Rapporto Coop 2011
Consumi e distribuzione Assetti, dinamiche, previsioni
Rapporto Coop 2011
Consumi e distribuzione Assetti, dinamiche, previsioni
Consumi e distribuzione A cura di ANCC-COOP Copyright © Coop Italia Via del Lavoro 6/8 40033 Casalecchio di Reno [BO]
Il presente Rapporto è stato curato da Albino Russo, responsabile dell’Ufficio Studi Ancc-Coop, e realizzato con la collaborazione scientifica di ref. (Ricerche per l’Economia e la Finanza) e il supporto d’analisi di Nielsen. In particolare, il Capitolo 1 è stato redatto da Fedele De Novellis (ref.) ad eccezione del Riquadro 1.2 redatto da Albino Russo (Coop). Il Capitolo 2 è stato redatto da Fedele De Novellis ad eccezione dei Riquadri 2.2 e 2.4 redatti da Albino Russo e del Riquadro 2.5 redatto da Luigino Ceccarini (Demos). Il Capitolo 3 è stato curato da Donato Berardi (ref.) e redatto da Fulvio Bersanetti (ref.). Nel Capitolo 4, Albino Russo ha redatto il paragrafo 4.1 e i Riquadri 4.3, 4.4, 4.9, Valentina Ferraris (ref.) i paragrafi 4.2, 4.3 e 4.6 e il Riquadro 4.2, Francesca Signori (ref.) ha redatto i paragrafi 4.4 e 4.5 e i Riquadri 4.7 e 4.8, Donato Berardi ha redatto i Riquadri 4.5 e 4.6, i Riquadri 4.1 e 4.10 sono stati redatti da Nicola De Carne (Nielsen). Il Capitolo 5 è stato redatto da Fulvio Bersanetti, ad eccezione dei paragrafi 5.1 e 5.2 redatti da Donato Berardi. Il Riquadro 5.1 è stato redatto da Nicola De Carne e il Riquadro 5.3 da Francesco Cecere (Coop). Il Capitolo 6 è stato redatto da Albino Russo ad eccezione del Riquadro 6.1 redatto da Nicola De Carne.
Finito di stampare nel mese di settembre 2011 Realizzazione editoriale: Agra srl Progetto grafico: Blu Omelette Foto di copertina: Alessandra Graziani Stampa: CSR– Roma Tutti i diritti sono riservati a Coop Italia scrl Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o utilizzata in alcun modo, senza l’autorizzazione scritta di Coop Italia scrl né con mezzi elettronici né meccanici, incluse fotocopie, registrazione o riproduzione attraverso qualsiasi sistema di elaborazione dati.
Indice
7 Prefazione
13 1. La doppia velocità della ripresa globale 1.1 In sintesi 13 1.2 Ancora incerta l’economia statunitense 14 1.3 I paesi emergenti guidano la ripresa globale 18 1.4 La domanda asiatica traina l’inflazione mondiale 24 1.5 La crisi del debito frena la ripresa europea 28 1.6 L’economia mondiale in frenata 39
47 2. L’economia italiana alle prese con il risanamento fiscale 2.1 In sintesi 47 2.2 L’Italia fanalino di coda in Europa 48 2.3 I problemi della finanza pubblica 56 2.4 Il mercato del lavoro si stabilizza 61 2.5 Le prospettive del prossimo biennio 73
83 3. Le materie prime guidano ancora lo scenario dell’inflazione 3.1 In sintesi 83 3.2 Il 2010: l’annus horribilis delle materie prime alimentari 84 3.3 Lo scenario dell’inflazione al consumo in Italia 90 3.4 Dalle materie prime alla tavola: l’inflazione alimentare in Europa 100
113 4. Le famiglie italiane in perdurante difficoltà 4.1 In sintesi 113 4.2 Bilanci familiari ancora in crisi 114 4.3 I consumi delle famiglie non ripartono 127 4.4 Bisogni e modelli di consumo 140 4.5 Famiglie e livelli di spesa: un esercizio di analisi 150 4.6 Le prospettive dei consumi nel triennio 2011-2013 173
187 5. Gli acquisti di beni di largo consumo 5.1 In sintesi 187 5.2 Il largo consumo confezionato 188 5.3 L’andamento delle vendite: giro d’affari, prezzi e quantità 190 5.4 L’alimentare confezionato 204 5.5 Il freddo 207 5.6 Il fresco 208 5.7 Le bevande 210 5.8 La cura degli animali 212 5.9 I prodotti per la cura della casa e della persona 212 5.10 I carrelli della spesa 216
223 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione 6.1 In sintesi 223 6.2 La dimensione macroeconomica 225 6.3 L’andamento delle vendite 228 6.4 La rete distributiva 230 6.5 La grande distribuzione alimentare 239 6.6 Lo sviluppo della Gdo nelle regioni Italiane 249 6.7 La Gdo: un confronto Italia – Europa 267 6.8 Competizione verticale e rapporti di filiera 271
Riquadri
Riquadro 1.1 Investimenti e consumi nella ripresa globale 20 Riquadro 1.2 Le famiglie, la crisi e la domanda di welfare in Europa 34 Riquadro 1.3 Regioni italiane, regioni europee 40 Riquadro 2.1 Nord e Sud: i divari territoriali dell’economia italiana 51 Riquadro 2.2 Gli italiani, un popolo di giocatori 60 Riquadro 2.3 I giovani pagano il conto della crisi, soprattutto al Sud 66 Riquadro 2.4 Il tempo degli italiani e il ruolo delle donne 74 Riquadro 2.5 Le parole degli italiani 77 Riquadro 3.1 Top e Bottom 20: i prezzi nel primo semestre 2011 97 Riquadro 3.2 Inflazione: regioni italiane a confronto 106 Riquadro 4.1 Il sentiment e le intenzioni di spesa degli italiani 119 Riquadro 4.2 Reddito disponibile e consumi: un dettaglio regionale 122 Riquadro 4.3 Consumi italiani, consumi europei 136 Riquadro 4.4 L’auto e il costo della benzina 138 Riquadro 4.5 Consumi e tipologie familiari 143 Riquadro 4.6 L’epicentro della crisi dei consumi è nel Mezzogiorno 146 Riquadro 4.7 Crisi e dieta alimentare della famiglia 148 Riquadro 4.8 Le differenze regionali della spesa 162 Riquadro 4.9 Gli italiani e i prodotti tecnologici 182 Riquadro 4.10 Il ruolo delle donne nelle decisioni di spesa 183 Riquadro 5.1 Le strategie di risparmio degli italiani nel largo consumo 195 Riquadro 5.2 Top e Bottom performer del largo consumo 215 Riquadro 5.3 Barometro Coop: quali prospettive per i consumi? 218 Riquadro 6.1 I consumi delle famiglie e il mercato potenziale della Gdo 248 Riquadro 6.2 La Gdo nelle province metropolitane italiane 258 Riquadro 6.3 La Gdo in Lombardia 261
Prefazione
Ripresa e recessione sono temi che caratterizzano ancora, contemporaneamente, lo scenario economico mondiale del 2011. Da un lato, continuano a crescere a ritmi sostenuti le economie dei paesi emergenti che hanno superato di slancio le transitorie difficoltà degli ultimi anni. All’opposto, nelle economie avanzate, ed in particolare negli Stati Uniti, l’eredità della recessione è tale da aver limitato di molto la velocità del recupero e compromesso la sostenibilità della debole ripresa iniziata nel 2009. Per queste economie vengono al pettine i nodi non ancora risolti della crisi. Finito l’abbrivio offerto dalla eccezionale mole di interventi messi in campo da governi e da banche centrali, il ciclo economico pare nuovamente spegnersi. E, anzi, è proprio l’eccesso di indebitamento – a seconda dei casi, delle famiglie, delle banche, delle imprese, degli stessi Stati – ad ipotecare pesantemente il futuro. I prossimi anni, forse i prossimi decenni, saranno ostaggio della necessità di ripianarlo. In questo difficile contesto si inserisce l’analisi sui consumi degli italiani e sull’evoluzione della distribuzione commerciale del Rapporto Coop 2011 che, anche quest’anno, si avvale della collaborazione scientifica di ref. e del supporto di analisi di Nielsen. Il Rapporto sottolinea, innanzitutto, come l’Italia si trovi a dover fronteggiare gli squilibri dell’economia mondiale avendo beneficiato in maniera pressoché nulla della recente ripresa internazionale. Anzi, la crisi del debito a livello mondiale coinvolge direttamente il nostro Paese, gravato da uno dei più grandi debiti pubblici del mondo. E se questa poteva essere considerata, sinora, una condizione strutturale da affrontare nel lungo termine, oggi, l’attacco dei mer-
[7]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
cati ed impone l’adozione urgente di politiche sin qui lungamente rimandate, riaccende gli interrogativi sul come arrestare l’ormai percepibile declino. Il Governo italiano è oggi impegnato nella affannosa ricerca di un nuovo equilibrio dei conti pubblici che consenta di raggiungere presto il pareggio di bilancio e impedisca la speculazione sui titoli di debito pubblico italiani. Ma i segnali che i detentori del debito pubblico italiano si attendono sono di due tipi. Da un lato, la certezza che il paese tornerà a spendere secondo le proprie possibilità e dall’altro, soprattutto, la progressiva riduzione del debito pregresso. In entrambi i casi – riduzione del deficit e del debito in rapporto al Pil – l’obiettivo non può essere raggiunto solo aumentando la pressione fiscale o riducendo la spesa ma è fondamentale per l’economica nazionale tornare a crescere, come il Rapporto Coop ha tentato di argomentare negli ultimi anni. Spingere solo sulle entrate fiscali contribuirebbe, infatti, a deprimere ulteriormente la domanda interna, alimentando un spirale perversa in cui i maggiori introiti fiscali si rivelano insufficienti a compensare il deterioramento delle prospettive di crescita. Occorre invece, ridare presto un futuro all’Italia e agli italiani. Solo riguadagnando l’orizzonte di una nuova prospettiva futura si potrà chiedere alle famiglie di intraprendere il percorso di inevitabile austerità che le attende. Negli anni passati la ricetta di Coop è stata chiara. La crescita nel nostro Paese non può prescindere da un recupero dei divari sociali (giovani vs adulti, donne vs uomini, poveri vs ricchi) e da una nuova stagione di liberalizzazioni che elevi il dinamismo della società italiana, elimini le posizioni di rendita e offra nuove opportunità imprenditoriali ed occupazionali a chi merita di più. In questo quadro, il Rapporto Coop 2011 dà conto dello stato di salute dell’economia delle famiglie italiane. Nel 2010 si è interrotta la fase di caduta del reddito disponibile degli italiani che è rimasto, comunque, di oltre sei punti percentuali al di sotto dei valori pre-crisi. Non è un caso, quindi, che i quattro quinti degli italiani siano convinti di vivere al di sotto o sul limite di uno standard di vita appena accettabile. La crisi, inoltre, ha punito con particolare durezza gli anelli deboli del nostro sistema sociale, il Sud ed, in particolare, le nuove generazioni, ignorate dal mercato del lavoro e impossibilitate ad immaginare un proprio futuro. Peraltro, negli ultimi anni i consumi si sono ridotti in misura inferiore alla caduta del reddito grazie al ricorso delle famiglie al risparmio. La quota di reddito non spesa dalle famiglie italiane è difatti diminuita di circa due punti nel corso della recessione e si colloca circa dieci punti più in basso rispetto ai valori degli anni ‘90. L’immagine di un paese di risparmiatori è definitivamen-
[8]
Prefazione
te tramontata: il tasso di risparmio del paese è oggi inferiore a quello di Francia e Germania. La spesa delle famiglie rimane comunque ampiamente inferiore ai livelli precrisi, con una distribuzione abbastanza peculiare. Geograficamente l’epicentro della caduta dei consumi è nelle regioni del Mezzogiorno, dove le possibilità di risparmio e lo stock di ricchezza erano già inferiori. Dal punto di vista sociale, penalizza in particolare i più giovani, dove la disoccupazione è arrivata a sfiorare il 30 per cento, soprattutto se con figli a carico. Negli ultimi mesi, poi, è tornata a salire l’inflazione sulla spinta dei rincari delle materie prime nei mercati internazionali. I versanti più esposti sono quelli dell’alimentazione e del trasporto ma anche dai servizi pubblici non giungono segnali confortanti: i forti aumenti di molte tariffe e dei servizi di pubblica utilità (come acqua, rifiuti e trasporti urbani) contribuiscono ad accrescere il peso che si scarica sui bilanci delle famiglie. In un siffatto contesto, non è un caso se i timidi segnali di recupero della spesa monetaria delle famiglie manifestatisi negli ultimi mesi siano stati pressoché interamente assorbiti dall’aumento dei prezzi e dalle spese obbligate come gli affitti, le utenze, i carburanti, la sanità, i servizi sociali. Restano, invece, ampiamente negativi quei consumi che caratterizzano il modello di spesa delle famiglie italiane. Arretrano ancora i consumi di abbigliamento e calzature, gli alimentari, i durevoli per la casa. Ripiegano pesantemente gli acquisti di auto dopo la fiammata del 2009 dovuta agli incentivi. Eccezion fatta per smartphone e tablet, tornano negativi anche i consumi di prodotti tecnologici che erano stati nel 2010 una delle poche note positive della spesa delle famiglie italiane. Tali trend si proietteranno, con ogni probabilità, nei prossimi anni, quando si potrebbero, in alcuni casi, accentuare le intonazioni negative sin qui evidenziate. Le famiglie, infatti, a lungo rimaste in attesa della ripresa, hanno probabilmente compreso che questa, almeno a breve, non ci sarà più. E’ ora possibile che possano operare una riflessione più profonda sui propri stili di vita, sperimentando nuovi equilibri nelle scelte di consumo e tornando ad innalzare il tasso di risparmio per fare fronte alla accresciuta incertezza sul futuro. Quello che inizialmente poteva essere un aggiustamento momentaneo delle abitudini di spesa, traguardato al superamento della difficile congiuntura, oggi potrebbe trasformarsi in una nuova fase di austerità e contenimento della spesa. In questa ottica, le prospettive per il consumo, già ridotte al lumicino nella prima parte dell’anno, risultano sensibilmente deteriorate.
[9]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
Il Rapporto, com’è ormai consuetudine, approfondisce, inoltre, l’andamento dei beni del largo consumo nella grande distribuzione, un osservatorio privilegiato dei comportamenti di acquisto e di consumo degli italiani. Si assiste, in questo caso, ad un ritorno ai consumi in ambito domestico, alle colazioni in famiglia, alle cene tra amici, che premiano le vendite della grande distribuzione a discapito dell’outdoor. Crescono dopo alcuni anni gli acquisti di prodotti di base come l’olio d’oliva, il latte uht, il tonno in scatola. Si conferma la preferenza degli italiani per i prodotti pronti e per quelli etnici, espressione di una popolazione che cresce grazie al contributo dell’immigrazione e del sostegno alla natalità offerto dai nuovi residenti. Aumenta l’attenzione agli sprechi e al risparmio che si concretizza nei minori acquisti di acqua minerale, detersivi, di ortofrutta. Perdono smalto, invece, i driver della salute e del lusso, a testimoniare che anche per quella quota di famiglie che aveva superato indenne la fase acuta della crisi è arrivato il tempo delle rinunce. Riprende quota il fenomeno del downgrading della spesa, ovvero la capacità dei consumatori di ricomporre la spesa quotidiana nel tentativo di recuperare potere d’acquisto a parità di consumi. Le famiglie continuano ad operare una sostituzione tra le referenze e tra i punti vendita: il prodotto di marca è acquistato se sostenuto dalle promozioni, mentre una quota crescente di famiglie si orienta verso il prodotto a marchio commerciale. Il supermercato si conferma il luogo d’acquisto preferito dagli italiani, anche se il forte sviluppo delle vendite nei discount rivela che la fedeltà al formato si scontra con la necessità di fare quadrare i bilanci familiari. Il Rapporto illustra, infine, gli effetti che la crisi ha prodotto sulle dinamiche della distribuzione commerciale e del commercio in generale. Le vendite del commercio al dettaglio non hanno ancora recuperato i valori pre-crisi; tale contrazione ha colpito in maniera particolarmente dura il piccolo dettaglio, senza, però, risparmiare i grandi operatori della distribuzione moderna. Ma, negli ultimi anni si è ridotto, soprattutto, il valore aggiunto del settore, peraltro in misura molto più marcata di quello dell’intera economia. A dispetto di tali difficoltà gli occupati del settore sono diminuiti nell’ultimo triennio solo dell’1,2%, quindi, in misura largamente minore rispetto agli altri settori; il dettaglio dimostra di essere, nonostante tutto, uno dei settori economici maggiormente dinamici in termini di nuovi investimenti e opportunità imprenditoriali. In sostanza, il dettaglio sembra accentuare quel recupero di efficienza iniziato oramai da alcuni anni che tende a comprimere i costi e i margini delle
[ 10 ]
Prefazione
imprese a vantaggio del potere d’acquisto del consumatore finale e senza una significativa perdita di posti di lavoro. Protagonista di tali andamenti è certamente l’affermazione della grande distribuzione che, sebbene presenti ancora significativi gap di sviluppo rispetto agli altri grandi paesi europei, garantisce oramai una consolidata presenza in tutti i territori italiani. Non è un caso che, la grande distribuzione italiana è stata quella che a livello europeo ha manifestato la minore crescita dei prezzi, a tutto vantaggio del consumatore finale. Tale sforzo si manifesta chiaramente nei bilanci delle imprese distributive che fanno segnare infatti una riduzione delle marginalità e dei risultati netti, che invece non appare con la stessa chiarezza nei bilanci dell’industria alimentare. Anche in questo caso, il Rapporto sottolinea come le marginalità operative della Gdo italiana siano di gran lunga più basse di quelle degli altri paesi europei. Queste difficoltà economiche trovano riscontro nella stessa morfologia della rete moderna. La crescita delle superfici di vendita rallenta bruscamente nella prima metà del 2011: alla continua crescita dei discount e dei superstore si associa, infatti, un consolidamento delle grandi strutture e, per la prima volta, una riduzione dei punti vendita di superficie minore, segnatamente nei contesti territoriali più evoluti. In questo senso, pare definitivamente avviato un processo di riconfigurazione settoriale molto profondo. Il turnover dei punti vendita ha riguardato in appena due anni e mezzo quasi il 30% della rete. E altrettanti sono stati i punti vendita che hanno cambiato network imprenditoriale con una forte impennata rispetto al passato. Questa circostanza segnala l’ormai avvenuta entrata del settore in una nuova fase di maturità. Prevalgono oramai logiche di competizione intra-canale acuite dalla debolezza endemica del mercato finale e dalle difficoltà dei consumatori-clienti. Le dinamiche nazionali trovano poi declinazione autonoma nei singoli contesti territoriali che divergono spesso dalle tendenze aggregate. In questo contesto, ad esempio, è utile notare come l’incremento delle vendite realizzato nell’ultimo triennio dalla Gdo italiana si concentri in un numero ristretto di province, mentre tutti gli altri territori, anche in corrispondenza di incrementi cospicui della rete di vendita, sembrano soffrire maggiormente gli effetti della crisi.
[ 11 ]
Capitolo 1
La doppia velocitĂ della ripresa globale
*O TJOUFTJ Quella iniziata intorno alla metĂ del 2009 è una ripresa economica sulla quale gravano elementi di fragilitĂ di carattere strutturale, in buona misura ereditĂ della crisi stessa e delle politiche economiche adottate per risolverla. Innanzitutto, in molti paesi i livelli della produzione dell’ultimo massimo ciclico non sono stati ancora raggiunti e comunque molti sistemi economici non hanno certamente superato le conseguenze dell’ultima crisi. Si tratta, poi, di una ripresa fortemente sbilanciata, con la crescita concentrata nei paesi asiatici e in quelli piĂš dinamici dell’area dell’euro. La crescita mondiale, infatti, non può piĂš contare sul traino dell’economia americana, che deve ricondurre il proprio grado di indebitamento su valori piĂš sostenibili; allo stesso tempo, però, non è detto che i paesi asiatici, la Cina innanzitutto, sappiano raccogliere il testimone nel fungere da locomotiva della crescita globale. Ăˆ certo, allo stesso modo, che non sarĂ l’Europa certamente il traino dello sviluppo degli anni duemiladieci. Infatti, le politiche fiscali all’interno dell’area dell’euro stanno acquisendo una intonazione significativamente restrittiva. Le tensioni finanziarie all’interno dell’area, partite con lo scoppio della crisi greca nel maggio 2010 non si sono attenuate, coinvolgendo dapprima Irlanda e Portogallo e, piĂš recentemente, Spagna e Italia. Allo stesso tempo, molti sono gli elementi di preoccupazione che penalizzano il quadro economico dell’area nei prossimi mesi da cui conseguono rischi sulla tenuta della ripresa. Le tensioni sui prezzi delle materie prime e sul petrolio, acuite dalle crisi del mondo arabo, il terremoto giapponese e il disastro nu-
[ 13 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
cleare di Fukushima hanno pesantemente ipotecato la ripresa. A ciò si devono poi aggiungere le tensioni sui mercati del debito pubblico di molti paesi che, come è già stato sottolineato, si sono tradotte in una fase di politiche pubbliche di segno restrittivo. La minore crescita comporta a sua volta difficoltà di finanziamento per le banche, i cui attivi divengono piÚ rischiosi in un contesto di crescita debole. Nel complesso, quindi, se da un lato, il rallentamento della ripresa internazionale può essere considerato un fatto fisiologico dopo due anni di recupero, non può neanche essere scartata l’ipotesi piÚ pessimista che vede materializzarsi il rischio che le tensioni sui mercati finanziari e le politiche fiscali di segno restrittivo portino ad un peggioramento del quadro macroeconomico particolarmente marcato, eventualmente determinando una nuova recessione dell’economia globale nel 2012.
"ODPSB JODFSUB M¹FDPOPNJB TUBUVOJUFOTF La crisi dell’economia globale da un punto di vista tecnico è terminata nel secondo trimestre del 2009. Da allora sono trascorsi già due anni, un lasso di tempo sufficientemente esteso per potere parlare, in un ciclo economico tradizionale, di una ripresa oramai entrata in una fase avanzata. Vi sono però alcuni tratti peculiari della attuale fase storica che rendono questa ripresa diversa dalle altre. Innanzitutto, la dimensione della contrazione economica che ha preceduto l’avvio del ciclo attuale, decisamente superiore a tutti i precedenti episodi di recessione conosciuti dal dopoguerra. In secondo luogo, il fatto che la ripresa è stata sinora diseguale, con alcune aree, soprattutto i paesi emergenti, che hanno recuperato piÚ rapidamente le posizioni perdute, ed altre dove i livelli produttivi sono ancora inferiori ai massimi precedenti la crisi. Vi è però un terzo fattore, piÚ importante, relativo al fatto che il nuovo ciclo ha ereditato dal precedente forti squilibri macroeconomici. Le crisi sono solitamente determinate da alcuni squilibri specifici che tendono ad essere superati anche grazie alla crisi stessa: in tal modo, il nuovo ciclo riparte una volta risolti gli squilibri che avevano causato la recessione. Non è però questa la situazione attuale; in particolare, a livello mondiale sono diversi i focolai di crisi che possono essere ricondotti ancora a situazioni di eccesso di debito nel settore privato, o alla trasformazione di debito privato in debito pubblico e, in alcuni casi, a iniziali tensioni inflazionistiche. Se a questo si aggiunge la difficile situazione politica internazionale, soprattutto in relazione alle tensioni nel mondo
[ 14 ]
Capitolo 1. La doppia velocitĂ della ripresa globale
arabo, e l’ulteriore sollecitazione al ciclo delle materie prime che ne è derivata, si colgono tutti gli elementi di un mix che rimane di difficile lettura. Il punto di partenza dell’analisi del quadro internazionale è costituito dalle tendenze dell’economia americana. Dal punto di vista dell’attività economica gli Stati Uniti hanno registrato un biennio di crescita a tassi moderati, e un avvio del recupero anche del mercato del lavoro. Nell’ultimo anno sono stati creati circa due milioni di posti di lavoro, che però rappresentano un risultato modesto tenuto conto della contrazione di circa otto milioni di occupati avvenuta durante la recessione. La ripresa è stata anche sostenuta dalla politica economica americana, che è rimasta di segno fortemente espansivo: basti ricordare che, a due anni dall’avvio della ripresa, i tassi d’interesse restano prossimi a zero, e su valori di segno negativo in termini reali. Inoltre, gli Stati Uniti non hanno neanche avviato la fase di aggiustamento della finanza pubblica: il livello del deficit pubblico nel 2011 è elevatissimo, superiore al 10% del Pil per il terzo anno consecutivo. Per queste ragioni, nonostante si venga da due anni di ripresa, non è ancora chiaro se l’economia americana ha avviato una fase ciclica in grado di autosostenersi: restano forti elementi di incertezza circa le prospettive di tenuta del ciclo americano nei prossimi anni, una volta attenuatosi il sostegno delle politiche economiche all’economia. (SBGJDP 4UBUJ 6OJUJ EFGJDJU QVCCMJDP JO EFM 1JM TUJNF *NG QFS JM
0 -2 -4 -6 -8 -10 -12 -14
2001
2004
2007
2010
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *NG
In generale, quindi, nonostante l’avvio della ripresa, la collocazione dell’economia americana all’interno dello scenario economico internazionale non è piÚ quella degli anni prima della recessione. Gli Stati Uniti difficilmente potranno quindi tornare con la loro domanda a svolgere il ruolo di traino della crescita globale. Il paese deve ancora completare la fase di aggiustamento dei propri squilibri, e questo trova anche riscontro nell’andamento del dollaro che,
[ 15 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
pur fluttuando ampiamente nel corso degli ultimi due anni, è tornato su posizioni di debolezza. Gli Stati Uniti non potranno tornare a trainare la crescita globale perchÊ i conti delle famiglie americane non permettono di sostenere un trend di crescita della loro domanda a tassi sostenuti. Nell’ultimo triennio si è osservato un incremento del tasso di risparmio delle famiglie e si è avviata la fase di riduzione del grado di indebitamento. Buona parte dell’aggiustamento, però, è stato realizzato grazie alla politica monetaria che, attraverso la caduta del livello dei tassi d’interesse, ha liberato risorse dai bilanci familiari: la riduzione dei tassi d’interesse ha difatti un impatto significativo quando lo stock di debito accumulato è cosÏ elevato (graf.1.2). (SBGJDP 4UBUJ 6OJUJ TUPDL EJ EFCJUP EFMMF GBNJHMJF JO SBQQPSUP BM SFEEJUP EJTQPOJCJMF
1,40 1,30 1,20 1,10 1,00 0,90 0,80
90
95
00
05
10
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ # MT
Dal grafico 1.3 si osserva difatti la contrazione della spesa per il servizio del debito delle famiglie (ovvero la somma fra il capitale rimborsato in ciascun periodo e gli interessi pagati sul debito contratto), variabile che evidentemente potrebbe tornare a salire nell’eventualità di una fase di aumento dei tassi d’interesse. Sui conti delle famiglie pesa poi, in particolare, l’effetto di un mercato immobiliare che resta debolissimo nonostante la ripresa degli altri settori sia comunque iniziata e i tassi d’interesse siano bassissimi. La caduta dei prezzi delle case ha reso in molti casi gli immobili, che fungevano da collateral ai mutui, incapienti rispetto all’entità del debito cui facevano da garanzia. Il credito alle famiglie per l’acquisto di immobili è oggi molto piÚ selettivo rispetto agli anni passati mentre, nel contempo, sulle decisioni di acquisto di case pesa la memoria della recente caduta dei prezzi (graf. 1.4). Si ritiene che la crisi del mercato immobiliare sia fra i fattori che stanno frenando la ripresa anche per gli effetti che essa determina sul mercato del lavoro.
[ 16 ]
Capitolo 1. La doppia velocitĂ della ripresa globale
(SBGJDP 4UBUJ 6OJUJ QBHBNFOUJ EFMMF GBNJHMJF QFS JM TFSWJ[JP EFM EFCJUP JO EFM SFEEJUP EJTQPOJCJMF
14 13 12 11 10
80
83
86
89
92
95
98
01
04
07
10
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ 'FEFSBM 3 FTFSWF
Il mercato del lavoro americano si è caratterizzato tradizionalmente per una elevata mobilità territoriale della forza lavoro, che favoriva quindi la caduta della disoccupazione dopo le recessioni: i lavoratori si spostavano difatti in fretta dalle aree piÚ colpite dalla crisi verso quelle con prospettive economiche piÚ promettenti. La mobilità territoriale richiede però anche la possibilità di vendere in fretta e senza particolari costi l’immobile di proprietà per acquistarne un altro nel nuovo luogo di residenza. Questo processo è però ostacolato proprio dal fatto che i lavoratori delle aree piÚ colpite dalla recessione sono anche quelli che hanno visto il valore del proprio immobile cadere in misura maggiore, e che quindi nel caso di vendita spesso non riescono a coprire neanche il valore residuo del mutuo contratto. (SBGJDP 4UBUJ 6OJUJ 1SF[[J SFBMJ EFHMJ JNNPCJMJ JOEJDF EJ $ BTF 4DIJMMFS EFGMB[JPOBUP DPO J QSF[[J BM DPOTVNP
225 200 175 150 125 100
98
00
02
04
06
08
10
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ # MT F 4UBOEBSE 1PPS
L’impressione è quindi che il consumatore americano sia di fatto uscito definitivamente dalla scena globale, dopo esserne stato il protagonista per almeno venti anni. Il percorso di rientro delle famiglie dal debito cumulato negli ultimi anni e l’esigenza di un contestuale aggiustamento del debito da parte del setto-
[ 17 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
re pubblico suggeriscono che in prospettiva l’economia globale dovrà affidare alla domanda di altri paesi il ruolo di traino della crescita.
* QBFTJ FNFSHFOUJ HVJEBOP MB SJQSFTB HMPCBMF I paesi emergenti in generale, e le economie asiatiche in particolare, hanno realizzato una fase di ripresa nel corso del passato biennio decisamente piĂš robusta rispetto alle economie avanzate. La maggior parte di queste economie si è riportata sui trend di crescita prevalenti prima della crisi. Questo aspetto è importante anche perchĂŠ, soprattutto per i paesi asiatici, prevaleva l’ipotesi che la loro crescita fosse dipendente dalla capacitĂ di esportare verso le economie avanzate. Negli ultimi tre anni, invece, si è osservata una crescita robusta dei paesi emergenti nonostante la fase di bassa domanda che ha caratterizzato le economie avanzate. Queste economie hanno quindi avviato un percorso di recupero basato in misura maggiore sull’andamento della domanda interna. Ăˆ aumentato anche il loro peso sulla domanda internazionale e questo poi si è riflesso sulle capacitĂ di sviluppo delle economie avanzate. Come vedremo meglio piĂš avanti, le economie europee dell’area tedesca stanno realizzando una fase di crescita che sta beneficiando proprio della crescita della domanda asiatica. (SBGJDP 1SPEPUUP JOUFSOP MPSEP FDPOPNJF BWBO[BUF QBFTJ FNFSHFOUJ WBSJB[JPOJ QSFWJTJPOJ *NG QFS JM
10 Paesi emergenti
8 6 4 2 0
Economie avanzate
-2 -4
1980
1985
1990
1995
2000
2005
2010
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *NG
Partendo dalla constatazione dell’entità degli squilibri dell’economia americana tuttora irrisolti, e considerando la forte crescita dei paesi emergenti, uno sviluppo virtuoso del quadro economico globale dovrebbe avere come esito naturale l’indebolimento del dollaro, circostanza che si è effettivamente verificata, anche se non in maniera uniforme verso tutte le valute. In particolare, la tendenza spontanea all’indebolimento del dollaro è stata ancora contrastata
[ 18 ]
Capitolo 1. La doppia velocitĂ della ripresa globale
dalle autorità cinesi, che hanno protratto la politica di difesa del cambio dello yuan. L’accumulo di riserve da parte della Cina si è protratto ancora, proprio al fine di limitare le variazione del cambio fra le due valute. (SBGJDP $BNCJP ZVBO EPMMBSP 8,5 8,0 7,5 7,0 6,5 6,0
00
01
02
03
04
05
06
07
08
09
10
11
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ &DC
Da diverse parti sono state sollevate critiche alla posizione cinese, che pare ostacolare l’aggiustamento degli squilibri globali. D’altronde, si deve anche osservare che, qualora la Cina accettasse di abbandonare la politica di difesa del cambio, ne conseguirebbe anche un’interruzione della fase di accumulo di titoli di Stato americani, e questo potrebbe a sua volta determinare un incremento dei tassi d’interesse Usa. Le ragioni per cui le autorità cinesi non vedono con favore un’ipotesi di cambio piÚ forte dello yuan sono in parte legate al timore di abbandonare troppo in fretta un modello di sviluppo che è stato basato sulla concorrenza dal lato del costo del lavoro. Inoltre, si ritiene che la possibilità di fluttuazioni della valuta richieda anche un mercato domestico dei capitali piÚ sviluppato di quello cinese. Infine, va ricordato che, nonostante la forte espansione industriale, la base produttiva cinese è prevalentemente agricola, con redditi dei contadini legati all’andamento dei prezzi delle materie prime; visto che, come le altre commodity, anche quelle agricole sono quotate in dollari, un apprezzamento dello yuan potrebbe ridurre i prezzi dei prodotti agricoli misurati in valuta interna, penalizzando quindi i redditi degli agricoltori cinesi. La politica valutaria cinese, limitando l’apprezzamento dello yuan sul dollaro, concorre a mantenere elevati i prezzi dei prodotti importati rispetto alle produzioni domestiche; in questo modo, viene ostacolata la formazione di una classe di consumatori cinesi in grado di compensare gradualmente la progressiva uscita di scena della domanda americana e giapponese. L’aumento delle importazioni cinesi ha difatti avuto sinora una maggiore incidenza sugli acqui-
[ 19 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
sti di materie prime e di beni intermedi per la produzione. Non va però trascurato il fatto che, sia pure con una velocità inferiore rispetto a quello che sarebbe possibile, sta emergendo una classe di consumatori che potrebbe gradualmente allargarsi, sino a rendere quello cinese un mercato di sbocco decisivo anche per i produttori mondiali di beni di consumo.
3JRVBESP *OWFTUJNFOUJ F DPOTVNJ OFMMB SJQSFTB HMPCBMF -B GBTF EJ DSJTJ BUUSBWFSTBUB EBMM±FDPOPNJB NPOEJBMF OFM DPSTP EFHMJ BOOJ QBTTBUJ TJ o DBSBUUFSJ[[BUB QFS EJWFSTJ USBUUJ QFDVMJBSJ 6OP EJ FTTJ o DPTUJUVJUP EBM GBUUP DIF MB SFDFTTJPOF EFM ¬ IB BDDPNVOBUP MF NBHHJPSJ BSFF / PO WJ TPOP TUB UJ DJPo TGBTBNFOUJ DJDMJDJ GSB J EJWFSTJ QBFTJ -F EJWFSHFO[F TJ TPOP JOWFDF QSPEPUUF TPQSBUUVUUP EBM RVBOEP TPOP FNFSTF DPO FWJEFO[B DSFTDFOUF BNQJ EJWBSJ OFMMB SBQJEJUh EJ TVQFSBNFOUP EFMMB DSJTJ *M SFDVQFSP o TUBUP TPQSBUUVUUP SBQJEP OFJ QBFTJ FNFSHFOUJ 6O BTQFUUP JOUFSFTTBOUF o SBQQSFTFOUBUP BODIF EBJ GBUUPSJ DIF IBOOP HVJEBUP MF PTDJMMB[JPOJ EFMMB EPNBOEB JOUFSOB[JPOBMF *O QBSUJDPMBSF VO BTQFUUP DPOEJWJTP EBMMF EJWFSTF FDPOPNJF o JM GBUUP DIF MB DBEVUB EFM DJDMP IB SJºFTTP TPQSBUUVUUP MB ºFTTJPOF EFHMJ JOWFTUJNFOUJ F BMMP TUFTTP NPEP o BMMB EJWFSTB SBQJEJUh EJ SFDVQF SP EFHMJ JOWFTUJNFOUJ DIF QVx FTTFSF SJDPOEPUUB BMMB EJWBSJDB[JPOF OFMMF WFMPDJUh EJ TVQFSBNFOUP EFMMB DSJTJ *O QBSUF UBMF DPNQPSUBNFOUP o OPSNBMF OFMMB NJTVSB JO DVJ MB SFBUUJWJUh EFMMB EPNBOEB EFMMF JNQSFTF OFM DPSTP EFM DJDMP o JO HFOFSF NPMUP BNQJB JO QSFTFO[B EJ TQB[J EJ DBQBDJUh QSPEVUUJWB TPUUPVUJMJ[[BUJ JOUFSJ QJBOJ EJ JOWFTUJNFOUP QPTTPOP WFOJSF BODIF DPNQMFUBNFOUF B[[FSBUJ *OPMUSF M±VMUJNB DSJTJ IB BWVUP EFJ USBUUJ TQFDJ¹DJ F JO QBSUJDPMBSF MF EJG¹DPMUh EFJ TJTUFNJ CBODBSJ DIF QPUSFCCFSP BWFSF DPOUSJCVJUP B MJNJUBSF MF EFDJTJPOJ EJ TQFTB EFMMF JNQSFTF BUUSBWFSTP QPMJUJDIF EJ ¹OBO[JBNFOUP QJ} TFMFUUJWF EB QBSUF EFHMJ JTUJUVUJ EJ DSFEJUP *OPMUSF VO BMUSP BTQFUUP QFDVMJBSF EFMM±VMUJNB DSJTJ o SBQQSFTFOUBUP EBMM±BOEBNFOUP EFHMJ JOWFTUJNFOUJ JO DPTUSV[JPOJ DIF EPQP BWFSF SFHJTUSBUP VO DJDMP FTVCFSBOUF EVSBOUF HMJ BOOJ EVFNJMB IBOOP BWWJBUP JO NPMUJ QBFTJ VOB GBTF EJ DSJTJ BODIF NPMUP NBSDBUB -F EJWFSHFO[F OFM QFSDPSTP EFHMJ JOWFTUJNFOUJ OFM DPSTP EFMMB GBTF EJ SJQSFTB TPOP VO FMFNFOUP JNQPSUBOUF QFS VOB EJBHOPTJ EFMMB OBUVSB EFMMB DSJTJ DIF IB JOWFTUJUP MF EJWFSTF FDPOPNJF %JGBUUJ JO BMDVOJ QBFTJ MB DSJTJ IB MBTDJBUP DPNF FSFEJUh VO BNQJP TUPDL EJ DBQJUBMF JO FDDFTTP *O QBSUF TJ USBUUB EJ VOP TUPDL EJ JNNPCJMJ F JO QBSUF EJ JOWFTUJNFOUJ JO NBDDIJOBSJ TUSVUUVSBMNFOUF TPUUPVUJMJ[[BUJ UBMF FSFEJUh o VO TFHOBMF EJ VO FDDFTTP EJ JOWF TUJNFOUJ EVSBOUF HMJ BOOJ EVFNJMB QSFTVNJCJMNFOUF EFSJWBOUF EB DPOEJ[JPOJ EJ ¹OBO[JBNFOUP QBSUJDPMBSNFOUF QFSNJTTJWF *O RVFTUJ QBFTJ VOB WPMUB SJQSJTUJOBUJ
[ 20 ]
Capitolo 1. La doppia velocità della ripresa globale
DPNQPSUBNFOUJ QJ} QSVEFOUJ EB QBSUF EFJ TJTUFNJ CBODBSJ HMJ JOWFTUJNFOUJ UFO EPOP B SJQPSUBSTJ TV VO MJWFMMP QJ} FRVJMJCSBUP BODIF QFSDIn MP TUPDL EJ DBQJUBMF FTJTUFOUF SJTVMUB FDDFEFOUF J GBCCJTPHOJ EFMMB QSPEV[JPOF *O DPOTFHVFO[B EJ DJx MB DSJTJ EFUFSNJOB VOB DBEVUB TUSVUUVSBMF EFHMJ JOWFTUJNFOUJ DIF OPO WJFOF QPJ SFDVQFSBUB OFM DPSTP EFMMB GBTF EJ SJQSFTB TVDDFTTJWB *O BMUSF FDPOPNJF JOWFDF MB DBEVUB EFHMJ JOWFTUJNFOUJ o VO GBUUP EJ DBSBUUFSF QVSBNFOUF DJDMJDP F RVJOEJ DPNQFOTBUP EB VO SFDVQFSP OFM DPSTP EFMMB GBTF EJ SJQSFTB EFM DJDMP FDPOPNJDP *OWFTUJNFOUJ EJTUBO[B EBJ NBTTJNJ WBSJB[JPOJ DVNVMBUF SJTQFUUP BM
Irlanda Grecia Spagna Usa Rep. Slovacca Regno Unito Giappone Italia Ungheria Pololina Rep. Ceca Nuova Zelanda Finlandia Francia Olanda Svezia Austria Canada Belgio Messsico Germania Corea Tailandia Russia Svizzera Sud Africa Malesia Australia Singapore Taiwan Turchia India Argentina Brasile Indonesia -60
-45
-30
-15
0
15
30
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV GPOUJ TUBUJTUJDIF OB[JPOBMJ
4J QVx RVJOEJ BGGFSNBSF DIF JM EJWFSTP BOEBNFOUP EFHMJ JOWFTUJNFOUJ o VOP EFJ GBUUPSJ DIF DPOTFOUPOP EJ EJTUJOHVFSF JO DIF NJTVSB DJBTDVOB FDPOPNJB o DBSBU UFSJ[[BUB EB VOB DSJTJ EJ DBSBUUFSF TUSVUUVSBMF "MMP TDPQP OFM HSB¹DP TJ SBQQSF TFOUB MB WBSJB[JPOF EFHMJ JOWFTUJNFOUJ JOUFSWFOVUB GSB JM VMUJNP BOOP QSF DFEFOUF BMMB DSJTJ QFS MB NBHHJPS QBSUF EFJ QBFTJ BODIF TF JM NBTTJNP PTDJMMB GSB JOJ[JP F MB QSJNB NFUh EFM B TFDPOEB EFJ DBTJ F MB NFEJB GSB JM RVBSUP USJNFTUSF EFM F JM QSJNP EFM OFMMF NBHHJPSJ FDPOPNJF NPOEJBMJ 4J PT
[ 21 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
TFSWB DPNF MF EJWFSHFO[F TJBOP QBSUJDPMBSNFOUF QSPOVODJBUF DPO FDPOPNJF DIF SFHJTUSBOP HJh VO MJWFMMP EFHMJ JOWFTUJNFOUJ TVQFSJPSF BM EBUP QSF DSJTJ NFOUSF JO BMUSF MF EJTUBO[F EB DPMNBSF TPOP UVUUPSB QBSUJDPMBSNFOUF BNQJF * QBFTJ DIF IBOOP HJh SFDVQFSBUP JOUFHSBMNFOUF MF QFSEJUF TPOP TPQSBUUVUUP RVFMMJ EFMMF BSFF FNFSHFOUJ NFOUSF OFMMF FDPOPNJF BWBO[BUF SFTUBOP QFS MP QJ} BNQJ HBQ OFHB UJWJ * QBFTJ DIF OFM QFSJPEP IBOOP SFDVQFSBUP JOUFHSBMNFOUF MF QFSEJUF P TPOP BEEJSJUUVSB HJh BM EJ TPQSB EFM MJWFMMP QSF DSJTJ TPOP TJDVSBNFOUF HMJ BTJBUJDJ F RVFM MJ MBUJOP BNFSJDBOJ 'SB MF FDPOPNJF BWBO[BUF RVFMMB OFMMB QPTJ[JPOF NJHMJPSF o M±"VTUSBMJB QSPEVUUPSF EJ NBUFSJF QSJNF F DPO WBOUBHHJ EJ QSPTTJNJUh BMM±BSFB EFM TVE FTU BTJBUJDP 'SB MF FDPOPNJF BWBO[BUF TFHVPOP MF FDPOPNJF EFMM±BSFB UFEF TDB B QBSUF JM $ BOBEB OFMM±PSEJOF TFHVPOP 4WJ[[FSB ( FSNBOJB # FMHJP "VTUSJB 4WF[JB F 0 MBOEB " TDFOEFSF HMJ BMUSJ DPO MF VMUJNF QPTJ[JPOJ PDDVQBUF EBJ QBFTJ EFMMB QFSJGFSJB FVSPQFB P FDPOPNJF DPNF 6TB F 3 FHOP 6OJUP DBSBUUFSJ[[BUF EB VOB DBEVUB QFTBOUF EFHMJ JOWFTUJNFOUJ JNNPCJMJBSJ "ODIF M±*UBMJB o OFMMF QPTJ[JP OJ EJ SFUSPWJB GSB J QBFTJ J DVJ JOWFTUJNFOUJ EFWPOP SFDVQFSBSF NPMUP EFM UFSSFOP QFSEVUP * DPOTVNJ JOWFDF IBOOP VO JM MPSP DPNQPSUBNFOUP OFM DPSTP EFM DJDMP o OPSNBMNFOUF QJ} TUBCJMF EJ RVFMMP EFHMJ JOWFTUJNFOUJ / PO o RVJOEJ SBHJPOF EJ TPSQSFTB JM GBUUP DIF JM SBOHF GSB J QBFTJ DPO DSFTDJUB EFMMB EPNBOEB QJ} P NFOP BNQJB TJB QJ} DPOUFOVUP SJTQFUUP BHMJ JOWFTUJNFOUJ -B SFMBUJWB TUBCJMJUh EFJ DPO TVNJ OFM DPSTP EFMMB DSJTJ IB QFSx SJºFTTP BODIF DBSBUUFSJTUJDIF TQFDJ¹DIF EFMM±VM UJNP DJDMP *O QBSUJDPMBSF EVF TPOP HMJ BTQFUUJ DIF NFSJUB TFHOBMBSF *M QSJNP o SBQQSFTFOUBUP EBMM±BOEBNFOUP EFJ DPSTJ EFMMF NBUFSJF QSJNF 4J SJ DPSEFSh DIF OFM DPSTP EFMMB GBTF QJ} EJG¹DJMF EFMMB DSJTJ J QSF[[J EFMMF NBUFSJF QSJNF GPTTFSP DSPMMBUJ F RVFTUP EJ GBUUP IB DPNQPSUBUP DIF J QBFTJ QSPEVUUPSJ TPQSBUUVUUP EJ QFUSPMJP BCCJBOP BTTPSCJUP QBSUF EFMMP shock BUUFOVBOEP MF DPO TFHVFO[F EFMMB DSJTJ TVJ DPOTVNBUPSJ TJ SBNNFOUFSh DPNF OFM M±JOºB[JPOF GPTTF DSPMMBUB JO NPMUJ QBFTJ 5 SBUUBOEPTJ EJ FDPOPNJF B CBTTB QSPQFOTJPOF BM DPOTVNP EBUF BODIF MF GPSUJ EJTVHVBHMJBO[F OFJ SFEEJUJ DIF TPWFOUF MF DBSBUUF SJ[[BOP M±FGGFUUP TVJ SJTQFUUJWJ DPOTVNJ o TUBUP DPOUFOVUP *M TFDPOEP BTQFUUP o SBQQSFTFOUBUP EBMMF QPMJUJDIF EJ CJMBODJP *O NPMUJ QBFTJ MB DSJTJ o TUBUB DPOUSBTUBUB BUUSBWFSTP QPMJUJDIF ¹TDBMJ DIF IBOOP HJPDBUP JO CVPOB NJTVSB GPSOFOEP VO TPTUFHOP BJ SFEEJUJ EFMMF GBNJHMJF 2 VFTUP IB GBUUP Ts DIF MB DPOUSB[JPOF EFJ SFEEJUJ EFJ DPOTVNBUPSJ TJB TUBUB MJNJUBUB B GSPOUF EJ VO QFHHJP SBNFOUP EFJ CJMBODJ QVCCMJDJ * GBUUPSJ BMMB CBTF EFMMB SFMBUJWB TUBCJMJUh EFJ DPOTVNJ TJ TPOP QFSx SBQJEBNFOUF JOWFSUJUJ EBM * QSF[[J EFMMF NBUFSJF QSJNF IBOOP SFDVQFSBUP QPTJ[JPOJ F M±BV NFOUP EFMM±JOºB[JPOF IB JOJ[JBUP BE FSPEFSF JM QPUFSF E±BDRVJTUP EFMMF GBNJHMJF TV TDBMB HMPCBMF 4J QPUSFCCF BGGFSNBSF DIF J QBFTJ QSPEVUUPSJ EJ NBUFSJF QSJNF
[ 22 ]
Capitolo 1. La doppia velocitĂ della ripresa globale
TJ TPOP ÂŽSJQSFTJÂŻ RVBOUP BWFWBOP DFEVUP OFM DPSTP EFMMB SFDFTTJPOF *O TFDPOEP MVPHP MB GBTF EJ QFHHJPSBNFOUP EFM CJMBODJ QVCCMJDJ IB SBHHJVOUP JM TVP BQJDF OFM F EBM NPMUF FDPOPNJF IBOOP BWWJBUP VOB GBTF EJ BHHJVTUBNFOUP EFJ DPOUJ $POTVNJ EJTUBO[B EBJ NBTTJNJ WBSJB[JPOJ DVNVMBUF SJTQFUUP BM
Irlanda Grecia Ungheria Spagna R Unito Giappone Italia Olanda Rep Ceca Usa Nuova Zelanda Germania Messico Francia Finlandia Austria Belgio Svezia Svizzera Taiwan Rep Slovacca Corea Sud Africa Australia Canada Turchia Tailandia Russia Singapore Polonia Brasile Indonesia Malesia Argentina India -15
0
15
30
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV GPOUJ TUBUJTUJDIF OB[JPOBMJ
*O RVFTUF DPOEJ[JPOJ TJ DPNQSFOEF DPNF BMMB NBHHJPSF TUBCJMJUh EFMMB EPNBOEB EFMMF GBNJHMJF EVSBOUF HMJ BOOJ QBTTBUJ QPTTB DPSSJTQPOEFSF BODIF VOB GBTF EJ TPTUBO[JBMF EJGšDPMUh OFM DPSTP EFMMB GBTF EJ SFDVQFSP " DJx QPUSh DPOUSJCVJSF BODIF JM GBUUP DIF JM DSFEJUP BJ DPOTVNBUPSJ TJ o GBUUP NFOP HFOFSPTP SJTQFUUP BHMJ BOOJ EVFNJMB F RVFTUP QPSUFSh MF GBNJHMJF QJ} JOEFCJUBUF BE BDDSFTDFSF JM UBTTP EJ SJTQBSNJP ( VBSEBOEP BMMB HFSBSDIJB EFJ QBFTJ DPTUSVJUB BODPSB VOB WPMUB TVMMB CBTF EFMMB EJTUBO[B SJTQFUUP BM MJWFMMP NFEJP EFM TJ PTTFSWB DPNF MF FDPOPNJF B EP NBOEB QJ} EJOBNJDB TJBOP BODPSB RVFMMF FNFSHFOUJ NFOUSF ( SFDJB F *SMBOEB TJ NBOUFOHPOP OFMMF QPTJ[JPOJ EJ SFUSPWJB -¹*UBMJB E¹BMUSPOEF OPO o NPMUP EJTUBOUF EB RVFTUB QBUUVHMJB EJ SFUSPHVBSEJB
[ 23 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
-B EPNBOEB BTJBUJDB USBJOB M¹JOGMB[JPOF NPOEJBMF La ripresa dei paesi emergenti del 2010 si è accostata a forti tensioni dal lato dei prezzi delle materie prime. L’entità degli incrementi è stata particolarmente accentuata, con un andamento simmetrico rispetto a quanto osservato nel corso della recessione, quando i prezzi erano letteralmente crollati. L’andamento fortemente correlato con il ciclo economico suggerisce di ricondurre il comportamento dei prezzi alle oscillazioni registrate dall’attività economica, anche se l’ampiezza delle variazioni è tale da avere indotto molti a puntare l’attenzione su fenomeni di carattere speculativo. Su questo punto, si ravvisa dal 2010 una crescita dei prezzi delle materie prime che presenta un’elevata sincronia con il rafforzamento dei mercati azionari. Tale circostanza potrebbe anche costituire un esito della politica monetaria americana, che avrebbe di fatto finanziato la speculazione, e favorito acquisti di attività finanziate attraverso indebitamento denominato in dollari. Non è da escludere che i due fattori che stanno alla base dell’accelerazione della domanda possano essersi sovrapposti, ovvero che la speculazione potrebbe in alcune casi essersi aggiunta ad una tendenza di fondo legata alla ripresa del ciclo internazionale. (SBGJDP 1SF[[P EFM QFUSPMJP WBSJFUh # SFOU BM CBSJMF
140 120 100 80 60 40 20 0
00
01
02
03
04
05
06
07
08
09
10
11
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ %BUBTUSFBN
Probabilmente conta anche il fatto che l’accelerazione della domanda ha sollecitato mercati dove non necessariamente vi era una grande disponibilità di offerta attivabile in tempi brevi. I problemi di carenza d’offerta si sono poi acuiti dal mese di marzo a seguito del deterioramento dello scenario politico dei paesi del Nord Africa. Nel breve periodo questo ha comportato una riduzione delle forniture da parte della Libia. Le conseguenze sul mercato petrolifero sarebbero però ben piÚ ampie qualora si immaginasse una estensione
[ 24 ]
Capitolo 1. La doppia velocità della ripresa globale
delle tensioni all’intero mondo arabo, tale da limitare l’offerta di greggio da parte dei paesi dell’area mediorientale. In generale, quindi, sebbene l’effetto d’impatto della crisi dei paesi del Nord Africa sull’offerta globale di petrolio sia stato di entità contenuta, i rischi del mercato petrolifero sono significativamente aumentati. Le tensioni non sono rimaste circoscritte però al solo comparto energetico, ma hanno anche coinvolto le altre commodity. In particolare, si osservano aumenti importanti nei comparti dei metalli, nelle agricole no-food (come le materie prime tessili o il legname) e in tutto il comparto alimentare. Le tensioni sul mercato petrolifero hanno determinato un serio ostacolo alla ripresa, tanto più che i paesi Opec non hanno di fatto operato al fine di compensare la contrazione nelle forniture di greggio libico. Questo ha determinato a fine giugno un intervento del tutto eccezionale da parte dell’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) che ha deciso di rilasciare 60 milioni di barili delle sue riserve strategiche, che ha avuto l’esito di determinare una temporanea correzione delle quotazioni. Al di là delle oscillazioni di breve, le tendenze evidenziate dai prezzi delle materie prime nel 2010-2011 hanno messo in luce come l’impennata del 2008 non sia stata un fatto episodico. Se la correzione dei prezzi del 2009 aveva lasciato presumere un assestamento dei prezzi su livelli più contenuti, è bastato un recupero del ciclo internazionale per riportarci su livelli non distanti dai massimi raggiunti prima della crisi. È sempre più evidente come l’ascesa della domanda guidata dalla globalizzazione e dall’ingresso di una nuova platea di consumatori sui mercati internazionali, si confronti con limiti all’espansione dell’offerta. Livelli delle quotazioni più elevati comportano cambiamenti nelle strutture produttive, si pensi alla diffusione delle energie alternative, ma anche vincoli potenziali allo sviluppo. È possibile cioè che per qualche anno, sino a quando nuovi cambiamenti tecnologici e innovazioni nei processi di produzione avranno nuovamente spostato in avanti il potenziale produttivo globale, le fasi di accelerazione della domanda si traducano in accelerazioni dei prezzi, più che delle quantità prodotte. Con l’ascesa dei corsi delle materie prime il quadro inflazionistico mondiale si è modificato: l’ampiezza delle oscillazioni delle quotazioni ha difatti condizionato in tutte le maggiori economie la dinamica dei prezzi, portando ad invertire lo scenario del 2009, quando in tutti i paesi l’inflazione era scesa su livelli bassissimi, anche in quel caso a seguito dell’andamento, allora in discesa, dei prezzi delle commodity. Il quadro inflazionistico del 2011 presenta quindi alcune caratteristiche che possono essere rapidamente commentate.
[ 25 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
Innanzitutto, si è trattato di uno shock comune: nella misura in cui i rincari delle commodity colpiscono tutti i paesi, ne consegue anche che l’aumento dell’inflazione risulta condiviso. Questo vuole dire anche che l’aumento dell’inflazione, pur dipendendo dall’aumento della crescita globale, colpisce tutti i paesi indipendentemente dal fatto che essi crescano piÚ o meno degli altri. Quindi, i paesi che stanno crescendo meno si ritrovano a subire, via rincari delle commodity, una conseguenza avversa del maggiore sviluppo dei paesi piÚ dinamici, la cui crescita ha determinato l’ascesa dei prezzi delle materie prime. Le differenze nelle dinamiche inflazionistiche dei diversi paesi paiono in questa fase riconducibili anche all’andamento del cambio, nella misura in cui economie la cui valuta si rafforza sul dollaro tendono poi a ricevere spinte inferiori dai rincari delle commodity. (SBGJDP 4UBUJ 6OJUJ JOGMB[JPOF DPSF F OP DPSF WBSJB[JPOJ UFOEFO[JBMJ
6,0
Totale
5,0 4,0 3,0 2,0 1,0
Excl food & energy
0,0 -1,0 -2,0 -3,0
01
02
03
04
05
06
07
08
09
10
11
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ # MT
Conta poi anche la composizione dei consumi delle famiglie: in particolare, nei paesi piÚ poveri la struttura dei consumi è anche caratterizzata da un peso piÚ elevato della spesa rivolta a soddisfare bisogni essenziali. Pesano di piÚ quindi sulla spesa delle famiglie proprio gli acquisti di beni a elevato contenuto di materie prime, soprattutto i prodotti alimentari. A parità di rincari dei prezzi dei prodotti alimentari risulta quindi anche maggiore l’impatto sul potere d’acquisto delle famiglie. Nei paesi piÚ poveri aumenti dei prezzi delle materie prime di base, come il riso o il mais, possono rendere una famiglia non in grado di sostentarsi. Alcuni commentatori ritengono che i rincari delle materie prime alimentari siano fra i fattori che hanno contribuito a scatenare le tensioni politiche nei paesi del Nord Africa.
[ 26 ]
Capitolo 1. La doppia velocitĂ della ripresa globale
(SBGJDP "SFB FVSP JOGMB[JPOF DPSF F OP DPSF WBSJB[JPOJ UFOEFO[JBMJ
5,0 Totale
4,0 3,0 2,0 1,0
Excl food & energy
0,0 -1,0
01
02
03
04
05
06
07
08
09
10
11
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ &VSPTUBU
La natura dello shock ha anche avuto in tutti i paesi l’effetto di determinare una divaricazione nelle dinamiche dei prezzi per le diverse tipologie di beni o servizi a seconda dell’incidenza del contenuto di materie prime in ciascuno di essi. I maggiori rincari sono concentrati fra i prodotti energetici e alimentari, e questo quindi determina l’apertura del divario fra i cosiddetti indicatori di inflazione core e i tassi d’inflazione complessivi. Tale distinzione fa quindi da premessa ad un ulteriore elemento di analisi, relativo al fatto che l’aumento della dinamica inflazionistica del 2011 rappresenti un cambiamento di regime di carattere transitorio, piuttosto che la premessa ad un aumento permanente della dinamica dei prezzi. Tale distinzione è importante per le scelte di politica economica. Difatti, a rigore un aumento soltanto temporaneo dell’inflazione non andrebbe contrastato dalla politica monetaria, nella misura in cui esso riflette circostanze, come i rincari delle materie prime, che non dipendono direttamente dalle decisioni delle banche centrali. Diverso il caso in cui l’aumento dell’inflazione innescato dall’andamento delle commodity dovesse comportare un aumento delle aspettative d’inflazione generando un incremento della dinamica salariale e un aumento del tasso d’inflazione anche nei prossimi anni. Naturalmente, per una banca centrale non è agevole distinguere le caratteristiche dell’aumento dell’inflazione. Se decide di aumentare i tassi d’interesse rapidamente vi è il rischio di frenare troppo la crescita: si va difatti ad aggiungere una restrizione monetaria agli effetti del rincaro delle materie prime. D’altro canto, se la banca centrale ritarda molto, allora rischia che si materializzino aspettative di inflazione piÚ elevata, e quindi di essere costretta ad adottare successivamente una politica monetaria ben piÚ restrittiva, con effetti ancora maggiori sulla crescita dell’economia. Sinora ha prevalso una lettura del recente rialzo dell’inflazione differente a seconda dei paesi. In diversi paesi emergenti è stata avviata una fase di restri-
[ 27 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
zione monetaria, nel timore che gli effetti legati ai rincari delle materie prime, sovrapponendosi ad una fase di crescita sostenuta, potessero innescare una accelerazione delle tensioni sui prezzi. La Fed, dal lato opposto, ha optato per una lettura delle tensioni sui prezzi come un fatto occasionale, anche in virtÚ del quadro congiunturale ancora incerto. In una posizione intermedia la Bce, che ha avviato, sia pure con estrema gradualità , la fase normalizzazione del livello dei tassi d’interesse.
-B DSJTJ EFM EFCJUP GSFOB MB SJQSFTB FVSPQFB All’interno del quadro sopra descritto, l’area dell’euro ha evidenziato un andamento del tutto peculiare. Difatti, i risultati medi dell’area rappresentano la sintesi di tendenze differenti delle varie economie al suo interno. In particolare, una fase di crescita robusta ha contraddistinto la Germania e le altre economie dell’area tedesca, mentre una posizione di maggiore debolezza ha caratterizzato le economie dell’area mediterranea. La divaricazione fra le performance delle diverse economie europee è legata in parte alle caratteristiche della stessa ripresa dell’economia globale. Il fatto che i driver dello sviluppo internazionale siano state le economie emergenti ha in generale comportato che le esportazioni siano cresciute di piÚ in quei paesi meglio posizionati sui mercati piÚ dinamici. Nella tabella 1.1 si presenta la composizione geografica delle esportazioni delle tre principali economie dell’area euro, evidenziando innanzitutto la maggiore presenza della Germania sui mercati asiatici, e in particolare su quello cinese. Il peso di queste economie sul totale delle esportazioni tedesche concorre a spiegare la maggiore capacità della Germania di cogliere le opportunità concesse dalla crescita dell’area asiatica. Nella tavola si evidenzia anche il peso relativo come mercato di sbocco dei paesi del Nord Africa e di quelli dell’area mediorientale. Si osserva subito come il peso di queste aree come mercato di destinazione delle esportazioni risulti decisamente inferiore nel caso tedesco mentre piÚ ampio è il rispettivo rilievo per i paesi dell’area del Mediterraneo, come Francia e Italia. Una frenata di queste economie potrebbe avere effetti non secondari sulle economie europee. Vi sono poi anche altri fattori che concorrono a spiegare la divaricazione nelle tendenze dei paesi europei. Uno di questi è costituito dal peso della crisi del settore immobiliare. Difatti, la Germania è un caso abbastanza unico nel panorama europeo (e di fatto insieme al Giappone anche a livello mondiale) non avendo sperimentato il boom immobiliare degli anni duemila.
[ 28 ]
Capitolo 1. La doppia velocitĂ della ripresa globale
5BCFMMB *M QFTP EFJ NFSDBUJ EJ TCPDDP TVMMF FTQPSUB[JPOJ EFJ NBHHJPSJ QBFTJ FVSPQFJ NFSDBUP EJ EFTUJOB[JPOF EFMMÂąFYQPSU
6F
&VSPQB DFOUSP PSJFOUBMF
6TB
&NFSHFOUJ BTJBUJDJ
(JBQQPOF
/PSE "GSJDB
"TJB PDDJEFOUBMF
"MUSJ
'SBODJB
( FSNBOJB
*UBMJB
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ 6ODUBE
Tale specificità riflette diversi fattori, fra cui il piÚ importante è che la Germania aveva già sperimentato negli anni novanta un forte ciclo dell’immobiliare, legato soprattutto a forti investimenti pubblici nel residenziale negli anni successivi alla riunificazione. Si era determinata una fase di eccesso di immobili edificati, e prezzi delle case relativamente bassi, che avevano scoraggiato poi gli investimenti negli anni duemila. Tutti i maggiori paesi dell’area mediterranea hanno invece realizzato negli anni duemila un forte ciclo immobiliare, che si è poi invertito dal 2007. Il caso in cui questo fenomeno è piÚ rilevante è quello spagnolo, ma anche Francia e Italia hanno registrato nel corso degli ultimi tre anni significative cadute degli investimenti immobiliari. Vi è infine da considerare anche che i diversi paesi dell’area euro hanno avviato programmi di correzione delle finanze pubbliche di diversa entità . In alcuni casi, la necessità di ridurre gli ampi deficit cumulati nel corso della crisi ha portato ad adottare manovre di politica fiscale di segno ampiamente restrittivo, come soprattutto nel caso della Spagna, ma anche in quello dell’Italia. Naturalmente, situazioni di aumento delle imposte o di contenimento della spesa pubblica, se adottate in una situazione in cui l’economia fatica ancora a superare gli effetti della crisi, tendono a peggiorare ulteriormente il quadro economico generale. Il tema dell’aggiustamento del bilancio pubblico appare particolarmente gravoso per i paesi periferici dell’area euro: Grecia, Irlanda e Portogallo. Queste tre economie, sia pure per ragioni differenti, hanno cumulato squilibri dal lato dei conti pubblici non sostenibili nel tempo. Questo ha quindi condotto i mercati a valutare progressivamente come piÚ rischiosa la detenzione di titoli del debito pubblico di questi paesi sino a scontare una elevata probabilità di insolvenza. Le autorità europee hanno cercato di contrastatare le crisi, anche se i rimedi sinora proposti non sono risultati risolutivi. Fra i problemi messi in luce dal dibattito vi è il fatto che quando un paese appartiene ad una unione monetaria subisce la perdita di sovranità monetaria e, quindi, non ha la possibilità , nel caso di una crisi del debito, nÊ di deprezzare
[ 29 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
il tasso di cambio, né di sollecitare acquisti di titoli di Stato da parte della propria banca centrale. Questo rende più probabile il default di uno stato membro sia perché senza la flessibilità del cambio gli aggiustamenti degli squilibri macroeconomici sono più difficili, sia perché lo Stato in crisi non ha la possibilità di influenzare direttamente le decisioni della banca centrale. Si tratta di una situazione simile a quella fronteggiata in passato dai paesi emergenti che avevano denominato il proprio debito pubblico in una valuta estera per pagare tassi d’interesse più bassi (ad esempio il debito argentino era denominato in dollari). Sino a quando sui mercati vi è un adeguato grado di fiducia sulla solidità del bilancio pubblico i capitali affluiscono a tassi relativamente bassi, ma se qualcosa va storto e la sostenibilità dei conti pubblici perde credibilità, allora si verifica una fuga improvvisa di capitali che rende impossibile collocare sul mercato il debito in scadenza. In questo caso l’arma della svalutazione non funziona, nella misura in cui un deprezzamento del cambio avrebbe l’esito di fare ulteriormente apprezzare il valore dei titoli emessi in valuta estera. In queste condizioni, quando un paese dell’area euro si trova sotto l’attacco dei mercati, vede salire il rendimento dei propri titoli di Stato, per remunerare il maggiore rischio di default sul debito. L’aumento del costo del debito rende però a sua volta insostenibile la situazione dei conti pubblici perché aumenta la spesa per gli interessi sul debito pubblico. È essenziale quindi che un paese appartenente alla moneta unica goda di una buona reputazione tale da quasi azzerarne il differenziale di rendimento rispetto ai paesi più virtuosi dell’Unione monetaria: è quanto era accaduto nel primo decennio dell’euro, con spread bassissimi per tutti i nuovi entranti nell’euro nei confronti dei titoli di Stato tedeschi. Un altro dei problemi emersi nel corso della crisi è il fatto che la percezione di un rischio paese elevato ha l’effetto di determinare una crisi di liquidità del paese e questo si ripercuote sulle possibilità di finanziamento da parte del sistema bancario. Ad esempio, in Portogallo e Grecia la crisi delle finanze pubbliche si è trasformata in una crisi del sistema bancario nazionale. Diverso il caso dell’Irlanda dove è valso il contrario: la crisi delle banche ha determinato un intervento massiccio da parte dello Stato nei salvataggi bancari, e quindi si è trasformata in una crisi di finanza pubblica. La risposta delle istituzioni europee alla crisi è stata la costituzione nel 2010 dell’European Financial Stability Facility e dello European Financial Stabilisation Mechanism. Sull’ipotesi di interventi da parte delle istituzioni dei paesi in crisi si è però aperto un ampio fronte di dissenso nell’opinione pubblica, ma anche fra gli economisti, dei paesi del Nord Europa. Il tema è sostan-
[ 30 ]
Capitolo 1. La doppia velocità della ripresa globale
zialmente quello del cosiddetto “moral hazard” per cui ipotesi di salvataggio esterno avrebbero l’effetto di vanificare la disciplina fiscale che dovrebbe essere imposta dal mercato, creando le basi per nuove situazioni di dissesto della finanza pubblica dei paesi europei in futuro. Inoltre, un’altra importante risposta alla crisi, è stata offerta dalla Bce, che ha acquistato direttamente i titoli dei paesi in crisi o li ha accettati come collateral per finanziare le banche di questi paesi. Anche questo tipo di intervento appare però come un fatto eccezionale, ovvero non descrive la strategia che la Bce intende seguire nel lungo periodo, ed è stato quindi insufficiente per abbattere il premio al rischio pagato dai paesi in crisi. Ciò che ha quindi portato alle difficoltà degli ultimi mesi è il fatto che non si sia riusciti a costruire una rete di garanzie tale da ripristinare un sufficiente grado di confidence verso i paesi in difficoltà, e questo ha fatto degenerare la crisi. Siamo quindi in mezzo al guado. I paesi in crisi realizzano manovre pesantissime per cercare di ridurre i deficit, con costi economici rilevanti in termini di caduta del prodotto. È la stessa recessione che conduce poi a non rispettare del tutto i piani di rientro mantenendo elevata l’incertezza sul percorso di risanamento delle finanze pubbliche. La situazione si è poi aggravata progressivamente sino a determinare un allargamento del differenziale rispetto ai tassi tedeschi anche per la Spagna e l’Italia. Nonostante queste due economie abbiano problemi meno gravi rispetto ai tre “piccoli” , in questo caso la situazione è per alcuni versi anche più difficile. Si tratta difatti di paesi più grandi, e il cui debito è più difficile da finanziare attraverso interventi di salvataggio di altri paesi. Sull’onda delle tensioni sui mercati, e nel timore di una crescente diffusione degli effetti di contagio della crisi, nel corso del mese di luglio è stato organizzato un altro piano di salvataggio e di aiuti alla Grecia associato ad una proposta di adesione su base volontaria da parte delle banche detentrici di titoli di Stato greci ad un allungamento della scadenza dei titoli. Nonostante lo sforzo finanziario, la situazione è peggiorata nel corso del mese di agosto proprio dopo che i paesi europei erano riusciti ad avviare il proprio meccanismo di contrasto alle crisi, con il varo dell’European Financial Stability Fund. La dotazione del fondo, pari a 440 miliardi di dollari, era sostanzialmente costruita sull’ipotesi di affrontare, sia pure tardivamente, la crisi della Grecia ed eventualmente degli altri due paesi piccoli, Irlanda e Portogallo. Essa è però insufficiente per sostenere una situazione di crisi estesa alle economie più grandi dell’area, come Italia e Spagna. D’altronde la costruzione di un meccanismo
[ 31 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
di supporto ai paesi grandi richiede risorse talmente ingenti, da renderne irrealistica l’attuazione: si tratterebbe difatti di un onere a carico di Francia e Germania le cui implicazioni anche in termini elettorali non sarebbero secondarie. Fra l’altro, la dimensione dell’intervento sarebbe tale da penalizzare il merito di credito di queste economie. Il peggioramento della valutazione sulla solidità dei Governi è importante per la stabilità dell’intero sistema finanziario internazionale. Conta sia il fatto che le banche detengono titoli di Stato nei loro portafogli, sia il fatto che con l’aumento generalizzato del debito pubblico a livello internazionale (e su questo aspetto è rilevante la dimensione del debito americano) viene meno la capacità in futuro di effettuare interventi, qualora necessari, a supporto delle banche, come invece accaduto in diversi casi negli ultimi anni. Se non si è riusciti ad abbattere il premio al rischio attraverso la costruzione di reti di protezione da parte delle istituzioni europee, sarebbe stato possibile guadagnare credibilità attraverso una rapida azione di contrazione dei disavanzi. I premi al rischio dei paesi in crisi sono però rimasti elevati nonostante le manovre di risanamento dei conti siano state di dimensione significativa. Questo anche perché, dati gli elevati valori di partenza dei deficit, la fase di correzione ancora da realizzare è di dimensioni molto ampie in alcuni paesi. Inoltre, il rapido aumento dello stock di debito sta incrementando l’onere per il pagamento degli interessi, compensando in parte i benefici sul saldo derivanti dal miglioramento del primario (cioè il saldo al netto della spesa per gli interessi sul debito). In ultimo, la stessa fase di prolungata crisi influenza negativamente le entrate, ostacolando l’azione di miglioramento del saldo. In questo contesto, le condizioni a livello macro dei paesi in crisi sono difficili. Il Pil di Grecia e Irlanda è su valori di circa il 10% inferiori ai massimi di inizio 2008. Le cose non vanno molto bene neanche nelle economie grandi che hanno visto un aumento del premio al rischio: all’Italia manca il 5% per tornare sui valori del Pil pre-crisi, alla Spagna il 4. Per confronto, si consideri che nel primo trimestre di quest’anno Germania, Austria e Belgio hanno invece raggiunto nuovamente i livelli di inizio 2008. I paesi in crisi stanno anche sperimentando serie conseguenze in termini di andamento del mercato del lavoro. La crescita della disoccupazione è tale da comportare serie conseguenze di carattere sociale. Anche questo contribuisce a generare dubbi sulla sostenibilità di una fase di politiche fiscali restrittive che si protrae ancora per alcuni anni.
