“I GIOVANI: IL MIO MONDO!”
Piergiuseppe Sapio Tesi sul settore giovanile 1
INTRODUZIONE Il calcio fa provare alle persone che lo “vivono” e a quelle che lo seguono emozioni e sentimenti unici ed indescrivibili che fanno crescere e che insegnano ad affrontare la vita, perché in fondo la vita è una partita di pallone: ci sono momenti in cui si domina ed altri in cui si soffre e sei sotto. Alcune volte si vince, altre si perde; altre ancora sembra che la vita dia una seconda possibilità, come se concedesse del tempo per rimediare attraverso i tempi supplementari e se si è fortunati regala un’ultima possibilità: i calci di rigore e a quel punto o si è dentro o si è fuori. Il calcio quindi non è solo un gioco o un’attività sportiva, ma rappresenta il percorso della nostra vita caratterizzato da momenti belli e brutti nei quali dobbiamo lottare per inseguire e realizzare i nostri sogni, ignorando le critiche e gli insulti, ricordando che c’è e ci sarà sempre qualcuno che tiferà per noi. Per la maggior parte dei presidenti, dirigenti, allenatori di squadre di settore giovanile, vincere non è importante … è TUTTO. Il settore giovanile è il momento in cui la pianta “calcio” mette il germoglio e aspetta i frutti. Tutto parte dal settore giovanile che, avendo la giovane risorsa,la forma e la gestisce generando il calciatore. L’errore peggiore però è pensare che quello che conta di più sia vincere perché vincere senza “piazzare” nessun ragazzo a livello professionista, ti deve far sentire uno sconfitto. Il calcio non è solo un gioco, uno sport, ma strumento attraverso il quale è possibile trasmettere i veri valori, oltre che sinonimo di è anche aggregazione, socializzazione, agonismo, spirito di sacrificio ,“senso di responsabilità”, amicizia, gioia, lealtà . 2
Le società che si occupano del settore giovanile devono capire che stanno facendo un investimento e non devono considerare questa attività ne un peso ne una spesa perché non c’è risultato senza sforzo.. non c’è vittoria senza sacrificio. Il settore giovanile di una società di “solo” puro settore giovanile ha come obiettivo la formazione di Giovani Calciatori a 360° . La società deve porsi come obiettivo primario la crescita a livello umano di ogni ragazzo e poi quella a livello tecnico educando prima ai sani principi morali, in modo da formare prima dei ragazzi onesti, sinceri e con un grande “senso di responsabilità” . La stabilità di una società è fondamentale affinché il settore giovanile possa funzionare: ogni progetto richiede tempo e “denaro” e quindi bisogna essere pazienti perché la “pianta” per dare il suo frutto ha bisogno di tempo. Bisogna programmare la stagione e quindi progettare la strada da percorrere fissando gli obiettivi da raggiungere e il materiale “da usare”. Il senso della programmazione ovviamente deve essere visto in funzione del raggiungimento degli obiettivi che si sono prefissati. Il calcio dei “grandi” è diverso dal calcio dei “ragazzi”: nella scuola calcio ci sono delle figure specifiche. Essa si distingue in più categorie: Piccoli amici(6-8 anni): Le indicazioni federali sono limpide: attività ludico motoria. I bimbi si trovano nel periodo dell’infanzia e tendono ai primi comportamenti socializzanti. Si devono amalgamare con i compagni e l’istruttore dovrà insegnargli le regole della vita di un gruppo. I bimbi sono pieni di entusiasmo e questo li porta a distrarsi facilmente. 3
Gli obiettivi da prefissare sono il rispetto delle regole e la socializzazione, mentre sportivamente parlando, è necessario insegnargli a “camminare”, correre, saltare. Dopo il lavoro sugli schemi motori di base, arriva il momento delle capacità coordinative intervento sull’equilibrio statico e dinamico, sulla differenziazione cinestesica, sull’orientamento spazio temporale,sulle combinazione e sulla fantasia motoria. Pulcini(8-10 anni): Un bambino di 8 anni ha una buona attenzione, sa correre dietro un pallone, possiede un “senso” di squadra. E’ il periodo delle regole, il bambino le apprende, le assimila e le applica con positive ripercussioni nell’ambito sociale e sportivo. Il tecnico deve accrescere il bagaglio delle esperienze motorie e lavorare sull’abilità tecnica. Vi è una crescita delle capacità di comprendere sia mentalmente che verbalmente i dettagli della realtà. Dopo opportune istruzioni verbali e dimostrazioni infatti i bambini imparano sempre più a comprendere globalmente i compiti di movimento adeguati alle loro capacità di prestazione e reagiscono sempre più opportunamente ed efficacemente alle correzioni dei loro movimenti. Esordienti(10-12 anni): E’ una tappa importante nella formazione di un giovane calciatore. L’atleta dovrà uscire da questa tappa con una serie di apprendimenti tecnici, motori e fisici. I ragazzi dovranno possedere un dominio della palla, saper colpire di testa, calciare in porta, crossare, dribblare, fintare, ricevere e trasmettere la palla. In questa fase i ragazzi si sottopongono volentieri all’apprendimento di esercitazioni tecniche analitiche ripetitive. Bisogna ottenere dei “giocatori pensanti” cioè individui che sappiano scegliere il passaggio più opportuno in base alla disposizione dei compagni e degli avversari. Ai ragazzi è necessario mostrare le situazioni di gioco tipiche della partita 4
perché le situazioni di gioco sono il fulcro per l’insegnamento e l’apprendimento della tattica individuale.
