200° Anniversario Parrochia Santi Medici Alberobello

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CC anniversario della Parrocchia Considerazioni

XL anniversario del sacerdozio di don Leonardo Sgobba Arciprete - Rettore della Basilica



Quando ho ricevuto la mail con l’annuncio dei festeggiamenti per il 200° anniversario di fondazione della Parrocchia in me si è scatenata una moltitudine di ricordi. Volti mi sono venuti incontro, momenti belli mi sono tornati alla mente. Che dire? Il Signore è proprio buono! Alle elementari quando studiavo geografia e sul mio libro vedevo i disegni dei trulli di Alberobello ricordo che mi dicevo tutto solo: “Che bello! Quanto mi piacerebbe viverci!”. E il Signore ha fatto sí che dal 1990 abbia potuto lavorare ad Alberobello e spesso anche dormire nel trullo di Michele, il sagrestano di Santa Lucia! Quanti chilometri da Santeramo, con la pioggia, con la neve, con la nebbia. E poi, partito da Santeramo, il ritorno per la festa dei Santi Medici e per la predicazione in altre occasioni da qualsiasi angolo d’Italia. Il che faceva dire maliziosamente ai miei confratelli: “Tu e i tuoi Santi Medici!” I ricordi piú belli sono senz’altro il tempo passato nel confessionale e la visita agli ammalati nelle case, accompagnato dai ministri straordinari dell’Eucarestia. Quanti incontri, quanti sospiri, quante lacrime, ma quanta consolazione per me! Grazie! Grazie di cuore a don Giovanni e ai suoi collaboratori per la fiducia. Grazie per la generosità che ho visto in tanti volontari. Grazie per la fede spicciola e semplice che mi è diventata maestra. Ora sono qui in Francia, anch’io in una Basilica Minore dove è sepolto San Luigi di Montfort. E… di fronte alla Basilica c’è una pizzeria… Come vedete non perdo il vizio… il pizzaiolo lavora veramente bene. Venite e vedrete! Quello che è bello è che si chiama Damiano! Un motivo in piú per ricordarvi sempre! Ad Multos Annos! p. Efrem Assolari, monfortano Carissimi/e, a distanza di anni posso dire, senza retorica, che il periodo trascorso con voi è stato tra i piú belli della mia vita. Conservo ancora un bellissimo ricordo, di una comunità viva e impegnata. Come dimenticare le amicizie, le gioie, i momenti difficili... La pazienza proverbiale di don Giovanni, soprattutto nei miei confronti, la vostra vivacità, il vostro affetto, la vostra accoglienza; vorrei citare le caratteristiche di ognuno, non lo faccio per non far torto a chi potrei dimenticare nel lungo elenco. Che dire...!? Di solito ai compleanni si dice cento di questi giorni. In questo caso 100 e 100 di questi anni... Con affetto, Raffaele Rinaldi*  Ha vissuto per tre anni nella parrocchia l’esperienza di pastorale da seminarista. Attualmente vive con la famiglia a Ferrara, dove è presidente e primo responsabile dell’Associazione “Viale K”, che si occupa dell’accoglienza e dell’integrazione di disagiati e di immigrati. *

