// WHAT BETTER TIME THAN NOW //
an art of life, an art of the self, an art of the common, an estethic of existence Lab. Arti Visive Iuav - Rene Gabri e Ayreen Anastas assistenti Giulia Gabrielli e Andrea Fabbro
23 - 24 - 25 Gennaio 2015 CasaPuntoCroce, Venezia
Alessia L., Chiara F. ựỰοπửư̆, video Aline D.C. City fare, video Andrea L. Collezionare l’appartamento, stampe e specchio Annalisa Z. Walking together, installazione video, schermo TV, proiettore, cellulare, pc, tablet Claudia C. Forma di vita, video installazione e testo Claudio P. Point of view, video Corrado C. Esercizi di immaginazione fondativa, passeggiata-deriva nell’isola della Certosa David B. Sequenza formale, plexiglass 30x10x10 cm Deping L. Appetite for destruction, testo e cena Fabio Valerio T. Rimarrò senza parole un’altra volta, traccia sonora, bilancia, impianto audio Federica G., Francesco N. Propedeutica ecologista, se pur piccola, lettore mp3, cuffie, ciocco di legno come seduta, spiegazione e link
Federico G., Guido Giardino dei semplici, presentazione progetto
Filippo L. Ritmo automatico, cassa, audio, testo Flavia C. Assemblage sulle origini, narrazione corale di un testo Francesca B. Riplasmare, video su pc, carta colorata, cuffie, testo g.Olmo S. Semenza cum veemenza, installazione multicanale ed esperienza sensoriale Laura G. Da vicino nessuno ĂŠ normale, stampa Linda V. Terra di confine, dialogo Lucia C. Sguardi-di-vita, pannello in legno, carta, colla, fiori ed erbe Lucia P. Harmony, installazione sonora, cuffie, audio, pc, materassino gonfiabile Marzia A., Leonardo M., Antonio P. Focara, video, testo, presentazione progetto Nicolas B. Presentazione progetto tessuto Forte Marghera, carta e inchiostro Serge C. When a poem loses itself someBody will take care of it, video installazione, cuffie, testo
Simone C. Aikolw. Le insensate avventure di Sipo, graphic novel
Alessia Lumini, Chiara Faggionato ựỰοπửư̆ video
Edonè, ἡỰονή, termine che i greci utilizzavano per designare il piacere, discende dalla radice indoeuropea svad si collega ad una famiglia di termini il cui significato, in via preliminare, riguarda tutto ciò che risulta gradevole al palato o può essere reso gradevole per esso. Di qui edys, ἠỰύς, dolce, da cui il termine süß, che in tedesco ha il medesimo significato. A questa famiglia appartiene, inoltre, la parola latina suavis che significa parimenti dolce e, in senso stretto, designa il godimento dei sensi e ciò per il cui tramite i sensi godono.
Bibliografia: Agamben G., L’uso dei corpi, Homo sacer, IV, 2, Vicenza, Neri Pozza, 2014 Foucalt M., Storia della sessualità. Vol 3: La cura di sé, Milano, Feltrinelli, 2010 Foucalt M., Storia della sessualità. Vol 2: L’uso dei piaceri, Milano, Feltrinelli, 2002 Natoli S., La felicità, Saggio di teoria degli affetti, Milano, Feltrinelli, 2003 Sade F., La filosofia nel boudoir, Milano, BUR Biblioteca Universale Rizzoli, 2012 Filmografia: Salò o le 120 giornate di Sodoma, P.P. Pasolini, Italia, 1975 Comizi d’amore, P.P. Pasolini, Italia, 1965
Andrea Lazzari Collezionare l’appartamento stampe e specchio
Questo non è il risultato della ricerca a cui avevo l’intenzione di sviluppare. Questo non posso definirlo neanche un inizio, ma in realtà è stato qualcosa che mi ha dato una mano e mi aiuterà a proseguire. Ero partito con l’intenzione di andare ad affrontare e analizzare la cittadina con i suoi cambiamenti e farlo cercando di usare una grande diversità di fonti, per avere uno sguardo generale e che portasse a risultati più particolari. E’ stato molto più complesso del previsto, anche perché la motivazione iniziale si è attenuata più sono andato avanti. Mi sono informato sulla storia del lido da libri e parlando con persone. Quello che ho ottenuto è la consapevolezza che il lido ha dietro una lunga storia più di quanto uno possa pensare, e anche molto articolata. Camminando con una certa coscienza sono ri-
