DJ6

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N.6

Rivista di cultura e immagine digitale

01- Tra di noi

Il Manifesto di Bruko 02- Cover Story

Marianne Nyman 03- Incontri

Lucia Ferrario 04- Creative Advertising

Absolut Metropolis

05- Design

Hidden Track

06- Hi-End Photography

Bianco e nero digitale

07- Formazione 08- Recensioni

Immune - Floria Sigismondi

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ELEN C O A R TIC O LI

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Tra di noi

Da sempre, l’editoriale lo firmo io. Mentre stavamo chiudendo il numero, abbiamo letto però questo “manifesto” dell’amica Bruko (cover story DJ1). E ci è piaciuto a tal punto che... abbiamo lasciato questo spazio a lei. per sorridere... e non solo >Luca Pianigiani

MANIFESTO

di Bruko (anche la foto...)

(E’ un promemoria. Ma io lo chiamo “manifesto” cosi’ si sente piu’ importante)

01. Non e’ necessario dire la verita’ in una foto, ma e’ necessario essere sinceri con se stessi prima di scattare. 02.

Fai foto perche’ hai qualcosa da dire e non perche’ vuoi che gli altri ti dicano qualcosa.

03. La tecnica e’ solo uno strumento. Qualsiasi cosa funzioni. 04. Non pubblicare mai foto che non vorresti la tua famiglia vedesse. Non per questo devi evitare di scattarle. 05. Non lasciare che le critiche ti buttino a terra ma sii lucida abbastanza da capire quando sono fondate. 06. Puoi sbagliare. 07. Non raccontartela. Scavascavascava. 08. Prenditi il tuo tempo. Non e’ necessario avere tutto pronto subito. Roma non e’ stata costruita in un giorno, chi va piano va sano e va lontano ecc ecc. Pero’ non fermarti quando le cose cominciano a farsi difficili.

09. Impara cosa nuove. 10. Non avere paura di cominciare qualcosa che non sai fare (ancora) 11.

Non vendere il tuo lavoro a chi non sa meravigliarsi.

12. Resta indipendente. Quello che fai serve a restare sana, non a diventare ricca. 14. Abbi fiducia. Le cose si risolvono. Sempre. Anche quando sembra che non. 15. Ridi. 16. Aiuta chi ha appena cominciato. Niente che tu sappia fare vale tanto da essere tenuto nascosto. Ha valore come lo fai.

17.

Non suicidarti.

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13. Impara dal lavoro degli altri.

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02 - COVER STORY

Marianne Nyman di Giovanna Sala

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D-Jump intervista Marianne Nymann Esistono fotografie che, anche se nate lontano dagli occhi dei fotogiornalisti e dei fotoreporter, testimoniano più di altre l’esistenza di luoghi, persone e momenti, magari molto distanti da qui, che non vivrò mai, ma di cui posso avere la certezza che esistono. E’ stato così che mi sono persa nel bianco e nero degli occhi azzurri di una bambina, nel bianco dei suoi capelli biondi: vi ho visto la bambina che non sono mai stata, quella che potrebbe capitarmi di vedere un giorno per la strada, mentre tiene la mano di sua mamma, oppure quella che forse un giorno avrò... ma chissà se una di queste avrebbe lo stesso ciuffo spettinato e ribelle sulla fronte, oppure la stessa espressione di meraviglia e stupore dipinta sul volto. Però so per certo che da qualche parte lei c’è, qualcuno l’ha vista, una fotografia lo testimonia. Ad aver vissuto questi momenti è stata Marianne Nyman, che, tornata in Finlandia da Londra - dove vive e lavora come art director - per passare qualche giorno in famiglia, si è data alla sua passione più forte: la fotografia. Come ci ha raccontato, la fotografia è stata per lei un’occupazione, tempo fa, ora è parte del suo lavoro di art director, anche se è una “fotografa attiva” solo per passione, per vocazione, a volte quasi per gioco: in un angolo della sua casa, aiutandosi con luci colorate, con composizioni spesso molto spiritose (una serie di scatti ci ha fatto pensare - almeno nella traduzione letterale del titolo - a “Desperate Housewives”, il telefilm da poco arrivato anche in Italia) e strizzando l’occhio alla fotografia di moda e make up, improvvisa location di fortuna, ritratti alle amiche, ai parenti, a chiunque voglia per un attimo trasformarsi in una persona nuova. Pailettes sulle labbra, capelli sparsi dal ventilatore, ciglia colorate... ed ecco che il gioco diventa realtà: sul sensore digitale si dipingono volti enigmatici, labbra sensuali, ritratti che a volte contrappongono con decisione il bianco e il nero ed altrettanto spesso si lasciano avvolgere da colori saturi e squillanti. In entrambi i casi il risultato è di raro fascino: Marianne ha la sensibilità della persona che conosce il bello e cerca di ritrovarlo nelle sue opere, ma ha allo stesso tempo l’imprevedibilità e la spontaneità di chi fa fotografia per amore, per passione, per poter sorridere e provare piacere di fronte alle proprie creazioni. Se ha mai pensato di diventare una fotografa professionista? “Meglio avere un lavoro che consenta di pagare le bollette e un hobby appassionante a cui dedicare il proprio tempo libero”, così ci ha risposto. A questa e a tante altre domande: su di lei, sulla fotografia, sul suo lavoro di art director e anche a qualche sfiziosa curiosità sulla Finlandia. Non fatevi spaventare dalla lunghezza... quello con Marianne sarà un incontro speciale.

Tra le persone che hai inserito nel tuo “inspiration” ci sono molti professionisti famosi e leggendari, ma anche persone che propongolo la propria creatività all’interno di spazi come DA, all’insegna della passione e non di un’attività professionale. E, di solito, queste persone sono molto giovani, e distanti dalle realtà commerciali e professionali. Secondo te, oggi il mercato editoriale, che negli anni passati è stata la culla della creatività più fresca della fotografia, anche per la maggiore libertà rispetto alla pubblicità, oggi non sia più in grado di “scoprire” nuovi creativi, e che questo ruolo sia stato trasferito alle comunità di creativi che nascono sul web? E’ una domanda davvero interessante. Per quanto riguarda il primo punto, io non giudico ciò che vedo tenendo conto della fama di un artista. Mi piacciono le immagini e sono molti i fattori che catturano la mia attenzione: la tecnica eccellente, la capacità di catturare sentimenti totalizzanti... sento quando qualcosa mi colpisce o mi ispira, e non è per niente legata alla fascia di reddito o all’età dell’artista. Per quanto riguarda, invece, la scoperta di nuovi talenti, penso che Internet cambi completamente il panorama. La strada normale prevede che si ottenga visibilità a scuola, si cominci a lavorare in un ambiente vicino e poi ci si faccia strada quando e se si ottiene una buona reputazione e si hanno capacità davvero alte. Online è tutta un’altra storia: non ci sono confini e nazioni e, se vieni notato da qualcuno, puoi trovare ottime opportunità in luoghi che prima non avevi osato nemmeno sognare! Che differenze creative e professionali vedi tra il tuo Paese - la Finlandia - e l’Inghilterra? E’ stato un caso il tuo trasferimento o una precisa volontà? Dal punto di vista della creatività, Londra è ancora il punto di riferimento dell’Europa e (forse) del mondo, oppure no? La differenza più lampante è ovviamente la dimensione del mercato. Tutti in Finlandia hanno un buon livello di educazione e per poter diventare dei professionisti bisogna trovarsi ad un livello davvero alto ed essere competitivi, poiché i posti sono pochi. L’Inghilterra, invece, prendendo come esempio anche la sola Londra, offre molte opportunità anche per i principianti e i giovani. E’ più difficile raggiungere i gradini più alti, ma la varietà e la creatività dei ruoli disponibili ovviano a questa continua intervista...

