Collesano e il Sistema Madonita

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Collesano e il sistema Madonita: progetti e proposte per lo sviluppo integrato A cura di: Emanuele Messina, Giovanna Vella

Prefazione: Nicola Giuliano Leone

Autori: Sabrina Adelfio, Bruno Buffa, Antonella Cancellieri, Andrea Carubia, Chiara Conte, Marco Corsini, Valentina Cortina, Salvatore Cracolici, Dario D'Angelo, Fabrizio Di Girolamo, Gian Piero Di Piazza, Alessandro Di Salvo, Caterina Enea, Alessandro Ficile, Barbara Gubernale, Francesca Maria Lentini, Angela Li Manni, Salvatore Maltese, Maura Marino Gammazza, Emanuele Messina, Francesca Montagna, Francesco Paolo Riotta, Antonio Salvaggio, Fabiana Sampino, Pietro Sardina, Annarita Taormina, Adriana Savia Tumminelli, Luigi Tuzzolino, Fabio Vitale.

Revisione: Emanuele Messina Progetto grafico: Emanuele Messina, Giovanna Vella Copertina: Emanuele Messina

Si ringraziano: Fausto Amato, Alessandro Ficile, Michele Figurelli, Santo Inguaggiato, Giovanni Meli, Salvatore Nicosia, Erasmo Quirino, Liborio Panzeca, Alfonso Porrello; i Comuni e le comunità di Collesano e Petralia Sottana, la società SOSVIMA, l’Ente Parco Madonie, l’Istituto Gramsci di Palermo. Si ringraziano in particolare il Prof. Nicola Giuliano Leone e l’Arch. Gandolfo Marzullo per il loro ruolo fondamentale nel processo didattico del corso di “Progettazione urbanistica” che ha prodotto gli elaborati contenuti nella presente pubblicazione. Le immagini contenute all’interno di questo volume sono di proprietà dei rispettivi autori e titolari e sono utilizzate a scopo informativo e illustrativo.

Questo e-book è stato pubblicato nell'ambito del progetto PON 04a3_00448 Sapere Tecnico Condiviso vincitore del bando "Smart cities and social innovation", PoN 84 Ric. ISBN 978-88-909853-1-7

Edizioni ArchxArch © 2015


Indice

Premessa: la genesi del corso di “Progettazione urbanistica” e l’esperienza di Collesano e le Madonie Nicola Giuliano Leone

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La città a rete “Madonie - Termini” Alessandro Ficile

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PARTE I: Territori in trasformazione e comunità in evoluzione: le dinamiche innovative che governano lo sviluppo

La Strategia Nazionale per le Aree interne e la partecipazione come opportunità di sviluppo per i territori Pietro Sardina

Elementi innovativi per lo sviluppo sostenibile: strategie integrate per il risparmio energetico e la bioedilizia Andrea Carubia

Psicologia del turismo: motivazione, bisogni psicologici e significati del viaggiare Maura Marino Gammazza

Oltre la Smart city: il ruolo dell’innovazione e della cittadinanza attiva per il nuovo progetto urbano Emanuele Messina

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PARTE II: Il contesto delle Madonie e il Comune di Collesano: proposte, strategie e progetti creativi verso una visione integrata di sviluppo locale

RE-THINK: l’agricoltura in modo innovativo e produttivo per la società contemporanea Chiara Conte, Dario D’Angelo, Adriana Savia Tumminelli

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Industria e produzione: la decrescita come proposta innovativa di sviluppo Francesco Paolo Riotta

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Risorse locali e strategie innovative per il commercio: il miele delle Madonie come nuovo attore dello sviluppo Gian Piero Di Piazza

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Prevenzione e gestione del rischio Bruno Buffa, Valentina Cortina, Francesca Maria Lentini

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I servizi alla comunità e al turista: soddisfare bisogni e necessità per arricchire il territorio Alessandro di Salvo, Angela Li Manni, Salvatore Maltese Sistema della mobilità integrata nel Parco delle Madonie: porte e percorsi come occasione di sviluppo Marco Corsini, Salvatore Cracolici, Fabrizio Di Girolamo, Fabio Vitale Proposte di recupero per il centro storico di Collesano Barbara Gubernale, Francesca Montagna, Antonio Salvaggio, Luigi Tuzzolino

Visioni territoriali e scenari turistici per Collesano e le Madonie Sabrina Adelfio, Antonella Cancellieri, Caterina Enea, Fabiana Sampino, Annarita Taormina

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#ProgettazioneUrbanistica #Esperienza

Premessa La genesi del corso di “Progettazione urbanistica” e l’esperienza di Collesano e le Madonie

Nicola Giuliano Leone

Architetto, Professore ICAR/21 Docente dell’insegnamento “Progettazione urbanistica” per il corso di laurea magistrale in “Pianificazione territoriale urbanistica e ambientale”, anno 2013

L’anno accademico 2014-15 era il primo anno del mio pensionamento e decisi di attivare un periodo di due anni di insegnamento nel corso in “Progettazione Urbanistica” del secondo anno del corso di laurea specialistica in Pianificazione territoriale urbanistica e ambientale. La legge me lo consentiva, mi sentivo in forze per l’occasione e avevo 71 anni. Avevo già curato due corsi della stessa materia uno a Partanna e uno a Petrosino. Quello di Partanna, come anche quello di Petrosino, era venuto abbastanza bene. Il corso consisteva in una articolazione di richieste all’Amministrazione e di doveri da parte degli studenti. Prima di tutto occorreva articolare un protocollo di intesa con l’Amministrazione Comunale. Scelsi Partanna perché avevo fatto il piano regolatore comunale (Prg) con un gruppo di amici che era andato abbastanza bene, l’Amministrazione era rimasta contenta, e quindi proposi un protocollo che prevedeva l’ospitalità per tutti gli studenti per una notte, due pranzi e una cena. I pranzi furono tre anche perché si decise di fare gli esami nel castello di Partanna. Fummo ospitati in un convento dove in precedenza era stato ospitato un gruppo di studenti per un campagna di scavi archeologici. Gli studenti dovevano esaminare il territorio e produrre analisi e risposte in otto tematiche: rischio, abitazioni, turismo, industria, agricoltura, commercio, servizi e infrastrutture. Il tutto doveva produrre per ogni linea di azione una proposta di piano da utilizzare tanto nell’ipotesi della costruzione di un Prg, quanto nella costruzione di progetti che potessero essere finanziati dall’Unione Europea. Il rischio era la categoria che consentiva la costruzione del Prg essendo legata al piano da un filo importante di ricerca della sicurezza attraverso un’attenta costruzione dello stato di fatto. Altre categorie utili alla costruzione contemporanea di piani e progetti furono: il recupero dell’esistente, il recupero dei beni culturali e il rispetto del paesaggio, cose queste che conducevano al consumo di suolo nullo. Queste categorie sono tutte utili per l’allestimento dei progetti europei oltre che per la formazione del Prg. Il piano di lavoro a Partanna riuscì a costruire un insieme molto interessante di progetti in particolare nel settore turistico ad opera di uno studente molto bravo che poi chiamai per darmi una mano nei corsi successivi. Lo studente é Emanuele Messina 1


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che ha curato questo libro. Cosa abbastanza inusuale fu chiamato per l’occasione di Collesano assieme a Luca Raimondo dottorando e a Gandolfo Marzullo, ricercatore del CNR, mentre per Petrosino rimasi solo con Luca Raimondo il dottorando che mi aveva seguito per il lavoro di Partanna. Petrosino é un comune molto particolare incluso tra Mazara del Vallo e Marsala istituito come comune nel 1980 conta 7.950 abitanti. Vi dedicammo molta attenzione e ricordo che un gruppo che aveva curato il tema delle abitazioni aveva sviluppato un lavoro eccezionalmente ben fatto. Furono contrattati due pranzi: uno fu tenuto in una scuola e un secondo terminale, nell’occasione degli esami del corso, fu tenuto in un ristorante. Inutile dirlo, in quell’occasione furono fatte molte promesse di cui ben poco fu mantenuto. Il corso per gli anni di Partanna e Petrosino era un corso integrato e fu tenuto con la partecipazione del corso in “Arte per la città” del Professore Giovanni Isgrò che partecipò anche a tutti i sopralluoghi con ampi e approfonditi contributi. Il caso di Collesano fu ben diverso. Avevo stretto un rapporto di sincera amicizia con il Sen. Michele Figurelli e con un suo caro amico Fausto Amato, avvocato che era anche assessore alla cultura a Collesano. Michele Figurelli era anche presidente dell’Istituto Gramsci Siciliano, così pensai ad un corso che riuniva queste cose: il Gramsci con Michele Figurelli e Fausto Amato con Collesano. Proposi quindi il solito protocollo che avevo sperimentato anche a Partanna e a Petrosino con alcune varianti: inserii quindi nel protocollo il Comune di Collesano e l’Istituto Gramsci. Alcuni incontri e gli esami finali del corso si sarebbero svolti al Gramsci, a Collesano chiedevamo l’ospitalità per un giorno e una colazione di lavoro in cambio i ragazzi avrebbero reso il solito lavoro sulle otto categorie. Scoprimmo inoltre, successivamente, che il Comune aveva data una consulenza da ingegnere capo a Liborio Panzeca che avevo conosciuto perché nipote del prof. Teotista Panzeca. Ciò poteva essere una cosa utile perché si aveva sempre bisogno di un Ing. Capo disponibile e Liborio lo era molto per raccogliere materiali sul Comune. Così la cosa fu accettata e scoprimmo che il sindaco faceva il ceramista. Era molto interessante la sua tecnica per produrre pavimenti, credo che intelligentemente l’avesse presa in prestito dalla storia: lasciava a rilievo le forme di base del lavoro così da alloggiare lo smalto nello spazio tra i rilievi. In questo modo doveva necessariamente preparare, per questa serie, anche i “biscotti”. Mi disse che da quando faceva il Sindaco non si poteva curare dell’azienda e per questa ragione aveva dovuto cedere il tutto alla figlia. Organizzammo anche un incontro sul Prg di Palermo con il presidente dell’Ordine degli Architetti, Alfonso Porrello, ed altri incontri al Gramsci. Agli incontri del Gramsci 2


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parteciparono anche il Sindaco di Petralia Sottana, Santo Inguaggiato, il Presidente della SoSviMa Alessandro Ficile, e una volta vi partecipò anche il Presidente dell’Ente Parco pro tempore, Erasmo Quirino, che avevo conosciuto al Consiglio Regionale dell’Urbanistica e che rimase in carica per un breve periodo, oltre al Sindaco di Collesano Giovanni Meli e Fausto Amato. L’intento era quello di avvicinare il Gramsci agli studenti per permettere loro qualche ricerca attraverso la ricca Biblioteca in dotazione dell’Istituto, oltre ad addottrinarli sullo andamento dei lavori con qualche spunto che potesse aiutarli nella ricerca delle idee che potevano alimentare il quadro di riferimento già dato e renderlo più vicino al territorio oggetto di studio. Alessandro Ficile riuscì ad attrarre grande attenzione con una ipotesi di mobilità che coinvolgeva l’intero parco delle Madonie e quindi l’intera popolazione insediata nei vari Comuni. La sua ipotesi era molto semplice e per questo molto credibile: le Madonie avevano circa 130.000 abitanti tra l’interno e l’esterno quindi era una città diffusa di 130.000 abitanti che poteva concorrere al nuovo bando sulla mobilità mettendo in rete i Comuni del Parco; risolta la rete dei Comuni con la mobilità lo sviluppo doveva essere di necessità garantito.

Gli studenti del corso di “Progettazione urbanistica” dell’Anno Accademico 2013/2014, autori delle proposte progettuali contenute in questo volume 3


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Gli studenti elaborarono così le loro proposte progettuali su diversi ambiti e tematiche. A Collesano fu affrontata anche l’area del castello e furono anche pensati un restauro che potesse permettere di aiutare la parte di ingresso e la teoria di ambienti che accompagnava la passeggiata verso un belvedere terminale. Grande attenzione fu data alla chiesa madre e all’ambiente urbano che la circonda. Vi fu anche un ragazzo che puntò molto sullo sviluppo della coltivazione del miele, la sua ipotesi era abbinare miele e luna di miele, tentando di lanciare con questo binomio il territorio. L’ipotesi non era molto originale, ma sembrava funzionare. Ulteriori proposte arrivarono su temi come quelli del turismo e la ceramica, gli spazi pubblici, la mobilità integrata, la sicurezza, le biomasse e l’economia locale allargando spesso il contesto anche al comprensorio del Parco delle Madonie. I lavori al Gramsci venivano conclusi dal senatore Figurelli sempre molto attento e pronto a dare utili suggerimenti. Alla fine delle giornate di studio vi furono gruppi che avevano sviluppato delle buone tavole. Gli esami finali furono fatti al Gramsci e la commissione era composta dal Sen. Figurelli, dal direttore del Gramsci, Salvatore Nicosia, dai Sindaci dei Comuni di Collesano e di Petralia Sottana, da Ficile e naturalmente da me, Emanuele Messina, Luca Raimondo e il ricercatore del CNR Gandolfo Marzullo. I ragazzi furono tutti promossi con voti molto alti. Nicola Giuliano Leone

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PARTE I Territori in trasformazione e comunitĂ in evoluzione: le dinamiche innovative che governano lo sviluppo


Innovazione Sostenibilità Turismo integrato Mobilità sostenibile Sviluppo locale Open data Partecipazione E-Governance Energia Bioedilizia Progetti condivisi Cittadinanza attiva Smart City Design Arte per la città

Attività di placemaking a Los Angeles Zhangjiagang, progetto di riqualificazione del river front Manneheim, Hotel Shabby Shabby

Huellas Artes, design urbano a Santiago, Cile Progetto per la Pop-up Forest a Times Square, New York Leefstraat, placemaking a Gent, Belgio


#AreeInterne #SviluppoMadonie

La città a rete “Madonie - Termini”

Alessandro Ficile

Presidente So.Svi.Ma - Agenzia di Sviluppo delle Madonie

Da oltre quindici anni, sul territorio madonita, viene alimentato un processo di sviluppo dal basso che trova fondamento nella continua ricerca di nuovo modelli di sviluppo e di approcci partecipativi in grado di coniugare bisogni ed esigenze plurime ed a volte anche contrastanti. Si tratta di un’area geografica collocata quasi al centro della Sicilia che si affaccia sul Mare Tirreno e che comprende complessivamente 28 comuni, cinque dei quali collocati lungo la fascia costiera e gli altri posizionati lungo la catena montuosa delle Madonie e la valle dell’Imera. Dall’area interna e segnatamente dai comuni più piccoli, dagli anni ’70 in poi è ripresa una lenta ma graduale migrazione che si è mossa lungo due direttrici: una interna (regionale, verso i comuni della fascia costiera e verso la città di Palermo) ed una esterna (soprattutto in direzione delle regioni del Centro-Nord del Paese). Da quel lontano aprile del 1997 (anno di costituzione della SO.SVI.MA. Spa, Soggetto Responsabile del Patto Territoriale delle Madonie, successivamente evolutasi in Agenzia di Sviluppo), il processo non si è più arrestato, anzi, è andato crescendo grazie all’impegno ed alla continua alimentazione di quanti (amministratori pubblici, funzionari, imprenditori, rappresentanti del terzo settore, tecnici e semplici cittadini ) hanno contribuito a disegnare una vision strategica in grado di riscrivere un nuovo patto fra aree interne e fascia costiera, fra aree di produzione (non solo di beni materiali ma anche immateriali) ed aree di consumo, fra produttori e consumatori finali. Con queste modalità di confronto aperto e partecipato si è andata definendo una vision strategica che si è fatta pratica quotidiana, progetto di vita per intere comunità che, abbandonati i toni del lamento, hanno voluto tornare ad assumere una nuova centralità provando a costruire nuovi strumenti che consentissero di attuare processi di sviluppo autocentrati e sostenibili. La vision che, dopo un decennio di lunghe e positive sperimentazioni di esperienze di programmazione negoziata e di progettazione integrata, abbiamo assunto come elemento di orientamento delle elaborazioni prima programmatiche e poi progettuali 7


#AreeInterne #SviluppoMadonie

è quella che, dal 2009, ci ha portato a voler costruire la Città a rete Madonie – Termini policentrica e diffusa. Una Città a rete costituita in prevalenza da centri di piccole dimensioni, significativamente distanti dai principali centri di offerta dei servizi essenziali (istruzione, salute e mobilità) ed interessata da fenomeni di spopolamento e degrado del territorio, in particolare dal punto di vista idro-geologico. Seguendo la classificazione territoriale elaborata dalla Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), il territorio ricompreso all’interno della Città a rete, può suddividersi in: aree intermedie, in cui la distanza in minuti dal polo di offerta dei servizi di base è tra 20 e 40 minuti (8 Comuni); aree periferiche, in cui la distanza in minuti è tra 40 e 75 minuti (18 Comuni); aree ultra-periferiche in cui la distanza in minuti supera 75 minuti (2 Comuni). In particolare, la Città a rete, si caratterizza per: una struttura insediativa diffusa, formata principalmente da centri urbani e rurali di piccole dimensioni, collinari e montani, e da tre centri di maggiore dimensione situati lungo la costa (Cefalù, Campofelice di Roccella e Termini Imerese); una prevalenza di aree rurali e con problemi di sviluppo: 23 dei 28 Comuni che costituiscono la Città a rete, sono classificati come aree rurali svantaggiate di montagna, ed oltre la metà è caratterizzata da problemi complessivi di sviluppo, per bassa densità abitativa, spopolamento e debole attività economica; una bassa densità della popolazione rispetto alla media siciliana per la stessa classe di superficie: 64,5 km quadrati nel territorio della Coalizione contro i 375,9 abitanti/km quadrato (dati ISTAT 2012); un forte rischio di dissesto idrogeologico:. la maggior parte dei Comuni della Città a rete, presenta un alto livello di attenzione per rischio di frane . Nonostante i problemi strutturali con i quali la Città a rete, si stà confrontando, una prima analisi degli indicatori economici restituisce l’immagine di un tessuto Il ruolo del Parco delle Madonie all’interno del territorio. Il sistema naturale costituisce un mosaico di paesaggio che racchiude risorse e identità locali

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economico molto dinamico: il numero delle aziende tra il 2001 e il 2011 è cresciuto del 5% ; il numero degli addetti tra il 2001 e il 2011 è cresciuto del 20% ; la disoccupazione è passata dal 23% nel 2001 al 18% nel 2011 . Infatti, l’indice di imprenditorialità è leggermente superiore alla media regionale: 49,2 nel territorio della Coalizione rispetto a 48,9 la media regionale. La presenza di risorse naturali e culturali di grande pregio è esemplificata anche dalla elevata percentuale di aree protette nella Città a rete (30% del territorio totale composto da aree protette) che custodiscono più del 50% del patrimonio di biodiversità presente sull’intero mediterraneo. La Città a rete Madonie-Termini si propone al panorama nazionale come una “città delle città”, costituita da comunità urbane e rurali autonome e allo stesso tempo interdipendenti tra di loro, il cui principale obiettivo consiste nella necessità di garantire lo sviluppo equilibrato del territorio e di governare i processi multilivello a supporto dello sviluppo territoriale. In questo senso è stato elaborato un modello di governance che ha consentito di riportare a sintesi unitaria, programmi operativi e strumenti di sviluppo (nazionali e regionali) che spesso agivano in maniera separata. Ciò si è ottenuto attraverso la messa in rete e la concertazione continua fra tutti gli attori del territorio (pubblici, privati, sociali, esperti, ecc). L’evoluto modello di governance disegnato, consente alla Città a rete, di esercitare: funzioni programmatorie e progettuali: disegno e implementazione di strategie e progetti integrati di sviluppo locale; supporto tecnico ai 28 Comuni parte della Coalizione nella progettazione e gestione di interventi nell’ambito dei fondi strutturali; animazione territoriale sulle opportunità dei finanziamenti europei o altri tipi di finanziamento e formazione; servizi di supporto alle imprese: tramite lo Sportello Unico Associato per le Attività Produttive (SUAP Madonie); funzioni tecnico-amministrative: autorizzazioni, concessioni, espropriazioni, assistenza amministrativa, variazioni urbanistiche, indizione delle gare di appalto, monitoraggio e rendicontazione; funzioni di governance: gestione dei processi di coinvolgimento degli attori pubblici e privati a tutti i livelli (locale, regionale, nazionale) per lo sviluppo del territorio della Città a rete. La Strategia Nazionale Aree Interne 9


#AreeInterne #SviluppoMadonie

Le Aree interne sono questione nazionale e non solo locale per tre ragioni: andamento demografico e mancato sviluppo dipendono anche dall’insufficiente offerta di servizi/beni di base (scuola, sanità, mobilità, rete digitale); la degenerazione del capitale naturale e culturale, l’alterazione degli equilibri ecosistemici e l’instabilità dei suoli in queste aree, mettono a repentaglio la sicurezza di tutti i cittadini e generano cambiamenti difficilmente reversibili; il capitale territoriale non utilizzato è ingente. Per avviare l’inversione di questa situazione e promuovere sviluppo è stata lanciata

la Strategia nazionale per le aree interne finanziata sia da fondi comunitari che da risorse del bilancio nazionale. La necessità quindi di, strutturare un nuovo approccio per affrontare le criticità delle aree interne, nasce dunque dal bisogno di dare risposte a territori fragili e periferici dai servizi e dalle politiche e richiede pertanto alcune condizionalità: 10


#AreeInterne #SviluppoMadonie

essere una politica di cooperazione istituzionale con le politiche ordinarie nazionali e regionali sui temi dell’istruzione, dei trasporti e della salute; operare in un quadro di unione di comuni e quindi in un ottica di sistema e di cooperazione locale e non di singole municipalità; garantire prima le condizioni di residenzialità (sicurezza sociale e territoriale dei luoghi) onde consentire l’attivazione di azioni di mercato ( sarebbe contradditorio popolare le aree interne di residenzialità turistica in assenza di servizi essenziali).

Come territorio, abbiamo salutato con molta soddisfazione questo cambio di impostazione delle politiche di sviluppo da parte del “centro” e l’assunzione della nuova consapevolezza che, anche le migliori azioni di mercato in assenza di interventi che recuperino i problemi di perifericità delle aree interne e quindi ricreino le condizioni minime di cittadinanza, non sono sufficienti a rilanciare lo sviluppo ed il lavoro. Il nuovo approccio strategico Consentirà di attuare con particolare efficacia le innovazioni metodologiche della programmazione 2014-2020. Oltre alla precisa definizione delle azioni, dei tempi e dei risultati attesi, difatti la strategia dovrà assicurare: un partenariato mobilitato, anche nelle modalità aperte di predisposizione dei bandi e nel coinvolgimento dell’associazionismo; la realizzazione, attraverso la Federazione Nazionale, di una elevata qualità e grado di apertura dei dati relativi ai progetti; la valutazione rigorosa degli esiti delle azioni adottate.

La strategia dovrà avere come obiettivo ultimo, l’inversione delle tendenze demografiche, da raggiungere attraverso cinque obiettivi intermedi: Aumento del benessere della popolazione locale; Aumento della domanda locale di lavoro e dell’occupazione; Aumento del grado di utilizzo del capitale territoriale; Riduzione dei costi sociali della de-antropizzazione; Rafforzamento dei fattori di sviluppo locale.

In tal senso la Strategia dovrà ruotare attorno a due classi di azioni, tra di loro complementari: Adeguamento della qualità e quantità dei servizi essenziali; Progetti di sviluppo locale. 11


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Per quanto riguarda la prima classe di azioni, come Città a rete, abbiamo già pianificato interventi che vanno nella direzione di: a) migliorare la qualità e la quantità dei servizi presenti (salute, istruzione, sanità), alla quale poter affiancare azioni e proposte per migliorare la connettività e ridurre il digital divide; b) monitorare la rete dei servizi presenti sull’area, le diverse soluzioni individuate per garantire l’offerta, le modalità di accesso e la qualità dei servizi stessi, valutando lo specifico impatto delle nuove normative sul territorio. Lo sviluppo complessivo della Città a rete ed in particolare dell’Area interna Madonie, è legato alla possibilità/necessità di attivare nuova domanda. I bacini di questa domanda vanno cercati nelle diversità e nei giacimenti presenti nel territorio, diversità che rispondono ai processi di differenzazione in corso nelle preferenze dei consumatori: di stile di vita, di aria, di alimentazione, di relazioni umane, di natura. Gli interventi per innescare nuovi processi di sviluppo, vanno quindi focalizzati su tali specificità e dovranno agire nei cinque ambiti di intervento già predefiniti, ovvero: a) tutela del territorio; b) risorse naturali, culturali e turismo; c) sistemi agro-alimentari; d) energie rinnovabili; e) saper fare e artigianato. Detti interventi di sviluppo locale potranno essere finanziati da tutti i fondi comunitari disponibili (FESR, FSE, FEASR, FEAMP) opportunamente integrati. Il Progetto d’area Come già brevemente accennato, ruota attorno alla costruzione della Città a rete Madonie-Termini, che persegue i seguenti obiettivi intermedi: garantire la cittadinanza (Scuole, Sanità, Mobilità, Rete digitale); sviluppare partenariati per l’innovazione in grado di sostenere nuove forme di impresa e di rafforzare quelle esistenti; rafforzare i fattori di sviluppo locale e rivitalizzare le comunità locali; realizzare un unico sistema di mobilità urbana “interno” ed “esterno” come elemento di dinamizzazione diffusa; riqualificare ed efficientare il patrimonio immobiliare esistente, quale veicolo per il decollo della green economy; e l’obiettivo finale dell’inversione delle tendenze demografiche, avuto particolare riguardo alle aree ultraperiferiche e periferiche. 12


#AreeInterne #SviluppoMadonie

Mappa delle Aree Interne in Italia

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#AreeInterne #SviluppoMadonie

Per la prima volta, il nostro progetto di sviluppo, potrà raggiungere gli obiettivi indicati, grazie all’interazione tra interventi di respiro nazionale sugli ambiti della sanità, della mobilità, dell’istruzione e della connettività e progetti di sviluppo locale, che andranno ad agire nei predetti cinque ambiti di intervento. A seguire, riportiamo brevemente le prime indicazioni che sono venute fuori dai momenti di confronto (istituzionali e non) fin qui attivati in merito agli interventi da effettuare sui servizi essenziali. Adeguamento della qualità e quantità dei servizi essenziali Istruzione: a) Riduzione del numero delle pluriclassi e messa a norma delle scuole; b)Adeguamento offerta formativa agli indirizzi strategici del territorio; c) Maggiore apertura alle realtà sociali, economiche e culturali; d) Scambio di conoscenze e competenze con i mestieri e le tradizioni locali (apprendimento non formale); e) Riduzione turnover docenti con introduzione premialità per le scuole minori; f) Utilizzo scuolabus anche per altri servizi ai cittadini.

Sanità: a) Presa in considerazione delle esigenze specifiche dell’Area interna

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#AreeInterne #SviluppoMadonie

Madonie nella stesura dei piani sanitari di rientro e quindi riposizionamento degli Ospedali di Petralia e di Cefalù e relativa individuazione dei servizi minimi inderogabili; b) Accesso tempestivo agli ospedali; c) Maggiore calibrazione dell’offerta dei servizi territoriali; d) Miglioramento dei servizi di medicina di base; e) Introduzione servizio di telemedicina; f) Accorpamento tre distretti socio-sanitari; g) Armonizzazione politiche sui servizi socio-sanitari; e) Realizzazione Punto Unico di Accesso; f) Realizzazione Sportello Unico disabili (Integrotecno); g) Domiciliazione di alcuni servizi (radiografia, cardiografia).

Mobilità: a) recepire le proposte elaborate con il progetto MUSA e quindi strutturare le tre aree di scambio “esterne” di Irosa, Campofelice e Cefalù; b) realizzare la circolare interna alla “Città a rete”; c) prevedere un sistema di tariffazione integrata che consenta sia ai turisti che ai residenti di utilizzare la rete del TPL presente sull’intero territorio a prescindere dalla compagnia che gestisce la “tratta” interessata; d) assicurare gli interventi di manutenzione straordinaria ed ordinaria su tutta la rete viaria (strade provinciali e nazionali). Rete digitale: realizzare, in sinergia con il livello nazionale e regionale, gli interventi programmati volti alla diffusione della banda larga ed ultralarga.

