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UN PIANETA DI FESTIVAL
di Raffaele De Ritis
Proliferano nel mondo i festival competitivi, oltre il fascino della gara: ispirazioni, stimoli e scambi
Per quanto possa essere un limite, la competizione forgia il DNA delle arti, quanto il dibattito che ne deriva. Nelle arti figurative, all’inizio del secolo scorso, i “salons” hanno cullato la nascita delle avanguardie moderne; i film e i dischi sono spesso ricordati per i premi vinti, così come i romanzi. Ballerini, violinisti e soprani accedono all’industria attraverso la competizione. Perfino i maghi. E così anche il circo, questo strano mondo tra record atletici e interpretazione ispirata. Le competizioni circensi sono in un perenne gradino sopra il rigore da campionati di pattinaggio artistico (pur senza le selezioni di una federazione) e uno sotto il glamour popolare degli Oscar cinematografici. Ma oltre i premi, di sicuro, il circo è un grande business: il raduno di impresari e manager in grandi festival rappresenta un’industria transnazionale che serve milioni di persone in tutto il mondo, superata solo da quella dei concerti dal vivo. E tra professionisti e seguaci, resta un’ampia comunità mondiale senza pari nelle arti dello spettacolo.
TENTATIVO PER UNA MAPPA DEI CONCORSI DI CIRCO
Delineare una “stagione festivaliera” per il circo è diventato un compito difficile negli ultimi decenni. Infatti non c’è quasi settimana all’anno senza una competizione internazionale del settore, dal Kazakhistan a Dallas. Un tour de force per l’osservatore ostinato, ancor più per i membri delle giurie (che, forse troppo spesso, sono a volte gli stessi ovunque). C’è comunque una linea di percorso più solida di altre, che va più o meno da ottobre a febbraio. Tolti gli appuntamenti clou di Monte-Carlo e Parigi, una manciata di altri festival in questo arco del calendario ha preso la forma preziosa di tesoro per talent-scout: A Latina (Italia) nel mese di ottobre, Budapest (Ungheria) nel mese di gennaio e Girona (Spagna) nel tardo mese di febbraio si è certi di trovare tra il pubblico e nei foyer la créme de la créme della professione. E di recente il Salieri Festival di Legnago è entrato a far parte del calendario autunnale. Altrettanto calda è la Russia con ben due sontuosi festival internazionali a Mosca (“Artist” e “Idol”) e uno a S.Pietroburgo (“Without Borders”). Per non parlare della Cina, dove a novembre si alternano biennalmente i festival mondiali a Wu Han e Wu Quiao: forse i più spettacolari del pianeta. In Francia, di fianco a festival più longevi (Massy e Grenoble) si sono affermati concorsi di rilevo anche in centri minori (come S.Paul Les Dax o Bayeux) che hanno rivelato artisti importanti. Alcuni progetti di festival sono riusciti a delineare missioni identitarie: la valorizzazione della musica e della messa in scena al Salieri in uno “stiloso” progetto artistico globale; l’esclusività di proposte extra-europee a Girona; l’incrocio tra circo e varietà contemporanei di “Young Stage”a Basilea; o l’originale a vetrina dell’”Italian Circus Festival” a Roma, riservata ai talenti italiani ma dedicata anche allo sguardo di osservatori internazionali.
Il risultato è che a gennaio il moderno viaggiatore dei festival, giungendo alla doppia mecca festivaliera (Monte-Carlo e Parigi) non farà che riscoprire i talenti scremati dagli altri festival: con la gradita aggiunta del brio equestre a Monte-Carlo e delle sorprese d’avanguardia a Parigi.
Un tempo classificati come concorsi di circo “tradizionale”, i festival in realtà oggi affiancano ormai numeri di forme non convenzionali, in programmi dove gli allievi delle scuole di circo o gli artisti di formazione familiare sono presenti nella stessa misura.
