que perdiesen las elecciones las izquierdas) me aseguran que ha repartido armas a 10s sublevados. Naturalmente, e1 pueblo ha respondido quemando 10s Templos y matando a 10s curas. Eso es lo que yo liamo represalias. Y tengo una gran razon para decirlo. Es sabido que estas atrocidades, - verdaderas atrocidades, no lo niego - ocurrieron precisamente e1 dia después de la sublevacion militar, pero no habiail ocurrido e1 dia antes. Seria magnifico que las masas populares tuvieran un espiritu de sacrificio y se dejasen degollar cruzadas de brazos. Pero me parece que ésto seria pedir demasiado. E1 periodico A.B.C., dijo durante la campana electoral, en un articulo de fondo, que cuando triunfasen sus amigos suprimiria a 15.000 espaiioles, con lo cual Espafia seria feliz. Las derechas y 10s sacerdotes han empezado a poner en pràctica e1 consejo con casos tan horribles come 10s fusilamientos en inasa de Badajoz y de muchas poblaciones andaluzas. Si 10s curas matan a 10s obreros, como hemos de sorprendernos porque 10s obreros maten a 10s curas? Precisamente en este momento acabo l e leer come fueron sacrificados e1 Gobernador civil de La Coruiia y su esposa. Puende V. comunicar estos datos a esos catolicos aludidos por V., que hablan de la guerra santa de 10s nacionales de Espafia. Tercero. - Hablemos un poco de esa guerra santa y de esos nacionales. Es defender la nacion traer tropas mercenarias para matar a 10s hijos de Espaiia? Es defender la Religion traer moros para amparar e1 catolicismo? Es defender e1 Derecho atacar con 'as armas un poder legitimo? Es velar por la paz del mundo ampliar la esfera de accion de 10s fascistas italianos, alemanes y portugueses? Es respetar e1 buen nombre de un pueblo y la fidelidad de sus compromisos sublevar e1 Ejército en un territorio de protectorado, que Europa nos confio precisamente para evitar demanes de 10s moros? Permitame V., respetado y querido amigo, que con la
misma lealtad con que V. me habla a mi le hable yo a V. para decirle que, si su alma de V. no se subleva indignada ante estos sucesos, me sorprende mucho que no esté V. ya de vuelta en Italia partiendo e1 pan con Mussolini. Cuarto. - E n la cuestion religiosa hay datos curiosos que observar. Ya lo es bastante e1 que la Liga de intelectuales antifascista~utilice la radio comunista para que hable yo; que yo use e1 lenguaje que he usado siempre, de hombre creyente y conservador; y que e1 periodico comunista repr,oduzca integro mi discurso sin regatear 10s elogios. Después del discurso, las primeras felicitaciones q,ue he recibido, son de sacerdotes muy selectos: e1 de6n de Oviedo. Sr. Arboleya; e1 lectoral de Cordoba, Sr. Gallegos Rocaful; e1 ex-profesor del Seminario D. Leocadio Lobo (que es aquél sacerdote a quien conoci6 V. en mi casa de campo la tarde que V. y su bermana la honraron con su visita). Este mismo sacerdote, Sr. Lobo: ha hablado e1 domingo pasado desde la radio comunista; y yo le aseguro a V. que se trata de un sacerdote ejemplar, por su illustracion y por su virtud. Le trato hace mis de un cuarto de siglo. La Revista catolica Cruz y Raya- (que no necesito descubrir a V.) est6 al lado del Gobierno y en contra de 10s militares. Naturalmente, esa misma posici6n ocupan inspiradores y redactores Bergamin, Mendizibal, Semprun, etc. venido a Creo que con todo ésto se explicari V. que yo Ginevra y que me encuentre dispuesto a ir donde e1 Gobierno me mande. Yo vivia en mi patria, con un Gobierno burgués, con unas masas proletarias que hacian sus legitimas propagandas, con una evolucion social que se d i en todos 10s paises del globo, con unas leyes respetadas, con una convivencia pacifica. Todo ésto me lo han destruido en veinticuatro horas 10s militares, 10s curas, 10s ricos y 10s sefioritos. Al lado del Gobierno estoy, pues, y le serviré en cuanto yo pueda y é1 necesite. Si procediera de otro modo, me pareceria que renegaba de la Justicia que siempre defendi, que renegaba de mi condicion de hombre de Derecho y que renegaba de mi calidad de espafiol. 2 Qué pasari después en Espafia? Depende de 10s rebeldes. Si hoy desistieran de su crirninal empefio, Espafia seguiria tenien-
baia
do una hechura burguesa, aunque con avances socialistas. Si la lucha continua, si siguen esos sefiores matando espafioles, deshonrindonos en el. extranjero, arr~inandonuestra economia 'y tratando de imponernos una civilizacion de moros, de sables y de espuelas, e1 camino que recorrerin las masas populares sera e1 correlativo y llegarin en la linea contraria sabe Dios a donde. Perdoneme V. que me haya expresado quiz6 con demasiada viveza. Si hay en esta carta, que dicto de corrido y no repaso, alguna frase incorrecta p excesiva, suprimala V. y ~erdonernela. Pero le ruego que se haga cargo de mi situaci&. Todo lo que ha sido la esencia de mi vida, en e1 pensamiento y en e1 corazon, esti hoy destruido por e1 gusto de unos sefioritos fascistas. Tengo la esperanza de que sea V. una de las personas que mejor me comprendan. Y no crea V. que han faltado a mi alrededor injusticias ni dolores: han sido presos muchos familiares mios; han sido fusilados amigos queridisimos; tengo a mi hijo menor batiendose por e1 Gobierno, como aliĂŠrez de artiiieria; a mis afios, he tenido que abandonar, juntamente con mi mujer y mi hija, 10s demis hijos, 10s nietos, e1 hogar, la profesion ... No estoy, ciertamente, estimulado por motivos alegres. Pero mi indignaci& es tal, que mi espiritu vibra como no vibro ni en mi juventud. E1 legitimo Gobierno de mi pais tiene toda la razon y ha sido infamemente traicionado. A su Iado hay que estar. i Viva la Republica! Le invia un carifioso saludo y un fuerte abrazo.
SFORZA A STURZO l (f. 44 A, C. 77) [Bruxelles], 4 ottobre 1936 Caro Amico, grazie della Sua del 29. Vuole mandare l'accluso biglietto al Dr. Crespi di cui non ho l'indirizzo? Grazie. Indirizzo del mittente: ÂŤ 31 me de la Vanne [Bruxelles]
P.
Ottimo il suo articolo sulla Vie Catholique l. Ottimo il richiamo al precedente di Leone XIII e dei cattolici che non l'ascolteranno. I1 risultato fu la compromissione della Chiesa in Francia coi delitti dell'affare Dreyfus e, dopo, venti anni di predominio massonico. Se, come pare, vincono i generali, la Chiesa diverrà in Spagna ancor più cieca, morta, terrena che non era prima. Sarà trionfante in apparenza; in realtà questo trionfo sarà il suo colpo di grazia. Pochi, come Lei, diranno le voci di ragione. Come Lei, sospettati, mal visti. E nel 1980 qualcuno scoprirà i loro articoli per provare che c'era pure una corrente viva e fresca... Eh, no: io conosco il clero spagnolo nella sua immensa maggioranza: sospetta e odia i fratelli veramente cristiani ancora più che i senza Dio. Costoro essendo dei bruti esso spera sempre che finiranno per crepare coll'olio santo; e ciò basta ai preti spagnoli. Come nella ex-Russia ortodossa non vi è che forme esterne nella Chiesa in Spagna. Se Ossorio finisce per venir qui gli scriva di venirmi a trovare. E' dei rari che va1 la pena di credere. Suo sempre aff.mo [P.S.] Le accludo un articolo di Mr. Neville che conosco per onestissimo osservatore (naturalmente, non cattolico, certe cose gli sfuggono; non le capisce).
STURZO A MORENO2 (f. 44 A, C. 59) [Londra], 5 ottobre 1936 La Sua visita, ieri sera, mi ha reio più evidente la pena che io provo della tragedia dei cattolici spagnoli. Forse vi è in me dal lato materno, qualche lontana parentela spagnola! Non so se i cognomi di Boscarelli e Trabucco siano spagnoli. l
su
La
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L'articolo di Sturzo di cui Sforza parla fu pubblicato il 26 settembre 1936 vie catholique. Cfr. M. L., 111, pp. 274 sgg. Lettera spedita a Oxford.
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I1 probleina dei cattolici, che difendono i! governo legittimo di Spagna è uno dei più delicati. I o lo posi nel primo mio articolo 6-7 settembre pubblicato in parte dalla Vie Catholique del 26 settembre che le diedi ieri sera. Io sarei tentato di ascoltare l'opinione dell'eminente pro. fessore spagnolo [Mendizibal], che ha scritto un interessante articolo su Sept e che riprova tutte due le parti che combattono la guerra civile. Gl'insorti ne hanno la responsabilità più frappante, essi che avrebbero potuto e dovuto seguire le vie legali e leali, offrendo manforte al governo nel caso di un temuto colpo comunista. Ma un governo che si è costretto ad armare la folla e darle mano libera per uccidere, senza legge e senza giudizio regolare, gli avversari, quelli veri e quelli creduti tali, e per di più in odio alla religione, ha perduto la sua reputazione e consistenza morale. Avendo riletto le sue due lettere al D[ailv] Telegr[aphl mi sembra che vi manchi una parola di riprovazione delle ingiustizie atroci e delle manifestazioni di empietà di una certa fazione delle masse governative. Quel che a me preme, dall'altro Iato, è di disimpegnare la Chiesa cattolica come tale e il papato, dalle solidarietà con l'insurrezione. Per questo ho spedito una 2" lettera al Catholic Herald l. Non so ancora se sarà pubblicata. Nel caso contrario gliene spedirò una copia dattilografata. Gradisca i miei sensi di simpatia uniti ai più caldi e cristiani auguri per la sua e nostra Spagna.
1 Sturzo aveva inviato una prima lettera al Catholic Herald sui probleina della guerra civile spagnola. La lettera fu pubblicata il 2 ottobre 1936 con un commento editoriale, che non convinse Sturzo, il quale inviò una seconda lettera con lo scopo di rispondere al cemento. I1 Catholic Herald la pubblicò il 16 ottobre 1936. La polemica verteva sui fatto che, a parere di Sturzo, i cattolici inglesi giudicavano gli awenknenti spagnoli solo dal punto di vista politico tralasciando quello morale.
RUIZ MANENT A STURZO ' (f. 44 A, C. 10) Genève, 5 ottobre 1936 Carissimo don Sturzo, abbiamo parlato insieme di Voi con [Giuseppe] Margotti. Ieri egli 2 partito verso Roma. Sono a Ginevra per salvare la vita. I' miei sono bene a Barcellona, dove le donne e i fanciulli non riscano finora niente, ma si potranno riuscire a uscire, vendrano anche tutti. H o letto i Suoi articoli sull'Aube e sulla Vie Catholique. Sono d'accordo in tutto quanto riguarda a la futura azione cattolica, ma bisognerà ralliarse con fede al cristianissimo Franco afinché Spagna no divenga peggio che Russia. Molti dei miei amici, anche due preti d'E1 Mati sono stati.uccisi. Bisogna nulla dire nel giornale né su ai suoi redattori, perché molti ancora sono a Barcelona e quelli que sono usciti hanno la minaccia delle rappresalie. Ossorio è in Ginebra ma non merita que nessun cristiano parli con lui.
STURZO A RUIZ MANENT (f. ,44 A, C. 9) [Londra], 6 ottobre 1936 t
Carissimo Amico, ricevo in questo momento la sua cartolina da Ginevra. H o detto subito un Magnificat alla Vergine per Lei e per la sua famiglia. l Cartolina postale. Indirizzo del mittente: « Pension St. Boniface, 5 m e Colonel Contau, Genève ».
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Ero tanto in pena. Quasi ogni gi&no dico la S. Messa per la Spagna. Le scriverò altra volta del problema morale e politico che rappresenta la guerra civile in Spagna. Questo è solo per compiacermi con l'amico e per abbracciarlo spiritualmente. Aff .mo
STURZO A RUIZ MANENT (f. 44 A, C. 8) [Londra], ) l 2 ottobre 1936 Carissimo, fo seguito alla mia cartolina del 6 c.m. Nei miei articoli non ho discusso quel che dovranno in loro coscienza fare oggi gli spagnuoli; ho cercato e cerco di sostenere che la Chiesa cattolica e il papato non sono conniventi con la rivolta militare e con la guerra civile. Anzitutto, bisogna convenire che la dottrina cattolica condanna la rivolta militare. Quei cattolici che l'hanno istigata, ispirata, favorita (siano anche preti, gesuiti e vescovi) hanno agito contro gl'insegnamenti della morale cattolica. Né è seguita la guerra civile: forse i militari l'avranno prevista e gli altri no; forse nessuno si è reso conto che poteva svilupparsi una tale guerra. Non si può disconvenire che la Spagna è divisa a metà per metà dal punto di vista politico e sociale così che una guerra dura da tre mesi, e durerà ancora, e che si combatte con fede nei proprii ideali dalle due parti. Si dice (Daily Telegraph) che i morti fin oggi salgono a 400.000. Mi sembra troppo esagerato; ma io credo che i 100.000 sono superati. Una strage! Tutto ciò, secondo la morale cattolica, è assolutamente riprovevole, senza attenuazioni, perché: la difesa deve essere incolpevole, e si deve evitare i1 maggior danno alla comunità.
Metà della Spagna, per giunta, crederà che la colpa è deUa Chiesa; odierà la Chiesa; e quest'odio sarà coltivato con il ricordo dei morti, con le terribili mostruosità della guerra (dai due lati senza discriminazioni qualitative ma solo di più o di meno secondo i casi). In tutta Europa, in tutto il mondo, la guerra civile spagnuola sarà rinfacciata ai cattolici come la notte di S. Bartolomeo e come la repressione del Duca d'Alba nelle Fiandre. Ne abbiamo avuto troppo dell'Inquisizione di Spagna, (quasi sempre in mano ai re e a scopo politico) per avere oggi i crociati spagnuoli contro ;n popolo ch'è stato in fin dei conti abbandonato spiritualmente e socialmente e lasciato preda al socialismo e sindacalismo ed oggi al comunismo. Io quasi ogni giorno dico la S. Messa per la Spagna (e ricordo specialmente tutti i miei amici spagnuoli, Lei in testa): lascio a Dio la cura di decidere quel che sarà meglio per la Spagna e per la Chiesa, con piena fiducia. Ma per quanto riguarda il posto di combattimento che ciascuno deve tenere per impulso di sua coscienza, io sento che tutto lo sforzo che in pochi facciamo, per disimpegnare la Chiesa dalla maledetta guerra civile, non è ancora tale, quale ne è la necessità per l'oggi e per il domani. Lei ch'è una vittima degli awenimenti, mi perdonerà questo mio parlare franco; perché in se l'amore della Chiesa e della verità è superiore a qualsiasi considerazione. Un abbraccio di cuore
RUIZ MANENT A STURZO (f. 44 A, C. 7) Ginevra, 20 ottobre 1936 Carissimo don Sturzo, la ringrazio tanto per la Sua lettera. Credo che, nel fondo, ci separa soltanto il Suo dubbio suiia necessità del movimento
militare. Se Lei fosse sicuro che restava soltanto questo mezzo salvare la Spagna dal comunismo, che cosa direi? La rivoluzione comunista aveva già cominciato al domani delle elezioni di fevraio, l'esercito non fece che reprimerla, vedendo que il Governo non voleva farlo. Forse non era il dovere dello esercito? Io credo che Franco ci ha salvato di divenire come la Russia e per questo credo che bisogna aiutarlo. Non so si la rivoluzione militare è un affare dei cattolici o no, ma credo che i cattolici hanno perfetto diritto di difendere la loro patria, sia contro gli nemici di fuori sia contro gli nemici dell'interiore. Non so anche se il popolo spagnuolo è stato abbandonato 'spiritualmente e socialmente e lasciato preda al socialismo e sindicalismo, ed oggi al comunismo, ma in altri paesi che si vantanno di aver fatto meglio, la situazione non diviene meglio. Nel Belgio, per esempio. La ringrazio tantissimo per le Sue orazioni. Io che vengo di un paese ove da tre mesi fa non si celebra la Santa Messa posso valorare quanto valgono le Sue preghiere. Precisamente, come vittime indirette de la guerra sono morte una mia sorella che era già gravemente ammalata ed è morta della impressione ricevuta, e una figliuola di quella sorella di mia moglie che accompagnò Lei a Sitges. Questa, subitamente morta ammazzata da un auto dei anarchisti que correva in una direzione proibita, precisamente dinanzi E1 Matì. Mio fratello di Madrid e la sua famiglia, bene finora. Anche mia madre (tanto sconsolata), mia moglie e i miei fanciulli. Non 'so ancora si riusciranno a venire. I o sto bene a Ginevra. Soltanto lo stomaco non va meglio, con tutte queste strapazze. Non mi occorre niente, ma La ringrazio come si avesse ricevuto di Lei qualsiasi aiuto. Vivo molto modestamente e credo che col poco danaro che ho in tasca posso vivere ancora due mesi. Forse non durara tanto la guerra. Anche ho ' amici qui. Se scrive alla Sua sorella, La prego di salutarla nel mio nome. Cordialmente ti abbraccio, molto riconosciati.
STURZO A OSSORIO l (f. 106 A, C. 29) [Londra], 20 ottobre 1936 Caro Amico, sono molto lieto nel sapere che Lei andrà a Bruxelles con la signora e la figliola, certamente verrò a trovarvi appena mi sarà possibile. Mi awisi quando sarà a Bruxelles e mi scriva il suo esatto indirizzo personale. I1 Conte Sforza è senatore, già ambasciatore d'Italia, fu anche ministro degli esteri. Egli si dimise da ambasciatore dopo la marcia su Roma. Quindi, non potendo vivere tranquillo in Italia, dove la sua villa fu saccheggiata, il fratello maggiore (ora morto) messo in prigione etc... si ritirò a Bruxelles, essendo la moglie belga e credo lontana parente della Casa reale. Ha scritto vari libri interessantissimi. Egli è stato in Spagna ed ama la Spagna. Abita a 31 rue de la Vanne, Bruxelles. Circa quello che Lei mi scrive, nessun cattolico in buona fede, ignora gli orrori del'insorti; ne ha scritto il noto romanziere cattolico Mauriac un magnifico articolo sui fatti di Badajoz, ne hanno scritto altri, fra i quali Georges Bidault dell'Aube, etc. Io ne ho parlato nell'articolo già inviatole a Madrid (Aube e Catholic H e ~ a l d'.) I1 mio punto di vista è stato ed è quello di disimpegno della Chiesa cattolica, come tale, dalla solidarietà con gl'insorti. Tale accusa ripetuta dai giornali di sinistra, è diffusa per colpa dei giornali di destra, nazionali, clericali e fascisti che vogliono confondere la causa degl'insorti con quella della Chiesa. Bisogna convenire che (a mia conoscenza) da parte del governo spagnolo, non si è fatto nulla (presso la pubblica opinione internazionale) per distinguere il problema religioso da quello politico-militare degl'insorti. Tutto ciò rende difficile anche ai l
Risposta aUa Iettera del 25 settembre 1936 (cfr. doc. 217). Cfr. doc. precedenti.
più favorevoli, difendere il governo spagnuolo dall'accusa delle masse religiose. Lei dice che nessuna voce della Chiesa si è levata contro le barbarie degli insorti; qui la parola Chiesa non dà chiarezza al pensiero. Se si riferisce al Papa, non mancano frasi o del Papa stesso o dèll'osseruatore Romano più o meno attenuate, che si riprovano tutti gli errori degl'insorti, (io avrei amato frasi ancora più forti). Di vescovi spagnuoli non so nulla di esatto, tranne quel che ha detto il Senor ~ r u j ol e quel che ho letto sul Cardinale di Saragozza che mi pare assai nobile. Fuori Spagna, non mancano cattolici che parlano chiaro e al'to, ma la propaganda a favore degl'insorti è più forte e il fatto della distruzione della Chiesa tocca la fantasia e il cuore anche dei non cattolici. Che Dio salvi la Spagna. I miei ricordi e omaggi per la signora e la figlia. Mi creda sempre Aff.mo
STURZO A MAGHÉ ' (f. 44 A, C. 73) [Londra], 24 ottobre 1936 Rev. padre, ho letto con vivo interesse la sua lettera a me diretta del 16 c/m. e quella che Lei aveva proposto inviare al Catholic Herald. Non potendo trattare il tema in un articolo (perché già chiusa la discussione sul .Catholic Herald) mi limito con questa l Manuel de Jrujo giurista e uomo politico spagnolo. Fu ministro della giustizia nel gabinetto Negrin (1937). Si oppose ad ogni inutile condanna a morte di avversari politici, tale opposizione gli valse i'allontanamento daile cariche politiche. * Lettera spedita a Domodosmla. Padre Maghé probabilmente apparteneva, come padre Bozzetti, all'ordine dei rosminiani.
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ad alcune idee direttive, alle quali ho cercato d'ispirare la mia attività politica. La politica come l'economia come altra attività circa la vita terrena non può essere guardata in maniera autonoma, ma subordinata alla morale, che per noi è la morale cristiana. Legge suprema: Quaerite primum regnum Dei et justitiam eius et haec
omnia adiicientur vobis. L'haec omnia sono tutti i risultati terreni, anche l'ordine, la prosperità, il successo, la libertà politica, il vantaggio ecclesiastico ogni cosa che non è il regno di Dio e la sua giustizia. Applicazione ancora più da presso alla politica usuale: non sunt facienda mala ut eveniant bona, e l'altro principio che'il fine bzlono non giustifica i mezzi cattivi. I1 mio caso particolare, (caduta del partito popolare) sotto questo aspetto è accennato in un mio articolo su la Vie Intellectuelle (di cui le mando copia) e con piccoli tagli anche su The
Dublin Review. Non mi pento della dura esperienza subita; avrei oggi rimorso se avessi ascoltato coloro che volevano resistere alle squadre fasciste con squadre popolari, e avessi insanguinato io stesso le mani dei miei amici. Dio ha permesso la vittoria del fascismo: ci sono i suoi alti fini; come ci sono i suoi alti fini se ha permesso in Russia la vittoria del comunismo. Ciò non toglie che coloro che sono convinti che fascismo e comunismo siano mali, continuino a combatterli, anche dopo la vittoria, con le armi morali (non con le armi materiali); verrà il momento che le loro idee prevarranno (in una maniera o in un'altra), anche se le loro persone saranno scomparse e dimenticate. Con questo spirito, io mi sono sforzato di guardare gli eventi umani sul doppio piano: quello della Provvidenza, che non spetta a me di: fissare ma solo di adorare e per quanto possibile di comprendere, e quello del mio dovere personale, poggiato esclusivamente sulla morale cristiana. E se occorre dare agli altri un indirizzo per guidare le loro azioni, questo è proprio quello della morale cristiana. Bisogna convenire che riguardo il diritto di guerra, la nostra teologia morale è sotto certo aspetto arretrata: il primo timido
tentativo di aggiornamento è stato fatto qualche tempo fa dai sei teologi riuniti a Friburgo, il cui esposto fu pubblicato dalla Vie Intellectuelle. Circa il diritto di rivolta, i teologi del secolo XIX si sono mostrati assai rigidi, l'espressione più nuova in senso negativo si trova nella Enciclica di Leone XIII del 28 dicembre 1878 l. Quando io, nel .febbraio 1925 visitai l'Irlanda, domandai a qualche sacerdote come conciliassero il loro atteggiamento con la teologia morale. Le due o tre risposte che ebbi furono ch'era meglio non discutere di cose così sgradevoli. Se io posso vederci una ragione nel fatto che i vescovi oggi non insistono pubblicamente sulle teorie morali della guerra e della rivolta, si è che non sarebbero ascoltati né dai governi né dai popoli, quando interessi e passioni trascinano tutti a far uso delle armi. Gli eventi li han messi dal lato di coloro che in certo modo garantiscono la pace religiosa. Certi vescovi non han teputato le ragioni meno probative in moralibzls per giustificare le loro adesioni alla guerra e alla rivolta. Non discuto né giudico questo atteggiament~; penso che coloro che sentono con altro spirito la morale cattolica, debbono avere il coraggio di manifestare la loro opinione, (come sempre è awenuto nella Chiesa, specialmente nei periodi turbolenti) acciocché non si fonda la linea tradizionale nell'equivoco dei compromessi, e si possano a tempo opportuno, operare i necessari raddrizzamenti. Ciò è compito speciale dei moralisti, degli studiosi, dei Santi, degli ordini religiosi, quale il vostro che ha così grande e nobile tradizione intellettuale e morale ,del vostro Venerabile fondatore. Preghi per me mi ricordi al 'p. Bozzetti e se qui anche a p. Nicola e mi creda Aff .mo
Quod Apostolici.
Cfr. M.L, 111, pp. 270-273.