uscito soprattutto a notare alcune cose e curiosità nell’assetto urbano. Ma c’è sempre qualcosa che mi ha creato difficoltà per trovare la direzione giusta. Non è quello che cercavo, era come se volessi partire ad affrontare la situazione nel suo stato particolare, non trovando ciò che desideravo. Ho trovato nuove motivazioni cercando di capire le circostanze generali che abbraccia l’urbanizzazione. Mi hanno dato una mano letture di testi di Marc Auge e David harvey, ade esempio. Una cosa fondamentale, che mi ha dato la possibilità di avere una nuova percezione sul lido, è proprio questa collezione di immagini, cartoline, prese da rivisti libri, internet, alcune sono vere immagini dell’epoca. Ho letto un libro in cui si fa riferimento proprio all’uso delle immagini. A suo tempo le cartoline erano un’importantissimo mezzo di comunicazione e avevano diversi usi e funzioni, e sono diventate insieme a immagini storiche, testimonianza di un vasto archivio. Un frammento del testo di Matarrese, probabilmente svuotato del suo puro significato, mi ha ispirato: un collezionista che in cerca dell’originale è testimone di una mancanza, e questa lontananza dall’originale libera un misterioso resto, una negazione. Io non sono in cerca di un originale, ma sono comunque in cerca, di qualcosa che mi porti ad essere un po’ più cosciente. Mi piacerebbe farmi un mio piccolo archivio. Per me la raccolta è stata come una piccola deriva. Quando ho iniziato ho voluto ritagliare senza fare attenzione (nomi dei luoghi, datazione) e ogni volta che guardo queste immagini lo faccio con uno sguardo che non ha punti di riferimento ( tranne quelli che mi rimandano a conoscenze già acquisite), e spero che questo mi dia una percezione diversa di ciò che vedo. Ci sono annunci pubblicitari, stampe di cartoline, che facevano pubblicità sul lido di un tempo, foto che vanno a testimoniare eventi di una storia recente, volti di persone che sono state delle figure importanti per l’isola, immagini di famiglia, e così via, tutte insieme. La storia la si può leggere, ma in questo modo, con elementi anche decontestualizzati, ho pensato che potesse essere una sorta di simulazione di quel distacco che c’è tra chi abita al lido e la sua evoluzione o involuzione.
Annalisa Zegna Walking together
installazione video, schermo TV, proiettore, cellulare, pc, tablet
Claudia Cervone Forma di vita
video installazione e testo
L’intruso non é altro se non me stesso e l’uomo stesso. Non é nessun altro se non lo stesso che non smette mai di alterarsi, insieme acuito e fiaccato, denudato e bardato, intruso nel mondo come in se stesso, inquitante spinta dello strano, conatus di un’infinità escrescente. Jeac-Luc Nancy
Claudio Piscopo Point of view (04’17’’) video
Essere gay non significa credo, identificarsi ai tratti psicologici e alle maschere visibili dell’omosessuale, ma cercare di definire e sviluppare un modo di vita. Il corpo dell’uomo era proibito all’uomo nel modo più drastico. Se la vita fra donne veniva tollerata, è solo in certe epoche e dopo il XIX secolo che la vita fra uomini non solo fu tollerata, ma divenne rigorosamente obbligatoria: molto semplicemente durante le guerre. Ugualmente nei campi di prigionia. Ho scelto di concentrare la mia ricerca sul tema dell’essere gay non come identità ma come scelta, perdendomi nei svariati confini esistenti dell’omosessualità, che seppur atto naturale ed intrinseco nell’esistenza dell’individuo, sia essa come scelta obbligata per ragioni istintive o come possibilità acquisitiva e appropriativa, è oggi ancor più di ieri una tematica fortemente legata a fattori culturali, religiosi e storici che inducono a quesiti circa il suo essere o non essere una logica invenzione imposta dal mondo occidentale
Corrado Chiatti Esercizi di immaginazione fondativa passeggiata-deriva nell’isola della Certosa
David Bonnet Sequenza formale
scultura in plexiglass, 30x10x10 cm