I FESTIVAL DI CONCORSO
COME FORME “TRASFORMATIVE”
È indubbio che la vetrina di un concorso trasformi la carriera di un artista. Il vincere un premio è relativamente meno importante della visibilità: i mille occhi dell’industria sono fonte di contratti, spesso a lunghissimo termine; i fotografi fermano l’esibizione nelle riviste specializzate e sul web; il pubblico di colleghi e appassionati rende popolare un nuovo artista; i video coi cellulari, quando non le trasmissioni tv (Arte per il Demain, la Rai e non solo per Monte-Carlo), ne rendono visibile il lavoro a chiunque, spesso in forma integrale. Il giorno dopo l’esibizione di un numero particolarmente interessante, tutto il mondo circense ne conosce già i dettagli. Ma la trasformazione è anche quella del contenuto artistico. Prepararsi per un festival vuol dire creare un investimento per qualcosa che poi resta: lavorare sulla coreografia, creare nuovi costumi o musiche; o porsi già da anni prima del concorso l’obiettivo di inediti trick e passaggi acrobatici. Emblematico è anche lo sforzo degli artisti “contemporanei”, non legati alla forma-numero ma a creazioni ampie: nel loro caso si tratta di ridurre uno spettacolo di un’ora e oltre a una costruzione “chiusa” di sette minuti; renderlo adeguato all’immediatezza di una platea meno intima, dunque con ritmi più asciutti e meno passaggi concettuali (cosa che non sempre riesce), o costumi e musiche di impatto più spettacolare. Ad esempio, al Cirque de Demain 2024 Marica Marinoni è tornata per l’occasione a lavorare sulla forma “numero” (vedi intervista a seguire), che per gli artisti contemporanei è generalmente limitata alle presentazioni di fine corso. Così come per artisti più tradizionali, vi è lo sforzo di adeguarsi alle estetiche attuali, che il confronto della competizione valo- rizza sempre maggiormente (esiste un punteggio “presentazione” che fa media con quello per la “tecnica”). Al festival di Monte-Carlo 2024 si è visto un emblematico esempio di questi processi trasformativi: le Kolev Sisters (per metà italiane) sono nate in una famiglia di circo; formatesi all’Accademia del Circo, si sono strutturate per anni come guest act di “Mystére” – Cirque du Soleil” a Las Vegas consolidando tecnica inarrivabile ed estetica attuale: la loro conquista del Clown d’Oro non ha fatto che consacrare agli occhi del mondo il loro percorso come uno dei mano a mano femminili più importanti della storia del circo. Il premio non a caso è andato ex-aequo a Elvis Errani, ulteriore esempio di trasformazione. Domatore classico, ha rivoluzionato il proprio lavoro creando un pezzo coreografico con due anziane elefantesse, con le quali ha passato la vita, e una danzatrice. Si è oltre il numero di animali di stile dimostrativo, e il minimalismo creativo non prevede frustini o strumenti. Solo mani nude, carezze tra umani e animali, parole sussurrate nelle grandi orecchie e movimenti non innaturali, qui coniugati alla danza. La sfida di un festival può essere anche un’occasione di presa di coscienza ed evoluzione di sensibilità.