OSSORIO A STURZO ' (f. 106 Aj C. 30)
28 ottobre 1936 #
Mi querido Dom Sturzo, Ileg6 su carta del dia 20 con 10s numeros de L'Aube. Los dos articulos son interesantisimos y procuraré que alcancen difusion en 10s periodicos de aqui. . Los términos en que V. se expresa, me hacen presumir que se acentfia nuestra coincidencia. Ello me Ilena de alegria, pues ya sabe V. la alta estima que me merecen sus juicios. No resisto al deseo de dar a V. dos nuevos datos (entre mi1 semejantes que podria citar todos 10s dias) sobre la actuacion de 10s que se Ilaman catolicos, nacionales y humanitarios. E1 primero, es e1 adjunto recorte '. De manera que si una masa enfurecida quema unos templos est6 muy mal, pero si 10s militares, 10s fascistas y 10s moros saquean las catedrales, est6 muy bien. l Dattiloscritto. Carta intestata: « E1 Embajador de Espaiia ». Risposta alla lettera del 20 ottobre 1936 (cfr. doc. 224). In allegato vi è questo ritaglio di giornale:
LES REBELLES ONT VENDU LES BIJOUX DES CATHEDRALES ESPAGNOLES Dans les centres de la bijouterie en Allemagne, en Hollande et en Belgique ca vient d'offrir aux amateurs des reliques ainsi que des pierres précieuses qui ont été identifiés comme appartenant au trésor de la cathédrale de Saragosse et notamment à I'autel de la clergè du « Pilar », patronne des croyants 'd'Espagne. Cette nouvelle, qui circule pzrmi les experts étrangers de bijonterie, vient d'.$tre confirmée par une lettre de la junte de Burgos captée par les services républicains dans Iaquelle on parle du profit des sommes obtenues par la vente des reliques. Jusqu'à présent, dit ce message, on a tiré un profit de 400.000 pesetas de cette « transaction », somme qui a été versée au fonds de guerre du généraI Franco. Les cathédrales de Séviile, Cordoue, Grenade, Burgos et Léon se sont déjà vues privées de leurs trésors artistiques et religiem. C'est ainsi qu'au nom du Christ-Roi les insurgés dévalisent leurs temples pour alimenter leur guerre civile fraiche et joyeuse.
E1 segundo dato es horripilante. Han llegado a mis manos las fotografias de varias cartas dirigidas desde e1 Casino de Estoril (que es e1 centro faccioso en Portugal) por un joven a su padre llimado D. Rufino Gutierrez y habitante en Coria. De una de ellas copio e1 siguiente p6rrafo: ÂŤ En badajoz se est6 haciendo una limpia ejemplar. Un promedio de 50 diarios. C~&I que llevan alli a la 'gente de 10s pueblos. Entre 10s que han pagado su canallesca condicion est6n 10s hermanos Pli,' sin que les valieran las influencias que pusieron en juego. Tambien cayeron a las 11 de la maiiana, con formaci& de tropa y musica, seis directivos, entre ellos Rodriguez Moclin, Nicola de Pablo v e1 Alcade socialista de Badajoz D. Ese Nicolis de Pablo fusilado, era un diputado a Cortes por aquella provincia. Ya vĂŠ V. que 10s hombres de 6rden se jactan de fusilar en una sola capita1 50 hombres diarios. Y 10s elementos conservadores y catolicos - salvo raras excepciones, como V. - no tienen ni una palabra de condenacion para esos horrores! Ayiidenos V:, querido D. Sturzo, para que prevalezca la justicia. Suyo buen amigo
STURZO A RUIZ MANENT ' (f. 44 A, C. 6) [Londra], 3 novembre 1936 Caro mio amico, come mi fa dispiacere a sentire della morte della sua sorella e della figlia di sua cognata! Ma quante morti! che terribile disastro. I o sono di awiso che la Chiesa di GesĂš Cristo si difende non con le armi terrene, ma con quelle spirituali. Io sto fermo al l
Risposta alla lettera del 20 ottobre 1936 (dr. doc. 223).
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testo evangelico: « I1 mio regno non è di questo mondo, se il mio regno fosse di questo mondo i miei servi avrebbero combattuto perché non cadessi nelle mani dei giudei; ma ora il mio regno non è di qua » (Giovanni 18,36). Però io prego tutti gli amici spagnoli di qua e di la a parlare della loro Spagna, del partito al quale appartengono, degl'interessi politici ed economici che difendono con le armi ma non della Chiesa. E' l'unico mio punto di vista. Mi dia sue notizie, auguri per la sua famiglia, uniamoci nelle preghiere a Dio per noi e per i poveri combattenti delle due parti.
228. APPUNTI PER UN PROGETTO DI UNIONE INTERNAZIONALE DI INTELLETTUALI CATTOLICI DEMOCRATICO-SOCIALI l (f. 91 A, C. 6)
A) In questo momento quando l'orientamento di molti cattolici resta incerto nel campo della vita pubblica, turbata da tante passioni e agitata da molte correnti; quando l'affermazione rude e pretenziosa dei partiti totalitari, stacca molti paesi dall'ideaIe di collaborazione internazionale e impone alle nazioni un militarismo di massa, quando,. senza nessuno scrupolo, calpestano i diritti della personalità umana, anche nel campo della religione, della morale e delia cultura, sembra necessario uno sforzo di unione fra tutti quegli intellettuali cattolici, che mantengono ferme le loro convinzioni democratiche e sociali. Appunti di Sturzo. Data incerta.
B) Lo scopo, inizialmente, dovrebbe essere limitato, e ciò non impedirà un'ulteriore estensione pratica man mano che si avrà un sufficiente sviluppo per numero di adesioni, per sufficenza di mezzi ed esperienza di realizzazioni. A titolo indicativo si notano: 1) Un bureau, di informazioni per i membri aderenti, sia della loro particolare attività, funzione sociale, cariche pubbliche, pubblicazioni e simili, per arrivare alla formazione di una viva associaziotie internazionale di un valore permanente. 2) Pubblicazione annuale della lista dei soci, con tutte le indicazioni opportune, e rilascio annuale di una tessera di riconoscimento, utile a coloro che viaggiando possono trovare le persone con le quali entrare in contatto. 3 ) Iniziative d i inchieste e di studio dei problemi inrernazionali più urgenti, per arrivare a formare un'opinione comune, pur notando la diversità di vedute che potranno formarsi in seno all'associazione. .
4) Pratiche iniziative di manifestazi0,ni collettive, in politica internazionale e sociale, o adesioni ad altre iniziative rispondenti al programma dell'associazione. 5 ) Studio e formulazione di r?npregr2mma comune, che tenga conto delle esperienze del passato e delle tendenze attuali nel campo internazionale e sociale.
6) Redazione di un libro annuale (Year book) che rispecchi il lavoro fatto, le iniziative prese e gli studi (pubblicati nell'anno) che rispecchiano le correnti dell'unione.
C) L'adesione all'unione è personale; potranno essere soci: i cattolici scrittori, insegnanti, giornalisti, uomini politici, orga. nizzatori e coloro che s'interessano allo studio dei problemi internazionali e sociali. Un consiglio, una presidenza, un segretariato e un bureau formeranno l'organismo sociale, con norme a stabilirsi. La sede iniziale sarà a Parigi, dove siederà il bureau permanente e il segretario generale.
STURZO A SALVEMINI (f. 17 A, C. 7 )
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London, 3 febbraio 1937 Professore, scusi il ritardo nel rispondere. Sono stato niente bene in salute, e dopo più di due mesi di varie e successive infermità ora comincio a sentirmi meglio. Rispondo alle sue domande: 1. Ebbi il passaporto vaticano nell'ottobre del 1924 non chiesto da me personalmente, ma procuratomi da un amico che insisteva che lasciassi subito l'Italia preoccupato dalle voci corse sopra possibili attentati alla mia persona. Non so se fu lo stesso che fece apporre il visto al ministero degli esteri oppure ciò fu fatto d'ufficio dalla Segreteria di Stato. Non volevo alcun documento italiano, e di questo visto mi accorsi solo quando ero arrivato a Londra. Ignoro se questo fosse allora una formalità obbligatoria o semplicemente per i passaporti diplomatici del Vaticano. (Notare: Di questo fatto non desidero che si pubblichi alcuna notizia dato che il passaporto mi serve ancora). '
2. Non ricordo che l'Osservatore RComanoI o la Civiltà Cattolica abbiano palato del mio viaggio. Credo di no, perché sia nelle mie intenzioni sia negli accordi presi con gli amici, si trattava di un viaggio di due o tre mesi; con l'intenzione ferma di ritornare, appena i miei amici d'accordo con Amendola e i socialisti ritornavano alla Camera e ponevano la questio.ie politica. Questi erano stati gli accordi presi tra me, Amendola, Degasperi e Gronchi, pochi giorni prima della partenza. Da Londra continuai a scrivere sui giornali e riviste italiane e a mantenermi a contatto l Sturzo annota in alto: «Non ho difficoltà a leggere il suo manoscritto e a darle quelle indicazioni e fatti che io posso ricordare con certezza ». I n una lettera dell'8 gennaio 1937, Salvemini gli aveva scritto che voleva preparare un lavoro su Pio XI.
con gli amici. Sopravvenuto il discorso del gennaio 1925 e I'ulteriore svolgimento delle cose, decisi di restare a Londra, Allora lasciai l'alloggio fattomi dare per tre mesi dal Card. Bourne presso gli oblati di S. Carlo (a St. Mary's of the Angels), poi abitai vicino ai Crespi, a Fulham Road (presso i Serviti).
3. Torno ad assicurarla che non andai a Montecassino nel 1923 e nel 1924 spintovi da ordini superiori ma solo per mio volere per riposo fisico e spirituale e per pochi giorni (da 10 a 15) l. Lasciai l'Italia spintovi dagli amici, e anche consigliato indirettamente e non personalmente dal Card. Gasparri. Scelsi Londra di mia esclusiva volontà. Tutti mi sconsigliavano Londra e indicavano meglio Parigi o la Svizzera.
SUGRANYES DE FRANCH A S'I'URZ02 (f. 11 A, C. 24) Genève, 15 février 1937 Monsieur, permetta-moi d'abord quelques mots d'auto-présentation. Je suis (ou pour mieux dire, j'étais) un jeune universitaire espagnol, assistant de droit romain à 1'Université de Barcelone. J'avais aussi étudié le droit romain en Italie, à 1'Université Catholique de Milan surtout. Un peu en dehors du travail scientifique, mais toujours dans l'université, je m'étais livré presque entièrement ces dernières années, comme Secrétaire du Conseil de I'Université, à la tiche de rénovation spirituelle et pédagogique de notre Université, entreprise par mes plus illustres maitres. La convulsion actuelle a déjà détruit le fruit de nos efforts. Nous avons été chassés de notre Université afin de la prolétariser et la mettre à Cfr. F. PIVAe F. ~ ~ A L G E RVita I. di Luigi Sturzo, Roma 1972, pp. 274 e 287. Dattiioscritto. Carta intestata: u Ramon Sugranyes de Franch: Institut Florirnont, Petit Lancy, Genève n. l
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la page avec le chaos anarcho-communiste qui s'est emparé de la Catalogne. En fin, comme la plupart des professeurs, j'ai diì quitter le pays ... Exilé, j'ai 'vu mourir à Genève mon maltre le plus cher, le prof. Balcells, qui n'a pas pu supporter le chagrin de voir son pays déchiré et son oeuvre détruite à 1'Université et dans l'enseignement moyen. En vous 'écrivant je n'ai aujourd'hui d'autre dessein que celui de me mettre en rapport avec vous, de vous présenter mes hommages et - si j'ose le dire - de chercher votre appui spiritue1 et votre amitié. Je connais - trop peu - votre oeuvre dans votre pays et j'ai lu votre collaboration sur les pages de "E1 Mati" de Barcelone. Et je suis presque sfir que vous envisagez les problèmes de la situation actuelle en Espagne d'une facon analogue à celle de moi-meme. Après la victoire du front populaire, les Catalans ont vu notre pays traitreusement mis dans les mains des pires ennemis de la civilisation chrétienne: communistes et anarchistes. Vous savez bien que, en Catalogne, sans qu'il y ait eu jusqu'à maintenant des opérations guerrières, plus de 50.000 personnes ont été massacrées, les églises détruites, les biens collectivisés ou pour mieux dire volés - et toute l'économie désarticulée. La plus farouche convulsion sociale qu'en registre l'histoire a fait rage dans notre Fays et a paralysé toute résistance et tous les moyens de. réaction de la population, et du gouvernement. Aucune possibilité de salut ne reste-t-il avec ce régime rouge et avec le gouvernement soi-disiznt démocratique qui s'est fait coupablement son complice, d'aprés la constitution du front populaire. Par conséquence, nous sommes obligés de mettre les destinées de notre pays dans les mains des généraux rebelles. Et nous devons leur accorder notre appui. Puisque en dehors d'eux on ne voit, pour le moment, aucun autre moyen de rétablir l'ordre et la paix élémentaires, pour entreprendre la reconstruction du PaYs. Mais nous ne faisons pas cela, quand meme, sans nous apercevoir des immenses dangers qu'il comporte. D'abord parce que nul goùvernement fasciste ne s'est pas encore établi nulle part aprés une si longue lutte et sur une si triste base de haines et de rancunes. Nul régime ne s'est établi d'ailleurs aprés une si pro-
fonde destruction des forces productrices du pays. Tous ces faits, si d'une part obligent tous les éléments repiésentants des forces constructives à se ranger à coté de ceux qui veulent rétablir. I'ordre et la paix à fin de collaborer à la future réconstructjon, d'autre part sont de nature à empecher tout à fait l'estabilité de ce futur régime, s'il ne sait pas adopter une sage et généreuse politique de ralliement. En outre, pour nous autres les catalans, reste toujours le problème de l'expression politique qu'il faut donner, dans le cadre de l'état espagnol, à nos spécials caractéristiques de langue et de culture. Le manque de soIution équitable à ce problème ce serait encore une nouvelle source de troubles politiques futurs. Une grande masse catalaniste de droite soutient maintenant le mouvement nationaliste espagnol antimarxiste. Voila donc comme les problèmes se posent actuellèment pour nous autres catholiques catalans. Je pense que seule une actuation sociale et politique profondement chrétienne sera capable, aprés la fin de la guerre, de ramener la paix aux esprits et la prosperité au pays. Mais malheureusement nous ne sommes pas encore là. Dans ces moments de profonde détresse, nous nous sentons poussés a tendre anxieusement la main à ceux qui - comme vous meme - sont censés capables d'&tre d'accord avec nous ou de partager tout au moins-certains de nos points de vue. C'est à cause de cela que je me suis permis de vous adresser cette trop longue lettre. M. le Chanoine Carlos Cardo, de Barcelona, que vous connaissez, je crois, est à Torino (Via Bernardino Luini, 85) comme vicaire d'une petite paroisse et trouve dans son ministère sacré la consolation nécessaire dans cette triste période. I1 me charge de vous présenter ses salutations cordiales. Son opinion sur les problèmes de notre pays ne se sépare guère de celle que je vjens de vous exposer. I1 vous prie aussi d e vouloir bien me dire la v6tre, qu'il ne croit pas très eloignée non plus de celle-ci. Je la lui ferai discrètement parvenir. Veuillez agréer en fin, Monsieur, le témoignage, de mon plus grand respect et de ma profonde dévotion,
STURZO A SUGRANYES DE FRANCH ' (f. 11 A, C. 23) [Londra], 18 febbraio 1937 Monsieur, vous me permettez que je vous ecrive en italien: je ne suis pas bien et je souffre atrocement. La sua lettera mi ha commosso. Come sono afflitto per la tragedia della cara Spagna, che io ho amato fin da bambino. Ogni giorno prego nella S. Messa per la Spagna e tutte le volte che posso, applico il Santo Sacrificio perché la vera pace venga presto a rifare una nuova Spagna. I o non credo che la vittoria di una parte o dell'altra potrà portare la pace e far superare la crisi attuale. Troppe miserie, troppi disordini, troppe divisioni e troppi odi. La Chiesa di Spagna, che avrebbe potuto fare opera di pace, si è schierata in maggioranza con una parte quasi dichiarando una Crociata o Gaerra Santa. Dalla stessa parte stanno latifondi industriali, classe ricca, che hanno le maggiori responsabilità dell'abbandono della classe operaia in mano ai sovversivi, per avere avversato ogni riforma sociale, portata in nome del Cristianesimo, degl'insegnamenti di Leone XIII e del movimento della democrazia cristiana. Il fondo della guerra civile è sociale non religioso: lo spagnuolo è a suo modo cattolico anche quando brucia le chiese, in una guisa di protesta come fa il carrettiere bestemmiatore prendendosela con Dio perché il suo cavallo ricalcitra. Quando, alla fine della guerra, vi saranno a centinaia di migliaia i morti delle due parti, crederà forse il vincitore di poter dominare il vinto, senza un compromesso, una composizione spirituale, prima che economico-sociale? A mio modo di vedere, solo i cattolici e i cleri rimasti fuori del conflitto, potranno fare opera di pacificazione. Per questo io sono assai dolente nel vedere che molti giornali e stampa cattolici l
Indirizzo del destinatario: « Institut Floriroont, Petit Lancy, Genève D. Cfr. doc. 223 n.
esteri si sono così benevolmente impegnati per Franco, senza pensare che danno così nuovi motivi agli avversari per credere che tutta la chiesa cattolica compreso il papato sia nemica del popolo operaio spagnuolo, nemica degli stessi baschi, che difendono la loro personalità e autonomia. Lessi su Sept e sull'Esprit due articoli di un eminente spagnuolo che si firmò A.M.V., nei quali egli sosteneva la tesi che i cattolici non dovevano essere né con Franco né col governo. Idealmente aveva ragione solo se la chiesa di Spagna si dichiarava fin dal primo momento neutra (nonostante la persecuzione pari a quella dei primi cristiani) e non pigliava parte alla .guerra civile, a quest'ora il disordine della rivolta sarebbe finito con un compromesso. Purtroppo i nostri desideri non valgono contro la realtà; e questa è tragedia. Se si applicherà sul serio il non-intervento, a partire da sabato prossimo, e il blocco alle coste di Spagna e del Portogallo (dal 6 marzo), la proposta di una mediazione fra le due parti combattenti potrà avere un seguito, per quanto non m'illudo circa le difficoltà pratiche di una dilazione. E' stata affermata l'idea di governi locali, in una federazione nazionale, come Svizzera. Io, in principio, vagheggerei tale soluzione, ma non ho dati sicuri per prevedere a quali pratici risultati si arriverebbe. Tre punti io raccomando a tutti i miei amici: 1) Non compromettere la Chiesa addossandole la responsabilità della guerra civile di Spagna col classificarla una crociata. 2) Disimpegnarsi dal parteggiare per l'uno o per l'altro' dei due fronti. 3 ) Preparare un piano di riforme sociali e politiche, senza compromessi con gli uomini che hanno la responsabilità della guerra civile o che vi hanno apertamente e amichevolmente aderito come per il fatto di. Gil Robles la cui recente lettera al The Univeuse di Londra è stata un molto grave errore. Pel resto pregare Dio, che sempre dal male ne fa derivare il bene. I1 martirio di tanti religiosi frati, suore e preti, la morte di tanti innocenti dai due lati non potrà restare vana avanti a Dio.
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Scrivendo al canonico Cardò mandi i miei più affettuosi sa luti e auguri, però non faccia chiaramente il mio nome nella lettera, perché (se aperta dalla censura italiana) potrebbe egli avere qualche noia per causa del mio nome. (Giorni fa Mussolini in un articolo di suo pugno al Popolo d'Italia chiamava Gil Robles per disprezzo "sturziano"). Credo che sia ancora a Ginevra il mio caro amico Jaume Ruiz Manent con la famiglia, al seguente indirizzo 16, Rue des Chaudronniers, 2"' étage. Se Lei ha occasione di vederlo, me lo saluti e gli dica che è tanto tempo che non ho sue notizie. Le mando due miei articoli. Gradisca i miei più cordiali saluti e vivissimi auguri per la Spagna.
STURZO A SUGRANYES DE FRANCH l (f. 11 A, C. 19) London, 13 mars, 1937 Caro Signore, comprendo assai bene la sua angustia di spirito nell'isolamento in cui si trova e quando il non parteggiare può sembrare viltà e il parteggiare ripugna alla coscienza '. Sono stato a Parigi dove ho rivisto il mio amico prof. A. Mendizàbal, professore di diritto internazionale all'università di Oviedo. Anch'egli ha preso la coraggiosa decisione "di far da sé" come direbbe Dante, né per gli uni né per gli altri. Egli d'accordo con altri pochi spagnuoli cerca di lanciare un appello per la pacificazione fra le parti, invocando l'intermediazione delle potenze. Gli ho dato il suo indirizzo, per mettersi in corrispondenza con Lei. 1 Dattiloscritto. Indirizzo del destinatario: « Institut Florimont, Petit Lancy, Genève S. In una lettera del 7 marzo 1937, Ramon Sugranyes de Franch si era dicsarato d'accotdo con I'analisi di Sturzo sulia guerra di Spagna, ma aveva espresso le sue perplessità sull'efficacia di una posizione neutrale fra le due parti.
Umanamente parlando, né la sua adesione a Franco aumenterà le probabilità di vittoria, né la sua adesione all'iniziativa di Mendizàbal l renderà più efficace la mediazione. Ma se il nostro peso personale negli eventi umani di grande proporzione (come la guerra di Spagna) può reputarsi minimo, il peso dei nostri atteggiamenti morali, sia immediatamente sia a distanza, può essere di gran valore, se tali atteggiamenti hanno un valore intrinseco per se stessi. Perché Dio non disperde mai i valori morali, mentre rende vani i valori materiali. Chi avrebbe mai pensato che la posizione politica acquistata dall'rntesa con la vittoria del 1918, sarebbe finita nell'attuzle crisi, nella quale il nemico di ieri vinto e disfatto, oggi incute tiinore e preoccupazione alla Francia e all'rnghilterra vittoriose? Ma queste due preferiscono guardare le loro conquiste materiali, senza tener conto dei valori morali della vita internazionale ed han perduto insieme I'uno e l'altro. Così avverrà domani ai vincitori della guerra civile, nella quale i valori morali sono nulli, (anche dal lato di Franco) e invece le responsabilità di atrocità senza nome sono gravissime dai due lati. Per riguadagnare il popolo spagnuolo che soffre dagli uni e agli aitri occorre che vi siano mani moncie di sangue, cuori puri dall'odio, anime superiori alle passioni di classe. Dove sono costoro? Cosi si spiega la celebre frase biblica che Dio avrebbe salvato la città se ci fosse un solo giusto in essa; così si spiega la funzione di Noè nel diluvio. L'avvenire? Esso è in mani di Dio per le nazioni e per i singoli uomini. I o non ho il bene di conoscerla personalmente, né so quali le sue possibilità personali e le sue condizioni familiari. Le sue lettere mi han mostrato un'anima bella, sincera, modesta, piena di fede. Chissà quali sacrifici le imporrà il Signore per il suo bene e per quello degli altri? Cfr. doc. 215 n.
La voce che Lei deve sentire è quella della coscienza. Se questa non sente di poter prendere parte con coloro che si macchiano di sangue fraterno dalle due parti, quali possa essere il suo avvenire personale, anche quello dell'esiliato, ella dovrà seguire la voce della coscienza. Del resto, Dante diceva (e non a torto) che il mondo era la sua patria. Coraggio, Dio aiuta i retti di cuore. Gradisca, egregio signore, i miei voti cordiali, e non abbia ritegno a scrivermi quante volte ella lo crederà opportuno.