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Una fotografa per passione, un’art director per lavoro. Dove finisce un ruolo e inizia l’altro? Quando scegli, per un lavoro, per l’apertura di un servizio, delle immagini prevale il tuo lato professionale o quello di fotografa? Per me la linea che separa il lavoro dal personale è piuttosto definita. Anche se faccio un lavoro creativo (penso che altrimenti non sopravviverei), tutto ciò che questo implica è qualcosa che faccio meramente per pagare le bollette. Ogni scelta creativa è dettata dal prodotto finale e dal settore in cui si lavora. Spesso capita poi che l’articolo o il tema su cui lavoro non mi tocchi per niente a livello personale. Ci si ritrova a creare qualcosa che è interamente destinato a qualcun altro. Per quanto riguarda la mia fotografia, è puramente un modo per esprimere me stessa, divertirmi e lasciare correre le mie idee. La differenza non potrebbe essere più grande. A volte (molto raramente) capita che ci siano progetti che mi accendono qualcosa dentro - un articolo su un illustratore molto bravo, un servizio fotografico con qualcuno particolarmente brillante - e che in quei momenti il mio lavoro diventi davvero un piacere, ma queste occasioni sono rare...

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difficoltà. Penso che entrambi i Paesi offrano spunti creativi di alto livello, ma che in Inghilterra sia più semplice far parte di questo mondo. Sono finita in Inghilterra per motivi personali (per amore...) e dopo essere stata un’imprenditrice nel campo del design e della fotografia in Finlandia, volevo trovare più sicurezza nella mia vita e ho finito per lavorare per una rivista di economia a Londra. Mi è sembrata la soluzione migliore: usare le mie capacità, ma senza stressarmi per il prossimo stipendio... E per quanto riguarda Londra come punto di riferimento... sicuramente è l’atteggiamento di questa città, ma la sua forza nasce dal fatto che assorbe (ed apprezza) influenze provenienti da tutto il mondo, dal suo “melting pot” di talenti provenienti da diverse nazionalità. Nel tuo futuro vorresti dedicarti alla fotografia completamente? Oppure ti piacerebbe lavorare in una rivista che possa dare più spazio all’immagine e forse addirittura integrare le due cose? Come ho detto, prima di trasferirmi a Londra mi occupavo di design (principalmente grafica e illustrazioni per una rivista), ma anche di ritrattistica in occasioni di lauree e matrimoni. E prima di allora, avevo lavorato in una piccola agenzia di pubblicità. Pur piacendomi, creare qualcosa basandomi sulle idee di altri aveva come fagocitato la mia vena creativa. Preferisco di gran lunga avere la fotografia solo come hobby e passione: mi permette di fare esattamente ciò che voglio e non devo prendere in considerazione la visione estetica di nessuno. Questo è il motivo principale per cui non ho mai pensato seriamente di diventare una fotografa professionista. Vorrei essere il più possibile una fotografa d’arte... sogno, di nascosto, di fare dei libri! Ovviamente vendere stampe delle mie foto e sognare di fare dei libri non mi tiene in vita, quindi continuerò a lavorare a tempo pieno. Forse in futuro sarò in grado di guadagnare abbastanza dalle mie fotografie e potrò lavorare anche solo part-time. Su DeviantArt metti a disposizione delle tue immagini per un utilizzo e delle manipolazioni (non a scopo di lucro e solo per utenti che pubblicano i risultati su DA). Trovi che sia un elemento per scoprire come la creatività digitale possa essere sviluppata da tante menti? Può essere questa una forma di arte per gli anni a futuro, che si spoglia di una totale proprietà e propone - come nella filosofia open source del software (anch’esso frutto di creatività, anche se di altro genere) - una possibilità di unire tanti menti al fine di far crescere una cellula di creatività che, se rimane chiusa in un cassetto rimane ferma? Amo moltissimo l’idea qualcuno, usando la propria immaginazione, crei qualcosa di nuovo usando le mie immagini. Questa specie di creatività collettiva mi affascina e le idee degli altri mi ispirano loro volta. E sì, è davvero eccitante pensare che nel punto in cui la creatività di qualcuno finisce, in quello stesso punto cominci quella di un altro.