A coadiuvare tutto il settore giovanile c’è il “Responsabile del settore giovanile” che, insieme al “responsabile tecnico”, traccia il “Progetto tecnico-tattico2, sceglie il personale e mantiene i rapporti con tutti i ragazzi, i genitori e gli istruttori. Il responsabile tecnico dovrà affidare le varie squadre a persone competenti con capacità adeguate alla crescita dei bambini. Gli istruttori,invece, dovranno essere dotati di buona comunicabilità, pazienza e motivazione per seguire i bambini e la loro crescita. L’attività da svolgere è prevalentemente a scopo ludico: se il bambino si diverte, impara.
La formazione di un “grande” giocatore si sviluppa attraverso una serie di “cicli di lavoro” strutturati in modo che uno sia la naturale prosecuzione dell’altro è importante quindi stabilire in modo esatto quali sono gli obiettivi da raggiungere nei diversi periodi. Gli apprendimenti si sviluppano dal “saper fare individuale” e si compongono di “difficoltà” che aumentano in relazione all’età del soggetto e che dipendono dallo sviluppo della motricità di base e dalla motivazione ad apprendere dell’ allievo. 5
Un istruttore non deve solo considerarsi allenatore di quella categoria, ma le conoscenze si devono allargare nell’intero ciclo formativo. Un tecnico oltre a possedere le conoscenze tecniche, deve “conoscere” anche quelle psicologiche e motorie. Per ogni categoria si devono prendere in esame gli obiettivi didattici ed educativi da realizzare nella relativa fascia d’età infatti la categoria Piccoli Amici si contraddistingue per l’attività generale e polivalente mentre nelle categorie Pulcini ed Esordienti ci sono le basi del “saper fare” individuale e collettivo, che andranno ad arricchirsi di particolari e sfumature. Il ruolo del portiere,invece, deve essere un apposito allenatore che si deve occupare della crescita tecnica e tattica dei ragazzi che svolgono questo delicato ruolo: Numeri uno si diventa !
Il settore giovanile come risorsa sociale. Naturalmente non tutti possono aspirare ad arrivare in un settore giovanile professionista. Un buon vivaio forma tecnicamente un giocatore, in primis a livello mentale (il “cervello” forma il 70 % del giocatore) e poi a livello psicologico. La puntualità agli allenamenti, il sacrificio del lavoro, la serietà, l’educazione e il senso di responsabilità sono fattori che contribuiscono a formare il ragazzo, non solo a livello tecnico ma anche a livello umano infatti anche dei ragazzi psicologicamente “bloccati” attraverso questo sport possono facilmente aprirsi e socializzare. Inoltre, le società calcistiche stanno valorizzando il discorso scolastico perché anche questo favorisce la loro maturazione sociale.
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L’organizzazione del settore giovanile riveste un’ importanza primaria nella vita di una società perché dovrà affrontare le problematiche che si presenteranno nel corso della stagione. Un maggiore impegno nell’attività di base e nelle squadre giovanili, vorrebbe dire formare “grandi giocatori” perché ciò comporterebbe prima di tutto il miglioramento del personale docente: Professionalità ,passione,competenza e pazienza sono le caratteristiche principali che contraddistinguono chi opera nel settore giovanile . Il periodo passato dal giocatore in un settore giovanile può essere paragonato alla vita scolastica: dall’asilo fino alla scuola superiore si impara a conoscere altre persone,ad affrontare gli impegni, a studiare, a socializzare, in poche parole si impara a vivere perché la scuola è una palestra di vita. Un ragazzo quindi può trascorrere quattordici anni in un settore giovanile e chi opera in questo settore deve “porre” le basi tecniche che possano farlo migliorare ed affrontare sempre situazioni nuove, trasmettendogli coraggio e convinzione dei propri mezzi.