Initially, the idea was rather to make a staircase and even two, connected by a bridge. By doing this, as often, I've realized that I didn't want to make a figurative architecture and then, we could have said, "Oh, here's a staircase! Âť So I set to work by refusing any kind of representation or imitation which seemed to me too simplistic and too evocative of a function that would have destroyed the value of the work. Sol LeWitt used to say that the function was destroying the work. For my part, I think also that every intention in general can destroy a work of art. However, the idea of the stairs remained what I had in mind at the start and I did what is asked to a sculpture so as not to be an architectural piece . I put the staircase on the side and i obtained a series of monoliths. I see this series of translucent panels as steps to learning that would rank as marking out a line to advance. This repetition of identical shape is the representation of what I called a formal sequence, a term I borrowed from George Kubler in ÂŤ The Shape of Time Âť which defines a set of works whose common denominator is the form through time. This small model contains in my opinion all the concepts that we have seen during the semester and evokes the way to go to an end. Let me say finally that in French the "student" is the one who is elevating towards a form of spirituality, metaphysics and mysticism. Thank you all for what you have given me and I hope you have changed me.
Deping Li Appetite for destruction cena al buio e testo
Fabio Valerio Tibollo Rimarrò senza parole un’altra volta traccia sonora, bilancia, impianto audio
Il mio orizzonte è la costruzione di tempo. Immagini, suoni e parole sono passi di una pratica artistica che studia gli individui e le macchine desideranti, le dimensioni fisiche e le reti impalpabili, le quali eccitano, calmano e regolano il movimento delle cose. Chiedo al mio lavoro di suscitare una percezione dinamica: le opere prendono vita, mutano aspetto e si aprono all’interazione. Trasformando gli oggetti in attori invento delle storie, il cui linguaggio varia mantenendo il piacere della sintesi, l’esperienza personale in divenire e la sua interpretazione. Gli appunti riproducono ragionamenti sul divenire di una vita umana che hanno colpito i miei pensieri, raccolti durante letture collettive, seminari e momenti conviviali. L’origine del discorso non recitato è l’idea cantiere di “forma- di- vita”, vita non separabile dalla sua forma, tempo in comune.
Federica Glauso e Francesco Nordio Propedeutica ecologista, se pur piccola
Traccia audio in un lettore mp3, didascalia con link dal quale scaricare la pubblicazione, ciocco di legno.
Il progetto si pone l’interrogativo su come l’arte possa essere utilizzata per lavorare direttamente su quella che può essere considerata l’operazione culturale più urgente e necessaria: la costruzione e la diffusione di una sensibilità ecologista. Tale la- voro avviene attraverso un percorso composto da esercizi di diverse tipologie: dai semplici inviti all’informarsi, allo sviluppare uno sguardo critico, fino alle esperienze estetiche, a quelle em- patiche, a quello mistico-spirituali. Gli esercizi possono essere ascoltati nella traccia audio in un formato che ibrida il progetto agli esercizi guidati di immaginazione e di rilassamento. Scrivendo il link sottostante si accedere ad una cartella da dove è possibile scaricare una pubblicazione che raccoglie, oltre al testo degli esercizi affiancato ad immagini, un’introduzione, una tecnica sperimentale per manipolare i propri stati mentali, ed altri metariali. La pubblicazione è in due versioni, una per la fruizione in digitale e l’altra, concepita per essere stampata. http://goo.gl/ANRjpb
Filippo Lorenzin Ritmo automatico cassa, audio, testo