Il coinvolgimento del territorio e la metodologia Le azioni di consultazione, condivisione e trasparenza che abbiamo già posto in essere, sono state ispirate ai principi sanciti nel Codice di condotta europeo sul partenariato adottato dall’Italia. Lo scopo è stato quindi quello di identificare ed includere nel processo di pianificazione strategica in modo sostanziale tutti i soggetti rilevanti, ovvero tutti coloro i cui interessi sono intercettati dal programma di sviluppo o che possono influire sulla sua attuazione. Il tutto nel rispetto dei principi di trasparenza e informazione. In particolare ci siamo riferiti a due gruppi di soggetti la cui “voce” appare indispensabile per costruire e attuare strategie migliori: i potenziali beneficiari, soggetti i cui interessi sono direttamente toccati dal programma di sviluppo e/o quelli a favore dei quali le azioni sono realizzate; i centri di competenza, da intendersi come quei soggetti organizzati che per propria missione, pubblica o privata, si occupano stabilmente delle materie in cui il programma di sviluppo interviene, le hanno studiate a lungo, ne comprendono a fondo le implicazioni, sono attivi nella discussione e nella proposta. 15


#AreeInterne #SviluppoMadonie

Le attività di pianificazione partecipata riguarderanno l’analisi e l’identificazione dei bisogni territoriali e l’individuazione di priorità e obiettivi specifici. In considerazione degli obiettivi di lavoro e dei tempi previsti, tali attività saranno realizzate utilizzando due tipi di strumenti: • Un laboratorio web (living lab) che rappresenta la fase “open” in cui la consultazione è aperta sul web. In pratica sarà allestita una piattaforma di consultazione via web in cui, oltre alle sezioni informative di inquadramento, saranno previste sezioni specifiche di consultazione dedicate ai cinque ambiti di intervento nelle quali si declinerà il nuovo Piano di Sviluppo, ed in cui gli attori, dopo essersi qualificati, potranno esprimere giudizi di rilevanza sulle diverse tipologie di azioni e descrivere (brevemente) i sottostanti fabbisogni di intervento in termini di motivazioni sui giudizi espressi. • Focus group tematici. Per il buon esito del “percorso” in termini qualitativi è molto importante, al di là dell’appartenenza effettiva al partenariato socio-economico o istituzionale, il coinvolgimento attraverso attività partecipative di qualificati portatori di conoscenze. A tale scopo, riteniamo molto interessante che, in fase di avvio, 16



#AreeInterne #SviluppoMadonie

ciascun gruppo di lavoro si esercitasse nell’analisi degli stakeholder di riferimento producendo un elenco ragionato di soggetti (persone non sigle) che sarebbe utile coinvolgere (su web o in incontri). I risultati della consultazione via web e dei focus group saranno presentati nei documenti prodotti dai gruppi di lavoro e utilizzati per la predisposizione del nuovo Piano di Sviluppo 2020 della Città a rete Madonie-Termini. Bibliografia e Sitografia:

Documento tecnico collegato alla bozza di Accordo di Partenariato trasmessa alla CE il 9 dicembre 2013 http://www.sosvima.com http://annuario.isprambiente.it/sites/default/files/pdf/2012/tematiche/Cap.8_Pericolosit% C3%A0_ambientali.pdf

Note:

Fonti dati: Elaborazioni su censimento ISTAT 2011 L’indice di imprenditorialità non include il Comune di Termini Imerese Riferimento dati pericolosità ambientali: isprambiente.gov.it

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#Partecipazione #SviluppoLocale

La Strategia Nazionale per le Aree interne e la partecipazione come opportunità di sviluppo per i territori

Pietro Sardina

Pianificatore territoriale Esperto in Pianificazione integrata per lo sviluppo sostenibile

Il quadro generale in cui si avvia il nuovo ciclo di politiche pubbliche per lo sviluppo e la coesione sociale ed economica, riferito al periodo 2014-2020, si presenta ricco di criticità come quelli che hanno caratterizzato la precedente programmazione. Tuttavia in questo clima d’incertezza la ripresa economica e sociale dell’Italia può essere favorita da una nuova strategia capace di toccare ogni regione e macro-regione del paese, creando nuove opportunità lavorative, realizzando inclusione sociale e diminuendo i costi dell’abbandono del territorio. Tale strategia prende il nome di Strategia nazionale per le Aree interne. Sono definite Aree interne quelle aree distanti dai centri di offerta di servizi essenziali (d’istruzione, salute e mobilità), ricche d’importanti risorse culturali e ambientali e caratterizzate da un territorio di profondamente diversificato, frutto dei secolari processi di antropizzazione. Il “Centro di offerta di servizi” è individuato come quel comune o aggregato di comuni confinanti, in grado di offrire simultaneamente: tutta l’offerta scolastica secondaria, almeno un ospedale sede di DEA di I livello1 e almeno una stazione ferroviaria di

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#Partecipazione #SviluppoLocale

categoria Silver2. All’individuazione dei Centri fa seguito la classificazione dei restanti comuni in quattro fasce: aree di cintura; aree intermedie; aree periferiche e aree ultra periferiche. Essa è stata ottenuta in conformità a un indicatore di accessibilità calcolato in termini di minuti di percorrenza rispetto al polo più prossimo. Dagli anni cinquanta dello scorso secolo, una parte rilevante delle Aree interne, in cui vive circa un quarto della popolazione italiana, è stata oggetto di un processo di marginalizzazione che si è manifestato attraverso fenomeni di: riduzione della popolazione sotto la soglia critica e invecchiamento demografico; riduzione dell’occupazione e del grado di utilizzo del capitale territoriale. A tale processo si è aggiunta una progressiva riduzione qualitativa e quantitativa dell’offerta locale di servizi pubblici e privati. Da questo processo di marginalizzazione hanno tratto vantaggio tutti quei soggetti pubblici e privati che hanno estratto risorse, realizzato interventi (discariche, cave, impianti per l’energia eolica, impianti di biomasse e altro ancora) che non hanno generato i benefici locali auspicabili. È da questi presupposti che si fonda la Strategia nazionale delle Aree interne, poiché, nonostante siano aree con criticità accentuate, allo stesso tempo rappresentano delle aree in cui esiste un capitale territoriale inutilizzato che diventa una grande potenzialità per lo sviluppo futuro. La strategia di sviluppo economico per le Aree interne nasce dall’intersezione della prospettiva nazionale con quella locale. Lo “sguardo nazionale” percepisce la rilevanza delle Aree interne, permette di cogliere anche la loro varietà e la loro complessità, ma non è in grado di individuare i progetti locali idonei a promuovere lo sviluppo locale. Solo la popolazione locale può trasformare in sviluppo la varietà e la complessità della società e del capitale territoriale di cui dispongono, facendo leva su tutti quei soggetti innovatori, che in alcuni casi già operano sul territorio locale ma che spesso risultano isolati dalla stessa società e dall’economia locale, pur essendo collegati a reti commerciali nazionali e internazionali. Partendo dal livello nazionale si possono eliminare tutti quegli elementi che sono di ostacolo allo sviluppo locale. La varietà e la complessità delle Aree interne italiane suggerisce, dunque, che lo “sguardo nazionale” si intersechi con uno “sguardo locale” nella formulazione della strategia di sviluppo economico. Si eviterà così, sia la “illusione del progetto locale” – ritenere che i luoghi dispongano di tutte le risorse economiche e cognitive necessarie per realizzare efficaci strategie di sviluppo – sia la “irrealtà del progetto nazionale” – ritenere che una strategia nazionale possa raggiungere i suoi obiettivi senza la condivisione delle comunità locali. 20


#Partecipazione #SviluppoLocale

La strategia si articola in due dimensioni: “Costituzioni delle precondizioni dello sviluppo locale” e “Promozione di progetti di sviluppo locale”. La prima dimensione fa riferimento alla disponibilità del territorio di disporre di un’adeguata offerta di servizi/beni di base, che nella società contemporanea costituiscono la cosiddetta “cittadinanza”. In particolare, i servizi/beni in questione fanno riferimento a tre categorie: sanitari; istruzione e formazione professionale; mobilità. La disponibilità di tali dei servizi è una condizione fondamentale per garantire la residenza della popolazione locale e per incrementare l’attrattività dei territori in questione. Nella società contemporanea la scarsa dotazione in termini quantitativi/qualitativi di tali servizi essenziali costituisce un ostacolo per qualsiasi strategia di sviluppo locale. Al contrario la presenza di tali servizi essenziali costituisce un’importante risorsa su cui basare la crescita economica e sociale dei territori. La seconda dimensione fa riferimento alla realizzazione di progetti di sviluppo locale che costituiscono lo strumento per la promozione dello sviluppo delle Aree interne. Gli ambiti d’intervento di tali progetti sono: la tutela attiva del territorio/sostenibilità ambientale; la valorizzazione del capitale naturale/culturale e del turismo; la valorizzazione dei sistemi agro-alimentari; l’attivazione di filiere delle energie rinnovabili: il saper fare e artigianato. La scelta di questi ambiti dipende dal fatto che sono ritenuti gli elementi principali per promuovere la crescita e lo sviluppo socioeconomico dei territori, in un’ottica di sviluppo sostenibile. 21


#Partecipazione #SviluppoLocale

Come in precedenza accennato, tali progetti acquistano più forza e diventano più efficaci, se i soggetti pubblici o privati portano avanti processi di partecipazione con la popolazione locale. Il concetto di progettazione partecipata e coinvolgimento attivo della popolazione, durante gli anni è stato utilizzato in modo sporadico. I cambiamenti sociali, ambientali, economici e tecnologici che contraddistinguono la nostra attuale società richiedono un radicale cambiamento nelle procedure che regolano i sistemi politici e sociali. Oggi si assiste a una crisi dei sistemi democratici e dei soggetti che vi prendono parte, facendo emergere sempre con più forza il non coinvolgimento nelle scelte politiche e sociali dei cittadini. Lo scarso utilizzo di tale concetto ha così

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#Partecipazione #SviluppoLocale

provocato nel tempo la mancanza di un senso d’identità dei luoghi da parte della comunità. Negli ultimi tempi si parla molto spesso di partecipazione, poiché se ne sente la mancanza, il bisogno di un rinnovamento delle tradizioni civiche, la costruzione di un nuovo rapporto tra istituzioni e cittadini. In questo clima non sono mancati esempi di partecipazione: dall’urbanistica al bilancio partecipativo, dai Consigli comunali dei ragazzi all’e-democracy. Tuttavia, siamo ancora lontani nel praticare effettive forme partecipative, anche perché molto spesso non c’è condivisione nell’intendere il termine “partecipazione”. Questo accade quando non è chiaro l’intento iniziale per cui si inizia un processo partecipativo, tale confusione poi si andrà a ripercuotere nelle scelte e negli strumenti che si adottano. Occorre, dunque ripartire dagli errori e dagli insuccessi, che hanno contraddistinto il periodo precedente. Bisogna ripartire dalle esperienze concrete di coinvolgimento attivo dei cittadini, che sono state realizzate in diverse parti del mondo e non solo. In Italia esperienze di successo sono portate avanti da enti locali, associazioni e vari portatori d’interesse, con modalità che hanno tenuto conto anche degli errori e degli insuccessi

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#Partecipazione #SviluppoLocale

degli anni precedenti. Tali soggetti possono realmente concorrere ad affermare nuove forme di partecipazione e fornire alle pubbliche amministrazioni e ai loro cittadini maggiori capacità di analisi, progettazione, decisione e realizzazione delle politiche pubbliche. Consolidare i processi partecipativi richiede in primo luogo chiarezza rispetto a una serie di elementi: l’esplicitazione degli obiettivi che si vogliono perseguire; il ruolo degli attori coinvolti; l’applicazione omogenea, integrata e trasversale ai diversi settori d’indagine; le competenze e gli strumenti a disposizione; un maggiore utilizzo degli strumenti di e-government ed e-democracy. Inoltre, è necessario promuovere una coerenza d’insieme di tutti i diversi livelli della PA nell’applicare in modo serio e rigoroso e verificabile metodi e strumenti partecipativi. Non bisogna però cadere nell’enorme vizio che contraddistingue la pratica italiana, ovvero evitare fenomeni di dispersione, sovrapposizione e duplicazione di esperienze, ma soprattutto non ricominciare sempre le cose da capo non facendo tesoro delle esperienze precedenti. Il dibattito internazionale relativo alla partecipazione della società civile e dei cittadini nelle politiche pubbliche si è fortemente articolato. Ormai molto spesso si usano sempre di più termini come processi partecipati, processi decisionali deliberativi, progettazione partecipata, processi decisionali inclusivi, creazione di consenso, consultazione, stakeholder, partecipazione strutturata, partecipazione “dal basso”, “cittadinanza attiva”. Documenti pubblici e iniziative che saranno alla base della nuova programmazione e delle normative urbanistiche vedono nella consultazione delle popolazioni interessate ai piani o ai progetti, un elemento fondamentale per la stesura dei nuovi strumenti di pianificazione. Infatti, queste promuovono una partecipazione allargata, dal punto di vista della diffusione di un progetto che ragiona attorno a temi d’interesse collettivo, quali la partecipazione e la cittadinanza attiva. In tal senso, una delle regioni italiane promotrice dei concetti di progettazione partecipata è stata l’Emilia Romagna3. Di supporto alla diffusione della cultura urbanistica e dell’urbanistica partecipata4 esistono diversi strumenti di facilitazione-partecipazione: Visite sul campo; Planning for Real; EASW (European Awarness Scenario Workshop); Electronic Town Meeting; Bar Camp; OST (Open Space Technology); World Cafè; Charette e tanti altri. La nuova strategia cooperativa si avvierà per garantire alla popolazione di partecipare attivamente alla vita del proprio territorio. Sarà prevista una governance diversa e innovativa, che tenterà di avvicinare i cittadini per rafforzare i processi decisionali, tramite una migliore democrazia partecipativa votata a incrementare la smartness cittadina. Sarà anche l’occasione per la diffusione dei temi legati alla sostenibilità, all’uso razionale delle risorse, alla 24



#Partecipazione #SviluppoLocale

difesa del territorio presso l’intera cittadinanza, con lo scopo di accrescere il senso di appartenenza dell’intera comunità e promuovere una nuova coscienza. Inoltre, per aumentare il senso di appartenenza dei cittadini, potrebbero essere promosse iniziative in cui gli stessi avranno la possibilità di poter gestire spazi di città, in modo da garantire la loro manutenzione e gestione. Una linea preferenziale che potrà coinvolgere direttamente cittadini e amministrazione verso una gestione cooperativa e coordinata del Comune. L’obiettivo che i comuni delle aree interne devono cercare

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#Partecipazione #SviluppoLocale

di raggiungere, nel prossimo futuro, sarà quello di recepire totalmente le prescrizioni contenute all’interno dei documenti che costituiscono l’Agenda 21 Locale5 e avviare processi di partecipazione e condivisione tra amministratori locali e cittadini nelle scelte che investono il territorio, al fine di migliorare la gestione dell’ambiente e allo scopo di rendere lo sviluppo sostenibile, un principio cardine su cui strutturare la crescita futura. Integrando così un rinnovato interesse alla partecipazione, alla governance e alla sostenibilità, si cercherà di evolvere i comuni dell’aree interne in tante smart city. Un approccio multilivello e multidisciplinare che inserisce nel dialogo urbano attori diversi spingendoli a confrontarsi su tematiche e problematiche figlie della contemporaneità e dell’internazionalità. Una città “intelligente” in cui l’uso delle nuove tecnologie crea innovazione per uno sviluppo condiviso, motore di azioni creative e attente alle risorse locali.

Bibliografia di riferimento

AGL21, La campagna Europea per le città sostenibili in Italia, news letter 3, Coordinamento Agende 21 Locali Italiane, 2000; Fricano L., David P., Lo Piparo S., Pugliese M., Tosi S., Strumenti di Governance per lo Sviluppo locale, Edizioni G.A.L. Metropoli Est s.c. a r.l., Bagheria, 2013; Linee guida per le Agende 21 Locali, ANPA, 2000; Sclavi, M., Avventure Urbane. Progettare la città con gli abitanti, Milano, Euleuthera, 2002;

Strategia Nazionale per le Aree interne: definizione, obiettivi, strumenti e governance, Documento tecnico collegato alla bozza di Accordo di Partenariato trasmessa alla CE il 9 dicembre 2013, Accordo di Partenariato 2014-2020;

Note:

L’ospedale sede DEA di I livello garantisce oltre alle prestazioni fornite dagli ospedali sede di Pronto Soccorso anche le funzioni di osservazione e breve degenza di rianimazione e, contemporaneamente, deve assicurare interventi diagnostico-terapeutici di medicina generale, chirurgia generale, ortopedia e traumatologia, cardiologia con UTIC (Unità di Terapia Intensiva Cardiologia). Sono inoltre assicurate le prestazioni di laboratorio di analisi chimico-cliniche e microbiologiche, di diagnostica per immagini, e trasfusionali. (Ministero della Salute). 2 La stazione ferroviaria di categoria Silver comprende impianti caratterizzati di dimensioni medio/piccoli spesso impresenziate e prive di Fabbricato Viaggiatori e dotate unicamente di servizi regionali/metropolitani caratterizzati da elevate e consistenti frequentazioni (in alcuni 1

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#Partecipazione #SviluppoLocale casi > 4.000 frequentatori medi/giorno), ovvero stazioni e fermate caratterizzate da frequentazioni consistenti ( > 2.500 frequentatori medi/giorno circa) e servizi per la lunga, media e breve percorrenza. (RTI – Rete Ferroviaria Italiana Gruppo Ferrovie dello Stato). 3 La Regione Emilia-Romagna ha promosso sia dal punto di vista normativo che volontario diversi strumenti di pianificazione territoriale che prevedono forme di partecipazione dei cittadini ai procedimenti di formazione e approvazione degli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica, con l’obiettivo di progettare città più sostenibili. Nel 2005, la Regione Emilia-Romagna ha firmato, con Anci, Upi e Lega delle autonomie dell’Emilia-Romagna, il protocollo d’intesa “Progettazione urbanistica partecipata” con l’obiettivo di promuovere la partecipazione dei cittadini ai progetti di urbanistica. La partecipazione avviene attraverso laboratori in cui i cittadini possono discutere, scambiarsi informazioni e confrontarsi con i progettisti dell’opera. 4 L’’Urbanistica partecipata è in generale l’insieme delle attività di partecipazione consultativa e di coprogettazione/progettazione partecipata tra cittadini ed enti pubblici, progettisti di enti pubblici e privati, in relazione a interventi urbanistici semplici e complessi, quali ad esempio il recupero di un edificio, di un’ex area produttiva, la progettazione di un parco urbano, la localizzazione di una struttura pubblica sul territorio, o la definizione di un piano territoriale di area vasta. L’urbanistica partecipata è a cavallo degli approcci e strumenti di partecipazione normativi e volontari. 5 Agenda 21 è un documento di intenti ed obiettivi programmatici su ambiente, economia e società sottoscritto da oltre 170 paesi di tutto il mondo, durante la Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo (UNCED) svoltasi a Rio de Janeiro nel giugno 1992. Tale documento è formato da 40 capitoli e suddiviso in 4 sezioni: dimensioni economiche e sociali, conservazione e gestione delle risorse per lo sviluppo, rafforzamento del ruolo delle forze sociali e strumenti di attuazione. In particolare, il capitolo 28 “Iniziative delle amministrazioni locali di supporto all’Agenda 21” riconosce un ruolo decisivo alle comunità locali nell’attuare le politiche di sviluppo sostenibile, tenuto conto che oltre il 45% della popolazione mondiale vive in contesti urbani, percentuale destinata a crescere fino al 63% nel 2030. (Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare).

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#Energia #Bioedilizia

Elementi innovativi per lo sviluppo sostenibile: strategie integrate per il risparmio energetico e la bioedilizia

Andrea Carubia

Ingegnere dei Sistemi Edilizi Esperto in Pianificazione integrata per lo sviluppo sostenibile

Sempre più spesso e in contesti diversi fra loro, si sente parlare di sostenibilità; potremmo dire che ormai è diventato un mantra e che il tema è destinato a svilupparsi e a comparire con sempre maggiore frequenza nel dibattito pubblico negli anni a venire. La prima cosa che salta in mente ai più però è l’impressione di un qualcosa di astratto, non quantificabile e quindi non misurabile, per cui si parla di sostenibilità in generale, ma con la consapevolezza che su questa si può dare solo un giudizio qualitativo e soggetto alle esperienze e alle sensibilità di colui che ne parla. In realtà la sostenibilità è un concetto che riguarda il futuro e la nostra capacità di garantire alle prossime generazioni pari opportunità alle nostre. Diventa per cui necessario dare un numero alla sostenibilità e misurare la performance di un paese in termini di sviluppo sostenibile sia nel presente che nel futuro, in funzione, e conseguenza, delle scelte politiche di natura ambientale, sociale ed economica. Un contributo importante in questo settore è stato dato dalla FEEM (Fondazione Eni Enrico Mattei) che nel 2009 ha costruito e sviluppato l’Indice di Sostenibilità FEEM (FEEM SI), un indice aggregato, costituito da 23 indicatori, che consente di analizzare l’effetto di politiche sociali, economiche e ambientali sulla sostenibilità futura dei vari paesi nel mondo. Il FEEM SI, infatti, è un indice costruito per valutare in un unico dato aggregato lo sviluppo economico, sociale e ambientale di un paese e che permette di confrontare la sostenibilità non solo tra paesi, ma anche nel tempo. Dagli ultimi dati disponibili del 2013 emerge una posizione poco consolante per l’Italia. Su un totale di oltre 200 paesi organizzati in 40 paesi/macro regioni, la Svezia risulta al primo posto, seguita da Norvegia e Svizzera. I paesi del Nord e Centro Europa sono in generale i più virtuosi, mentre l’Italia si trova al ventesimo posto della classifica, superando in Europa solo Polonia, Spagna, Portogallo e Grecia. La posizione dell’Italia è il risultato, soprattutto, della scarsa performance delle componenti economiche e sociali, largamente al di sotto della media europea, mentre quella ambientale è in linea con il resto d’Europa.

A causa della crisi economica e dei modesti investimenti in innovazione tecnologica in chiave “sostenibile”, da qui al 2030 il trend ipotizzato per l’Italia dal FEEM SI è 29


#Energia #Bioedilizia

quello di una stagnazione nella classifica mondiale dello sviluppo sostenibile. La ricerca FEEM dimostra “quantitativamente” quello che in realtà viene indicato da tempo nelle azioni necessarie a incanalare un paese verso lo sviluppo sostenibile infatti, ad esempio, mostra che i costi legati ad una strategia di riduzione delle emissioni che alterano il clima verrebbero più che compensati dai benefici ambientali che ne deriverebbero. Inoltre, maggiori investimenti pubblici in ricerca e sviluppo peserebbero certamente sul debito pubblico, ma porterebbero, secondo i calcoli dei trend nel tempo, ad un maggiore vantaggio competitivo nel lungo periodo. La sfida

Elementi gravitanti intorno all’indice FEEM SI

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#Energia #Bioedilizia

dello sviluppo sostenibile è lanciata e, nonostante il ritardo iniziale, l’Italia può ancora fare molto per cambiare il suo trend. In particolare l’adozione di pratiche e di misure innovative in temi fondamentali come quello dell’energia possono costituire un’opportunità di sviluppo senza precedenti soprattutto per quei territori oggi definiti “aree interne”. In questi contesti, oltre ad un ovvio miglioramento delle componenti ambientali, l’incremento delle performance economiche e sociali avrebbe un impatto ancora maggiore, permettendo così a questi territori di ridurre il gap con le aree più sviluppate e di contribuire maggiormente insieme a queste ad un aumento “quantitativo” della sostenibilità del Paese.

Un tema che ha perso forse il suo slancio iniziale di elemento innovativo, ma che tutt’oggi costituisce il fondamento stesso sul quale si costruisce lo sviluppo sostenibile nel campo dell’energia, è quello dell’efficienza energetica. Esso costituisce infatti un tema sempre più presente fin da quando le crisi petrolifere degli anni 70 hanno indotto gli Stati membri dell’Unione europea a riconsiderare il proprio consumo d’energia al fine di ridurre la dipendenza dal petrolio. I progressi realizzati in tutti gli Stati membri hanno permesso infatti, a partire dalla metà degli anni 70, di spezzare la correlazione fino ad allora inseparabile tra crescita del PIL e l’aumento del fabbisogno energetico. L’intensità energetica è calata del 40% in Germania e in Danimarca, mentre in Francia è oggi inferiore del 30% rispetto agli anni 70. Questi risultati sono stati resi possibili da un risparmio energetico, espresso in “negajoule”, in tutti i settori compreso quello

Consumo lordo stimato di energia per settore e sviluppo del consumo finale di energia per settore (EUROSTAT) 31


#Energia #Bioedilizia

Scenario globale 2013 (Indice FEEM SI)

dell’edilizia, grazie soprattutto ad un uso razionale dell’energia dato da un migliore isolamento termico. Gli shock petroliferi hanno costituito un incentivo congiunturale a favore di misure d’efficienza energetica temporanee, ma la mancanza di interventi strutturali in profondità non ha permesso di stabilizzare la domanda. Negli ultimi anni il nuovo aumento dei prezzi dei prodotti energetici sul mercato internazionale e soprattutto dei prezzi petroliferi ha nuovamente stimolato l’interesse per la gestione della domanda.

Oggi l’ostacolo principale all’incremento dell’efficienza energetica resta la mancanza di informazioni (informazioni sui costi e sulla disponibilità di nuove tecnologie, sui costi dei propri consumi). Tutto ciò può costituire uno specifico problema quando si tratta di realizzare investimenti che sono spesso a lungo termine. Le decisioni relative agli investimenti possono anche essere influenzate dal problema delle motivazioni divergenti, ad esempio tra il proprietario (che installa la caldaia) e l’inquilino (che paga 32


#Energia #Bioedilizia

le fatture di riscaldamento) o del mancato coordinamento, nelle imprese, tra il preventivo degli investimenti e il bilancio delle spese energetiche. Negli anni ‘90 il tasso di miglioramento dell’efficienza energetica era dell’1,4% annuo, mentre successivamente è andato calando fino a raggiungere un livello costante massimo pari allo 0,5% annuo. Ciò dimostra che gli sforzi intrapresi in questo settore non danno risultati soddisfacenti. Campagne di informazioni che forniscono chiare indicazioni su come risparmiare energia e sollecitano i consumatori all’azione, possono essere efficaci per modificare la percezione del problema e incoraggiare comportamenti virtuosi. A tale riguardo, sono di grande utilità informazioni ai cittadini su argomenti quali la riduzione del consumo d’energia nelle abitazioni, ad esempio grazie ad efficienti sistemi di isolamento termico, tecniche e materiali rispondenti alla “bioedilizia”, interventi sull’involucro e consapevoli decisioni d’acquisto. In quest’ottica i “negawattora” (ovvero il mancato consumo di energia grazie al risparmio) sono divenuti la più importante risorsa energetica individuale. Ad esempio, secondo la Commissione Europea, l’utilizzo annuo di energia finale sarebbe aumentato di 115 Mtep o dell’11% nel periodo 1997-2006 se non ci fossero stati miglioramenti dell’efficienza energetica. Ciò corrisponde ad un terzo dell’insieme delle importazioni di petrolio greggio nell’UE nel 2006. Il risparmio energetico è diventato quindi un elemento fondamentale per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento dell’UE. Secondo le stime effettuate dal Consiglio tedesco per lo sviluppo sostenibile, <<per ogni Mtep risparmiato potrebbero essere creati oltre 2 000 posti di lavoro a tempo pieno grazie a una politica di miglioramento dell’efficienza energetica. Il forte impatto sull’occupazione degli investimenti volti all’efficienza energetica è dovuto al risultato combinato di due effetti distinti. Il primo è chiamato “effetto di reimpiego” e consiste negli effetti indiretti risultanti dall’investimento in altri settori dei risparmi ottenuti grazie alle misure di efficienza energetica. Il secondo è l’effetto diretto di tali investimenti e proviene dal lavoro necessario per la realizzazione vera e propria nell’investimento in efficienza energetica>>1. Il secondo è l’effetto diretto di tali investimenti e proviene dal lavoro necessario per la realizzazione vera e propria nell’investimento in efficienza energetica. Gli investimenti di rinnovamento degli edifici esistenti sono un buono esempio. Molti investimenti di questo tipo presentano ulteriori vantaggi: sono ad alta intensità di lavoro, hanno ripercussioni percepite a livello locale e regionale e sono a bassa intensità di importazioni. La domanda di manodopera così creata include spesso una manodopera poco qualificata, ma anche artigiani qualificati e altamente qualificati, il che rende questo tipo di investimenti un efficace strumento per 33


The Richmond House, Morris Partnership


#Energia #Bioedilizia

conseguire gli obiettivi di politica regionale. I costi iniziali, tuttavia, continuano a costituire un problema. La maggior parte delle ristrutturazioni ha una durata di vita lunga, il costo aggiuntivo comportato dall’efficienza energetica sarà pertanto recuperato molto più rapidamente rispetto alla durata della ristrutturazione stessa. Un esempio recente verificatosi in Francia dimostra che l’isolamento del tetto di una casa “media” consente un risparmio di combustibile per riscaldamento tale che il costo di tale isolamento si recupera nell’arco di tre anni. Ristrutturazioni più importanti (ad esempio isolamento dei muri, rifacimento delle finestre) richiedono tempi lunghi per il recupero dei costi. Questa è la sfida della bioedilizia, accorciare sempre più il tempo di ritorno degli investimenti riducendo i costi e massimizzando gli effetti in termini di sostenibilità e ciclo di vita dei materiali. L’involucro edilizio acquisisce notevole importanza in quanto, al tradizionale requisito statico, di portare i carichi provenienti

Le politiche possono incentivare i cittadini ad effetture interventi diretti sull’edilizia votati al risparmio energetico. (Elaborazione epstudiodesign) 35


#Energia #Bioedilizia

dai diversi impalcati, vengono affiancate nuove esigenze di protezione termica (derivante dalla notevole diminuzione degli spessori delle masse murarie), di illuminazione diurna degli ambienti e parallelamente di protezione solare degli stessi. Risulta indispensabile governare i flussi termici e luminosi che vengono scambiati attraverso l’involucro, adottando nuovi materiali che, sposandosi con i mutati linguaggi architettonici, riescono a soddisfare i sopra citati requisiti. Già a partire dagli anni ’80 vengono studiati metodi che vanno dal semplice bilancio di energia alla simulazione completa dei flussi dinamici del sistema. Tali possibilità assumono particolare importanza negli interventi di riqualificazione degli edifici esistenti, i più numerosi tra gli interventi di tipo edilizio. Il miglioramento energetico degli involucri di edifici esistenti rientra infatti tra i compiti principali per uno sviluppo sostenibile: data la grande quantità di edifici esistenti rispetto a quelli di nuova costruzione, è questo il settore che offrirà le maggiori potenzialità di risparmio energetico. Il termine bioedilizia è nato in Germania già negli anni ’70 e quindi di certo questo approccio culturale all’Architettura sostenibile non è un’innovazione recente. Tuttavia il tema acquista la

The Nautilus House, Javier Senosiain. Edificio ispirato alle creature marine realizzato in legno e materiali naturali

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#Recupero #Madonie #AreeInterne

sua massima importanza oggi grazie a tecniche e materiali innovativi nella realizzazione e nel recupero degli involucri edilizi che hanno permesso di portare questo fenomeno su larga scala. Basti pensare ai cappotti termici in materiale vegetale o animale (lana di pecora), alla domotica o agli esperimenti sempre più numerosi su mattoni e altri materiali da costruzione integrati con fibre vegetali per incrementare le prestazioni energetiche a parità di costo.