Gli obiettivi della società. Una società deve porsi degli obiettivi calcistici da raggiungere, deve stabilire la metodologia per la formazione degli allenatori e far crescere al suo interno il settore giovanile dando un’ impronta di gioco ed avendo una metodologia di lavoro che unisca le varie categorie :ogni fascia deve far “maturare” i ragazzi. Il settore giovanile deve puntare su uno o più giocatori di “prospettiva”. Un giocatore viene formato attraverso l’aspetto fisico, tecnico e tattico e 7
gli obiettivi generali definiscono la filosofia della società, la quale è chiamata ad investire nelle strutture d’allenamento del settore giovanile. Tutte le persone che lavorano per la società devono essere legate dalla stessa filosofia e unite per il raggiungimento dello stesso obiettivo. Ognuno deve avere il proprio ruolo e rispettarlo, altrimenti ci potrebbero essere dei disguidi che potrebbero solo danneggiare la società. Il tutto deve essere proporzionale alle risorse della società e, di conseguenza, non tutti possono avere strutture efficaci e organizzate, però bisogna sapersi organizzare per poter dare alla propria squadra un ambiente dove potersi allenare con stimoli e intensità trovando nella propria fantasia o esperienza le soluzioni migliori.
Ricerca dei criteri di gioco in ambito giovanile. Per ricercare i criteri di gioco bisogna essere orientati alla formazione del calciatore, mediante i seguenti presupposti: 8
- Cultura del possesso palla finalizzato. - Tutti i giocatori devono toccare spesso la palla in situazione di gara. - Ricerca del gioco in ogni zona del campo. - I difensori costruiscono il gioco. - La manovra viene preparata dal basso anche attraverso la circolazione della palla. - Cambiare fronte di gioco con frequenza. - I centrocampisti si propongono per ricevere la palla dai difensori per poi leggere il gioco e mettere in azione gli attaccanti. - Gli attaccanti si smarcano anche venendo in appoggio ai centrocampisti per far giocare la squadra. - Ecc. Ecc.
L’allenatore nel settore giovanile.
Allenare ed educare i giovani al gioco del calcio non è facile, è necessario che un tecnico metta insieme oltre alle qualità tecniche e tattiche anche quelle educative, psicologiche e comunicative, tenendo conto delle fasce d’età. Un allenatore deve essere conoscere i propri limiti ed “esaltare” le proprie qualità, d’altronde un tecnico ha il compito di creare una filosofia di lavoro, invogliando i ragazzi ad apprendere. Riuscire a conquistare i propri ragazzi con un comportamento definito e non istintivo, portando il ragazzo ad essere motivato perché la motivazione è la chiave dell’apprendimento, non si può insegnare a chi non vuol imparare. 9
Il ragazzo deve essere considerato “soggetto”, non “oggetto” delle attenzioni del lavoro dell’allenatore: deve vivere una crescente soddisfazione derivante da una maggiore capacità di dominare la palla, dal saper comprendere meglio l’evolversi del gioco e dalla collaborazione con i compagni. L’allenatore dunque è il regista del esigenze primarie del calciatore che dovrà divertirsi per imparare, e, nello stesso tempo colui che deve stimolare la partecipazione dei ragazzi in ogni occasione, stabilire delle regole da rispettare, sottolineare gli aspetti positivi e parlare sempre al plurale. Deve partecipare alle riunioni tecniche organizzate dalla società e tenere informato sempre il responsabile del settore giovanile e tecnico della situazione del proprio gruppo affrontando i problemi insieme allo staff ed elaborare degli scritti riguardo la programmazione didattica generale. L’allenatore deve essere competente sul piano tecnico-tattico e dovrebbe capire i momenti di difficoltà del ragazzo svolgendo una funzione di rinforzo, essere un leader e capace di “ascoltare”.
INTERESSE
ENTUSIASMO
CAPACITA’ DI APPRENDIMENTO
DETERMINAZIONE
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COINVOLGIMENTO
Il tecnico nei piccoli amici deve essere un educatore motorio e non solo calcistico e basandosi sull’attività ludico-sportiva. Nei pulcini è molto importante incoraggiare ed elogiare i ragazzi mentre negli esordienti deve essere una guida importante .
La scuola calcio: i “veri” valori. L’educazione. “L’istruire” al gioco del calcio permette agli adulti di insegnare ai giovani calciatori vere e proprie lezioni di vita. Tutto ciò che circonda l’ambiente: tecnici, dirigenti, genitori devono far si che i ragazzi si sentano considerati. Tutti i momenti trascorsi con i compagni sono altamente formativi ed i gruppi vivono decisioni ed esperienze che all'interno delle quali ognuno trova lo spazio necessario per esprimersi, confrontarsi e condividere. I ragazzi devono rispettare le regole, gli avversari e dare il meglio di se, senza sentirsi mai perfetti, devono saper accettare i limiti tecnici propri e dei compagni ed essere sempre umili.
L’efficacia del gioco. L’attività ludica è altamente significativa per la crescita del bambino in quanto svolge una funzione strutturante dell’intera personalità. Nel giocare il bambino impara ad essere creativo, sperimenta le sue capacità cognitive, scopre se stesso ed entra in relazione con i suoi coetanei o con gli adulti; comincia a comprendere come funzionano le cose, ciò che si 11
può e ciò che non si può fare con gli oggetti, si rende conto dell’esistenza delle regole di comportamento e del valore degli altri. Inoltre giocando ogni individuo riesce a liberare la propria mente dalle contaminazioni esterne e ha la possibilità di scaricare la propria istintività ed emotività rapportandosi in maniera sicura alla realtà. L’esperienza del gioco insegna al bambino ad essere perseverante e ad avere fiducia nelle proprie capacità. Facendo giocare i ragazzi, l’istruttore/educatore compie una parte essenziale nella formazione globale del giovane.
