Carnevale Storico di Ronciglione

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LAZIO


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SOMMARIO CARNEVALE 2017

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Il saluto del Sindaco

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Il saluto del Presidente della Pro Loco

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Presentazione del Carnevale

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La Storia di Ronciglione

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La Storia del Carnevale

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Le Corse a Vuoto

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1a Edizione “Rioni in Festa”

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Il Gran Corso di Gala

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Gli Ussari

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Gli Ussari a Ronciglione

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La Società dei Nasi Rossi

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La Maschera di Nasorosso

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La Morte di Carnevale

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Il Carnevale della Notte

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Il Saltarello

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Foto Storiche

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Il Programma

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Informazione Turistiche

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Il saluto del Sindaco

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Il Gran corso di gala


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IL SALUTO DEL SINDACO Come ogni anno Ronciglione si trova a vivere il momento più importante legato alla tradizione della sua comunità che crede ancora fortemente nel valore del carnevale come momento di spensieratezza e sana allegria. Carnevale, con le sue tradizioni, la sua gastronomia, la capacità di raccontare un paese che si tramanda usi e costumi : è un rincorrersi di manifestazioni che hanno un’importante valore culturale, che sanno raccontare di un’Italia composta da oltre ottomila comuni, ognuno diverso dall’altro, tutti in grado di attrarre l’attenzione, di incuriosire , di muovere l’economia . Se lo analizziamo sotto questo aspetto il carnevale cessa di essere solo follia, quel “semel in anno licet insanire” che ormai suona tanto fuori moda , per diventare una delle rappresentazioni più accattivanti della capacità dell’Italia di saper richiamare l’attenzione dei turisti e di saperli coinvolgere. E così accade a Ronciglione , dove sono fermamente convinto che il carnevale faccia parte del corredo genetico dei suoi nativi …... Dai sapori alla musica, dalle maschere ai colori : un grande palcoscenico, una commedia umana della quale ognuno di noi diviene protagonista, con i propri ricordi, con la propria voglia di raccontare un pezzo di una storia che continua a vivere di padre in figlio …. Un carnevale che cade in un momento difficile a livello nazionale ed internazionale , ma che è in grado di mutare il suo significato e di diventare soprattutto quello che in fondo sempre è stato, una delle più grandi ricchezze di un paese ricco di cultura e di tradizioni e un modo per riuscire ad accantonare i pensieri e lo stress del vivere quotidiano con tanti momenti di divertimento e coinvolgimento gioioso di tutti i partecipanti . Il Sindaco: Alessandro Giovagnoli


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ILILSALUTO DEL SALUTO DEL

PRESIDENTE PRESIDENTE EDITOR: Luciano Camilli EMAIL: prolocoronciglione@gmail.com EDITOR: Luciano Camilli EMAIL: prolocoronciglione@gmail.com

WEB: www.carnevaledironciglione.com WEB: www.carnevaledironciglione.com

Il Carnevale di Ronciglione fra i primi 10 Il Carnevale di Ronciglione fra i primi 10 d’italia, festeggiato da oltre 450 anni d’italia, festeggiato da oltre 450 anni documentati. documentati. L’associazione Pro Loco in L’associazione Pro Loco in sintonia con l’Amministrazione sintonia con l’Amministrazione Comunale dà il via all’evento più Comunale dà il via all’evento più atteso dell’anno “Il Carnevale atteso dell’anno “Il Carnevale Storico Storico 2017” 2017” tradizionale tradizionale manifestazione le cui origini sono manifestazione le cui origini sono fruttofrutto di antiche tradizioni culturali, di antiche tradizioni culturali, popolari e sociali sin sin dall’epoca popolari e sociali dall’epoca romana e poi rinascimentale. E’ un romana e poi rinascimentale. E’ un Carnevale dal sapore antico vissuto Carnevale dal sapore antico vissuto ogniogni annoanno con con lo stupore della prima lo stupore della prima La partecipazione popolare volta.volta. La partecipazione popolare da una tradizione antica natanata da una tradizione antica vi vi coinvolgerà protagonisti nelle coinvolgerà da da protagonisti nelle mascherate, allegorici mascherate, nei nei carricarri allegorici e e nei vari Corsi di Gala. Le maschere, nei vari Corsi di Gala. Le maschere, i carri allegorici, il drappello degli i carri allegorici, il drappello degli Ussari, le bande folcloristiche, Ussari, le bande folcloristiche, gligli

sbandieratori, i Nasi Rossi e tutte sbandieratori, i Nasi Rossi e tutte le altre componenti del Carnevale le altre componenti del Carnevale esorcizzeranno -oggi come alloraesorcizzeranno -oggi come alloracon i “rigatoni al pitale”, la polenta, con i “rigatoni al pitale”, la polenta, i fagioli i fagiolicon conlelecotiche, cotiche, la la trippa, trippa, le lecastagnole castagnole ee lele fregnacce, fregnacce, la la tristezza tristezza del del nostro nostro quotidiano, quotidiano, facendoci facendocidimenticare dimenticareper per qualche qualche RUD OH GLǸFROWj FKH RUD OH GLǸFROWj FKH YLYLDPR YLYLDPR ViVi mostriamo mostriamo IaIa forza forza della della manifestazione manifestazione attraverso attraverso ii più caratteristicielementi elementi di di storicità: storicità: caratteristici campanaa amartello, martello, gli gli Ussari, Ussari, la lacampana Naso Rosso, Rosso, lala mascherina mascherina il ilNaso impertinenteche che vivi provoca provoca con con impertinente lo scherzo e vi porta a ballare lo scherzo e vi porta a ballare ilil saltarello.Qui Quiililcarnevale carnevale non non si si saltarello. compra,è è“di “ditutti”, tutti”,sisirealizza realizza con con compra,

RonciglioneeeililCarnevale Carnevale Ronciglione

il Iavoro e la comune passione! Si Carnevale. Venite a trovarci e buon il Iavoro e la comune passione! Si Carnevale. Venite a trovarci e buon inizia con il giovedì del Carnevale divertimento ... inizia con il giovedì del Carnevale divertimento ... dei Bambini, i giochi storici del dei Bambini, i giochi storici del Sabato, il lunedì gastronomico, i Luciano Camilli Sabato, il lunedì gastronomico, i Luciano Camilli corsi di Gala delle due domeniche Presidente Pro Loco corsi di Gala delle due domeniche Presidente delladella Pro Loco del martedì martedì ......ogni ognigiorno giornounun ee del divertimentonuovo! nuovo!ReReCarnevale Carnevale divertimento comparirà per perdarvi darviil ilbenvenuto, benvenuto, comparirà scortato dagli dagli Ussari, Ussari,e esarà saràpoipoi scortato bruciato con con i inostri nostririmorsi rimorsialla alla bruciato îQH GHOOD GHOOD IHVWD IHVWD &RQ &RQ OªDXJXULR OªDXJXULR îQH GL GL trascorrere trascorrere giornate giornate all’insegna all’insegna del del puro puro divertimento, divertimento,ringrazio, ringrazio, aa nome nome diditutto tuttoil ilConsiglio Consigliodella della Pro la la Pro Loco, Loco, tutti tuttii ipartecipanti partecipantie e popolazione di Ronciglione che popolazione di Ronciglione che rendono rendono vivo, vivo, appassionante appassionanteeded entusiasmante entusiasmante il il nostro nostroStorico Storico


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PRESENTAZIONE DEL CARNEVALE 2017

