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I GROSSI DI GIOVANNI SORANZO 1312 – 1328

di ANDREA KEBER


AK -1SULLA VITA DEL DOGE


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Da: Dogi: NullitĂ al potere Di Giorgio Bertolizio


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Vite de' prencipi di Vinegia, di Pietro Marcello, tradotte in volgare da ... Di Pietro Marcello,Domenichi

1558


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-2LA MONETAZIONE DI SORANZO* •

Da Papadopoli Aldobrandini, Nicolò, Le *monete di Venezia descritte ed illustrate da NicolòPapadopoli Aldobrandini : Con disegni di C. Kunz . Parte I.

Ducato. Oro, titolo 1,000. Peso, grammi 3,5. S. Marco porge il vessillo al doge , lungo l'asta DVX; Il Redentore benedicente in un'aureola elittica cosparsa di stelle, quattro a sinistra, cinque a destra.

(http://www.arsclassicacoins.com/ )

Grosso. Argento, titolo 0,965. Peso, grammi 2,1. S. Marco porge il vessillo al doge, lungo l'asta DVX; Il Redentore in trono .

(http://teutoburger-muenzauktion.de/ ) Piccolo, o denaro. Mistura, titolo 0,198. Peso, grammi 0,3: scodellato. Croce in un cerchio Croce in un cerchio

( Asta numismatica Ranieri N° 4, segnalato come falso)


AK Bianco, o mezzo denaro. Mistura, titolo 0,040 circa. Peso, grammi 0,4: scodellato. Croce accantonata da quattro punti. Busto di S. Marco di fronte.

(http://www.rhinocoins.com) Quartarolo. Mistura, titolo 0,003 circa. Peso, grammi 0,8. Nel campo ·V·N·C·E· poste in croce. Croce accantonata da quattro gigli.

(http://www.rhinocoins.com)


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Il grosso Veneziano

Durante il dogato di Enrico Dandolo (1194-1205) a Venezia viene introdotta una nuova moneta d'argento il grosso o matapan (dall'arabo mantaban ovvero re seduto). La data della prima coniazione di grossi non e certa: varie fonti documentali fanno oscillare la data della sua emissione tra il 1194 ed il 1201: Andrea Dandolo parlando del suo antenato 1194 (Andrea Danduli Chronicon, in Muratori, Rerum Ital. Script, Tomo XII, pag. 316. ) -Subsequenter Dux argenteam monetam volgariter dictam grossi veneziani vel Matapani cum imagine Jesu Christi in Throno ah uno latere, et ab alio cum figura Sancti Marci, et Ducis, valoris viginti sex parvulorum fieri decrevitMarin Sanudo anticipa l’epoca della fabbricazione al 1192 (Vitae Ducum Venetorum in Muratori, Rer. Ital. Script. Tomo XXII, pag. 527 ) Da Canal poco tempo prima del 1202 (MARTIN DA CANAL, Les estoires de Venise: Cronaca veneziana in Lingua francese,Dalle origini al 1275, ed. A. LIMENTANI, Firenze, 1972, p. 46. La cronaca è stata compilata intorno al 1275) “Messire Henric Dandle, li noble Dus de Venise, mande venir li charpentiers, et fist erraument apariller et faire chalandres et nes et galies a piante; et fist erraument faire mch.illes d’argent por doner as maistres la sodee (soldo, salario) et ce que il deservoient: que les petites que il avoient, (intende i denari o piccoli) ne lor venoient


AK enei a eise. Et dou tens de Monseignor Henric Dandle en sa, fu comencie en Venise a faire les nobles mch.illes d’argent que l’en apele ducat, qui cort parmi le monde por sa bonte”. Martin Da Canal riferisce che è stato introdotto nel 1202 per pagare i salari dei lavoratori dell'Arsenale di Venezia che stavano costruendo le navi per la Quarta Crociata, in un documento posteriore leggiamo che i salari settimanali dei lavoratori dell'Arsenale nel 1236 erano superiori a circa 26 piccoli, ovvero un grosso. (F.C. LANE, R. MUELLER, Money and Banking in Medieval and Renaissance Venice, I, Coins and Mvneys o{ Accounl, Baltimore, 1985, p. 116) Secondo A. Stahl la data piu probabile sembra essere il 1194. (A.M. STAHL, Zecca: The Mini of Venice in Middle Age, Baltimore-London, 2000)

