Mia Terra Mio Paese Sei a capo della valle antica, Terra dove la luce venne nei sogni dell’infanzia…rosa. Terra ubertosa d’oliveti e grano e frutta e gente amena sobria, laboriosa… Mia terra, distesa pei prècipiti di Plafagone boscosi verdi …e ti fai vanto di un Taumaturgo… nocchiero della collina. V. Malanga
L’Istituto Comprensivo De Sanctis Un ecomuseo pro CAPUT SILARIS Da almeno tre anni, il nostro Istituto, con la propria sezione della secondaria di primo grado, vede docenti ed allievi impegnati per osservare, descrivere, progettare e proporre soluzioni inedite in difesa del territorio dei comuni di Caposele, Calabritto e Senerchia, grazie alla partecipazione al Concorso di idee promosso dal Servizio educativo della Soprintendenza ABAP di SA e AV: L’Ecomuseo: il futuro della memoria. Negli scorsi anni, la nostra Scuola si è vista premiare con il primo premio del settore secondario di primo grado; anche quest’anno crediamo di ottenere un buon risultato partecipando all’ottava edizione, avendo aderito al bando relativo all’anno scolastico 2018-19. Un ecomuseo, com’è noto, è una modalità di studio, a scuola e sul campo, con l’esplicita finalità di riportare alla luce e valorizzare il patrimonio ambientale, culturale, storico di una piccola località, rurale o urbana, quasi sempre sottovalutata Nella nostra scelta di dedicare un ecomuseo per ridare vita al fiume Sele ci sono molti elementi che rinviano ai miti più antichi, che da sempre accompagnano l’uomo: un museo è, notoriamente, il luogo sacro dedicato alle muse, ispiratrici di ogni arte e di ogni conoscenza ( lo stesso termine mente rinvia a musa); l’acqua, prima di diventare con Talete una “radice” alla base di tutte le cose, era una divinità naturale, una delle Ninfe, le Naiadi geni femminili delle fonti, dei fiumi e dei laghi. Gli alunni, opportunamente stimolati e guidati dagli insegnanti hanno costruito un percorso, insieme logico e cronologico, che ha trovato espressione in questo pregevole lavoro, di indubbia qualità di arte ed immagini: mi piace sperare che in questo viaggio nel tempo e nello spazio essi siano stati catturati, seppure inconsciamente, dallo spirito di quei miti che ci sovrastano e che spesso danno un significato di sfondo, emotivo e sentimentale, alle nostre azioni razionali. Come si può vedere, il fiume Sele è – o forse era – la spina dorsale lungo cui si è disegnato il paese di Caposele; pertanto, il primo messaggio, neanche troppo sottinteso, è che esso dovrebbe in futuro esserlo sempre di più. Nei secoli passati, il fiume aveva alimentato una vera economia fluviale, con mulini, gualchiere, orti, allevamenti di trote, oltre ad essere una inesauribile fonte di acqua potabile ed irrigua. La consistente produzione e vendita di prodotti, insieme con la presenza del Santuario di San Gerardo Maiella, aveva consentito la crescita di un paese discretamente popolato con la presenza di famiglie benestanti, di cui sono testimonianze alcune costruzioni patrizie, presenti, in foto, anche in questo lavoro. Dopo la costruzione dell’Acquedotto Pugliese, che disseta la sitibonda Puglia ed oltre, le cui immagini rappresentano il pezzo forte di questo elaborato, nulla più è stato come prima: del ricco corso d’acqua millenario non è rimasto che un percorso di mediocre portata. Oggi, e quindi il futuro prossimo venturo, l’economia del fiume è scomparsa o ha cambiato di