[ 32 ]
Capitolo 1. La doppia velocitĂ della ripresa globale
(SBGJDP 1JM (SFDJB
102 100 98 96 94 92 90 88
07
08
09
10
11
09
10
11
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ &VSPTUBU
(SBGJDP 1JM *SMBOEB
102 100 98 96 94 92 90 88
07
08
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ &VSPTUBU
Le strette fiscali sinora realizzate non sono quindi sufficienti per raggiungere una situazione dei conti pubblici sostenibile. A questo si deve poi aggiungere che, con la ridefinizione delle regole europee, gli obiettivi in termini di disciplina fiscale risultano particolarmente ambiziosi. Si va quindi ben oltre il tetto del 3% del Pil per il deficit, ma si indicano ritmi di contrazione del rapporto debito/Pil che richiedono di fatto ai paesi in difficoltà di raggiungere il pareggio di bilancio. In particolare, gli obiettivi sono quelli di ridurre il rapporto debito/Pil ogni anno di un ventesimo della distanza fra il valore dell’anno precedente e il 60%. Ad esempio, un paese con un rapporto debito/Pil al 120% – com’è appunto l’Italiadovrà ridurlo di 3 punti all’anno, anche se l’applicazione della regola non sarà di tipo meccanico, dovendosi tenere conto anche di altri aspetti, come la dimensione del debito privato o gli equilibri pensionistici di medio termine del paese. Vi è poi anche una regola sull’andamento della spesa pubblica, che deve mantenere una dinamica tale da consentire una riduzione in termini strutturali del deficit dell’ordine dello 0,5% del Pil.
[ 33 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
La conclusione cui si perviene sulla base di questo scenario è che, sia per la pressione derivante dalle nuove regole stabilite in sede europea, sia per le tensioni prevalenti sui mercati finanziari, molti paesi hanno avviato una fase di politiche fiscali volte a ridurre il deficit. Quindi, pur essendo la situazione di ciascuna economia parzialmente diversa dalle altre, l’esito complessivo è che l’area euro ha avviata la fase di risanamento delle finanze pubbliche già dal 2010, e in misura piÚ decisa nel 2011.
3JRVBESP -F GBNJHMJF MB DSJTJ F MB EPNBOEB EJ XFMGBSF JO &VSPQB 5 VUUJ J QBFTJ FVSPQFJ TPOP TUBUJ DPNQJUJ EBMMB DSJTJ EFHMJ VMUJNJ BOOJ F MF GBNJHMJF OF IBOOP TVCJUP PWVORVF J OFHBUJWJ FGGFUUJ TVJ QSPQSJ TUBOEBSE EJ WJUB -F GBNJHMJF JUBMJBOF QFSx BQQBJPOP RVFMMF JO NBHHJPSF EJGšDPMUh 4PMP VO RVJOUP EFMMF GBNJHMJF JUBMJBOF SJUJFOF JOGBUUJ EJ QPUFS DPOUBSF TV VO SFE EJUP TVQFSJPSF B RVFMMP OFDFTTBSJP QFS BWFSF VOP TUBOEBSE EJ WJUB NJOJNBNFOUF BDDFUUBCJMF & USB RVFTUJ TPMP JM EFMMB QPQPMB[JPOF EJDIJBSB EJ HPEFSF EJ VO SFEEJUP MBSHBNFOUF TVQFSJPSF *M HSBšDP SJQPSUB MF FWJEFOUJ EJGGFSFO[F DPO HMJ BMUSJ QBFTJ FVSPQFJ EJ NBHHJPSJ EJNFOTJPOJ F MB NFEJB EFMM¹6F B NFNCSJ -¹BEFHVBUF[[B EFM SFEEJUP EFMMF GBNJHMJF FVSPQFF *M SFEEJUP NFOTJMF EFMMB TVB GBNJHMJB o QJ} BMUP P QJ} CBTTP EFMM¹BNNPOUBSF JOEJTQFOTBCJMF QFS BWFSF VOP TUBOEBSE EJ WJUB NJOJNP BDDFUUBCJMF
100% 80% 60% 40% 20% 0%
2 19
2 16
21
22
22
26
26 10 Eu 27
29 5 Spagna
3 7 35
29 20 6 Regno Unito
1 11 12 21 38
4 14 17 19 31
17
15
Germania
Francia
4 21 24 30 18 3 Italia
non so molto piĂš basso leggermente inferiore piĂš o meno lo stesso leggermente piĂš alto molto piĂš alto
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6GšDJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ &VSPCBSPNFOUSP
-B TUFTTB 4QBHOB DIF DPOEJWJEF DPO M¹*UBMJB MF NBHHJPSJ EJGšDPMUh EFHMJ VMUJNJ BOOJ NBOUJFOF DPNVORVF PMUSF VO UFS[P EFMMB QPQPMB[JPOF DPO VO SFEEJUP BEF HVBUP BMMF QSPQSJF OFDFTTJUh -¹*UBMJB QSFTFOUB BMM¹PQQPTUP JM EBUP QJ} FMFWBUP BODIF QFS MF GBNJHMJF DIF EJDIJBSBOP EJ FTTFSF TJHOJšDBUJWBNFOUF EJTUBOUJ EBMMP TUBOEBSE EJ WJUB NJOJNP BDDFUUBCJMF 4POP JOGBUUJ JM EFJ SJTQPOEFOUJ JO *UBMJB TPMP JM JO 4QBHOB JM JO 'SBODJB M¹ JO ( FSNBOJB F BEEJSJUUVSB JM OFM 3 FHOP 6OJUP
[ 34 ]
Capitolo 1. La doppia velocità della ripresa globale
1FSBMUSP MF GBNJHMJF FVSPQFF IBOOP QSPGPOEBNFOUF DPNQSFTP MB QPSUBUB TUPSJ DB EFMMB DSJTJ FDPOPNJDB EFHMJ VMUJNJ BOOJ F TFNCSBOP SJUFOFSF DIF FTTB QPTTB JOUFSSPNQFSF JM QSPHSFTTJWP NJHMJPSBNFOUP HFOFSB[JPOBMF JOJ[JBUP OFM TFDPOEP EPQPHVFSSB *OGBUUJ UVUUJ HMJ FVSPQFJ DPO EJGGFSFO[F BCCBTUBO[B NBSHJOBMJ SJUFOHPOP DIF J QSPQSJ HFOJUPSJ BCCJBOP BWVUP VOB TJDVSF[[B FDPOPNJDB NJHMJPSF EJ RVFMMB EFJ QSPQSJ OPOOJ -B TJDVSF[[B FDPOPNJDB EFMMF GBNJHMJF FVSPQFF HFOFSB[JPOJ B DPOGSPOUP *O HFOFSBMF EJSFCCF DIF EBM QVOUP EJ WJTUB FDPOPNJDP ¥ EJ SJTQPTUF BGGFSNBUJWF
&V
(FSNBOJB
4QBHOB
MB HFOFSB[JPOF EFJ QSPQSJ HFOJUPSJ IB BWVUP VOB WJUB NFOP TJDVSB EJ RVFMMB EFJ QSPQSJ OPOOJ
MB QSPQSJB HFOFSB[JPOF IB VOB WJUB NFOP TJDVSB EJ RVFMMB EFJ QSPQSJ HFOJUPSJ
* CBNCJOJ EJ PHHJ BWSBOOP VOB WJUB NFOP TJDVSB EJ RVFMMB EJ PHHJ
3FHOP 6OJUP
'SBODJB
*UBMJB
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6G¹DJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ &VSPCBSPNFOUSP
6OB RVPUB DSFTDFOUF EJ QFSTPOF SJUFOHPOP JOWFDF DIF MB QSPQSJB HFOFSB[JPOF BCCJB VOB NJOPSF TJDVSF[[B FDPOPNJDB SJTQFUUP B RVFMMB EFJ QSPQSJ HFOJUPSJ & RVJ M±*UBMJB F MB 'SBODJB GBOOP TFHOBSF MB RVPUB QJ} BMUB EJ SJTQPOEFOUJ DIF SJUFOHPOP EJ QPUFS HPEFSF EJ NJOPSJ DFSUF[[F FDPOPNJDIF SJTQFUUP BMMB HFOFSB [JPOF DIF MJ IB QSFDFEVUJ ( MJ BMUSJ QBFTJ BM DPOUSBSJP QSFTFOUBOP WBMPSJ BNQJB NFOUF JOGFSJPSJ BM EBUP JUBMJBOP *OWFDF MB NBHHJPSBO[B EFHMJ FVSPQFJ SJUJFOF DIF J MPSP ¹HMJ BWSBOOP FDPOPNJDB NFOUF QBSMBOEP VOB WJUB NFOP TJDVSB EJ RVFMMB EJ DVJ IBOOP QPUVUP HPEFSF MPSP TUFTTJ *O RVFTUP DBTP JM EBUP QFHHJPSF MP NBOJGFTUBOP MB 'SBODJB EJ SJTQPTUF BGGFSNBUJWF F MB ( FSNBOJB NFOUSF M±*UBMJB SJNBOF NPMUP WJDJOB BMMB NFEJB DPOUJOFOUBMF -±BDVUF[[B EFMMB DSJTJ F MF DSPOJDIF EJG¹DPMUh EFMM±FDPOPNJB GBOOP Ts DIF M±*UBMJB TJB JM QBFTF FVSPQFP EPQP MB 'SBODJB EPWF J DJUUBEJOJ IBOOP MB NBHHJPSF QFSDF[JPOF EJ QPWFSUh * RVBUUSP RVJOUJ EFHMJ JUBMJBOJ QFOTBOP JOGBUUJ DIF MB QPWFSUh TJB VO GFOPNFOP EJGGVTP OFM MPSP QBFTF
[ 35 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
-B EJGGVTJPOF EFMMB QPWFSUh EJ SJTQPOEFOUJ DIF TPTUFOHPOP DIF MB QPWFSUh o EJGGVTB OFM QSPQSJP QBFTF
90 85 79 76
75
74 70
65
Eu 27
Spagna
Regno Unito
Germania
Francia
Italia
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6GยนDJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ &VSPCBSPNFOUSP
-B TPMV[JPOF EFJ QSPCMFNJ TPDJBMJ EFM QBFTF DPNQFUF BE BUUPSJ EJWFSTJ TFDPOEP J DJUUBEJOJ EFJ EJWFSTJ QBFTJ FVSPQFJ . B VOB SFTQPOTBCJMJUh EFM TPHHFUUP QVCCMJDP OFJ DPOGSPOUJ EFM CFOFTTFSF EFJ DJUUBEJOJ o SJDPOPTDJVUB EBMMB NBHHJPSBO[B EFJ DJUUBEJOJ EJ RVBTJ UVUUJ J QBFTJ FVSPQFJ (MJ FVSPQFJ F MB EPNBOEB EJ XFMGBSF " QSPQPTJUP EFMMF EJWFSTF QPMJUJDIF DIF EPWSFCCFSP FTTFSF BEPUUBUF QFS DPOUSJCVJSF B SJTPMWFSF QSPCMFNJ TP DJBMJ FE FDPOPNJDJ OFM QBFTF RVBMF EJ RVFTUF EVF BGGFSNB[JPOJ TJ BWWJDJOB EJ QJ} BMMB UVB JEFB
100% 80%
2 9 34
3 6 21
48
60% 40% 20% 0%
55
1 9
70 42
1 8 34
3 10 36
57
51
Germania
Francia
4 12 20
64
Il governo dovrebbe provvedere a tutti La gente dovrebbe provvedere a se stessa Dipende Non so
Eu 27
Spagna
Regno Unito
Italia
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6GยนDJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ &VSPCBSPNFOUSP
4PMP OFM 3 FHOP 6OJUP MB NBHHJPSBO[B EFMMB QPQPMB[JPOF SJUJFOF DIF TJBOP MF QFS TPOF ยฌ F OPO MP 4UBUP ยฌ B EPWFS QSPWWFEFSF B TF TUFTTF *O *UBMJB JOWFDF J EVF UFS[J EFMMB QPQPMB[JPOF SJUJFOF DIF TJB JM TPHHFUUP QVCCMJDP B EPWFS QSPWWFEFSF BJ DJUUBEJOJ F TPMP JM QFOTB DIF RVFTUJ EFCCBOP WFEFSTFMB EB TPMJ 5 SB J HSBOEJ QBFTJ FVSPQFJ TPMP MB 4QBHOB QSPQPOF QFSDFOUVBMJ TJNJMJ BM OPTUSP QBFTF OFHMJ BMUSJ QBFTJ o JOWFDF NFOP BMUB MB EPNBOEB EJ XFMGBSF . B TF HMJ JUBMJBOJ SJUFOHPOP JNQPSUBOUF DIF MP 4UBUP TJ PDDVQJ EJ MPSP FTQSJNPOP BM DPOUFNQP VO HJVEJ[JP MBQJEBSJP TVMMF QPMJUJDIF QVCCMJDIF "E FTFNQJP RVFMMF DIF NJSBOP BMMB SJEV[JPOF EFMMB QPWFSUh
[ 36 ]
Capitolo 1. La doppia velocità della ripresa globale
(MJ FVSPQFJ F MF QPMJUJDIF QVCCMJDIF *O HFOFSBMF EJSFCCF DIF MF QPMJUJDIF QVCCMJDIF F J QSPHSBNNJ DIF NJSBOP B NJHMJPSBSF MB DPOEJ[JPOF EFJ QPWFSJ OFM QBFTF
100 75 50
8 12
10 12
8 6
7 12
3 12
63
55
65
64
75
17
23
21
17
Eu 27
Spagna
Regno Unito
Germania
9 21
hanno migliorato le cose
60
non hanno avuto impatto
25 0
10 Francia
10 Italia
hanno peggiorato le cose non so
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6G¹DJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ &VSPCBSPNFOUSP
-B NBHHJPSBO[B EFHMJ JUBMJBOJ SJUJFOF JOGBUUJ DIF UBMJ QPMJUJDIF OPO BCCJBOP TPSUJ UP FGGFUUP BMDVOP JO RVFTUP OPO EJTDPOUBOEPTJ QFSBMUSP JO NBOJFSB TJHOJ¹DBUJWB EBMM±PQJOJPOF EFHMJ BMUSJ DJUUBEJOJ FVSPQFJ *M HJVEJ[JP EFHMJ JUBMJBOJ BQQBSF QJ} OFHBUJWP JOWFDF QFSDIn B EJGGFSFO[B EFHMJ BMUSJ QBFTJ MB RVPUB EJ RVBOUJ SJUFOHPOP DIF MF QPMJUJDIF QVCCMJDIF BCCJBOP QFH HJPSBUP MB TJUVB[JPOF TPOP JM EPQQJP EJ RVFMMJ DIF SJUFOHPOP DIF M±BCCJBOP NJHMJPSBUB -B SJDPOPTDJVUB OFDFTTJUh EJ VO TPHHFUUP QVCCMJDP DIF TJ PDDVQJ EFJ DJUUBEJOJ F MB DPOUFNQPSBOFB EJTJMMVTJPOF TVMM±FG¹DBDJB EFMMF QPMJUJDIF QVCCMJDIF GB Ts DIF HMJ JUBMJBOJ TJBOP J DJUUBEJOJ FVSPQFJ DIF SJDIJFEPOP DPO NJOPSF GPS[B VO BCCBT TBNFOUP EFMMF UBTTF F BMMP TUFTTP UFNQP TFNCSBOP QJ} SFTUJJ BE VO MPSP JODSF NFOUP (MJ FVSPQFJ F JM SVPMP EFM TPHHFUUP QVCCMJDP 2VBMJ EJ RVFTUF EVF BGGFSNB[JPOJ TJ BWWJDJOB EJ QJ} BMMB UVB JEFB
100%
6 12
6 11
21
21
80%
3 7 16
5 13 28
9 10
61 20% 0%
Eu 27
62
74 54
Spagna Regno Unito Germania
22
16
60% 40%
7
65
Francia
non so dipende
18
Le tasse devono essere ridotte anche se questo significa un livello generale più basso di assistenza sanitaria, istruzione e spesa sociale
53
Garantito un più alto livello di assistenza sanitaria, istruzione e spesa sociale, anche se ciò significa che le tasse potrebbero aumentare
Italia
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6G¹DJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ &VSPCBSPNFOUSP
4PMP JM EFHMJ JUBMJBOJ SJUJFOF DIF MF UBTTF EFCCBOP FTTFSF BCCBTTBUF TF RVF TUP QPTTB DPNQPSUBSF VOB SJEV[JPOF EFJ TFSWJ[J TPDJBMJ QFS J DJUUBEJOJ 6OB QFS DFOUVBMF RVFTUB USB MF QJ} CBTTF E±&VSPQB F EJTUBOUF BE FTFNQJP EBM WBMPSF EFMMB ( FSNBOJB F EFMMB 4QBHOB
[ 37 ]
[ 38 ]
. JHMJPSBSF MยฑBDDFTTP BJ TFSWJ[J TPDJBMJ
NJHMJPSBSF MยฑBDDFTTP BHMJ BTJMJ OJEP TDVPMB NBUFSOB BOOJ
SJRVBMJยนDBSF MF BSFF QPWFSF
*OGPSNBSF MF QFSTPOF TV DPNF FWJUBSF EJ JOEFCJUBSTJ
"JVUBSF MF QFSTPOF QPWFSF BE BDDFEFSF BJ TFSWJ[J CBODBSJ F ยนOBO[JBSJ
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6GยนDJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ &VSPCBSPNFOUSP
$ PNCBUUFSF PHOJ GPSNB EJ EJTDSJNJOB[JPOF
OPO TP
0 GGSJSF QSPHSBNNJ EJ GPSNB[JPOF F RVBMJยนDB[JPOF QSPGFTTJPOBMF
*ODSFNFOUBSF BEFHVBUBNFOUF HMJ BTTFHOJ TPDJBMJ F MF QFOTJPOJ
( BSBOUJSF MB DSFTDJUB FDPOPNJDB BM ยนOF EJ NJHMJPSBSF HMJ TUBOEBSE EJ WJUB
/ PO DJ TPOP NPEJ FGยนDBDJ QFS BJVUBSF MF QFSTPOF B VTDJSF EBMMB QPWFSUh
"JVUBSF MF QFSTPOF QPWFSF BE BDDFEFSF BE VO BMMPHHJP EFDFOUF FE FDPOPNJDP
"MUSP
0 GGSJSF PQQPSUVOJUh EJ MBWPSP
&6
(&3."/*"
2VBMJ TPOP MF BSFF B DVJ JM HPWFSOP OB[JPOBMF EPWSFCCF EBSF MB QSJPSJUh QFS BJVUBSF MF QFSTPOF QPWFSF
(MJ JOUFSWFOUJ QVCCMJDJ OFDFTTBSJ TFDPOEP J DJUUBEJOJ FVSPQFJ
41"(/"
3&(/0 6/*50
'3"/$*"
*5"-*"
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
Capitolo 1. La doppia velocitĂ della ripresa globale
"MMP TUFTTP UFNQP QFSx TPMP VOB SJTJDBUB NBHHJPSBO[B EFM QBFTF QSPQFOEF QFS VO BVNFOUP EFMMF UBTTF DIF QFSNFUUB VO NBHHJPS MJWFMMP EJ TFSWJ[JP BJ DJUUBEJOJ JTUSV[JPOF TBOJUh QFOTJPOJ -B QBSUJDPMBSJUh EFMM¹*UBMJB TUB JO RVFM RVJOUP EJ DJUUBEJOJ JUBMJBOJ DIF OPO TJ TDIJFSB SJTQPOEF ŽEJQFOEF¯ F BTTVNF VOB QPTJ[JPOF DPOEJ[JPOBUB QSPCBCJMNFOUF BMMB FGGFUUJWB WBMJEJUh EFMMB OVPWB TQFTB TPDJBMF P BM UJQP EJ TFSWJ[J EB UBHMJBSF *O PHOJ DBTP HMJ JUBMJBOJ TFNCSBOP DPOEJWJEFSF DPO HMJ BMUSJ QBFTJ FVSPQFJ MB SJ DFUUB QFS SJEVSSF MF EJGšDPMUh FDPOPNJDIF EFMMF GBNJHMJF -BWPSP DBTB DSFTDJUB FDPOPNJDB F QFOTJPOJ TPOP QFS UVUUJ J QBFTJ DPOTJEFSBUJ BJ QSJNJ QPTUJ EFMMF QSF GFSFO[F EFJ DJUUBEJOJ &NFSHF RVJ VOB EPNBOEB DMBTTJDB EJ XFMGBSF QSPCBCJMNFOUF OPSNBMF JO VOB GBTF EJ DSJTJ NB DIF SJQSPQPOF VO SVPMP EFM TPHHFUUP QVCCMJDP DIF TFNCSBWB PSBNBJ JO EJTVTP F TFNCSB JOWFDF PSB SJFNFSHFSF DPO GPS[B
-¹FDPOPNJB NPOEJBMF JO GSFOBUB La rassegna sopra presentata ha evidenziato i problemi di una ripresa economica sulla quale gravano elementi di fragilità di carattere strutturale, in buona misura eredità della crisi stessa e delle politiche economiche adottate per risolverla. Una fase ciclica robusta può evidentemente aiutare a risolvere tali squilibri. Non è però scontato che le prospettive siano del tutto favorevoli. In particolare, dai mesi primaverili sono intervenuti diversi elementi di freno all’attività economica, da cui conseguono rischi sulla tenuta della ripresa. Le tensioni sui prezzi delle materie prime, acuiti dalla crisi politica del mondo arabo, si sovrappongono al crollo dell’attività produttiva in Giappone legato alle conseguenze del terremoto e ai problemi di approvvigionamento energetico dopo il disastro alla centrale nucleare di Fukushima. Molte imprese di altri paesi sono legate all’attività delle industrie giapponesi delle quali sono fornitrici direttamente o indirettamente (nel senso che si collocano in un punto piÚ a monte della catena del valore) o dalle quali dipendono come acquirenti, e questo determina effetti sfavorevoli sulla produzione internazionale, anche se di carattere transitorio. A ciò si devono poi aggiungere le tensioni citate sui mercati del debito pubblico dei paesi della periferia europea che, come è già stato sottolineato, si sono tradotte in una fase di politiche di segno restrittivo. La minore crescita comporta a sua volta difficoltà di finanziamento per le banche, i cui attivi divengono piÚ rischiosi in un contesto di crescita debole. Nel complesso, quindi, non mancano gli elementi di incertezza, che spiegano l’inversione di tendenza di alcuni indicatori congiunturali rispetto ad un picco
[ 39 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
ciclico raggiunto in genere nel mese di marzo. I fattori sopra menzionati non dovrebbero determinare una vera e propria inversione del ciclo internazionale, ma certamente penalizzano il quadro economico della parte finale del 2011. Siamo quindi entrati in una fase di rallentamento della ripresa internazionale iniziata a metà 2009. Per certi versi tale decelerazione è un fatto fisiologico dopo due anni di recupero, ma occorre anche pensare che per molti paesi i livelli della produzione dell’ultimo massimo ciclico non sono stati ancora raggiunti, e che la fase di decelerazione colpisce sistemi in molti casi ancora fragili, che non hanno certamente superato le conseguenze dell’ultima crisi. Non può quindi neanche essere scartata l’ipotesi piÚ pessimista che vede materializzarsi il rischio che le tensioni sui mercati finanziari e le politiche fiscali di segno restrittivo portino ad un peggioramento del quadro macroeconomico particolarmente marcato, eventualmente determinando una nuova recessione dell’economia globale nel 2012. Uno scenario di questo tipo avrebbe conseguenze molto gravi, anche perchÊ l’economia mondiale si ritroverebbe ad affrontare la nuova recessione avendo di fatto esaurito gli spazi di manovra delle politiche, monetarie e fiscali. Inoltre, la finanza, di imprese, famiglie e Stati, verrebbe colpita dalla recessione in un momento di difficoltà . Si aprirebbe la possibilità di frequenti casi di default, con conseguenze per il sistema bancario internazionale. In definitiva, il 2012 si annuncia come un anno di rallentamento della congiuntura internazionale, e con forti rischi di una nuova recessione dell’economia globale.
3JRVBESP 3FHJPOJ JUBMJBOF SFHJPOJ FVSPQFF 1PDP B TVE EFM $ BVDBTP JO QSPTTJNJUh EFJ DPOšOJ DPO M¹*SBO F M¹"SNFOJB MF QSP WJODF UVSDIF EJ "HSJ F 7BO BUUFOEPOP EJ FOUSBSF OFMM¹6OJPOF FVSPQFB QFS EFUFOFSF JM QPDP JOWJEJBCJMF QSJNBUP EJ BSFF DPO JM SFEEJUP QJ} CBTTP DPO J MPSP QPDP QJ} EJ NJMB FVSP EJ 1JM QSP DBQJUF 1FS PSB MB NBHMJB OFSB EFMMP TWJMVQQP TF MP DPO UFOEPOP MB SFHJPOF SVNFOB EJ / PSE FTU DPO FVSP EJ 1JM QSP DBQJUF F RVFMMB CVMHBSB EFM 4FWFSFO UTFOUSBMFO EPWF TJ WJBHHJB TVJ FVSP BMM¹BOOP 3 JTBMFOEP MVOHP MB HSBEVBUPSJB EFM 1JM SFHJPOBMF TJ JODPOUSBOP EJWFSTF SFHJPOJ SVNFOF F CVM HBSF QSJNB EJ USPWBSF J QPMBDDIJ EFM 1PELBSQBDLJF DPO VO 1JM QSP DBQJUF EJ FVSP TPQSB J NJMB FVSP USPWJBNP MF QSJNF QSPWJODF VOHIFSFTJ %PCCJBNP SJTBMJSF BODPSB NPMUP MB HSBEVBUPSJB QSJNB EJ JODPOUSBSF MB QSJNB SFHJPOF EJ VO QBFTF FVSPQFP OFMM¹BDDF[JPOF QJ} SJTUSFUUB EFMM¹6F B DPO VO
[ 40 ]
Capitolo 1. La doppia velocità della ripresa globale
SFEEJUP QSP DBQJUF EJ FVSP M±FDPOPNJB EFMMB ( VZBOB GSBODFTF IB QPDP EB TDJBMBSF F DFSUP OPO GB JOWJEJB BJ DPOOB[JPOBMJ E±PMUSBMQF &TDMVEFOEP MF FY DPMPOJF o MB 3 FHJBP DFOUSP JO 1PSUPHBMMP RVFMMB DPOUJOFOUBMF DPO JM 1JM QJ} CBTTP OFMM±BSFB EFMM±6F B FVSP QSFDFEFOEP OFMM±PSEJOF $ BMBCSJB F $ BNQBOJB B FVSP 3 JTBMFOEP OFM SBOLJOH EFMMF SFHJPOJ EFMM±&VSPQB B B SFEEJUP QJ} CBTTP SJUSPWJBNP BODPSB MF SFHJPOJ EFM . F[[PHJPSOP BE FTDMVTJPOF EJ ( VBEBMVQF -B NFEJB EFM 4VE o B FVSP JOGFSJPSF BM ( BMMFT PDDJEFOUB MF FVSP BMMF SFHJPOJ QJ} QPWFSF EFMMB 4QBHOB FVSP M±&TUSFNB EVSB F EFMMB ( SFDJB %ZUJLJ &MMBEB F *QFJSPT B FVSP NB J EBUJ EFM JO RVFTUP DBTP BQQBJPOP QSPCBCJMNFOUF PHHJ DPNF VO NJSBHHJP BHMJ PDDIJ EFJ HSFDJ %PCCJBNP TBMJSF B FVSP QFS USPWBSF MB QSJNB QSPWJODJB UFEFTDB JM # SBOEFCVSHP EJ / PSE PWFTU JM DVJ SFEEJUP QSP DBQJUF BWSh QFSBMUSP QSPCBCJMNFOUF BCCPOEBOUFNFOUF TVQFSBUP OFHMJ VMUJNJ EVF BOOJ RVFMMP EFMMB # BTJMJDBUB F EFMMB . BSUJOJDB 3 JTBMFOEP MVOHP JM SBOLJOH JODPOUSJBNP BMUSF SFHJPOJ HSFDIF QPSUPHIFTJ F TQBHOPMF 6O 4VE QJ} B 4VE 4J QVx RVJOEJ B SBHJPOF BGGFSNBSF DIF MF SFHJPOJ EFMM±*UBMJB NFSJEJPOBMF TPOP QPTJ[JPOBUF JO VO±BSFB TPTUBO[JBMNFOUF FTUFSOB SJTQFUUP BJ WBMPSJ NFEJ EFMMF FDP OPNJF QJ} BWBO[BUF EFMM±6OJPOF FVSPQFB %±BMUSPOEF M±*UBMJB o JM QBFTF DPO MB NBHHJPSF EJTQFSTJPOF UFSSJUPSJBMF EFM 1JM QSP DBQJUF BWFOEP JM NBHHJPS OVNFSP EJ SFHJPOJ DIF TJ DPMMPDBOP TVJ MJWFMMJ CBTTJ F VO OVNFSP FMFWBUP EJ SFHJPOJ DIF QSFTFOUBOP JOWFDF WBMPSJ FMFWBUJ EFM 1JM QSP DBQJUF 1PDIF SFHJPOJ JUBMJBOF OFMMF QPTJ[JPOJ JOUFSNFEJF 4V WBMPSJ QPDP JOGFSJPSJ BMMB NFEJB 6F WJ TPOP . PMJTF "CSV[[P F 6NCSJB DIF QSFTFOUBOP WBMPSJ QSPTTJNJ B RVFMMJ EFMMB NBHHJPS QBSUF EFMMF QSPWJODF TQBHOPMF F JOHMFTJ *O QBSUJDPMBSF MB 'SBODJB o GSB J QBFTJ HSBOEJ RVFMMP DPO MB EJTUSJCV[JPOF QJ} VOJGPSNF TVM UFSSJUPSJP WJTUP DIF RVBTJ UVUUF MF SFHJPOJ QSFTFOUBOP MJWFMMJ EFM 1JM QSP DBQJUF JOUPSOP BMMB NFEJB 6F DPO M±FDDF[JPOF EFMM±*MF EF 'SBODF F BMUSF EVF SFHJPOJ DIF QSFTFOUBOP WBMPSJ TJHOJ¹DBUJWBNFOUF TVQFSJPSJ BMMB NFEJB NFOUSF OFM HSVQQP EFMMF SFHJPOJ QJ} QPWFSF PMUSF BMMF FY DPMPOJF E±PMUSFNBSF D±o TPMP MB $ PSTJDB 4V WBMPSJ BQQFOB TVQFSJPSJ BMMB NFEJB 6F USPWJBNP MF SFTUBOUJ USF QSPWJODF EFMM±*UBMJB DFOUSBMF PMUSF B EVF QSPWJODF EFM / PSE ¬ 'SJVMJ F 1JFNPOUF 4V RVFTUJ WBMPSJ WJ TPOP NPMUJ MBFOEFS UFEFTDIJ PMUSF B SFHJPOJ CSJUBOOJDIF F TQBHOPMF F MB NFUh EJ RVFMMF PMBOEFTJ 1PDP TPQSB MB NFEJB USPWJBNP BODIF SFHJPOJ TWFEFTJ
[ 41 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
ยนOMBOEFTJ NB BODIF RVBMDIF SFHJPOF HSFDB TMPWFOB F RVFMMB SVNFOB EFMMB DB QJUBMF # VDBSFTU BOE UIF XJOOFS JT -F SFHJPOJ QJ} SJDDIF DPO VO 1JM QSP DBQJUF TVQFSJPSF BJ FVSP WFEPOP VOB QSFTFO[B TJHOJยนDBUJWB EJ SFHJPOJ UFEFTDIF F PMBOEFTJ PMUSF B SFHJPOJ BVTUSJBDIF EBOFTJ ยนOMBOEFTJ OPO SBQQSFTFOUBUF JO UBCFMMB F RVBMDIF UFSSJUPSJP EFM # FMHJP F EFM 3 FHOP 6OJUP 4J USBUUB EFMMF SFHJPOJ QJ} SJDDIF Eยฑ&VSPQB F BMMยฑJOUFSOP EJ RVFTUP HSVQQP WJ o RVBTJ UVUUP JM / PSE *UBMJB PMUSF BM -B[JP %FM SFTUP OPO o TPMP JO *UBMJB DIF MF BSFF JOUPSOP BMMB DBQJUBMF IBOOP MJWFMMJ EJ SFEEJUP FMFWBUJ 3 JTBMUB JO QBSUJDPMBSF MB QPTJ[JPOF EFMMB [POB DFOUSBMF EJ -POESB DPO VO 1JM QSP DBQJUF QBSJ B FVSP MFHBUB FWJEFOUFNFOUF BJ SFEEJUJ FMFWBUJ EFJ NPMUJ PQFSBUPSJ ยนOBO [JBSJ EFMMB DJUZ NB OPO TF MB QBTTBOP OFBODIF NBMF J GVO[JPOBSJ EFMMF JTUJUV[JPOJ FVSPQFF F EFHMJ VGยนDJ DPMMFHBUJ DIF HJPDBOP VO SVPMP FTTFO[JBMF OFM EFUFSNJOBSF J MJWFMMJ QSP DBQJUF EFM SFEEJUP EFJ DJUUBEJOJ EFM -VTTFNCVSHP BM TFDPOEP QPTUP DPO FVSP F EFMMยฑBSFB EJ # SVYFMMFT TVM UFS[P HSBEJOP EFM QPEJP DPO FVSP *O HFOFSBMF SFTUBOP BJ QSJNJ QPTUJ MF BSFF JOUPSOP BMMF DBQJUBMJ GSB MF QSJNF SFHJPOJ JO &VSPQB QFS MJWFMMP EJ SFEEJUP QSP DBQJUF USPWJBNP BODIF MB SFHJPOF EJ 1SBHB DIF DPO J FVSP QSP DBQJUF QSFDFEF Mยฑ*MF EF 'SBODF DVJ TFHVPOP MF SFHJPOJ EFMMF DBQJUBMJ EJ 4WF[JB 3 FQVCCMJDB TMPWBDDB F "VTUSJB DPO MJWFMMJ QPDP BM EJ TPQSB EFJ NJMB FVSP -B SFHJPOF QJ} CFOFTUBOUF EFMMB 4QBHOB TPOP J QBFTJ CBTDIJ DPO VO 1JM QSP DBQJUF EJ FVSP JO *UBMJB MB QSPWJODJB BVUPOPNB EJ # PM[BOP DPO TPMP FVSP JO NFOP
[ 42 ]
Capitolo 1. La doppia velocità della ripresa globale
*M 1JM QSPDBQJUF EJ BMDVOF SFHJPOJ FVSPQFF 1SPEPUUP JOUFSOP MPSEP B QBSJUh EJ QPUFSF E±BDRVJTUP / 65 4
7BSJB[JPOF
1JM QSPDBQJUF SBOL
&V
SBOL
WBS
6, *
*OOFS -POEPO
-6
-VYFNCPVSH
# &
3 nHJPO EF # SVYFMMFT $ BQJUBMF
6, *
-POEPO
/0
/ PSXBZ
%&
) BNCVSH
$ ;
1SBIB
'3
ÆMF EF 'SBODF
4&
4UPDLIPMN
4,
# SBUJTMBWTLý LSBK
%&
# SFNFO
6, .
/ PSUI &BTUFSO 4DPUMBOE
6, +
# FSLTIJSF # VDLJOHIBNTIJSF BOE 0 YGPSETIJSF
%,
) PWFETUBEFO
'*
aMBOE
$)
4XJU[FSMBOE
%&
) FTTFO
*5%
1SPWJODJB "VUPOPNB #PM[BOP
%&
# BZFSO
&4
$ PNVOJEBE EF . BESJE
/-
/ FUIFSMBOET
*5$
-PNCBSEJB
*&
*SFMBOE
%&
# BEFO 8 SUUFNCFSH
&4
/ PSFTUF &4
*5%
&NJMJB 3PNBHOB
*5$
/PSE 0WFTU
6, ,
( MPVDFTUFSTIJSF 8JMUTIJSF BOE # SJTUPM # BUI BSFB
6, %
$ IFTIJSF
"5
"VTUSJB
*5 %
/ PSE &TU
%,
%FONBSL
*5&
-B[JP
4&
4XFEFO
*5%
1SPWJODJB "VUPOPNB 5SFOUP
*4
*DFMBOE
*5%
7FOFUP
6, +
4PVUI &BTU 6,
&4
$ BUBMVvB
4FHVF
[ 43 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
7BSJB[JPOF
1JM QSPDBQJUF SBOL
&V
SBOL
WBS
*5$
7BMMF E±"PTUB
'*
'JOMBOE
*5%
'SJVMJ 7FOF[JB (JVMJB
%&"
/ PSESIFJO 8FTUGBMFO
%&
( FSNBOZ
*5&
$FOUSP *5
# &
7MBBNT ( FXFTU
#&
# FMHJVN
%&$
4BBSMBOE
6,
6OJUFE , JO( EPN
*5&
5PTDBOB
*5$
1JFNPOUF
30
# VDVSFTUJ ¬ *MGPW
(3
"UUJLJ
6, .
4DPUMBOE
&4
&TUF &4
6, )
&BTU PG &OHMBOE
15
-JTCPB
*5$
-JHVSJB
) 6
, z[nQ . BHZBSPST[gH
'3
'SBODF
*5&
.BSDIF
6, ,
4PVUI 8FTU 6,
'3
$ FOUSF &TU '3
*5
*UBMZ
&4
4QBJO
%&
/ JFEFSTBDITFO
&6
&VSPQFBO 6OJPO DPVOUSJFT
6, '
&BTU . JEMBOET 6,
%&#
3 IFJOMBOE 1GBM[
%&'
4DIMFTXJH ) PMTUFJO
%&
# FSMJO
6, %
/ PSUI 8FTU 6,
$:
$ ZQSVT
*5&
6NCSJB
6, (
8FTU . JEMBOET 6,
6, &
:PSLTIJSF BOE 5 IF ) VNCFS
'3
4VE 0 VFTU '3
'3
. nEJUFSSBOnF
(3
( SFFDF
&4
/ PSPFTUF &4
'3
0 VFTU '3
4FHVF
[ 44 ]
Capitolo 1. La doppia velocità della ripresa globale
7BSJB[JPOF
1JM QSPDBQJUF
'3 4* 6, / '3 &4 6, $ &4 '3 %&% %&& *5' 6, %&( # & %& %& $; &4 *5' *5( . 5 15 5 3 *5' 4, *5( *5' && *5' *5( '3 *5' *5' )6 )3 -5 -7 1# ( 30 53 #( . , # (
# BTTJO 1BSJTJFO 4MPWFOJB / PSUIFSO *SFMBOE 6,
&TU '3
$ BOBSJBT &4
/ PSUI &BTU 6,
$ FOUSP &4
/ PSE ¬ 1BT EF $ BMBJT 4BDITFO 4BDITFO "OIBMU "CSV[[P 8BMFT 5 I SJOHFO 3 nHJPO XBMMPOOF # SBOEFOCVSH . FDLMFOCVSH 7PSQPNNFSO $ [FDI 3 FQVCMJD 4VS &4
.PMJTF 4BSEFHOB . BMUB 1PSUVHBM *TUBOCVM #BTJMJDBUB 4MPWBLJB *TPMF 4VE &TUPOJB 1VHMJB 4JDJMJB %nQBSUFNFOUT E±PVUSF NFS '3
$BNQBOJB $BMBCSJB ) VOHBSZ $ SPBUJB -JUIVBOJB -BUWJB 1PMBOE :VHP[BQBEOB J ZV[IOB UTFOUSBMOB # VMHBSJB 3 PNBOJB 5 VSLFZ # VMHBSJB 'PSNFS :VHPTMBW 3 FQVCMJD PG . BDFEPOJB UIF 4FWFSOB J J[UPDIOB # VMHBSJB
SBOL
&V
SBOL
WBS
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ &VSPTUBU
[ 45 ]
Capitolo 2
L’economia italiana alle prese con il risanamento ďŹ scale
*O TJOUFTJ Le tendenze dell’economia italiana non potevano che risentire delle sfavorevoli condizioni del difficile quadro economico internazionale. Ciò nonostante, pure tenendo conto delle tendenze dello scenario globale, gli esiti dell’economia italiana nel corso degli ultimi tre anni sono stati particolarmente deludenti. L’Italia è difatti uno dei paesi che hanno registrato nel corso della crisi la maggiore contrazione del Pil ed è poi risultata fra quelle economie che meno di altre hanno beneficiato della successiva ripresa. A inizio 2011 il livello del Pil italiano era ancora del 5% inferiore ai valori precrisi. L’andamento peggiore tra le principali economie dell’area euro. Peraltro, la media nazionale nasconde andamenti differenziati della diverse ripartizioni. Il Nordest e soprattutto il Centro hanno recuperato i livelli economici di inizio decennio mentre il Nordovest e il Sud restano ancora ampiamente al di sotto di quei risultati. La crisi ha colpito duramente tutti i settori industriali del paese che sono quasi tutti ancora molto lontani dai livelli produttivi del 2007 e tale circostanza purtroppo fa temere che si tratti di perdite di prodotto di carattere permanenti. Le difficoltà della ripresa si riflettono sull’andamento dei conti pubblici, visto che anche le entrate dello Stato, rispecchiando l’andamento delle rispettive basi imponibili, si espandono con velocità simili a quelle dell’attività economica. Le difficoltà della finanza pubblica hanno quindi richiesto un nuovo, pesante, intervento di correzione dei conti che ancora una volta avrà effetti depressivi sulla domanda delle famiglie.
[ 47 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
I fattori di ostacolo al consolidamento della ripresa riguardano innanzitutto la domanda interna. L’avvio della fase di restrizione della politica di bilancio frena la crescita del reddito disponibile delle famiglie, ulteriormente ostacolata dal rialzo dell’inflazione. In conseguenza di ciò, dopo un triennio caratterizzato da tre variazioni consecutive di segno negativo, la previsione sull’andamento del reddito disponibile risulta in termini reali ancora a stento positiva sia nel 2001 che nel 2012. Pertanto, è solo assumendo una ulteriore flessione del tasso di risparmio che si perviene a quantificare una crescita dei consumi ad un valore che rimarrà al di sotto del mezzo punto percentuale. Anche la domanda delle imprese non potrà dimostrare andamenti particolarmente esuberanti, giovandosi solo degli investimenti per il rinnovo dello stock di capitale esistente. La crescita resterebbe quindi affidata al traino delle esportazioni, che comunque non potrà non risentire delle difficoltà della domanda europea, dato che la fase di correzione fiscale è comunque in corso in molte economie e comunque la nostra economia ha sempre maggiori difficoltà ad agganciare il traino della domanda tedesca, dalla cui ripresa in passato tendevamo a trarre maggiori benefici. La crescita del Pil che deriva da questo scenario è modesta, pochi decimi di punto all’anno. Insufficiente per produrre aumenti significativi della domanda di lavoro. Un mercato del lavoro che ha penalizzato negli ultimi tre anni soprattutto il Sud e nei prossimi anni non sarà in grado di offrire opportunità professionali ai piÚ giovani che sembrano sempre piÚ caratterizzarsi drammaticamente come una generazione senza futuro. Nel 2012 il rapporto debito Pil dovrebbe interrompere la fase di aumento stabilizzandosi su un livello comunque vicino al 120% del Pil.
-Âą*UBMJB GBOBMJOP EJ DPEB JO &VSPQB Guardando alle regolaritĂ storiche, che una fase di ripresa del ciclo tenda a registrare qualche rallentamento dopo due anni da quando è iniziata è un fatto non sorprendente. Ăˆ però chiaro che tale rallentamento suscita allarme per quei paesi che vedono rallentare la ripresa quando questa è stata giĂ di per sĂŠ molto lenta. Ăˆ il caso evidentemente di alcune economie europee, fra cui quella italiana. L’Italia è difatti fra i paesi che avevano registrato la maggiore contrazione del prodotto nel corso della crisi, ed è poi risultata fra quelle che meno di altre hanno beneficiato della successiva ripresa.
[ 48 ]
Capitolo 2. L’economia italiana alle prese con il risanamento ďŹ scale
Vi è quindi un problema specifico di mancato sviluppo del nostro paese che, come verrà illustrato piÚ avanti, condiziona anche la futura tenuta dei nostri conti pubblici. (SBGJDP *M 1JM EFJ QSJODJQBMJ QBFTJ EFMM¹BSFB FVSP  USJN
101 Ger
100 99
Fra
98 97
Spa
96 95
Ita
94 93 92
07
08
09
10
11
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ &VSPTUBU
A inizio 2011 il livello del Pil italiano risultava quindi ancora del 5% inferiore ai valori pre-crisi. L’andamento peggiore tra le principali economie dell’area euro. Per questa ragione la ripresa del 2010-2011 non può essere considerata risolutiva rispetto agli effetti della passata recessione della nostra economia. Per comprendere meglio gli effetti della crisi il grafico 2.2 illustra la tendenza del prodotto nel periodo 2000-2007 per rappresentare quello che sarebbe il livello ad oggi del Pil italiano ove non si fosse verificata la crisi e la crescita si fosse protratta seguendo il debole trend degli anni duemila (poco piÚ dell’1% all’anno): la differenza tra il valore attuale e quello che sarebbe risultato da una prosecuzione delle tendenze pre-crisi è amplissima, pari a piÚ dell’8%. La quantificazione in euro di tale perdita di Pil, oltre 120 miliardi, consente anche di stimare che il valore del deficit sarebbe oggi piÚ basso di quasi 60 miliardi se non avessimo avuto la recessione. Vale a dire che, se avessimo avuto la stessa politica fiscale, ma senza la crisi, allora i nostri conti sarebbero in pareggio già da quest’anno, e non sarebbe stata necessaria la manovra aggiuntiva varata nel corso dell’estate. Si può quindi affermare che la posizione del nostro paese presenta elementi di specificità nel quadro europeo. In generale, ha colpito l’andamento deludente della ripresa industriale. Molti settori, che avevano registrato forti contrazione dei livelli di attività nel corso della crisi, hanno recuperato solamente una frazione di tali perdite.
[ 49 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
(SBGJDP *UBMJB 1SPEPUUP JOUFSOP MPSEP
104 102 100 98 96 94 92 90 00
01
02
03
04
05
06
07
08
09
10
11
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ JTUBU
La ripresa delle esportazioni è stata anch’essa insufficiente per ritornare sui livelli pre-crisi e questo spiega in parte la debolezza della produzione. D’altronde, il quadro dal lato della domanda interna, soprattutto quello relativo ai consumi delle famiglie, trattato in maniera estesa nel capitolo successivo, presenta tuttora serie difficoltà . Conta anche il fatto che la ripresa ha portato anche ad un parallelo incremento delle importazioni. Di fatto il mercato italiano, già di per sÊ caratterizzato da una crescita molto debole, viene soddisfatto in misura crescente da prodotti importati che stanno spiazzando la produzione interna. Questo scenario è sufficiente per mantenere le imprese sulla difensiva. Molti settori presentano del resto livelli produttivi ancora largamente inferiori ai valori precedenti la crisi, evidenziando quindi come le perdite di prodotto cumulate negli ultimi anni siano di carattere strutturale, e lo stock di capitale esistente risulti per conseguenza eccedente rispetto ai fabbisogni produttivi. L’attività industriale raggiunge in Italia il precedente punto di massimo ciclico a inizio 2008 e il minimo successivo nel secondo trimestre del 2009, con una caduta cumulata del valore aggiunto dell’industria in senso stretto del 24%. Il recupero cumulato in un anno e mezzo, fra il minimo e il quarto trimestre del 2010 è solo una frazione di tali perdite. Proprio il fatto che siano oramai trascorsi tre anni dal conseguimento del massimo precedente suggerirebbe che parte delle perdite cumulate sia di natura permanente. Su questo punto le divergenze fra i settori sono ampie. Utilizzando i dati relativi alla disaggregazione settoriale della produzione industriale si osserva come in diversi settori dell’industria vi siano livelli produttivi di oltre il 20% inferiori ai valori del 2007. Rilevante in questo scenario la questione degli effetti dell’aumento dei prezzi delle materie prime sulla redditività delle imprese industriali.
[ 50 ]
Capitolo 2. L’economia italiana alle prese con il risanamento ďŹ scale
5BCFMMB -B QSPEV[JPOF EFJ TFUUPSJ JOEVTUSJBMJ OFMM¹FSB QPTU DSJTJ WBSJB[JPOJ NFEJB NBS NBH ° SJTQFUUP BM * USJN
7BS
QFTP
. F[[J USBTQPSUP
"QQBSFDDIJ FMFUUSJDJ
. FUBMMVSHJB
( PNNB F QMBTUJDB
&TUSB[ EJ NJOFSBMJ
. BDDIJOBSJ
1SPE JO MFHOP
3 BGšOFSJF
&MFUUSPOJDB F JOGPSNBUJDB
$ IJNJDB
5 FTTJMF BCCJHMJBNFOUP F DBM[BUVSF
&OFSHJB FMFUUSJDB BDRVB HBT
"MUSF NBOJGBUUVSJFSF JODM NPCJMJ
"MJNFOUBSF
'BSNBDFVUJDB
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
Gli aumenti delle quotazioni delle materie prime contribuiscono a sostenere la crescita dei costi per le imprese in un contesto in cui la traslazione a valle dei rincari è resa piÚ difficile dalla contenuta crescita della domanda. L’attività di ristrutturazione dell’industria potrà essere accelerata dall’esigenza delle imprese di tagliare i rami di azienda meno produttivi in un contesto in cui l’accesso al credito bancario resta comunque soggetto a criteri di selezione maggiori che in passato. Il fatto che la crescita si mantenga su ritmi estremamente contenuti potrebbe avere riflessi sfavorevoli sull’andamento delle sofferenze, spingendo le banche a razionare il credito al sistema economico. Le probabilità di un consolidamento della crescita della domanda interna restano quindi modeste, anche perchÊ la politica fiscale contribuirà a smorzare gli spunti di ripresa del ciclo.
3JRVBESP /PSE F 4VE J EJWBSJ UFSSJUPSJBMJ EFMMÂąFDPOPNJB JUBMJBOB -F UFOEFO[F EFTDSJUUF JO BHHSFHBUP QPTTPOP FTTFSF BODIF EFDMJOBUF B MJWFMMP UFS SJUPSJBMF -B DPOUBCJMJUh SFHJPOBMF SFOEF EJTQPOJCJMJ MF TUBUJTUJDIF TJOP BM F IB QSPEPUUP MF TUJNF QSFMJNJOBSJ TVMMÂąBOEBNFOUP EFM 1JM OFM TFO[B QFSx EJGGPOEFSF JOEJDB[JPOF TVMMB QFSGPSNBODF EFMMF DPNQPOFOUJ EFMMB EPNBOEB F TFO[B EFUUBHMJBSF MB EJTBHHSFHB[JPOF TFUUPSJBMF F UFSSJUPSJBMF * EBUJ TVMMF UFOEFO[F EFMMF NBDSPBSFF NPTUSBOP DPNF OFM DPSTP EFHMJ BOOJ EVF
[ 51 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
NJMB J EJWBSJ EJ DSFTDJUB JO *UBMJB TJBOP SJTVMUBUJ SFMBUJWBNFOUF DPOUFOVUJ / PO TJB NP DJPo JO QSFTFO[B EJ VOB EJWFSHFO[B NBSDBUB EFMMF UFOEFO[F B MJWFMMP UFSSJUPSJB MF F RVFTUP FRVJWBMF EJ GBUUP BE VOB JOWBSJBO[B EFJ EJGGFSFO[JBMJ OFJ MJWFMMJ -F EJGGFSFO[F DVNVMBUF GSB JM F JM NPTUSBOP DPNF M±BSFB DIF IB GBUUP NFHMJP TJB JM $ FOUSP NFOUSF TPOP BOEBUF QFHHJP JM / PSEPWFTU F JM . F[[PHJPSOP 1SPEPUUP JOUFSOP MPSEP B QSF[[J DPTUBOUJ
109,0 106,0
Centro
103,0
Nord est
Mezzogiorno 100,0 97,0
Nord Ovest
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBU *TUBU
*M GBUUP DIF MF SFHJPOJ EFM 4VE BCCJBOP QSFTFOUBUP VO EJWBSJP EJ DSFTDJUB SFMBUJWB NFOUF DPOUFOVUP SJTQFUUP BMMF BMUSF SFHJPOJ EFM / PSE EFM QBFTF o VO GBUUP SFMB UJWBNFOUF DPOUSPJOUVJUJWP BMNFOP SJTQFUUP BMMB EJGGVTB TFOTB[JPOF TFDPOEP MB RVBMF OFM DPSTP EFHMJ VMUJNJ BOOJ JM 4VE BWSFCCF SFHJTUSBUP VO BSSFUSBNFOUP NPMUP NBSDBUP SJTQFUUP BMMB HJh EFCPMF DSFTDJUB EFMMF SFHJPOJ EFM TFUUFOUSJPOBMJ &GGFUUJWBNFOUF GBUUP JM MJWFMMP EFM 1JM OFM OFM JM MJWFMMP EFM 1JM EFM 4VE TJ QPTJ[JPOFSFCCF B SJTQFUUP BM EFM / PSE PWFTU F BM EFM / PSE FTU 'SB M±BMUSP DPNF JMMVTUSBUP QJ} OFM EFUUBHMJP OFM TVDDFTTJWP 3 JRVBESP J EJGGFSFO[JBMJ OFMMF QFSGPSNBODF SFHJTUSBUF EBMMF SFHJPOJ EFM 4VE SJTQFUUP B RVFMMF TFUUFOUSJPOBMJ TJ SJEVDPOP VMUFSJPSNFOUF TF TJ QBTTB EBMM±BOBMJTJ EFJ MJWFMMJ EFM 1JM B RVFMMJ EFM 1JM QSP DBQJUF JO RVFTUP DBTP JM 4VE GB BODIF NFHMJP EFMMB NFEJB OB[JPOBMF *O SFBMUh MB UFOEFO[B o NPMUP QJ} QSFPDDVQBOUF EJ RVBOUP OPO USBTQBJB EBMMB TFNQMJDF EJNFOTJPOF RVBOUJUBUJWB EFMMF EJGGFSFO[F EJ DSFTDJUB DVNVMBUF JO RVBO UP MB QFSEJUB EJ QPTJ[JPOJ EB QBSUF EFMMF SFHJPOJ EFM 4VE o TUBUB DPTUBOUF OFM DPSTP EFM EFDFOOJP F TJ o BUUFOVBUB TPMBNFOUF JO NBOJFSB BCCBTUBO[B QBSBEPTTBMF DPO M±BSSJWP EFMMB DSJTJ 2 VFTUP o RVBOUP FNFSHF EBMM±BOEBNFOUP EFM HSB¹DP BMMF HBUP EBM RVBMF USBTQBSF DPNF JM 4VE QSPQSJP OFM JOUFSSPUUP MB GBTF EJ QFSEJUB EJ QPTJ[JPOJ SJTQFUUP BM SFTUP EFM QBFTF *M EBUP EFM UPSOB HJh B QFSEFSF JM UFS SFOP SFDVQFSBUP M±BOOP QSJNB NB OFM DPNQMFTTP M±VMUJNP CJFOOJP GB DFSUBNFOUF NFHMJP JO UFSNJOJ SFMBUJWJ EJ RVBOUP WJTUP OFM DPSTP EFHMJ BOOJ QSFDFEFOUJ
[ 52 ]
Capitolo 2. L’economia italiana alle prese con il risanamento fiscale
1SPEPUUP JOUFSOP MPSEP ¬ 3BQQPSUP .F[[PHJPSOP *UBJB B QSF[[J DPTUBOUJ
101,0 100,0 99,0 98,0 97,0 96,0
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBU *TUBU
*O SFBMUh WJ TPOP BODIF FGGFUUJ MFHBUJ BMMB DPNQPTJ[JPOF EFMMB TUSVUUVSB QSPEVUUJWB DIF TQJFHBOP MB UFOVUB EFM 1JM EFM . F[[PHJPSOP JO UFSNJOJ SFMBUJWJ 0 DDPSSF SJ DPSEBSF DIF HMJ BOEBNFOUJ EFM QFSJPEP DIF TUJBNP DPOTJEFSBOEP TPOP EPNJOBUJ EBHMJ FGGFUUJ EFMMB DBEVUB EFM QSPEPUUP SFHJTUSBUB OFM CJFOOJP *O QBSUJ DPMBSF MB DSJTJ o TUBUB DPODFOUSBUB OFMM±JOEVTUSJB JM DVJ QFTP QFSx OFMMF SFHJPOJ EFM . F[[PHJPSOP o JOGFSJPSF SJTQFUUP BMMB NFEJB OB[JPOBMF "OEBNFOUP TFUUPSJBMF EFM WBMPSF BHHJVOUP B QSF[[J DPTUBOUJ WBSJB[JPOJ NFEJF BOOVF
"HSJDPMUVSB
*OEVTUSJB JO TT
$PTUSV[JPOJ
4FSWJ[J
5PUBMF
*UBMJB
/ PSE 0 WFTU
/ PSE &TU
$ FOUSP
. F[[PHJPSOP
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
"MMP TUFTTP NPEP OFM DPSTP EFMMB DSJTJ TPOP BOEBUJ NFHMJP BMDVOJ TFUUPSJ USBEJ [JPOBMNFOUF QPDP MFHBUJ BM DJDMP FDPOPNJDP F DIF RVJOEJ UFOEPOP BE BWFSF VO BOEBNFOUP QJ} TUBCJMF DPNF M±BHSJDPMUVSB P UVUUF MF BUUJWJUh EFM TFUUPSF QVCCMJDP *O RVFTUP DBTP TJ USBUUB EJ TFUUPSJ DIF TPOP TPWSBSBQQSFTFOUBUJ BM 4VE SJTQFUUP BM EBUP NFEJP OB[JPOBMF F EB RVFTUP EFSJWB RVJOEJ MB SFMBUJWB UFOVUB EFM MJWFMMP EFM 1JM NFSJEJPOBMF -B NBHHJPSF EJWFSHFO[B OFHMJ BOEBNFOUJ UFSSJUPSJBMJ EFM QSPEPUUP TJ PTTFSWB QPJ OFMM±FEJMJ[JB DIF OFM IB SFHJTUSBUP BM 4VE VOB DBEVUB NPMUP QSPOVO DJBUB -B SFMBUJWB DPOWFSHFO[B EFJ UBTTJ EJ DSFTDJUB EFMMF NBDSPBSFF JUBMJBOF OPO
[ 53 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
o OBUVSBMNFOUF VOB OPUB QPTJUJWB OFMMB NJTVSB JO DVJ FTTB DPNQPSUB VOB QFSTJ TUFO[B EFJ EJWBSJ UFSSJUPSJBMJ EJ TWJMVQQP DIF DPNF OPUP TPOP JO *UBMJB QBSUJDPMBS NFOUF BNQJ 0 MUSF BM EJGGFSFO[JBMF EJ DSFTDJUB DPOUB QFSx BODIF JM UBTTP NFEJP JO UPSOP BM RVBMF TJ FTQMJDBOP UBMJ EJGGFSFO[JBMJ 4V RVFTUP BTQFUUP QVx RVJOEJ FTTFSF JOUFSFTTBOUF DPOGSPOUBSF MF EJOBNJDIF B MJWFMMP UFSSJUPSJBMF QSFWBMFOUJ JO *UBMJB DPO HMJ BOEBNFOUJ EJ BMUSF SFHJPOJ FVSPQFF / FJ RVBUUSP HSBยนDJ BMMFHBUJ TJ DPOGSPOUB MยฑBOEBNFOUP EFM 1JM GSB JM F JM QSFOEFOEP MF EVF SFHJPOJ DPO DSFTDJUB NBTTJNB F MF EVF SFHJPOJ DPO DSFTDJUB NJOJNB OFM QFSJPEP JO ( FSNBOJB # FMHJP *UBMJB F 4QBHOB SJTQFUUJWBNFOUF "OEBNFOUP EFM 1JM SFHJPOBMF ยฌ SFHJPOJ DPO DSFTDJUB NBTTJNB F DSFTDJUB NJOJNB OFM QFSJP EP OVNFSJ JOEJDF
Germania: andamento del Pil regionale 135 125 115
Belgio: andamento del Pil regionale Brabant Wallon 135 Hainaut 125 Liรจge 115 Oost-Vlaanderen
Bremen Rheinland-Pfalz Baden-Wurttemberg Thuringen
105 95
105 00 01
02
03
04
05
06
07
08
09
Italia: andamento del Pil regionale Lazio 135 Valle dโ Aosta 125 Abruzzo Puglia 115
00 01 02 03 04 05 06 07 'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ &VSPTUBU
00 01
02
03
04
05
06
07
08
09
07
08
09
Spagna: andamento del Pil regionale 135 125 115
105 95
95
Region de Murcia Extremadura Canarias Illes Balears
105 08
09
95
00 01
02
03
04
05
06
*O HFOFSBMF EBJ EBUJ TJ PTTFSWB DPNF MB EJTQFSTJPOF EFMMF QFSGPSNBODF SFHJPOBMJ B MJWFMMP UFSSJUPSJBMF OPO FWJEFO[J BOPNBMJF EFM DBTP JUBMJBOP -B QFDVMJBSJUh TUB OFM GBUUP DIF DPO MB DSJTJ MF SFHJPOJ JUBMJBOF B QFSGPSNBODF QFHHJPSF TPOP BODIF MF VOJDIF DIF OFM IBOOP WJTUP TDFOEFSF JM MJWFMMP EFM 1JM BM EJ TPUUP EFJ WBMPSJ EJ JOJ[JP EFDFOOJP 5 BMF DJSDPTUBO[B TJ o WFSJยนDBUB BODIF JO BMUSF SFHJPOJ EFM 4VE DPNF # BTJMJDBUB F $ BNQBOJB NB BODIF JO SFHJPOJ EFM / PSE DPNF 1JFNPOUF F -PNCBSEJB 2 VFTUP UJQP EJ SJTVMUBUJ TFNCSB RVJOEJ FWJEFO[JBSF DPNF OFM DBTP JUBMJBOP QJ} DIF QFS MB EJTQFSTJPOF UFSSJUPSJBMF EFMMB DSFTDJUB HMJ BOOJ EVFNJMB TJ TJBOP DBSBUUFSJ[[BUF QFS MB DPOEJWJTJPOF B MJWFMMP UFSSJUPSJBMF EFMMB NBODBUB DSF TDJUB -B HFSBSDIJB EFMMP TWJMVQQP UFSSJUPSJBMF JMMVTUSBUB OFMMF QBHJOF QSFDFEFOUJ TJ NPEJยนDB TF TJ QSFOEPOP JO FTBNF J EBUJ SFMBUJWJ BMMยฑBOEBNFOUP EFM 1JM QSP DBQJUF *O RVFTUP DBTP QFHHJPSBOP MF QPTJ[JPOJ SFMBUJWF EFMMF SFHJPOJ EFM / PSE DIF IBO OP SFHJTUSBUP VO BOEBNFOUP EFM 1JM QSP DBQJUF QFHHJPSF SJTQFUUP BMMF SFHJPOJ EFM
[ 54 ]
Capitolo 2. Lโ economia italiana alle prese con il risanamento ๏ฌ scale
. F[[PHJPSOP *M TJHOJยนDBUP EB BUUSJCVJSF B RVFTUP UJQP EJ SJTVMUBUP o DPOUSPWFSTP OFMMB NJTVSB JO DVJ MB NJOPSF EJOBNJDB EFNPHSBยนDB BM 4VE JO SFBMUh o BODIF VO FTJUP EFMMF QFHHJPSJ QSPTQFUUJWF PDDVQB[JPOBMJ DIF TJ SJยบFUUPOP JO NJOPSF DBQBDJUh EJ BUUSBSSF ยบVTTJ EJ JNNJHSBUJ EB BMUSF SFHJPOJ F EBMMยฑFTUFSP PMUSF DIF JO NBHHJPSJ VTDJUF EBM UFSSJUPSJP NFSJEJPOBMF *M 1JM EFMMF SFHJPOJ JUBMJBOF WBSJB[JPOJ DVNVMBUF
Abruzzo Puglia Piemonte Basilicata Campania Friuli-Venezia G Umbria Lombardia Emilia-Rom Calabria Sardegna Liguria Sicilia Veneto Prov Aut Tren Toscana Molise Marche Prov Aut Bolz Valle d'Aosta Lazio -6
-4
-2
0
2
4
6
8
10
12
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ &VSPTUBU
*M TBMEP NJHSBUPSJP DPO MยฑFTUFSP EFMMF SFHJPOJ NFSJEJPOBMJ o EFDJTBNFOUF JOGFSJPSF B RVFMMP PTTFSWBUP QFS MF SFHJPOJ DFOUSP TFUUFOUSJPOBMJ " RVFTUP TJ BHHJVOHF JM ยบVTTP NJHSBUPSJP JOUFSOP PWWFSP EJ NFSJEJPOBMJ DIF TJ NVPWPOP WFSTP JM $ FOUSP / PSE *M USFOE EFMMยฑFNJHSB[JPOF EBM . F[[PHJPSOP JO DBMP TJOP BHMJ BOOJ PUUBOUB TJ o JOWFSUJUP OFM DPSTP EFHMJ BOOJ OPWBOUB *O RVJOEJDJ BOOJ USB JM F JM TJ TPOP USBTGFSJUJ BM $ FOUSP / PSE RVBTJ NJMJPOJ EJ QFSTPOF F BODIF OFHMJ VMUJNJ BOOJ JM ยบVTTP IB DPOUJOVBUP BE FTTFSF DPOTJTUFOUF TFQQVS DPO RVBMDIF EFDF MFSB[JPOF *OPMUSF OFM DPSTP EFHMJ VMUJNJ BOOJ o DBNCJBUB MB UJQPMPHJB EFMMยฑFNJ HSB[JPOF NFSJEJPOBMF WFSTP JM $ FOUSP / PSE DPO VO QFTP DSFTDFOUF EJ QFSTPOF QJ} JTUSVJUF 6OB EFMMF SBHJPOJ o DIF DPO MยฑBSSJWP EFHMJ JNNJHSBUJ TUSBOJFSJ TPOP TPQSBUUVUUP RVFTUJ VMUJNJ B TPEEJTGBSF MB EPNBOEB EJ NBOPEPQFSB QPDP RVBMJ ยนDBUB DIF JO QBTTBUP FSB JOWFDF TPEEJTGBUUB QSPQSJP EBJ MBWPSBUPSJ NFSJEJPOBMJ NFOP TDPMBSJ[[BUJ
[ 55 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
1SPEPUUP JOUFSOP MPSEP QFS BCJUBOUF B QSF[[J DPTUBOUJ
103,0 100,0 97,0
Centro Mezzogiorno
94,0
Nord est Nord Ovest
91,0 2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBU *TUBU
/ FHMJ VMUJNJ BOOJ o BODIF BVNFOUBUP JM GFOPNFOP EFM QFOEPMBSJTNP EJ MVOHP SBHHJP 1FOEPMBSJ EJ MVOHP SBHHJP TPOP UVUUJ DPMPSP DIF MBWPSBOP BE VOB EJTUBO[B EBM DPNVOF EJ SFTJEFO[B UBMF EB JNQFEJSF EJ UPSOBSF PHOJ HJPSOP B DBTB 2 VFTUP GFOPNFOP o NPMUP QJ} EJGGVTP BM 4VE QFSDIn MF NJOPSJ PQQPSUVOJUh MBWPSBUJWF TQJOHPOP BE BDDFUUBSF JNQJFHIJ BODIF B EJTUBO[F TJHOJšDBUJWF EB DBTB *O DPODMVTJPOF MB WBMVUB[JPOF EFJ EJWBSJ EJ TWJMVQQP JO UFSNJOJ QSP DBQJUF UFOEF B NJHMJPSBSF MB QPTJ[JPOF SFMBUJWB EFMMF SFHJPOJ EFM 4VE / POPTUBOUF DJx RVFTUB OPO o VOB CVPOB OPUJ[JB *O SFBMUh QSPQSJP JM GBUUP DIF DJx EFSJWJ EB UFOEFO[F TGBWPSF WPMJ JO UFSNJOJ EJ ºVTTJ NJHSBUPSJ EFJ MBWPSBUPSJ QJ} JTUSVJUJ BOUJDJQB VOB UFOEFO[B DIF QFOBMJ[[FSh MF PQQPSUVOJUh QFS J QSPTTJNJ BOOJ o JM DPTJEEFUUP ŽFGGFUUP CSBJO ESBJO¯ MB GVHB EFJ DFSWFMMJ DIF EFUFSNJOB PHHJ VO MJNJUF QSFTTPDIn JOWBMJDBCJMF BMMB QPUFO[JBMJUh EJ DSFTDJUB EFJ QSPTTJNJ BOOJ
* QSPCMFNJ EFMMB GJOBO[B QVCCMJDB Il quadro macroeconomico sopra descritto suggerirebbe evidentemente misure a sostegno dell’attività produttiva, e in particolare volte a stimolare la crescita della domanda. Le decisioni della politica di bilancio italiana non paiono però favorire un rapido recupero del ciclo, risultando difatti di segno esplicitamente restrittivo. A luglio scorso il Governo aveva varato una manovra con la quale si intendeva ridurre il deficit pubblico da un valore pari al 4,5% del Pil nel 2010, sino al pareggio entro il 2014. Si trattava quindi di realizzare una riduzione del deficit pari ad oltre l’1% del Pil ogni anno. Tale obiettivo sarebbe stato conseguito cumulando una correzione significativa per gli anni 2013 e 2014 all’intervento sul 2011 e il 2012 già varato lo scorso anno. La manovra varata nel 2010 comportava, infatti, una correzione del bilancio quantificata dal Governo in 25 miliardi nel biennio 2011-2012.
