Archeologia metafisica dei fari ovvero una fenomenologia dei fari Lucien Steil I fari marittimi sono conosciuti come strutture architettoniche tra le più affascinanti e accattivanti, riuscendo nel compito di combinare le preoccupazioni, domestiche e funzionali della navigazione, dell'orientamento e della sicurezza con gli aspetti che più ispirano la poesia e la metafisica… Ogni singolo faro, indipendentemente dalla sua scala e dal livello di ricercatezza nel progetto, nelle proporzioni e nei dettagli, non è solo un'elaborata equazione tipologica e un algoritmo di efficienza tecnica, ma anche una sottile e vibrante metafora abbinata ad un teorema metafisico… Ogni faro sembra essere nato dalla luce del cielo, così come altrettanto dalla gravità della Terra. Discende dalle più intense e lucenti stelle che lo elevano dall'alto, preso, levigato come un modello finemente e abilmente lavorato, come una candela magica e monumentale allo stesso tempo. Si sviluppa come una struttura vivente, che cresce, si arrampica, serpeggiando e issandosi in dolcezza, con mosse precise e sembianze dalle eleganti volumetrie. Appare come accompagnato, spinto o guidato da visionarie forze terrestri. Forse i fari sono generati da creative energie furiose di un assolutamente concentrato Efesto, che ne hanno modellato con precisione la forma appropriata che miscela i fuochi vulcanici della Terra con i fuochi incandescenti dell'universo? Manufatti architettonici curati e appropriati, collocati con grande maestria e integrati scenograficamente, i fari segnano con bellezza ed intensità l'intersezione geometrica, geografica e mitologica, tra il cielo, la terra e il mare, perfetti, corretti, genuini e diligenti centri nel complesso sistema del chaos cosmico… Qui, dentro i fari, la Terra raggiunge il cielo a partire dagli epicentri rocciosi o sabbiosi dell'Universo, scolpendo e plasmando la delicata figura attorno ad un axis mundi, modellando l'aura delle forze ascensionali, incantando o affascinando, o ancora ammaliando il cielo in densi campi di gravità e fertili radiazioni di luce,…predicando gentilmente al mare agitato, ovvero contemplando e meditando sui tiepidi riflessi della luna e del cielo annuvolato nella vibrante superficie del mare… Disposti con fermezza ma anche con leggiadria, sospesi sulla Terra lungo dei flussi verticali di vita, ancorati nel cielo da invisibili matrici di sacro. Innestato attorno ad una spina centrale di energia vertiginosa, di drammatica eleganza, un corpo dal respiro delicato di un immobile danzatore. Un giovane albero disteso in sospensione in una notte senza vento. Una forza visionaria materializzata nella trascendenza, nel più puro amalgama di armonia, proporzioni divine.., e, intelligenza meditativa e contemplativa nel mezzo delle stagioni delle notti e dei giorni. Nel controllo di pericoli visibili e invisibili, in conviviale serenità con l'infinito dei mari e dei cieli, governando superbamente i movimenti delle navi, dei pianeti e delle onde … superbamente isolati e solitari, e ancora intrinsecamente parte integrante di un ordine considerevole e omnicomprensivo…i fari abitano paesaggi naturali e metafisici come eremiti indulgenti che, attraverso il potere delle proprie preghiere e pensieri attraggono la bellezza e l'amore…Essi non sono semplicemente costruiti dentro il paesaggio ma il paesaggio esiste a causa loro…Sono catalizzatori del loro contesto: inventano i modelli del loro ambiente vicino e lontano, e nello stesso tempo derivano dalle sorgenti di ispirazione del genius loci. Solidamente ancorati alle masse di pietra, cemento o rocce, inseriti e integrati nelle più titaniche fondazioni (all'interno di movimenti sconvolgenti di nuvole, galassie, clima, manufatti e eventi), o eventualmente fondati su sottili moli o piedritti (rassomigliando qualche volta alle gracili gambe di un insetto gigante), i fari sembrano essere poeticamente aggrappati alla massa solida e pesante del pianeta Terra, che, come un alchimista dai poteri magici, sono in grado di trasformare in leggerezza, luce e delizia!!… I fari combinano, con successo e inventiva, la metafisica della gravità e della levità, dell'oscurità e del chiarore, dell'infinito e del finito in una graziosa tettonica.
