Opere e poetica di Dante Alighieri

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DANTE ALIGHERI


LA VITA Dante Alighieri nacque nel 1265 a Firenze da una famiglia di antica nobiltà guelfa. Il padre, cambiavalute, riuscì a garantirgli studi regolari sotto la guida di Brunetto Latini e Dante, fin da giovane, manifestò grande interesse per la poesia. Nel 1285 sposò Gemma Donati, ma la donna più importante della sua esperienza sentimentale e intellettuale fu Beatrice Portinari; non si sa quale sia stato il loro reale rapporto, ma la figura di Beatrice è al centro delle due opere più autobiografiche del poeta, la Vita Nova e la Divina Commedia. Dante partecipò attivamente alla politica cittadina (fu priore), schierandosi con i Bianchi, e nel 1302 fu condannato all’esilio, dopo che i Neri avevano preso il potere a Firenze grazie all’intervento di Bonifacio VIII. Da quel momento non tornò più nella sua città; visse ospite di vari signori dell’Italia centro-settentrionale, fino alla morte. Muore a Ravenna nel 1321


LE OPERE IN VOLGARE •Rime: comprendono Testi Poetici in volgare che permettono di seguire l’evoluzione della poetica dantesca, documentando il suo Sperimentalismo Stilistico E contenutistico. •Vita nova : opera mista in prosa e versi, in volgare, dedicata al racconto autobiografico, trasfigurato dal ricordo dell’amore per Beatrice, dal loro primo incontro, nel 1274, alla morte di lei nel 1290, la donna viene descritta come una creatura angelica, strumento di elevazione dell’uomo nel suo cammino verso Dio; lo stesso titolo Vita Nova può alludere al rinnovamento spirituale di Dante prodotto dall’amore. •Convivio: Rimasto incompiuto, è un tratto enciclopedico in volgare. La struttura è simile a quella della Vita Nova perché alterna prosa e versi, ha la funzione di divulgare le conoscenze su temi morali, civili e su argomenti di filosofia, scienza, religione, politica, letteratura anche tra le persone che non conoscono il latino •Commedia: il capolavoro di Dante, iniziato nei primi anni dell’esilio. E’ un poema allegorico in volgare in cui il poeta narra in prima persona un immaginario viaggio compiuto da lui nei tre regni dell’oltretomba cristiano guidato prima dal poeta Virgilio, poi da Beatrice, in fine da San Bernardo. Attraverso la narrazione, Dante si propone di fornire agli uomini, perché si ravvedano, un racconto esemplare, presentando personaggi famosi della sua epoca, puniti o premiati dalla giustizia divina. Nella commedia si ritrovano tutti i principali elementi del suo pensiero nel loro sviluppo definitivo: si completa il cammino verso l’amore spirituale; prosegue la riflessione sulla corruzione della Chiesa e sul conflitto tra Impero e Papato; viene attuata una reinterpretazione della poesia, viene attuata una reinterpretazione della poesia, sua e della tradizione poetica a lui precedente.


LE OPERE IN LATINO • De vulgari eloquentia : trattato incompiuto in latino; Dante passa in rassegna i dialetti italiani dell’epoca e le prime testimonianze poetiche di autori italiani per mostrare come il volgare abbia piena dignità letteraria. Il trattato, indirizzato alle persone colte, teoria il volgare perfetto. •Epistole: tredici lettere, scritte in latino durante l’esilio, che trattano vari argomenti: da quello politico, a quello letterario e filosofico, o a fatti di vita privata. •Monarchia: trattato in latino scritto in seguito al fallimento dell’impresa di Arrigo VII, giunto in Italia per pacificare i contrasti tra guelfi e ghibellini, tra Neri e Bianchi e ristabilire l’autorità imperiale. Dante sostiene la necessità di un Impero universale che garantisca pace e prosperità ai popoli e affermare che autorità imperiale devono essere indipendenti e coesistere, integrandosi a vicenda, per il conseguimento della felicità umana.