Il Carnevale di Ronciglione dove ognuno è protagonista. I preparativi fervono: in attesa della campana a martello, siamo già tutti pronti per sfuggire dal quotidiano e trasformare le ansie e i problemi nella “follia” del Carnevale! Ritorna nell’antica tradizione culturale l’evento che richiama il Carnevale romano rinascimentale e barocco, con tutti i suoi riti accompagnati da meraviglia e gioia: il suono del campanone che annuncia la festa, la consegna delle chiavi del paese a Re Carnevale, le corse dei barberi, il saltarello, i carri allegorici, il rituale della morte di Carnevale con la “smoccolata” finale. Ma allora, cosa c’è di particolare nel Carnevale a Ronciglione? Sono tutti i partecipanti, ciascuno di noi a fare la differenza, perché al Carnevale di Ronciglione non ci sono spettatori, come non ce n’erano al Carnevale rinascimentale. La festa scaturisce dal fatto che tutti sono protagonisti, tutti sanno stupirsi, sono capaci di ballare e fare il saltarello o stare con gli occhi al cielo a veder salire in alto i propri sogni colorati come il pallone di Carnevale. Nella festa c’è la realizzazione di speranze che in altri momenti sembrano impossibili, mentre qui a Carnevale tutto è possibile: il “temibile” comandante dei vigili potrebbe essere una maschera, i ragazzi che portano un letto sulle spalle e per strada ci infilano la ragazza più bella, i cavalli al galoppo e gli ussari che procedono “di carriera … momenti, tutti coordinati e mirati ad un perseguimento condiviso e in cui tutti si possano riconoscere come protagonisti del proprio sogno. Allora in piazza ciascuno sarà preso dal desiderio dei rigatoni del Naso Rosso, la maschera antica di Ronciglione che ci ricorda “gnocchi, vino e sarciccie” e altri antichi sapori;

e sarà coinvolto dalle intriganti mascherine inseguite per “corromperle”, fino a perderci la testa. Si preparano giorni senza gelosie, né appartenenze, se non quelle volte alla gioia di vivere, al desiderio di condividere una storica tradizione con tanti altri “protagonisti”, un momento appassionante, creativo e spensierato, quando ciascuno di noi diventa Re del Carnevale a Ronciglione. Il Programma, come sempre ricco di proposte, è stato coordinato dall’instancabile contributo del presidente della Pro Loco di Ronciglione, Luciano Camilli, coadiuvato da numerosi volontari cittadini e si aprirà Domenica 19 febbraio con il Gran Corso di Gala, introdotto dalla nostra celebre Banda Cittadina “Alceo Cantiani” preceduta dalle scenografiche coreografie delle Majorettes … proseguirà, Giovedì 23, con il Gran Carnevale dei Bambini. Quindi, Sabato 25 con la 1° Edizione del Concorso dei Rioni in Festa e sul tardi Il Carnevale della Notte, Domenica 26 nuovamente con il Gran Corso di Gala e Lunedì 27 non potrà mancare il Carnevale Jotto, tradizionale appuntamento “gastronomico” con i Nasi Rossi. Martedì 28 febbraio, prima il Gran carnevale dei Bambini, poi, la festosa e al tempo stesso malinconica chiusura delle manifestazioni, con la partenza di Re Carnevale simboleggiata dal celebre Globo Aerostatico che si innalza nei cieli ed a seguire il pazzo Carnevale della Notte, con le maschere create dalla fantasia dei ragazzi … ma siamo già tutti con lo sguardo rivolto alle future, altrettanto vitali edizioni di una manifestazione che negli anni è divenuta il simbolo stesso di una intera città. Gianni Ginnasi


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LA STORIA DI RONCIGLIONE Munera felici retulit quae splendida fato Roncilio, Tuscos celeberrimus inter honores “La sorte felice ha elargito doni splendidi a Ronciglione, celeberrima fra le grandezze della Tuscia” (Serangeli Papirio, Polygraphia Roncilionensium, Antonio Colaldi e Domenico Dominici, Ronciglione 1609)

Ronciglione è sorta -secondo la teoria più accreditata- molto probabilmente per volontà del Vescovo di Sutri verso la metà del secolo XI per avviare una politica di incastellamento per il ripopolamento del territorio e per la protezione dell’antica città di Sutri. Per questo vennero costruite alcune piccole chiese in posti strategici per favorire la nascita di nuove comunità, sorse così Capranica nel X secolo, intorno all’antica chiesetta di S. Pietro, e analogamente anche gli antichi centri di Vico e Casamala distrutti nel 1435 da Everso degli Anguillara. Ronciglione si sviluppò gradualmente intorno all’antica chiesa di S. Maria della Provvidenza, in origine dedicata a S. Andrea, che è databile alla metà dell’XI secolo. Il primo documento che menziona Ronciglione è del 1103 ed è conservato nell’archivio della chiesa di S. Maria in via Lata a Roma, un altro documento è del 1159 ed è conservato nell’Archivio Segreto Vaticano (1). Ronciglione fu soggetta dal XII alla fine del XIV secolo alla potente famiglia romana dei Prefetti di Vico che avevano il loro castello principale a Vico sul lago omonimo. A partire dai primi anni del XV secolo Ronciglione passò sotto la signoria dei Conti degli Anguillara, famiglia avversa ai Prefetti di Vico, sino al 1465 anno in cui il Pontefice Paolo II (1464-1471) volle riappropriarsi dei castelli posseduti indebitamente dalla famiglia dei Conti degli Anguillara nel Viterbese e, per questo, inviò le truppe pontificie comandate dal Forteguerri. Con la cacciata degli Anguillara il Pontefice Paolo II concesse a Ronciglione l’autonomia amministrativa. Con Motu proprio del 17 dicembre 1526 Papa Clemente VII concesse a vita il castello di Ronciglione al cardinale Alessandro Farnese Seniore, che poi diverrà nel 1534 papa col nome di Paolo III, dietro versamento di duemila ducati d’oro (2). Fu Papa Paolo III (1534-1549) ad erigere in Ducato, il 31 ottobre 1537, i numerosi feudi che la famiglia Farnese possedeva nel Viterbese, assegnandolo al figlio Pier Luigi (1503-1547) primo Duca di Castro e Ronciglione a cui successe nel 1547 il figlio secondogenito Ottavio (15241586) visto che il fratello maggiore Alessandro Juniore (1520-1589) era già cardinale (3). La capitale del Ducato era Castro mentre Ronciglione, quando Nepi fu ceduta alla Camera Apostolica nel 1545, assurse al ruolo di capoluogo della regione meridionale visto che il Ducato di Castro era diviso in due territori separati con in mezzo

la città di Viterbo. Il periodo farnesiano è stato sicuramente il migliore vissuto da Ronciglione. I Farnese furono lungimiranti e potenziarono le attività manifatturiere della nostra città sviluppando ferriere, ramiere e concerie (4), nel 1609 fu impiantata la prima tipografia di Antonio Colaldi e Domenico Dominici, nella 2° metà del XVI secolo sorsero anche fabbriche tessili, laboratori per la produzione di armi e anche un laboratorio per la produzione di corde per strumenti musicali; molti mastri artigiani furono fatti venire dal nord Italia a Ronciglione; la nostra cittadina fu trasformata nel centro economico-imprenditoriale più avanzato del Ducato. Anche le tipografie progredirono: qui furono stampati nel 1616 Il Pastor Fido di Giambattista Guarini, poi nel 1624 la prima edizione italiana, dopo quella parigina del 1622, de La Secchia Rapita di Alessandro Tassoni, nel 1648 la seconda edizione degli Statuti farnesiani del Ducato di Castro e Ronciglione, dopo quella di Valentano del 1558, e vi fu anche la pubblicazione di alcune edizioni musicali e notevole fu la produzione di mazzi di carte da gioco molti dei quali venivano venduti nella città di Roma. Durante il periodo farnesiano (1537-1649) Ronciglione conobbe anche un grande sviluppo urbanistico con la creazione di piazza del Comune e del tridente farnesiano (via della Campana, via Farnesiana e via del Rosario) ma anche di Borgo Ottavio (l’attuale corso Umberto I), piazza della Nave e via Roma, furono costruite ampie strade e numerosi palazzi signorili, ci fu anche un incremento demografico tant’è che alla fine del ‘500 la nostra cittadina contava circa 3500 abitanti. Oggi Ronciglione rimane, distrutta Castro, con il suo storico impianto urbanistico su larga scala, il massimo esempio di urbanistica farnesiana del Ducato primigenio e in essa si respira ancora l’atmosfera farnesiana delle origini con il grande e ben strutturato Duomo barocco di cui fu il principale progettista Carlo Rainaldi, importante architetto camerale, e la bella fontana cinquecentesca con le tre pròtomi di bronzo di unicorno, opera di Antonio Gentili da Faenza. L’unicorno, simbolo di forza e di purezza, era un emblema araldico che rappresentava la famiglia Farnese e che, a volte, era posto sopra lo stemma con i sei gigli farnesiani, intervallato da un cimiero piumato. Questo periodo di benessere politico ed economico proseguì anche dopo la fine del Ducato avvenuta nel 1649 quando le truppe pontificie di Papa Innocenzo X Pamphili conquistarono Castro e poi la distrussero. Le numerose attività manifatturiere consentirono alla nostra città di avere una fase di prosperità per tutto il XVIII secolo. Sorsero alcune accademie letterarie la più antica delle quali fu l’Accademia dei Desiderosi nata nella 2° metà del XVI secolo e di cui fece parte anche il maestro di ginnasio Papirio Serangeli nativo di Torri in Sabina; ricordiamo anche l’Accademia Arcadica Cismina sorta nel 1754 e voluta dai Padri Dottrinari di Ronciglione e poi l’Accademia