Resistendo alle sollecitazioni combinate di flessione, torsione, taglio, pressione, shock e collisione, etc., i fari hanno il dono naturale di solidità e forza. Essi sono limitati dalla gravità della Terra, ma la loro gravità è di natura ascensionale: è una forza che disciplina le articolate geometrie della leggerezza verticale! Il loro peso è sinonimo di delicatezza, luminosità sprigionata attraverso la lanterna superiore, in un vertice di dematerializzazione… All'interno delle loro dialettiche di peso e leggerezza, i fari sembrano salvaguardare e presidiare posizione e permanenza del territorio. Essi si mostrano come garanti dell'esistenza e dell'identità di confini, limiti e punti cospicui…I fari non vorrebbero essere i principali attori nell'armonizzare e controllare l'integrità e l'invarianza delle proprietà, dei confini parcellari, dei campi magnetici, e dei centri geodetici della terra, del mare e del cielo? Si stanno realmente impegnando nel prevenire che la Terra si separi dal cielo e dall'oceano, o che gli oceani invadano il cielo, o che questo abbandoni l'orizzonte, o che l'orizzonte offuschi le prospettive terrestri, come se l'espansione dell'universo stia costantemente minacciando la coerenza spirituale e materiale dei nostri ambienti più familiari e dei luoghi più rappresentativi, sempre minacciando di separarci in nuove combinazioni di geografie incomprensibili, di scomporci o di dissolverci tramite la forza e la violenza dell'acqua e del vento… Si potrebbe anche immaginare che a causa della paura dell'Uomo, ovvero sia dell'ordine che del disordine del mondo, i fari potrebbero essere degli antidoti di architettura verso queste paure, così che l'intero universo non debba all'improvviso svanire in una nebbia di confusione… Facciamo in modo che i fari siano fortezze di orientatio intrepide piuttosto che simboli paranoici di sicurezza e protezione! Chissà se i fari non sono stati inventati come testimoni, o angeli guardiani che rivolgono lo sguardo alla maestosa coordinazione dei permanenti poli e nodi del mondo, delle sue più significative intersezioni, intersezioni di reale e ideale, di passato e futuro, di verità e mito, di sacro e profano, etc.? Sono i fari non necessariamente indispensabili per accentuare la superba scenografia dell'ordine e del disordine nel mondo, e di articolare elegantemente, nelle puntualizzazioni più raffinate, la coreografia mitologica, geologica e climatica della Terra? I fari non solo illuminano le rotte di navi solitarie, e guidano l'entrata ai porti ebbri dalla notte ma essi reggono lampade vitali di bellezza, ragione, armonia, saggezza, forza e fiducia in un mondo di passioni dannose, ossessioni fanatiche e opinioni confuse…Sono i fari non realmente come simboli vitali di profonda vista, verità e visioni illuminate in un mondo dove poeti e pittori possono essere accecati da notti vivaci di rumore, confusi da fosche prospettive di falsi orizzonti, da realtà simulate e virtuali, e spazi senza angoli, limiti e confini?… I fari sono come pilastri del mondo, punti di riferimento celestiali che sorreggono il cielo e la Terra. Essi sono letteralmente colonne di luce e templi di clarità ed evidenza. Essi sono simboli di luce, ma non degli eccessi di una luce indifferenziata, che inquina e contamina sia l'occhio che la visione, non di quel tipo di violenza accecante e abbacinante che si mostra come una droga cerebrale, paralizzando tutte le capacità mentali e le facoltà sensoriali…, ma di una luce di grande dolcezza e gentilezza e individuando la modulazione della vita, della bellezza, della ragione, della compassione, della verità, nel suo intero spettro e complessità cromatica, delle sue gradazioni modulari di intensità e brillanza e del suo potenziale di nuance! I fari sono anche monumenti di memoria e civiltà, che commemorano e comprendono il ricordo di valori di civiltà e civilizzazioni. Essi celebrano il genio dei luoghi, delle virtù e degli eventi nella monumentale mitologia del genere umano e della natura. Con la memoria oltraggiata