Qualche domanda tecnica: con cosa fotografi? quanto è importante l’elaborazione digitale nella tua creatività? Fotografi spesso in studio tuo? La mia fidata Canon EOS 100 ormai ha la polvere, anche se ho ancora molta voglia di fare qualche foto analogica in bianco e nero. E’ semplicemente la praticità del digitale che vince quando il tempo è essenziale. Passare al digitale per me è stata un’esplosione di colori, letteralmente. Ero così fissata con la pellicola in bianco e nero che l’istantanea bellezza del colore digitale mi ha completamente spiazzata. In questi ultimi tempi mi sto riavvicinando al bianco e nero, anche se digitale, ma sono ancora i colori ad affascinarmi. Il fatto è che posso esporre in modo corretto proprio quella tonalità che voglio, ora, in questo istante, senza dover tamburellare le dita in attesa dello sviluppo della pellicola. E’ fantastico. A volte mi capita di sentire la mancanza della camera oscura, gli odori, l’atmosfera... il processo. La mia prima reflex è stata la Canon EOS 300D, che era molto buona, ma volevo qualcosa di più e sono passata alla 20D. Adoro questa fotocamera. Fa esattamente ciò che voglio che lei faccia. Non potrei essere più felice. La post-produzione dipende interamente dall’immagine. A volte non è necessaria, altre volte molto. Dipende da quello che voglio ottenere. Non cambio mai l’immagine originale, di solito si tratta di qualche correzione alla pelle di una modella, oppure di ammorbidire o ravvivare i colori. Cerco di tenermi lontana da qualcosa che sembri totalmente surreale. Però, alla fine, penso che il risultato finale sia ciò che conti. Se guardo una fotografia e mi piace, non mi interessa cosa è stato o non è stato fatto su di essa. Se io fotografo in uno studio? La domanda mi fa sorridere... la maggior parte delle mie fotografie sono scattate in un angolo del mio salotto o in qualche altra parte del mio appartamento. Ho due flash da studio (e uno grandangolare), un softbox e alcuni ombrelli, un riflettore... questo... Però mi sono appena trasferita in un appartamento più grande ed ho più posto per poter fare fotografie, cosa che fa una grande differenza. Ultime domande... qualcosa sulla Finlandia... La cosa più buona da mangiare in Finlandia Qualcosa di tradizionale? La salsiccia scura con marmellata di ribes. Gnam! La cosa più bella da fotografare in Finlandia Un’idea che mi è venuta in mente e che so di poter realizzare con una modella che è sulla mia stessa lunghezza d’onda e capisce esattamente cosa sto cercando. La più bella rivista di immagini in Finlandia La mia risposta può sembrare strana, ma le mie riviste preferite sono Living etc. e Elle Decoration... Non fotografo interni, ma apprezzo molto questo tipo di fotografia, se ben fatta. Anche una grafica accattivante mi affascina. Per quanto riguarda la moda, adoro la versione italiana di Vogue. Il miglior fotografo in Finlandia Odio l’aggettivo “migliore”, perché mi è difficile stabilire chi sia il migliore e secondo quali standard. Tuttavia, uno dei miei fotografi finlandesi preferiti è Reto Halme. La cosa che ti manca di più quando sei a Londra Il mio fidanzato. La cosa di Londra che ti manca di più quando sei a casa? Il rumore. PRINT VERSION

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03 - Incontri

Lucia Ferrario

di Giovanna Sala

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Tutte le immagini di questo articolo solo © Lucia Ferrario

Carta d’identità: età, dove lavori, per chi lavori? La mia età? Penso che le carte di identità ci rendono classificabili e non ci permettono di muoverci liberamente. Che vuoi farci? La mente funziona così: classifica e inchioda. Ma noi siamo esseri in continuo movimento ed evoluzione. Inoltre la carta di identità non identifica... Attualmente lavoro a Roma, dopo essermi trasferita qui da Milano nel 2000 (non per motivi professionali, ma personali). Dopo avere studiato architettura ed aver lavorato a New York, sono tornata in Italia e ho capito che non mi piaceva assolutamente fare l’architetto. Ho cominciato così a dedicarmi alla fotografia, lavorando per diversi studi di Milano e a partire dal 1992 dirigo un mio studio professionale. Nel corso della mia carriera mi sono avvicinata a differenti campi di applicazione della fotografia: dalla moda al ritratto, allo still-life, passando per il reportage, che nel novembre del 2001 mi ha portata a partecipare ad un progetto per il governo cinese (soprattutto ritratti di bambini). Il settore editoriale è stato la culla dei creativi. Un po’ perché ci sono più spazi e meno “scienza” (rispetto alla pubblicità), un po’ perché le riviste devono differenziarsi tra di loro e quindi si tende a seguire strade trasgressive o comunque originali. Questo ruolo, con la crisi dell’editoria cartacea (a causa dello strapotere della televisione e in parte - anche se ancora poco sentita - dall’editoria elettronica), rischia di sfuggire dalle mani delle riviste? Per quanto mi riguarda il ruolo di culla dei creativi è già sfuggito dalle mani delle riviste, ci sono solo due riviste in Italia a cui lo riconosco. Probabilmente il minore investimento in pubblicità porta le riviste ad usare un sempre maggiore numero di immagini preconfezionate di agenzia. Tendenza del resto riscontrabile anche nella pubblicità, nella campagne di piccolo e medio budget. I migliori progetti e produzioni rimangono nell’ambito continua l’articolo... continua intervista...

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EL ENCO ARTI CO LI

Noi siamo stati abbastanza maleducati da chiederle l’età, ma lei - Lucia Ferrario - non ha voluto lasciare trapelare che qualche frammento di sé e della sua vita. Ha lasciato che a parlare di lei fossero le sue fotografie, le emozioni e i sentimenti che trasforma quotidianamente in immagine: i bambini dal caschetto rosso o dagli occhi a mandorla, i movimenti sinuosi di un corpo femminile, i volti di uomini e donne attraversati dalle più diverse emozioni. Dopo essere diventata architetto, Lucia sceglie ben presto di intraprendere la professione di fotografa e si destreggia con successo, nel corso della sua carriera, in tutti i campi, concentrandosi, negli ultimi anni, nella realizzazione di mostre (in particolare a Marsiglia) dedicate alla figura femminile. Di lei ci ha colpito la poesia e la delicatezza dei ritratti e, di questa intervista, la sua risposta all’ultima domanda... perché è anche la nostra risposta!

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della moda, dove rimangono i maggiori investimenti.

La figura femminile è molto presente nel tuo lavoro. Molte delle immagini femminili più intense che ci ricordiamo, in fotografia, sono state realizzate da donne: è una questione di sensibilità, di capacità di cogliere elementi che l’occhio maschile non percepisce? Se è così, perché, alla fine, il mestiere di fotografo è così “maschile” (come numero di professionisti), visto che, al contrario, il soggetto femminile è il più frequente? Uno dei soliti controsensi? Nel mio lavoro la figura femminile è un modo di raccontare come vivo il corpo, la sensualità, la femminilità. Per quanto riguarda le immagini femminili relizzate da donne, penso che una donna possa raccontare una donna con più libertà (forse prendendo in considerazione più aspetti di un uomo?). Comunque non mi sento di creare delle griglie di riferimento a riguardo. Ognuno di noi ha una sua sensibilità e un suo percorso. Non vedo un controsenso nel fatto che il mestiere del fotografo sia ancora così “maschile”: il mondo della fotografia commerciale trova molti operatori uomini per il semplice fatto che molte specializzazioni necessitano di prestanza fisica. Anche se oggi le nuove tecnologie permettono di operare con maggior disinvoltura, pertanto il numero di “donne fotografe” andrà percentualmente crescendo. Come vivi il lato tecnico della fotografia? E’ un elemento importante, o lo vivi in modo secondario? Con quale attrezzatura lavori? La tecnologia è un mezzo, solo un mezzo... PRINT VERSION

