Colore e Colorimetria Contributi Multidisciplinari Vol. XII A A cura di Veronica Marchiafava
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Colore e Colorimetria. Contributi Multidisciplinari. Vol. XII A A cura di Veronica Marchiafava Impaginazione Veronica Marchiafava ISBN 978-88-99513-03-0 Š Copyright 2016 by Gruppo del Colore – Associazione Italiana Colore Piazza C. Caneva, 4 20154 Milano C.F. 97619430156 P.IVA: 09003610962 www.gruppodelcolore.it e-mail: redazione@gruppodelcolore.it Diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo sono riservati per tutti i Paesi. Finito di stampare nel mese di ottobre 2016
Colore e Colorimetria. Contributi Multidisciplinari Vol. XII A Atti della Docicesima Conferenza del Colore. Meeting congiunto con: AIDI Associazione Italiana di Illuminazione Colour Group Great Britain (CG-GB) Centre Français de la Couleur (CFC-FR) Colourspot (Swedish Colour Centre Foundation) Comité del color (Sociedad Española de Óptica) Groupe Français de l'Imagerie Numérique Couleur (GFINC) Politecnico di Torino Torino, Italia, 08-09 settembre 2016 Comitato Organizzatore
Comitato di Programma
Davide Gadia Anna Marotta Roberta Spallone
Alessandro Farini Massimiliano Lo Turco Veronica Marchiafava Marco Vitali
Segreteria Organizzativa Veronica Marchiafava – GdC-Associazione Italiana Colore Marco Vitali – Politecnico di Torino
Comitato Scientifico – Peer review Chiara Aghemo | Politecnico di Torino, IT Antonio Almagro | Escuela de Estudios Árabes, ES Fabrizio Apollonio | Università di Bologna, IT John Barbur | City University London, UK Cristiana Bedoni | Università degli Studi Roma Tre, IT Laura Bellia | Università degli Studi di Napoli Federico II, IT Giordano Beretta | HP, USA Berit Bergstrom | NCS Colour AB, SE Giulio Bertagna | B&B Colordesign, IT Janet Best | Colour consultant, UK Marco Bevilacqua | Università di Pisa, IT Fabio Bisegna | Sapienza Università di Roma, IT Aldo Bottoli | B&B Colordesign, IT Patrick Callet | École Centrale Paris, FR Jean-Luc Capron | Université Catholique de Louvain, B Antonella Casoli | Università di Parma, IT Céline Caumon | Université Toulouse2, FR Vien Cheung | University of Leeds, UK Michel Cler | Atelier Cler Études chromatiques, FR Osvaldo Da Pos | Università degli Studi di Padova, IT Arturo Dell'Acqua Bellavitis | Politecnico di Milano, IT Hélène De Clermont-Gallerande | Chanel Parfum beauté, FR Julia De Lancey | Truman State University, Kirsville-Missouri, USA Reiner Eschbach | Xerox, USA Maria Linda Falcidieno | Università degli Studi di Genova, IT Patrizia Falzone | Università degli Studi di Genova, IT Renato Figini | Konica-Minolta, IT Agnès Foiret-Collet | Université Paris1 PanthéonSorbonne, FR Marco Frascarolo | Università La Sapienza Roma, IT Davide Gadia | Università degli Studi di Milano, IT Marco Gaiani | Università di Bologna, IT Anna Gueli | Università di Catania, IT Robert Hirschler | Serviço Nacional de Aprendizagem Industrial, BR Francisco Imai | Canon, USA Muriel Jacquot | ENSAIA Nancy, FR Kay Bea Jones | Knowlton School of Architecture, Ohio State University, USA Marta Klanjsek Gunde | National Institute of Chemistry- Ljubljana,SLO Guy Lecerf | Université Toulouse2, FR Massimiliano Lo Turco | Politecnico di Torino, IT
Maria Dulce Loução | Universidade Tecnica de Lisboa, P Lia Luzzatto | Color and colors, IT Veronica Marchiafava | IFAC-CNR, IT Gabriel Marcu | Apple, USA Anna Marotta | Politecnico di Torino IT Berta Martini | Università di Urbino, IT Stefano Mastandrea | Università degli Studi Roma Tre, IT Louisa C. Matthew | Union College, SchenectadyNew York, USA John McCann | McCann Imaging, USA Annie Mollard-Desfour | CNRS, FR John Mollon | University of Cambridge, UK Claudio Oleari | Università degli Studi di Parma, IT Sonia Ovarlez | FIABILA SA, Maintenon, FR Carinna Parraman | University of the West of England, UK Laurence Pauliac | Historienne de l'Art et de l'Architecture, Paris, FR Giulia Pellegri | Università degli Studi di Genova, IT Luciano Perondi | Isia Urbino, IT Silvia Piardi | Politecnico di Milano, IT Marcello Picollo | IFAC-CNR, IT Angela Piegari | ENEA, IT Renata Pompas | AFOL Milano-Moda, IT Fernanda Prestileo | ICVBC-CNR, IT Boris Pretzel | Victoria & Albert Museum, UK Paola Puma | Università degli Studi di Firenze, IT Noel Richard | University of Poitiers, FR Katia Ripamonti | University College London, UK Alessandro Rizzi | Università degli Studi di Milano, IT Maurizio Rossi | Politecnico di Milano, IT Michela Rossi | Politecnico di Milano, IT Elisabetta Ruggiero | Università degli Studi di Genova, IT Michele Russo | Politecnico di Milano, IT Paolo Salonia | ITABC-CNR, IT Raimondo Schettini | Università degli Studi di Milano Bicocca, IT Verena M. Schindler | Atelier Cler Études chromatiques, Paris, FR Andrea Siniscalco | Politecnico di Milano, IT Roberta Spallone | Politecnico di Torino, IT Christian Stenz | ENSAD, Paris, FR Andrew Stockman | University College London, UK Ferenc Szabó | University of Pannonia, H Delphine Talbot | University of Toulouse 2, FR Raffaella Trocchianesi | Politecnico di Milano, IT Stefano Tubaro | Politecnico di Milano, IT Francesca Valan | Studio Valan, IT Marco Vitali | Politecnico di Torino, IT Alexander Wilkie | Charles university Prague, CZ
Organizzatori:
Patrocini:
Indice
1. COLORE E MISURAZIONE/STRUMENTAZIONE……………………………………..……..11 Il contrasto di quantità nella Teoria di Itten: la spettrofotometria per la verifica degli enunciati 13 A. Di Tommaso, V. Garro, A. M. Gueli, S. Martusciello, M. D. Morelli, S. Pasquale 2. COLORE E DIGITALE …………………………………………………………………….…..…23 Il recupero del colore originale dei materiali d’archivio: la correzione digitale del colore dello storico discorso antisemita del Duce, nel 1938 25 D. Sabatini, I. Forte, I. Schiavitti, M. Sabatini, A. Pietrini Jacopo Barozzi da Vignola in Palazzo Farnese a Caprarola: analisi cromatica dell’impianto illusorio negli affreschi dell’Anticamera del Concilio 37 P. Di Pietro Martinelli Il paesaggio ed il colore del Medio Oriente: sistemi di rappresentazione ed analisi tra passato, presente e futuro 49 S. Parrinello, F. Picchio, R. De Marco 3. COLORE E ILLUMINAZIONE…………………………………………………………………61 Influenza del gloss sulla visione e misurazione del colore 63 M. Radis, P. Iacomussi, J. M. Tulliani, C. Aghemo Illuminare strutture ospedaliere pediatriche 75 E. Skafida 4. COLORE E PRODUZIONE …………………………………………………………………..…83 Disegni floreali ad acquarello nell’industria tessile inglese del XVIII secolo 85 M. Cigola, A. Gallozzi, E. Chiavoni 6
Proprietà ottiche e specificazione del colore di vini Etna DOC rosso 97 ,
A. M. Gueli, G. Bellia, A. Mazzaglia, M. Nicolosi Asmundo, S. Pasquale G. Politi, R. Reitano, S. O. Troja 5. COLORE E RESTAURO………………………………………………………………………105 Il colore della vetustas, il colore della venustas 107 E. Romeo Disegni a colori negli archivi di architettura contemporanea. Materiali, tecniche, tecnologie e metodologie di conservazione e tutela 117 F. Paluan Colore “funzione creatrice di spazio” in un Salone da ballo del XVIII sec. 127 R. Pezzola 6. COLORE E AMBIENTE COSTRUITO ………………………………………………………139 L’architettura di 2 millimetri: l’uso delle arti grafiche per la riqualificazione urbana 141 M. Lo Turco Architetture contemporanee e colore: ultime definizioni per una mappatura d’intenti 153 M. Borsotti Colore e luce: sostenibilità per la rigenerazione urbana 163 K. Gasparini Il colore quale indicatore peculiare della salvaguardia dei valori storici e ambientali dell’ambiente costruito 175 C. Mele Colore negli ospedali: percezione e comunicazione visiva 183 A. Marotta Il Suono del Colore, dentro e fuori il costruito 195 G. Spera I colori della città tra permanenza e temporaneità. La materia e le impalcature 205 I. Passamani Riflessioni sui piani del colore e la necessità di una loro evoluzione. Il caso studio Isola di Pantelleria 217 G. Bertagna, A. Bottoli
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7. COLORE E PROGETTAZIONE ……………………………………………..………………..227 I colori delle facciate della Stazione di Porta Nuova del 1860-67 e la fine del "Piano Colore" di Torino – “Invited Paper” 229 G. Brino Dalla macchina da scrivere all'icona. Il colore, identità delle Olivetti 239 S. Conte Il colore negli arredi: una rassegna dal passato ad oggi 249 S. Canepa 8. COLORE E CULTURA …………………………….…………………………………………261 Il Colore secondo Bolley – “Invited Paper” 263 E. Bolley Dal monocromo al colore ambientale nell'arte 275 R. Pompas Il progetto illustrato. Cromolitografie dalle riviste torinesi di fine Ottocento 289 R. Spallone La gestione del colore nei modelli digitali per l’archeologia: il caso del Teatro Marittimo di Villa Adriana a Tivoli 301 L. Cipriani, F. Fantini, S. Bertacchi, G. Bertacchi CARNVAL Project: documentare il colore effimero dei carri allegorici attraverso modelli digitali esplorabili 313 L. Cipriani, S. Bertacchi, F. Fantini GIALLO: HUÁNG 325 L. Luzzatto Il colore nell’abitare secondo Giò Ponti. Tra guerra e ricostruzione, le pagine della rivista Stile 333 M. Rossi, G. Buratti Il Sistema Naturale dei colori, il modello cubico di William Benson 345 G. Monticelli Il colore come strumento tecnico e descrittivo nell’opera di Musso e Copperi, 1885 357 M. Pavignano, U. Zich