Il ruolo dei genitori.
Oggi un ragazzo si avvicina al calcio con l’idea che questa possa diventare la sua professione e giorno dopo giorno s’impegna affinché possa 12
raggiungere questo sogno. Dall’altra parte si oppongono spesso i sogni dei genitori che non coincidono con quelli dei figli e ne pongono su di essi le proprie aspettative. I genitori ricoprono un ruolo importante nella crescita sportiva dei giovani, ma purtroppo in alcuni casi il loro interesse non coincide con quello del figlio. Essi devono stimolarlo ed incoraggiarlo, facendogli capire che il calcio è divertimento e voglia di stare insieme, senza gelosie o false ambizioni. Un genitore deve evitare di esprimere giudizi sui compagni ed ricordare al figlio il rispetto degli impegni e delle priorità(Scuola), il rispetto degli orari e dei compagni. Il genitore deve aiutare l’allenatore a raggiungere gli obiettivi educativi. Il rapporto padre-atleta-allenatore deve essere sano, proporzionando un ambiente favorevole e vantaggioso per l’atleta giovane..
Competere è un’ ottima attività e quando ciò avviene lealmente stimola la collaborazione interpersonale, aiuta l’auto conoscenza, stabilisce la fiducia in se stessi, influenzando la crescita personale dell’atleta. Quei genitori che accettano di farsi coinvolgere attivamente nello sport del figlio adoperando l’energia che accumulano nel seguire i suoi eventi calcistici dovranno cercare di proporsi al “ giovane atleta” come un valido sostegno in ogni esperienza che compie, lungo il cammino che lo condurrà a diventare il futuro uomo di domani.
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Violenza ed agonismo. Lo sport oltre a produrre spettacolo con azioni sportive “eccitanti”, manifesta anche violenza ed aggressività, ma il calcio non deve essere sinonimo di violenza ma di gioco, festa, lealtà e divertimento. L’agonismo sfrutta la competizione per manifestare il desiderio interiore, spesso esagerato, di raggiungere l’altro atleta impegnato nel confronto e gli eccessi trasformandosi in fatti negativi come l’inganno, la scorrettezza, la provocazione dell’avversario, fanno nascere il bisogno di imporsi delle regole etiche e morali di comportamento dando vita al FAIR PLAY.
Il fair play sportivo. Fair play vuol dire “gioco leale”. Bisogna rispettare le regole, l’avversario,accettare i propri limiti e la realtà: questa accettazione è la propria caratteristica dell’ “essere sportivi”, nell’agonismo come nella vita. Saper perdere, in una società che offre spazio solo a chi vince con qualunque mezzo, è un insegnamento pedagogico importante, pressocchè scomparso da ogni ambito educativo. Il fair play è quindi un codice d'onore nato nel gioco del calcio ma oggi presente in molti altri sport, e non è solo sinonimo di rispetto delle regole, ma viene riconosciuto anche come un modo di pensare che si basa 14
sui concetti d'amicizia, della non violenza e della lealtà sia in ambito sportivo che nella vita quotidiana.
Il talento nel calcio. Saper riconoscere prematuramente un giovane che manifesta qualità sopra la media, preventivare per lui un futuro sportivo importante ed assisterlo nella fase di maturazione, credo sia quanto di più lecito augurarsi. È talentuoso colui che ha potenzialità in relazione ad un contesto e si possono individuare vari tipi di talenti: atletico, tecnico, tattico, agonistico e della personalità. Si è ormai convinti che “l’abilità” fisica e il “senso” della palla non basti per diventare un campione. C’è una terza componente che è ritenuta fondamentale: l’intelligenza di gioco, ossia la capacità di saper leggere le diverse fasi di gioco, l’abilità di trovarsi al posto giusto nel momento giusto e rubare il tempo all’avversario. Si può affermare che la ricerca del talento nel calcio è lontana da basi scientifiche; lo dimostra il numero elevato di giocatori ritenuti tali che poi non riescono ad emergere: la valutazione delle componenti atletiche può solo in parte aiutare lo sviluppo del potenziale atletico dei giocatori. 15
Ambizione, motivazione,umiltà, intelligenza motoria, cultura del lavoro e del sacrificio, “senso di responsabilità” e del gruppo sono elementi della personalità senza i quali è difficile emergere. Allo stesso tempo le caratteristiche psico-sociali dell’ambiente nel quale è immerso il ragazzo (famiglia, squadra, scuola, amici, ecc.) rappresentano il “sostegno” sul quale si basa il giovane durante i vari momenti del suo sviluppo.