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EL ENCO ARTI CO LI

Come ti senti, all’interno del panorama creativo/fotografico italiano? A noi sei sembrata anni luce lontana, ma forse è una nostra impressione... La domanda che piuttosto mi faccio è come mi sento, come mi sento e basta, indipendentemente dal panorama fotografico italiano. Seguo un filo, un percorso, tracce che lo spirito mi lascia e non so dire dove mi portano. Certo non in un “panorama geografico”. Parlo in un certo senso anche di questo nel video realizzato insieme a Luca Ralli per la mia seconda a mostra a Marsiglia: che cosa succede ai nostri intenti,desideri, che cosa succede nel percorso di un processo creativo. Una parte consistente del tuo lavoro è rivolto a mostre. Vedi nel tuo futuro una crescita di questo settore? Si può vivere di attività artistica nell’ambito della fotografia (specialmente in Italia)? O rimane un territorio di ricerca che poi finisce con l’alimentare l’attività professionale? Un carissimo amico mi dice che questo nuovo aspetto del mio lavoro è ora una mia necessità fisiologica... Desidero sicuramente una crescita di questo settore. Sì, anche in Italia ci sono realtà consolidate nell’ambito fotografia artistica e la fotografia negli ultimi tempi è stata riconosciuta a tutti gli effetti come disciplina artistica, lo dimostrano le realtà dell’arte contemporanea, dove sempre più artisti trovano nella fotografia un’eccellente strumento d’ espressione . I “fotografi puri”, che tradizionalmente mostravano il loro lavoro su riviste specializzate o in gallerie fotografiche e circoli (vedi ad esempio la galleria “Diaframma di Milano” o il circolo “La Gondola” di Venezia), attualmente trovano nuove opportunità in gallerie private d’ arte contemporanea, presso musei e istituzioni pubbliche o private, interesse di critici d’ arte e collezionisti (mi riferisco a lavori di fotografi italiani come Gabriele Basilico, Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Armin Linke). Sempre per quello che riguarda le mostre: cosa pensi del futuro dell’esposizione artistica? Sempre “fisica” o in prospettiva anche digitale? L’impressione che abbiamo (e che in qualche modo fa parte della nostra filosofia editoriale) è che siamo in un “nuovo futurismo” che ripropone o che dovrebbe riproporre un sentimento di aprire l’arte a tutti, che debba uscire dai luoghi preposti (spesso inaccessibili, comunque filtrati, poco frequentati se non da coloro che “se ne intendono” e che proprio per questo agiscono con spirito di censura verso le forme di creatività che sono distanti dal loro modo di vedere). Pensiamo che l’arte visuale (e non solo: multimediale, musicale...) debba trovare nuovi spazi e che oggi la comunicazione digitale consenta di superare tutte le barriere, o almeno molte di queste. Cosa ne pensi? Senz’altro l’esposizione di lavori usando canali globali come Internet permette una maggiore visibilità e a costi inferiori, pertanto è un nuovo mezzo a disposizione di tutti per “mostrare”, mentre un’ esposizione artistica fisica preclude a molti la necessità di mettersi a confronto. Ma è anche vero che questo “ostacolo” può essere visto come garanzia di originalità e qualità del lavoro stesso. E poi, riguardo alla presenza e alla fisicità, abbiamo un’esperienza insieme o ci mandiamo le foto delle nostre esplorazioni via sms?? Possiamo sciegliere fra differenti livelli di intensità...

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di Luca Pianigiani

Absolut METROPOLIS

04 - CREATIVE ADVERTISING

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Queste pagine di D-Jump sono dedicate alle campagne pubblicitarie che riescono ad uscire dagli schemi (di solito molto ristretti) della normalità, e che enfatizzano il ruolo dell’immagine fotografica. Eccoci a parlare di Absolut, azienda svedese che negli anni ha sempre puntato su una comunicazione che si basa sulla creatività, sull’innovazione e sull’arte, diventando anch’essa forma d’arte di tendenza, promotrice di talenti e simbolo di un modo nuovo di concepire la pubblicità.

Ma se volete vivere questa esperienza che vi permette di essere contaminati da una follia metropolitana che è frutto della nostra Era, che trova, proprio nelle strade di Tokyo, la sua massima espressione e dove persona e personaggio si fondono, dove virtuale e reale non si possono più scindere… date un’occhiata alle immagini e ai contributi esclusivi di questo progetto, in queste pagine di D-Jump, per farvi un’idea e poi passate ai fatti, puntando direttamente al sito www.absolutmetropolis.com. Buon viaggio… PRINT VERSION

Absolut METROPOLIS

Protagonisti di questo progetto un fotografo, Nadar Kandar, un art director famoso chiamato Pyuupiru particolarmente sensibile alle tendenze più “cool” dell’underground e della creatività metropolitana e 11 personaggi davvero speciali, trovati nelle strade di questa città, ritratti in location quali il metrò, un vicolo periferico, il mercato del pesce. Il risultato è strepitoso: le immagini sono eccezionali e ci raccontano l’estro, la creatività, la trasgressione che si possono assaporare con tutti i sensi. Si perché, oltre alla fotografia “ufficiale” si possono vedere i backstage, si può scaricare il video, dei wallpaper e degli screensaver, e addirittura la musica, in formato Mp3. Poi si arriva ad una mappa di metropolitana con tante fermate, una per ogni “personaggio”, che ha trovato un modo tutto suo per “vestire” e vivere una delle icone più famose al mondo: quella della bottiglia Absolut, perfetta nella sua semplicità. Selezionando la fermata preferita, si entra in un’area che ci permette di rivivere ogni dettaglio del personaggio protagonista.

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Il sito di Absolut (www.absolut.com) è un crocevia di idee, di sperimentazione, di genialità, che spesso regala nuovi capitoli (l’ultimo, dedicato a Lenny Kravitz, tutto da vedere ed ascoltare). Ma in questa sede parliamo di un progetto – AbsolutMetropolis - che è partito qualche tempo fa, e che ci ha fatto letteralmente saltare dalla sedia: bellissimo, innovativo, affascinante, poliedrico, un vero viaggio nelle strade della metropoli per eccellenza, Tokyo. Sin dall’ingresso, veniamo catapultati in un viaggio che – lo comprendiamo all’istante – ci potrebbe anche cambiare definitivamente, che ci fa venire la voglia di fuggire immediatamente dalla nostra realtà quotidiana per vivere nuove sensazioni. Un vortice sotto forma di automobile che corre, corre, corre… verso le strade caotiche di un Pianeta Virtuale che solo per caso è inglobato all’interno di quello reale che chiamiamo “Terra”.

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backstage...