JACINI A STURZO (f. 19 A, C. 102) 9 aprile 1937 Carissimo, sono iieto dell'occasione che mi fornisce la Sig.ra Chiri per mandarti le nostre notizie e per ottenere le tue desideratissime. Nel campo degli amici, il povero Angelo M. [auri] è scomparso. Filippo [Meda] è invecchiato assai, ma si regge e lavora nonostante le preoccupazioni che gli procura lo stato mentale della moglie. Baranzini, poveretto, soffre di cuore ed è stato più di là che di qua: ma però non mi pare sia in pericolo, quantunque la vita che trascina sia assai grama. Giovanni Gr [onchi] è a Milano e lavora. I1 gruppo bresciano sempre compatto e rigoroso. Degli altri ho poche notizie. A Roma vedo qualche volta Mario C[ingolanil e il nostro Alcide [De Gasperi] il quale sta bene ma si logora lavorando troppo. Da Napoli ho buone notizie di Giulio [De Rossi], da Bologna di Fulvio [Milani]. Tutti spiritualmente a posro, e senza vane crisi di coscienza. I1 mio lavoro sulle correnti religiose nel Risorgimento procede adagio, ma procede. Ho terminato una prima parte - sulle tradizioni di politica ecclesiastica negli antichi stati italiani che ancora non so in quale dei volumi prenderà posto; una se-
conda parte, molto grossa, sulla politica ecclesiastica liberale fra il '60 e il '70, vedrà la luce entro l'anno. La terza parte, sulla crisi del clero durante lo stesso periodo, è ancora in fieri. Intanto tengo qualche conferenza e scrivo qualche articolo, che ti mando di volta in volta. Hai ricevuto? Questi studi sono rallentati dalle cure che bisogna dedicare di continuo all'azienda economica, perché non pericliti completamente durante questo difficile periodo. Finora ci si sostiene tant bien que mal; ci ho lasciato qualche penna, ma in complesso posso dirmi fortunato. H o educato mio figlio a non fare assegnamento su altrui che su se stesso: egli ha 27 anni, è aiuto di chimica industriale presso l'università e appassionatissimo del suo lavoro; avrà la libera docenza fra due anni. Ne ringrazio Dio. Addio mio caro. Tutti ti salutano e ti vogliono bene: nessuno qui ti dimentica. Tutto è cambiato intorno a noi, nulla dentro di noi. Non oso prometterti di rivederti presto: lo farò, se appena mi sarà possibile. Tu intanto non lasciarmi così a lungo senza tue nuove. E credimi sempre il tuo vecchio amico
RUIZ MANENT A STURZO ' (f. 44 A, C. 21) Ginevra, 4 junio 1937 Carissimo Don Sturzo, io ricevei due numeri de 1'Aube ove si trovano articoli di Lei 2. Questi articoli, quantunque m'hanno causato profonda tristizia sono nondimeno una prova que Lei non dimentica me. Io non capisco come Lei possa difendere questi baschi alljati dei comunisti che causanno alla Chiesa e alla Spagna un tal grande male. Lei sa che tutti i vescovi sonno contro gli nazionalisti ba1 Dattiloscntto. I n alto Ruiz Manent annota: « Scusi il mio barbaro italiano. Non parlo mai la vostra lingua, e non ho un dizzionario P. * Si tratta di due articoli: Il popolo basco e il Significato di Guernica, apparsi sulI'Aube rispettivamente il 12 maggio e il 2 giugno 1937.
schi: gli vescovi di Vitoria e di Pamplona. Quanto all'arcivescovo, ha excomunicato gli bischi alliati ai comunisti. Lei sa anche que soltanto una piccola parte dei baschi è coi rossi. Gli carlisti della Navarra e di Alava sono stati l'aiuto più precioso di Franco. Quanto 5i la superficie, soltanto una sesta parte d'Euzkadi è coi nazionalisti. Quanto a la poy>olazione, scasamente un terzo. Non si può parlare, dunque, d'una Euzkadi desiderosa de l'indipendenza o l'autonomia. Si farebbe questo contro la volontà della grande maggioranza della popolazione? Sarebbe questo democratico? Sono pronto a dargli tutti i particolari se queste aifermazioni mie sonno per Lei interessante. Quanto a la persecuzione, "simile a quella degli armeni", resto stupefatto. Dove a letto Lei che i baschi siano sterminati? Tutto il contrario awiene. Nulla parte la guerra fu più humana, per quanto quelli che combattono gli nazionalisti sono gli migliori cristiani di Euzkadi e di Spagna: gli carlisti baschi. P r ~ Lei o di dirme dove si è informato. Lei sa che gli rossi e gli partigiani di Aguirre non fanno che mentire fin dall'inizio della .guerra. Non in vano nell governo .di Bilbao sonno tanti comunisti come nazionalisti, e gli comunisti basano fondamentalmente la sua propaganda dovunque nella menzogna. E questa historia di Guernica? Come a potuto Lei signare quello manifesto- Gli inzendiarii di Guernica furono gli medesimi di Irun, Eibar, Lequeitio, Durango, Amorebieta, e tanti d'altri! Mi dica chiaramente perché Lei crede in questo punto il governo di Bilbao, che non ha fatto sempre que mentire e non il governo di Salamanca, que non ha mentito mai. Finalmente, io 'saro lietissimo si Lei e disposto a discutere per corrispondenza tutti gli punti que allontano Lei del movimento nazionale spagnuolo. Noi, gli catalani, siamo tutti entusiasti partigiani di Franco. Coi rossi sonno soltanto gli anticlericali e quattro o cinque pazzi della Uniò Democràtica de Catalunya, colligatti coi comunisti malgrado l'oposizione de11'991/2 dei membri di prima del 19 luglio. Ho parlato questi giorni con un catalanista e democratico dei più stacati, che a riuscito a fuggire dell' inferno rosso di Barcellona. Questo amico confirma: che tutti gli cattolici, anche quelli que prima erano separatisti, sospirano per l'arrivata di Franco in Catalonia. Degli operai, cattolici e non
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cattolici, la grande maggioranza aspettano anche il trionfo dei nazionalisti come la loro liberazione. I coiitadini sonno tutti per il movimento nazionale. Se non fosse per la mano ferrea che Moscou ha in Barcellona e l'aiuto del Front Populaire francese, la pace nazionalista sarebbe già un fatto. I catalanisti non sonno stato mai nella storia pi2 perseguitati di oggi. I n casa, bene. Saluti cordiali di mia moglie e dei fanciulli. Mia madre è tuttora in Barcellona. Ella non vuol lasciare gli altri figli e per questo non è con noi. Quello fratello che io aveva in prigione - gloriosa prigione - è stato liberato dopo otto mesi. Mio fratello Josè M. è in Madrid ancora. I o so soltanto che egli vive. E questo è molto in una città dove 60.000 cattolici sono stato assassinati. Iddio protege bene la nostra famiglia. Prego Lei di non dire una parolo a niente di queste mie lettere; ho paura di represaglie sulla mia famiglia di Spagna. Sono alcuni dei nostri conosciuti, di Lei e di me, che si sono tornato francamente cattivi. Non ho fiduzia in loro. Saluti cordiali
STURZO A MARGOTTI ' (f. i 0 6 A, C. 13j London, 15 giugno 1937 Che disappunto non poter varcare la Manica. Verso il 19 luglio o giu di li, domandare all'hotel de 1'Avenir 62 rue Madame telefono Littre'. 84-54. La situazione è molto oscura. Quel che succede in Spagna è inaudito. Quale giovamento ne avrà la Chiesa dalla guerra civile? Perché appoggiarla? Diritto di legittima difesa? di chi? contro chi? Perché lasciar parlare di guerra santa le più alte autorità ecclesiastiche della Spagna? Indirizzo del mittente: 32 Cheptow Villas, London W 11.
Quella delf'O[ssevvatore] [Romano] sembra un modo parziale di riportare le notizie, o impostarela questione. E mai parlare di pace? Le poche linee sull'appello Maritain sembravano tirate coi denti; se ne vedeva il disagio. Perché attaccare i cattolici che sono dall'altra parte? Domani forse, potranno rendere essi dei gran servigi alla Chiesa. Un possibile papa Dalla Costa? è la voce che corre. Le preoccupazioni dellà successione sono enormi in tutti i ranghi. Pregare, pregare, pregare, voci di amore, in un momento in cui l'odio è scatenato sul mondo. Che l'anticomunismo converga a fare più male del comunismo? E' da rifletterci. Saluti cordiali
STURZO A RUIZ MANENT ' (f. 44 A, C. 22) London, 17 giugno 1937 Caro amico, i nostri dissensi non possono mai alterare la nostra amicizia, perché i dissensi vengono da diversa concezione che in buona fede ciascuno di noi crede la piU giusta. Ambedue siamo animati dalla stessa fede e dallo stesso amore per Dio, per la Chiesa, per i fratelli. Ciò non ostante la differenza di opinione è tale che ciascuno crede di doverla giustificare, per non sembrare di venir meno ai propri principi. Lei sa (dalle mie precedenti lettere) che io parto da un dato sostanziale: 1 ) la rivolta dei generali non era cristianamente lecita; 2) la resistenza dei fedeli e dei preti attaccati nelle chiese poteva essere lecita se si limitava alla stretta difesa delle loro persone Dattiioscritto. Indirizzo del mittente: « Cheptow Wiiias, London W 11 D. Risposta alla lettera del 4 giugno 1937 (cfr. doc. 234).
e (forse) delle chiese; 3 ) la guerra civile che ne è seguita, non era lecita ed è un maggior male, che si doveva evitare. Questi punti sono, per me, talmente fermi, nella dottrina cattolica, da non essere scossi dall'atteggiamento dei vescovi di Spagna. Tanto più che costoro sono sotto il dominio di una parte, che non lascerebbe loro possibile la manifestazione di un pensiero libero. Così come ai vescovi italiani non fu possibile manifestare il loro dissenso durante il periodo della guerra al17Abissinia, vera guerra di aggressione. I1 recente libro del Maresciallo De Bono ha svelato quel che i ben informati sapevano, cioè che l'aggressione era stata premeditata fin dal 1932. Riguardo i baschi, ecco le mie idee. Essi difendono le loro autonomie tradizionali; trattarono con le destre, nel periodo elettorale del 1935-36 e non ebbero che rifiuti. Trattarono con il Fronte popolare ed ebbero promesse e assicurazioni. Erano alleati del governo di Madrid. Ammessa che la rivolta dei generali era illegittima, e illecita, i baschi'non avevano nessun dovere di allearsi a Franco, ed avevano anche il diritto di opporsi a lui.
2 ) E' vero che i baschi di Bilbao non sono tutti i baschi. Ma sono coloro che difendono la tradizione di Euzkadi. Essi 'si difendono; ne hanno il diritto. Certo essi non potranno imporre l'uso delle tradizioni alle provincie dissidenti; e vice-versa. La Navarra in altri tempi fece causa da se e si legò ai Re di Castiglia; cosi oggi; non può pretendere lo stesso dalla Biscaglia. 3 ) H o paragonato i baschi agli armeni: i fatti di Durango, di Guernica, etc. e la minaccia del fu Generale Mola di distruggere Bilbao, (minaccia messa in atto con l'aviazione tedesca e italiana), l'evacuazione della popolazione (per salvarla) dimostrano chi* ramente la mia asserzione.
.
4) Lei crede che Guernica e Durango siano state incendiate dai baschi. I o ho fede nel corrispondente del Times, nelle affermazioni testimoniali di Padre Onaindia, e degli altri preti che han fatto l'esposto al Vaticano, nella testimonianza di Mrs. Beer, una signora cattolica inglese che io conosco da molti anni, e che fu presente al bombardamento di Durango, e con la quale ho parlato personalmente. Oramai nemmeno gli oppositori negano il bombardamento di Durango e di Guernica.
Tutto ciò non significa che io parteggi per il governo di Valencia e i suoi seguaci. I o parteggio per la pace, una pace d'intesa e di compromessi; non una vittoria degli uni sugli altri, che vorrebbe dire distruzione ed eccidi, violenze e tirannie, siano esse in nome del "popolo" o in nome della "Chiesa" perché né il popolo vero né la chiesa vera ne avranno vantaggio e bene. Ecco tutto. I o avrei desiderato che fin dal primo momento la Chiesa spagnuola avesse dissodalizzato con ia guerra civile, e fatta opera di mediazione. Forse che la chiesa di Spagna era allora in peggiori condizioni di quella di Germania? E chi potrà consigliare ai cattolici tedeschi di buttarsi in una guerra civile? Ecco tutto. I1 mio orrore della guerra civile, del sangue fraterno versato in nome della Chiesa, mi fa preferire 250 anni di persecuzoni, quanti ne ebbero i primi cristiani. Caritas patiens est! Godo che i suoi stanno bene. Tante cose a tutti, alla signora, ai figli, al missionario, alla sua mamma. Prego per tutti, e voi pregate per me. Ne ho tanto bisogno. « Che Dio ci perdoni i nostri debiti come noi perdoniamo ai nostri debitori D. Fraternamente,
CANQNICO DE ONAINDIA A STURZO ' (f. 106 A, C. 47) St. Jean de Luz, 2 julio 1937 Muy Reverendo y distinguido Sig. Sturzo, hoy, dos de julio, llega a rnis manos su amable carta fecha del nueve del pasado mes. La causa de su tardanza parece ser que estando yo ausente de aqui, fue remitida a Paris, desde alli a Bruxelles, y de nuevo a Paris. Hoy me la remiten de esta ultima l
Dattiloscritto. Indirizzo del mittente: «Villa Subiburu, St. Jean de Luz ».
localidad. H e hai la razon de mi silencio sin agradecerle vivamente su atencion al escribirme y al enviar a la prensa que publico su articulo la recitificacion que me indica en su carta. Con motivo de mis declaraciones acerca de Guernica l he podido ver que lo que rnis priva es la mala intencion, ya que aunque estaba decidido a callar solo he rogado la rectificacion acerca de calumnias contra mi persona, a dos sacerdotes directivos de prensa francesa y de revista italiana. Pues bien, ninguno de 10s dos ha querido recitifar ni ver 10s documentos que yo les ofrecia para su estudio. Nuestra causa por e1 lado militar est6 en mal trance. No est6 aun Iiquidada la guerra porque no sabemos donde van a parar las represalias contro e1 honrado pueblo vasco y su ejemplar clero. Hoy poco esperarnos de 10s hombres, porque hasta la Iglesia calla como hasta ahora ha callado cuando habia materia para tratar como eran 10s bombardeos birberos de gente indefensa y no combatiente. 'No hemos visto afanes de caridad por parte de la Jerarquia. Soio les intere saba e1 "hecho consumado" Esperemos en Dios que la sangre inocente que derrama e1 pueblo vasco en manos de quienes se dicen defensores de la religion, no quedari sin germinar en frutos de espiritualidad y de prestigio del clero que ha sabido acercarse al pueblo en 10s dias del dolor y del sufrimiento. Me dice V. que son interesantes otras noticias de que le hzblo. T e n g ~ir,teressundsimos d~cumentos acerca de m c h o s extremos capitales de la guerra y acerca de la conducta moral observada por e1 Partido Nacionalista Vasco ante las autoridades de la Iglesia, y en especial ante e1 Vaticano. Yo estuve en Octubre a entregar un documento de consulta moral. Un dia se publicari todo, para explicar eso que se llama "unioE de 10s vascos con 10s rojos". Cada dia se ve que nuestra posicion es guerra de defensa propria y que en Espaiia hoy como antes rnis se trata de una guerra entre gente de dinero y 10s trabajadores y de guerra para e1 predominio del Mediterraneo como punto principal de futuras alianzas de guerra. Hitler p Mussolini no persiguen la defensa de la civilizacion cristiana. E1 mineral y la llave del Mediterraneo. Tampoco abonan como prueba de guerra religiosa 10s Cfr. doc. 238.
t,
hechos criminales que en igual escala que 10s rojos han cometido 10s franquistas. Quiera Dios darnos muy pronto la paz por la que V. pide en sus santas oraciones. Aprovecho nuevamente esta ocasion para quedar de V. aff.mo in Xt0.s.s. q.e.s.m.
PASQUINI ' A STURZO (f. 2 A, C. 42) Parigi, 4 luglio 1937 Gent .mo Signor Prof .re, tanto dolore mi ha arrecato la notizia che è stato 13 giorni in letto; voglio augurarmi e prego perché sia come Lei mi dice, cioè: l'inizio della completa guarigione. I o pure non sono stato bene, ma ho continuato a lavorare, anzi più del solito; avrei voluto scriverle tante cose ma non mi è stato possibile, il tempo mi è mancato. La mia situazione si riassume come segue: qui non sono riusciti a trovare personale che soddisfaccia alle esigenze dei padroni; in 8 niesi, soltanto di cuoche ne abbiamo cambiate una dozzina ed ora è due mesi che siamo senza. Verso il 15 giugno presentarono alla signora Jeze un marito e moglie; lui cuoco, e lei cameriera, accompagnati da un sacco fra raccomandazioni e certificati di capacità e buon servito, la Signora se ne innamorò subito, anche perché oltre la cucina, egli prese impegno di lavorare e stirare tuttà la biancheria, ma due uomini in casa non vogliono tenerli. Loro sapevano che io ormai cercavo un posto più adatto alle mie attitudini, e che un giorno o l'altro li avrei piantati. Approfittando dell'occasione buona che le si presentava, per sistemare i servizi di casa, si fecero in quattro per procurarmi una l Giulio Pasquini, segretario della federazione giovanile dell'A. C. di Fie. soie. Antifascista fu proposto per il confino. Emigrò in Francia nel 1936.
sistemazione piG adatta. I1 professore mi presentò subito la domanda per la carta di lavoro, ed interessò vari suoi amici sul mio caso, fra questi la famiglia Nitti. Tutto ciò doveva essere fatte in grande segreto, ed io avrei dovuto saperlo soltanto a sistemazione avvenuta, ma lo seppi subito, dalle amiche di Casa Jeze: però feci conto di non sapere niente. La signora Nitti parlò con Campolonghi, e dopo telefonò al professore Jeze, che al nuovo giornale, La Voce degli Italiani l malgrado che tutti i posti fossero già stati assegnati, per me si sarebbe fatto il miracolo; Gennari, Campolonghi e Cocchi i tre caporioni della iluova combinazione erano tutti d'accordo in tal senso. I n verità non sono molto entusiasta di questa soluzione e se avessi creduto che la signora Nitti andasse a tastare da quella parte, l'avrei prevenuta per tempo, di risparmiare la fatica, e lasciare che se la sbrigasse il professore Jeze, che almeno poteva procurarmi un posto di maggiore indipendenza. Del resto se volevo andare a La Voce degli Italiani non avevo bisogno di scomodare la signora Nitti: io sono con tutti in ottimi rapporti, e mi si era fatto sapere per tempo, che una mia domanda in tal senso, avrebbe incontrato il favore di tutti. Malgrado la mia situazione tutt'altro che buona, non avevo creduto opportuno di avanzarmi da quella parte ... I o non sono contro a nessuna nobile attività, che miri ad unire le forze de I'antiiascismo, in vista di restituire al più presto possibile, al nostro dilettissimo popolo, le perdute libertà, e quella giustizia, che affratella i figli di una stessa terra, e rende più disposti gli animi, alla gentilezza, all'amore verso il prossimo, al rispetto delle cose, e degIi esseri, che sono opera dello stesso altissimo Padre comune. Ma nelle condizioni attuali, e nell'interesse stesso dell'antifascismo e dopo il ben noto atteggiamento che ànno creduto di assumere Cocchi * e Miglioli, che furono nostri, mi pareva che tanto da1 punto di vista antifascista, e nell'interesse del cattolicismo idealmente avanzato, fosse proprio necessario, che a PaQuotidiano apparso in Francia nel luglio 1937. Organo dell'unione Popolare. Romano Cocchi, dirigente comunista proveniente dalle file del partito popolare.
rigi, vi fosse almeno un italiano, che ha saputo dominare i nervi, e mantenere intatta l'antica fede, sinceramente antifascista, democratica, e cristiana. Ecco perché amavo questa indipendenza. Sin ora la mia vita parigina non è stata vita, in principio, per le preoccupazioni del pane e del lavoro; dopo, col professore Jeze, sono rimasto come in una prigione, sempre chiuso, e duro lavoro. Una speranza di giorni migliori sussisteva, che mi avrebbe permesso di difendere e divulgare in mezzo alle masse italiane immigrate, il pensiero sociale, e cristiano, del mio grande Capo. Entrando ora così isolatamente negl'ingranaggi La Voce degli Italiani, Unione Popolare e legato al carro con uno stipendio, perdo quell'indiperidenza che poteva essere utile per i nostri ideali, ed anche per la causa che è la suprema aspirazione di tutti. Come è noto il giornale è fondato su iniziativa e con fondi comunisti, gli altri che vi sono dentro, come ad esempio Campolonghi col titolo di condirettore, sono là per bbbèdire. Io ripeto lungi dal prendere posizione contro, ma avrei desiderato rimanere fuori, a mani libere. Conclusione: le richieste di entrare al giornale sono state numerosissime, ed i posti sono tutti occupati da tempo, ma sono tutti d'accordo di escogitare un niodo per far posto a me. Io non ho fatto nessuna pressione per facilitare la mia entrata, anzi dopo la sua lettera, ho fatto sapere che io non posso lasciare il posto che occupo, sino a fine luglio. Come è noto il giornale esce il 9 corrente. Chiedo d'urgenza il suo autorevole consiglio. Il mio più grande conforto, e la più grande gioia, la provo quando Lei mi offre un'occasione per poterla obbedire. Mantenni intemerata la fede in Italia, per lunghi anni, resistendo ai duri colpi del fascismo e quando in Italia non era più possibile seguire le traccie lasciate dal grande Capo, affrontai l'ignoto, la via dell'esilio con un solo scopo: seguire ed obbedire a Lei... Comprendo la Sua alta posizione, ed il valore che si dà alle Sue parole, ma con me può parlare chiaro, non rivelo cose che possano portarle il più insignificante pregiudizio. Molti auguri per la sua completa guarigione, ed ossequiandola devotamente. Suo dev.mo
STURZO A DE ONAINDIA ' (f. 106 A,
C.
46) [Londra], 9 luglio 1937
H o ricevuto con piacere la sua lettera e la prego di scusarmi se nel mio'articolo feci l'allusione alla sua pretesa vertenza canonicale. Ciò fu in seguito ad una notizia pubblicata sull'Universe (cattolico) di Londra, diretta ad attenuare il valore della sua testimonianza, sul bombardamento di Guernica. Appena ho ricevuto la sua lettera, ho scritto al direttore dell'Universe per una rettifica, e allo stesso tempo ho scritto all'dube e all'Auant Gardz di Bruxelles (che pubbficarono il mio articolo) per rimettere la notizia nei suoi termini esatti. Le altre notizie che Lei mi dà nella sua lettera sono per me preziose. Mi dica se ne potrò usare (con discrezione) nel caso che si presenti l'occasione. La situazione attuale è veramente oscura. I cleri e i cattolici dei vari paesi d'Europa ed America sono in maggioranza per Franco. La causa del popolo basco è malvista, per l'alleanza con i cosiddetti rossi. La guerra civile si eternizza. L'unica via 6i uscita sarebbe una pace di compromesso. E' possibile? in quali termini? Ecco il problema che interessa i cattolici che vogliono salva la Chiesa e la Spagna. Quasi ogni giorno applico la S. Messa per la pace in Spagna (ho quasi sempre libere le intenzioni), e per tutti coloro che soffrono dell'uno e dell'altro lato, e specialmente per i confratelli del clero spagnuolo. Preghi per me e mi creda suo l Risposta aiia lettera del 2 luglio 1937 (cfr. doc. 237). I1 canonico Alberto de Onaindia aveva fatto delie dichiarazioni sui bombardamenti di Guernica in cui smentiva le voci che le stragi erano state effettuate dai comunisti baschi. Alcuni giornali catzolici tra cui il periodico The Universe di Londra avevano insinuato che le dichiarazioni del padre de Onaindia non erano attendibili sotte Ijneando la difficile posizione delio stesso nei corifronti del suo capitolo.