L’organizzazione della società. Una buona organizzazione è il presupposto per svolgere una attività di qualità che “produca” soddisfazioni e giocatori. Essa deve avere una propria autonomia tecnica ed economica, ma non deve essere isolata dal contesto generale della società che deve possedere dirigenti preparati e disponibili ad affrontare con competenza e disponibilità nuove tematiche indispensabili all’espletamento del proprio ruolo. La prima caratteristica di una struttura sociale che intende porsi con continuità l’obiettivo dell’efficienza è quella d’essere stabile nel tempo: lavorando per uno scopo comune, con gli stessi uomini e con un determinato periodo, si potranno utilizzare al meglio le risorse a disposizione. La professionalità di chi opera nel Settore Giovanile, deve essere un punto di partenza per operare nella società fermo restando che si debba agire, pensando prima alla crescita della persona e poi alla formazione di un buon giocatore di calcio.
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Le figure dirigenziali.
Il dirigente. I dirigenti sono l’ossatura della societa, coloro che offrono il loro tempo e le loro capacità per fare in modo che si realizzino i progetti societari.
Il responsabile tecnico.
Il responsabile tecnico stabilisce il progetto e la pianificazione dell’attività, favorisce lo sviluppo delle relazioni e delle dinamiche che intercorrono tra le varie componenti che caratterizzano la strutturazione e I’organizzazione della Scuola Calcio. Il compito del responsabile tecnico oltre a quello di stabilire i programmi, è quello di scegliere i collaboratori, coordinare e controllare le attività degli istruttori egli è la figura portante della “sezione sportiva” del Settore Giovanile. Il successo del Settore si deve basare su un reale rapporto di collaborazione e di stima, eliminando attriti, gelosie e polemiche. Il responsabile tecnico deve porsi l’obiettivo principale di creare una squadra di tecnici, allenatori, istruttori e collaboratori che operino in sintonia per raggiungere un obiettivo comune. 17
Nel settore giovanile si devono inserire due figure: “il preparatore coordinativo” e il “maestro della tecnica”. Il preparatore coordinativo ha il compito di sviluppare e recuperare le abilità coordinative degli allievi, inserendo nelle unità didattiche, (sedute d’allenamento) una parte specifica dedicata allo sviluppo dello schema corporeo e motorio di base e di programmare annualmente un lavoro specifico per lo sviluppo coordinativo e motorio, delle varie fasce d’età. Il maestro di Tecnica invece deve sviluppare la componente tecnica: tecnica individuale, tecnica applicata senza avversario, tecnica applicata con avversario, tecnica in velocità, tecnica applicata nelle situazioni di gioco, ecc. ecc.
Il progetto tecnico. Il responsabile tecnico,insieme al responsabile del settore giovanile, realizzano un progetto “tecnico” che si baserà su regole organizzative precise. Un serio progetto tecnico si fonda su solide basi che prevedono uno sviluppo che va dai tre ai cinque anni ed è caratterizzato da : - analisi delle strutture sportive ed organizzative già esistenti; -analisi dei quadri sociali esistenti (dirigenti, istruttori, allenatori, giocatori); -obiettivi sociali; - definizione delle modalità e di tempi di realizzazione; - definizione dell’attività da svolgere: numero delle squadre da allestire e la loro relativa logistica; - personale e risorse necessarie. 18
Gestione del personale. Gli istruttori e gli allenatori devono svolgere un lavoro di gruppo e devono agendo in modo compatto e coordinativo. Nella gestione del personale va tenuto presente che un istruttore non dovrebbe seguire per più di due/tre anni lo stesso gruppo come soggetto “guida” principale e che è importante favorire il lavoro in coppia degli istruttori, anche se per brevi periodi, per avere delle informazioni più dettagliate e viste da diversi punti di osservazione.