Infine in questo breve excursus sugli elementi innovativi che possono costituire il volano di uno sviluppo sostenibile trovano spazio i nuovi strumenti di pianificazione e razionalizzazione energetica del territorio. In particolare il PAES (Piani di Azione per l’Energia Sostenibile) può giocare un ruolo non secondario nella partita dello sviluppo sostenibile in particolare per le aree interne. Spesso trascurato e raramente considerato come opportunità di sviluppo, in realtà, trattandosi di una pianificazione a tutti gli effetti e quindi intervenendo attraverso scelte sul territorio, seppure rispondenti innanzitutto a garantire l’uso di energie sostenibili, ne condiziona lo

Schematizzazione semplificata del Patto dei Sindaci (Comune di Dolo)

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#Recupero #Madonie #AreeInterne

sviluppo futuro e può costituire un’occasione di crescita condivisa. I PAES sono i documenti chiave di pianificazione energetica del Patto dei Sindaci e indicano come i firmatari del Patto rispetteranno gli obiettivi che si sono fissati per il 2020. In particolare, il documento identifica i settori di intervento più idonei e le opportunità più appropriate per raggiungere l’obiettivo di diminuzione di CO2. Definisce misure concrete di riduzione, insieme a tempi e responsabilità, in modo da tradurre la strategia di lungo termine in azione. I tre pilastri su cui poggia un PAES che contribuisce anche allo sviluppo di un’economia che si armonizza con lo sviluppo sostenibile del territorio sono: il risparmio energetico e la riduzione dell’uso delle fonti fossili, l’uso razionale dell’energia e l’efficienza energetica, l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili (FER).

Risparmio energetico, uso razionale dell’energia ed efficienza energetica e utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili sono scelte strategiche di politica energetica che offrono diverse opportunità di sviluppo: ridurre la dipendenza energetica e dalle fonti fossili, migliorare la qualità ambientale, la fruibilità e la qualità della vita, sviluppare nuove attività industriali decentrate, sviluppare innovazione tecnologica e creare lavoro qualificato.

Bibliografia e Sitografia:

AA. VV., Atlante della Sostenibilità, collana Grande Atlante di Architettura, UTET, Milano, 2008; Arbizzani E., Tecnologia dei Sistemi Edilizi. Progetto e costruzione, Maggioli Editore, Rimini, 2008; Commissione Europea, Libro Verde sull’efficienza energetica: fare di più con meno. EUR-Lex - 52005DC0265; Faconti D. e Piardi S., La qualità ambientale degli edifici, Maggioli Editore, Rimini, 1998; Wienke U., Manuale di bioedilizia, DEI, 2008

Note:

Commissione Europea, Libro Verde sull’efficienza energetica: fare di più con meno. EURLex - 52005DC0265 1

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#PsicologiaDelTurismo #FenomeniPsicosociali Psicologia del turismo: motivazione, bisogni psicologici e significati del viaggiare

Maura Marino Gammazza

Psicologa Ricercatrice di “Psicologia del Turismo e Marketing Relazionale”, Istituto Euro Mediterraneo di Scienza e Tecnologia

Il turismo, grazie agli eterogenei elementi percettivi e socio-economici che lo compongono, si configura come un fenomeno dinamico e multisfaccettato, strettamente legato al territorio e alla vasta matrice di risorse che questo offre ai visitatori. Per comprenderne la complessità, risulta quindi necessario affrontare la tematica attraverso differenti punti di vista, favorendo un approccio moderno, multisciplinare e integrato che guarda sia all’offerta turistica dei territori che alle prospettive socio-economiche e qualitative dei soggetti coinvolti. La Psicologia del Turismo nasce nel 1984 quando al termine del XX Congresso nazionale degli psicologi della S.I.P.S. (Società Italiana di Psicologia, Bergamo settembre 1984) venne proposta una giornata di studio post-congressuale per discutere la possibilità di applicare la psicologia al comportamento turistico. Applicare cioè le competenze psicologiche al tempo libero, al viaggio, all’attività turistica, che andava sempre più estendendosi nel contesto nazionale grazie allo sviluppo economico degli anni Ottanta. Tale giornata di studio fu aperta ad esperti provenienti da molti settori, non solo a quello della psicologia, comprendendo economisti, esperti di marketing, medici, geografi, sociologi e antropologi, direttori di agenzie di viaggio e tour operator, al fine di cogliere ogni aspetto rilevante della vacanza e di ciò che rappresenta per l’individuo. Al termine della giornata a San Pellegrino nasce il Comitato scientifico nazionale interdisciplinare “Psicologia del turismo”. “Il turismo è un’area di convergenza e di confronto di fenomeni che riguardano l’uomo, le sue esigenze, le sue aspettative, l’economia di un paese e l’ecologia di un territorio, che implica problemi etici e legislativi, necessità formative e possibilità professionali”: con queste parole Marcello Cesa-Bianchi interveniva al IV Convegno di Psicologia e Turismo a Sangemini”1. Il turismo è un fenomeno complesso, ma proprio la sua complessità offre alla psicologia un campo d’indagine proficuo; legati al concetto centrale di “turismo” vi sono una serie di elementi quali: - la motivazione - la scelta turistica 39


#PsicologiaDelTurismo #FenomeniPsicosociali

- le funzioni della vacanza - la “customer satisfaction” - il marketing - il prodotto - l’impatto sociale e culturale del turismo - domanda/offerta/servizio - la qualità e i fattori critici di successo - la gestione delle risorse umane L’Organizzazione mondiale del turismo (World Tourism Organization) nel 1997 definisce il turista come “chiunque viaggi in paesi diversi da quello in cui ha la residenza abituale, al di fuori del proprio ambiente quotidiano, per un periodo di almeno una notte ma non superiore ad un anno e il cui scopo principale della visita sia diverso dall’esercizio di ogni tipo d attività remunerata all’interno del paese visitato”. In questo termine sono inclusi coloro che viaggiano per: svago, riposo e vacanza; per visitare amici e parenti; per motivi di affari e professionali; per motivi di salute, religiosi/pellegrinaggio o altro”2. A livello psicologico diventa importante definire il concetto di motivazione turistica cioè quella forza sociopsicologica che inde una persona a scegliere l’esperienza turistica o una determinata località. Per Dann (1981, 1983) la motivazione turistica può essere definita come uno stato mentale che stimola a viaggiare, dalla motivazione nasce la domanda. Seguendo le linee logiche delle teorie motivazionali l’individuo si trova a percepire un bisogno e quindi a mettere in atto la motivazione per ottenere ciò che lo farà sentire appagato; nel caso del fenomeno del turismo è compito del marketing quello di creare la consapevolezza del prodotto/servizio nella mente dei potenziali acquirenti suggerendo loro gli obiettivi per la gratificazione dei bisogni. Un’eventuale teoria motivazionale turistica dovrà essere dinamica, con prospettive e formulazioni flessibili per tener conto dei continui cambiamenti individuali e culturali. Punti chiave della motivazione sono: - fuga-evasione - vagabondare - regredire - ricercare se stessi - socializzare - cultura-conoscenza 40


#PsicologiaDelTurismo #FenomeniPsicosociali

- prestigio sociale - cambiamento - sogno-ricerca del nuovo

Altro elemento importante è la Scelta Turistica cioè il processo d’acquisto attraverso il quale la persona o un gruppo di persone elabora e mette in pratica decisioni riguardanti se, dove, quando e come acquistare e usare i servizi resi disponibili dalle aziende. Anche in questo processo possiamo indicare delle vere e proprie fasi: consapevolezza del bisogno; ricerca di informazioni (amici, depliant, agenzie di viaggio, internet, libri, ecc); sviluppo e formazione dell’atteggiamento; valutazione delle alternative (creazione di un personale set di criteri di scelta); agenzia di viaggio e prenotazione della vacanza; post-acquisto. Il turismo non è un need ma è un want, cioè un desiderio, un mezzo per differenziarsi, un bisogno culturale. Benché il viaggiatore non parta sempre con questa consapevolezza ogni vacanza è fonte di una nuova formazione. La motivazione turistica comprende ciò che dispone una persona o un gruppo a viaggiare, racchiudendo naturalmente sia aspetti coscienti che elementi inconsci, sia necessità stabili che bisogni transitori. Anche la motivazione turistica, come altre spinte comportamentali, può essere positiva o negativa cioè può derivare, nel primo caso,

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#PsicologiaDelTurismo #FenomeniPsicosociali

dalla ricerca di qualcosa da ottenere o, nel secondo, dall’evitare situazioni indesiderate. Uno degli elementi chiave che accomuna tutti i tipi di turisti e viaggiatori sembra essere la ricerca di un “livello di stimolazione ottimale” (Iso-Ahola, 1982), ossia di uno stato soggettivo ideale che dipende molto dagli stimoli a cui si è assoggettati nella vita quotidiana, ma anche da predisposizioni personali. Esistono, infatti, dei livelli di attivazione estremamente personali che si associano alla percezione di un senso di salute e di armonia interna: al di sotto di un certo livello si pone la sensazione di noia e al di sopra si avverte ansia e stress. Così come non esiste un livello oggettivo di stimolazione ottimale, non esistono attività turistiche oggettivamente noiose o obiettivamente stimolanti, ma la possibilità di innalzare o abbassare il livello di intensità psicofisica attraverso un tipo di viaggio dipende dalla prospettiva del viaggiatore ma anche da ciò che tale persona fa quotidianamente. Questi aspetti spiegano come le scelte turistiche siano connesse al bisogno di diminuire o eliminare una situazione spiacevole, sia essa di ipoattivazione che di

“Il mondo è un libro e chi non viaggia ne conosce solo una pagina” (Sant’Agostino) 42


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iperattivazione, attraverso il raggiungimento di una finalità turistica che può rispondere a diversi bisogni psicologici. La correlazione quindi tra psicologia e turismo diventa ancora più forte quando si parla di “Customer Satisfation” cioè la soddisfazione come valutazione post-acquisto del prodotto derivante dall’esito (positivo) della comparazione tra la performance del prodotto attesa e quella sperimentata e anche come stato psicologico derivante dalla risposta emotiva che l’esito della comparazione comporta (Oliver, 1993). Perseguire una politica della customer satisfaction significa cercare di offrire prodotti e servizi totali che soddisfino aspettative e bisogni, sia espressi che latenti, del cliente. Il mercato del turismo è un mercato molto competitivo e questo porta al miglior investimento cioè l’orientamento al cliente, quindi lo scopo ultimo dell’impresa deve essere la soddisfazione delle aspettative del cliente. Il turismo è un forte agente di cambiamento, che porta con sé conseguenze sociali, economiche ed ambientali. Con “impatto sociale” si intende il modo in cui il fenomeno del turismo contribuisce a modificare i sistemi di valori, i comportamenti individuali, lo stile delle relazioni familiari, la condotta morale, l’organizzazione comunitaria nella località di destinazione. L’impatto del turismo dipende dall’interazione tra la natura del cambiamento e la capacità, abilità, forza della cultura ospitante di assorbirlo. Un viaggio rappresenta il turista e può esprimere molti aspetti della sua personalità: il suo stile di vita, i suoi valori, le sue abitudini più stabili. Ma una importante spinta a viaggiare deriva anche dai bisogni attuali di un individuo, che in momenti diversi della propria vita può sognare e scegliere vacanze estremamente differenti. Ogni viaggiatore si costruisce delle aspettative turistiche ed una “immagine interiore di ogni viaggio” che pone tra le sue possibili scelte; ciò comporta l’attribuzione di un significato alla vacanza che fa da guida nel confronto con alcuni aspetti interiori, rendendo più o meno probabile una scelta. Nel valutare una possibile meta turistica, concorrono infatti anche degli aspetti motivazionali stabili, connessi soprattutto a dimensioni della personalità. Un primo elemento che può favorire o scoraggiare una scelta turistica è lo stile attributivo, cioè la tendenza ad attribuire la causalità degli eventi che potranno verificarsi durante un viaggio, a fattori esterni o interni. Se il cosiddetto “locus of control” relativo agli eventi turistici è interno sarà più facile che un turista si confronti anche con situazioni più avventurose, in cui penserà di poter avere un controllo delle proprie azioni. Se il locus of control turistico è esterno sarà più facile attribuire agli altri la qualità della propria vacanza e quindi scegliere dei viaggi affidandosi a operatori 43



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turistici affermati, piuttosto che “correre il rischio” di dover gestire da sé parti del viaggio. Una dimensione altrettanto importante, strettamente connessa alla precedente, è quella dell’autoefficacia percepita (Bandura, 1987), che comporta una sensazione di saper fare qualcosa in un contesto specifico e che guida alla scelta delle forme di turismo in rapporto principalmente a fattori quali: mezzo di trasporto (es. convinzione di poter affrontare un viaggio con l’uso di un particolare mezzo di trasporto); attività svolta nel corso del viaggio (es. capacità di svolgere attività fisiche di un certo tipo); caratteristiche ambientali del luogo visitato (es. capacità di affrontare condizioni climatiche o ambientali avverse). Spesso una delle caratteristiche demografiche che sembra influenzare maggiormente la motivazione turistica è l’età. A tal proposito, Gibson e Yiannakis (2002) hanno studiato la trasformazione delle motivazioni turistiche nel corso del “ciclo di vita”. Essi, in particolare, hanno sottolineato che l’ingresso nella terza decade, compresa tra i 28 e i 33 anni, e quello nel periodo della stabilità personale, tra 33 e 40, tendono a cambiare gli stili di vita trasformandoli in forme più stabili e serie che muovono i turisti di questa età a scegliere generalmente forme di vacanza più impegnate, quali quelle volte a favorire esperienze culturali o mirate ad acquisire nuove abilità. In questa fase di vita in effetti abbondano i viaggi-studio e gli itinerari culturali e conoscitivi. Nello stesso contesto teorico viene sottolineato che il passaggio alla mezza età, dai 40 ai 45, insieme all’ingresso in tale età, tra i 45 e i 50, sono spesso accompagnati da maggiori possibilità economiche e comportano la scelta di mete turistiche più spesso connesse a forme di dimostrazione dello status raggiunto o comunque connesse prettamente ad interessi culturali. Infine, la transizione alla quinta decade, tra 50 e 55 anni, e l’ingresso nella terza età, oltre i 65 anni, generano l’abbandono quasi totale di forme di turismo legato ad esperienze fisiche stancanti, quali escursioni impegnative e non organizzate o esperienze connesse ad attività sportive. In questa fase aumenta invece il consumo di forme turistiche più sicure e protette, ossia connesse a viaggi organizzati. Un fattore importante che incide indirettamente nelle scelte turistiche al crescere dell’età è connesso agli esiti delle esperienze turistiche precedenti accumulate. Il comportamento turistico infatti è connesso anche ai risultati positivi conseguiti, che rappresentano dei veri e propri rinforzi che spingono alla ripetizione ed al 45


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consolidamento di tipologie comportamentali che si sono rivelate utili. Da ciò spesso deriva ad esempio l’abitudine ad affidarsi a dei tour operators per la scelta di viaggi anche molto diversi da quelli che sono stati scelti in precedenza, ma che hanno fornito un buon grado di soddisfazione. La motivazione, infatti, ricerca ricompense che possono creare nuovi bisogni che possono essere appagati attraverso comportamenti turistici simili: da un viaggio motivato da un bisogno potrebbe nascere pertanto una nuova motivazione che può spingere a ripeterne qualche aspetto.

Alcune regole per scegliere un viaggio rigenerante in ogni momento dell’anno Un viaggio può avere diversi scopi. Se si viaggia per scelta e si desidera rendere il viaggio un’occasione per ricaricarsi, è necessaria qualche buona regola per prendere decisioni soddisfacenti. Innanzitutto, è necessario prediligere luoghi e tipologie di viaggio lasciandosi guidare soprattutto dai propri bisogni del momento: occorre ascoltare gli stati d’animo e le esigenze fisiche attuali, evitando di forzarsi a fare qualcosa che non risponde alle necessità o alle possibilità del periodo. Ciò significa quindi che, in un dato momento, può essere più benefico mettere da parte l’ipotesi di affrontare un “viaggio sognato a lungo” che però non si adatta al particolare momento che si sta vivendo: meglio rimandare o semplicemente “rifantasticare” il viaggio. Se ad esempio si desiderava condividere un dato viaggio con una persona con cui oggi non è possibile partire oppure si aveva voglia di viaggiare in un periodo in cui ci si sentisse più in forma, occorre decidere se cambiare momentaneamente meta o cambiare aspettative, piuttosto che rimanere delusi da un’esperienza affrontata sulla base di una condizione fisica o di umore inappropriata oppure guidati da una immagine interiore del viaggio desiderato che si distacca da quello possibile nella condizione attuale. Un altro aspetto importante da considerare nella valutazione delle opportunità di viaggio, riguarda la scelta dei ritmi turistici in relazione al livello di stress attuale, stabilendo se si intende optare per un rapporto scandito in modo predeterminato degli impegni turistici o se si cerca una flessibilità alternativa alle frequenti esigenze quotidiane. Altrettanto importante è la scelta della compagnia di viaggio, sia quella con cui partire che quella che è possibile condividere a destinazione: il segreto anche in questo caso è lasciarsi guidare dai propri bisogni emotivi, personalizzando la 46



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vacanza e ascoltando se stessi, evitando di lasciarsi guidare dalle abitudini e dalle “scelte preconfezionate”. Solo così si potrà beneficiare davvero dei viaggi e non ci si troverà a necessitare di un periodo di “vacanza dalla vacanza”, prima di tornare alla routine.

Bibliografia e Sitografia:

Gulotta G., Psicologia turistica, Giuffrè Editore, Milano, 1997; Maeran R., Psicologia e turismo, Editori Laterza, Bari, 2004; Normann R., La gestione strategica dei servizi, Etas Libri, Milano, 1992; Suggelli F.R, Psicologia del turismo, Carocci, Roma, 2004; Villamira M.A. (a cura di), Psicologia del viaggio e del turismo, UTET, Torino, 2001; Virdi R., Traini A. (a cura di), Psicologia del turismo. Turismo, salute, cultura. Armando Editore, Roma, 1990;

Note: 1 2

Maeran, Psicologia e Turismo, 2004 Villamira, pag.20, 2001

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#Innovazione #ProgettoUrbano

Oltre la Smart city: il ruolo dell’innovazione e della cittadinanza attiva per il nuovo progetto urbano

Emanuele Messina

Pianificatore territoriale Ricercatore di “Psicologia del Turismo e Marketing Relazionale”, Istituto Euro Mediterraneo di Scienza e Tecnologia

L’epoca in cui viviamo, può essere facilmente assimilata ad un “periodo di transizione” in continua evoluzione; intensi fenomeni stanno infatti mutando il modo di vivere, vedere e progettare le città e quali scelte intraprendere per lo sviluppo futuro. Azioni dalla grande portata come la crisi economica globale, le minacce terroristiche, gli squilibri ambientali hanno infatti effetti a scala macro e micro condizionando le vite dei singoli abitanti, ma, di riflesso, quella delle grandi e piccole comunità urbane. Le città intanto, stanno progressivamente diventando i nodi cruciali dello sviluppo; basti pensare ai dati delle attuali tendenze demografiche globali che vedono la popolazione urbana superare quella rurale con un trend di crescita che vedrà, nel 2030, oltre cinque miliardi di residenti nelle città. La globalizzazione e l’economia crescente dei paesi in via di sviluppo focalizzata sul potenziamento delle grandi aree metropolitane, costringe a ripensare il ruolo delle città come banco di prova per la sfida della sostenibilità futura. L’agenda europea in tal senso, visti gli sviluppi delle altre comunità internazionali, vede i pilastri della strategia “2020” affrontare il tema dei poli urbani con una chiave trasversale. Lo sviluppo delle aree insediative viene concepito infatti attraverso un’ottica multi-livello che osserva fattori come l’energia, l’ambiente, la governance, la mobilità, la qualità della vita. La visione della città come un’entità sempre più complessa, ha costretto teorici e progettisti a identificare nuovi modelli di sviluppo che tengano conto di nuove metodologie, strategie e strumenti capaci di ripensare l’urbanistica del futuro. Con queste premesse nasce il concetto di Smart city; una “città intelligente” che, attraverso l’innovazione e la tecnologia, cerca di innalzare la qualità della vita dei suoi abitanti. Attraverso il coinvolgimento attivo in campo sociale, economico e partecipativo, questi dovranno essere i veri protagonisti dello sviluppo e del cambiamento scontrandosi con le numerose criticità, diseguaglianze e problematicità dell’epoca mutevole in cui viviamo. Per analogia con i sistemi ecologici complessi, viene oggi sempre più spesso affiancato ai contesti urbani e socio-economici, il concetto di resilienza. Correlandosi all’attuale periodo di transizione, identifica la capacità degli insediamenti urbani di reagire al cambiamento; percependolo come una “perturbazione” allo stato normale 49


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delle cose, il sistema individua modalità e azioni di autoregolazione per re-inventarsi e puntare a un nuovo “status quo”. La resilienza concorre quindi allo sviluppo della smart city, puntando alle capacità individuali e uniche di ogni contesto urbano. Manca però un ultimo tassello per comprendere l’evoluzione delle città del futuro: l’innovazione. Ponendosi l’obiettivo di rispondere a bisogni contemporanei attraverso scoperte scientifiche e tecnologiche in continua crescita, l’innovazione produce creatività, economia, sviluppo e, soprattutto, favorisce il cambiamento. Attraverso gli input che fornisce ai soggetti attivi nella mutazione, costituisce il vero motore verso l’evoluzione, impiantando una raccolta di strumenti dinamici applicabili alle diverse componenti del complesso sistema urbano.

Smart City Project per Delhi NCR (National Capital Region). Le grandi tendenze di crescita delle grandi città e delle aree metropolitane, sta spingendo i governi a ripensare il loro modello di sviluppo. Numerosi sono gli investimenti su piani e progetti con visioni in alcuni casi estese fino al 2050 e oltre. Fra i “pacchetti di azioni” figurano interventi multisettoriali in ambito sociale, tecnologico, ambientale, energetico, abitativo, lavorativo, economico, infrastrutturale; una nuova visione integrata che promette di donare ai cittadini, delle aree urbane quasi interamente rinnovate sotto una chiave di lettura moderna, sostenibile e innovativa 50


#Innovazione #ProgettoUrbano

Su questi presupposti nascono progetti che vedono attribuire un forte ruolo alle nuove tecnologie all’interno della pianificazione urbana. Le città si animano intorno alle ICT (Information Communication Technology) che permettono la raccolta e la condivisione di dati utili o l’attivazione di servizi. Viene facilitata così la segnalazione di problematiche via internet, l’acquisizione e la diffusione di informazioni sul traffico e sull’ambiente, la creazione di App dedicate a innumerevoli servizi e bisogni. Grazie alle tecnologie abilitanti, alle nuove visioni energetiche, alla realtà aumentata e al concetto di “internet delle cose”, si moltiplicano le applicazioni possibili e gli interventi attraverso le reti immateriali. Si potranno così osservare reti di illuminazione autogestite, droni volanti per lo scambio di merci, edifici autoregolanti, sistemi di mobilità efficienti e senza conducente, sensori e trasmettitori per le più disparate informazioni. Queste sono solo alcune delle soluzioni auspicate e che nella loro complessità mirano a scuotere dall’interno le fondamenta della progettazione urbana. Intervenendo infatti a partire dallo spazio abitativo del singolo cittadino fino a quello collettivo della comunità globale, costringono a rivedere le scelte progettuali fornendo nuove opportunità creative precedentemente inesplorabili e sconosciute sfide da affrontare.

Infografica esplicativa dello stato attuativo delle Smart cities nel Regno Unito 51


#Innovazione #ProgettoUrbano

Il progresso però, si scontra spesso con criticità e imprevisti di difficile gestione. La quasi ossessionata ricerca della “smartness territoriale”, può infatti creare un effetto opposto ai suoi obiettivi iniziali. La città intelligente spesso diventa uno slogan, un miraggio criticabile e un concetto assimilabile ad una mera “teoria dell’urbanistica” irrealizzabile ed utopistica. Scontrandosi con una realtà figlia della crisi economica e dei continui squilibri culturali e sociali, la smart city appare come un forzato innesto tecnologico in un territorio non ancora pronto e fertile. Il cosiddetto “digital divide” che coinvolge buona parte della popolazione anziana o in stato di crescente povertà, costituisce infatti uno dei più importanti fattori di diseguaglianza con cui deve confrontarsi la città del futuro. Se la comunità urbana, non riesce ad utilizzare i nuovi e innovativi servizi offerti, allora mostra le debolezze di un sistema destinato a soddisfare i bisogni di una porzione dell’intero complesso cittadino. Mentre infatti cresce per le nuove generazioni l’uso delle tecnologie più moderne sui più disparati campi d’azione, continua a persistere un vasto “blocco” sociale che invece ne ha scarso accesso o conoscenza e che pregiudica uno sviluppo realmente condiviso a tutta la popolazione. E’ in questo contesto che la resilienza da teoria astratta deve trasformarsi in applicazione reale, mobilitando i cittadini ad una crescita individuale, ma dai risvolti collettivi. Le politiche e le strategie urbane spesso però sottovalutano il loro ruolo, rendendo “l’adeguamento digitale” un processo lungo, laborioso e con elevati costi sociali se non adeguatamente sostenuto. Allo stesso modo l’eccessivo apporto di informazioni pone i problemi della sovrabbondanza, della standardizzazione e del controllo. Alla quantità infatti non sempre corrisponde la qualità o l’affidabilità, così la grande mole di dati scambiata e condivisa e che contribuisce a formare le “performance” di una città, note anche come “city dashboard”, può spesso trarre in inganno o far giungere a conclusioni divergenti. Considerare quindi tali dati univoci o fondamentali per programmare lo sviluppo futuro, può infatti fuorviare le scelte di governo del territorio, riducendo l’apporto creativo e i bisogni tangibili della popolazione non sempre riconducibili a indicatori o database. La continua immersione in un mondo tecnologico e in dinamismo costante, può invece creare comportamenti da alienazione o di necessità di distacco dal “networking continuo”. La sensazione di vivere in uno “scenario da Grande Fratello” o in una realtà dominata dalle macchine e dalle reti elettromagnetiche può avere risvolti sulle comunità e sui singoli individui che potrebbero iniziare a cercare ognuno la propria “Gabbia di Faraday” per proteggersi da un mondo minaccioso e che non riconoscono più. I tentativi di replicabilità e di omogeneizzazione conseguenti all’applicazione degli 52


#Innovazione #ProgettoUrbano

stessi modelli urbani in contesti diversi, potranno poi influire sul senso di appartenenza della comunità, accelerando la dissoluzione del “genius loci” e la perdita dell’identità tradizionale quale risorse aggregativa fondamentale. In questo scenario frutto delle diverse criticità e prospettive, si fa strada il concetto della “Dumb city” ovvero una città “stupida” e distante dai progetti “smart”. Contrapposta alla visione ultramoderna e iper-tecnologica di un’ambiente urbano che nella realtà non riesce a sopperire ai bisogni di tutti, si configura come il livello finale della “grande metropoli bella, ma stupida” in cui i cittadini non riescono a sfruttarne le immense potenzialità o che, al contrario, ne risultano succubi o intrappolati. Questo modello di città, ovviamente criticabile, sembra però assorbire maggiormente i fattori di resilienza intrinsechi delle comunità; puntando sulle capacità auto-organizzative e creative, limita gli apporti esterni e spinge invece uno sviluppo a partire dalle reali capacità del sistema coinvolto. Un ambiente urbano con un inserimento tecnologico progressivo, vedrà l’innovazione partecipare con il suo apporto maggiormente

La “Drone city” del futuro secondo Khalil Bendib 53


#Innovazione #ProgettoUrbano

conosciuto e condiviso, scontrandosi però nel medio-lungo periodo, con problematiche sociali comuni alla smart city e a un progresso più lento, ma inevitabilmente inarrestabile.