da una amnesia collettiva e globalizzante, e sfortunatamente, la civilizzazione è criticamente minacciata dalla contemporanea accelerazione di intolleranza, brutalismo, cinismo, falsa moralità e perdita di compassione, ipocrisia, scarsa lungimiranza, provincialismo, fanatismo, ignoranza e viltà… lasciamo ai fari il compito di illuminare la grandezza e le virtù della civiltà e si elevano eroicamente contro la perdita di memoria e intelligenza. Possono i fari aiutarci a credere che vale la pena continuare a guardare avanti, essere in soggezione e in ammirazione della creazione divina e della sacralità della vita e della sacralità della natura? Possono i fari essere i nostri alleati nell'avere fiducia nella voce della tempesta e nella brillanza
delle stelle, portando bellezza e armonia nelle nostre azioni e nei nostri compiti? Possono i fari chiederci di indugiare nella poesia, nelle sonate e nelle preghiere, riflettere con rigore scientifico sugli aspetti della complessità, della natura e della vita e dell'Universo, disegnare e dipingere la natura come un atto di visione allevata dall'amore e dalla promessa, costruire case e città basate su principi di armonia e comodità, e radicate su tradizioni identificabili e modelli culturali, incoraggiare sentimento e intuizione, coltivare ragione e chiarezza di vedute, e generalmente essere loro complici nel supportare il mondo come progetto di bellezza, agiatezza e permanenza! I fari possono erigersi più solidamente e più saldamente come monumenti dello sguardo, incoraggiando i nostri sforzi, la nostra immaginazione e i nostri progetti senza essere condizionati dalla paura e dall'odio! Essi possono in modo convincente guidarci nel rafforzare, con argomenti saldi e ragioni profonde, il senso comune e il sentimento, esplorare e portare avanti ideali infiniti e ampi orizzonti spirituali. Forse dovremmo realmente insistere ancora di più nel mantenere e segnalare le localizzazioni e i territori di resistenza e fede contro le forze dell'oscurità e della dissoluzione, consolidando la posizione materiale, scientifica e poetica del faro, in favore della natura, delle stelle e degli uccelli in cielo, delle onde, pesci, animali e piante dei mari e delle scogliere, in favore dell'uomo, delle sue culture, tradizioni e obiettivi. Ogni faro sopravvissuto può essere ripensato in una prospettiva di resistenza e ricostruzione ecologica e umanitaria, e molti nuovi fari potrebbero essere costruiti come progetti di militanza per un mondo migliore, all'interno di una varietà di programmi funzionali che supportano la guida morale dei fari metafisici… Anche se la moderna tecnologia della navigazione ha largamente reso obsoleto il programma funzionale dei fari tradizionali, le loro ricche e generose connotazioni tipologiche e simboliche sono potenziali di ampio valore nell'architettura contemporanea. Essi possono essere compresi e strumentalizzati in molteplici strategie e contesti. Possono agire in qualità di monumenti dedicati alla visione, come sentinelle di ricostruzione morale e materiale o come torri di luce, evocando ragione, consiglio e orientamento. Essi connotano saggia e risoluta azione ed intelligenza costruttiva. Simboli di coordinamento cosmico, offrono prove, ricchezza di simboli e narrative per l'integrazione organica delle scale del naturale e del fabbricato. Innanzi tutto, integrano tradizioni di architettura sensibile, esprimendo senso e significato della nostra esistenza nello spazio e nel tempo. Inoltre, sottolineano la realtà del nostro mondo contemporaneo con la quale siamo affrontati; nel contesto di ambienti costruiti e naturali, minacciati da decostruzione mondiale e abuso di risorse, dobbiamo continuamente cercare di fare riferimento ad esempi di ricostruzione, guidati ed ispirati da modelli armoniosi e conviviali. Dobbiamo cercare di dipendere dalla saggezza dei fari e dalle lezioni che essi hanno imparato nel corso dei millenni osservando e studiando la natura. Attraverso le intersezioni di modelli di complessità naturale, i fari