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Erculea degli Aborigeni sorta sotto il pontificato di Pio VI (1775-1799) che poi si fusero nell’Accademia Erculeo Cismina. Non possiamo non ricordare, poi, i due importanti musicisti e compositori barocchi Domenico Massenzio (1588 ca.-1650 ca.) e Tullio Cima (1596-1678) che tanto prestigio hanno dato a Ronciglione e le cui opere sono contenute in diverse edizioni musicali stampate anche a Ronciglione nel Seicento. Nel 1728 Papa Benedetto XIII conferì a Ronciglione, con il Breve In supremo militantis Ecclesiae solio -visto il progresso economico, demografico, urbanistico e industriale- il titolo di Città. Purtroppo il secolo XVIII si concluse tragicamente con i moti antifrancesi durante la prima Repubblica Romana del 1798-99. La comunità di Ronciglione insorse contro le truppe francesi che si stavano trasferendo verso Viterbo. La nostra cittadina fu saccheggiata e data alle fiamme per opera dei soldati del Generale François Valter il 28 luglio 1799. L’incendio durò fino al 30 di luglio e furono distrutti 177 palazzi mentre tra gli insorti ronciglionesi morirono 82 persone. Dopo le vicende del 1799, Ronciglione, benché ricostruita, non si riprese più. Diversi opifici vennero chiusi, anche l’ultima tipografia di Clemente Mordacchini fu trasferita a Roma dal figlio Carlo che vi lavorò fin dopo il 1820, la nostra città conobbe un lungo periodo di depressione economica. Nel 1870 Ronciglione, con l’annessione di ciò che rimaneva dello Stato Pontificio, entrò a far parte del Regno d’Italia. Ricordiamo, infine, come, molti anni più tardi, durante la 2° Guerra Mondiale, Ronciglione sia stata bombardata da parte dell’aviazione americana la mattina del 5 giugno 1944, a causa del fatto che presso una villa, situata in via San Francesco d’Assisi nella periferia nord della nostra cittadina, era alloggiato un Comando tedesco; nel bombardamento morirono 185 cittadini e numerosi soldati tedeschi, per questo fatto luttuoso, nel dopoguerra, è stata conferita al Comune di Ronciglione la Medaglia di Bronzo al valor civile. Prof. Carlo Maria D’Orazi - Centro Ricerche e Studi di Ronciglione

Note: (1) Cfr.: Palazzi O., Ronciglione dal XV al XIX secolo, Ronciglione, Tip. Spada 1977, p. X. (2) Cfr. Palazzi O., op. cit., pp. 31-32 (3) Ricordiamo che la famiglia Farnese, nella persona di Pier Luigi, otterrà da Paolo III, nel 1545, anche il Ducato di Parma e Piacenza. (4) A Ronciglione nel XV secolo erano già presenti ferriere, ramiere, concerie e una cartiera lungo il corso del Rio Vicano. Cfr.: Serangeli P., Polygraphia Roncilionesium, Colaldi e Dominici, Ronciglione 1609, ristampe anastatiche del 1970 e del 2004 a cura del Centro Ricerche e Studi, Tip. Spada, Ronciglione.

Etimologia del nome “Ronciglione” Per quanto riguarda l’origine del nome “Ronciglione”, secondo il prof. Francesco Maria D’Orazi che è stato Presidente del Centro Ricerche e Studi dal 1984 al 2006, l’ipotesi più attendibile sembra essere quella che associa il nome alla conformazione del massiccio tufaceo su cui è stata costruita Ronciglione nel Medioevo: “Rotondo ciglione - rotondus cilio - roncilio Ronciglione”.


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LA STORIA DEL CARNEVALE

Il carnevale di Ronciglione ha le sue origini nelle “Pubbliche allegrezze” che si svolgevano nella città durante il periodo farnesiano (1537-1649) (1), le stesse corse dei Barberi, corse di cavalli senza fantino, sono documentate da Papirio Serangeli nel suo volumetto, in esametri latini, Polygraphia Roncilionensium già nel 1609 (2) e si effettuavano durante la festa del patrono San Bartolomeo in agosto; anche lo storico locale don Osvaldo Palazzi ci fornisce la notizia dello svolgimento della corsa dei Barberi, a Ronciglione, durante la festa di San Bartolomeo nel 1680(3), è quindi molto probabile che le corse “a vuoto” di cavalli si facessero nella nostra cittadina già durante la 2° metà del XVI secolo. L’origine delle corse dei Barberi è da individuarsi nel Carnevale romano; è documentato, infatti, che a Roma in via Lata, l’attuale via del Corso, durante il carnevale si svolgevano corse di cavalli senza fantino a partire dal pontificato di Paolo II (1464-1471) che le istituì e, come scrive lo storico tedesco Ferdinand Gregorovius, Paolo II fu “il primo che in Roma facesse rivivere il carattere pagano dei ludi carnascialeschi”(4). La corsa partiva da piazza del Popolo, ove avveniva “la mossa” e terminava alla confluenza con piazza Venezia. A Roma, in via del Corso, che dalle corse che vi si svolgevano prese il nome, venivano effettuate, a partire dal pontificato di Paolo II e fino alla 2° metà del XVII secolo, anche corse di ebrei (che venivano obbligati a correre) ma anche di ragazzi, di uomini adulti, di vecchi e poi anche di bufali e somari. Queste corse sono ricordate da Michel de Montaigne nel suo libro Viaggio in Italia del 1580-81 mentre Johann Wolfgang Goethe descrive la corsa dei Barberi del carnevale romano del 1788 anche lui nel suo libro Viaggio

in Italia. Ritornando a Ronciglione e al Ducato di Castro, ricordiamo come nel Volumen Statutorum del 1558 sono contenute due norme relative allo svolgimento di un palio, nella capitale Castro, durante la festa del patrono San Savino che si celebrava il 15 dicembre. Le due norme in questione sono la rubrica 33 del libro I “Civilium” -intitolata Quod Judei faciant unum Bravium ovvero I Giudei devono finanziare un palio- che obbligava gli ebrei di questa cittadina a versare dodici fiorini per finanziare la corsa dei cavalli, che non sappiamo se fosse con o senza il fantino, e la rubrica 18 del libro I “Civilium”, intitolata De Officio Camerarii Communis, che disciplina, fra l’altro, lo svolgimento del palio a cui potevano partecipare solo cavalli maschi; il fatto che a Castro si svolgesse una corsa di cavalli già nel 1558 rafforza l’ipotesi che questa si effettuasse anche a Ronciglione nella 2° metà del XVI secolo. In base a un documento -pubblicato nel libro Ronciglione, le Corse a Vuoto del prof. Flaviano F. Fabbri e Bruno Pastorelli edito nel 1999- le corse dei Barberi risultano già disputate a Ronciglione nel 1827, anche se per il palio estivo di San Bartolomeo che si festeggia il 25 agosto; è quindi molto probabile che verso il 1820 si sia ripreso a festeggiare anche il carnevale, dopo il saccheggio e il disastroso incendio del 28 luglio 1799 ad opera delle truppe francesi comandate dal Generale François Valter, e il lungo periodo di depressione economica e sociale che ne seguì. E’ molto probabile che, con la ripresa dei festeggiamenti del nostro carnevale, siano state introdotte nel programma le corse a vuoto che sino a quel momento ci risulta fossero disputate solo durante la festa di San Bartolomeo.