Il grosso entrò in circolazione come multiplo del denaro, diventando la base della lira veneziana, con un rapporto di cambio con il denaro che andò a fissarsi a 1:26, come affermano i cronisti Dandolo e Sanudo e come ci vien confermato dall’esame del peso e dell’intrinseco della moneta. Alcune teorie riportano come rapporto originale 1:24 (grosso:denaro) aggiungendo che dopo qualche mese sarebbe stato modificato e portato a 1:26. Dal Capitolare dei Massari alla Moneta, compilato nel 1278 troviamo indicato il numero dei pezzi, che si dovevano tagliare da ogni marco d’argento, colle seguenti parole: «item faciam fieri istam monetam taliter quod erit a soldis novem et uno denario et tercia, usque ad medium denarium pro marcha» . Dal volume del Pergolotti: La pratica della mercatura possiamo ricavare il fino del grosso “Preterea teneor et debeo ligare et bullare vel facere hullare totum argentum quod mihi per mercatores presentabitur ad ligara de sterlino, etc.” questo corrisponde ad un titolo di 965 ‰. Pegolotti, La Pratica della Mercatura, Edited by ALLAN EVANS 1936 In un contesto di denaro fortemente svilito e svalutato, singola denominazione usata sia per pagamenti, sia come unita di conto, il Grosso Matapan, coniato con un peso di oltre due grammi e in argento quasi puro, rappresento una valuta forte che si impose velocemente come moneta di riferimento nei pagamenti internazionali soprattutto nei Balcani e nel Mediterraneo orientale. Oltre al denaro infatti esso spazzo via dai commerci internazionali i miliarensi bizantini ed i dirhem arabi, diventando la valuta commerciale di riferimento per oltre 150 anni, grazie al severo controllo di peso e di fino attuato dalle autorita veneziane. La svalutazione progressiva del grosso matapan inizio verso la fine del XIV sec. a causa delle ingenti spese di guerra di Venezia, che si trovo costretta rilassare il controllo sul peso delle monete, fino ad abbassarne a piu riprese il peso ufficiale.


AK L'immagine del grosso non è relazionabile con nessun'altra emissione veneziana o contemporanea europea, essa è chiaramente modellata sulla monetazione bizantina, la scelta non fu una scelta casuale: le monete bizantine erano le piu accettate nel mediterraneo orientale, dove Venezia aveva un grande giro d'affari (nell'immagine di numisbids.com TEODORO I LASCARIS (1208-1222) Aspron Trachy, Magnesia. D/ L'Imperatore e San Teodoro stanti R/ Cristo in trono. ). Al dritto S. Marco (rappresenta e, per cosi dire, personifica l’idea del Comune indipendente di Venezia) a destra in piedi, cinto il capo di aureola, col libro dei Vangeli nella mano sinistra, consegna colla destra al Doge, con un manto ornato di gemme, tiene colla sinistra un rotolo, che rappresenta la promissione ducale, e colla destra regge il vessillo, la cui banderuola colla croce è volta a sinistra. Entrambe le figure sono di faccia . A sinistra + • H • DANDOL’, lungo l’asta sotto l’oriflamma DVX in senso verticale a destra S • M • VЄNЄTI. Il rovescio e occupato dal Cristo in trono col libro appoggiato sul ginocchio sinistro. Il Redentore ha 11 capo avvolto da largo nimbo colla croce, a destra e a sinistra della testa IC XC. Le monete di Venezia descritte ed illustrate da Nicolò Papadopoli Aldobrandini, v. 1

Il suo successo, determinato anche dall'iconografia facilmente riconoscibile, e altresi avvalorato dalle numerose imitazioni messe in opera soprattutto da stati mediterranei e balcanici come la Serbia (Rascia): Dante, Paradiso XIX, 136-141 "E parranno a ciascun l'opere sozze del barba e del fratel, che tanto egregia nazione e due corone han fatte bozze. E quel di Portogallo e di Norvegia lì si conosceranno, e quel di Rascia che male ha visto il conio di Vinegia."

Al contrario dei predecessori, che avevano cercato di mantenere stabile il valore del grosso "matapan" sui valori