“Since the beginning of this century, the absolute limit of the speed of light has, as it were, enlightened space and time together. We are therefore no longer dealing so much with light that illuminates things (the object, the subject, and travel) as with the constant character of its absolute speed, which conditions the phenomenal apperception of the world’s duration and extension. Thus the archaic ‘tyranny of distances’ between people who have been geographically scattered increasingly gives way to this “tyranny of real time” that is not merely a matter, as optimists might claim, for travel agencies, but especially for employment agencies, because the more the speed of commerce grows, the more unemployment becomes globally massive. Since the nineteenth century, the muscular force of the human being is literally ‘laid off when automation of the “machine tool” is employed.” Paul Virilio, Re-thinking Technologies, 1993 | “The first industrial revolution altered forever production processes. Steam power severed the links between animate energy and work, and between more passive forms of energy (i.e. wind and water) in general and work. Spontaneous developments in electro-magnetics in the 19th century, however, laid the groundwork for yet another industrial revolution, namely electric powerbased energy. Electric power is not an energy source per se, but rather an energy transmission technology. The second industrial revolution ought to be understood as a revolution in energy consumption per se, not as a new form of energy.” Bernard C. Beaudreau, Energy and Organization, 1998 | “In the pre-industrial society, the SPL in a rural village was never above 40 dB, except when the bells or the organ played or a mill was working. On the other side reports from the past tell us that the sound in the big towns of the pre-industrial era were unbearable. [...] The main sounds sources were people screaming, hand-worker activities, horses and other animals. As opposed to this kind of soundscape, the industrial revolution introduces continuous, not-evolving and repeating sounds. This is one of the main characteristic of a lo-fi soundscape.” Pietro Polotti, Davide Rocchesso, Sound to Sense, Sense to Sound, 2008 | “The best light of the day was gone when I passed along the quiet echoing courts behind the Hight Street. The nooks of ruin where the old monks had once hat their refectories and gardens, and where the strong walls were now pressed into the service of humble sheds and stables, were almost as silent as the old monks in their graves. The cathedral chimes had at once a sadder and a more remote sound to me, as I hurried on avoiding observation, than they had ever had before; so, the swell of the old organ was borne to my ears like funeral music; and the rooks, as they hovered about the gray tower and swung on the bare high trees of the propry garden, seemed to call to me that the places was changed.” Charles Dickens, Great Expectations, 1867 | “The sound radiated from structures is an impact of the structural vibration on the environment. From the vibro-acoustic point of view, it is a result of interaction between the structure and the ambient medium.[...] The sound radiation generally depends on the structure dimensions, boundary conditions, material properties, external exictations, and ambient medium conditions, and so on.” Jacek F. Gieras,Chong Wang,Joseph Cho Lai, Noise of Polyphase Electric Motors, 2005 | “In the summer of 1878, a traveling circus brought electric lighting to Kansas City, Missouri. Promoters of the circus boasted of ‘eighteen electric light chandeliers, yielding a volume of light equal to 35.000 gas jets’. Because electric lighting had not been seen before, continued the promoters, ‘people [were] coming on grand excursion trains hundreds of miles from all parts of the country’. That ‘philosophers are bewildered by it’, continued the advertisement.” Mark H. Rose, Cities of Light and Heat, 2004
Flavia Culcasi Assemblage sulle origini narrazione corale di un testo