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Nel 1866 abbiamo il primo documento conosciuto che attesta lo svolgimento delle corse dei Barberi durante il carnevale, difatti il Centro Ricerche e Studi, nella persona dell’allora Presidente prof. Francesco Maria D’Orazi, trovò nel 1987 alcuni documenti datati 1866, nell’Archivio Storico Comunale, che elencavano i nomi dei cavalli che dovevano partecipare alle batterie (“carriere”) delle corse a vuoto organizzate per il carnevale di quell’anno. E’ evidente come nell’Archivio Storico Comunale si possano trovare altri documenti che possano illustrare la nascita e lo svolgimento del carnevale ronciglionese nella 1° metà del XIX secolo. Ricordiamo che nel 1835 nasce la Banda cittadina che diviene subito un sostegno fondamentale per lo svolgimento del carnevale. E’ tradizione orale che il drappello degli Ussari sia nato nel 1866, la leggenda racconta che un capitano degli Ussari francese, di stanza a Ronciglione con la sua compagnia, venuti, con l’esercito francese, in difesa dello Stato Pontificio, si innamorò di una bella signora ronciglionese e per fare bella figura davanti ai suoi occhi sfilò più volte, durante il carnevale, alla testa del suo drappello di soldati a cavallo, dando così origine alla cavalcata degli Ussari; questa è la leggenda, quel che è certo è che in un documento dell’Archivio Storico comunale del 1866 risulta che un drappello di Ussari, stanziati in una caserma di Ronciglione, partecipò al carnevale sfilando per le vie del paese. Oltre alle corse dei Barberi, alle mascherate e ai veglioni in maschera, la presenza dei carri allegorici, nelle sfilate del corso di gala del carnevale, è documentata già nel 1881, come testimonia il manifesto di quell’anno conservato anch’esso presso la Pro Loco cittadina, mentre da una locandina del carnevale del 1886 leggiamo come i due carri allegorici più importanti siano stati realizzati dall’ottimo pittore ronciglionese Nazzareno Diotallevi (1850-1919), uno intitolato “Il Capitano Cecchi alla corte di Iohannes Re di Abissinia (eseguito a cura del Comitato del carnevale) e l’altro raffigurante “Giove nell’Olimpo circondato dagli dei”. Ricordiamo anche la Compagnia dei Ragni e Nottoloni e la Compagnia del Ghetto, associazioni di bontemponi sorte a Ronciglione verso la fine dell’Ottocento e che avevano il compito di accompagnare il funerale di Re Carnevale e di fare baldoria. Il modello a cui si ispira il nostro carnevale è sicuramente il carnevale romano rinascimentale e barocco. Il suono del “campanone”, posto sopra il tetto del municipio, che annuncia la festa, la danza popolare del saltarello accompagnata dalla banda comunale, i carri allegorici, le mascherate, la corsa dei Barberi, il rituale della morte di Re Carnevale con la pittoresca fiaccolata accompagnata dalla Compagnia della Penitenza e dalle vedove vestite di nero di Re Carnevale assistite da diversi “cerusici” e con la morte vestita di nero con la lunga falce in mano, la sfilata dei “Nasi Rossi”, sono elementi che ritroviamo, a volte con delle variazioni, nel carnevale romano rinascimentale e barocco e che Johann Wolfgang Goethe descriverà nel suo libro Viaggio in Italia, viaggio compiuto tra il 1786 e il 1788. Nell’anno 1900, nel mese di agosto, nasce, con atto costitutivo ancora oggi conservato, l’associazione dei Nasi Rossi, maschera tipica locale che offre -da allora tutti gli anni il lunedì di carnevale- ai numerosi cittadini e turisti presenti, nella bella scenografia di piazza della Nave, rigatoni al ragù contenuti dentro pittoreschi “pitali” di terracotta. Ricordiamo, poi, come nel periodo fascista e durante

la 2° Guerra Mondiale siano state sospese le corse a vuoto e come, qualche anno più tardi, il benemerito Angelo Guido della Manna (1903-1957) donò alla sua morte un lascito di 300.000 lire che ogni anno dovevano essere versate al Comitato del carnevale per la realizzazione e la premiazione delle corse a vuoto e, per questo motivo, a partire dal 1958, il palio venne a lui intitolato. Nel 1977 sono state costituite le Scuderie, oggi chiamate Rioni, in numero di nove, per 18 cavalli partecipanti alle corse a vuoto ed è stata data una nuova regolamentazione alle corse. Negli anni ’70 e ’80 sono nati nuovi gruppi che sfilano tradizionalmente durante il lunedì “gastronomico”, come i “Saracari”, armati di lunghe canne alla cui estremità pende una “saraca” ovvero un’aringa essiccata e maleodorante, ma poi anche i “Polentari”, i “Faciolari”, i “Tripparoli” e i “Fregnacciari” che hanno reso il nostro carnevale sempre più ricco e divertente al grido popolare e tradizionale di “Chi urla, urla!”, e poi ricordiamo la Confraternita di Sant’Orso che distribuisce, il giovedì, vino e tozzetti alla gente. Nei primi anni ’70 è nato il Carnevale dei Bambini con mascherate realizzate dalla locale Scuola Elementare e poi anche dalle due Scuole Materne di Ronciglione e che sfilano tutte insieme, accompagnate da valenti e spiritose maestre, il giovedì di Carnevale. Nel 1986 è nata la Compagnia della Penitenza che ha il compito di preparare e accompagnare il funerale di Re Carnevale, che risulta già inserito nel programma del carnevale del 1881 che dice testualmente “Ore 8,30 nella piazza Vittorio Emanuele illuminata a bengala cremazione del carnevale ed ascenzione (sic) delle ceneri del medesimo alle nuvole per mezzo di un grandioso globo areostatico”, ancora oggi Re Carnevale, rappresentato da un grosso pupazzo di cartapesta, viene portato in cielo, in modo spettacolare, da un globo aereostatico multicolore il martedì sera in piazza della Nave; la Compagnia della Buona Morte, nata nel 2016, accompagna anch’essa il funerale di Re Carnevale con il compito di trasportare materialmente il globo aereostatico. Non dimentichiamo, infine, le commedie che, soprattutto a partire dagli anni ’90 vengono rappresentate durante il periodo di carnevale -tra cui ricordiamo l’ormai tradizionale e divertente “Naso Rosso” scritta e diretta dal prof. Luciano Mariti- e che hanno trovato una sede adeguata nel nuovo Teatro comunale inaugurato nel 2007 e dedicato al celebre comico, di genitori ronciglionesi, Ettore Petrolini. Prof. Carlo Maria D’Orazi – Centro Ricerche e Studi di Ronciglione

Note: (1) Cfr.: D’Orazi F.M., Ronciglione capoluogo della Pier Contea Farnesiana, sta in: Tullio Cima, Domenico Massenzio e la musica del loro tempo, Atti del Convegno Internazionale, a cura dell’IBIMUS, Roma 2003, pp. 75 e ss. (2) Cfr. : Serangeli P., Polygraphia Roncilionensium, Colaldi e Dominici, Ronciglione 1609, ristampe anastatiche del 1970 e del 2004, a cura del Centro Ricerche e Studi, Tip. Spada, Ronciglione, p.32. (3) Cfr.: Palazzi O., Ronciglione dal XV al XIX secolo, Tip. Spada 1977, p. 144. (4) Cfr.: Ademollo A., Il carnevale di Roma, Casa Editrice A. Sommaruga e C., Roma 1883.


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LE CORSE A VUOTO Breve Storia delle corse a Vuoto L’antica corsa dei Barberi di Ronciglione deriva da quella romana istituita nel 1465 da Papa Paolo II (14641471), si disputava nei giorni di Carnevale lungo via del Corso, da piazza del Popolo a piazza Venezia ed era l’evento più importante della manifestazione. L’urbanistica rinascimentale e barocca delle vie di Ronciglione ha permesso, con le ampie strade, di svolgere la corsa dei Barberi fino ai nostri giorni. Nel tempo la corsa ha subito variazioni nella sola parte tecnica e nella sicurezza ma è rimasta intatta nelle sue caratteristiche originarie, cioè i cavalli corrono liberi, unico esempio rimasto al mondo. Durante il Ventennio fascista e la 2° Guerra Mondiale le corse dei Barberi furono sospese mentre, qualche anno più tardi, nel 1957 il benemerito Cav. Angelo Guido della Manna (1903-1957), ronciglionese, alla sua morte lasciò, da devolversi ogni anno, ben 300.000 lire al Comitato del carnevale, per questo motivo il palio delle Corse a vuoto fu a lui intitolato fin dall’anno successivo. Il primo mossiere del dopoguerra fu Luigi Coccia. Fino al 1954 nella famosa curva del “Gricio” veniva sparso uno strato di pozzolana per evitare cadute in quanto i cavalli erano ferrati a ferro. Nel 1955 su indicazione di un “cavallaro” di Terni Angelo Pontani, il dott. Italo de Felici, veterinario, e il Presidente Cav. Raffaele Soldini vollero eliminare la pozzolana in curva ed i cavalli vennero ferrati in alluminio per una maggiore aderenza al suolo. Nel 1977 venne dato un nuovo regolamento alle corse e sono nate le nove scuderie (oggi chiamate rioni); il palio si è disputato ininterrotamente sino al 2010 (anno in cui si è effettuato l’unico palio corso su terra battuta durante il carnevale), dal 2011 le corse dei Barberi sono state sospese. A partire dal 1985 si è disputato anche un secondo

palio nel mese di agosto, dedicato a San Bartolomeo, patrono di Ronciglione e grazie alla caparbietà e alla grande passione dei Ronciglionesi, dopo un breve periodo di sospensione, nel 2016 si è corso nuovamente il palio estivo ma con tutte le precauzioni necessarie per la tutela dei cavalli e con il fondo del percorso di terra battuta.