operano come una rete vivace di centri agli incroci di linee, transizioni, immersioni e contatti tra terra e mare. Issano, sollevano, diffondono e trasmettono barlumi, onde, aure o lampi di luce potente, intensamente concentrata o dolcemente condizionata e sfumata. La proiettano, trascinano, sfiorano e la irradiano nella profondità illimitata dell'Universo… L'incandescente intensità di questa luce, apparentemente creata dal cielo stesso, come se originasse dal fuoco di soli domati, e assistita dalla luminosità delle stelle e delle comete rotanti, si riflette misteriosamente nei disegni frattali sulle superfici inquiete dei mari e degli oceani. La graziosa eleganza, delicato vigore e solida leggerezza delle snelle strutture del faro in confronto alle forze maestose e colossali di un imprevedibile Nettuno che erode sia le fondazioni che le coste, e assale con potenti onde edifici e navi, in vorace appetito di disordine e instabilità collerica… Le forze scatenate dell'Universo, venti e tempeste dai Poli e dai Tropici si uniscono in questa scenografia cosmica e mitologica, nella quale il faro sembra paradossalmente disegnare un'immensa ispirazione di armonia e grazia. Forma e Significato
I fari sono costruiti chiaramente in luoghi adatti e significativi, su alture costiere, isole, rocce ed eventualmente direttamente nel mare su isole artificiali. Essi guidano, avvertono, segnano, avvisano, illuminano ed evidenziano zone di costiere pericolose, paesaggi difficili, ostacoli complessi, entrate nei porti di città ed estuari poco profondi… La loro espressa intenzione è di portare luce nella maniera più eccezionale e visibile affinchè anche le navi più distanti possano essere avvertite o guidate e che, anche nelle notti più buie, attraverso un universo opaco e senza stelle, tempeste pesanti e nebbia, i segnali calorosi e familiari del faro possano essere percepiti. Se il faro riposa come una torretta solida in cima ad una altura proiettata sul mare, o se raggiunge l'altezza monumentale di un’impressionante torre, questo stesso è programmato alla verticalità e verso una dinamica ascensionale. In effetti, il principio fondamentale dei fari amalgama vari movimenti ascensionali: la figura danzante di fiamme, l'ondulante e volteggiante movimento del fumo, la sua spirale crescente creando una colonna monumentale, evocando la forma elicoidale di scale interiori, di rampe, di alture terrazzate e della sovrapposizione di masse rocciose. Un secondo principio consiste nelle proiezioni, prospettive e riflessi radiali, emisferici ed orizzontali. Essi comprendono e rafforzano la natura assiale dei fari, sottolineando la centralità della loro posizione nel complesso ampio del territorio in cui si trovano. Sostengono la distribuzione orizzontale di luce, dei punti di osservazione e dei campi di prospettiva, ruotando attorno all'asse centrale del faro. Il posizionamento verticale e la dinamica ascensionale dalla terra al cielo, dalla materia alla luce, e il movimento orizzontale di luce e di visioni proiettate nelle realtà unite di cielo e terra si amalgamano nel profondo dei domini di simbolismo visionario e di metafisica. Non dimentichiamoci di notare le forze rotazionali elicoidali sia in direzione orizzontale che verticale. Supportano un livello alto di vita e di complessità dinamica, sia nella composizione che negli aspetti funzionali dei fari. Le energie statiche, tettoniche, telluriche e dinamiche in interazione sono integrate nella forma, nel simbolo, nel tipo e nella morfologia dei fari riflettendo un più ampio modello dinamico dell'Universo! Per completare il nostro sguardo nelle poetiche tipologiche dei fari abbiamo bisogno di discutere sia delle loro origini che della loro maturità tipologica così come perfettamente raggiunta con l'antico faro di Pharo ad Alessandria! L'origine dei fari Le strutture più antiche, probabilmente, sono tanto vecchie quanto le attività marittime, che sono archeologicamente documentate a partire dall'anno 8000 a.C. (la navigazione per trasporto e pesca lungo le