1. Alla sommità dell’intera vita tellurica vi è il principio femminile, la Grande Madre. Il fondamento fisico di tale principio è la terra; la sua rappresentazione mortale è la donna terrestre. Da esso nasce ogni cosa, in esso ogni cosa ritorna. Il grembo materno dal quale nasce il bambino, lo riaccoglierà nella morte. Il lutto è una forma di culto. Se l’uomo vuole parteciparvi deve assumere le sembianze della Madre Terra. Così come i morti divenivano - ed erano chiamati - Demetra, anche il dolore della terra doveva essere espresso soltanto in forma materna. 2. I tre stadi dello sviluppo umano si identificano con la terra, la luna, il sole. A mezza strada tra il principio tellurico e il principio solare sta la luna, che è il più puro tra i corpi dell’universo materiale, transitorio, e il più impuro tra quelli dell’universo immateriale, immutabile. La luna è androgine, Luna e Lunus in- sieme: femminile in rapporto al sole, maschile in rapporto alla terra. Essa rende partecipe la terra della fecondazione ricevuta dal sole. In tal modo mantiene l’unità dell’universo e funge da interprete fra immortali e mortali. Con la sua duplice natura, la luna corrisponde al matrimonio poiché è in essa che il ma- schio e la femmina sono congiunti; alla ginecocrazia perché essa è innanzitutto femmina e solo secondariamente maschio, dunque eleva il principio femminile alla sovranità su quello maschile. 3. Il diritto materno può essere connesso alla luna e alla notte, come il diritto paterno al sole ed al giorno. Così come la Fenice nasce dal sole, l’uovo materno non è più il solo principio vitale. Dall’idea della maternità materiale si sviluppa quella del potere che punisce e si fa vindice. La maternità materiale si risolve nell’idea di un superiore ordinamento materiale, vale a dire nell’antichissimo ius naturale. 4. Al padre segue il figlio, che da solo sempre si rinnova. L’uccello miracoloso depone il suo fardello sull’altare del supremo dio solare nel tempio di Heliopolis. Ha modellato con la mirra un uovo: lo scava internamente e vi depone il corpo del padre. Poi richiude l’apertura, e l’uovo non è più pesante di prima. L’uovo rappresenta il principio materno della natura, da cui tutto ha origine e in cui tutto ritorna. Esso riceve la fecondazione da un potere superiore: il sole. Il sole vi infonde la vis genitalis [forza fecondatrice] grazie alla quale si avrà il foetus [feto, progenie]. 5. Nel diritto materno l’immortalità di Demetra si estende alla donna terrena. Come nel diritto paterno il figlio maschio succede ad una stirpe di figli maschi, così nel diritto materno la figlia succede ad una discendenza di figlie. Nell’ultima nipote sopravvive la madre, nella madre sopravvive la Madre primordiale. Come nel diritto paterno, nel sistema del diritto materno si dice delle figlie mater fami- liae suae et caput et finis est (la madre è principio e fine della sua famiglia).
Francesca Borghesi Riplasmare
video su pc, carta colorata, cuffie, testo
Un gioco antroposofico. Il tutto nasce da un esperimento collettivo, basato su riflessioni riguardanti le questioni dell’uso e simbolismo del colore nella pittura, e in generale arte, di matrice antroposofica. Rudolf Steiner recupera le dottrine esoteriche per sviluppare una teoria dei colori che esprime le diverse anime ed essenze dell’unione cosmica; la vita, la morte, il mondo naturale, l’uomo, con tutte le loro manifestazioni terrene e animiche, sono espressi in sette colori: verde, nero, fior di pesco, bianco,azzurro, giallo e rosso. Attraverso la manipolazione di fogli di carta colorati, dove ogni tonalità possiede una particolare valenza, si esprime un gioco spontaneo dove si vengono a creare e modellare nuove strutture, piccole sculture basate su combinazioni simboliche e astratte. Le mani, con la loro capacità plastica di trasformazione del materiale, sono in primo piano, diventano le protagoniste: attraverso l’azione manuale, i partecipanti possono interpretare divinità creatrici che riplasmano le cose del mondo, sviluppando nuove combinazioni significanti, potenza espressiva di ogni soggettiva modalità di percepire il mondo. Attraverso la fruizione del video, della musica, composta per dare simultaneamente un senso di concentrazione e distacco, e delle indicazioni sulla parete, si è invitati a riplasmare un personale e originale contributo allo sviluppo sperimentale del lavoro.