[ 56 ]
Capitolo 2. L’economia italiana alle prese con il risanamento fiscale
L’intervento di luglio prevedeva, invece, una leggera correzione aggiuntiva nel 2011-2012 e una più ampia nei due anni successivi, sino a cumulare un aggiustamento del deficit di 48 miliardi sino al 2014. Sommando le due manovre, si giungeva quindi ad una stretta fiscale di dimensioni eccezionali nell’intero quadriennio. Pur tenendo presente che parte delle quantificazioni del Governo pareva sovrastimare l’efficacia effettiva degli interventi, la dimensione della correzione di bilancio risultava significativa e tale comunque da garantire la tenuta dei conti pubblici italiani. Il varo di una correzione così ampia e l’adozione di target ambiziosi, come il pareggio di bilancio, si spiegavano evidentemente da un canto nell’ottica di assecondare una tendenza coerente con le nuove regole europee discusse nel capitolo precedente, e dall’altro in funzione delle tensioni sui mercati finanziari e delle pressioni esercitate dall’aumento dei tassi d’interesse sui nostri titoli di Stato. Nonostante l’ampiezza della manovra di luglio, però, nel corso del mese di agosto le tensioni sui mercati si sono intensificate. Gli spread sui rendimenti dei titoli di Stato italiani si sono allargati, stabilizzandosi solamente quando la Bce è intervenuta verso metà mese con acquisti massicci di titoli di Stato italiani e spagnoli. Questo ha spinto il Governo a cercare di rafforzare la manovra al fine di migliorare il clima delle aspettative sui mercati. In particolare, la dimensione della manovra è stata aumentata: 55 miliardi rispetto ai 48 della manovra di luglio. Ma, soprattutto, è mutato il timing della correzione, che adesso ambisce a conseguire il pareggio di bilancio già nel 2013. Questo fa sì che sia aumentata l’entità della riduzione del deficit da conseguire nel 2012 e nel 2013. La stretta fiscale sarebbe particolarmente accentuata nel 2012, quando il deficit secondo il Governo si porterebbe all’1,4% del Pil dal 3,9% del 2011. Tale riduzione deriverebbe dal fatto che si sovrapporrebbero il prossimo anno gli effetti della manovra varata nel 2010 (che determinava nel 2012 una correzione di 13 miliardi di euro) e quelli della manovra di agosto (18 miliardi sul 2012). Anche considerando che l’efficacia di parte delle misure possa essere inferiore al valore facciale dell’intervento annunciato dal Governo, è comunque chiaro che gli effetti della politica di bilancio penalizzeranno il prossimo anno l’andamento della domanda interna in Italia. In una fase in cui le esportazioni potrebbero essere insufficienti per sostenere da sole la crescita, dato anche il presumibile rallentamento della domanda internazionale. La scelta di accelerare l’aggiustamento dei conti pubblici è stata però obbligata, considerando le tensioni sui mercati finanziari e l’apertura del premio al rischio richiesto dai mercati sui titoli del nostro debito pubblico. La posizione italiana è d’altronde
[ 57 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
abbastanza peculiare considerando che nel panorama internazionale il nostro deficit pubblico risulta relativamente contenuto. Anche in termini di livello del rapporto debito/Pil vi sono diversi paesi che hanno registrato una crescita significativa, approssimando i livelli italiani, e senza per questo vedere aumentare il livello del premio al rischio sul debito pubblico. Si consideri ad esempio che Usa e Regno Unito hanno un rapporto debito Pil (vicino al 100 e al 90% del Pil rispettivamente) non troppo distante dal 120% dell’Italia, e un deficit nel 2011 (10 e 8,5% del Pil rispettivamente) decisamente piÚ elevato di quello atteso per l’Italia (intorno al 4%). (SBGJDP *M EFGJDJU QVCCMJDP EFMMF NBHHJPSJ FDPOPNJF BWBO[BUF O EFM 1JM TUJNF 0 DTF QFS JM
Germania Australia Belgio Olanda Italia Canada Francia Spagna Regno Unito Giappone Stati Uniti 0
2
4
6
8
10
12
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ 0 DTF
(SBGJDP *M EFCJUP QVCCMJDP EFMMF NBHHJPSJ FDPOPNJF BWBO[BUF JO EFM 1JM TUJNF 0 DTF QFS JM
Australia Olanda Germania Francia Canada Regno Unito Belgio Stati Uniti Spagna Italia Giappone 0
50
100
150
200
250
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ 0 DTF
Nei grafici 2.3 e 2.4 si confronta il livello di entrambe le variabili per le maggiori economie avanzate proprio al fine di mettere in luce il posizionamento
[ 58 ]
Capitolo 2. L’economia italiana alle prese con il risanamento fiscale
non favorevole, ma neanche particolarmente deviante, dell’Italia. Per spiegare per quale ragione l’Italia subisca una pressione così rilevante dai mercati occorre in effetti segnalare come il vero problema per l’Italia non sia in realtà tanto la conduzione della politica fiscale, risultata fra le più prudenti su scala internazionale. Contano piuttosto altri due fattori: innanzitutto l’elevato stock di debito ereditato dal passato, e in secondo luogo i problemi di crescita che gravano sul nostro paese. Il timore è che lo scenario congiunturale relativamente debole renda più difficile il rispetto degli obiettivi di riduzione del deficit, imponendo ulteriori manovre che a loro volta penalizzerebbero ancor di più le prospettive di sviluppo per i prossimi anni. Il quadro della finanza pubblica suggerisce quindi che i redditi familiari nei prossimi anni saranno penalizzati dai numerosi interventi che, direttamente o indirettamente, ne influenzeranno il potere d’acquisto. Fra le diverse misure ve ne sono alcune che più direttamente interessano le famiglie. Fra queste, le principali sono il blocco del turnover e il blocco dei salari nel pubblico impiego. Questa misura si applica ad una massa di spesa pubblica che conta per circa il 10% del Pil: in quattro anni si ottiene una decurtazione in termini reali dei salari del pubblici di circa l’8%, che corrispondono a circa 12 miliardi di euro nel 2014. Peraltro, tra le misure della manovra varata nel 2010 vanno anche ricordati i provvedimenti di lotta all’evasione, che risultano al momento di quantificazione incerta. Fra le altre misure introdotte con la manovra varata a luglio 2011 vi sono l’imposta di bollo sui conti titoli (2 miliardi a regime nel 2014) aumento accise sui carburanti (altri 2 miliardi a regime). Vi sono poi misure a effetto indiretto, come i tagli dei trasferimenti agli enti locali i quali potranno a loro volta rivalersi eventualmente sui cittadini ad esempio attraverso misure di aumenti delle tariffe. A questi effetti, si aggiungeranno quelli derivanti dalla manovra di agosto, al momento in cui scriviamo ancora oggetto di discussione, con proposte che vanno dall’aumento del prelievo sui redditi più elevati (cosiddetto “contributo di solidarietà) sino ad ampi tagli agli enti locali. Vi è poi la questione della delega fiscale che di fatto porterà ad una riforma che darà un gettito aggiuntivo, quindi maggiori tasse pari a 20 miliardi a regime nel 2013. La manovra ha introdotto su questo punto una “clausola di salvaguardia” che dispone, qualora la delega non venisse esercitata nel 2013, una serie di tagli ai regimi di esenzione, detrazione e agevolazione fiscale sui redditi (ad esempio detrazioni per figli carico) e sull’Iva (aumento dell’aliquota dei beni che attualmente hanno un’aliquota agevolata al 4 e al 10%).
[ 59 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
In generale, quindi, pur non essendo ancora possibile al momento una corretta quantificazione degli effetti della politica di bilancio sul reddito delle famiglie, è comunque evidente che nei prossimi anni il potere d’acquisto dei consumatori subirà conseguenze significative dalla correzione fiscale. Dalla dimensione degli interventi di cui si discute si può quantificare in prima battuta un ordine di grandezza delle misure ad impatto diretto sui consumatori tale da comportare una minore crescita del reddito disponibile di almeno l’1% all’anno nei prossimi tre anni.
3JRVBESP (MJ JUBMJBOJ VO QPQPMP EJ HJPDBUPSJ *O VO QFSJPEP EJ GPSUJ EJGšDPMUh FDPOPNJDIF EFMMF GBNJHMJF JUBMJBOF BQQBSF FTUSF NBNFOUF TJOHPMBSF SFHJTUSBSF M¹JNQFUVPTB DSFTDJUB EFMMB TQFTB EFTUJOBUB EBHMJ JUBMJBOJ BJ HJPDIJ B QSFNJ F BMMF MPUUFSJF -F TUBUJTUJDIF VGšDJBMJ SJMBTDJBUF EBMM¹"N NJOJTUSB[JPOF "VUPOPNB . POPQPMJ EJ 4UBUP EBOOP DPOUP EJ VOB TJUVB[JPOF TPS QSFOEFOUF / FM HMJ JUBMJBOJ IBOOP TQFTP JO HJPDIJ DJSDB NJMJBSEJ EJ FVSP DPO VO JODSFNFOUP EFM TVM "MMB šOF EFM TF TJ DPOGFSNBTTF JM USFOE EJ DSFTDJUB EFM QSJNP TFNFTUSF TJ QPUSFCCFSP BHFWPMNFOUF TVQFSBSF J NJMJBSEJ EJ FVSP -B TQFTB EFHMJ JUBMJBOJ JO HJPDIJ B QSFNJ F MPUUFSJF 3BDDPMUB
7BS TV QFSJPEP QSFDFEFOUF
 TFN
'POUF "". 4
-B TQFTB EFHMJ JUBMJBOJ JO HJPDIJ B QSFNJ F MPUUFSJF
Skill game 4% Superenalotto 4% Lotto 9% Lotterie 15% Apparecchi 57% Giochi a base sportiva 6% Giochi a base ippica 2% Bingo 3% 'POUF "". 4
1FS BWFSF VOÂąJEFB EFMMB EJNFOTJPOF EFM GFOPNFOP CBTUJ EJSF DIF RVFTUB DJGSB o QBSJ B RVFMMB DIF TJ TQFOEF BOOVBMNFOUF QFS JM WFTUJBSJP F MF DBM[BUVSF QFS J
[ 60 ]
Capitolo 2. L’economia italiana alle prese con il risanamento ďŹ scale
DBSCVSBOUJ F J DPTUJ EJ FTFSDJ[JP EFMMÂąBVUP P BODPSB o QBSJ BMMB TQFTB QFS J CBS F J SJTUPSBOUJ Ă„ BODPSB QBSJ B DJSDB JM EFJ DPOTVNJ BMJNFOUBSJ -B QBSUF QJ} SJMFWBOUF EJ RVFTUB TQFTB o SJDPOEVDJCJMF BMMF TMPU NBDIJOF F BHMJ BMUSJ HJPDIJ FMFUUSPOJDJ DIF TPOP PSBNBJ BNQJBNFOUF EJGGVTJ OFJ MPDBMJ QVCCMJDJ EJ UVUUP JM QBFTF "M TFDPOEP QPTUP TJ DPMMPDBOP MF MPUUFSJF DPO JM F B TFHVJSF JM -PUUP J HJPDIJ B CBTF TQPSUJWB F WJB WJB UVUUF MF BMUSF GPSNF EJ HJPDP B QSFNJ
*M NFSDBUP EFM MBWPSP TJ TUBCJMJ[[B Se il quadro per la finanza pubblica pesa sull’andamento dei redditi delle famiglie, complessa risulta anche la situazione del mercato del lavoro. A fronte dei primi segnali di stabilizzazione del livello del prodotto, anche la domanda di lavoro ha interrotto nel corso del 2010 la fase di caduta, anche se i primi segnali di ripresa dell’economia non sono stati sufficienti per ricondurre la domanda di lavoro su una tendenza crescente. Questo tipo di andamento nelle fasi iniziali della ripresa era del resto scontato considerando che nel corso della fase piÚ acuta della crisi la domanda di lavoro si era ridotta meno di quanto non fosse accaduto per il Pil. I primi recuperi dei livelli occupazionali hanno interessato essenzialmente lo sviluppo dell’occupazione straniera. (SBGJDP 0DDVQBUJ UPUBMJ NJHMJBJB
23500
23000 22500
22000 21500 04
05
06
07
08
09
10
11
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
Nel primo trimestre del 2011 questa componente è aumentata significativamente per entrambe le componenti di genere (+137mila uomini e +139mila donne), mentre prosegue il calo degli occupati italiani, che coinvolge però solo gli uomini.
[ 61 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
(SBGJDP 0DDVQBUJ EJQFOEFOUJ QBSU UJNF NJHMJBJB
3000 2800 2600 2400 2200 2000 1800 04
05
06
07
08
09
10
11
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
La crisi continua quindi a pesare in misura maggiore su determinati segmenti del mercato del lavoro, tra i quali in particolare la componente maschile, in quanto prevalentemente occupata in quei settori dove il calo della produzione è stato piÚ intenso, e dove attualmente la ripresa stenta a riprendere vigore. A favorire l’occupazione femminile è stata d’altronde la buona performance del lavoro ad orario ridotto, anche nel corso della crisi. In crescita anche il lavoro a termine; tra i dipendenti l’occupazione a tempo determinato è aumentata a inizio 2011 del 4,1% su base annua. A registrare risultati positivi sembrerebbe pertanto la sola occupazione piÚ instabile e precaria. (SBGJDP 0DDVQBUJ EJQFOEFOUJ UFNQPSBOFJ NJHMJBJB
2500 2400 2300 2200 2100 2000 1900 1800 04
05
06
07
08
09
10
11
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
Ciò è probabilmente dovuto anche al venir meno di parte dei rapporti di lavoro inizialmente salvati dalla Cassa integrazione, e questo trova riscontro nelle riduzioni registrate per l’occupazione dipendente a tempo indeterminato. La dimensione territoriale delle tendenze del mercato del lavoro mette in luce come la caduta dell’occupazione sia risultata nel Mezzogiorno particolarmente pronunciata.
[ 62 ]
Capitolo 2. L’economia italiana alle prese con il risanamento ďŹ scale
(SBGJDP 0DDVQBUJ EJQFOEFOUJ QFSNBOFOUJ NJHMJBJB
15500 15000 14500 14000 13500 04
05
06
07
08
09
10
11
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
Gli effetti della crisi sono andati difatti a sovrapporsi ad una tendenza giĂ negativa in precedenza. Ăˆ dai primi anni duemila che gli andamenti del Mezzogiorno seguono un profilo divergente dal resto del paese. Pure nel biennio 2009-10, in cui l’occupazione del Centro-Nord è andata riducendosi, il gap rispetto al Sud si è ampliato. Alla caduta piĂš intensa dell’occupazione meridionale ha anche concorso il fatto che l’incidenza della Cassa integrazione è aumentata piĂš al Nord che nelle regioni meridionali. Il calo dell’occupazione del Mezzogiorno è da ricondurre non solo alla flessione dell’industria in senso stretto, ma anche alla riduzione dell’occupazione nel terziario: in particolare, la dinamica dell’occupazione dei servizi nel Mezzogiorno ha risentito del calo del pubblico impiego. La recessione ha quindi rafforzato un divario territoriale che nel periodo precedente era giĂ andato allargandosi. Gli occupati complessivamente persi nelle regioni meridionali tra il 2008 ed il 2010 sono stati quasi 288 mila, il 57% del totale del numero di occupati persi durante la recessione. Il Centro-Nord, invece, che pur rappresenta quasi tre quarti dell’occupazione (il 73% degli occupati risiedono in regioni centro-settentrionali), è risultato sottorappresentato nella perdita occupazionale complessiva: i posti di lavoro complessivamente persi sono stati 221 mila, sui 509 mila persi a livello nazionale. Il peggior andamento dell’occupazione nel Mezzogiorno è da ricondurre anche ad alcuni effetti di composizione della manodopera, soprattutto per quanto riguarda le tipologie contrattuali; nel corso della crisi sono stati particolarmente colpiti i lavoratori con contratto di lavoro temporaneo, data la maggiore flessibilitĂ che contraddistingue questa categoria. Nel Mezzogiorno l’incidenza del lavoro temporaneo sull’occupazione dipendente totale è piĂš elevata di quella osservata nel Centro-Nord, e quindi questo contribuisce a spiegare perchĂŠ durante la crisi l’espulsione di occupati dalle imprese sia stata piĂš accentuata che nelle regioni centro-settentrionali.
[ 63 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
(SBGJDP 0DDVQBUJ $FOUSP /PSE F .F[[PHJPSOP Â USJN
108 Centro-Nord
106 104 102 100 98
Mezzogiorno
96 04
06
08
10
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
In termini di disoccupazione, invece, gli incrementi maggiori si sono osservati nel Centro-Nord, dove il numero di disoccupati è aumentato del 40% tra il 2008 ed il 2010, mentre nelle regioni meridionali l’incremento nello stesso periodo è stato del 7.6%. In termini assoluti, nel periodo considerato l’incremento complessivo della disoccupazione è stato di 398 mila nuovi disoccupati (ma di oltre 591 mila se si prende a riferimento il 2007). Di questi, solo 68 mila risultavano residenti nel Mezzogiorno. Ma le regioni meridionali restano quelle dove la disoccupazione è particolarmente diffusa: sullo stock di disoccupati i meridionali pesavano nel 2010 per oltre il 45%. La crisi ha determinato un maggior passaggio alla disoccupazione dei lavoratori precedentemente occupati nelle regioni del Nord, mentre nel Sud, date anche le piĂš difficili possibilitĂ di ricollocazione per coloro che hanno perso il lavoro, si è avuto un incremento delle persone uscite dal mercato del lavoro – ovvero che hanno rinunciato a cercare un nuovo lavoro – con una riduzione delle forze lavoro, che si sono contratte in misura significativa. In altre parole, la crisi ha evidenziato reazioni diverse dell’offerta alla caduta della domanda: si osserva difatti il fenomeno dello “scoraggiamentoâ€?, che soprattutto in periodi di scarsitĂ di domanda di lavoro, spinge molti a smettere di cercare un impiego – pur ritenendosi disponibili a svolgere un lavoro qualora gliene venisse offerto uno – indotti dalla consapevolezza di non riuscire a trovarlo. Le persone che smettono di compiere azioni di ricerca sono considerate inattive, ovvero al di fuori del mercato del lavoro. Si spiega cosĂŹ il paradosso osservato durante la crisi, ovvero di una crescita relativamente ridotta della disoccupazione proprio nelle aree dove le perdite occupazionali sono state piĂš ampie. Nel Mezzogiorno, infatti, molti lavoratori sono passati all’inattivitĂ , uscendo cosĂŹ dalle fila dei disoccupati. Il tasso di disoccupazione nelle regioni
[ 64 ]
Capitolo 2. L’economia italiana alle prese con il risanamento ďŹ scale
meridionali è salito al 13.4% nel 2010, dall’11% registrato nel 2007, mentre in quelle centro-settentrionali il tasso di disoccupazione, pur restando su livelli decisamente inferiori a causa del minore stock di disoccupati pre-esistenti la crisi, è salito dal 4.1 al 6.4%, con un incremento percentuale piÚ che doppio. (SBGJDP 'PS[F EJ MBWPSP  $FOUSP /PSE F .F[[PHJPSOP  USJN *
108
Centro-Nord
106 104 102 100 98 96
Mezzogiorno
94 92 04
06
08
10
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
(SBGJDP *M UBTTP EJ EJTPDDVQB[JPOF OFMMF SFHJPOJ TFUUFOUSJPOBMJ JO EFMMF GPS[F EJ MBWPSP
6,5 6,0 5,5 5,0 4,5 4,0 3,5 3,0 04
06
08
10
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
(SBGJDP *M UBTTP EJ EJTPDDVQB[JPOF OFMMF SFHJPOJ NFSJEJPOBMJ JO EFMMF GPS[F EJ MBWPSP
16,0 15,0 14,0 13,0 12,0 11,0 10,0 04
06
08
10
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
[ 65 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
3JRVBESP * HJPWBOJ QBHBOP JM DPOUP EFMMB DSJTJ TPQSBUUVUUP BM 4VE 6OP EFJ UFNJ DIF IBOOP EPNJOBUP JM EJCBUUJUP SFMBUJWP BMMF DPOTFHVFO[F FDPOP NJDIF EFMMB DSJTJ o RVFMMP EFHMJ FGGFUUJ DIF RVFTUB BWSFCCF BWVUP TVMMF HFOFSB[JPOJ QJ} HJPWBOJ 4J USBUUB EJ VOB RVFTUJPOF JNQPSUBOUF TV TDBMB OB[JPOBMF DIF o VUJMF EFDMJOBSF BODIF OFMMB TVB EJNFOTJPOF UFSSJUPSJBMF 4F o WFSP DIF PHHJ WJ o VOB TQFDJ¹DB RVFTUJPOF HFOFSB[JPOBMF F DIF RVFTUB TJ TPWSBQQPOF BMMF USBEJ[JPOBMJ TQFDJ¹DJUh EJ DBSBUUFSF UFSSJUPSJBMF DIF DBSBUUFSJ[[BOP M±FDPOPNJB JUBMJBOB o BMMPSB DIJBSP DIF MB DPNQPTJ[JPOF EJ RVFTUF EVF DBSBUUFSJ TUJDIF EFUFSNJOB MB GBUUJTQFDJF EFM ®HJPWBOF NFSJEJPOBMF¯ DPNF VOB EFMMF ¹HVSF DIF TUBOOP QBHBOEP J DPTUJ EFMMB DSJTJ JO NJTVSB EFDJTBNFOUF TVQFSJPSF BE BMUSF DMBTTJ EJ MBWPSBUPSJ *M QVOUP EB TPUUPMJOFBSF o DIF VO NBSDBUP ®FGGFUUP DPPSUF¯ OPO TPMP EFUFSNJOB VOB DPODFOUSB[JPOF EFJ DPTUJ EFMMB DSJTJ TV VOB QBSUJDPMBSF HFOFSB[JPOF NB QVx QPSUBSF BODIF B DPOTFHVFO[F EJ MVOHP QFSJPEP TJB JO SFMB[JPOF BJ EFTUJOJ QSPGFT TJPOBMJ EJ RVFTUF QFSTPOF DIF BMMF QSPTQFUUJWF EJ DSFTDJUB EFMM±FDPOPNJB 1FSDIn J HJPWBOJ Ä VOB DJSDPTUBO[B SFMBUJWBNFOUF DPOTVFUB OFMMF GBTJ DJDMJDIF BWWFSTF DIF BE FTTFSF DPMQJUJ JO NJTVSB NBHHJPSF EBMMB DSJTJ TJBOP QSPQSJP J HJPWBOJ %JGBUUJ JM SBMMFOUBNFOUP EFMMB EPNBOEB EJ MBWPSP UFOEF B USBEVSTJ JO SJEV[JPOJ EFHMJ PSHB OJDJ JOOBO[JUVUUP BUUSBWFSTP MB DPOUSB[JPOF EFM OVNFSP EFMMF OVPWF BTTVO[JPOJ 0 WF QPTTJCJMF MF JNQSFTF SJEVDPOP MP TUPDL EJ PDDVQBUJ BODIF BSSFTUBOEP J OVPWJ JOHSFTTJ NBO NBOP DIF BMDVOJ MBWPSBUPSJ FTDPOP EBM NFSDBUP QFS JM SBHHJVOHJ NFOUP EFMM±FUh EJ QFOTJPOBNFOUP *M DBMP EFMMF OVPWF BTTVO[JPOJ DPMQJTDF RVJOEJ JO NJTVSB NBHHJPSF DPMPSP DIF TPOP BMM±JOJ[JP EFM QFSDPSTP QSPGFTTJPOBMF BMMVO HBOEP J UFNQJ EJ JOHSFTTP OFMM±PDDVQB[JPOF 4J SJUJFOF DIF OFMMB GBTF QJ} SFDFOUF BCCJB BODIF QFTBUP MB EJGGVTJPOF EFJ DPO USBUUJ EJ MBWPSP UFNQPSBOFJ DIF DPOTFOUPOP BMMF JNQSFTF EJ SJEVSSF HMJ PSHBOJDJ TFO[B POFSJ TFNQMJDFNFOUF OPO SJOOPWBOEP J DPOUSBUUJ RVBOEP RVFTUJ HJVOHPOP B TDBEFO[B *OPMUSF JO EJWFSTJ QBFTJ GSB DVJ M±*UBMJB MF QPMJUJDIF TJ TPOP DPODFO USBUF TVMMB QSPUF[JPOF EFJ MBWPSBUPSJ HJh BTTVOUJ BUUSBWFSTP JM ¹OBO[JBNFOUP EJ NFDDBOJTNJ DPNF MB $ BTTB JOUFHSB[JPOF HVBEBHOJ JO *UBMJB WPMUJ B QSFGFSJSF MB SJEV[JPOF EFMM±PSBSJP QJVUUPTUP DIF J MJDFO[JBNFOUJ EJ BMDVOJ MBWPSBUPSJ RVFTUF QPMJUJDIF IBOOP BWVUP M±FTJUP TQFSBUP JO RVBOUP IBOOP GPSUFNFOUF SJEJNFOTJP OBUP JM DBMP EFMM±PDDVQB[JPOF GSB J MBWPSBUPSJ EJQFOEFOUJ QFSNBOFOUJ NB IBOOP FWJEFOUFNFOUF BODIF BDVJUP MB EJTQBSJUh SJTQFUUP BJ MBWPSBUPSJ DPO DPOUSBUUJ UFN QPSBOFJ MB DVJ JODJEFO[B o NBHHJPSF GSB J MBWPSBUPSJ QJ} HJPWBOJ
[ 66 ]
Capitolo 2. Lโ economia italiana alle prese con il risanamento ๏ฌ scale
.JOPSJ DPTUJ TPDJBMJ OFM CSFWF -B SJEV[JPOF EFMMF PQQPSUVOJUh QSPGFTTJPOBMJ QFS J QJ} HJPWBOJ o VO GFOPNFOP DIF BQQBSFOUFNFOUF IB NJOPSJ DPTUJ TPDJBMJ OFMMB NJTVSB JO DVJ HMJ JOPDDVQBUJ DIF WJWPOP BODPSB OFM DPOUFTUP EFMMB GBNJHMJB EยฑPSJHJOF WBOOP JODPOUSP B QSPCMFNJ JOGFSJPSJ SJTQFUUP BM DBTP BE FTFNQJP EJ QFSEJUB EFM QPTUP EJ MBWPSP EB QBSUF EJ VO DBQPGBNJHMJB *O FGGFUUJ J EBUJ SFMBUJWJ BM TFDPOEP BMDVOF BOBMJTJ SFDFO UJ1 NPTUSBOP DIF BMMยฑJOUFSOP EFM HSVQQP EFJ HJPWBOJ DIF MP TDPSTP BOOP IBOOP QFSTP JM QPTUP EJ MBWPSP CFO OPWF TV EJFDJ SJTVMUBWBOP WJWFSF QSFTTP MB GBNJHMJF EยฑPSJHJOF 1PTTJCJMJ DPTUJ EJ MVOHP QFSJPEP * QSPCMFNJ QFSx SFTUBOP HSBWJ TPQSBUUVUUP TF TJ HVBSEB BMMF DPOTFHVFO[F EJ NF EJP UFSNJOF MFHBUF BMMF EJGยนDPMUh BMMยฑJOHSFTTP OFM NFSDBUP EFM MBWPSP 6O QSJNP PSEJOF EJ QSPCMFNJ SJHVBSEB MF DPOTFHVFO[F TVMMB DSFTDJUB OFM NFEJP UFSNJOF %JGBUUJ J HJPWBOJ DIF IBOOP BQQFOB DPNQMFUBUP HMJ TUVEJ TF SFTUBOP QFS VO QFSJP EP MVOHP JO DPOEJ[JPOF EJ JOBUUJWJUh UFOEPOP B SFHJTUSBSF VO EFUFSJPSBNFOUP EFM MPSP DBQJUBMF VNBOP *OPMUSF RVBOEP MF DPOEJ[JPOJ BMMยฑJOHSFTTP OFM NFSDBUP EFM MBWPSP TPOP EJGยนDJMJ MB SJDFSDB EJ VO QPTUP QVx QPSUBSF BMDVOJ BE BDDFUUBSF MBWPSJ QFS J RVBMJ TPOP SJDIJFTUJ SFRVJTJUJ BE FTFNQJP JO UFSNJOJ EJ MJWFMMP EยฑJTUSV[JPOF JOGFSJPSJ SJTQFUUP BM QFSDPSTP TDPMBTUJDP TFHVJUP o JM GFOPNFOP EFMMยฑPWFSFEVDBUJPO BODIยฑFTTP NPUJWP EJ TDBSTB BDDVNVMB[JPOF EJ DBQJUBMF VNBOP QFS JM MBWPSBUP SF %FM SFTUP QFS VOยฑFDPOPNJB DPNF RVFMMB JUBMJBOB DBSBUUFSJ[[BUB EB MJWFMMJ EJ TDPMBSJ[[B[JPOF EFMMF GPS[F EJ MBWPSP JOGFSJPSJ SJTQFUUP BHMJ BMUSJ QBFTJ TBSFCCF JNQPSUBOUF BTTFDPOEBSF MยฑPDDVQB[JPOF EFJ HJPWBOJ NFEJBNFOUF QJ} TDPMBSJ[[BUJ SJTQFUUP BMMB DPPSUJ BO[JBOF " RVFTUP UJQP EJ GFOPNFOP TF OF EFWF QPJ BHHJVOHFSF VO BMUSP QFS DVJ MF EJGยนDPM Uh B USPWBSF VO JNQJFHP QPTTPOP BODIF BVNFOUBSF MB NPCJMJUh WFSTP MยฑFTUFSP *M EBOOP QFS MยฑFDPOPNJB OB[JPOBMF MFHBUP B GFOPNFOJ EJ FNJHSB[JPOF WFSTP MยฑFTUFSP o UBOUP NBHHJPSF RVBOUP QJ} FMFWBUP JM DBQJUBMF VNBOP EFM MBWPSBUPSF DIF EFDJEF EJ FNJHSBSF *O QBSUJDPMBSF MยฑFDPOPNJB JUBMJBOB OFM DPSTP EFHMJ VMUJNJ BOOJ TJ o DB SBUUFSJ[[BUB QFS BGยบVTTJ OFUUJ EJ MBWPSBUPSJ EBMMยฑFTUFSP NFEJBNFOUF DPO RVBMJยนDIF F MJWFMMJ EยฑJTUSV[JPOF CBTTJ P BMNFOP VUJMJ[[BUJ QFS MBWPSJ NFOP RVBMJยนDBUJ BODIF RVBOEP QPJ TPOP JO QPTTFTTP EJ UJUPMJ EJ TUVEJP QJ} FMFWBUJ F QFS EFยบVTTJ OFUUJ EJ MBWPSBUPSJ DPO UJUPMJ EJ TUVEJP QJ} FMFWBUJ 0 MUSF BJ DPTUJ MFHBUJ BJ QSPCMFNJ QFS MP TWJMVQQP FDPOPNJDP HFOFSBMF DPOUBOP BODIF J DPTUJ B MJWFMMP JOEJWJEVBMF / BUVSBMNFOUF RVFMMJ OFM CSFWF MFHBUJ BMMP TUBUP 1 Si veda Istat (2011) Rapporto annuale.
[ 67 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
EJ EJTPDDVQB[JPOF EFM MBWPSBUPSF TPOP VO GBUUP TDPOUBUP . B BODIF OFM NFEJP UFSNJOF MBWPSBUPSJ DIF OFMMF GBTJ JOJ[JBMJ EFMMB DBSSJFSB TJ TPOP SJUSPWBUJ JO VOB DPOEJ[JPOF EJ EJG¹DPMUh QPTTPOP BWFSF EFHMJ TWBOUBHHJ QFSTJTUFOUJ JO UFSNJOJ EJ PQQPSUVOJUh GVUVSF VO QFSDPSTP EJ DBSSJFSB EFCPMF QVx EJGBUUJ ®FUJDIFUUBSF¯ JM MB WPSBUPSF DPNF VO TPHHFUUP EFCPMF QSPGFTTJPOBMNFOUF TGBWPSFOEPMP OFJ QSPDFTTJ EJ TFMF[JPOF "ODIF MF DPOTFHVFO[F EJ NFEJP UFSNJOF EJ DBSBUUFSF TPDJBMF OPO TPOP TFDPO EBSJF $ BNCJBOP EJGBUUJ NPMUF TDFMUF EJ WJUB GSB DVJ FWJEFOUFNFOUF BODIF RVFMMF SFMBUJWF BMMB DPTUJUV[JPOF EJ VOB GBNJHMJB P BMMB QSPDSFB[JPOF "MM±JOUFSOP EJ DJBTDVOB DPPSUF WJ TPOP QPJ J HSVQQJ EJ DPMPSP DIF BODIF QFS FGGFU UP EJ VOB QPTJ[JPOF TPHHFUUJWB EJ TWBOUBHHJP BE FTFNQJP VO MJWFMMP EJ TDPMBSJUh NPMUP CBTTP OPO SJFTDPOP QSPQSJP BE FOUSBSF OFM NFSDBUP EFM MBWPSP P UFOEPOP B NBOUFOFSF JNQJFHIJ NBSHJOBMJ F TBMUVBSJ / BUVSBMNFOUF MB QSPCBCJMJUh EJ DB EVUB JO VOB DPOEJ[JPOF EJ RVFTUP HFOFSF o NBHHJPSF BM 4VE F IB DPOTFHVFO[F JNQPSUBOUJ BODIF TVM QJBOP TPDJBMF * EBUJ -F EJG¹DPMUh EFJ HJPWBOJ QPTTPOP FTTFSF JMMVTUSBUF BUUSBWFSTP QPDIF TUBUJTUJDIF EJ TJOUFTJ DPNF M±BOEBNFOUP EFJ UBTTJ EJ EJTPDDVQB[JPOF %B RVFTUJ TJ PTTFSWB DPNF MB RVFTUJPOF HFOFSB[JPOBMF FNFSHB DPNF DPOTFHVFO[B EFMMB DSJTJ VO QP± JO UVUUJ J QBFTJ / FM DPNQMFTTP EFMM±BSFB FVSP JM UBTTP EJ EJTPDDVQB[JPOF HJPWB OJMF DBMDPMBUP TVMMF GPS[F EJ MBWPSP EJ FUh JOGFSJPSF BJ BOOJ DJPo MB DMBTTF EJ FUh GSB J F J BOOJ BVNFOUB EJ DJSDB QVOUJ QFSDFOUVBMJ EBM EFM BM EFM "ODIF GVPSJ EBMM±BSFB HMJ JODSFNFOUJ TPOP TUBUJ DPTQJDVJ PMUSF QVOUJ QFSDFOUVBMJ OFM 3 FHOP 6OJUP EBM BM CFO OFHMJ 4UBUJ 6OJUJ EBM BM 'SB J QBFTJ EFMM±BSFB FVSP M±*UBMJB SFHJTUSB VO QFHHJPSBNFOUP QJ} NBSDBUP DPO VO BVNFOUP EFM UBTTP EJ EJTPDDVQB[JPOF HJPWBOJMF EJ PMUSF QVOUJ QFSDFOUVBMJ EBM BM -F DPPSUJ QJ} HJPWBOJ TPOP BODIF DBSBUUFSJ[[BUF TPMJUBNFOUF EB DBNCJBNFOUJ BO DIF SJMFWBOUJ EFMMF EFDJTJPOJ EJ QBSUFDJQB[JPOF BM NFSDBUP EFM MBWPSP QFSDIn JO GBTJ QJ} EJG¹DJMJ EBM QVOUP EJ WJTUB EFMMF PQQPSUVOJUh QSPGFTTJPOBMJ TJ QVx WFSJ¹DBSF BODIF VOB UFOEFO[B B SJOWJBSF M±JOHSFTTP OFM NFSDBUP BE FTFNQJP o JM DBTP EFMMB TDFMUB EJ JTDSJWFSTJ BMM±VOJWFSTJUh EB QBSUF EJ MBWPSBUPSJ DIF BWSFCCFSP QSFGFSJUP VO JNQJFHP RVBMPSB OF BWFTTFSP BWVUP M±PQQPSUVOJUh 6O JOEJDBUPSF EJWFSTP DPNF JM UBTTP EJ PDDVQB[JPOF DBMDPMBUP DPNF SBQQPSUP GSB JM OVNFSP EJ PDDVQBUJ F JM UPUBMF EFMMF GPS[F EJ MBWPSP QVx SBQQSFTFOUBSF VOB NJTVSB QSPCBCJMNFOUF QJ} FG¹DBDF EFMMB DPOEJ[JPOF EFJ HJPWBOJ OFM NFSDBUP EFM MBWPSP *O RVFTUP DBTP TFNQSF GBDFOEP SJGFSJNFOUP BJ EBUJ TVMMB QPQPMB[JPOF EJ FUh DPN
[ 68 ]
Capitolo 2. Lโ economia italiana alle prese con il risanamento ๏ฌ scale
QSFTB GSB J F J BOOJ Mยฑ*UBMJB SFHJTUSB VOB DPOUSB[JPOF EFM UBTTP EJ PDDVQB[JPOF DIF QBTTB EBM EFM BM EFM VOB ยบFTTJPOF TVQFSJPSF B RVFMMB SJTDPOUSBUB OFMMยฑJOUFSB BSFB FVSP EPWF MB ยบFTTJPOF o EJ QVOUJ QFSDFOUVBMJ -B ยบFTTJPOF SFHJTUSBUB JO *UBMJB o UBOUP QJ} TJHOJยนDBUJWB TF TJ DPOTJEFSB DIF EB OPJ JM UBTTP EJ PDDVQB[JPOF HJPWBOJMF o HJh TUSVUUVSBMNFOUF QJ} CBTTP DPOUSP JM EFMMยฑJOUFSB BSFB FVSP OFM $ POTJEFSBOEP J EBUJ SFMBUJWJ BMMB DPPSUF JNNFEJBUBNFOUF TVDDFTTJWB PWWFSP RVFMMJ EJ FUh DPNQSFTB GSB J F J BOOJ TJ PTTFSWBOP MF NFEFTJNF DPOUSB[JPOJ B QBSUJSF EB MJWFMMJ QJ} FMFWBUJ 4F QFS MยฑBSFB FVSP JM UBTTJ EJ PDDVQB[JPOF TJ SJEVDF EJ USF QVOUJ EBM BM JO *UBMJB MยฑBNQJF[[B EFMMB DPOUSB[JPOF o EPQQJB EBM BM * EBUJ NPTUSBOP RVJOEJ DIF QFS Mยฑ*UBMJB JM QSPCMFNB OPO o UBOUP RVFMMP EFM UBTTP EJ EJTPDDVQB[JPOF DPNVORVF QJ} BMUP EFMMB NFEJB EFJ QBFTJ FVSPQFJ RVBOUP QJVUUPTUP RVFMMP EFMMB FMFWBUB JOBUUJWJUh PWWFSP NPMUJ HJPWBOJ QVS OPO FTTFOEP EJTPDDVQBUJ OPO TPOP OFBODIF PDDVQBUJ TJ DPMMPDBOP RVJOEJ OFMMB GBTDJB EFHMJ JOBUUJWJ -ยฑJOBUUJWJUh EFJ HJPWBOJ o OBUVSBMNFOUF TQJFHBUB JO NPMUJ DBTJ EBM QFSDPS TP TDPMBTUJDP 7J TPOP BODIF HJPWBOJ DIF OPO SJVTDFOEP B USPWBSF MBWPSP F BWFO EP UFSNJOBUP HMJ TUVEJ EJ GBUUP OPO TWPMHPOP BMDVOB BUUJWJUh2 o JM GFOPNFOP EFJ DPTJEEFUUJ / FFU /PU JO FEVDBUJPO FNQMPZNFOU PS USBJOJOH -ยฑBVNFOUP EJ RVFTUP UJQP EJ GFOPNFOP OFM DPSTP EFHMJ VMUJNJ BOOJ IB DBSBUUFSJ[[BUP TPQSBUUVUUP J DP TJEEFUUJ ยฎHJPWBOJ BEVMUJยฏ PWWFSP MB GBTDJB EยฑFUh GSB J F J BOOJ DIF IB PSBNBJ BCCBOEPOBUP EFยนOJUJWBNFOUF HMJ TUVEJ /PSE F 4VE -F UFOEFO[F TPQSB EFTDSJUUF BDRVJTJTDPOP VOB EJNFOTJPOF BODPSB QJ} BMMBSNBO UF TF TF OF QSFOEF JO DPOTJEFSB[JPOF MยฑBOEBNFOUP MVOHP JM UFSSJUPSJP *O QBSUJDPMBSF MF EJWFSHFO[F OFJ WBMPSJ EFJ UBTTJ EJ PDDVQB[JPOF GSB MF SFHJPOJ JUBMJBOF SJTVMUB NPMUP QJ} NBSDBUB QFS J HJPWBOJ DIF QFS MยฑJOUFSB QPQPMB[JPOF 2 VFTUP WB JO EJSF[JPOF DPOUSBSJB SJTQFUUP B RVBOUP TBSFCCF BVTQJDBCJMF DPOTJEF SBOEP DIF J QJ} CBTTJ UBTTJ EยฑPDDVQB[JPOF DPNQMFTTJWJ BM 4VE QFS QPUFSF UFOEFSF B DPOWFSHFSF WFSTP J QJ} FMFWBUJ WBMPSJ EFMMF SFHJPOJ TFUUFOUSJPOBMJ EPWSFCCFSP WF EFSF EFJ NJHMJPSBNFOUJ TPQSBUUVUUP GSB J OVPWJ FOUSBOUJ OFM NFSDBUP EFM MBWPSP * EBUJ NPTUSBOP EJGBUUJ BODIF DIF J EJGGFSFO[JBMJ MVOHP JM UFSSJUPSJP TPOP NPMUP BNQJ BODIF QFSDIn MP FSBOP HJh QSJNB EFMMB DSJTJ %JGBUUJ GSB JM F JM JM UBTTP EJ PDDVQB[JPOF EFMMF SFHJPOJ TFUUFOUSJPOBMJ o TDFTP EBM BM NFOUSF RVFMMP EFMMF SFHJPOJ NFSJEJPOBMJ o QBTTBUP EBM HJh NJTFSP BM 2 Si veda Cnel (2011) Rapporto sul mercato del lavoro 2010-2011.
[ 69 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
-±FGGFUUP MFHBUP BMMF TQFDJ¹DJUh UFSSJUPSJBMJ TJ TPWSBQQPOF BODIF BMMF EJGGFSFO[F JO CBTF BJ MJWFMMJ E±JTUSV[JPOF 1J} QFOBMJ[[BUJ EBMMB DSJTJ TPOP TUBUJ EJGBUUJ J HJPWBOJ DPO UJUPMJ EJ TUVEJP QJ} CBTTJ QFS J RVBMJ MB DBEVUB EFM UBTTP E±PDDVQB[JPOF o TUBUB QJ} NBSDBUB 5BTTP EJ PDDVQB[JPOF HJPWBOJMF PDDVQBUJ JO EFMMB GPS[B MBWPSP EJ FUh DPNQSFTB GSB J F J BOOJ
40 35 30 25 20 15 10
2006
5 0
2010 Nord
Centro
Mezzogiorno
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
$ POTJEFSBOEP J UBTTJ EJ PDDVQB[JPOF TFNQSF QFS MB DMBTTF EJ FUh TJ PTTFSWB OP WBMPSJ BM / PSE QJ} FMFWBUJ DIF BM 4VE F JO FOUSBNCJ J DBTJ DSFTDFOUJ DPO J UJUPMJ EJ TUVEJP3 / FM DBTP FTUSFNP EFJ HJPWBOJ NFSJEJPOBMJ JO QPTTFTTP EFMMB TPMB MJDFO[B NFEJB JM UBTTP EJ PDDVQB[JPOF OFM TJ o DPMMPDBUP BQQFOB BM -B TJUVB[JPOF EFM HJPWBOJ NFSJEJPOBMJ o RVJOEJ EJ QBSUJDPMBSF HSBWJUh JOOBO[JUVU UP QFSDIn MB DPODFOUSB[JPOF UFSSJUPSJBMF EFJ EJTPDDVQBUJ BVNFOUB MF EJG¹DPMUh B USPWBSF VO JNQJFHP TVM UFSSJUPSJP *O TFDPOEP MVPHP QFSDIn TJ EFUFSNJOB JO UBM NPEP VO FGGFUUP DPPSUF DIF SFOEF QFS DFSUJ WFSTJ ®OPSNBMF¯ JM GBUUP EJ OPO BWFSF VO MBWPSP F RVFTUP QVx QPJ DPOEVSSF B DBNCJBNFOUJ EJ DBSBUUFSF DVMUVSBMF DIF DFSUP OPO BHFWPMBOP JM SJUPSOP WFSTP VOB TJUVB[JPOF EJ OPSNBMJUh EFM NFSDBUP EFM MBWPSP BM 4VE Ä B RVFTUP QSPQPTJUP DIF TJ EFWF FOGBUJ[[BSF JM EBUP SFMBUJWP BJ /FFU 4F QSFOEJB NP BE FTFNQJP MB DMBTTF EJ FUh GSB J F JM BOOJ M±JODJEFO[B EFJ / FFU TVMMB QP QPMB[JPOF EJ RVFMM±FUh SJTVMUB QBSJ BM OFMMF SFHJPOJ EFM / PSE BM OFM DFOUSP F BM OFM . F[[PHJPSOP 1FS MF DMBTTJ E±FUh GSB J F J JM EBUP EFM DFOUSP / PSE SFTUB QSFTTBQQPDP TUBCJMF NFOUSF RVFMMP EFM 4VE TBMF BM 2 VFTUJ EBUJ TVHHFSJTDPOP RVJOEJ DPNF MB RVFTUJPOF EFM NFSDBUP EFM MBWPSP EFJ HJPWBOJ TUJB HFOFSBOEP OFM . F[[PHJPSOP TJUVB[JPOJ UBMJ EB DPNQPSUBSF RVBTJ EFMMF VTDJUF EF¹OJUJWF EBM NFSDBUP EFM MBWPSP TJO EBMMF GBTJ JOJ[JBMJ EFM QFSDPSTP 3 Anche se per questa classe di età il tasso di occupazione dei laureati è più basso di quello dei diplomati anche perché fra i primi vi è solo una frazione che ha completato il percorso di studi.
[ 70 ]
Capitolo 2. Lโ economia italiana alle prese con il risanamento ๏ฌ scale
MBWPSBUJWP -B DPOTFHVFO[B EJ DJx OPO QVx DIF FTTFSF SBQQSFTFOUBUB EBM EFQBV QFSBNFOUP EFM DBQJUBMF VNBOP F JO BMDVOJ DBTJ EBMMP THSFUPMBNFOUP EFM DBQJUBMF TPDJBMF EJ BMDVOJ UFSSJUPSJ ร QSPQSJP OFMMF GBTJ EJ NBHHJPSF EJGยนDPMUh EFM NFSDBUP EFM MBWPSP DIF EJGBUUJ TJ JOUFOTJยนDBOP J EFยบVTTJ EFJ MBVSFBUJ WFSTP MF SFHJPOJ TFU UFOUSJPOBMJ F WFSTP MยฑFTUFSP . B OFM DPOUFNQP o JO RVFTUF TJUVB[JPOJ DIF J DBOBMJ GPSNBMJ EJ SJDFSDB EFM MBWPSP EJWFOHPOP NFOP FGยนDBDJ SJTQFUUP BJ NFDDBOJTNJ SFMB[JPOBMJ -ยฑJOHSFTTP OFM NPOEP EFM MBWPSP BWWJFOF JO BMUSJ UFSNJOJ TFNQSF QJ} TVMMB CBTF EJ NPEFMMJ EJ TFMF[JPOF DIF QPTTPOP BODIF JOEVSSF BMDVOJ HSVQQJ EJ HJPWBOJ B EFTJTUFSF JO BMDVOJ DBTJ BDDFMFSBOEP MยฑBCCBOEPOP EFM UFSSJUPSJP F JO BMUSJ GBDFOEP QSFWBMFSF MP TDPSBHHJBNFOUP F MยฑBCCBOEPOP EFHMJ TGPS[J EJ SJDFSDB -B QFSDF[JPOF EFJ HJPWBOJ F JM DPOGSPOUP DPO HMJ BMUSJ QBFTJ -B TJUVB[JPOF TJO RVJ EFTDSJUUB OPO QVx DIF QSPWPDBSF OFJ HJPWBOJ JUBMJBOJ VO TFOTP EJ TDPSBNFOUP F EJ EJTJMMVTJPOF TVMMF FGGFUUJWF QPTTJCJMJUh EJ FNFSHFSF FE BGGFSNBSTJ *O VOB SFDFOUJTTJNB JOEBHJOF EFMMยฑ&VSPCBSPNFUSP EFMMB $ PNNJTTJPOF &VSPQFB o FNFSTP DIJBSBNFOUF DPNF J HJPWBOJ JUBMJBOJ OPO DSFEBOP QJ} OFMMยฑJTUSV[JPOF F OFMMB GPSNB[JPOF DPNF TUSVNFOUJ EJ SFBMJ[[B[JPOF QFSTPOBMF F QSPGFTTJPOBMF 4PMP VO HJPWBOF JUBMJBOP TV EVF SJUJFOF DIF JTUSV[JPOF TVQFSJPSF F GPSNB[JPOF QSPGFTTJPOBMF TJBOP PQQPSUVOJUh JOUFSFTTBOUJ QFS JM QSPQSJP GVUVSP DPO VOยฑBNQMJT TJNB EJGGFSFO[B DPO UVUUJ HMJ BMUSJ QBFTF FVSPQFJ EPWF MB MBSHB NBHHJPSBO[B EFJ HJP WBOJ DSFEF NBHHJPSNFOUF JO UBMJ PQQPSUVOJUh ร UJQJDP JM DBTP UFEFTDP EPWF QSFT TPDDIo MB UPUBMJUh EFJ HJPWBOJ SJUJFOF JOUFSFTTBOUF MB GPSNB[JPOF QSPGFTTJPOBMF -ยฑBUUSBUUJWJUh EFMMB GPSNB[JPOF 4FDPOEP UF MยฑJTUSV[JPOF o VOยฑPQ[JPOF JOUFSFTTBOUF QFS J HJPWBOJ OFM UVP QBFTF SJTQPTUF BGGFSNBUJWF EFJ HJPWBOJ EJ FUh DPNQSFTB USB F BOOJ
100 90
95 86
80
83
82 74
77
78 76
75
70
62
60 50 40
57 50
Germania
Spagna
Regno Unito
Eu 27
Francia
formazione professionale istruzione superiore
Italia
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6GยนDJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ &VSPCBSPNFUSP
. B GPSTF BODPSB QJ} TJOUPNBUJDIF EFMMB SFBMUh JO DVJ WFSTBOP J HJPWBOJ JUBMJB OJ TPOP MF EJDIJBSB[JPOJ TVMMB WPMPOUh EJ BWWJBSF VOB QSPQSJB BUUJWJUh JNQSFOEJ
[ 71 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
UPSJBMF *O VO QBFTF DPNF M±*UBMJB DBSBUUFSJ[[BUP EB VOB BNQMJTTJNB TDIJFSB EJ JNQSFOEJUPSJ F MBWPSBUPSJ BVUPOPNJ DIF IB GBUUP EFMM±BVUPJNQSFOEJUPSJBMJUh VOB EFMMF DBSBUUFSJTUJDIF NBHHJPSNFOUF JEFOUJUBSJF EJ MBSHIJ TUSBUJ EFMMB QPQPMB[JPOF DJ TJ BUUFOEFSFCCF VOB WPHMJB EJ JNQSFOEJUPSJBMJUh EFJ HJPWBOJ NBHHJPSF EJ RVFMMB EFHMJ BMUSJ QBFTJ FVSPQFJ 4PSQSFOEFOUFNFOUF JOWFDF OPO o DPTs -B QSPQFOTJPOF EFJ HJPWBOJ FVSPQFJ BMM±BVUPJNQSFOEJUPSJBMJUh 7PSSFTUJ NFUUFSF TV VO±BUUJWJUh JO QSPQSJP JO GVUVSP 3JTQPTUF EFJ HJPWBOJ DPO FUh DPNQSFTB USB F BOOJ
100 75 50 25
4 8
6 5 15
27
11 5
12 6 31
0
7 7 11
6 8 14
14 7
13 7
7 4
Non risponde
17
5 8 15
No, non ho accesso ai finanziamenti
8
22
No, perché è rischioso
11
Ho già avviato un'attività
No, è complesso avviare l'attività
6 54
40
43
44
27
No, non ho adeguate capacità professionali SI
Germania Spagna Regno UnitoEu 27
Francia
Italia
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6G¹DJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ &VSPCBSPNFUSP
4PMP VO RVBSUP EFJ HJPWBOJ JUBMJBOJ EJDIJBSB MB WPMPOUh EJ BWWJBSF JO GVUVSP VOB QSPQSJB BUUJWJUh JNQSFOEJUPSJBMF VOB QFSDFOUVBMF RVFTUB NPMUP QJ} CBTTB EFMMB NFEJB 6F F EBHMJ BMUSJ HSBOEJ QBFTJ FVSPQFJ DIF FTQSJNPOP UVUUJ QFSDFO UVBMJ QJ} BMUF EJ RVFMMB JUBMJBOB *O 4QBHOB QBFTF B OPJ QFS NPMUJ WFSTJ BG¹OF BEEJSJUUVSB JM EFJ HJPWBOJ EJ DIJBSB VOB GVUVSB WPMPOUh JNQSFOEJUPSJBMF F MB TUFTTB ( FSNBOJB DVMUVSBMNFOUF EJTUBOUF EBMMB SFUPSJDB EFMMB QJDDPMB JNQSFTB FWJEFO[JB VOB QFSDFOUVBMF EJ SJTQP TUF BGGFSNBUJWF QJ} BMUB EJ RVFMMB JUBMJBOB Ä JOUFSFTTBOUF BOBMJ[[BSF MF NPUJWB[JPOJ EFMMF SJTQPTUF OFHBUJWF *M EFJ HJPWBOJ JUBMJBOJ EJDIJBSB EJ OPO WPMFSTJ NFUUFSF JO QSPQSJP B DBVTB EFMMF DPNQMFTTJUh EJ BWWJBSF VOB BUUJWJUh BVUPOPNB JM SJUJFOF DIF TJB SJTDIJPTP F VO VMUFSJPSF SJUJFOF EJ OPO BWFSOF MF DBQBDJUh Ä NPMUP FMFWBUB JO¹OF MB RVPUB EJ RVBOUJ OPO GPSOJTDPOP VOB SJTQPTUB 5 SBTQBSF RVJOEJ EBMMF SJTQPTUF VO BUUFHHJBNFOUP SJOVODJBUBSJP RVBTJ GBUBMJTUB EJ VOB HFOFSB[JPOF DIF BQQBSF TFNQSF QJ} ®QFSEVUB¯ F OPO QJ} JO HSBEP EJ TDPN NFUUFSF TVM QSPQSJP GVUVSP
[ 72 ]
Capitolo 2. L’economia italiana alle prese con il risanamento ďŹ scale
-F QSPTQFUUJWF EFM QSPTTJNP CJFOOJP Il quadro dell’economia sin qui descritto ha messo in luce le sostanziali difficoltà che gravano sulle tendenze del biennio in corso. In particolare, si può segnalare come l’esito piÚ probabile sia costituito da una fase di crescita molto lenta, a ritmi ampiamente inferiori all’1% su base annua. I fattori di ostacolo al consolidamento della ripresa riguardano innanzitutto la domanda interna. L’avvio della fase di restrizione della politica di bilancio frena la crescita del reddito disponibile delle famiglie, ulteriormente penalizzata guardando alla dimensione degli incrementi in termini reali, per effetto del rialzo dell’inflazione rispetto ai tassi molto bassi del 2009-2010. In conseguenza di ciò la previsione sull’andamento del reddito disponibile, discussa piÚ nel dettaglio piÚ avanti, risulta in termini reali a stento positiva sia nel 2001 che nel 2012, e dopo un triennio caratterizzato da tre variazioni consecutive di segno negativo. Pertanto, è solo assumendo una ulteriore flessione del tasso di risparmio che si perviene a quantificare una crescita dei consumi non superiori allo 0,5%. Circa la domanda delle imprese, da un canto il recupero potrebbe riprendere forza, nella misura in cui, dopo un triennio di bassi investimenti i fabbisogni, anche semplicemente legati al rinnovo dello stock esistente, potrebbero essere aumentati. D’altro canto l’incertezza resta elevata e in molti casi la redditività attuale è bassa, e questo scoraggia le imprese ad avviare nuove iniziative. La crescita resterebbe quindi affidata al traino delle esportazioni, che comunque non potrà non risentire delle difficoltà della domanda europea, dato che la fase di correzione fiscale è comunque in corso in molte economie. In secondo luogo, le tendenze degli ultimi anni hanno confermato le difficoltà della nostra economia ad agganciare il traino della domanda tedesca, dalla cui ripresa in passato tendevamo a trarre maggiori benefici rispetto a quanto osservato nel corso degli ultimi anni. La crescita del Pil che deriva da questo scenario è modesta, marginalmente positiva. Insufficiente per produrre aumenti significativi della domanda di lavoro. Possibile però che nel biennio l’occupazione tenga per effetto della riduzione delle ore lavorate pro-capite, soprattutto in virtÚ della tendenza alla prosecuzione dell’aumento dell’incidenza del part-time. La tendenza potrebbe portare anche ad una leggera flessione della disoccupazione. In questo quadro, l’azione della politica di bilancio determina una graduale riduzione del deficit, che già nel 2012 dovrebbe portarsi verso il 2% del Pil. Nel 2012 il rapporto debito Pil dovrebbe interrompere la fase di aumento stabilizzandosi su un livello vicino al 120% del Pil.