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Carissima Parrocchia, è con gioia ed emozione che partecipo a questo tuo speciale compleanno. Gioia perché mi sento di condividere con te un piccolo tratto dei tuoi 200 anni ed emozioni perché con te ho vissuto quelle particolari e profonde che si sommano a tutte le altre e ai ricordi che tu hai vissuto in questi lunghi anni. Non posso sottrarmi dal scriverti i miei auguri per questo avvenimento importante non solo per la comunità parrocchiale, ma per tutto il Paese. Il mio vuole essere un augurio semplice, ma sentito! Sarebbe bello in questo momento di lode e di ringraziamento ripercorrere i momenti vissuti con te…le liturgie, le feste, le esperienze con i giovani, con gli anziani, con gli ammalati, con le famiglie e con i bambini della Comunità… sí perché tutto questo “fa” la parrocchia e non si può dimenticare la festa dei Santi Medici. Da piccolo spesso i miei genitori mi portavano a visitare la “città dei trulli” e la “chiesa di san Cosimo” (così ti definivano)…; da grande la Provvidenza ha voluto che io venissi a servire questa Parrocchia. L’ affetto e l’amore per i Santi Martiri son cresciuti ogni giorno di piú. Un’immagine mi porto di te nel cuore, oltre ai tanti momenti vissuti con te e per te. Era la notte del 27 settembre 2010 alle ore 3. 30, io ero sacerdote da pochi giorni, la chiesa vuota, le statue sul presbiterio, i banchi accatastati per poter accogliere i numerosi fedeli in chiesa, il portone centrale chiuso. Tutto era pronto, don Giovanni si preparava a celebrare la messa per i pellegrini. Bisognava aprire il portone centrale, mi avvicino, spalanchiamo il portone: uno spettacolo indescrivibile!!! Un fiume di fedeli giunti a piedi dai paesini vicini, il corso non riusciva a contenere tutti. A quella vista un sussulto nel cuore e un’emozione straordinaria. “Signore!”. Un’esclamazione che mi giungeva sulle labbra e che voleva dire non solo il mio stupore, ma tutta la fede di quella gente che si era messa in cammino durante la notte per raggiungere la Parrocchia, il Santuario, i Santi! Che bella emozione! Questa immagine porterò sempre con me rivolgendo a te, Parrocchia, l’augurio che tu possa continuare ad essere per i tuoi parrocchiani luogo, casa, comunità che invita all’incontro con Dio, segno concreto dell’amore di Dio che ama il suo popolo e lo raduna come un gregge. Tante altre cose vorrei dirti…e il cuore si affolla di ricordi… tanti auguri Parrocchia!!! Con affetto e riconoscenza, don Antonio Napoletano* Viceparroco della Basilica negli anni 2010-2012

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“Il figlio che torna è la gioia della parrocchia. Il figlio che l’abbandona è la sua passione. Deve essere forte l’appello alla laicità: non ci siano gelosie, niente frammentazioni, nessuna controversia. Insieme laici e pastori devono far soffiare il vento dello spirito, e la comunità deve tenere dritta la vela per continuare la navigazione...”. Queste sono alcune frasi che mi hanno colpita durante l’omelia del Vescovo in occasione della messa per festeggiare il Bicentenario della nostra Parrocchia... perché mi hanno fatto pensare!

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Bella la parola COMUNITÀ…, ma cosa significa essere e sentirsi tali nella realtà di tutti i giorni? E quanto ci sforziamo di costruire la nostra Comunità quotidianamente per accogliere e sentirci accolti? Cos’è per noi la comunità parrocchiale? Siamo noi i laici?! Non credo esista la ricetta della Comunità perfetta, ma, a mio avviso, ci sono alcuni ingredienti imprescindibili che sono: le buone relazioni, la condivisione di esperienze, la comunicazione efficace, l’apertura, l’innovazione e la conoscenza dell’altro,... il tutto amalgamato dall’acqua dell’accoglienza e fatto crescere dal lievito del confronto costante. Solo con queste premesse sarà possibile essere pane, nutrimento e sostentamento per la Comunità stessa! Credo, quindi, che sia giusto accogliere e valorizzare ogni forma di presenza che voglia integrarsi ed essere lievito o novità per l’intera comunità...; a volte non ci rendiamo conto di quanti esempi positivi abbiamo intorno a noi e a cui non prestiamo attenzione. Buona idea festeggiare e buona idea offrire lo spazio in cui poter condividere pensieri e auguri. E come i fuochi hanno illuminato la notte, spero che la festa del Bicentenario e questa iniziativa, in particolar modo, aprano la porta al confronto e inneschino una nuova scintilla per costruire insieme un nuovo senso di appartenenza alla Comunità. Costruire Comunità di Comunità: questo è il mio augurio. Ad majora! Angela Notarnicola La Parrocchia è Comunità di Comunità, santuario dove gli assetati vanno a bere per continuare a camminare, e centro di costante invio missionario (papa Francesco, Evangelii gaudium, 28) Quanto sei bella, Chiesa che sei in Alberobello! Sei come una madre che accoglie e accudisce i propri figli. Ed è proprio così. Dal primo momento che ci siamo accostati a te, ci siamo sentiti in famiglia. Sembrano realizzarsi concretamente le parole del Maestro riservate ai suoi discepoli: “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna” (Mt 19,20) Non c’è stato un solo momento che non ci siamo sentiti parte di te. Sei bella, Comunità, e questo non vuol dire che sei senza difetti e senza rughe. Non saresti umana! Sei bella perché sei la sposa di Cristo e dopo due secoli di storia continui ad essergli fedele, nonostante i tanti venti contrari che rischiano di sfigurare il tuo volto. Quale augurio possono fare i figli alla loro madre? Semplicemente uno: continuare ad essere madre, nei confronti di tutti, soprattutto di chi vuole dare un senso alla sua vita, di chi incontrandoti vuole trovare sollievo alle proprie ferite, non solo quelle visibili, ma anche quelle dello spirito. Non chiudere mai le tue porte a nessuno, ma accogli chiunque viene a te. Il volto del tuo sposo risplenda su di te e sia luce per coloro che sono in cammino. Auguri, Comunità! Santi Cosma e Damiano, pregate per noi! I tuoi figli Angelo Baldassarre e Giorgio Ferrocino* Studenti del Seminario Regionale di Molfetta in esperienza di pastorale presso la basilica