g. Olmo Stuppia Semenza cum veemenza
installazione multicanale ed esperienza sensoriale
Laura Griffa Da vicino nessuno ĂŠ normale stampa
Linda Vigiani Terra di confine dialogo
Lucia Coco Sguardi-di-vita
pannello in legno, carta, colla, fiori ed erbe
La mia ricerca tenta di dare una visione d’insieme di alcuni temi, eterogenei tra loro, accomunati dalla volontà di suggerire – senza mai definire – dei modi, delle idee all’interno della nostra esistenza. All’interno di un processo che non cerca una fine né un inizio, sono però visibili delle suggestioni quali, ad esempio, il concetto di ‘estetica dell’esistenza’ in Michel Foucault, la ‘forma-divita’ di Giorgio Agamben e gli ‘esercizi spirituali’ di Pierre Hadot. L’intento è quello di provare a superare ogni visione particolare per porsi all’interno di una prospettiva quanto più possibile universale, dove riuscire a cogliere nuovi (e vecchi) significati, dimenticandoci delle separazioni e delle divisioni che la vita ci mette di fronte. È un invito a pensare di trasformare noi stessi, a lavorare filosoficamente su noi stessi, ad affrontare «la questione di sapere se si può pensare e vedere in modo diverso da quello in cui si pensa e si vede», per usare le parole di Foucault. Uno ‘sguardo dall’alto’ sulle nostre vite, su quanto di queste può e deve essere condiviso. Un gioco dove, guardandoci da una prospettiva diversa, poter concentrare interamente la nostra attenzione sul processo, non su di un obiettivo da raggiungere. Gli esercizi spirituali non hanno né passato né futuro, sono l’attenzione al presente. Una costante riflessione sul momento presente. Sull’istante. La trasformazione del nostro sguardo nei confronti del mondo deve passare per il pensiero del momento presente come ultimo. Vedere il mondo per l’ultima volta significa anche vederlo per la prima volta.
Lucia Pinzani Harmony
installazione sonora, cuffie, audio, pc, materassino gonfiabile
Ciò che per la musica oggi è al centro, è l’armonia Essa afferra in modo immediato il sentire umano Tale “sentire” è in effetti al centro di tutta l’esperienza umana Nella musica l’uomo percepisce il battito del cuore della volontà del mondo. (L’Essenza della Musica, R. Steiner)
La prospettiva olistica dell’antroposofia considera l’uomo come un essere vibrante che vive e “vibra” in stretta relazione con tutto ciò che lo circonda. La natura, gli animali, gli altri esseri umani, il cosmo, non sono realtà a se stanti che si esplicano ed evolvono in completa autonomia rispetto al nostro vivere quotidiano, ma fanno parte di un’unica totalità, che per mantenersi sana ricerca un continuo stato di equilibrio ed armonia. Dal rapporto di scambio tra uomo, terra e cosmo, come anche dall’equilibrio interno all’uomo stesso tra corpo, anima e spirito, deriva la nostra salute, intesa non soltanto come semplice assenza di malattia, ma come relazione armonica tra parti, come perfetta “accordatura”. Già Shopenhauer aveva evidenziato come l’uomo, quando agisce artisticamente nel campo dei suoni, quando si rivolge alla musica, ha la sensazione di essere immerso col suo orecchio nel cuore stesso della natura; egli percepisce la volontà della natura e, trascrivendola, la riproduce in sequenze di note. Anche Steiner attribuisce alla musica e al suono un ruolo fondamentale: essa è un vero e proprio mezzo attraverso il quale l’uomo può entrare in comunicazione con il cosmo. Durante il sonno l’uomo si distacca dallo stato di coscienza di veglia quotidiana ed esperisce il mondo dei sogni, condensazione, cristallizzazione derivata dal mondo astrale. Questo nuovo mondo non è permeato da luci e colori ma da suoni, non udibili dall’orecchio fisico: l’anima fluttua in un mare primordiale di suoni. Il musicista compositore è capace di trasformare in un suono fisico il ritmo, le armonie e le melodie che di notte si imprimono nella sua coscienza. La musica che viene prodotta non è che un’ombra dell’armonia cosmica. Ecco perché quando ascoltiamo musica sentiamo benessere: i suoni si accordano con ciò che abbiamo sperimentato nel cosmo, patria spirituale e matrice originaria di ogni organismo vivente. Harmony si ispira alla concezione musicale e sonora antroposofica, e alle caratteristiche specificatamente armoniche che Rudolf Steiner attribuisce ai rapporti intervallari della nostra scala musicale maggiore. E’ un omaggio all’interpretazione musicale steineriana che vede nell’intreccio delle armonie una via possibile per esperire un percorso d’ascesa verso il cosmo, alla ricerca della perfetta accordatura tra uomo e spirito del mondo che come due corde ben accordate possono entrare in risonanza a distanza, mettendosi in reciproca vibrazione senza toccarsi.