[ 73 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
5BCFMMB 2VBESP EJ TJOUFTJ 7BSJB[JPOJ B QSF[[J DPTUBOUJ TBMWP EJWFSTB JOEJDB[JPOF
1SPEPUUP JOUFSOP MPSEP *NQPSUB[JPOJ
1SFWJTJPOJ SFG
$ POTVNJ ¹OBMJ OB[JPOBMJ
¬ TQFTB EFMMF GBNJHMJF SFTJEFOUJ
¬ TQFTB EFMMB 1" F *41
*OWFTUJNFOUJ ¹TTJ MPSEJ
¬ NBDDIJOF NF[[J USBTQPSUP
1SF[[J BM DPOTVNP
5 BTTP EJ EJTPDDVQB[JPOF
¬ DPTUSV[JPOJ &TQPSUB[JPOJ
6OJUh EJ MBWPSP UPUBMJ
%BUJ JO EFM 1JM
4BMEP QBSUJUF DPSSFOUJ
*OEFCJUBNFOUP OFUUP
4BMEP QSJNBSJP
%FCJUP 1 " EF¹OJ[JPOF 6F 'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG QFS "ODD $ PPQ
3JRVBESP *M UFNQP EFHMJ JUBMJBOJ F JM SVPMP EFMMF EPOOF *M UFNQP PMUSF BM EFOBSP DPTUJUVJTDF M±BMUSB SJTPSTB TDBSTB EFMMF GBNJHMJF JUBMJBOF . B TF EFMM±VUJMJ[[P EFMMF EJTQPOJCJMJUh ¹OBO[JBSJF TJ TB NPMUP RVBTJ NBJ TJ EFEJDB TQB[JP BMM±VTP ¬ P TF WPHMJBNP BM DPOTVNP ¬ EFM UFNQP EFHMJ JUBMJBOJ " RVFTUP QSPQPTJUP o QPTTJCJMF GBSF SJGFSJNFOUP BJ EBUJ QSPWWJTPSJ EJ VO±JOEBHJOF SFDFOUFNFOUF SFTB EJTQPOJCJMF EBMM±*TUJUVUP / B[JPOBMF EJ 4UBUJTUJDB -B UBCFMMB TFHVFOUF SJQPSUB M±VTP EFM UFNQP DIF HMJ JUBMJBOJ IBOOP GBUUP OFHMJ VMUJ NJ WFOU±BOOJ *O QBSUJDPMBSF TJ GB SJGFSJNFOUP BMMB HJPSOBUB ®UFPSJDB¯ NFEJB EFMMF DPQQJF DPO QBSUOFS GFNNJOJMF EJ FUh DPNQSFTB USB J F J BOOJ Ä GBDJMF OPUBSF DPNF JO WFOU±BOOJ TJ TJB SJEPUUP JM UFNQP DIF HMJ JUBMJBOJ EFEJDBOP B TF TUFTTJ 4F BOOJ GB BE FTFNQJP HMJ JUBMJBOJ JNQJFHBWBOP PSF F TFUUF NJOVUJ BM HJPSOP QFS M±FTQMFUBNFOUP EFMMF MPSP GVO[JPOJ ¹TJPMPHJDIF EPSNJSF BMJNFOUB SJ FDD FDD BMMB ¹OF EFM EFDFOOJP TDPSTP UBMF UFNQP TJ FSB SJEPUUP EJ NJOVUJ RVBTJ EVF PSF JO NFOP BMMB TFUUJNBOB "MMP TUFTTP NPEP TJ SJEVDF EJ VO BNNPOUBSF TJNJMF JM UFNQP EFEJDBUP BM UFNQP
[ 74 ]
Capitolo 2. Lโ economia italiana alle prese con il risanamento ๏ฌ scale
MJCFSP DIF QBTTB JOGBUUJ EB QPDP QJ} EJ USF PSF F NF[[B B DJSDB USF PSF F WFOUJ BM HJPSOP DPO VOB SJEV[JPOF BODIF JO RVFTUP DBTP EJ VOยฑPSB F VO RVBSUP BMMB TFUUJNBOB 6OB VMUFSJPSF SJEV[JPOF EJ NJOVUJ BM HJPSOP PSF MB TFUUJNBOB SJHVBSEB JM MBWPSP EPNFTUJDP QSPCBCJMNFOUF B DBVTB EFM QSPHSFTTJWP JODSFNFOUP EFMMF EPOOF MBWPSBUSJDJ EFMMB EJNJOV[JPOF EFJ QBTUJ JO DBTB F EFJ TFNQSF NBHHJP SJ BVTJMJJ UFDOPMPHJDJ OFJ MBWPSJ EPNFTUJDJ *M UFNQP SJTQBSNJBUP JO RVFTUF BUUJWJUh o BOEBUP B TPEEJTGBSF MB DSFTDFOUF EP NBOEB EJ UFNQP DIF QPOF JM MBWPSP FYUSBEPNFTUJDP NJOVUJ JO QJ} BM HJPSOP VOยฑPSB F VO RVBSUP BMMB TFUUJNBOB F TPQSBUUVUUP HMJ TQPTUBNFOUJ RVPUJEJBOJ DIF B EJTQFUUP ยฌ P GPSTF B DBVTB ยฌ EFMMB NBHHJPSF NPUPSJ[[B[JPOF EFMMB QPQPMB[JPOF BTTPSCPOP NJOVUJ EJ QJ} BM HJPSOP RVBTJ EVF PSF F NF[[B JO QJ} OFMMB TFUUJ NBOB UJQP *M UFNQP EFHMJ JUBMJBOJ VTP EFM UFNQP EFMMF QFSTPOF JO DPQQJB DPO EPOOB EJ BOOJ NJOVUJ
B
%JGG
5 FNQP ยนTJPMPHJDP
-BWPSP
-BWPSP EPNFTUJDP
$ VSB EFJ CBNCJOJ BOOJ
4QPTUBNFOUJ
5 FNQP MJCFSP
"MUSP VTP EFM UFNQP
" EBUJ QSPWWJTPSJ 'POUF FMBCPSB[JPOJ 6GยนDJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ *TUBU
$ SFTDF BODIF EJ VO RVBSUP EยฑPSB BM HJPSOP MB DVSB EFJ ยนHMJ DIF B EJTQFUUP EFMMB EJNJOV[JPOF EFJ NJOPSJ JO *UBMJB TFNCSBOP SJDFWFSF EBMMF GBNJHMJF VOB BUUFO[JPOF DSFTDFOUF *M EBUP NFEJP EFMMยฑVTP EFM UFNQP OPO QFSNFUUF QFSx EJ BQQSF[[BSF BQQJFOP MF QSPGPOEF EJGGFSFO[F EJ HFOFSF DIF QFSNBOHPOP OFMMF GBNJHMJF JUBMJB OF 1FSTJTUF JOGBUUJ VOB GPSUF EJTVHVBHMJBO[B OFMMB EJWJTJPOF EFM DBSJDP EJ MBWPSP GBNJMJBSF USB J QBSUOFS PMUSF JM EFM MBWPSP GBNJMJBSF EFMMF DPQQJF o BODPSB B DBSJDP EFMMF EPOOF WBMPSF EJ QPDP QJ} CBTTP EJ RVFMMP SFHJTUSBUP OFM -ยฑBTJNNFUSJB OFMMB EJWJTJPOF EFM MBWPSP GBNJMJBSF o USBTWFSTBMF B UVUUP JM 1BFTF BODIF TF OFM / PSE SBHHJVOHF TFNQSF MJWFMMJ QJ} CBTTJ -F EJGGFSFO[F UFSSJ UPSJBMJ TPOP QJ} NBSDBUF OFMMF DPQQJF JO DVJ MFJ OPO MBWPSB -ยฑJOEJDF BTTVNF WBMPSJ JOGFSJPSJ BM TPMP OFMMF DPQQJF TFUUFOUSJPOBMJ JO DVJ MB EPOOB MBWPSB F OPO DJ TPOP ยนHMJ F OFMMF DPQQJF JO DVJ MB EPOOB o VOB MBWPSBUSJDF MBVSFBUB 1SPQSJP UBMF BTJNNFUSJB GB TJ DIF MF EPOOF TJBOP J TPHHFUUJ TV DVJ HSBWB JM NBHHJPS DBSJDP EJ MBWPSP EFMMF DPQQJF TPQSBUUVUUP RVBOEP MBWPSBOP
[ 75 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
/ FMMF DPQQJF EPWF MF EPOOF MBWPSBOP JM UFNQP EJ MBWPSP UPUBMF MBWPSP EPNFTUJDP FE FYUSBEPNFTUJDP TPQQPSUBUP EBM QBSUOFS GFNNJOJMF F QBSJ B PMUSF PSF BMMB TFUUJNBOB NFOUSF QFS HMJ VPNJOJ TJ GFSNB B B QPDP QJ} EJ PSF -F EPOOF MBWP SBUSJDJ JO QSBUJDB o DPNF TF MBWPSBTTFSP VO HJPSOP JO QJ} B TFUUJNBOB / FMMF DPQQJF EPWF MB EPOOB OPO MBWPSB JM EJWBSJP o QJ} DPOUFOVUP NB DPNVORVF B TGBWPSF EJ RVFTUยฑVMUJNB ( MJ VPNJOJ MBWPSBOP DPNQMFTTJWBNFOUF QFS QPDP QJ} EJ PSF MB TFUUJNBOB NFOUSF MF EPOOF QFS PMUSF PSF F NF[[B *M SVPMP EFMMF EPOOF OFMMF GBNJHMJF JUBMJBOF VTP EFM UFNQP EFMMF QFSTPOF JO DPQQJB DPO EPOOB EJ BOOJ JO TVM UFNQP UPUBMF
100% 80% 60%
6,1 10,8
6,5 14,8
4,7 14,6
6,5 15,7
Altro uso del tempo Spostamenti
44,4
44,2
46,4
45,8
40% 20%
26,1
0%
7,9 Maschi
Tempo libero Tempo fisiologico
18,8 25,6
33,1 6,0 Maschi Femmine Lei non occupata
19,4 Femmine Lei occupata
Lavoro Lavoro familiare
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6GยนDJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ *TUBU
ร EVORVF JM MBWPSP EPNFTUJDP B QFTBSF QBSUJDPMBSNFOUF TVM UFNQP EFMMF EPOOF 4V EJ FTTF HSBWB MB RVPUB QSFQPOEFSBOUF EFJ MBWPSJ EPNFTUJDJ F EFHMJ BDRVJTUJ EJ CFOJ F TFSWJ[J & TF RVFTUP QVx FTTFSF NBHHJPSNFOUF DPNQSFOTJCJMF QFS MF EPOOF DIF OPO MBWPSBOP SJNBOF DPNVORVF VO SFUBHHJP DVMUVSBMF FWJEFOUFNFOUF BODPSB NPMUP SBEJDBUP BODIF OFJ DPOGSPOUJ EFMMF EPOOF DIF TWPMHPOP BODIF VOB BUUJWJUh MBWPSBUJWB FYUSBEPNFTUJDB -BWPSP EPNFTUJDP F SVPMP EFMMF EPOOF JODJEFO[B QFSDFOUVBMF EFM MBWPSP EPNFTUJDP B DBSJDP EFMMF EPOOF DPQQJF DPO EPOOB EJ BOOJ
-BWPSP EPNFTUJDP
"UUJWJUh
1SFQBSBSF J QBTUJ
"QQBSFDDIJBSF TQBSFDDIJBSF MBWBSF J QJBUUJ
1VMJ[JB EFMMB DBTB
-BWBSF F TUJSBSF
"DRVJTUJ EJ CFOJ F TFSWJ[J
$ PQQJF DPO MFJ PDDVQBUB
5 PUBMF DPQQJF
$ PQQJB DPO ยนHMJ
$ PQQJF DPO MFJ OPO PDDVQBUB
5 PUBMF DPQQJF
$ PQQJB DPO ยนHMJ
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6GยนDJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ *TUBU
[ 76 ]
Capitolo 2. Lโ economia italiana alle prese con il risanamento ๏ฌ scale
-F BUUJWJUh EJ QVMJ[JB EFMMB DBTB F EFHMJ JOEVNFOUJ TPOP RVFMMF DIF BQQBJPOP NBH HJPSNFOUF EJ DPNQFUFO[B EFMMF EPOOF NFOUSF VO QJDDPMP TQB[JP o BQQBOOBHHJP EFHMJ VPNJOJ TPMP QFS RVBOUP SJHVBSEB QFS MB QSFQBSB[JPOF EFJ QBTUJ F TPQSBUUVUUP QFS GBSF MB TQFTB RVPUJEJBOB F TFUUJNBOBMF
3JRVBESP -F QBSPMF EFHMJ JUBMJBOJ4 -B 999 FEJ[JPOF EFMMยฑ0 TTFSWBUPSJP %FNPT $ PPQ IB QSPQPTUP SFDFOUFNFOUF VOยฑJOEBHJOF TVM MFTTJDP EFHMJ JUBMJBOJ 4J o DPODFOUSBUB TVM WPDBCPMBSJP F TVJ TJ HOJยนDBUJ EJ VO JOTJFNF EJ MFNNJ -ยฑPCJFUUJWP FSB RVFMMP EJ DPTUSVJSF VOB NBQQB TJOUFUJDB EFJ WPDBCPMJ TJ WFEB JM HSBยนDP DIF QPUFTTF PGGSJSF VOB SBQQSFTFOUB [JPOF EFHMJ PSJFOUBNFOUJ EFJ DJUUBEJOJ WFSTP TJHOJยนDBUJ EJ JOUFSFTTF QVCCMJDP -ยฑJOEBHJOF JOGBUUJ DIJFEFWB EJ FTQSJNFSTJ TV VOB USFOUJOB EJ QBSPMF TDFMUF GSB RVFMMF NBHHJPSNFOUF SJDPSSFOUJ OFMMB DPNVOJDB[JPOF NFEJBMF F JOUFSOBVUJDB 2 VJOEJ QBSUJDPMBSNFOUF TJHOJยนDBUJWF OFM MJOHVBHHJP EFM UFNQP QSFTFOUF "HMJ JOUFSWJTUBUJ ยฌ VO DBNQJPOF SBQQSFTFOUBUJWP EFHMJ JUBMJBOJ EJ DJSDB QFS TPOF ยฌ TJ TPOP QPTUF GPOEBNFOUBMNFOUF EVF EPNBOEF MB QSJNB DIJFEFWB RVBMF TFOUJNFOUP JO VOB TDBMB QPTJUJWP OFHBUJWP TVTDJUBTTF PHOVOB EFMMF QBSPMF DPO TJEFSBUF MB TFDPOEB DIJFEFWB VOB WBMVUB[JPOF DJSDB MยฑJNQPSUBO[B JO QSPTQFUUJWB GVUVSB EJ RVFTUF QBSPMF 4J USBUUB EJ VOB SJDFSDB DIF SJMFWB QFSDF[JPOJ F BTQFUUBUJWF 6OB TPSUB EJ XJTIGVM UIJOLJOH EPWF J DJUUBEJOJ UFOEPOP B WBMPSJ[[BSF F TPQSBUUVUUP B TQFSBSF OFM GV UVSP RVBOUP PHHJ DPOTJEFSBOP QBSUJDPMBSNFOUF JNQPSUBOUF *NNBHJOJ EVORVF QSPJFUUBUF TV VOP TQB[JP DPHOJUJWP DIF GPSOJTDF VOB HFPHSBยนB EFHMJ PSJFOUBNFO UJ *NNBHJOJ QFSx DIF SFOEPOP DPOUP EFM DMJNB DVMUVSBMF DIF PHHJ TJ WJWF OFM QBFTF *M HSBยนDP SJQPSUB OFMMยฑBTTF PSJ[[POUBMF JM TFOUJNFOUP QPTJUJWP OFHBUJWP TVTDJUBUP EBJ WPDBCPMJ DPOTJEFSBUJ 7FSTP EFTUSB MF QBSPMF ยฎJOยฏ RVFMMF DIF TUJNPMBOP TJNQBUJB TJHOJยนDBUJ SJDPOPTDJV UJ DPNF JNQPSUBOUJ F TPDJBMNFOUF BDDFUUBUJ F BDDFUUBCJMJ 7FSTP TJOJTUSB RVFMMF ยฎPVUยฏ 1BSPMF BOUJQBUJDIF DIF JODBSOBOP TJHOJยนDBUJ THSBEJUJ F THSBEFWPMJ
4 Questo contributo integra e rielabora due articoli pubblicati ne la Repubblica del 18 luglio 2011 da Ilvo Diamanti e Luigi Ceccarini, nellโ ambito della presentazione dei risultati del XXX Osservatorio Demos-Coop Sul Capitale Sociale dal titolo Il Nuovo Lessico Degli Italiani. Il dossier completo dei due articoli, di altri grafici e tabelle รจ reperibile su http:// www.demos.it/a00610.php
[ 77 ]
[ 78 ]
PASSATO
PAROLE DEL
FUTURO
OUT
Apparire
Stato
Pandania
Veline
crescita
Concorrenza Privato Quote rosa Televisione
Parole ai MARGINI
PAROLE
Napolitano
Parole COMUNI E CONTESE
Immigrazione Furbizia Indignazione Chiesa Missioni militari Individualismo
Pubblico
leader forte
UnitĂ nazionale
Bene comune
Giovani
Parole di SUCCESSO
Testamento biologico
Giovani
Partecipazione Imprenditori Decrescita Globalizzazione
Matrimponio gay Feeralismo
Berlusconi
Partiti
Parole IMPOPOLARI
Istituzioni e Attori politico-sociali Governance centro-periferia Valori e Impegno civico Media e New media Economia Orientamenti
Merito
SolidarietĂ
Energia pulita
IN
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
Capitolo 2. L’economia italiana alle prese con il risanamento fiscale
/ FMM±BTTF WFSUJDBMF M±JNQPSUBO[B NBHHJPSF NJOPSF DIF RVFTUJ MFNNJ F J SFMBUJWJ TJHOJ¹DBUJ BWSBOOP JO QSPTQFUUJWB 7FSTP M±BMUP TJ DPMMPDBOP MF QBSPMF EFM GVUVSP 2 VFMMF DIF TFDPOEP HMJ JUBMJBOJ TBSBOOP P WPSSFCCFSP GPTTFSP DFOUSBMJ OFMMB TGF SB QVCCMJDB EFM EPNBOJ F EFMM±PHHJ 7FSTP JM CBTTP RVFMMF DIF BQQBSUFSSBOOP QSFTUP P SJUFOHPOP HJh BQQBSUFOFSF BM QBTTBUP " QBSUJSF EB RVFTUF EVF DPPSEJOBUF TJ TPOP JOEJWJEVBUF RVBUUSP BSFF EJ TJHOJ¹ DBUP *O BMUP B EFTUSB TJ DPMMPDB MP TQB[JP DIF DPNCJOB MF QBSPMF ®JO¯ F MB DSFTDFOUF JNQPSUBO[B OFM GVUVSP 4POP MF QBSPMF EJ TVDDFTTP Ä M±BSFB EFJ ®CVPOJ TFOUJNFO UJ¯ J RVBMJ OPO IBOOP HPEVUP EJ HSBOEF QPQPMBSJUh ¹OP B QPDP UFNQP GB # BTUJ WFEFSF QFS QSJNP JM # FOF DPNVOF EJWFOVUP JM NBOJGFTUP EFM DBNCJBNFOUP TP DJBMF BOOVODJBUP EBJ SFGFSFOEVN BO[JUVUUP TVMM±BDRVB QVCCMJDB &SB VOB GPS NVMB JO EJDJCJMF QFS DIJ WPMFTTF BWFSF TVDDFTTP *M ®CFOF¯ MP TJ GBDFWB TJDVSBNFO UF NB TFO[B QFSx EJDIJBSBSMP 5 BOUP QJ} TF ®DPNVOF¯ "UUJOFOUF DJPo BMMB TGFSB QVCCMJDB F DPNVOJUBSJB 1FSDIn QSFWBMFWBOP BMUSJ SJGFSJNFOUJ M±JOEJWJEVBMJTNP MB GVSCJ[JB JM DFTBSJTNP JM MPDBMJTNP -±BNPSBMF QVCCMJDB F JM DJOJTNP E±BMUSB QBSUF TPWSBTUBWBOP MBSHBNFOUF MB NP SBMF F JM DJWJTNP USB J WBMPSJ EFMMB TPDJFUh %PWF M±BOFTUFUJDB ¬ M±JOEJGGFSFO[B ¬ PDDVQBWB VO QPTUP QJ} JNQPSUBOUF EFMM±FUJDB 1BSPMB RVFTU±VMUJNB BODI±FTTB JNQPQPMBSF ¹OP B QPDP UFNQP GB 4J USBUUB EFMM±BSFB DIF PHHJ FNP[JPOB NBHHJPSNFOUF PGGSFOEP TFOTP F TJHOJ¹ DBUP BJ DJUUBEJOJ 5 SPWJBNP BODIF BMUSF QBSPMF JO RVFTUB SFHJPOF EJ TJHOJ¹DBUP *OUFSOFU QBSUFDJQB[JPOF TPMJEBSJFUh NB BODIF RVFMMF MFHBUF BMM±JEFB EJ TPTUFOJ CJMJUh ¬ PMUSF BM CFOF DPNVOF TPCSJFUh EFJ DPOTVNJ FOFSHJB QVMJUB 1PJ PCJFUUJWJ DPNF QSFNJBSF JM NFSJUP *M 1SFTJEFOUF / BQPMJUBOP -±VOJUh OB[JPOBMF BODPSB QJ} WBMPSJ[[BUB SJTQFUUP BMMB SJMFWB[JPOF EJ VO BOOP GB * HJPWBOJ NFUBGPSB EFM GVUVSP F EFM DBNCJBNFOUP JO VO QBFTF DIF TPGGSF RVBOEP HVBSEB JO BWBOUJ %BMM±BMUSP MBUP JO CBTTP B TJOJTUSB TJ DPNCJOBOP J TFOUJNFOUJ OFHBUJWJ DPO M±JEFB EFM EFDMJOP 4POP MF QBSPMF BJ NBSHJOJ HJh PHHJ NB BODPS EJ QJ} QSPTTJ NBNFOUF BMNFOP TFDPOEP HMJ JUBMJBOJ 5 SPWJBNP TPHHFUUJ JTUJUV[JPOBMJ DPNF J QBSUJUJ P JM 1SFTJEFOUF EFM DPOTJHMJP -±JEFB EJ 1BEBOJB F MF WFMJOF 4JNCPMJ PSNBJ MPHPSJ DIF TUBOOP QFSEFOEP BQQFBM 3 JTQFUUP B # FSMVTDPOJ OBUVSBMNFOUF BODIF JO RVFTUP DBTP PDDPSSF QSVEFO[B OFMM±JOUFSQSFUB[JPOF Ä JOGBUUJ QSPCBCJMF DIF NPMUJ JUBMJBOJ DPOUJOVJOP B TFHVJSF MF WFMJOF ¬ TV 4USJTDJB F JO BMUSF USBTNJTTJP OJ UFMFWJTJWF $ IF DPOUJOVJOP B HVBSEBSF # FSMVTDPOJ DPO JOEVMHFO[B ¬ F VO QP± EJ JOWJEJB 4PUUP TPUUP 4FO[B DPOGFTTBSMP "QQVOUP . FOUSF QSJNB MP GBDFWBOP BQFSUBNFOUF 4FO[B WFSHPHOB On UJNJEF[[B
[ 79 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
/ FMM±VMUJNP BOOP EVORVF o DBNCJBUB MB HFSBSDIJB EFMMF ®QBSPMF EB EJSF¯ OFM EJTDPSTP QVCCMJDP F OFJ SBQQPSUJ DPO HMJ BMUSJ # FSMVTDPOJ JO QBSUJDPMBSF o TDFTP JO GPOEP BJ NBSHJOJ EFM MJOHVBHHJP 6MUJNB BODIF GSB MF QBSPMF ®JNQPQPMBSJ¯ 5 SB RVFTUF SFHJPOJ FTUSFNF USPWJBNP BMUSF EVF BSFF EJ TFOTP -F QBSPMF JNQP QPMBSJ DIF TJ DPMMPDBOP QPDP TPQSB RVFMMF BJ NBSHJOJ 4J USBUUB EJ TJHOJ¹DBUJ THSB EFWPMJ BJ DJUUBEJOJ RVJOEJ QBSPMF EB FWJUBSF QFSDIn OPO QJBDDJPOP OPO TVTDJUBOP FNP[JPOJ QPTJUJWF 7J TPOP JTUJUV[JPOJ DPNF MP 4UBUP . B BODIF SJGPSNF DPNF JM GFEFSBMJTNP *QPUFTJ DPNF JM NBUSJNPOJP HBZ 0 SJFOUBNFOUJ DPNF M±BQQBSJSF P M±JOEJWJEVBMJTNP *O¹OF M±VMUJNB SFHJPOF EJ TJHOJ¹DBUP TUSFUUB USB J MFNNJ EJ TVDDFTTP F RVFMMJ JNQPQPMBSJ Ä M±BNCJUP EFMMF QBSPMF DPNVOJ F DPOEJWJTF 4J USBUUB EJ TJHOJ¹DBUJ USB TWFSTBMJ DIF TUBOOP BM DFOUSP EFMMF SBQQSFTFOUB[JPOJ F EFHMJ PSJFOUBNFOUJ EFJ DJU UBEJOJ Ä M±BSFB NFEJBOB EPWF TJ DPODFOUSB JM NBHHJPS OVNFSP EJ QBSPMF QVCCMJ DP F QSJWBUP JOEJHOB[JPOF F JNNJHSB[JPOF JNQSFOEJUPSJ F DPODPSSFO[B $ IJFTB DBUUPMJDB F HMPCBMJ[[B[JPOF $ SFTDJUB F RVPUF SPTB USB MF BMUSF / PO TFHOBOP On JO QPTJUJWP On JO OFHBUJWP HMJ BUUFHHJBNFOUJ TPDJBMJ EJ RVFTUB GBTF $ BSBUUFSJ[[BOP JOWFDF M±PSJFOUBNFOUP HFOFSBMF F DPOEJWJTP F BQQVOUP JM TFOTP DPNVOF 4J USBUUB QFSBMUSP EFMM±BSFB EPWF TJ DPMMPDB $ PPQ "O[J B CFO WFEFSF $ PPQ TJ QPTJ [JPOB BJ DPO¹OJ USB M±BSFB EFMMF QBSPMF DPNVOJ F DPOEJWJTF F RVFMMF EJ TVDDFTTP 4FHOP DIF RVFTUB PSHBOJ[[B[JPOF IB VO±JNNBHJOF JNQPSUBOUF OFHMJ PSJFOUB NFOUJ EFJ DJUUBEJOJ EPWVUP TJDVSBNFOUF BM SVPMP TPDJBMF PMUSF DIF DPNNFSDJBMF DIF IB TWPMUP OFHMJ BOOJ F TVM UFSSJUPSJP %FM SFTUP $ PPQ o TUBUB QSPQPTUB BHMJ JOUFSWJTUBUJ DPNF QBSPMB DPNQPTJUB EFOTB EJ TJHOJ¹DBUJ QJ} P NFOP FTQMJDJUJ ¬ "TTPDJB[JPOF EJ DPOTVNBUPSJ DIF TJ PDDVQB BODIF EFMMF DBUFOF EJ TVQFSNFSDBUJ F EJ JQFSNFSDBUJ ¬ NB OPO QFS RVFTUP NFOP DPOEJWJTJ F SJDPOPTDJVUJ "O[J $ PPQ HPEF EJ VO SJDPOPTDJNFOUP USBTWFSTBMF DIF BUUSBWFSTB BQQVOUP UVUUJ HMJ TUSBUJ EFMMB QPQPMB[JPOF F DIF MB DPMMPDB USB MF QBSPMF DPNVOJ QSPQSJP QFSDIn USB RVFMMF QJ} DPOEJWJTF F QFS NPMUJ USB RVFMMF EJ NBHHJPS TVDDFTTP "MNFOP PHHJ & BMNF OP OFMMF TVF WBSJF BDDF[JPOJ EJWFOUB BODIF TJOPOJNP EJ TPMJEBSJFUh EFNPDSB[JB F EJSJUUJ EFJ DPOTVNBUPSJ *O EF¹OJUJWB FNFSHF VO MFTTJDP DIF SFOEF QBMFTF MB ®EPNBOEB EJ DBNCJBNFOUP¯ FTQSFTTB BUUSBWFSTP MF HFOFSB[JPOJ HJPWBOJ F JM HFOFSF RVPUF SPTB Ä JOUFSFT TBOUF QFSBMUSP PTTFSWBSF DPNF JM MJOHVBHHJP SJQSPEVDB GFEFMNFOUF MF UFOEFO[F JO BUUP OFMMB DPNVOJDB[JPOF TPDJBMF 1FS QSJNB M±BTDFTB EFMMB SFUF F JM QBSBMMFMP EFDMJOP EFMMB UFMFWJTJPOF . B JM MFTTJDP EFHMJ JUBMJBOJ SFOEF FTQMJDJUB BODIF M±BNCJ
[ 80 ]
Capitolo 2. L’economia italiana alle prese con il risanamento fiscale
WBMFO[B EJ BMDVOJ TFOUJNFOUJ -±BUUFHHJBNFOUP WFSTP M±FDPOPNJB BE FTFNQJP GB DPFTJTUFSF MB DSFTDJUB F MB EFDSFTDJUB $ JPo JM TPTUFHOP BMMP TWJMVQQP FDPOPNJDP F ¹OBO[JBSJP . B BODIF MB TPCSJFUh OFJ DPOTVNJ JM SJTQBSNJP FOFSHFUJDP F EFMMF SJTPSTF BNCJFOUBMJ F UFSSJUPSJBMJ -B EPNBOEB DJPo EJ BMMBSHBSF JM 1*- JOTJFNF BM # *- EPWF JM # FOFTTFSF TPTUJUVJTDF JM 1SPEPUUP "ODIF M±BMUFSOBUJWB GSB QVCCMJDP F QSJWBUP SFTUB DPOGVTB 1FSDIn JM QSJWBUP IB EF MVTP NB JM QVCCMJDP DPOUJOVB B OPO TPEEJTGBSF / FM DPNQMFTTP MF QSJODJQBMJ QBSPMF JO EFDMJOP 1BEBOJB # FSMVTDPOJ WFMJOF¥ TJ QPTJ[JPOBOP OFMMP TQB[JP QPMJUJDP EJ EFTUSB . FOUSF RVFMMF DIF IBOOP DPORVJ TUBUP QPQPMBSJUh QBSUFDJQB[JPOF CFOF DPNVOF JOEJHOB[JPOF USB MF BMUSF TPOP QSPJFUUBUF B TJOJTUSB F B DFOUSP TJOJTUSB $ Jx UVUUBWJB OPO TJHOJ¹DB DIF HMJ BUUPSJ QPMJUJDJ EJ DFOUSPTJOJTUSB TJBOP ®EFTUJOBUJ¯ BE BGGFSNBSTJ ®USBJOBUJ¯ EBM MJOHVBHHJP F EBJ WBMPSJ EJGGVTJ GSB J MPSP FMFUUPSJ -F QBSPMF IBOOP CJTPHOP EJ BUUPSJ DBQBDJ EJ ®EJSMF¯ EJ USBEVSMF JO TDFMUF F DPNQPSUBNFOUJ $ PFSFOUJ F DSFEJCJMJ *O NPEP OVPWP F EJWFSTP EBM QBTTBUP
[ 81 ]
Capitolo 3
Le materie prime guidano ancora lo scenario dell’inazione
*O TJOUFTJ Sollecitata dall’onda lunga delle materie prime energetiche, industriali e agricole, l’inflazione al consumo è tornata a salire dopo un biennio di relativa stabilità . I maggiori rincari colpiscono, in questa fase, l’energia e i generi alimentari ma i primi segni del contagio si osservano anche nei servizi – in particolare legati al trasporto – e, tra i beni non alimentari, nei mobili, nei casalinghi, nel comparto auto. Anche le tariffe pubbliche stanno mettendo a segno recupero importanti, che contribuiscono a erodere il potere d’acquisto delle famiglie e a veicolare segnali contradditori agli operatori industriali e commerciali. Considerata l’incidenza che la spesa alimentare riveste nei bilanci delle famiglie, l’aumento dei prezzi dei generi di prima necessità rappresenta uno dei temi centrali di questa prima parte di 2011. L’Italia insieme alla Germania condivide un percorso di crescita dei prezzi alimentari: l’aumento alla produzione supera la capacità di assorbimento da parte dei margini della distribuzione commerciale e si riversa sull’andamento dei prezzi al consumo. Peraltro, le turbolenze delle materie prime di questi anni hanno prodotto esiti non uniformi sul territorio. Nel settore alimentare, però, gli andamenti delle diverse regioni suggeriscono che è in atto un completamento del percorso di convergenza di questi prezzi. Per il futuro, invece, le difficoltà del ciclo internazionale, il conseguente rallentamento dei prezzi delle commodity e le perduranti difficoltà della domanda finale prospettano, però, l’avvio di una fase di rientro delle tensioni su prezzi
[ 83 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
che dovrebbe proseguire anche per tutto il 2012. L’inflazione alimentare dovrebbe collocarsi nel 2012 ad un valore di circa un punto percentuale piÚ basso rispetto all’anno in corso.
*M MÂąBOOVT IPSSJCJMJT EFMMF NBUFSJF QSJNF BMJNFOUBSJ L’andamento dei prezzi delle principali commodity alimentari sui mercati internazionali si è caratterizzato nell’ultimo quinquennio per una spiccata variabilitĂ . Allo shock targato 2007-2008 ha fatto seguito nei mesi scorsi un’impennata delle quotazioni delle materie prime senza precedenti. Tenuto conto dell’impatto diretto sull’inflazione alimentare al consumo e dell’incidenza che questo comparto assume sulla spesa complessiva, soprattutto nei paesi meno sviluppati, si tratta di un tema di grande interesse per i risvolti non solo economici ma anche di carattere politico e sociale: le cosiddette “rivolte del paneâ€? che hanno incendiato i paesi del Nord Africa nei mesi scorsi possono certamente essere inquadrate nell’alveo di questo fenomeno. Se si osserva l’evoluzione dei prezzi internazionali delle commodity alimentari dal 2006 ad oggi, è possibile constatare come le fasi di maggior surriscaldamento siano state complessivamente due, intervallate da un periodo in cui alla caduta è seguita una relativa stabilitĂ : la prima a cavallo tra il 2007 ed il 2008, la seconda attualmente ancora in atto ed avviata nella seconda metĂ del 2010. In media d’anno la variazione in aumento fatta registrare dall’indice relativo alle materie prime alimentari è stata pari a circa il 40% nel 2008, a fronte di un piĂš contenuto 10% nel 2010. In avvio di 2011, tuttavia, le quotazioni delle materie prime alimentari sono tornate a superare i massimi storici. (SBGJDP 1SF[[P EFMMF NBUFSJF QSJNF BMJNFOUBSJ JOEJDF &DPOPNJTU QSF[[J JO EPMMBSJ
260 220 180 140 100 60 06
07
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV GPOUJ JOUFSOB[JPOBMJ
[ 84 ]
08
09
10
11
Capitolo 3. Le materie prime guidano ancora lo scenario dell’inazione
Che cosa ha determinato queste tensioni di eccezionale intensitĂ ? E quali novitĂ caratterizzano questo percorso rispetto al passato? All’origine del trend emerso nel corso dell’ultimo anno e mezzo vi sono una serie di specificitĂ . La prima, sottolineata da piĂš parti, è quella che fa capo alla crescita delle economie emergenti come Cina, India, Brasile e Russia: l’aumento di reddito che ha interessato larghe fasce della popolazione di questi Paesi ha prodotto un generale cambiamento nelle abitudini alimentari ed il progressivo passaggio da una dieta basata su prodotti cerealicoli ad una alimentazione a maggior contenuto proteico. In altre parole anche cinesi ed indiani hanno cominciato a consumare prodotti (come la carne e il latte) prima inaccessibili per reddito o cultura. Le evidenze che emergono dall’analisi dell’andamento dei prezzi relativi agli input agricoli sembrerebbero offrire una convincente sponda per questa tesi. A titolo esemplificativo è stata presa in esame l’evoluzione dei prezzi dei principali mangimi (orzo, mais e soia) che vengono utilizzati negli allevamenti da latte e da carne. L’“effetto mangimiâ€? è senza dubbio significativo; il grafico 3.2 evidenzia come, dall’autunno 2010 tutte e tre le derrate oggetto di analisi abbiano intrapreso un percorso di crescita che ha riportato i prezzi su livelli prossimi se non superiori a quelli di metĂ 2008. (SBGJDP * QSF[[J EFMMF NBUFSJF QSJNF J NBOHJNJ QSF[[J JO EPMMBSJ
350
500
Soia (sc. dx.)
300
400
250 200
300
Mais
150
200
100
Orzo
100
50 0
0 06
a
l
o
07
a
l
o
08
a
l
o
09
a
l
o
10
a
l
o
11
a
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ '. *
Un altro elemento da considerare per spiegare i rincari delle materie prime alimentari è rappresentato dalle specifiche condizioni, climatiche e non, che hanno influenzato nell’ultimo anno qualità e quantità dei raccolti. Alcune produzioni agricole, infatti, sono state penalizzate da eventi atmosferici eccezionali. Un primo versante di criticità è stato innescato dalla significativa contrazione della produzione mondiale di cereali che, dopo le buone rese del 2008
[ 85 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
e del 2009, ha subito le conseguenze degli incendi nelle pianure russe, delle alluvioni in Canada, Pakistan ed Australia e della siccità in Cina. I rincari della soia, di cui si è già avuto modo di parlare, sono da ricondurre principalmente alle difficoltà delle coltivazioni nelle maggiori aree di produzione (Argentina e Brasile) che non sono riuscite a soddisfare le crescenti importazioni da parte della Cina destinate sia alla trasformazione per l’alimentazione umana sia all’utilizzo come mangime negli allevamenti. Al contrario, per altri prodotti gli aumenti sono da imputare in buona misura alle politiche commerciali di alcuni Paesi produttori: è il caso della Thailandia, primo produttore al mondo di riso, che ha bloccato una quota delle esportazioni al fine garantire la sicurezza alimentare della propria popolazione, e dell’India, che ha adottato il medesimo provvedimento per le esportazioni di zucchero. (SBGJDP * QSF[[J EFMMF NBUFSJF QSJNF QSF[[J JO EPMMBSJ
500
1200
Soia
1000
400
800
300
600 200
400
Grano 100
Riso (sc. dx.)
200
0
0 06
a
l
o
07
a
l
o
08
a
l
o
09
a
l
o
10
a
l
o
11
a
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ '. *
Seppur rilevante, lo shock da domanda contribuisce ma non spiega integralmente l’andamento dei prezzi delle commodity alimentari: i detrattori di questa tesi, ad esempio, sottolineano come l’effetto reddito possa essere apprezzato solo nel lungo periodo senza influenzare il vigore della domanda nel breve termine. D’altro canto, un ruolo importante può certamente essere attribuito al prezzo del petrolio. I rincari del greggio che si sono materializzati a partire dalla metà del 2010 sono entrati nella filiera alimentare sia in maniera diretta andando a gravare sui costi di trasporto, sia in maniera indiretta attraverso i fertilizzanti di origine chimica che prevedono un intenso impiego di prodotti derivati dal petrolio. Il prezzo del Brent ha accelerato a partire dagli ultimi mesi del 2010. Le tensioni si sono poi acuite in avvio di 2011 (la quotazione del barile ha
[ 86 ]
Capitolo 3. Le materie prime guidano ancora lo scenario dell’inflazione
sfondato la soglia dei 120 dollari riportandosi in prossimità del picco registrato nell’estate 2008) per effetto della guerra in Libia e della catastrofe nucleare di Fukushima che hanno reso più incerti gli scenari energetici mondiali. Tutto ciò in un contesto in cui il rialzo delle quotazioni del petrolio ha reso più conveniente la conversione dei terreni destinati alla coltivazione di materie prime agricole in campi di produzione di biocarburanti (bio-fuel), contribuendo a ridimensionare la produzione alimentare mondiale. Più in generale, la correlazione commodity-petrolio che è andata intensificandosi nelle tendenze recenti è indice del peso crescente che la finanza ha assunto nei mercati delle materie prime. Si tratta, è bene ricordarlo, di una componente che non può avere determinato l’inversione di tendenza, la quale resta ancorata alle fluttuazioni di domanda ed offerta, ma è opinione diffusa che abbia contribuito ad accentuarla. È un dato di fatto che nel corso degli ultimi anni le materie prime, comprese quelle agricole, siano state oggetto di maggiore attenzione da parte degli operatori finanziari che hanno inteso sfruttare l’instabilità dei mercati a fini speculativi. Come si è realmente verificato, acquistare in presenza di attese di rincari significa sostenere ulteriormente al rialzo i listini. Per questa ragione l’accresciuta volatilità delle materie prime è stata paragonata a quella dei titoli azionari in Borsa; il rischio, come evocato a più riprese da alcuni organismi internazionali (Fao, Banca mondiale) e da molti analisti, è che si possa essere in presenza di una “bolla da materie prime”. Dalla fine di giugno si osservano alcuni segnali di assestamento dei mercati delle materie prime. I segnali di rallentamento della congiuntura economica internazionale uniti ai rischi sui mercati del debito sovrano per alcuni Paesi europei ha prodotto l’avvio di una fase di stabilizzazione, seppur su livelli mediamente più elevati rispetto a quelli pre-shock. È plausibile pertanto sostenere che le materie prime abbiano già raggiunto e superato il momento di massimo surriscaldamento, contribuendo ad attenuare i timori inflazionistici per i prossimi mesi. I prezzi all’origine rilevati in Italia riflettono sia l’andamento delle quotazioni internazionali sui mercati a monte, sia elementi contingenti propri del panorama domestico. In generale, seppure con differenze anche marcate tra filiere e singoli prodotti, la tendenza al rialzo del comparto alimentare è stata significativa: i prezzi alimentari alla produzione si sono portati al 3% di incremento su base annua a fine 2010 per poi attestarsi ad oltre il 5% nei primi mesi del 2011. Si tratta di variazioni ancora lontane da quelle a doppia cifra rilevate a metà 2008, ma la progressione dell’accelerazione è stata senza dubbio intensa. Crescono nello stesso tempo i timori per la trasmissione dei passati rincari all’inflazione alimentare al consumo.
[ 87 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
(SBGJDP * QSF[[J BMMB QSPEV[JPOF EFJ QSPEPUUJ BMJNFOUBSJ JO *UBMJB WBSJB[JPOJ UFOEFO[JBMJ
16 12 8 4 0 -4 -8 06
a
l
o
07
a
l
o
08
a
l
o
09
a
l
o
10
a
l
o
11
a
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
Un quadro piÚ dettagliato del fenomeno può essere tracciato prendendo in esame l’andamento di alcune delle principali materie prime e merceologie alimentari; ad esempio quelle che maggiormente caratterizzano l’alimentazione italiana e la stessa trasformazione industriale nazionale. In primo luogo l’attenzione va posta sull’evoluzione del prezzo dei cereali. Nel corso del 2010 si è registrata una moderata crescita della produzione nazionale (+2,9%) che non ha tuttavia alleggerito il ricorso all’import soprattutto per quanto riguarda i volumi di materia prima richiesti dall’industria pastaria. (SBGJDP * QSF[[J BMMB QSPEV[JPOF EFJ QSPEPUUJ BMJNFOUBSJ JO *UBMJB JM GSVNFOUP
300 Frumento duro 250 200 150 100
Frumento tenero
50 05
06
07
08
09
10
11
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TNFB
Sulla scia degli incrementi dei listini internazionali, anche i prezzi nazionali hanno mostrato una dinamica al rialzo, soprattutto per i prezzi del grano tenero che in media d’anno sono cresciuti nel 2010 di oltre il 20%. Proprio il grano tenero ha superato i livelli della precedente crisi a cavallo tra 2007 e 2008, mentre quello duro ne è rimasto sensibilmente distanziato.
[ 88 ]
Capitolo 3. Le materie prime guidano ancora lo scenario dell’inazione
Il quadro risulta ancor piĂš allarmante per il 2011, nel corso del quale l’offerta nazionale dovrebbe far segnare una significativa flessione (piĂš accentuata per il frumento duro), determinando con ogni probabilitĂ una maggiore dipendenza del mercato interno dalle importazioni e di conseguenza una maggiore esposizione alla volatilitĂ delle quotazioni internazionali. I segnali di rallentamento recentemente osservati sui mercati a monte, tuttavia, dovrebbero ridimensionare le preoccupazioni per il settore. Una filiera che piĂš di altre ha risentito di forti pressioni inflazionistiche è quella lattiero-casearia. Nel corso del 2010 si è consolidata la ripresa dei listini giĂ avviata a fine 2009, in anticipo di alcuni mesi rispetto alle tendenze riscontrate per le altre macrocategorie. Alla base di questa evidenza vi è una sorta di “rimbalzoâ€? che i prezzi del latte e dei suoi derivati hanno avuto a seguito dell’eccezionale calo registrato nel periodo compreso fra la metĂ del 2008 e del 2009, quando i volumi di produzione avevano beneficiato della reintroduzione del sostegno alle esportazioni da parte di Stati Uniti ed Unione Europea. (SBGJDP * QSF[[J BMMB QSPEV[JPOF EFJ QSPEPUUJ BMJNFOUBSJ JO *UBMJB MBUUF F EFSJWBUJ
160 140
Burro Latte
120 100 80 60
Parmigiano reggiano 05
06
07
08
09
10
11
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TNFB
PiÚ che di un vero e proprio surriscaldamento, per il latte la fase attuale si configura come un rientro verso la stabilità : ne è testimonianza il fatto che il prezzo nazionale del latte alla stalla nonostante abbia evidenziato nell’ultimo anno e mezzo un percorso di sostenuta accelerazione, si è riportato sui livelli di inizio 2007, precedenti la fase acuta dei rialzi delle materie prime. Discorso diverso invece per i prodotti derivati, penalizzati nell’ultimo anno da una pesante flessione della trasformazione industriale: non è un caso che l’andamento dell’intero comparto sia stato influenzato in misura determinante della crescita dei listini relativi ai formaggi a pasta dura.
[ 89 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
I prezzi alla produzione di Parmigiano Reggiano e Grana Padano hanno chiuso il 2010 con una variazione positiva pari rispettivamente al 25% ed al 15% in media d’anno e sperimentato nel corso della prima metà del 2011 una ulteriore ascesa (graf. 3.6). Ultimo reparto analizzato è quello ortofrutticolo: si tratta di un settore che per sua natura è caratterizzato da una maggiore volatilità delle quotazioni per effetto della stagionalità delle coltivazioni e dell’incidenza degli andamenti climatici (graf. 3.7). Se analizzati in prospettiva storica, i prezzi alla produzione non hanno mostrato dinamiche in aumento particolarmente rilevanti: sia per la frutta che per la verdura la dinamica si colloca ampiamente al di sotto dei relativi picchi dell’ultimo quinquennio, registrati rispettivamente nei primi mesi del 2008 e ad inizio 2009. (SBGJDP * QSF[[J BMMB QSPEV[JPOF EFJ QSPEPUUJ BMJNFOUBSJ JO *UBMJB GSVUUJ F PSUBHHJ
150
ortaggi
130
frutta
110 90 70 50
05
06
07
08
09
10
11
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TNFB
-P TDFOBSJP EFMM¹JOGMB[JPOF BM DPOTVNP JO *UBMJB Archiviato un 2009 caratterizzato dalla discesa dell’inflazione in prossimità dei minimi storici, la dinamica dei prezzi al consumo è tornata ad accelerare nel corso del 2010, chiudendo con una variazione pari all’1,5% in media d’anno. Si tratta di un tasso di crescita quasi doppio rispetto all’anno precedente (0,8%), seppur non elevato in prospettiva storica. Il recupero dei listini è in buona misura riconducibile alla ripresa del ciclo internazionale, al traino delle economie emergenti, ed alle conseguenti tensioni che si sono manifestate sui mercati delle materie prime. Fondamentale a tal proposito il contributo del greggio e del comparto alimentare, i cui prezzi alla produzione hanno definitivamente archiviato la fase di moderazione prose-
[ 90 ]
Capitolo 3. Le materie prime guidano ancora lo scenario dell’inazione
guita sino al primo semestre 2010. Le spinte al rialzo che si sono materializzate nel corso dell’ultimo anno e mezzo sono pertanto associate in prevalenza alla trasmissione al consumo dei maggiori costi delle materie prime; a risentirne nello specifico le componenti piÚ volatili del paniere, come quella energetica che ha chiuso il 2010 con un aumento medio del 4,2% rispetto al 2009. (SBGJDP * QSF[[J BM DPOTVNP JO *UBMJB WBSJB[JPOJ UFOEFO[JBMJ
5 4 Indice generale 3 2 1
Inflazione di fondo (1)
0 05
a
l
o 06 a
l
o 07
a
l
o 08
a
l
o 09
a
l
o 10
a
l
o 11
a
&TDMVTJ JUUJDJ PSUPGSVUUJDPMJ F FOFSHFUJDJ 'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU / *$
Per contro, gli indicatori dell’inflazione di fondo hanno evidenziato una maggiore stabilità : al netto di prodotti energetici, ittici ed ortofrutticoli, nel 2010 la crescita è stata mediamente pari all’1,4% anno su anno, addirittura in rallentamento se confrontata con l’anno precedente (1,6%). Deboli in particolare le dinamiche dei comparti dei beni non alimentari e dei servizi, che piÚ di altri scontano lo scarso vigore della domanda interna e l’indebolimento della capacità reddituale delle famiglie per effetto della stagnazione della dinamica salariale reale. Il fenomeno di crescita dei prezzi al consumo si è poi intensificato nella prima metà del 2011 arrivando ad attestarsi oltre i due punti e mezzo percentuali di variazione tendenziale. Non mancano tuttavia alcuni elementi di discontinuità rispetto al recente passato. Diversamente dai mesi scorsi, l’evoluzione della dinamica inflattiva non è interamente sostenuta dalle voci piÚ volatili del paniere, bensÏ si osserva un passaggio di testimone dai prodotti energetici e dai carburanti ai beni non alimentari, alle tariffe pubbliche e ai servizi. Tutte in rialzo risultano infatti le misure di inflazione di fondo, segno di come i rincari delle materie prime abbiano progressivamente risalito la filiera produttiva sino a contagiare i prezzi delle merceologie tradizionalmente piÚ stabili. Significativo anche il contributo delle tariffe pubbliche, in crescita nei primi cinque mesi dell’anno a ritmi superiori al 2%, guidate dai rincari per i prezzi
[ 91 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
amministrati a livello locale. In termini prospettici il quadro che si apre per la seconda parte dell’anno dovrebbe caratterizzarsi per il perdurare della trasmissione al consumo delle sollecitazioni a monte registrate nel 2010 e nei primi mesi del 2011. Lo scenario è quello di una stabilizzazione dell’inflazione: ad incidere su questa tendenza diversi elementi tra cui le prime avvisaglie di rallentamento della congiuntura economica internazionale e l’avvio di una moderazione sul versante delle quotazioni delle materie prime, uniti ai timori sui mercati del debito sovrano di alcuni Paesi europei (Grecia, Irlanda, Spagna, Portogallo e Italia). La dinamica complessiva dell’indice dei prezzi al consumo dovrebbe stabilizzarsi al 2,6% in media d’anno per il 2011 e in discesa, sotto il 2%, l’anno prossimo. Nei prossimi mesi dovremmo quindi assistere ad una moderata accelerazione dell’inflazione dei prodotti non alimentari e di alcune voci dei servizi, come quelli di trasporto, che risentiranno dell’aumento del costo dei carburanti. Inoltre, si manterrà relativamente sostenuta la crescita delle tariffe, soprattutto di quelle locali, anche in virtù delle difficoltà attraversate dai bilanci degli Enti locali. Un bilancio più dettagliato del quadro inflazionistico nel 2010 e nel primo semestre 2011 può essere tracciato analizzando lo spaccato delle voci del paniere ed il relativo contributo all’evoluzione della dinamica complessiva. Un tema che ha assunto particolare rilevanza nel corso dell’ultimo anno è quello dell’alimentare, protagonista nel 2010 di una crescita poco più che nulla (0,2% di media su base annua, che sintetizza andamenti differenziati nel corso dei vari mesi). Al fine di esaminarne più compiutamente l’evoluzione, è infatti necessario scindere il periodo in due fasi distinte: la prima è quella compresa tra gennaio e luglio 2010, mentre la seconda, avviata a partire dall’agosto dello scorso anno, è proseguita fino ai mesi recenti. La prima parte del 2010 si è caratterizzata per l’ingresso della dinamica alimentare in territorio negativo: la flessione è stata guidata interamente da una voce specifica, quella della frutta e della verdura, che nei mesi centrali dell’anno ha beneficiato di condizioni climatiche favorevoli, consentendo il regolare svolgimento delle operazioni di raccolta ed influenzando positivamente volumi e qualità dei prodotti ortofrutticoli scambiati sui mercati nazionali.
[ 92 ]
Capitolo 3. Le materie prime guidano ancora lo scenario dell’inflazione
5BCFMMB *UBMJB J QSF[[J BM DPOTVNP QFS TFUUPSF WBSJB[JPOJ TVM QFSJPEP JOEJDBUP
4FUUPSJ
.FEJB
.FEJB
BMJNFOUBSJ FTDM GSFTDP
GSFTDP JUUJDP
GSFTDP PSUPGSVUUJDPMP
"MJNFOUBSJ
/ PO BMJNFOUBSJ
* TFN
1SPEPUUJ UFSBQFVUJDJ
"CCJHMJBNFOUP
$ BM[BUVSF
. PCJMJ F BSSFEBNFOUP
&MFUUSPEPNFTUJDJ
3 BEJP UW FDD
'PUP PUUJDB
$ BTBMJOHIJ EVSFWPMJ F OPO
6UFOTJMFSJB DBTB
1SPGVNFSJB F DVSB QFSTPOB
$ BSUPMFSJB MJCSJ HJPSOBMJ
( JPDIJ F BSUJDPMJ TQPSUJWJ
"MUSJ OPO BMJNFOUBSJ
"VUPWFUUVSF F BDDFTTPSJ
1SPEPUUJ FOFSHFUJDJ
5 BSJGGF FOFSHFUJDIF
1FSTPOBMJ F SJDSFBUJWJ
1FS MB DBTB
%J USBTQPSUP
4BOJUBSJ
'JOBO[JBSJ FE BMUSJ
"MCFSHIJ F QVCC FTFSDJ[J
B DPOUSPMMP OB[JPOBMF
B DPOUSPMMP MPDBMF
"G¹UUJ
5 BCBDDIJ
5 PUBMF
5 PUBMF FTDM GSFTDP BMJNFOUBSF F FOFSHJB
$ % DBTTFUUF
&OFSHFUJDJ
4FSWJ[J
5 BSJGGF
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
[ 93 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
5BCFMMB * QSF[[J BM DPOTVNP JO *UBMJB DPOTVOUJWJ F QSFWJTJPOJ WBSJB[JPOJ TVMMP TUFTTP QFSJPEP EFMMÂąBOOP QSFDFEFOUF
.FEJB
.FEJB
* TFN
.FEJB
.FEJB
1SF[[J BM DPOTVNP / *$
1SPEPUUJ BMJNFOUBSJ
ÂŹ BMJNFOUBSJ FY GSFTDP
1SPEPUUJ OPO BMJNFOUBSJ
1SPEPUUJ FOFSHFUJDJ
4FSWJ[J QSJWBUJ
5 BSJGGF QVCCMJDIF
"GšUUJ
5 PUBMF
1SFWJTJPOJ *ODMVEF MF UBSJGGF FOFSHFUJDIF FOFMFUUSJDB HBT FE BMUSJ
&TDMVEF HMJ FOFSHFUJDJ FO FMFUUSJDB HBT FE BMUSJ
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
La diminuzione dei prezzi di frutta e verdura ha raggiunto la massima intensità nella tarda primavera del 2010 (-4% tendenziale a maggio), salvo poi affievolirsi progressivamente solo in autunno inoltrato. Nello stesso periodo il confezionato si è mantenuto su tassi di crescita contenuti, inferiori al mezzo punto percentuale. Di tutt’altro tenore il secondo semestre del 2010; tornata su valori positivi a partire dall’agosto 2010, l’inflazione alimentare ha mostrato un lento percorso di recupero sino a fine anno restando però sotto il punto percentuale di crescita tendenziale, pur in presenza di dinamiche alla produzione giunte a superare il 4%. 5BCFMMB -¹JOGMB[JPOF BMJNFOUBSF J QSF[[J QFS SFQBSUP WBSJB[JPOJ TVMMP TUFTTP QFSJPEP EFMM¹BOOP QSFDFEFOUF
3FQBSUP
.FEJB
.FEJB
* TFN
# FWBOEF
%SPHIFSJB BMJNFOUBSF
-BUUJDJOJ F TBMVNJ
( FMBUJ F TVSHFMBUJ
$ BSOJ
"MJNFOUBSF DPOGF[JPOBUP
.FEJB
.FEJB
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU / *$
A tale fase, a partire dai primi mesi del 2011, è seguito un recupero dei listini che ha riportato la dinamica su valori registrati due anni prima (2,4% nel primo
[ 94 ]
Capitolo 3. Le materie prime guidano ancora lo scenario dell’inazione
semestre). Ancora una volta a sostenere l’accelerazione è stato il reparto del fresco (pesce, frutta e verdura) con ogni probabilitĂ da ricondurre ai minori livelli di offerta sul mercato domestico. Contestualmente, anche il confezionato ha mostrato l’avvio di un recupero, seppur piĂš graduale, che si è fatto via via piĂš marcato nei primi mesi del 2011 (1,7% tendenziale nel semestre), causa gli aumenti dei prezzi di alcuni generi di prima necessitĂ come la farina e gli altri prodotti della filiera cerealicola (pasta e biscotti), e dei latticini. Gli aumenti di questi mesi sono destinati a protrarsi anche nella seconda parte del 2011, che dovrebbe chiudersi con un’inflazione del 2,3% in media d’anno. Aumenti diffusi in tutti i reparti, soprattutto tra i latticini, i salumi e l’alimentare confezionato. Quanto al prossimo anno l’onda lunga dei rincari registrati sui mercati a monte dovrebbe progressivamente essere riassorbita. A fare eccezione a questa tendenza i gelati e i surgelati, su cui andrĂ ad incidere in misura maggiore l’incremento dei prezzi del petrolio, oltre alle carni che invece sconteranno l’incremento del prezzo dei mangimi per allevamento. Un altro fronte particolarmente “caldoâ€? nel corso dell’ultimo anno e mezzo è stato quello delle tariffe pubbliche. In media d’anno l’aggregato tariffario si è attestato nel 2010 su un saggio di crescita (1,4%) sostanzialmente in linea con quello dell’inflazione complessiva (1,5%). (SBGJDP -F UBSJGGF QVCCMJDIF WBSJB[JPOJ UFOEFO[JBMJ
6
20
Energetiche (sc. dx)
Nazionali
15
4
10 2
5
0
0 -5
-2
-10
Locali
-15
-4 05
a
l
o 06 a
l
o 07
a
l
o 08 a
l
o 09 a
l
o 10
a
l
o 11
a
&TDMVTF MF UBSJGGF FOFSHFUJDIF FMFUUSJDJUh F HBT 'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU / *$
Come nel caso dell’alimentare, anche l’analisi dell’inflazione tariffaria va frazionata in due periodi. Il quadro si presenta piuttosto eterogeneo; fino a metà 2010 la dinamica ha confermato il percorso di decelerazione in atto dall’anno precedente.
[ 95 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
La flessione origina in buona misura dall’alleggerimento delle tariffe dell’energia elettrica e del gas naturale, che hanno recepito alcune tendenze favorevoli: la caduta del prezzo del petrolio seguita al picco di metà 2008, il conseguente abbattimento dei costi di generazione termoelettrica, le modalità di approvvigionamento dell’Acquirente Unico per il mercato di maggior tutela sulla Borsa elettrica ed alcuni interventi amministrativi sulle condizioni economiche di fornitura adottati dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas. Nonostante le evidenze rilevate nei mesi successivi le tariffe dell’energia elettrica e del gas naturale si sono rispettivamente ridotte di quasi il 7% ed oltre il 3% rispetto al 2009. Significativo in questa fase anche il contributo dei prezzi amministrati a livello nazionale, soprattutto per quel che riguarda la voce relativa ai medicinali. Essi hanno sperimentato un percorso di deflazione che deriva dalla manovra di contenimento della spesa sanitaria a carico del Servizio Sanitario Nazionale varata dal Governo nel mese di febbraio 2010 e dalla progressiva diffusione dei farmaci generici. A partire dalla metà del 2010, al contrario, si è assistito ad una rilevante inversione di tendenza. L’aggregato tariffario ha intrapreso un percorso di forte accelerazione che ha portato la variazione tendenziale dal punto percentuale dell’estate 2010 alle soglie del 3% nella primavera 2011. Oltre alle tensioni del comparto energy, su cui ha impattato il contemporaneo acuirsi dei rincari del greggio, un ruolo di primo piano è stato giocato dall’evoluzione delle tariffe locali che in media d’anno hanno chiuso il 2010 con un saggio positivo pari al 2,9% (per un confronto si consideri che quelle nazionali sono aumentate nello stesso periodo solo dello 0,4%). Fondamentale è risultata l’influenza di due voci di spesa, quelle relative alle tariffe dell’acqua potabile (8,2% tendenziale nel 2010) e dei rifiuti urbani (3,7%): tali rincari riflettono gli aggiornamenti che gli enti territoriali competenti (Comuni ed Autorità di ambito) deliberano in corso d’anno al fine di adeguare i corrispettivi tariffari ai costi del servizio. Anche dalle tariffe nazionali non sono mancati i motivi di preoccupazione: i pedaggi autostradali ed i trasporti ferroviari nel 2010 sono rispettivamente cresciuti del 5,3% e del 15,6% di media. Medesime tendenze anche nei primi mesi del 2011 con un’ulteriore accelerazione della dinamica (2,2% di crescita nel semestre) e sempre per effetto delle tariffe locali. La rilevanza e l’attualità del tema risultano enfatizzate se si considera il paniere armonizzato dei beni e dei servizi, utilizzato in sede comunitaria per effettuare esercizi di benchmarking sull’inflazione (indice IPCA): l’effettivo ag-
[ 96 ]
Capitolo 3. Le materie prime guidano ancora lo scenario dell’inazione
gravio di spesa per le famiglie italiane ha di recente superato il 5% di incremento tendenziale (oltre 4% per le tariffe nazionali, 6% per quelle locali) e non sembra destinato a riassorbirsi nei prossimi mesi. Le componenti meno volatili del paniere, rappresentate dai beni non alimentari e dai servizi privati, hanno piÚ di altre risentito delle conseguenze della crisi economica e della stagnazione della domanda interna. La dinamica moderata è frutto sia dei bassi consumi, che hanno messo le imprese nell’impossibilità di scaricare a valle i maggiori costi di approvvigionamento delle materie prime, sia della maggiore concorrenza nella distribuzione commerciale e di quella esercitata dalle produzioni provenienti dai Paesi emergenti (Cina e India in testa). Nel caso di queste voci i profili di crescita dei prezzi sono risultati stabili nell’ultimo anno e mezzo: i non alimentari hanno chiuso il 2010 con una variazione dell’1,1% (nel 2009, nel mezzo della crisi, era stata addirittura piÚ elevata, pari all’1,2%), mentre i servizi all’1,8%. Tra i non alimentari le contrazioni fatte registrare dai prodotti a piÚ elevato contenuto tecnologico (elettrodomestici, radio, tv) sono state compensate dagli aumenti delle altre categorie merceologiche, tutte vicine al punto percentuale, come abbigliamento, calzature, mobili ed arredamento. Stesso tenore per i servizi, i quali tendono a risentire maggiormente dell’evoluzione delle determinanti interne di costo come il costo del lavoro e la produttività . Variazioni in generale contenute seppur con qualche distinguo; è il caso dei servizi finanziari che, trainati dal rincaro dei prezzi dei servizi di deposito, incasso e pagamento, sono cresciuti mediamente del 3,5% nel 2010. Per questi comparti lo scenario è cambiato nel primo semestre 2011 con i primi segnali di ripresa dei prezzi che si sono palesati in apertura d’anno: i rincari piÚ elevati sono quelli legati al trasporto, per via degli incrementi di eccezionale intensità imputabili ai collegamenti marittimi e ai viaggi aerei.
3JRVBESP 5PQ F #PUUPN J QSF[[J OFM QSJNP TFNFTUSF "M šOF EJ WBMVUBSF M¹JNQBUUP EFMM¹JOºB[JPOF OFJ QSJNJ NFTJ EFMM¹BOOP TVMMB TQFTB EFMMF GBNJHMJF JUBMJBOF o TUBUB TUJMBUB MB DMBTTJšDB EFMMF WFOUJ QPTJ[JPOJ SBQQSFTFO UBUJWF DIF IBOOP DPOUSJCVJUP JO NJTVSB NBHHJPSF B TPTUFOFSF JM SFDVQFSP EFJ QSF[[J BM DPOTVNP F EFMMF WFOUJ NFSDFPMPHJF DIF BM DPOUSBSJP IBOOP TWPMUP VOB GVO[JPOF EJ DBMNJFSF -¹FTFSDJ[JP o VUJMF QFS DPNQSFOEFSF EB RVBMJ WPDJ EFM QBOJF SF PSJHJOB JM SFDVQFSP JOºB[JPOJTUJDP EPDVNFOUBUP OFM QSJNP TFNFTUSF F B RVBMJ šMJFSF TPOP BTDSJWJCJMJ MF NBHHJPSJ TPMMFDJUB[JPOJ *O UFTUB BJ 5 PQ TJ DPMMPDBOP HMJ FOFSHFUJDJ MF QSJNF RVBUUSP QPTJ[JPOJ TPOP
[ 97 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
PDDVQBUF EB DBSCVSBOUJ F DPNCVTUJCJMJ CFO[JOB WFSEF HBTPMJP QFS BVUP F QFS SJ TDBMEBNFOUP ( 1- DIF GBOOP TFHOBSF JO VO TFNFTUSF BVNFOUJ TVQFSJPSJ BM F DIF DPNQMFTTJWBNFOUF NFUUPOP B TFHOP NF[[P QVOUP QFSDFOUVBMF EJ JOยบB[JP OF VOB EJNFOTJPOF EFM DPOUSJCVUP DFSUBNFOUF JNQPSUBOUF TF TJ DPOTJEFSB DIF o SJGFSJUB B TPMJ TFJ NFTJ -F SBHJPOJ EJ RVFTUB FWJEFO[B SJTJFEPOP OFMMF UFOTJPOJ DIF TJ TPOP NBUFSJBMJ[[BUF OFJ QSJNJ NFTJ EFMMยฑBOOP TVM GSPOUF EFMMF RVPUB[JPOJ EFM QFUSPMJP $ PNF o OPUP MF PTDJMMB[JPOJ EFM HSFHHJP TVJ NFSDBUJ JOUFSOB[JPOBMJ UFOEPOP B USBTNFUUFSTJ TVJ QSF[[J EFJ DBSCVSBOUJ F EFJ DPNCVTUJCJMJ DPO VOB DFSUB SBQJEJUh NFOUSF TJ SJยบFUUPOP DPO RVBMDIF SJUBSEP TVMMF UBSJGGF EFMMยฑFOFSHJB FMFUUSJDB F EFM HBT OBUVSBMF OPO B DBTP OPO DPNQSFTF OFMMB HSBEVBUPSJB TFQQVS JOEJDJ[ [BUF BMMยฑFWPMV[JPOF EFM QSF[[P EFM QFUSPMJP 1SF[[J J QSJNJ BVNFOUJ EFM JO PSEJOF EFDSFTDFOUF QFS DPOUSJCVUP BMMยฑJOGMB[JPOF EJ QFSJPEP ย TFNFTUSF
O %FTDSJ[JPOF
*ODJEFO[B TVMMB TQFTB
7BS VMUJNJ NFTJ
$POUSJCVUP BMMยฑJOยบB[JPOF
# FO[JOB WFSEF
( BTPMJP QFS BVUP
( BTPMJP QFS SJTDBMEBNFOUP
( BT ( 1-
'FEF JO PSP
5 SBTQPSUP NBSJUUJNP F QFS WJF EยฑBDRVB JOUFSOF
"DRVB QPUBCJMF ยฌ UBSJGGB
7JBHHJP BFSFP FVSPQFP
5 SBTQPSUJ GFSSPWJBSJ OB[JPOBMJ
$ BGGo UPTUBUP
7JBHHJP BFSFP OB[JPOBMF
"TTJDVSB[JPOF NPUP
1BSNJHJBOP 3 FHHJBOP
( SBOB QBEBOP
$ BNQFHHJ
"DRVB QPUBCJMF ยฌ GPHOBUVSF
;VDDIFSP
$ PNQBDU EJTD
*OHSFTTP BJ QBSDIJ EJ EJWFSUJNFOUP
"HMJ
$ POUSJCVUP BMMยฑJOยบB[JPOF OFM * TFNFTUSF
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
6O TFDPOEP DPNQBSUP DIF IB NPTUSBUP WBSJB[JPOJ EJ QSJNยฑPSEJOF o RVFMMP EFJ USBTQPSUJ QFS DJSDB MP EJ DPOUSJCVUP BMMยฑJOยบB[JPOF MB DVJ BDDFMFSB[JPOF JO DPSQPSB HMJ FGGFUUJ EFM DBSP DBSCVSBOUJ " RVFTUP TFUUPSF TJ EFWF QFSBMUSP MB WBSJB [JPOF QJ} FMFWBUB JO BTTPMVUP o RVFMMB DIF GB DBQP BJ DPMMFHBNFOUJ NBSJUUJNJ
[ 98 ]
Capitolo 3. Le materie prime guidano ancora lo scenario dellโ in๏ฌ azione
DSFTDJVUJ JO TFJ NFTJ EJ PMUSF JM 6O SJODBSP EJ FDDF[JPOBMF JOUFOTJUh DIF IB JOEPUUP Mยฑ"VUPSJUh ( BSBOUF EFMMB $ PODPSSFO[B F EFM . FSDBUP BE BQSJSF VOยฑJTUSVU UPSJB BM ยนOF EJ WFSJยนDBSF DIF MF DPNQBHOJF OPO BCCJBOP NFTTP JO BUUP QSBUJDIF DPNNFSDJBMJ TDPSSFUUF B EBOOP EFJ DPOTVNBUPSJ 1SF[[J MF QSJNF SJEV[JPOJ EFM JO PSEJOF DSFTDFOUF QFS DPOUSJCVUP BMMยฑJOGMB[JPOF EJ QFSJPEP ย TFNFTUSF
O %FTDSJ[JPOF
*ODJEFO[B TVMMB TQFTB
7BS VMUJNJ NFTJ
$POUSJCVUP BMMยฑJOยบB[JPOF
. FEJDJOBMJ
5 FMFGPOJ DFMMVMBSJ
4NBSUQIPOF
5 7 DPMPS
/ PUFCPPL
$ PNQVUFS EFTLUPQ
7JBHHJP BFSFP JOUFSDPOUJOFOUBMF
( JPDIJ FMFUUSPOJDJ
. POJUPS -$ %
7JEFPDBNFSB
3 PTB
/ FUCPPL
4UBNQBOUF
'JMN JO %7%
$ POTPMF QFS HJPDIJ FMFUUSPOJDJ
4DIFEB EJ NFNPSJB QFS NBDDIJOF GPUPHSBยนDIF EJHJUBMJ
-FUUPSF SFHJTUSBUPSF EJ TVQQPSUJ EJHJUBMJ
. BDDIJOB GPUPHSBยนDB EJHJUBMF
/ BWJHBUPSF TBUFMMJUBSF
. FNPSJB SJNPWJCJMF QFS QFSTPOBM DPNQVUFS
$ POUSJCVUP BMMยฑJOยบB[JPOF OFM * TFNFTUSF
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
( MJ BVNFOUJ SJTVMUBOP DPNVORVF USBTWFSTBMJ B UVUUF MF UJQPMPHJF EJ USBTQPSUP EB RVFMMP BFSFP JO TFJ NFTJ QFS MF USBUUF OB[JPOBMJ QFS J WPMJ DPOUJOFO UBMJ B RVFMMP GFSSPWJBSJP 6O UFNB EJ HSBOEF BUUVBMJUh o RVFMMP SFMBUJWP BMMF UBSJGGF EFMMยฑBDRVB OFHMJ VMUJNJ BOOJ J TPHHFUUJ UJUPMBSJ EFMMB SFHPMB[JPOF EFM TFUUPSF $ PNVOJ FE "VUPSJUh EJ BNCJUP IBOOP BWWJBUP VO QSPHSFTTJWP BEFHVB NFOUP EFJ DPSSJTQFUUJWJ BJ DPTUJ EFM TFSWJ[JP DIF IB DPNQPSUBUP VOB TFOTJCJMF DSFTDJUB EFMMF UBSJGGF F DPOTFHVFOUFNFOUF VOB DSFTDFOUF JODJEFO[B EJ RVFTUB WPDF EJ TQFTB TVJ CJMBODJ EFMMF GBNJHMJF JUBMJBOF *M QSJNP TFNFTUSF EFMMยฑBOOP OPO GB FDDF[JPOF B RVFTUP QFSDPSTP FOUSBNCF MF QPTJ[JPOJ SBQQSFTFOUBUJWF DIF TJ SJGFSJTDPOP BM TFSWJ[JP JESJDP OFM Mยฑ*TUBU IB BSSJDDIJUP JM MJWFMMP EJ EFUUBHMJP EFM
[ 99 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
QBOJFSF PQFSBOEP MP TDPSQPSP EFMMB QSFDFEFOUF WPDF ŽUBSJGGB EFMM¹BDRVB QPUBCJMF¯ JO EVF RVPUF SFMBUJWF BMM¹BDRVFEPUUP FE BMMB GPHOBUVSB EFQVSB[JPOF SJFOUSBOP JO DMBTTJšDB DPO VOB WBSJB[JPOF QSPTTJNB BM / PO NBODBOP JOšOF EVF QSPEPUUJ JO SBQQSFTFOUBO[B EFM DPNQBSUP BMJNFOUBSF TJ USBUUB EFJ GPSNBHHJ B QBTUB EVSB QBSNJHJBOP SFHHJBOP F HSBOB QBEBOP DIF OFMMB QSJNB NFUh EFM IBOOP HVBEBHOBUP PMUSF QVOUJ QFSDFOUVBMJ 5 BMJ SJODBSJ DIF TJ QSPUSBHHPOP EB DJSDB VO BOOP F NF[[P WBOOP BTDSJUUJ BE VO DPOUFTUP EJ SFDVQFSP EFMMF RVPUB[JP OJ BMM¹PSJHJOF VTDJUF EB VOB MVOHB GBTF EJ EFQSFTTJPOF EVSBUB PMUSF VO EFDFOOJP 4VM WFSTBOUF EFMMF NBHHJPSJ SJEV[JPOJ MF WPDJ EFM QBOJFSF DIF IBOOP DPOUSJCVJUP B SJEJNFOTJPOBSF MB EJOBNJDB OFJ QSJNJ TFJ NFTJ EFMM¹BOOP BQQBSUFOHPOP QSJO DJQBMNFOUF BMM¹FMFUUSPOJDB EJ MBSHP DPOTVNP TJ USBUUB TJB EJ QSPEPUUJ ŽNBUVSJ¯ HJh BNQJBNFOUF EJGGVTJ TVM NFSDBUP F EJ UFDOPMPHJB JO QBSUF TVQFSBUB TJ QFOTJ BM UFMFGPOP DFMMVMBSF USBEJ[JPOBMF BM DPNQVUFS EFTLUPQ BMMB WJEFPDBNFSB TJB EJ QSPEPUUJ QJ} FWPMVUJ TVJ RVBMJ MB NBHHJPS DPODPSSFO[B IB QSPEPUUP VO FGGFUUP GBWPSFWPMF EJ SJEV[JPOF EFJ QSF[[J o JM DBTP EFMMP TNBSUQIPOF EFM OPUFCPPL F EFM OFUCPPL " MJWFMMP EJ DPOUSJCVUP EJTJOºB[JPOJTUJDP MB DMBTTJšDB EFJ # PUUPN o HVJEBUB EBJ NFEJDJOBMJ JO UFSSJUPSJP OFHBUJWP EB BMDVOJ BOOJ F DIF CFOFšDJBOP JO QBSUF EFMMB NBHHJPSF DPODPSSFO[B GBWPSJUB EBMM¹BQFSUVSB EFJ DPSOFS OFJ QVOUJ WFOEJUB EFMMB HSBOEF EJTUSJCV[JPOF F TPQSBUUVUUP EFM UBHMJP EFJ QSF[[J EJ MJTUJOP QFS FGGFUUP EFMMF NBOPWSF EJ DPOUFOJNFOUP EFMMB TQFTB GBSNBDFVUJDB QVCCMJDB
%BMMF NBUFSJF QSJNF BMMB UBWPMB M¹JOGMB[JPOF BMJNFOUBSF JO &VSPQB Determinato dalle spinte al rialzo registrate sul versante delle materie prime, il recupero dell’inflazione alimentare al consumo ha mostrato negli ultimi mesi un’accelerazione pronunciata. L’approfondimento qui proposto intende metterne a confronto l’evoluzione nei quattro principali Paesi europei (Germania, Francia e Spagna, oltre all’Italia) al fine di individuare analogie ed eventuali scostamenti nelle dinamiche. La tabella 3.4 rappresenta i tassi medi annui relativi al comparto alimentare nel periodo compreso tra il 2009 ed il primo semestre 2011. Con una buona approssimazione è possibile identificare due fasi distinte: la prima, coincidente con il 2009, beneficia del crollo delle quotazioni delle materie prime alimentari. Il risultato è l’avvio di un percorso di disinflazione che interessa tutti i Paesi europei e che conduce ad una diminuzione dei prezzi in Germania, Spagna e, in misura piÚ contenuta, Francia.
[ 100 ]
Capitolo 3. Le materie prime guidano ancora lo scenario dell’inazione
5BCFMMB *OGMB[JPOF BMJNFOUBSF JO &VSPQB WBSJB[JPOJ TVM QFSJPEP JOEJDBUP
.FEJB
.FEJB
* TFN
'SBODJB
( FSNBOJB
*UBMJB
4QBHOB
. FEJB 6F
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ &VSPTUBU
Nel caso dell’Italia si osserva un rientro piÚ graduale dell’inflazione alimentare: si tratta di un andamento abbastanza noto per cui in fasi caratterizzate da forti aumenti dei prezzi la distribuzione commerciale opera una diluizione dei rincari al consumo attraverso una temporanea compressione dei margini. Un’evidenza che tende a proteggere il sistema dei prezzi alimentari da repentini aumenti dei costi degli input e che d’altro canto si traduce in una maggiore persistenza degli shock. La fase piÚ recente è quella caratterizzata dalle forti tensioni che hanno investito le commodity alimentari nella seconda parte del 2010 e conduce già nell’anno ai primi effetti di recupero: l’unica eccezione è proprio rappresentata dal nostro Paese che ha proseguito nel percorso di moderazione mettendo a segno una variazione sostanzialmente nulla dei prezzi al consumo dei generi di prima necessità (0,2%). La trasmissione al consumo degli aumenti delle materie prime si è fatta però piÚ intensa nel corso del 2011: la media dell’inflazione alimentare nell’Unione Europea è passata dall’1,1% con cui ha chiuso il 2010 al 3,3% del primo semestre 2011. Quanto al dettaglio dei Paesi in esame, Germania ed Italia si collocano alla testa di questo trend, con un saggio di crescita rispettivamente pari al 2,6% ed al 2,5%. Al fine di mostrare il ruolo di calmiere esercitato dalla distribuzione alimentare nell’ultimo anno un esercizio utile consiste nel mettere a confronto le serie storiche relative all’inflazione alla produzione ed al consumo. Come anticipato, questa superiore rigidità dei prezzi equivale a dire che le variazioni sui mercati all’ingrosso, le quali a loro volta risentono delle fluttuazioni delle materie prime, si trasmettono a valle con tempistiche piÚ lunghe. Conta poi anche il fatto che nel prezzo al consumo ha un’incidenza la componente del costo del servizio offerto dalla distribuzione commerciale, il cui andamento è naturalmente meno instabile rispetto ai costi delle materie prime.
[ 101 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
A titolo esemplificativo è stato analizzato l’andamento dei prezzi alla produzione ed al consumo in Italia ed in Germania dal 2007 ad oggi. (SBGJDP -¹JOGMB[JPOF BMJNFOUBSF OFJ QSJODJQBMJ 1BFTJ FVSPQFJ WBSJB[JPOJ UFOEFO[JBMJ
10 8 6 4
Italia
2 Francia
0 -2
Spagna
-4
Germania
-6 09
a
l
o
10
a
l
o
11
a
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ &VSPTUBU
Ad una prima lettura risulta evidente come la tendenza dei prezzi al consumo in Italia si caratterizzi per un profilo piĂš “piattoâ€? e regolare, seppur in presenza di andamenti dei prezzi alla produzione sostanzialmente allineati; ciò è avvenuto sia nel 2008 che nei mesi piĂš recenti. IntensitĂ di trasmissione ma non solo: mettendo a confronto prezzi alla produzione e al consumo nei due Paesi, emerge infatti un differente timing con cui i rincari degli input a monte vengono recepiti nei prezzi a valle. Lo dimostra il calcolo degli scarti tra i rispettivi tassi di variazione, laddove valori piĂš contenuti sono il segnale della maggiore sincronia con cui si muovono le due dinamiche. Nel 2008 il differenziale medio tra produzione e consumo è stato pari per la Germania al 2,6%, scostamento piĂš che doppio (5,5%) per l’Italia e a vantaggio dei prezzi alla produzione. Infine, se ci concentriamo sul 2009, se è vero che il nostro Paese ha sperimentato una fase di moderazione meno accentuata (lo dimostra la pendenza della curva nel grafico 3.12), tuttavia essa è stata anche piĂš prolungata. I prezzi dei beni alimentari hanno proseguito il percorso verso la stabilizzazione anche nei mesi in cui l’inflazione alimentare tedesca è tornata ad accelerare: ciò è peraltro sintomatico della funzione calmieratrice che la distribuzione commerciale è riuscita ad esercitare in questi anni sulla dinamica al consumo dei prezzi alimentari. Il confronto Italia-Europa sull’inflazione al consumo è stato poi approfondito prendendo in esame alcune delle principali voci del paniere alimentare tra cui pane e cereali, carni, pesce, latte, frutta e verdura (che rappresentano circa il 90% della spesa alimentare delle famiglie).
[ 102 ]
Capitolo 3. Le materie prime guidano ancora lo scenario dell’inazione
(SBGJDP *OGMB[JPOF BMJNFOUBSF BMMB QSPEV[JPOF *UBMJB WT (FSNBOJB WBSJB[JPOJ UFOEFO[JBMJ
16 12 8
Germania
4 Italia
0 -4 -8 07
a
l
o
08
a
l
o
09
a
l
o
10
a
l
o
11
a
a
l
o
11
a
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ &VSPTUBU
(SBGJDP *OGMB[JPOF BMJNFOUBSF BM DPOTVNP *UBMJB WT (FSNBOJB WBSJB[JPOJ UFOEFO[JBMJ
8 6 Italia
4 2 0 -2
Germania -4 07
a
l
o
08
a
l
o
09
a
l
o
10
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ &VSPTUBU
L’indagine è stata condotta per raggruppamenti merceologici omogenei al fine di isolare gli impulsi originati dalle diverse filiere e per quantificare il rispettivo contributo all’evoluzione complessiva dei prezzi alimentari. In generale, le tendenze di fondo sono sostanzialmente allineate per i vari Paesi e si osserva, soprattutto negli ultimi mesi, una diffusa convergenza verso ritmi di crescita omogenei. L’evidenza è valida soprattutto per le merceologie tradizionalmente meno volatili del paniere alimentare, come pane e cereali, carni, latte e derivati: se esaminate in prospettiva storica, le variazioni recenti risultano, seppur in aumento, sensibilmente al di sotto delle tensioni del biennio 20072008. Non mancano tuttavia gli elementi di differenziazione. Il calcolo del contributo all’inflazione, che tiene conto dell’incidenza che i prodotti di una specifica filiera assumono sul paniere alimentare (e quindi in buona misura delle diverse abitudini a tavola), rivela come la maggiore inflazione, trasversale a tutti i Paesi, non origini dalle medesime categorie di prodotti.