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Monocromi: provocazioni estetiche tra arte e design 369 R. Trocchianesi, A. Mazzanti Le commedie balneari a colori nell’Italia del miracolo economico 381 E. Gipponi Il problema della riproducibilità del colore in Gherardo Cibo 393 M. Mander, P. Travaglio, S. Baroni Evento Petali d'Arte – Mostra di design e fotografia - Raccontare l'arte attraverso i linguaggi polisensoriali e percettivi del colore e della natura 405 C. Polli, E. Ferazza, L. Caligiuri Il colore come elemento delle geometrie decorative islamiche 413 M. L. De Bernardi, E. T. C. Marchis, O. Mansour Rappresentazione, percezione e identità dei luoghi dell'abitare: il colore come generatore di uno stile 425 M. L. Falcidieno, M. E. Ruggiero Architettura, forma e colore nei disegni delle «facciate di botteghe» a Torino nell’Ottocento 433 E. Gianasso 9. COLORE ED EDUCAZIONE ……………………………..……………………………………445 Processi di eterovalutazione ed autovalutazione di soluzioni traspositive relative al “colore” nell’ambito del Laboratorio di progettazione metadisciplinare dell’Università di Urbino 447 R. D’ Ugo, M. Tombolato L’uso del colore come narrazione e conoscenza del paesaggio costruito (e non) 459 U. Comollo, M. Gallo, U. Zich Costruire artefatti editoriali sul colore. Un’esperienza di didattica congiunta 471 B. Martini, L. Perondi I colori di Hayez. Educare all'arte attraverso la ricerca 483 L. Rampazzi, M. Sugni, F. Zuccoli Colore e università 493 A. Poli, F. Zuccoli Sìnesthesia. Colore e Realtà aumentata nella fruizione museale 505 A. Cirafici, O. De Vita
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6. COLORE E AMBIENTE COSTRUITO.
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Colore e luce : sostenibilità per la rigenerazione urbana Katia Gasparini Dip. Progettazione e Pianificazione Ambienti Complessi, Università Iuav di Venezia, katiag@iuav.it
1. Introduzione Il tema della rigenerazione urbana è molto sentito da parte della società contemporanea. Dal punto di vista costruttivo appare importante per la maggiore sensibilità ai temi della sostenibilità ambientale e per l'impiego di tecnologie e materiali innovativi orientati all'efficienza energetica. In questi casi si richiede l'uso di approcci progettuali, tecnologici e materici “smart”. Con “smart” si intendono sia le tecnologie con caratteristiche di rimovibilità, temporaneità, sostenibilità, sia il pensiero che sta all'origine della soluzione tecnica. Sovente un uso innovativo della tecnologia consolidata può dare risultati insperati: l’uso di tecnologie cromatiche e luminose per la rigenerazione urbana può essere la soluzione che risponde a requisiti di “rimovibilità, temporaneità, sostenibilità, ecc.” e al contempo assolvere egregiamente al concetto di “valorizzazione” ambientale. Nei casi studio analizzati durante una ricerca sono state riscontrate soluzioni che utilizzano la luce e/o il colore come mezzi espressivi, e tecnologie che interagiscono con l'ambiente in maniera statica, attiva, reattiva o interattiva. La possibilità di integrare nel sistema di facciata o nello spazio aperto sistemi che utilizzano strumenti sensoriali come luce, colore, suono o movimento, permette al progetto di ottenere riscontri tendenzialmente immediati a livello sociale, economico e ambientale. Luce e colore sono fattori determinanti per la percezione visiva e fonti della maggiore carica emotiva che uno spazio possa offrire. Differenti colori determinano azioni differenziate nello spazio. Mediante l’effetto della luce si producono determinate stimolazioni sul sistema fotoricettivo. Si innesca così un sistema di processi, sia sul piano sensoriale-emozionale sia sul piano fisiologico, che permettono di vivere e sentire il luogo. La luce negli spazi urbani ha principalmente l’obiettivo di rendere la città e i suoi quartieri meglio “leggibili”. Fra i casi studio emergono parchi e aree pubbliche che prendono forma da progetti di luce. Interventi di rigenerazione ambientale come il Red Ribbon Park sono esemplificativi delle potenzialità delle tecnologie cromatiche e luminose all'interno di un progetto di valorizzazione di uno spazio naturale. Il fervore sperimentale si esprime anche grazie all’innovazione tecnologica: l'uso di materiali riciclabili o riciclati per il Pet o il Petg, di vernici autoilluminanti e sistemi sensoriali apre una sconfinata possibilità di trasmissione delle informazioni, o semplicemente di decoro. 