segno, ed i ragazzi sembrano dirci che bisognerà investire in altre direzioni: inutile dire che il turismo potrà rappresentare la carta su cui scommettere. Queste immagini, sostenute dai versi di chi il fiume Sele ha conosciuto ed amato e dalle composizioni degli stessi allievi, forse aiuteranno i cittadini di Caposele a prendere coscienza di ciò che il toponimo realmente significa e di ciò che ancora può e deve rappresentare. Ci rivolgiamo ai cittadini, esattamente. Quello che noi vogliamo diventino i nostri allievi e che rappresenta la vera finalità dell’azione formativa della Scuola. Ma non un cittadino astratto, bensì un abitante consapevole della città, a partire dalla propria, anche se piccola. Essere cittadini implica la possibilità di vivere la città e costruire una vita autentica, in cui convivono aspetti cognitivi ed etici. Infatti, per vivere bene la propria città bisogna conoscerne le strade, le piazze; studiarne la storia; analizzarne ogni aspetto scientifico economico e sociale; per vivere bene nella propria città bisogna vivere per la città: amarla, difenderla, renderla ogni giorno più bella, evitando le brutture che spesso si impongono. Sono sicuro che, anche grazie a questa occasione di impegno guidato e collaborativo, i miei ragazzi saranno cittadini migliori del loro tempo. Il Dirigente Scolastico Prof. Gerardo Vespucci
Dei fiumi tributari e dei montani torrenti rinforzato il Sel s’avanza a sboccar nel Tirreno e par che aneli d’azzuffarsi col mar,perché non piombi nei suoi voraci,vorticosi flutti. Il Tanagro,il Troiente,il Tensa e le acque che calan dall’Alburno,ed il Calore allo sbocco raduna, e si li arringa. Sgorgando,disse,dalle aprìche falde del Plafagon, e tra ridenti cune d’aurata rena,d’erba e d’arboscelli, su la terra ch’è sacra alle mie fonti un paese fondai,che del mio nome forse fia grande un giorno!... N.Santorelli
Fiume Sele Nasci, o Sele, dal monte Plafagone, la tua acqua limpida e pura disseta l’arida terra, ti circonda la natura ti allietano il canto degli uccelli e il suono della tua voce impetuosa e forte. Gli alunni
O Caposel! Che speglio Ti fai de le sorgenti Del Sel , quai di ridenti Richiami al mio pensier! E quali al cor con l’aure Native rinnovelli Affetti ancor più belli Del vivere primier. N Santorelli
La mia terra Caposele è primavera vedo le mimose sbocciarre, i bambini giocare le montagne svettare. Caposele è primavera, sento gli uccelli cinguettare, le campane suonare e l’acqua cantare. Caposele è primavera! Gli alunni
Piazza Sanità Caposele [..] ti accoglie una piazza bianca, chiara e gioiosa ti saluta il suono dell’acqua e il fruscio delle foglie. Qui abita il vento e il sorriso della gente. Gli alunni Piazza Sanità Nel mio cuore ci sarà sempre questa piazza dove è volato il tempo mio più bello dove ho trovato un amico,un fratello. Dove abbiamo pianto a ginocchia sbucciate e racchiuso le nostre più belle risate. Questa piazza dove gli anziani si siedono a ricordare quando erano loro a giocare, questa piazza il nostro punto di ritrovo dove trasformiamo i problemi in gioco… questa piazza dove metteremo le radici e che noi ragazzi rende felici. Gli alunni [..] sotto gli ombrosi lecci carichi di anni… quel luogo ai margini del paese sembrava una sacralità a molti ignota. E così in quel crocevia della storia si irrobustivano i ricordi. A.Merola
Campanile d’acqua Compresso nella pietra da anni, squadrato nel verde d’infinite primavera; sentinella sventrata di arcate ombre nelle notti di luna o affrescata di sole nei meriggi tiepidi, sorridono le bocche fruscianti ai tuoi piedi d’acqua. Simbolo! Lontano dalle preci che chiami e che si levano nell’anno soltanto d’agosto. Selvaggio! Marcato di silenzio sulla vita d’un cammino irreversibile, Memoria a chi scioglie altrove il destino: sogno, che si desta all’appuntamento d’ogni sera… e ascolta nei frastuoni il canto della tua unica campana. V.Malanga
Le Saure Quando la sera si perde nelle fontane, il mio paese cede al silenzio spezzato dal suono delle campane che annunciano il giorno. Suonano le tue campane o maestoso a ricordarci che il tempo corre come quelle acque che bagnarono le tue pietre. Gli alunni
La cascata Dalla Montagna corri ricca, limpida e pura. Il verde degli alberi e dei prati colora il tuo azzurro.