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cultura, devozione, tradizioni, informazioni in rete nell’era dell’evoluzione tecnologica sito ufficiale del Comitato Feste Patronali

Sezioni principali del portale La Basilica La Festa Il Culto Fatti Prodigiosi Museo Cosmo Francesco Ruppi Centro Studi Internazionali Pierre Julien IL MUSEO Nato con l’intento di riproporre le fasi piú significative del ministero sacerdotale dell’arcivescovo Ruppi, affida ai posteri la memoria dell’operato svolto attraverso il processo catechetico da lui sempre esercitato nel sostegno della fede di ognuno, come egli ha ben ribadito nel suo blasone: Fides Victoria Nostra.

Ph Nicola Palasciano

www.santimedicialberobello.it santimedicialberobello@gmail.com Responsabile editoriale e webmaster: Francesco Pinto

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LA FESTA Quest’anno, 2014, corre il 378° anno della nostra devozione verso i santi medici Cosma e Damiano. Son trascorsi poco piú di due secoli da quando Giuseppe Domenico Rinaldi, innamoratosi di san Rocco di Noci, statua bella ed espressiva del 1775 di Francesco Paolo Antolini di Andria, affidò all’artista la realizzazione delle statue di Alberobello. Lo scultore eseguì solo quella di san Cosma dal volto piú trasognato, mentre quella di san Damiano, piú ieratica, venne concepita da altra mano, due anni dopo, nel 1782, a Rutigliano da un Luca, essendo quello trapassato. Ecco motivata la non somiglianza tra i due simulacri, che la tradizione li vuole gemelli (geminos fratres).

CENTRO STUDI INTERNAZIONALI “Pierre JULIEN ” L’ obiettivo del Centro è generare l’amore verso la cultura sacra e formare guide interne alla chiesa per promuoverla a coloro che entrano nel tempio e a quelli che lo frequentano da sempre, ma che non hanno mai colto gli aspetti piú eloquenti. Da alcuni anni la Basilica-Santuario è meta di pellegrini russi, i quali chiedono di lambire con le labbra le reliquie dei Santi Medici. Accoglierli benevolmente significa far giungere nella lontana Russia la voce anche dei nostri luoghi e soprattutto la nostra cultura. Il Centro Studi Internazionali “Pierre Julien” promuoverebbe le figure animatrici, cercherebbe forme di collaborazione esterne alla città, favorirebbe nuovi gemellaggi, mentre già si pone da alcuni anni come centro culturale e ha in itinere numerosi contatti con altri studiosi nel mondo.