2. Rigenerazione urbana: un fenomeno ambientale, sociale, economico Il tema della rigenerazione urbana nel nostro Paese sembra diventato ormai uno slogan della contemporaneità al servizio della politica e dell'editoria. Si potrebbe sostenere che la sua teorizzazione è diventata più fenomeno sociale che non la sua concreta realizzazione. Approfondendo tecnicamente le molte analisi fin qui condotte, si evince che il fenomeno della rigenerazione urbana può originare da una serie di concause, di cui 163
le più evidenti sono ascrivibili alla crisi produttiva ed economica, con conseguente delocalizzazione di stabilimenti industriali. Questo conduce irrimediabilmente all'abbandono di vaste aree periurbane, sia in termini abitativi che industriali, e il conseguente sviluppo di importanti fenomeni di degrado urbano e sociale. Per tale motivo la rigenerazione urbana è diventata un “argomento sensibile” anche nelle nostre latitudini, che coinvolge cittadini e pubbliche amministrazioni. L'approccio a questa tematica indica, in termini generali, un’attività di trasformazione a 360° che coinvolge sia la struttura (urbanistica) che la fruibilità della città, con ricadute non solo spaziali e fisiche, ma anche economiche, culturali e sociali. Si potrebbe sostenere che la rigenerazione urbana implica un approccio ad ampio spettro ad una attività di riattivazione sociale e valorizzazione ambientale molto complesso e articolato. Fondamentalmente, sembra prioritario il coinvolgimento della popolazione in progetti partecipativi affinché la rigenerazione sia innescata dal basso, per conseguire migliori risultati in termini qualitativi e temporali. Può anche essere pianificata dall’alto mediante il coordinamento di un’istituzione pubblica o privata, ma si definisce tale quando le trasformazioni si attuano attraverso un’ottica integrata che abbia effetti su aspetti fisici, sociali, economici, ambientali e culturali tramite il coinvolgimento di molteplici risorse e fonti finanziarie. Questo perché si tratta di un approccio di ampio respiro che gestisce le trasformazioni urbane ed interviene direttamente nel DNA della città. Se negli anni settanta del secolo scorso i centri urbani espandevano i propri confini senza limite, nel XXI secolo assistiamo al fenomeno inverso, in cui le città reinventano se stesse a partire dall’interno, rivolgendo le proprie energie allo sviluppo dell’esistente, con un approccio tendenzialmente più low profile dal punto di vista costruttivo, tendente ad un maggiore rispetto dell'ambiente e utilizzo delle risorse esistenti, in un'ottica di riuso e riciclo dei materiali e delle tecnologie. Oggi quindi la riqualificazione occupa un posto di primo piano nel panorama costruttivo, sia per il ruolo dei servizi urbani che delle tecnologie innovative orientate verso l’efficienza energetica e a un nuovo ripensamento della città in termini di qualità urbana, mobilità, ruolo degli spazi aperti [1]. In Italia la “rigenerazione urbana” è stata trattata e definita all'interno del Disegno di Legge AS 129 come “un insieme organico di interventi che riguardi sia edifici pubblici e privati che spazi pubblici, attraverso iniziative di demolizione e ricostruzione, ristrutturazione e nuova costruzione […]”[2]. In realtà si paventa un approccio alquanto invasivo e pervasivo, in netto contrasto con i “grandi e lodevoli” principi di sostenibilità economica degli interventi, basso impatto ambientale, rispetto dell'identità dei luoghi tanto decantati nelle mote pubblicazioni più o meno scientifiche che hanno visto la luce in questi ultimi tempi. Le aree oggetto di intervento possono essere di tipo diverso e individuate secondo principi e priorità ad hoc. Per esempio, il Dlgs anzi citato specifica nel comma 1 che “i comuni possono individuare, attraverso i loro strumenti urbanistici, gli ambiti caratterizzati da degrado delle aree e dei tessuti urbani da assoggettare ad interventi di rigenerazione urbana, ambientale e sociale […] ”[2]. In realtà, uno dei denominatori comuni della rigenerazione sembra essere la politica del brownfield 164