[ 103 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
5BCFMMB *OGMB[JPOF BMJNFOUBSF JO &VSPQB QBOF F DFSBMJ WBSJB[JPOJ TVM QFSJPEP JOEJDBUP
*ODJEFO[B TVM QBOJFSF BMJNFOUBSF
.FEJB
.FEJB
* TFN
$POUSJCVUP BMMยฑJOยบB[JPOF
'SBODJB
( FSNBOJB
*UBMJB
4QBHOB
. FEJB 6F
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ &VSPTUBU
5BCFMMB *OGMB[JPOF BMJNFOUBSF JO &VSPQB DBSOJ WBSJB[JPOJ TVM QFSJPEP JOEJDBUP
*ODJEFO[B TVM QBOJFSF BMJNFOUBSF
.FEJB
.FEJB
* TFN
$POUSJCVUP BMMยฑJOยบB[JPOF
'SBODJB
( FSNBOJB
*UBMJB
4QBHOB
. FEJB 6F
$POUSJCVUP BMMยฑJOยบB[JPOF
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ &VSPTUBU
5BCFMMB *OGMB[JPOF BMJNFOUBSF JO &VSPQB QFTDF WBSJB[JPOJ TVM QFSJPEP JOEJDBUP
*ODJEFO[B TVM QBOJFSF BMJNFOUBSF
.FEJB
.FEJB
* TFN
'SBODJB
( FSNBOJB
*UBMJB
.FEJB
* TFN
4QBHOB . FEJB 6F 'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ &VSPTUBU
5BCFMMB *OGMB[JPOF BMJNFOUBSF JO &VSPQB MBUUF F EFSJWBUJ WBSJB[JPOJ TVM QFSJPEP JOEJDBUP
*ODJEFO[B TVM QBOJFSF BMJNFOUBSF
.FEJB
'SBODJB
$POUSJCVUP BMMยฑJOยบB[JPOF
( FSNBOJB
*UBMJB
4QBHOB
. FEJB 6F
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ &VSPTUBU
In Germania, ad esempio, a guidare la dinamica sono due specifiche famiglie merceologiche; quella della frutta e quella del pane e cereali, che insieme spie-
[ 104 ]
Capitolo 3. Le materie prime guidano ancora lo scenario dell’inazione
gano oltre la metà (1,4%) dell’inflazione alimentare del primo semestre 2011. 5BCFMMB *OGMB[JPOF BMJNFOUBSF JO &VSPQB GSVUUB WBSJB[JPOJ TVM QFSJPEP JOEJDBUP
*ODJEFO[B TVM QBOJFSF BMJNFOUBSF
'SBODJB ( FSNBOJB
.FEJB
.FEJB
* TFN
$POUSJCVUP BMMÂąJOÂşB[JPOF
*UBMJB
4QBHOB
. FEJB 6F
.FEJB
* TFN
$POUSJCVUP BMMÂąJOÂşB[JPOF
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ &VSPTUBU
5BCFMMB *OGMB[JPOF BMJNFOUBSF JO &VSPQB WFSEVSB WBSJB[JPOJ TVM QFSJPEP JOEJDBUP
*ODJEFO[B TVM QBOJFSF BMJNFOUBSF
.FEJB
'SBODJB
( FSNBOJB
*UBMJB
4QBHOB . FEJB 6F 'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ &VSPTUBU
Nel caso della Francia la variazione in aumento è quasi interamente riconducibile alle carni (0,4%), mentre un forte effetto disinflazionistico è portato in dote dagli ortaggi. Ancora, se in Spagna metà della crescita dei prezzi alimentari è ascrivibile al comparto dei prodotti ittici (soprattutto in ragione del maggiore peso che il pesce ha nel paniere), in Italia il quadro è piÚ complesso: a differenza degli altri Paesi, le tensioni sembrano distribuirsi sull’intero assortimento alimentare. I diversi reparti concorrono ai 2,5 punti percentuali di incremento segnati nel primo semestre dell’anno, con un contributo che varia dallo 0,5% del latte e prodotti derivati e della verdura (si tratta dell’unico Paese fra quelli di riferimento in cui il saggio non è negativo) allo 0,2% del pesce.
[ 105 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
3JRVBESP *OGMB[JPOF SFHJPOJ JUBMJBOF B DPOGSPOUP 6O MBWPSP SFBMJ[[BUP EBMM±*TUBU F EB 6OJPODBNFSF5 IB NJTVSBUP MF EJGGFSFO[F OFM MJWFMMP EFJ QSF[[J BM DPOTVNP USB J $ PNVOJ JUBMJBOJ DBQPMVPHP EJ SFHJPOF JOEJDJ EFMMF 1BSJUh EFM 1PUFSF E±"DRVJTUP DPO SJGFSJNFOUP B USF UJQPMPHJF EJ QSPEPUUJ HFOFSJ BMJNFOUBSJ BSUJDPMJ EJ BCCJHMJBNFOUP F DBM[BUVSF BSSFEJ SBQQSFTFOUBUJWJ EJ PMUSF VO UFS[P EFMMB TQFTB QFS DPOTVNJ EFMMF GBNJHMJF JUBMJBOF -±BOBMJTJ IB DPO GFSNBUP M±FTJTUFO[B EJ EJGGFSFO[F UFSSJUPSJBMJ QJVUUPTUP BNQJF JO QBSUJDPMBSF QFS J HFOFSJ BMJNFOUBSJ F QFS M±BSSFEBNFOUP * MJWFMMJ EFJ QSF[[J OFMMF DJUUh TFUUFOUSJPOBMJ SJTVMUBOP TVQFSJPSJ B RVFMMJ SJMFWBUJ BM $ FOUSP F TPQSBUUVUUP BM 4VE " GSPOUF EJ RVFTUF FWJEFO[F SJGFSJUF BMM±BOOP TFNCSB JNQPSUBOUF WFSJ¹DBSF MB SJTQPTUB BMMF TPMMFDJUB[JPOJ PSJHJOBUF EBMMF NBUFSJF QSJNF OFJ WBSJ UFSSJUPSJ $ PNF WBSJBOP J QSF[[J TV TDBMB UFSSJUPSJBMF Ä QPTTJCJMF PTTFSWBSF VOP TDPTUB NFOUP TJHOJ¹DBUJWP USB J UBTTJ EJ JOºB[JPOF EFMMF SFHJPOJ JUBMJBOF * QSF[[J EFJ HFOFSJ BMJNFOUBSJ TJ NVPWPOP JO NPEP TPMJEBMF 1FS EBSF SJQPTUB B RVFTUJ JOUFSSPHBUJWJ o TUBUB SFBMJ[[BUB VO±BOBMJTJ EJ CFODINBS LJOH TVJ UBTTJ EJ WBSJB[JPOF EFJ QSF[[J BM DPOTVNP SJMFWBUJ OFMMF SFHJPOJ JUBMJBOF OFM QFSJPEP DPNQSFTP USB JM FE JM QSJNP TFNFTUSF $ PNF o OPUP JM QF SJPEP o TUBUP DBSBUUFSJ[[BUP EB EVF EJTUJOUF GBTJ VOB QSJNB GBTF DIF DPJODJEF TP TUBO[JBMNFOUF DPO M±BOOP EJ FTUSFNB NPEFSB[JPOF EFJ QSF[[J BM DPOTVNP DBMNJFSBUJ EBJ GPSUJ SJCBTTJ EFMMF NBUFSJF QSJNF F EBMMF DPOTFHVFO[F QJ} BDVUF EFMMB DSJTJ FDPOPNJDB VOB TFDPOEB GBTF DIF SJDPNQSFOEF JM TVDDFTTJWP CJFOOJP EPWF BJ TFHOBMJ EJ RVBMDIF SFDVQFSP EFMM±BUUJWJUh FDPOPNJDB F BMMB SJTBMJUB EFMMF NBUFSJF QSJNF TJ o BDDPNQBHOBUP VO QSPHSFTTJWP SJBM[P BODIF EFMM±JOºB[JPOF DPO VOB JOUFOTJUh DIF QFSBMUSP o BOEBUB JOUFOTJ¹DBOEPTJ OFM DPSTP EFM $ PNF QSFWFEJCJMF JM TFHOP F MB EJSF[JPOF EFMMF UFOEFO[F TPOP DPNVOJ B UVUUP JM UFSSJUPSJP OB[JPOBMF NB OPO NBODBOP FMFNFOUJ EJ EJGGFSFO[JB[JPOF TPQSBUUVUUP QFS RVFM DIF DPODFSOF M±JOUFOTJUh EFMM±BDDFMFSB[JPOF P EFM SBMMFOUBNFOUP JO BUUP *O UFSNJOJ HFOFSBMJ o QPTTJCJMF TPTUFOFSF DIF EJOBNJDIF JOºBUUJWF SFHJPOBMJ UFO EPOP B DPOWFSHFSF WFSTP JM WBMPSF SJGFSJUP B UVUUP JM UFSSJUPSJP OB[JPOBMF VO±FWJEFO [B DIF BDDPNVOB UBOUP MB QSJNB GBTF EJ EJTDFTB EFMMF EJOBNJDIF JOºBUJWF RVBOUP RVFMMB EFM TVDDFTTJWP SFDVQFSP ( VBSEBOEP MB UBCFMMB TVMM±JOºB[JPOF QFS SFHJPOF B GSPOUF EJ VO JODSFNFOUP DVNVMBUP EFM JO NFEJB OB[JPOBMF CFO SFHJPOJ SFHJTUSBOP JODSFNFOUJ DIF OPO EJTUBOP QJ} EJ NF[[P QVOUP QFSDFOUVBMF -F FDDF [JPOJ TPOP SBQQSFTFOUBUF WFSTP M±BMUP EBMMB $ BNQBOJB EBMMB 7BMMF E±"PTUB F EFMMB $ BMBCSJB F WFSTP JM CBTTP EB . PMJTF F 7FOFUP 5 Istat-Unioncamere, Le differenze nel livello dei prezzi tra i capoluoghi delle regioni italiane per alcune tipologie di beni – anno 2006, Roma, aprile 2008.
[ 106 ]
O E
# PM[BOP
7FOF[JB
5 SJFTUF
# PMPHOB
"ODPOB
'JSFO[F
1FSVHJB
3 PNB
/ BQPMJ
-±"RVJMB
$ BNQPCBTTP
# BSJ
1PUFO[B
'POUF *TUBU 6OJPODBNFSF
5PUBMF
NJO
NBY
$ BHMJBSJ
3 FHHJP $ BMBCSJB
1BMFSNP
( FOPWB
"PTUB
"MJNFOUBSJ OPO MBWPSBUJ
. JMBOP
"MJNFOUBSJ MBWPSBUJ
5 PSJOP
$JUUh
"OOP
5PUBMF
"MJNFOUBSJ
O E
1SPEPUUJ DPO NBSDIJP OPUP
*OEJDJ EJ 1BSJUh JOUSB OB[JPOBMF EFM 1PUFSF E±"DRVJTUP 11" QFS DBQJUPMP EJ TQFTB F DJUUh
O E
O E
5PUBMF
"CCJHMJBNFOUP 1SPEPUUJ HFOFSJDJ
O E
O E
1SPEPUUJ DPO NBSDIJP OPUP
O E
O E
O E
O E
5PUBMF
"SSFEBNFOUP 1SPEPUUJ HFOFSJDJ
Capitolo 3. Le materie prime guidano ancora lo scenario dell’inflazione
[ 107 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
1SFTDJOEFOEP EBMMF SFBMUh NJOPSJ o BTTBJ QSPCBCJMF DIF JM EBUP EFM 7FOFUP TJB EB BTDSJWFSF BMMB NBHHJPSF TFWFSJUh EFMMF DSJTJ F BJ TVPJ SJTWPMUJ PDDVQB[JPOBMJ JO VO DPOUFTUP GPSUFNFOUF JOEVTUSJBMF TQFDVMBSNFOUF OFM DBTP DBNQBOP VOB NJHMJPSF UFOVUB EFMMB EPNBOEB QVx BWFS GBWPSJUP VO SJFOUSP QJ} HSBEVBMF EFMM±JO ºB[JPOF *OGMB[JPOF QFS SFHJPOF WBSJB[JPOJ TVMMP TUFTTP QFSJPEP EFMM±BOOP QSFDFEFOUF F DVNVMBUB
.FEJB
.FEJB
* TFN
1JFNPOUF
7BMMF E±"PTUB
-PNCBSEJB
5 SFOUJOP "MUP "EJHF
7FOFUP
'SJVMJ 7FOF[JB HJVMJB
-JHVSJB
&NJMJB 3 PNBHOB
5 PTDBOB
6NCSJB
. BSDIF
-B[JP
. PMJTF
"CSV[[P
$ BNQBOJB
1VHMJB
# BTJMJDBUB
$ BMBCSJB
4JDJMJB
4BSEFHOB
*5 "-*"
.BY
.JO
%FW 4U 'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU / *$
*O QBSUJDPMBSF OFM M±*UBMJB IB DIJVTP DPO VO TBHHJP EJ WBSJB[JPOF UFOEFO [JBMF EFMM±JOºB[JPOF DPNQMFTTJWB QBSJ BMMP NB JM EBUP SFHJPOBMF PTDJMMB USB MP BOOP TV BOOP EFMMB 7BMMF E±"PTUB F M± EFMMB $ BNQBOJB TJOP BMM± EFMMB $ BMBCSJB 4FQQVS JO UFSNJOJ EJ WBSJB[JPOF F OPO EJ MJWFMMP JM TGBUB JM USB EJ[JPOBMF NJUP EFMMB NBHHJPSF JOºB[JPOF BM / PSE DBMDPMBOEP MB NFEJB BSJUNFUJDB TFNQMJDF EFMMF USF NBDSP BSFF JO DVJ TJ TVEEJWJEF TPMJUBNFOUF JM OPTUSP 1BFTF TJ SJDBWB VOB DSFTDJUB EFJ QSF[[J BM DPOTVNP QBSJ BMM± OFMMF 3 FHJPOJ NFSJEJPOBMJ DPOUSP MP F MP SFMBUJWJ SJTQFUUJWBNFOUF BM $ FOUSP FE BM / PSE
[ 108 ]
Capitolo 3. Le materie prime guidano ancora lo scenario dell’inflazione
"ODIF OFM MB GPSCJDF o TUBUB BNQJB EBUB VO±JOºB[JPOF OB[JPOBMF BMM± TJ o QBTTBUJ EBMM± EFMM±"CSV[[P BM EFMMB 7BMMF E±"PTUB *M GBUUP DIF VOB SFHJP OF PDDVQJ VO BOOP MB DBTFMMB EFMMB NJOPSF JOºB[JPOF F M±BOOP TVDDFTTJWP RVFMMB EFMMB NBHHJPSF JOºB[JPOF TVHHFSJTDF DIF HMJ TDPTUBNFOUJ TPOP JO CVPOB NJTVSB EFUFSNJOBUJ EBJ SJUBSEJ DPO DVJ J QSF[[J BM DPOTVNP SFDFQJTDPOP HMJ JNQVMTJ DIF TJ PSJHJOBOP B NPOUF 2 VFTUP UJQP EJ MFUUVSB TFNCSB BWWBMPSBUB EBM HSB¹DP DIF QPOF B DPOGSPOUP M±BOEBNFOUP OFHMJ VMUJNJ EVF BOOJ F NF[[P EFMM±JOºB[JPOF JO RVBUUSP 3 FHJPOJ -PNCBSEJB -B[JP QJ} EVF EJ RVFMMF QSFDFEFOUFNFOUF NFO[JP OBUF MB 7BMMF E±"PTUB F MB $ BMBCSJB -±JOGMB[JPOF OFMMF SFHJPOJ JUBMJBOF WBSJB[JPOJ UFOEFO[JBMJ
5 Valle d'Aosta
4 3
Calabria
2 1
Lazio Lombardia
0 -1 -2 09
a
l
o
10
a
l
o
11
a
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
4J PTTFSWB VOB DFSUB TUBCJMJUh EFMMB EJOBNJDB OFM DBTP EFMMB SFHJPOF NFSJEJPOBMF DPO UBTTJ DPNQSFTJ OFMM±JOUFSWBMMP QFS UVUUP JM QFSJPEP BOBMJ[[BUP *OUFOTJUh EFM UVUUP EJGGFSFOUF QFS MB 7BMMF E±"PTUB DIF BE VOB GBTF EJ EJTJOºB[JPOF OFMMB QSJNB NFUh EFM IB GBUUP TFHVJSF VO SJMFWBOUF JODSFNFOUP QSPTFHVJUP TJOP BJ NFTJ SFDFOUJ *O NFEJB UVUUBWJB MF SFMBUJWJUh TPOP TPTUBO[JBMNFOUF JO MJOFB QFS MB 7BMMF E±"PTUB QFS MB $ BMBCSJB $ PNF HJh BDDFOOBUP -PNCBSEJB F -B[JP NPTUSBOP WBSJB[JPOJ USB MPSP BMMJOFBUF F OPO EJTUBOUJ EBMMB NFEJB OB[JPOBMF / FM QSJNP TFNFTUSF EFM MF JOEJDB[JPOJ DIF FNFSHPOP TPOP EJ VOB HFOF SBMF JOUFOTJ¹DB[JPOF EFM QSPDFTTP JOºB[JPOJTUJDP DPO TBHHJ EJ WBSJB[JPOF BOOP TV BOOP DPTUBOUFNFOUF TPQSB J QVOUJ QFSDFOUVBMJ M±BVNFOUP JO NFEJB OB[JPOBMF / FJ QSJNJ NFTJ EFMM±BOOP TFNCSB QFSBMUSP FTTFSTJ MJFWFNFOUF SJEPUUB MB WBSJBCJMJUh MB EFWJB[JPOF TUBOEBSE DBMDPMBUB TVMMF SFHJPOJ OFM o MB QJ} DPOUFOVUB EFJ USF QFSJPEJ DPOTJEFSBUJ MB SFDFOUF BDDFMFSB[JPOF EFMM±JOºB[JPOF TJ QVx QFSUBOUP DMBTTJ¹DBSF DPNF VO GFOPNFOP DIF IB JOUFSFTTBUP JO NJTVSB BCCBTUBO[B PNPHFOFB UVUUP JM UFSSJUPSJP OB[JPOBMF TVHHFSFOEP M±FTJTUFO[B EJ VOB DPNVOF NBUSJDF NBDSPFDPOPNJDB SJOWFOJCJMF OFMM±BVNFOUP EFJ QSF[[J EFMMF NBUFSJF QSJNF
[ 109 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
6O EJTDPSTP BOBMPHP QVx FTTFSF TWJMVQQBUP QFS M±BOEBNFOUP EFJ QSF[[J BM DPO TVNP EFM DPNQBSUP BMJNFOUBSF *OGMB[JPOF BMJNFOUBSF QFS SFHJPOF WBSJB[JPOJ TVMMP TUFTTP QFSJPEP EFMM±BOOP QSFDFEFOUF F DVNVMBUB
.FEJB
* TFN
1JFNPOUF
.FEJB
7BMMF E±"PTUB
-PNCBSEJB
5 SFOUJOP "MUP "EJHF
7FOFUP
'SJVMJ 7FOF[JB ( JVMJB
-JHVSJB
&NJMJB 3 PNBHOB
5 PTDBOB
6NCSJB
. BSDIF
-B[JP
"CSV[[P
. PMJTF
$ BNQBOJB
1VHMJB
# BTJMJDBUB
$ BMBCSJB
4JDJMJB
4BSEFHOB
*5"-*"
.BY
.JO %FW 4U
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU / *$
$ PNF OPUP RVFTUP TFUUPSF IB TQFSJNFOUBUP TFQQVS DPO RVBMDIF SJUBSEP JM NF EFTJNP QFSDPSTP EFTDSJUUP QFS M±JOºB[JPOF DPNQMFTTJWB 1VS UVUUBWJB OPOPTUBOUF MB GPSUF EFDFMFSB[JPOF JO BUUP BODPSB QFS UVUUB MB QSJNB NFUh EFM JM NFSDBUP BMJNFOUBSF o TUBUP TFHOBUP EBMMF DPEF EFHMJ BVNFOUJ TDBUUBUJ OFMMB QSJNB NFUh EFM J UBTTJ UFOEFO[JBMJ JOGBUUJ TJOUFUJ[[BOP BOEBNFOUJ SFMBUJWJ BE VO BSDP EJ EPEJDJ NFTJ -B NPEFSB[JPOF BWWJBUB HJh EBMMB TFDPOEB NFUh EFM TJ o QSPUSBUUB TJOP B UVUUP JM 4PMP OFM QSJNP TFNFTUSF JOEJDF EFJ QSF[[J EFJ HFOFSJ BMJNFOUBSJ F JOEJDF EFJ QSF[[J BM DPOTVNP IBOOP SJQSFTP B NBSDJBSF EJ QBSJ QBTTP UBOUP DIF TV TDBMB OB[JPOBMF JM EJGGFSFO[JBMF JO GBWPSF EFMM±JOºB[JPOF DPNQMFTTJWB TJ o QSBUJDBNFOUF DIJVTP
[ 110 ]
Capitolo 3. Le materie prime guidano ancora lo scenario dell’inflazione
/ FM TJ FWJODF VOB DSFTDJUB NPEFSBUB QFS J QSF[[J EFJ HFOFSJ EJ QSJNB OFDFT TJUh JO -PNCBSEJB F 5 SFOUJOP "MUP "EJHF NFOUSF FTTJ TJ TPOP QPTJ[JPOBUJ TV MJWFMMJ EJ HVBSEJB JO 4BSEFHOB F $ BMBCSJB / FM B GSPOUF EJ VOB WB SJB[JPOF OB[JPOBMF WJDJOB BM WBMPSF OVMMP M±BMJNFOUBSF o DSFTDJVUP B SJUNJ EJ QPDP JOGFSJPSJ BM QVOUP QFSDFOUVBMF JO $ BNQBOJB NFOUSF OFMM±BOOP JM EBUP NFEJP SFMB UJWP B 5 PTDBOB F 5 SFOUJOP "MUP "EJHF o QBTTBUP JO UFSSJUPSJP OFHBUJWP / FM QSJNP TFNFTUSF EFMM±BOOP JO DPSTP M±JNQBUUP EFJ SJODBSJ EFMMF NBUFSJF QSJ NF BMJNFOUBSJ TVJ NFSDBUJ BMM±JOHSPTTP IB TPMMFDJUBUP M±JOUFSB ¹MJFSB JOEJQFOEFO UFNFOUF EBMMB MPDBMJ[[B[JPOF HFPHSB¹DB UVUUF MF SFHJPOJ IBOOP FWJEFO[JBUP VO SJBM[P EFMMB EJOBNJDB JO BMDVOF JO NJTVSB QJ} QSPOVODJBUB 6NCSJB F # BTJMJDBUB TJ TPOP BUUFTUBUF BM JO TFJ NFTJ QJVUUPTUP DIF JO BMUSF JO 4JDJMJB "ODIF DPO SJGFSJNFOUP BJ QSF[[J EFJ HFOFSJ BMJNFOUBSJ TF QVS TJ DPOGFSNB VO±FMF WBUB TPMJEBSJFUh EJ BOEBNFOUJ HMJ TDBSUJ UFSSJUPSJBMJ OPO TPOP NBSHJOBMJ OFM QF SJPEP BOBMJ[[BUP WJ TPOP SFHJPOJ DIF DVNVMBOP PMUSF VO QVOUP QFSDFOUVBMF JO QJ} EJ DSFTDJUB EFJ QSF[[J EFJ HFOFSJ BMJNFOUBSJ Ä JM DBTP EJ $ BNQBOJB $ BMBCSJB 4BSEFHOB F 7BMMF E±"PTUB 4DPSSFOEP JM EFUUBHMJP EFJ TJOHPMJ BOOJ TJ QVx PTTFSWBSF DPNF RVFTUP EJWBSJP NBUVSJ TPTUBO[JBMNFOUF OFM DPSTP EFMMB QSJNB GBTF RVFMMB EFM SBMMFOUBNFOUP * EBUJ TVHHFSJTDPOP EVORVF VOB EJTDFTB NFOP SBQJEB EFJ QSF[[J EFJ HFOFSJ BMJNFOUBSJ JO SJTQPTUB BM DBMP EFMMF NBUFSJF QSJNB JO RVFTUF SFHJPOJ 6OB QPTTJCJMF JOUFSQSFUB[JPOF QVOUB TV VO QFSDPSTP EJ DPOWFSHFO[B OFJ MJWFMMJ EFJ QSF[[J DPOTJEFSBUP DIF DPNF EPDVNFOUBUP EBMM±*TUBU F QJ} EJ SFDFOUF BODIF EB # BODB E±*UBMJB6 OFMMF SFHJPOJ EFM . F[[PHJPSOP QFSNBOHPOP EJGGFSFO[F USB J QSF[[J EFJ HFOFSJ BMJNFOUBSJ EFMM±PSEJOF EFM SJTQFUUP BMMB NFEJB JUB MJBOB
6 Cannari L., Iuzzolino G., Le differenze nel livello dei prezzi al consumo tra Nord e Sud, Occasional Paper, Questioni di Economia e Finanza, n.49, Luglio 2009.
[ 111 ]
Capitolo 4
Le famiglie italiane in perdurante difďŹ coltĂ
*O TJOUFTJ Nell’ultimo triennio il reddito disponibile degli italiani è diminuito di sei punti percentuali, una misura non distante dalla perdita del prodotto interno lordo. La caduta dei consumi è stata meno marcata di quella dei redditi solo grazie al ricorso alla ricchezza pregressa e alla riduzione del risparmio corrente. Il tasso di risparmio delle famiglie italiane è difatti diminuito di circa due punti nel corso dell’ultima crisi e si colloca oramai circa dieci punti piĂš in basso rispetto ai valori degli anni ‘90. L’immagine di un paese di risparmiatori è definitivamente tramontata e il tasso di risparmio del paese è oggi inferiore a quello di Francia e Germania. Si comprendono quindi le difficoltĂ , anche in prospettiva, a intravedere la possibilitĂ di una ripresa della domanda che non trovi origine in una dinamica dei redditi molto piĂš sostenuta. I consumatori sono stretti fra le perdurante debolezza del mercato del lavoro, la risalita dei prezzi e la necessitĂ di consolidare le finanze pubbliche. La spesa rimane ampiamente inferiore ai livelli pre-crisi, con una distribuzione abbastanza peculiare: geograficamente l’epicentro della caduta dei consumi è nelle regioni del Mezzogiorno, dove le possibilitĂ di risparmio e lo stock di ricchezza erano giĂ inferiori e la crisi ha contribuito ad accrescere le disuguaglianze, colpendo in particolare le famiglie piĂš giovani, dove la disoccupazione è arrivata a sfiorare il 30%, soprattutto se con figli a carico. I dati disaggregati per tipologia di consumo mettono in evidenza reazioni dei consumatori orientati a contenere gli esborsi monetari, sia riducendo le quantitĂ fisiche consumate, che attraverso un downgrading degli acquisti lungo
[ 113 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
la scala di prezzo. Ăˆ evidente però che i sacrifici non sono stati distribuiti in maniera uniforme: rivede al ribasso il proprio tenore di vita chi ha un reddito piĂš basso e un tasso di risparmio inferiore, mentre i soggetti con redditi piĂš elevati hanno ridotto il flusso di reddito risparmiato per cercare di sostenere il tenore di vita. Ha sofferto in particolar modo la domanda di quei beni che caratterizzano il modello di consumo italiano rispetto a quello degli altri paesi europei. Abbigliamento, alimentare ed arredamento, le tre voci di consumo per le quali gli italiani spendono di piĂš rispetto agli altri cittadini europei sono i comparti che hanno visto diminuire maggiormente i consumi e anche quelli la cui domanda finale rimarrĂ debole nei prossimi anni. Lo stesso comparto auto che aveva fatto segnare un parziale rilancio nel 2009 in coincidenza con gli ecoincentivi manifesta un nuovo arretramento che negli ultimi mesi si è esteso anche ai prodotti tecnologici, unico comparto dei durevoli che aveva goduto sin qui di un andamento positivo. Gli unici consumi che hanno continuato a crescere anche nell’ultimo triennio sono quelli legati all’abitazione e alle utenze la cui incidenza sul budget familiare passa dal 20,5% al 22,3%, quasi quattro punti percentuali in piĂš rispetto al 2000.
# JMBODJ GBNJMJBSJ BODPSB JO DSJTJ Il quadro dell’economia italiana descritto nei capitoli precedenti qualifica le condizioni di contesto all’interno delle quali si determinano i comportamenti di consumo. In generale, la situazione illustrata risulta nel complesso poco favorevole all’andamento dei redditi delle famiglie, e quindi anche alle decisioni di spesa. I consumatori sono stretti fra gli effetti passati della caduta occupazionale, le conseguenze piÚ recenti della ripresa dell’inflazione, e quelle in prospettiva legate alle politiche del bilancio pubblico; si può quindi affermare che le famiglie registrano un lungo periodo di difficoltà dal punto di vista dell’evoluzione del reddito. Di ciò vi è una crescente consapevolezza; è sufficiente fare riferimento all’andamento del clima di fiducia dei consumatori per osservare come anche nel corso della seconda parte del 2009, e durante tutto il 2010, i segnali di iniziale recupero registrati dal mondo delle imprese non siano stati condivisi dalle famiglie.
[ 114 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difďŹ coltĂ
(SBGJDP $MJNB EJ GJEVDJB EFJ DPOTVNBUPSJ JUBMJBOJ 0 -5 -10 -15 -20 -25 -30 -35 98
00
02
04
06
08
10
'POUF $ PNNJTTJPOF &VSPQFB
L’andamento del clima di fiducia dei consumatori è coerente del resto con le condizioni di fondo dei bilanci familiari. L’evoluzione in termini reali del reddito disponibile delle famiglie si è limitata difatti dalla metà del 2009 ad interrompere la fase di caduta, senza però mostrare cenni di recupero. In sostanza, dopo la recessione si è passati ad una fase di stabilizzazione sui valori piÚ bassi raggiunti, ma senza evidenziare una tendenza al ritorno sui livelli di reddito precedenti la crisi. (SBGJDP 3FEEJUP EJTQPOJCJMF EFMMF GBNJHMJF JUBMJBOF B QSF[[J DPTUBOUJ TVMMB CBTF EFM EFGMBUPSF EFJ DPOTVNJ EFMMF GBNJHMJF
111 109 107 105 103 101 99 97 95 1999
2001
2003
2005
2007
2009
2011
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
Tale evoluzione è peraltro coerente con l’andamento del Pil, che non ha recuperato la caduta registrata nel corso della crisi. Il reddito disponibile delle famiglie italiane risultava quindi a inizio 2011 ancora di quasi il 6% inferiore al livello di inizio 2008. Se poi da allora il reddito avesse continuato ad aumentare al pur debole ritmo sperimentato nel corso degli anni duemila sino al 2007, meno dell’1% all’anno, allora il livello attuale del reddito disponibile reale delle famiglie sarebbe dell’8% superiore al valore attuale.
[ 115 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
Per rendere conto della dimensione di tale perdita, essa risulta pari a ben 86 miliardi, una somma superiore all’intera manovra di finanza pubblica per il 2013-2014. Tale somma rapportata ai ventiquattro milioni di famiglie presenti in Italia corrisponde una caduta di reddito di circa tremilaseicento euro all’anno a famiglia. Un ulteriore modo per valutare la dimensione delle perdite accusate dai bilanci familiari è quella di considerare il livello del rispettivo potere d’acquisto, che si è portato sui valori dei primi anni duemila, e su quelli di fine anni novanta se lo si considera in termini pro-capite una volta tenuto conto del contestuale aumento della popolazione. La caduta del reddito negli anni della crisi è stata quindi piÚ marcata di quella dei consumi, il cui andamento è stato decisamente piÚ stabile, e caratterizzato, dalla metà del 2009, da una tendenza leggermente crescente. (SBGJDP $POTVNJ EFMMF GBNJHMJF QSF[[J DPTUBOUJ TVMMB CBTF EFM EFGMBUPSF EFJ DPOTVNJ EFMMF GBNJHMJF
195.000
190.000
185.000
180.000 2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
Questo vuol dire che la caduta del reddito non si è traslata completamente sui livelli di spesa, e che le famiglie hanno cercato di limitare il deterioramento del proprio tenore di vita riducendo il tasso di risparmio. Si tratta di una tendenza in corso oramai dai diversi anni, come del resto diagnosticato dalla stessa Banca d’Italia che ha misurato nel biennio 2008-2010 una contrazione superiore ai due punti percentuali del tasso di risparmio e di oltre dieci punti percentuali dalla media degli anni ’90. L’Ocse, che riclassifica il tasso di risparmio dei diversi paesi utilizzando definizioni omogenee, mostra come le famiglie italiane, una volta caratterizzate dai livelli di risparmio piÚ alti fra le economie avanzate, abbiano costantemente ridotto il proprio tasso di risparmio negli anni sino a condurlo su valori inferiori a quelli dei nostri maggiori partner europei, come Francia e Germania.
[ 116 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difďŹ coltĂ
(SBGJDP 5BTTP EJ SJTQBSNJP EFMMF GBNJHMJF QSF[[J DPTUBOUJ TVMMB CBTF EFM EFGMBUPSF EFJ DPOTVNJ EFMMF GBNJHMJF
18 17 16 15 14 13 12 11 2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
La caduta del tasso di risparmio, ha certamente giocato un ruolo positivo durante la crisi, nella misura in cui è grazie ad essa che la caduta dei consumi è stata mitigata; tale comportamento però apre altri quesiti, in relazione alla sostenibilitĂ dei livelli di spesa attuali da parte delle famiglie. L’andamento dei consumi, difatti, pur essendo stato decisamente deludente in termini assoluti, non ha apparentemente pienamente incorporato le conseguenze dell’abbassamento del reddito disponibile delle famiglie. Tale comportamento nel corso del ciclo economico non costituisce per taluni aspetti un’anomalia; difatti i consumatori dovrebbero in teoria calibrare il proprio standard di consumo tenendo conto dell’andamento del reddito che si attendono di potere percepire stabilmente in futuro: è ciò cui ci si riferisce con la nozione di “reddito permanenteâ€?. Pertanto, i consumi non dovrebbero seguire l’andamento del reddito quando questo cade durante le recessioni, cosĂŹ come non dovrebbero trasferire completamente in maggiori consumi gli aumenti di reddito che si verificano nella fasi di espansione del ciclo economico. Il fatto che le famiglie abbiano ridotto in misura cosĂŹ consistente il tasso di risparmio nel corso degli ultimi anni è però ragione di apprensione, nella misura in cui tale contrazione potrebbe indicare che, almeno nelle fasi iniziali della crisi, la caduta del reddito è stata interpretata dalle famiglie come un fatto episodico, di carattere transitorio perchĂŠ legato ad una congiuntura sfavorevole. Con il passare dei mesi però, appare sempre piĂš evidente che gli effetti della crisi sul reddito non sono stati transitori, ma di natura permanente. E a maggior ragione considerando che gli effetti dell’azione di risanamento dei conti pubblici lasciano pochi spazi di crescita del reddito per gli anni a venire. In queste condizioni quanto piĂš a lungo il reddito delle famiglie si mantiene su valori inferiori a quelli precedenti la crisi, tanto piĂš appare probabile che si
[ 117 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
possa anche entrare in una nuova fase in cui le aspettative delle famiglie acquisiscono consapevolezza del relativo grado di impoverimento degli anni passati, adeguando quindi anche il tenore di vita al piĂš basso livello di reddito. Il dibattito degli ultimi mesi sulla necessitĂ di politiche di bilancio di segno restrittivo ancora per diversi anni potrebbe avere del resto contribuito ad orientare il sentiment delle famiglie verso una maggiore consapevolezza delle difficoltĂ che si prospettano. Vi è quindi anche la concreta eventualitĂ che, se il clima generale non si dovesse rasserenare in tempi brevi, possa anche verificarsi una fase in cui il tasso di risparmio dei consumatori tenda addirittura ad aumentare, portando la dinamica dei consumi al di sotto di quella giĂ debole del loro reddito. Fra gli elementi che possono contribuire a penalizzare l’evoluzione del tasso di risparmio delle famiglie, vi è anche l’andamento della ricchezza. Le difficoltĂ dei mercati finanziari, con le perdite della borsa italiana e le flessioni dei prezzi dei titoli di Stato, penalizzano la componente finanziaria della ricchezza, anche considerando che le famiglie italiane si caratterizzano tradizionalmente per un certo home bias, ovvero la tendenza ad acquistare attivitĂ finanziarie nazionali rispetto ad attivitĂ estere. D’altronde, nel confronto internazionale il peso delle attivitĂ finanziarie nei portafogli delle famiglie italiane è comunque piĂš limitato, data la preferenza maggiore per il possesso di immobili. La detenzione di attivitĂ reali è normalmente un elemento di stabilizzazione del valore dei patrimoni familiari, nella misura in cui l’andamento dei prezzi delle case è piĂš stabile di quello dei prezzi delle attivitĂ finanziarie. Ăˆ per questa ragione che durante la crisi le famiglie italiane hanno risentito meno delle oscillazioni delle borse. (SBGJDP *UBMJB $PNQSBWFOEJUF EJ JNNPCJMJ NJHMJBJB VOJUh JNNPCJMJBSJ OPSNBMJ[[BUF BOOP NPCJMF
900 850 800 750 700 650 600 05
06
07
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ "HFO[JB EFM UFSSJUPSJP
[ 118 ]
08
09
10
11
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difďŹ coltĂ
D’altro canto, il fatto di avere una peculiare esposizione sull’immobiliare potrebbe non essere una circostanza del tutto favorevole nel corso dei prossimi anni. In particolare, la domanda di immobili è molto sensibile alla disponibilità di credito, soprattutto nella componente di mutui per l’acquisto dell’abitazione. In una fase come quella attuale, è possibile che le condizioni di accesso al credito divengano piÚ selettive, sia perchÊ il quadro macro pesa sul merito di credito delle famiglie, ma anche perchÊ le stesse banche italiane hanno maggiori difficoltà a finanziarsi nella misura in cui il loro portafoglio crediti diviene piÚ rischioso in quanto esposto al peggioramento delle prospettive a livello macro. I dati sull’andamento delle compravendite immobiliari hanno del resto già evidenziato una significativa contrazione della domanda negli ultimi anni, cui è corrisposta una contrazione anche del livello degli investimenti in costruzioni. Partiamo quindi già da una situazione di difficoltà del settore, che nei prossimi anni potrebbe risultare particolarmente vulnerabile alla sovrapposizione di un andamento debole dei redditi delle famiglie accompagnato da una politica di erogazione del credito particolarmente prudente da parte delle banche.
3JRVBESP *M TFOUJNFOU F MF JOUFO[JPOJ EJ TQFTB EFHMJ JUBMJBOJ ( MJ JUBMJBOJ TFDPOEP VO QBUUFSO DIF MJ BDDPNVOB BHMJ BMUSJ QBFTJ PDDJEFOUBMJ DPO TJEFSBOP MB šOF EFMMB SFDFTTJPOF BODPSB MPOUBOB DPOGFSNBOEP RVJOEJ VOB GPSUF DBVUFMB OFJ QSPQSJ DPNQPSUBNFOUJ EJ TQFTB 4PMP JM EFJ DPOTVNBUPSJ JUBMJBOJ FSBOP JM VO BOOP GB QFOTB DIF TJ VTDJSh EB RVFTUB SFDFTTJPOF OFJ QSPTTJNJ NFTJ *M HJVEJ[JP EFHMJ JUBMJBOJ TVMMB DSJTJ HJVHOP SJTQPOEFOUJ
1FOTJ DIF JM UVP QBFTF TBSh GVPSJ EBMMB SFDFTTJPOF FDPOPNJDB OFJ QSPTTJNJ NFTJ
4s
/P
/ PO TP
'POUF / JFMTFO ( MPCBM 0 OMJOF $ POTVNFS $ POšEFODF $ PODFSOT BOE 4QFOEJOH *OUFOUJPOT
4JOUPNBUJDP EFMMB GBTF EJGšDJMF DIF TUJBNP BUUSBWFSTBOEP o M¹BVNFOUP EFMMB RVPUB EJ QPQPMB[JPOF DIF QSFWFEF VO QFHHJPSBNFOUP EFMMF QSPTQFUUJWF EJ MBWPSP JO *UBMJB JM SJTQFUUP BM EJ HJVHOP FE VO QFHHJPSBNFOUP EFMMF QSPQSJF šOBO[F QFSTPOBMJ JM SJTQFUUP BM EJ VO BOOP GB
[ 119 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
*M HJVEJ[JP EFHMJ JUBMJBOJ TVM NFSDBUP EFM MBWPSP HJVHOP SJTQPOEFOUJ
1FOTJ DIF MF QSPTQFUUJWF EJ MBWPSP OFM UVP 1BFTF OFJ QSPTTJNJ NFTJ TBSBOOP
1FOTJ DIF MP TUBUP EFMMF UVF ¹OBO[F QFSTPOBMJ OFJ QSPTTJNJ NFTJ TBSBOOP
FDDFMMFOUJ
CVPOF
OPO UBOUP CVPOF
QFTTJNF
OPO TP
'POUF / JFMTFO ( MPCBM 0 OMJOF $ POTVNFS $ PO¹EFODF $ PODFSOT BOE 4QFOEJOH *OUFOUJPOT
5 VUUP RVFTUP IB QPSUBUP MF GBNJHMJF JUBMJBOF B QFSQFUVBSF DPNQPSUBNFOUJ EJ BD RVJTUP DBSBUUFSJ[[BUJ EB VOB NBHHJPSF DBVUFMB F JNQSPOUBUJ BM DPOUFOJNFOUP EFMMB TQFTB -B QSPQFOTJPOF EFHMJ JUBMJBOJ BM DPOUFOJNFOUP EFMMB TQFTB HJVHOP SJTQPOEFOUJ
3JTQFUUP B VO BOOP GB IB NPEJ¹DBUP J TVPJ DPNQPSUBNFOUJ QFS SJTQBSJNJBSF TVMMF TQFTF GBNJMJBSJ
4s
/P
'POUF / JFMTFO ( MPCBM 0 OMJOF $ POTVNFS $ PO¹EFODF $ PODFSOT BOE 4QFOEJOH *OUFOUJPOT
-F TQFTF JO DVJ MF GBNJHMJF JUBMJBOF UFOUBOP EJ SJTQBSNJBSF TPOP RVFMMF QFS M±BCCJ HMJBNFOUP M±JOUSBUUFOJNFOUP FYUSBEPNFTUJDP MF VUFO[F F BODPSB VOB WPMUB HMJ BDRVJTUJ EFM MBSHP DPOTVNP " RVFTUP QSPQPTJUP o VUJMF TPUUPMJOFBSF DPNF OFMM±VMUJNP BOOP QSPQSJP JO RVFTUP BNCJUP DSFTDB EJ EJFDJ QVOUJ QFSDFOUVBMJ MB RVPUB EJ JUBMJBOJ DIF DFSDB EJ DPOUFOF SF MB TQFTB QSPQSJP BUUSBWFSTP JM QBTTBHHJP B NBSDIJ QJ} FDPOPNJDJ %±BMUSP DBOUP UBMF QSPQFOTJPOF o RVFMMB DIF BTTVNF NBHHJPSF DBSBUUFSF TUSVU UVSBMF 6O UFS[P EFHMJ JOUFSWJTUBUJ EJDIJBSB JOGBUUJ DIF DPOUJOVFSh BE VUJMJ[[BSF RVFTUB TUSBUFHJB EJ BDRVJTUP BODIF JO GVUVSP 'SB UVUUF MF B[JPOJ EJ QPTTJCJMF DPOUFOJNFOUP EFMMB TQFTB GBNJMJBSF WB TPUUPMJOFBUB M±BTDFTB OFM SBOL EFMMF WPDJ SFMBUJWF BMMB TPTUJUV[JPOF EFHMJ FMFNFOUJ QSJODJQBMJ QFS MB DBTB F EJ RVFMMF QFS JOUSBUUFOJNFOUP JO DBTB 1PTJUJWB JOWFDF MB UFOEFO[B JO SFMB[JPOF BMMF TQFTF QFS WBDBO[F F TPHHJPSOJ CSFWJ F BMMF WBDBO[F BOOVBMJ DIF EPQP FTTFSF TUBUF QBSUJDPMBSNFOUF DPMQJUF OFM DPSTP EFHMJ VMUJNJ EVF BOOJ TFNCSFSFCCFSP PHHJ NPTUSBSF TQJSBHMJ EJ SJQSFTB " DPOGFSNB EFMMB UFOEFO[B EJ GPOEP JNQSPOUBUB BE VOB NBHHJPSF DBVUFMB JM ®SJTQBSNJP¯ TJ DPOGFSNB BM QSJNP QPTUP USB MF EJWFSTF WPDJ BMMF RVBMJ EFTUJOBSF M±FWFOUVBMF EFOBSP SJNBTUP EJTQPOJCJMF EPQP BWFS TPEEJTGBUUP J CJTPHOJ FTTFO [JBMJ
[ 120 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difficoltà
"[JPOJ EJ DPOUFOJNFOUP EFMMB TQFTB EFMMF GBNJHMJF JUBMJBOF HJVHOP SJTQPOEFOUJ
3JTQFUUP B VO BOOP GB RVBMJ B[JPOJ IB JOUSBQSFTP QFS SJTQBSNJBSF TVMMF TQFTF EFMMB TVB GBNJHMJB
2VBOEP MF DPOEJ[JPOJ FDPOPNJDIF NJHMJPSFSBOOP RVBMJ EFMMF TFHVFUJ DPTB DPOJOVFSBJ B GBSF
HJV
HJV
4QFOEFSF NFOP QFS OVPWJ BCJUJ
3 JEVSSF MF TQFTF QFS JOUSBUUFOJNFOUP GVPSJ DBTB
1SPWBSF B SJTQBSNJBSF TV HBT FE FMFUUSJDJUh
1BTTBSF B NBSDIJ QJ} FDPOPNJDJ QSPEPUUJ EJ MBSHP DPOTVNP
3 JUBSEP MB TPTUJUV[JPOF EFHMJ FMFNFOUJ QSJODJQBMJ QFS MB DBTB
3 JUBSEBSF M±BHHJPSOBNFOUP EFMMB UFDOPMPHJB BE FT 1$ . PCMF FDD
3 JEVSSF WBDBO[F TPHHJPSOJ CSFWJ
3 JEVSSF MF TQFTF UFMFGPOJDIF
6TBSF MB NJB BVUP NFOP TQFTTP
5 BHMJBSF MF WBDBO[F BOOVBMJ
3 JEVSSF MF TQFTF QFS JOUSBUUFOJNFOUP JO DBTB
3 JDFSDB EJ NJHMJPSJ PGGFSUF QFS J NVUVJ BTTJDVSB[JPOJ DBSUF EJ DSFEJUP FDD
3 JEVSSF M BDRVJTUP P BDRVJTUBSF NBSDIF EJ BMDPMJDJ QJ} FDPOPNJDIF
3 JEVSSF JM GVNP
) P JOUSBQSFTP BMUSF B[JPOJ OPO FMFODBUF TPQSB
'POUF / JFMTFO ( MPCBM 0 OMJOF $ POTVNFS $ PO¹EFODF $ PODFSOT BOE 4QFOEJOH *OUFOUJPOT
-±JNQJFHP EFM EFOBSP EJTQPOJCJMF EFHMJ JUBMJBOJ EPQP BWFS TPEEJTGBUUP J CJTPHOJ FTTFO[JBMJ HJVHOP SJTQPOEFOUJ
HJV
HJV
HJV
3 JTQBSNJP
"CCJHMJBNFOUP
7BDBO[F
/ FTTVO EFOBSP EJTQPOJCJMF
*OUSBUUFOJNFOUP GVPSJ DBTB
1BHBSF EFCJUJ DBSUB EJ DSFEJUP QSFTUJUJ
1SPEPUUJ UFDOPMPHJDJ
3 JTUSVUUVSBSF BQQPSUBSF NJHMJPSJF BMMB QSPQSJB BCUB[JPOF
'POEJ QFOTJPOF
*OWFTUJSF JO B[JPOJ GPOEJ E±JOWFTUJFOUP
/ PO TP OPO IP EFDJTP
'POUF / JFMTFO ( MPCBM 0 OMJOF $ POTVNFS $ PO¹EFODF $ PODFSOT BOE 4QFOEJOH *OUFOUJPOT ¬ HJVHOP
[ 121 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
%±BMUSP DBOUP BVNFOUB MB QFSDFOUVBMF EJ JOEJWJEVJ DIF EJDIJBSBOP EJ OPO FTTFSF QJ} JO HSBEP EJ SJTQBSNJBSF OVMMB B ¹OF NFTF QJDDP EFM B HJVHOP &NFSHF JOPMUSF VOB NJOPSF QSPQFOTJPOF BMMB SJEV[JPOF EFMMF TQFTF EJ BCCJHMJB NFOUP WPDF RVFTUB USB MF QJ} DPMQJUF EBJ UBHMJ EFMMF GBNJHMJF OFHMJ VMUJNJ BOOJ *M EFTJEFSJP EJ ®WBDBO[F¯ PDDVQB TFNQSF VO QPTUP QSJPSJUBSJP USB RVFMMJ EB SFBMJ[ [BSF BODIF B TDBQJUP EJ VMUFSJPSJ SJOVODF QFS TQFTF EFEJDBUF BMM±JOUSBUUFOJNFOUP GVPSJ DBTB BMM±BDRVJTUP EJ QSPEPUUJ UFDOPMPHJDJ F BMMF TQFTF QFS MB SJTUSVUUVSB[JPOF EFMMB QSPQSJB DBTB 4FNCSFSFCCF RVBTJ DIF EPQP BOOJ EJ SJOVODF F DPO VO CVE HFU TFNQSF QJ} MJNJUBUP MF WBDBO[F UPSOJOP BE FTTFSF VO ®CJTPHOP QSJNBSJP EB TPEEJTGBSF¯
3JRVBESP 3FEEJUP EJTQPOJCJMF F DPOTVNJ VO EFUUBHMJP SFHJPOBMF -B EJGGVTJPOF EFJ EBUJ EJ DPOUBCJMJUh SFHJPOBMF TJOP BMM±BOOP QFSNFUUF EJ EJTUJOHVFSF BMDVOF TQFDJ¹DJUh UFSSJUPSJBMJ %J OPSNB JOGBUUJ M±BOBMJTJ TJ DPODFOUSB TVMM±BHHSFHBUP OB[JPOBMF NB DPNF OPUP JM OPTUSP QBFTF o DBSBUUFSJ[[BUP EB VO NBSDBUP EVBMJTNP UFSSJUPSJBMF DIF GB Ts DIF EJ GBUUP DJ TJBOP SFBMUh NPMUP EJWFSTF BM TVP JOUFSOP DIF UFOEPOP BE FTTFSF NBTDIFSBUF EBMMB NFEJB OB[JPOBMF $POWFSHFO[B EFM SFEEJUP EJTQPOJCJMF variazione media annua 2001-2009
SFEEJUJ QSP DBQJUF OFM *UBMJB WBMPSJ DPSSFOUJ
3,5 3,0 2,5 2,0 Italia
1,5 1,0 0,5 60
70
80 90 100 1 10 redditi procapite nel 2001 (Italia=100); valori correnti
120
130
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
*M EVBMJTNP UFSSJUPSJBMF SJHVBSEB JOOBO[J UVUUP JM MJWFMMP EFJ SFEEJUJ DPOGSPOUBOEP J SFEEJUJ EJTQPOJCJMJ OFUUJ FTQSFTTJ JO UFSNJOJ QSP DBQJUF TJ PTTFSWB DPNF RVFTUJ UFOEBOP BE FTTFSF QJ} FMFWBUJ NFEJBNFOUF OFM / PSE 0 WFTU F QJ} CBTTJ OFM . F[[PHJPSOP
[ 122 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difficoltà
%JTUJOHVFOEP B MJWFMMP SFHJPOBMF MB HSBEVBUPSJB NVUB TPMP MJFWFNFOUF OFM DPSTP EFHMJ BOOJ EVFNJMB BE JOJ[JP EFM EFDFOOJP JM NBTTJNP TJ PTTFSWBWB JO &NJMJB 3 PNBHOB F JM NJOJNP JO $ BMBCSJB NFOUSF B ¹OF EFDFOOJP7 JM NBTTJNP FE JM NJ OJNP TJ PTTFSWBWBOP SJTQFUUJWBNFOUF OFMMB 1SPWJODJB BVUPOPNB EJ # PM[BOP F JO $ BNQBOJB &TQSJNFOEP J SFEEJUJ JO SBQQPSUP BMMB NFEJB OB[JPOBMF GBUUB QBSJ B TJ PTTFS WB JOPMUSF DIF OFM DPSTP EFM EFDFOOJP MB EJTUBO[B USB JM NJOJNP F JM NBTTJNP TJ o SJEPUUB $ POGSPOUBOEP MB DSFTDJUB NFEJB EFM SFEEJUP QSP DBQJUF F JM MJWFMMP JOJ[JBMF TJ PTTFSWB E±BMUSB QBSUF VOB DPSSFMB[JPOF OFHBUJWB USB J EVF JO BMUSF QBSPMF UBOUP QJ} CBTTP FSB JM MJWFMMP JOJ[JBMF EFM SFEEJUP QSP DBQJUF UBOUP QJ} JOUFOTBNFOUF o DSFTDJVUP OFM DPSTP EFM EFDFOOJP * EBUJ TFNCSBOP DPTs TVHHFSJSF M±FTJTUFO[B EJ VO GFOPNFOP EJ DPOWFSHFO[B EFJ SFEEJUJ EFMMF GBNJHMJF BMM±JOUFSOP EFM UFSSJUPSJP OB[JPOBMF 5 BMF EBUP TFNCSB DPOUSBTUBSF DPO BMUSF FWJEFO[F DPNF M±BOEBNFOUP EFM NFSDBUP EFM MBWPSP OFM DPSTP EFM EFDFOOJP JO FTBNF P MB DSFTDJUB EFMM±FDP OPNJB %BM QVOUP EJ WJTUB EFMM±PDDVQB[JPOF OFJ QSJNJ BOOJ EVFNJMB TJ o BTTJTUJUP B VOB EJWBSJDB[JPOF USB M±BOEBNFOUP PTTFSWBUP OFM $ FOUSP / PSE F RVFMMP SJMFWB UP JOWFDF OFM . F[[PHJPSOP 4F OFJ QSJNJTTJNJ BOOJ EVFNJMB TJ FSB FWJEFO[JBUP VO BOEBNFOUP TPTUBO[JBMNFOUF TJNJMF QFS M±PDDVQB[JPOF OFMMF EVF QSJODJQBMJ NBDSPBSFF B QBSUJSF EBM TJ o PTTFSWBUB JOWFDF VOB EFDJTB EJWBSJDB[JPOF M±PDDVQB[JPOF IB DPOUJOVBUP B DSFTDFSF OFM $ FOUSP / PSE B UBTTJ NFEJ BOOVJ EFMM± ¹OP BM QJDDP EFM NFOUSF OFM . F[[PHJPSOP IB FWJEFO[JBUP VOB TPTUBO[JBMF TUBHOB[JPOF DPO UBTTJ NFEJ BOOVJ EJ WBSJB[JPOF EFMMP OFM RVJO RVFOOJP -B TDBSTB QFSGPSNBODF PDDVQB[JPOBMF EFM 4VE o VO GFOP NFOP DIF QVx FTTFSF SJDPOEPUUP BM HFOFSBMF JOEFCPMJNFOUP EFM UFTTVUP QSPEVU UJWP EFMM±BSFB DPO VOB DPOTFHVFOUF FSPTJPOF EFMMF PQQPSUVOJUh PDDVQB[JPOBMJ OFM UFSSJUPSJP *OPMUSF DPNF BCCJBNP PTTFSWBUP OFM QSFDFEFOUF DBQJUPMP BODIF SBHJPOBOEP JO UFSNJOJ EJ WBMPSF BHHJVOUP QSP DBQJUF PWWFSP VO±BQQSPTTJNB[JPOF EFMMB QSPEV[JPOF BM OFUUP EFMMF EJWFSTF EJNFOTJPOJ SFHJPOBMJ TJ FWJEFO[JB VOB TPTUBO[JBMF BTTFO[B EJ DPOWFSHFO[B FTDMVEFOEP JM DIF o TUBUP VO BOOP FDDF[JPOBMF TJ SJMFWB DPNF MF SFHJPOJ NFOP TWJMVQQBUF OPO BCCJBOP SFDVQFSBUP NJOJNBNFOUF MB EJTUBO[B EBUP DIF J UBTTJ EJ WBSJB[JPOF EFM WBMPSF BHHJVOUP QSP DBQJUF OPO TPOP SJTVMUBUJ TVQFSJPSJ B RVFMMJ EFMMF SFHJPOJ QJ} TWJMVQQBUF $ PNF o QPTTJCJMF BMMPSB DIF DJ TJB TUBUB VOB QBS[JBMF DPOWFSHFO[B EFJ SFEEJUJ EJTQPOJCJMJ RVBOEP JM DPOUFTUP PDDVQB[JPOBMF FE FDPOPNJDP IB NBOUFOVUP MF EJWFSHFO[F
7 L’ultimo anno per il quale sono disponibili i dati di contabilità regionale è il 2009.
[ 123 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
-JNJUBOEP M±BOBMJTJ BMMB TPMB DPNQPOFOUF EFM SFEEJUP EB MBWPSP EJQFOEFOUF TJ PTTFSWB EFM SFTUP VOB DPSSFMB[JPOF OFHBUJWB NPMUP NFOP OFUUB USB JM MJWFMMP JOJ [JBMF EFM SFEEJUP EB MBWPSP QSP DBQJUF F JM UBTTP EJ WBSJB[JPOF FWJEFO[JBUPTJ OFM EFDFOOJP *M DIF o UVUUP TPNNBUP DPFSFOUF DPO MF PTTFSWB[JPOJ DPNQJVUF TVMM±BO EBNFOUP EFMM±PDDVQB[JPOF F EFMMB QSPEV[JPOF $POWFSHFO[B EFM SFEEJUP EB MBWPSP EJQFOEFOUF SFEEJUJ EB MBWPSP EJQFOEFOUF OFM *UBMJB WBMPSJ DPSSFOUJ
variazione media annua 01-09
4,0 3,5 Italia
3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 60
70
80 90 100 1 10 120 redditi da lavoro dipendente nel 2001 (Italia=100); valori correnti
130
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
-B DPOWFSHFO[B QFSUBOUP o EB SJDPOEVSSF BE BMUSF DPNQPOFOUJ EFM SFEEJUP EJ TQPOJCJMF NFOP TUSFUUBNFOUF MFHBUF BMM±BOEBNFOUP FDPOPNJDP EFM UFSSJUPSJP USB RVFTUF J USBTGFSJNFOUJ OFUUJ DIF JODMVEPOP MF QSFTUB[JPOJ TPDJBMJ 2 VFTUB DPNQP OFOUF SBQQSFTFOUB DJSDB VO UFS[P EFM SFEEJUP EJTQPOJCJMF UPUBMF F DPNF TJ QVx WFEFSF EBM HSB¹DP TJ FWJEFO[JB VOB DPSSFMB[JPOF OFHBUJWB USB MJWFMMJ JOJ[JBMJ EFJ SFEEJUJ F WBSJB[JPOF OFM EFDFOOJP DIF TVHHFSJTDF M±FTJTUFO[B EJ VO GFOPNFOP EJ DPOWFSHFO[B QFS UBMF WPDF $POWFSHFO[B EJ USBTGFSJNFOUJ F QSFTUB[JPOJ OFUUF variazione media annua 01-09
WBMPSJ QSP DBQJUF OFM *UBMJB WBMPSJ DPSSFOUJ
6,5 5,5 4,5
Italia
3,5 2,5 1,5 0,5
60
70
80 90 100 1 10 valori pro capite nel 2001 (Italia=100); valori correnti
120
130
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
%FM SFTUP TJ EFWF BODIF TPUUPMJOFBSF DPNF QBSUF EFMMB DPOWFSHFO[B OFMM±BOEB NFOUP EFJ SFEEJUP QSP DBQJUF SJºFUUB OPO UBOUP M±BOEBNFOUP EFM SFEEJUP EJTQPOJ
[ 124 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difficoltà
CJMF DPNQMFTTJWP DIF QSFTFOUB EJOBNJDIF NPMUP TJNJMJ OFMMF EJWFSTF BSFF RVBOUP M±FWPMV[JPOF EFMMB QPQPMB[JPOF DIF OFMMF SFHJPOJ EFM / PSE IB USPWBUP TPTUFHOP OFJ ºVTTJ NJHSBUPSJ GFOPNFOP DIF BM 4VE o TUBUP EFDJTBNFOUF QJ} NPEFTUP "M EJ Mh DPNVORVF EFMMB DPOWFSHFO[B JM MJWFMMP EFJ SFEEJUJ QSP DBQJUF SFTUB NPMUP EJGGFSFO[JBUP USB MF SFHJPOJ DFOUSP TFUUFOUSJPOBMJ F RVFMMF NFSJEJPOBMJ " QSF[[J DP TUBOUJ JM SFEEJUP NFEJP QSP DBQJUF SJMFWBUP OFM $ FOUSP / PSE OFM FSB QJ} BMUP EFM EJ RVFMMP SJMFWBUP NFEJBNFOUF OFM . F[[PHJPSOP *O UFSNJOJ EJ DPOTVNJ MF EJGGFSFO[F TPOP TJNJMJ TFQQVS QJ} DPOUFOVUF *O NFEJB JOGBUUJ J DPOTVNJ QSP DBQJUF JO UFSNJOJ SFBMJ PTTFSWBUJ OFM $ FOUSP / PSE OFM FSBOP QJ} BMUJ EJ RVFMMJ SJMFWBUJ OFM 4VE EFM " MJNJUBSF MP TDBSUP o MB QSPQFOTJPOF BM DPOTV NP JM DVJ MJWFMMP o QJ} FMFWBUP OFMMF SFHJPOJ NFSJEJPOBMJ $ Jx OPOPTUBOUF NFOUSF OFM . F[[PHJPSOP MB QSPQFOTJPOF BM DPOTVNP o SJNBTUB QSFTTPDIn DPTUBOUF o BVNFOUBUB TPQSBUUVUUP OFM $ FOUSP / PSE EPWF MB DPOUSB[JPOF EFM SFEEJUP EJTQP OJCJMF QSP DBQJUF JO UFSNJOJ SFBMJ o TUBUB NBHHJPSF EJ WBSJB[JPOF JO NFEJB BMM±BOOP USB JM F JM NFOUSF OFM 4VE o TUBUB EJ -B DPOUSB[JPOF EFJ DPOTVNJ o JOWFDF TUBUB TJNJMF QSPQSJP QFSDIn OFMMF SFHJPOJ DFOUSP TFUUFOUSJPOBMJ MF GBNJHMJF IBOOP BVNFOUBUP MB QSPQFOTJPOF BM DPOTVNP DPNQSJNFOEP J SJTQBSNJ DPTB DIF BM 4VE OPO TBSFCCF BWWFOVUB E±BMUSB QBSUF MB RVPUB EJ SFEEJUP DPOTVNBUB BM 4VE o RVBTJ TV MJWFMMJ NBTTJNJ RVJOEJ EJG¹DJMNFOUF JOOBM[BCJMF B NFOP EJ DPOUSBSSF EFCJUJ / PSNBMNFOUF JOGBUUJ MB QSPQFOTJPOF BM DPOTVNP UFOEF BE FTTFSF QJ} FMFWBUB QFS J SFEEJUJ QJ} CBTTJ EBUP DIF DJ TPOP NFOP TQB[J EJ NBOPWSB QFS SJTQBSNJBSF F NBOUFOFSF TUBOEBSE NJOJNJ EJ DPOTVNP 1PUFSF E±BDRVJTUP JO *UBMJB SFEEJUP EJTQPOJCJMF SFBMF FVSP QSP DBQJUF
16500
10200 Sud (scala dx)
16000
10000 9800
Centro-Nord 15500
9600 9400
15000
9200 14500
9000 2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
2 VFTUP FGGFUUP IB HJPDBUP VO SVPMP JNQPSUBOUF OFM DPSTP EFMMB DSJTJ TFDPOEP MB DPOUBCJMJUh OB[JPOBMF EJTQPOJCJMF TJOP BM JO DPOTVNJ QSP DBQJUF JO UFSNJ OJ SFBMJ IBOOP SFHJTUSBUP VOB ºFTTJPOF BM 4VE GSB JM F JM TVQFSJPSF BM NFOUSF OFMMF SFHJPOJ EFM / PSE MB DBEVUB TJ o BSSFTUBUB BM OFM CJFOOJP
[ 125 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
1SPCBCJMNFOUF RVFTUP o TQJFHBUP QSPQSJP EBM GBUUP DIF VOB DMBTTF EJ TPHHFUUJ JO DPOEJ[JPOJ EJ NBHHJPSF EJTBHJP FDPOPNJDP OPO IB QPUVUP JOOBM[BSF MB QSP QFOTJPOF BM DPOTVNP P BUUJOHFSF BJ SJTQBSNJ QFS TUBCJMJ[[BSF JM ยบVTTP BOOVP EJ DPOTVNJ *M SFEEJUP QSP DBQJUF o VO EBUP NFEJP MB EJTUSJCV[JPOF EFM SFEEJUP o QFSx OPUPSJBNFOUF BTJNNFUSJDB EBUP DIF NPMUJ IBOOP VO SFEEJUP CBTTP F QPDIJ VO SFEEJUP FMFWBUP $POTVNJ JO *UBMJB DPOTVNJ SFBMJ FVSP QSP DBQJUF
14700
10200
Centro-Nord
14400
10000
14100
9800
13800
9600 Sud (scala dx)
13500
9400 2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
*OEJDF EJ EFQSJWB[JPOF &VSPTUBU GBNJHMJF DIF TFHOBMBOP BMNFOP JOEJDBUPSJ EJ EJTBHJP
Italia Sardegna Sicilia Calabria Basilicata Puglia Campania Molise Abruzzo Lazio Marche Umbria Toscana Emilia Romagna Liguria Friuli V. G. Veneto Trento Bolzano Lombardia Valle d'Aosta Piemonte
2009 2008 0
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
[ 126 ]
10
20
30
40
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difďŹ coltĂ
-B NFEJB SJTVMUB QFSUBOUP FTTFSF VO JOEJDBUPSF EFDFOUSBUP TFQQVSF JM QJ} GBDJMF EB DBMDPMBSF B QBSUJSF EB EBUJ BHHSFHBUJ DPNF TPOP RVFMMJ EJ DPOUBCJMJUh -P TUFTTP *TUBU JO VOB OPUB EJ DPNNFOUP BE VOB JOEBHJOF DBNQJPOBSJB8 FWJEFO[JB DIF J SJTVMUBUJ DPOGFSNBOP M¹FTJTUFO[B EJ VO QSPGPOEP EJWBSJP UFSSJUPSJBMF EBUP DIF JM SFEEJUP NFEJBOP DIF o VO JOEJDBUPSF NJHMJPSF SJTQFUUP B RVFMMP NFEJP SJMFWB UP QFS JM . F[[PHJPSOP o EFDJTBNFOUF JOGFSJPSF B RVFMMP SJMFWBUP QFS MF GBNJHMJF EFM / PSE 2 VFTUP QFSDIn MB EJTUSJCV[JPOF EFJ SFEEJUJ EFMMF GBNJHMJF OFM 4VE o NBHHJPSNFOUF DPODFOUSBUB OFMMF GBTDF EJ SFEEJUP QJ} CBTTF SJTQFUUP B RVBOUP PTTFSWBUP OFM $ FOUSP / PSE *M 4VE o E¹BMUSPOEF VO¹BSFB EPWF MB GSFRVFO[B EJ TJUVB[JPOJ EJ EJGšDPMUh FDPOP NJDB o QBSUJDPMBSNFOUF FMFWBUB M¹JOEJDBUPSF &VSPTUBU EJ EFQSJWB[JPOF SJHVBSEBWB OFM JM EFMMF GBNJHMJF SFTJEFOUJ OFM . F[[PHJPSOP B GSPOUF EJ VOB GSF RVFO[B EFM F EFM SJTQFUUJWBNFOUF OFM / PSE F OFM $ FOUSP
* DPOTVNJ EFMMF GBNJHMJF OPO SJQBSUPOP Come ricordato, nonostante la debolezza del reddito, il 2010 ha evidenziato qualche segnale di ripresa della spesa delle famiglie. I consumi hanno difatti registrato un aumento pari all’1%. Tale incremento si è però prodotto dopo ben due anni di contrazione (-0,8% nel 2008, e -1,8% nel 2009). Sinora la ripresa è stata quindi insufficiente per riportare la spesa delle famiglie sui valori pre-crisi, e probabilmente neanche nel 2011 riusciremo a recuperare i livelli del 2007. Si può quindi affermare che in una fase come quella attuale il concetto di ripresa, sia pure corretto dal punto di vista tecnico, non sia del tutto appropriato dal punto di vista sostanziale. Siamo piuttosto in una fase in cui la spesa ha toccato una sorta di pavimento con recuperi limitati ad alcune voci particolari, ma non si è ancora osservata una chiara inversione di tendenza. La modestia della ripresa va anche letta alla luce del fatto che essa segue ad una contrazione piuttosto pronunciata nel precedente biennio, e ancora piÚ se si considera che ancora prima che la recessione arrivasse la spesa delle famiglie veniva da un periodo di stagnazione. Tale andamento è evidente se di fa riferimento all’andamento dei consumi reali espressi in termini pro-capite, ovvero dividendone il livello per la popolazione. Il decennio passato si sarebbe difatti concluso su valori inferiori di circa il 3% rispetto ai livelli iniziali.
8 I dati sono quelli dell’Indagine sulle condizioni economiche e di vita delle famiglie (ITSILC), condotta dall’Istat, e sono relativi al 2008. [ 127 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
(SBGJDP $POTVNJ QSP DBQJUF EFMMF GBNJHMJF DPOTVNJ B QSF[[J DPTUBOUJ JOEJDF
102 101 100 99 98 97 96 2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
Per illustrare le specificità nell’andamento della spesa delle famiglie nel corso degli ultimi anni, se ne può confrontare il profilo con quello che si era osservato durante la recessione dei primi anni novanta, la piÚ grave prima dell’ultima crisi. L’estensione temporale presa in esame è di quattro anni; di seguito si confronta quindi il periodo che va da inizio 2007 a inizio 2011 con quello compreso tra il secondo trimestre del ’91 e il secondo del ’95. (SBGJDP $POTVNJ JOUFSOJ EFMMF GBNJHMJF DPOGSPOUP GSB GBTJ DJDMJDIF USJNFTUSJ JOEJDF QPTUP QBSJ B JM QVOUP EJ NBTTJNP EFM DJDMP QSFDFEFOUF
101 II '91 - II '95
100 99 98
I '07 - I '11 97 96 -4
-3
-2
-1
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
In entrambi i casi, rispetto al massimo il minimo viene raggiunto dopo quattro o cinque trimestri, con una contrazione dei consumi a prezzi costanti di circa il 3,5%. Un anno e mezzo dopo il punto di minimo si riscontrano però ampie differenze: a inizio ’95 difatti i consumi si erano già riportati al di sopra del precedente massimo di tre anni prima. Nell’ultima fase, invece, il recupero è molto piÚ graduale: a inizio 2011 siamo ancora del 2% al di sotto del livello di inizio 2008 e, date le prospettive che discutiamo nelle pagine successive, anche nel corso del resto dell’anno resteremo su valori inferiori all’ultimo massimo.