AK fissati dallo standard veneziano di 2.178 grammi, Stefano Urosio II Milutin cominciò a operare sitematicamente una progressiva riduzione di peso della moneta che raggiuse valori compresi tra i 1,60-1,40 grammi. Nel 1282 il Maggior consiglio veneziano bandì i grossi di Rascia dalla circolazione, ma inutilmente. Nel 1299 Venezia dovette accettare il fatto che circolassero ma prese la misura di ridurre il loro valore legale (ad un quarto in meno del grosso) in modo da tutelare la propria moneta. LE IMITAZIONI DEL GROSSO MATAPAN STUDIO SULLE IMITAZIONI DI UNA DELLE "MONETESIMBOLO" CONIATE NELLA NOSTRA PENISOLA Lorenzo Gherardi A. Saccocci Domanda e offerta di moneta metallica 1992 Possiamo dividere la coniazione del grosso veneziano in 4 periodi: Grosso del primo tipo detto Matapan o Grosso da 26 denari piccoli Peso medio: 2.178g Titolo: 965 Periodo di coniazione: 1192 – 1356 Questa tipologia di grosso e la piu diffusa e la piu longeva. E’ stato adottato da diversi dogi per quasi due secoli senza che subisse alcun cambiamento nella rappresentazione figurativa. Le figure sono primitive di chiara derivazione bizantina. Al diritto ritroviamo San Marco che porge il vessillo al doge. Il doge e rappresentato sempre con la barba il capo scoperto e posizionato di fronte all’osservatore con un braccio che regge il vessillo. La legenda presenta il nome del doge, la scritta DVX parallela con l‘asta del vessillo e l'indicazione S.M.VENET. Per questa tipologia di grossi il diritto non subisce cambiamenti sostanziali, salvo nelle diverse denominazione dei dogi. Al rovescio abbiamo Cristo Redentore seduto sul trono. Non vi sono mai legende e, nel campo, figura sempre la scritta ICXC (Cristo in greco). Con il doge Jacopo Tiepolo 1229-1249 si inizia ad inserire al rovescio i segni dei massari, apposti per tutelare la zecca veneziana. Grosso del secondo tipo o Grosso da 32 denari Peso indicativo: 1.978g Titolo: 952 Periodo di coniazione: 1382 –1400 Dopo una pausa di una decina di anni (l’ultima coniazione di un grosso del primo tipo risale al 1356), il doge Andrea Contarini (1368-1382) riprese a battere questa tipologia di monete anche se introdusse dei notevoli cambiamenti stilistici. Nel diritto cambia notevolmente la rappresentazione del Doge. Ora si trova di profilo, e privo di barba e porta in testa il tipico copricapo dei dogi. Il rovescio non e cambiato molto, salvo che ora nel capo sono comparsi due simboli: alla destra del Redentore si trova sempre una stella a cinque punte. Alla sua sinistra si trova una grossa P. Soprattutto questa caratteristica permette di identificare facilmente tale tipologia di


AK monete in quanto costituisce il carattere distintivo rispetto ad un grosso del primo tipo. Grosso del terzo tipo Peso indicativo: 1.82g Titolo: 912 Periodo di coniazione: 1400 – 1423 A meta del dogato di Antonio Venier (1382 – 1400) si decise di modificare l’iconografia del grosso. Ne risulta che per questo doge si hanno due differenti coniazioni: grossi del secondo tipo (leggermente piu rari) e grossi del terzo tipo (molto comuni). In questa nuova tipologia di moneta il diritto rimane invariato rispetto al precedente. Le legende e la rappresentazione dei personaggi e invariata rispetto al precedente. Tuttavia ora nel campo si sono aggiunte due stelle a cinque punte sotto le inarcature della legenda di destra e di sinistra. Il rovescio ha invece subito numerose modifiche. Vi e sempre il Cristo Redentore su trono, ma ora vi e la legenda GLORA TIBI 7 LAVS (dove il 7 è l'abbreviazione calligrafica di ET). Non c’e piu nessuna scritta nel campo. Per questotipo di grosso si rilevano anche delle varianti. Infatti delle monete di Tommaso Mocenico (1414-1423) si hanno sia pezzi con le due stellette al diritto, sia pezzi che al posto delle stellette

riportano le iniziali. In alcuni esemplari, grazie ad uno studio di Alan Stahl, emessi sotto Antonio Venier si e riscontrato che il viso del doge appare molto realistico. Stando allo Sthal ed alle ricerche fatte sui conii, i grossi con il viso del doge dovrebbero essere ca. il 30% del totale. ALAN M. STAHL UN ESEMPLARE DI MONETA VENEZIANA DEL XIV SECOLO 1992 Grosso del quarto tipo o Grossetto Valore: Peso indicativo: 1.40g Titolo: 912 Periodo di coniazione: 1423 – 1471 L’ultima tipologia di grosso,che per alcuni autori tale non e' e lo considerano una moneta a parte, e il grosso del quarto tipo o grossetto. Questa moneta e del tutto simile al grosso del terzo tipo, salvo che per il peso che e diminuito: le monete


AK presentano un peso medio di 1,40g. Questa notevole diminuzione del peso e il sintomo della crisi economica che pesava sulla Repubblica. Questa tipologia di moneta venne poi definitivamente sostituita dalla Lira.