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“Assemblages 250, 150, 60â€? e “Bellsâ€? Furniture installation, Gallery Kreo Ve l’abbiamo mostrato piĂš volte, in queste stesse pagine digitali: l’immagine Paris, France, 2004 Š Photos by Paul Tahon (che sia fotografia, illustrazione, arte in senso piĂš lato) ha scavalcato i suoi confini intrinseci, ha superato i suoi limiti, si è fatta largo anche lĂ dove non pensavamo che sarebbe mai arrivata. Per le strade, sui muri, in vere e proprie installazioni dal vivo... fuori dai musei. Questo il denominatore comune: se “arte è ciò che può stare in un museoâ€?, ora può stare anche tranquillamente al suo esterno, senza perdere di fascino agli occhi piĂš attenti e curiosi, bensĂŹ acquistando nuovi - e spesso inconsapevoli - spettatori. C’è chi dice che, con l’esplosione del web e la nascita della nostra vita digitale, è parallelamente andata crescendo in noi l’esigenza e il desiderio di “esperienze nello spazioâ€?... ovviamente non c’entrano le navicelle spaziali, ma lo spazio di Giovanna Sala §&XXJRGQFLJX ÂŚ i(BMMFSZ ,SFP JO 1BSJT JT BO JEFBM TQBDF GPS SF NBEF PG NFUBM TPNF PG UIFJS TVSGBDFT BSF MBD inteso come spazio fisico, in cui gli oggetti non sono elaborazioni digitali, ma +ZWSNYZWJ NSXYFQQFYNTS ,FQQJW^ 0WJT TFBSDI CFDBVTF JU JT BQBSU GSPN UIF VTVBM DPO RVFSFE PS MFBUIFS DMBE ŃŽF MBDRVFS JT UIF POF si possono toccare e con essi siUFYU PG JOEVTUSZ BOE JUT NBSLFU *U CFMPOHT NVDI può interagire. Quanto c’è di vero inVTFE questo? JO UIF BVUPNPUJWF TFDUPS VMUSB TIJOZ PS 5FWNX +WFSHJ 5MTYTX G^ 5FZQ 9FMTS NPSF nostra UP UIF SFBMN PG DPOUFNQPSBSZ BSU email TQBDFT che EFFQ NBUU TPNFUJNFT DPMPVSGVM PS PO UIF DPO Molto... e lo abbiamo vissuto sulla pelle, con le tante ci sono UIBO JU JT B USBEJUJPOBM GVSOJUVSF TIPQ ŃŽVT JU USBSZ XIJUF 1BSUJBMMZ XF JODPSQPSBUFE PVS giunte e che chiedevano un “D-Jump di cartaâ€?, da avere con sĂŠ anche quando BMMPXFE VT UP CF GSFF GSPN UIF SFDVSSFOU DPO sBMHVFTA BMHBF MJLF QMBTUJD FMFNFOUT UIBU DBO CF si è lontani dal computer. Se siete avidi di esperienze sensoriali a tutto tondo TUSBJOUT PG JOEVTUSZ ŃŽBU EPFTOAU NFBO UIBU XF MJOLFE UPHFUIFS UP GPSN UFYUVSFT (o quasi), scoprite con noi gli EPOAU EFBM BU BMM XJUI SFBMJUZ IFSF CVU UIF ĂŞFME “hot spotâ€? della creativitĂ , la traccia nascosta 0VS JEFB XBT UP CVJME QJFDFT PG GVSOJUVSF PG QPTTJCMF SFTFBSDI JT XJEFS NFBOU UP sIPTUA PCKFDUT UIBU POF DPVME MBZ PO 8F - “Hidden Trackâ€? è proprio il titolo del libro che ci fa da bussola in questo viag s"TTFNCMBHFTA JT B DPMMFDUJPO PG ĂŞWF QJFDFT XBOUFE UIBU JO UIF TBNF QJFDF PG GVSOJUVSF FBDI gio - del nuovo design internazionale.

05 - DESIGN

Impara l’arte

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(e mettila ovunque)

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BEAT13 - Lucy Mclauchlan (che, insieme a Matt Watkins, compone lo studio di grafica e design BEAT13 di Birmingham) non ha mai desiderato altro che “disegnareâ€? e l’ha fatto sempre, spontaneamente, su ogni superficie che le capitava a tiro. Una delle sue passioni piĂš recenti è dipingere le auto ammaccate da un incidente (ma anche le Rolls Royce) con il suo stile particolare, influenzato daii manga giapponesi, ma sapientemente rielaborati.

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Come vi avevamo giĂ XF BSF EPJOH B QSPKFDU PG UIF QBSUJDVMBS TQBDF raccontato su D-Jump 2, u ŃŽF TBNF HPFT JO JT PG HSFBU JNQPSUBODF UP VT GPS UIF NBUFSJBMT èUIF 3JO[FO NFNCFST XPSL a Copenaghen stato XJUI "T UIFJS PXO TZNCPMJD MBOHVBHF JT POF realizzato un progetto PG EJTUJODU JOEJWJEVBMJUZ DIPPTJOH UIF BQQSP imponente e meraviglioso, QSJBUF NBUFSJBM CFDPNFT B DSVDJBM GBDUPS i8F l’Hotel Fox, alla cui creazione IBWF B QBSUJDVMBS JOUFSFTU JO USBEJUJPOBM IBOE NBEF stati PS IBOE QBJOUFE sono chiamati aPVUDPNFT GPS PVS MBSHF TDBMF XPSL FOKPZJOH UIF QFSTPOBMJUZ JU JNQBSUT u partecipare moltissimi artisti

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internazionali che hanno (spesso per la prima volta) visto le proprie opere prendere forma tridimensionale

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d’albergo. Ecco qualche *G 3JMMB "MFYBOEFS DPVME GPMMPX UISPVHI XJUI esempio, non solo di questo IFS NPTU XBOUFE QSPKFDU JU XPVME CF OPUIJOH “art hotel�, ma anche di altri MFTT UIBO CSJOHJOH BO FOUJSF XPSME JOUP CFJOH progetti simili, sviluppati in BMUFSOBUF SFBMJUZ ZPV DBO CFMJFWF iB MBSHF TDBMF tutto il mondo. JO BOE CFDPNF MPTU JO u 0O B TNBMMFS TDBMF UIJT TFFNT UP CF XIBU UIF NFNCFST PG UIF "VTUSBM JBO 3JO[FO BSU DPMMFDUJWF TIF CFMPOHT UP BSF USZ JOH UP BDDPNQMJTI i8F BMXBZT BJN GPS DSFBUJOH B IPMJTUJD FOWJSPONFOU )FODF UIF BSDIJUFDUVSF

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Tokyo, Japan, 2003 EFSTUBOET HSBQIJD EFTJHO BT TPNFUIJOH IJHIMZ 5BMLJOH BCPVU UIF QSPDFTT PG EFTJHOJOH &OBNF

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Come faccio ad ottenere un buon bianco e nero? Girando l’Italia a stretto contatto con molti fotografi questo è uno dei quesiti che mi viene posto più di frequente. Una questione questa che non finisce mai di affascinarmi soprattutto perché giunge in un’era in cui le moderne tecniche di stampa consentono strabilianti riproduzioni dei colori e software come Photoshop permettono illimitate variazioni cromatiche in un batter d’occhio. Eppure qualcuno, anzi molti direi, scelgono di rinunciare a tutto questo per ritornare al caro buon vecchio bianco e nero con tutti i suoi limiti e le sue meravigliose opportunità.