BRASCHI A STURZO l (f. 37 A, C. 28) Pilar, 22 luglio 1937' Molto Reverendo Don Luigi Sturzo, dall'amico Chiti ho saputo che, per averle parlato di me, lei ha avuto la gentilezza d'incaricarlo che mi dicesse di occuparmi con lui della edizione spagnola dei suoi due pregiati libri. D'accordo con Chiti abbiamo conversato con un commerciante di polso, certo Luigi Barra, romano, che in Italia ebbe l'onore di conoscere lei e di lavorare come socio del partito popolare. Quando si sia trattato definitivamente l'affare, le comunicheremo il risultato. Intanto è necessario che lei s'affretti a mandare il manoscritto per cominciare la traduzione del saggio di studi speciali. Non conosco i suoi due volumi, ne ho visto solo la copertina, ma basta il nome dell'autore e l'affetto che per lui ho sempre nutrito per decidermi a procurare la loro pubblicazione. Coll'amico Chiti mi occupo anche della traduzione. Le mie occupazioni al fronte di una parrocchia grande, solo, senza l'aiuto di nessuno, mi assorbono tutto il giorno, ma cercherò di trovare ritagli di tempo per dedicarmi ai suoi libri. Nel congresso cattolico di Bologna quando Paganuzzi scappò sconfitto, ebbi l'occasione di conoscere lei e di udire le sue discussioni sopra i temi delle riunioni, però non mi presentai perché sentiva il mio nulla. Quando poi prevaricò Murri fui involto malignamente coi modernisti perché mi trovava nelle file dei democratici cristiani; dovetti scappare dal niio luogo, cercare il pane altrove; finalmente dopo vari anni di tribolazioni, nel 1912 emigrai in questo mondo americano dove mi contento d'essere tollerato fra gli ultimi del clero straniero. I1 deputato Giovanni Braschi del partito popolare è del mio stesso paese, siamo parenti lontani, so che è a Forlì; esercitata la professione d'awocato, è rimasto fedele, non si piegò al fascismo. Le vicende avverse e l'abbandono in che mi lasciarono i superiori non mi smossero dalla via intrapresa. Non ho mai potuto capire come gli alti eccleIndirizzo del mittente: « Cura Vicario, Pilar
- I.C.P. n.
siastici SI siano inclinati davanti a un Mussolini delinquente, e abbiano lasciato un figlio devoto della Chiesa e del popolo cristiano, un don Sturzo, nell'esilio senza pronunciare una parola memore dei suoi sacrifici e del bene compiuto. Tutti gl'istrioni politici del mondo, che hanno l'arte d'ingannare, ricevono l'omaggio della canaglia e l'appoggio ufficiale degli ecclesiastici che vogliono onori e profitti. I pochi fedeli che onorano ed esaltano l'opera di Cristo nelle masse popolari, devono essere calpestati e dimenticati. Sono i seguaci del mondo che così fanno, e sono seguaci del mondo anche se vestono la sottana talare e portano la mitra sopra una testa che pensa alle glorie e vanità che Cristo fuggì. La confusione d'idee e di metodi condurrà le nazioni alla rovina. Aspetto il fine, il disastro, serenamente, contento di non avervi partecipato; altri ne avranno la colpa. Aspetto, per mezzo dell'amico Chiti, la sua decisione su quello che dobbiamo fare. Conti in me d'avere un fratello. Augurando che arrivi per lei il giorno della giustizia, lo saluto cordialmente in Cristo
STURZO A BRASCHI (f. 37 A, C. 27) Parigi, 13 agosto 1937 Rev.do e caro don Silvio, sono stato assai lieto di ricevere la sua lettera e le sono grato del suo personale interessamento per la pubblicazione del mio Ciclo della Creazione e dell'Essai de Sociologie. Spero che ciò non vi darà delle noie e delle preoccupazioni. In tale caso, sarà meglio sospendere l'impresa e rinviarla a miglior tempo. Ho scritto a C[hiti] quali le mie condizioni letterarie o giuridiche, (non certo economiche) per le due pubblicazioni, del che sarei assai lieto. La sua offerta d'interessarsi alle mie pubblicazioni (pur in mezzo alle Cure parrocchiali) mi ha commosso. I1 ricordo del congresso di Bologna, al quale Lei partecipò, mi ha fatto rivivere
il periodo della Democrazia Cristiana, di quelle lotte e di qUelle speranze, per la causa della ChIesa è del popolo. Nella purezza delle nostre intenzioni e nel distacco da ogni nostro personale vantaggio, abbiamo fiducia che Dio terrà conto dei nostri lavori e dei nostri sacrifici. Quei dispiaceri che porta* rono Lei a fare del bene a tante anime nell'Argentina, che forse non avrebbero mai sentito una voce evangelica, furono disposizione del cielo. Così come tante traversie han portato me in Inghilterra a scrivere libri, articoli, studi che mai avrei fatto, stando in Italia. In qualsiasi parte del globo, purché si può servire Dio, tutto quel che si soffre è e sarà alla sua gloria e al bene delle anime (a cominciare dalla nostra). Quel che succede oggi nel mondo, è tragico; Dio solo pub salvarci da una nuova e più grande tragedia. Quelli che vivono in America forse saranno fuori del furore della guerra, ma ne sentiranno anch'essi le conseguenze. Fin oggi la prudenza dell'Inghilterra e della Francia ha evitata la guerra; domani quando l'Inghilterra avrà compiuto il suo riarmo, sarà forse voluta la guerra? Preghiamo assai; le preghiere di cuori puri valgono più che tutte le opere umane, che devono essere praticate ma che saranno vane e inutili, e dannose senza la benedizione di Dio. Sono tanto lieto di aver trovato un amico come Lei nella lontana Argentina. Preghi per me, ne ho tanto bisogno.
STURZO A JACINI ' (f. 17 A, C. 78)
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14 ottobre 1937 ricevo la tua del 12 e più tardi il telegramma. Non ostante tutto il vivo desiderio di vederti, ho risposto per telegramma di sospendere la gita a Boulogne, perché ieri ho preso freddo, oggi l
Risposta alla lettera del 9 aprile 1937 (cfr. doc. 233).
mi è venuto un grosso raffreddore. So per annuale esperienza, che il raffeddore di ottobre finisce in una grippe, la prima della stagione. Occorre rinunziare a vederti: così era scritto. Avevo tanto desiderato una nostra lunga conversazione, dopo quattro anni. La tua mi conferma nella convinzione che la cosa è lunga, pericolosa e che la fine (quando verrà) sarà assai triste. Ma, szlfficit diei malitia sua. QueI che mi sembrò primo e principale nostro dovere è quello di testimonio della verità, di tutta la verità, senza limitazioni e restrizioni. Purtroppo dal lato che più ci è vicino, per convinzione e per fede, questa testimonianza non è sempre costante e intiera. I1 silenzio dell'on. Rossi e dei giornali cattolici sul massacro degli abissini del 19-20 febbraio scorso (chi disse 2.000 e chi 6.000) è cosa triste, assai triste. Per la guerra di Spagna i cattolici danno uno spettacolo di un disorientamento morale profondo. Tutte le teorie teologiche suUa ribellione e sulla guerra civile sono andate in oblio o sono state alterate. Il Papa ne ha scritto, molto chiaramente, nell'Enciciica del 28 .marzo scorso l . Ma sembra che il papa riaffermi le teorie per obbligo del suo alto ufficio, ma lasci che gli altri ne rirano tutte le pih opposte consegueme ovveru no3 ne tezgono conto. Così è potuta passare la guerra italiana in Abissinia, come guerra difensiva, o guerra per il pezzo di pane (frase di Manacorda) o guerra per a civiltà cristiana cattolica ([card.] Schuster) senza che nessuno facesse stato del discorso del papa del 28 agosto 1935, e del successivo articolo dell'O[sseruatorel R[omanoI2. Ti scrivo ciò,. non per gusto di lamentarmi né per amore di critica, ma perché tu sei fra i pochissimi che potrai dire a tempo e luogo qualche parola; e far capire la falsa rotta che si è presa. Nos es muy conocida. Frase cancellata: « Ti scrivo ciò non per lamento, ma per giustificare la mia attività nel campo della morde nella politica. Non so se hai occasione di leggere i miei studi e i miei articoli in proposito D. Si tratta del discorso alle infermiere fatto da Pio XI il 27 agosto 1935, in cui vi sono alcuni accenni alla guerra etiopica. 2
Per quanto mi riguarda, da parecchio tempo ho lasciato il campo strettamente politico ed economico-sociale per quello sociologico dove questi problemi possono essere ristudiati, obiettivamente e a fondo. Avrai ricevuto a suo tempo il mio Essai de Sociologie. Riceverai fra giorni il mio nuovo volume L'Église et Z'Etat e spero presto un altro su La moralité dans la politique. I miei articoli sulla Dublin Reuiew, su la Vie Intellectuelle, sull'Hiblert Journal di Oxford etc. sono per Io più su simili problemi. E' una voce, per quanto fievole, e lontana, e inascoltata. Forse servirà per la storia, forse non servirà a nulla; ma a me sembra di aver compiuto il mio dovere. Leggerei i tuoi volumi con grande interesse e non vedo l'ora che vengano fuori. Ricordami a B. Croce; anche a lui manderò il mio Chiesa e Stato, ma egli non si interessa molto alla mia persona.
JACINI A STURZO ' (f. 6 A, C. 11) Paris, 16 ottobre 1937 Caro don Luigi, La tua lettera mi ha vivamente commosso, e mi ha fatto vieppiù rimpiangere il noioso contrattempo che ci ha impedito di vederci. Sarà per un'altra volta, che non può tardare. Intanto ti trasmetto gli affettuosi saluti di Croce e di Casati. Parlando con Sforza e leggendo la lettera tua, mi sono rallegrato di constatare come, (fatta eccezione per l'anticlericalismo di prima) le nostre idee coincidono perfettamente: il che mi consola dalla constatazione opposta fatta nel discorso con gli italiani di Parigi. Ed ora rispondo alla tua domanda: da parte cattolica si sperava che l'incontro Hitler-Mussolini avrebbe avuto per effetto l
Carta intestata: « Hotel des Etats-Unis, 16 me d'Antin, Paris ».
una détentc nei rapporti fra Chièsa e Stato in Germania.. 11 discorso cui alludi mi farebbe pensare che 'si sia verificato il fenomeno opposto, e cioè che esso abbia peggiorato il rapporto fra fascismo e Santa Sede in Italia. Comunque il « cattolicesimo ondeggiante » cui allude Mussolini, non è certo quello dei vescovi italiani e del Papa, del quale in massima egli non ha che da compiacersi: penso si tratti invece di quello, ancora superstite in Italia cd all'estero, contro cui il Manacorda dirige i propri strali dalle colonne del Corriere, almeno una volta al mese: il cattolicismo dell'Aube e della Vie Intellectuelle, o meglio di quelli che in Italia pensano come 1'Aube o là Vie Intellectuelle. Ma, non può ignorare che nell'Azigne Cattolica; fra i laureati, fra gli studenti ed anche in una parte di basso clero una certa fronda c'è, e che lo stesso Dalla Torre senza averne l'aria lascia correre molta roba che un qualsiasi Pizzardo non approverebbe. Quanto ai « sermoni degli arcivescovi » non può trattarsi secondo me purtroppo, di sermoni italiani: sono indotto a credere che l'allusione riguardi il Card. Mundelein, e abbia tratto particolarmente agli affari di Spagna. Tu hai ragione di dire che in Italia siamo troppo pochi e troppo deboli, perché valga la pena di « fare i conti D con noi. Ma quando si è saturi d'incenso, basta una minima voce, basta la puntura di unz formica per dare fastidio. Penso quindi che L. Sturzc abbia ragione. Addio, mio caro D. Luigi: ho incaricato Joels che ti vedrà costì a giorni, di portarti i miei saluti. Continuiamo a corrispondere a mezzo di Barabino e, quando ci capita, anche in altro modo, restiamo uniti nello spirito. Questa tragica dispersione degli onesti di tutti i partiti avrà avuto almeno un vantaggio: quello di stringere meglio fra loro quanti, al di sopra di contingenti differenze di programma hanno in comune il proposito di alere jlammam. Ma quanto più intima e commossa la solidarietà di quelli, che non hanno dimenticato e che conservano, nelle linee essenziali, 'il programma antico! Ti abbraccio con affetto fraterno e con rispetto filiale. tuo
STURZO AL TIMES (f. 23 A, C. 26) Iandon, 18 november 1937 Sir,
I have read with great interest your report of Lord Samuel's high-minded speech in the House of Lords. I think that no-one can fai1 to appreciate the disinterestedness of his attitude and his quest for a better peace than that of VersaiIIes. There is a point I venture to raise in connection with one sentence of the published report: « He hoped the French people would realise that a settlement in which Great Britain, France and Germany were principal p&-tieswas in these days the primary need of the world ». H e has left out Italy, and to do so would be a mistake. Quite apart from the Rome-Berlin Axis, which is very recent, quite apart from the troubles in the Mediterranean, which date from the Italo-Abyssinian War, and apart from the still-born. Four Power Pact, Italy through her share in the Great War and through the fa11 of the Austro-Hungarian Empire has assumed in Europe the position of a first class Power. There can be no serious organisation of a stable peace without her effective and responsible cooperation. In the specific case of the ex-German Colonies - the subject of Lord Samuel's speech - it is to be noted that in virtue of Art. 119 of the Treaty of Versailles Italy is one the Powers in favour of whom Germany renounced her colonies. Here is the text: « Germany renounced in favour of the Principal Allied and Associated Powers al1 her rights and titles to her over-seas possessions » Italy was always one of The Principal Powers and was a member of the Supreme Council of the victorious Pomers. The fact that Italy had no colonia1 mandate does not diminish her rights under Art. 119. The mandates were allotted by a separate decision, intrinsically connected with the institution of the League of Nations and depending on Art. 22 of the Covenant.
No Power is free to dispose of mandated territories. I n the letter and the spirit of the Treaties these involve the various and combined rights of the native peoples concerned, of the League of Nations, and with it, collectively, of the Principal Allied and Associated Powers. /
SFORZA A STURZO l (f. 23 A, C. 10)
20 novembre 1937 Caro amico, un rigo in fretta per rassicurarla. Certo, non la minima intenzione inamicale di Pr[ato]. Egli è stato seriamente malato (fu qui ancora convalescente), poi vi fu l'assemblea ... Anche i miei articoli sulla Dep6che non furono mai riprodotti, contrariamente a ciò che faceva prima. Gli ricorderò di parlare di L'Eglise et Z'Etat. La Sua lettera al Times circa la frase di Samuel mi pare la verità, ma ncr, tuttc, la veri:;. L'I:a!ia ha vuce iii Una distiibilziurie dei mandati come una delle grandi potenze della S.d.N. Non vi ha più voce se si ritira dalla S.d.N., come l'Italia fascista pretende fare. Questo, in diritto. I n musica, poi, tocca certo a noi, e a noi soli, che amiamo veramente l'Italia, a sostenerne gli interessi e il vero prestigio. Ma ogni volta che. ciò facciamo mi pare che abbiamo il dovere e l'interesse di dissociarsi dal vano clamore pseudo-patriottico del fascismo. Eccole francamente il mio avviso. Ci avverta quando conta venire, felicissimi se accetterà la nostra modesta ospitalità. Suo aff. Cartolina postale.
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WATKIN A STURZO ' (f. 44 A, C. 37) November 30, 1937 Dear Don Luigi, you will have seen that my review of your boock has appeared in the Dublin Review. As Mr. Attwater is away in America, unless you write and ask Denis Gwynn to let me review the book it may be given to someone else. I look forward to reading it. When I am next in town I will come and cali on you. I hope Barbara and Miss Marshall are quite well. Please give them all my kindest greetings, I can thoroughly understand and sympathise with the position that al1 war is wrong for any cause. But I do feel convinced that it cannot possibly be right to fight as the Allies did in 1914 that particular national heads should keep power, wealth and prestige as against even and unjust aggression by other national heads, but wrong to fight that atheism and basphemy should not be forced upon a people, little children deprived of the knowledge of God - not to speak of the wanton destniction of works of art which would have delighted generations yet unborn. No doubt if all or even a majority of the Spanish Catholics had been ready to resist passively the Red Government and refuse to allow their children to go to state schools this would have been the idea1 way, and forcible resistance is a pis aller. Yet the example of Russia and Germany proves that, as things are, not to resist the Government by force would have involved the loss of religion by almost aU the next generation. Far better they should be Killed, mutilated or starved than that. I1 God did not exist the sooner the entire human race came to end the better. And not to know that He exists is in a sense to make Him for the atheists knowledge and life nonexistent. I1 Franco saves countless Spanish children from this worst possible evi1 his action Dattiloscritto.
will be amply justified. But to slaughter men women and children to prevent Belgium from being a dependency o£ Germanyand the Imperial Government would certainly not have attempted to destroy Belgian Catholicism, no, no, no. The government of pagan Rome did not take the children of the martyrs and bring them up heathens. These remarks I write because during our conversation last spring I feel I did not make my reasons very clear for supporting Franco. Yours very Sincerely.
STURZO A SFORZA l (f. 23 A, C. 9 ) 17 dicembre 1937 Non vorrò passare sotto silenzio il suo rimarco (cartolina del 20 novembre), che la mia lettera al Times, dicesse la verità, ma non « tutta la verità » '. ESSOnon mi sembra meritato, perché precisavo che la posizione internazionale dell'Italia non derivava dall'asse Berlino Roma, né dalla guerra in Abissinia etc..., ma dalla grande guerra e dalla caduta dell'impero austro-ungarico. Con ciò non mi associavo al clamore patriottico. I n diritto poi, io opino che l'iiscita dalla S.d.N. non faccia perdere la posizione fissata dall'articolo 119 del trattato di VerSaglia di cessionari delle colonie tedesche. Nella riunione del consiglio della S.d.N. a San Sebastiano (1920) fu precisato che la potenza mandataria è designata dalle principali potenze, onde fu proposta la seguente procedura: 1. Le principali potenze attribuiscono il mandato e lo notificano alla S.d.N., 2. . Questa . ne prende atto. l
Risposta aiia cartolina del 20 novembre 1937 (cfr. doc. 245). Cfr. doc. 244.
Se la potenza dimissionaria dovesse perdere i suoi dritti demandati dai trattati di pace, l'Italia dovrebbe perdere oggi la Venezia Giulia e l'Altor Adige. Ma queste sono elucubrazioni, la verità è politica l .
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RUIZ MANENT A STURZO (f. 44 A, C. 2 ) Ginebra, 21 dicembre 1937
Carissimo .Don Sturzo, auguri per natale. I o spero che la sua salute sera buona. ' , , Mia moglie e gli miei figliuoli tutti bene. Anche io sono meglio dello stomaco. I1 missionario è nel Seminario di Ginebra. Egli è tanto lieto! Io penso spesso a Lui. Credo che le Sue orazioni hanno aiutato molto a questa vocazione. I o sono ben disposto a accettare la volontà di Dio. Mio fratello di Madrid sta bene. Anche mia madre e gli altri fratelli. ' ' Ma eglino non hanno 'apena che mangiare. La sitiazione nella spaina rossa è su questo punto terribile. Io invio merce della Svizzere, ma poco cosa per rapporto a tanta famiglia. Noi stessi siamo adesso tanto poveri! . Vedo che Lui non scrive più sulla Spagna. Gradisco molto questo silenzio, già che Lei non può scrivere in favore della nostra causa. Siamo tanti entusiasmati e speranzati! Peccato che Lei non possa accompagnarsi a grossa gioia della nuova Spagna. I o spero ancora che i .fatti convencerano Lui. I1 nostro sera uno stato tanto cristiano! Prego di non dimenticarci, nelle sue orazioni. Cordialmente. La formulazione, di quest'ultimo periodo è incerta data la difficoltà di decifrare la calligrafia.
SFORZA A STURZO ' (f. 23 A, C. 6 ) [Bruxelles l, 24 dicembre C 1937 1 Caro Amico, siamo lieti che sia Sforzino a portarle i nostri più cordiali auguri. E' per mia moglie un gran piacere di pensare che scenderà in una casa amica come quella di Sicca. Grazie della Sua del 17 '. Ha certo ragione per quel che mi dice circa la sua lettera al Times. Dov'è dunque la divergenza? Se vuole, e poiché lo ha approvato, è nel come scrissi il mio messaggio alla conferenza parigina. Insistevano, mi diffidavo allora ne mandai uno così chiaro che li seccò pur lusingandoli. I1 Suo punto di vista, ottimo per un carteggio diplomatico, mi pareva men chiaro sulle colonne del Times ove non si provocano che impressioni psicologiche. L'opinione pubblica della democrazia è come i mariti cornuti e contenti: vuole sempre ingannarsi. Ecco che oggi cerca hci di speranza nell'articolc del Sig. dcce di Pistoia nel Popolo d'Italia. E qui, la Libre Belgique (pure il meno risibue dei giornali belgi di partito) si domanda seriamente: « Che il re si rivolti alla politica di guerra di Mussolini? D. Grazie dei Suoi auguri. Ma non vedo « aumento di speranze » là ove il malcontento è solo provocato da sofferenze materiali. Solo i movimenti morali contano; e non ne scorgo l'inizio in nessun campo. Le accludo un mio articolo sull'Estremo Oriente che non pretende ad altro che a dire alcuni dati di fatto ignorati o dimenticati. A presto, spero comunque. Suo aff.mo
2
Indirizzo del mittente: « 31 me de la Vanne, [Bruxelles] ». Cfr. doc. 247.
[P.S.] Ha visto l'opuscolo di [...l l contro il « cattolico D Manacorda? Le accludo anche una mia « interpretation » dell'abdicazione di Eduardo VIII. Vale quel che vale. Ma ciò che importava era farne un apologo pel giovane re di questo paese, che ne ha gran bisogno. Infatti qui è stato molto riprodotto.
STURZO A RUIZ MANENT " (f. 44 A, c.1) [Londra], 25 dicembre 1937 Caro Amico, la sua mi arriva in questo santo giorno di Natale. Quanti auguri per Lei ed i suoi! Penso a Lei tutte le volte che penso alla cara Spagna e all'indimenticabile Barcellona. Prego ogni giorno nella S. Messa per la pace in Spagna (pace vera e totale) e per tutti gli spagnuoli di qua e di là, specialmente per i miei amici fra i quali Lei carissimo. Sono assai lieto che il suo figlio (il missionario) sia nel seminario di Ginevra. Se ne ha la vocazione, quale gioia anche per me. Godo a sapere le buone notizie di sua madre (che indimenticabile figura) e di suo fratello Josè e degli altri suoi che io non conosco. Non le ho spedito più nulla dei miei scritti sulla Spagna per non recarle dispiacere; così neppure le ho mandato il mio nuovo libro L'Eglise et I'Etat, dove ci sono accenni alla Spagna. Da maggio in poi io lavoro di accordo con il « Comitato per la pace civile e religiosa in Spagna », pace di conciliazione; e non pace imposta da una vittoria. l
Parola illeggibile. Risposta d a lettera del 21 dicembre 1937 (cfr. doc. 248).
, "Se non si riesce a nulla, non importa: Dio vede il cuore. Dio non ci domanda il successo ma solo il lavoro con retta intenzione, nell'os'servan'za completa della sua' legge e nella conformità assoluta alla 'sua volontà. Lei'sa che questo è stato ed è (per grazia di Dio) tutta la mia attività. Non i fatti mi potranno convincere che il male fatto non sia male, che la ribellione non era lecita (ne ho scritto in La Vie intellectuelle - Paris 25 ottobre 1973)' che la guerra civile non è morale. Uno Stato Cristiano come effetto di una guerra civile costruita da coloro che hanno le mani insanguinate prima, non è comprensibile. Non si dispiaccerà di quel che io le scrivo, mio caro amico. . Napoleone affermava ch'era Dio che provava ch'egli era nel giusto per i suoi successi; lo stesso ripete Hitler ch'è Dio con lui. Essi non comprendono che Dio permette il male per trarne il bene ma noi non possiamo chiamare bene qiiel che è male e resta male, anche se permesso da Dio. Questo dissenso tra noi mi rende più cara la sua persona e la sua famiglia e mi fa partecipare con accresciuta simpatia ai suoi dolori e alle sue crisi perché so che il suo animo è retto. Quali saranno gli eventi del prossimo anno cercheremo di fare la volontà di Dio. E' tutto il vostro
STURZO A WATKIN (f. 44 A, C. 38)
,
Giorno di Natale [l9371 Caro Watkin, grazie assai degli auguri natalizi. Stamane nella Santa Messa ho pregato tanto per Lei. Come mi piacerebbe rivederla. Non so perché, durante questa notte, nelle mie sofferenze (sono stato '
1
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Dattilosc'ritto. Riiposta aiia lettera del 30 novembre 1937 (cfr. doc. 246).
veramente sofferente) pensavo a Lei; mi veniva in mente il suo lavoro sulla filosofia mistica. Forse perché io sto scrivendo un nuovo libro che ha per titolo prowisorio: La Vera Vita (Sociologia del Soprannaturale). Cerco così di completare il mio pensiero sociologico: Il Saggio di Sociologia sarebbe la teoria umana, la Comunità Internazionale e la Chiesa e lo Stato, le attuazioni storiche culminanti nel movimento trascendentale cristiano; e la Vera Vita il termine di unificazione della vita umana (personale e storica) nel soprannaturale. L'editore del Dublin Review ha accettato d'inviare a Lei il mio volume lJEglise et lJEtat per la recensione; solo non lo trovano. Ho scritto di nuovo. H o letto la sua recensione suli'Essai de Sociologie e la ringrazio. Mi permetterò di farle tenere alcuni miei rilievi di fatto, nella speranza che ne tenga conto nella successiva recensione di
1'Eglise et 1'Etat. Oggi voglio parlarle della questione spagnuola. Non per desiderio di polemica, che non mi piace neppure nelle lettere private, ma per mettere in chiaro il mio pensiero. Se questo le potrà servire in una revisione del suo, tanto meglio.
1) Circa il problema della rivolta in Spagna, non ho che riferirmi al mio articolo, pubblicato sulla Dublin Review. Lì ho fissatò i principi; non ne ho fatto l'applicazione completa al caso della Spagna, perché il pubblico dei lettori dissente sui dati concreti e sulla valutazione dei fatti. 2) Se Gesù Cristo avesse voluto una difesa religiosa con le armi, ne avrebbe dato l'esempio o almeno dato un insegnamento adeguato. Egli disse a Pilato: « Regnum meum non est de hoc mundo; si ex hoc mundo esset, ministri mei utique decertarent ut non tradeder Judeis D. (Jo. 19); e a Pietro aveva detto: « An putas quia non possum rogare Patrem et exhibebit mihi modo plus quam duodecim legiones angelorum? » (Matth. 28). A Giacomo e Giovanni che invocarono il fuoco su Samaria, perché non aveva ricevuto Gesù, questi rispose: « Filius hominis non venit animas perdere sed salvare ».
3) Se si dovesse autorizzare la guerra come mezzo religioso e morale per resistere alle persecuzioni antireligiose, noi avrem-
mo la guerra in permanenza in quasi tutto il mondo cristiano; oggi per lo meno nel Messico, in Russia, in Germania. Ieri in Italia (la pre-fascista), in Francia, nella Spagna liberale e così via, a salire circa alle guerre di religione e alla Riforma.