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AK BIBLIOGRAFIA Generale • AA.VV., Corpus Nummorum Italicorum • Cipolla Carlo Maria, Le avventure della lira, edizioni Il Mulino (2001) • Gamberini di Scarfea Cesare, Le imitazioni e le contraffazioni monetarie nel mondo (1956) • Papadopoli Nicolo, Le monete di Venezia, Ferdinando Ongania editore (1893) • Paolucci Raffaele, Monete dei dogi di Venezia, Raffaele Paolucci editore – Padova (2001) • Stahl M. Alan, Zecca. La zecca di Venezia nell'eta medioevale, Il Veltro editrice (2008) • Luigi Feruglio, Il grosso veneziano nella storia dell'economia medievale – Panorama Numismatico n. 79 (ottobre 1994) • Ruggi Alessandro, Astrazione e attualita storica nell'iconografia del Matapane o grosso veneziano – Panorama Numismatico n. 122 (settembre 1998) • Andrea Saccocci. Contributi di storia monetaria delle regioni adriatiche settentrionali: (secoli XXV). 2004


AK – 4Le Varianti nei grossi di Soranzo

Tondello con vessillo “tradizionale” (http://teutoburger-muenzauktion.de/ ) Il primo vessillo di Venezia, anche se in mancanza di fonti documentarie certe, pare fosse costituito da un drappo azzurro con una croce d’oro; simile alla bandiera bizantina. La

prova sarebbe nella formella dell’Accoglimento delle reliquie, posto sulla Pala d’Oro nella Basilica di San Marco, In questa rappresentazione i soldati portano due bandiere e una delle bandiere rappresentate consta di una croce d’oro su campo azzurro. Il primo scrittore che parla del vessillo del ducato veneziano, e il cronista Giovanni Diacono. Egli scrive verso il 1000 e narra che il doge Pietro Orseolo 2°, prima di partire per una grande spedizione navale contro i Narentani, che molestavano le popolazioni venetiche dal mare, ricevette da Domenico, vescovo di Olivolo un triumphale vexillum. Circa un secolo più tardi, nel 1096, il doge Vitale Michiel I consegnò a suo figlio Giovanni, che stava per partire per la Terrasanta, lo stendardo con l'effigie di San Marco Protettor della Repubblica, che portava la Croce. Di un vessillo veneziano si parla anche al tempo del doge Domenico Michiel (1118-1129), del doge Pietro Polani (1130- 1148) e così pure in occasione della spedizione contro Ragusa nel 1171 e durante il famoso incontro fra papa Alessandro 3° e l'imperatore Federico Barbarossa (1177) durante il dogato di Sebastiano Ziani.

Non è certo il periodo nel quale il leone di San Marco sia diventato l’emblema della Repubblica di Venezia.


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In questo tondello il vessillo contiene con tutta probabilitĂ le due bande dello stemma della casata dei Soranzo. (collezione privata KEBER)


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In questo tondello il vessillo contiene un bisante. (www.lamoneta.it)


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In questo tondello il vessillo contiene con tutta probabilità un leone in moeca. (collezione privata KEBER)

Per confronto: Una pàtera che fino al 1967 stava murata sopra la porta d'entrata del campanile di S. Aponal, raffigura un leone in moeca. Considerato il più antico leone marciano lapideo esistente in città (fatto risalire per motivi stilistici alla fine del XIII secolo), esso venne opportunamente asportato dal sito originario e ricoverato dapprima all'interno dell'attigua chiesa, per essere successivamente stabilmente accolto nelle raccolte del Civico Museo Correr.


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In questo tondello la particolarità è data da una linea “seghettata” che dal capo del doge procede verso la leggenda verticale DVX. (collezione privata KEBER)


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In questo tondello la croce del vessillo è formata da quattro globetti. (www.artcoinsroma.it)


AK – 5Simboli e segni identificativi degli zecchieri (vessillo/rovescio)

Segno bandiera bandiera bandiera bandiera bandiera bandiera bandiera bandiera bandiera Massaro I II III IV V VI VII VIII IX variante variante variante variante variante variante variante variante variante

+ +

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+ + ﬩

+ +


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Alcuni esempi : (le monete ove non diversamente indicato sono tratte dal sito acsearch.info) per i simboli utilizzati vedasi capitolo 7.


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Altre piccole particolaritĂ sono riscontrabili: 1. negli abiti del Doge

2. negli abiti dell'evangelista , dove accanto al Vangelo può comparire o meno una croce o altri simboli