06 - HI-END PHOTOGRAPHY

Questo articolo è dedicato a tutti i nostalgici della camera oscura, a quelli che ho incontrato e a quelli che ancora incontrerò, perché voglio dirvi che nulla è cambiato e che per noi fotografi è ancora possibile sentire l’odore degli acidi… con un mouse in mano.

Ma facciamo le cose per bene e cominciamo dall’inizio: dalla camera oscura per l’appunto.

In fotografia analogica l’immagine latente memorizzata sulla pellicola al momento dello scatto non è visibile fino a quando non viene sviluppata in camera oscura. A consentire lo sviluppo è un liquido detto “rivelatore” il quale consente di rivelare l’immagine lasciando estremo controllo sulla gamma, la luminosità, il contrasto e la densità, questo grazie a sofisticate tecniche basate su piccole variazioni di diluizione, temperatura, agitazione e tempo di sviluppo.

Per convertire i file in formato RAW il mercato offre una moltitudine di software che altro non sono che un vasto assortimento di “rivelatori virtuali”: al variare della marca varia il procedimento di sviluppo e la resa del file. Il vantaggio più vistoso, rispetto al rivelatore vero e proprio, consiste nella libertà di poter compiere in breve tempo infinite sperimentazioni, potendo sempre ritornare indietro sui propri passi. In questo articolo parlerò delle tecniche avanzate per la creazione di una foto in bianco e nero non solo utilizzando Adobe Photoshop, ma anche Adobe Camera RAW. La mia predilezione per questo RAW converter rispetto agli altri è dovuta principalmente alla sua versatilità e diffusione. Inoltre, essendo già integrato in un software comunque indispensabile per ogni fotografo, non richiede investimenti aggiuntivi.

B/N digitale

di Marianna Santoni www.mariannasantoni.biz

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In modo concettualmente simile i file in formato RAW contengono un’immagine latente. Per svilupparla abbiamo bisogno di un software-rivelatore che, oltre a codificare i dati RAW per trasformarli in un’immagine bitmap, ci consente di influenzare gamma, luminosità, contrasto e molto altro.

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Il modo migliore per avvicinarsi al bianco e nero digitale, da fotografi, consiste nello smettere di pensare Photoshop come un software di fotoritocco. Oggi Photoshop è, per noi fotografi, prima di tutto un software di sviluppo fotografico, questo grazie appunto all’integrazione di Camera RAW. In tal senso anche se i mezzi cambiano, i principi da applicare rimangono gli stessi. Per quanto riguarda le immagini in scala di grigio la regola più importante da conoscere per potersi prendere la libertà di trasgredirla è la stessa che vige in camera oscura: una foto bianco e nero idealmente perfetta presenta sia bianchi puliti sia neri profondi. I toni intermedi sono invece una questione di gusto personale, legata in parte al proprio stile, in parte alla tipologia del soggetto. In digitale esistono oltre una decina di metodi per convertire un file a colori in bianco e nero, tuttavia alcuni più di altri hanno il particolare pregio di non vanificare tutto il know how appreso in anni e anni di fotografia analogica. Inoltre, i sistemi di cui parlo in questo articolo, oltre a consentire maggiore controllo e flessibilità rispetto alla maggior parte degli altri, offrono risultati qualitativamente superiori perché simulano la caratteristica tipica della pellicola bianco e nero di variare la sua sensibilità al variare delle diverse lunghezze d’onda della luce, e quindi dei colori. Il processo di creazione di un buon bianco e nero comincia da una buona immagine a colori in formato RAW. In linea di massima solo dopo aver identificato la gamma tonale e cromatica più ampia e più adatta a descrivere quella certa immagine si passa alla vera e propria conversione in scala di grigio. Due tecniche avanzate per la creazione del bianco e nero sono possibili direttamente da Camera RAW. Impostando Saturazione: -100 si ottiene una monocromia pura del tutto simile a quella che si ricava in Photoshop selezionando Immagine>Metodo>Scala di grigio. Fatto questo è possibile personalizzare le diverse tonalità di grigio con risultati simili a quelli conseguibili in camera oscura utilizzando carte multiconstratate (la prima di queste fu la Multigrade della Ilford). In prima istanza si va a modificare il bilanciamento globale dei toni dell’immagine intervenendo sui cursori della Temperatura e della Tinta relativi al Bilanciamento del bianco. Questo metodo ha il vantaggio di offrire, con il semplice spostamento di due cursori, una moltitudine di variazioni tonali che simulano molto bene la caratteristica della pellicola bianco e nero, cui accennavo prima, di variare la sua sensibilità al variare dei colori che la colpiscono. FOTO 1.1 e 1.2: Il variare delle tonalità di grigio al variare del bilanciamento del bianco.

In aggiunta o in sostituzione a questa tecnica è possibile perfezionare ulteriormente le diverse tonalità dell’immagine agendo in modo selettivo sui vari canali che la compongono. In pratica spostandosi sul pannello Calibra si regolano i vari cursori trattando i diversi canali come fossero livelli sovrapposti di bianco e nero.

Una conversione in biano e nero direttamente da Camera RAW è ideale per tutti quegli scatti che non necessitano notevoli interventi successivi in Photoshop. In tutti quei casi in cui l’immagine che vogliamo convertire ha invece bisogno di un fotoritocco consistente è preferibile realizzare il bianco e nero da Photoshop dopo aver effettuato sul file a colori tutti gli interventi necessari. Altrimenti si rischierebbe di creare un bianco e nero condizionato dalla volontà di nascondere alcuni difetti che sarebbero invece rimovibili diversamente senza condizionare l’intero bilanciamento tonale dell’immagine. Basti pensare ai ritratti per i quali se si da priorità al canale verde, nella conversione in bianco e nero, si ottengono labbra più intense e una maggiore tridimensionalità nei tratti del volto, ma ogni macchia della pelle finisce per essere drammaticamente accentuata.