I requisiti dei docenti (Istruttori – allenatori) delle squadre. Troppo spesso girando per i numerosi campi di periferia, capita di notare tanti pseudo allenatori che, pur di mettersi in mostra, calpestano quella che dovrebbe essere l’etica sportiva-educativa da trasmettere ai propri allievi. Questo ruolo, sempre più ricco d’oneri che d’onori, è di fondamentale importanza per la crescita psico-fisica del giovane calciatore. Negli ultimi tempi è di molto aumentata la consapevolezza della funzione educativa dello sport e quindi c’è sempre più bisogno di persone qualificate sia dal punto di vista tecnico che da quello psico-pedagogico. La responsabilità degli allenatori quindi non si ferma al solo risultato sportivo e, di conseguenza,la società deve individuare quali siano le caratteristiche principali che un allenatore del settore giovanile deve 19
possedere. Educatore: saper educare attraverso lo sport significa saper utilizzare lo sport come strumento per raggiungere alcuni obiettivi (miglioramento della prestazione calcistica, allontanamento dai malesseri generazionali causati dalla troppa sedentarietà, formare il futuro cittadino tramite l’educazione al fair play). È ovvio che prima di poter trasmettere tali nozioni un allenatore deve possederle nel suo bagaglio culturale e si è notato nel corso degli anni come la figura professionale più rispondente a queste caratteristiche sia l’insegnante d’educazione fisica. Dimostratore: altra caratteristica fondamentale è quella di poter fare affidamento su un vissuto d’esperienze calcistiche utili a capire e risolvere problemi legati a tutta la sfera che circonda il giovane calciatore. Il saper dimostrare un gesto tecnico con notevole facilità, oltre che essere d’estrema importanza per l’apprendimento imitativo dell’allievo, accresce anche l’autorevolezza dell’allenatore. Pedagogo e psicologo: conoscere la pedagogia e la psicologia aiuta spesso a trovare le giuste chiavi per entrare nelle complesse personalità dei giovani. Valorizzare gli interventi degli allievi durante mini-riunioni nello spogliatoio può essere utile per far sentire tutti, bravi e meno bravi, utili alla causa della squadra.
Insegnante: deve saper trasmettere le proprie conoscenze facilitando l’apprendimento di tutti gli allievi ed utilizzando metodologie chiare che tengano sempre in considerazione le variabili dell’apprendimento. Deve essere un attento osservatore dentro e fuori dal campo. Non deve mai 20
smettere di aggiornarsi e mettersi in discussione sottoponendosi, lui per primo, a costruttive autocritiche. Forte personalità: deve possedere una personalità autorevole tale che i ragazzi riconoscano in lui una guida capace di accompagnarli nei loro miglioramenti quotidiani sia dal punto di vista tecnico che comportamentale. I bambini che vanno dai cinque agli otto anni, devono lavorare con Istruttori diplomati ISEF o IUSM (istituto universitario di scienze motoria)mentre dai nove anni ai dodici anni, sarebbe auspicabile che oltre a questo titolo, abbiamo il corso di “Allenatori di Base”. Ecco alcuni tratti della personalità di un istruttore positivo: Fiducia in se stesso, mentalità elastica, disponibilità verso gli altri, essere un leader, essere in possesso di un buon livello culturale, conoscenza di se stesso, buon comunicatore, buon’intelligenza emotiva, capacità empatica, curiosità verso il nuovo, ecc. ecc.. Tutti gli addetti ai lavori devono maturare a secondo delle fasce d’età, vari gradi d’esperienza.
Gestione dell’attività. Il settore giovanile si divide in due parti:
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Dalla categoria “piccola amici” agli “esordienti” si parla di attività di formazione iniziale;
2)
Dai “giovanissimi” agli “allievi” si parla di attività di specializzazione. 21
Piccoli amici. La categoria “PICCOLI AMICI” è riservata a bambine e bambini in età dai sei agli otto anni ha carattere ufficiale ed è obbligatoria per tutte le "Scuole di Calcio", Qualificate e non, pertanto le suddette Società dovranno partecipare alle manifestazioni organizzate dai Comitati di competenza. L’attività della categoria è prevalentemente ludico-motoria e deve essere svolta seguendo adeguati principi psicopedagogici con i corrispondenti metodi tecnico-didattici. Gli obiettivi tecnici sono la conduzione della palla, il tiro in porta, il passaggio,lo stop o controllo e lo sviluppo delle capacità coordinative.
Pulcini. Il giocatore che arriva nella categoria pulcini ha alcuni anni di Scuola Calcio dove preso confidenza di questo sport l’apprendimento è basato sul divertimento,sull’aspetto ludico-educativo cercando di inculcare le basi tecniche del gioco. Ora, arrivato nei pulcini, il bambino è pronto a fare un salto di qualità nella sua formazione calcistica: in soli 3 anni deve passare dal calcio a 5 della Scuola Calcio al calcio a 11 della categoria Esordienti e questo passo è un momento importante per il suo futuro da calciatore. Alla fine di questi tre anni il gesto tecnico rimarrà indelebile nel giocatore per tutta la sua attività. 22
Il giocatore nella categoria pulcini interpreta il calcio ancora in maniera individuale ma la sua “Filosofia di gioco” sta diventando man mano collettiva e gli obiettivi principali da conseguire sono soprattutto le competenze tecnico-tattiche indispensabili(guido e dominio della palla, ricezione e passaggio, tiro in porta, 1 vs 1) da inserire poi in situazioni di gioco nella maniera più semplice possibile. Le esercitazioni devono essere ripetute fin che il gesto non diventa efficace e privo di ogni gestualità inutile..
Esordienti.