La progettualità urbana del futuro appare così parte attiva del dibattito sui modelli urbani, divenendo un fattore condizionato e condizionante delle macro-strategie in atto. A prescindere dalle teorie urbanistiche e dalle prospettive adottate, le attuali tendenze volgono però lo sguardo a una visione integrata e sempre più legata ai bisogni reali dei cittadini. Questi possono essere semplificati e riaggregati come dei bisogni qualitativi-necessari assolti con soluzioni innovative, creative e di riscoperta. Uno degli esempi più eclatanti è quello del proliferare degli orti urbani nelle città. Nati dal reinserimento in contesti cittadini di attività primarie di coltivazione dei suoli, mirano a riportare in ambienti urbani qualità e risorse attribuibili ai contesti agricoli e seminaturali. Si riscoprono così piaceri legati al soddisfacimento psicologico dell’autoproduzione, alla riduzione delle economie di grande scala, alla riscoperta di valori quali la socialità, la sana alimentazione e l’ambiente rurale. Mentre nel recente passato la città invadeva e aggrediva progressivamente la cintura verde che la circondava, oggi l’orto riconquista il suo spazio economico, aggregativo e ambientale, inserendosi con forza direttamente all’interno delle maglie dello spazio urbano. Si diffondono di riflesso nuovi modelli urbani legati alla disponibilità pubblica degli spazi e alla condivisione dei prodotti agricoli. Nasce così la “Città commestibile”, dove anche il più piccolo spartitraffico o la più isolata aiuola ospita ortaggi o piante aromatiche accessibili e alla portata di tutti. Su queste basi si sviluppa poi il modello della “Transition Town”, una comunità urbana incentrata sull’autoproduzione, la riduzione degli inquinanti e l’indipendenza socio-economica e che guarda allo sviluppo sostenibile attraverso l’ottica della flessibilità e della decrescita. Il verde, con il suo apporto psicologico di tranquillità e il suo importante ruolo antiinquinante, conquista con forza il suo ruolo nello spazio urbano libero ed edificato. Giardini verticali e tetti verdi, sono oggi presenti in numerose città e sempre più spesso diventano oggetto di sperimentazioni progettuali attente alla bioedilizia e all’estetica contemporanea. Aree da riqualificare si trasformano invece in parchi tradizionali, tematici o lineari, mentre ferrovie dismesse evolvono in “Greenway” integrando l’apporto sociale e culturale dello spazio pubblico alla mobilità sostenibile e integrata. Il connubio fra tradizione e innovazione, diventa maggiormente evidente nella più diffusa forma di arte contemporanea che invade le nostre città: la Street art. Dai graffiti 54


#Innovazione #ProgettoUrbano

che irrompevano sulle grigie pareti delle periferie suburbane degli anni ’80, oggi, attraverso murales, stencil e installazioni urbane, trasmettono messaggi e arricchiscono lo spazio con una forza comunicativa accessibile e comprensibile a un target ampio e diversificato. I “writer” diventano oggi artisti con nomi sempre più noti al pubblico di nicchia, ma anche a semplici appassionati fornendo spunti per la discussione e la condivisione globale delle loro opere. Si moltiplicano così gli interventi di riqualificazione che vedono nella street art modalità innovative e dal basso impatto economico e ambientale, frutto di volontà pubbliche, ma anche di semplici accordi fra privati raccolti sotto l’obiettivo comune di trasformare lo spazio urbano attraverso l’arte e la comunicazione. L’apporto creativo dei singoli attori del territorio, contribuisce poi a innalzare il livello socio-economico di una città attraverso nuove modalità di produzione. Incubatori, coworking, fab-lab, creano nuove opportunità di fare impresa a partire dall’innovazione tecnologica e dalla valorizzazione delle risorse. Industrie creative e culturali si diffondono nelle città, innescando nuove catene produttive e nuovi cicli del lavoro, che riqualificano e rifunzionalizzano lo spazio urbano su presupposti condivisi, innovativi e aperti alla sperimentazione. Al crescere delle opportunità offerte dall’innovazione tecnologica, si è evoluto di riflesso il ruolo del singolo cittadino. Questo non è più un semplice osservatore delle problematiche urbane, ma , attraverso il web e la rete, assume una funzione attiva 55


Natalia Rak, opera di street art a Białystok, Poland


#Innovazione #ProgettoUrbano

segnalando direttamente quali interventi sono necessari per la città. Piattaforme partecipative e i social network rendono maggiormente diretta la rete relazionale della comunità urbana alimentando occasioni di coesione e condivisione come le Social Street e il Placemaking. Sempre più spesso, l’aggregazione spontanea nata attraverso il Web, confluisce infatti in azioni dirette sullo spazio urbano. Tali interventi contribuiscono a creare la “Pop-up city”, un sistema urbano che vede nell’intervento del singolo cittadino, un complesso di dinamismi propri del rapporto fra spazio pubblico e creatività. Attraverso queste azioni a metà fra l’evento e la manifestazione di ingegno, il cittadino esprime la sua volontà di riappropriarsi della città e delle sue caratteristiche più genuine fatte di convivialità, condivisione e uguaglianza sociale.

Le tendenze attuali evidenziano così un crescente dinamismo cittadino che vede nell’innovazione e nella cittadinanza attiva i veri motori dello sviluppo creativo. Il progetto urbano deve quindi tenere conto di questi segnali e assecondarli per creare i presupposti per fare in modo che la smart city diventi un modello tangibile e di successo. Sarà a partire dalle politiche pubbliche e dallo spazio urbano che potranno ridursi le disuguaglianze e le criticità di approcci troppo radicali. Le comunità potranno infatti crescere attraverso la condivisione delle informazioni a più livelli, organizzando

“The school of life - pop up space”, Codesignstudio, 2013, Collingwood (Melbourne) 57


#Innovazione #ProgettoUrbano

ad esempio corsi per ridurre il divario digitale fra le generazioni, oppure favorendo il wifi libero e alimentando la discussione partecipativa sulla pianificazione urbana. Fondamentale sarà infatti il coinvolgimento di tutti per il progetto della città del futuro, che vedrà nello spazio pubblico un elemento creativo e rafforzativo del senso di comunità e della coesione urbana. Lavorando sulla città, le dinamiche che la compongono, i “landmark” storici e contemporanei e la percezione e il senso di appartenenza che i propri cittadini hanno dello spazio urbano, si potrà intervenire tenendo conto delle necessità e degli apporti attivi di tutto il sistema relazionale e sociale. Appare così evidente che prima di poter raccogliere a pieno i frutti della smart city, la progettazione urbana e il governo del territorio dovranno concentrarsi sulla creazione di “comunità smart e resilienti”, o più semplicemente, sull’applicazione di elementi innovativi a scelte che siano condivise da un sistema urbano e sociale dinamico, efficiente e pronto al cambiamento. Bibliografia e Sitografia:

AA. VV., Green life. Costruire città sostenibili, Compositori editrice, Bologna, 2010; Carta M., Reimagining Urbanism. Actar, Barcellona - Trento, 2013; Davico L., Sviluppo sostenibile. Le dimensioni sociali, Roma, Carocci editore, 2004; Messina E., “Pianificazione partecipata e creatività urbana condivisa”, in Messina E., Vella G. (a cura di), Pianifica Palermo – Proposte integrate per una città creativa, sostenibile e condivisa, Edizioni ArchxArch, 2014; Volpi F., Economia dello Sviluppo, Milano, Franco Angeli, 2007;

http://www.archdaily.com/576480/rem-koolhaas-asks-are-smart-cities-condemned-to-bestupid/ http://popupcity.net http://www.forumforthefuture.org/greenfutures http://codesignstudio.com.au/

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PARTE II: Il contesto delle Madonie e il Comune di Collesano: proposte, strategie e progetti creativi verso una visione integrata di sviluppo locale


Caltavuturo Castelbuono Castellana Sicula Cefalù Collesano Geraci Siculo Gratteri Isnello Petralia Soprana Petralia Sottana Polizzi Generosa Pollina, San Mauro Castelverde Scillato Sclafani Bagni

Paesaggio montuoso del Parco delle Madonie Veduta di Collesano e del Castello Petralia Soprana, uno dei Borghi più belli d’Italia

Sagra della Spiga a Gangi Veduta di Cefalùe del Duomo Patrimonio UNESCO Castello di Castelbuono


#Agricoltura #EnergiaSostenibile

RE-THINK: l’agricoltura in modo innovativo e produttivo per la società contemporanea

Chiara Conte Dario D’angelo Adriana Savia Tumminelli

La tematica oggetto di studio è stato il connubio fra agricoltura e ambiente, trasformazioni agrarie e azioni intraprese complementari alle attività agricole. Un’analisi preliminare ha permesso di evidenziare dove si colloca l’Italia all’intero di un mercato europeo, per far ciò sono stati analizzati i dati ottenuti dall’INEA – Istituto Nazionale di Economia Agraria. Per quanto concerne la superficie agricola utilizzata (SAU),coloro che fanno maggior uso delle risorse del suolo sono la Francia, la Germania, il Regno Unito e l’Italia. Analizzando più in dettaglio le produzioni agricole, emerge che l’Italia, in particolare, primeggia nell’olivicoltura e si colloca tra i primi posti anche nella vitivinicoltura, frutticoltura e ortofloricoltura. Scendendo di scala, la SAU dell’Italia suddivisa per regione, mette in evidenzia che i suoli più utilizzati per l’agricoltura sono quelli della Sicilia, Puglia, Emilia Romagna e infine Sardegna. Ricercando tutti i Dop e gli IGP presenti nel territorio nazionale emerge che il totale di questi prodotti di qualità riconosciuta è pari a 252 e che l’Emilia Romagna è la regione che ne possiede di più (35) seguita dal Friuli Venezia Giulia (33) e dalla Sicilia (28).

La stessa logica di analisi utilizzata per l’Italia è stata applicata per la Sicilia, dividendo il tutto per provincie. Il maggiore possessore di marchi di qualità è la provincia di Trapani (12), specializzata soprattutto nella vitivinicoltura, questo viene messo in evidenza anche dall’analisi del Corine Land Cover1; dall’uso del suolo che da quest’ultimo si evince, possiamo inoltre verificare che la parte centrale della Sicilia è impiegata nella produzione del grano e dell’olio, la Piana di Catania è specializzata nella produzione di agrumeti e nella provincia di Siracusa e Ragusa emerge l’ortoflorovivaismo. Gran parte di ciò che viene prodotto nel territorio nazionale è soggetto ad esportazione. Nello specifico, olio, vino e formaggi vengono esportati principalmente verso gli Stati Uniti, in secondo luogo verso l’Europa ed infine verso l’Oriente. 61


#Agricoltura #EnergiaSostenibile

Scendendo sempre più in dettaglio, si evince dal Corine Land Cover che nel territorio delle Madonie vi è una maggiore produzione di vitivinicoltura, nella zona di Campo Felice e nel restante territorio vi sono seminativi e uliveti, mentre all’interno del Parco vi sono diverse tipologie di boschi (latifoglie, conifere e misti). Dall’andamento demografico dell’ultimo decennio riguardante i comuni delle Madonie si deduce che la maggior parte dei comuni è in decrescita ad esclusione di Cefalù e alcuni di questi, invece, sono stazionari come Ganci e Isnello. La maggior parte di popolazione circa il 70%, da un’analisi dei sistemi locali del lavoro, risulta impiegata

Analisi territoriale

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Uso del suolo (CORINE Land Cover 2006)

nei servizi e una residua parte, circa il 16% risulta impiegata nell’agricoltura, silvicoltura e pesca. Forti poli produttivi nel settore primario, nell’area del Parco delle Madonie, sono: i Fratelli Fiasconaro specializzati nell’industria dolciaria e nella produzione della manna; il Distretto bovino della Sicilia centrale con relativo frigo macello di Ganci; mentre, come produzione di nicchia, importanti sono: il Fagiolo Badda di Polizzi Generosa, la manna di Pollina e Castel Buono e la Provola delle Madonie a Collesano riconosciuti quest’ultimi come presidio Slow Food2. Grazie alla presenza del Parco delle Madonie, che occupa la maggior parte del territorio, vi sono diversi agriturismi che si possono definire “una valvola di sfogo per le produzioni locali” in particolar modo, permettono di far conoscere ai visitatori la propria identità attraverso i prodotti locali usati nella gastronomia, questo viene affermato anche dalle diverse sagre annuali presenti. Dal Piano Territoriale Paesistico Regionale3 - PTPR – sono stati estratti i bagli e i mulini abbandonati dell’area che confermano l’identità agricolo – produttiva del territorio. Dall’analisi del Corine, come anticipato precedentemente, risulta che nella parte centrale dell’area madonita, sono presenti diversi ettari di terreni a seminativo, questi 63


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combinati con i mulini abbandonati hanno dato vita ad un’idea di progetto riguardante “la realizzazione di un marchio di qualità certificato DOP per il grano duro”. Questa idea di progetto ha quindi l’obiettivo di creare un marchio di qualità certificato e di chiudere la filiera del grano duro nel territorio stesso, con la riattivazione di un mulino che possa vendere il proprio prodotto (farina, crusca, e anche i derivati della trasformazione come pasta, pane ecc) ai turisti che visitano il Parco delle Madonie e che quindi possono alimentare il mercato locale e anche nazionale. Con l’attivazione della filiera produttiva si pensa di valorizzare il grano duro, il quale attualmente non è remunerativo: una tonnellata di grano mediamente si vende a 280 €/t e 1Ha produce 15-50 q l’anno. Confrontando questo dato con alcuni grani di qualità si evince come essi siano molto più remunerativi e arrivano ad un prezzo di vendita pari a 7€/kg. Un esempio è la farina di Kamut, ricavata da un grano “recuperato” e oggi inserita nel mercato della produzione di qualità. A partire dalle analisi svolte e dal “progetto pilota” sulle farine di qualità, è stato poi delineato un sistema integrato di interventi progettuali raggruppati in Linee strategiche di sviluppo che contengono al interno Linea d’azione e Azioni:

1. Rafforzare e sviluppare l’agricoltura Biologica 1.1 Comunicazione verso il consumatore. 1.1.1 Guida on-line degli operatori del biologico, vetrina degli operatori per presentarsi sui mercati professionali. 1.1.2 Guida alla vendita diretta rivolta al consumatore finale, per promuovere il consumo e facilitare il contatto diretto tra produttore, punti vendita e consumatore, per la valorizzazione dei prodotti tipici del Parco delle Madonie. 1.2 Produrre bio, mangiare sano. 1.2.1 Programmazione delle produzioni e diversificazione degli sbocchi commerciali. 1.2.2 Promuovere l’educazione alimentare nelle scuole. 1.2.3 Promozione dei consumi per la ricaduta sugli acquisti domestici da parte dei frequentatori delle mense. 1.3 Far crescere le professionalità. 1.3.1 Costituzione di una Comunità professionale di operatori in grado di interloquire e confrontarsi tra loro, produrre conoscenza sulla base delle diverse esperienze professionali, secondo dinamiche collaborative. 1.3.2 Sviluppare azioni dimostrative direttamente nelle aziende private del Parco, disposte a diventare punti di riferimento per le altre imprese locali. 64


#Agricoltura #EnergiaSostenibile

2. Filiera corta dei rifiuti 2.1 Assicurare un adeguato servizio della raccolta rifiuti e degli scarti derivanti dalle attività produttive agricole. 2.1.1 Realizzazione di un impianto di compostaggio, sito in un bene confiscato alla mafia. 2.1.2 Sperimentazione del compost nei terreni confiscati alle mafie. 2.1.3 Creazione di un marchio certificato del prodotto da poter utilizzare nell’agricoltura locale.

3. Agricoltura sociale 3.1 Favorire la diffusione dell’agricoltura sociale e di servizi innovativi alla persona. 3.1.1 Accoglienza temporanea, nei beni agricoli inutilizzati, di soggetti (anziani, migranti) che hanno bisogno di trovare un domicilio, dove poter svolgere attività sotto la guida di agricoltori e operatori sociali del luogo. 3.1.2 Sensibilizzare i bambini sull’idea dello sviluppo sostenibile, accogliendoli in agrisili e agrinidi. 3.2 Promuovere creazione di valore di processi produttivi etici inseriti in attività di agricoltura sociale. 3.2.1 Creazione di centri pet-therapy nei bagli abbandonati.

4. Recupero, rifunzionalizzazione e messa in rete delle emergenze storicoarchitettoniche per il miglioramento della fruizione turistica. 4.1 Valorizzazione del patrimonio architettonico - produttivo mediante azioni di Marketing Territoriale 4.1.1 Ripristino e valorizzazione dei mulini storici e creazione di un percorso tematico, attraverso la realizzazione di passerelle, tabelle informative e riproduzione degli antichi processi industriali di lavorazione dei prodotti per la commercializzazione del grano in loco. 4.2 Valorizzazione degli itinerari esistenti e creazione di nuovi itinerari che, in maniera sistemica, intercettino beni antropici, naturalistici e archeologici e relativa divulgazione attraverso il riuso delle architetture. 4.2.1 Realizzazione di un calendario stagionale degli eventi, che si agganci alle festività locali. 4.2.2 Inserimento di punti panoramici. 65


#Agricoltura #EnergiaSostenibile

5. Divulgazione e promozione delle tradizioni locali. 5.1 Promozione, tramite marketing territoriale, delle celebrazioni sacre e ricorrenze locali. 5.1.1 Promozione della sagra del presidio slow food “fagiolo badda” attraverso l’inserimento in specifici calendari tematici e la realizzazione di opuscoli e spot informativi dedicati. 5.1.2 Pubblicizzazione delle ricorrenze sacre e delle sagre locali, realizzando pacchetti turistici con trasporto e servizi annessi.

6. Mantenimento, ripristino e/o valorizzazione delle aree agricole e delle colture tradizionali e non. 6.1 Trasmissione della cultura contadina locale alle nuove generazioni 6.1.1 Istituzione di corsi per la divulgazione delle tecniche agricole tradizionali.

7. Recupero dei beni architettonici di tipo rurale e delle opere minori legate alla cultura materialee/o valorizzazione delle aree agricole e delle colture tradizionali e non. 7.1 Rifunzionalizzazione di masserie, casali, bagli, ecc. per scopi produttivi e di trasformazione dei prodotti e per la formazione dei nuovi addetti alle attività agricole. 7.1.1 Recupero e rifunzionalizzazione dei bagli, attivando al suo interno una serie di attività legate alla produzione dei prodotti caseari locali e ricostruzione di un oleificio tradizionale.

Rapporti relazionali e comunicazioni istituzionali con il Comune di Collesano, hanno evidenziato la volontà dell’Ente locale di realizzare un impianto di compostaggio da cui trarre vantaggio ambientale, produttivo e socio-economico grazie ai nuovi possibili tagli di spesa per le casse comunali. Tale progetto ha l’obiettivo principale di abbattere la quantità di rifiuti che il comune di Collesano confluisce in discarica con ingenti spese per lo smaltimento e ha come secondo fine lo smaltimento degli scarti dovuti alla lavorazione agricola (fogliame, sterpaglie e materiale di risulta della potatura degli alberi) come stabilito dalla direttiva europea n 208/98/CEE, recepita a livello nazionale dal D.L. n 205 del 3 dicembre 2010. Per la progettazione dell’impianto di compostaggio sono stati tenuti in considerazione i parametri presenti all’interno della “Linee Guida per la progettazione, la costruzione 66



#Agricoltura #EnergiaSostenibile

e la gestione degli impianti di compostaggio”, adottando come procedimento quello induttivo. Con il procedimento induttivo, il progetto viene corredato da una stima del materiale compostabile, intercettabile, adottando dei parametri di intercettazione unitari in kg/ab-1 anno-1, in relazione al bacino di utenza ed al sistema di raccolta. Per quanto concerne le utenze domestiche e più in generale le raccolte di frazioni organiche del rifiuto urbano (scarti verdi e scarti alimentari, comprese le utenze commerciali piccole e medie ed i servizi di ristorazione) come parametro di riferimento, si possono considerare 100 kg/ab-1 anno-1, derivanti da circa 60-70 kg/ab-1 anno-1di scarto alimentare e 30-40 kg/ab-1 anno-1di scarto verde. L’impianto di compostaggio verrà situato in un capannone industriale confiscato alla mafia e sito in Via Garbinogara, nel territorio del Comune di Collesano. La sua area è pari a 2.175 mq, da questa ricaviamo quanto materiale possiamo smaltire annualmente nel nostro impianto di compostaggio, ovvero: 2.175 mq / 1,5 mq/t annua = 1.450 t annua;1.5 - 2 mq/t annua necessari per smaltire il compost. Estrapolando l’area degli uliveti pari a 17.500 Ha, dal corinland cover, e ipotizzando che la distanza media tra gli alberi è di 10 ml, ricaviamo il numero ipotetico degli alberi pari a 150.000; supponendo che dalla potatura si ottengono 3 Kg di scarto di fogliame, il totale di scarto sarà uguale a 450.000 kg (150.000 x 3 Kg = 450.000 kg; 450 t annue di fogliame) Calcolo della quantità di umido prodotta dal Comune di Collesano: Abitanti 4.078; moltiplicando il numero degli abitanti per 100 kg di rifiuti smaltibili otteniamo il totale delle t annue di umido prodotte dal comune (4.078 x 100 kg = 407.800 kg x ab; 407,8 t annue di umido). Sommando le tonnellate annue dei rifiuti umidi prodotti dal Comune di Collesano e le tonnellate annue di fogliame prodotta dagli uliveti otteniamo un totale di rifiuti smaltibili pari a 457.8 t annue (450 t annue + 407,8 t annue = 857,8 t annue di rifiuti smaltibili). Dai calcoli effettuati, si può notare che il Comune di Collesano ricopre solo una parte della quantità di rifiuti smaltibili dall’impianto, questo dà la possibilità ad altri comuni di usufruire del servizio per una capacità residua di circa 600 t (1.450 t annue - 857,8 t annue = 600 t annue). Nella fase progettuale dell’impianto sono stati posti diversi interrogativi sulla convenienza o meno della realizzazione totale e del mantenimento dello stesso impianto; si è avviata una ricerca dei prezzi delle discariche Siciliane che si aggirano dai 60 € per la discarica di Siculiana ai 140 € per la discarica di Trapani; a questi costi 68



#Agricoltura #EnergiaSostenibile

si devono aggiungere per il comune di Collesano le spese di trasporto per circa 300 Km. Sono stati così analizzati gli introiti possibili dell’impianto di compostaggio: - da 15 a 25 €/t per gli scarti verdi (ramaglie, potature e simili) - 35 €/t per gli scarti da mercati, mense e ristoranti - oltre 40 €/t per i fanghi di depurazione vendita del compost che si aggira all’incirca a 7 €/t all’ingrosso; Si prevede mediamente un risparmio per le casse comunali pari a 65 €/t per un totale di 26.507 € annui, inoltre a questo si devono aggiungere le spese di trasporto che non sono più calcolabili per circa 300 Km ma per un max di 10 Km 407,8 t x 65 €/t = 26.507 € annui Sapendo che 1 t di rifiuti umidi produce 400 kg di compost, l’impianto produrrà quindi 600 t annue, infine moltiplicando quest’ ultimi per il prezzo indicato sopra, il ricavo complessivo dalla vendita del compost sarà pari a 8.400 € (1500 t annue x 400 kg

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#Agricoltura #EnergiaSostenibile

=600 t annue;600 t x 14 €/t = 8.400 € annui). In conclusione il compost derivante dal processo di trasformazione potrà essere utilizzato dagli agricoltori locali come concime organico di qualità adatto anche per l’agricoltura BIO inserendosi nuovamente in un ciclo produttivo che porta con sé proprietà ambientali, tradizioni e produzioni di qualità. Bibliografia e Sitografia:

Bacarella A., Prodotti agricoli di qualità e turismo in Sicilia, Anteprima srl, Palermo, 2005; Rapporto annuale ISMEA, La competitività dell’agroalimentare italiano, 2012; Istituto nazionale di economia agraria, L’agricoltura nella Sicilia in cifre 2013, 2013; Istituto nazionale di economia agraria, L’agricoltura Italiana conta 2013, 2013; http://www.pcn.minambiente.it/ http://www.fondazioneslowfood.it/ http://ec.europa.eu/ http://pti.regione.sicilia.it/ http://www.regione.sicilia.it/

Note:

Geoportale nazionale, Corine Land Cover, III livello, 2006. Slowfood si occupa di tutelare la biodiversità, dei saperi produttivi tradizionali e dei territori, che oggi si uniscono all’impegno a stimolare nei produttori l’adozione di pratiche produttive sostenibili, pulite, e a sviluppare anche un approccio etico (giusto) al mercato. In Italia, attualmente, sono presenti224 presidi. 3 Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale, Sicilia, approvato con D.A. N.6080 del 21 maggio 1999. 1 2

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#Commercio #MarketingTerritoriale

Risorse locali e strategie innovative per il commercio: il miele delle Madonie come nuovo attore dello sviluppo

Gian Piero Di Piazza

Il progetto oggetto del presente testo, prevede lo studio del tema Commercio Paesaggio su Collesano, analizzandone le risorse e le criticità fino a giungere a una nuova vision di sviluppo incentrata sulle peculiarità strutturali e produttive del sistema territoriale. La fase analitica è partita da ambiti di più ampio respiro, come quelli del commercio Europeo, quello Italiano, quello Siciliano, fino ad arrivare a Collesano nel Parco delle Madonie. Ma partiamo subito con l’ambito Europeo e l’inizio dell’industrializzazione che va dal XIX Secolo fino al XX, per stabilire le linee primordiali d’espansione industriale che dall’Europa si è espansa fino al Medioriente. L’affermarsi di questa teoria è illustrata dalla presenza di diversi porti e la concretezza commerciale individuata in traffico di Container al 2010. Le Infrastrutture TEN-T sono il fiore all’occhiello del sistema di comunicazione finalizzato al Commercio Europeo ed i “corridoi” principali di comunicazione proiettano l’Europa verso una migliore ottimizzazione delle fonti Economico-Commerciali. La suddivisione , infine, degli stati d’Europa , che per convenzione chiameremo Regioni Europee, in classi con lettere A , B , C e con valori accostati più o meno positivi rispecchia il relativo andamento del PIL Regionale. L’ambito più complesso da dover affrontare è quello Italiano in cui sono state espresse le potenzialità Commerciali su temi diversi. I Sistemi Locali del Lavoro sono esposti inizialmente nella loro matrice più completa con i Sistemi Manifatturieri e poi sono esposti quelli per dimensione d’impresa, per tipologia produttiva e per micro-impresa. Associando a tali sistemi la rete delle infrastrutture, inizialmente, i principali Porti Italiani con i Distretti Industriali Italiani e le relative tipologie merceologiche si evince che: l’Italia ha una forte valenza commerciale nei prodotti realizzati prevalentemente nelle regioni del Nord. I principali porti nazionali e le vicinali realtà dei distretti industriali consentono un commercio di “indotto” ormai concretizzato e consolidato tanto che queste realtà commerciali stanno alla base del rinomato “made in Italy”. L’analisi è proseguita prendendo in considerazioni le cartografie ufficiali del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti su strade, ferrovie e aeroporti al 2004. 73


#Commercio #MarketingTerritoriale

Per quanto riguarda le realtà regionali dei distretti rurali e agroalimentari di qualità (d.leg. n. 228/01) possiamo affermare che i primi sono sistemi produttivi caratterizzati da un’identità storica e territoriale omogenea derivante dall’integrazione fra attività agricole e altre attività locali, nonché dalla produzione di beni o servizi di particolare specificità, coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali e territoriali. Per distretto agroalimentare di qualità si intende, invece, un area produttiva caratterizzata da significativa presenza economica e da interrelazione e interdipendenza produttiva delle imprese agricole e agro-alimentari, nonché da una o più produzioni certificate e tutelate ai sensi della vigente normativa comunitaria o nazionale, oppure da produzioni tradizionali o tipiche. Quadro sintetico delle imprese attive in Italia; la crisi economica globale ha favorito anche la formazione di nuove modalità di “fare impresa” attingendo al mondo dell’innovazione, dell’alta tecnologia, della socialità, dei servizi immateriali attraverso internet

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#Commercio #MarketingTerritoriale

Le imprese attive in Italia danno una panoramica sulla situazione economica rispetto il sistema europeo e infatti l’Italia, sottolinea Boccia presidente della Piccola industria di Confindustria, ha un tasso di imprenditorialità tre volte superiore rispetto alla media europea.