Piangente cadi sulle rocce muschiose che consumi a poco a poco per continuare il tuo cammino. Gli alunni
Lungo il fiume e sull’erba Macchie azzurre di bimbi lungo il fiume e sull’erba appena nata, nei dì ancora di pioggia; laghi di rubino sul capo, sul cammino, e un vento trapunto di qualche volto appena, senza gridi nè frecce. E nell’aria una musica d’attesa che arriva da lontano a coprir le note delle corde mie, oscillanti nostalgie di primavere distrutte: macchie, macchie d’azzurro sul volto e sull’erba appena nata. V.Malanga
Lasciate questo Lembo lasciate questo lembo com’è non lo incatramate! la polvere è la stessa di quando col sole o la pioggia giocavo sudato di sogni… è la stessa che i Padri portarono sotto le scarpe coronate di bullette, Lasciate che si levi la polvere che fortifica… se farete nero questo lembo gli uccelli fuggiranno e le rondini non si poseranno sui fili in attesa di tempesta… e i tigli robusti intorno a ricordare… ingialliranno a primavera sui sogni dei bimbi e sugli Amori… lasciatelo com’è quest’ultimo lembo! V. Malanga
Per strade solitarie Se verrai ti accompagnerò per strade solitarie appena nuove sotto i castagneti in fiore di stelle d’argento. Lungo il cammino ti fermerò presso le fontane di montagna ove i fiotti dell’acqua sono ritmi di cuore. V.Malanga Sele, mio fiume Fiume, giada; voluminoso colmo come una notte serena! Poi… Nello slancio Ti nutri di attese; ti posi più calmo quasi crudele a tardare l’arrivo contro chi ha chiuso all’obbligato cammino e prorompe la tua forza di colosso raffrenata da bocche assetate lungo le vie di borghi lontani odi città accaldate…tante! E non basta… Gli uomini ti fermano nelle gabbie di cemento di depositi grandi e ti bevono goccia a goccia come il rosolio di un tempo. Tu,mio fiume, continui la corsa di vita e non ti stanchi, mai! V.Malanga
Sembri nel sorgere, Sele,un fanciullo Di madre candida dolce trastullo; Il sordo gemito delle tue spume, l’onde che brillano del sole al lume‌ N.Santorelli
Oh quante vive immagini dei schivi garzonetti rendon questi rigagnoli che errando van soletti, e queti e puri scorrono per fertil terren| Ma quando alfin si mescono del fiume con la piena spumeggiano,tempestano [..] e minacciosi portano scempio e rovina in sen. N.Santorelli
Il castello Per queste sale un dì giraia, e mirai l’antico fasto, e del’a rocca sol frantumi restar di gufi nido o d’altri uccelli di macerie amici. Sfondati i palchi e i travi tratti in guise porte e finestre dagli arpion divelte, diroccate le sale,tutto è guasto o consumato dal tempo; oh quanto teatro vienni allo sguardo quel castel disfatto! N.Santorelli
[..] Su, sopr’ogni cosa una croce di ferro ricamato che arriva fino a Dio. [..] l’architettura stramba del mio campanile rinnovato! Cadrà quella croce? Tutte le croci cadranno al vento di fronda, ai colpi di bufera e del destino; quella di ferro ricamato della mia chiesa resterà sulle mie spalle, a pesare sul cuore il dubbio,e la speranza che diguazza nel ventre del mio fiume. V.Malanga
La mia terra Caposele è primavera vedo le mimose sbacciarre, i bambini giocare le montagne svettare. Caposele è primavera, sento gli uccelli cinguettare, le campane suonare e l’acqua cantare. Caposele è primavera! Gli alunni