[ 128 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difficoltà
Dall’andamento riportato nel grafico si evince come l’aggiustamento dei livelli di spesa verso il basso non abbia avuto, nella fase più recente, le caratteristiche di un aggiustamento di carattere ciclico. Sembrerebbe cioè che le aspettative delle famiglie abbiano in una certe misura iniziato ad incorporare il deterioramento della loro capacità di spesa almeno in parte come un fatto permanente. Questo tipo di comportamento è da ricondurre anche alla natura stessa della crisi, che difatti ha determinato in molti settori cadute dei livelli del prodotto che non sono state poi recuperate. È possibile quindi che le famiglie italiane abbiano rivisto al ribasso la valutazione del tenore di vita che sono in grado di sostenere, e questo può evidentemente condizionare non solo i livelli della spesa, ma anche la composizione. Vi sono difatti consumi che per loro natura tendono a reagire al ciclo economico, mentre altre voci tendono a seguire in misura maggiore dei trend strutturali. Come è illustrato più avanti, una caratteristica della fase più recente è che si sono modificati i comportamenti di consumo anche per tipologie di spesa tradizionalmente caratterizzate da elevata stabilità nel corso del ciclo economico. Le principali tendenze possono quindi essere sintetizzate scomponendo l’andamento complessivo dei consumi secondo le principali tipologie di spesa. Innanzitutto, si stabilizzano nel 2010 gli acquisti di prodotti alimentari, dopo un biennio di contrazioni significative, che hanno rappresentato il vero tratto peculiare di questa crisi. Depurati dell’effetto dell’inflazione, i consumi delle famiglie si mantenevano a fine 2010 su livelli del 6% inferiori rispetto ai massimi pre-crisi toccati a inizio 2007. Si tratta di una contrazione di entità eccezionale, che si è prodotta principalmente attraverso una ricomposizione della struttura della spesa. Fenomeni di downgrading sulla scala di prezzo nella scelta dei prodotti, una maggiore attenzione alle promozioni e un controllo più attento degli sprechi paiono avere guidato le scelte di spesa delle famiglie italiane, ma in alcuni casi si è anche verificata una vera e propria modifica delle abitudini di consumo, con riduzioni negli acquisti di alcuni prodotti. La contrazione della spesa appare peraltro condivisa da tutte le maggiori tipologie di prodotti alimentari. Il comportamento della spesa alimentare nel corso degli ultimi due anni è stato quindi molto diverso rispetto a quanto accade normalmente nel corso del ciclo economico, quando alcune spese “obbligate” tendono a rimanere stabili. Riproponendo per i consumi alimentari lo stesso tipo di grafico discusso in precedenza (e mantenendo invariato il tempo 0 in corrispondenza del picco dei consumi totali) si nota come nel corso della
[ 129 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
recessione dei primi anni novanta i consumi alimentari fossero rimasti sostanzialmente stabili, a fronte della caduta osservata nel corso degli ultimi anni. (SBGJDP $POTVNJ EFMMF GBNJHMJF QSPEPUUJ BMJNFOUBSJ DPOGSPOUP GSB GBTJ DJDMJDIF USJNFTUSJ JOEJDF QPTUP QBSJ B JM QVOUP EJ NBTTJNP EFM DJDMP QSFDFEFOUF
102 100 II '91 - II '95 98 96 I '07 - I '11 94 -4
-3
-2
-1
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
Tale andamento può essere ricondotto sia ad un mutamento della reattività di questa voce di spesa al ciclo economico, sia a tendenze di carattere strutturale. Sul primo aspetto, è possibile che conti anche il fatto che oggi la struttura della spesa alimentare non è piÚ composta soltanto da pochi prodotti di base di fatto costanti nel tempo. I consumi alimentari incorporano ormai una quota crescente di componenti immateriali (servizio, marca, innovazione, ...) che può essere piÚ facilmente ridotta rispetto alla quantità intrinseca di prodotto. Potrebbero poi essere in gioco anche elementi di carattere strutturale, fra cui ad esempio l’invecchiamento progressivo della popolazione, oltre che mutamenti di carattere sociale e culturale che comportano un aumento della spesa per pasti fuori casa, o piÚ in generale una minore preferenza per il consumo alimentare rispetto al passato. PiÚ simile rispetto agli anni novanta l’andamento della domanda di durevoli. Anche in quell’occasione a tre anni dall’ultimo massimo ciclico i segnali di recupero erano scarsi. In ogni caso, la fase recente evidenzia un profilo migliore rispetto ai primi anni novanta principalmente spiegato dal maggiore peso dell’elettronica di consumo, tra cui i cellulari e i computer, il cui exploit è stato illustrato largamente nel Rapporto Coop 2011. I durevoli piÚ tradizionali, come l’auto e il mobile hanno comunque nel complesso fatto peggio rispetto alla crisi di venti anni fa. Per il complesso degli acquisti di durevoli a fine 2010 ci si posizionava su valori ancora inferiori per ben il 15% rispetto ai livelli precedenti la crisi. La caduta interessava tanto l’arredamento e l’elettrodomestico,
[ 130 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difďŹ coltĂ
quanto gli acquisti di automobili, nuovamente crollati dopo la fine degli incentivi del 2009. Un periodo cosÏ esteso di debolezza della domanda di durevoli potrebbe anche determinare un graduale deterioramento dello stock esistente, generando esigenze di rinnovo che potrebbero innescare nuovi spunti di recupero della domanda nei prossimi anni. Sebbene almeno nel breve il quadro generale per i consumatori italiani non appare tale da sostenere questo tipo di acquisti, tanto piÚ che il costo d’uso dell’auto è aumentato in misura significativa a seguito dei rincari della benzina, mentre il ciclo dell’arredamento risente della crisi del settore immobiliare. (SBGJDP $POTVNJ EFMMF GBNJHMJF CFOJ EVSFWPMJ DPOGSPOUP GSB GBTJ DJDMJDIF USJNFTUSJ JOEJDF QPTUP QBSJ B JM QVOUP EJ NBTTJNP EFM DJDMP QSFDFEFOUF
105 100 95 I '07 - I '11
90 85 80
II '91 - II '95
75 -4
-3
-2
-1
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
Anche la domanda di semidurevoli, composta principalmente dalla voce dell’abbigliamento, presenta un’evoluzione relativamente simile a quella dei primi anni novanta, anche se questa volta la caduta è stata piÚ marcata, ma con un recupero quasi completo delle perdite entro fine 2010. I semidurevoli del resto hanno una durata inferiore a quella dei beni durevoli, e questo potrebbe avere favorito il ritorno della domanda dopo due anni di forte crisi. (SBGJDP $POTVNJ EFMMF GBNJHMJF CFOJ TFNJ EVSFWPMJ DPOGSPOUP GSB GBTJ DJDMJDIF USJNFTUSJ JOEJDF QPTUP QBSJ B JM QVOUP EJ NBTTJNP EFM DJDMP QSFDFEFOUF
104 102
II '91 - I '95
100 98 96 I '07 - IV '10
94 92 90 -4
-3
-2
-1
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
[ 131 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
Infine, la domanda di servizi, sebbene abbia mantenuto un andamento tendenzialmente crescente, come peraltro osservato anche in altre fasi storiche, ha però evidenziato una crescita comunque inferiore a quella dei primi anni novanta. La crescita di questa componente della spesa è legata a fattori strutturali che guidano la ricomposizione della spesa, come per i servizi ricreativi o i servizi alle famiglie. Si deve anche segnalare la fase di difficoltĂ della domanda della voce “alberghi e ristorantiâ€? in virtĂš tanto del ridimensionamento della spesa per le vacanze, quanto del fatto che la crisi del mercato del lavoro ha in parte interrotto il processo di femminilizzazione del mercato, che aveva guidato l’incremento della frequenza dei pasti fuori casa. (SBGJDP $POTVNJ EFMMF GBNJHMJF TFSWJ[J DPOGSPOUP GSB GBTJ DJDMJDIF USJNFTUSJ JOEJDF QPTUP QBSJ B JM QVOUP EJ NBTTJNP EFM DJDMP QSFDFEFOUF
106 II '91 - I '95 103
100 I '07 - IV '10 97 -4
-3
-2
-1
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
A partire dall’analisi degli andamenti dei volumi di spesa, si può provare a soffermare l’attenzione sul mutamento della struttura della spesa avvenuto nel corso degli ultimi anni guardando in questo caso all’incidenza delle diverse voci sul complesso degli acquisti delle famiglie. Occorre però prendere in esame non solo l’andamento dei volumi, ma anche l’evoluzione dei prezzi relativi, anche perchÊ questi ultimi possono concorrere nella spiegazione dell’andamento delle quantità acquistate. Allo scopo, confrontiamo il dato medio del 2010 con il dato del 2007, prima della crisi, e il precedente valore di inizio decennio. Oltre a rappresentare la quota sul valore dei consumi, nella tabella 4.1 se ne calcolano i differenziali di crescita cumulati (rispetto al totale) in ciascun periodo con riferimento ai valori della spesa, e scomponendo questi ultimi nelle quantità acquistate e nei relativi prezzi9. 9 Nelle tavole si calcolano i differenziali rispetto alle differenze dei logaritmi, che sono solamente una approssimazione delle variazioni percentuali, ma sono di lettura piÚ agevole in quanto mantengono la proprietà dell’additività delle variazioni dei prezzi e delle quantità rispetto alle variazioni dei valori. [ 132 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difďŹ coltĂ
5BCFMMB $PNF DBNCJB MB TUSVUUVSB EFMMB TQFTB QSJODJQBMJ BHHSFHBUJ EJ TQFTB RVPUF
"MJNFOUBSJ
"MDPMJDJ F UBCBDDIJ
WBSJB[JPOJ
7FTU $ BM[ SJQ M BW
$ PNC NBO TFS DBTB
EJ DVJ šUUJ FGGFUUJWJ šUUJ šHVSBUJWJ NBOVUFO[JPOF BCJUB[JPOF
BDRVB F BMUSJ TFSWJ[J
FOFSHJB FMFUUSJDB HBT FE BMUSJ DPNCVTUJCJMJ
. PCJMJ FMFUUSPEPNFTUJDJ EFUFSTJWJ BMUSP
'BSNBDJ BQQBSFDDIJ NFEJDBMJ TFSW
5 FMFGPOP F TFSWJ[J UFMFGPOJB
3 JDSFB[JPOF
*TUSV[JPOF
"MCFSHIJ F QVCCMJDJ FTFSDJ[J
"MUSJ CFOJ F TFSWJ[J
"VUP BMUSP
5 PUBMF "MJNFOUBSF
/ PO BMJNFOUBSF
CFOJ EVSFWPMJ
OPO EVSFWPMJ
CFOJ TFNJEVSFWPMJ
TFSWJ[J
TFSWJ[J FTDMVTP BGšUUJ
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
L’andamento tendenzialmente crescente del peso dei servizi è naturalmente la principale ragione di mutamento della struttura dei consumi delle famiglie nel corso dell’ultimo decennio. La loro incidenza sul totale passa dal 45,6% al 49,6% fra il 2000 e il 2007, sino a portarsi al 51,1% nel 2010. In entrambi i sottoperiodi l’incremento della quota dei servizi sul totale della spesa delle famiglie è di circa mezzo punto all’anno. Una quota importante di tale aumento, circa tre decimi all’anno, è però legata all’aumento di una tipologia particolare di spesa, vale a dire la voce dei “fitti figurativiâ€?. Si tratta di una componente che in sostanza attribuisce i servizi per
[ 133 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
l’uso dell’abitazione ai proprietari delle case in cui essi abitano valorizzandoli sulla base dei prezzi degli affitti. La particolarità di questa voce sta nel fatto che ad essa non corrisponde un vero e proprio esborso in termini monetari da parte delle famiglie. Come si osserva dalle tavole, l’aumento del peso di questa voce di spesa nella struttura dei consumi è legato in misura prevalente alla componente di prezzo che ha cumulato soprattutto fra il 2000 e il 2007 un divario rispetto al complesso dei consumi del 15% circa. C’è stato anche un aumento dei volumi, legato al forte ciclo dell’immobiliare, ma questa componente incide in misura secondaria sull’andamento della quota dei fitti nella struttura dei consumi delle famiglie. Al netto dei fitti il peso dei consumi di servizi cresce meno, tre decimi all’anno fra il 2000 e il 2007, un decimo all’anno nell’ultimo triennio. La minore crescita della quota sui consumi totali riflette il fatto che crescono di meno i prezzi, mentre rimane pressoché inalterato il divario in termini di quantità: anche escludendo gli affitti il tasso di crescita dei consumi di servizi in volume supera la media con uno scarto di mezzo punto all’anno fra il 2000 e il 2007 e ben nove decimi fra il 2007 e il 2010. Riassumendo, l’aumento dell’incidenza dei servizi sul totale della spesa delle famiglie è in buona parte legato al fatto che è aumentato il costo dell’abitazione imputato ai proprietari di immobili, essenzialmente per effetto dell’aumento del costo relativo. Escludendo questa componente, l’aumento del peso dei servizi si ridimensiona, soprattutto perché minore è l’effetto spiegato dal cambiamento dei prezzi relativi. Fra le altre voci dei servizi che registrano incrementi della loro incidenza relativa sul totale della spesa vi sono soprattutto quella degli alberghi e pubblici esercizi, che ha mantenuto un andamento delle quantità superiore al dato medio nonostante anche il differenziale d’inflazione sia risultato di segno positivo. Questo aspetto è interessante perché queste voci di spesa, in parte di carattere più voluttuario, avrebbero potuto in linea di principio risentire in misura maggiore della contrazione della spesa legata alla recessione. L’andamento dei prezzi dei beni rispetto a quelli dei servizi gioca un ruolo essenziale nel modificare l’incidenza delle diverse voci di spesa. Gli anni duemila, sino a prima della crisi, erano stati un periodo in cui l’inflazione era sostanzialmente guidata dai servizi, a fronte di dinamiche sotto controllo per i prezzi dei beni.
[ 134 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difďŹ coltĂ
Tale differenziale rappresenta una regolarità storica, ma negli anni duemila la differenza fra i diversi comparti era risultata piuttosto accentuata riflettendo da un canto processi di cambiamento tecnologico, che avevano interessato soprattutto i prodotti dell’elettronica e la telefonia, con vere e proprie cadute di prezzo, oltre all’effetto dell’ingresso della Cina nei circuiti di interscambio internazionale, con la conseguente forte decelerazione dei prezzi dei manufatti. Negli ultimi anni, invece, la divaricazione fra i prezzi dei beni e quelli dei servizi tende a ridimensionarsi soprattutto perchÊ i prezzi dei beni risentono dell’ascesa dei corsi delle materie prime. 5BCFMMB -B DSFTDJUB SFMBUJWB EFMMF EJWFSTF WPDJ EJ TQFTB WBMPSJ QSF[[J RVBOUJUh EJGGFSFO[F DVNVMBUF SJTQFUUP BM UPUBMF EFJ DPOTVNJ OFJ EVF TPUUPQFSJPEJ
WBMPSJ
QSF[[J
RVBOUJUh
"MJNFOUBSJ
"MDPMJDJ F UBCBDDIJ
7FTU $ BM[ SJQ MBW
$ PNC NBO TFS DBTB
EJ DVJ šUUJ FGGFUUJWJ šUUJ šHVSBUJWJ NBOVUFO[JPOF BCJUB[JPOF BDRVB F BMUSJ TFSWJ[J FOFSHJB FMFUUSJDB HBT FE BMUSJ DPNCVTUJCJMJ
'BSNBDJ BQQBSFDDIJ NFEJDBMJ TFSW
"VUP BMUSP
5 FMFGPOP F TFSWJ[J UFMFGPOJB
3 JDSFB[JPOF
. PCJMJ FMFUUSPEPNFTUJDJ EFUFSTJWJ BMUSP
*TUSV[JPOF
"MCFSHIJ F QVCCMJDJ FTFSDJ[J
"MUSJ CFOJ F TFSWJ[J
5 PUBMF
"MJNFOUBSF
/ PO BMJNFOUBSF
CFOJ EVSFWPMJ
OPO EVSFWPMJ
CFOJ TFNJEVSFWPMJ
TFSWJ[J
TFSWJ[J FTDMVTP BGšUUJ
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
[ 135 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
Di interesse il caso della spesa alimentare, che nel corso degli ultimi anni ha visto ridursi la propria incidenza sulla struttura dei consumi delle famiglie per effetto di una dinamica dei prezzi piÚ elevata della media, compensata da una maggiore contrazione delle quantità . Come noto, invece, la crisi ha inciso soprattutto sui livelli di spesa destinati agli acquisti di beni durevoli con una caduta della rispettiva quota sul complesso della spesa superiore ad un punto percentuale. Tale contrazione è tanto piÚ significativa se si considera che il peso della domanda di durevoli si era già ridimensionato negli anni prima della crisi, ma soprattutto per un effetto di caduta dei prezzi relativi dei prodotti della telefonia e dell’elettronica di consumo. La caduta delle quantità è stata marcata per durevoli tradizionali (auto, mobili ed elettrodomestici) che hanno continuato a perdere di peso durante tutto il periodo considerato.
3JRVBESP $POTVNJ JUBMJBOJ DPOTVNJ FVSPQFJ 1FS DPNQSFOEFSF NFHMJP MF QFDVMJBSJUh EFJ DPOTVNJ JUBMJBOJ o PMUSFNPEP JOUF SFTTBOUF DPOGSPOUBSF MB TQFTB EFMMF GBNJHMJF JUBMJBOF DPO RVFMMB EFHMJ BMUSJ HSBOEJ QBFTJ FVSPQFJ F DPO MB NFEJB DPOUJOFOUBMF Ä JOOBO[JUVUUP FWJEFOUF DPNF J DPOTVNJ EFHMJ JUBMJBOJ TJBOP JO BHHSFHBUP TJHOJš DBUJWBNFOUF QJ} BMUJ EFMMB NFEJB 6F B NFNCSJ NB TJBOP JOWFDF MFHHFSNFOUF QJ} DPOUFOVUJ TF JM DPOGSPOUP TJ SFTUSJOHF BMMB NFEJB EFJ QBFTJ GPOEBUPSJ EFMM¹FVSP OFJ DVJ DPOGSPOUJ MB TQFTB NFEJB QSPDBQJUF o QJ} CBTTB EJ DJSDB FVSP 5 SB J HSBOEJ QBFTJ FVSPQFJ M¹*UBMJB GB NFHMJP EFMMB 4QBHOB OFJ DVJ DPOGSPOUJ QVx BODPSB WBOUBSF VO EJGGFSFO[JBMF QPTJUJWP EJ RVBTJ EVFNJMB FVSP NB SJNBOF MFH HFSNFOUF JOEJFUSP SJTQFUUP B 'SBODJB FVSP 3 FHOP 6OJUP FVSP F TPQSBUUVUUP ( FSNBOJB FVSP -¹BSUJDPMB[JPOF EFMMB TQFTB UPUBMF OFMMF TJOHPMF GVO[JPOJ EJ DPOTVNP QFSNFUUF EJ DPHMJFSF MF TQFDJšDJUh EFJ TJOHPMJ QBFTJ F JO QBSUJDPMBSF EFMM¹*UBMJB -B QSJNB FWJEFOUF EJGGFSFO[B SJHVBSEB JM DPNQBSUP EFMM¹BCCJHMJBNFOUP F EFMMF DBM [BUVSF EPWF HMJ JUBMJBOJ QSFTFOUBOP EJ HSBO MVOHB J DPOTVNJ QJ} FMFWBUJ DPO VO EJGGFSFO[JBMF EJ FVSP SJTQFUUP BMMB NFEJB EFMM¹BSFB FVSP F BEEJSJUUVSB EJ FVSP F DJSDB JM JO QJ} EFMMB TQFTB NFEJB QSPDBQJUF EJ ( FSNBOJB F 'SBODJB -B TFDPOEB FWJEFOUF EJGGFSFO[B SJHVBSEB JOWFDF QSPQSJP M¹BMJNFOUBSF 4FCCFOF JO RVFTUP DPOUFTUP JM QSPDFTTP EJ PNPHFOFJ[[B[JPOF EFJ DPOTVNJ o JO DPSTP EB NPMUJ BOOJ QFSNBOF BODPSB VO NBHHJPS MJWFMMP EFMMB TQFTB EFHMJ JUBMJBOJ DIF BODIF JO RVFTUP DBTP TJ DPMMPDBOP JO DJNB BMMB DMBTTJšDB FVSPQFB DPO VO EJGGFSFO [JBMF TVMMB NFEJB FVSPQFB EJ FVSP *OGBUUJ JO NFEJB DJBTDVO JUBMJBOP TQFOEF JO QSPEPUUJ BMJNFOUBSJ DJSDB FVSP
[ 136 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difficoltà
DPOUSP J EFJ GSBODFTJ J EFHMJ TQBHOPMJ J EFJ UFEFTDIJ F BEEJSJU UVSB J FVSP EFJ CSJUBOOJDJ 6MUFSJPSJ EJGGFSFO[F QPTJUJWF OFM DPOGSPOUP DPO HMJ BMUSJ QBFTJ FVSPQFJ SJHVBSEBOP MF TQFTF QFS M±BSSFEBNFOUP F HMJ FMFUUSPEPNFTUJDJ F RVFMMB QFS BMCFSHIJ F SJTUPSBOUJ EPWF M±*UBMJB FWJEFO[JB VOB TQFTB NFEJB QJ} FMFWBUB EJ FVSP SJTQFUUP BMMB NFEJB FVSPQFB $POTVNJ QSPDBQJUF EFJ QSJODJQBMJ QBFTJ FVSPQFJ FVSP DPSSFOUJ QFS BCJUBOUF
*UBMJB
3FHOP 6OJUP
EJGG *UBMJB "SFB FVSP
"SSFEBNFOUP FMFUUSPEPNFTUJDJ F NBOVUFO[JPOF JNNPCJMJ
4BMVUF
*TUSV[JPOF
"MCFSHIJ F 3 JTUPSBOUJ
"MUSJ CFOJ F TFSWJ[J
6F
"SFB FVSP
(FSNBOJB
4QBHOB
'SBODJB
$POTVNJ UPUBMJ
"MJNFOUBSJ
# FWBOEF OPO BMDPMJDIF
# FWBOEF BMDPMJDIF
5 BCBDDP "CCJHMJBNFOUP F DBM[BUVSF "CJUB[JPOF VUFO[F F DPNCVTUJCJMJ
5 SBTQPSUJ $ PNVOJDB[JPOJ $ VMUVSB F 5 FNQP -JCFSP
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6G¹DJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ &VSPTUBU
5 VUUF MF BMUSF WPDJ QSFTFOUBOP VO EJGGFSFO[JBMF OFHBUJWP DPO HMJ BMUSJ QBFTJ F MB NFEJB DPOUJOFOUBMF -F EJGGFSFO[F NBHHJPSJ SJHVBSEBOP JM DPNQBSUP EFMMB DVMUVSB F EFM UFNQP MJCFSP FVSP TVMM±BSFB FVSP HMJ BMUSJ CFOJ F TFSWJ[J FVSP F MB TQFTB QFS M±BCJUB[JPOF FVSP
[ 137 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
3JRVBESP -±BVUP F JM DPTUP EFMMB CFO[JOB 2 VFMMB QFS M±BVUPNPCJMF o MB UFS[B WPDF EJ TQFTB QFS MF GBNJHMJF JUBMJBOF EPQP MB DBTB F M±BMJNFOUB[JPOF *O QBSUJDPMBSF OFM HMJ JUBMJBOJ IBOOP TQFTP QFS M±BVUP DJSDB NJMJBSEJ EJ FVSP VO UFS[P EFJ RVBMJ TF OF o BOEBUP JO QSFMJFWP ¹TDBMF * DPTUJ QFS M±BVUP EFHMJ JUBMJBOJ NJMJPOJ EJ FVSP Bollo 3% Manutenzione e riparazione 16% Carburante 25% Acquisto auto 35% Parcheggio 5% Pedaggi autostradali 3% Pneumatici 4% Rca 9% 'POUF FMBCPSB[JPOJ 6G¹DJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ "DJ
%PQP MB DPOUSB[JPOF EFM ¬ MB QSJNB SJEV[JPOF JO BOOJ ¬ OFM JM DPTUP QFS M±BDRVJTUP F M±VUJMJ[[P EFMM±BVUPNPCJMF o UPSOBUP B DSFTDFSF EFMM± DPNF SJMF WB M±"VUPNPCJMF $ MVC E±*UBMJB -B WPDF QJ} DPOTJTUFOUF BODIF OFM o SBQQSFTFOUBUB EBMM±BDRVJTUP EFJ WFJDPMJ NJMJBSEJ EJ FVSP DIF WFEF VOB TJHOJ¹DBUJWB DPOUSB[JPOF EPQP M±BVNFOUP EFM "MUSJ DPTUJ EJ SJMJFWP TPOP BODPSB MB NBOVUFO[JPOF NJMJBSEJ F TVM F MB TQFTB QFS MB 3 $ BVUP DIF o TUBUB EJ DJSDB NJMJBSEJ EJ FVSP SJTQFUUP BM Ä UPSOBUP B DSFTDFSF JOWFDF JM QSFMJFWP ¹TDBMF QFS UVUUJ J WFJDPMJ OFM TPOP TUBUJ WFSTBUJ OFMMF DBTTF EFM ¹TDP NJMJBSEJ TVM . BHHJPSF BUUFO[JPOF NFSJUB MB TQFTB QFS DBSCVSBOUF DIF DSFTDF OFM EFM
QFS VO WBMPSF QBSJ NJMJBSEJ Ä CFOF RVJ TFHOBMBSF DIF TPMP MB EJNJOV [JPOF EFM DBSCVSBOUF BDRVJTUBUP IB QFSNFTTP EJ MJNJUBSF M±FTCPSTP EFMMF GBNJHMJF JO RVBOUP M±JODSFNFOUP EFJ QSF[[J BMMB QPNQB DPNF TPUUPMJOFB M±"DJ o TBMJUP EFM QFS MB CFO[JOB EFM QFS JM HBTPMJP F BEEJSJUUVSB EFM QFS JM HQM 1SPQSJP JO SJGFSJNFOUP BM QSF[[P EFMMB CFO[JOB o VUJMF OPUBSF DPNF OFMM±VMUJ NB TFUUJNBOB EJ MVHMJP NFOUSF HMJ JUBMJBOJ TJ QSFQBSBWBOP QFS BOEBSF JO GFSJF JM CPMMFUUJOP TFUUJNBOBMF EFMMB $ PNNJTTJPOF &VSPQFB TFHOBMBWB VOB TJHOJ¹DBUJWB EJGGFSFO[B OFJ QSF[[J EFJ DBSCVSBOUJ USB M±*UBMJB F HMJ BMUSJ QBFTJ FVSPQFJ 4F JOGBUUJ JM QSF[[P EFJ DBSCVSBOUJ JO *UBMJB UBTTF JODMVTF o TPMP MJFWFNFOUF TVQF SJPSF B RVFMMP NFEJP EFMM±BSFB FVSP RVBOEP TJ GB SJGFSJNFOUP BM QSF[[P BM OFUUP EFHMJ POFSJ ¹TDBMJ o GBDJMF OPUBSF DPNF JM DPOTVNBUPSF JUBMJBOP QBHIJ QFS J DBSCV SBOUJ VO QSF[[P QJ} BMUP EJ RVFMMP EFHMJ BMUSJ QBFTJ FVSPQFJ
[ 138 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difficoltà
'BUUP DFOUP JM QSF[[P OFMM±BSFB FVSP JOGBUUJ JM QSF[[P NFEJP EFMM±*UBMJB o QJ} BMUP EJ TFJ QVOUJ QFSDFOUVBMJ QFS MB CFO[JOB F EJ DJORVF QFS JM EJFTFM -B EJTUBO[B o BODPSB QJ} BNQJB TF TJ QSFOEPOP B SJGFSJNFOUP J HSBOEJ QBFTJ EFMM±&VSPQB TFUUFOUSJPOBMF 1FS MB CFO[JOB BE FTFNQJP MB EJGGFSFO[B DPO MB 'SBODJB F JM 3 FHOP 6OJUP o QBSJ BM RVFMMB DPO MB ( FSNBOJB BM *M QSF[[P EFJ DBSCVSBOUJ JO &VSPQB SJMFWB[JPOF EFM
1SF[[P FTDMVTF MF UBTTF #FO[JOB ` M
1SF[[P JODMVTF MF UBTTF
%JFTFM *OEJDF
` M
#FO[JOB *OEJDF
%JFTFM
` M
*OEJDF
` M
*OEJDF
'SBODJB
( FSNBOJB
*UBMJB
4QBHOB
3 FHOP 6OJUP
6F
"SFB &VSP
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6G¹DJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ $ PNNJTTJPOF &VSPQFB
" QSPQPTJUP EJ BVUP QPJ M±"OOVBSJP 4UBUJTUJDP EFMM±"$ * FWJEFO[JB DPNF DSFTDB BODIF JM OVNFSP EFMMF BVUP DJSDPMBOUJ WFUUVSF OFM QFS VO UPUBMF EJ VOJUh MF OVPWF JNNBUSJDPMB[JPOJ TFQQVSF JO DBMP SJTQFUUP BMM±BOOP QSFDFEFOUF TPOP TUBUF DPNVORVF NBHHJPSJ EFMMF SBEJB[JPOJ *M EFMMF WFUUVSF IB QJ} EJ BOOJ EJ WJUB F MF &VSP OPO DBUBMJ[[BUF TPOP BODPSB JM EFM UPUBMF DJSDPMBOUF "VUPWFUUVSF QFS NJMMF BCJUBOUJ EBUJ
700
676
657 617 577
600
612 573
571
572 528 499
487
500
453
Parigi
336 Madrid
Berlino
Palermo
Bari
Napoli
Verona
Torino
Milano
Genova
Bologna
Firenze
Roma
300
347
Londra
400
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6G¹DJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ &VSPTUBU
[ 139 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
*O $ BNQBOJB F QJ} JO HFOFSBMF JO UVUUP JM . F[[PHJPSOP MÂąBVNFOUP QJ} DPOTJ TUFOUF EFM QBSDP BVUP OFHMJ VMUJNJ WFOUJ BOOJ NFOUSF MB -JHVSJB GB SFHJ TUSBSF BQQFOB JM 3 JTQFUUP BMMB QPQPMB[JPOF JM OVNFSP EFMMF BVUP DJSDPMBOUJ JO *UBMJB o VOP EFJ QJ} BMUJ BM NPOEP 4F B 3 PNB BE FTFNQJP DJSDPMBOP BVUP PHOJ NJMMF BCJUBUJ B -POESB TPOP B # FSMJOP B 1BSJHJ F B . BESJE -ÂąBVNFOUP EFMMF BVUP TJ BUUFOVB DPNVORVF OFMMF HSBOEJ DJUUh OFHMJ NBHHJPSJ $ PNVOJ EFMMB 1FOJTPMB 5 PSJOP . JMBOP ( FOPWB # PMPHOB 'JSFO[F 3 PNB / BQPMJ F 1BMFSNP OFM DJSDPMBWB JM EFMMF BVUP JUBMJBOF F PHHJ BQQFOB JM *O VO BSDP UFNQPSBMF WFOUFOOBMF TJ QPTTPOP BQQSF[[BSF NFHMJP MF UFOEFO[F EJ GPOEP EFJ DPOTVNJ DIF SVPUBOP BUUPSOP BMMÂąBVUP " WBMPSJ DPTUBOUJ MÂąBDRVJTUP EFMMÂąBVUP TJ SJEVDF EJ DJSDB QVOUJ QFSDFOUVBMJ MB TQFTB QFS DBSCVSBOUJ DSFTDF EJ DJSDB JM F DSFTDPOP BMMP TUFTTP NPEP J DPTUJ QFS CPMMP F BTTJDVSB[JPOJ QFEBHHJ F QOFVNBUJDJ 7FOUÂąBOOJ EJ DPTUJ QFS MÂąBVUP WBMPSJ B QSF[[J 240,0 220,0
Pneumatici 214,4
200,0
Bollo e assicurazione 171,8
180,0
Garage e parcheggio 169,9
160,0
Pedaggi 167,4
140,0
Carburante 149,7
120,0
Riparazione e manut. 110,5
100,0 80,0
Acquisto auto 90,1 90 95 96 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6GšDJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ "DJ
# JTPHOJ F NPEFMMJ EJ DPOTVNP L’appuntamento annuale con i risultati dell’indagine sui consumi delle famiglie offre la possibilitĂ di indagare le abitudini di acquisto degli italiani, e di articolarne gli impatti sulla vita quotidiana. I risultati per il 2010 mostrano una spesa media mensile sostanzialmente allineata a quella del 2009, anche a valori nominali la crescita è modesta e non supera il mezzo punto percentuale (2.453 euro al mese per famiglia, erano 2.442 nel 2009). Una stagnazione della spesa monetaria che si inserisce in un contesto di recupero dei prezzi al consumo: il rincaro medio misurato dal deflatore dei consumi di contabilità è infatti dell’1,4%. Ăˆ assai probabile che alla riduzione delle quantitĂ acquistate si accompagni
[ 140 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difficoltà
uno scivolamento verso il basso degli acquisti lungo la scala di prezzo: è il cosiddetto fenomeno del downgrading della spesa documentato anche nelle pagine di questo Rapporto. È questo il caso dell’alimentare dove, come viene illustrato più avanti, per soddisfare lo stesso bisogno ci si può orientare verso prodotti a prezzo più basso, spostandosi lungo la scala di prezzo, oppure a parità di apporto calorico si può optare per prodotti più economici: basti pensare al caso della mortadella che viene scelta al posto del prosciutto crudo o dei salumi più pregiati e a quello delle carni bianche che vanno a sostituire le carni rosse. Un cambiamento delle abitudini cui si accompagna anche una minore fedeltà alla marca: le famiglie scelgono i prodotti affermati prevalentemente quando sono in promozione e sempre più spesso abbandonano il prodotto di marca in favore di quello a marchio del distributore. Un altro comparto dove sono cresciute le possibilità di contenere la spesa agendo sulle abitudini di consumo è quello dell’abbigliamento dove, nonostante la forza e il richiamo del made in Italy, conquistano importanti quote di mercato le catene della distribuzione internazionale. Basti pensare che nel caso della moda maschile catene e franchising, grazie all’aumento delle vendite registrato nel 2010, hanno raggiunto quasi il 25% del totale delle vendite, posizionandosi al secondo posto subito dopo il dettaglio indipendente. In altre sfere del consumo è più difficile agire sulla leva del prezzo, perché minore è la possibilità di scelta: ciò si risolve in una superiore rigidità nel breve periodo della spesa. È il caso delle spese legate all’alloggio, come gli affitti, mutui o le utenze. La scelta dell’abitazione di residenza si muove tipicamente su orizzonti piuttosto lunghi, ed è sostanzialmente incomprimibile nel breve periodo. Inoltre, nel caso delle utenze (energia elettrica, gas, acqua e telefono), il margine di risparmio ottenibile dalle famiglie è quanto mai ridotto, in quanto si limita alla capacità di attivare comportamenti “virtuosi” orientati a contenere il consumo, tipicamente intervenendo sugli sprechi. Per altre categorie di spesa, invece, prevale il carattere voluttuario dell’acquisto: si tratta cioè di beni e servizi non indispensabili e quindi maggiormente esposti a tagli e rinunce nei periodi di maggiore difficoltà economica. È sicuramente il caso di alcune sfere del tempo libero, come ad esempio i viaggi, e dei beni durevoli, sui quali le famiglie possono più facilmente intervenire rinviando l’acquisto. Guardando alle risultanze documentate dall’indagine sui consumi delle famiglie, nel 2010 la composizione della spesa delle famiglie non ha registrato
[ 141 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
particolari stravolgimenti: per cogliere i cambiamenti nelle abitudini di consumo è necessario estendere l’analisi ad un arco temporale piÚ ampio. A tal fine, si prende a riferimento il triennio 2007-2010. 5BCFMMB -B TQFTB EFMMF GBNJHMJF JO *UBMJB QSJODJQBMJ BHHSFHBUJ EJ TQFTB FVSP NFTF F RVPUF WBMPSJ OPNJOBMJ
7BSJB[JPOJ
"MJNFOUBSJ F CFWBOEF
/ PO BMJNFOUBSJ EJ DVJ
5 BCBDDIJ
"CCJHMJBNFOUP F DBM[BUVSF
$ PNCVTUJCJMJ F FOFSHJB
. PCJMJ FMFUUSPEPNFTUJDJ
"CJUB[JPOF
4BOJUh
5 SBTQPSUJ
$ PNVOJDB[JPOJ
*TUSV[JPOF
5 FNQP MJCFSP F DVMUVSB
"MUSJ CFOJ F TFSWJ[J
4QFTB NFEJB NFOTJMF
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
Nel caso dell’alimentare si registra nel 2010 una leggera ripresa della spesa che mantiene comunque la spesa monetaria delle famiglie ad un livello piĂš basso dell’1% rispetto al 2007. In ottica di medio periodo, però, è utile ricordare che l’inflazione alimentare è stata di oltre 7 punti percentuali: ciò suggerisce una consistente diminuzione delle quantitĂ acquistate. Il settore dell’abbigliamento e delle calzature si è invece assestato nel 2010 ai livelli registrati l’anno precedente: il calo di nove punti percentuali registrato nel triennio è quindi concentrato nel periodo 2008-2009, quando si registra una pesante battuta d’arresto del comparto “modaâ€?, con variazioni significative sia nella spesa per l’acquisto di calzature sia, ancor piĂš, per gli acquisti di vestiario. Le spese per l’abitazione, ovvero l’affitto, la manutenzione ordinaria e straordinaria, nonchĂŠ le principali utenze sono invece tra le poche voci a registrare una crescita nel triennio considerato, in buona misura concentrata nel biennio 2008-2009. L’aumento è ascrivibile congiuntamente alla rivalutazione dei fitti figurativi (legata all’aumento dei prezzi degli immobili) e alla lievitazione del costo della fornitura di energia elettrica e gas, che registra un aumento a due cifre; nel caso del riscaldamento l’effetto sulla spesa è riconducibile anche a
[ 142 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difďŹ coltĂ
fattori climatici che hanno accentuato il rincaro del prezzo dei combustibili e, principalmente, del gas naturale. Il settore dell’arredamento, per lo piĂš caratterizzato da beni durevoli, ha subito, come spesso accade nei periodi di difficoltĂ economica, un taglio dei consumi piuttosto consistente, solo in parte recuperato nell’ultimo anno: la spesa per mobili, elettrodomestici ed utensili per la casa si è infatti ridotta complessivamente di circa sette punti percentuali nel triennio, ma “soloâ€? dell’1% nel 2010. L’aumento registrato nel 2010 dalla spesa delle famiglie per le cure ed i medicinali compensa, in parte, il forte calo registrato nel precedente biennio. L’andamento della spesa sanitaria delle famiglie suggerisce un possibile aumento nel consumo pro-capite di medicinali ed un piĂš frequente ricorso a prestazioni sanitarie, di tipo privato (ad esempio per visite specialistiche) anche in conseguenza del progressivo arretramento del servizio pubblico. Il capitolo di spesa che riguarda trasporti e comunicazioni registra un calo consistente nel periodo considerato, concentrato quasi esclusivamente nel biennio 2007-2009. All’interno dell’aggregato è utile distinguere il comparto delle comunicazioni che ha perso circa 4 punti percentuali e quello dei trasporti che invece registra una battuta d’arresto ancora piĂš forte soprattutto a causa della riduzione della spesa per l’acquisto di mezzi di trasporto (automobili, moto, etc.). Infine, la spesa per il tempo libero e l’istruzione recupera nel 2010 oltre 7 punti percentuali e riporta la spesa complessiva del comparto ai valori del 2007. Una lettura piĂš dettagliata mostra una dinamica eterogenea all’interno dell’aggregato: la spesa per il tempo libero ha infatti messo a segno un incremento piuttosto sostenuto, mentre la spesa per l’istruzione ha registrato un calo seppur contenuto.
3JRVBESP $POTVNJ F UJQPMPHJF GBNJMJBSJ * EBUJ EJ DPOUBCJMJUh OB[JPOBMF NPTUSBOP DIF USBTDPSTJ QJ} EJ USF BOOJ EBMM¹BWWJP EFMMB GBTF EJ SBMMFOUBNFOUP EFM DJDMP FDPOPNJDP MB TQFTB QFS DPOTVNJ EFMMF GB NJHMJF JUBMJBOF o DSFTDJVUB B WBMPSJ OPNJOBMJ EJ QVOUJ QFSDFOUVBMJ DPOTVNJ šOBMJ JOUFSOJ 6OB WPMUB DPOTJEFSBUP DIF OFM USJFOOJP MB QPQPMB[JPOF JUBMJBOB o DSFTDJVUB EJ DJSDB VO NJMJPOF EJ BCJUBOUJ QBTTBOEP EB NJMJPOJ EJ šOF BJ NJMJPOJ OFM F DIF JM EFºBUPSF EFJ DPOTVNJ IB RVBOUJšDBUP VOB DSFTDJUB EFJ QSF[[J EFJ CFOJ F EFJ TFSWJ[J BDRVJTUBUJ EBMMF GBNJHMJF EJ QVOUJ QFSDFOUVBMJ TJ HJVOHF SBQJEBNFOUF BMMB DPODMVTJPOF DIF JO UFSNJOJ QSP DBQJUF MB
[ 143 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
TQFTB NPOFUBSJB o DSFTDJVUB EJ NFOP EJ VO QVOUP QFSDFOUVBMF FE o EJNJOVJUB JO UFSNJOJ SFBMJ EJ RVBTJ RVBUUSP %ยฑBMUSP DBOUP MB RVBOUJยนDB[JPOF EFMMยฑBSSFUSBNFOUP EFMMB TQFTB NPOFUBSJB OFM USJFOOJP NJTVSBUB TVJ CJMBODJ EFMMF GBNJHMJF TJ DPMMPDB JOUPSOP BM QVOUP QFSDFOUVB MF DPSSJTQPOEFOUJ B DJSDB FVSP BM NFTF JO NFOP MB TQFTB NFEJB QFS OVDMFP GBNJMJBSF OFM TJ o BUUFTUBUB B FVSP " GSPOUF EFMMB TPTUBO[JBMF TUBTJ EFMMB TQFTB NPOFUBSJB JM DPOUFTUVBMF BVNFOUP EJ QVOUJ QFSDFOUVBMJ EFJ QSF[[J EFJ CFOJ F EFJ TFSWJ[J NJTVSBUP EBM EFยบBUPSF EJ DPOUBCJMJUh DPOEVDF B EJBHOPTUJDBSF VOB DPOUSB[JPOF EFMMB TQFTB JO UFSNJOJ SFBMJ TVQFSJPSF BJ QVOUJ QFSDFOUVBMJ 4J USBUUB EJ VOB RVBOUJยนDB[JPOF BCCBTUBO[B DPFSFOUF DPO RVFMMB QPDยฑBO[J JMMV TUSBUB DPO SJGFSJNFOUP BMMยฑBOEBNFOUP EFJ DPOTVNJ QSP DBQJUF EB DPOUBCJMJUh OB [JPOBMF VOB WPMUB UFOVUP DPOUP EFMMB QSPHSFTTJWB DPOUSB[JPOF EFMMB EJNFOTJPOF EFJ OVDMFJ GBNJMJBSJ 6OB UBMF EJNFOTJPOF EFMMB DBEVUB EFJ DPOTVNJ OFDFTTJUB EJ RVBMDIF BQQSPGPOEJNFOUP TJB QFSDIn SJWFMB VO QSPGPOEP DBNCJBNFOUP OFMMF BCJUVEJOJ EJ TQFTB F OFHMJ TUJMJ EJ WJUB EFMMF GBNJHMJF JUBMJBOF TJB QFS MF QFTBOUJ JNQMJDB[JPOJ DIF QVx BWFSF JOEPUUP QFS UBMVOF DBUFHPSJF GBNJMJBSJ TJB QFS TVPJ SJTWPMUJ TPDJBMJ *M EBUP NFEJP JOGBUUJ DPOTJEFSB Mยฑ*UBMJB DPNF VOยฑVOJDB HSBOEF GBNJHMJB GBUUP DIF UFOEF B OBTDPOEFSF P B CJMBODJBSF J NVUBNFOUJ OFMMB TQFTB TPQSBUUVUUP RVBOEP DPNF OFMMB QSFTFOUF DSJTJ FDPOPNJDB MF DPOTFHVFO[F TPOP TPQQPSUBUF JO NBOJFSB BTTBJ QPDP VOJGPSNF EBMMF EJWFSTF UJQPMPHJF GBNJMJBSJ F EBJ EJWFSTJ UFSSJUPSJ ร JOUFSFTTBOUF PTTFSWBSF DPNF JM EBUP NFEJP TJ EFDMJOB MVOHP MF EJWFSTF UJQPMPHJF GBNJMJBSJ JEFOUJยนDBUF EB VOB DPNCJOB[JPOF USB FUh BOBHSBยน DB EFM DBQP GBNJHMJB OVNFSP EFJ DPNQPOFOUJ JM OVDMFP F MFHBNF GBNJMJBSF USB J DPNQPOFOUJ -ยฑ*TUBU UBCVMB CFO EJFDJ UJQPMPHJF GBNJMJBSJ QJ} VOB DBUFHPSJB SFTJEVBMF TJ QBTTB EBJ OVDMFJ DPO VO VOJDP DPNQPOFOUF BSUJDPMBUJ MVOHP USF DMBTTJ EJ FUh JOGFSJPSF BJ BOOJ DPNQSFTB USB F TVQFSJPSF B BOOJ BMMF DPQQJF TFO[B ยนHMJ QBSJNFOUJ EFDMJOBUF JO SFMB[JPOF BMMยฑFUh EFMMB QFSTPOB EJ SJGFSJNFOUP BMMF DPQQJF DPO VOP EVF F USF P QJ} ยนHMJ JOEJQFOEFOUFNFOUF EBMMยฑFUh QFS ยนOJSF DPO J NPOP HFOJUPSJ DPO VOP P QJ} ยนHMJ B DBSJDP $ POTJEFSBOEP MB OVNFSPTJUh EFJ OVDMFJ GBNJMJBSJ TJ PTTFSWB VOB QSJNB JNQPSUBO UF DFTVSB MยฑVOJWFSTP EFMMF GBNJHMJF TJ EJWJEF JO EVF HSVQQJ EJ EJNFOTJPOF FRVJWB MFOUF VO EJ GBNJHMJF QFS MF RVBMJ MB TQFTB NPOFUBSJB QFS DPOTVNJ OFM USJFO OJP F SJNBTUB TUBCJMF P o DSFTDJVUB F VO BMUSP EJ GBNJHMJF QFS MF RVBMJ MB TQFTB NPOFUBSJB TJ o SJEPUUB 4DPSSFOEP JM EFUUBHMJP QFS UJQP GBNJMJBSF TJ OPUB BODIF DIF J EVF FTUSFNJ EFMMB HSBEVBUPSJB TPOP SBQQSFTFOUBUJ EBM MBUP EFJ NFOP DPMQJUJ EBMMF QFSTPOF TPMF DPO QJ} EJ BOOJ F EB DPQQJF HJPWBOJ TFO[B ยนHMJ QFSTPOB EJ
[ 144 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difficoltà
SJGFSJNFOUP DPO NFOP EJ BOOJ F EBMM±BMUSP RVFMMP EFJ QJ} DPMQJUJ EBMMF QFSTPOF TPMF DPO NFOP EJ BOOJ F EBJ NPOPHFOJUPSJ -B TQFTB EFJ UJQJ GBNJMJBSJ TQFTB NFEJB FVSP NFTF F WBSJB[JPOJ
7BSJB[JPOJ
1FSTPOB TPMB DPO NFOP EJ BOOJ
1FSTPOB TPMB DPO BOOJ
1FSTPOB TPMB DPO QJ} EJ BOOJ
$ PQQJB TFO[B ¹HMJ DPO Q S DPO NFOP EJ BOOJ
$ PQQJB TFO[B ¹HMJ DPO Q S EJ BOOJ
$ PQQJB TFO[B ¹HMJ DPO Q S BOOJ F QJ}
$ PQQJB DPO ¹HMJP
$ PQQJB DPO ¹HMJ
$ PQQJB DPO F QJ} ¹HMJ
. POPHFOJUPSF
"MUSF UJQPMPHJF
5 PUBMF GBNJHMJF
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
-F QSJNF SFHJTUSBOP OFM USJFOOJP VO QSPHSFTTP EFMMB TQFTB NPOFUBSJB NFOTJMF USB J F J QVOUJ QFSDFOUVBMJ MF TFDPOEF TPOP PHHFUUP EJ VOB DBEVUB SJTQFUUJWBNFOUF EJ F PMUSF QVOUJ QFSDFOUVBMJ *O NF[[P JO VOB DPOEJ[JPOF EJ QFTBOUF SJEJNFO TJPOBNFOUP EFHMJ TUJMJ EJ WJUB F EFMMF BCJUVEJOJ EJ DPOTVNP J OVDMFJ QJ} EJGGVTJ RVFMMJ GPSNBUJ EBMMF DPQQJF DPO VOP P EVF ¹HMJ B DBSJDP DIF NFUUPOP B TFHOP VOB DPOUSB[JPOF EFMMB TQFTB NPOFUBSJB DPNQSFTB USB F QVOUJ QFSDFOUVBMJ 4F B RVFTUP QVOUP TJ UJFOF DPOUP EFMM±BOEBNFOUP EFJ QSF[[J EFJ CFOJ F EFJ TFSWJ[J BDRVJTUBUJ DPTs DPNF NJTVSBUB EBM EFºBUPSF EJ DPOUBCJMJUh MB EJBHOPTJ QFHHJPSB VMUFSJPSNFOUF UVUUJ J UJQJ GBNJMJBSJ DPO M±FDDF[JPOF EFMMF QFSTPOF TPMF DPO PMUSF BOOJ F MF DPQQJF TFO[B ¹HMJ DPO DBQPGBNJHMJB EJ FUh JOGFSJPSF BJ BOOJ10 QSF TFOUBOP VOB SJEV[JPOF EFMMB TQFTB SFBMF DJPo VO DBMP EFMMF RVBOUJUh BDRVJTUBUF DIF SBHHJVOHF J TFUUF QVOUJ QFSDFOUVBMJ USB MF QFSTPOF TPMF DPO NFOP EJ BOOJ F TVQFSB J EJFDJ QVOUJ QFSDFOUVBMJ USB J NPOPHFOJUPSJ %BJ EBUJ TJ SJTDPOUSB MB NBHHJPSF UFOVUB EFMMB TQFTB QFS J OVDMFJ EPWF JM DBQPGBNJ HMJB o QFSTPOB BO[JBOB F RVFTUP o MFHBUP BM GBUUP DIF JO HFOFSF MB QSJODJQBMF GPOUF EJ SFEEJUP QFS RVFTUJ HSVQQJ o DPTUJUVJUB EBMMF QFOTJPOJ MB DVJ FMBTUJDJUh BM DJDMP 10 Con riferimento a questa tipologia familiare pare opportuno ricordare che è assai poco diffusa sul territorio nazionale (meno del 2% delle famiglie italiane). La ridotta numerosità delle famiglie nell’universo, si riflette in un ridotto numero di unità campionate, dunque in un margine di errore delle stime assai ampio.
[ 145 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
FDPOPNJDP o QFS OBUVSB EFDJTBNFOUF QJ} CBTTB EFJ SFEEJUJ EB MBWPSP TPQSBUUVUUP OFMMF GBTJ TUPSJDIF JO DVJ MยฑPDDVQB[JPOF FWJEFO[JB BNQJF ยบVUUVB[JPOJ 1FS DPO WFSTP J OVDMFJ GBNJMJBSJ QJ} FTQPTUJ B SJEJNFOTJPOBNFOUJ EFM UFOPSF EJ WJUB OFM DPSTP EFMMB DSJTJ TFNCSBOP FTTFSF QSPQSJP MF UJQPMPHJF GBNJMJBSJ QJ} ยฎDMBTTJDIFยฏ PWWFSP MF DPQQJF DPO VOP P EVF ยนHMJ & RVFTUB o JOWFDF VOB DPOTFHVFO[B EJSFUUB EFMMยฑFMBTUJDJUh EFM MPSP SFEEJUP BM DJDMP FDPOPNJDP EBUP DIF QSFTVNJCJMNFOUF MB WPDF QSJODJQBMF o QFS RVFTUF GBNJHMJF DPTUJUVJUB EB SFEEJUJ EB MBWPSP 7B BODIF DPOTJEFSBUP DIF TJ USBUUB EJ GBNJHMJF BM ยฎQJDDPยฏ EJ TQFTB OFM DPSTP EFM DJDMP WJUBMF F DIF QSFTFOUBOP RVJOEJ VOB TUSVUUVSB EFJ DPOTVNJ WJODPMBUB NBHHJPSNFOUF BJ ยบVTTJ EJ SFEEJUP EJTQPOJCJMF * HSVQQJ EFJ QJ} HJPWBOJ SJWFMBOP DPOUSB[JPOJ EFM MB TQFTB OFJ TJOHMF F BOEBNFOUJ DSFTDFOUJ OFMMF DPQQJF DPO ยนHMJP RVFTUP EBUP QPUSFCCF BODIF SJยบFUUFSF JM GBUUP DIF MF EFDJTJPOJ EJ DPTUSV[JPOF EJ VOB GBNJHMJB IBOOP SJยบFTTP JO RVFTUJ BOOJ MยฑBOEBNFOUP EFM SFEEJUP GBNJMJBSF F JO QBSUJDPMBSF MB QFSNBOFO[B P NFOP JO TJUVB[JPOJ EJ QSFDBSJFUh QSPGFTTJPOBMF DIF QPTTPOP BWFSF TDPSBHHJBUP MB DSFB[JPOF EJ OVPWF GBNJHMJF BVNFOUBOEP MB QFSTJTUFO[B EJ RVFTUF QFSTPOF OFMMP TUBUVT EJ TJOHMF 4PGGSPOP BODIF JO RVFTUJ BOOJ J NPOPHFOJUPSJ F BODIF MB DPOEJ[JPOF EJ NPOPHFOJUPSF QPUSFCCF FTTFSF DPSSFMBUB QPTJUJWBNFOUF DPO DPOEJ[JPOJ EJ EJTBHJP FDPOPNJDP SFMBUJWP 4POP EBUJ DIF UFTUJNPOJBOP DPNF MB DSJTJ F J TVPJ SJTWPMUJ PDDVQB[JPOBMJ BCCJBOP DBVTBUP MยฑBQFSUVSB EJ JNQPSUBOUJ EJWBSJ EPWF J HJPWBOJ DIF WJWPOP EB TPMJ F J NPOPHFOJUPSJ TPOP MF DBUFHPSJF DIF IBOOP NBHHJPSNFOUF TVCJUP MF DPOTFHVFO[F QFS MB TQFTB DBVTBUF EFMMB QFSEJUB EFM QPTUP EJ MBWPSP NFOUSF J OVDMFJ EJ BO[JBOJ DIF BOOPWFSBOP VOB BTTPMVUB QSF WBMFO[B EJ QFOTJPOBUJ CFOFยนDJBOP EJ VOB TVQFSJPSF UFOVUB EFMMB TQFTB SFBMF
3JRVBESP -ยฑFQJDFOUSP EFMMB DSJTJ EFJ DPOTVNJ o OFM .F[[PHJPSOP -F DPOTFHVFO[F EFMMB DSJTJ FDPOPNJDB IBOOP TFHOBUP QSPGPOEF DFTVSF B MJWFM MP HFPHSBยนDP -B TPTUBO[JBMF TUBCJMJUh EFMMB TQFTB NPOFUBSJB NFEJB EFM OVDMFP GBNJMJBSF PTTFSWBUB USB JM F JM TJOUFUJ[[B EJGBUUJ BOEBNFOUJ UFSSJUPSJBMJ BTTBJ FUFSPHFOFJ 4F OFMMF SFHJPOJ EFM / PSE F EFM $ FOUSP MB TQFTB NFEJB NFOTJMF EFMMF GBNJHMJF o SJNBTUB BODPSBUB BJ WBMPSJ EFM o OFM . F[[PHJPSOP EFM QB FTF DIF TPOP NBUVSBUJ J NBHHJPSJ DFEJNFOUJ MB TQFTB NFEJB EFMMF GBNJHMJF DIF OFM FSB HJh JOGFSJPSF EJ PMUSF QVOUJ QFSDFOUVBMJ B RVFMMB NFEJB JUBMJBOB o VMUFSJPSNFOUF TDJWPMBUB / FM USJFOOJP MB DPOUSB[JPOF EFMMB TQFTB NFOTJMF OFM . F[[PHJPSOP TVQFSB J RVBUUSP QVOUJ QFSDFOUVBMJ EB FVSP NFTF EFM TJ QBTTB B FVSP NFTF EFM DPSSJTQPOEFOUJ B FVSP NFTF JO NFOP -B NBHHJPSF FOUJUh EFMMB DPOUSB[JPOF OFMMF SFHJPOJ EFM . F[[PHJPSOP TJ DBSBUUFSJ[[B BODIF QFS MB NBHHJPSF FTUFOTJPOF UFNQPSBMF EFMMB GBTF EJ DBEVUB WJTUP DIF BODP
[ 146 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difficoltà
SB OFM TJ SJMFWBWB VOB ºFTTJPOF EFMMB TQFTB B QSF[[J DPSSFOUJ NFOUSF MF BMUSF BSFF EFM QBFTF JOJ[JBWBOP BE FWJEFO[JBSF RVBMDIF QSJNP TFHOBMF EJ SFDVQFSP -±BSSFUSBNFOUP BDDPNVOB UBOUP JM WFSTBOUF BMJNFOUBSF EPWF TJ QBTTB EB B FVSP NFTF DPO VOB ºFTTJPOF EJ DJSDB JM JO UFSNJOJ OPNJOBMJ RVBOUP JM OPO BMJNFOUBSF Ä JO RVFTU±VMUJNP BNCJUP UVUUBWJB DIF TJ PTTFSWBOP J NBHHJPSJ DBNCJBNFOUJ MB TQFTB NFEJB EB FVSP NFTF EFM TDFOEF B FVSP NFTF OFM DPO VO DBMP TVQFSJPSF BJ QVOUJ QFSDFOUVBMJ 4QFTB NFEJB NFOTJMF EJGGFSFO[F HFPHSBGJDIF QSJODJQBMJ BHHSFHBUJ EJ TQFTB FVSP NFTF F RVPUF
/PSE
$FOUSP
4VE F *TPMF
"MJNFOUBSJ F CFWBOEF
/ PO BMJNFOUBSJ EJ DVJ
5 BCBDDIJ
"CCJHMJBNFOUP F DBM[BUVSF
"CJUB[JPOF
$ PNCVTUJCJMJ F FOFSHJB
. PCJMJ FMFUUSPEPNFTUJDJ
4BOJUh
5 SBTQPSUJ $ PNVOJDB[JPOJ
*TUSV[JPOF
5 FNQP MJCFSP F DVMUVSB
"MUSJ CFOJ F TFSWJ[J 4QFTB NFEJB NFOTJMF 7BS
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
5 SB HMJ BMJNFOUBSJ JM UBHMJP BMMB TQFTB DPMQJTDF USBTWFSTBMNFOUF UVUUJ J SBHHSVQQB NFOUJ NFSDFPMPHJDJ DPO MB TPMB FDDF[JPOF EJ QBOF DFSFBMJ QBUBUF GSVUUB F PSUBH HJ EPWF MB TQFTB UJFOF J MJWFMMJ EFM $ PMQJUJ JO NJTVSB NBHHJPSF HMJ BDRVJTUJ EJ CFWBOEF [VDDIFSP F DBGGo DPO PHOJ QSPCBCJMJUh NFSDFPMPHJF SJUFOVUF NFOP OFDFTTBSJF P TVMMF RVBMJ TJ SJTDPOUSBOP DBNCJBNFOUJ OFMMF BCJUVEJOJ QJ} PSJFOUBUF EB DPOTJEFSB[JPOJ EJ TBMVUF EFJ DPOTVNBUPSJ 5 SB J CFOJ OPO BMJNFOUBSJ MB ºFTTJP OF EFMMB TQFTB NFOTJMF NBUVSB QSFWBMFOUFNFOUF OFM DPNQBSUP EFJ CFOJ TFNJEV SFWPMJ F EVSFWPMJ TDFOEF JOGBUUJ MB TQFTB QFS BCCJHMJBNFOUP F DBM[BUVSF BSSFEJ F FMFUUSPEPNFTUJDJ F USBTQPSUJ HVJEBUB EBM DBMP EFHMJ BDRVJTUJ EJ BVUP F DBSCVSBOUJ *O GPSUF SJEJNFOTJPOBNFOUP BODIF MF TQFTF QFS JM UFNQP MJCFSP *O DPOUSP UFO EFO[B MF TQFTF QFS UBCBDDIJ BCJUB[JPOF DPNCVTUJCJMJ F FOFSHJB VUFO[F BG¹UUJ NBOVUFO[JPOJ PSEJOBSJF F TUSBPSEJOBSJF TQJOUF EBJ SJODBSJ DIF IBOOP DPMQJUP MF
[ 147 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
UBSJGGF FOFSHFUJDIF F J DPSSJTQFUUJWJ EFJ TFSWJ[J QVCCMJDJ MPDBMJ BE FTFNQJP JM TFSWJ [JP JESJDP F EBMMB SFMBUJWB SJHJEJUh DIF DBSBUUFSJ[[B MB EPNBOEB EJ RVFTUJ CFOJ / FMMF BSFF EFM $ FOUSP F EFM / PSE *UBMJB MB TUBTJ EFMMB TQFTB o M±FTJUP EJ VO CJMBODJB NFOUP USB BOEBNFOUP EFMMB TQFTB QFS HFOFSJ BMJNFOUBSJ F OPO / FMMF SFHJPOJ EFM / PSE MB TQFTB QFS HFOFSJ BMJNFOUBSJ o DSFTDJVUB OFM USJFOOJP USBJOBUB TPQSBUUVUUP EBMM±BVNFOUP EFJ DPOTVNJ EJ DBSOF B GSPOUF EJ VO FTCPSTP NFEJP NFOTJMF JO WBSJBUP JM QSPHSFTTP EFMM±BMJNFOUBSF DPNQFOTB MB EJNJOV[JPOF EFMMB TQFTB OPO BMJNFOUBSF DPODFOUSBUB JO QBSUJDPMBSF OFJ DPNQBSUJ EFMM±BCCJHMJBNFOUP F EFMMF DBM[BUVSF OFJ USBTQPSUJ F OFMMF TQFTF TBOJUBSJF -B MFUUVSB QJ} DPOWJODFOUF QFS TQJFHBSF MP TQPTUBNFOUP JO GBWPSF EFMMB TQFTB BMJNFOUBSF QVOUB TVM DBNCJBNFO UP EFHMJ TUJMJ EJ WJUB GBWPSJUJ EBMM±BVNFOUP EFJ QSF[[J EFJ DBSCVSBOUJ DIF IB QFTBO UFNFOUF EJTJODFOUJWBUP M±BDRVJTUP F M±VTP EFMM±BVUP F EBMMB EJGGVTJPOF EFMMF HSBOEJ TVQFS¹DJ OPO BMJNFOUBSJ DIF DPOTFOUPOP EJ BCCBUUFSF J DPTUJ EJ UBMJ QSPEPUUJ TFO [B SJOVODJBSF BMMF SJTQFUUJWF RVBOUJUh *O¹OF OFMMF SFHJPOJ EFM $ FOUSP MP TQJB[[BNFOUP IB HJPDBUP JO TFOTP PQQPTUP B QBSJUh EJ TQFTB NFEJB NFOTJMF OFM USJFOOJP TJ SJMFWB VOB SJEV[JPOF EFMMB TQFTB QFS HFOFSJ BMJNFOUBSJ DPOUSP CJMBODJBUB EBMMB DSFTDJUB EFMMB TQFTB QFS CFOJ OPO BMJNFOUBSJ F TFSWJ[J -B EJTDFTB EFMMB TQFTB QFS DBSOF F CFWBOEF TJ BDDPNQBHOB BM DBMP EFMMB TQFTB QFS USBTQPSUJ DPO VOB EJNJOV[JPOF EFHMJ FTCPSTJ QFS M±BDRVJTUP EJ DBSCVSBOUJ F NF[[J EJ USBTQPSUP DIF TJ DPOGFSNB USBTWFSTBMF BM UFSSJUPSJP OB[JPOBMF JM DBMP EJ RVFTUF WPDJ o QSFTTPDIn JOUFSBNFOUF BTTPSCJUP EBMMB GPSUF DSFTDJUB EFMMF TQFTF QFS M±BCJUB[JPOF EFM SJTDBMEBNFOUP F EFMM±FOFSHJB
3JRVBESP $SJTJ F EJFUB BMJNFOUBSF EFMMB GBNJHMJB -B TQFTB QFS M±BMJNFOUB[JPOF MFHBUB BM TPEEJTGBDJNFOUJ EJ CJTPHOJ QSJNBSJ o TPMJUBNFOUF USB MF WPDJ EJ TQFTB NFOP JOºVFO[BUF EBMM±BMUFSOBSTJ EFMMF GBTJ EFM DJDMP FDPOPNJDP *O SFBMUh BODIF BMM±JOUFSOP EFJ DPOTVNJ BMJNFOUBSJ o QPTTJCJMF SJOUSBDDJBSF EVF EJWFSTF F PQQPTUF UFOEFO[F %B VO MBUP MB DSFTDFOUF ®TP¹TUJDB [JPOF¯ EFM DPOTVNP DIF TJ USBEVDF JO VOB HBNNB NPMUP WBSJB EJ QSPEPUUJ CBTUJ QFOTBSF BJ DJCJ FUOJDJ P DPTJEEFUUJ ®GVPSJ TUBHJPOF¯ P RVFMMJ DIF JODMVEPOP VOB DPNQPOFOUF EJ ®TFSWJ[JP¯ DPNF EJNPTUSB MB QSPMJGFSB[JPOF EJ DJCJ QSFQBSBUJ F QSPOUJ BMM±VTP PSNBJ MBSHBNFOUF EJGGVTJ *O EJSF[JPOF PQQPTUB JOWFDF TJ NVPWF MP TQPTUBNFOUP WFSTP JM CBTTP MVOHP MB TDBMB EJ QSF[[P B DVJ QVx DPSSJTQPOEFSF VOB NJOPSF RVBMJUh EFM QSPEPUUP BDRVJTUBUP P DPNVORVF VOB NJOPSF WBSJFUh EFM DJCP DPOTVNBUP 2 VFTUJ EVF GFOPNFOJ TQPTUBOP WFSTP M±BMUP F WFSTP JM CBTTP JM MJWFMMP EFMMB TQFTB BMJNFOUBSF DPOUSJCVFOEP BE BNQMJBSF MF EJGGFSFO[F USB GBNJHMJF
[ 148 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difficoltà
DPO EJWFSTB DBQBDJUh EJ TQFTB -B SFDFOUF DSJTJ FDPOPNJDB IB BWVUP DPNF HJh BD DFOOBUP VO JNQBUUP TVJ DPOTVNJ BMJNFOUBSJ TF DPOTJEFSBUJ JO UFSNJOJ SFBMJ DJPo BM OFUUP EFMMB EJOBNJDB JOºB[JPOJTUJDB $ PNQMFTTJWBNFOUF MB WBSJB[JPOF SFHJTUSB UB OFM DPNQBSUP o QSPTTJNB BMMP [FSP NB RVFTUP SJTVMUBUP WB EFQVSBUP QFSx EB VO BVNFOUP EFJ QSF[[J EJ DJSDB QVOUJ QFSDFOUVBMJ $PNQPTJ[JPOF EFMMB TQFTB BMJNFOUBSF RVPUB TVMMB TQFTB BMJNFOUBSF
1BOF F DFSFBMJ
1BOF HSJTTJOJ F DSBDLFST
# JTDPUUJ
1BTUB F SJTP
1BTUJDDFSJB F EPMDJVNJ
$BSOF $ BSOF CPWJOB
$ BSOF TVJOB
1PMMBNF DPOJHMJ F TFMWBHHJOB
4BMVNJ
1FTDF
-BUUF GPSNBHHJ F VPWB
-BUUF
'PSNBHHJ
6PWB
0MJ F HSBTTJ
0 MJP EJ PMJWB
1BUBUF GSVUUB F PSUBHHJ
'SVUUB
;VDDIFSP DBGGo F ESPHIFSJB
;VDDIFSP
$ BGGo Uo F DBDBP
( FMBUJ
#FWBOEF
7JOP
# JSSB
"DRVB NJOFSBMF
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
-B OFDFTTJUh EFMMF GBNJHMJF EJ GSPOUFHHJBSF M±BVNFOUP EFJ QSF[[J IB RVJOEJ EFUFS NJOBUP VOB SJEV[JPOF EFMMF RVBOUJUh P VOP TQPTUBNFOUP WFSTP QSPEPUUJ NFOP DPTUPTJ 1PJDIn HMJ BHHSFHBUJ EJTQPOJCJMJ DPO SJGFSJNFOUP BM DPOTFOUPOP VOB MFUUVSB TPMP QBS[JBMF EFM GFOPNFOP F QPJDIn MB DPOUSB[JPOF QJ} TJHOJ¹DBUJWB OFJ
[ 149 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
DPOTVNJ o RVFMMB EFM EPWF B GSPOUF EJ VO BVNFOUP EFJ QSF[[J EJ RVBTJ JM BOOVP TJ o SFHJTUSBUP VO DBMP EFMMB TQFTB EJ RVBTJ JM M¹BOBMJTJ WJFOF DPOEPUUB TVJ NJDSPEBUJ SFMBUJWJ BM CJFOOJP *O RVFTUP QFSJPEP MB TQFTB BMJNFOUBSF EFMMF GBNJHMJF JUBMJBOF NPTUSB JO NFEJB VO UBHMJP TVQFSJPSF B FVSP BOOP DPODFOUSBUP OFJ DPNQBSUJ EFM QFTDF EFHMJ PMJJ F HSBTTJ F EFMMF CFWBOEF JM DVJ SJTQBSNJP DPNQMFTTJWP SBQQSFTFOUB RVBTJ JM EFM SJTQBSNJP UPUBMF / FMMF BMUSF WPDJ EJ TQFTB TJ SFHJTUSB VOP TQPTUBNFOUP WFSTP J QSPEPUUJ B NJOPS WBMPSF VOJUBSJP DPNF OFM DBTP EFMMF DBSOJ EPWF QPMMBNF DPOJHMJ TFMWBHHJOB F TBMVNJ TPTUJUVJTDPOP MB DBSOF CPWJOB P DPO MB SJOVODJB BJ QSPEPUUJ MFHBUJ QJ} BM QJBDFSF DIF BM CJTPHOP EJ BMJNFOUB[JPOF RVBMJ QBTUJDDFSJB EPMDJVNJ ESPHIFSJB HFMBUJ NB BODIF MF CFWBOEF TJB M¹BDRVB NJOFSBMF QSPCBCJMNFOUF QFS VO SJUPSOP BM DPOTV NP EFMM¹BDRVB EJ SVCJOFUUP TJB HMJ BMDPMJDJ DPNF WJOP F CJSSB JM DVJ DPOTVNP WJFOF ŽMJNJUBUP¯ BMMF DPOTVNB[JPOJ GVPSJ DBTB / POPTUBOUF J EJWFSTJ BOEBNFOUJ TVMMF TJOHPMF WPDJ EJ TQFTB MB GBNJHMJB JUBMJBOB OPO SFHJTUSB DBNCJBNFOUJ TJHOJšDBUJWJ OFMMB DPNQPTJ[JPOF EFM QSPQSJP QBOJFSF MF RVPUF QFSDFOUVBMJ EFMMF TJOHPMF WPDJ TVM UPUBMF BMJNFOUBSF SFHJTUSBOP WBSJB[JPOJ JOGFSJPSJ BM NF[[P QVOUP QFSDFOUVBMF
'BNJHMJF F MJWFMMJ EJ TQFTB VO FTFSDJ[JP EJ BOBMJTJ La teoria economica è concorde circa il fatto che la spesa per beni e servizi è disomogenea e mostra un diverso grado di elasticitĂ sia al prezzo sia al reddito, dettata da stili di consumo diversi che caratterizzano le famiglie. In particolare beni e servizi che hanno scarsa elasticitĂ al prezzo e al reddito sono quelli definiti primari, il cui consumo resta pressochĂŠ immutato al variare della disponibilitĂ economica e del prezzo di acquisto, e per questo considerati incomprimibili o obbligati. Quelli con elasticitĂ al reddito piĂš elevata tendono a rispecchiare in misura maggiore gli andamenti del ciclo economico: crescono nelle fasi di recupero economico e crollano nei periodi di crisi. Si tratta di beni e servizi voluttuari, di lusso o di “significato socialeâ€?, oppure beni destinati a soddisfare bisogni per un arco temporale lungo (durevoli e semidurevoli), il cui acquisto, sostituzione o rinnovo può essere dilazionato nel tempo. La composizione della spesa è quindi una chiave per leggere i gusti delle famiglie italiane, i loro stili di vita e, implicitamente, la scala valoriale con cui orientano il proprio consumo. A questo fine si utilizzano i dati riportati nei questionari compilati da circa 23 mila famiglie nell’ambito della annuale indagine sui consumi delle famiglie. L’utilizzo di informazioni riferite alle singole famiglie identificate per numero di componenti, etĂ anagrafica e genere del
[ 150 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difficoltà
capofamiglia, zona di residenza, condizione professionale e grado di istruzione, consente un’analisi che permette di capire, con maggiore precisione, quali fenomeni e quali tendenze sono nascoste o compensate nel dato medio. Inoltre, l’utilizzo di micro dati consente di guardare alle singole voci di spesa per isolare, in un’analisi statica, le più importanti analogie e differenze e, in termini dinamici, i driver del cambiamento della spesa. Non meno importante, la possibilità di aggregare le singole voci di spesa secondo logiche che tengono conto del tipo di bisogno che la spesa è destinata a soddisfare (secondo una classificazione originale differente da quella attualmente in uso nella statistica ufficiale – COICOP). A tal proposito, l’analisi sviluppata negli anni nel Rapporto Coop cerca di cogliere i cambiamenti con riferimento alla tipologia di bisogno che beni e servizi acquistati soddisfano. Le sfere del bisogno individuate sono in questo caso declinate in: alimentazione, alloggio, abbigliamento, mobilità, istruzione, salute, servizi sociali e svago. Per individuare lungo il territorio famiglie accomunate da una analoga capacità di spesa si è scelto di fare riferimento al concetto di spesa corrente, cioè all’esborso monetario riferito a quell’insieme di beni e servizi di consumo quotidiano e acquistati da tutte le famiglie. L’assunzione implicita in questo esercizio è che tali spese, in quanto non influenzate da fattori straordinari o stagionali, rappresentano una buona indicazione circa la reale capacità di spesa delle famiglie: attraverso questa via si perviene a gruppi di famiglie che condividono condizioni di reddito e di spesa più simili e pertanto più confrontabili. Le spese correnti raggruppano sia esborsi sui quali le famiglie hanno una minore possibilità di intervenire (le cosiddette “spese obbligate”, come le utenze) sia spese intorno alle quali le famiglie modulano il proprio tenore di vita e che in un certo senso lo qualificano: si pensi al budget destinato all’acquisto di generi alimentari (oltre la soglia funzionale al mero sostentamento), alle spese quotidiane per la ricreazione e il tempo libero (colazioni al bar, pranzi e cene al ristorante, cinema, ecc.), alla spesa per l’abbigliamento e le calzature, eccetera. Sono esclusi dalla presente analisi le spese straordinarie e non ricorrenti: rientrano in questa categoria gli acquisti soggetti a una forte stagionalità, i beni e i servizi il cui beneficio si estende su un arco temporale ampio e quelli acquistati solo da una porzione della popolazione11. 11 Si tratta ad esempio di viaggi e vacanze, la cui spesa è caratterizzata da forte stagionalità, di cure mediche che rappresentano una spesa in buona misura obbligata ma non comune a tutti i nuclei familiari, nonché di beni e servizi il cui godimento si protrae oltre il momento dell’acquisto. Rientrano in quest’ultima categoria sicuramente i beni durevoli quali l’acquisto di autovetture, grossi elettrodomestici e articoli di arredamento, ma anche alcuni servizi come l’abbonamento a manifestazioni sportive e teatrali, e anche le assicurazioni. Per una [ 151 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
Le quantificazioni che seguono sono riferite alla spesa corrente del tipo familiare più numeroso e rappresentativo: si tratta della cosiddetta famiglia media, un nucleo composto da una coppia con un figlio a carico, il cui capo famiglia ha un’età compresa tra i 18 e i 49 anni e il figlio una età inferiore ai 18 anni. Si tratta di circa 1,9 milioni di famiglie italiane, distribuite per il 52% nelle regioni del Nord, per il 19% nelle regioni del Centro e per il 29% nel mezzogiorno. Tra queste si identificano tre porzioni nel corpo centrale della distribuzione della spesa, eliminando due code simmetriche del 10%: le famiglie che si collocano nella porzione di distribuzione “rilevante” sono quelle il cui consumo corrente si colloca tra il decimo e il novantesimo percentile nella distribuzione della spesa corrente. Le porzioni individuate sono così definite: s le famiglia “basso-spendenti”, ovvero l’insieme dei nuclei familiari con una spesa corrente compresa tra il decimo e il trentesimo percentile della distribuzione dove il valore medio della spesa corrente risulta pari a circa 1.000 euro/mese; s le famiglie “alto-spendenti”, che corrisponde alla famiglia con livelli di consumo corrente che ricadono tra il settantesimo e il novantesimo percentile della distribuzione, con un valore medio della spesa corrente pari a circa 2.500 euro/mese; s le famiglie “medio-spendenti” corrisponde alla famiglia con livelli di consumo corrente compresi tra il trentesimo e il settantesimo percentile della distribuzione, il cui valore medio della spesa risulta pari a circa 1.500 euro/ mese. La spesa media della famiglia tipo italiana è pari nel 2009 a 2.563 euro/mese, dato che nasconde tuttavia importanti differenze lungo la distribuzione, con un rapporto di 1 a 5 tra le due classi estreme, ovvero tra la spesa media dei “poveri” e quella dei “ricchi”.
buona parte dei beni durevoli e degli acquisti stagionali le famiglie esercitano una maggiore discrezionalità, ovvero hanno una maggiore possibilità di modulare la spesa, che tipicamente si risolve nel rinvio dell’acquisto. Viene infine annoverata tra le spese non correnti anche la spesa sostenuta per la rata del mutuo e per il canone di locazione: in questo caso il carattere “straordinario” della spesa dipende dal fatto che essa interessa solo una percentuale ridotta della popolazione. Per tutte queste spese, come si può intuire, il momento dell’acquisto configura un esborso monetario importante a carico del bilancio del mese in cui è effettuato: le famiglie che affrontano tali spese nel mese di rilevazione vengono automaticamente a collocarsi in cima alla distribuzione dei consumi mensili, senza che a ciò corrisponda effettivamente un’elevata capacità di spesa “permanente”, cioè rinvenibile anche nei restanti mesi dell’anno. [ 152 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difďŹ coltĂ
5BCFMMB 4QFTB NFEJB NFOTJMF EFMMB GBNJHMJB UJQP DPQQJB DPO GJHMJP B DBSJDP FVSP NFTF QFS DMBTTJ EJ TQFTB NFOTJMF
$MBTTJ EJ TQFTB DPSSFOUF NFOTJMF
.FEJB
"MMPHHJP
. BOVUFO[JPOF F DVSB EFMMB DBTB
6UFO[F EJ DVJ
1PWFSJ
#BTTP .FEJP "MUP TQFOEFOUJ TQFOEFOUJ TQFOEFOUJ
3JDDIJ
&OFSHJB FMFUUSJDB
3 JTDBMEBNFOUP
"MJNFOUBSF . PCJMJUh
$ PTUJ TQPTUBNFOUP QVCCMJDP
$ PTUJ TQPTUBNFOUP QSJWBUP EJ DVJ
$ BSCVSBOUF
"CCJHMJBNFOUP
5 FNQP MJCFSP
4FSWJ[J BMMB GBNJHMJB
) PCCZ
4WBHP F EJWFSUJNFOUJ
3 JTUPSBOUJ F # BS
"MUSF TQFTF 5 PUBMF TQFTF DPSSFOUJ "MUSF TQFTF OPO DPSSFOUJ 4QFTB NFEJB NFOTJMF
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
Concentrando l’attenzione sulle 3 classi di consumo individuate, le differenze nei livelli di spesa si riducono sensibilmente: il dato medio passa da 1.461 euro/mese della famiglia basso-spendente a 2.389 euro/mese per i mediospendenti e a 3.581 euro/mese della famiglia alto-spendente. Prima di concentrarci sulla composizione della spesa corrente è interessante notare che questa rappresenta due terzi della spesa totale per tutte e tre le famiglie tipo, ad indicare che esse distribuiscono in maniera omogenea la propria capacitĂ di spesa tra beni di acquisto quotidiano e beni e servizi durevoli e stagionali. Ăˆ come se esistesse una sorta di “regola aureaâ€?, in virtĂš della quale al crescere delle disponibilitĂ economiche da destinare al consumo le famiglie allocassero sempre una quota di 2/3 alle spese correnti e una restante quota di 1/3 alle spese non correnti. Tra le spese non correnti è interessante notare la diversa composizione delle spese per l’alloggio: se tra le famiglie basso-spendenti il budget destinato alle
[ 153 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
spese non correnti è in gran parte assorbito dal pagamento di mutui e affitti, nel caso della famiglia alto-spendente, dove maggiore è la percentuale di proprietari, le risorse che si liberano dal pagamento degli affitti sono destinate a migliorare il comfort e la qualità dell’alloggio, attraverso interventi di manutenzione straordinaria, l’acquisto di mobili e arredi. 5BCFMMB 'BNJHMJB UJQP DPNQPTJ[JPOF EFMMB TQFTB DPSSFOUF DPQQJB DPO GJHMJP B DBSJDP RVPUF QFS DMBTTJ EJ TQFTB NFOTJMF
"MMPHHJP
#BTTP TQFOEFOUJ
.FEJP TQFOEFOUJ
"MUP TQFOEFOUJ
. BOVUFO[JPOF F DVSB EFMMB DBTB
6UFO[F EJ DVJ
&OFSHJB FMFUUSJDB
3 JTDBMEBNFOUP
"MJNFOUBSF
. PCJMJUh
$ PTUJ TQPTUBNFOUP QVCCMJDP
$ PTUJ TQPTUBNFOUP QSJWBUP
$ BSCVSBOUF
4FSWJ[J BMMB GBNJHMJB
5 FNQP MJCFSP
) PCCZ
4WBHP F EJWFSUJNFOUJ
3 JTUPSBOUJ F # BS
"CCJHMJBNFOUP
"MUSF TQFTF 5 PUBMF TQFTF DPSSFOUJ 'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
Tornando alla spesa corrente, il budget familiare è in gran parte destinato a soddisfare i bisogni di alloggio e di nutrimento, comparti che insieme assorbono piÚ del 50% della spesa totale. Un’altra voce significativa nel bilancio familiare, con una quota pari al 15% della spesa corrente totale, è quella per la mobilità ovvero i costi di spostamento, sia quelli sostenuti per la manutenzione di mezzi di trasporto privati, sia quelli per l’utilizzo di mezzi di trasporto pubblici. Seguono, per importanza, la spesa per l’abbigliamento e quella per il tempo libero, inteso nella sua accezione piÚ ampia, ovvero come svago, hobby e benessere. Residuali, in termini di quota sul totale, la spesa per i servizi alla famiglia e le altre spese.