La Corsa Sono nove i Rioni che partecipano alle corse con i loro colori distintivi, denominazioni e un cavallo di proprietà. Attualmente, durante il palio estivo, la prima gara è la sessione di prove del sabato durante la quale i cavalli, a gruppi di tre, testano il percorso di gara. Successivamente i primi tre classificati delle due batterie di qualificazione -estratte a sorte e composte una da cinque e l’altra da quattro cavalli- sono ammessi alla finale di domenica pomeriggio. Il palio viene corso sulla distanza di 900 metri circa per le vie rinascimentali e barocche della città. Si parte da piazza Principe di Piemonte dove viene data la “mossa”, da qui il mossiere, che è colui che è designato a dare il via alla corsa, chiama i “lascini” con i loro cavalli (tenuti da un barbazzale), poi aspetta l’ingresso negli stalli; chiuso l’ultimo cancelletto apre una busta dove sono indicati i secondi da attendere per la partenza dopodichè sgancia il canapo al grido di “viaa!!”, si prosegue per viale Garibaldi, si passa dentro Porta Romana (“l’arco”), poi c’è via Roma per affrontare, in seguito, tra l’eccitazione del pubblico, l’entrata in piazza Vittorio Emanuele II (“piazza della Nave”) e la famosa curva del “Gricio”, ultima difficoltà per i cavalli prima di salire lungo Corso Umberto I (“Montecavallo”) e arrivare così al traguardo, in cima alla salita.


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1A EDIZIONE “RIONI IN FESTA” SABATO 25 FEBBRAIO 2017 In occasione dei festeggiamenti del Carnevale Storico, Città di Ronciglione, si terrà la prima edizione ”Rioni in festa” del torneo , di sbandieratori e musici, patrocinato dalla LIS (lega nazionale sbandieratori) . I gruppi invitati saranno abbinati ,mediante un sorteggio, ai nove Rioni protagonisti del pluricentenario Palio delle Corse a Vuoto Città di Ronciglione . Il torneo avrà luogo nella splendida cornice rinascimentale di piazza della Nave e vedrà inoltre la partecipazione dei Rioni con nove stand enogastronomici ,promozionali e illustrativi . Questa prima edizione sarà impreziosita da un magnifico corteo storico composto da oltre 400 figuranti che vedrà sfilare per le vie della Città il Rione Campanone, il Rione Case Nove, il Rione Fontana Grande, il Rione La Pace, il Rione Madonna di Loreto, il Rione Montecavallo, il Rione Monumento, il Rione San Severo, il Rione Sant’Anna . Precederà il corteo, la meravigliosa Banda Cittadina”Alceo Cantiani”, lo storico squadrone degli Ussari e il bellissimo palio, dipinto dalla pittrice senese Claudia Nerozzi, che i Nove Rioni si contenderanno nel palio estivo che si svolgerà il prossimo 26/27 Agosto 2017 . La pittrice in questione non è nuova a simili esperienze avendo già dipinto numerosi stendardi, dei più rinomati palii d’Italia, tra cui il palio di Siena del 2 luglio 2013 vinto dalla Nobile Contrada dell’ Oca . Questa intensa ed importante giornata, dedicata alle Corse a Vuoto di Ronciglione, terminerà con la sbandierata di chiusura e la premiazione dei gruppi vincitori .


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IL GRANDIOSO CORSO DI GALA A Ronciglione le domeniche del Carnevale sono tradizionalmente dedicate al Grandioso Corso di Gala, che giunge quest’anno alla 320° e 321° edizione. Il Corso di Gala di Ronciglione è documentato già nel manifesto del carnevale del 1881 conservato presso la locale ProLoco, ed è sicuramente uno dei più belli e ricchi del centro Italia. Al Corso di Gala partecipano quasi un migliaio di persone divisi in gruppi mascherati accompagnati da bande folcloristiche e carri allegorici che, fin oltre il tramonto, affollano le vie rinascimentali e barocche del centro cittadino. Uno spettacolo variopinto e colorato realizzato grazie alla creatività, passione e dedizione dei Ronciglionesi che lavorano alacremente, già diversi mesi prima della manifestazione, per far sì che il Corso di Gala mantenga la sua gloriosa fama.


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GLI USSARI

In considerazione del fatto che ormai si è fatta chiarezza sugli Ussari, resta da scrivere un poco su quelli che, per la nostra storia ci interessano da vicino, e cioè quelli francesi. Tutte le nazioni del mondo a partire dal XVIII secolo dotarono i propri eserciti di Ussari, proprio memori dell’importante vittoria per la difesa di Vienna conclusasi il 12 settembre del 1683, dove gli Ussari alati polacchi caricando d’istinto le postazioni turche, che già da diversi mesi assediavano Vienna, nonostante fossero accerchiati, seminarono morte e panico, grazie alla loro abilità di sciabolatori. Una grande tela del XIX secolo, nella pinacoteca dei Musei Vaticani, ne ricorda l’impresa. Gli Ussari francesi, durante il periodo, pre e post rivoluzionario e per tutto quello Napoleonico, non furono da meno, la loro fama crebbe rispetto a tutti i reparti della cavalleria pesante, corazzieri e carabinieri, e di quella leggera: lancieri, cacciatori e dragoni. Gli Ussari furono la cavalleria leggera d’elite. Noti per la loro audacia in battaglia, erano considerati dei abili sciabolatori; tant’è che Antoine Charles Louis, Conte di Lasalle, Generale di divisione, divenne noto per le sue imprese in testa alla famosa “Brigata infernale” del 5° e 7° Reggimento Ussari nel 1806, nella campagna contro i Prussiani. Per questa impresa divenne una leggenda. Morì poco più che trentenne mantenendo fede a ciò che soleva spesso dire: “un Ussaro che si fa uccidere dopo i trent’anni è un fanfarone”. Nessun altro cavaliere ha avuto lo spirito sprezzante, spavaldo e audace che ha reso gli Ussari un corpo leggendario. Nel 1799 quando l’esercito napoleonico, proveniente da Roma passò per Ronciglione, per portare aiuti per la guerra che i Francesi stavano combattendo contro gli Austro-Russi, ci fu un poco accorto tentativo, da parte di alcuni compaesani, di opporsi al passaggio, formando delle barricate presso porta romana, che vennero spazzate con poche cannonate, seguite da altre sparate a mitraglia. È cosa certa che con quella parte dell’esercito

napoleonico, ci fosse il 7° Ussari che insieme al 3° e al 5° Reggimento era considerato il più famoso per le sue gesta che avevano dell’incredibile, come quella di vincere una battaglia navale. Difatti il 7° Ussari, nel 1794, era stato dislocato in Olanda e durante l’inverno, approfittando dei fiumi ghiacciati, il reggimento puntò verso il territorio nemico, in un luogo in cui era ancorata la potente flotta olandese. Le navi, alla fonda, erano bloccate dal ghiaccio, del tutto immobilizzate. Gli Ussari del 7° Reggimento caricarono le navi sotto il fuoco a mitraglia dei cannoni, le circondarono e le costrinsero alla resa. E fu così che l’intera flotta venne sconfitta da un’unità di Ussari. E’ bene, a questo punto, descriverne la divisa e l’armamento. I colori del 7° Reggimento erano il verde ed il rosso: verde per la giacca (pelisse) e il dolman, rosso per i calzoni; alla vita era avvolta una fascia, lunga due metri e sessanta, con gli stessi colori distintivi, che con sei giri cingeva la vita; i pantaloni rossi erano guarniti con una banda bianca, così come lo erano gli alamari della giacca, foderata di pelle di volpe rossa, e del dolman; gli stivali erano neri con la tipica “V” guarnita da una nappina, il cappello era nero con un pennacchio colorato. Tipica era anche la “sabretache”, in cuoio nero, che riportava il numero del reggimento, era una tasca portaordini, sospesa con tre cinghie della lunghezza di circa mezzo metro; una larga striscia di cuoio bianco detta rangona, andava dalla spalla sinistra al fianco destro terminante con un gancio fatto a “8”, con una parte mobile apribile, che in seguito sarà detto moschettone perché aveva la funzione di agganciare, in un anello scorrevole, il corto fucile a pietra focaia conosciuto come moschetto, il cui calibro era 17,6 mm. La sciabola era sospesa al fianco sinistro. La sella del cavallo era ricoperta con pelle di montone ed una doppia fonda, sulla destra del cavallo, conteneva due pistole dello stesso calibro del moschetto, sul retro della sella, una custodia di pelle cilindrica, conteneva il mantello cerato. Giancarlo Brachetti