[3], ovvero l’intervento in aree già costruite, che versano in condizioni di degrado o in disuso. 2.1 Il fattore sociale
Il fattore sociale sembra essere preminente in un processo di rigenerazione che prevede un approccio tramite strumenti quali la progettazione partecipata e la progettazione ambientale. Quest'ultima ha un ruolo precipuo nell'utilizzo di strumenti progettuali a basso impatto afferibili all'uso del colore e della luce. In effetti, la rigenerazione urbana mira al recupero dell’immagine della città, ma con l’attenzione rivolta alla riduzione degli squilibri interni tra le aree sviluppate e marginali; essa rappresenta anche l’occasione per risolvere problemi come l’assenza di identità di un quartiere e la totale mancanza di spazi pubblici. Per raggiungere questo obiettivo è preferibile coinvolgere nell’iter progettuale anche le comunità interessate dall’area di intervento, ascoltando i loro bisogni e richieste per favorire la massima fruibilità degli spazi e l’integrazione sociale. Lo scopo è anche quello di rendere nuovamente fruibili aree che non sono più in grado di offrire una buona qualità della vita ai cittadini che le abitano o che non sono più utilizzate per i processi produttivi. In realtà per raggiungere questo obiettivo non sono necessari importanti interventi demolitivi di vaste aree urbane, ma un approccio low impact che miri alla fruibilità dei luoghi, al perseguimento del benessere e della qualità ambientale seguendo criteri progettuali ad hoc e utilizzando strumenti che innescano un rapporto diretto con la percezione, migliorando l'aspetto dei luoghi attraverso l’uso del colore e della luce. Materiali colorati e installazioni luminose o “banalmente” un corretto progetto di illuminazione dello spazio atto a valorizzarne le peculiarità, bastano già a raggiungere l'obiettivo. Il progetto Superkilen in Danimarca è esemplificativo di tale approccio. Superkilen è un parco urbano che si presenta come un'esplosione di simboli e di colore nel centro di Copenhagen. E' nato in risposta a un bando indetto dal Comune e dall’associazione Realdania per l’area di Nørrebro. Il progetto è frutto della collaborazione tra gli architetti di BIG, i paesaggisti di Topotek1 e gli artisti visivi di Superflex. Alla richiesta di realizzare un parco cittadino che favorisse l’integrazione nel quartiere più multi-culturale di tutta la Danimarca – e periodicamente teatro di episodi violenti – i tre progettisti hanno reagito con l’idea di traslocare qui storie e realtà urbane provenienti da tutto il pianeta. Attraverso i giornali, la radio, Internet, caselle postali elettroniche o installate nel sito, hanno chiesto agli abitanti di suggerire oggetti di arredo urbano per il futuro Superkilen: ciascuna delle 57 comunità etniche di Nørrebro doveva essere rappresentata nel parco almeno da un oggetto [4].
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Fig. 1 - Superkilen, planimetria con studio cromatico delle piazze e dei percorsi (photo courtesy ©BIG Architects) .
I colori del parco sono saturi e caldi: i rossi, i rosa prevalgono sullo sfondo, con qualche spruzzata di nero e il verde della vegetazione. Il contrasto si realizza nell'altalenare della simultaneità rosso/verde e nella quantità che ricava dal colore delle installazioni multietniche disseminate nel tappeto colorato. Nello specifico il parco ha tre segmenti di colori diversi, per identificare i diversi ambienti (fig.1). La piazza rossa, dipinta di rosso, arancio e rosa, si concentra sui momenti di svago. Il mercato nero al centro identifica la Piazza del parco e offre un paesaggio collinare attraversato da un reticolo di linee bianche che si snodano attorno alle installazioni come la fontana marocchina e gli alberi di palma (fig.2). Il parco verde è formato da dolci colline, alberi e cespugli per pic-nic, sport e passeggiate con il cane. Molti oggetti nel parco sono stati appositamente importati o copiati da modelli stranieri. Essi comprendono altalene dall'Iraq, Panche da Brasile, una fontana dal Marocco e lettiera bidoni dall'Inghilterra. Nell’affrontare quindi i temi del recupero e della valorizzazione delle aree periferiche con programmi complessi si dovranno perseguire, anche attraverso l’impiego di risorse private, obiettivi di riqualificazione diffusa degli spazi pubblici, di risanamento e ripristino delle aree degradate, d’inserimento di funzioni e attività per servizi collettivi e attrezzature, volti a favorire i processi d’inclusione e sviluppo sociale.