Non può mancare un accenno all’Expò 2015, evento per il quale La Camera di Commercio di Milano ha costituito i “Tavoli Tematici Expo 2015” per coinvolgere il sistema economico-imprenditoriale nelle opportunità generate da Expo 2015 Milano. Il tema dell’alimentazione è alla base della nascita dell’esposizione che apre con questo slogan: “è possibile assicurare a tutta l’umanità un’alimentazione buona, sana, sufficiente e sostenibile?”. Con questa domanda si apre la sfida dell’Esposizione Universale di Milano 2015.

Passiamo adesso all’ambito regionale della Sicilia dove, cercando di mantenere il sistema analitico precedentemente adottato, si è proceduto inizialmente ponendo l’attenzione sulle infrastrutture di vario genere quali quelle stradali nelle diverse tipologie evidenziando stato di fatto e di progetto; nodi aeroportuali e linee ferroviarie; servizi offerti dagli approdi principali nella costa tirrenica, nella costa del mar di Sicilia e di quella jonica. Successivamente è stata studiata la presenza di centri commerciali nella Regione Siciliana ed infine anche i maggiori distretti industriali. Si evince che la superficie commerciale destinata a Centri commerciali è maggiore nella Provincia di Catania con circa 300.000 Mq occupati. Successivamente ci si è addentrati nell’ambito del Piccolo Centro di Collesano e del Parco delle Madonie. A causa della crisi economico-demografica che è presente in questi anni nello scenario globale, anche il Comune è soggetto a un calo di natalità che dal 2011 è rapportabile a quello del 1861. L’unico aumento di popolazione è quello di matrice extracomunitaria per immigrazione; tale andamento in crescita della popolazione con cittadinanza straniera indica anche che è in aumento la richiesta di manodopera a basso costo per i servizi nelle PMI ( Piccole e Medie Imprese ) e nel sociale. E’ sicuramente importante fare un piccolo accenno alla rinomata produzione di ceramiche, in particolare il mattone in cotto con decorazioni varie. Per chi passa per il piccolo centro si possono osservare le ceramiche esposte nei pannelli per le vie e raffiguranti eventi e personaggi della Targa Florio, poiché il Comune negli anni Sessanta rientra tra le tappe principali di quella che sarà la gara automobilistica più antica del Mondo. Sono altresì note le ceramiche per pavimenti con decori preziosi ed originali. 75


#Commercio #MarketingTerritoriale

L’inquadramento passa subito al contesto paesaggistico facendo riferimento al Parco delle Madonie con il relativo confine territoriale ed i piccoli centri. Ma entriamo adesso nel tema del commercio, del paesaggio e del marketing territoriale che è stato affrontato in questo particolare ambito siciliano. Entrando così nel tema oggetto di studio, in seguito alle analisi di contesto affrontate, si è deciso di puntare a un progetto innovativo, ma attento alle risorse locali. Si è pensato quindi di creare qualcosa di particolare, anzi singolare, che potesse sfruttare la meraviglia del paesaggio naturale offerto dal Parco delle Madonie, di creare “Impresa Low Cost” e di avere una produzione 100% naturale a Chilometro zero. Partendo dall’assunto scientifico che nel Parco delle Madonie è presente buona parte del patrimonio floreale d’Europa in termini di biodiversità, stimato nella misura del 50%, si è evidenziato come questo possa fungere da punto di forza per futura progettualità.

E’ giusto accennare, brevemente, alle principali specie floristiche e habitat vegetali presenti nel Parco delle Madonie. I Fiori delle Madonie :Il patrimonio floristico-vegetale del Parco delle Madonie vanta una ricca e pregiata esclusività a livello regionale e nazionale. Oltre la Ginestra cupanii ricordiamo l'Astragolo dei Nebrodi, la Viola , la Peonia , il

L’area del Parco delle Madonie e le principali specie floristiche. La flora, da valore aggiunto per il paesaggio e la biodiversità dell’area, a fattore fondativo di sviluppo 76


#Commercio #MarketingTerritoriale

Lino delle fate siciliano , la Stellina di Gussone, l'Aubrezia siciliana, il trifoglio di Bivona-Bernardi, lo Spillone ed il Cardo niveo. Fra queste spicca senza dubbio l’orchidea delle Madonie, specie endemica del territorio. Abiens Nebrodensis: è considerata una specie in estinzione ed è stata inserita nelle 50 specie botaniche più minacciate dell'area mediterranea. Genista cupanii: la Genista cupanii è una pianta perenne a portamento cespuglioso appartenente alla famiglia delle Fabacee, endemica della Sicilia. a questi presupposti di carattere prevalentemente botanico, si è costituita la linea strategica dell’inserimento di un sistema produttivo legato a tali risorse; prodotto principale può essere quindi il miele. Ai fini di creare una base conoscitiva del settore, le diverse tipologie di miele censite per lo studio sono state: -Miele millefiori : è il tipo di miele più diffuso e dalle particolari qualità organolettiche. Il millefiori dal sapore molto gradevole e delicato, viene prodotto durante le lunghe stagioni siciliane che vanno dalla primavera alla metà dell'autunno. Nasce un miele dal colore chiaro con sfumature sul dorato dal sapore leggero. Proprietà: Ottimamente abbinabile come dolcificante (può sostituire lo zucchero in tutte le occasioni). Come ogni millefiori possiede proprie caratteristiche che si ripetono di anno in anno con variazioni più o meno importanti che non nascondono la base di un sapore tipico madonita perché caratterizzati da una presenza botanica di grandissima biodiversità -Miele di eucalipto: prodotto da agricoltura biologica, ha un colore ambrato (con tonalità più o meno scure, in base al periodo in cui viene smielato). La cristallizzazione è molto compatta, con cristalli fini e di medie dimensioni. Durante questa fase il miele cambia aspetto, diventando sempre più chiaro sino a stabilizzarsi su una colorazione tendente all'avorio. Il profumo intenso ricorda molto quello dei fiori e delle foglie della pianta; il sapore è normalmente dolce, di zucchero caramellato con un retrogusto leggermente amaro; l'aroma, che rimane costante, senza variazione di intensità ricorda vagamente quello della liquirizia. Proprietà: Azione antibiotica, antiasmatico, anticatarrale, è utile anche per la tosse. - Miele di rovo: da agricoltura biologica ha un colore ambrato con riflessi verdi, ad ambrato molto scuro, odore mediatamente intenso ma delicato. Si presenta di consistenza liquida, ma tende a cristallizzare abbastanza rapidamente. Gusto e Aroma forte, di vegetale fresco, di zucchero caramellato, richiama quello del frutto maturo e della confettura. Indicato negli stati influenzali. Proprietà: Ottimo rinfrescante, contro lo scorbuto e le infiammazioni della bocca, e nelle diarree dei bambini. - Miele di Cardo: prodotto da agricoltura biologica ha un colore ambrato, con tonalità 77


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più o meno chiare (talvolta, a seconda della provenienza, assume un color ocra chiaro) e tende a cristallizzare dopo circa tre o quattro mesi, solitamente con una cristallizzazione pastosa e morbida. E’ un miele dal sapore decisamente forte; il suo profumo intenso ricorda quello dei fiori della campagna mediterranea; l’aroma è vagamente speziato e sprigiona tutto il suo carattere con un bouquet deciso e caratteristico. Proprietà: Diuretico, antisettico, calmante, febbrifugo, tonico.

E’ stata quindi ipotizzata, in via del tutto empirica, la produzione di miele endemico dal fiore di orchidea, perché consentirebbe, tra l’altro, un commercio del tutto privo di concorrenza, quantomeno per le aziende che si attestano prime e bene nel mercato. Si è scelta un’azienda agricola già esistente a Collesano dove è prevista la realizzazione di una fattoria didattica, una serra per la produzione di orchidee da vendere, un’ampia area libera da destinare alla diffusione, per via antropica, delle orchidee ed alla bottinazione delle api, un parcheggio per l’afflusso dei clienti. La difficoltà principale è stata condizionata alle scelte legate alle modalità di produzione di un tipo di miele rispetto ad un altro e come si spostano le api e dove vivono meglio in considerazione del fatto che le api bottinano in spazi prevalentemente aperti. Si è poi proceduto allo studio di possibili partner o competitori: nel parco vi sono soltanto quattro piccoli centri produttori di miele e ricordiamo: Il Miele di Gratteri: prodotto in varie qualità, è sufficientemente promosso in numerose botteghe del Comune nelle varianti di zagara, millefiori e di aneto. Il Miele di Caltavuturo: oltre al Miele di Agrumi, Eucalipto, Sulla e Millefiori, ai Propoli e alla Pappa Reale si produce e confeziona oggettistica in cera d’api. Si possono scegliere una vasta gamma di prodotti, come candele o varie statuine con diverse raffigurazioni in varie dimensioni. Il Miele di Castelbuono : si produce un miele particolare, chiamato dai romani “miele di rugiada”, legato alla manna Siciliana, tipica di Pollina e Castelbuono che viene prodotta dal Frassino (xerofila). I tipi di frassino che la producono sono : il Frassinus Excelsius, il Frassinus Ornus ed il Frassinus Angustifolia. Infine Il Miele di Polizzi Generosa:di tipologia millefiori e prodotto in Contrada Mulini.1 In seguito a tali analisi si è optato per una produzione legata alle orchidee. Considerando che la differenza di un tipo di miele rispetto ad un altro sta nel fatto che vengono spostate le casette con le api là dove sta avvenendo una prevalente fioritura 78


Orchis Branciforti, una delle specie di Orchidea presenti nelle Madonie (Foto Amedeo Falci)


#Commercio #MarketingTerritoriale

e che le api bottinano per un raggio di azione pari a circa un chilometro e nove (1,9 km), si è notato che nel caso delle orchidee non è riscontrabile all’aperto il quantitativo necessario per ottenere un miele prevalentemente di orchidea. E’ proprio da ciò che, inizialmente, viene proposta un’azione di diffusione per via antropica del fiore endemico nell’area di pertinenza dell’azienda agricola. Successivamente sono stati censiti i produttori di miele del Parco delle Madonie ed è stata delineata una Strada che congiungesse i vari produttori locali e che prendesse il nome di: “Via del Miele

Le Vie del miele nel Parco delle Madonie, tessuto connettivo per la creazione di sistemi integrati di produzione locale e promozione delle risorse territoriali 80


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Studio progettuale per la localizzazione di un sistema di produzione da miele all’interno del territorio comunale di Collesano. Il complesso si configura come una struttura integrata multifunzionale per la produzione, il commercio e la riscoperta del territorio

La risorsa così potenziata può arricchire il brand Madonie con nuove capacità attrattive. La Luna di miele, può diventare un elemento innovativo per attrarre nuovo target turistico da coinvolgere nel territorio, innescando la creazione di relazioni pubblico-private per modalità di fruizioni innovative. Potranno nascere così opportunità per tour operator, strutture ricettive, operatori della logistica locale, favorendo i flussi turistici di coppie giovani e meno giovani, nazionali e internazionali correlati a forme di turismo di “scoperta”, ma anche legate alla qualità della vita, del benessere e della tranquillità 81


#Commercio #MarketingTerritoriale

nel Parco delle Madonie”. Là dove non c’è una linea di continuità tra i piccoli centri produttori significa che la Via può essere considerata nel divenire. Si intende cioè che, a prescindere dal tipo di miele, si può “chiudere l’anello” produttivo con un percorso che attraversa il Parco in modo da creare una maglia chiusa o dalla conformazione più prossima ad un anello chiuso e che passi negli altri piccoli centri. L’idea di una nuova tipologia di miele, il progetto nell’azienda agricola, la strada della Via del Miele nel Parco delle Madonie sono elementi che, ben integrati con le risorse locali , possono creare una realtà di percorso turistico enogastronomico di qualità. Si è poi ipotizzato, ai fini di ampliare l’offerta turistica, che la Via del miele sia perfettamente abbinabile ad un ipotetico pacchetto per giovani coppie in luna di miele. In tal senso si propone lo slogan pubblicitario “orchidee e miele - luna di miele nel parco delle Madonie” e in particolare “Venite nelle Madonie a regalare un’orchidea alla vostra Donna e approfittate del miele d’orchidea per la vostra Luna di Miele”. Una proposta accattivante che, valorizzando il territorio, le sue risorse e i prodotti di qualità, crea sviluppo in chiave innovativa e sostenibile. Bibliografia e Sitografia:

Cusimano G., Ruggieri G., Giannone M., Il sistema turistico delle Madonie tra microricettività e cultura dell’ospitalità, Franco Angeli; Gambaro T., Alaimo F., Itinerario nella ceramica delle Madonie, Azienda Autonoma Provinciale per l’Incremento Turistico; Mazzola P., Raimondo F. (a cura di), Iconografia della storia naturale delle Madonie - Volume 2, Sellerio; Pianeta PSR numero 14 - ottobre 2012

http://www.parcodellemadonie.it http://www.arsalimentaria.it

Note: 1

www.parcodellemadonie.it - www.arsalimentaria.it

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#Industria #SviluppoSostenibile

Industria e produzione: la decrescita come proposta innovativa di sviluppo

Francesco Paolo Riotta

Il “Duemila13” chiude il sipario ad uno spettacolo sconvolgente con cui la comunità del villaggio globale si ritrova a dover fare i conti. In occidente le trasformazioni coinvolgono diversi campi e settori del nostro vivere. La televisione, i giornali, i social network e la nostra quotidianità sono messe sotto pressione da una crisi economica, politica, sociale e ambientale senza precedenti anche se spesso i media non mettono gli accenti necessari nello spiegare gli sconvolgimenti in atto. La crisi è infatti più pesante di quella che fanno credere. Le trasformazioni che viviamo invadono le molteplici discipline del mondo della ricerca e molte volte aprono prospettive anche innovative. La Pianificazione territoriale, essendo una disciplina ormai consolidata a livello internazionale, si ritrova a confrontarsi con la crisi nella sua relazione con la città e il territorio. Nello specifico, il tema di seguito trattato è stato quello dell’Industria. Pertanto si è cercato di definire i caratteri generali della struttura economica e produttiva del comune di Collesano, in relazione al sistema economico e produttivo europeo, nazionale, regionale e locale. In questo ragionamento si è tenuto in considerazione il Parco delle Madonie che ha rappresentato il contesto inter-relazionale principale, sia perché contenitore di altre realtà sia perché in tale ambito è inserito e il tema e prende forma in connessione con il Comune. La crisi finanziaria dei subrime, scoppiata nel 2006 negli Stati Uniti, e da molti considerata la peggiore dai tempi della Grande Depressione del 1929, ha influenzato le mondiali mettendo a dura prova il welfare dell’intero sistema occidentale. I ragionamenti iniziali partono da questo aspetto finanziario poiché rende, insieme ad altri aspetti, il Comune di Collesano al margine dei grandi flussi dell’economia europea. La domanda nasce spontanea: perché accade questo? I Paesi membri dell’Unione Europea, nel sottoscrivere il Patto di Stabilità e Crescita, hanno teso all’obiettivo comune di non generare disavanzi eccessivi, assumendosi l’impegno di realizzare una situazione di bilancio che, nel medio termine, potesse comportare un saldo vicino al pareggio o positivo. L’attuazione del patto, insieme all’unificazione della moneta e alla 83


#Industria #SviluppoSostenibile

costituzione della Banca Centrale Europea, rientra nell’ambizioso processo di integrazione e convergenza fra i Paesi membri dell’UE. Pertanto tutti i paesi della Comunità Economica Europea con rapporto PIL e Debito Pubblico elevato, sono obbligati a far pareggiare i conti statali attraverso operazioni fiscali che ricadono sulla cittadinanza. E’ così che il PSC comporta che nei paesi con forte deficit questi subiscano politiche di austerità che danneggiano ulteriormente il motore economico del paese, coinvolgendo la sfera pubblica e privata. I Paesi comunitari che subiscono le politiche di austerità sono ad esempio la Spagna, il Portogallo e l’Italia. In questo meccanismo i comuni ricadenti all’interno di questi processi, perdono capacità e potere sia economico che decisionale. Nelle città del sud la questione sembra presentarsi in modo più drastico a causa dello storico sottosviluppo del Meridione d’Italia. Definire i caratteri principali dell’attuale sistema economico europeo e le sue relazioni con la città del sud, permette di possedere un ottima base di partenza per approfondire il tema dell’Industria. L’industria, secondo i risultati del C.E.R.I.S (Istituto di Ricerca sull’Impresa e lo Sviluppo), a livello internazionale è strettamente legata ad una forte domanda di Hi-Tech, in cui primeggiano gli Stati Uniti e il Giappone. L’Europa, invece, fortemente legata all’industria tradizionale, cerca con fatica di competere con i colossi dell’Hi-Tech, così restando ai piani bassi dell’economia globale. La penisola italiana, oltre ad essere sottoposta a dure pressioni finanziare, si ritrova a non poter reggere la competizione con gli altri paesi europei ed extracomunitari, a causa della sua industria poco proiettata verso la new economy. L’analisi dei dati riportati da Confindustria permette di mappare le provincie italiane per quota di occupazione nel settore dell’ Hi Tech: il dato in questione è sconfortante. A parte un numero esiguo di provincie del nord Italia, il paese per la restante parte risulta essere molto carente. Continuando in questa direzione emerge, attraverso i dati del CERIS, che le peculiarità produttive italiane sono fortemente connesse con i settori dell’industria tradizionale. L’Italia è un paese che, come già detto, sta vivendo un periodo di forte recessione economica. La condizione di disagio è evidenziata anche dagli studi effettuati sui

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#Industria #SviluppoSostenibile

Sistemi Locali del Lavoro, in cui emerge il sottosviluppo della penisola e soprattutto delle regioni del sud. Inoltre, dati dimostrano anche che la disoccupazione è maggiormente concentrata al sud. Invece l’export di prodotti locali e la propensione a questo coinvolgono per lo più l’area settentrionale. Il nostro Paese è caratterizzato da un’industria tradizionale, poco legata alle nuove tecnologie. Tale caratteristica è

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#Industria #SviluppoSostenibile

ancora più evidente in Sicilia e soprattutto nel sistema madonita, la cui economia gravita intorno al pascolo, all’allevamento, all’agricoltura e all’artigianato. Dai dati messi a punto dall’Istat, emerge che la popolazione italiana, siciliana e collesanese diminuisce vertiginosamente. Le motivazioni sono da ricondurre all’aspirazione di un’ascesa sociale che porta a prediligere città del nord o straniere. Alla luce dei dati e degli ultimi avvenimenti economici e ambientali si ritiene opportuno, prima di ragionare sulle nuove forme di sviluppo per il comune di Collesano, accennare a un approccio economico che potrebbe essere utile per affrontare la crisi generale che sta deteriorando il nostro vivere. Nel rapporto fra decrescita e crescita, i due fattori sembrano assumere valenze e caratteristiche a volte contradditorie. In tal senso decrescita e riduzione del benessere sembrano essere un binomio indissolubile e producono sensazione negativa. Crescita, invece, è l’esatto opposto: vi si collega infatti un’accezione positiva. Però la situazione è più complessa in quanto l’attuale modello risulta impossibile, insostenibile e potrebbe condurre alla catastrofe. Attuare il modello della decrescita, alla luce degli effetti negativi prodotti dalla crescita consumista dell’ultimo mezzo secolo, potrebbe invece essere un’alternativa valida. La fase di transizione da un modello economico all’altro non sarà facile, ma sarà una passaggio fondamentale per salvaguardare il pianeta e la vita dell’essere umano. La crescita economica produce riduzione delle scorte di energia fossile, forte produzione di scorie esiti di operazioni meccaniche e chimiche irreversibili, lo scioglimento dei ghiacciai, l’inquinamento. Inoltre ogni ragionamento economico (Sviluppo Sostenibile, Green Economy, Crescita Zero) che affronta la problematica della relazione tra crescita economica e devastazione ambientale, mette l’accento sulla possibilità di ridurre l’impatto ambientale della stessa crescita attraverso le tecnologie. Tutto questo non salvaguarda l’ambiente, ma ne rallenta l’effetto distruttivo. Gli strumenti economici 86


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adottati, nonostante le innovazioni, producono comunque un “consumo tecnologico”, lasciando ugualmente residui e scorie sul terreno. Pertanto la soluzione sarebbe quella di passare da un consumo tecnologico ad un consumo non tecnologico e costruire un’altra organizzazione di vita umana. Pensare ad un nuovo modello di vita connesso alla Decrescita significherebbe passare da una fase di transizione, che tenga in considerazione in termini industriali la riconversione di tutti i processi produttivi e modificare i comportamenti umani di miliardi di persone. Tornando al contesto territoriale in oggetto, verranno di seguito enucleate linee guida per il miglioramento della qualità della vita nel comune di Collesano e nell’intero sistema madonita. Il centro urbano, come l’intero territorio madonita, è connesso ad una settore primario e secondario che arricchiscono l’identità del contesto territoriale. Sicuramente lo scarso accesso alla tecnologia ha fatto in modo che si sviluppassero alcuni ambiti lavorativi piuttosto che altri (gastronomico, artigianale, storico-culturale). Paradossalmente tutto questo ha permesso la conservazione di quella qualità della vita che nell’età contemporanea è andata sempre più scomparendo. Alla luce del

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modello economico proposto, Collesano potrebbe avere la possibilità di concretizzare interventi capaci di produrre un’ economia locale forte e che sappia dialogare con l’Europa. A tal proposito sarebbe utile osservare come il Comune di Marinaleda in Spagna, grazie ad un modello economico anticapitalista, sia riuscito a raggiungere risultati utopici: 0% di disoccupazione, 47 Euro al giorno per ogni abitante, 15 Euro per la locazione di immobili. In un ottica “decrescista”, si ritiene di fondamentale importanza, per riattivare l’industria del comune preso in esame, focalizzare l’attenzione su tre azioni specifiche: produzione di energia rinnovabile, incentivazione alla piccola e media impresa, creazione e consolidamento di consorzi e distretti. Stimolare la produzione di energia rinnovabile, potrebbe permettere al Comune di Collesano di raggiungere una migliore qualità della vita, grazie alla salvaguardia dell’ambiente. Inoltre avrebbe la possibilità di raggiungere l’indipendenza energetica e potrebbe avere l’opportunità di accrescere valore e credibilità del made in Sicily attraverso una produzione alimentata da energia rinnovabile.

Vocazioni produttive principali

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Sulla falsa riga del Comune di Prato Stelvo (BZ), Collesano potrebbe cercare di produrre energia necessaria a soddisfare le necessità della sua cittadinanza generando: la diminuzione delle importazioni di petrolio e gas; la riduzione delle emissioni di CO2 con vantaggi per il clima; la crescita degli occupati nel settore delle rinnovabili. Con l’intento di aumentare le possibilità lavorative, il Comune di Collesano potrebbe richiedere l’estensione delle Zone Franche Urbane anche all’area madonita. Con il termine Zona Franco Urbana si intende un’area territoriale dentro la quale le attività godono di alcune agevolazioni fiscali, che permettono di risparmiare su numerose tasse come l’imposta sui redditi, IRAP, IMU e contributi da lavoro dipendente. Inoltre, se allo stesso modo venissero incentivate le imprese interessate all’energia rinnovabile, allora si potrebbe creare un binomio perfetto per il miglioramento della qualità di vita dei comuni presenti nel Parco. La produzione di nuove forme di economia, potrebbe essere quindi esito della relazione delle tre azioni proposte. I nuovi consorzi potrebbero, ad esempio, costituirsi con una vision definita dall’energia rinnovabile, oltre che dalle pratiche lavorative già consolidate. Il Comune di Collesano, visto in quest’ottica, potrebbe rappresentare un modello di sviluppo realmente sostenibile e lontano dal mito della crescita infinita. Un esempio per i comuni del sistema madonita, ma anche per il contesto regionale. E’ importante che i cittadini e gli amministratori comincino a ripensare che la locazione al margine dei grandi flussi dell’economia europea non sia il problema da risolvere, ma la grande occasione da non sprecare.

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Bibliografia e Sitografia:

Chiesa G., Invece della catastrofe, Piemme, Milano, 2013; Coppola A., Apocalypse Town, Laterza glf, Bari, 2012; Davico L., Sviluppo sostenibile. Le dimensioni sociali, Roma, Carocci editore, 2004; Latouche S., Harpages D., Il tempo della decrescita. Introduzione alla frugalità felice, Eleuthera, 2011; http://www.sostenibile.blogosfere.it http://www.tuttogreen.it http://www.sustainability.com

Marinaleda (Spagna), cittadina che con il suo rinnovato modello di sviluppo socioeconomico solidale, si autodefinisce un “utopia verso la pace” 90


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Prevenzione e gestione del rischio

Bruno Buffa Valentina Cortina Francesca Maria Lentini

La tematica oggetto di studio è stata quella della prevenzione e gestione del rischio geomorfologico nel territorio comunale di Collesano. L’analisi dello stato è stata supportata da sopralluoghi nel territorio comunale e da numerosi incontri con le istituzioni che hanno fornito materiali e informazioni utili riguardo le trasformazioni in atto e i possibili scenari di intervento futuri. La questione del rischio è un elemento sempre più centrale nella pianificazione: quest’ultima deve, infatti, garantire la sicurezza dell’uomo e preservare il paesaggio naturale ed antropico. Sempre più spesso assistiamo a politiche d’intervento che agiscono nel momento in cui l’evento calamitoso si è verificato, cercando di intercettare ex post le risorse economiche per ottemperare ai danni fisici del territorio, quando in realtà vi è la necessità di valutare ed affrontare ex ante l’individuazione e la programmazione degli interventi volti alla mitigazione e la messa in sicurezza dei territori attraverso strumenti urbanistici ordinari che talvolta si mostrano carenti. La previsione del rischio rimane quindi uno dei tasselli fondamentali per la messa in sicurezza della popolazione e degli insediamenti urbani con carattere storico identitario, al fine di preservare il patrimonio architettonico esistente per garantirne la fruizione alle generazioni future. In ambito nazionale la Direttiva P.C.M. del 27.02.2004 prevede che ciascuna regione si doti di un Centro Funzionale Decentrato che, attraverso stazioni meteoidropluviometriche, suddivida il territorio regionale in zone omogenee per la definizione dei livelli di allerta e delle soglie di innesco delle frane. E’ fatto poi obbligo alle amministrazioni locali dotare i comuni di Piani Comunali di Protezione Civile, tenendo ben presente il fattore prevenzione come migliore pratica per la tutela del territorio. Per rischio si intende: “Entità del danno atteso in una data area e in un certo intervallo di tempo in seguito al verificarsi di un particolare evento calamitoso” R= P x V x E - P (Pericolosità): probabilità di accadimento dell’evento calamitoso entro un certo 91


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intervallo di tempo; - V (Vulnerabilità): grado di perdita prodotto su un certo elemento, o gruppo di elementi, derivante da un potenziale fenomeno distruttivo di una data intensità; - E (Valore esposto degli elementi a rischio): valore, espresso in termini quantitativi (o monetari) delle unità esposte a rischio.

Il primo approccio allo studio è stato condotto attraverso un’analisi del rischio sismico a scala europea, nazionale e regionale, definendo la classificazione, la pericolosità e la vulnerabilità sismica. Dalle analisi si evince che l’Italia, la Turchia e la Grecia sono le aree a maggiore pericolosità sismica di tutta l’Europa, a scala regionale si individuano i territori maggiormente esposti al fenomeno da cui risulta che il Comune di Collesano è interessato da un rischio medio alto.