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GLI USSARI A RONCIGLIONE Perché si parla di Ussari a proposito del Carnevale di Ronciglione? Le spiegazioni sono diverse e come sempre c’è una leggenda di riferimento. Come ogni buona leggenda anche questa si rifà a una narrazione orale che nel passaggio delle generazioni ha unito avvenimenti storici particolarmente impressionanti e fantasia volando con passo lieve sulla rigorosa intransigenza degli storici. Si narra infatti di un battaglione di Ussari francesi che, durante l’occupazione del 1799, avrebbe voluto rendere omaggio al Carnevale ronciglionese, o più probabilmente a una gentile fanciulla del luogo, aprendo i festeggiamenti; da allora si ripeterebbe questo rito. Sia vero o meno e in che modo e quando sia successo lo lasciamo dire alle ricerche degli studiosi che indicano il fatto come presumibilmente accaduto nel 1866 . Non è questo il punto. Il significato del loro passaggio ha perso nel tempo, semmai ne abbia avuto, il valore di testimonianza documentaria a favore di quello “scenico”. Nel grande spettacolo che è il Carnevale l’incedere ordinato degli Ussari e la galoppata squarciano il velo magico che separa la realtà dal suo contrario, aprono la strada al carnascialesco mondo rovesciato. È per questo che l’attenzione filologica nella scelta dei costumi perde di importanza. Non posso fare a meno di pensare alle vecchie fotografie, un po’ ingiallite e con i bordi dentellati, in cui mio padre, Nazareno Mordacchini Alfani, memorabile capitano degli Ussari, viene ritratto, su bellissimi cavalli bianchi o morelli, con preziosi colbacchi o con mantelli svolazzanti. Il battaglione è diventato negli anni un manipolo di moschettieri, un gruppo ordinato di messicani, una squadriglia di pseudozorro e altre varianti che non ricordo. Non posso, però, dimenticare l’emozione prima uditiva dello sbattere degli zoccoli sull’asfalto ampliata poi dal vociare eccitato che annuncia la galoppata e quindi l’entusiasmo nel vedere la staffetta che veloce risale il corso, e di seguito il capitano che galoppa con il busto rivolto all’indietro a controllare le terziglie, e in fondo, a chiudere, il serrafile. Si tratta in realtà solo di pochi istanti, ma sono attimi intensi in cui si è travolti da un’esplosione di energia che deflagra dalle zampe potenti dei cavalli. Trattenuta dagli esperti cavalieri dentro le fila ordinate del drappello, quella stessa energia verrà poi lasciata libera di manifestarsi nella guizzante euforia del Carnevale. Francesca Mordacchini Alfani


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LA SOCIETÀ DEI NASI ROSSI

Di racconto in racconto, si narra che nell’anno 1900, in un giorno feriale, due barbieri e due calzolai di nome Bonaventura Piferi, Romeo Tani, Pietro Anzellotti ed Giuseppe Alessandrucci, si trovavano nei pressi del forno di Camillo Taborri, probabilmente nell’osteria di “Nostasìa”. Altri affermano che l’osteria fosse, invece, di Anzellotti Pietro, ma questo cozzerebbe con il fatto che si trattasse di due barbieri e due calzolai. Quel pomeriggio, come tanti altri, tra un bicchiere e l’altro, uno di loro raccontò che al mattino, guardandosi allo specchio e accorgendosi di avere il naso completamente rosso, si era improvvisamente ricordato di quanto accaduto la sera precedente, quando, dopo aver bevuto un fiasco di vino rosso, a causa dello stesso e della poca luce, aveva erroneamente scolato i rigatoni nel vaso da notte (pitale); dopo averli conditi con il sugo di carne del giorno prima, insieme ad una manciata di pecorino, se ne era fatto una grande scorpacciata. Per fortuna l’improvvisata “scodella” era pulita! A onor del vero, a fronte di questa spassosa disavventura, i quattro amici, dopo tantissime risate, lo stesso giorno, proprio in periodo di carnevale, decisero di comune accordo di formare la “Società dei Nasi Rossi” cioè una convivenza di bontemponi, mangiatori e bevitori. Stabilirono così che, per essere ammessi nella Società, sarebbe stato sufficiente pagare un litro di vino e prodigarsi per far si che il lunedì di carnevale fosse un giorno tutto dedicato a loro in cui distribuire, per il divertimento della popolazione e dei forestieri, dei “Rigatoni al Pitale ben conditi con sugo di carne”, da servire con forchetta di legno non appuntita. Ancora oggi dopo oltre cento anni, il lunedì di carnevale, l’insolita maschera dei Nasi Rossi

viene indossata da molti cittadini Ronciglionesi per dare vita a quel singolare rituale della “Pitalata” ed è così che vestiti con un bianco camicione e cappello da notte, calano come un esercito sulla piazza, cantano un inno al vino, rincorrono gli spettatori brandendo in aria dei forchettoni, salgono con le scale sui balconi, entrano delle case per offrire sadicamente i maccheroni che tengono caldi nel vaso da notte, “il pitale”. Chi per la prima volta si trovi davanti alla maschera ronciglionese del “Naso Rosso” rimane colpito dalla sua originalità. Il Naso Rosso incarna l’anima buontempona, satirica, godereccia che è nello spirito del ronciglionese, uno spirito indipendente, dalla battuta pronta, ironico quanto basta e soprattutto, dissacratore. La maschera ha qualche parente all’estero. Un personaggio simile lo troviamo nel carnevale parigino nella figura del “Chie-en-lit” (“caca nel letto”) che veste una camicia da notte imbrattata di escremento e nel carnevale russo nei Lubok - quadretti raffiguranti scene di vita popolare - dove il “Krasnoj nos” (letteralmente “Naso Rosso”) è rappresentato con un naso gibboso e le braghe imbrattate (documentazione reperita da: “Il Paese di Carnevale” di Mariti e Galli). L’associazione dei Nasi Rossi risale all’anno 1900, come si evince dal loro Statuto. Naso Rosso oltre a essere protagonista del Carnevale Ronciglionese è anche il protagonista di un’opera teatrale scritta dal prof. Luciano Mariti di Ronciglione, docente di Storia del Teatro presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Pro Loco di Ronciglione - Archivio Storico


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LA MASCHERA DI NASOROSSO

Il Carnevale è ancora oggi la manifestazione culturale piĂš importante di Ronciglione. E’ una festa che va snaturandosi, ma che mostra ancora forme e sequenze di una radicata tradizione. Il suo modello formale è il Carnevale romano rinascimentale e barocco. Il suono del “campanoneâ€? che annuncia la festa, la consegna delle chiavi del paese a Re Carnevale, le corse dei Barberi, il saltarello, i carri allegorici, il rituale la mascherata dei “saracariâ€? (maschere che portano appeso a una canna un puzzolente sarago, mentre nel Carnevale romano vi si appendeva un “caramelloâ€?, sono tutti elementi paradigmatici che ritroviamo giĂ nella festa rinascimentale e che, simili, anche Goethe descriverĂ nel suo “Viaggio in Italiaâ€?. Ma se la forma del Carnevale è rimasta ancora oggi identica, qual’era, ci chiediamo, il senso dell’antica festa?... ...Antropologi ed etnologi sono d’accordo nel inferiche, sotterranee. Lo stesso termine “mascheraâ€?

“creatura sotterranea e notturnaâ€?. Ce lo ricordano le maschere nere e pelose degli “Zanniâ€? con un bubbone sulla fronte a segno di antiche corna diaboliche recise, ce lo ricordano il costume bianco, larvale di Pulcinella o il camicione da notte, bianco, della maschera ronciglionese di Nasorosso, ubriacone che viene dal mondo sotterraneo delle cantine per portare, con il suo vaso da notte ricolmo di maccheroni, abbondanza e fecondità ‌ ...Particolarmente rappresentativa di questa concezione contadina, è la maschera tipica del Carnevale ronciglionese: Nasorosso. Una maschera insolita ed enigmatica che il lunedĂŹ di Carnevale di ogni anno diventa la maschera di tutti i Ronciglionesi e dĂ vita a quel singolare rituale detto “la pitalataâ€?. Vestiti con un bianco camicione da notte, i Nasi Rossi calano come un esercito sulla piazza, cantano un inno al vino (“che l’acqua è fatta pei perversi, il diluvio Io mostròâ€?), rincorrono gli spettatori, salgono con scale sui balconi, entrano nelle case per