Marzia Avallone, Leonardo Mastromauro, Antonio Pipolo Focara
video, testo, presentazione progetto
La tradizione teologica, dagli apologeti alla patristica, all'esegesi delle sacre scritture, abbonda di esempi relativi alla simbologia del fuoco; lo spirito santo, infatti, nella oikonomia della trinità, è l'unica figura che ha bisogno della personificazione per poter agire. Infatti si ricorre spesso all'uso di immagini come la colomba, gli stessi apostoli, così come il fuoco medesimo. Non solo, però, la teologia dogmatica si è servita di tali esempi, anche la teologia negativa, soprattutto spagnola e d'oltralpe, nelle figure di Juan de la Cruz e Meister Eckhart, per citarne alcuni, è ricorsa all'utilizzo di tale simbologia, nella predica 82 Eckhart usa la metafora del fuoco, testualmente : "quando il fuoco è generato all'interno del legno gli trasmette la propria natura e la propria essenza, e il legno, da sé, diviene sempre e sempre più simile al fuoco". Nondimeno, esempi rilevanti si trovano in Angela da Foligno o Teresa d'Avila. Si potrebbe quindi, in una prima analisi, asserire che la religione, che nel suo senso etimologico arcaico significa per l'appunto "educare", sia, nelle sue diverse sfaccettature e peregrinazioni intellettuali, "educazione al fuoco". Lo spirito santo infatti, si definisce, oltre che nel senso scolastico del pneuma greco , anche e soprattutto come "paraclito", ovvero "testimone, aiutante"; cristo infatti dirà agli apostoli che dopo la sua morte invierà un paraclito per aiutarli. Il termine però non è solo ed esclusivamente tipicamente biblico, ma trova le sue radici nelle origini della giurisprudenza ebraica. Paraclito era colui che, in un processo, si assumeva la responsabilità di difendere l'accusato, sebbene non lo conoscesse o non fosse totalmente sicuro della sua innocenza. La figura del fuoco è quindi una simbologia dell'educazione alla collettività, così potrebbe essere interpretata secondo l'uso che ne viene fatto a partire dalle sacre scritture, se appunto, si accetta l'agire dello spirito santo, tipicamente raffigurato nell'iconografia col fuoco, in modo imparziale o, estremizzando, antigerarchico. Fuoco è immagine dello spirito santo e senso di purificazione, di fede. Giorgio Agamben afferma infatti che il contemporaneo ha smarrito il senso della fede, ma fides è fiducia, e la fiducia è sempre in relazione con un esterno talvolta sconosciuto, quantunque si parli anche di sé stessi: avere fiducia in se stessi significa rimarcare la linea di congiunzione con l'esterno, averne coscienza, significa "vivere il bordo", ove il bordo ambiguamente separa e congiunge le superfici. Recuperare questa forma di vita, significa recuperarne il senso collettivo, elogio di ogni e tutti i "qualunque " indistintamente. Nella tradizione culturale nostrana, reduce sicuramente da una millenaria interpretazione dei testi sacri, abbonda questo senso, ravvisabile in svariate forme rituali: focara, focolare, braciere, sono espressioni di una intimità condivisa e collettiva, legata, nella maggior parte dei casi, a feste religiose o pagane. Veniamo a noi. Se il fuoco è simbolo di educazione alla collettività, e se questa può essere descritta prendendo a prestito la famosa citazione paolina: un corpo solo costituito da tante membra che collaborano, allora è proprio qui, in questo crocevia, che bisogna vivere coscientemente il bordo. Intento della Fòcara sarà quindi quello di recuperare una dimensione collettiva, dove ogni recupero diviene, giocoforza, nuova forma di educazione e, esplicitamente, educazione al fuoco, nel doppio senso ad esso afferente. Recuperando la tradizione locale, il fuoco diviene momento collettivo di scambio, discussione, riflessione, in luoghi, è il caso di dire, in senso strettamente ironico, abbandonati da dio. La scelta potrebbe sembrare ovvia o di tendenza, ma se abbandono, nell'accezione di Jean Luc Nancy, significa rimettere a bando, allora, forse, proprio il senso stretto di educare potrà essere la forma adatta a plasmare questa attività, la quale, avrà una forma itinerante, conforme ad una volontà di, non fare, ma abitare la collettività. Questi i presupposti e gli intenti del progetto Fòcara e, se vi doveste imbattere, per chiosare, in qualche "incendio" in qualche parte d'Italia, per cortesia, non avvisate le guardie forestali: è tutto sotto controllo!