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Fig. 2 - Dettagli e viste del parco realizzato, nelle tre aree colorate: la rossa, nera e verde (photo courtesy ©BIG Architects).
2.2 Il fattore economico
Non meno interessante è il fattore economico. La rigenerazione tiene conto sia della valorizzazione potenziale dell’esistente, sia degli effetti socio-economici del cambiamento. La rigenerazione costruttiva e ambientale costituiscono un requisito necessario che riguarda il miglioramento dei servizi atti a soddisfare le esigenze dei cittadini e degli utenti. Uno degli obiettivi della rigenerazione urbana è la ri-distribuzione dei servizi sul territorio, offrendo spazi per le attività produttive, specialmente a basso impatto ambientale, legati alle nuove tecnologie informatiche e per le telecomunicazioni e connessi con luoghi della città collocati in aree centrali. In altri casi attraverso la collocazione di spazi per la cultura e il tempo libero in zone della città estremamente degradate. Ciò comporta la rivitalizzazione delle economie locali, con l’obiettivo di favorire il miglioramento della qualità della vita. Queste azioni tendono ad una revisione dei modelli culturali, nel tentativo di far ritrovare alle città il loro tradizionale ruolo di luoghi della vita associata, dell’accessibilità ai servizi e alle attività (di svago e culturali) contrastando il degrado sociale ed ambientale che ha ridotto o addirittura annullato questa opportunità [5]. Il caso del Millennium Dome nella Greenwich Peninsula è esemplificativo. Ancora più interessante a questo fine sembra essere il progetto Gran Canal Square di Dublino a opera di Martha Schwartz Partners. 167
Il progetto dello spazio pubblico nell'area portuale di Dublino fa parte di un masterplan innovativo, all'interno del quale è ubicato anche il Teatro del Canal Grande di Libeskind. La piazza è uno dei grandi spazi pubblici lastricati di Dublino In questo progetto l'uso del colore e della luce attira il pubblico ma soprattutto investitori con imprese commerciali e attività culturali. L'area così valorizzata aumenta la sua fruibilità attraverso uno spazio percettivamente interattivo che funziona da magnete sociale diurno e notturno. Grazie all'energia emanata dal colore e alla flessibilità del progetto, la piazza è adibita ad ospitare eventi culturali, spettacoli, show televisivi, installazioni artistiche, concerti. L'intervento inserisce una fonte di colore e di luce nel “grigio” paesaggio cittadino. Il “tappeto rosso”, realizzato in resina, simboleggia la svolta verso il cambiamento, la rigenerazione dell'area portuale invita i cittadini ad avvicinarsi all'acqua. Il “tappeto verde” che taglia in direzione opposta la piazza, costituisce una zona relax, addobbata con fioriere poligonali e sedute in metallo di un colore verde brillante. 2.3 Il fattore ambientale
Il fattore ambientale è necessariamente intersecato a quello sociale ed economico, prioritario per un coerente intervento di rigenerazione urbana. Ne sono un esempio certamente riuscito i due progetti sopra descritti. Molte città hanno attivato ambiziose strategie di rigenerazione urbana che si basano soprattutto sui principi di sostenibilità che tenta la strada dello sviluppo volta alla qualità ambientale. La rigenerazione urbana non affronta solo la questione nella pratica urbanistica, ma anche una politica per uno sviluppo sostenibile delle città, limitando il consumo di suolo e riducendo gli impatti ambientali insiti nell’ambiente costruito, grazie al recupero e alla riqualificazione energetica del costruito attraverso l’uso di tecnologie e materiali a basso consumo e impatto sull’ambiente. “La sfida maggiore che viene lanciata oggi è l’idea dell’interazione a tutti livelli, interazioni tra territori città, interazione tra scale, interazione sociale. L’interazione sociale può essere facilitata della comunicazione e dell’informazione.”[6]. I casi studio analizzati per questa ricerca innescano o definiscono processi di rigenerazione urbana che investono il costruito e gli spazi aperti, facendo leva sul progetto cromatico e luminoso delle superfici (sia verticali che orizzontali, quindi involucri o spazi aperti) realizzate o rivestite con tecnologie innovative che utilizzano la luce e/o il colore come mezzi espressivi e che comunicano con l’ambiente e l'utenza in maniera statica, attiva, reattiva o interattiva. La possibilità di integrare nel sistema di facciata o nello spazio aperto sistemi di questo tipo che agiscono attraverso mezzi sensoriali come luce, colore, suono o movimento, permette al progetto di avere riscontri importanti a livello sociale, economico e ambientale. Le nuove tecnologie e componenti, anche di tipo intelligente, utilizzate nel progetto di architettura sul costruito o dello spazio aperto, usano la luce e il colore in particolare per amplificare l’effetto dell’intervento oltre la sua scala, attivando o contribuendo ad attivare meccanismi di rigenerazione a livello sociale, economica o ambientale, in base agli obiettivi richiesti e alle tecnologie utilizzate.