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vaso da notte … ...Nasorosso è rappresentato con un naso gibboso e le brache imbrattate … tuttavia questa singolare figura di ubriacone che sale dal mondo sotterraneo delle cantine per portare abbondanza di cibo non si spiega se non si tiene presente quella particolare visione del mondo che la cultura popolare ha espresso nel Carnevale quando la festa era rito agrario di propiziazione della fecondità. L’offerta di maccheroni nel vaso da notte non ha il significato banalmente fisiologico che oggi le si può assegnare. L’ambiguo accoppiamento escremento/cibo mostra, simbolicamente, che tra natura in decomposizione e natura vivente si voleva stabilire un profondo legame proprio nel momento della festa, nel tempo in cui la natura è morta e il seme generatore sepolto nella terra deve essere risvegliato in modo che possa ricostituirsi indissolubile il ciclo naturale di morti e rinascite. Nasorosso è figlio di questa visione del mondo, di un rito celebrato, in realtà, per esorcizzare la paura della morte e per affermare la continuità dell’avvicendamento e delle trasformazioni della natura. L’ambiguità, l’ambivalenza di Nasorosso deriva appunto dal legame che si voleva stabilire fra due contrari, fra opposizioni come escremento/cibo, sterilità/abbondanza, corruzione/ rigenerazione, morte/vita. Ambivalenza che racchiude in sé la prospettiva della negazione, il proprio rovescio, che è in tutti i simboli e rituali carnevaleschi: il rituale del buffone incoronato re della festa, le figure scelte per contrasto (alto/basso, grasso/magro ...), il travestimento, l’uso degli abiti alla rovescia, l’uso degli utensili come armi e così via. Ambivalenza che, del resto, caratterizza la stessa comunità carnevalesca in cui si uniscono derisione (negazione) e giubilo (affermazione) … Questa figura, che è la più suggestiva di tutto il Carnevale ronciglionese e che è mantenuta per la sua spettacolarità, è in effetti l’immagine più pregnante e superstite di quel teatro contadino. La sua maschera, in abbigliamento notturno, il suo ornamento, un vaso da notte ricolmo di fumanti maccheroni, riassumono tutto il complesso di motivi che sono alle origini del teatro contadino: bisogni alimentari, bisogni sessuali, bisogni fisiologici, e inoltre il rovesciamento naturale delle cose: il giorno per la notte, l’uomo per la donna. Le camicie da notte usate per la mascheratura sono dell’abbigliamento femminile e appartengono a una donna conosciuta da Nasorosso; esse evidenziano l’ambiguità sessuale della figura, mentre il vaso da notte con i maccheroni dentro è un’immagine sincretica dei termini primari della vita: alimentarsi e vivere con il contraltare dell’eliminazione, oppure nascere e morire, in una perenne circolarità. In Nasorosso coincidono significati escatologici e andamenti di evidente truculenza. Certamente, i componenti del folto gruppo dei Nasi Rossi che, giunti compatti al centro della piazza si lanciano minacciosi contro il pubblico e penetrano nelle case attraverso le finestre raggiunte con lunghe scale, hanno ben poco a che fare con le reali motivazioni della ritualità di una civiltà contadina. Tuttavia, pur non esistendo attualmente né vincoli culturali tra i componenti, né rapporti tra maschera e suo riferimento oggettivo, il gruppo ha sempre più adepti e successo presso il pubblico che ritualisticamente si ritrae all’offerta del cibo. Le attuali ragioni del successo, come già detto, stanno nella pregevole spettacolarità che accompagna l’azione del gruppo, ma soprattutto nell’agone che si

stabilisce tra Nasi Rossi e pubblico, cioè in una reale e collettiva azione ludica. Nasorosso è una maschera del teatro contadino, ma è anche una maschera nata a Ronciglione. Vale a dire che, pur appartenendo alla cultura controriformista ha caratteri esteriormente analoghi a quelli di altre celebri maschere. Il problema del cibo e del sesso in Nasorosso, si presenta in forma più rozza che in Pulcinella o Arlecchino perché tutt’ora traspaiono le sue motivazioni più arcaiche. Inoltre, mentre maschere come Pulcinella e Arlecchino, nate anch’esse dalla cultura popolare, sono state elevate e utilizzate dalla cultura ufficiale come elemento di rielaborazione intellettuale e come severo giudizio contro il loro stesso mondo di origine, Nasorosso è rimasto nell’omogeneo mondo della cultura subalterna. A mantenere Nasorosso fuori da prospettive letterarie ha indubbiamente contribuito la realtà culturale e sociale di Ronciglione, per cui egli ci viene dalla storia come da un confuso mondo dove tutto appartiene alla comunità. Nasorosso appartiene, dunque, alla comunità ronciglionese, ma solo come simbolo di un originario rapporto con la natura, perché è ben nota la stratificazione e la settorializzazione che caratterizza la società ronciglionese. Prof. Luciano Mariti Da il libro: AA.VV., Il Paese di Carnevale, Tip. A. Quatrini e figli, Viterbo 1984.


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Il Centro Teatro Ricerca di Ronciglione presenta:

“LA MORTE DI CARNEVALE” Lo spettacolo, comico e in dialetto ronciglionese, è ambientato nella Ronciglione del 1930. Ruota intorno alla figura di Pasquale Quaresima, soprannominato “Carnevale” per punizione, essendo l’unico ronciglionese a non aver mai “fatto carnevale”. Carnevale è un uomo avaro, lercio, grifagno. E’ un “cravattaro”, che detesta tutti e da tutti è detestato. Ha un’amante, Pompilia, una serva che negli anni è diventata sua “moglie” sacrificando la propria vita; e un nipote, Cencino, perenne disoccupato. I due in maniera esilarante si contendono l’eredità. L’altra protagonista dello spettacolo è la piazza ronciglionese che partecipa con orecchie curiose alla morte di Carnevale. Una morte molto particolare come scoprirà lo spettatore. I numerosi personaggi: la sarta, il ragazzo Carletto, la Signora, la cantante, donna Lalla, Sisinella, la studentessa, il calzolaio, lo zapponaro, il barbiere, il fornaio, il notaio e tre patafisici Becchini, danno vita a una festevolezza vivace, ardita e scanzonata. Ma lo spettacolo non è solo in questa storia. Attinge un altro livello, simbolico, collegandosi alla festa di carnevale, in cui il cerimoniale della morte di Carnevale, con il suo allegro funerale, è centrale. Il carnevale ci ha insegnato ( si pensi alla cerimonia funebre del martedì grasso) come vita e morte, sacro e profano, tragico e comico si alternino, in maniera inestricabile, secondo un processo indefinito di sfacimento e rinascita, come accade da sempre nel ciclo della natura. Nello spettacolo, dunque, lo spavento di fronte a quel limite assoluto che è la morte si relativizza, trasformandosi in una ironia continua e in derisione. La risata assordante di carnevale, insomma, fa scappare a gambe levate perfino la morte. Interpreti: Laura Altissimi, Salvatore Casini, Ines Ciaffardini, Alessio De Angelis, Costanzo Federici, Leonardo Lambiti, Francesco Laurenti, Peppino Lorusso, Giovanni Monaldi, Noemi Monaldi, Roberto Orlandi, Guido Reali, Laura Sperati, Simona Toparini, Enrico Venci,. Scenografia: Massimo Mariti. Realizzazione: PREFEDIL, Falegnameria MB. Costumi: Angela Federici; Manichini : Stefano Cianti; Musiche: Roberto Magnasciutti e Roberto Orlandi; Vocal: Laura Altissimi; Foto e Videoproiezioni : Sergio Ortenzi, Matteo Moretti; Scenotecnica e illuminotecnica: Giovanni Monaldi; Luci: Giulio Maltempi; Trucco : Sabrina Altissimi; Parrucchiere: Enrico Bifone; Organizzazione: Francesca Ceccarelli; Drammaturgia (ispirata ad un omonimo testo di Raffaele Viviani) e Regia: Luciano Mariti.

Ronciglione, Sala del Collegio, corso Umberto I, da lunedì 20 a sabato 25 febbraio 2017, ore 21.00. Info e prenotazioni 3394877705.


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IL CARNEVALE DELLA NOTTE Notti da ricordare, in cui la Piazza centrale e tutta Ronciglione sono testimoni di un Carnevale della Notte tanto ricco di fantasia giovanile e divertimento. Tantissimi i gruppi spontanei in maschera, con costumi scaturiti dalla creatività di ciascuno, idee semplici e sorprendenti ma tutti con il comune denominatore della fantasia più accesa, senza ricorrere a travestimenti preconfezionati, ma, appunto, creati per l’occasione. Questa è la principale caratteristica del Carnevale della Notte a Ronciglione: consentire a chiunque di esternare le proprie idee creative al servizio del proprio e dell’altrui divertimento. Ecco, appunto, l’essenza del Carnevale ronciglionese: la capacità di utilizzare cose, oggetti comuni che tutti abbiamo in casa e reimpiegarli, dando loro una forma diversa secondo la nostra fantasia e creando una maschera che sappia stupire e anche invogliare a fare meglio. Ciò che ne scaturisce è dunque un festival di idee che i giovani sanno ben interpretare nel modo più godibile, favorendo l’afflusso di un pubblico sorprendentemente numeroso, poiché chi anche una sola volta ha avuto il piacere di vivere insieme a tutti i Ronciglionesi la follia carnevalesca, non la dimentica e, anzi, torna per rinnovare un appuntamento irrinunciabile lasciandosi alle spalle la quotidiana monotonia dando alla fantasia il compito di ampliare gli spazi angusti della realtà in un Carnevale sempre più partecipato e vivo. Gianni Ginnasi



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Gli Ussari con il Capitano Giuseppe De Santi Gentili - anno 1901.