4) Per fare la guerra ci vuole un'autorità (reale o pretesa) che la faccia; altrimenti si tratterebbe di rivolte; non sono da confondere le rivolte con le guerre civili che possono antecedere o seguire; né con le guerre d'intervento che sono fatte tra nazioni. S d e rivolte ho detto qual'è la dottrina cattolica; sulle guerre civili che seguono la rivolta si applicano gli stessi principi; s d e guerre d'intervento entra in giuoco un altro principio, quello del diritto d'intervento o no. In sostanza, non si può concepire una guerra che nel quadro di un'organizzazione giuridico-politica e non mai nel quadro dell'organizzazione religioso-morale. La guerra deve riguardarsi come un mezzo umano-mondano per un grado ancora inferiore di organizzazione giuridico-poliuca di popoli. Le chiese che accettano le guerre in proprio nome a scopi religiosi, si abbassano al livello umano-mondano e restringono la loro missione al quadro nazionale o al quadro del partito, che vuole la propria difesa unendola a quella della chiesa, la quale diviene di fatto particolare e perde il ruolo di universale. Anche la Chiesa hIedievde che combatté contro 1'Islam nelle Cr&ate, si ridusse (nel fatto, se non nel diritto) a Chiesa di Occidente, precludendosi per secoli e secoli la divulgazione del Vangelo presso i popoli dellYIslam. Credo averne abusato troppo della sua cortesia. Di nuovo auguri fraterni per un Natale interiore nella vivificante e santificante grazia di Dio. Aff .mo
STURZO ALL'OSSERVATORE ROMANO ' (fs.) Riservata Giorno di Natale, 1937 Ill.mo Signore Direttore, mi sia permesso, in questo giorno, d'indirizzarle la presente (insieme ai più vivi auguri natalizi) come espressione di fiducia e desiderio di bene. E' forse una pretenzione desiderare che l'Osservatore Romano sia sempre e in ogni circostanza, all'altezza del suo compito, imparziale, elevato; che mira sempre al bene religioso cattolico come suo vero e unico compito? Qualche volta sono i titoli di cronaca, o i titoli politici che danno impressione di partito preso (politico e non religioso), qualche volta è la mutilazione delle notizie o la notizia tendenziosa che disturbano il lettore di buona fede. Esempio recente: - La mascherata elettorale in Russia (N. 222). Non si nega che lo sia di fatto; solo si nota che di simili mascherate ce ne sono dappertutto, anche molto vicine; e 1'0sservatore Romano non usa (e non deve usare) di tali frasi su una materia per l'Osservatore Romano o di studio o di cronaca, che non toccano la fede. Anche se potesse usare lo stesso fraseggio per tutte le mascherate elettorali, sarebbe sconsigliabile. Nella campagna anticomunista, è assai meglio distaccare ogni motivo politico, da quello morale e religioso, come ha fatto il Cardinale Verdier nel suo messaggio di Natale. Altro esempio: - « De Valera ha confermato che le lettere credenziali del Ministro dello Stato Libero d'Irlanda saranno indirizzate etc » ' (18 dicembre). E' esatto; ma non vi è stato aggiunto, per dare il senso della portata dell'atto, le parole dette dallo stesso de Valera: « He denied that this action amounted I
Dattiloscritto. In questa lettera Sturzo si firma: « Magis amica veritas S. Eamon D e Valera, uomo politico irlandese. Presidente del Consiglio dal 1932 al 1948, proclamò nel '37, l'Irlanda stato sovrano. 1
to the recognition or approval, etc. ». In tal caso o non dare la notizia o darla intiera. Quel che più turba varie persone è la mancanza di obbiettività nel pubblicare le notizie militari e politiche della guerra di Spagna. Ci si trovano nell'Osservatore Romano solo i comunicati nazionali con titoli vistosi. Se si facesse la collezione dei titoli dati a tali notizie in un anno e mezzo di guerra, i ribelli avrebbero dovuto conquistare almeno due Spagne. A quale scopo dare una impressione irreale? Non si svaluta lo stesso giornale? Dare alle notizie il colore buono ad una parte e il colore cattivo all'altra parte, non solo indica il partito preso (che è chiaro), ma la mancanza di rispetto alla verità (che non è approvabile). I cattolici baschi son stati misconosciuti e maltrattati; questo rende ancora più tragica la loro situazione. Bisognerebbe leggere il memorandum dei cattolici baschi che il Cardinale Verdier ha portato in Vaticano. Forse in Roma noh si conoscono l'esemplare condotta del nucleo democratico cristiano di Barcellona e la loro completa dedizione alla causa dei mille e più sacerdoti ivi nascosti. Costoro in caso di vittoria di Franco, saranno le prime vittime, così come lo sono stati molti cattolici sociali baschi. La propaganda nazionalista spagnuola fatta da preti e da vesc~vi2 peggiore & qùella che certi preti e vescovi fanno a favore del nazionalismo di altri paesi. Da segnalare i Comitati di Parigi, uno di spagnuoli (presidente Mendizàbal), l'altro di Francia (presidenti J. Maritain e Mgr. Beaupin) pour la Paix Civile et Religieuse en Espagne. La loro azione, ancora all'inizio, è degna di essere seguita con simpatia. La vittoria dell'una parte sull'altra vorrà dire la continuazione della tragedia spagnuola; solo una pace di conciliazione potrà salvarla. Difficile obiettivo, ma degno di cattolici e di uomini di fede. Questa lettera dimostra la simpatia con che si segue l'Osservatore Romano e lo sforzo della direzione a mantenerlo alla sua altezza e obiettività.
253.
. STRAGLIATI A STURZO (f. 95 A, C. 40) . Sannois, 8 febbraio 1938 Carissimo Don Luigi, rispondo alla Sua del 28 gennaio, e la ringrazio. Veramente io resto confuso davanti alla sua generosità. Una parte dello chéque è andata a favore dei bambini di Spagna; sabato e domenica sono stati due giorni di grande sottoscrizione popolare a favore delle vittime dei bombardamenti dei nostri compatrioti. Se la compagnia d'assicurazioni ci risarcisce le spese, o una parte delle spese veramente sproporzionate ai nostri mezzi, verserò il tutto a favore dei piccoli spagnoli. Non sarà meglio così? E lei come sta di salute? Io auguro e spero che a quest'ora stia meglio e si rimetta completamente col ritorno della bella stagione. Se a Pasqua ritorna a Parigi, desidererei rivederla. Malgrsdo il mio cambiamento di rotta, il suo ricordo e le sue parole mi sono sempre d'un grande conforto. Lei prega per me ed io la ringrazio e prego pure per Lei: quantunque le mie preghiere sono quelle d'un rivoltato contro i dogmi di Roma. Dio creatore e giudice, io lo concepisco ora sotto una forma ben differente di quella cui credetti già. Non è certamente quello che a mezzo di sedicenti suoi rappresentanti benedice i massacratori dei. negri abissini e dei rossi spagnoli. A quel Dio io non credo, come non credo più alla Chiesa che non è sua. Non per questo mi voglio imprigionare nei dogmi di Mosca. I1 comunismo in cui credo e spero è tutt'altro di quello di Stalin. La Russia resta sempre per me il simbolo della rivoluzione proletaria, ma in realtà lo stalinismo fino a prova contraria è il soffocamentò. Lenin e tutti coloro che per, la rivoluzione soffrirono e morirono non volevano certamente quanto in Russia sta avvenendo. Questo è fascismo bello e buono. Si dice che questo succedersi di ecatombe è necessario allo sviluppo ulteriore della vera rivoluzione; ma la cosa dura un po' troppo.
Hitler e Mussolini sono arrivati a dei risultati che forse non si aspettavano. A forza di voler convertire tutto l'universo alla crociata anticomunista, o meglio antisovietica, hanno ottenuto, almeno in Francia, che neanche i giornali di destra ci credono più e quasi tutti vedono nell'intesa franco-sovietica una garanzia di pace contro le mene hitlero-mussoliniane. Ho conosciuto il Sig. Martin Chauffin cattolico democratico, critico, romanziere e polemista (scrive su Vendredi) uomo focoso e simpatico per la sua campagna in favore della Spagna repubblicana: il quale mi ha parlato molto simpaticamente di Lei. Parla italiano ed è amico di Salvemini. Sarebbe lieto di fare la sua conoscenza e intrattenersi con Lei. E' possibile presentarglielo al suo prossimo viaggio a Parigi? Scusi la lunga chiacchierata, e se le dà noia, la consideri come non avvenuta. Intanto la ringrazio nuovamente e le presento, anche a nome della mia famiglia, i più cordiali saluti.
P.S. Ho visto mesi fa, due giovanotti (24-26 anni), provenienti uno da Milano ed uno da Brescia, fuggiti a traverso le montagne per non andare « volontari » in Spagna. Raccontano grande miseria e odio contro l'impresa di Spagna: nel bresciano ci sarebbero state delle repressioni fra contadini ed anche fra preti di caiìqagna.
STURZO AL « TIMES » l (f. 25 A, C. 3) [London l, february 23, 1938 Sir,
It is not my intention to defend the whole of the foreign policy of my country from 1848 to 1922, but I cannot let pass unchallenged so genera1 and peremptory a condemnation as that Dattiloscritto.
made last Monday, (February 21) by the Hon. Harold Nicolson in the House of Commons, when he said: « I t is literally true that no vitally important political treaty has ever been signed by Italy that she has not broken ». He went on to accuse the whole foreign policy of Italy as a « record of treachery and duplicity ». No-one, to my knowledge, could bring such an accusation against men like Cavour, Visconti Venosta, or Sforza (to mention only the greatest names), any more than they could do so against Gladstone. Otherwise the diplomacy of all countries and of all periods could be charged with « treachery and duplicity ». Has not Great Britain been called « perfidious Albion D? Often unjustly, indeed, but at other times ... The League of Nations might have something to say on the subject. Allusion has been made to a breach of the Treaty of the Triple Alliance on the part of Italy in 1914. In breaking away from that Alliance, Italy was within her rights, as defined by Art. 7 of the Treaty, since the Triple Alliance was defensive and not offensive, and the war against Serbia was an unjust war and was entered upon without any previous understanding with Italy. This accusation has often been made against Italy by Germans and Austrians, whether in good faith or otherwise, but it is inconceivable that it should be repeated by Englishmen. Yours, etc.
STURZO AL MANCHESTER GUARDIAN (f. 25 A, C. 5)
'
[Londonl, february 25, 1938 Dear Sir, I trust you will find space for the enclosed letter, in defence of Italian foreign policy before the present régime, against Mr. Harold Nicolson's too sweeping condemnation. I t is important Dattilosaitto.
that there should. be a clear distinction between the acts of a totalitarian government and the tradition of the country as a whole, and it is curious that one so opposed to fascist ideology as Mr. Nicolson should give his support to what have long been the fascist tactics of belittling all that was of merit in the Italy of the past. Realising how painful evente of recents years must be to Italians who represent the honorable traditions of our country, you will understand our insistence that these traditions shall not be unjustly defamed. Yours very truly.
STURZO A STRAGLIATI l (f. 95 A, C. 41) [Londra], 4 marzo 1938 Certe frasi della tua lettera de11'8 febbraio mi han fatto tanta pena da farmi spuntare le lagrime. Se noi crediamo alla Chiesa non è per i meriti di Pio XI o di qualsiasi altro Papa, né per i loro demeriti noi ne usciamo; noi crediamo alla Chiesa per Gesù Cristo stesso che l'ha fondata. Quel che per ciascuno ha valore è vivere uniti a Gesù Cristo e per i suoi meriti e la sua misericordia divina, salvare la propria anima e fare del bene agli altri, secondo le proprie forze. quello che risponde a tale programma ha valore, i1 resto non ha nessun valore. Perché io mi occupo anche di politica? Perché trovo che a mezzo di essa potrò fare del bene agli altri e realizzare, per quanto è possibile, un benessere terreno, che deve servire a 'meglio. attuare. il benessere spirituale delle anime. . Gesù si occupava forse del. benessere terrena quando sanava gli infermi e resuscitava i morti o sfamava le turbe nel deserto? l
Risposta a h lettera deii'8 febbraio 1938 (cfr. doc. 253).
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Ma, bada, ogni benessere terreno passa: la salute o la ricchezza, l'ordine familiare o sociale, tutto cambia, si muove, si trasforma, passa; ogni giorno il suo male, ogni epoca le sue crisi. Ieri si credeva nel liberalismo come la salvezza dell'umanità, ci fu l'epoca del socialismo come la speranza degli operai, oggi si parla di comunismo come il futuro paradiso sociale, ma tutto passa e noi con loro. Senza una concezione religiosa dell'aldilà, un Dio creatore e giudice (quale la fede ce lo insegna) noi saremmo i più infelici degli esseri e i più indegni di vivere (anche se il comunismo si sarà realizzato per noi). Caro Stragliati, ritorna in te stesso, alla fede della tua vita di cristiano e cattolico, al conforto dei sacramenti, la confessione e la comunione. Questo non ha nulla a vedere con i tristi fatti presenti, la guerra Abissina e la guerra di Spagna contro le quali è bene levare la voce, non ostante tutte le compiacenze dell'alto e del basso. Siccome tutti siamo peccatori, e nessuno ha diritto di giudicare gli altri, così lasciamo Dio giudice di tutti e più che altro Padre misericordioso. Credimi
STURZO AL CATHOLIC HERALD (f. 25 A, C. 169)
[6 marzo 19381 Sir,
I venture to make two rectification to the references to me in the Catholic Herald of March 4. 1) The heading of the report of my lecture ran: « AntiFascist favours corporatism ». This might give the impression that I was a recent convert to Corporatism. I should therefore like you to note that my corporatism derives from the Encyclical Rerum Novarum and from the Christian Democratic school, Dattiloscritto.
to which I have belonged since 1895. My first book, published in Rome in 1901, was on the subject of Corporatism and was entitled « Class Organisation and Vocational Unions ». Corporatism was part of the prograrnme of the Italian Popular Party (1919). Apart from my many other writings on the subject, I may mention a series o£ six articles on « The Corporative Order », which The Catholic Herald will find in its own files between Apri1 14 and June 23 of 1934. 2) In the leading article it is stated that I « outlined the nature of a Christian corporate system, which bears a much closer analogy to what is happening to-day in Portugal or what might happen under the British Union (of Fascists) than to our present system ». The mistake may have arisen from the summary o£ my lecture published on another page, where under the heading "Three Stages", speaking o£ the economic reforms I proposed, only the first stage is mentioned, that of making each economic undertaking a mora1 unity (with the three forms such undertakings may assume). The second stage is represented by the present Trade Unions and Employers' Associations, but with the basic principle of free choice of union or association combined with obligation of membership. The third stage is that of the Corporative Councils, municipal, ccirrritry, and natiaial - and with time intei-tiational. These are elected bodies representing all the interests of production, not only the Trade Unions and Employers' Associations of which they are built up but also the consumer. A11 this has nothing to do with Portuguese Corporatism. This has been described by Père G. R. Renaud O.P. (sometime Professor of Law at the University of Nancy) as corporatisme d'Etat wath we currently term the Corporative State. Against such pseudo-corporation I spoke in my lecture of February 22, and have been writing for some years. In the Catholic Heuald of June 23 1934 there is an article of mine against the Corporative State, with reference to Italy and Austria. I have never concerned myself with British Fascism, but if this - supposing it to succeed in establishing a Fascist State in Great Britain - were to introduce the Portuguese corporatism,
it would create merely a false corporatism, wifhout community spirit, without responsibility and without freedom. And these are the fundamental points of the Christian corporative system, to-day as forty years ago. One persona1 point: the title "Anti-Fascist" in this connection and in your paper seemes to me out of place. I am a Catholic priest and I bear witness to truth; I am a Christian Democrat, who has worked for Christian Democracy since the days of Leo XIII. Militant positions are significant in respect of what one fights for, not of what one fights against. Yours, etc.
STURZO A RUSSO l (f. 105 A, C. 17)
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[Londra], 7 marzo 1938 La questione dei bombardamenti aerei appassiona 1'Inghilterra. Si pensava che il Papa avesse detto una parola paterna e autorevole, allo stesso tempo. Ora i giornali e le riviste cattoliche di qui (con~presoThe Month dei gesuiti), per giustificare Franco ammettono la legittimità dei bombardamenti su Barcellona o Madrid, come piazza difesa e militare, mentre escludono la legittimità dei bombardamenti di città come Salamanca, Valladolid o Saragozza. I1 Month dice che ancora la teologia cattolica non si è pronunziata sulle condizioni della guerra moderna. Sarebbe desiderabile che ciò avvenisse. Ma la Chiesa romana ha l'abitudine di lasciare che i teologi facciano strada e poi essa interviene (se del caso). Nel caso presente, i teologi improwisati, su giornali e riviste, van facendo falsa rotta. Non sarebbe bene interessare il Card. Maglione a far sapere al Santo padre come una sua parola sia attesa? Un appello di padre, che tolga la questione Lettera spedita a Neuilly.
dei bombardameati aerei dalle mani dei palesi casuisti e la porti nel centro della coscienza cristiana. Se puoi dire una parola anche al Card. Verdier. Credimi
STMGLIATI A STURZO l {f. 94 A, C. 83) Sannois, 14 aprile 1938 Caro Don Luigi, la prego anzitutto di perdonarmi il dispiacere occasionatole dalla mia lettera di gennaio. Ero lungi da ogni intenzione di recarle dolore. La sua lettera dell'8 marzo mi ha fatto molto riflettere. Da parecchio tempo rifletto e medito sullo stato d'animo che è venuto creaildosi in me ed è culminato nel mio allontanamento dalla Chiesa. H o pensato, meditato, riflettuto e sofferto, ho sofferto come si può soffrire qcando si è assaliti dal dubbio e condannati alla umiliazione di dover dire addio a tutto un passato di fede sincera e di entusiasmo spontaneo e di cui non resta più che un ricordo, nostalgico è vero, ma solo un ricordo. Ma l'assicuro che oggi mi sento la coscienza tranquilla ... Posso essere nell'inganno, ma ho la certezza del contrario. Ad ogni modo, anche fuori e lontano dalla Chiesa, io conservo inalterate la mia stima e la mia affezione per Don Luigi Sturzo come uomo e come sacerdote assicurandolo che sarò lieto di sapere che mi conserverà ancora un poco della sua amicizia come nel passato. Gradisca, anche a nome della mia famiglia, i più cordiali auguri. 1
Risposta alla lettera del 4 marzo 1936 (cfr. doc. 256).
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260. STURZO A STRAGLIATI ' (f. 94 A, C. 83) [Londra], 16 aprile 1938 Caro Stragliati, il mio affetto è come per il passato, ma perché io credo che tu hai.lasciato la vera Chiesa e la via della salute dell'anima, io ne sono addolorato, proprio per l'affezione che ti porto. Oggi è il sabato santo: domani Pasqua: Gesù risorto. Che possa risorgere nel tuo cuore, con il ritorno alla fede pura, sincera, confidente in Dio, in Dio solo, non negli uomini che passano e passeranno, e il loro nome lo porta via il vento. Cordialmente
PETRONE A STURZO ' (f. 109 A, C. l ) St. Anna Parochie [sicl, 23 aprile 1938 Illustre e venerato Maestro, un antico e sempre fedele milite degli ideali, ai quali Voi avete dedicata la vita, vi scrive da questo paesello del Friesland Olandese, dove egli è venuto per trascorrere le feste pasquali presso la famiglia della sua fidanzata. I1 biglietto che vi accludo mi è stato consegnato, prima di partire da Roma, dall'on. De Gasperi, col quale ho collaborato Scritta sul retro della lettera di Stragliati del 14 aprile 1938 (doc. 259). Indirizzo italiano del mittente: « Via Cerasi 31, Roma m. Carlo Petrone, segretario della sezione del PPI di Salerno. Antifascista, emigrò a Londra verso la fine del 1938, dove fondò il comitato « Italia Libera >p. 1
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nel 1936 neiia segreteria dell'Esposizione vaticana della stampa. Io sono di Salerno e là ho risieduto fino al 1935, esercitando la professione legale, che ho dovuto abbandonare perché mi era resa quasi impossibile l'esistenza, a causa del mio passato da me mai smentito. Nel 1919-1920 fondai e diressi un settimanale popolare, antisocialista e antiliberale; nel 1924-1925 ne fondai e diressi un altro, antifascista, e fui nei comitati di opposizione; fui segretario delia sezione di Salerno del nostro partito fino al10 scioglimento e organizzatore di sindacati e cooperative agricole, anzi nell'esercizio di tale attività, in un banale incidente di viaggio, perdetti il braccio sinistro. Prima, awersario implacabile deIl'on, Amendola, a lui mi avvicinai nel 1923 e conservo di lui lettere interessantissime che valgono un testamento politico e sono un monito per l'awenire, che non potrà mancare. Appartengo ormai al numero degli esuli & patria e, da un altro punto di vista, degli spostati. Ma, che imporla? Ho con me un tesoro: la mia fede aegli ideali di giustizia, di libertà e di pace, che prima la Democrazia Cristiana e poi il Partito Popolare si sforzano di attuare in Italia. Sono episodi memorabili della mia vita l'aver ascoltato la vostra parola in un famoso convegno nella sala Pio VI di via della Scrofa, oltre venti anni fa, quando si urtarono le due correnti dei cattolici italiani di fronte alla guerra; un'aitra volta nella mia Salerno, nel salone del palazzo arcivescovile, dove Voi veniste a parlare per l'Opera a favore degli orfani di guerra; l'essere stato da Voi ricevuto nel palazzo di via Ripetta (ormai scomparso con altri circostanti), nell'ottobre 1922, proprio alla vigilia della famosa marcia; il vostro discorso dell'aprile 1923 nella sala Maddaloni di Napoli sul Mezzogiorno d'Italia. Ero col povero Vetriella, collaborando io alle sue Battaglie del Mezzogiorno! Come vorrei rivedervi, risentire la vostra voce, leggere nei vostri occhi luminosi, baciarvi la mano, che ha scritto pagine indimenticabili! L'on. De Gasperi m'ha promesso di farmi leggere il vostro ultimo libro sulla Chiesa e lo Stato. Non ci resta che pregare, meditare, attendere! La nostra fede è illuminata dalla luce dell'eterna verità. Vostro' devotissimo in Gesù Cristo
STRAGLIATI A STURZO (f. 94 A, C. 35) Sannois, 18 giugno 1938 Carissimo don Luigi, auguri pieni di cordialità e di affetto per il suo onomastico. Vedrà dal qui unito prospetto del Bollettino della missione italiana che i nostri bravi missionari (Mgr. Babini) hanno ringraziato Dio con solenne Te Deum per 1.a vittoria in Abissinia! I bravi missionari di Dio stanno preparandosi a ripetere la funzione per la vittoria degli italiani contro le donne ed i bambini dei rossi di Spagna che Dio non ha fatto a sua immagine e somiglianza. A questo proposito sto leggendo il libro di Bernanos (Les grands cimitères sous la lune) che è una requisitoria spietata contro i Don Basilii, contro tutti i trafficanti della fede genere missionari italiani. Gli altri scrittori editi da Plon hanno protestato in nome della morale cattolica contro la pubblicazione del Bernanos, ma il pubblico che in questa confusione infernale resta forse avido di verità, ha fatto giustizia di tanta ipocrisia. In pochi giorni si sono venduti 50.000 esemplari e parecchi librai non riescono a rifornirsi. Qualora lei non avesse il libro di Bernanos io sarò lieto di mandarglielo, o di rimetterglielo di persona al suo prossimo passaggio a Parigi. Gradisca i più cordiali saluti anche da tutti i miei. ~
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P. S. - Libera Stampa di Lugano sta pubblicando un mio scritto (La Lesiiza di San Nuvolone) di cui sto correggendo le bozze per la pubblicazione in volume presso le Nuove Edizioni di [ ...l' E' un diario romanzato di guerra, scritto durante la mia malattia ... anche spirituale, con digressioni retrospettive sulla vita l
Parola illeggibile.
dei contadini della Valpadana, vita vissuta anche da me figlio di contadini. Se lei permette, le farò omaggio di una copia del mio lavoro, sicuro che se non ne approverà certi passaggi, vorrà pure rendermi testimonianza della mia buona intenzione.