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Il centro abitato di Collesano sorge lungo il declive di un’ampia vallata posta ai piedi del rilievo carbonatico “Poggio Grotta del Signore” (897 m s.l.m.), delimitata da due torrenti, il Mora a nord e lo Zubbio ad ovest, entrambi confluenti a valle nel torrente Roccella. Il territorio comunale, parte del quale ricade all’interno del Parco delle Madonie, si colloca sul versante nord-occidentale del gruppo montuoso delle Madonie occidentali. I rilievi che circondano il paese e ne caratterizzano il paesaggio con le loro peculiarità, morfologica e vegetazionale, sono: Monte Castellano (1.656 m), Monte Cucullo (1.311 m), Pizzo Giammarusa (1.064 m) e infine Monte d’Oro (808 m) che si erge isolato ad ovest del centro abitato. Da queste informazioni morfologiche è possibile elaborare un quadro strutturale che miri a definire gli elementi che compongono l’armatura del territorio secondo il dominio naturalistico, culturale e infrastrutturale utile ad avere una conoscenza preliminare di approccio al contesto territoriale. Per comporre il mosaico della conoscenza degli elementi necessari ai fini progettuali è necessario prendere atto della composizione e degli usi del suolo: diverse infatti sono le fasce di vegetazione, dalle quote più basse a quelle più elevate, con varietà di essenze arboree e arbustive. Alle quote più basse si trova il tipico paesaggio agrario di oliveti, vigneti e agrumeti a cui si aggiungono i seminativi. Oltre i 600 metri s.l.m. è presente la macchia mediterranea che forma in alcuni casi anche il sottobosco dei querceti, costituito a queste quote da roverelle e sughere. Dai 600 ai 1.000 metri, il sughereto viene via via sostituito dai lecceti, nel cui sottobosco si trovano specie di notevole interesse botanico quali felci, rose peonie, orchidee, insieme a ciclamini ed anemoni. Al di sopra di 1.000 metri la specie arborea predominante è il faggio. Non meno importante è lo studio di come gli abitanti vivano il territorio antropizzato e i dati socio-economici a questi applicati. Partendo dall’analisi della composizione della popolazione, attraverso i censimenti storici dal 1861 al 2011 è possibile notare come vi sia stato un calo demografico a partire dal 1961 in cui si contavano 6.031 abitanti decrescendo fino al 2011 a 4.0951. È stato necessario rappresentare i luoghi della vita quotidiana della popolazione che vi risiede e lavora attraverso i dati forniti dai sistemi locali del lavoro2, unità territoriali costituite da più comuni contigui fra loro, geograficamente e statisticamente comparabili. In particolare il SLL 575 comprende al suo interno il Comune di Collesano e il Comune 93


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Uso del suolo (CoRiNe Land Cover 2006)

di Campofelice di Roccella con una popolazione complessiva di 10.001 abitanti suddivisi per numero di addetti per settore da cui si evince che il maggior numero di essi è impiegato nel settore dell’industria e nel settore alberghiero e del commercio. Per poter contestualizzare il quadro analitico finora delineato è necessario approfondire la conoscenza degli strumenti urbanistici vigenti, in tal modo è possibile procedere alla definizione di un abaco dei possibili interventi. Dalla consultazione del Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.) e dal Piano Regolatore Generale di Collesano (scala 1:2000) sono state individuate tre aree a maggior pericolosità e rischio geomorfologico a ridosso del centro urbano, rispettivamente: l’area dei ruderi del Castello, l’area a monte della via Scillato ad ovest, e l’area nei pressi della via Isnello-SP9 (c/da Santa Croce) ad est. 94


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Studio dello strumento urbanistico vigente finalizzato all’analisi del rischio. Le aree individuate sono soggette a rischio molto elevato ed interessate da attività antropica, anche storicizzata, di tipo insediativo e produttivo. Il tutto evidenzia la necessità di interventi urgenti per la salvaguardia del territorio e degli abitanti

Dal confronto fra la carta della pericolosità e rischio geomorfologico, che individua il livello di pericolosità e rischio dell’area sottoposta ad analisi, la carta dei dissesti, che definisce il tipo di fenomeno franoso e lo stato di attività, e il Piano Regolatore dal quale si evincono gli edifici ricadenti nelle aree a rischio idrogeologico molto elevato ed elevato, è stato possibile individuare le tre aree di cui sopra. A partire da queste considerazioni sono stati presi in esame quattro interventi. In particolare l’intervento 1 prevede il consolidamento del costone roccioso e la sistemazione dei ruderi del castello, in un’aerea a rischio R4 (molto elevato) e pericolosità P4 (molto elevato) attraverso tre azioni operative:

Disgaggio massi Il disgaggio è una tecnica utilizzata per la messa in sicurezza in tempi brevi di una parete rocciosa, di una scarpata tendente a franare o del fronte di abbattimento di una galleria, sia mineraria che civile, qualora vi si trovino parti o frammenti che siano soggetti al rischio di distacco e di caduta. La situazione di rischio può essere determinata da fattori naturali quali forti e persistenti piogge, l’azione erosiva di flussi d’acqua, lo stress determinato dal congelamento e disgelo di acque contenute in fratture delle roccia. 95


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Può essere effettuato attraverso il posizionamento di funi, con esplosivi, con agenti chimici, con allargatori idraulici.

Tirantatura Tale tipologia d’intervento viene eseguita su masse rocciose di media-grossa taglia, per renderle stabili e per evitare ulteriori dissesti delle stesse. Vengono eseguiti, mediante l’utilizzo di perforatori trivelle, a rotazione o rotopercussione su rocce o terreni vegetali e a qualsiasi profondità, con successiva iniezione di miscela cementizia, posa tirante, rispettivo posizionamento di piastra con bullone e se richiesto il tesaggio dello stesso tirante a seconda se attivo o passivo. Ove invece, per motivi di impatto ambientale, è richiesto l’incasso della piastra e dado finale di testata avviene la realizzazione di una nicchia e la relativa ricopertura in maniera tale da ripristinare il sito nella stessa conformazione naturale originaria.

Piantumazione La tecnica di impianto mediante la messa a dimora di piantine arboree ed arbustive e/o il trapianto di rizomi o cespi selvatici avviene di solito in zone dove le caratteristiche di pendenza ed il terreno lo consentono, e dove si richiede una rapido sviluppo della copertura vegetale. Questa tecnica di stabilizzazione dei versanti sfrutta la capacità degli apparati radicali delle piante di legare e consolidare le particelle di terreno sciolto e la capacità di regimazione idrologica derivanti dalla intercettazione delle acque meteoriche e dal prosciugamento dell’acqua superficiale. Le piantumazioni sono particolarmente indicate nelle zone collinari e montane o su terreni aridi, quando si vuole ottenere in tempi brevi un efficace copertura vegetale per il consolidamento e la protezione dall’erosione superficiale di pendii e scarpate o rinverdimento e consolidamento di opere strutturali. Può essere effettuato attraverso l’installazione di grate vive, gradonate vive, palificate vive, viminate e palizzate vive.

L’intervento 2 prevede il consolidamento del quartiere a Monte di via Scillato in un’aerea a rischio R2 (medio) e pericolosità P2 (medio) attraverso: Drenaggi Gli interventi di drenaggio hanno lo scopo di allontanare e di raccogliere le acque 96


Tecnica relativa alla piantumazione


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superficiali e sotterranee in corrispondenza di pendii instabili o di terreni di fondazione da bonificare e consolidare, in modo da diminuire le pressioni interstiziali e conseguentemente le spinte del terreno prevenendo eventuali fenomeni erosivi o la creazione di nuove falde idriche sotterranee. Possono essere effettuati mediante la costruzione di canalette inerbite, in sassi, in legname e in legname e pietrame.

L’intervento 3 prevede la stabilizzazione delle pendici con regimentazione del torrente Zubbio in un’aerea a rischio R2 (medio) e pericolosità P2 (medio) attraverso:

3.1 Drenaggi profondi I drenaggi profondi vengono realizzati allo scopo di intercettare le acque di infiltrazione all’interno del pendio. Possono essere effettuati mediante la costruzione di trincee drenante con fascinate vive o morte, con trincee drenanti, con trincee drenanti con fascine e tubi forati, con trincee drenanti con strutture sintetiche, con dreni suborizzontali.

3.2 Terre armate Le terre armate/rinforzate sono opere di ingegneria naturalistica con valenza strutturale. Si utilizzano per realizzare opere di sostegno dei terreni (terrapieni, fronti di scavo, scarpate), rilevati (opere viarie, barriere paramassi, arginature, mascheramenti manufatti in cls) e per interventi di consolidamento o ricostruzione di scarpate. Viene utilizzato il terreno e rinforzi strutturali di tre tipologie: geogriglie di rinforzo, strutture geotessili in tessuto e muri di sostegno in cemento armato. Possono essere effettuate con geogriglie di rinforzo o con strutture geotessili.

L’intervento 4 prevede il consolidamento del costone roccioso in Via Isnello - SP9 (c/da Santa Croce) in un’area a rischio R4 (molto elevato) e pericolosità P4 (molto elevato) attraverso:

4.1 Disgaggio massi (vedi 1.1) 4.2 Tirantatura (vedi 1.2) 4.3 Ancoraggio L’ancoraggio è uno dei moderni sistemi di consolidamento definiti “attivi” in quanto migliorano le caratteristiche geomeccaniche dell’ammasso roccioso, aumentando 98


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le forze di resistenza al taglio. In funzione della tipologia e dell’azione esercitata, gli elementi metallici di rinforzo sono chiamati: ancoraggi a chiodo, a bullone o tiranti di ancoraggio. Può essere effettuato attraverso l’inserimento di un ancoraggio a chiodo, di un ancoraggio a bullone, o di tiranti di ancoraggio (a trefoli, a barre, a fili).

4.4 Rete metallica Le reti paramassi sono strutture di tipo elastico utilizzate per il rivestimento di pareti rocciose interessate da fenomeni di crollo, caduta di massi e detrito. Sono formate da fili di acciaio rivestito, tessuti in modo da formare una struttura a doppia torsione con maglie esagonali. Le reti possono inoltre essere armate o rinforzate mediante funi d’armatura verticali e/o oblique in acciaio. La struttura viene fissata alla parete rocciosa mediante un sistema di ancoraggi.

Il dissesto più evidente e importante che coinvolge il paese è rappresentato dai fenomeni di crollo che interessano il costone roccioso ad est del centro urbano. In particolare, sono le abitazioni prospicenti la via Isnello - SP9 (C/da Santa Croce) e la via Polizzi ad essere interessate dal pericolo di caduta massi, già verificatosi in passato. L’ipotesi progettuale per la mitigazione del rischio della suddetta area prende spunto dalla volontà di mettere in sicurezza gli abitanti delle abitazioni a ridosso del costone roccioso attraverso l’evacuazione dei primi e la messa in atto delle opere di ingegneria naturalistica. E’ stato dunque effettuato un calcolo teorico degli abitanti residenti in Via Isnello SP9 tenendo conto degli immobili situati ai piedi del costone roccioso. Per convenzione si è considerato un vano abitabile di dimensioni di circa 5x5 = 25 mq ed alto 3,20 m, definendo quindi una dimensione teorica di 80 mc. Questa quantità viene incrementata di ulteriori 20 mc per i servizi elementari connessi alla residenza. Pertanto la misura del vano abitabile, inteso come elemento misuratore del fabbisogno minimo di residenza più servizi ad essa connessi, è definita in 100 mc. Il metodo di misurazione applicato è stato ulteriormente affinato attraverso l’ampliamento della definizione della tipologia di uso che viene fatta dell’immobile, così facendo sono stati esclusi dal calcolo eventuali magazzini e spazi commerciali posti al piano terra. 99



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Il calcolo ha lo scopo di quantificare in termini di rischio il numero di abitanti (161 ab.) da sottoporre a spostamento in altra residenza da identificare in edifici sottoposti a recupero nel centro urbano. Successivamente si dovrebbe procedere alla demolizione degli edifici e alla messa in sicurezza del costone roccioso adiacente Via Isnello SP9, importante asse di viabilità urbana ed extraurbana. In conclusione, le azioni e il sistema di interventi così delineati, si configurano come opere di fondamentale importanza per la salvaguardia e la tutela del territorio e dei suoi abitanti, condizioni necessarie per uno sviluppo attento e duraturo delle potenzialità locali.

Bibliografia e Sitografia:

Habib P., Reccomendations for the Design, Calculation, Costruction, and Monitoring of Ground Anchorages, A.A. Balkema,1989; AA.VV, Strategie di mitigazione del rischio sismico e pianificazione, INU Edizioni, Roma, Maggio 2013; Campo G., Città e territori a rischio, Gangemi editore, Catania, 1999; Cultrone R., Il rischio e la pianificazione nel processo di riqualificazione urbana, UrbanisticaInformazioni; Cultrone R., “Il Rischio e la Pianificazione” in Mamì A., “Nonstructural seismic prevention and rehabilitation”, Aracne editore, Palermo, 2010; Cultrone R., “La protezione civile strumento di tutela dell’identità” Rosario Cultrone Atti IX convegno SIU 3-4 Marzo 2005, Tipografia Zangara, Bagheria, 2005;

APAT Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici, Atlante delle opere di sistemazione dei versanti; Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - Geoportale nazionale, MATTM - Geoportale Nazionale; Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.), Regione Siciliana, Assessorato Territorio e Ambiente, Dipartimento Territorio e Ambiente - Servizio 4 “Assetto del territorio e difesa del suolo”; Quaderno delle opere tipo, Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio, Provincia Autonoma di Trento;

http://www.comune.collesano.pa.it/ http://demo.istat.it/

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#Rischio #SalvaguardiaDelTerritorio http://www.dolomitirocce.it http://www.classmeteo.it/web/portale/news/ingv-presenta-le-nuove-mappe-del-rischiosismico-in-europa/ http://www.pcn.minambiente.it/catalogo/

Note:

Dati popolazione ai censimenti dal 1861 al 2011, 15° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni, ISTAT. 2 L’Istat diffonde le informazioni sui sistemi locali del lavoro (SLL) individuati in base ai dati relativi agli spostamenti quotidiani per motivi di lavoro. I sistemi locali del lavoro sono uno strumento di analisi appropriato per indagare la struttura socio-economica dell’Italia secondo una prospettiva territoriale. 1

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I servizi alla comunità e al turista: soddisfare bisogni e necessità per arricchire il territorio

Alessandro Di Salvo Angela Li Manni Salvatore Maltese

Il territorio oggetto di studio è il Parco delle Madonie, impegnato sia in una politica di rinnovo dell’apparato gestionale, che sul fronte del rilancio territoriale. Particolare attenzione è stata rivolta al territorio comunale di Collesano, sito in prossimità del Parco. Oggetto della presente sperimentazione progettuale è stata l’analisi e lo sviluppo della tematica relativa ai servizi sia per la comunità locale, sulla base del D.M. 1444/68, sia per i servizi di supporto al turismo. Tale tema è stato inquadrato inizialmente secondo una dimensione più ampia, analizzando i servizi di maggior rilievo e peso a scala europea, sino a giungere all’analisi di essi su scala nazionale evidenziando, quindi, i principali corridoi e nodi della rete dei trasporti, composti dai porti e dagli aeroporti principali d’Europa, i corridoi trans-europei programmati sul territorio italiano (il Parco delle Madonie fa riferimento al Corridoio 1, asse Palermo-Berlino) e le autostrade del mare. Dall’analisi dei servizi a scala europea è emerso che l’area maggiormente attrezzata, in merito ai servizi sopra citati, è la parte dell’Europa settentrionale. A scala nazionale, invece, sono state messe in evidenza il sistema di autostrade, i principali centri ospedalieri, i più importanti aeroporti per numero di passeggeri serviti e i porti con i maggiori flussi nazionali e internazionali. Continuando su questo processo di analisi che va dal generale fino ad arrivare al particolare , una tappa fondamentale è stata l’inquadramento regionale. Gli elementi strutturali presi in considerazione sono quelli di carattere sovra locale, in particolare il sistema dei parchi regionali che competono con la realtà madonita, le aree marine protette, i parchi archeologici regionali (proprio alle pendici del sistema montuoso madonita è presente l’area archeologica di Himera e il suo antiquarim), i siti della World Heritage List dell’ Unesco, i poli universitari, i sistemi locali manifatturieri, gli aeroporti internazionali e regionali, i porti di rilevanza nazionale, regionale e regionalecommerciale, la rete ferroviaria, gli assi di collegamento ad alta velocità, i principali centri storici di rilevanza culturale, gli assi principali di collegamento della Sicilia meridionale e le aree metropolitane. Ci si è quindi focalizzati sulla maglia regionale 103


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che unisce poli attrattori, servizi connessi e reti di mobilità per poi scendere a un livello di dettaglio via via maggiore. A scala provinciale viene finalmente individuato il limite del Parco delle Madonie, inoltre, vengono messi in evidenza il sistema bioitaly (SIC e ZPS), il sistema delle torri costiere, i musei regionali, le aree archeologiche, i principali corridoi di mobilità, i porti di Palermo e di Termini Imerese, l’aeroporto internazionale Falcone-Borsellino, il sistema dei castelli medievali, i poli universitari, gli istituti liceali, gli istituti professionali (ovvero l’istruzione a livello territoriale), i presidi ospedalieri e il tribunale. A conclusione di questo primo inquadramento si è reso necessario effettuare un ulteriore studio, quello legato all’andamento della popolazione nell’arco di tempo che va dal 1991 al 2011, per tutti i Comuni facenti parte del sistema del Parco delle

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Madonie. Da quest’analisi si evince una sostanziale regressione del numero degli abitanti, fanno eccezione solamente i Comuni costieri di Campofelice di Roccella, Lascari e Cefalù, influenzati dalla crescente domanda da parte del turismo balneare, mentre per i Comuni interni la situazione è in costante decremento. Questo vale anche per il Comune di Collesano, che ha registrato un calo di circa 2.000 abitanti, nell’arco di tempo che va dal 1961 al 2012, arrivando alla soglia dei 4.000 abitanti. Questo approfondimento, grazie ai dati ISTAT relativi al numero degli abitanti residenti per comune di appartenenza è stato di fondamentale importanza poichè i servizi sono sempre direttamente proporzionali al numero degli abitanti; analisi che verrà in seguito approfondita con il calcolo degli standard secondo il D.M. 1444/68. Prima di arrivare al caso particolare del Comune di Collesano, si è reso necessario approfondire l’analisi sui servizi e le infrastrutture ad una scala pari a quella del Parco delle Madonie, utile a capire i pesi in gioco, le aree di gravitazione e di riferimento per servizi quali l’istruzione, la sanità e i servizi culturali. Ciò che viene messo in evidenza è che, nonostante il Comune di Collesano si trovi in una situazione di vantaggio rispetto ai comuni più interni, in quanto ben collegato al sistema costiero (dista circa 12 Km da Campofelice di Roccella), al sistema autostradale (dista circa 12 Km dalla autostrada A19), ed è in possesso di un grande patrimonio culturale, esso non riesce a trattenere la propria popolazione e ad attrarre flussi turistici rilevanti. L’analisi, inoltre, mette in evidenza un ulteriore spunto di riflessione, ovvero l’assenza di servizi di supporto al turista, ciò vale per tutte le realtà comunali ricadenti nel Parco delle Madonie, che invece risultano formare un sistema abbastanza efficiente per quanto riguarda il sistema scolastico superiore (messo in risalto dalle sedi universitarie distaccate di Cefalù e Castelbuono), e istituti liceali e specialistici ben distribuiti nel territorio. Il tema dei servizi a livello madonita si arricchisce di ulteriori quattro schemi riassuntivi, relativamente alle rilevanze culturali, alle aree di gravitazione dei servizi, dei servizi sanitari e relative aree di influenza e infine alle infrastrutture, che hanno permesso di sistematizzare alcune delle informazioni fino ad ora acquisite. Terminata la parte di inquadramento generale, si è passati a considerare la realtà territoriale di Collesano. Ai fini del progetto è stato molto utile effettuare il calcolo degli standard urbanistici sulla base del Decreto Ministeriale 1444/68, il quale fissa le quantità minime di spazi pubblici o riservati ad attività collettive, di verde pubblico e parcheggi, differenziandole per le diverse zone omogenee del territorio comunale, 105


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come individuate all’art. 2 dello stesso decreto. In particolare il D.M. 1444/68 agli artt. 3 e 4 fissa la dotazione minima inderogabile per spazi pubblici, in rapporto al peso insediativo residenziale, nella quantità di 18 mq per abitante per i servizi di livello comunale (riducibile a 12 mq per i Comuni con popolazione inferiore a 10.000 abitanti) e nella quantità di 17,5 mq per abitante per le attrezzature pubbliche di interesse generale. Nel dettaglio le quantità di aree per servizi di livello comunale (18 mq./ab) sono state così ripartite: 4.50 mq/ab. per istruzione 2.00 mq/ab. per attrezzature di interesse comune 9.00 mq/ab. per spazi pubblici attrezzati (parco, gioco, sport) 2.50 mq/ab. per parcheggi. L’analisi di codesti standard è stata condotta tenendo conto del Piano Regolatore Generale del comune di Collesano approvato nel 2008. Il piano è stato dimensionato facendo riferimento ad una popolazione in crescita che arriva a contare 4.500 abitanti, 106


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dunque con un trend previsto di crescita della popolazione. Dato, questo, che viene messo in discussione dai dati statistici relativi alla situazione attuale, in particolare, si è notato che la popolazione aggiornata al 31 Dicembre 2012, risulta essere in forte decrescita contando circa 4.078 abitanti. Rielaborando il calcolo degli standard con riferimento al nuovo dato della popolazione attuale, e calcolando anche le attrezzature di interesse comune, che di contro il Piano Regolatore Generale evidenzia come “edifici di interesse storico ambientale da tutelare”, è stato possibile creare un quadro molto più completo ed esauriente. Questo calcolo, effettuato ex novo, ha dato esito positivo per alcune delle attrezzature richieste. Nello specifico risultano colmare la “dotazione minima inderogabile per spazi pubblici” le attrezzature di interesse comune (attrezzature religiose, attrezzature tecnico urbane, attrezzature amministrative e attrezzature sanitarie) che allo stato attuare ricoprono 11.786 mq. Invece non riescono a colmare la “dotazione minima inderogabile per spazi pubblici”, richiesti dal D.M., gli spazi pubblici attrezzati a verde e sport (che occupano soltanto 22.756 mq a fronte dei 36.702 mq richiesti); le attrezzature per l’istruzione primaria e dell’obbligo (asili nido-scuole materne, scuole elementari e scuole medie, che occupano soltanto 7.857 mq a fronte dei 18.351 mq richiesti); i parcheggi (che occupano 4.618 mq a fronte dei 10.195 mq richiesti). Inoltre da questa analisi è emersa una preoccupante assenza di servizi e strutture di supporto al turista. Il risultato finale delle analisi precedentemente esposte converge in un sistema integrato di proposte progettuali, che hanno come riferimento il dominio ambientale, culturale, dei servizi e infine quello infrastrutturale. L’articolazione degli obiettivi e delle azioni secondo i domini su citati, è stata rappresentata in una matrice degli interventi, volta a definire le azioni coerenti con gli obiettivi preposti, emersi dai seminari, dagli incontri e dai sopralluoghi in loco e con la comunità locale. L’area oggetto degli interventi è stata individuata sulla base delle necessità dettate da una serie di vincoli sia di carattere urbanistico, sia di carattere idrogeologico, che investono gran parte del territorio comunale di Collesano e soprattutto le aree contermini al centro urbano. Le uniche aree disponibili all’insediamento di nuove strutture per servizi, sono state rintracciate nella zona sud del centro urbano. Si tratta di due aree periferiche al centro urbano, una che fa riferimento all’area del torrente Zurbio, l’altra nell’area di nuova espansione nella punta sud-est del centro urbano. Prima di procedere con la stesura del progetto finale, è stata condotta un’ulteriore 107


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#Servizi #QualitàUrbana

analisi, volta a delineare il quadro viario, distinguendo la viabilità di accesso rapido alle aree oggetto di studio, dalla viabilità di quartiere, individuando i servizi e le attrezzature esistenti da mettere a sistema con le aree e i progetti proposti. Ciò che emerge è una elevata concentrazione di attrezzature sportive lungo l’asse del Viale della Fiera, con un’ottima accessibilità, mentre, una scarsa accessibilità è stata riscontrata nell’area sud-est del centro urbano, all’interno della quale si prevede la realizzazione di un centro congressi. Un ulteriore spunto di riflessione è dato dalla necessità di dirottare il traffico veicolare verso punti di raccolta esterni, favorendo lo spostamento e la fruizione a piedi del centro più antico. La prima area di progetto, che fa riferimento alla parte urbana del torrente Zurbio, ha un estensione di circa 12.700 mq, risulta essere interamente libera ed incolta, parzialmente interessata da vincoli idrogeologici, che in passato è stata oggetto di opere atte a ridurre l’alto rischio, una a monte del Viale della Fiera nei pressi del campo sportivo, l’altro riguarda il rifacimento, con cementificazione, degli argini del torrente Zurbio, quest’ultimo intervento di contro ha prodotto delle criticità nel tratto in cui è stato coperto, nei pressi della caserma dei Carabinieri, dovute alla scarsa manutenzione. L’intera area risulta essere libera da costruzioni e interamente coperta da vegetazione spontanea, inoltre nelle aree contermini risiedono un’area sportiva attrezzata con campi da calcetto, tennis e pallavolo, un campo da calcio, separato dal viale della Fiera, una villetta comunale e una grande area a parcheggi ad est di Viale della Fiera, strutture queste che ben si legano con il progetto del “Parco Urbano Polifunzionale”, rappresentando il punto di partenza. Il progetto riguarderà, dunque, un area complessiva di quasi 20.000 mq, con esternalità e impatti positivi sia per la comunità locale, in quanto, sono previsti servizi e attrezzature per il tempo libero e la riqualificazione condivisa dell’area, ma anche e soprattutto per il turista, con strutture volte ad istruire il visitatore sui percorsi e sulla storia della comunità madonita, ma anche ad allietarne il soggiorno. Il nuovo parco urbano, prevede la realizzazione di un teatro all’aperto per la realizzazione di spettacoli culturali, che favorirebbero il riverbero territoriale, necessario per le politiche di marketing territoriale. Per il dominio ambientale fondamentale è la sistemazione a verde dell’intera area; in prima istanza è stata proposta la tecnica di terrazzamento ad uso agricolo, quale azione di contrasto al rischio geomorfologico; inoltre questo tipo di tecnica permette di ricavare dei terrazzi coltivabili, da destinare alla comunità. In particolare per favorire il rimboschimento è stato proposto il progetto “adotta un terrazzamento”, che prevede 109


#Servizi #QualitàUrbana

il coinvolgimento delle scuole e delle associazioni di volontariato, favorendo i principi di inclusione e coinvolgimento sociale di bambini, adulti ed anziani, nel piantare e curare la propria città. Progetto, questo, che si allaccia alla nuova generazione degli orti urbani, delle piccole aree verdi, strappate all’edilizia da destinare alla comunità locale come momento di incontro in un’area comune. La proposta progettuale avanzata prevede anche la realizzazione di un percorso pedonale che attraversa l’intero parco, favorendo sport quali footing e jogging, passeggiate nel parco, ma anche il collegamento tra l’area di parcheggio degli autobus e il nuovo parco urbano, favorendo l’ingresso guidato al centro urbano. Sempre nel parco è prevista un’area attrezzata per pic-nic, un info

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#Servizi #QualitàUrbana

point nell’area di parcheggio degli autobus per la distribuzione del materiale informativo, con la possibilità di ricevere assistenza guidata. Il Parco urbano polifunzionale si configura, dunque, sia come una grande area attrezzata per lo sport e il tempo libero, ma anche come punto di partenza e arrivo per il turista che vuole vivere la realtà della comunità collesanese. L’altro progetto riguarda un’area di circa 1.400 mq, a sud-est del centro urbano in un area di recente espansione. Nel lotto di riferimento, il Piano Regolatore Generale del 2008, prevede la realizzazione di un centro sociale, mentre la proposta progettuale avanzata dal gruppo di lavoro, prevede la realizzazione di una sala congressi che ingloba al suo interno il progetto di un centro sociale. Attualmente l’area è incolta, con una viabilità che ne limita l’accessibilità, come emerge dall’analisi dell’impianto viario. La necessità di un centro congressi è emerso durante un seminario tenuto il 4 novembre 2013, presso la Facoltà di Architettura, dell’Università degli Studi di Palermo, con gli amministratori del Comune di Collesano, quali il Sindaco Dott. Giovanni Battista Meli, l’Assessore alla cultura Avv. Fausto Maria Amato, il Capo dell’UTC di Collesano l’Ing. Liborio Panzeca, il Presidente di So.Svi.Ma il Dott. Alessandro Ficile, il Sen. Michele Figurelli e i rappresentanti del Corso di Studi di Progettazione urbanistica del docente Prof. Arch. Nicola Giuliano Leone, nel quale

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#Servizi #QualitàUrbana

è emersa l’effettiva necessità di un luogo di rappresentanza adeguato, una sala congressuale dove poter ospitare convegni e adunanze. Necessità, questa, emersa anche dal primo sopralluogo nel territorio di Collesano, tenutosi il 7 novembre 2013, che ha messo in evidenza l’effettiva difficoltà da parte dell’amministrazione di poter ospitare riunioni e convegni con un certo numero di persone. La proposta prevede la realizzazione dell’edificio congressuale di forma circolare, attrezzata per ospitare eventi, dalla quale si dipartono due ali che formano una piccola corte interna; l’insieme ospiterà un centro sociale e una sala congressi. Per risolvere il problema della mobilità nell’area interessata dal progetto si rende necessario l’adeguamento della sezione e della pavimentazione stradale di via Giovanni La Placa e via A. Drago, che ne limitano la mobilità all’interno dell’area. La razionalizzazione del traffico veicolare, attraverso l’adozione di un nuovo piano della mobilità sia per l’area interessata dal centro congressi, sia dell’area relativa al Parco urbano polifunzionale è necessario per una gestione efficiente del meccanismo di fruizione delle risorse territoriali. Il progetto si conclude con la realizzazione di una nuova area per parcheggi, necessaria per poter ospitare eventi congressuali. La sperimentazione progettuale, costituita da due macro-interventi principali, si configura come un piano integrato per i servizi, riqualificando aree attualmente sotto-

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#Servizi #QualitàUrbana

utilizzate e inserendo nuove funzioni compatibili con i bisogni contemporanei della cittadinanza e le qualità ambientali e storico-identitarie del territorio. Bibliografia e Sitografia:

AA. VV., Green life. Costruire città sostenibili, Compositori editrice, Bologna, 2010; Colbert F., Marketing delle arti e della cultura, Etas, Milano, 2009; N. G. Leone, Elementi della città e dell’urbanistica, Palumbo, Palermo 2004; N. G. Leone (a cura di), ITATOUR - Visioni territoriali e nuove mobilità, Progetti integrati per il turismo nella città e nell’ambiente, Ed. Franco Angeli, Milano 2012; N. G. Leone (a cura di), ITATOUR - Accessibilità diffusa, spazi del tempo libero e territori del turismo nella punta occidentale della Sicilia, Ed. Franco Angeli, Milano 2013; Volpi F., Economia dello Sviluppo, Milano, Franco Angeli, 2007; www.comune.collesano.pa.it

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Viste del centro poli-funzionale


#Mobilità #RelazioniIntegrate

Sistema della mobilità integrata del Parco delle Madonie: porte e percorsi come occasione di sviluppo

Marco Corsini Salvatore Cracolici Fabrizio Di Girolamo Fabio Vitale

Oggetto del progetto integrato di sviluppo locale, è stato il tema della mobilità all’interno del territorio madonita. Dapprima, è stato evidenziato come il Parco delle Madonie si trovasse tra due nodi, Palermo e Catania, i quali rientrano nel nucleo di connessione dei corridoi Europei, che rappresenta una visione di quello che vorrebbe essere il collegamento tra le principali città europee: semplice come prendere una metropolitana. È stata eseguita, inoltre, un’analisi di tutte le rotte aeroportuali e marittime, nazionali ed internazionali, di Palermo e Catania, e delle distanze che intercorrono tra i porti ed aeroporti delle suddette città e Collesano. Da un’indagine statistica condotta sui dati demografici dei comuni che insieme ospitano l’area del Parco delle Madonie, è emerso come la popolazione totale dal 1971 al 2001 ha subìto un forte calo, dovuto soprattutto all’assenza di politiche del lavoro che consentano agli abitanti in età lavorativa di permanere nel proprio territorio. L’andamento demografico si attenua dal 2001 in poi, continuando un saldo ugualmente in negativo; inoltre si evince come la popolazione, nei prossimi 15 anni, sia destinata ancora a diminuire. Infine è stata effettuata un’analisi sulla zonizzazione del parco (Zona A – Riserva integrale, Zona B – Riserva generale, Zona C – Protezione estesa, Zona D – Controllo, SIC – ZPS) e la rete viaria. Dalle analisi effettuate a livello regionale, si evince che l’area di studio è situata al centro dei maggiori flussi di attraversamento regionali, lungo la direttrice PalermoCatania, e in posizione centrale rispetto i principali porti e aeroporti dell’isola. Malgrado ciò, fino ad oggi, i collegamenti rimangono inadeguati fra i centri urbani e i numerosi poli attrattori del territorio. Fra questi citiamo i nodi del sistema archeologico e culturale di Cefalù, Collesano, Castelbuono, Petralia Sottana, Castellana Sicula e Gangi, e ancora il Museo Naturalistico “Francesco Minà Palumbo” di Castelbuono, il Museo Mandralisca di Cefalù, il Museo e la Biblioteca del Santuario di Gibilmanna (Cefalù), il Museo di Storia Naturale di Geraci Siculo, il Centro Etnografico e Culturale “ U Palmintieddu” , il Museo Etnoantropologico delle Arti e dei Mestieri e il Museo Civico “A.Collisani” di Petralia Sottana, il Museo Ambientalista Madonita di Polizzi 115


##Mobilità #RelazioniIntegrate

Generosa, il Museo della Manna di Pollina, e le località turistiche come il Vallone Madonna degli Angeli, Piano Pomo, Piano Battaglia, il Santuario della Madonna dell’Alto e le gole del Tiberio. La rete di mobilità pubblica a questi connessi, costituita da collegamenti diretti attraverso bus, navette e treni, risultano spesso insufficienti o ridondanti impedendone un’adeguata fruizione e valorizzazione turistica.