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3. Luce e colore negli spazi aperti La percezione dell’aspetto cromatico di un luogo urbano incide fortemente sulla costruzione di un’immagine mentale e ciò̀ influisce su quanto le persone siano in grado di comprendere il loro ambiente, di percepire le associazioni che lo costituiscono e conseguentemente di orientarsi in modo da poter funzionare in esso [7]. Oltre la semplice valenza cromatica, i colori possono determinare il ritmo e l’orientamento dello spazio sia interno che esterno, introducendo in una dimensione vivace, cangiante e coinvolgente. Luce e colore sono fattori determinanti per la percezione visiva e fonti della maggiore carica emotiva che uno spazio possa offrire. Il ruolo dell’utente come parte attiva di un processo di scambio di stimoli ed informazioni tra l’ambiente fisico circostante e le esigenze individuali e soggettive, incidono direttamente sulle sue reazioni comportamentali e sul grado di accettazione di un ambiente oppure di rifiuto e di disagio. “Differenti colori determinano azioni differenziate nello spazio-ambiente; mediante l’effetto della luce, essi producono determinate stimolazioni sul sistema foto-ricettivo, per cui si innesca un sistema di processi, sia sul piano sensoriale emozionale che sul piano fisiologico, permettendo di vivere e sentire il luogo” [8]. Per quanto riguarda l’uso delle colorazioni artificiali della città, si possono annoverare fenomeni diffusi e storicizzati di arte urbana contemporanea, come la street art, il landscape design, le superfici degli edifici in generale.
Fig. 3 - Tirana (photo © E.Porfido)
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Si tratta più spesso di graffiti, murales, proiezioni su facciate che solitamente esprimono il disagio della realtà̀ urbana; oppure nel landscape design e nel progetto di spazi aperti in generale relativamente a percorsi, pavimentazioni e superfici orizzontali. Il colore per la valorizzazione si realizza quindi tanto con materiali di uso comune, quanto con le più avanzate sperimentazioni dell'elettronica e della chimica quando cercano di interagire con l'ambiente sfruttandone le stesse potenzialità. Da una parte vi sono gli street artist come il più famoso Banksy, oppure i governanti di municipalità “illuminati” che recepiscono le potenzialità di uno strumento progettuale così immediato quale è il colore. I più noti esempi sono la rigenerazione urbana di Tirana a cura di Edi Rama (fig.3), che prima di essere sindaco della città è un artista. Oppure il gigantesco murale del Cairo realizzato su 50 edifici dall'artista eL Seed per rivalutare una zona degradata della città, dal titolo “Perception” (fig.4) .
Fig. 4 - Cairo, visione diurna e notturna dell'istallazione “Perception” ( with the courtesy of eL Seed ).
Le strategie del progetto cromatico devono fondarsi sull’analisi e la valorizzazione delle potenzialità̀ di accoglienza di espressioni artistiche del sito, favorendo l’insediamento di diversi linguaggi culturali. La decorazione ed il colore della parete riguardano le potenzialità̀ di ampliamento di significato e di comunicazione, come richiamo narrativo ad altre storie, difficilmente rappresentabili attraverso gli elementi propri del progetto di architettura. Grazie alla luce e al colore è possibile prefigurare per gli spazi aperti da riqualificare una serie di scenari in evoluzione, improntati sul dinamismo configurativo, materico e cromatico. E’ possibile individuare una condizione naturale mutevole e reattiva laddove le superfici sono rivestite da organismi viventi (muri vegetali), organismi reattivi che simulano quelli naturali, sistemi artificiali auto-illuminanti e riflettenti. Il progetto “House Swarming” di Jenna Didier è composto da una serie di componenti luminosi che integrano dispositivi elettronici, moduli Led Rgb e sensori ambientali che percepiscono come un “naso elettronico” le sostanze inquinanti e nocive dell'atmosfera . Durante il giorno l'installazione appare come uno sciame di elementi biomorfi verdi distribuiti come ragni sulla facciata di un edificio, al calar del sole i 170
dati registrati durante il giorno vengono elaborati e trasmessi sotto forma di intensità luminosa, anche in funzione del numero di passanti. Sono moduli in PTEG. House Swarming è un sistema intelligente che integra la tecnologia digitale per creare ambienti sensibili e spazi comunicativi a scala urbana (responsive environment) [9]. Altrettanto interessante appare la sperimentazione luminosa proposta da alcuni studenti del Politecnico di Milano per la valorizzazione di sistemi fortificati e la realizzazione di percorsi interattivi: “siSTEM OF LIGHT” (fig.5) che utilizza la tecnologia Litroenergy per realizzare una serie di sottili steli luminosi, confusi fra gli arbusti della vegetazione naturale, per identificare i percorsi nelle ore notturne. Gli steli, in PET riciclato, emettono una luce debole, una leggera presenza nella natura che non infastidisce la fauna presente [10].