[ 154 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difficoltà
Nello specifico, la famiglia basso-spendente destina all’alloggio un quarto della spesa corrente, e gran parte della somma complessiva, circa 180 euro al mese, è assorbita dalle utenze, in particolare riscaldamento, energia elettrica e telefono, comprensivo delle spese per ricariche e abbonamenti per cellulari. Nel caso della famiglia “media”, la quota destinata all’alloggio si riduce di circa 2 punti percentuali, per poi stabilizzarsi nel caso della famiglia alto-spendente. All’interno di questo aggregato, si nota che al crescere della capacità di spesa, le utenze, come avviene nel caso di beni a domanda rigida, occupano una quota inferiore liberando così disponibilità che vengono destinate alla cura e alla manutenzione ordinaria della casa. Inoltre, è interessante sottolineare come la famiglia alto-spendente sia l’unica a registrare costi per la seconda abitazione. La spesa alimentare per la famiglia basso-spendente è complessivamente pari a circa 340 euro/mese, ripartita in modo non perfettamente omogeneo su tutti i reparti: si registra infatti una preferenza per la carne che, dato il maggior costo unitario, arriva a pesare per circa un quarto sulla spesa alimentare e, in misura minore, per pasta, formaggi e uova, alimenti meno costosi e quindi più utilizzati dalle famiglie con bassa capacità di spesa per soddisfare i bisogni alimentari. Per la famiglia “media” la spesa in beni alimentari passa a circa 470 euro/mese: la differenza si distribuisce in maniera piuttosto uniforme su tutti i prodotti, tanto che non si registrano cambiamenti nella composizione del carrello, ad eccezione di un lieve progresso del reparto di dolciumi e drogheria, beni non di primissima necessità che quindi trovano poco spazio nei carrelli della famiglia “basso-spendente”. Nel caso, infine, della famiglia “alto-spendente”, la quota complessivamente destinata all’alimentare decresce ulteriormente, a conferma di una minore elasticità al reddito di tali beni, anche per il significativo impatto dei beni sostituti, quali ad esempio le cene al ristorante. Il focus sul carrello mostra una parziale sostituzione tra carni e pesce, con le prime che perdono quota a vantaggio del secondo, una crescita degli alcolici che nella spesa alimentare paiono comportarsi come beni di “lusso”. Nonostante l’alimentare si caratterizzi come spesa incomprimibile, la cui domanda ha una bassa elasticità al reddito, la differenza di spesa tra la famiglia “basso-spendente” e quella “alto-spendente”, pari a circa 300 euro al mese, suggerisce che anche in questo comparto, a parità di apporto calorico, gli esiti in termini di maggiore o minore esborso monetario sono piuttosto ampi: dando per scontato il modesto contributo delle quantità, la maggior parte delle differenze di spesa sono riconducibili al diverso mix alimentare e alle differenze nella qualità e nei costi dei prodotti.
[ 155 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
Il bisogno di mobilità costa alla famiglia “basso-spendente” circa 130 euro/ mese, prevalentemente destinata ai costi di spostamento privato, di cui il carburante rappresenta oltre l’80%. Al crescere della capacità di spesa si assiste ad un aumento proporzionale della spesa dedicata alla mobilità, con una leggera preferenza nel caso della famiglia “alto-spendente” per lo spostamento privato. Inoltre, con riferimento alla spesa per carburanti è interessante notare che la quota scende al 70% per le famiglie medie e addirittura a meno del 65% per le famiglie “alto-spendente”, per le quali diventa significativa la spesa destinata alla manutenzione e riparazione dei veicoli, probabilmente a causa di costi maggiori per autovetture di classe superiore. La spesa sostenuta per l’abbigliamento, la cui quota sul totale cresce all’aumentare della capacità di spesa, è un ottimo esempio per comprendere come un bene necessario possa diventare edonistico o comunque un bene cosiddetto di “status”. La famiglia “basso-spendente” risponde infatti al bisogno con una spesa di circa 100 euro/mese che aumenta di circa l’80% nel caso della famiglia centrale e addirittura raddoppia ancora passando da questa alla famiglia “alto-spendente”: la differenza tra minimo e massimo, che si cifra in circa 250 euro/mese, esprime la preferenza delle famiglie con maggiori possibilità economiche per la marca, gli indumento di moda, gli accessori. Una simile progressione in termini di quote sulla spesa totale caratterizza anche l’aggregato del tempo libero, tipicamente considerato voluttuario, in quanto comprende i costi sostenuti per svago, divertimento, sport, benessere, e come tale ha una domanda caratterizzata da forte elasticità al reddito, oltre che al prezzo. La spesa destinata complessivamente al tempo libero è pari a circa 90 euro/mese per la famiglia “basso-spendente”, raddoppia nella famiglia media e si duplica nuovamente per la famiglia “alto-spendente”, arrivando ad un totale di oltre 365 euro/mese, ovvero il 15% della spesa corrente totale. Infine, per quanto riguarda i cosiddetti servizi alla famiglia, è interessante notare che la spesa diventa significativa solo nel caso delle famiglie più abbienti che destinano all’acquisto di tali beni e servizi circa 70 euro/mese. La differenze con le altre famiglie è giustificata dal fatto che trattandosi di servizi di supporto alla famiglia, sono più richiesti nelle famiglie in cui entrambe i coniugi hanno una occupazione stabile, cioè in quei nuclei in cui il reddito e la capacità di spesa sono superiori. Le preferenze delle famiglie sono guidate sia dalle caratteristiche socio-economiche del contesto abitativo in cui risiedono sia dal sistema di valori intrinseco nella società in cui sono inserite. Rientrano sicuramente nella prima categoria il livello del reddito, gli orari di
[ 156 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difďŹ coltĂ
lavoro, il tasso di pendolarismo, l’offerta di servizi pubblici e privati, mentre sono di carattere piĂš “culturaleâ€? la diffusione del lavoro femminile, la possibilitĂ di fare ricorso al supporto della “famiglia allargataâ€?, l’importanza attribuita ai beni che fanno “statusâ€?, etc. Un esercizio interessante è quello di cercare di isolare le differenze nella spesa che originano dal contesto economico, sociale e culturale in cui le famiglie sono inserite, osservato a partire dalla loro residenza anagrafica. 5BCFMMB 'BNJHMJB UJQP F TQFTB DPSSFOUF DPQQJB DPO GJHMJP B DBSJDP EJTUSJCV[JPOF QFS DMBTTJ EJ TQFTB TVM UFSSJUPSJP
1PWFSJ
# BTTP TQFOEFOUJ
. FEJP TQFOEFOUJ
"MUP TQFOEFOUJ
3 JDDIJ
/ PSE
$ FOUSP
4VE F *TPMF
*UBMJB
/ PSE
$ FOUSP
4VE F *TPMF
*UBMJB
/ PSE
$ FOUSP
4VE F *TPMF
*UBMJB
/ PSE
$ FOUSP
4VE F *TPMF
*UBMJB
/ PSE
$ FOUSP
4VE F *TPMF
*UBMJB
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
Si può osservare innanzitutto la distribuzione sul territorio della famiglia tipo individuata, distinta per le classi di consumo: si nota una maggiore diffusione delle famiglie “povereâ€? nel Mezzogiorno e delle famiglie “riccheâ€? nel Centro-Nord. Guardando inoltre alla distribuzione delle famiglie per classi di consumo emerge che quelle delle regioni meridionali riportano un livello di spesa inferiore a quello medio: le cinque classi di consumo calcolate sui decili della distribuzione delle famiglie italiane sono infatti distribuite in modo disomogeneo sul territorio nazionale. In particolare, le classi a minore consumo cioè il 10% di famiglie povere e
[ 157 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
le famiglie “basso-spendentiâ€?, circa il 30% della popolazione italiana, sono decisamente piĂš diffuse nel Mezzogiorno, arrivando a rappresentare oltre il 40% della popolazione (nel Nord sono meno del 25% del totale). In maniera speculare, la fascia alta della distribuzione, ovvero l’unione tra la famiglia “alto-spendentiâ€? e le famiglie “riccheâ€?, pesa nelle regioni del Sud e nelle Isole solo il 20%, mentre nel Nord la quota sale al 36%. Infine, il corpo della distribuzione, la famiglia centrale mostra una distribuzione territoriale lievemente piĂš omogenea, con una quota che si innalza al 44% nelle regioni del Centro e una minore presenza nelle regioni meridionali (37%). (SBGJDP 'BNJHMJB UJQP EJTUSJCV[JPOF HFPHSBGJDB EFMMF DMBTTJ EJ TQFTB DPSSFOUF NFOTJMF DPQQJB DPO GJHMJP B DBSJDP RVPUF
100 80 60
12 24 40
8 21
7 13
10 20
37 44
40
Ricchi Alto spendenti
40
24 20
19
20
18
0
6
8
Nord
Centro
19 Sud e Isole
10
Medio spendenti Basso spendenti Poveri
Italia
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
Data questa distribuzione delle famiglie, l’analisi di seguito sviluppata ha l’obiettivo di far luce sulla composizione della spesa delle tre diverse famiglie tipo, per comprendere come le preferenze e le prioritĂ variano sul territorio, a paritĂ di capacitĂ di spesa. Prima di addentrarci nella descrizione di tali differenze è utile ricordare che l’esercizio è condotto con riferimento alla coppia con figlio a carico precedentemente descritta. Concentrare l’analisi sulla spesa corrente che, per come sono state definite le classi di consumo, è pressochĂŠ identica nelle tre aree geografiche, consente inoltre di confrontare quote riferite ad un medesimo “monteâ€? di spesa. Nella tabella 4.7 vengono riportati tutti gli aggregati che compongono la spesa corrente, nonchĂŠ il dettaglio di alcune singole voci particolarmente significative in termini di contributo alla spesa complessiva. Nel caso della famiglia “basso spendenteâ€?, giĂ ad una prima osservazione si nota una discreta similitudine tra le regioni del Nord e quelle del Centro, che invece viene meno procedendo verso Sud.
[ 158 ]
$ PTUJ TQPTUBNFOUP QSJWBUP
$ BSCVSBOUF
4FSWJ[J BMMB GBNJHMJB
"CCJHMJBNFOUP
5 FNQP MJCFSP
) PCCZ
4WBHP F EJWFSUJNFOUJ
3 JTUPSBOUJ F # BS
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
5 0 5 "-& 41&4& $ 0 3 3 &/ 5 *
"MUSF TQFTF
$ PTUJ TQPTUBNFOUP QVCCMJDP
. PCJMJUh
3 JTDBMEBNFOUP
"MJNFOUBSF
6UFO[F EJ DVJ
&OFSHJB FMFUUSJDB
. BOVUFO[JPOF F DVSB EFMMB DBTB
"MMPHHJP
/PSE
$FOUSP
#BTTP TQFOEFOUJ
DPQQJB DPO GJHMJP B DBSJDP RVPUF QFS DMBTTJ EJ TQFTB NFOTJMF F UFSSJUPSJP
5BCFMMB 4QFTB DPSSFOUF EFMMF GBNJHMJF F UFSSJUPSJP
4VE F *TPMF
/PSE
$FOUSP
.FEJP TQFOEFOUJ
4VE F *TPMF
/PSE
$FOUSP
"MUP TQFOEFOUJ
4VE F *TPMF
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difямБcolt├а
[ 159 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
In particolare, per quanto riguarda le spese per l’alloggio, le famiglie residenti nel Nord e nel Centro Italia sostengono una spesa maggiore dovuta essenzialmente alle utenze. Il dato può sembrare anomalo dato il carattere “obbligato” di tali spese e considerato che talune voci, come i corrispettivi per l’utilizzo dell’energia elettrica e del gas naturale regolati dall’Autorità nazionale di settore, presentano elevati livelli di omogeneità geografica. Le differenze di spesa sono dunque dovute in parte a fattori climatici e in parte a corrispettivi, come quelli del servizio idrico, che invece presentano elevate differenze sul territorio. In particolare le regioni del Nord e del Centro sono caratterizzate da un clima più rigido che quindi comporta maggiori spese per il riscaldamento, al contrario nelle regioni del Sud le temperature sono più miti in inverno e particolarmente elevate in estate, il che determina un elevato consumo di energia elettrica riconducibile all’uso di condizionatori. Non va sottovalutato anche il minore grado di metanizzazione delle regioni meridionali ed insulari la cui conseguenza è quella di “obbligare” le famiglie ad utilizzare fonti energetiche meno efficienti, come l’energia elettrica, anche per il riscaldamento (si pensi alla diffusione di scaldabagni e stufe elettriche). Altra voce su cui si registrano differenze interessanti è quella per il condominio: la maggiore spesa registrata al Nord è riconducibile alla presenza di servizi di portineria, e alla presenza dell’ascensore, più frequente nei grandi centri urbani dove c’è una prevalenza di grandi condomini. Nel caso dell’alimentare c’è una progressiva caduta della spesa salendo verso Nord: tale andamento riflette inevitabilmente diversi stili di vita e una diversa considerazione del ruolo che svolge l’alimentazione nella vita quotidiana. Probabilmente anche a causa della minore femminilizzazione del mercato del lavoro, nelle regioni del Mezzogiorno il consumo alimentare è concentrato prevalentemente in casa, anche come momento “sociale”, mentre più diffusa al Nord è l’abitudine all’outdoor. Tra tutte le voci dell’alimentare peculiare è il caso del consumo di pesce, per il quale le famiglie del Sud spendono quasi il doppio rispetto a quelle del Nord. Per quanto riguarda la mobilità, le differenze geografiche mostrano una spesa minore rispetto alla media nazionale nelle regioni meridionali ed insulari, frutto di minori costi sia per lo spostamento privato che per quello pubblico, in entrambi i casi riconducibili probabilmente ad un tasso di pendolarismo più contenuto ed ai minori indici di occupazione. Il confronto tra Nord e Centro mostra, invece, un diverso approccio agli spostamenti: nel primo caso è più alta la spesa per il trasporto privato, mentre nel secondo emerge una buo-
[ 160 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difficoltà
na propensione all’utilizzo di mezzi pubblici, dato che probabilmente riflette i comportamenti nell’area metropolitana della capitale. Fortemente condizionate dallo stile di vita e, soprattutto, dalla diffusione del lavoro femminile è la spesa per i servizi alla famiglia, nella quale rientrano ad esempio i costi per baby-sitter, collaboratrici domestiche, scuolabus e mense scolastiche, spese che diventano obbligate in assenza di un supporto alla famiglia rappresentato, ad esempio, da parenti e familiari. La maggiore diffusione del lavoro femminile nelle regioni del Nord giustifica la maggiore spesa per tali servizi. Tale esborso viene controbilanciato nelle famiglie del Nord, ma anche del Centro, da una minore spesa per vestiti e calzature: tra le spiegazioni vi è una più elevata presenza di grandi superfici distributive, dove la gamma dei prodotti è sicuramente più ampia e maggiori sono le possibilità di risparmio. Infine, per quanto riguarda il tempo libero, dimensione dove più si esprime la componente “edonistica” del consumo, si nota una maggiore spesa nelle regioni del Nord e del Centro, riconducibile essenzialmente a quella per bar e ristoranti, dove entrano in gioco fattori legati sia alla quantità, e cioè alla frequenza delle consumazioni fuori casa, sia ai prezzi. Questo elemento conferma quanto prima accennato in merito alla spesa alimentare e la netta “spaccatura” dell’Italia nei confronti della tavola. Le differenze emerse nella famiglia “basso-spendente” sono in gran parte valide anche per la famiglia media e la famiglia “alto-spendenti”, a conferma che i gusti e le preferenze sono fortemente condizionati dal contesto territoriale, più che dalla capacità di spesa. Ciò nonostante è interessante vedere dove l’impatto geografico cede a motivazioni di tipo economico. Nello specifico, la famiglia media mostra nelle diverse aree geografiche minori differenze rispetto alla famiglia meno abbiente, quasi a suggerire che le principali differenze lungo lo stivale risiedono soprattutto nella modulazione delle “rinunce”, cioè nelle diverse strategie messe in atto per far quadrare il bilancio familiare. In particolare, con riferimento all’alloggio, si conferma solo la maggior spesa nel Nord e nel Centro per il riscaldamento, peraltro controbilanciata nelle regioni settentrionali dalle altre spese del comparto. Nelle regioni del Sud viene confermata una maggior propensione agli acquisti di beni alimentari e di abbigliamento, mentre nel caso della mobilità, a fronte di un uguale peso dell’aggregato, si inverte il ruolo del trasporto pubblico, la cui spesa diventa nelle regioni centrali relativamente più contenuta rispetto a quanto registrato in Italia.
[ 161 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
Infine, per quanto riguarda il tempo libero si nota una crescita omogenea in tutte le aree geografiche che non modifica quindi le differenze in quota sul totale. Nel caso della famiglia “alto-spendenteâ€? le differenze geografiche rappresentano una buona approssimazione dei gusti delle famiglie, in quanto la maggiore capacitĂ di spesa si sposta su quelle voci in cui c’è una maggiore discrezionalitĂ e che hanno una componente edonistica piĂš forte. Al Nord rimangono immutate le quote destinate all’alloggio – soprattutto per effetto delle altre utenze, quali l’abbonamento alla pay tv – e alla mobilitĂ , da ricondurre ai costi di manutenzione dei mezzi privati di trasporto. Crolla invece quanto destinato all’alimentare che viene spostato sull’abbigliamento e, ancor piĂš, sul tempo libero. Diversa è l’evidenza per le famiglie del Centro: alloggio e mobilitĂ , e in misura minore rispetto al Nord anche l’alimentare, perdono quota a favore soprattutto dell’abbigliamento, che guadagna 5 punti percentuali nella graduatoria di spesa, e dei servizi alla famiglia che “raggiungonoâ€? il livello delle famiglie settentrionali. Infine, nelle regioni meridionali, dove l’alimentare continua comunque a rimanere in testa nella graduatoria della spesa, la maggiore capacitĂ di spesa viene destinata prevalentemente a mobilitĂ , abbigliamento e, in misura minore, al tempo libero, ma non ai servizi di supporto alla famiglia.
3JRVBESP -F EJGGFSFO[F SFHJPOBMJ EFMMB TQFTB -¹BOBMJTJ FGGFUUVBUB TVMMB GBNJHMJB UJQP OFMMF EJWFSTF BSFF HFPHSBšDIF IB NFTTP JO MVDF JOUFSFTTBOUJ QFDVMJBSJUh OFJ NPEFMMJ EJ DPOTVNP 1FS FTBNJOBSF DPO NBH HJPS EFUUBHMJP RVFTUF EJGGFSFO[F o PQQPSUVOP TPGGFSNBSTJ TVMMB TQFTB NFEJB QSP DBQJUF OFMMF SFHJPOJ F OFMMP TQFDJšDP BMMF WPDJ EJ TQFTB TV DVJ MB TJOHPMB SFHJPOF SFHJTUSB MB NBHHJPSF EJGGFSFO[B EJ TFHOP QPTJUJWP F EJ TFHOP OFHBUJWP SJTQFUUP BMMB NFEJB JUBMJBOB PWWFSP MF DPTJEEFUUF ŽUPQ ¯ F ŽCPUUPN ¯ 6UJMJ[[BSF JM EBUP QSP DBQJUF DPOTFOUF EJ FTDMVEFSF MB WBSJBCJMJUh EPWVUB BMMB EJNFOTJPOF EFJ OVDMFJ GBNJMJBSJ JOPMUSF PSEJOBSF SJTQFUUP BMMF EJGGFSFO[F BTTPMVUF JO FVSP DPOTFOUF EJ DPHMJFSF MF WPDJ DIF TFHOBOP MF NBHHJPSJ WBSJB[JPOJ NB DIF DPOUFNQPSBOFBNFO UF TPOP QJ} TJHOJšDBUJWF TVMMB TQFTB UPUBMF *O HFOFSBMF J DPNQBSUJ EPWF TJ SFHJTUSBOP J NBHHJPSJ TDPTUBNFOUJ TPOP M¹BMMPHHJP M¹BMJNFOUBSF J CFOJ EVSFWPMJ F JM UFNQP MJCFSP / FM EFUUBHMJP QFS M¹BMMPHHJP TJ DPOGFSNB MB EJTUJO[JPOF USB SFHJPOJ HFPHSBšDIF SJTQFUUP BMM¹BCJUB[JPOF QSJODJQBMF DIF TJ FTQMJDJUB EB VO MBUP JO VOB NBHHJPSF DPO
[ 162 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difficoltà
DFOUSB[JPOF EJ GBNJHMJF JO BG¹UUP F EBMM±BMUSB JO VO DBOPOF EJ BG¹UUP QJ} BMUP Ä JM DBTP BE FTFNQJP EFM -B[JP EPWF M±FMFWBUP DPTUP EFMM±BG¹UUP o JO HSBO QBSUF SJDPO EVDJCJMF BMM±JNQBUUP EFMMB DBQJUBMF EFMMB $ BNQBOJB EPWF BM DPOUSBSJP MB TQFTB NFEJB FMFWBUB EJQFOEF EB VOB QFSDFOUVBMF QJ} BMUB EJ GBNJHMJF JO BG¹UUP F EFMMB -JHVSJB EPWF FOUSBNCF MF WBSJBCJMJ TPOP TVQFSJPSJ BMMB NFEJB JUBMJBOB
ITALIA
Sardegna
Sicilia
Calabria
Puglia
Basilicata
Campania
Molise
Abruzzo
Lazio
Umbria
Marche
Toscana
Emilia Romagna
Liguria
Veneto Friuli V.G.
350 300 250 200 150 100 50 0
Piemonte e Valle d'Aosta Lombardia Trentino A.A.
'BNJHMJF JO BGGJUUP 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0%
canone medio procapite % famiglie in affitto
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ *TUBU
*OPMUSF OFM DBTP EFM SJTDBMEBNFOUP JM EBUP NFEJP EJTUJOUP QFS BSFB HFPHSB¹DB NPTUSBWB VOB NBHHJPS TQFTB OFM / PSE QFS MF CPMMFUUF EJ HBT NFUBOP SJDPOEVDJ CJMF DPNF EFUUP B RVFTUJPOJ DMJNBUJDIF OPODIn BE VO EJWFSTP HSBEP EJ NFUBOJ[ [B[JPOF " DPOGFSNB EJ DJx J EBUJ EJ BMDVOF SFHJPOJ NPTUSBOP M±FGGFUUP TPTUJUV[JP OF EFM HBT EJ SFUF DPO BMUSJ DPNCVTUJCJMJ JM LFSPTFOF JO 5 SFOUJOP DBSCPOF F MFHOB JO # BTJMJDBUB F $ BMBCSJB JM HBT JO CPNCPMF JO 4BSEFHOB "MUSF WPDJ TV DVJ TJ WFEF CFOF M±FGGFUUP TPTUJUV[JPOF o MB TQFTB BMJNFOUBSF DPO USBQQPTUB B RVFMMB QFS J QBTUJ GVPSJ DBTB PWWFSP QSBO[J F DFOF JO SJTUPSBOUJ F USBU UPSJF o JM DBTP EFM 1JFNPOUF F EFM 5 SFOUJOP DIF BNBOP DFOBSF GVPSJ F EBMM±BMUSP MBUP EJ 1VHMJB F $ BNQBOJB DIF JOWFDF QSFGFSJTDPOP J DPOTVNJ JOEPPS *OPMUSF QSPQSJP JO RVFTUF EVF SFHJPOJ PMUSF B 4JDJMJB F . PMJTF TJ SFHJTUSB VO FMFWBUP DPO TVNP EJ QFTDF DIF UJFOF BMUP JM WBMPSF NFEJP OB[JPOBMF -±BDRVJTUP EJ CFOJ EVSF WPMJ JOºVFO[BUP DPNF BNQJBNFOUF FTQPTUP EBM DJDMP FDPOPNJDP DPOGFSNB JM EJWFSTP JNQBUUP EFMMB DSJTJ TVMMF SFHJPOJ JUBMJBOF *M EBUP EFMM±BVUP DPOTVNP DIF NFHMJP SBQQSFTFOUB MB DBUFHPSJB EFJ EVSFWPMJ NPTUSB VOB TQFTB FMFWBUB JO -PNCBSEJB FE &NJMJB 3 PNBHOB F VOB TQFTB NPMUP DPOUFOVUB JO RVBTJ UVUUF MF SFHJPOJ EFM $ FOUSP 4VE . BSDIF 6NCSJB "CSV[[P . PMJTF $ BNQBOJB 1VHMJB # BTJMJDBUB $ BMBCSJB F 4JDJMJB IBOOP VOB TQFTB NFEJB EJ NPMUP JOGFSJPSF B RVFMMB JUBMJBOB -B EJGGFSFO[B OPO o UBOUP SJDPOEVDJCJMF BM UJQP EJ BVUP BDRVJTUBUP F RVJO EJ BM DPTUP FGGFUUJWBNFOUF TPTUFOVUP RVBOUP BMMB NBHHJPSF P NJOPSF EJGGVTJPOF EFMM±BDRVJTUP
[ 163 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
%JGGFSFO[F SFHJPOBMJ EJ TQFTB NBHHJPSJ EJTUBO[F EBMMB NFEJB JUBMJBOB
%JGGFSFO[B DPO 4QFTB NFEJB NFEJB *UBMJB FVSP FVSP NFTF
NFTF
1JFNPOUF F 7BMMF Eยฑ"PTUB 5PQ
*OEJDF CBTF NFEJB *UBMJB
3 JTDBMEBNFOUP DFOUSBMJ[[BUP
3 JTUPSBOUJ F 5 SBUUPSJF
"SSFEBNFOUP
( BT NFUBOP
"GยนUUP #PUUPN
$ BSOF TVJOB
$ BSOF CPWJOB BEVMUB
"CCJHMJBNFOUP EPOOB
"VUP VTBUB
&OFSHJB FMFUUSJDB 5 PUBMF TQFTB NFEJB FVSP NFTF
'POUF FMBCPSB[JPOF SFG TV EBUJ *TUBU
%JGGFSFO[F SFHJPOBMJ EJ TQFTB NBHHJPSJ EJTUBO[F EBMMB NFEJB JUBMJBOB
4QFTB NFEJB FVSP NFTF
-PNCBSEJB 5PQ
%JGGFSFO[B DPO NFEJB *UBMJB FVSP NFTF
*OEJDF CBTF NFEJB *UBMJB
"VUP OVPWB
( JUF FTUFSP
1FOTJPOF DPNQMFUB *UBMJB
( BT NFUBOP
$ POEPNJOJP
#PUUPN
$ BSOF TVJOB
1FTDF
$ BSOF CPWJOB
( BT CPNCPMF
$ BSCPOF F MFHOB
5PUBMF TQFTB NFEJB FVSP NFTF
'POUF FMBCPSB[JPOF SFG TV EBUJ *TUBU
[ 164 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difficoltà
%JGGFSFO[F SFHJPOBMJ EJ TQFTB NBHHJPSJ EJTUBO[F EBMMB NFEJB JUBMJBOB
4QFTB NFEJB FVSP NFTF
5SFOUJOP "MUP "EJHF 5PQ
%JGGFSFO[B DPO NFEJB *UBMJB FVSP NFTF
*OEJDF CBTF NFEJB *UBMJB
%FOUJTUB
"G¹UUP
"SSFEBNFOUP
3 JTUPSBOUJ F 5 SBUUPSJF
, FSPTFOF F BMUSJ DPNCVTUJCJMJ
#PUUPN
"TTJDVSB[JPOF WFJDPMJ
$ BSOF CPWJOB
1FTDF
( BT NFUBOP
5PUBMF TQFTB NFEJB FVSP NFTF
. FEJDJOBMJ
'POUF FMBCPSB[JPOF SFG TV EBUJ *TUBU
%JGGFSFO[F SFHJPOBMJ EJ TQFTB NBHHJPSJ EJTUBO[F EBMMB NFEJB JUBMJBOB
4QFTB NFEJB FVSP NFTF
7FOFUP 5PQ
%JGGFSFO[B DPO NFEJB *UBMJB FVSP NFTF
*OEJDF CBTF NFEJB *UBMJB
. BOVUFO[JPOF F SJQBSB[JPOF WFJDPMJ
. PCJMJ
( BT NFUBOP
3 JGBDJNFOUJ FTUFSOJ
"VUP OVPWB
"G¹UUP
1FTDF
#PUUPN
1BOF 3 JTDBMEBNFOUP DFOUSBMJ[[BUP
$ BSOF CPWJOB 5PUBMF TQFTB NFEJB FVSP NFTF
'POUF FMBCPSB[JPOF SFG TV EBUJ *TUBU
[ 165 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
%JGGFSFO[F SFHJPOBMJ EJ TQFTB NBHHJPSJ EJTUBO[F EBMMB NFEJB JUBMJBOB
4QFTB NFEJB FVSP NFTF
'SJVMJ 7FOF[JB (JVMJB 5PQ
%JGGFSFO[B DPO NFEJB *UBMJB FVSP NFTF
*OEJDF CBTF NFEJB *UBMJB
"VUP OVPWB
3 JGBDJNFOUJ FTUFSOJ
. BOVUFO[JPOF F SJQBSB[JPOF WFJDPMJ
*OยนTTJ 3 JTUPSBOUJ F 5 SBUUPSJF #PUUPN
1FOTJPOF DPNQMFUB *UBMJB
1BSSVDDIJFSF &TUFUJTUB
1FTDF
"GยนUUP
$ BSOF CPWJOB 5PUBMF TQFTB NFEJB FVSP NFTF
'POUF FMBCPSB[JPOF SFG TV EBUJ *TUBU
%JGGFSFO[F SFHJPOBMJ EJ TQFTB NBHHJPSJ EJTUBO[F EBMMB NFEJB JUBMJBOB
-JHVSJB 5PQ
4QFTB NFEJB FVSP NFTF
%JGGFSFO[B DPO NFEJB *UBMJB FVSP NFTF
*OEJDF CBTF NFEJB *UBMJB
"GยนUUP
$ POEPNJOJP
%FOUJTUB
3 JGBDJNFOUJ FTUFSOJ
"TTJTUFO[B EJTBCJMJ
. BOVUFO[JPOF F SJQBSB[JPOF WFJDPMJ
"VUP OVPWB
&OFSHJB FMFUUSJDB
"SSFEBNFOUP
1F[[J SJDBNCJP WFJDPMJ
#PUUPN
5PUBMF TQFTB NFEJB FVSP NFTF
'POUF FMBCPSB[JPOF SFG TV EBUJ *TUBU
[ 166 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difficoltà
%JGGFSFO[F SFHJPOBMJ EJ TQFTB NBHHJPSJ EJTUBO[F EBMMB NFEJB JUBMJBOB
4QFTB NFEJB FVSP NFTF
&NJMJB 3PNBHOB 5PQ
%JGGFSFO[B DPO NFEJB *UBMJB FVSP NFTF
"VUP OVPWB
*OEJDF CBTF NFEJB *UBMJB
( BT NFUBOP
3 JTUPSBOUJ F 5 SBUUPSJF
. BOVUFO[JPOF F SJQBSB[JPOF WFJDPMJ
( BTPMJP NPUP
5 JOUFHHJBUVSB
"VUP VTBUB
$ BSOF CPWJOB
"G¹UUP
5PUBMF TQFTB NFEJB FVSP NFTF
4QFTB NFEJB FVSP NFTF
%JGGFSFO[B DPO NFEJB *UBMJB FVSP NFTF
*OEJDF CBTF NFEJB *UBMJB
#PUUPN
1FTDF
'POUF FMBCPSB[JPOF SFG TV EBUJ *TUBU
%JGGFSFO[F SFHJPOBMJ EJ TQFTB NBHHJPSJ EJTUBO[F EBMMB NFEJB JUBMJBOB
5PTDBOB 5PQ
( BT NFUBOP
"G¹UUP
"VUP VTBUB
$ BSCVSBOUJ
&OFSHJB FMFUUSJDB
#PUUPN
. PCJMJ
3 JTDBMEBNFOUP DFOUSBMJ[[BUP
1FOTJPOF DPNQMFUB *UBMJB
"SSFEBNFOUP
$ POEPNJOJP
5PUBMF TQFTB NFEJB FVSP NFTF
'POUF FMBCPSB[JPOF SFG TV EBUJ *TUBU
[ 167 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
%JGGFSFO[F SFHJPOBMJ EJ TQFTB NBHHJPSJ EJTUBO[F EBMMB NFEJB JUBMJBOB
4QFTB NFEJB FVSP NFTF
6NCSJB 5PQ
%JGGFSFO[B DPO NFEJB *UBMJB FVSP NFTF
$ BSOF CPWJOB
*OEJDF CBTF NFEJB *UBMJB
( BT NFUBOP
( BTPMJP NPUP
%FOUJTUB
"VUP VTBUB #PUUPN
( JUF FTUFSP
-JCFSJ QSPGFTTJPOJTUJ
$ POEPNJOJP
"VUP OVPWB
"GยนUUP
5PUBMF TQFTB NFEJB FVSP NFTF
'POUF FMBCPSB[JPOF SFG TV EBUJ *TUBU
%JGGFSFO[F SFHJPOBMJ EJ TQFTB NBHHJPSJ EJTUBO[F EBMMB NFEJB JUBMJBOB
4QFTB NFEJB FVSP NFTF
.BSDIF 5PQ
%JGGFSFO[B DPO NFEJB *UBMJB FVSP NFTF
*OEJDF CBTF NFEJB *UBMJB
( BT NFUBOP
( BTPMJP NPUP
*NQJBOUP SJTDBMEBNFOUP 1BSSVDDIJFSF &TUFUJTUB
$ BSOF CPWJOB
#PUUPN
1FOTJPOF DPNQMFUB *UBMJB
$ POEPNJOJP
( JUF FTUFSP
"GยนUUP
"VUP OVPWB
5PUBMF TQFTB NFEJB FVSP NFTF
'POUF FMBCPSB[JPOF SFG TV EBUJ *TUBU
[ 168 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difficoltà
%JGGFSFO[F SFHJPOBMJ EJ TQFTB NBHHJPSJ EJTUBO[F EBMMB NFEJB JUBMJBOB
4QFTB NFEJB FVSP NFTF
-B[JP 5PQ
%JGGFSFO[B DPO NFEJB *UBMJB FVSP NFTF
*OEJDF CBTF NFEJB *UBMJB
"G¹UUP
3 JGBDJNFOUJ FTUFSOJ
$ POEPNJOJP
"TTJDVSB[JPOF WFJDPMJ "TTJTUFO[B EJTBCJMJ #PUUPN
1BSSVDDIJFSF &TUFUJTUB
$ BSCVSBOUJ
"SSFEBNFOUP
"VUP OVPWB
( BT NFUBOP
5PUBMF TQFTB NFEJB FVSP NFTF
'POUF FMBCPSB[JPOF SFG TV EBUJ *TUBU
%JGGFSFO[F SFHJPOBMJ EJ TQFTB NBHHJPSJ EJTUBO[F EBMMB NFEJB JUBMJBOB
"CSV[[P 5PQ
4QFTB NFEJB FVSP NFTF
%JGGFSFO[B DPO NFEJB *UBMJB FVSP NFTF
*OEJDF CBTF NFEJB *UBMJB
$ BSOF CPWJOB
"CCJHMJBNFOUP VPNP
( BT NFUBOP
1FTDF
. FEJDJOBMJ
#PUUPN
1FOTJPOF DPNQMFUB *UBMJB
( JUF FTUFSP
$ POEPNJOJP
"VUP OVPWB
"G¹UUP
5PUBMF TQFTB NFEJB FVSP NFTF
'POUF FMBCPSB[JPOF SFG TV EBUJ *TUBU
[ 169 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
%JGGFSFO[F SFHJPOBMJ EJ TQFTB NBHHJPSJ EJTUBO[F EBMMB NFEJB JUBMJBOB
4QFTB NFEJB FVSP NFTF
.PMJTF 5PQ
"SSFEBNFOUP
%JGGFSFO[B DPO NFEJB *UBMJB FVSP NFTF
*OEJDF CBTF NFEJB *UBMJB
5 JOUFHHJBUVSB
1FTDF
$ BSOF CPWJOB
$ BSCVSBOUJ
$ POEPNJOJP
"VUP OVPWB
"GยนUUP
5PUBMF TQFTB NFEJB FVSP NFTF
( JPDIJ F TDPNNFTTF #PUUPN
"TTJDVSB[JPOF WFJDPMJ
'POUF FMBCPSB[JPOF SFG TV EBUJ *TUBU
%JGGFSFO[F SFHJPOBMJ EJ TQFTB NBHHJPSJ EJTUBO[F EBMMB NFEJB JUBMJBOB
4QFTB NFEJB FVSP NFTF
$BNQBOJB 5PQ
%JGGFSFO[B DPO NFEJB *UBMJB FVSP NFTF
*OEJDF CBTF NFEJB *UBMJB
"GยนUUP
1FTDF
( BT CPNCPMF
$ BSOF TVJOB
$ SPTUBDFJ
3 JTUPSBOUJ F 5 SBUUPSJF
$ BSCVSBOUJ
( BT NFUBOP
"VUP OVPWB
#PUUPN
. BOVUFO[JPOF F SJQBSB[JPOF WFJDPMJ
5PUBMF TQFTB NFEJB FVSP NFTF
'POUF FMBCPSB[JPOF SFG TV EBUJ *TUBU
[ 170 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difficoltà
%JGGFSFO[F SFHJPOBMJ EJ TQFTB NBHHJPSJ EJTUBO[F EBMMB NFEJB JUBMJBOB
1VHMJB 5PQ
1FTDF
4QFTB NFEJB FVSP NFTF
%JGGFSFO[B DPO NFEJB *UBMJB FVSP NFTF
*OEJDF CBTF NFEJB *UBMJB
$ BSOF FRVJOB
$ SPTUBDFJ
-BWBOEFSJB
( JPJFMMJ
#PUUPN
$ POEPNJOJP
( BT NFUBOP
3 JTUPSBOUJ F 5 SBUUPSJF
"G¹UUP
"VUP OVPWB
5PUBMF TQFTB NFEJB FVSP NFTF
'POUF FMBCPSB[JPOF SFG TV EBUJ *TUBU
%JGGFSFO[F SFHJPOBMJ EJ TQFTB NBHHJPSJ EJTUBO[F EBMMB NFEJB JUBMJBOB
#BTJMJDBUB 5PQ
4QFTB NFEJB FVSP NFTF
%JGGFSFO[B DPO NFEJB *UBMJB FVSP NFTF
*OEJDF CBTF NFEJB *UBMJB
"CCJHMJBNFOUP VPNP
1F[[J SJDBNCJP WFJDPMJ
$ BSCPOF F MFHOB $ POWJUUP
"DRVB
#PUUPN
"TTJDVSB[JPOF WFJDPMJ
$ POEPNJOJP
3 JTUPSBOUJ F 5 SBUUPSJF "VUP OVPWB "G¹UUP 5PUBMF TQFTB NFEJB FVSP NFTF
'POUF FMBCPSB[JPOF SFG TV EBUJ *TUBU
[ 171 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
%JGGFSFO[F SFHJPOBMJ EJ TQFTB NBHHJPSJ EJTUBO[F EBMMB NFEJB JUBMJBOB
4QFTB NFEJB FVSP NFTF
$BMBCSJB 5PQ
%JGGFSFO[B DPO NFEJB *UBMJB FVSP NFTF
*OEJDF CBTF NFEJB *UBMJB
$ BSCPOF F MFHOB
$ BSOF CPWJOB
&OFSHJB FMFUUSJDB
1PNPEPSJ GSFTDIJ
*NQJBOUP FMFUUSJDP
( BT NFUBOP
"VUP OVPWB
#PUUPN
3 JTUPSBOUJ F 5 SBUUPSJF . BOVUFO[JPOF F SJQBSB[JPOF WFJDPMJ
"GยนUUP 5PUBMF TQFTB NFEJB FVSP NFTF
'POUF FMBCPSB[JPOF SFG TV EBUJ *TUBU
%JGGFSFO[F SFHJPOBMJ EJ TQFTB NBHHJPSJ EJTUBO[F EBMMB NFEJB JUBMJBOB
4QFTB NFEJB FVSP NFTF
4JDJMJB 5PQ
%JGGFSFO[B DPO NFEJB *UBMJB FVSP NFTF
*OEJDF CBTF NFEJB *UBMJB
1FTDF
&OFSHJB FMFUUSJDB
$ BSOF CPWJOB
. FEJDJOBMJ
5 PWBHMJPMJ
3 JTUPSBOUJ F 5 SBUUPSJF
"GยนUUP
#PUUPN
. BOVUFO[JPOF F SJQBSB[JPOF WFJDPMJ
"VUP OVPWB
( BT NFUBOP
5PUBMF TQFTB NFEJB FVSP NFTF
'POUF FMBCPSB[JPOF SFG TV EBUJ *TUBU
[ 172 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difďŹ coltĂ
%JGGFSFO[F SFHJPOBMJ EJ TQFTB NBHHJPSJ EJTUBO[F EBMMB NFEJB JUBMJBOB
4BSEFHOB 5PQ
4QFTB NFEJB FVSP NFTF
%JGGFSFO[B DPO NFEJB *UBMJB FVSP NFTF
*OEJDF CBTF NFEJB *UBMJB
&OFSHJB FMFUUSJDB
( BT CPNCPMF
$ BSCPOF F MFHOB
$ BSOF TVJOB
. FEJDJOBMJ #PUUPN
( JUF FTUFSP
3 JTUPSBOUJ F 5 SBUUPSJF
"VUP OVPWB
( BT NFUBOP
5PUBMF TQFTB NFEJB FVSP NFTF
"GšUUP
'POUF FMBCPSB[JPOF SFG TV EBUJ *TUBU
*OšOF TVM WFSTBOUF EFM UFNQP MJCFSP MF TQFTF QJ} TJHOJšDBUJWF F TV DVJ TJ SJTDPO USBOP MF NBHHJPSJ EJGGFSFO[F TPOP RVFMMF QFS J WJBHHJ JO HFOFSBMF TJ OPUB VOB NBHHJPSF QSPQFOTJPOF QFS MF WBDBO[F OFMMF SFHJPOJ TFUUFOUSJPOBMJ TPQSBUUVUUP JO -PNCBSEJB F 'SJVMJ NFOUSF VO BQQJBUUJNFOUP TVM MJWFMMP NFEJP OFMMF BMUSF SFHJPOJ DPO VOB TDBSTB QSPQFOTJPOF BE BOEBSF BMM¹FTUFSP DPNF OFM DBTP EJ "CSV[[P F . PMJTF / FMMF UBWPMF DIF TFHVPOP TJ SJQPSUBOP QFS NFNPSJB MF QSJODJQBMJ EJGGFSFO[F OFJ DPOTVNJ EFMMF SFHJPOJ SJTQFUUP BMMB NFEJB OB[JPOBMF
-F QSPTQFUUJWF EFJ DPOTVNJ OFM USJFOOJP L’andamento dei consumi nel triennio 2008-2010, caratterizzato dalla peggiore crisi economica del secondo dopoguerra, è stato complessivamente negativo. Il 2010 ha quindi descritto una prima inversione di tendenza dopo una fase cedente dei volumi di spesa. L’incremento dei consumi osservato lo scorso anno è riconducibile, però, in buona misura, alla compressione del tasso di risparmio che continua a contrarsi anche nel 2011. Vi sono però non poche perplessità sul mantenimento di tale tendenza nel lungo periodo: in altre parole, fino a quando è possibile garantire la tenuta dei livelli di spesa accentuando la compressione dei risparmi? Le prospettive per il reddito disponibile, difatti, non sono particolarmente rosee risentendo, come visto nei precedenti capitoli,
[ 173 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
della sostanziale stagnazione dell’economia italiana nel suo complesso e del miglioramento molto graduale del mercato del lavoro. La crescita del reddito da lavoro dipendente verrà certamente contenuta dalla modesta dinamica salariale; sebbene la struttura dei rinnovi contrattuali limiti gli effetti negativi sui salari di un mercato del lavoro ancora in stato critico, è plausibile che il taglio agli aumenti retributivi nel settore pubblico, introdotti con la manovra nel 2010 e rinnovati recentemente, possa avere effetti di contagio sui salari privati e comunque frenare la crescita complessiva delle retribuzioni. 5BCFMMB -F QSFWJTJPOJ SFG TVJ DPOTVNJ JUBMJBOJ WBSJB[JPOJ NFEJF BOOVF B QSF[[J DPTUBOUJ
3 FUSJCV[JPOJ QSP DBQJUF
%FÂşBUPSF EFJ DPOTVNJ 3 FUSJCV[JPOJ QSP DBQJUF SFBMJ 6OJUh EJ MBWPSP EJQFOEFOUJ
QSFWJTJPOJ SFG
3 FEEJUP EJTQPOJCJMF SFBMF
$ POTVNJ OB[JPOBMJ B QSF[[J DPTUBOUJ
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG
L’accelerazione dell’inflazione, per effetto delle tensioni sui prezzi delle materie prime, impatta poi in senso ampiamente negativo sulla dinamica reale dei salari. Infine, oltre all’inflazione, ad influenzare negativamente l’andamento del potere d’acquisto delle famiglie vi è naturalmente soprattutto la politica fiscale. In questo senso, in un contesto in cui una correzione delle finanze pubbliche non appare procrastinabile, non possono essere escluse inversioni nella tendenza della propensione al consumo da parte delle famiglie: l’elevata incertezza sullo stato dell’economia, gli effetti ricchezza negativi derivanti dalle tensioni sui rendimenti di titoli di Stato, l’andamento cedente del mercato azionario e la stagnazione dell’immobiliare hanno comportato una riduzione della ricchezza delle famiglie italiane, e la prospettiva di ulteriori correzioni del bilancio pubblico potrebbe tradursi in un recupero del tasso di risparmio legato all’interiorizzazione di attese meno favorevoli per i prossimi anni da parte delle famiglie. Queste premesse sono alla base dello scenario di previsione dei consumi delle famiglie italiane nel prossimo triennio, in media attesi crescere
[ 174 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difďŹ coltĂ
a tassi molto contenuti. Nel triennio di previsione, 2011-2013, il tasso medio annuo di incremento dei consumi delle famiglie italiane non supera lo 0,4% annuo e si presenta comunque in decellerazione. Dato il modesto ritmo di incremento previsto, solo nel 2013 la spesa complessiva delle famiglie sarà tornata sui livelli pre crisi. Lo stesso, però, non si potrà dire per la spesa pro capite che, in base allo scenario di previsione e alle ipotesi sulla crescita demografica, resteranno su livelli inferiori rispetto a quelli toccati prima della crisi, quando peraltro risultavano sostanzialmente stagnanti in termini reali. (SBGJDP $POTVNJ QSP DBQJUF  QSFWJTJPOJ JOEJDF CBTF
125 120 1 15 1 10 105 100 95 1990
1992
1994
1996
1998
2000
2002
2004
2006
2008
2010
2012
'POUF QSFWJTJPOJ SFG QFS "ODD $ PPQ
L’andamento complessivo della spesa per consumi si declina, naturalmente, in maniera diversa tra le diverse voci. Ci sono infatti capitoli di spesa piÚ sensibili di altri al ciclo, come i durevoli; ci sono tendenze specifiche ad alcune tipologie di consumo, che risentono di mutamenti sociali, demografici, nei gusti e nelle abitudini. Inoltre, per effetto dell’emergere di nuovi bisogni, ci sono nuovi beni che guadagnano peso nelle decisioni di spesa, mentre altre voci di consumo sono state ridimensionate. Sebbene tali cambiamenti siano poco evidenti nel confronto tra un anno e l’altro, ma si rilevino su periodi piÚ lunghi, è anche vero che tratteggiano delle tendenze lungo le quali si muove la spesa, al di là delle oscillazioni dovute al ciclo. La spesa alimentare, che rappresenta oramai circa il 14% della spesa complessiva (una quota considerevole, seppur in ridimensionamento rispetto al passato), è prevista restare in diminuzione. Nel triennio 2011-2013 il tasso medio annuo di variazione è previsto restare negativo (-0,4% in media all’anno). La spesa alimentare sta mostrando ormai da parecchi anni un’evoluzione piuttosto debole, inferiore a quella della spesa complessiva; la ridotta crescita risente dei mutamenti demografici e di quelli sociali.
[ 175 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
5BCFMMB -F QSFWJTJPOJ SFG TVJ DPOTVNJ JUBMJBOJ BMJNFOUBSJ CFWBOEF F UBCBDDIJ WBSJB[JPOJ NFEJF BOOVF B QSF[[J DPTUBOUJ
QSFWJTJPOJ SFG
"MJNFOUBSJ F CFWBOEF OPO BMDPMJDIF
( FOFSJ BMJNFOUBSJ
# FWBOEF OPO BMDPMJDIF DBGGo Uo F DBDBP
# FWBOEF BMDPMJDIF UBCBDDP OBSDPUJDJ
# FWBOEF BMDPMJDIF
5 BCBDDIJ
"MJNFOUBSJ F CFWBOEF OPO BMDPMJDIF
1BOF F DFSFBMJ
$ BSOF
1FTDF
-BUUF GPSNBHHJ F VPWB
0 MJ F HSBTTJ
'SVUUB
7FHFUBMJ JODMVTF MF QBUBUF
;VDDIFSP NBSNFMMBUB NJFMF TDJSPQQJ DJPDDPMBUP F QBTUJDDFSJB
( FOFSJ BMJNFOUBSJ O B D
$ BGGo Uo F DBDBP
"DRVF NJOFSBMJ CFWBOEF HBTTBUF F TVDDIJ
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG QFS "ODD $ PPQ
Da una parte, infatti, la popolazione italiana fino all’inizio degli anni duemila ha mostrato un andamento di sostanziale stagnazione, con la cosiddetta “crescita zeroâ€? che solo l’aumento dei flussi migratori ha interrotto. Inoltre, pur con l’apporto positivo del saldo migratorio, prosegue il fenomeno di progressivo invecchiamento della societĂ : l’etĂ media è ormai sopra i quarant’anni. Si osserva in generale che con l’aumentare dell’etĂ si riducono i consumi alimentari, date le minori necessitĂ caloriche, il condizionamento delle diete alle esigenze di salute proprie della popolazione piĂš anziana; ne deriva, in media, una ridotta crescita dei consumi alimentari pro capite. Altri fattori che hanno determinato un ridimensionamento della spesa alimentare sono l’affermarsi delle famiglie mononucleari, la crescente femminilizzazione del mercato del lavoro e la crescente diffusione di pause brevi durante la giornata lavorativa,
[ 176 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difďŹ coltĂ
che hanno portato un mutamento del modello alimentare, privilegiando i pasti fuori casa e quindi lo spostamento della spesa dai generi alimentari ai consumi presso gli esercizi pubblici (bar e ristoranti). Non è da trascurare inoltre il processo di progressivo allineamento con i modelli di consumo degli altri paesi europei nei confronti dei quali l’Italia mantiene – come si è giĂ sottolineato – i piĂš alti livelli di consumo alimentare procapite. Ad ogni modo, la generale debolezza della spesa alimentare nello scenario di previsione caratterizza un po’ tutte le principali voci. Le contrazioni piĂš ampie sono invece previste per la spesa nel capitolo “Carneâ€? e in quello “Oli e grassiâ€?, effetto anche di un progressivo mutamento delle abitudini alimentari, a favore di un’alimentazione piĂš sana, dati anche gli allarmi circa la crescente obesitĂ della popolazione italiana. Il capitolo del Vestiario e calzature ha registrato negli ultimi anni un andamento pressochĂŠ stagnante; se durante il biennio di recessione la spesa per tale voce ha conosciuto una contrazione marcata (soprattutto per quanto riguarda le calzature), nel periodo pre-crisi l’andamento non è stato particolarmente vivace. Qualche spunto potrebbe derivare dalla necessitĂ di rinnovamento dei beni, il cui ciclo di vita non è molto lungo; ma la mancata ripresa dei bilanci familiari, che continuano a sperimentare grosse difficoltĂ , non permette recuperi della spesa. Oltretutto ci sono anche in questo caso dei fattori demografici all’origine della tendenza stagnante della spesa, legati all’invecchiamento della popolazione. A ciò si sommano mutamenti nell’offerta, che spinge i consumatori, soggetti a vincoli maggiormente stringenti di bilancio, a riposizionarsi su standard di spesa piĂš bassi, verso prodotti di minore valore unitario. 5BCFMMB -F QSFWJTJPOJ SFG TVJ DPOTVNJ JUBMJBOJ WFTUJBSJP F DBM[BUVSF WBSJB[JPOJ NFEJF BOOVF B QSF[[J DPTUBOUJ
7FTUJBSJP F DBM[BUVSF
ÂŹ "CCJHMJBNFOUP ÂŹ $ BM[BUVSF
QSFWJTJPOJ SFG
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG QFS "ODD $ PPQ
In prospettiva, quindi, la spesa per l’acquisto di abbigliamento e calzature è prevista continuare a contrarsi anche nel triennio 2011-2013; si riduce soprattutto la spesa per calzature, ad un tasso medio annuo dell’1,6%. Le spese per la casa rappresentano da sole quasi un quinto dei consumi
[ 177 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
totali: la maggior parte delle voci che costituiscono tale capitolo di spesa sono difficilmente comprimibili. 5BCFMMB -F QSFWJTJPOJ SFG TVJ DPOTVNJ JUBMJBOJ DBTB WBSJB[JPOJ NFEJF BOOVF B QSF[[J DPTUBOUJ
"CJUB[JPOF
'JUUJ FGGFUUJWJ 'JUUJ JNQVUBUJ
QSFWJTJPOJ SFG
. BOVUFO[JPOF F SJQBSB[JPOF EFMMÂąBCJUB[JPOF
"DRVB F BMUSJ TFSWJ[J QFS MÂąBCJUB[JPOF
&OFSHJB FMFUUSJDB HBT FE BMUSJ DPNCVTUJCJMJ
.PCJMJ FMFUUSPEPNFTUJDJ F NBOVUFO[JPOF DBTB
. PCJMJ F BSUJDPMJ EÂąBSSFEBNFOUP
5 FTTVUJ QFS MB DBTB
1SJODJQBMJ FMFUUSPEPNFTUJDJ JODMVTJ BDDFTTPSJ F SJQBSB[JPOJ
$ SJTUBMMFSJB WBTFMMBNF F VUFOTJMJ QFS MB DBTB
"UUSF[[J FE FRVJQBHHJBNFOUP QFS MB DBTB F JM HJBSEJOP
# FOJ OPO EVSFWPMJ QFS MB DBTB F TFSWJ[J EPNFTUJDJ
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG QFS "ODD $ PPQ
Alcune, come i fitti effettivi o quelli imputati, sono collegate all’affitto o al possesso della casa; i fitti imputati, in particolare, risentono del ciclo immobiliare degli anni passati: in prospettiva, è plausibile immaginare che continueranno a mantenersi lungo un trend crescente. Anche le spese per le utenze (energia elettrica, gas, acqua) sono difficilmente comprimibili, anche se una maggiore attenzione ai consumi, orientandoli ad un utilizzo piÚ efficiente delle risorse, non è da escludere, dato l’aumento delle tariffe in prospettiva e il graduale mutamento delle abitudini di consumo. La domanda energetica, però, è piuttosto rigida rispetto al prezzo, e quindi reagisce solo limitatamente alle variazioni nei prezzi. L’unica voce per la quale si prevede una contrazione nel biennio di previsione è quella della manutenzione, che sono le spese piÚ facilmente comprimibili o posticipabili, salvo emergenze, per far fronte ai vincoli di bilancio piÚ stringenti che le famiglie si trovano a dover affrontare. Nel complesso, la spesa per il capitolo Abitazione è prevista crescere ad un tasso medio annuo dello 0,9%, trainata dai fitti imputati e dalle spese energetiche. Nel corso dell’ultimo triennio la spesa nel capitolo Mobili ed elettrodomestici si è decisamente contratta, riflettendo la flessione del ciclo immobiliare; sono
[ 178 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difďŹ coltĂ
crollate le spese in mobili ed arredamento e negli elettrodomestici, ovvero nei beni durevoli, cosÏ come quelle nel vasellame. In prospettiva non ci sono spunti di ripresa a breve: il ciclo immobiliare è previsto restare debole e il credito al consumo, che negli ultimi anni aveva sostenuto queste voci di spesa, appare in decelerazione. Nel complesso, quindi, la spesa è prevista continuare a contrarsi, seppur in misura meno marcata di quanto osservato durante lo scorso triennio, ad un tasso medio di -0,7 punti percentuali all’anno. L’unica voce in controtendenza è quella dei servizi domestici, che tornano gradualmente su un trend crescente, seppur inferiore a quello osservato nei primi anni duemila. 5BCFMMB -F QSFWJTJPOJ SFG TVJ DPOTVNJ JUBMJBOJ TBOJUh WBSJB[JPOJ NFEJF BOOVF B QSF[[J DPTUBOUJ
4BOJUh
1SPEPUUJ NFEJDJOBMJ BSUJDPMJ TBOJUBSJ F NBUFSJBMF UFSBQFVUJDP
QSFWJTJPOJ SFG
4FSWJ[J BNCVMBUPSJBMJ
4FSWJ[J PTQFEBMJFSJ
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG QFS "ODD $ PPQ
La dinamica della spesa nel capitolo Sanità è risultata, anche nell’ultimo difficile triennio, piuttosto vivace: piÚ che le oscillazioni del ciclo, infatti, pesano sull’evoluzione complessiva della domanda i mutamenti demografici e i cambiamenti nelle abitudini. Non è da trascurare peraltro il progressivo spostamento sui bilanci delle famiglie delle spese sanitarie non piÚ coperte dalla sanità pubblica. Una popolazione progressivamente piÚ anziana, e comunque molto piÚ attenta alla cura del sÊ, tende a destinare una quota maggiore delle proprie spese ai consumi sanitari. Anche in prospettiva tale voce di spesa si distingue per la propria vivacità : in media nel triennio di previsione la crescita è dell’1,8% all’anno, con un profilo di graduale accelerazione. Nel complesso, tale capitolo di spesa dovrebbe registrare un tasso medio annuo di variazione del -1%, seppur con un profilo di graduale miglioramento. Sull’andamento complessivo pesa negativamente la contrazione delle spese per acquisto di mezzi di trasporto; prosegue difatti la flessione già osservata durante l’ultimo periodo, con la sola eccezione dei mesi interessati dagli incentivi fiscali per la rottamazione delle auto, ai quali è però seguita una caduta ancora piÚ intensa. L’effetto degli incentivi è tipicamente di breve durata, e
[ 179 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
parte della domanda attivata è meramente anticipata al fine di usufruire dei sussidi, pertanto sono seguiti da correzioni che spesso ne piÚ che compensano gli effetti. 5BCFMMB -F QSFWJTJPOJ SFG TVJ DPOTVNJ JUBMJBOJ USBTQPSUJ F DPNVOJDB[JPOJ WBSJB[JPOJ NFEJF BOOVF B QSF[[J DPTUBOUJ
5 SBTQPSUJ
QSFWJTJPOJ SFG
"DRVJTUP EJ NF[[J EJ USBTQPSUP
4QFTF EÂąFTFSDJ[JP EJ NF[[J EJ USBTQPSUP
4FSWJ[J EJ USBTQPSUP
$ PNVOJDB[JPOJ
4FSWJ[J QPTUBMJ
"QQBSFDDIJBUVSF QFS MB UFMFGPOJB
4FSWJ[J EJ UFMFGPOJB
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG QFS "ODD $ PPQ
Restano. invece, ampiamente positivi i costi di esercizio dell’auto già caratterizzati dai recenti aumenti dei carburanti. L’andamento dinamico delle spese per telefonia, prevalentemente per l’acquisto di apparecchiature dato l’elevato avvicendamento dell’innovazione di prodotto, sostiene la spesa per Comunicazioni, che continua a aumentare a tassi elevati anche nel triennio di previsione. Il tasso medio di crescita delle spese previsto per il complesso del capitolo è del 7,5% all’anno, non molto distante dalle tendenze osservate nel periodo pre crisi. Il capitolo della Ricreazione e cultura è piuttosto eterogeneo come composizione e, di conseguenza, come dinamiche. Sebbene complessivamente abbia evidenziato un andamento crescente anche nel periodo della recessione, al suo interno si distinguono voci per le quali la spesa si è notevolmente contratta ed altre che hanno mostrato invece una buona vivacità dei consumi. Tali differenze sono previste mantenersi anche in prospettiva. Gli articoli audiovisivi, di elettronica, macchine fotografiche e computer da una parte, e i servizi ricreativi e culturali dall’altra hanno registrato una crescita vivace anche nel passato triennio: per queste voci è prevista solo un’attenuazione delle tendenze per effetto delle ridotte disponibilità di reddito. Altre componenti, come i beni durevoli, i libri e i giornali o le vacanze, si sono dimostrate molto piÚ sensibili alle oscillazioni cicliche, e per queste le previsioni suggeriscono un proseguimento della flessione.