coste o all'interno di piccoli specchi d'acqua fu probabilmente praticata con una certa efficienza già nell'era neolitica, sviluppatasi ben presto in virtù dei processi di civilizzazione nomadica o semi nomadica). Questi primitivi sistemi di segnalamento consistevano principalmente in fuochi disposti, in modo occasionale e temporaneo, su alture o promontori. Essi traevano vantaggio dalla produzione di fuoco e fumo, e la combinazione codificata di segnali di fuoco e fumo per l'assistenza e la segnalazione potevano essere garantite con buona efficienza per la navigazione diurna e notturna lungo le coste. E' notevolmente ragionevole immaginare l'utilizzo di un linguaggio di segnali più sofisticato in grado di trasmettere messaggi su distanze maggiori. Questi antichi segnalamenti, considerati veri telegrafi ottici, furono fuochi preparati sulle colline o allestiti su speciali terrazze, spesso organizzati in percorsi a staffetta, consentendo la creazione di una rete sistematica di informazione veloce ovvero comunicazione spedita su grandi distanze anche superando complesse e discontinue orografie. La presenza di fuoco, sebbene ovvio nel contesto delle necessità funzionali, tuttavia ogni volta suggerisce connotazioni di sacralità e rituali, religiose, magiche o puramente illusorie? La questione relativa ad associazioni sacre, connotazioni religiose e pratiche magiche può essere confermata
attraverso i riferimenti tipologici dati dai templi collinari, dai monumenti funerari dotati di torri crematorie e terrazze, torri commemorative e piloni, etc. La combinazione di altari elevati nel contesto di paesaggi spettacolari e l'associazione di fuoco suggerisce la possibilità di riti sacrificali nell'ambito di attività abituali ed altre applicazioni del sistema primitivo dei fari… Il fuoco è sempre indicativo di purificazione e di riti di trasformazione, da materia a luce o essenza spirituale, una parte integrante di pratiche sacre ed essenziali strategie simboliche nel corso della realtà e delle meditazioni sacre. È anche importante sottolineare che qualunque genere di rito magico o religioso sarebbe indicativo di conoscenza liturgica ed esoterica che richiederebbe modelli di organizzazione, simbolismo, geometria ed impostazione spaziale. In questo contesto, le referenze menzionate offrono possibilità di re-interpretazione e di sintesi tipologica in forme complesse di strutture a tholos. L'altura terrazzata, la collina, la scogliera, il promontorio, la posizione dell'isola è l'unione mistica di energie di fuoco e luce, associate con gli ideali della navigazione: partire ed arrivare, viaggiare ed esplorare, dedicati alla missione di accompagnare ed assistere, all'orientamento e alla coordinazione, non con un programma tecnico, ma piuttosto un diario metafisico, i tragitti di navigazione umana essendo subordinati alle geometrie non lineari di provvidenza divina e poi impressi magnificamente nelle figure serene e nelle geometrie di fari, vibranti di complicità sacre. In questo contesto referenziale di unioni sacre e religiose di fari, sembra rilevante annotare che le più antiche strutture costruite da Libici e Cusciti nel Basso Egitto sono state condotte da preti… Anche interessante fu la luce debole delle candele mantenuta fedelmente dai monaci devoti e dagli eremiti nelle loro celle elevate o rifugi isolati, che nel corso dei secoli hanno salvato così tante vite di marinai persi o disorientati mentre navigavano tra mari agitati e coste selvagge… Non è dunque sorprendente che la sacralità latente dei fari è stata particolarmente ben rappresentata dalla tipologia del tholos, una tipologia di costruzione antica che diventò una ricca fonte d'ispirazione per i modelli di strutture religiose: fonti battesimali, mausolei, tempi, duomi, chiese a pianta centrale, tutte progettate attorno ad una fonte di fuoco o acqua e tutte con un potente asse centrale, caratteristica simbolica della struttura. Si può facilmente concepire strutture torreggianti come la sovrapposizione di edifici e, nel caso del