IL PENSIERO E LA POETICA Dante studiò i classici latini, gli scritti dei Padri della Chiesa e si dedicò agli studi della teologia e della filosofia. Elementi chiave del suo pensiero sono: il concetto di auctoritas (autorità), attribuita soprattutto a Virgilio e Aristotele; il metodo dialettico della filosofia scolastica; l’interpretazione allegorica dei testi. L’opera di Dante contiene molti elementi di modernità. Tre sono i principali: • Il ruolo dell’intellettuale come guida per la società, per insegnare agli uomini le leggi e i principi morali;

• La difesa programmatica della lingua volgare, da usare come lingua letteraria. Dante promuove il «volgare illustre», per lui il volgare perfetto, che sarà la base per un’unità linguistica nazionale, presupposto dell’unità politica; • Una nuova concezione sul rapporto tra Impero e Papato, la cui contrapposizione aveva causato duri scontri in Italia tra le opposte fazione dei guelfi e dei ghibellini; Dante, pur essendo guelfo, era fautore di un potere imperiale forte e legittimo. Contrario al potere temporale della Chiesa, sostenne che Impero e Papato dovevano essere due istituzioni autonome e indipendenti (teoria dei «due soli») Guide importanti nella sua formazione furono Guittone d’Arezzo, in età giovanile, e soprattutto Guido Cavalcanti, di cui il poeta fu amico e che lo condusse ad aderire allo Stilnovo, una poesia del tutto nuova. Dante si distinse per uno spiccato sperimentalismo linguistico e contenutistico, con cambiamenti di stile e di registro da un’opera all’altra e anche all’interno della stessa Divina Commedia (plurilinguismo)


INTRODUZIONE L'inferno, a forma di cono rovesciato, è uno scuro imbuto al fondo del quale è conficcato l'angelo del Male, il ribelle Lucifero, posto così nel luogo più lontano da Dio di tutto l'universo. Dante e la sua guida spirituale Virgilio lo discendono completamente, incontrando via via dannati colpevoli di delitti sempre più gravi. I personaggi danteschi sono personaggi storici e mitologici, ma anche contemporanei del poeta, protagonisti delle lotte intestine che dilaniavano tutti i comuni italiani e toscani in particolare. Lo sdegno del poeta colpisce tutti questi protagonisti dei mali italiani, e si appunta in modo particolare contro la corruzione del clero e del papato, più propensi ad occuparsi dei beni temporali che alla salute spirituale della cristianità. Le vicende personali di Dante, costretto all'esilio dopo anni di lotte tra le fazioni dei guelfi Neri e Bianchi di Firenze, offrono la chiave di lettura con la quale comprendere l'opera.


CANTI Canto I : Dante si smarrisce nell' oscura selva dei suoi errori e peccati. Quando spera di poter salire sulla cima di un colle e rivedere la luce del sole, il cammino gli è sbarrato da tre fiere, simboleggianti lussuria, superbia ed avarizia, ed è costretto a retrocedere. Gli appare Virgilio, il suo modello di poeta, che lo invita a seguire un'altra strada: occorre attraversare il regno degli inferi, e poi il Purgatorio. Poi Dante potrà ascendere al Paradiso, dove Virgilio, non essendo stato battezzato, dovrà lasciarlo ad un' altra guida. Canto III: Virgilio e Dante si trovano di fronte alla porta dell'inferno, che nella parte superiore porta incisa la famosa scritta conclusa con la sentenza "Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate".Entrambi attraversano l'uscio penetrando così nel mondo infernale. L'ambiente buio, e si sentono subito pianti, lamenti e grida dei dannati . Quell'anticamera dell'inferno accoglie gli ignavi, coloro che vissero senza prendere mai una posizione, né buona né cattiva, inutili a sé stessi ed alla società. Tra le anime dannate si trovano anche gli angeli che nella guerra tra Dio e Lucifero non si schierarono né dall'una né dall'altra parte. Gli ignavi si lamentano della loro sorte perchè trascurati da tutti con disprezzo per non aver lasciato in vita nessun ricordo di sé. Sono continuamente punzecchiati da mosconi e vespe, così da versare ora inutilmente (sono solo cibo per vermi) quelle lacrime e quel sangue che in vita non furono in grado di versare. Sono anche costrette ad inseguire una insegna che cambia rapidamente posizione in ogni momento. Tra le anime Dante riesce a vedere quella di Celestino V, colui che per vigliaccheria aveva ceduto alla carica papale lasciando il posto a Bonifacio VIII, che il poeta ritiene responsabile del male di Firenze e del suo esilio. Questo papa voleva che la chiesa avesse anche il potere temporale.Dante guarda poi sul fiume Acheronte l'immensa schiera di anime pronte ad essere traghettate sull'altra sponda da Caronte. Il traghettatore infernale si fa rispettare, subito urla contro i dannati, minacciandoli e spaventandoli con percosse, poi si rivolge a Dante per impedirgli il viaggio.