Chiesa Madre Ho visitato le chiese di tanti paesi [..] ma la Chiesa Madre del mio paese [..] la vedo negli anni [..] alla sommità un arco e le campane del pubblico orologio che da più d’ottantanni batte i quarti d’ora su sopr’ogni cosa [..] V. Malanga
E venne il giorno E venne un giorno del Signore spaccato di sole malinconico. La luna splendeva nel cielo furibonda; nella polvere i ruderi apparvero giganti e il sangue scorse tra le pietre inondando gli occhi sgranati d’ombre che appena prima erano rubini incastonati nelle nuvole. Chiedemmo la pietà di Dio e nostra vagando in cerca dei perduti suoni di campane. Poi l’acqua nel fiume tornò chiara, e non ferve ora lavoro ed opra gli occhi sono ancora sgranati d’ombre sui rubini caduti dalle nuvole. V.Malanga
Dopo Siamo soli sulle macerie dominatori del ricordo senza lacrime! Non abbiamo tempo per piangere, Forse non sapremo piÚ piangere [..] V.Malanga Appartenenza Novembre 1980 E non sapevo ( Nella sera ella Grande luna) d’esserti figlia in quei paesi arrampicati sulla creta e nella sera della luna rossa contraddizione di cemento e pietra (Nella sera ella Grande luna) Imparai il cammino di certe crepe e la verbosità contorta l’appartenenza. Claudia Iandolo
Verso la cima E le nuvole ferme sono in attesa di venti [..] Sul declivio senza vie la folla annaspa bisbiglia sussurra ricorda [..] impreca. Arrivare alla cima è difficile arduo penoso. Ma quando l’avrà conquistata scioglierà canti di gioia [..] V.Malanga
Solo le querce Lungo i declivi e sulle balze lontane le querce soltanto son macchie marrone a primavera; sembrano morte fra gli alberi in fiore e il verde degli ulivi. Le sorvola l’allodola vezzosa che non trova specchio e fugge sui solchi sparsi d’acqua. Ma d’un tratto,vedrai, pur le querce creperan la crosta e le piante compagne, che si tengono per mano e scatteran le reni a conquistare il sole. V.Malanga
Materdomini Tu mi rapisti l’anima O Sacro asil di pace! non giunge qui del secolo l’empio rumor,qui tace delle discordie il fremito, qui alberga sol pietà [..] N.Santorelli
[..] ven po’ Matridommini cu na ghiesia nova e nata vecchia addu n’ge nu Sandu assai miraculusu chi chiama gend ra tott bann r lu munnu [..] V.Malanga
Bibliografia Devi chiuderti nell’amore - V. Malanga Il Fiume Sele e i suoi dintorni - poesie e versi di N.Santorelli La Sanità di A. Merola in La Sorgente Mia terra mio Paese - V.Malanga in Caposele “Una città di sorgente” Appartenenza di Claudia Iandolo in Dossier Terremoto
Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. Cesare Pavese - La luna e i falò
Progetto a cura di prof.ssa Danila Aurora Minichiello prof. Emiliano Stella prof.ssa Rosa Maria Ruglio prof.ssa Maria Rosaria Coglianese Arch. Concetta Mattia
Classe III A: Caruso Lucrezia, Chirico Nicolò, Colatrella Mario, Corona Lorenzo Gerardo, Gervasio Carmen, Grasso Gelsomino Rocco, Maglia Antonia, Malanga Alessia, Malanga Isabel, Merola Concetta, Rosamilia Patrizia, Salvatoriello Francesco, Sturchio Francesca, Ventre Carmine, Viscido Alessandra, Zarra Gerardo. Classe III B: Biondi Anna, Castagno Cristian, Ceres Francesca, Cetrulo Iris, Colatrella Mario, D’Alessio Antonietta, D’Elia Laura, Di Masi Angela Gerarda, Fanidi Nabila, Lenza Danilo Mattia, Malanga Francesco, Martino Rosy, Paolercia Antonia, Sturchio Angelo, Tobia Gerarda, Zanca Michele.