La categoria Esordienti è quella attraverso la quale si accede al calcio 11 contro 11 praticato su un campo regolamentare. Di fatto questo avviene partendo dal 7 contro 7 (Pulcini), passando attraverso il 9 contro 9 (Esordienti primo anno) ed approdando all'11 contro 11 (Esordienti secondo anno). La categoria Esordienti è quella in cui il ragazzino va incontro ai più grandi mutamenti del suo sport. Il calcio 7 contro 7 è un calcio in cui vi è la sublimazione dell'1 contro 1: in ogni zona del campo un dribbling vinto o un dribbling perso possono fare la differenza creando o permettendo la possibilità di una conclusione diretta o di un passaggio decisivo per una conclusione a rete. Il calcio 9 contro 9, invece, è un calcio nel quale gli aspetti della cooperazione diventano importanti a causa del maggior numero di metri quadrati da coprire ed a causa della maggior densità di giocatori avversari che si è costretti ad affrontare in alcune zone di campo (come ad esempio il limite dell'area avversaria): cooperare significa distribuire compiti e mansioni e, da questo punto di vista, il calcio 9 contro 9 risulta un passaggio utile verso il calcio dei grandi: questo modello infatti crea un vissuto intermedio che consente di mantenere il legame con il calcio delle 23
annate precedenti e, nello stesso tempo, permette di gettare le basi per il passaggio successivo. Il calcio 11 contro 11, infine, è il calcio che tutti siamo abituati a seguire : almeno 6000 metri quadri di campo da coprire (spesso di più) e venti giocatori di movimento che se ne contendono il controllo. Gli obiettivi sono: ampliare le capacità coordinative, sviluppo tecnico e incremento di capacità tattiche individuali. L'alto tasso di specificità del lavoro nella categoria esordienti richiede competenze e conoscenze che devono maturare attraverso l'approfondimento, lo studio ed il lavoro diretto sul campo. Per questo l'istruttore di questa categoria deve essere altamente motivato nel dedicarsi ai ragazzi e non deve considerare questa esperienza solo come un momento di passaggio verso una carriera da allenatore professionista. Si può e si deve essere professionali e appassionati anche allenando gli esordienti di qualunque società dilettante, perché grandi sono le responsabilità che si hanno alla guida di questi ragazzi.
Giovanissimi. In questa fase è molto importante sviluppare in maniera analitica tutti i fondamenti tecnici. Non bisogna però dimenticare che il calcio è uno sport situazionale e perciò quanto provato analiticamente va poi sperimentato in esercitazioni a tema che ripropongano le situazioni di gara. In questa categoria vengono organizzati allenamenti di consolidamento delle abilità acquisite. 24
Il ragazzo deve sbagliare per essere in grado di poter correggere le proprie scelte. Vanno impostate le tattiche di reparto e di squadra, ampliando e consolidando le conoscenze tecnico-tattiche individuali. Dal punto di vista fisico, vanno ricercati allenamenti di tipo generale, con e senza la palla, finalizzati al miglioramento delle capacità condizionali (dando priorità all’utilizzo delle fonti aerobiche ed allo sviluppo della forza, in particolare della forza veloce e della potenza). Non bisogna commettere l’errore di lavorare solo su certi distretti del corpo, ma è necessario ricercare un miglioramento generale ed armonico dell’organismo. In questa fase della crescita umana il ragazzo è caratterizzato da incostanza umorale, ridotta coordinazione motoria e disarmonia somatica. Deve essere rielaborato lo schema corporeo di base e le esercitazioni vanno curate nei minimi dettagli è necessario dedicare più tempo ai gesti tecnico-tattici ed alle abilità fisiche specifiche. Si parte con esercizi basati sulle situazioni di gioco, ricercando la precisione e l’originalità tecnica cercando di rendere più efficaci tutte le situazioni di natura tecnico-tattica.
Allievi. In questo periodo l'apprendimento tecnico si svilupperà in maniera situazionale cercando di migliorare le abilità tecniche individuali per mezzo della ripetizione metodica di situazioni di gioco e cercando di perfezionare gli obiettivi tattici che i nostri allievi avranno incominciato ad affrontare già nella categoria precedente dei Giovanissimi . 25
Questo perché la tecnica individuale non deve essere fine a se stessa ma deve supportare le esigenze del gioco moderno. Gli obiettivi tecnici da raggiungere sono: Dominio della palla, Trasmissione della palla, Tiro,Arresti o Stop, Colpo di testa, Cross, Dribbling, Contrasto e si svilupperà il Significato di tattica, lo Sviluppo dei vari moduli di gioco, la Lettura della partita ,”Pressing”, il Fuorigioco.
Chiaramente in tutto questo contesto, non deve essere assolutamente trascurato l’aspetto fisico che si potrà sviluppare in due fasi: 1) Generale:
Capacità coordinative Allunghi Potenziamento muscolare del tronco, degli arti superiori e inferiori Esercitazioni di coordinazione generale dinamica
2) Specifico:
Sviluppo della capacità aerobica Sviluppo della potenza aerobica Sviluppo della capacità lattacida Miglioramento della reattività neuromuscolare e rapidità di movimento Miglioramento della forza veloce Miglioramento della forza esplosiva/elastico/reattiva.