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FOTO 1.3: Intervento sui toni dei singoli colori dell’immagine attraverso i cursori del pannello calibra.

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Le altre tecniche avanzate per convertire da Photoshop un’immagine in bianco e nero si ispirano agli stessi principi sui quali si basano i metodi appena visti. FOTO 2.1 L’immagine originale a colori prima della conversione. Un sistema molto simile al primo metodo descritto consiste nel creare, sopra l’immagine a colori, due livelli di regolazione Tonalità/ Saturazione. Il livello di regolazione superiore viene utilizzato per desaturare l’immagine, selezionando Saturazione: -100, e viene poi fuso a quello sottostante con il Metodo Colore (fig. 2.2). Il livello di regolazione sottostante si utilizza per variare il bilanciamento globale dei toni dell’immagine intervenendo sul cursore della Tonalità (fig. 2.3). A volte anche interventi sul cursore della Saturazione (fig. 2.4) possono aiutare il fotografo a perfezionare i suoi intenti. In aggiunta o in sostituzione a questa tecnica è possibile andare regolare in modo separato singole porzioni dell’immagine 2.2 - Livelli regolazione intervenendo su Tonalità, Saturazione e soprattutto Luminosità di ogni singolo colore disponidibe dal menu a tendina Modifica della finestra di dialogo Tonalità/Saturazione (fig. 2.5). Il principale vantaggio offerto da questa tecnica è dato dalla possibilità di sperimentare centinaia di varianti in pochissimi secondi. Sconsiglio il suo utilizzo solo quando la tonalità originale della foto deve subire alterazioni troppo consistenti perché possono produrre sull’immagine artefatti aberranti.

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Infine uno dei metodi più popolari tra i fotografi è il Miscelatore Canale, usato attivando la casellina Monocromatico (fig. 3.7 - Vedi sotto). In modo simile al metodo visto per il pannello Calibrazione del Camera RAW consente di usare i singoli canali che conpongono l’immagine come livelli sovrapposti di bianco e nero. Questo metodo, oltre a lasciare il massimo controllo, consente ai fotografi di spendere un po’ dell’esperienza accumulata in anni e anni di fotografia analogica. Infatti basta combinare la percentuale dei vari canali per simulare l’effetto che i filtri colorati hanno sulle nostre pellicole in bianco e nero. In pratica per ottenere un filtro giallo basta sommare il 50% del canale rosso con il 50% del canale verde. Sono infinite poi le varianti ottenibili miscelando tutti e tre i canali. Per creare filtri che mantengano “magicamente” inalterata la luminosità della foto basta assicurarsi che la somma delle percentuali utilizzate sia pari a 100. Se la somma delle percentuali è inferiore al 100% la foto risulta più scura, se invece è superiore l’immagine si schiarisce.

FOTO 3.1 - L’immagine originale a colori prima della conversione.

FOTO 3.2 - Foto Desaturata

FOTO 3.3 - Filtro rosso

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FOTO 3.4 - Filtro giallo

FOTO 3.5 - Filtro blu

FOTO 3.1 Immagine originale FOTO 3.2 L’immagine desaturata. FOTO 3.3 EFFETTI DEL FILTRO ROSSO. Questo filtro schiarisce in modo drammatico i toni delle pelli caucasiche esaltando la forma del viso e appiattendo i lineamenti del volto a tutto vantaggio però di una pelle totalmente priva di imperfezioni. In alcune situazioni può servire a produrre un look etereo o spettrale, ma nella maggiorparte dei casi si usa in piccola percentuale per ammorbidire la pelle senza rinunciare ad un aspetto naturale. Nel settore della moda e del beauty è un filtro molto usato spesso anche al 100%, provvedendo però a mascherare le naturali ombre del volto e tutte le altre parti della scena. FOTO 3.4 EFFETTI DEL FILTRO GIALLO. Questo filtro schiarisce leggermente i toni della pelle causasica mantanendone un aspetto naturale. Si presta particolamente per essere usato nei ritratti di persone bionde perché schirisce ulteriormente i capelli mantenendo i toni della pelle quasi inalterati. FOTO 3.5 EFFETTI DEL FILTRO BLU. Questo filtro è perfetto per migliorare la pelle delle persone di colore. Riduce le imperfezioni e rende l’aspetto della pelle eccezionalmente liscio, sano e luminoso. Può essere usato su pelli causasiche solo se l’intento è di abbronzare il soggetto, ma in ogni caso è fondamentale che la pelle sia priva di qualunque imperfezione, altrimenti il fotoritocco con un pennello correttivo potrebbe trasformarsi in un vero incubo. FOTO 3.6 EFFETTI DEL FILTRO VERDE. Questo filtro serve a scurire i toni delle pelli caucasiche e in particolare le labbra, esaltandone al contempo la tridimensionalità. E’ molto adatto alla pelle dei ritratti maschili perché li rende più bruni e mascolini, ma va usato con cautela sui volti femminili perché, pur rendendo le labbra più femminili, rivela molte imperfezioni. Inoltre aiuta a rendere ancora più attraenti gli occhi di colore verde e celeste perché li rende più chiari e luminosi.

FOTO 3.6 - Filtro verde

DOWNLOAD ANIMAZIONE (1,8 MB)

FOTO 3.7 - Miscelatore di canale

Con il tempo, acquisita una certa dimestichezza con lo strumento Miscelatore Canale, si potrà sperimentare un’altra tecnica più complessa e sofisticata: i Calcoli. Una volta ottenuta la gamma di gradazioni ideale per il soggetto, spesso accade che altri dettagli dell’immagine, come ad esempio lo sfondo, ne risultino penalizzati, schiarendosi o scurendosi troppo e perdendo dettaglio. Oppure, come nell’esempio del ritratto della coppia multietnica, un filtro perfetto per un soggetto potrebbe non esserlo altrettanto per l’altro. In casi come questi il modo migliore per intervenire sulle specifiche aree dell’immagine è quello di usare le selezioni e le maschere di livello che consentono di localizzare le correzioni senza sbilanciare la gamma generale dell’immagine. Di queste tecniche e del metodo Calcoli parleremo nel prossimo numero di D-Jump.

Come è facile comprendere dalle tecniche illustrate, Photoshop consente di ottenere illimitate versioni di bianco e nero partendo da una stessa identica immagine, offrendo al contempo il controllo più sofisticato sui vari strumenti di conversione. L’aspetto più importante da non perdere mai di vista mentre si lavora e sperimenta con i vari cursori, metodi e regolazioni è lo scopo di ogni fotografo che, a dispetto del variare delle tecnologie, è e sarà sempre lo stesso: ottenere immagini di alta qualità. Perché il segreto di una buona foto non sarà mai nei mezzi che si hanno a disposizione, ma nel talento di chi li usa.