6 luglio 2014 Omelia di mons. Domenico Padovano Una delle rare volte in cui Gesù si presenta come predicatore lo fa a proposito dell’umiltà e della mansuetudine: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore”. Sí, Gesù ha beatificato la dolcezza la mitezza: “Beati i miti di cuore, erediteranno la terra!” Vedete: arriva a Gerusalemme cavalcando un’asina… non è un re guerriero, non fa sfoggio di potenza, non si impone con la forza, con le armi… lui è un re pacifico, mansueto, umile. Viene con la dolcezza, s’impone con la bontà. Gesù non grida, non alza il tono della voce, non spezza la canna incrinata, non spegne il lucignolo fumigante. Il Battista lo presenta addirittura come un agnello, l’Agnello di Dio. Tutto il vangelo è pervaso dalla dolcezza di Cristo, nei confronti dei peccatori, nei confronti dei bimbi e soprattutto durante la persecuzione, di fronte ad Erode, davanti a Pilato, persino dalla croce: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. Ecco, è l’amore disarmato. S’è fatto bambino. Lui chiama, invita, non s’impone; bussa, non sfonda la porta. Rifiutato, se ne va. “Se vuoi… se vuoi.” Oggi è di moda la forza, è di moda la durezza, l’aggressività, l’asprezza, la collera, la prepotenza, la violenza. Il nostro è un mondo in cui si grida, ci si impone, si pretende, si costringe; la dolcezza non è piú di moda. Abbiamo una falsa idea della dolcezza, quasi fosse la caratteristica di persone passive, senza nerbo, senza spina dorsale…eh, no! Non è così! Il mite non è un rassegnato, un impotente, un incapace, un debole, un inerte, un molle…no, no! La dolcezza è una forza nascosta, umile, intima. La mitezza è forza padroneggiata, dominata. È forza tranquilla, incanalata, tenuta sotto controllo. Perciò il mite è forte, è dominatore di se stesso, è libero dentro... La mitezza non è un dato caratteriale, è una conquista; non si nasce miti, lo si diventa e vi si arriva attraverso un lavoro paziente su se stesso. I cosiddetti forti, quelli che gridano per impressionare, quelli che alzano la voce per dare forza alle loro argomentazioni, quelli che fanno i duri per farsi rispettare, quelli che battono i pugni sul tavolo, in realtà non sono forti, sono deboli… Soltanto il mite è forte, soltanto il non violento è forte. In India, Gandhi con la sua mitezza, con la sua non violenza ha piegato il Regno Unito d’Inghilterra. E così quando due discutono, se c’è uno che alza la voce, si agita, strilla… state certi che è colui che ha torto. Chi, invece usa un tono pacato, sereno, non aggressivo, rispettoso, paziente, tollerante… state certi, è colui che ha ragione. Il sapere e la ragione parlano, l’ignoranza e il torto gridano, urlano. Chi è mite e accogliente sa ascoltare, non pretende di avere l’ultima parola, preferisce avere l’ultimo silenzio. A volte il silenzio contiene una verità più alta: il clamore è sempre segno di debolezza. Sono i deboli che abbaiano. “Beati i miti, erediteranno la terra”. Sono i miti, i non violenti i veri padroni del mondo. Caro don Leonardo, ricordi questa sera l’anniversario della tua ordinazione sacerdotale. Quarant’anni fa il Vescovo ha invocato su di te lo Spirito Santo: “Veni, creator 7