PASQUINI A STURZO (f. 93 A, C. 40) dal Collegio di Normandia, 10 luglio 1938 Gent.mo Signor Professore, l'anno scolastico al Collegio è finito; in questi ultimi due giorni studenti e professori sono partiti quasi tutti per le vacanze; il silenzio ed una vita più calma incomincia qui. Desidero inaugurarla rivolgendo il mio primo pensiero a ]Lei; per troppo lungo tempo mi sono dovuto contentare di ricordarla soltanto spiritualmente dedicando a Lei ciò che di meglio, di più nobile e di più puro, è nel mio cuore, e nel mio spirito; in preghiere, in sentimenti, ed in affetto veramente filiale. Non poteva essere che così. Lei ha fatto molto per me: per procurarmi il pane quotidiano, e le altre cose necessarie a questa dura vita d'esilio. Ma ciò che più muove tutti i miei migliori sentimenti di riconoscenza verso di Lei: è per il bene che ne ho ritratto nella parte morale, e spirituale della mia vita. Arrivai in terra di Francia nel febbraio 1936, col cuore tristemente amareggiato, e spiritualmente quasi disfatto. La mia fede in N.S.G. Cristo e nei suoi insegnamenti, era sempre forte; ed indistruttibile nel mio spirito; ma proprio per questa ragione non sapevo più se per amore e seguire Gesù, dovevo obbedire alla Chiesa, oppure andarmene tutto solo, cercando Dio nelle meraviglie del Creato, e nei Suoi comandamenti, e Gesù nella Sua'eccelsa dottrina, e nell'amore verso tutti quelli che soffrono. Nei momenti di maggiore crisi, e di più acerbo sconforto, lacrimando chiedevo al Signore la Sua luce: passavo nottate a
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leggere e rileggere il santo evangelo, ma più che questo entrava nel mio spirito, più profondo mi sembrava il fosso in tra la dottrina e fortezza del Cristo, e quella opportunistica praticata dai Suoi ministri su la terra. Gli ultimi tempi passati in Italia furono troppo tristi per me, e la tristezza raggiunse il suo colmo, nella preparazione, e nel primo periodo della guerra in Africa Orientale. In Chiesa non mi sentivo più in casa mia: e quando un padre saliva sul pulpito, mi affrettavo a sortire, per non sentire delle cose che a me sembravano bestemmie ... Quell'amore che per lungo tempo mi aveva legato al clero alto e basso, non lo sentivo più. Nell'Azione Cattolica: quale segretario della federazione fiesolana sentivo la fraternità con i soci, ma non più la paternità dei superiori ecclesiastici e laici, che volevano indurmi a fare il possibile per incanalare la nostra gioventù verso direzioni che non mi sembrano conformi allo spirito del santo evangelo. La stampa che in Italia si chiama ancora cattolica non la potevo più leggere, e non avevo il coraggio di raccomandarla ai miei giovani amici; la consideravo l3 peggiore pervertitrice, perché ci veniva nel nome del Signore, esaltandoci le opere di Satana. Sul tema incominciato potrei continuare, ed invece di una lettera scrivere un volume, ma penso che la verità è troppo triste: carità cristiana, compassione verso le debolezze umane, ed amore verso nostro Signore - Padre comune - m'invitano a soffrire ancora in silenzio... Dunque col cuore così amareggiato, giunsi in terra di Francia. Il Signore mi concesse la gioia di rivederla, e di ritrovare in Lei, ciò che invano avevo cercato in Italia: cioè: il vero uomo di Dio: e perché vero uomo di Dio, era anche uomo del popolo. Non si può essere del Popolo, se non siamo di Dio; né con Dio se non siamo col Popolo sofferente. Ritrovai in Lei, quella pace di spirito e di cuore, senza la quale la mia vita, non sarebbe stata più vita. Purtroppo, le ferite sono molte: e quasi ogni giorno ci viene offerto da lontano e da vicino, il solito calice amaro, che per andar giù richiede ancora il conforto della Sua paterna ed affettuosa parola.
Sul fascismo italrano, il Santo Padre scrisse la famosa Enciclica l di 11.000 parole per dirci che era una vera statolatria pagana, dannosa alla Chiesa ed alla societ8 civile, dopo si è voltato pagina: si è detto, e fatto o permesso di dire tutto il contrario come tutti sanno. I1 cardinale arcivescovo di Vienna scrive e predica per lunghi anni, contro la dottrina del nazional socialismo tedesco, e poi con la massima disinvoltura, lo saluta in Vienna, e pubblicamente come il liberatore provvidenziale del suo popolo. Non parliamo poi dei gravi peccati, che la Chiesa à commesso in Ispagna, l'episcopato ed il clero spagnolo si sono uniti al ribelle Franco per fini tutt'altro che religiosi, ed hanno dispensato a piene mani, le più solenni benediziori, agl'africani, di altra razza e religione che massacrano i loro fratelli in Cristo: le acque battesimali sono passate su le loro teste, se la loro fede è affievolita, la colpa è anche della Chiesa spagnola, che in ossequio alla Corona, ed ai pochi gaudenti, pretendeva conservare il popolo in servitù, in povertà ed in ignoranza veramente medioevali. Ma ciò che in tutto quest'affare doloroso, è più disgustoso, non è tanto la condotta della Chiesa spagnola, che può subire le influenze dell'alta aristocrazia, militare, politica e finanziaria, ma mi ha più fortemente colpito la condotta dell'episcopato di altri paesi: c o ~ per e esempio q e u o belga, che ha pilbblicamente manifestato, e con fracasso, le sue simpatie per i rivoltosi. Lo stesso S. Padre, forse perché tutto il mondo sappia che Egli è in accordo, con tutti questi buoni prelati, ha voluto suggellare tutti questi errori, inviando e ricevendo l'ambasciatore del cristianissimo nuovo governo di Franco. In Italia: credo che ne avrà avuto notizia anche Lei, nei circoli giovanili di Azione Cattolica, agenti specializzati, hanno fatto buona propaganda, per reclutare volontari per la Spagna nazionalista « Per restituire la Spagna a Dio D, dicevano i loro assistenti ecclesiastici. Ed ora basta. Riprendendo le parole di Gesù « Voi siete il sale della terra » è proprio il caso di rivolgere gli occhi a Lui e dire: Signore l
Non abbiamo bisogno del 29 giugno 1931.
ma se anche il sale al contatto delle cose terrene, diviene scipito con che cosa noi saleremo la nostra Minestra? Vede gent.mo signor professore, quanta materia lorda intralcia ogni giorno la nostra strada, e rende aspro e penoso il nostro cammino? Ma chi all'infuori di Lei, poteva avere la forza morale, mistica, politica e sociale, capace di farmi piegare la testa? e polverizzare con 'la paterna docilità, le più acerbe amarezze che avevano invaso il mio spirito, e resa la mia vita triste ed oscura? Sento che nessuno all'infuori di Lei, poteva averne i requisiti, e non avrebbe trovato in me, lo spirito docile e pronto, il cuore e la mente aperti, e tutto un patrimonio di devoti e filiali sentimenti, nati ed accumulati dalla guerra in poi, per aver accettato in pieno, la Sua dottrina, politica, sociale e religiosa: e da quei giorni ormai lontani, le gioie ed i dolori, gli sconforti e le speranze sono state le 4 fontane dolci, ed amare, che durante l'aspro cammino ci siamo sempre ritrovati insieme per godere o per soffrire... Grazie. Ed ora in attesa del gaudioso momento di rivederla qui al Collegio, Le invio i miei migliori ossequi, e gli Auguri più puri e filiali. Affettuosamente Suo dev.mo e obbl.mo
PASQUINI A STURZO (f. 93 A, C. 24) Dal collegio in Normandia, li 12 luglio 1938 Ill.mo Signor Professore, mi viene di rileggere questa sera il Suo chiarissimo articolo di Popolo e Libertà « L'Inghilterra e il riarmo D. L'ho riletto, perché mi piace gustare qualche cosa di buono dopo i pasti amari che ci offrono, i capi cucinieri, delle cosiddette grandi democrazie. I paesi fascisti ormai sicuri della codardia, od ingenua volontà di pace ad ogni costo, delle prime fanno bene il loro gioco.
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Con colpi audaci e di forza, con discorsi intimidatori, od anche a volte con l'untuosità diploinatica - usata specialmente nei riguardi dell'Inghilterra - cercano, ormai, di conquistare tutte le posizioni strategiche; non soltanto militari, ma anche diplomatiche ed economiche. La Società delle Nazioni - il grande cavallo di battaglia franco-inglese, e speranza dei popoli - l'ànno belle messa fuori quadro: e più che di Berlino e di Roma, è vittima di Parigi e di Londra. Le clausole del trattato di Versaglia, sono cadute, e cadono l'una dopo l'altra, l'Austria è sparita, quasi senza protesta, e la Cecoslovacchia sarà il colpo di domani; per oggi con l'aiuto di Parigi e di Londra, Hitler si contenterà di dettare le leggi a Praga. Gli stati balcanici - e non soltanto balcanici - sembra che abbian persino paura a manifestare le loro simpatie per Parigi e Londra. Belgrado si accorda con Roma, e non parla più del terrore fascista nelle zone slave della Venezia Giulia, e tutti gli altri sotto l'una o l'altra forma, cercano di cattivarsi le simpatie del più minacciante. I n Spagna, ormai, finirà tutto a spese della sicurezza franco-inglese. I1 prestigio di queste due ultime potenze, ha ricevuto dei terribili colpi, e dopo l'esperienza di questi ultimi anni, i piccoli ed i deboli, hanno buona ragione di non fidarsi più, delle polizze d'assicurazione sulla vita, rilasciate da Ginevra, e garantite da Parigi e Londra. E' pur troppo vero che i mali d'oggi, sono le conseguenze di una pace: fatta da uomini che non vedevano lontano. Molti errori furono commessi nella sistemazione dell'Europa centrale, e fu troppo abusato della vittoria, nei riguardi de la Germania. Troppo poco fu fatto, nei primi 15 anni del dopoguerra, per ristabilire un po' l'equilibrio in tra i popoli, rotto con la guerra, e non aggiustato con la pace. La giovane democrazia tedesca, fu angustiata ed umiliata un po' in tutti i sensi, dalle sorelle maggiori; che invece avevano interesse a sostenerla, ed aiutarla; in modo che le nuove idee democratiche, radicassero in quel popolo rude, dove, malgrado la sconfitta, l'orgoglio di razza, il naziona-
lismo settario, lo spirito di rivincita, ed il militarismo, non erano morti. A quei tempi uomini di buona volontà ve ne erano in Germania, ma trovarono la diffidenza esterna ed all'interno, e quest' ultima moptava ad ogni insuccesso de la loro politica estera. Per la cecità di quei tempi, specialmente della Francia, i diplomatici di quella giovane democrazia, dovevano sempre, o quasi, ritornare a Berlino a valigie vuote, non potendo offrire al loro popolo, altro chz disillusioni, cioè: materia di primordine per la propaganda hitleriana. Ieri, che venivano quasi col cappello in mano, si usava guardarli dall'alto in basso, e si diceva di no; oggi; alla prepotenza minacciante, si dice sempre di sì: cedere ieri si lavorava per la pace; cedere oggi davanti alla minaccia, si lavora per la guerra. Berlino e Roma, non vogliono la guerra immediata, intanto prendono ciò che possono a miglior buon mercato, e si mantengono pronti, aspettando la buonii occasione. Un aggravamento de la crisi politica francese, o di quella russa, la caduta de gli attuali dirigenti de la politica americana, uno o due di questi avvenimenti, potrebbero indurre i due dittatori, a credere giunto il momento, per entrare addosso al mondo franco-inglese. I1 colpo potrebbe essere fatale, anche per l'avvenire di tutta l'umanità. Molti uomini politici de le democrazie credono che l'interesse dei due dittatori sia di mantenere la pace: non è vero; si sbagliano, il fascismo non si basa su questa suprema aspirazione . popolare; il fascismo si regge su un centinaio di migliaia tra fanatici, esaltati, e di criminali; l'altra gran massa di popolo segue sotto l'impressione dell'ambiente terroristico, nel quale si sono abituati a vivere. I1 dittatore deve mantenere il sangue caldo ai suoi 100.000 agitati ed agitabili; una pace prolungata li fredda, oppure si azzuffano in tra loro; nell'uno e nell'altro caso, i giorni del dittatore sarebbero contati. Mussolini andando in Africa giuocò tutto ma non aveva altra strada: senza guerra sarebbe caduto solo con la sua tirannia; tentò il colpo e tirò nel suo triste destino la patria italiana.
Grazie alla coniglite [ sic! 1 franco-inglese tutto andò bene per lui: ed ora? La guerra è finita, le vittorie in Ispagna non entusiasmano che in modo troppo artificiale, l'ora dell'Africa ritarda a venir, il malessere riguadagna la Penisola: a breve scadenza è necessario per lui qualche cosa, per rimettere in agitazione il suo manicomio e cosa può fare? I n Italia tutto è finito; non vi è più da organizzare spedizioni punitive, né da incendiare sedi di associazioni, né da dare l'assalto a cooperative, ed allora come si può agitare e fabbricare l'entusiasmo necessario alla sua vita? non ha ormai che una risorsa: la guerra: questo è il triste destino di Mussolini, di conseguenza del disgraziato popolo nostro: vivere nella guerra, e nella preparazione della guerra. Attendo con ansia il giorno del suo arrivo al Collegio. Le auguro un felice viaggio e Le invio i miei distinti e filiali ossequi. Dev .mo
PETRONE A STURZO (f. i09 A, C. 18) Shrigley Park, 14 marzo 1939 Caro don Sturzo, come vi ho detto nella mia C.P., alcuni giorni fa scrissi al direttore di G. e L., che credo sia A. Cianca. Oggi ho scritto questo articoletto con l'intenzione di mandarlo a Il Mondo di New York. Anche sul N[uouo] Avanti si parla di unità di azione antifascista, e credo che sarà così su tutta la stampa dell'ernigrazione, e vi sarò grato se voi continuerete a permettermi di tenermi al corrente di ciò che si dice e si fa. A Londra appena vi accennai il mio punto di vista. Dopo lunga meditazione e dopo essermi un po' all'ingrosso informato della situazione, vi prego di prestarmi benevola attenzione. Supponiamo che vi sarà la guerra e supponiamo pure che la guerra porterà seco la débacle dell'attuale stato di cose in Italia; che
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awerrà? Non ce ne possiamo preoccupare fin d'oggi, nei limiti del possibile, noi dico, che nell'antifascismo teniamo una posizione a parte? Mi rendo conto della risposta che mi deste, e cioè che voi personalmente non volete né potete, per la vostra qualità di sacerdote, assumere un atteggiamento .di combattimento. Avete anche ragione se mi domandate dove siano gli elementi che hanno con noi comunità perfetta di ideali politico-sociali. E' ben da prevedersi che gli altri gruppi dell'antifascismo non saranno disposti a farci buon viso, non solo per le ben note critiche contro l'atteggiamento di tanti cattolici e di tanta parte del clero italiano, ma soprattutto per la vecchia mentalità antireligiosa e anti-ecclesiastica. Non so a quale altra possibile obiezione pensare, e naturalmente mi piacerà se voi, prendendo sul serio il mio discorso, mi chiarirete meglio la situazione e il vostro pensiero. Ma per ora continuo a credere che da parte nostra bisognerà muoversi. Quali e quanti sono i nostri amici, della cui maturità di coscienza si può fidare? Ci sarà qualcuno già in contatto o che potrà prenderlo con gli altri elementi antifascisti. Per questa ragione io ho scritto a G. e L. e ora a Il Mondo, cioè, per dirla con una frase banale, per farmi innanzi, per far conoscere un altro cattolico-antifascista. Nell'estate 1924 (scusatemi se racconto un piccolo episodio personale), in tutta la provincia di Salerno, di popolari non eravamo rimasti che quattro o cinque. Seppi che era indetta una riunione antifascista, di reduci, massoni, amendolini, socialisti; mi consigliai col solo amico sincero, Gianni Imperiali ed egli mi approvò. Partecipai alla riunione, vi parlai a nome degli organizzatori del P.P., riuscii a farmi nominare segr. del Comit[ato] delle Opposiz[ioni] e a parlare in un comizio insieme con i due altri oratori, un amendolino e un socialista. Detti fondo all'ultimo gruzzolo d i danaro che c'era in famiglia e creai un settimanale che ebbe subito credito e autorità. Se le cose fossero volte diversamente non avremmo che raccolto buoni frutti nell'awenire. Oggi, in una situazione certo molto diversa, noi potremmo usare la stessa tattica. E' un'opera di abilità personale l'awicinarsi a persone rappresentative e a gruppi dell'antifascismo, penetrare tra loro, farsi stimare e convincerli che, ai fini della vit-
toria, (nessuno sa come si svolgerà la lotta) la nostra presenza è vantaggiosa. I n politica una volta salvi i principi, tutto sta a saper manovrare. Io dico: tentiamo comunque qualche 'approccio, non restiamo inerti. G. e L., dando notizia del vostro magnifico articolo su l'Ade, scrive: « I1 P.P. è scomparso in Italia, come gli altri partiti del resto; ma i democratici cattolici non sono scomparsi. Essi possono avere un posto nella lotta politica di domani. E se questo è quello che don Sturzo indica, si tratterebbe di un posto avanzato ». Sono parole incoraggianti. Io penso che se voi volete restare in disparte, potrete però essere l'ispiratore di quelli che rappresenteranno i "cattolici democratici che non sono scomparsi". Non serviremo così la Chiesa, i nostri ideali, il "nostro" popolo? Non riusciremo? Avremo tentato, avremo fatto il nostro dovere, poiché io credo che sia un dovere fare che la nostra parte non resti assente, se veramente, come nessuno può escludere a priori, un'ora decisiva sta per suonare. Vi ho confessato che appunto per ciò io sono uscito dall'Italia. Però io non saprei, non farà mai niente senza il vostro consenso, ,per ragioni morali, sentimentali, pratiche. Perdonatemi se insisto perché accogliate benevolmente la mia idea, senza che mi dilunghi. Come agire praticamente non saprei ora suggerire: io ho intenzione per ora di mettermi in relazione con varie persone, specie se voi mi aiuterete a fornirmi i loro indirizzi e soprattutto darmi direttive circa i loro sentimenti e la loro attività. Vi prego di rimandarmi l'articoletto, che spedirò a 11 Mondo. Bisogna veramente reagire in qualche modo contro l'idea che "la rivoluzione antifascista non può essere che socialista". Ma, Cianci, Volterra, ecc. sono diventati socialisti? H o letto il nome di Armando Zanetti, che conobbi nel '23 quando era SegrCetario l dell'Ass [ ociazione] NazionCale] Ital [iana] ; ho chiesto a G. e L. l'indirizzo; chi sa se me lo mandano. Lo conoscete voi? Vi prego di perdonarmi. Come farete a leggere tanta roba!? Abbiate pazienza e vogliatemi bene come io ve ne voglio con la più profonda devozione. Vostro in Gesù Cristo
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P.S. - Dopo aver letto per la seconda volta Politique et Morale ho scritto un articoletto che ho mandato alla mia fidanzata perché lo traduca e lo mandi al De Maasbode. Scrissi un mese fa al dott. Hoeben di Breda, che è a capo di unYAgenziagiornalistica cattolica, amico di De Gasperi e di Dalla Torre, perché m'indicasse un editore di Olanda con cui la mia fidanzata potrebbe trattare per una eventuale traduzione di Politique et Morale e gli .mandai l'articolo che su questo libro pubblicò L'Aube. Non mi ha risposto e gli ho riscritto. H o poi mandato a 1'Aube una lettera e un'altra al The Manchester Guardian a proposito della campagna in Francia per una Conferenza internazionale, usando come pseudonimo: Renato de Corpel . Le pubblicheranno? The Manchester Guardian ha pubblicato oggi, 15, la mia lettera.
STEED A STURZO ' (f. 26 A, C. 20) 15 marzo 1939 Caro amico, le informazioni del Bernus sono esatte. Le ho avute, e le ho comunicate al nostro governo tre settimane fa. Se la guerra in Ispagna fosse stata finita nel gennaio, come si sperava a Berlino e a Roma, l'azione contro la Francia, attraverso la Svizzera, si sarebbe intrapresa prima dell'avventura nell'Europa centrale. I1 ritardo ha fatto cambiare programma. I1 materiale ferroviario tedesco che nel gennaio fu concentrato contro la Svizzera è stato mandato verso il nord nelle vicinanze dell' Olanda e lo stato maggiore tedesco ha ricevuto ordine di studiare e preparare una occupazione fulminea dei Paesi Bassi. l
Indirizzo a stampa del mittente: « 7, Lansdowne House, Lansdowne Road,
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Adesso vedremo. Mussolini vuole ad ogni costo "incassare" qualche cosa; e Hitler gli ha promesso l'appoggio tedesco per la Francia: la Corsica, Nizza e Savoia a condizione che il Trentino torni alla Germania. Altro non so pel momento. Mi pare impossibile che il parlamento inglese possa ingoiare tutto quello che succede nell'Europa centrale senza almeno mandare a spasso Chamberlain. Mi pare di sentire il rombo della tempesta che si avvicina. Non so se m'inganno. Abbia gran cura di se. Sto lavorando giorno e notte. Parto domani (giovedì) nel dopopranzo ma tornerò domenica sera dopo aver parlato a Portsmouth. Aff.mo Suo
STURZO A PETRONE (f. 109 A, C. 19) [Londra], 19 marzo 1939 Caro Petrone, scusami del ritardo a risponderti; sono stato tanto preso etc. Ti rimando l'articolo che è bene scritto '; non so quanto sia opportuno di qua a qualche mese. I n ogni caso eviterei di scrivere democrazia socialista, perché la vera democrazia non potrà mai essere socialista (cioè di una sola classe, quella del lavoro): e l'altra di rivoluzionario, che non si comprenderà se non in un senso equivoco. H o letto la lettera al M[anchester] Gzlardian che mi è piaciuta. Ma, dal punto di vista tuo personale ogni attività politica mi sembra prematura. Prima dovresti trovare una sistemazione possibile in un paese nel quale non avrai un permesso solo temporaneo, ma stabile. l Carta intestata: « Lega Italiana dei diritti deli'uomo. Sede Centrale: 103 FaubSaint-Denis, Paris X e D.
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Già te ne parlai e non c'insisto. Solo ti avverto, nel tuo interesse, che i dirigenti di Parigi sono caduti più volte vittime dello spionaggio, a danno loro e dei loro compatrioti. Quanto a me, ti ripeto che per l'esperienza del passato e per la possibilità del presente, non intendo uscire dal mio ruolo di scrittore e giornalista personalmente libero da ogni relazione qualsiasi con altri sia pure epistolare, per un lavoro in comune. Cosi non ti scriverò più su questo tema, né amo che tu me ne scriva. H o troppo lavoro almeno per due anni, per sciupare il tempo in cose che credo di quasi nessuna utilità, quando manca anche una piccola organizzazione "popolare", che abbia una sua funzione indipendente dagli altri e profondamente cristiana. Sempre cordialmente
GORDIANI A STURZO ' (f. 100 A, C. 12) Lyon, li 6 maggio 1939 Reverendo e caro Maestro, il tempo passa e quantunque r?on gli scriva non creda che la dimentichi. Mattina e sera la ricordo nelle mie indegne preghiere, chiedendo al Signore di proteggerla. Se non scrivo è perché temo di rubargli un poco del suo tempo prezioso, dato che le mie lettere non'hanno alcuna attrattiva per lei, mancando esse e di novità interessanti e di cultura. Ecco il perché non riceve più spesso mie notizie e perché per Pasqua non ha nulla ricevuto secondo il nostro costume. Ieri pensavo al primo maggio, pensavo al 15 maggio, pensavo alla sua ordinazione, pensavo al nostro movimento di ieri che spero non morto ma solo addormentato e quale non fu la mia sorpresa nel ricevere I'Azlbe del 5 col suo articolo di ricordi. Dattiloscritto. Indirizzo del mittente: « 8 me de la Platiète, Lyon ».