Fig. 5 - siSTEM OF LIGHT (photo courtesy © S.Casarini, I.Ligabue) .
3. Conclusioni
La scelta e l’uso del colore, nel progetto sul costruito o sugli spazi aperti, non è mai semplice. Infatti è necessario considerare e capire il contesto geografico, storico e sociale in cui il progetto va ad inserirsi, talvolta osando per lanciare (e lasciare) un segno forte di cambiamento delle sorti di molte parti di città. Ciò̀ si è verificato, ad esempio, per il progetto di recupero dello stabile dei Frigoriferi Milanesi da parte dello studio 5+1AA che in un’intervista ha dichiarato: “Ci siamo resi conto di quanto introdurre un colore a Milano, nel 2001, fosse quasi un atto rivoluzionario; allo stesso tempo è emerso con chiarezza quanto il ruolo del colore possa essere importante nel raccontare una trasformazione urbana. Il nostro intervento non era
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assolutamente grafico, non era puramente estetico, ma portatore di un preciso significato di cambiamento che [...] mette in scena un dialogo con il contesto”[11]. Per quanto concerne gli spazi aperti, nella metà dei progetti analizzati il colore riveste le superfici degli spazi aperti, illuminando e rivitalizzando gli angoli bui e degradati, rivoluzionando la percezione visiva e sensoriale dello spazio con il fine di attrarre la comunità e rendere il luogo un spazio pubblico nuovo, fruibile e sicuro. L’uso della luce come mezzo d’interazione con l’esterno prevale in maniera importante rispetto al solo uso del colore sui rivestimenti delle superfici, esterne o interne, del manufatto. L’abbinamento del colore con la luce rafforza gli esiti del progetto e da sistema statico il colore può̀ diventare sistema “attivo”, grazie alla luce che gli conferisce tonalità̀ e sfumature sempre diverse, non solo quindi durante il giorno con la luce naturale ma anche la sera con quella artificiale, aumentando la sua visibilità̀ nell’arco dell’intera della giornata. In termini cromatici, analizzando il campione significativo di interventi distribuiti a livello internazionale, si sono potuti apprezzare approcci diversi al colore secondo la tipologia di intervento e gli obiettivi. Gli approcci si differenziano nel caso di progettazione/rigenerazione di spazi urbani, quali piazze e parchi, in cui il progetto interessa perlopiù superfici orizzontali e meno i volumi, rispetto la rigenerazione di superfici architettoniche in ambito urbano e rispetto i più classici piani del colore. Nel caso di rigenerazione urbana dedicata agli spazi si è potuto accertare una prevalenza nell'uso di un accordo cromatico rosso-verde, che vede il colore rosso prevalere nella identificazione di percorsi e direttrici visive, e di colori affini nelle varianti dei rosa-arancioni-fucsia, per le superfici piane e di calpestio. Il verde nelle parti sempre in piano, sia come verde naturale realizzato con la vegetazione, sia come materiale artificiale (vernici o rivestimenti) negli spazi aperti. Presumibilmente l'utilizzo di questo accordo/contrasto (simultaneità? complementari?) non deriva da una conoscenza delle teorie del colore dei progettisti, ma da scelte legate alla riconoscibilità degli spazi (rosso), alla positività e luminosità e alla diffusa sensibilità sostenibile per il verde. Diverso l'approccio per la rigenerazione delle superfici verticali dove si possono riscontrare interventi di artisti, non di progettisti, per cui le realizzazioni non seguono un canone prettamente progettuale, ma sono assimilabili a installazioni dai colori più disparati. Vedi i casi citati di Tirana, Cairo, ma anche di altre città come Rio de Janeiro (Favela Painting), ecc. La luce nei progetti di rigenerazione urbana è complementare al colore, ne esalta la percezione, pertanto rimane nei toni della luce bianca, dei led, fatti salvi alcuni casi di installazioni sperimentali con presupposti legati alla salvaguardia ambientale, come i due casi sopra esposti. Esclusi da questa analisi progetti di installazioni artistiche (proiezioni urbane) e media facade perché trattasi di interventi o temporanei (i primi) o limitati ad un solo edificio e quindi decontestualizzati dall'obiettivo della rigenerazione urbana.
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Bibliografia [1]
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