Da come si evince dai dati del Dipartimento delle Infrastrutture, della Mobilità e dei Trasporti della Regione Sicilia, non tutti i comuni madoniti, infatti, sono dotati di collegamenti con la città di Palermo e nulli quelli con il versante orientale – catanese; tutti dedicati ai residenti, con orari e numero di corse giornaliere inadeguati, appaiono poco ottimizzati e attrattivi per chi volesse visitare il territorio dall’esterno. È sulla base di queste peculiarità e criticità che l’attenzione si è concentrata sulla realizzazione di un progetto atto a valorizzare i luoghi, la storia, la cultura e la

Attuale sistema della mobilità nell’area del Parco delle Madonie 116


#Mobilità #RelazioniIntegrate

cittadinanza tutta di questo territorio, attraverso un ripensamento del sistema del trasporto pubblico extraurbano, permettendo così un maggior flusso e scambio economico- sociale. Nella definizione di scenari progettuali, il territorio è stato analizzato secondo i caratteri della Città a Rete Madonie-Termini, un’unione di comuni comprendente l’intera area del Parco delle Madonie, sviluppata nell’ambito del progetto MUSA (Mobilità Urbana Sostenibile e Attrattori culturali). Presa consapevolezza del MUSA, un progetto che vede coinvolti i comuni del Parco delle Madonie, si è deciso di sviluppare e ampliare lo scenario progettuale selezionato dagli stessi comuni per favorire la mobilità del contesto territoriale studiato. Il Progetto M.U.S.A “Mobilità Urbana Sostenibile e Attrattori culturali”, è volto a favorire lo sviluppo di politiche e interventi innovativi in chiave di sostenibilità economica, sociale e ambientale nelle aree urbane dell’Obiettivo Convergenza: Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. L’iniziativa è promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Funzione Pubblica (DPF) – Ufficio Formazione del Personale della PA (UFPPA) nell’ambito del PON Governance e Azioni di Sistema FSE Ob. Convergenza 20072013 Asse E Capacità Istituzionale Ob. Specifico 5.1. I destinatari principali del progetto sono le Amministrazioni comunali, (singoli Comuni e distretti intercomunali) coinvolte nell’attività di indagine e sperimentazione: Salerno e Area Flegrea in Campania, Bari e Lecce in Puglia, Reggio Calabria e Cosenza in Calabria, Siracusa e distretto di Taormina in Sicilia L’obiettivo principale del progetto è quello di fornire, al più alto numero possibile di Amministrazioni Locali presenti nelle Regioni Obiettivo Convergenza gli strumenti idonei a rafforzare la propria capacità di governare i problemi della mobilità urbana, in una prospettiva di maggiore sostenibilità. Le finalità principali di M.U.S.A sono: rafforzare la capacity building della Pubblica Amministrazione in tema di mobilità urbana e di attrattori culturali; individuare e sperimentare modelli e strumenti innovativi per la pianificazione di interventi territoriali sostenibili; avviare una costruzione “partecipata” degli strumenti di riferimento attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori locali interessati (amministratori, referenti istituzionali, stakeholder). Il Progetto MUSA, nel quadro della strategia Europa 2020 che prefigura una ripresa della crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, individua nella riorganizzazione del territorio e del suo sistema relazionale a sostegno della fruizione degli attrattori 117


#Mobilità #RelazioniIntegrate

territoriali potenziali (culturali, paesaggistici, altro), uno dei possibili motori per la crescita. Nella convinzione che un sistema relazionale efficace ed efficiente costituisca una delle condizioni necessarie, anche se non sufficienti, per invertire la rotta di declino che oggi con la crisi in atto coinvolge e aggrava in modalità diverse, sia le aree fortemente urbanizzate e congestionate del Paese, sia le aree interne più periferiche e marginali rispetto ai poli socio-economici nazionali. La Città a rete Madonie-Termini registra da trent’anni un declino demografico che da conseguenza della crisi economica rurale iniziale è, da diversi anni, diventato un fattore causale del processo di marginalità geografica. Nel tentativo di invertire tale rotta, il territorio si è dotato di strumenti per governare una strategia di pianificazione territoriale che punti alla ri-funzionalizzazione delle sue aree, caratterizzate ancora da una spiccata ruralità, scegliendo di sostenere le funzioni e le relazioni policentriche territoriali attraverso il potenziamento della rete di Trasporto Pubblico Locale (TPL). Il Progetto Musa si trasforma così in occasione di sperimentare nella Città a rete Madonie-Termini una procedura di dialogo strutturato, che consenta alle Amministrazioni Comunali e all’Ente Parco di definire insieme ai cittadini e agli stakeholder una vision strategica sul futuro del sistema relazionale del territorio, coerente con gli obiettivi del processo di pianificazione già in atto e con criteri di sostenibilità sociale, ambientale ed economica. La MUSA ha individuato quattro alternative di progetto, la prima delle quali, denominata Alternativa 0, consiste nel mantenimento dell’attuale assetto infrastrutturale. La seconda alternativa (“Alternativa 1”) propone un’apertura della Città a Rete verso capoluoghi diversi da Palermo, e a tal scopo prevede l’istituzione di due poli di interscambio (fermate extra-urbane) presso Tremonzelli/Irosa e Buonfornello per consentire l’accesso ad alcune linee regionali di interesse Catania-Palermo e Palermo-Caltanissetta. Nella terza alternativa (“Alternativa 2”) i servizi interni ed esterni vengono razionalizzati e gerarchizzati attraverso l’istituzione di una direttrice forte sui corridoi di interscambio alla Città a Rete con Palermo. I principali interventi previsti riguardano: i collegamenti con Catania e gli altri capoluoghi garantiti dall’istituzione di fermate delle linee di attraversamento presso gli svincoli di Tremonzelli (e/o Irosa) e Buonfornello; un servizio di linea express su gomma cadenzato per tutta la Città a Rete via autostrada con fermate in prossimità degli svincoli autostradali dell’A19/A20 a partire dal capolinea Alimena/Tremonzelli/Irosa garantisce i collegamenti della Città a Rete in 118


#Mobilità #RelazioniIntegrate

direzione Palermo e Palermo Aeroporto; riorganizzazione dei servizi interni e garanzia di interscambio ai servizi interni e ai poli interni. I nodi di interscambio tra servizi interni e servizio autostradale esterno si individuano in prossimità di tutti gli svincoli autostradali (Irosa, Tremonzelli, Buonfornello, Scillato, Termini Imerese). L’ultima alternativa (“Alternativa 3”, quella selezionata) prevede una forte razionalizzazione e integrazione dei servizi di TPL gomma/ferro e potenziamento dei servizi interni alla città a rete. A tale scopo si progetta di istituire una fermata per il maggior numero di corse di attraversamento già operative sulle direttrici autostradali A19 e A20. I nodi identificati sono: poli di interscambio con le linee express-regionali sull’A19 presso gli svincoli di Tremonzelli/Irosa e Buonfornello; sull’A20 presso Cefalù; e tutte le stazioni ferroviarie per la fruizione dei servizi regionali e intercity su ferro. Valutate le varie opzioni di progetto, si è scelto di approfondire in sinergia con il progetto MUSA i dettagli della vision proposta per poter sviluppare in modo efficace il tema della mobilità.

Progetto MUSA: alternativa scelta

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#Mobilità #RelazioniIntegrate

Le analisi sopra descritte sono orientate alla conoscenza degli elementi dello stato di fatto, dei punti di forza e delle criticità del territorio in esame, per la realizzazione di uno scenario progettuale. L’obiettivo principale da perseguire è il rilancio dell’intero sistema del trasporto pubblico, su ferro e su gomma, per il territorio della Città a rete, dunque dell’intero territorio madonita. Tale obiettivo è realizzabile attraverso la rimodulazione del sistema delle TPL con la razionalizzazione delle attuali linee di bus extraurbani e la creazione di nuovi sistemi per garantire un efficace ed efficiente servizio di trasporto pubblico sia per i residenti del territorio sia per la fruizione dall’esterno, dal versante occidentale/palermitano e da quello orientale/catanese. La base concettuale di tale visione, nasce a partire dalle ipotesi di progetto formulate nell’ambito del progetto MUSA, in particolare dall’alternativa numero 3, quella più razionale e che garantisce una maggiore efficienza e sostenibilità, in termini sicuramente economici ma anche ambientali. Nel dettaglio, si cerca di intervenire sulle lacune del sistema attuale, per esempio la mancanza di collegamenti con il versante orientale, considerato un valido attrattore per i residenti del territorio madonita, per la fruizione dell’aeroporto di Catania “Fontanarossa” o di altri servizi di tipo commerciale. Si mira altresì a mitigare la ridondanza di numerose corse, che a partire da comuni adiacenti o limitrofi confluiscono verso Palermo, talvolta accavallandosi, e la scarsa interazione tra sistema di trasporto su gomma e su ferro. Una delle maggiori criticità è il mancato sfruttamento dei copiosi flussi di passeggeri che attraversano la dorsale principale regionale, Palermo - Catania, in entrambe le direzioni, che nell’arco delle numerose corse giornaliere non sostano quasi mai all’interno della Città a rete. Il progetto vede in questi flussi una delle più grandi opportunità di sviluppo del territorio cogliendola con la realizzazione di un nodo di scambio presso Tremonzelli. La razionalizzazione delle linee di autobus extraurbane comporta la riduzione delle corse attuali, per un totale di 14 linee. Le due principali sono la Circolare delle Madonie e la circolare della Valle del Torto. Tali linee cercano di attraversare numerosi centri urbani, in un’ottica fortemente razionale, convogliando tutti i flussi in alcuni nodi di scambio modale strategici dell’intero progetto di reti. Le altre linee, sono distinguibili in collegamenti veloci, dai nodi principali, le aree di scambio, alle circolari e le altre reti, e in linee minori, con frequenze ridotte, per collegare uno o due comuni più periferici ai nodi principali. Tutte le linee si agganciano saldamente alla dorsale ferroviaria tirrenica e alle sue stazioni. Non è più pensabile al giorno d’oggi la sussistenza di un numero così elevato 120



#Mobilità #RelazioniIntegrate

di corse per la città di Palermo, lungo l’asse ferroviario e lungo l’autostrada A29-A30. Il progetto prevede uno sbilanciamento verso il trasporto ferroviario per i collegamenti con il capoluogo, così da poter concentrare in modo più efficiente le risorse gommate sui nuovi collegamenti interni al territorio. Un’altra parte fondamentale dello scenario progettuale, che va a supportare le linee, sono i nodi di interscambio: delle aree che fungano da nodi di scambio per i viaggiatori in transito, i residenti dei comuni della Città a rete e i visitatori che giungono dall’esterno. Il progetto prevede la realizzazione di tre nodi di interscambio modale, a Buonfornello, per i flussi da Palermo, Tremonzelli, per i flussi dal centro Sicilia e dal versante Catanese, Castelbuono per i flussi dal versante messinese. Le localizzazioni di queste aree sono comunque opinabili, frutto di una valutazione dei progettisti, ma potenzialmente collocabili anche in posizioni differenti, rispetto al sistema delle armature stradali e dei flussi veicolari e commerciali. I nodi di interscambio dovranno garantire tutti i servizi necessari per la sosta, il ristoro e l’assistenza ai visitatori. Non sono pensati esclusivamente come parcheggi di scambio, ma come delle “porte del Parco delle Madonie”: delle occasioni di conoscenza del territorio e possibilità di usufruire di un servizio di trasporto pubblico accattivante che possa incrementare la visibilità e l’appetibilità dell’intero territorio e dei suoi elementi identitari. Ogni tipo di progetto sulla mobilità, verrà preceduto da interventi mirati per la manutenzione straordinaria di alcuni assi stradali, interessati dalle reti. Con la realizzazione dell’intero sistema intermodale di reti di trasporto, si prevede una riduzione complessiva dei costi per il trasporto pubblico extraurbano su gomma, una crescente efficienza e attrattività e una riduzione dell’impatto ambientale dovuto all’inquinamento. A rafforzamento della visione progettuale sopra descritta, si è scelto di sviluppare nel dettaglio uno degli elementi cardine dello scenario di progetto: il nodo di interscambio “Tremonzelli”. Una volta individuata la misura d’intervento a definizione del progetto, è stata localizzata l’area in cui prenderà forma la stazione di interscambio ovvero un appezzamento di terreno localizzato in prossimità di una rotonda che interseca la strada statale 120 e la bretella dello svincolo autostradale “Tremonzelli” (A19), sul quale insiste un edificio di proprietà della provincia regionale di Palermo, ormai dismesso. 122


Progetto e viste


#Mobilità #RelazioniIntegrate

L’area ha una estensione di 3.500 metri quadrati, e allo stato attuale ha funzione di suolo agricolo. La fase preliminare del progetto è stata articolata partendo dall’individuazione degli elementi costitutivi e loro successiva localizzazione. Tali elementi interessano una grande stazione di rifornimento carburanti dotata di sei pompe di erogazione, il capolinea delle linee di trasporto extraurbano con pensiline d’attesa e munito di biglietteria, aree destinate al parcheggio di autoveicoli e di mezzi pesanti, alcune delle quali riservate ai dipendenti e ai portatori di handicap, un’area per l’assistenza e manutenzione dei veicoli, una tavola calda con servizi igienici, un ampio spazio verde con area pic-nic, parco giochi, e un punto informazioni, e infine una sezione dedicata all’esposizione di prodotti tipici locali. All’interno del nodo di interscambio, è previsto il capolinea della Circolare delle Madonie, della linea Tremonzell - Alimena, e della linea Tremonzelli – Bonpietro. L’istituzione di apposite fermate per le linee Sais e Ast Palermo – Catania, permetterà di intercettare i numerosi flussi che collegano le due principali città dell’isola. Intenzione del progetto è far rivestire alla stazione di interscambio il ruolo di porta d’accesso principale del Parco delle Madonie, e a tal scopo l’edificio dismesso, di proprietà della Provincia, verrà rifunzionalizzato per ospitare il punto informazioni, che fornirà ai visitatori informazioni, itinerari e calendari sulle principali mete, feste ed attività locali. La realizzazione dei locali espositivi per la vendita di prodotti tipici offrirà ai viaggiatori e visitatori occasionali la possibilità di degustare le tipicità dei luoghi del Parco, costituendo un’opportunità di diffusione della conoscenza delle tradizioni enogastronomiche locali. In questa visione, il progetto diventa occasione di nuove opportunità di rilancio economico, impulso turistico e garanzia di un livello di servizio del trasporto pubblico di rango superiore. Bibliografia e Sitografia:

Assessorato ai beni culturali ambientali e della pubblica istruzione, Linee Guida del Piano Territoriale Paesaggistico Regionale, Regione Sicilia, , 1999; Dipartimento delle infrastrutture, della mobilità e dei trasporti, Regione Sicilia, 2011;

http://musainnovazione.it

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#Abitazioni #Recupero

Proposte di recupero per il centro storico di Collesano

Barbara Gubernale Francesca Montagna Antonio Salvaggio Luigi Tuzzolino

Lo studio progettuale di rigenerazione e riqualificazione urbana, si è concentrato sul centro storico del Comune di Collesano. Il processo conoscitivo è stato supportato da incontri istituzionali con soggetti locali e numerosi sopralluoghi che hanno permesso di creare un quadro integrato e ampio che ha permesso di predisporre interventi e linee di azione attente alla volontà cittadina e dell’Amministrazione secondo i principi di sostenibilità e valorizzazione urbana. L’area cui è stata sottoposta maggiore attenzione è stata quella attorno al vecchio castello: in origine residenza di Adelicia nipote di Ruggero II D’Altavilla, poi dimora dei Moncada e Ventimiglia (da qui le similitudini con il castello, molto meglio conservato di Castelbuono). Ciò che ad oggi è pervenuto, infatti, sono solo alcuni resti soggetti a rischio crollo di quello che un tempo fu la roccaforte di Collesano ed attorno al quale si sviluppò il primo nucleo abitativo. Attraverso diverse ricognizioni sul campo è stato possibile analizzare anche la morfologia dell’insediamento urbano e le sue stratificazioni generative. Grazie al supporto di soggetti promotori dell’identità storica locale si evincie come la crescita urbana si sia sviluppata lungo l’asse longitudinale a partire dal castello, frutto di una precisa volontà edificatoria messa a punto a partire dal 1600. Sono questi gli anni di quello che potremmo definire boom economico, dovuto prevalentemente alla produzione delle ceramiche, che nel tempo ha generato una compatta espansione edilizia. A ragion di ciò, prerogativa dei prossimi interventi da attuare nel paese e più in generale in tutto il contesto madonita, vi è quella di incentivare politiche atte a promuovere la rivitalizzazione di tutto l’interland sia con interventi ad hoc nei singoli comuni che con azioni diffuse condivise tra i vari centri. I sopralluoghi preliminari hanno così permesso di ricostruire le stratificazioni storiche evidenziando come però nel tempo l’identità storica di matrice medievale sia stata negativamente influenzata dall’edificazione privata del dopoguerra. Concetrandosi così sul dualismo fra storico e moderno che contrappone differenti modalità di vivere il centro urbano, sono stati posti obiettivi di integrazione fra le differenti visioni. 125


#Abitazioni #Recupero

Il nodo progettuale principale è quindi quello di ripristinare, per quanto possibile, i caratteri identitari del paese recuperando il castello e i prospetti edilizi dei numerosi edifici limitrofi, in riferimento a standard stilistici e materiali costruttivi il più possibile appropriati alla natura medievale del centro; il tutto in un’ottica di rivitalizzazione complessiva del luogo e messa a sistema della cultura ed identità locale. Ai fini degli obiettivi preposti, sono state fondamentali le tematiche affrontate con i differenti soggetti del territorio a scala vasta, intercomunale e locale. Dal dibattito innescato, sono emerse le intenzioni delle varie amministrazioni ed i programmi futuri che si intendono perseguire per la valorizzazione e promozione sia dei Comuni che in generale per l’intero parco delle Madonie in un’ottica complessiva di riorganizzazione e migliore gestione del territorio. Si è proposto di guardare le Madonie come un grande laboratorio progettuale, composto da tavoli territoriali in cui si focalizzano le problematiche ed attraverso il dialogo vengono portate avanti specifiche soluzioni. In primo luogo si è affrontato il tema delle politiche europee e dei finanziamenti UE come nuovi strumenti in grado di cambiare il rapporto tra uomo e territori; ad oggi infatti i piani tradizionali non riescono a risolvere ottimamente le questioni avanzate tanto che vengono considerati “asciutti” e privi di mordente operativo. E’ quindi necessario guardare alla storia del parco, relativamente recente, da dover connettere alla componente antropica dei territori: questo servirà per mettere insieme le persone e le risorse locali, creare memoria identitaria ed utilizzare quest’ultima come motore per sviluppo locale. Altro importante tema affrontato è stato quello del decremento demografico; i centri storici di questi paesi infatti si svuotano ed a seguito di ciò si assiste ad una continua perdita di forza lavoro con conseguenze visibili sul patrimonio abitativo. Bisognerà necessariamente ragionare secondo un’ottica di riequilibrio ambientale, urbano e sociale determinando una possibile inversione di tendenza per far rivivere i territori e far tornare i paesi interessati dal declino demografico ad essere nuovi luoghi da scegliere come alternative allettanti al caos delle grandi metropoli costiera. E’ evidente come durante il dibattito è stato più volte affrontato il tema della questione abitativa puntando molto sulla manutenzione e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. Rinunciare ad importanti finanziamenti per la realizzazione di nuovi alloggi (come nel caso dell’Amministrazione di Petralia Sottana in contrasto alle proposte dell’Istituto Autonomo Case Popolari) si dimostra oggi una scelta audace, ma necessaria proprio perché così si deciderà di limitare la nuova cementificazione e il consumo di suolo. Si propongono così vie alternative come investimenti ed interventi di recupero per il 126


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proprio centro storico: recupero edilizio, ma soprattutto sociale per iniettare nuova linfa vitale al sistema urbano. Questi ed altri ancora sono stati i numerosi spunti di riflessione scaturiti durante la giornata trascorsa all’Istituto Gramsci, che si sono rivelati fondamentale punto di partenza per le nostre indagini e proposte progettuali in merito all’area oggetto di studio. A partire dai concetti cardine venuti fuori dal proficuo dibattito innescato, la scelta progettuale per il paese di Collesano, prevede la redazione di un Piano di Recupero e delle linee guide generali riguardo la rigenerazione urbana e la messa a sistema del patrimonio storico/identitario della città. Si è proceduto così a uno studio di carattere preliminare e generale sul fenomeno insediativo e abitativo. Le analisi hanno evidenziato dapprima la molteplicità dei flussi che dal sud si dirigono maggiormente verso le zone aeroportuali di maggiore interesse, localizzate in maggioranza nel nord Europa. Queste sono affiancate a statistiche più dettagliate sui flussi di immigrazione, con le relative rotte e ‘’porte di 127


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accesso’’, nella quale si evince che la regione siciliana è posta come area di stop intermedio dei flussi africani che ripongono nel nord Europa la loro destinazione finale. Successivamente sono state approfondite le tematiche riguardanti l’Italia nelle quali vengono sottolineati gli andamenti demografici per regione di cittadini italiani e stranieri (fonti-dati ISTAT, elaborazione tuttitalia 2013) e gli scenari abitativi, prevalenti nella quale le aree interne della Sicilia si mostrano come territori in declino, interessati da un calo demografico e un declino dello stato abitativo degli immobili. Questa realtà è approfondita da ulteriori dati che presentano complessivamente in tutto il territorio siciliano una situazione demografica con popolazione in costante e graduale decremento. In particolare la piramide delle età evidenzia che la popolazione in età lavorativa (15-64 anni) risulta essere numericamente rilevante e che risultano in minoranza le nascite; ciò permette di prevedere in futuro una popolazione con elevato indice di invecchiamento. Per quanto riguarda la componente straniera invece si nota un elevato flusso di nuovi immigrati distribuito in egual modo tra sesso maschile e femminile (prevalentemente in età da lavoro). Tuttavia risulta anche presente una gran percentuale di popolazione straniera tra gli 0-14 anni questo indica future previsioni di stanzialità, aumento della forza lavoro ed un generale aumento del trend demografico regionale. Si è proceduto in seguito all’analisi della popolazione residente in tutti i comuni dell’interland madonita evidenziando la percentuale degli stranieri. L’attenzione è stata rivolta poi al rapporto tra abitanti ed abitazioni individuando le case vuote e le famiglie con alloggi di proprietà. Da ciò è emerso come Collesano si collochi sempre in una posizione intermedia nell’ambito territoriale delle Madonie. Si è scelto successivamente di analizzare i flussi gravitanti sull’intero sistema madonita che sono stati classificati in flussi di primo, secondo e terzo livello in funzione del loro peso e dalla loro importanza in termini di quantità di popolazione coinvolta, 128


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costi e durata. È emerso che il flusso di primo livello, caratterizzato dalla maggiore percentuale di individui e durata, è un flusso estivo di turismo economico (vacanziero, turistico, balneare, seconde case) proveniente prevalentemente dal palermitano e in direzione delle “basse madonie” (Cefalù e Campofelice di Roccella). Il flusso di secondo livello invece è interstagionale e basato su un turismo ludico-sportivo. E’ caratterizzato da una minore durata della permanenza rispetto al precedente e riguarda prevalentemente famiglie con bambini, scuole, sportivi e giovani. La provenienza oltre al palermitano riguarda anche il settore centrale della Sicilia e quindi le province di Caltanissetta ed Enna. Questo flusso intercetta le strutture e i luoghi a vocazione ludico-sportiva del parco delle Madonie, come per esempio il parco avventura di Petralia Soprana, la parete d’arrampicata a Passo Scuro, ecc. Il terzo ed ultimo flusso individuato, infine, riguarda un turismo sportivo-vacanziero invernale proveniente anch’esso da Palermo, in direzione di Piano Battaglia e Piano Zucchi, e caratterizzato da una minore durata della permanenza, ma da voci di spesa superiori. A questo punto è stata avviata un’indagine storica, prima riferita a tutti i comuni del Parco delle Madonie e poi nello specifico al comune di Collesano. Nell’indagine a più ampia scala sono stati classificati tutti i centri madoniti in base all’epoca di fondazione (antica, medievale, tra il XV e XVI sec, tra il XVI e XVII sec) evidenziando il susseguirsi delle varie famiglie nobili (nel caso di Collesano la sequenza storica è: Altavilla, Ventimiglia, Centelles, Cardona, Aragona, Moncada) e l’eventuale presenza di castelli e castelli diruti. Si è passati poi nello specifico ad un tentativo di ricostruzione storica dello sviluppo urbanistico di Collesano, grazie anche al prezioso ausilio di uno storico del paese e agli studi condotti su testi di storia locale. E’ emerso come il centro abitato, il cui primo nucleo era sorto in prossimità del castello (di cui oggi restano i ruderi), si sia sviluppato sempre a partire da un edificio di carattere religioso, chiesa o convento, per poi seguire una non sempre predeterminata direttrice d’espansione che in alcune 129


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circostanze ha dovuto tener conto di alcuni fronti dissestati, oggetto di successive analisi. Nella fase meta-progettuale si è scelto di soffermarsi sul Piano Regolatore Generale attualmente vigente, utile per comprendere al meglio la gestione d’assetto dell’intero territorio comunale suddiviso in rete principale delle infrastrutture, zonizzazione, indicazione delle aree destinate a spazi e fabbricati d’uso pubblico. Sono state poi analizzate le carte tematiche del P.A.I. - Piano d’assetto Idrogeologico, nel dettaglio sono state considerate: la carta dei dissesti, dove vengono rappresentati i differenti fenomeni franosi e lo stato della loro attività e subito dopo la carta dei livelli di pericolosità, entrambe appartenenti alla categoria del rischio geomorfologico. Si è proceduto così all’individuazione delle risorse e criticità presenti all’interno dell’intero sistema urbano ed a supporto di ciò si è scelto inoltre di inserire un abaco con specifiche best practices alle quali poi poter far riferimento. Per la messa in sicurezza delle zone ad elevato rischio idrogeologico è stata prevista la realizzazione di opportune opere di drenaggio in grado non soltanto di consolidare il versante sudovest del centro abitato, ma anche utili ad eliminare gli eventi di alluvionamento che si verificano alle sue pendici (lungo l’alveo del Vallone Zubbio) e che periodicamente causano gravi disagi ad abitazioni ed esercizi commerciali. Le opere di sistemazione di versante hanno lo scopo di eliminare o ridurre movimenti franosi o erosivi del suolo: sarà necessario quindi prevedere la regimentazione del Torrente Zubbio e la realizzazione di dreni profondi e terre armate. Il problema delle numerose aree libere e degli spazi poco fruibili e/o inutilizzati è stato risolto tramite la riconversione di questi in punti panoramici, aree attrezzate di natura ludico-ricreativa, parcheggi autorizzati, piazze e/o aree a verdi pubblico conformi al D.M. 1444/68. L’obiettivo è quello di ripristinare condizioni accettabili di uso della città, anche per le cosiddette “utenze deboli” e creare luoghi d’incontro che stimolino i rapporti sociali e culturali del territorio.