E, si, viviamo di ricordi! Senza di essi e senza una speranza in un avvenire migliore e senza la speranza che quanto avviene e noi sopportiamo sarà domani dalla Provvidenza trasformato tutto in bene, la vita quotidiana sarebbe difficile a sopportarsi. Viviamo in tempi veramente calamitosi e .ogni sera e ogni mattina ci si domanda se questo sarà il nostro ultimo giorno. Noi piccoli non riusciamo veramente a farsi una idea di quanto accade, di tutti questi cambiamenti repentini della vita politica. La vita politica di tutti gli stati, grandi e piccoli, cambia da un giorno all'altro. Stati che si credevano essere da una parte della barricata oggi, domani si vedono essere dall'altra parte. Io non so se gli stessi capi di stato (ma esistono dei veri capi di stato?) sono consci delle loro azioni. Se i dittatori sono veramente padroni della situazione, se sono veramente ~ a d r o ndi i fare e disfare secondo i loro capricci; se i capi dei cosidetti governi democratici sono veramente l'espressione dei popoli che aovernano, o se gli uni e gli altri non sono diretti da un gruppo occulto, di cui noi non conosciamo né l'esistenza, né lo scopo, né tanto meno le persone. Non so. Eppure comincia ad esservi delle persone di una certa elevatezza di cultura che credono all'esistenza di questo nucleo occulto che governa il mondo. Le notizie d'Italia dirette ne manco. Coloro che scrivono non dicono nulla o si contentano d'inviare una cartolina. Le voci che corrono qui sull'Italia la danno completainente in mano ai tedeschi (chi lo avrebbe detto e nel '48-'59 e nel 1915). Alcuno che viene dalla frontiera delle Alpi afferma che la frontiera è presieduta dai tedeschi, altri affermano delle vere sommosse antitedesche nel nord, altri affermano che i tedeschi si sono installati da 'padroni anche nella burocrazia statale e in tutti i posti di comando dell'industria e del commercio. Se tutto questo è vero solo in parte, come spiegarsi allora la posizione della monarchia, dell'esercito? Non parlo del fascismo che può ciò vedere con piacere. I n Francia? la situazione ella la conosce poiché viene sovente a Parigi. Certo la situazione degli stranieri diviene cattiva anche dal solo punto di vista del lavoro. Numerosi sono qui i piccoli commercianti e artigiani a cui è stata ritirata la carta da
lavoratore e che hanno sei mesi di tempo per sbrogliarsi. Non vorrebbero che gli stranieri e specie gl'italiani lascino il paese (ed effettivamente sono pochi quelli che rientrano) ma poi fanno del tutto perché rientrino. Cosa vuole che faccia qui un italiano che non possa più lavorare? I n Italia starà peggio, ma il povero dice sono in casa mia. E questi italiani a cui viene ritirata la carta sono qui da anni e anni, che hanno i figli nati qui. Le autorità francesi hanno pensato che questi miseri vanno a divenire in mano dei fascisti mezzi di propaganda antifrancese? Se ella può lo scriva a qualche personalità francese influente. Io ho sottoposto ultimamente il caso delle famiglie in cui il padre è straniero e i figli francesi a un deputato ex-ministro, alfine di dare a queste famiglie l'unità della nazionalità. Ebbene dalla risposta avuta ho l'impressione che detta personalità non aveva nemmeno l'idea di tale stato di migliaia di famiglie. I o ascolto sovente conferenze sugli stranieri fatte d'awocati, da consiglieri comunali, da dirigenti di movimenti politici e tutte le volte parto col rammarico di non potere loro rispondere, perché vedo la loro incoscienza e la loro ignoranza del problema degli stranieri in Francia anche dal lato dell'interesse materiale, militare del loro paese. Allorché qui va male la colpa è degli stranieri; gli stranieri mangiano il pane dei francesi, non pagano le tasse (se detti signori volessero pagare le mie), sfruttano la collettività negli ospedali, le prigioni sono piene di stranieri e infine ancora in questi giorni un piccolo giornale della federazione repubblicana di Lione accusa gli stranieri dell'incendio del Paris, quantmque l'unico arrestato sia un francese. Ecco la vita di molti dei nostri. E' vero che la vita è lotta, ma delle volte si desidererebbe un minuto di calma o almeno che coloro che si dicono democratici comprendessero lo stato d'animo delle migliaia di emigranti. Se per un francese, un inglese la situazione del domani, in caso di conflitto, è conosciuta, la nostra no, e si vive domandandosi in che salsa saremo cotti. Tutti qui si vive, e credo che in tutte le nazioni sia lo stesso, in attesa del discorso di questo o quell'uomo di stato. E i nervi sono sempre tesi, lo spirito senza un punto di appoggio per giudicare, le notizie d'oggi non essendo più le buone domani, per cui io penso che allorché sarà possibile fare la statistica dei-suicidi, dei pazzi di questi anni burrascosi,
detta statistica deve essere spaventosa; e niente deve dare l'impressione dello stato d'animo dell'umanità che una simile enumerazione. La politica inglese anche lascia pensierosi; quella dei laburisti poi che vorrebbero fare la guerra colla pelle degli altri è veramente scandalosa. Io credo che i socialisti di non importa quale paese, non hanno nulla compreso perché non farebbero ancora tanti sbagli. E allorché vedo il movimento di G.L. basare la sua situazione sul socialismo e sull'anticlericalismo a base di pastori protestanti mi domando se veramente detti connazionali hanno una visione giusta del domani. I1 loro anticlericalismo fa perdere loro molte reclute. I o non discuto se i dirigenti del Vaticano non hanno commesso dei sbagli e il discorso alla Spagna ne è uno, ma chi non sbaglia? Pio. XI: se compariamo i primi anni del suo pontificato e gli ultimi che differenza! E poi non dovrebbero mischiare le due cose. L'Italia di domani dovrebbe essere libera e democratica, ma libera veramente e democratica veramente. Perché se dovesse rassomigliare anche in piccolo a quella di Russia, o di Barcellona o semplicemente a quella di Cucco e compagni di Bologna e Molinella, credo che non vale la pena di cambiare. Conosce lei [Ignazio] Silone? Chi è? Come scrittore? Vorrei Ieggere qualche cosa ma prima amerei avere il suo pensiero. Vi sono altri amici nostri che tengono viva la nostra fiamma all'estero colla penna? che abbiano preso il posto di Donati e Ferrari? Bramerei conoscerli, poiché sarebbe un disastro che !a nostra voce, la voce del nostro ideale non avesse più domani all'estero la sua espressione. Abbiamo avuto ultimamente qui la visita di Bidault. Ha riportato un grande successo. La mia farnigliola ha preso grande parte alla preparazione della conferenza. Noi facciamo del nostro meglio e per I'Aube e per la Nef, ma la nostra situazione non ci permette di fare ancora di più. I cattolici francesi non hanno fincora compresa la situazione del loro paese, la necessità dell'Aube e di un movimento sanamente democratico. Essi corrono ancora oggi, dopo tante prove, in cerca di un salvatore che venga da non importa quale gruppo,
purché batta contro il comunismo e non so ancora che. Certo vi è un cambiamento, ma questo non è ancora importante, sì da imporsi. I n ogni modo vi è bona speranza per domani. Se ella ha occasione perché non sottomette ai nostri amici francesi, che sono anche nel Ministero, la Situazione precaria di numerose famiglie italo-francesi, costituite del padre straniero, della moglie, straniera per il matrimonio e dei figli francesi? Quale sarà domani la situazione di dette famiglie in caso di conflitto? Già, oggi, esse sono in grande difficoltà da tutte le parti per il lavoro. Dette famiglie, che devono raggiungere una cifra non indifferente di parecchie migliaia, debbono formare, fare crescere, educare, dare un mestiere ai figli, senza ottenere dalla nazione a cui i figli domani debbono dare il loro sangue, non dico un aiuto materiale come tutti gli altri francesi ottengono, ma solamente la sicurezza che non trovino ostacoli per il lavoro. Siamo oggi in periodo di decreti: non potrebbero farne uno per cui tutte le famiglie che si trovino in tale caso sono naturalizzate d'ufficio, o almeno le madri che possano con grande facilità, riprendere la loro nazionalità? I n caso di pericolo, in caso di disgrazia i figli troverebbero almeno nelle madri un appoggio, il padre lasciandolo alla sua sorte? Altrimenti quale sarà la situazione dei figli domani in caso di conflitto? I figli all'assistenza pubblica e i genitori in un campo di concentramento? Può darsi, che se ella sottomette direttamente detto caso avrà un risultato positivo. [P.S] 8 maggio Non volevo spedire la presente perché senza interesse. Ma alfine lo faccio perché essa le mostri come non la dimentico. Spero che la salute sua sia ottima e che riceva buone notizie dei suoi d'Italia. Per noi la salute è buona. I figli sono buoni e in classe lavorano benino. Per il resto ci rimettiamo nelle mani della Provvidenza che sino ad oggi non ci ha abbandonati. Noi speriamo sempre in una sua visita se quest'anno va nel mezzogiorno della Francia. I piccoli sperano sempre di conoscerla. Mia moglie, i miei figliuoli si uniscono a me nell'inviarle i loro saluti affettuosi. Preghi per noi.
PETRONE A STURZO l (f. 109 A, C. 30) Shrigley Park, 15 giugno 1939 Caro don Sturzo, voi forse vi sarete meravigliato del mio silenzio, mentre ora accogliete con una certa diffidenza questa lunga lettera. Ma sono cinque mesi che sperimento la vostra bontà e faccio su di essa assegnamento perché per lo meno vogliate scusarmi. Ricevetti le L. 4 dal comitato e ringraziai immediatamente Mrs. Pritchard come ora ringrazio voi. Non ho ancora provveduto per il passaporto perché di giorno in giorno attendo che il prof. Fish m'inviti a Manchester e così farò l'una e l'altra cosa. L'unica risposta finora ricevuta è stata quella cordiale di [Massimo] Salvadori ', il quale mi dice che non è impossibile trovare un'occupazione negli S.U., ma bisogna stare sul posto per darsi da fare e profittare della prima occasione. Mi ha dato l'indirizzo di Mgr. Joseph Ciarrocchi (11370, Hawthorne Avenue, Detroit, Mich.) che è in buoni rapporti con qualcuno del comitato cattolico di New York pro-rifugiati e potrebbe aiutarmi; una sua lettera che a+-; 1r;rlili che io vado in America a tenere cordereiize tra gruppi cattolici sarebbe sufficiente per ottenere il visto di « temporary visitor »; quando si è là - continua Salvadori - non sarebbe molto difficile trarsi d'impaccio per restare. Conoscete voi Mgr. Ciarrocchi? I n ogni caso, gli scrivereste? Io già gli ho scritto, accennandogli a quanto voi mi comunicaste con la vostra ultima, quando mi mandaste il ritaglio dell'Osservatore Romano. Un lavoro di propaganda e di organizzazione cattolica tra gli emigrati di America, secondo le linee da voi accennate, certamente mi piacerebbe. Tenete conto che nella mia vita ho sempre cercato d'indirizzare verso tale via, in una forma o in un'altra, la mia attività. Non so però come potrei recarmi in America: a spese di chi? e con quale certezza di trovarvi lavoro? Poiché per me, l
Risposta alla lettera del 19 marzo 1939 (cfr. doc. 263). Militante di G . e L.
andare là ed attendere l'occasione, sarebbe impossibile. Ma staremo a vedere che cosa risponderà Mgr. Ciarrocchi. Mi meraviglia che nessuna risposta ricevo da Gordiani; forse egli avrà scritto a voi prima di rispondere a me. E' persona « ancora » sicura? Io gli scrissi molto esplicitamente e gli dissi che sarei stato anche più dettagliato se la sua risposta mi avesse incoraggiato. Infatti io prego Dio e poi prego voi d'indirizzare i miei passi verso la Francia, che è il paese naturalmente più indicato per un proficuo lavoro politico, mentre maturano avvenimenti decisivi. Emigrato soprattutto con questa intenzione e con la speranza di avere il vostro appoggio, qui ormai mi torturo nella solitudine e nell'ozio: purtroppo, a prescindere da ogni altra cosa, non posso fare alcun movimento, prendere alcuna iniziativa, a.causa delle mie disperatissime condizioni economiche; e so bene che, se sono costretto a darvi delle noie da questo lato, non debbo, non dovrei darvene altre con l'insistere su argomenti che voi mi avete già detto di non voler trattare. Né vi dirò quanto mi sia duro continuare ad usufruire dell'ospitalità di questi padri, tanto più che l'ambiente è naturalmente poco cordiale, nel ben noto significato italiano della parola, e la mia sensibilità, resa più acuta dalla mia situazione di bisognoso, ne soffre. Giorni fa feci bene ad aprire il mio animo con l'unico padre italiano, e le sue assicurazioni mi rinfrancarono. Un altro pensiero poi mi turba, e cioè temo che voi possiate dubitare della mia sincerità ... Quel vostro richiamare ripetutamente la mia attenzione sull'attività dello spionaggio fascista mi ha maggiormente impressionato. Alcune volte dico a me stesso: se questo dubbio è nell'animo di don Sturzo, soltanto Dio e il tempo potranno toglierglielo, e intanto tu sei « handicappato D. Ma no: vedo che mi trattate così paternamente, v'interessate tanto di me, mi avete anche parlato e scritto confidenzialmente; sarà una mia fisima! Ed ora vengo ad esporvi le mie idee e un mio progetto per il lavoro che vorrei svolgere in Francia. E' naturale, è umano che io consideri la mia situazione personale unitamente al più vasto interesse generale; ma con voi mi sento incoraggiato a parlare così.
E quando dico: mia situazione personale, oso pensare non soltanto a quella d'un futuro immediato, ma anche a quella d'un futuro più lontano. I1 mio ottimismo, il mio entusiasmo, la mia perseveranza, le mie energie (anche se oggi mortificate al rnassimo, ma questo è piccola parte del passivo previsto) dànno - debbo confessarlo - ali alla mia ambizione per cui credo che potrò ancora fare qualche cosa per quegl'ideali a cui ho votato la mia vita dalla fanciullezza. H o atteso, ho sofferto, sono stato bistrattato perseguitato deriso tanti anni, mentre avrei potuto risolvere con un piccolo gesto, secondo le usuali norme conformistiche, tutti i problemi della vita di ogni giorno (che per me, rimasto orfano a 20 anni d'ambo i genitori, con cinque fratelli minori da camrare, è stato terribile) perché non dovrei credere oggi nel domani, come vi ho creduto fino ad ieri? Si capisce che in me c'è un po' di anima donchisciottesca, ma questa è stata la forza spirituale che mi ha permesso di vincere certe dure battaglie, allorquando amici carissimi e autorevoli (proprio dell'ambiente cattolico, anzi ecclesiastico) mi voltavano le spalle per la mia « inescusabile caparbietà » a persistere in un atteggiamento « del tutto inane e perfino sconveniente » per la stessa causa, quella cioè della religione, che io volevo servire. Appena ho potuto (cioè appena le mie sorelle e mio fratello sono stati in condizioni di fstre in certo qual modo a meno di me), sono emigrato, compiendo si può dire un altro gesto contro quella tale prudenza umana, che don Chisciotte disprezzava nel suo candido cuore. Ma aggiungo che, se anche quest'ultimo gesto dovesse restare sterile e mi costasse i più gravi sacrifici, io non lo rimpiangerei e potrei perfino vedervi ugualmente soddisfatta la mia ambizione, perché avrò compiuto tutto il mio dovere, fino a sopportare il maggior dolore che è quello della deIusione. Al presente credo di essermi sufficientemente reso conto dello stato della emigrazione politica italiana e delle difficoltà che esistono per un lavoro in mezzo ad essa. Mi sono convinto che voi avete avuto ben ragione di ritirarvi in dispa~te,e come voi altre personalità, poiché non vi siete sentito di condividere la mentalità e assumere la corresponsabilità dei sistemi in auge presso i gruppi in cui I'emigrazione, specialmente in Francia, si fra-
ziona. E' certamente doloroso constatare che, malgrado lo «shock» prodotto dal fascismo nella vita nazionale, gli esponenti dei vari partiti italiani, prendendo dimora in terra straniera, non abbiano saputo fare altro che continuare la lotta con lo stesso spirito particolaristico d'una volta. Ma bisogna concedere loro molte attenuanti ed incoraggiare i tentativi che sj fanno in qualche ambiente per rivedere tale posizione: lo richiede l'interesse generale, verso il quale, mi permetto dire, ciascuno ha un debito di contribuzione. Zanetti, un altro isolato, mi scriveva: oggi il no. stro unico dovere possibile è « pensare bene »; io non lo contestcj ma vorrei che mi si riconoscesse che vi sono delle ore in cui è l'azione che decide. O r bene io sono convintissimo che noi ci avviciniamo a gran passi verso la soluzione sanguinosa del dramma; né la considero con spavento quale il male peggiore che possa capitare all'umanità. Venticinque anni fa la civiltà contemporanea sprofondava in una crisi che non ancora ha avuto il suo epilogo; essa lo avrà, e sarà migliore di quello che le nostre paure prevedono, perché l'umanità progredisce non retrocede. Due sono i compiti fondamentali che dovrebbero assolvere l'emigrazione politica italiana nell'attuale fase storica: 1. rappresentare il nostro popolo innanzi alle opinioni pubbliche ed eventualmente a governi degli altri paesi; 2. preparare l'avvento d'un ordine nuovo in patria. E vi sono due vie alternative per riuscire: o quella che seguirono Masarick e ~ e n g sdurante la passata guerra (e che Benes ha ripreso ora in America), cioè unire in un sol fascio tutti i connazionali al di sopra dei partiti; o quella che seguirono Zamora, Maura, ecc. nell'ottobre 1930 quando stipularono il patto di S. Sebastiano, che preparò l'avvento della repubblica spagnola. I o preferisco la prima nell'interesse generale e da un punto di vista particolare di noi cattolici, che non siamo in numero da costituire un gruppo all'estero, degno di essere rappresentato e rispettato. Siamo intanto in un'ora in cui perfino gl'inglesi si sono commossi e hanno adottato la coscrizione... e tuttavia i vari partiti antifascisti non riescono a creare un movimento unitario. Questa è una situazione dannosa e lo sarà più domani: l'emigrazione italiana, divisa com'è, non ha e non avrà mai alcuna impor-
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tanza. Vedremo il dott. Benes riassidersi alla Conferenza della Pace (quando... sarà! ma voi m'insegnate che in politica bisogna prevedere lontano tutto), e l'Italia esservi ammessa come nazione vinta. Sta in fatto che il governo francese ha già preso dei prowedimenti legislativi a proposito degli emigrati, che non sono quelli che noi desidereremmo: ciò è gravemente sintomatico! D'altronde, che altro ci si potrebbe attendere dai due governi inglese e francese? Essi, seguiti fedelmente dal grosso delle loro opinioni pubbliche, sono arrivati, per imbelle egoismo, fino alla vergogna; si sono risvegliati all'undicesima ora soltanto quando hanno avuto la sensazione che i loro sacri interessi nazionali sono dawero in pericolo: quel loro egoismo che si turbava all'ipotesi che dovessero essere trascinati in una guerra « ideologica », ora fa loro digrignare i denti e si preparano alla guerra « nazionaIe ». Poi diranno che combattono per la libertà del mondo e per la democrazia, come 25 anni fa, salvo a mentire come allora in ... buona fede, cioè credendo essi stessi al loro idealismo. E' il signor Mussolini che ci costringe ad augurare vittoria a questi mercanti inglesi ed ai nazionalisti francesi! E' la nostra maggiore tragedia! Ma non vogliamo fare ogni sforzo per affermare la nostra personalità e distinta posizione ideale e pratica, per non passare alla storia quali ignavi, che hanno saputo soltanto volgere il tergo alla patria nel momento in cui le sorti d'un regime si giocheranno anche i.destini del nostro popolo? Intanto nessuno si muove, nessuno si prepara; si fa a scaricabarili, si chiacchera, si Scrive, si « pensa bene » anche, come diceva Zanetti, ma « ad quid? »? Tuttavia un tale perditempo potrebbe essere provvidenziale; per noi, sparuti democratici cattolici, significa che, volendo, potremo fare qualche cosa a pro dei valori che rappresentiamo e degli interessi che vogliamo tutelare; purché sapremo profittare di questa per così dire fluidità della situazione. Non mi rispondete: sogni ambiziosi! « Qui credit posse, potest ». I1 successo dipenderà in gran parte dalla nostra capacità personale. Il mio progetto è la costituzione in Francia d'un « Comitato di propaganda: 1;alia Libera » (la denominazione potrebbe anche essere un'altra), che sia di nostra iniziativa e da noi ispirato e saputo condurre, con l'adesione per altro del più gran numero di
elementi dell'emigrazione. E' necessario non urtare le suscettibilità di alcuno, né dare preoccupazioni di sorta ai gruppi, organizzazioni, partiti già esistenti, che si voglia far loro concorrenza, o soppiantarli, o creare in questo modo « l'unità di azione » sulla quale essi da tempo discutono. Bisogna perciò esporre il programma pih modesto possibile, limitato, sussidiario, e soprattutl to sapersi adattare all'ambiente, a tutte le circostanze, a tutte le mentalità. Immaginate che questa « unità di azione » fosse ~ i à in realtà; essa avrebbe i suoi bravi organi rappresentativi, direttivi, esecutivi; potrebbe avere anche un ufficio di propaganda: ebbene, le funzioni di esso sarebbero assolte fin d'ora dal Comitato che io propongo, salvo - si dirà - ad incorporarlo nel quadro unitario, appena questo sarà costituito. Non bisognerebbe, secondo me, rinunziare « a priori » a un tale progetto sol perché si prevede un'accoglienza fredda, diffidente, ostile: potrebbe anche non essere così, o questa difficoltà potrebbe anche essere ovviata dal nostro tatto e con la nostra perseveranza. Questo comitato lavorerà entro le linee che saranno stabilite d'accordo con altrè personalità dell'emigrazione italiana, dalle quali è necessario ottenere presto tutti gli appoggi possibili, da .quello morale a quello finanziario. Che fa un Conte Sforza? e Nitti? e Bonfante? e Salvemini? e Ferrero? e tanti altri? I1 comitato dovrà saper polarizzare intorno a sé, gradatamente, l'emigrazione italiana, non solo quella politica ma il grosso dei 10 milioni di nostri connazionali all'estero, specie durante una guerra, cioè quando: da una parte l'azione dei consolati governativi e delle altre diramazioni fasciste scomparirà e dall'altra molti esponenti dei partiti antifascisti saranno indotti a prendere le armi. Bisogna prevedere lo sbandamento spirituale degl'Italiani all'estero, durante una guerra, specie di quelli che vivono nei paesi contro cui combatterà il fascismo: ed è carità di patria assistere in certo qual modo queste masse. Per quanto pochissimi, noi cattolici potremo, preparando sapientemente il terreno fin d'ora, ispirare un'azione di assistenza morale, di direzione spirituale, di orientamento politico, meglio che massoni, socialisti, comunisti. Bisogna evitare che costoro agiscano preponderantemente nel movimento antifascista e io credo che la formula che suggerisco ce
ne darà la possibilità; anche il momento è favorevole; molti antifascisti isolati faranno buon viso alla nostra iniziativa, che non sarà legata ad un partito né ad una particolare concezione politica, poiché noi agiremo quali antifascisti « tout court » e non quali partigiani. I1 giorno in cui avremo ottenuto l'adesione di alcuni .nomi rispettabili, il nostro comitato acquisterà autorità anzitutto innanzi alle opinioni pubbliche straniere; questo basterà già per costringere gli eventualmente riluttanti a tenerci in conto, questo ci darà la possibilità di rappresentare il nostro popolo e la democrazia italiana nei vari paesi anche innanzi alle classi dirigenti, questo servirà perfino ad ottenerci più larghi mezzi finanziari necessari per controllare e incorporare gradatamente tutte o la maggior parte delle attività antifasciste. Noi potremo dare così all'emigrazione italiana quell'organo, che il dott. Benes ha dato all'emigrazione cecoslovacca, che, politica e non politica, non conta più di 100.000 individui! I1 dott. Benes è un'autorità internazionale? E presso di noi ve ne sono della sua statura. Ha una esperienza politica e diplomatica? E presso di noi non mancherà, all'occorrenza. I1 caso cecoslovacco è diverso dal caso italiano? In gran parte Io è più nell'apparenza che nella sostanza, senza dire che l'emigrazione italiana potrà avere una grande funzione non solo ai fini della liberazione nazionale ma anche per imprimere agli avvenimenti f i l t ~ r iUn indirizzo pditico-sociale, che surebbe in definitiva il suo più grande merito. I1 dott. Benes ha i mezzi finanziari? E noi li dovremo trovare. Poiché si tratta di cominciare modestamente e con grande circospezione (per ridurre. al minimo diffidenze ed opposizioni), avremo bisogno di poco in un primo momento. Non saprei suggerire alcuna via per raccogliere un piccolo fondo, ma credo che non sia impossibile facendo appello qua e là. In un secondo momento i maggiori fondi verranno: gli emigrati d'America risponderebbero. Io credo che Cianca sarà tornato col suo bravo s p z zoletto per Giustizia e Libertà. Anche ora, scommetto, se girassi trai i mille Italiani di Manchester, pure raccoglierei qualche migliaio di lire. Perché dico ciò? Perché il giorno del Corpus Domini ne sono venuti qui una sessantina. Che festa per me e per loro. Erano tutti meridionali, con tutti i difetti che il nostro buon po-
polo ostenta dovunque va, ma con quel cuore, grande, generoso, entusiasta. Dopo tre o quattro ore, donne uomini bambini erano diventati miei amici e già mi raccontavano tante inezie che io non sapevo a chi dare retta, e tutti vollero segnarsi il mio nome e lasciarmi i loro indirizzi, perché dovrei andare a Manchester e restarvi per lo meno una settimana per rispondere ai loro inviti a pranzo. Insomma si parlò in italiano e in napoletano della patria lontana, che a loro, abitualmente dimentichi di essa, sembrò di ritrovsire in me. Non ci dichiariamo vinti prima di tentare, non siamo pessimisti! Io non sogno, cioè non costruisco un castello nell'aria prescindendo dalle innumerevoli difficoltà che s'incontreranno; io appoggio il mio piano su due colonne: una grande fede e la speranza di trovare in noi la capaciti di assolvere compiti così formidabili. La mia penna incespica frequentemente scrivendo cosi a voi. Mi pare irriverente, presuntuoso, e forse lo è. Ma ormai mi sono presa la confidenza affettuosa d'un figlio verso il padre, il quale può capire il figlio e tutto perdonargli. Voi non potrete mai comprendere la commozione da cui sono preso ogni volta che, cominciando una lettera, scrivo quelle tre parole da voi autorizzatemi: caro don Sturzo! Commozione, smarrimento, gioia intensa; perché per tanti anni voi avete rappresentato per me l'incarnazione di quegli ideali che mi bruciavano d'entusiasmo. Oggi, essere in condizione di potervi scrivere, con familiarità, con un certo abbandono, non mi par vero. Perdonatemi perciò tutto ed aiutatemi a compiere qualche cosa di utile per la causa a cui voi ed io ci siamo dedicati. I o non posso assolutamente fare a meno di far capo a voi in tutto e per tutto e voi. dovreste servirvi di me. Non mi dissimulo l'importanza di quello che cerco, cioè fiducia non solo nelle mie qualità morali ma anche in quelle pratiche. Non mi nascondo che voi, con l'andar degli anni, vi siete abituato ad un tenore di vita di pensatore, di studioso, di scrittore, ed io cosi verrei a rimettervi su di un'altra posizione, daccapo. Ma, anima forte quale siete e cosciente di ciò che ancora potete rendere, non vi sottrarrete all'appello, che, se io materialmente vi rivolgo, chi sa!, potrebbe essere anche quello di moltis-
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sirni, lontani e vicini, che non parlano, che non possono parlare, che attendono. Per non perdere tempo comunicherò fràttanto il mio progetto a Zanetti, a Ginevra; tenendo conto, però, che egli non è dei nostri. Questo vi basti per capire come mi esprimerò con lui. Gli chiederò adesione e consigli; anche indirizzi di altre persone con cui potrei utilmente corrispondere. Però è qui un punto difficile: nessuno mi conosce; ciò potrebbe non essere sufficiente per rassicurare i destinatari delle mie lettere; o potrebbe legittimare una domanda: se costui è amico di Sturzo, perché Sturzo non lo appoggia? Ecco la mia situazione. Insomma mi è possibile tentare in un modo qualsiasi. Né altro posso fare per preparare, affrettare una soluzione circa il mio problema personale. Speravo scrivere assiduamente e guadagnare qualche cosa col Manchester Guardian, ma dopo tre o quattro tentativi inutili non ho più insistito per farmi tradurre le lettere che avevo scritte. Penserete, quale altro peso è stata la venuta in Inghilterra di questo Petrone? Non so; spero che non lo penserete! Perché dovreste pensarlo, quando in fin dei conti io vi sottometto delle idee che non sono balzane e che, comunque, vanno giudicate soprattutto nell'attuazione? I o insisto, è vero, ma perché sono convinto che qualche cosa di questo genere noi la potremmo, la dovremmo fare. E' noioso prima per me scrivervi cosi a iungo, appunto perché temo che sia noioso per voi leggere tanta roba; ma, se vi fossi vicino, potrei parlarvi poco alla volta, ascoltare le vostre obbiezioni, tener conto dei vostri stati d'animo. Ed ora, basta: vi prego caldamente di pensare su quanto vi ho detto. Non mi rispondete subito! Certamente è il meno che abbia potuto dirvi, ma voi intuirete il resto; spero che innanzi al vostro spirito si rappresenterà ciò che io mi propongo di fare, meglio che io non l'abbia saputo e non lo sappia tnai esporre. Vogliatemi sempre bene e ricevete i miei più devoti e cordiali saluti. Vostro
[P. S.] Finita di scrivere nella festa del Sacro Cuore.