I portieri.
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C’è una differenza tra il settore agonistico e quello di base. Quando si lavora con un portiere nel settore di base ci si relaziona con dei ragazzini e quindi la seduta di allenamento è concentrata sulle capacità coordinative mentre quando si ha a che fare con il settore agonistico ci si basa sulla corsa, sulla forza e infine sulla resistenza. Il portiere è un ruolo individuale in un contesto collettivo, quando lo si allena non c’è solo la componente fisica ma anche quella psicologica che è quella più importante. Bisogna effettuare esercizi con il pallone cercando di non perderlo mai, e proseguendo poi con il contatto con la sfera per poi seguire la coordinazione e la tecnica, aspetto fondamentale per questo ruolo. Se il ragazzo riesce ad avere un’ottima coordinazione, superato lo step della tecnica, ci si può concentrare sulla forza e la velocità ed infine alla resistenza. Le componenti atletiche peculiari della prestazione di un portiere sono forza e velocità. Queste devono essere allenate a “secco”, abbinando così esercitazioni tecniche. Numero uno si diventa !
L’abbandono precoce nel settore giovanile.
Molto spesso, in un settore giovanile, si verificano più casi di un abbandono precoce dell’attività sportiva e questo può avvenire per vari motivi come:
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1) Il Cattivo rapporto allievo/allenatore: Le famiglie affidano agli allenatori il loro bene più prezioso e l’allenatore ha il compito di creare intorno ai bambini un sistema ideale nel quale crescere e nel quale imparare ad esprimere e sviluppare le proprie capacità, la propria personalità ed il proprio agonismo senza la paura di sbagliare perché chi ha paura di sbagliare ha meno possibilità di crescere ed esplorare il mondo circostante ed i propri limiti imparando a superarli. 2) L’emarginazione subita rispetto al gruppo dei pari età;
3) La mancanza di divertimento: Il bambino gioca per procurarsi piacere, è stato così da sempre e sarà così per sempre, quindi una società nella quale tanti bimbi abbandonano lo sport è una società nella quale gli adulti devono inevitabilmente porsi delle domande sulla qualità del prodotto che offrono come attività ricreativa. Se i ragazzi preferiscono smettere di giocare è solo perché nello sport infantile che si propone loro spesso c’è mancanza di gioia e di insegnamenti adeguati. 4) mancanza di successi, gratificazioni, progressi sportivi, con il relativo senso di frustrazione dell’autostima;
L’attività giovanile è caratterizzata dalla forma ludica, polivalente ed educativa. I giovani calciatori non devono migliorare solo l’aspetto tecnico, tattico, atletico ed agonistico ma anche lo sviluppo delle capacità cognitive, emotivo – affettive e motorie.
È fondamentale che si rispettino la passione ed i sogni dei ragazzi, i quali 28
si abitueranno a rendersi conto da soli delle differenze motorie rispetto ai compagni. Quando le famiglie, le scuole e le società sportive collaborano è più facile valutare ciò che si propone ai bambini e correggere i comportamenti che generano valori negativi e nocivi alla crescita. I bambini hanno bisogno di un posto sicuro da cui partire per esplorare e maturare e, tale base, può essere composta solo da famiglie ed educatori che collaborando sono consapevoli dei messaggi che stanno proponendo giungendo al risultato che la casa, la classe, il campo sportivo e la vita diventano il luogo, all’interno del quale, “se la giocano tutta” senza essere condizionati da blocchi e paure per raggiungere i più alti livelli di crescita ed espressione personale. In una società sportiva dove istruttori preparati portano avanti tali valori e sono accompagnati da famiglie consapevoli e da professori competenti, il disagio ed il rischio di abbandono si riduce notevolmente mentre cresce la possibilità di aiutare a crescere individui autonomi, consapevoli e in grado di essere felici e, perché no, campioni sportivi.
CONCLUSIONI. I settori giovanili rappresentano il futuro delle Società di Calcio e per questo una società sportiva, sia dilettantistica che professionista, non può esimersi dal possedere un buon settore giovanile in grado di produrre i calciatori del futuro. Di conseguenza le società che avranno la capacità di organizzarsi al meglio offrendo qualità nelle dinamiche gestionali e tecniche dei settori giovanili, potranno raggiungere presto risultati sportivi ed economici. 29
Il calcio è passione, fantasia, divertimento, amicizia, fair play. Il calcio regala emozioni che non possono descriversi in un pensiero. Chi osa dire che il calcio sono 22 “cretini” che corrono dietro un pallone, fondamentalmente dice il vero, ma quanta passione, sudore, studio, rapporto umano ci sia dietro non potrà mai capirlo perdendo così l’essenza vera del suo valore: CALCIO = VITA.
Concludo con una semplice frase:
IL CALCIO E’ MERAVIGLIA !
PIERGIUSEPPE SAPIO 30
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