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Detective del passato Liceo Carducci Nola

Nola 2015


Lo scopo dell’archeologia “Se desideriamo avere un’adeguata percezione del nostro ruolo nel mondo moderno in qualità di esseri umani, il passato assume un valore importante, poiché rappresenta ciò da cui proveniamo e ciò che ha determinato quello che siamo” (C. Renfrew- P. Bahn,). La ricerca archeologica indaga i resti materiali lasciati dagli uomini del passato per capire e per interrogarsi: capire come la nostra specie si è evoluta e come, sviluppando cultura e organizzando la società, ha determinato il sorgere delle prime civiltà e l’avvento di quelle che le hanno seguite; interrogarsi su noi stessi e sulle nostre origini, su come siamo diventati ciò che siamo ora e su come la nostra visione del mondo si è configurata per quello che è.


L’etimologia Il termine deriva dal greco “Arcaiologhìa”, studio e analisi dell’antico. Verrà utilizzato nel suo significato attuale soltanto a partire dal 1600. Tucidide lo usò per primo nelle “Historiai” dedicate alla guerra del Peloponneso, volendo indicare tutto ciò che fosse successo nel passato.


L’Archeologia raccontata dagli antichi La parola “Archeologia” trova origine nel mondo greco. Tucidide fu il primo ad usarla come titolo della sua opera storica, col significato di “discorso su ciò che è antico”. Insieme ad Erodoto, fu uno dei primi e massimi storici dell’antichità. Tucidide, in particolare, fu il primo a scrivere un resoconto storico attendibile del passato, basato quindi su fatti reali, osservati da lui dal vivo. Questo “vedere coi propri occhi” era detto “autopsia”. A Tucidide si deve l’importantissimo resoconto sulla guerra del Peloponneso, combattuta tra le città greche nel V/IV secolo a.C. Al contrario, Erodoto si basava più su racconti indiretti che su fatti visti di persona, che farciva con pensieri soggettivi e idee che davano al racconto un fascino quasi surreale. Inoltre, il suo racconto era più basato sui caratteri etnografici dei popoli, sulle loro tradizioni e abitudini, più che sul resoconto storico solamente. Dopo di loro ci furono altri autori che continuarono la loro opera. L’interesse per la storia fu una caratteristica del mondo greco, che poi si trasmise al mondo romano. Il più grande storico romano fu Tito Livio che scrisse un’importante “Storia di Roma” in molti libri.


L’ archeologia dei film: il mito di Indiana Jones Indiana Jones, archeologo e avventuriero , è un personaggio cinematografico ideato da Geoge Lucas, protagonista di una serie composta di quattro film scritti dallo stesso Lucas e diretti da Steven Spielberg. La storia di Indiana Jones inizia nel 1973. Il nostro caro “Indy” è un archeologo un po’ particolare, da un lato abbiamo un impeccabile professore universitario, e dall’altro un avventuriero vestito di giacca di pelle e cappellaccio in testa, con la barba incolta, armato solo della frusta e della cara revolver , sempre pronto a vagare per il mondo alla ricerca di antichi reperti e civiltà perdute. Da quando per la prima volta è apparso sul grande schermo Indiana Jones,interpretato nel film da Harrison Ford, ha saputo affascinare milioni di persone. E nelle sue innumerevoli avventure “Jones” ci ha portato nei luoghi più selvaggi e misteriosi per riportare alla luce il più grande tesoro di tutti i tempi,ci ha trascinati con lui in innumerevoli pericoli rischiando più delle volte la vita e più di tutto ci ha fatto riscoprire l’amore per l’antico, per le imprese difficili e per l’archeologia. Ma………………………….. Non si deve pensare che” L’archeologia di Jones”sia realtà come non si deve pensare che il personaggio cinematografico rispecchia a pieno la figura dell’archeologo. Purtroppo infatti poca fama e gloria spetta ai veri archeologi, pochi riconoscimenti da parte della gente,che poco si interessa delle vere scoperte archeologiche e preferisce i “mitici” ritrovamenti di “Indy”. L’archeologo per eccellenza lavora nell’ombra, non si mette in mostra ,con diligenza e costanza si dedica alle sue ricerche , per amore della storia senza aspettarsi premi e riconoscimenti per il proprio lavoro se non quello di saper di averlo condotto al meglio.


Indiana Jones



Breve storia dell’archeologia I primi ad interessarsi al recupero di oggetti antichi furono gli umanisti del Rinascimento, anche se ancora non c’era un vero e proprio metodo di scavo, di conservazione e di ricerca. Si trattava piuttosto di una ricerca dell’”oggetto” prezioso e particolare da esporre in musei privati e nelle case dei più ricchi, nei salotti dell’aristocrazia. Non c’era ancora una consapevolezza di ciò che si aveva tra le mani e le opere si ammiravano solo da un punto di vista estetico. Negli anni trenta del ‘700, Maria Amalia Cristina, moglie di Carlo di Borbone, affascinata dai reperti presenti a corte, convinse in consorte a scavare nei pressi del Vesuvio. Così, anno dopo anno, rividero la luce molti reperti, tracce di ciò che un tempo erano state le città di Ercolano e Pompei, distrutte dalla furia del vulcano nel 79 d.C. A questi reperti s’interessò colui che potremmo definire il primo archeologo propriamente detto, Johann Joachim Winckelmann Che sbagliò nel non considerare l'opera d'arte dal punto di vista storico, ma solo estetico, in quanto non si deve prendere il periodo classico come esemplare nell'arte, perché ogni periodo storico ha prodotto una sua peculiare tipologia artistica, Un uomo dello stesso calibro di Winkelmann fu Heinrich Schliemann. Questi, nel 1873 trova la leggendaria città di Troia e con essa il favoloso tesoro di Priamo. Dello stesso calibro furono Belzoni (che fu il primo scavatore in Egitto nel 1815/20), detto “il grande raccoglitore”. Lepsius, il fondatore dell’Egittologia, detto “il grande ordinatore”, Sir Arthur Evans, che nel 1900 scava a Cnosso, Lord Carnarvon e Howard Carter, che trovarono la “ricca” tomba del giovane faraone Tut-ench-amun nel 1922. Champollion, che nel 1816 trova la chiave d’interpretazione della scrittura geroglifica. Grotefend, che nel 1802 è il primo a tradurre correttamente il cuneiforme. Sono questi i veri fondatori dell’archeologia, grazie ai quali questa scienza è nata e si è sviluppata, fino ai giorni nostri.