Spiritus…”. Tu eri diacono, eri prostrato per terra al centro del tempio, prima di ricevere l’ordinazione sacerdotale per l’imposizione delle mani del Vescovo. Oggi, a distanza di 40 anni, il popolo radunato in assemblea rende grazie allo Spirito Santo per quell’effusione di doni che ha segnato profondamente la tua esistenza. Ecco, tutti continuiamo ad implorare “Imple suprema gratia quae tu creasti pectora”. Ci hai invitati a partecipare al tuo Te Deum di ringraziamento per il dono della vocazione. Siamo qui per gioire con te e con te rendere grazie. L’ agricoltore rende grazie per il raccolto; noi vogliamo ringraziare l’eterno pastore per il tuo servizio sacerdotale, per il servizio reso alla Chiesa e alla gente in questi 40 anni di ministero sacerdotale. Siamo qui per mostrare riconoscenza anche a tutti coloro che ti hanno aiutato ad arrivare al tuo sacerdozio, a coloro che la Provvidenza ha posto sul cammino della tua vocazione. Siamo qui anche per sostenerti nel chiedere perdono a Dio e ai fratelli per le negligenze, per le mancanze frutto dell’umana debolezza; i giubilei sacerdotali vengono anche per questo, per chiedere a Dio misericordioso che ci rimetta i debiti contratti. Ecco, faccio mie le parole rivolte da san Ignazio a san Policarpo: Ignazio vescovo di Antiochia, Policarpo vescovo di Smirne. Ignazio dice a Policarpo: ”Ringrazio il Signore che mi ha concesso di vedere la tua bontà. Ti scongiuro: continua il tuo cammino, esorta tutti perché si salvino. Abbi cura di mantenere l’unità. Porta il peso di tutti, come il Signore porta te. Abbi pazienza e carità con tutti. Attendi di continuo alla preghiera. Chiedi una sapienza maggiore di quella che già hai. Nelle contrarietà stai saldo, come l’incudine sotto il martello. Dobbiamo sopportare ogni cosa per Dio, perché Dio a sua volta sopporti noi. Niente si faccia senza il tuo consenso, e tu non fare niente senza Dio”. E voi, popolo, pregate per i vostri sacerdoti; sí, è vero, il sacerdote fa il popolo, ma anche il popolo fa i suoi preti. Il prete santo fa santo il suo popolo. La santità del popolo aiuta il prete a farsi santo. Sant’Agostino diceva: “Prega l’apostolo per il popolo e il popolo per l’apostolo. Noi preghiamo per voi, fratelli, ma anche voi pregate per noi. Tutte le membra del corpo di Cristo preghino le une per le altre. E il capo del corpo, che è Cristo, interceda per tutti”.

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Saluto di don Leonardo Quando ricorre il proprio anniversario di sacerdozio non si hanno tante parole da dire, se non grazie al Signore; sono contento che abbiamo potuto tutti insieme ringraziare il Signore per il dono del sacerdozio che Lui, sommo ed eterno sacerdote, comunica alla sua Chiesa. Ricordo come se fosse oggi l’ordinazione. Sí, proprio qui in questa chiesa, con la presenza del vescovo del tempo, mons. Antonio D’Erchia, con don Peppino Contento, con don Cosmo Ruppi e tanti sacerdoti che vennero a concelebrare. C’era anche don Giovanni, che impose le sue mani sul mio capo, come hanno fatto molti altri sacerdoti. Sono grato al Signore, ma nello stesso tempo colgo l’occasione in questa celebrazione eucaristica di chiedere perdono al Signore dei miei limiti, delle mie incapacità, come ha detto il Vescovo nell’omelia: dobbiamo sempre riconoscere questo. Se qualcosa di buono possiamo fare noi sacerdoti è perché Lui, il Cristo, attraverso di noi lo compie. Noi siamo sempre consapevoli della nostra fragilità: sì, c’è il tesoro della consacrazione del Signore dentro di noi, ma siamo vasi di creta che dobbiamo contenere il tesoro immenso dell’amore di Cristo per comunicarlo e per santificare tutti. Dico grazie in particolare a tutti coloro che mi hanno aiutato in questi anni; innanzi tutto ai miei genitori che non ci sono piú, ma certamente dal Cielo partecipano a questo momento di ricordo della mia ordinazione sacerdotale. In particolare, oltre al papà e alla mamma, ringrazio i miei educatori nel seminario sia diocesano sia regionale, in modo particolare il rettore mons. Miglietta, che non è piú in mezzo a noi. Voglio anche ringraziare tutti coloro che hanno voluto partecipare questa sera e stare qui durante la santa messa, per questo un grande grazie, come ha detto il Vescovo, lo abbiamo detto tutti insieme al Signore Dio, a coloro che ho incontrato nel mio ministero sacerdotale e che ho cercato di servire e di amare nel nome di Cristo dove sono stato mandato, nelle varie comunità. Ringrazio i presenti della comunità della parrocchia Regina Pacis di Monopoli, qualcuno forse della comunità di Polignano a mare. Ringrazio il numeroso gruppo dei fedeli della parrocchia del Carmine di Pezze di Greco. Ringrazio questa comunità dove il Signore mi ha mandato ancora una volta: sono ritornato, sí, in mezzo a voi, ma perché il Signore mi ha inviato in mezzo a voi mediante il Vescovo. Grazie a questa comunità che mi ha accolto e insieme dobbiamo camminare secondo le vie che il Signore ci indicherà. Grazie, Eccellenza, della sua presenza, della presidenza dell’Eucarestia, delle parole che mi ha rivolto. Grazie ai sacerdoti che sono qui presenti e che hanno voluto concelebrare. Con voi chiedo al Signore in questo momento la benedizione del Signore attraverso il Vescovo.