PETRONE A STURZO (f: 109 A, C. 32) Shrigley Park, 20 giugno 1939 Caro don Sturzo, domani è il vostro onomastico ed io, seguendo !a buona tradizione cattolica e italiana, v'invio i più affettuosi e fervidi auguri, assicurandovi che per quanto indegno invocherò su di voi il patrocinio del Santo che mi è particolarmente caro, sia perché sono stato come lui congregato mariano e sia perché anche il suo nome mi fu imposto al fonte battesimale. Ripenso continuamente e con preoccupazione alla mia lettera inviatavi l'altro giorno, per due motivi: l'uno è che io, mentre la scrivevo, ricordavo la vostra precedente proibizione di trattare tale argomento ma non avevo presente le testuali espressioni della vostra 19 marzo ', che dopo sono andato a rileggere e ho visto quanto erano categoriche e severe; l'altro è che temo di non essere stato chiaro se anche sono stato prolisso. La conclusione è che vorrei spiegarmi meglio su qualche punto: poiché ho trasgredito, per lo meno vorrei essere efficace! Mi si potrebbe obiettare che il mio progetto è fondato sull'ipotesi d'una vicina guerra, che invece potrebbe anche non scoppiare. Ma non è vero: una attività propagandistica e unificatrice, nel senso dell'emigrazione, si può e si dovrebbe svolgere anche quando della crisi politica italiana non si vegga prossima e sicura la soluzione. Se voi vi siete appartato per le dolorose esperienze degli anni passati, ciò significa che in quegli anni, quando la ,guerra non si presentava così probabile come oggi, voi ritenevate che si potesse fare meglio e diversamente. Quale sarebbe ali'inizio la funzione del « Comitato di propaganda »? quale quel programma modesto, limitato, accessorio, a cui accennavo? che significherebbe questo appellativo « di propaganda »? I o vorrei tener presente come obiettivo non so10 l'emigrazione, ma ben anche l'opinione pubblica internazionale. l
Cfr. doc. 263.
Impostare innanzi ad essa un « problema italiano » non solo dal punto di vista negativo, cioè lotta al fascismo poliforme, ma anche dal punto di vista ricostruttivo, cioè la possibilità d'un regime sanamente democratico. Tutto ciò, insisto sempre, « cum grano salis », poiché non saremmo soli con le nostre particolari idee cristiane, né avremmo un'opinione pubblica univoca nell'accogliere le nostre enunciazioni. Ma ci sarà molto da fare nell'ispirazione che potremo dare alla campagna. D'altra parte, se gli emigrati intellettuali italiani non sono quanto quelli tedeschi e austriaci, ve ne sono parecchi dispersi nei due continenti. Essi sono forze che si potrebbero riunire, ottenendone l'adesione e valorizzandone l'opera. Non potremmo anche promuovere l'adesione morale al comitato di personalità straniere, sinceramente democratiche? Non arrivando alla forma adottata dai baschi, che ha carattere troppo protettivo e caritativo, ma, dovendo essere il nostro comitato senza alcun colore partigiano se pure di carattere politico nel senso migliore della parola, noi potremmo crearci dei simpatizzanti lì dove ci sarà utile averli, per l'oggi e per il domani. Voi conoscerete « les Arnitiés Frangaises » di Mgr. Beaupin; potrete ancora pensare alla tradizione che già esiste degli « italisants », della quale il fascismo non ha mai preso cura pel suo spirito pacchianamente xenofobo. Noi, fattici rappresentanti della « Italia reaie », ianceremmo un appello che forse non restereb'be senza effetto: ci opporremmo così all'isolamento che il fascismo provoca intorno alla nostra patria e proveremmo che il nostro popolo non ha smarrito, in una fatua ubbriacatura pseudo-nazionalistica, quel sentimento universalistico che è una sua gloria e che gli assegna la vera missione. Tale programma anziché limitato e modesto, sarebbe invece vasto e ambizioso; ma io non delineo un programma, io segno delle idee che sono come una materia informe che al momento opportuno potrebbe prendere vita in una linea concreta. C'è insomma tanto e tanto da giustificare pubblicamente l'iniziativa, c'è da scegliere perché essa sia vitale, c'è da entusiasmarci a lavorare in un campo fertile. Quanto al problema finanziario iniziale, io penso che davvero, insieme con altri necessari passi, si possa tentare di raccogliere un po' di fondi tra gl'italiani in Inghilterra. Mi sono stati
fatti altri nomi d'Italiani sparsi qua e là e in ottima posizione economica; bisognerebbe awicinarli ed io lo farei, anzi lo farò con quelli di Manchester, di Nacclesfield e di Birmingham. La loro psicologja si può immaginare quale sia e si spiega: sono arciprudenti per star buoni col diavolo e con l'acqua santa; ma essi sono troppo imbevuti di mentalità inglese per simpatizzare sinceramente con l'attuale stato di cose in Italia. Io potrei provare qualche sondaggio, cominciando col farmeli amici. Vi assicuro che non mi comprometterei e che mi fermerei dove e quando fosse prudente fermarsi. Ma mi occorre sapere se vale la pena agire in tale senso, cioè se per lo meno genericamente e condizionatamente voi siete disposto a dirigermi, consigliarmi, aiutarmi. Come già vi accennai, solo voi, con la vostra autorità, la vostra esperienza, le vostre relazioni personali, potete dare l'avvio all'impresa che, nata come piccola cosa, potrebbe, se Dio ci aiuta, riuscire grande o per lo meno rappresentare il più generoso tentativo da noi compiuto nel terreno pratico. H o scritto un'altra lettera pel Manchester Guardian, prendendo lo spunto da un articolo su Mussolini di Theodor Wolff, l'antico direttore di Worwarts. Debbo aver pazienza ad attenderne la traduzione, purché non arrivi troppo tardi poiché l'articolo è del 10 corr. E' anche dubbio che mi sarà pubblicato, perché è un po' troppo personale e pungente contro Mussolini. I1 silenzio di Gordiani mi appare strano. Vi bacio la mano
STURZO A PETRONE (f. 109 A, C. 32) [Londra] 24 giugno 1939 Caro Petrone, grazie assai degli auguri tanto affettuosi e a me tanto graditi. 1. Come ti è potuto venire in mente quel che mi hai scritto circa l'invio degli articoli segnati? Non avevo altra intenzione
che di metterti nell'avviso per essere guardingo sda,gente che potrebbe avvicinarti, e su tutto nei tuoi rapporti epistolari, perché certi ambienti di emigrazione sono stati molto facilmente vittima delle abilità delle spie.
2. Non so perché Gordiani non ti abbia risposto. I o te lo indicai per ottenere informazioni da lui sulle possibilità economiche, per te, in Francia. Se tu gli hai scritto di giovani politici (egli non è un militante dell'emigrazione) forse, avrà sospettato qualche imboscata. Dimmi esattamente cosa gli hai scritto, prima che io gli parli di te. ,
3. Di Mons. Ciarrocchi ho saputo solo attraverso Salvadori. Gli mandai un articolo con i miei saluti e non ebbi risposta. A ogni modo, farai bene a scrivergli.
4. In ogni caso, se scrivi per trovare un posto e una sistemazione economica, ti ailtorizzo ad aggiungere che potranno rivolgersi a me per dar loro tue referenze. Ma per affari politici ed organizzativi, ti prego instantemente di non usare mai del mio nome. 5. Mantengo, su questo tema, quel che ti scrissi il 19 marzo l . A novembre avrò 68 anni: ho nelle mani un lavoro (La Vita Soprannaturale) che mi piglierà almeno due anni ancora. Non so se il Signore mi accorderà questo tempo o no; sento il dovere di rispondere alla sua voce, compiendo questo nuovo libro. Dippiù, l'assistenza morale e materiale di quei pochi ai quali può arrivare l'opera mia mi occupa parecchio, lo scrivere articoli per mantenere i nostri ideali e anche per ragioni economiche, mi prende già molto del mio tempo. Non so se verrà la guerra: fin oggi io credo che non verrà. Ma se Dio permetterà questo flagello (per i nostri peccati), vedrò fino a qual punto dovrò modificare il mio piano di vita. Comunque sia, non ho né il tempo né la disposizione di animo, a preoccuparmi oggi, di un futuro lavoro politico di azione per il quale purtroppo, non vedo posto per me, a lato di un'emigrazione che non ha appreso nulla dei valori morali e cristiani, per i quali solal
Cfr. doc. 263.
mente io lavoro e lavorerei ancora di più se mi fosse possibile. Non voglio né attenuare le tue speranze, né svalutare i tuoi progetti. Solo torno a consigliarti di cercare prima di tutto una posizione economica e di usufruire intanto di questi lunghi giorni di attesa per apprendere bene l'inglese. Ti servirà per la vita. Non farai bene ad andare in un ambiente a far della politica, cominciando a domandare alloggio e vitto, che ti sarà misurato e perfino negato. Ecco perché non ti ho incoraggiato di andare in Francia, per andare in America (avendo ivi una prospettiva di sistemazione) forse ti troverei le spese di viaggio. Pel resto, che Dio benedica i tuoi sforzi e i tuoi sacrifici: occorre contare su Dio e su te; ma non su me, finché Dio non mi ispiri diversamente. Così chiudiamo di nuovo la parentesi che tu hai riaperta. Cordialmente
PETRONE A STURZO (f. 109 A, C. 33) Shrigley Park, lo luglio 1939 Caro Don Sturzo, Gordiani mi ha risposto escludendomi che vi siano possibilità di lavoro per me in Francia. Io gli avevo fatto cenno anche ad altre mie intenzioni nel campo politico ed-egli mi ha esposto idee che collimano appunto con le mie. Non ero sceso a particolari e perciò sono rimasto impressionato che egli crede come me necessario ed urgente che le maggiori personalità della emigrazione politica s'intendano per un lavoro in comune su di un programma minimo. Voi mi dite di aver una volta mandato un articolo a Mons. Ciarrocchi; forse egli ha un giornale? I o gli scrissi ed ora attendo risposta. Risposte attendo anche del Prof. Arcoli, a cui scrissi soltanto per domandargli quali prospettive ci sarebbero in Ame-rica per una qualsiasi mia sistemazione, da F. Fish e da Zanetti.
State tranquillo che tenendo conto delle vostre decisioni, io non mi servirò mai del vostro nome se non per eventuali referenze o appoggi per trovare un'occupazione. Ma debbo darvi ancora una preghiera; voi avete molti indirizzi di persone con le quali io vorrei mettermi in rapporti, io non so come altrimenti procurarmeli. Vogliate comunicarmeli. La scelta la farete voi perché sapete quali sono le mie intenzioni, e cioè continuare nei miei passi per attuare i miei progetti. Per esempio, io non so dove abitano Nitti, Sforza, Salvemini, Borgese e tanti altri; or ora apprendo che a Liverp001 vive un figlio dell'on. Claudio Treves. Avete sentito parlare di un prof. Ungaro che insegna a Leeds, ma che sarebbe fascista o filo? Insomma, senza distrarvi dal vostro lavoro, senza aggravarvi di altre preoccupazioni, senza intervenire né impegnarvi, non credo che dobbiate trovare' difficoltà a darmi soltanto qualche indicazione di tal genere. Mi serve anche l'indirizzo del maestro Toscanini; abbiate la bontà di procurarmelo: non vi sarà difficile a Londra, rivolgendovi a qualche agenzia o ufficio. Capisco bene che il problema fondamentale per me è trovare come vivere, né io pensando ad altro trascuro questo ovvero mi avventurerei in passi di dubbio esito. Qui, grazie' a Dio, campo e naturalmente imparo l'inglese. Voi mi avete spiegato il vostro pensiero e io non mi permetto di insistere. Spero tuttavia che gii avvenimenti prossimi v'indurranno a ritornare sulle vostre decisioni. La guerra indubbiamente sarà un castigo per i nostri peccati: ma, i castighi non sono necessari? E dal male non viene il bene? E noi non dobbiamo operare perché il male sia minore possibile e ne derivi del bene? Questo è il mio stato d'animo; non mi so rassegnare a restare inerte mentre la situazione richiede che gli uomini di principi cristiani sacrifichino ogni altra cosa per tenere il campo. Saranno gravi le difficoltà? Scarsi i risultati? Ma ci penserà il Signore. I1 Manchester Guardian mi ha scritto che non poteva pubblicare la mia lettera su Mussolini. H o mandato un articolo a Il Mando, e, facendomi coraggio, ho chiesto qualche sia pur modestissimo compenso; ho chiesto anche se potranno introdurmi come collaboratore presso qualche altro periodico di lingua italiana. Voi in proposito non mi potete dare qualche consiglio, nel senso
che possa rivolgermi a qualche giornale o rivista in Francia, nel Belgio, in Svizzera? Potete facilmente comprendere come io abbia bisogno urgente di guadagnare qualche cosa poiché il mio problema non si limita al vitto e alloggio, ma c'è anche il benedetto vestiario che ogni giorno più deperisce. Vi ringrazio sempre assai del benevolo compatimento che avete per me e vi bacio la mano. Aff .mo
STURZO AL .DAILY TELEGRAPH E AL .MORNING POST ' (f. 28 A, C. 22) Londra, 26 ottobre 1939 Dear Sir,
J.B. Firth nel suo articolo del 24 ottobre sembra criticare il governo di Sua Maestà per avere nell'aprile 1915 stipulato con l'Italia il cosidetto "Patto di Londra", perché taluni degl'impegni presi non potevano essere conciliati con il principio della "self-determination". Mi permetta due rilievi di fatto: I1 primo che l'Italia di allora (liberale democratica) diede l'esempio di sapere cedere anche sui diritti che le venivano da un trattato accettato come condizione di alleanza di guerra e arrivò ad intendersi direttamente con la Yugoslavia, stipulando il Trattato di Rapallo (opera del conte Sforza), che è rimasto ancora in piedi come uno dei migliori trattati dell'immediato dopo-guerra. Altro rilievo di fatto che il principio di "self-determination" né a Versaglia né dopo fu mai rifenuto così assoluto da non ammettere giustamente le eccezioni. Anzi, se si guarda bene si trova che fu il contrario che allora avvenne ( e che forse avverrà dopo l'attuale guerra): l'apIndirizzo del mittente: « 32, Chepstow Villas, London W 11 ».
plicazione di tale principio fu l'eccezione e gli accordi fra i rappresentanti o le decisioni di conferenze e consigli furono la regola. Basta esaminare i casi delle minoranze incluse senza plebiscito in Polonia, Cecoslovacchia, Rumania e Yugoslavia, chi conosce quei paesi non potrà mai pensare a lasciare la loro formazione politica a plebisciti, spesso passionali e demagogici (a non parlare dei plebisciti di paura). I più autorevoli autori di diritto internazionale sono della mia opinione. E ora un quesito: se l'Italia, che è oggi neutrale, fosse in seguito disposta a condizionare i l suo intervento a lato della Francia e Gran Bretagna, che,dovrebbero fare i due governi alleati? Discutere, trattare, promettere, e segnare i patti. Quel che non potrà mantenersi non si dovrà promettere, ma quel che sarà promesso dovrà mantenersi. J.B. Firth intende avvertire a esser cauti nel promettere. I o intendo aggiungere: esser leali nel mantenere. Per fare ciò occorre prevedere fin da oggi, non quando non ci sarà né tempo, né possibilità di comandare gli eventi.
STURZO AL T I M E S E AL MANCHESTEK G U A R D I A N (f. 30 A, C. 21) London, aprile 1940 Sir, da quindici anni che vivo in Inghilterra, non ho mai cessato di insistere che la frase di « Stati che hanno e quelli che non hanno D, nelle attuali condizioni internazionali, era un non senso, ma che serviva ai fini di coloro che volevano ferire soprattutto la Gran Bretagna e il suo "impero". Qui la parola "impero" è assai impropria per indicare o il Comrnonwealth britannico, o l'India o le altre colonie d'oltre mare; ma è comprensiva e di facile uso. Sotto altro senso fu adottata dall'Italia fascista, anche prima della conquista dell'Abissi-
nia, e ancora in altro senso è oggi esteso a indicare ''lo spazio vitale" che il I11 Reich reclama; la Spagna di oggi rimette a. nuovo la parola "impero". Per i paesi totalitari l'impero è una bandiera di conquista o un'espressione nazionalista; mentre per l'Inghilterra denuncia un'accusa dalla quale essa si deve difendere. La guerra che la Germania combatte è per lo spazio vitale di un popolo soffocato, mentre quello degli alleati è (orribile a dire) guerra imperialista! In una recensione del For Democracy edito .dal People and Freedom Group (e al quale io ho collaborato) un Irish Magazine accusa il gruppo d'inconsistenza perché « supports the present stupid and criminal Imperialistic conflict », quando ha nel suo programma l'arbitrato obbligatorio fra gli Stati. Tutti questi anti-imperialisti di qui non si rendono conto che fra tutti gli imperi che la storia ci fa conoscere, i due imperi di oggi della Gran Bretagna e della Francia sono i meno sfruttatori e i più civili. Non si nega che nel passato ci fossero stati fatti da deplorarsi e che nel presente ci siano cose da rettificare; ma Ia politica diciamo imperiale si è svolta sul terreno della mutua comprensione e collaborazione dei popoli e con una disciplina in gran parte accettata e consentita. E' questo che può dirsi dei sistemi che oggi sono applicati in Austria, Cecoslovacchia e Polonia?
STURZO A CAGNOLATI (f. 30 A, C. 22) 14 aprile 1940 Vedo che Morinus tace. Speravo vedere sulla Citè Nouulelle] una sua corrispondenza. E' interessante il contrasto fra la stampa fascista e l'opinione pubblica circa la occupazione della Norvegia e le fasi successive. In questo periodo la parte ufficiale
deve dare l'impressione che l'asse è solido e che il capo è pronto a marciare se occorre; ma è una prontezza di parata e di facciata. Forse ci sarà qualche mossa che tenda a preoccupare gli alleati, ma resterà mossa. Mi sembra che tutto sia calcolato come in un teatro. Sono queste le tue impressioni? Saluti
CAGNOLATI A STURZO l (f. 30 A, C. 5) Bruxelles, 3 maggio 1940 Illustre Professore, sono felice di apprendere che dopo parecchi mesi di noie la Sua salute s'è rimessa. Ho seguito a traverso le poche righe che accompagnavano i suoi articoli l'andamento della sua indisposizione. Quanto vorrei poterla vedere qui fra noi, salute e situazione europea permettendo! Inutile dire che la signora e il signor Seigneur l'attendono a braccia aperte. Che ne dice della situazione generale? Passiamo una crisi che passerà certo ma che pel momento è preoccupante; le operazioni di Norvegia, l'attitudine dell'Italia ... Quanto al nostro paese condivido le sue impressioni; pel momento non si tratta che di ricatto, ciononostante il dato è tratto, Mussolini s'è incatenato a Hitler. 1915 non si ripeterà. A meno che una serie di successi militzri e diplomatici, sopratutto militari, non arrivino per popolarizzare la causa degli Alleati anche in Italia. Bah! restiamo ottimisti, del resto sono convintissimo che gli Stati Uniti non lasceranno mai Hitler vincere la guerra. Quanto alla situazione belga essa è stazionaria, la minaccia esiste sempre, naturalmente, si vive alla giornata, ma pel momento la si vuol credere non imminente.
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Carta intestata: « L'Auant-Garde, 44 m e du Marais, Bruxelles n.
Voglia gradire, illustre professore, l'attestazione del mio affettuoso e quotidiano ricordo
FERRERO' A STURZO (f. 102 A, C. 2) Genève, 14 mai 1940 Caro Don Sturzo, ho scritto all'editore Plon che le spedisca Recostruction. Mi pareva di averla già messa in lista; ma c'è stata tanta confusione nel servizio degli omaggi! Nel libro troverà delle cose che non le faranno piacere. Ma la verità storica è un dovere al quale non posso venir meno. Nella storia del Congresso di Vienna ho dovuto parlare anche dell'attitudine del papato che non è stata, ahimé, molto brillante. Tanto ,più sono contento di constatare che il Papa attuale si conduce con molto coraggio e riprende a difendere i principi essenziali dell' ordine iniernazionale: compito che era stato quello del papato una volta. Le notizie dall'Italia sono assai cattive. I1 partito della guerra sembra prendere il soprawento. Che catastrofe e che espiazione! l o sono oppresso da un dolore indicibile. Ho saputo con molto rammarico che. negli ultimi tempi lei è stato un po' indisposto. Spero che si sia rimesso e le mando i piìi vivi auguri per la sua salute. Auguri interessati, perché potrebbe accadere che l'Italia abbia presto bisogno di Lei. Coi più cordiali saluti.
Indirizzo del. mittente: « Rue de l'Hotel de Ville 8, Genéve ». GLI. glielmo Ferrero, antifascista, emigrò a Ginevra dove fu professore di storia Ecole des Hautes Etudes Intetnationales D. moderna d'«
STURZO A FERRERO ' (f. 102 A, C. 2 )
19 giugno 1940 Caro Professore, la tragedia è cosÏ grande, che ha superato i nostri timori e le nostre previsioni. Mi sembra che si tratti di un .periodo analogo a quando il maomettanismo occupò l'oriente e il mediterraneo. Non ebbi il suo libro, che desidero leggere; spero che Mrs. Putchand me lo possa prestare. Come avere notizie del Conte Sforza? Se Lei ne ha, mi scriva. I miei omaggi alla Signora e a Lei sempre aff.
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Scritta sul retro della lettera di Ferrero del 4 maggio 1940 (doc. 277).
Finito per
i
di
stampare
tipi
delle
in luglio 1975 ARTI GRAFICHE
ITALIANE, Piazza Navona
56, Roma