Nicolas Baresch Uribe Presentazione progetto tessuto Forte Marghera carta e inchiostro
Scopo: Altra volta. Voglio tessere la fibra che marcisce in un luogo abbandonato, quella fibra che odora di mare, che non ha permesso la barca andasse alla deriva, quell’altra che in tempi passati pescò pesci soffocandoli nel suo abbraccio, quella che già si e’ consumata e ora si sfibra. Non più funzionale al suo motivo, lì si trova, già emanando il profumo del non senso. Le desidero tessere in un luogo abbandonato per essere noi tre (le corde, l’architettura, e me stesso) cosicché si intrappolino sotto la stessa pena. Tre aggirando un tempo che tutto ci ha dato e tutto - a poco a poco - ci ha sottratto fino a renderci spreco e rovina, senza porto nel quale attraccare, peregrini in un continente dove non c’è terra santa. Solo un corpo putrefatto passeggiando nel suo enorme spazio, sempre alla deriva. Metodologia: Orbene, che venga la primavera ed anche l’estate e cosicché non si possa incolpare il freddo del mio isolamento. Nascondersi là a passare le ore tra l’ordito, che trascorrano senza farsi sentire, ma anche lasciarle bene attaccate sua coda di paglia, tessendo così una coperta in cui, le notte più oscure, nelle notte di sordido freddo, vengano le ombre a rifugiarsi.
Quando le mani fanno male, sedendo lontano da ciò che tessevo era pronto a impigliarsi. Vederlo mentre si mangia tra polvere, vederlo mentre la casa rovinata fila i trifogli del sole fra i buchi del tetto, e così tra tutti decidere l’ordine del punto col quale ci veniamo unendo.
Conclusione ed espettative: A la fine ne andarsi, andarsi lontano con la tranquillità di non affettare nulla, non affettare nessuno. Quella continua a cadere, la altra continua a marcire e non pesca, e io come loro, continuo con questa mancanza di senso vecchia e profonda... Però con la radicale differenza, che la così detta mancanza per noi ordinata, diventa un indumento di lusso che tra le tre portiamo, che tra le tre abbiamo tessuto.
Serge Campo When a poem loses itself somebody is taking care of it video audio , colore, 2014
Beuys on reality, existence, thought and inner powers. a relation between a video commercial of a new motor diesel citroen automobile and Joseph Beuys words from a tv talk is found, by putting in dialogue certain visual figures and figure of the language, such as the animal and the quoted motor diesel. In this way video and audio create each other in that alchemic process that we are so used to, that is the cinema, Beuys revives in a new form, and a new body, a new function is found and a riteritorialization of symbols by using the dominant language of the century(tv) is blinkin to the transformation powers(of social art) dear to Beuys. The coyote revives in the snowdog and the example of the autocar diesel "looking like a carriage" is materialized in a citroen commercial a long time after beuys tv talk on art. a game of misunderstaning to understand how art is living and acting in a parallel world and influenced by similar desires of capitalism: the language control and its fiction/function. http://www.youtube.com/watch?v=pLBV5pbLuPY&ft=li
simone Culotta Aikolw. Le insensate avventure di Sipo graphic novel