Linee guida "Uso prudente dell’antibiotico nell’allevamento del coniglio da carne"

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Linee guida - Uso prudente dell’antibiotico nell’allevamento del coniglio da carne

9.2 Diagnosi delle patologie enteriche Le sindromi enteriche rappresentano le patologie più frequenti nell’allevamento del coniglio da carne e rientrano a pieno titolo, e con poche eccezioni, nel capitolo delle patologie condizionate multifattoriali. La loro patogenesi è spesso legata alla naturale evoluzione della popolazione microbica residente a livello di apparato digerente del coniglio e questo spiega la frequente comparsa delle sindromi enteriche nel periodo immediatamente successivo allo svezzamento, quando si determinano importanti cambiamenti nell’alimentazione degli animali; meno frequentemente esse colpiscono animali adulti o coniglietti neonati o lattanti. Nella diagnosi delle patologie enteriche il veterinario sarà chiamato a valutare il peso di fattori condizionati o scatenanti, fra i quali in particolare quelli legati all’alimentazione (qualità del mangime, modalità e quantità della somministrazione del pellet, fattori microclimatici condizionanti l’assunzione di cibo e la digestione), l’eventuale compresenza di parassiti (coccidiosi, verminosi, infestazioni da protozoi flagellati), fattori iatrogeni (ovvero disbiosi iatrogene, come nel caso di infezioni da C. spiroforme), o l’eventuale presenza di cross contaminazioni del mangime, possibili nei casi più drammatici. Di minor rilevanza pratica per il coniglio è l’intervento di agenti eziologici di natura virale, fra i quali spiccano i rotavirus. In caso di insorgenza di sindromi enteriche il veterinario dovrà intervenire per la riduzione/remissione della sintomatologia e per l’individuazione dei fattori condizionanti, che l’allevatore dovrà poi rimuovere o mitigare. In alcuni casi il veterinario potrà richiedere l’ausilio del laboratorio per arrivare ad una diagnosi eziologica e mirare la terapia. In questo caso si ricorda che la qualità della risposta del laboratorio sarà condizionata dalla qualità del campione ad esso conferito; in particolare il materiale diagnostico (carcasse, feci, tamponi), se possibile, dovrà provenire da animali non sottoposti a terapia antibiotica al momento del prelievo e nei 15 giorni precedenti. Allo scopo potrà risultare utile il congelamento delle carcasse dei primi soggetti deceduti e non trattati, che saranno inviate al laboratorio nel caso in cui la patologia e la mortalità si aggravino, rendendo necessario un approfondimento diagnostico. Le principali patologie enteriche del coniglio, le loro caratteristiche, l’utilità degli accertamenti di laboratorio e la possibilità di fare ricorso alla profilassi vaccinale sono schematizzate nelle tabelle 13 e 14.

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