faro, la stratificazione verticale di varie strutture a tholos, o come nel caso degli ziggurat mesopotamici: un tempio costruito su altri tempi, come una montagna artificiale sulla quale un ultimo tempio mantiene luce costante, sorvegliata da sacerdoti… Fari antichi Nonostante il fatto che pochi fari antichi sono stati conservati, sappiamo che furono numerose le strutture di fari a sostenere le attività marittime dell'Antichità, particolarmente nella zona del bacino mediterraneo. Molte di queste strutture furono probabilmente fari provvisori e rudimentali utilizzati solo nelle occasioni di necessità. Il fatto che tra le Sette Meraviglie del Mondo siano citati due fari conferma l'importanza di questi nella cultura e nella memoria collettiva del Mondo Antico. Per quanto riguarda i fari provvisori e rudimentali, un concetto molto economico di fari tattici, è difficile negare la brillanza di questo sistema adattabile che vanta un alto livello di flessibilità e di sofisticato coordinamento d'intelligenza. Come è stato menzionato, nel contesto dei fari primitivi che operavano con un sistema veloce di relais, possiamo concludere che i numerosi piccoli fari facevano solo parte di una più ampia e complessa organizzazione gerarchica di fari, completata da grandi strutture fortificate e infine da qualche faro monumentale che operava nelle grandi città e nei porti di aree metropolitane. Il concetto tattico del sistema di fari provvisori indica una grande sofisticazione nell'organizzazione, interazione, e coordinamento tra movimenti marittimi e monitoraggio terrestre, protezione e sistema di controllo…Infatti in assenza di unità politica e territoriale, quando le coste del mare furono più o meno governate dai più audaci e intrepidi, è possibile che al faro sia stata assegnata una maggiore responsabilità di mediazione e d'informazione logistica…
Operando nell'ambito di un principio d'interdipendenza tra Mare e Terra, i fari permisero l'orchestrazione di attività su terra e mare…Immaginate che la loro luce segnalava anche la posizione di una città, di un porto, della localizzazione di una costiera o di un punto di osservazione marittimo ideale, avendo la stessa funzione logistica all'interno dei territori terrestri, guidati dall'intelligenza dei loro segnali. Immaginate anche la complessità di fornire regolarmente quantità importanti di carburante ai fuochi voraci all'apice del faro nel contesto di tragitti terrestri di difficile accesso, spesso in situazioni topografiche estreme o in luoghi isolati. Immaginate inoltre la complessità di issare la paglia, il legno ed altri materiali combustibili ai piani superiori del faro. Ricordiamoci che nella Grecia Antica la maggior parte delle foreste e riserve arboree fu decimata, causando una scarsità drammatica di legno e facendo si che il funzionamento dei fari dipendesse da risorse combustibili costose e complesse, spesso legno importato! Immaginate la complessità di stabilire e di mantenere interazioni continue tra le complicate attività navali, composte da centinaia di eventi e manovre simultanee, da controllare individualmente e nel contesto di una complessità sistematica più ampia, senza radar o telefoni nè tecnologia sofisticata di comunicazione! Ribadiamo la formidabile intelligenza comunicativa che operava nei fari dell'Antichità e suggeriamo di nuovo l'esistenza di complessi sistemi di codificazione e linguaggio non verbale operanti tramite segnali di luce e fumo, riflessi da specchi e forse anche tramite segnali di bandiere e mani ed eventualmente supportati da sistemi acustici, corni e pifferi primitivi o un’ampia varietà di oggetti a percussione! Il supporto acustico dei fari è una questione importante che risolve le emergenze poste da condizioni nebbiose e che fornisce sistemi di avvertimento durante la giornata. Nelle strutture di fari più moderni, il suono di esplosioni, tiri, corni potenti e sirene, e più recentemente meccanismi radiotelefonici e sistemi di suono elettronici completano la codificazione della luce. E' lo sviluppo