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Messaggio augurale del Consiglio Pastorale e dei parrocchiani Quarant’anni di sacerdozio, ancora e sempre in missione. Un sacerdote non sa fare a meno delle anime che Cristo gli ha affidato! Da 40 anni, don Leonardo, anche tu insegni agli uomini che Dio è amore; da 40 anni mantieni accesa la luce della fede e cammini insieme a noi, uomini del mondo, verso il Regno. Sei stato consacrato sacerdote in questo Santuario da mons. D’Erchia il 6 luglio 1974. Qui hai mosso il primi passi del tuo ministero sacerdotale, sotto la guida di un santo sacerdote dalla grande umanità, don Peppino Contento. Quegli anni vi videro unanimi e affiatati quando questo tempio ebbe bisogno delle vostre cure e attenzioni per essere abbellito: i risultati, oggi, sono sotto gli occhi di tutti; ne andiamo fieri e questo è anche merito tuo. Dopo aver assunto le responsabilità di parroco in altre città, da circa due anni sei tornato nella tua Alberobello, nella tua parrocchia di sempre. Sei stato accolto con l’entusiasmo, l’attesa e la curiosità che ogni novità porta con sé. Da buon pastore hai preso a cuore il tuo gregge; in ascolto delle sue necessità ed esigenze stai ponendo con prudenza e coraggio le basi per costruire il presente e il futuro della nostra realtà parrocchiale. Oggi la nostra comunità, riunita intorno all’unico altare con il pastore della Diocesi, fa festa per te, nella memoria di questi anni di ministero intenso e fecondo. La tua parrocchia ti augura di cuore di continuare a ripetere ogni giorno al Signore il tuo “sí” da innamorato, di continuare a celebrare il tuo amore per Alberobello e la sua gente, di lasciare, come i tuoi predecessori, il segno amabile del tuo passaggio; siamo certi che saprai continuare ad accogliere le nuove generazioni per sostenerle nella crescita e lenire gli affanni spirituali di chi non è in pace con il Signore, ad annunciare con passione la vita nuova del vangelo con la grazia di Dio; non manchi mai il tuo sostegno a chi continua a sperare nella misericordia e nella tenerezza del Signore. Nel clima di festa di questa sera, ti giunga, caro don Leonardo, il nostro augurio piú sincero e affettuoso. Messaggio augurale del sindaco, avv. Michele M. Longo Buonasera a tutti, buonasera Sua Eccellenza: grazie per essere venuto ad impreziosire questa festa per don Leonardo. In questi giorni mi domandavo se non fosse il caso di testimoniare a don Leonardo con un regalo la celebrazione di questi 40 anni. Poi mi sono reso conto che nessun regalo avrebbe potuto competere con il regalo che don Leonardo ha fatto a noi 40 anni fa. Don Leonardo, come tutti i parroci, tutti i sacerdoti, ha regalato il suo cuore e tutta la sua vita alla comunità, a tutti coloro che ha avuto il privilegio e l’umiltà di servire . Sono sicuro che qui in chiesa, stasera, ci sono tutti gli amici di Monopoli, di Polignano e di Pezze di Greco e, quindi, quando un uomo che ha avuto il dono di donare la sua vita e forse non solamente la sua vita, ma anche quella di tutta la sua famiglia, penso che non possiamo che dare come regalo la nostra gratitudine eterna all’uomo, al sacerdote e al nostro padre spirituale. Siamo orgogliosi di averti di nuovo ad Alberobello. Grazie, don Leonardo!

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