3. nella leggenda





AK Sono tutte particolarità che rendono molto interessanti le emissioni di questo doge. Simbologie “diverse” che compaiono in abbinamento ai segni dei massacri. Teoricamente esse potrebbero rappresentare periodi temporali in cui queste particolari monete sono state battute, forse da metallo portato in zecca da privati e lavorato in officine separate dalle solite utilizzate per le normali emissioni. Dal lavoro di Alan Stahl apprendiamo che il secondo decennio del 1300 fu caratterizzato da una bassa produzione di ducati probabilmente legata ad un eccessivo prezzo dell'oro rispetto all'argento . Il maggior flusso d'argento sul mercato portò come conseguenza il prolificare di zecche clandestine che si dedicarono alla contraffazione del grosso: per contrastare ciò è probabile che si fosse deliberato di aggiungere ulteriori segni criptici ed identificativi da parte dei massari. Le contraffazioni nascevano con l'intento di frodare i suoi utilizzatori venendo scambiata allo stesso prezzo di una moneta "buona", ma contenendo un valore intrinseco inferiore. Questo sistema permetteva alla zecca clandestina di lucrare sull'argento e avere un discreto ritorno economico. Spesso nelle contraffazioni le legende rimanevano quelle dell'archètipo così come gli altri dettagli. E' certo che la serenissima vigilava sulla circolazione di queste monete “cattive” , che avrebbero potuto compromettere la fiducia verso le emissioni veneziane.


AK Varianti nella leggenda

X S. M. VENETI


AK -6IL LEONE DI SAN MARCO Nel 828 d.c. Bono da Malamocco e Rustico da Torcello, portarono nella città lagunare da Alessandria d’Egitto il corpo di san Marco. Portare le reliquie a Venezia significava collegare la città alla fondazione della sede patriarcale da parte dell’evangelista e, allo stesso tempo, superare la dipendenza da Bisanzio, rappresentato dall’altro patrono, san Teodoro, la cui importanza andò da quel momento sempre più ridimensionandosi. Il culto di questo Santo, originario presumibilmente della Cilicia o dell’Armenia, fu diffuso a Venezia nel VI secolo, pare ad opera dell’esarca Narsete e gli venne dedicata una piccola chiesa, edificata nell’area che oggi occupa la basilica di San Marco. Narra la leggenda che Marco, fondato il patriarcato di Aquileia per ordine di San Pietro, subì una tempesta nei pressi della laguna veneta mentre ritornava a Roma. La furia degli elementi sospinse la sua barca nelle ancora disabitate isole di Rialto. In sogno gli apparve un angelo del Signore comunicandogli: "Pax tibi, Marce, evangelista meus...". Pace a te Marco, mio caro evangelista. Sappi che qui un giorno riposeranno le tue ossa. Dopo la tua morte il popolo credente che abita questa terra edificherà in questo luogo una città meravigliosa e si paleserà degno di possedere il tuo corpo. San Marco venne associato con il leone, così come san Luca con il bue, san Matteo con l’angelo e san Giovanni con l’aquila. È la Sacra Quadriga, il misterioso cocchio di Dio, condotto - secondo una visione del profeta Ezechiele, ripresa dall'Apocalisse - da quattro "esseri viventi" che avevano sembianza di uomo, di leone, di bove e di aquila. Gli antichi autori cristiani applicarono agli evangelisti le simboliche sembianze della profezia, riconoscendo nel Vangelo il nuovo trono di Dio. Matteo fu simboleggiato nell'uomo alato (o angelo), perché il suo Vangelo inizia con l'elenco degli uomini antenati di Gesù Messia. Marco fu simboleggiato nel leone, perché il suo Vangelo comincia con la predicazione di Giovanni Battista nel deserto, dove c'erano anche bestie selvatiche. Luca fu simboleggiato nel bove, perché il suo Vangelo comincia con la visione di Zaccaria nel tempio, ove si sacrificavano animali come buoi e pecore. Giovanni fu simboleggiato nell'aquila, l'occhio che fissa il sole, perché il suo Vangelo si apre con la contemplazione di Gesù-Dio: "In principio era il Verbo..." (Gv 1,1). Nel 1261, per la prima volta, un leone alato fece la sua comparsa su un sigillo ducale: il doge Ranieri Zeno (1252-1268) per le proprie bolle addotta una nuova iconografia. Il doge in piedi davanti all’evangelista ora in piedi e non come nelle bolle precedenti assiso in trono, ha il capo


AK mitrato e regge con la sinistra il Vangelo aperto, mentre sul vessillo che consegna al doge vi è impresso un leone, probabilmente in moleca, al posto delle quattro perline a forma di croce usate nei tipi di bolla precedenti. (M. ROSADA, “Sigillum Sancti Marci”. Bolle e sigilli di Venezia, in Il sigillo nella storia e nella cultura, Roma 1985, pp. 109-148.) una bolla di Ranieri Zeno (1253 – 1268)

dettaglio della bolla dettaglio della stessa bolla in cui si cerca di evidenziare in leone