attuale ed accelerato della tecnologia elettrica d'informazione e comunicazione satellitare che ha compromesso l'esistenza dei fari tradizionali. Il Faro D'Alessandria Il Faro di Alessandria, una delle Meraviglie del Mondo dell'Antichità fu costruito sull'isola di Pharos nel III secolo a.C. e crollò solo nel 1303 quando fu distrutto da un terremoto violento. Rimase il precedente più influente nella storia tipologica dei fari, diversamente del Colosso di Rodi, un secondo faro tra le Sette Meraviglie del Mondo! Il Colosso di Rodi, una costruzione figurale e scultorea immensa, è rimasto un monumento di aneddoti fuggenti nonostante l'ammirazione e lo stupore che provocò e non ha influito in un modo importante sulla genealogia dei tipi di fari. Le sue dimensioni megalomani ed ibride, la sua scenografia oppressiva e il suo pathos pesante suscitarono meno ispirazione che il rigore compositivo, la monumentalità tettonica e l'eleganza volumetrica del Faro di Alessandria. Il Faro di Alessandria fu descritto numerose volte attraverso i secoli e particolarmente da viaggiatori Arabi: Abau Hagagg al-Andaloussi e Ibn al-Shaikh nel dodicesimo secolo. La relazione di Abau Hagagg al-Andaloussi dettaglia: una struttura tripartita con una base di 55.9 metri di altezza e a nucleo cilindrico, una parte centrale di 18.30 metri di larghezza, una parte ottagonale di 27.45 metri di altezza, e finalmente una struttura superiore circolare di 7.30 metri di altezza. L'altezza totale del faro fu stimata di circa 117 metri, più o meno un grattacielo di 40 piani. Il fusto interno era utilizzato per issare i combustibili necessari per il fuoco. Nella parte superiore della struttura si trovava uno specchio potente e raffinato che potesse riflettere durante il giorno la luce del sole a lunga distanza ! Originariamente il faro era incoronato da una statua di Poseidone. Ecco qualche appunto tratto dalla descrizione di Ibn al-Shaihk: - Il faro giaceva su una piattaforma di 7 metri di altezza e di 110 metri quadri; - La struttura quadrata di base era 72 metri di altezza con una rampa interna molto larga utilizzata per il trasporto del combustibile;
- Il piano finale consisteva di un volume cilindrico di 35 metri di altezza con un diametro di 9 metri. La lunghezza totale stimata fu di circa 140 metri sebbene altre fonti riportano cifre meno spettacolari, intorno ai 100 metri o agli 80 metri, ancora un'altezza notevolmente impressionante in confronto con fari più recenti dove anche quelli più monumentali non superano i 40 metri! Al di là delle divergenze, il Faro di Alessandria durante l'Antichità, fu considerato la struttura più alta del mondo. Per paragonare il monumento allegorico, il Colosso di Rodi del 300 a.C. non superava i 33 metri e non resistette al terremoto che lo fece crollare nel 226 a.C. Benché fosse un monumento conosciuto ed una Meraviglia del Mondo, non ebbe importanza nell'evoluzione tipologica dei fari, anche se ispirò la Statua della Libertà a New York. E' interessante notare che il Colosso di Rodi rappresentava il dio Helios, al quale era dedicato, e riportava in una iscrizione di dedica: "…Non solo sul mare, ma anche su terra accesero la graziosa torcia di libertà". Il faro di Alessandria può essere considerato come una tipologia pienamente matura che ha sintetizzato con successo le varie fonti simboliche e formali degli antichi fari, raccogliendo le sue influenze militari, religiose, funerarie e tecnico-vernacolari dentro un nuovo e coerente tipo, così popolare e prestigioso, che ha probabilmente influenzato le successive generazioni di fari. L'integrazione di sistemi di specchi e la combinazione di segnali di luce e fumo su lunghe distanze (35 miglia?), così come il complesso sistema di rampe e scale per circolazione interna e distribuzione verticale, sono altre caratteristiche di rilievo da menzionare tra le principali dell'archetipo del faro di Alessandria. Si potrebbe ragionevolmente pensare che ciò non solo influenza la costruzione di altri fari (come il faro di Ostia del II secolo avanti