LE IDENTITÀ E LE “FABBRICHE”
DEI NUMERI DA FESTIVAL
Chi va in pista rappresenta non solo sé stesso ma, idealmente, la cultura e il territorio che lo ha generato. I festival hanno creato la riconoscibilità degli stili: ecco “i canadesi”, quelli dell’incrocio elegante tra accademismo da modern dance e showbiz; “gli ucraini”, riconoscibili dalla stilizzazione unica del gesto e l’elevata performance; opposti agli spettinati “francesi” dalle idee sorprendenti, compiaciuti in transizioni meditative e t-shirt accuratamente sgual- cite. Molte di queste culture creano “in laboratorio” i numeri destinati ai festival. È il caso certamente dei cinesi o di alcune compagnie russe (come quella di Gia Eradze), il cui investimento è notevole: dall’ingegneria degli accessori alla quantità di artisti, fino a venti per un numero di pochi mi- nuti. Al Cirque de Demain 2024 si è vista una troupe cinese con una macchina idraulica a pannelli mobili di plexiglas che permettevano intricatissimi passaggi di bouncing juggling, fino a quel momento neanche mai immaginati. Sono numeri che per la loro grandiosità non avranno quasi mai mercato oltre a quello domestico. Vi sono anche casi in cui il numero viene “fabbricato” di concerto tra il festival e l’artista, pur sapendo che sarà impossibile replicarlo in seguito. È il caso del festival di Girona, che nell’edizione 2023 ha voluto proporre per la prima volta al mondo un numero di trapezisti volanti con due quadrupli salti mortali. Per l’occasione, la famiglia messicana Caballero aveva chiuso temporaneamente i suoi due circhi in America, riunendo le famiglie per l’esibizione spagnola. Per l’edizione di febbraio 2024, sempre a Girona, il festival ha commissionato alla famiglia cilena Gonzales la troupe di trapezisti più numerosa della storia: 15 artisti aerei, di cui tre porteur; e ovviamente un quadruplo salto mortale. A volte lo scopo è anche ce-
Il Vocabolario Acrobatico
I festival da sempre giocano anche un ruolo nell’aggiornamento delle discipline. I due numeri forse più emblematici del circo attuale, la ruota cyr e i tessuti aerei, videro la luce proprio al Festival del Cirque de Demain, negli anni ’90. Questo vale anche per l’ibridazione con tecniche esterne al vocabolario circense. All’ultimo Italian Young Talent Festival si è visto un numero di overboard (poi trionfante nel successivo New Generation di Monte-Carlo); Nell’edizione 2024 del Demain si è visto per la prima volta un numero di slackline in un festival circense (già presentato in qualche spettacolo attuale); alcuni numeri esisten- lebrativo: nell’edizione 2024 di MonteCarlo, la famiglia di Alexis Gruss (la più antica e prestigiosa compagnia equestre al mondo), ha specialmente composto dei “tableaux” estratti dai suoi spettacoli: un percorso creativo paradossalmente tipico del “contemporaneo”.
OLTRE LO SPETTACOLO ti vengono potenziati in occasione dei festival: come la “ruota della morte” in varianti doppie o triple. Le soluzioni più complesse diventano modelli preziosi per i produttori di circhi spettacolari, come Soleil o Flic-Flac. Lo stesso avviene anche per generi meno “tecnici”: sempre Girona ha mantenuto negli anni un nuovo filone di scoperta della clownerie sudamericana, che ha in seguito portato nuova linfa nei tendoni europei.
Vi è infine un ruolo dei festival che va oltre lo spettacolo: è il labirinto di incontri e scambi che nessuna forma virtuale potrà mai escludere. Oltre alla spontaneità dei contatti tra artisti, produttori, semplici appassionati, sono aumentate le forme collaterali. Al Demain è efficace lo spazio Pro, che organizza colloqui e tavole rotonde; a Monte-Carlo l’Eca e la Federation Mondiale du Cirque propongono cicli di conferenze; a Latina si svolge il “caffè letterario”. È poi in espansione lo spazio dedicato alla cultura e alla memoria: se nel foyer del Cirque de Demain c’è sempre spazio per due o tre progetti innovativi di pittori, scultori o designer, il Salieri è nato come progetto artistico ampio che coinvolge la comunità urbana, con installazioni d’arte o un interessante forma di interazione tra artisti e fotografi. Vi è poi la valorizzazione della memoria del circo: le prime due grandi mostre circensi hanno visto la luce proprio all’inizio del 2024. A Monte-Carlo è stata inaugurata un’imponente esposizione sui 50 anni del festival, con centinaia di costumi e interessanti postazioni multimediali; al festival di Budapest, una grande mostra ha raccolto il meglio delle più emblematiche collezioni circensi del mondo. Pur in un tempo dominato dalle immagini virtuali, i festival sono ormai una festa per gli occhi anche oltre la pista.