Che cosa è l’ archeologia

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La ricerca sul campo

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Lo scavo

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Metodi di scavo Nell'ambito della pratica degli scavi possono essere usati molte tecniche più specifiche e ognuno di questi avranno le loro caratteristiche speciali che possono richiedere differenze di approccio. Ci sono tre tipi di scavo nell'archeologia moderna: • Lo scavo di ricerca , quando il tempo e le risorse sono disponibili per scavare il sito interamente con un ritmo non frenetico; • Scavo guidato da uno sviluppo, intrapresa da archeologi professionisti quando il sito è minacciato da uno sviluppo edilizio; • Scavo di salvataggio, quando il sito è già stato danneggiato, per esempio dall'erosione, il tempo è estremamente limitato e lo scavo diventa un esercizio di limitazione dei danni;


Il metodo stratigrafico La stratificazione si basa sulla legge della sovrapposizione. Quando dei ritrovamenti archeologici si trovano al di sotto della superficie del terreno l'identificazione del contesto di ognuno di questi è vitale per permettere agli archeologi di trarre conclusioni sul sito, sulla natura e sulla data della sua occupazione. Lo scavo stratigrafico costituisce il metodo elaborato dall’ archeologia per raccogliere e documentare i dati, disponibili in un determinato sito, a partire dal concetto di stratigrafia individuato in geologia, per cui le rocce si depositano in strati sovrapposti, con quelle più antiche alla base e quelle via via più recenti che le vanno a coprire. In modo analogo gli strati di terreno che si erano via via depositati in un sito, permettono di individuare la successione cronologica dei manufatti che vi sono rinvenuti. Tutte le stratigrafie sono il risultato di tre forze: -erosione/distruzione; -movimento/trasporto; -deposito/accumulo. Un'azione di deposito/accumulo comporta sempre uno strato e la sua interfaccia mentre un'azione di erosione/distruzione comporta una mancanza di strato che possiamo chiamare superficie in sè. Gli strati si accumulano nel bacino di deposito, costituito da una depressione naturale o artificiale, o da uno spazio chiuso da muri ecc... Per riuscire a capire se uno strato è di origine naturale o antropica occorre individuare il tipo di materiale stratigrafico, il modo in cui è stato eroso/scavato, il modo in cui è stato spostato/trasportato e il modo in cui è stato depositato/accumulato. Ogni strato possiede una superficie, che può essere verticale, orizzontale o obliqua;un contorno ed un rilievo.



Formazione stratigrafica






Il Matrix Le trincee sono la forma più antica dello scavo, oggi funzionali solo per strutture lineari quali strade, mura ecc...; negli anni Quaranta Mortimer Wheeler elaborò un metodo che consisteva nella ripartizione dello scavo in quadrati regolari separati da porzioni di terreno non scavate e che privilegiava il riconoscimento della sequenza stratigrafica attraverso sezioni verticali. Ma oggi il metodo largamente usato è quello elaborato da Edward Harris, lo scavo per grandi aree, basato su un'indagine estensiva delle stratificazioni orizzontali e applicabile sia alle complesse situazioni di archeologia urbana sia agli insediamenti nel territorio. Le componenti fondamentali della stratificazione archeologica sono le unità stratigrafiche, concrete o immateriali, positive o negative: le positive sono la testimonianza concreta di un processo di accumulo o di costruzione; le negative sono formate dall'uso e dalla distruzione.Il compito dello scavatore è stabilire l'esatta sequenza della stratificazione accumulatasi nel tempo ponendole in relazione le une con le altre. Un'unità stratigrafica diventa interpretabile solo se rapportata alle altre. I rapporti fisici sono: rapporto di contemporaneità ("uguale a" e "si lega a"); rapporto di successione ("copre/coperto da", "si appoggia a", taglia/tagliato da", "riempie/riempito da"). Tuttavia c'è anche la possibilità di un mancato rapporto che non consente l'esatta collocazione nel tempo e la possibilità di un presunto rapporto che scatta quando si ha un'analogia formale strutturale o un'analogia funzionale. Il risultato finale di tutto quello che viene rinvenuto nello scavo relativamente alle unità stratigrafiche è il MATRIX o DIAGRAMMA STRATIGRAFICO che è la rappresentazione visiva dei rapporti di cronologia relativa di contemporaneità, di successione, di mancato rapporto o di presunto rapporto. Inventato nel 1973 da Harris, consiste nella riduzione a simbolo numerico delle singole unità e il loro collegamento per linee orizzontali o verticali. Tale relazione si coglie solo percorrendo le linnee dall'alto verso il basso e mai risalendo. Alla fine del diagramma è presente la sigla FSA ossia fine dello scavo archeologico.


Scavi in estensione




Saggi



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