Cristo), ma la sua immagine, fertile e stimolante, ha ispirato profondamente il creativo processo storico dell'invenzione tipologica attraverso l'intero sviluppo dell'architettura, dalle forme vernacolari sino alle tipologie costruttive classiche e monumentali e perfino alla moderna genealogia del grattacielo! I fari come ispirazione tipologica metafisica I fari sono enormemente minacciati, non solo dal punta di vista funzionale a causa dei sistemi di comunicazione moderni, ma potrebbero, tutti insieme, essere completamente giudicati come manufatti inutili e scomparire dalle nostre coste e dalle nostre marine. Molti sono stati salvati e ancora operano come fari, e altri ancora sono stati magnificamente restaurati e dedicati ad una varietà di nuovi usi. Aiutateci e contribuite a salvare e rivitalizzare i fari sparsi in tutto il mondo attraverso il supporto ad iniziative di natura accademica, culturale o economica. I lavori di ricerca e le pubblicazioni, come questa curata da Cristiana Bartolomei e Giuseppe Amoruso, costituiscono manifesti intellettuali essenziali in questa battaglia per il nostro più vitale patrimonio culturale, architettonico e ambientale! Comunque non è solo la conservazione degli antichi fari oggi minacciati, o la rivitalizzazione dell'integrità funzionale dei fari che dovrebbe qui essere presa in considerazione…Invece vorrei suggerire che l'ispirazione che viene dai fari potrebbe essere più radicale e investire tipologicamente, poeticamente e metafisicamente, i progetti contemporanei senza necessariamente avere la funzione del faro o anche senza una localizzazione costiera! La tipologia di faro appropriata, in questo contesto metaforico, vorrebbe alludere ad un mare virtuale, ad un oceano come analogia del destino, ovvero la costa come immaginario metafisico: transizione, confini, limite tra due mondi paralleli: sacro e profano, finito e infinito, universale e contingente, vicino e distante, etc. e il faro come sentinella di una complessa realtà multidimensionale, come catalizzatore di trascendenza, come un santuario di visione interiore ed esteriore, come un monumento di leggerezza e di illuminazione morale per l'umanità… La memoria o il mito della navigazione vorrebbero essere operazioni relative sia letteralmente che figurativamente. Può essere sviluppato come una metafora di viaggio, scoperta, esplorazione, ricerca, iterazione nomade, confusione e orientamento ovvero di viaggi e processi iniziatici.
La navigazione è considerata, nella mitologia e nella simbologia di più culture, come un mezzo per raggiungere la pace, l’armonia e anche il nirvana, e nella tradizione buddista l’attraversamento del Mare delle Passioni che conduce alla Tranquillità. Le narrazioni che derivano da profondi concetti della navigazione svelano anche racconti di coraggio e paura, virtù e passioni, analogie di cosmi e esistenza umana, parabole di movimento e immobilità, allegorie di stagioni dell’uomo e della natura, metafore di armonia e caos. Si riferiscono all’intimità, alla psiche e all’anima, al sentimento, alla vita spirituale e alla introspezione meditativa, alla visita interiore, all’apprendimento, alla ricerca. La struttura a torre, che risale sino in cima alla lanterna, articolata come una corona a guisa di tempietto o loggetta, suggerendo un'ascensione simbolica verso idealità pure e superiori, garantendo graziose prospettive nei complessi regni della realtà, aprendo verso visioni di virtù, saggezza e "buona vita". Le altre importanti potenzialità dei fari, visibilità e luce, rimangono caratteristiche centrali per comprendere e comunicare le nostre posizioni e i nostri movimenti in un contesto più ampio rispetto all'ambiente costruito, al nostro habitat naturale, alle comunità umane e alle loro culture e tradizioni… Essi inoltre comprendono, attraverso una tipologia elegante, appropriata e perfetta, il simbolismo di tutti gli sforzi umani dedicati alla costruzione di un mondo duraturo, sostenibile, dignitoso e bello in un contesto di identità, orientamento e continuità.