Canto V:

All' entrata del secondo cerchio Minosse assegna ai peccatori il luogo in cui sconteranno la loro pena. Al suo interno gli spiriti dei lussuriosi sono trascinati da una tempesta incessante. Paolo e Francesca, amanti infelici uccisi dal marito di lei, raccontano a Dante la loro storia; questi si commuove e sviene nuovamente. Canto VII: Il quarto cerchio, custodito dal demone Pluto, il dio greco della ricchezza, è quello degli avari e dei prodighi, condannati a spingere col petto pesanti macigni. Dante e Virgilio giungono poi alla palude dello Stige, in cui sono immersi iracondi ed accidiosi. I primi si percuotono e mordono a vicenda, i secondi giacciono sotto la superficie. Canto IX: Sulle torri delle città appaiono le Erinni, che chiamano Medusa affinché tramuti Dante in pietra. Interviene però un messo celeste, che apre le porte di Dite e fa entrare i poeti. All'interno delle mura, gli eretici giacciono in sepolcri infuocati posti in una pianura sconfinata. Canto XIII: Nel secondo girone, custodito dalle Arpie, stanno i violenti contro se stessi, ovvero i suicidi, tramutati in piante, e gli scialacquatori, inseguiti e morsi da cagne affamate. Dante strappa un ramoscello da una pianta, che comincia a parlare: è Pier delle Vigne, che prega Dante di riabilitare la sua memoria.


Dopo la discesa agli inferi Dante risale nell'emisfero australe, dove sorge la montagna del Purgatorio; qui coloro che in vita si macchiarono di colpe minori si purificano attendendo il momento in cui potranno salire al cospetto del Creatore e prendere posto tra i beati. L'atmosfera di questa seconda cantica è molto più serena e calma, e la salita del monte si svolge senza intoppi; lo stesso Dante man mano che passa da una cornice a quella superiore vede mondarsi la propria anima dal peso dei peccati compiuti. Al termine si arriva nel Paradiso terrestre, dove la narrazione del viaggio lascia il posto ad allegorie mistiche sul ruolo dei due massimi poteri del tempo, il papato e l'impero, e sulla confusione dei loro rispettivi ruoli che purtroppo si è verificata nell'Europa del tardo Medioevo. Qui Virgilio, fedele compagno simboleggiante la ragione, lascia Dante alla guida di Beatrice: occorre infatti la Fede per salire al Paradiso e presentarsi al cospetto di Dio. La Beatrice che qui Dante ritrova non è più la donna sensuale delle canzoni amorose del giovane poeta: ora è una figura celestiale, spiritualizzata dalla Fede, che si pone come modello di vita religiosa e di splendore mistico, priva di caratteristiche terrene e completamente appagata dall'abbandono a Dio.


Nel Paradiso Dante e Beatrice risalgono i cieli dei pianeti e delle stelle fisse, dove si presentano loro i beati che in diversa misura godono della contemplazione del Creatore; qui Dante incontra tra gli altri tutti i maggiori esponenti del pensiero cristiano, che si uniscono a lui nella deplorazione per la rovina dell'edificio che essi avevano costruito così mirabilmente; al termine dell'ascesa Dante giunge nell'Empireo, dove il mistico per eccellenza, San Bernardo, lo conduce alla visione di Cristo, della Vergine e dei Santi. La visione di Dio non può più essere un processo sensitivo, data l'insufficienza della condizione umana: solo un fugace atto intuitivo, permesso dalla Grazia divina, può far sì che Dante "veda" il Creatore di tutte le cose; ma il mistero divino e quello dell'Incarnazione di Cristo rimangono impossibili da penetrare e ancor più da riferire.


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