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Una volta ottenuta la gamma giusta lo step conclusivo è dedicato al contrasto generale dell’immagine, sul quale consiglio di intervenire regolando le Curve.

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07 - FORMAZIONE

TIAB

Aggiornamento Photoshop CS2

GRATIS E SUBITO PER I NOSTRI LETTORI: > Clicca questo link e scarica due lezioni di Photoshop CS2

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Eccoci di nuovo a parlare di Teacher in a Box e ai suoi corsi di formazione in DVD. La novità - annunciata sul sito in anteprima (ma forse siete pigri e non ci venite a trovare tutti i giorni!) - è che da qualche settimana è disponibile il corso di aggiornamento di Adobe Photoshop CS2, un upgrade per chi ha già la versione precedente del corso (e sappiamo che siete tanti ad averlo acquistato, tra i nostri lettori: significa che vi abbiamo dato un buon consiglio) e desidera approfondire le novità della nuova release del programma per eccellenza dell’elaborazione di immagini fotografiche. Ma, per chi non fosse ancora entrato nel mondo di questo nuovo metodo di formazione, è l’occasione di acquistare ad un prezzo specialissimo il bundle: due dvd, ovvero il corso completo di Adobe Photoshop CS1 e quello sulle novità della CS2: un’occasione che dura poco, e che per i lettori di D-Jump e di Jumper.it è ulteriormente scontata. Bene, fino a qui sono le novità di base. Ma c’è di pi: molti di voi magari sono rimasti titubanti sul vantaggio di acquistare un simile corso; forse non avete avuto modo di valutare tutti i suoi lati positivi (potete fare il corso quando volete, a pezzi o tutto intero, potete farlo voi e il vostro assistente o vostro figlio, ci sono esercizi ed esempi per valutare il grado di apprendimento, ci sono le versioni Trial degli ultimi programmi, per poterli testare sul campo prima di acquistarli) e specialmente forse non tutti hanno avuto la possibilità di verificare la qualità, che è altissima, grazie alla collaborazione di veri guru certificati da Adobe, e al certosino impegno da parte della società che da sempre segue i professionisti della creatività e che quindi conosce benissimo esigenze e metodologie di apprendimento. Bene, per i San Tommaso della situazione, per “quelli che non si fidano”, per i protagonisti della pubblicità di quando eravamo ragazzini (noi... forse non voi) che diceva: “Io, a scatola chiusa, compro solo Arrigoni”.Per tutti questi, abbiamo con gli amici di TIAB creato un sample video per potere vedere gratuitamente due lezioni: una molto “easy” sul come correggere l’effetto occhi rossi con Photoshop, e la seconda - più “trendy”, sull’uso del nuovo filtro di sfuocatura di superficie, ideale per ottenere risultati eccezionali sul ritocco della pelle delle modelle (e dei modelli, of course). Potete quindi vedere l’approccio, la metodologia, sebbene a risoluzione inferiore rispetto al dvd originale (se no... sarebbe stato un dramma per la vostra connessione internet). Docente di queste lezioni è Marianna Santoni, che ha iniziato a firmare proprio per D-Jump una serie di articoli, come quello sulla conversione delle immagini in bianco e nero (articolo subito precedente a questo). Andate quindi a questa pagina: http://www.teacher-ina-box.it/d-jump ed approfittate dell’esclusiva occasione di guardare, ascoltare, seguire.. toccare con mano i corsi di Teacher-in-a-Box e poi, dalla stessa pagina, potete ordinare i dvd che, a quel punto, diventeranno per voi un bene fondamentale alla vostra professionalità. Scommettiamo?

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08 - RECENSIONE LIBRI

IMMUNE

Floria Sigismondi

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di Giovanna Sala

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“La Terra è piena di infezioni create dall’uomo... queste infezioni hanno violato e trasformato i nostri corpi e i nostri sensi nell’una o nell’altra forma... ‘Immune’ è la scoperta di un nuovo ‘corpo’ capace di sopravvivere all’ambiente pieno di manipolazioni scientifiche, religiose, sociali”.

Queste le uniche parole scritte da Floria Sigismondi nel suo libro “Immune”, nella prima pagina che apre le porte a decine di fotografie dove protagonista è proprio la decadenza, la visione disillusa della realtà che ci circonda. Anche quando dovrebbe ritrarre il mondo patinato delle star dello spettacolo - suoi sono i pluripremiati video di Christina Aguilera, Bjork, Madonna e The Cure di cui il libro riporta delle foto di scena - Floria Sigismondi non accetta di mostrare l’apparenza di un artista, bensì ne indaga l’interiorità, portando alla luce i toni più oscuri ed inquieti della sua anima. E’ così che neanche quando ad impressionare la pellicola o il sensore è un bambino c’è il compiacimento di mostrare “il bello”: una critica profonda della società, della realtà politica e del decadimento ambientale è sempre presente, con forza e sottile, bizzarra, ironia in fotografie in cui quella che appare come ribellione non è altro che presa di coscienza.

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Un libro dedicato a chi have found beauty in the dark: provateci anche voi...

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Help Page ;-) D-Jump è una rivista digitale come non ne esistono: le sue pagine non sono tutte uguali tra loro, ma sconvolgono i canoni delle riviste cartacee tradizionali, mutando forma e dimensione a seconda del contenuto. Leggere D-Jump è come navigare in un sito: ci sono i link a siti esterni, ma anche collegamenti interni tra le pagine e gli argomenti, per rendere la lettura-navigazione il piĂš possibile chiara e piacevole. La differenza è che D-Jump, una volta scaricata, la si può leggere offline, in tutta tranquillitĂ . D-Jump, poi, non occupa troppo spazio, si può fare piccina piccina e stare silenziosa nel vostro hard disk, oppure abitare un cd e stare nel vostro archivio. Per stampare gli articoli che piĂš vi interessano basta cliccare sull’icona a fine pagina e potrete scaricare la versione solo testo (ricordatevi di essere collegati ad Internet!).

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D-Jump è un supplemento digitale di Jump Direttore responsabile: Luca Pianigiani Coordinamento editoriale: Marita Muzzolon Responsabile di redazione: Giovanna Sala. Progettato e realizzato da: Jumper.it E-mail: jump@jumper.it www.jumper.it

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Indice Articoli 01- Tra di noi

Il Manifesto di Bruko 02- Cover Story

Mnoo 03- Incontri

Lucia Ferrario 04- Creative Advertising

Absolut Metropolis

05- Design

Hidden Track

06- Hi-End Photography

Bianco e nero digitale

07- Formazione

Teacher-in-a-box

08- Recensioni

Immune - Floria Sigismondi

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