La prima moneta, che la storiagrafia ufficiale ci tramanda, con un leone venne coniata nel 1329: si tratta del soldino d’argento del doge Francesco Dandolo (1329-1339): sul rovescio, attorno al leone rampante tenente con le zampe anteriori il vessillo, sta la legenda «+S. MARCVS VENETI»; sul dritto appare invece il doge, che regge il vessillo. Il leone appare nimbato quindi l'identificazione con l'evangelista è certa, non così sicura invece quella come simbolo della Serenissima in quanto avrebbe dovuto essere inserito nel vessillo del doge. Il leone in soldo o in moeca, invece compare per la prima volta durante il dogato di Andrea Dandolo (1342 – 1354), si tratta di una moneta dal basso contenuto d'argento coniata per circolare nella Grecia controllata dalla Serenissima. Al dritto + : ANDR : DANDVLO : DVX : attorno ad una croce patente. Al rovescio + VEXILIFER : VENECIAL, : leone in soldo. Questa moneta prese il nome di Tornesello. (www.yorkcoins.com)


AK Da quello che il nostro lavoro ha evidenziato l'uso del leone sull'iconografia delle monete deve essere anticipato al dogato di Giovanni Soranzo (1312-1328).

dettaglio del grosso con leone nel vessillo


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– 7TABELLE E DOCUMENTI

Il sistema grafico ideato dal sig. Carlo Kunz, ed usato nel Museo Bottacin di Padova, in quello civico di Trieste e nell' opera del Papadopoli : — I due campi superiori indicano i segni posti sotto i gomiti del Redentore, quelli inferiori i segni posti presso alle gambe.

Giovanni Soranzo garantì alla Serenissima un periodo di forte espansione dell'attività industriale e di quella commerciale (vedasi gli accordi commerciali con la Sicilia) , infatti in ragione delle buone relazioni diplomatiche tra Venezia e la Sicilia, non solo a salvaguardia degli interessi commerciali comuni ma ad una più generale condivisione strategica in ambito di politica estera Federico III d'Aragona (1296-1337) fece dono al doge di una coppia di leoni che vennero sistemati in una gabbia nella corte del palazzo Ducale. La coppia di felini pochi mesi dopo (Il 12 settembre 1316), contro le convinzioni scientifiche dell'epoca (ci si rifaceva a Plinio e la sua Naturalis Historia, in cui si credeva che nei nostri climi e in cattività una leonessa non potesse riprodursi) diede alla luce tre cuccioli, un maschio e due femmine. Il fatto suscitò immediato clamore sia nel popolo che nel doge stesso e l'accaduto venne subito assunto a simbolo di buon auspicio per la repubblica di Venezia. Vennero redatti sull'accaduto, anche su commissione personale del doge, diversi testi come quello di Giovanni Marchisini (che ritroviamo in Monticolo: Poesie latine del principio del XIV secolo.... cod 277 ex Brera all' Archivio di stato di Venezia) ANNO DOMINI MILLESIMO TRECENTESIMO SEXTODECIMO....SEPTEMBRIS..... I versi di Giovanni da principio elogiano il doge e successivamente cercano di "decodificare" il significato


AK simbolico dell'accaduto: - la relazione tra i leoncini nati e S. Marco, patrono di Venezia ....FORTE QUOD EFFIGIEM MARCUS GESTANDO LEONIS, HOC AGIT UT PARTUS FIAT IN URBE SUA..... - un simbolismo del triplice parto rappresentante le tre "gentes" sulle quali si estendeva il dominio veneziano ...EST SUBIECTA TIBI GENTIS GENERATIO TRIPLEX, NAM VENETUS, SCLAVUS ET GRECUS ET IPS SUBEST COMMUNI MODULO LEA TRES PEPERISSE PROBATUR.... Certo un'ipotesi fantasiosa (lo sguardo gelido della scienza nella sua durezza purtroppo non ammette emozioni) ma pensare che i tre leoncini abbiano coinvolto tanto la Serenissima e suggestionarla al punto da manifestare sulla monetazione l'avvenimento è suggestivo. Di seguito il testo completo:


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Sotto il dogato di Soranzo abbiamo diverse leggi ed i provvedimenti destinati sopratutto ad impedire la diffusione delle monete false e scadenti, ed a punire coloro che falsificavano e danneggiavano le specie metalliche. Un decreto del 26 novembre 1321 (1) revoca una disposizione precedente, che permetteva di dare i grossi a peso, ed incarica gli ufficiali istituiti super grossis tonsis (grossi tosati) di sorvegliare i banchi campsorum (dei cambiatori di monete), affinche non tenessero, spendessero o contrattassero grossi falsi, stronzati o diminuiti col ferro, coll'acqua od in altro malo modo, incaricandoli di frequenti visite ai banchi, alle case ed ai navigli dei cambisti, minacciando pene pecuniarie a coloro che esercitassero tale fraudolento commercio. Nel 6 maggio 1314 (2) il Maggior Consiglio dichiara che i Giudici del proprio sono competenti a procedere contro i falsificatori di monete, ma nell'11 settembre 1320 (3) l'inquisizione ed il giudizio dei falsari e deferito ai Signori di notte al Criminal, magistrato che aveva giĂ ingerenza nelle trasgressioni denunciate dai massari dell'oro e dell'argento (4) ed a cui fu concessa la facoltĂ (5) di arrestare e di sottoporre alla tortura i prevenuti di fabbricazione di monete false, conĂŽ, stampe ed altri oggetti relativi alle falsificazioni di qualsiasi genere. Nel capitolare di questo magistrato, che si conserva nel Museo Correr, sono raccolti molti decreti del Maggior Consiglio e della Quarantia, che proibiscono monete forastiere o scadenti (6), che ordinano di tagliare a mezzo le monete deteriorate (7) e che incaricano i Signori di notte di applicare le pene minacciate dalle leggi ai colpevoli di fabbricazione e danneggiamento di moneta, ovvero di detenzione e spedizione di tali specie (8). Nello stesso capitolare e vietato a chi


AK e Veneto od abitante a Venezia (9) di fare o far fare conio, ferro od intaglio, od altre cose pertinenti alla fabbricazione della moneta, senza il permesso degli ufficiali di zecca, e nel capitolare dei massari all'argento si trova un decreto del 1328 (10), che proibisce ai Veneti od abitanti a Venezia, di tenere od acquistare per se o per altri in alcun modo zecca, dogana, muda, dazio, gabella o grazia, che non appartengano al dominio di Venezia, o di avervi parte. Altre leggi furono emanate per regolare il commercio dell'oro e dell'argento (11) per vietare dalla parte di terra l'esportazione dei grossi appena coniati, mentre dalla parte di mare essa era permessa ai soli Veneti (12), e per istabilire le competenze dei diversi magistrati che avevano l'incarico di impedire le frodi (13) in fatto di moneta o di commercio di metalli, come estimatori dell'oro e dell'argento, ufficiali sopra i grossi tosi, ufficiali sopra i grossi di Rascia ed ufficiali del Levante. Le due disposizioni più importanti sono: una legge del Maggior Consiglio in data 15 novembre 1327 (14) che incarica la Quarantia di sopraintendere ad ogni cosa attenente all'oro ed ai grossi tosi, con autorità uguale a quella del Maggior Consiglio; ed un decreto della Quarantia del 12 settembre 1328 (15), il quale ordina che i ducati debbano correre e valere 24 grossi. Tale disposizione doveva avere la durata di due anni, ma resto definitiva, e mentre altri ordini, che avrebbero dovuto avere efficacia perpetua, durarono assai poco, questo, fissato per due anni, divenne la base della lira di grossi a oro, o lira degli imprestiti, che duro fino alla caduta della Repubblica

Note a "Giovanni Soranzo". (1) Biblioteca Papadopoli. Capitolare dei massari all'argento, c. 19 t.° (2) R. Archivio di Stato. Maggior Consiglio, Reg. Presbyter, c. 122. (3) R. Archivio di Stato. Maggior Consiglio, Registro Fronesis, c. 50. (4) Museo Correr. Manoscritti III, 349, Capitolare dei Signori di notte al Criminal, § LXXXXIII (1299), c. 29 t. (5) Museo Correr. Manoscritti III, 349, Capitolare dei Signori di notte al Criminal, § CVI (28 aprile 1300), c. 34 t.; § CCXXXVI (4 novembre 1323), c. 81; § CCLXXVIII (22 maggio 1330), c. 97. (6) Museo Correr. Manoscritti III, 349, Capitolare dei Signori di notte al Criminal, § CXV (21 giugno 1302), c. 36 t.; § CCXX (26 febbraio 132122), c. 75; § CCCI (17 novembre 1338), c. 110; § CCCIII (18 gennaio 1338-39), c. 112. (7) Museo Correr. Manoscritti III, 349, Capitolare dei Signori di notte al Criminal, § CCXVII (26 novembre 1321), c. 74 t.; § CCXXIII (5 ottobre 1328), c. 90 t.