Carro “Il Dirigibile” - 1° premio Carnevale 1933.

Società dei Ragni e Nottoloni Ronciglione - anno 1898.

Carnevale 1927 - Il bambino a sx è il Prof. Francesco M. D’Orazi.

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Carro “Il Cigno” - Carnevale 1948 ca.

Carro “La Banda d’Affori” - Carnevale 1954.

Carnevale 1935 ca.

Carro “La Nave” - Carnevale 1948.

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Carro “Il Drago” - Carnevale 1962.

Renato Rascel al Carnevale di Ronciglione riceve un premio dal Sindaco Domenico Mascarucci - anno 1970 ca.

Carro “Re Carnevale ritorna” - 1° premio Carnevale 1960.

“La Carrozza” - anno 1975.

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Programma DOMENICA 19 Febbraio 2017 • Ore 11.00 - Piazza della Nave. Rappresentazione teatrale in dialetto “roncionese” “Il Ranocchio Magico”, commedia brillante in atto unico con quattro cadute di stile e due brindisini a cura del “Padiglione delle Meraviglie”. • Ore 15.00 - Passeggiata ed esibizione della Banda cittadina “Alceo Cantiani” e Majorettes. • Ore 15.30 - Parata Storica degli Ussari. • Ore 16.00 - 320° Grandioso Corso di Gala: maschere, carri allegorici, gruppi mascherati e bande folcloristiche (con lancio di caramelle e cioccolatini). A seguire tutti in Piazza della Nave a ballare il tradizionale Saltarello di Carnevale.

GIOVEDI’ 23 Febbraio 2017 • Ore 14.30 - Il Campanone di Carnevale suona a distesa per annunciare il ritorno di Re Carnevale. • Ore 15.00 - Ha inizio la follia di Carnevale. Le autorità cittadine e del Carnevale consegnano le chiavi della Città di Ronciglione a Re Carnevale e alla sua Madrina scortati da un drappello di Ussari. • Ore 15.30 - Parata Storica degli Ussari. • Ore 16.00 - Gran Carnevale dei Bambini. • Ore 17.00 - Matrimonio di Carnevale “Corteo della Sposa“. La Confraternita di Sant’Orso offre tozzetti e vino ai novelli sposi e a tutti gli invitati. Grande Merenda per tutti i bambini con “Nellina merenda genuina”. A seguire tutti in Piazza della Nave a ballare il tradizionale Saltarello di Carnevale. • Ore 21.00 - Sala del Collegio, Il Centro Teatro Ricerca presenta la commedia: “La Morte di Carnevale” Regia di Luciano Mariti. • Ore 21.30 - Presso il Palasport “Gran Gala dei Rioni”: - Prima visione del DVD “Bentornate Corse a Vuoto del Palio estivo di S. Bartolomeo 2016”; - Premiazione dei protagonisti del “Palio di S. Bartolomeo Città di Ronciglione 2016”; - Presentazione dell’evento “Palio di S. Bartolomeo Città di Ronciglione 2017”. • Ore 23.30 - Veglionissimo dei Rioni con Alberto Laurenti e “I Rumba de Mar”.

VENERDI’ 24 Febbraio 2017 • Ore 21.00 - Sala del Collegio, Il Centro Teatro Ricerca presenta la commedia: “La Morte di Carnevale” Regia di Luciano Mariti. • Ore 23.00 - Veglionissimo dello Studente presso il Palasport con il gruppo “Miami Blue”.

SABATO 25 Febbraio 2017 Rioni delle Corse a Vuoto in Festa. • Dalle ore 11.00 - Piazza della Nave. Apertura degli stands gastronomici e promozionali dei nove rioni: - Animazione per bambini, giochi a squadre e tante sorprese; - Presentazione dei gruppi degli Sbandieratori e dei Musici; - Presentazione della giuria della “Lega Italiana Sbandieratori”; - Sorteggio dei gruppi con abbinamento ai nove rioni delle Corse a Vuoto; - Consegna della bandiera, simbolo di appartenenza del Rione ai nove gruppi partecipanti; • Ore 13.00 - Tutti a pranzo con i Rioni; • Ore 14.30 - Il Campanone di Carnevale suona a distesa, parata Storica degli Ussari. • Ore 15.00 - Partenza del Corteo Storico dal Palazzo Municipale. • Ore 15.45 - Piazza della Nave. “1° Edizione del Concorso dei Rioni in Festa”. • Ore 18.00 - Piazza del Comune. Sbandierata di chiusura e a seguire, alla presenza delle autorità citta-


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dine, premiazione dei gruppi vincitori. • Ore 21.00 - Sala del Collegio, Il Centro Teatro Ricerca presenta la commedia: “La Morte di Carnevale” Regia di Luciano Mariti. • Dalle Ore 23.30 - Carnevale della Notte con le maschere create dalla fantasia dei ragazzi. Veglionissimo del Carnevale presso il Palasport con il gruppo “Miami Blue”.

DOMENICA 26 febbraio 2017 • Ore 11.00 - Piazza della Nave. Rappresentazione teatrale in dialetto “roncionese” “Il Ranocchio magico” commedia brillante in atto unico con quattro cadute di stile e due brindisini, a cura del “Padiglione delle Meraviglie”. • Ore 12.00 - Apertura degli stands dei prodotti tipici e gastronomici. • Ore 15.00 - Passeggiata ed esibizione della Banda cittadina “Alceo Cantiani” e Majorettes. • Ore 15.30 - Parata Storica degli Ussari. • Ore 16.00 - 321° Grandioso Corso di Gala: maschere, carri allegorici, gruppi mascherati e bande folkloristiche (con lancio di caramelle e cioccolatini). A seguire tutti in Piazza della Nave a ballare il tradizionale Saltarello di Carnevale.

LUNEDI’ 27 febbraio 2017 • Ore 14.30 - Il Campanone di Carnevale suona a distesa. • Carnevale dei Nasi Rossi - Il Naso Rosso, maschera tipica del Carnevale di Ronciglione. • Ore 16,00 - Il Consiglio direttivo dei Nasi Rossi decreta l’apertura delle Pile. • Ore 16.30 - Tradizionale Carica dei Nasi Rossi • Ore 17.00 - Carnevale Jotto. Pomeriggio gastronomico con: Polentari, Faciolari, Tripparoli, Fregnacciari e degustazione della “Nellina Merenda Genuina”. A seguire tutti in Piazza della Nave a ballare il tradizionale Saltarello di Carnevale.

MARTEDI’ 28 febbraio 2017 • Ore 14.30 - Il Campanone di Carnevale suona a distesa. • Ore 15.30 - Parata Storica degli Ussari. • Ore 16.00 - Gran Carnevale dei Bambini e mascherate spontanee. • Ore 17.30 - Tutti in Piazza della Nave a ballare il tradizionale Saltarello e musiche carnascialesche. • Ore 18.30 - Rappresentazione della Morte di Re Carnevale e apertura del suo testamento. Corteo funebre con la tradizionale Fiaccolata della “Compagnia della Penitenza” e della “Compagnia della Buona Morte”. • Ore 19.30 - Partenza di Re Carnevale con il Globo Aereostatico. A seguire tutti in Piazza della Nave a ballare il tradizionale Saltarello di Carnevale. • Dalle Ore 23.30 - Carnevale della Notte con le maschere create dalla fantasia dei ragazzi. Gran

Veglione delle maschere presso il Palasport. Altri appuntamenti importanti: • Sala del collegio da Lunedì 20 Febbraio a Sabato 25 Febbraio ore 21.00 Il Centro Teatro Ricerca di Ronciglione presenta la commedia, liberamente ispirata ad un omonimo testo di Raffaele Viviani, “La morte di Carnevale” regia di Luciano Mariti - Per info e prenotazioni 339 4877705. • Centro Sportivo Chianello Martedi 21 Febbraio e Venerdì 24 Febbraio dalle ore 16.00 “1° Edizione della Coppa del Carnevale Memorial Enzo Lambiti”.

Ingresso al Gran Corso di Gala di Domenica 19 e 26 Febbraio € 5,00 - bambini gratis. In caso di meteo non favorevole la manifestazione verrà rinviata alla domenica successiva.


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