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Con la creazione di zone a traffico limitato si potrebbe ottenere la restituzione delle aree ai pedoni sfruttando così i servizi sulle piazze con nuove forme di accessibilità al sistema dei beni culturali. Piazze e slarghi come spazi accoglienti di carattere prevalentemente pedonale, funzionale rispetto agli usi pedonali e veicolari, fruibili anche in occasione di feste locali e/o rionali. Le principali aree d’accesso al paese, ad oggi poco curate e disuniformi, sono state ripensate con criteri di sostenibilità e valorizzazione ambientale; questa scelta si esprime infatti attraverso il ripristino dei grandi spazi verdi un tempo esistenti alle porte del paese. L’introduzione di giardini verticali, la presenza di ampi filari alberati e la risistemazione di aiuole e verde urbano esistente oltre ad ottenere positive ricadute in fatto di isolamento acustico e termico, restituiscono ai cittadini un grande spazio urbano ad oggi inespresso. Il verde diventa quindi strumento fondamentale per migliorare concretamente la componente paesaggistica dei luoghi, il microclima, il benessere ambientale e la regimazione idrica dei suoli. Il ripristino dell’antica uniformità stilistica viene invece concepito come file rouge tra i vari spazi edificati. Grazie al trattamento uniforme e coerente della pavimentazione stradale e dei materiali edilizi si individua una percorso unitario in grado di ricucire i diversi ambiti urbani, caratterizzandoli e salvaguardandone l’identità culturale, sia in termini di paesaggio, attraverso l’uso dei materiali locali, che in termini d’uso del territorio, attraverso la creazione di percorsi pedonali in grado di consentire una migliore vivibilità dello spazio pubblico. Si è scelto inoltre di lavorare sulla messa a sistema dei beni di elevato pregio architettonico, potenziando e recuperando i manufatti storici per garantire così un ottimale utilizzo e fruizione degli stessi. Le aree d’intervento sono state selezionale in accordo con esigenze funzionali nonché valorizzando gli ambiti di progetto sia a livello artistico culturale, storico-identitario e produttivo. Il circuito dei beni architettonici è stato inoltre legato a quello dell’artigianato locale dalla forte valenza identitaria come lantica tradizione ceramica. E’ stata prevista la promozione di attività ed eventi volti al ripristino e al reinserimento delle antiche tradizionali locali. Per l’Area Castello e quartiere “Stazzone - Bagherino” è stato redatto un Piano di Recupero che punta alla riconnessione dell’area del castello al restante sistema urbano, restituendo così la continuità percettiva e funzionale che il castello aveva all’epoca della propria edificazione. La strategia adottata si basa sulla creazione di un nucleo ricostruito che elegge il cortile/piazza del castello ad elemento unificatore, al fine di mantenere il carattere ricreativo e storico identitario del luogo, rendendolo uno spazio di arrivo privilegiato con zone di sosta e belvedere sulla città. I materiali 131


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usati per le pavimentazioni e gli arredi urbani contribuiscono a creare un continuum con il contesto insediativo. Si è passati poi alla formazione di un quadro conoscitivo del tessuto urbano dell’area in esame, mediante le analisi propedeutiche alla redazione di un Piano di Recupero, che prevede la riqualificazione urbanistica ed edilizia del tessuto urbano esistente, con l’intento di valorizzare e potenziare le funzioni culturali e residenziali attraverso un insieme di interventi. Le modalità di utilizzo ed intervento negli organismi edilizi ed aree di pertinenza, fornisce indirizzi circa gli aspetti urbanistici ed architettonici, nonché i modi di attuazione del programma edilizio sia negli ambiti privati che pubblici. Procedendo con l’analisi del contesto urbano, le tipologie edilizie prevalenti sono quelle tipiche di un centro storico madonita; quindi l’elevata presenza di case a schiera, con un’altezza massima di tre elevazioni fuori terra, conferisce all’intero centro urbano quell’identità storica e culturale caratterizzata, anche, da un fitto tessuto urbano d’origine medievale. La presenza, inoltre, di importanti manufatti architettonici, sia religiosi, come la Basilica di San Pietro, la Chiesa di Santa Maria la Vecchia, la Chiesa del Collegio, sia civili, come il Palazzo municipale, il Palazzo Fatta – Del Bosco, sia militari, come il castello medievale, attribuiscono un valore di pregio architettonico di notevole importanza, permeando l’importanza del comune di Collesano come nodo culturale del sistema madonita. Contentrandosi sul quartiere gravitante intorno al castello, dopo aver individuato gli edifici, e la loro altezza, con l’analisi dello stato di conservazione si è evidenziata un elevato livello di degrado delle singole unità edilizie, poiché risultano stabili dal punto di vista strutturale, ma

Analisi propedeutiche finalizzate alle azioni

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Individuazione categorie d’intervento sul contesto storico edificato e non edificato

incomplete nelle rifiniture esterne e non conformi con le norme del regolamento edilizio. Parallelamente, anche, la rete viaria e gli spazi inedificati risultano degradati ed incompleti, restituendo una scarsa e poco fruibile qualità urbana. Vista la conformazione tipologica dei manufatti edilizi, la destinazione d’uso attuale dei piani fuori terra è prevalentemente di tipo residenziale, fatta eccezione per le aree annesse ai ruderi del castello, che hanno un uso a magazzino. Dopo aver eseguito queste analisi, si è passati all’individuazione e alla determinazione degli interventi da compiere sulle singole unità edilizie, tramite l’assegnazione delle categorie d’intervento, secondo la classificazione della legge n° 457 del 1978 1 , proponendo, inoltre, un adeguato e corretto rifacimento del manto stradale. Questo intervento prende in considerazione un’area che interessa 106 residenti, di un’età media di 50 anni. Nel dettaglio, è stata presa in considerazione progettuale, l’area che interessa i ruderi del castello e l’antistante piazza. In un primo momento, sono stati definiti gli interventi di messa in sicurezza e restauro conservativo dei ruderi; successivamente è stata recuperata la viabilità, in parte realizzata in ceramica e sono stati abbattute tutte le barriere architettoniche presenti, garantendo un secondo accesso da piazza castello attraverso una rampa. Infine sono stati recuperati quegli spazi, probabilmente le 133


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Macro-azioni per il recupero e la riqualificazione funzionale del contesto del Castello

vecchie stalle annesse, da destinare ad info-point per turisti, in quanto attualmente il comune ne è sprovvisto, un laboratorio didattico/artigianale per la produzione di ceramica, una bottega per la vendita dei prodotti locali ed un museo etnografico. Quest’ultimo presenta un’ulteriore area espositiva per mostre temporanee, nella zona interna ai ruderi del castello, che si appoggia ad un sistema di pannelli fruibili da pedane in legno, i quali configurano lo spazio pubblico e le aree verdi sottostanti la piazza. Le pedane, presentano una doppia funzione, infatti se da un lato vengono utilizzate per l’attraversamento dell’area, dall’altro sono poste a supporto del sistema di drenaggio delle acque piovane utili per la messa in sicurezza dell’area che ad oggi presenta problemi di dissesto idrogeologico. Quella che era una delle aree maggiormente degradate del paese, riacquista così la sua antica collocazione di nodo cardine dello sviluppo urbano. L’area del Castello diventa così contenitore di funzioni e riattivatore di potenzialità culturali, capaci di attrarre nuove economie di sviluppo e quindi invertire le tendenze demografiche favorendo l’insediamento di nuovo capitale umano, fondamentale per la rigenerazione urbana e sociale per il Comune.

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Veduta progettuale


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Bibliografia e Sitografia:

Ajroldi C., Caltagirone: cultura dei luoghi e progetto: piano di recupero nel centro storico, Flaccovio, 1987; Busetta P., Ruozi R., L'isola del tesoro. Le potenzialità del turismo culturale in Sicilia, Centro ricerche economiche A. Curella, Liguori Editore, 2006 Cannarozzo T., Dal recupero del patrimonio edilizio alla riqualificazione dei centri storici, Publisicula, 1999 Farinella S., Storia delle Madonie. Dalla preistoria al Novecento, Arianna, 2010; Touring Club, Guida d’Italia: Sicilia, collana Guide Rosse, Touring Club editore, 2009; http://www.regione.sicilia.it/turismo

Note:

Legge 5 agosto 1978, n° 457 “Norme per l’edilizia residenziale” – Articolo 31 (Definizione degli interventi): Manutenzione straordinaria, quelle opere e modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che questi non alterino i volumi e le superfici delle singole unità immobiliari; questi interventi non possono comportare modifiche della destinazione d’uso; Ristrutturazione edilizia sono quegli interventi rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente; tali interventi comprendono il ripristino o la sostituzione di alcuni elementi costitutivi dell’edificio, l’eliminazione, la modifica e l’inserimento di nuovi elementi ed impianti; Restauro e risanamento conservativo, consiste nelle azioni rivolte a conservare l’organismo edilizio e ad assicurare la funzionalità mediante un insieme sistematico di opere che, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo stesso, ne consentano destinazioni d’uso con essa compatibili. Tali interventi comprendono il rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze dell’uso, l’eliminazione degli elementi estranei all’organismo edilizio; tali interventi comprendono altresì gli interventi sistematici, eseguiti mantenendo gli elementi tipologici formali e strutturali dell’organismo edilizio, volti a conseguire l’adeguamento funzionale degli edifici, ancorché recenti; Demolizione, sono interventi rivolti ad eliminare gli elementi edilizi incongrui con il tessuto urbanistico di riferimento. 1

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Visioni territoriali e scenari turistici per Collesano e le Madonie

Sabrina Adelfio Antonella Cancellieri Caterina Enea Fabiana Sampino Annarita Taormina

Il turismo è una tematica abbastanza complessa che abbraccia differenti contesti, problematiche e temi, quali infrastrutture e mobilità, servizi, patrimonio, e tante altre alle quali inesorabilmente si lega, con le quali si correla e in qualche modo si completa, in quanto sintesi di uno sviluppo e promozione del territorio a partire dalla sua linfa vitale.Le attività di analisi e ricerca sul territorio di Collesano sono state ampliate grazie a sopralluoghi e incontri con la parte istituzionale così da poter costruire un inquadramento territoriale, sia dal punto di vista infrastrutturale, sia sulla dotazione del patrimonio storico-architettonico e culturale, ma anche dei servizi e delle politiche attive fondandosi non solo su basi scientifiche, ma anche sulla “presa diretta”. In questo modo ai progettisti è stato presentato il territorio e le sue potenzialità a partire dalle quali poter innescare e dare inizio ad un processo di sviluppo che guardi e consideri la montagna non come un ostacolo, bensì una risorsa. Quello madonita è infatti un territorio che ha già avviato e messo in cantiere esperienze di sviluppo locale legate al perseguimento della sostenibilità e che hanno fatto di quest’ultima una sfida permanente che ha portato alla costruzione della “Città a rete policentrica e diffusa Madonie-Termini”, una città-territorio che tra l’altro si è vista riconoscere un Distretto Turistico, il Distretto Turistico “Cefalù e Parchi delle Madonie e di Himera”.

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Il seguente percorso progettuale si è strutturato in una prima fase di conoscenza e di inquadramento del territorio madonita all’interno degli scenari europei prima, poi nazionali, regionali e locali. L’analisi di inquadramento si è strutturata in due parti. Una prima parte ha focalizzato l’attenzione sulla componente infrastrutturale vista come dispositivo territoriale attivatore di risorse perché è su di essa e con essa che la gente si muove e con la quale si promuove un territorio. Dai principali nodi aeroportuali e portuali alle principali linee direttrici per mezzo delle quali si esplica la dinamicità, sintomo di vari flussi, tra cui quello turistico. L’analisi a livello locale sottolinea tra l’altro come il territorio madonita sia attraversato in pieno dalla direttrice principale di trasporto, il corridoio esterno, costiero di mobilità territoriale ad alta portanza (A20 PA-ME, A19 PA-CT, linea ferroviaria) e il corridoio regionale intermetropolitano a medio - alta portanza (A19 PA-CT). Nella seconda parte invece abbiamo posto l’attenzione all’armatura naturalistico culturale del territorio, analizzando dapprima il patrimonio naturalistico, a livello europeo con la sua dotazione di aree SIC e ZPS, seguito da un’analisi sulla concentrazione territoriale nazionale, in termini di unità di Parchi Naturali, Riserve, Riserve Marine, Aree SIC e ZPS, distinta per regioni che riporta tra l’altro un giudizio in termini di estensione e numero di aree protette da parte del WWF. Da notare infatti come quest’ultimo fornisca un apprezzamento positivo che localizza tra l’altro la Sicilia ai primi posti di questa classifica. Accanto al patrimonio naturalistico si è condotta un’analisi sul patrimonio dei Siti UNESCO non solo a livello europeo, ma anche nazionale. Il tutto è stato accompagnato da uno studio sulle presenze italiane e straniere, sul numero di posti letto e sul numero di notti di permanenza nelle varie regioni. Studio necessario in quanto questi ultimi costituiscono indicatori di un’attrattività e apprezzabilità turistica. Il secondo momento di sperimentazione è stato segnato da un primo studio di inquadramento a livello regionale dove è stato riportato non solo il grande patrimonio naturalistico presente in Sicilia (Parchi Naturali) ma anche i Parchi Archeologici Regionali, il Patrimonio UNESCO. Senza tralasciare i Borghi più belli d’Italia (da sottolineare come gli unici tre presenti nella provincia di Palermo sono borghi madoniti: Cefalù, Gangi e Geraci Siculo) e l’unico Gioiello d’Italia presente in Sicilia tra i ventuno nazionali, ovvero Gangi, che recentemente ha ottenuto infatti anche il riconoscimento di questo marchio turistico. È stata riportata anche una mappatura dei Distretti Turistici ammessi in Sicilia. 138


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Ricordiamo infatti come detto in precedenza che la Città a rete “Madonie - Termini” è stata riconosciuta anche come Distretto Turistico, il Distretto Turistico “Cefalù e Parchi delle Madonie e di Himera”. In seguito all’inquadramento regionale si è giunti alla redazione di una mappa conoscitiva madonita, una vera e propria carta delle invarianti strutturali del territorio delle Madonie, nella quale sono stati riportati tutti gli elementi del patrimonio naturale, quelli del patrimonio architettonico culturale, sia esso militare (torri e castelli) che civile (bagli, casali, masserie), nonché quelli relativi al patrimonio archeologico industriale (mulini, ecc.). È stato riportato anche il patrimonio ricettivo presente, ovvero le aziende agrituristiche, alberghi, paese albergo, ecc. La carta delle invarianti strutturali è stata corredata inoltre, da un vero e proprio calendario esemplificativo dell’offerta turistica delle Madonie che riporta nel dettaglio tutti gli eventi e le manifestazioni sportive, enogastronomiche, folkloristiche e culturali che si susseguono nei dodici mesi dell’anno, che in fase progettuale ha permesso

Offerta turistica del sistema Madonita

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Calendario degli eventi diffusi nel territorio. La stratificazione di risorse culturali, ambientali e produttive, configura una rete di manifestazioni, sagre e fiere che si candidano come poli attrattori immateriali da potenziare e integrare


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una rielaborazione e integrazione in virtù dell’assenza di eventi nel mese di Maggio, elaborando la nuova Primavera dei sapori e saperi madoniti. L’analisi è stata integrata e sostenuta da uno studio statistico - descrittivo sui dati turistici1 in termini di presenze distribuite nell’arco delle quattro stagioni. Da quest’ultima analisi è emerso chiaro come nel territorio madonita ci sono comuni in cui le presenze si distribuiscono costantemente in tutto il periodo dell’anno e altri comuni invece in cui queste si concentrano solo in alcuni periodi, in particolare durante i mesi della stagione estiva. Una volta realizzata la mappa delle invarianti strutturali il territorio madonita siamo scesi ulteriormente nel dettaglio, dedicandoci al territorio di Collesano, riportando puntualmente tutto il patrimonio naturalistico, il patrimonio architettonico - culturale, la sentieristica del Parco2 e la tipologia ricettiva presente a Collesano. Accanto della carta delle invarianti strutturali, abbiamo costruito altresì la mappa delle trasformazioni in atto, ovvero tutte le politiche di trasformazione territoriale che interessano il territorio in oggetto. Come già detto in precedenza, questo territorio, insieme ad altri comuni madoniti, meglio la Città a rete policentrica e diffusa Madonie – Termini ha da tempo avviato una strategia territoriale volta alla sostenibilità. Una città territorio che ruota attorno ai concetti di policentrismo e alla valorizzazione della propria identità, imperniata sulle eco-eccellenze (paesaggio, biodiversità, cultura, gastronomia, ecc). Tutti forti elementi di vantaggio competitivo. La mappa delle trasformazioni in atto a Collesano riporta infatti i progetti intrapresi e in particolar modo: - quelli previsti dal PIST “Città a rete policentrica e diffusa Madonie – Termini: a) Riqualificazione del quartiere Bagherino – Stazzone, Piazza R. Gallo e via Castello; b) Restauro e rifunzionalizzazione del Convento dei Frati Minori in sede archivio storico, biblioteca e sede attività socio - culturali; - quelli previsti dal Distretto Turistico “Cefalù e Parchi delle Madonie e di Himera: a) Riqualificazione del quartiere Bagherino – Stazzone; - quelli previsti dal Progetto MUSA 1.0 Mobilità Urbana Sostenibile e Attrattori culturali con le quattro distinte alternative previste: a) Alternativa 0 – Attuale assetto del Trasporto Pubblico Locale; b) Alternativa 1 – Razionalizzazione dei servizi interni; c) Alternativa 2 – Razionalizzazione di connessione con l’esterno; d) Alternativa 3 – Razionalizzazione modale; 141



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Dalla mappa delle invarianti strutturali e dalla carta delle trasformazioni in atto emerge chiaro come su questi centri storici si legga la memoria, la natura e il rapporto che ha legato l’uomo all’ambiente. Rapporto che nei secoli ha plasmato il territorio e al contempo ha contribuito a preservarlo dalla cementificazione diffusa, almeno sino ad oggi e che lascia tracce di cultura artigianale unica che ha prodotto nel tempo memoria stessa e identità. Trattandosi di un vero e proprio patrimonio diffuso, il loro recupero, valorizzazione e messa a sistema in una visione unitaria e organica del territorio ha costituito la base per la nostra strategia di intervento che abbiamo voluto scomporre in una serie di obiettivi (relativi al dominio naturale, culturale, infrastrutturale) articolati in azioni. Ogni azione raggruppa più progetti per ognuno dei quali è stata specificata non solo l’area di intervento, il paniere dei soggetti coinvolti (pubblici e/o privati), l’ambito tematico di riferimento (aree protette e biodiversità; tempo libero, sport e attività ricreative; identità locale; tradizioni popolari e folklore; tradizioni culinarie e tipicità enogastronomiche; mobilità sostenibile; intermodalità) e le fasce di popolazione coinvolta (giovani, adulti, anziani). I progetti sono stati distinti anche in materiali o immateriali. E in particolar modo in ambito ambientale l’obiettivo da noi previsto è stato il potenziamento, valorizzazione e connessione del patrimonio naturalistico per la creazione di un sistema di fruizione integrato. Obiettivo articolato in due azioni: valorizzazione delle risorse ambientali in un’ottica di rete ecologica; - potenziamento dell’offerta sportiva. In ambito culturale l’obiettivo prefissato è stata la conservazione, valorizzazione e riconnessione del patrimonio paesaggistico e culturale per la creazione di un sistema di fruizione integrato. Obiettivo articolato in più azioni: - miglioramento della fruizione dei centri storici madoniti; - valorizzazione delle identità culturali e delle tradizioni enogastronomiche; - valorizzazione delle architetture e strutture produttive agricole e artigianali, come testimonianze della tradizione preindustriale e culturale; riqualificazione e ampliamento dell’offerta ricettiva diffusa e di qualità; - valorizzazione delle aree archeologiche presenti nel territorio madonita; - valorizzazione dei beni architettonici religiosi come contenitori di valori artistici, espressioni di personalità locali; - riqualificazione del patrimonio culturale e paesaggistico come “cornice” di eventi culturali. In ambito infrastrutturale l’obiettivo proposto è stato invece il potenziamento delle porte di accesso per le interconnessioni tra i centri, per favorire lo sviluppo dell’accessibilità alle risorse e la mobilità di persone, beni e servizi. Obiettivo anche 143


Mappatura delle azioni previste e calendarizzazione dell’evento “Primavera dei saperi e sapori Madoniti�


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questo articolato in due azioni quali: - miglioramento della fruizione costa-montagna; - miglioramento della fruizione del sistema Madonie all’interno dei flussi regionali e nazionali. Il progetto che si è voluto approfondire e comporre è stato quello della “Riqualificazione dell’antica fornace, da adibire a sede di un laboratorio didattico sulla ceramica”. Progetto che rientra nell’obiettivo dell’ambito culturale, relativo all’azione “valorizzazione delle architetture e strutture produttive agricole e artigianali, come testimonianze della tradizione preindustriale e culturale”. Il tutto nasce dalla volontà di voler valorizzare e tramandare le antiche radici e l’identità artigiana di Collesano che accanto ai prodotti agroalimentari, ha visto da tempo esprimersi anche nelle ceramiche. Ai margini di Collesano, infatti, lungo il corso del torrente Mora, limitrofo all’antico quartiere di Bagherino, sopravvive l’ultimo stazzone del paese, con la sua antichissima fornace, passata nel corso del tempo dalle mani degli antichi proprietari al Comune, fonte di lavoro per tante persone e oggi testimonianza di un design di epoca pre-industriale, conosciuto e diffuso in tutta la Sicilia, al centro di un mercato di scambi commerciali che coinvolgeva i principali centri produttivi dell’Italia intera. Anche le attuali politiche di programmazione socio-economica intraprese dal Comune di Collesano hanno posto l’attenzione a questa testimonianza storica, volendone realizzarvi un museo della ceramica. L’intento progettuale, in linea con le su esposte politiche, punta infatti a rivalorizzare e promuovere il cuore di Collesano, e in particolare questa fornace, vero e proprio patrimonio storico, artistico, delle arti e dei mestieri tradizionali, da insegnare e tramandare da generazione in generazione. La rivalorizzazione della memoria a partire dai giovani: ecco perché un laboratorio didattico sulla ceramica che coinvolga ragazzi e studenti. Oltre alla progettazione fisica vera e propria è stata anche pianificata la sua gestione e organizzazione. Il laboratorio didattico “Arte in movimento, Tradizione e Futuro” è destinato non solo alle scuole dell’infanzia e alle scuole primarie presenti nel territorio del comprensorio madonita, ma anche alle scuole secondarie di primo e di secondo grado, e vede inoltre il coinvolgimento di una serie di soggetti, pubblici e privati, tra cui il Comune di Collesano, le piccole e medie imprese presenti nel territorio, artigiani, ecc.

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In linea con le fonti finanziarie per la fattibilità dello stesso è stato previsto il canale: - Programmazione 2007-2013 ASSE 2 FESR PON-FSE-2007-ITO51PO007 “Competenze per lo sviluppo, PON-FERS-2007-IT161PO004 “Ambiente per l’apprendimento”; - Programmazione PSR Sicilia 2007-2013 ASSE 3 GAL ISC Madonie Misura 313 “Incentivazione di attività turistiche”, Misura 322 “Sviluppo e rinnovamento di villaggi”.

Il laboratorio si propone come centro didattico per la ceramica che offre varie tipologie di corsi attraverso i quali trasmettere la passione per le tecniche di lavorazioni antiche e sempre nuove che consentano a bambini e adulti di rendere concreta la loro fantasia. Il progetto nasce così dal desiderio di trovare un punto d’incontro tra arte e artigianato, dal piacere di trasmettere il bello anche attraverso i piccoli oggetti che accompagnano la nostra quotidianità e dalla volontà di fare in ognuno di questi il segno della mano, la traccia del passaggio dell’uomo e del suo calore.

I corsi del “Laboratorio Arte in Movimento, Tradizione e Futuro” intendono fornire le fondamentali conoscenze teoriche e pratiche sulla lavorazione dell’argilla, dalla progettazione di un manufatto alla sua realizzazione utilizzando le principali tecniche di costruzione manuale. Grazie al laboratorio i bambini, e non solo, impareranno a dialogare con questo elemento naturale, plasmandolo e rispettando le sue regole, ad essere precisi, a conoscere i tempi di asciugatura e le modalità con cui esplorare, modellare ed inventare nuove forme. Le esercitazioni saranno accompagnate dalla visione di opere in ceramica storiche ed attuali, appartenenti sia al campo della produzione propriamente locale che del design. Alla fine del corso verrà rilasciato un attestato e verranno consegnati i manufatti prodotti da ogni partecipante.

Da come si è potuto analizzare ed osservare è stata proprio la memoria e l’identità storico-culturale delle Madonie, e in particolar modo di Collesano, tema centrale sul quale si è incardinato la presente visione progettuale e creativa. Una visione legata ai luoghi quindi sostenibile non solo dal punto di vista ecologicoambientale, ma anche culturale, economico, etico e sociale. E ancora una visione progettuale che ha fatto della natura e della storia stessa dei luoghi, valore aggiunto per mezzo del quale radicare il futuro. 146


#Turismo #PromozioneDelTerritorio

Bibliografia e Sitografia:

Andriola L., Interdonato M., Il turismo sostenibile: obiettivi, principi e principali esperienze in atto, ENEA, Roma, 2002; Baldacci V., Gli itinerari culturali. Progettazione e comunicazione, Guaraldi Universitaria, 2006; Carta M., Governare l’evoluzione. Principi, metodi e progetti per una urbanistica in azione”, Franco Angeli Editore, Milano, 2009; Colbert F., Marketing delle arti e della cultura, Etas, Milano, 2009; Leone N. G., ITATOUR Visioni territoriali e nuove mobilità. Progetti integrati per il turismo nella 147


#Turismo #PromozioneDelTerritorio città e nell’ambiente, Franco Angeli Editore, Milano, 2012; Rami Ceci L., Turismo e sostenibilità. Risorse locali e promozione turistica come valore, Armando Editore, Milano, 2005;

Cancellieri A., “Piano di Interpretazione per il territorio delle Madonie. Come riappropriarsi della memoria storica e dell’identità dei luoghi per lo sviluppo sostenibile del territorio”, tesi di laurea, relatore Prof. Arch. M. Carta, correlatori Dott. A. Ficile, Arch. C. Schifani, 2010 “Piano di Interpretazione della Città a rete policentrica Madonie – Termini” nell’ambito del PIST della Città a rete Madonie – Termini, So.Svi.Ma Società Sviluppo Madonie, 2010 “Piano di Interpretazione per il Distretto Turistico Cefalù e Parchi delle Madonie e di Himera”, So.Svi.Ma Società Sviluppo Madonie, 2011 “Carta dei sentieri e del paesaggio, Madonie”, tavola V edizione VI, Ente Parco delle Madonie e Provincia regionale di Palermo, 2012 “Piano Strategico di Area Vasta per la coesione del sistema provinciale”, Provincia regionale di Palermo, 2009

Note:

I dati sulle presenze sono stati forniti dall’Ente Parco delle Madonie UOB n. 3 Petralia Sottana e da So.Svi.Ma Società Sviluppo Madonie, Piano di Interpretazione per il Distretto Turistico e Studio Perimetrazione del Distretto Turistico Cefalù e Parchi delle Madonie e di Himera. 2 Carta dei sentieri e del paesaggio tavola V “Madonie”, (2012), VI edizione, scala 1:50.000 a cura dell’ Ente Parco delle Madonie e della Provincia Regionale di Palermo. 1

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