AK (8) Museo Correr. Manoscritti III, 349, Capitolare dei Signori di notte al Criminal, § CVI (28 aprile 1300), c. 34 t.; § CCXVII (26 novembre 1321), c. 74 t.; § CCXXXVI (4 novembre 1323), c. 81; § CCXXXIX bis (21 maggio 1325), c. 86 t.; § CCCI (17 novembre 1338), c. 110; § CCCIII (18 gennaio 1338-39), c. 112. (9) Museo Correr. Manoscritti III, 349, Capitolare dei Signori di notte al Criminal, § CCLXXI (20 dicembre 1328), c. 94; e Capitolare dei massari all'argento, c. 23, colla data 20 dicembre 1329. (10) Capitolare dei massari all'argento, c. 22. (11) R. Archivio di Stato. Maggior Consiglio. Registro Presbyter (7 marzo 1314), c. 115 t. — Capitolare dei massari all'argento (12 maggio 1314), c. 18. — Capitolare dei massari all'argento (17 ottobre 1317), carte 18 t. (12) Capitolare dei Signori di notte, Quarantia, § CLXXVIII (16 dic. 1315), c. 59. (13) R. Archivio di Stato. Maggior Consiglio, Registro Presbyter (21 giugno 1313 e 23 giugno 1313), c. 98. (14) Documento XII. (15) Capitolare dei Signori di notte, § CCLXI, c. 90. •

Da Papadopoli Aldobrandini, Nicolò, Le *monete di Venezia descritte ed illustrate da NicolòPapadopoli Aldobrandini : Con disegni di C. Kunz . Parte I.


AK – 8CONCLUSIONI Dall'esame di diversi grossi del doge Soranzo sia in internet, sia da pubblicazioni, sia presenti nella mia personale collezione ho potuto constatare che la tipologia di coni utilizzata fu cospicua. I coni erano fatti a mano e di conseguenza con innumerevoli piccole differenze, dovute certamente al cambio del massaro incaricato di operare in zecca, più o meno abile e con un proprio gusto artistico, ma forse anche dalla volontà di “firmare” le monete sia come intento personale del massaro sia da una pressione imposta dall'alto ovvero dal doge o dai suoi stretti collaboratori di imprimere sulla moneta ulteriori segni identificativi. Il grosso fu una moneta per così dire “immobilizzata” ovvero con un modello stilisticamente riconoscibile e immutabile (o quasi) al passare dei dogati. In zecca tuttavia gli incisori prendendosi qualche licenza personalizzarono i propri lavori: un viso più espressivo, una barba più folta potevano rendere il volto del doge più realistico; un simbolo posto nel campo della moneta rappresentava il massaro (la legge introdotta dalla serenissima sotto il dogato di Jacopo Tiepolo imponeva l'uso di punti segreti o segni posti dagli zecchieri per evitare le frodi rendendo i controlli più semplificati) ma spesso nelle monete compaiono anche altri simboli riconducibili quasi certamente alla volontà di imprimere un' aggiuntiva identificazione da parte del massaro. Nei grossi di Giovanni Soranzo siamo in presenza dell'uso del vessillo veneto per promuovere probabilmente, e qui ahimè i documenti coevi non ci aiutano molto, avvenimenti di particolare spessore nella vita della Serenissima o del doge stesso. Nello stesso periodo la lotta alle frodi siano esse di zecche clandestine o estere portò la Serenissima a rendere più sicure le proprie emissioni (vedi segni sull'evangelista e segni nella leggenda).


AK

- 9 BIBLIOGRAFIA BIAGGI Elio, Monete e zecche medievali italiane 1992 BINASCHI Luciano, Il ducato di Venezia 2012 BINASCHI Luciano, Il leone di Venezia 2014 CIPOLLA Maria Carlo, Le avventure della lira 1975 CORPVS NVMMORVM ITALICORVM vol VII Veneto dalle origini a.... 1915 DAL GIAN Maria Luisa, Il leone di San Marco sulle monete... 1958 DE RUIZ M., Monete a Venezia nel tardo Medioevo 2001 GAMBERINI DI SCAFEA Cesare, Appunti di numismatica veneziana 1963 GHERARDI LORENZO , Le Imitazioni del grosso matapan GRIERSON P. , La moneta veneziana nell'economia mediterranea del ... 1957 LAZARI Vincenzo, Le monete dei possedimenti veneziani... 1851 MONTENEGRO Eupremio, I Dogi e le loro monete 1993 PADOVAN Vincenzo, La nummografia veneziana 1886 PAPADOPOLI ALDOBRANDINI Nicolò, Le monete di Venezia descritte.... 1893 PAOLUCCI RAFFAELE, Le monete dei dogi di Venezia 1990 PEDANI Maria Pia Il leone di san Marco o san Marco in forma di leone? 2006 SACCOCCI A., Contributi di storia monetaria delle regioni... 2004 SANUDO Marin, Le vite dei dogi 1900 STAHL M.Alan, La zecca di Venezia nell'età medioevale 2008 STAHL M.Alan, The venetian tornesello 1985 STAHL M.Alan, The grosso of E. Dandolo 1999 STAHL M.Alan, The Circulation of Medieval Venetian Coinages 1999 ZON A., Cenni istorici intorno alla moneta Veneziana 1847 ZORZI Alvise, La repubblica del leone 1980



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