[ 180 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difďŹ coltĂ
5BCFMMB -F QSFWJTJPOJ SFG TVJ DPOTVNJ JUBMJBOJ BMUSJ CFOJ F TFSWJ[J WBSJB[JPOJ NFEJF BOOVF B QSF[[J DPTUBOUJ
3 JDSFB[JPOF F DVMUVSB
"SUJDPMJ BVEJPWJTJWJ GPUPHSBšDJ DPNQVUFS FE BDDFTTPSJ
QSFWJTJPOJ SFG
"MUSJ CFOJ EVSFWPMJ QFS MB SJDSFB[JPOF F MB DVMUVSB
"MUSJ BSUJDPMJ SJDSFBUJWJ šPSJ QJBOUF FE BOJNBMJ
4FSWJ[J SJDSFBUJWJ F DVMUVSBMJ
( JPSOBMJ MJCSJ FE BSUJDPMJ EJ DBODFMMFSJB 7BDBO[F UVUUP DPNQSFTP
*TUSV[JPOF
"MCFSHIJ F SJTUPSBOUJ
1VCCMJDJ FTFSDJ[J
4FSWJ[J BMCFSHIJFSJ FE BMMPHHJBUJWJ
# FOJ F TFSWJ[J QFS MÂąJHJFOF
# FOJ F TFSWJ[J WBSJ
&GGFUUJ QFSTPOBMJ O B D
1SPUF[JPOF TPDJBMF
"TTJDVSB[JPOJ
4FSWJ[J šOBO[JBSJ O B D
"MUSJ TFSWJ[J O B D
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG QFS "ODD $ PPQ
La spesa nel capitolo Alberghi e ristoranti è stata caratterizzata, negli anni precedenti la crisi, da un trend vivace, legato al cambiamento delle abitudini di consumo, in particolare alla crescente propensione a consumare pasti fuori casa; tale capitolo è però toccato dalla crisi, soprattutto per l’indebolirsi della domanda turistica, piÚ sensibile alle evoluzioni del reddito. Le prospettive segnalano un andamento poco vivace, anche perchÊ la crisi del mercato del lavoro ha frenato il processo di femminilizzazione della forza lavoro che era alla base delle tendenze dell’aumento della voce della ristorazione. Le altre voci di spesa (in Istruzione e in Beni e servizi vari) sono previste restare sostanzialmente stagnanti.
[ 181 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
3JRVBESP (MJ JUBMJBOJ F J QSPEPUUJ UFDOPMPHJDJ -ยฑJNQBUUP EFMMB DSJTJ TVM SFEEJUP EFMMF GBNJHMJF F TVMMB MPSP QFSDF[JPOF EFM GVUV SP IB BWVUP FGGFUUJ QFTBOUJ TVJ DPOTVNJ EJ CFOJ EVSFWPMJ FE IB JOUBDDBUP QJ} EJ SFDFOUF BODIF J QSPEPUUJ UFDOPMPHJDJ *M NPOJUPSBHHJP FGGFUUVBUP QFSJPEJDBNFOUF EB ( G, 3 FUBJM BOE 5 FDIOPMPHZ DPOTFOUF EJ BOBMJ[[BSF EB WJDJOP MยฑFWPMV[JPOF EFMMF WFOEJUF JO UBMF JNQPSUBOUF DPNQBSUP EFJ DPOTVNJ $ PNF o GBDJMF EFTVNFSF EBM HSBยนDP EPQP JM QBS[JBMF SFDVQFSP EFM OFM QSJ NP TFNFTUSF EJ RVFTUยฑBOOP MF WFOEJUF UPSOBOP B ยบFUUFSF TJHOJยนDBUJWBNFOUF / FM QSJNP TFNFTUSF MF WFOEJUF EJ RVFTUJ QSPEPUUJ GBOOP TFHOBSF JOGBUUJ VOB ยบFTTJPOF QBSJ BM SJTQFUUP BMMP TUFTTP QFSJPEP EFM -B ยบFTTJPOF QFSBMUSP QFOBMJ[[B TJHOJยนDBUJWBNFOUF QSPQSJP BMDVOJ EFJ DPNQBSUJ DIF BWFWBOP CSJMMBUP OFM -ยฑFMFUUSPOJDB EJ DPOTVNP BSSFUSB EFM QFSEFO EP RVBTJ RVBUUSP QVOUJ EJ RVPUB TVM UPUBMF EFMMF WFOEJUF 4J SJEVDF JOWFDF EFM JM DPNQBSUP EFJ TVQQPSUJ QFS MยฑBSDIJWJB[JPOF TFCCFOF MB TVB JODJEFO[B TVM UPUBMF EFMMF WFOEJUF TJB EJ CBTTP TJHOJยนDBUP DPNQMFTTJWP ร JOWFDF JNQPSUBOUF MB ยบFTTJPOF EFM OFM DPNQBSUP EFJ HSBOEJ FMFUUSPEPNFTUJ DJ DIF DPOUBOP JOWFDF QFS PMUSF VO RVJOUP EFM NFSDBUP UPUBMF $ BMBOP JO NJTVSB NJOPSF MF WFOEJUF EJ BQQBSFDDIJ QFS MB GPUPHSBยนB F EFM DPOGPSU EPNFTUJDP $ SFTDPOP JOWFDF TFCCFOF JO NJTVSB OPO TVQFSJPSF BM J QSPEPUUJ EFMMยฑJOGPSNBUJDB EFMMB UFMFGPOJB F J QJDDPMJ FMFUUSPEPNFTUJDJ -ยฑBOEBNFOUP EFJ TJOHPMJ QSPEPUUJ QFSNFUUF EJ DPNQSFOEFSF NFHMJP MF SBHJPOJ EJ RVFTUF EJOBNJDIF *M HSBยนDP TFHVFOUF FWJEFO[JB JM DPOUSJCVUP DIF MF TJOHPMF DBUF HPSJF EJ QSPEPUUP IBOOP BQQPSUBUP BMMB EJOBNJDB DPNQMFTTJWB EFM NFSDBUP -F WFOEJUF BM EFUUBHMJP EJ CFOJ EVSFWPMJ FTDMVTP MยฑBSSFEBNFOUP DPNQPTJ[JPOF F WBSJB[JPOJ UFOEFO[JBMJ HFOOBJP HJVHOP 100 28
24,2
-19%
3,8
3,9
20,4
22,2
40
17,1
18,7
20
20,6
20,4
7,2
7,9
gen 10 - giu 10
gen 11 - giu 11
60
Elettronica di consumo
-3%
80
2% 2%
Fotografia Informatica Telefonia
-9%
Archiviazione
-7%
2% Grandi elettrodomestici
0
'POUF ( G, 3 FUBJM BOE 5 FDIOPMPHZ
[ 182 ]
-2%
Piccoli elettrodomestici Home confort
-20
-15
-10
-5
0
5
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difficoltà
* QSPEPUUJ UFDOPMPHJDJ DIF TPOP DSFTDJVUJ EJ QJ} OFM QSJNP TFNFTUSF DPOUSJCVUP BM USFOE EFMMF WFOEJUF BM EFUUBHMJP WBSJB[JPOF UFOEFO[JBMJ HFOOBJP HJVHOP Smartphone Tablet Notebook Accessori 3d Aspirapolvere Cuffie Asciugatrici Ferri da stiro Igiene orale Accessori tel. Mob. Lavatrici Cucine/forni Lettori dvd Netbook Internet key Frigoriferi Lavastoviglie Decoder Cellulari Tv schermo piatto -3,5
-3,0
-2,5
-2,0
-1,5
-1,0
-0,5
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
'POUF ( G, 3 FUBJM BOE 5 FDIOPMPHZ
4J DPNQSFOEPOP JOOBO[JUVUUP MF SBHJPOJ EFMMF EJG¹DPMUh EFM DPNQBSUP EFMM±FMFU USPOJDB EJ DPOTVNP 4J o PSBNBJ FTBVSJUP M±FGGFUUP EFM DIBOHF PWFS EFM EJHJUBMF UFSSFTUSF DIF OFM BWFWB JOUFSFTTBUP B TDBDDIJFSB UVUUF MF SFHJPOJ JUBMJBOF FE BWFWB PGGFSUP VOB DPOTJEFSFWPMF TQJOUB BM NFSDBUP EFJ OVPWJ NPEFMMJ EJ NPOJ UPS UFMFWJTJWP 3 BMMFOUB BMMP TUFTTP UFNQP JM NFSDBUP EFJ QSPEPUUJ QJ} NBUVSJ JO DPOTFHVFO[B QSPCBCJMNFOUF EFMMF EJG¹DPMUh FDPOPNJDIF EFMMF GBNJHMJF DIF QSF GFSJTDPOP SJOWJBSF MB TPTUJUV[JPOF EFHMJ FMFUUSPEPNFTUJDJ MBWBUSJDJ GSJHP DVDJOF FDD PQQVSF DIF OPO IBOOP NPUJWP EJ BDRVJTUBSF OVPWBNFOUF J QSPEPUUJ DIF EB QPDP TPOP FOUSBUJ OFMMB EPUB[JPOF EFMMF GBNJHMJF JUBMJBOF DIJBWFUUF JOUFSOFU OFUCPPL / PUFWPMF JM DBMP BODIF EFJ UFMFGPOJ NPCJMJ MBSHBNFOUF TPQQJBOUBUJ EBHMJ TNBSUQIPOF DIF JOGBUUJ DBQFHHJBOP MB DMBTTJ¹DB EFJ QSPEPUUJ QJ} WFOEVUJ BTTJFNF BJ UBCMFU EJ VMUJNB HFOFSB[JPOF 1FS JM SFTUP SJNBOF EJ RVBMDIF TJHOJ¹DBUP TPMP JM NBSHJOBMF DPOUSJCVUP BMMB DSFTDJUB EFJ OPUFCPPL *O TPTUBO[B HMJ VOJDJ QSPEPUUJ DIF DPOUJOVBOP B EBSF VO QP± EJ EJOBNJDJUh BM NFSDBUP TPOP M±JQIPOF M±JQBE FE J MPSP EJSFUUJ TVDDFEBOFJ
3JRVBESP *M SVPMP EFMMF EPOOF OFMMF EFDJTJPOJ EJ TQFTB *M SVPMP EFMMF EPOOF OFJ DPOTVNJ o TQFTTP TPUUPWBMVUBUP OFMMF BOBMJTJ FDPOPNJ DIF 6OB SFDFOUF JOEBHJOF EJ / JFMTFO QFSNFUUF JOWFDF EJ BQQSF[[BSOF MB SJMF WBO[B -F EPOOF DPOUSPMMBOP JOGBUUJ MB NBHHJPSBO[B EFMMF EFDJTJPOJ SFMBUJWF BHMJ BDRVJTUJ F BMMB HFTUJPOF EFM OVDMFP GBNJMJBSF
[ 183 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
*M SVPMP EFMMF EPOOF OFMMF EFDJTJPOJ EJ TQFTB QFS MF TFHVFOUJ UJQPMPHJF EJ TQFTB BUUJWJUh DIJ EFDJEF OFMMB UVB GBNJHMJB EJ SJTQPOEFOUJ
Prodotti per la pulizia della casa Salute/Bellezza Cura dei bambini in casa Luoghi dove svolgere attività sociali Attività sociali Food Cura dei bambini al di fuori della casa Elettronica Personale Finanze familiari Vestiti Elettronica Casa Farmaci OTC/da prescrizione Assicurazioni Bevande Automobili/altri mezzi di trasporto
80 77 69 67 63 61 61 55 55 54 51 51 50 49 46
18 22 30 27 31 38 38 21 22 45 20 45 21 46 37
2 1 1 6 6 2 1 24 23 1 29 4 28 6 17
Donne Entrambi Uomini
'POUF / JFMTFO 8PNFO PG 5 PNPSSPX 4UVEZ
1FSBMUSP JM HFOFSF GFNNJOJMF o MB DPNQPOFOUF EFM 1BFTF DIF NBOUJFOF MB NJHMJP SF QFSDF[JPOF EFM GVUVSP *O *UBMJB *M EFMMF EPOOF QFOTB DIF JO VO QSPTTJNP GVUVSP JM QSPQSJP SVPMP OFMMB TPDJFUh DBNCJFSh OFMMF RVFTUJPOJ SFMBUJWF BMM±VHVB HMJBO[B EFJ TFTTJ JO QPMJUJDB F JO UFSNJOJ EJ PQQPSUVOJUh QSFTFOUJ OFM NPOEP EFM MBWPSP . B B RVFTUP PSJ[[POUF EJ NBHHJPSJ QPTTJCJMJUh GBOOP EB DPOUSBTUP MF QSFPDDV QB[JPOJ MFHBUF BMMF NJOPSJ PQQPSUVOJUh GVUVSF QFS J QSPQSJ ¹HMJ QSFTFOUJ OFMM± EFJ DBTJ 1J} JO QBSUJDPMBSF JM EFMMF JOUFSWJTUBUF QFOTB DIF MB QSPQSJB TJUVB[JPOF ¹OBO [JBSJB TJB NJHMJPSF JO UFSNJOJ EJ TUBCJMJUh SJTQFUUP B RVFMMB EFMMF QSPQSJF NBNNF F MP TUFTTP EJTDPSTP WBMF QFS JM QJ} FMFWBUP MJWFMMP EJ TDPMBSJ[[B[JPOF ¬ EFJ DBTJ ¬ F QFS MB NBHHJPSF QPTTJCJMJUh EJ BDRVJTUBSF MF DPTF EJ DVJ TJ IB CJTPHOP ¬ ¬ F EJ RVFMMF DIF TJ EFTJEFSBOP ¬ ¬ "M DPOUSBSJP TPMP JM QFOTB DIF MF QSPQSJF ¹HMJF SBHHJVOHFSBOOP VOB TUBCJMJUh ¹OBO[JBSJB NJHMJPSF EFMMB QSPQSJB F DJx TJ USBEVDF QFS MF HFOFSB[JPOJ EFMMF EPOOF EJ EPNBOJ OFMMB NJOPSF DBQBDJUh EJ NJHMJPSBNFOUP EFM QSPQSJP TUBUVT BDRVJTUBO EP DJx EJ DVJ TJ IB CJTPHOP ¬ OFM EFJ DBTJ ¬ P DIF TJ EFTJEFSB ¬ ¬ 6O MJWFMMP EJ JTUSV[JPOF QJ} FMFWBUP NBHHJPSJ PQQPSUVOJUh EJ DBSSJFSB OFM NPOEP EFM MBWPSP F VO SFEEJUP QJ} BMUP QPUSFCCFSP BQSJSF MB TUSBEB BE VO VMUFSJPSF BV NFOUP EFM QPUFSF FDPOPNJDP EFMMF EPOOF 4FNQSF SFMBUJWBNFOUF BMM±*UBMJB QVS FTTFOEP PHHJ MB DPOUSJCV[JPOF EFMMF EPOOF BM SFEEJUP GBNJMJBSF BODPSB NPEFTUB JM EFMMF JOUFSWJTUBUF EJDIJBSB EJ OPO DPOUSJCVJSF F VO BMUSP EJ GBSMP TPMP JO NPEP NBSHJOBMF OFM DPSTP EFHMJ VMUJ NJ DJORVF BOOJ QFS JM EFJ DBTJ EJ DIJ QSPEVDF SFEEJUP UBMF DPOUSJCV[JPOF o DSFTDJVUB B GSPOUF EJ VO DIF EJDIJBSB VOB EJNJOV[JPOF 4FNQSF JO SFMB[JPOF
[ 184 ]
Capitolo 4. Le famiglie italiane in perdurante difďŹ coltĂ
B DIJ DPOUSJCVJTDF BM SFEEJUP GBNJMJBSF VO UFS[P EFMMF JOUFSWJTUBUF SJUJFOF DIF MÂąBQ QPSUP BVNFOUFSh OFM DPSTP EFJ QSPTTJNJ BOOJ JM OFM DPSTP EFM QSPTTJNP BOOP -F JOUFO[JPOJ EJ TQFTB EFMMF EPOOF JUBMJBOF DPNF TQFOEFSBJ JM EFOBSP BEEJ[JPOBMF DIF IBJ HVBEBHOBUP HVBEBHOFSBJ VMUJNJ BOOJ QSPTTJNJ BOOJ EJ SJTQPOEFOUJ
Vacanze Risparmi Generi alimentari/beni di largo consumo Vestiti Uso per emergenze Migliorie/decorazioni alla casa Intrattenimento fuori casa Risparmi per la pensione Pagare debiti / carte di credito / prestiti Elettronica per la casa Automobili / altri mezzi di trasporto Prodotti per salute / bellezza Educazione dei tuoi bambini Una nuova casa Verso l'avere un figlio / avere piÚ figli Investimenti Assicurazione Elettronica personale Sostegno della famiglia (cioè genitori, nonni) Istruzione per te stessa Internet / Servizi di telecomunicazione Servizi personali Beneficienza Una seconda casa Assicurazione sanitaria
64 49 45 42 41 40 32 32 30 30 27 26 26 21 20 19 19 17 17 14 14 14 12 8 6
'POUF / JFMTFO 8PNFO PG 5 PNPSSPX 4UVEZ
1FS BWFSF VOB JEFB QJ} QSFDJTB EJ RVFMMP DIF QPUSFCCF FTTFSF M¹JNQBUUP TVJ DPOTV NJ EJ VOB NBHHJPSF EJTQPOJCJMJUh FDPOPNJDB EFMMF EPOOF JUBMJBOF o JOUFSFTTBOUF BOBMJ[[BSF EPWF FTTF JOUFOEBOP BMMPDBSF MF SJTPSTF BHHJVOUJWF EFSJWBOUJ EB VO JODSFNFOUP EJ SFEEJUP -F WBDBO[F WPDF NPMUP TBDSJšDBUB OFHMJ VMUJNJ BOOJ o MB TQFTB QSFGFSJUB BMMB RVBMF EFTUJOBSF J SFEEJUJ JODSFNFOUBMJ TFHVJUB EBJ ŽSJTQBSNJ¯ B DPOGFSNB EJ VOB MBSHB QSFTFO[B EJ BUUFHHJBNFOUJ TFNQSF QJ} DBVUFMBUJWJ B GSPOUF EFMM¹BUUVBMF GBTF FDPOPNJDB / FM EFMMF QSFGFSFO[F JOšOF MB NBHHJPSF DBQBDJUh EJ TQFTB BO ESFCCF B CFOFšDJP EFM QSPEPUUJ BMJNFOUBSJ F EJ MBSHP DPOTVNP DPO VO FGGFUUP QPTJUJWP QFS M¹JOUFSP TFUUPSF
[ 185 ]
Capitolo 5
Gli acquisti di beni di largo consumo
*O TJOUFTJ I prodotti del Largo Consumo Confezionato rappresentano circa un sesto della spesa annua per consumi di beni della famiglia italiana, per la gran parte veicolata al mercato dalla Grande Distribuzione Organizzata. Si tratta quindi di un osservatorio privilegiato per analizzare da vicino l’evoluzione delle scelte di consumo degli italiani e cogliere al contempo le traiettorie di sviluppo della distribuzione moderna. In questo senso, le vendite di Largo Consumo Confezionato evidenziano nella prima metà del 2011 alcuni significativi segnali di recupero. Infatti, le vendite di prodotti confezionati nella grande distribuzione fanno segnare a giugno un incremento del 3,4% su base annua, un dato di quasi quattro punti piÚ alto rispetto all’anno precedente in cui l’andamento dei fatturati aveva evidenziato addirittura un arretramento. L’incremento delle vendite trova motivazione soprattutto nella crescita delle quantità vendute ma incorpora anche una piccola ripresa dei prezzi sollecitati dalle tensioni nei mercati delle materie prime agricole. Tale incremento peraltro permette di recuperare solo una frazione – poco piÚ di un terzo – della deflazione che aveva segnato il settore nel 2010. La crescita del Lcc riguarda in particolare i surgelati, il fresco confezionato, gli alimentari e in misura molto marginale le bevande e i prodotti casa-persona. Peraltro, piÚ che un reale incremento della domanda finale di generi alimentari la ripresa delle vendite è trainata dalla crescita delle superfici distributive – al netto della quale l’incremento non supererebbe il punto percentuale – e dell’incremento di quota della Gdo ai danni degli esercizi di vicinato.
[ 187 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
Ăˆ interessante notare invece come l’andamento delle vendite dei singoli comparti testimoni come il cambiamento delle abitudini di acquisto e di consumo degli italiani. Si conferma innanzitutto la tendenza degli italiani a cercare nel comparto food sempre nuove occasioni per recuperare potere d’acquisto secondo un processo oramai noto come downgrading della spesa. Spostandosi su canali distributivi piĂš convenienti, prodotti meno dispendiosi, occasioni di acquisto piĂš propizie. Persiste inoltre, a paritĂ di condizioni, la preferenza dei consumatori italiani per i prodotti ad elevato contenuto di servizio, in particolare quelli di piĂš rapida preparazione e consumo. Perdono smalto, invece, i driver della salute e del lusso, a testimoniare che anche per quella quota di famiglie che aveva superato indenne la fase acuta della crisi è arrivato il tempo delle rinunce. Infine, gli acquisti del Largo Consumo beneficiano della rinuncia sempre piĂš frequente delle famiglie italiane alle occasioni conviviali extradomestiche e al ritorno ai consumi in ambito domestico, alle colazioni in famiglia, ai pranzi e alle cene consumate in famiglia o in compagnia di amici.
*M MBSHP DPOTVNP DPOGF[JPOBUP I prodotti del Largo Consumo Confezionato (Lcc) rappresentano una quota significativa della spesa annua della famiglia italiana. Rientrano in questa categoria tutti i generi alimentari con l’esclusione del fresco a peso variabile, cioè frutta e verdura vendute sfuse, pesce e carne, pane e prodotti di pasticceria o gastronomia a peso non imposto acquistati in banchi o in reparti dedicati. A questi vanno aggiunti i prodotti destinati alla cura della casa (detersivi, detergenti e altri generi di consumo per la casa) e della persona (articoli per l’igiene e la cura del corpo, puericultura, ecc.). Con riferimento all’ultimo anno disponibile, il 2010, si stima che il giro d’affari del Lcc si aggiri intorno ai 60 miliardi di euro, corrispondenti al 14% della spesa annua per consumi di beni, che la contabilità nazionale cifra in circa 460 miliardi di euro12. Circa il 90% del giro d’affari relativo a prodotti Lcc è intermediato da punti vendita della Distribuzione Moderna, termine che raggruppa tutti i formati della Grande Distribuzione e della Distribuzione Organizzata. Si tratta di un ammontare di circa 55 miliardi di euro di vendite che, con riferimento all’ultimo anno disponibile (l’anno terminante a giugno 2011), sono 12 Il dato comprende sia la spesa monetaria sia gli autoconsumi. [ 188 ]
Capitolo 5. Gli acquisti di beni di largo consumo
distribuite per circa il 70% tra ipermercati e supermercati, per un 17% in esercizi a libero servizio e la restante quota suddivisa tra un 11% dei discount e un 3% degli esercizi specializzati nei prodotti per la cura della casa e della persona (i cosiddetti specialisti drug). Questi ultimi, in particolare, sono un formato distributivo nato nei paesi di lingua tedesca e caratterizzato da superfici relativamente ridotte, generalmente inferiori ai 250 metri quadri, da un’elevata profonditĂ di assortimento e da bassi prezzi. Si tratta di una formula che ha conosciuto un forte sviluppo negli anni recenti anche nel nostro Paese, in particolare nelle regioni del nord-est, tanto da meritarsi l’appellativo di “category killerâ€? del cura casa e cura persona per la capacitĂ di fagocitare rapidamente quote crescenti di domanda, a scapito degli altri punti vendita della Gdo. Il piccolo dettaglio tradizionale è infine accreditato di una quota di mercato residuale inferiore al 10% delle vendite di prodotti Lcc, che corrisponde ad un giro d’affari di circa 5-6 miliardi di euro l’anno. 5BCFMMB -DD ÂŹ MF WFOEJUF QFS GPSNBUP EJTUSJCVUJWP EFMMB (EP WBSJB[JPOJ TVMMÂąBOOP NPCJMF
'BUUVSBUP
'PSNBUP
"OOP UFSNJOBOUF (JVHOP WBS
NME `
'BUUVSBUP
-JCFSP TFSWJ[JP
%JTDPVOU
4QFDJBMJTUJ ESVH
*QFS F 4VQFS
%JTUSJCV[JPOF . PEFSOB
2VBOUJUh
1SF[[J
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ / JFMTFO
Giova ricordare che l’universo dei beni di largo consumo confezionato non esaurisce le vendite della grande distribuzione: i prodotti Lcc rappresentano infatti circa il 60% del fatturato complessivo intermediato dai punti vendita del comparto moderno, essendo la restante quota generata dalle vendite di generi alimentari freschi a peso variabile e di prodotti non alimentari (elettrodomestici, articoli per la casa e l’arredamento, cartoleria, abbigliamento, giocatoli, ecc.). Ciononostante, il peso non secondario dell’aggregato Lcc e la disponibilità di informazioni puntuali e aggiornate in tempo reale (rilevazioni operate attraverso gli scanner della distribuzione commerciale) fanno dell’andamento delle vendite nel segmento Lcc un sensore affidabile e qualificato per delineare le tendenze e lo stato di salute della grande distribuzione ed un osservatorio privilegiato degli andamenti dei consumi delle famiglie italiane. L’analisi contenuta nelle pagine che seguono è pertanto riferita alle vendi-
[ 189 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
te di prodotti Lcc nei punti vendita della distribuzione moderna: ipermercati (superficie commerciale maggiore di 2500 mq), supermercati (superficie di vendita compresa tra 400 e 2500 mq), esercizi a libero servizio (tra 100 e 400 mq), discount e specialisti drug13. Le statistiche sono riferite al complesso dei punti vendita in attivitĂ cioè includono anche il contributo offerto dalle nuove aperture (il cosiddetto “contributo reteâ€?).
-¹BOEBNFOUP EFMMF WFOEJUF HJSP E¹BGGBSJ QSF[[J F RVBOUJUh Il 2010 si è chiuso con risultati di venduto piÚ positivi per la distribuzione italiana rispetto al 2009, seppure ancora al di sotto dei livelli pre-crisi. Anche le evidenze relative al primo semestre dell’anno in corso sembrano confermare il rafforzamento del trend di recupero, nonostante andamenti differenziati tra i vari canali. Tornano a crescere iper e super, ma sono i discount e gli specialisti drug, protagonisti nel periodo della crisi di un vero e proprio exploit dei volumi di vendita a mettere a segno le migliori performance. L’analisi del Lcc che segue è strutturata in due sezioni: in prima battuta si esamina l’andamento, misurato in termini di variazione tendenziale delle vendite scomposte nelle loro due componenti (volumi di vendita e prezzi) nell’anno mobile terminante rispettivamente a giugno 2010, dicembre 2010 e giugno 2011. Si passa poi ad indagare il dettaglio di ciascun reparto al fine di valutare l’evoluzione di fatturato, quantità e prezzi fatta registrare nel corso dell’ultimo anno dalle relative famiglie di prodotti. É facile notare immediatamente come nell’ultimo anno e mezzo si sia avviato un deciso recupero del fatturato di vendita della Distribuzione Moderna. Le tabelle successive documentano evidenze assai differenziate, segno di una qualche inversione di marcia che ha caratterizzato la dinamica dei consumi e dei prezzi. In termini di valore l’anno mobile terminante a giugno 2010 certifica uno scivolamento in territorio negativo, con una flessione del fatturato seppur minima, pari allo 0,2% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. Sono i segni piÚ rilevanti della crisi economica e della battuta d’arresto dei consumi delle famiglie italiane, aumentati in quantità di appena l’1%, nonostante la flessione dei prezzi superiore al punto percentuale e la crescente intensità promozionale.
13 L’andamento delle vendite di questo formato è analizzato nelle pagine che seguono con riferimento esclusivamente all’ultimo anno per il quale si dispone di statistiche robuste. [ 190 ]
Capitolo 5. Gli acquisti di beni di largo consumo
5BCFMMB -F WFOEJUF EFMMB (EP JUBMJBOB QFS BSFB NFSDFPMPHJDB JM GBUUVSBUP WBSJB[JPOJ TVMM±BOOP NPCJMF ¬ BOOP UFSNJOBOUF OFM NFTF JOEJDBUP
(JV
%JD
(JV
"MJNFOUBSF DPOGF[JPOBUP
'SFEEP
'SFTDP
# FWBOEF
1FUT
$ VSB EFMMB DBTB
$ VSB EFMMB QFSTPOB
-$ $
&TDMVEF HMJ 4QFDJBMJTUJ %SVH 'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ / JFMTFO
5BCFMMB -F WFOEJUF EFMMB (EP JUBMJBOB QFS BSFB NFSDFPMPHJDB MF RVBOUJUh WBSJB[JPOJ TVMM±BOOP NPCJMF ¬ BOOP UFSNJOBOUF OFM NFTF JOEJDBUP
%JD
(JV
'SFTDP
# FWBOEF
1FUT
$ VSB EFMMB DBTB
$ VSB EFMMB QFSTPOB
(JV
%JD
(JV
"MJNFOUBSF DPOGF[JPOBUP
'SFEEP
'SFTDP
# FWBOEF
1FUT
$ VSB EFMMB DBTB
$ VSB EFMMB QFSTPOB
-$ $
"MJNFOUBSF DPOGF[JPOBUP
(JV
'SFEEP
-$ $ &TDMVEF HMJ 4QFDJBMJTUJ %SVH 'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ / JFMTFO
5BCFMMB -F WFOEJUF EFMMB (EP JUBMJBOB QFS BSFB NFSDFPMPHJDB J QSF[[J WBSJB[JPOJ TVMM±BOOP NPCJMF ¬ BOOP UFSNJOBOUF OFM NFTF JOEJDBUP
&TDMVEF HMJ 4QFDJBMJTUJ %SVH 'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ / JFMTFO
In buona sostanza i dati descrivono una situazione in cui le famiglie, pressate dal peggioramento del mercato del lavoro e dalla stasi del reddito dispo-
[ 191 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
nibile, hanno bloccato il budget di spesa: la diminuzione dei prezzi si traduce, quindi, in un progresso appena equivalente delle quantità vendute. Passando in rassegna le famiglie merceologiche, nei dodici mesi in esame risultano in sofferenza soprattutto i consumi dell’alimentare confezionato e quelli relativi alla cura della casa e della persona: si tratta dei reparti che più di altri hanno subito le conseguenze della crisi economica, con una flessione dei volumi di vendita pari rispettivamente allo 0,3%, all’1,1% ed allo 0,2%. È assai probabile che una parte della contrazione dei volumi osservata per i reparti della cura della casa e della persona sconti un cambiamento di canalizzazione in favore degli specialisti drug, fenomeno del resto documentato, come vedremo, dalle statistiche riferite all’anno 2011. L’intonazione della domanda cambia più decisamente a partire dalla seconda metà del 2010. Il fatturato della Gdo mette a segno una graduale accelerazione, beneficiando sia dei primi segni di risveglio della domanda che si rivolge alla Gdo, sia di ritmi di crescita dei prezzi che si confermano particolarmente contenuti. In particolare nei dati più recenti, riferiti all’anno terminante a giugno 2011, si osserva un netto slancio del fatturato del Lcc, tendenza alla quale contribuiscono due spinte di medesimo segno. Il valore delle vendite fa infatti registrare una crescita anno su anno pari al 3,4% così scomposto: il 2,7% è relativo ad una ripresa dei consumi in termini di volumi, poco meno dell’1% al sostegno dei prezzi che tornano moderatamente a crescere sospinti dai rincari delle materie prime. Sempre con riferimento all’ultimo anno è possibile osservare come le tendenze emerse per il complesso dei prodotti del Lcc siano condivise dalla maggior parte delle aree merceologiche: al netto dei prodotti relativi alla cura della casa e della persona, gli incrementi in fatturato oscillano tra l’1,9% delle bevande ed il 6,4% del fresco. Per la parte più rilevante essi sono dovuti ad una variazione positiva delle quantità (per il freddo ed il fresco superiore al 4% tendenziale) e da un recupero dei prezzi, in particolare del fresco. Fanno eccezione i prodotti per la cura della casa, protagonisti di un calo dei volumi con ogni probabilità cagionato dall’aumento dei prezzi. Per i prodotti destinati alla cura della persona e all’igiene si conferma invece il travaso di vendite dai canali della Gdo agli specialisti drug. Le buone performance messe in mostra della distribuzione commerciale sintetizzano una serie di elementi favorevoli. In primo luogo, nonostante il quadro congiunturale non positivo e al netto di alcune distinzioni, i consumi dei generi di prima necessità si sono rimessi in marcia. Ma soprattutto le grandi superfici alimentari in corrispondenza della crisi hanno aumentato la
[ 192 ]
Capitolo 5. Gli acquisti di beni di largo consumo
loro quota sui consumi delle famiglie, tornando ad erodere vendite al canale tradizionale. Su questo fenomeno ha inciso anche il sostegno della pressione promozionale che ha caratterizzato le strategie di offerta della grande distribuzione e la crescente penetrazione delle marche commerciali anche in reparti in passato meno presidiati, come alcune merceologie del fresco (ad esempio i piatti pronti) e i generi non alimentari. A ciò si aggiunge la maggiore attrattività dei formati di vendita più convenienti (i discount), i quali hanno contribuito ad accogliere una quota crescente di consumatori soggetti a vincoli di bilancio più stringenti. Il vigore di questo canale testimonia il clima di incertezza all’interno del quale comunque continua a muoversi il consumatore: la percezione che la recessione economica è tutt’altro che alle spalle ha consolidato le tendenze emerse nella fase più acuta della crisi, cioè nel corso del 2009. Prendendo in esame la variazione delle quantità rilevate nell’anno terminante a giugno 2011, ad esempio, il fenomeno si palesa in maniera chiara. Al netto dei discount il trend al rialzo dell’intero Lcc risulta più moderato, passando dal 2,7% di incremento al 2.1%. Lo stesso discorso vale per le differenti aree merceologiche: la crescita del confezionato si fa più contenuta (dal 3,2% al 2,6%), quella del freddo si riduce dal 4,9% al 4,1%, il fresco dal 4,1% al 3,5%. Accanto al ritorno dei discount altro fenomeno che caratterizza le tendenze recenti è la crescente penetrazione del formato relativo agli specialisti drug i quali, pur rappresentando meno del 3% del giro d’affari della Gdo, nell’ultimo anno mettono a segno una crescita che sfiora il 7%. A corollario delle analisi presentate giova ricordare che le performance di fatturato sono calcolate a rete corrente, cioè incorporano il contributo al giro d’affari generato dalle nuove aperture. Nel complesso tale apporto si cifra in circa due punti e mezzo per il caso di ipermercati e supermercati, mentre arriva a superare i sei punti percentuali nel caso dei discount. Come è facile intuire, al netto del contributo offerto dall’espansione della rete commerciale le performance di vendita della Gdo subiscono un radicale ridimensionamento. Le nuove aperture, pur in frenata a causa della progressiva saturazione degli spazi di domanda, continuano dunque a rappresentare il principale fattore di sostegno alla crescita del giro d’affari. Il maggiore ricorso a formati distributivi più convenienti è solo uno dei cambiamenti nelle abitudini di consumo che le famiglie italiane hanno messo in atto in risposta alla crisi economica. Anche altri comportamenti di spesa si incanalano nella medesima direzione, come lo spostamento verso merceologie meno costose (dalla carne bovina al pollame, dal parmigiano reggiano al grana padano, per riportare alcuni esempi) e verso i prodotti più economici presenti
[ 193 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
in assortimento (dai prodotti di marca a quelli a marchio del distributore o ai “primi prezziâ€?), oltre ad una quota sempre crescente di fatturato riconducibile all’acquisto di prodotti scontati o in promozione. L’insieme di questi elementi sta alimentando il persistere del differenziale tra l’andamento dei prezzi di listino dell’aggregato Lcc (ovvero l’inflazione misurata a paritĂ di composizione delle vendite) e quello del “costo della spesaâ€? (l’incremento dei prezzi effettivamente sostenuto dai consumatori). (SBGJDP -ÂąBOEBNFOUP EFJ QSF[[J EFMM -BSHP $POTVNP $POGF[JPOBUP OFMMB (EP JUBMJBOB WBSJB[JPOJ UFOEFO[JBMJ
Prezzi di listino
7 5 3 1 -1
Costo della spesa -3 04 a
l
o 05 a
l
o 06 a
l
o 07 a
l
o 08 a
l
o 09 a
l
o 10 a
l
o 11 a
l
o 10 a
l
o 11 a
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ / JFMTFO
(SBGJDP *M ÂŽEPXOHSBEJOHÂŻ EFMMB TQFTB OFMMB (EP JUBMJBOB QVOUJ EJ NJOPSF JOGMB[JPOF QFS FGGFUUP EFM DBNCJBNFOUP EFM NJY EJ WFOEJUB
2,0 1,5 1,0 0,5 0,0 04 a
l
o 05 a
l
o 06 a
l
o 07 a
l
o 08 a
l
o 09 a
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ / JFMTFO
Tale misura sintetizza l’intensitĂ con cui si produce il cosiddetto downgrading della spesa, ossia quell’insieme di accorgimenti nelle abitudini di consumo che consentono alle famiglie di contenere e talvolta “neutralizzareâ€? l’impatto dell’inflazione. Esso riflette in buona misura una variazione di mix del carrello, che sconta un effetto di sostituzione nelle scelte di acquisto. In questo modo è piĂš facile quantificare la misura della risposta con cui le famiglie si adattano al differente quadro congiunturale: è certamente da sottolineare il fatto che lo scostamento tra prezzi di listino e costo della spesa sia andato divaricandosi negli anni raggiungendo livelli massimi nel corso del 2009, ovvero nella fase
[ 194 ]
Capitolo 5. Gli acquisti di beni di largo consumo
più acuta della crisi. Ma anche nei mesi recenti, a fronte di una stagnazione dei salari reali combinata alle tensioni sul versante dei prezzi al consumo, si è assistito ad un ritorno di tale fenomeno. Nei paragrafi che seguono vengono analizzate con un maggior grado di dettaglio le tendenze più recenti messe in mostra dai vari reparti del LCC per quel che concerne gli andamenti del fatturato, delle quantità intermediate e dei prezzi al dettaglio.
3JRVBESP -F TUSBUFHJF EJ SJTQBSNJP EFHMJ JUBMJBOJ OFM MBSHP DPOTVNP $PNF GBOOP HMJ JUBMJBOJ B SJTQBSNJBSF TVM DJCP $ PTUSFUUP EBMM±BUUVBMF DPOUFTUP FDPOPNJDP B GBS RVBESBSF J DPOUJ EFM QSPQSJP CJ MBODJP GBNJMJBSF JM DPOTVNBUPSF IB BG¹OBUP EJ NPMUP MF TVF TUSBUFHJF EJ BDRVJTUP TPQSBUUVUUP JO SJGFSJNFOUP BJ QSPEPUUJ EFM MBSHP DPOTVNP 5 BMF NBHHJPSF BCJMJUh HMJ IB DPOTFOUJUP EJ DPOUFOFSF MF TQFTF MJNJUBOEP BM NBT TJNP MF QSPQSJF SJOVODF BM MJWFMMP RVBMJUBUJWP QSFDFEFOUF -±BSUJDPMB[JPOF EFMM±PGGFSUB JO UFSNJOJ EJ WBSJFUh F BNQJF[[B EFHMJ BTTPSUJNFOUJ F M±BDDFOUVBUB DPNQFUJ[JPOF OPO TPMP USB PQFSBUPSJ EFMMP TUFTTP DBOBMF NB BODIF USB GPSNVMF EJTUSJCVUJWF EJWFSTF IB GPSOJUP VO QBOPSBNB EJ BMUFSOBUJWF BMM±JOUFSOP EFM RVBMF JM DPOTVNBUPSF o TUBUP JO HSBEP EJ PUUJNJ[[BSF JM QSPQSJP CJMBODJP GBNJ MJBSF QVS DPOUJOVBOEP B TPEEJTGBSF CVPOB QBSUF EFJ TVPJ CJTPHOJ *M DPOUFOJNFOUP EFM CVEHFU EJ TQFTB QBTTB JOOBO[JUVUUP BUUSBWFSTP VOB SJEV[JPOF EFMMF RVBOUJUh BDRVJTUBUF VO EJWFSTP NJY QFS BMDVOF NFSDFPMPHJF F VO NJOPS SJDPSTP BM QJDDPMP EFUUBHMJP TQFDJBMJ[[BUP * QSPEPUUJ GSFTDIJ DPTUJUVJTDPOP VOB WPDF NPMUP JNQPSUBOUF OFM CVEHFU EJ TQFTB EFMMF GBNJHMJF JUBMJBOF DPOUBOEP QFS DJSDB VO EFJ DPOTVNJ BMJNFOUBSJ / FM DPSTP EFMM±VMUJNP BOOP B GSPOUF EJ VOB DSFTDJUB EFJ QSF[[J QFS RVBTJ UVUUF MF NFSDFPMPHJF EFM GSFTDP F QFS DPOUFOFSF JM CVEHFU EJ TQFTB TVHMJ TUFTTJ MJWFMMJ EFMM±BOOP QSFDFEFOUF MF GBNJHMJF IBOOP BEPUUBUP VO BUUFHHJBNFOUP JNQSPOUBUP WFSTP VOB NBHHJPSF PDVMBUF[[B OFMMF RVBOUJUh BDRVJTUBUF 1FS BMDVOJ QSPEPUUJ PSUPGSVUUB JO QBSUJDPMBSF o QSPCBCJMF DIF MB SJEV[JPOF EFMMF RVBOUJUh BDRVJTUBUF TJ TJB USBTGPSNBUB JO VO VMUFSJPSF DPOUFOJNFOUP EFHMJ TQSFDIJ QJ} DIF JO VOB WFSB F QSPQSJB SJEV[JPOF EFJ DPOTVNJ ¹OBMJ 1FS MB DBSOF F QFS JM QFTDF JOWFDF TFNCSB USBUUBSTJ EJ VOB QBS[JBMF SJOVODJB BJ QBTTBUJ MJWFMMJ EJ DPOTVNP QFS SJEVSSF MB TQFTB ¹OBMF 1FS MB DBSOF J DPOTVNBUPSJ IBOOP WBSJBUP JM NJY QBTTBOEP EB UJQPMPHJF EJ QSPEPUUJ QJ} DPTUPTJ NBO[P F WJUFMMP DIF B UPUBMF *UBMJB GBOOP TFHOBSF SJTQFUUJWBNFOUF VO DBMP EFJ DPOTVNJ B WBMPSF EFM F EFM F B RVBOUJUh EFM F EFM B QSPEPUUJ NFOP DBSJ DPNF QPMMP F DPOJHMJP F B WBMPSF F F JO RVBOUJUh
[ 195 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
FWJUBOEP RVJOEJ EJ SJEVSSF FDDFTTJWBNFOUF MF RVBOUJUh DPOTVNBUF F BMMP TUFTTP UFNQP NBOUFOFOEP JOBMUFSBUF P BEEJSJUUVSB NJHMJPSBOEP MF RVBMJUh OVUSJ[JPOBMJ *M DBMP ¬ F MB TUFTTB WBSJB[JPOF EJ NJY ¬ o QJ} FWJEFOUF BM 4VE 3 JEV[JPOJ TJHOJ ¹DBUJWF EFJ DPOTVNJ QPTTPOP FTTFSF SJTDPOUSBUF BEEJSJUUVSB OFMMF GBNJHMJF DPO MJWFMMJ EJ SFEEJUP QJ} FMFWBUP o DIJBSP DPNF JO RVFTUP DBTP DPOUJOP SFMBUJWBNFOUF QPDP NPUJWB[JPOJ MFHBUF BMMB NJOPS DBQBDJUh EJ TQFTB "ODIF QFS JM QFTDF J DBMJ QJ} JNQPSUBOUJ TPOP BM 4VE *M DPNQPSUBNFOUP EJ BDRVJTUP EFMMF GBNJHMJF JUBMJBOF OFM GSFTDP WBSJB[JPOJ BOOVF BOOP UFSNJOBOUF HJVHOP
Var. % delle quantità acquistate dalle famiglie
-4,0
-2,0
0,0
2,0 Salumi
Carne Fresca
-2,0
4,0 Formaggi
Totale Fresco Ortaggi Freschi
Frutta Fresca
-4,0
-6,0 Pesce al naturale -8,0 Var. % della spesa a valore delle famiglie
'POUF / JFMTFO $ POTVNFS 1BOFM
4POP JOWFDF SJNBTUF TPTUBO[JBMNFOUF JOBMUFSBUF MF RVBOUJUh BDRVJTUBUF EJ TBMV NJ F GPSNBHHJ DPO BMDVOF JOUFSFTTBOUJ FWJEFO[F RVBMJ MB DSFTDJUB EFHMJ BDRVJTUJ EJ BMDVOJ QSPEPUUJ EJ GBTDJB BMUB EJ QSF[[P DPNF MB CSFTBPMB P EJ GBTDJB NFEJB DPNF MP TQFDL %BMM±BOBMJTJ EFMMF QSJODJQBMJ NFSDFPMPHJF FNFSHF JOPMUSF BODIF VOB WBSJBCJMF DPNVOF DIF TJ MFHB BE VOB TFNQSF NBHHJPSF EPNBOEB F BE VOB SFMBUJWB NBHHJPSF PGGFSUB EJ TFSWJ[JP 4J SJTDPOUSBOP JOGBUUJ BOEBNFOUJ QPTJUJWJ QFS J QSPEPUUJ QSFDPOGF[JPOBUJ DPNF OFJ TBMVNJ OFJ GPSNBHHJ OFMMB GSVUUB DPTs DPNF VO USFOE EJ DSFTDJUB QFS HMJ FMBCPSBUJ EJ DBSOF F QFS JM QFTDF QSFQBSBUP EB VOB SFDFOUF JOEBHJOF / JFMTFO FNFSHF DIF JM EFHMJ JUBMJBOJ EJDIJBSB DIF ®MB QSFTFO[B EJ VOB CVPOB WBSJFUh EJ DJCJ QSFQBSBUJ BM NPNFOUP¯ JOºVFO[B MB TVB TDFMUB EFM OFHP[JP EPWF GBSF MB TQFTB " MJWFMMP EJ GPOUJ EJ BDRVJTUP VOB NJOPS GSFRVFO[B EJ WJTJUB EFM QJDDPMP EFUUBHMJP USBEJ[JPOBMF F TQFDJBMJ[[BUP NBDFMMFSJF QFTDIFSJF OFHP[J EJ GSVUUB F WFSEVSB IB DPOTFOUJUP EJ DPOUFOFSF VMUFSJPSNFOUF MB TQFTB ( MJ BDRVJTUJ EJ QSPEPUUJ GSFTDIJ GBOOP TFHOBSF VOB WBSJB[JPOF QPTJUJWB EFM OFMMB ( EP FE VO DBMP EFM
[ 196 ]
Capitolo 5. Gli acquisti di beni di largo consumo
OFMMF BMUSF GPOUJ EJ BDRVJTUP USBEJ[JPOBMJ *O FOUSBNCJ J DBTJ MF WBSJB[JPOJ EFJ WP MVNJ TPOP OFHBUJWF OFMMB EJTUSJCV[JPOF NPEFSOB F OFJ OFHP[J EJ WJDJOBUP $BNCJBNFOUJ OFMMB GSFRVFO[B EJ BDRVJTUP EFM GSFTDP EFMMF GBNJHMJF WBSJB[JPOJ BOOVF BOOP UFSNJOBOUF HJVHOP
1,6 -1,3 -1,4 -3,5
2,5
-1,4 -1,4
1,5 -0,5 -2,8
-5,6 Frutta Fresca
Ortaggi Freschi
-2,3 -4,0
-6,6 Salumi
0,1 0,9 -0,1
0,2 0,5
Formaggi
-0,8 -0,8 -2,8
-7,9 -8,0 Carne Fresca Pesce al naturale
4,0 2,0 0,0 -2,0 -4,0 -6,0 -8,0 -10,0
Var. % della Frequenza di Acquisto negli Iper+Super+Lib.Serv.+Discount Var. % della Frequenza di Acquisto nel Piccolo Dettaglio Tradizionale e Specializzato Var. % Famiglie Acquirenti negli Iper+Super+Lib.Serv.+Discount Var. % Famiglie Acquirenti nel Piccolo Dettaglio Tradizionale e Specializzato 'POUF / JFMTFO $ POTVNFS 1BOFM
(MJ BDRVJTUJ EFM GSFTDP TJ TQPTUBOP OFMMB (EP EJGGFSFO[JBMF EJ TQFTB B WBMPSF NMO EJ FVSP BOOP UFSNJOBOUF HJVHOP TV BOOP QSFDFOEFOUF
-400 -300 -200 -100 0 Tot. categorie fresco Frutta fresca Ortaggi freschi Salumi Formaggi Carne fresca Pesce al naturale
100 200 300 400 500 600 700
Differenziale di Spesa a Valore Iper+Super+Lib.Serv.+Discount Differenziale di Spesa a Valore Piccolo Dettaglio Tradizionale e Specializzato
'POUF / JFMTFO $ POTVNFS 1BOFM
4J BGGFSNBOP BODIF OFMM±BMJNFOUBSF J DBUFHPSZ LJMMFS "MUSB TUSBUFHJB EJ BDRVJTUP NFTTB JO BUUP EBM DPOTVNBUPSF BM ¹OF EJ SJTQBSNJBSF o TUBUB RVFMMB EJ SJWPMHFSTJ TFNQSF QJ} B GPSNVMF EJTUSJCVUJWF JO HSBEP EJ PGGSJSF DPOWFOJFO[B PWWFSP J EJTDPVOU F HMJ TQFDJBMJTUJ ESVH TQPTUBOEP JO RVFTUJ OFHP[J VOB QBSUF EFHMJ BDRVJTUJ JO QSFDFEFO[B GBUUJ JO JQFSNFSDBUJ F TVQFSNFSDBUJ / FM DBTP EFJ EJTDPVOU RVFTUP GFOPNFOP IB WJTUP DPJOWPMUJ JO NPEP FWJEFOUF J QSP EPUUJ QFS MB DVSB EFMMB DBTB F BMDVOJ QSPEPUUJ BMJNFOUBSJ EJ CBTF DPOGF[JPOBUJ 4J SJDPSEJ QFSBMUSP DIF MB DSFTDJUB EJ RVFTUP GPSNBUP EJTUSJCVUJWP BODIF OFM DPSTP EFMM±VMUJNP BOOP o TUBUB QSJODJQBMNFOUF HVJEBUB EBMMP TWJMVQQP EFMMB SFUF DIF IB GBUUP SFHJTUSBSF BODPSB OVPWF BQFSUVSF EJ OFHP[J BODIF TF TV UBTTJ EJ DSFTDJUB QJ} DPOUFOVUJ DIF JO QBTTBUP
[ 197 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
-P TQPTUBNFOUP EFHMJ BDRVJTUJ USB J DBOBMJ EFMMB (EP JUBMJBOB QFS BMDVOF DBUFHPSJF EFM -DD %JGGFSFO[JBMF WFOEJUF B WBMPSF BOOP U HJV± WT BOOP U HJV±
*QFS 4VQFS -JC 4FSWJ[JP
%JTDPVOU
'0 0 % $ 0 / '&;*0 / "5 0 0 MJP $ POTFSWF EJ $ BSOF $ POTFSWF 3 PTTF $ BSBNFMMF ( PNNF F $ POGFUUJ
'3 &4$ 0 # VEJOJ $ SFNF F . FSFOEJOF 1BOJ¹DBUJ 'SFTDIJ :PHVSU ( FMBUJ "TQPSUP %JTUJMMBUJ F 4QJSJUJ 4VDDIJ
$ 63 " $ "4"
$ 63 " 1&3 40 / "
5 0 5 "-&
4QFDJBMJTUJ %SVH
'POUF / JFMTFO 5 SBEF . JT
* QSJODJQBMJ JOEJDBUPSJ EFM DBOBMF 4QFDJBMJTUJ %SVH "OOP UFS (JVHOP ±
*OD TVFMMF WFOEJUF EFMMB ( EP $ VSB $ BTB $ VSB 1FSTPOB
5 SFOE VMUJNP BOOP B WBMPSF ¬ $ VSB $ BTB
¬ $ VSB 1FSTPOB
*OEJDF EJ "TTPSUJNFOUP WT *QFS 4VQFS ¬ $ VSB $ BTB
¬ $ VSB 1FSTPOB
7FOEJUF JO QSPNP[JPOF TDPOUP ( FO ( JV± ¬ $ VSB $ BTB *QFS 4VQFS
¬ $ VSB 1FSTPOB *QFS 4VQFS
1PTJ[JPOBNFOUP . FEJP EJ 1SF[[P WT *QFS ¬ TV UPQ DBUFHPSJF QJ} WFOEVUF ¬ $ VSB $ BTB
¬ $ VSB 1FSTPOB FTDMVTJ J 1SPGVNJ
1PTJ[JPOBNFOUP . FEJP EJ 1SF[[P WT 4VQFS ¬ TV UPQ DBUFHPSJF QJ} WFOEVUF ¬ $ VSB $ BTB
¬ $ VSB 1FSTPOB FTDMVTJ J 1SPGVNJ
'POUF / JFMTFO 5 SBEF . JT
* QSJODJQBMJ JOEJDBUPSJ EFM DBOBMF EJTDPVOU "OOP UFS (JVHOP ±
*OD TVMMF WFOEJUF EFMMB ( EP
5 SFOE VMUJNP BOOP B WBMPSF ¬ 5 PUBMF HSPDFSZ
4WJMVQQP SFUF JO NFUSJ RVBESJ VMUJNP BOOP
*OEJDF EJ "TTPSUJNFOUP WT 4VQFS ¬ 5 PUBMF ( SPDFSZ
1PTJ[JPOBNFOUP . FEJP EJ 1SF[[P WT *QFS ¬ TV UPQ DBUFHPSJF WFOEVUF
1PTJ[JPOBNFOUP . FEJP EJ 1SF[[P WT 4VQFS ¬ TV UPQ DBUFHPSJF WFOEVUF
'POUF / JFMTFO 5 SBEF . JT
[ 198 ]
Capitolo 5. Gli acquisti di beni di largo consumo
%JWFSTP o JOWFDF JM DBTP EFMMF DBUFOF TQFDJBMJ[[BUF OFMMB WFOEJUB EJ QSPEPUUJ QFS MB DVSB EFMMB QFSTPOB F QFS MB DVSB EFMMB DBTB EPWF MB QSFGFSFO[B EB QBSUF EFM DPOTVNBUPSF o EFUUBUB OPO TPMP EB SBHJPOJ EJ SJTQBSNJP 3 JWPMHFOEPTJ B RVFTUJ OFHP[J JOGBUUJ o QPTTJCJMF GSVJSF EFJ WBOUBHHJ EJ VOB NBHHJPSF BNQJF[[B F QSP GPOEJUh BTTPSUJNFOUBMF SJTQFUUP BE VO TVQFSNFSDBUP -±BDRVJTUP EJ GPSNBUJ QJ} QJDDPMJ $ PNF FNFSHF EB VOB SFDFOUF JOEBHJOF / JFMTFO 4VSWFZ TV $ POTVNFS 1BOFM JM EFJ DPOTVNBUPSJ JUBMJBOJ EJDIJBSB EJ QSFGFSJSF QSPEPUUJ JO DPOGF[JPOJ QJDDPMF DPO VO QSF[[P VOJUBSJP JOGFSJPSF QFS QPUFS SJTQBSNJBSF 5 BMF GFOPNFOP OPO IB SJQPSUBUP TWJMVQQJ TJHOJ¹DBUJWJ OFMM±VMUJNP BOOP BODIF TF EB VO DPOGSPOUP USB JM USFOE B WPMVNF F RVFMMP JO DPOGF[JPOJ TFNCSB DIF RVBMDPTB TJ TUJB NVPWFOEP JO RVFTUB EJSF[JPOF 5 SB MF QPDIF FDDF[JPOJ JO DVJ TJ DFSDB EJ SJTQBSNJBSF BDRVJTUBOEP GPSNBUJ QJ} HSBOEJ USPWJBNP BMDVOF DBUFHPSJF OFMM±BSFB EFMMB $ VSB EFMMB 1FSTPOB QBOOPMJOJ EFOUJGSJDJ TIBNQPP CBHOJ F EPDDJB TDIJVNB F EFPEPSBOUJ F EFMMF # FWBOEF CJS SB BDRVB F CFWBOEF HBTTBUF 1J} QSPNP[JPOJ F NBSDIF QSJWBUF M±JNQPWFSJNFOUP EFM DBSSFMMP OPO TJHOJ¹DB SJOVODJB BMMB RVBMJUh 4FNQSF TFDPOEP J SJTVMUBUJ EJ VO±JOEBHJOF TV $ POTVNFS 1BOFM EJ / JFMTFO OFM DPSTP EFMM±VMUJNP BOOP JM EFHMJ JUBMJBOJ EJDIJBSB EJ BWFS SJTQBSNJBUP TVMMB TQFTB ®DFSDBOEP EJ DPNQSBSF TPMP QSPEPUUJ JO QSPNP[JPOF¯ -± EFHMJ JOEJWJEVJ HVBSEB DPO BUUFO[JPOF J WPMBOUJOJ EFJ QVOUJ EJ WFOEJUB F DJSDB VO UFS[P EFJ DPOTVNBUPSJ QPOF JO BUUP EFMMF WFSF F QSPQSJF TUSBUFHJF EJ TDFMUB EFM OFHP[JP EPWF GBSF MB TQFTB EJ TFUUJNBOB JO TFUUJNBOB ®RVFMMP DIF IB MF PGGFSUF QJ} JOUFSFTTBOUJ¯ *M GFOPNFOP EFM ®OPNBEJTNP¯ BMMB SJDFSDB EFMMF PGGFSUF NJHMJPSJ IB WJTUP OFM DPS TP EFM VO JODSFNFOUP NPMUP GPSUF *M EFHMJ JOUFSWJTUBUJ EJDIJBSB EJ DBN CJBSF OFHP[JP JO GVO[JPOF EFMMF NJHMJPSJ QSPNP[JPOJ PGGFSUF 5 BMF EBUP QFSBMUSP DPMMPDB M±*UBMJB BM QSJNP QPTUP OFMMB HSBEVBUPSJB FVSPQFB -B DSFTDFOUF QSPNP[JPOBMJUh JOPMUSF IB DBSBUUFSJ[[BUP UVUUF MF EJWFSTF GBTDF EJ CSBOE BMM±JOUFSOP EFM MBSHP DPOTVNP EBJ MFBEFS BJ GPMMPXFS BMMB NBSDB QSJWBUB 2 VFTUP IB DPOTFOUJUP EJ TPEEJTGBSF MF FTJHFO[F TJB EJ RVFJ DPOTVNBUPSJ DIF QSF GFSJTDPOP BDRVJTUBSF JO QSPNP[JPOF JM MPSP CSBOE QSFGFSJUP DIF EJ RVFMMJ QJ} EJ TQPTUJ B DBNCJBSF CSBOE ¬ BMM±JOUFSOP EFMMB TUFTTB GBTDJB EJ QSF[[P P DIF PQUBOP QFS M±BDRVJTUP EJ VO CSBOE NJOPSF P EFMMB NBSDB QSJWBUB *M DPOUFOJNFOUP EFMMB TQFTB BUUSBWFSTP M±BDRVJTUP EJ QSPEPUUJ JO QSPNP[JPOF OPO
[ 199 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
TJ USBEVDF RVJOEJ JO VO JNQPWFSJNFOUP EFM SBQQPSUP ÂŽWBMVF GPS NPOFZÂŻ OFM DBS SFMMP 4POP JOGBUUJ MF "MUSF . BSDIF RVFMMF Q} QFOBMJ[[BUF JO UFSNJOJ EJ RVPUB -B TFOTJCJMJUh EFHMJ JUBMJBOJ BMMF QSPNP[JPOJ SJTQPOEFOUJ
Cambio negozio in funzione delle migliori promozioni offerte
28
Raramente cambio negozio, ma quando faccio la spesa, cerco attivamente le promozioni
25
Regolarmente acquisto marche diverse a seguito delle promozioni
35
29
14 15
Compro solo in promozione quando la marca è di mio gradimento (quando mi piace già )
18
La promozione cambia raramente la mia scelta di marca
20 fine 2009
8 8
fine 2010
'POUF / JFMTFO 4IPQQFS 5 SFOET
&WPMV[JPOF EFMMF WFOEJUF JO QSPNP[JPOF JQFS TVQFS MJCFSP TFSWJ[JP TVMMF WFOEJUF HSPDFSZ
25,9
26,7
24,3 22,4
22,7
2007
2008
19,8
2004
2009
2010
1° sem. 2011
'POUF / JFMTFO 5 SBEF . JT
%JTUBO[B USB JOUFOTJUh QSPNP[JPOBMF EFHMJ JQFS NR F BMUSJ QVOUJ WFOEJUB
5,0
1° sem 2011 2010 2009 2008 2007
2004 'POUF / JFMTFO 5 SBEF . JT
[ 200 ]
4,8 4,5 5,4 6,4
10,0
Capitolo 5. Gli acquisti di beni di largo consumo
*ODJEFO[B WFOEJUF QSPNP[JPOBMJ QFS UJQPMPHJB EJ CSBOE
30,7
28,5 29,8
29,1
25,7 26,7 23,5 24,2 19,9
20,7 gen-giu 2010 gen-giu 2011
% Vendite promo
Leader
Followers (2.a - 3.a - 4.a)
Private label
Altre marche
'POUF / JFMTFO 5 SBEF . JT
2VPUF EJ NFSDBUP QFS UJQPMPHJF EJ CSBOE
31,9 27,3
27,1
24,8
31,4
25,0
gen-giu ‘10 16,0 Leader
Followers (2.a - 3.a - 4.a)
16,5
Private label
gen-giu ‘11 Altre marche
'POUF / JFMTFO 5 SBEF . JT
1SJWBUF -BCFM NBHHJPSF PGGFSUB BTTPSUJNFOUBMF F NBHHJPSF EPNBOEB WBOOP EJ QBSJ QBTTP -±BDRVJTUP EJ QSPEPUUJ DPO NBSDIJP EFM EJTUSJCVUPSF DIF DPOTFOUPOP EJ SJTQBS NJBSF VO NFEJP SJTQFUUP BM QSF[[P EFMMB DBUFHPSJB o EJ TJDVSP VO GFOPNFOP JO GPSUF DSFTDJUB OFMM±VMUJNP BOOP JO *UBMJB JM EFJ DPOTVNBUPSJ EJDIJBSB EJ BWFS JODSFNFOUBUP M±BDRVJTUP F JM DPOTVNP EJ RVFTUJ QSPEPUUJ / FJ QSJNJ TFJ NFTJ EFM OFMMF TVQFS¹DJ TVQFSJPSJ BJ NR JM MPSP QFTP TVM UPUBMF ( SPDFSZ IB SBHHJVOUP JM DPO VO JODSFNFOUP EJ VO QVOUP QFSDFOUVBMF OFMM±VMUJNP TFNF TUSF F EJ USF QVOUJ SJTQFUUP BM 5 BMJ SJTVMUBUJ TPOP EB BUUSJCVJSTJ TJB BE VOB DSFTDJUB EFMMB EPNBOEB DIF BE VO BVNFOUP EFMM±PGGFSUB DPO J SFUBJMFS DIF IBOOP TPTUFOVUP JM MPSP TWJMVQQP BODIF BUUSBWFSTP VO NBHHJPS SJDPSTP BMMF QSPNP[JPOJ DIF TJ BUUFTUBOP PSNBJ BM EFMMF WFOEJUF UPUBMJ F BE VOB NBHHJPS QSFTFO[B EFHMJ TUFTTJ OFJ WPMBOUJOJ -F EJGGFSFOUJ QFSGPSNBODF EFMMB NBSDB QSJWBUB B MJWFMMP EJ DBUFHPSJB EJQFOEPOP JO QSFWBMFO[B EBM HSBEP QJ} P NFOP FMFWBUP EJ DPODFOUSB[JPOF JOEVTUSJBMF BMM±JOUFS OP EFMMF TUFTTF EBMM±JOOPWB[JPOF EJ QSPEPUUP F EBMMB DBQBDJUh EB QBSUF EFJ EJTUSJ CVUPSJ EJ DPHMJFSF MF UFOEFO[F JO BUUP F EJ USBTGPSNBSMF JO PQQPSUVOJUh
[ 201 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
-B DSFTDJUB EFMMB NBSDB QSJWBUB JO *UBMJB RVPUB EJ NFSDBUP JO TVM UPUBMF HSPDFSZ JQFS TVQFS MJCFSP TFSWJ[JP
8,8
1999
9,4
9,9
10,4
2000
2001
2002
11,3
2003
12,6
12,4
12,7
13,2
2004
2005
2006
2007
14,2
2008
15,1
15,7
16,5
2009
2010
1°sem 2011
'POUF / JFMTFO 5 SBEF . JT
1J} JO HFOFSBMF QPTTJBNP BGGFSNBSF DPNF OFMM±VMUJNP BOOP DJ TJB TUBUP NPMUP FRVJMJCSJP USB BVNFOUP EFMM±PGGFSUB JODSFNFOUP OFM SFGFSFO[JBNFOUP F EFMMB EP NBOEB BVNFOUP EFMMF WFOEJUF EFJ QSPEPUUJ B NBSDIJP 1SFTTJPOF QSPNP[JPOBMF OFMMB (EP JUBMJBOB TVM UPUBMF HSPDFSZ JQFS TVQFS MJCFSP TFSWJ[JP
26,4 24,3
22,4
14,8
2007
25,6
22,7
Totale grocery 20,9
17,8
16,1
2008
2009
19,0
2010
Marca privata
2011 Q1
'POUF / JFMTFO 5 SBEF . JT
1SFTFO[B EFMMB NBSDB QSJWBUB TVM WPMBOUJOP UPUBMF HSPDFSZ
10,5%
11,4%
8,9% 7,4%
2007 'POUF / JFMTFO 'PMEFS! / FU
[ 202 ]
2008
2009
2010
Capitolo 5. Gli acquisti di beni di largo consumo
-B DSFTDJUB EFMMB NBSDB QSJWBUB OFMMF BSFF NFSDFPMPHJDIF JQFS TVQFS MJCFSP TFSWJ[JP FTDMVTP CB[BS F UFTTJMF BOOP UFS NBHHJP
Quota Marca Privata nelle Aree Merceologiche Totale
7,1
2,6
Fresco
10,2
5,6
Freddo
7,8
3,2
24,9
6,9
Cura della persona -0,7 Food confezionato
9,5
5,4
2,7
13,7
4,2
Cura della casa -1,3 Pets
1,5
Bevande
1,6
16,3 23,3
20,0
2,4
23,0 Private Label
2,3
7,5
Categoria
'POUF / JFMTFO 5 SBEF . JT
-B DPSSFMB[JPOF USB PGGFSUB EJTUSJCVUJWB F QFSGPSNBODF EFMMB NBSDB DPNNFSDJBMF Referenze (var % n° medio)
BSFF NFSDFPMPHJDIF JQFS TVQFS MJCFSP TFSWJ[JP FTDMVTP CB[BS F UFTTJMF BOOP UFS HJVHOP
Fresco
12,0 10,0
Cura persona
8,0 6,0 4,0 2,0 0,0 0,0
Cura casa
Pets
Freddo
Food confezionato 2 R = 0,9736
Bevande 2,0
4,0
6,0
8,0
10,0
12,0
Trend (% vendite in valore) 'POUF / JFMTFO 5 SBEF . JT
2 VFTUP EJNPTUSB BODIF DPNF HMJ TQB[J EJ DSFTDJUB TJBOP BODPSB NPMUP BNQJ -F QPUFO[JBMJ PQQPSUVOJUh TJ NBOJGFTUBOP TPMP EBOEP VOP THVBSEP BM QFTP DIF IBOOP OFMMF EJWFSTF BSFF EFM 1BFTF FTJTUPOP JOGBUUJ BMDVOF EJGGFSFO[F QJVUUPTUP NBSDBUF USB / PSE $ FOUSP F 4VE *UBMJB "M 4VE MB RVPUB EFMMB 1SJWBUF -BCFM SJTVMUB EFDJTBNFOUF JOGFSJPSF SJTQFUUP BMMB NFEJB OB[JPOBMF DPNQMJDF BODIF VOB EJTUSJ CV[JPOF DBSBUUFSJ[[BUB EB VOÂąFMFWBUB GSBNNFOUB[JPOF -B RVPUB EJ NFSDBUP EFMMB NBSDB QSJWBUB OFMMB (EP JUBMJBOB BOOP UFSNJOBOUF . BHHJP WBSJB[JPOF TV BOOP QSFDFOEFOUF
2VPUB 1- TV
5SFOE 7FOEJUF
UPUBMF (SPDFSZ
7BMPSF 1-
5 PUBMF *UBMJB
"SFB
"SFB
"SFB
"SFB
'POUF / JFMTFO 5 SBEF . JT
[ 203 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
. B o BMUSFUUBOUP WFSP DIF QSPQSJP BM 4VE MB 1SJWBUF -BCFM TUB DSFTDFOEP B SJUNJ NPMUP TPTUFOVUJ JO UVUUF MF BSFF NFSDFPMPHJDIF FE JO QBSUJDPMBSF OFM 'SFEEP F OFM 'SFTDP -B . BSDB 1SJWBUB OPO DPTUJUVJTDF TPMP VOÂąJOUFSFTTBOUF BMUFSOBUJWB EJ QSF[[P NB BODIF VOP TUSVNFOUP DPO JM RVBMF WFJDPMBSF VOÂąPGGFSUB EJ QSPEPUUJ EJ GBTDJB QSF NJVN *M DBMP EFMMÂąJNQPSUBO[B EFMMF WFOEJUF OFMMF GBTDF QJ} CBTTF EJ QSF[[P OF o VOB UFTUJNPOJBO[B -F QFSGPSNBODF EFMMB NBSDB QSJWBUB TVM UFSSJUPSJP OB[JPOBMF USFOE B WBMPSF OFMMF BSFF NFSDFPMPHJDIF JQFS TVQFS MJCFSP TFSWJ[JP FTDMVTP CB[BS F UFTTJMF BOOP UFS HJVHOP
30,0 25,0 20,0
Area 1
15,0
Area 2
10,0
Area 3
5,0
Area 4
0,0 -5,0
Totale Pl
Food Bevande Cura Cura Freddo confezionato della casa della persona
Fresco
Pets
'POUF / JFMTFO 5 SBEF . JT
-F WFOEJUF EFMMB (EP QFS GBTDJB EJ QSF[[P WBSJB[JPOF TVMMB TDBMB QSF[[J JQFS TVQFS MJCFSP TFSWJ[JP FTDMVTP CB[BS F UFTTJMF
100%
17,3
17,2
35,3
35,6
80% 60% 40% 20%
47,4
29,3
29,4
45,3
45,2
47,2
47,1
25,4
25,4
21,2
21,1
31,6
31,9 Prezzo >130%
47,2
0%
Prezzo compreso tra 86% e 130% Prezzo <86%
Private label Private label Media groceryMedia grocery Altri prodotti Altri prodotti 1° sem. 2010 1° sem. 2011 1° sem. 2010 1° sem. 2011 1° sem. 2010 1° sem. 2011 'POUF / JFMTFO 5 SBEF . JT
-ÂąBMJNFOUBSF DPOGF[JPOBUP Lâ&#x20AC;&#x2122;area dellâ&#x20AC;&#x2122;alimentare confezionato ha chiuso lâ&#x20AC;&#x2122;ultimo anno14 con una variazione positiva del fatturato superiore al 3%, in netta controtendenza rispetto allâ&#x20AC;&#x2122;anno precedente. A metĂ del 2010 la dinamica era scivolata in territorio negativo, facendo registrare una battuta dâ&#x20AC;&#x2122;arresto del venduto di poco inferiore 14 Per ultimo anno si intende lâ&#x20AC;&#x2122;anno terminante a giugno 2011. [ 204 ]
Capitolo 5. Gli acquisti di beni di largo consumo
al punto percentuale. Il trend di espansione che ha caratterizzato questo reparto è peraltro riconducibile per la quasi totalitĂ ad una ripresa delle quantitĂ intermediate presso la Gdo (+3,2%). La riduzione dei prezzi comune a molti comparti dellâ&#x20AC;&#x2122;alimentare confezionato ed il conseguente recupero del potere dâ&#x20AC;&#x2122;acquisto da parte delle famiglie hanno contribuito a favorire lâ&#x20AC;&#x2122;inversione di marcia: nel carrello della spesa sono tornati a crescere piatti pronti, prodotti dietetici e specialitĂ etniche, mentre sono risultati ancora in sofferenza i prodotti tradizionali dellâ&#x20AC;&#x2122;alimentazione mediterranea. 5BCFMMB -F WFOEJUF EJ QSPEPUUJ BMJNFOUBSJ DPOGF[JPOBUJ OFMMB (EP JUBMJBOB WBSJB[JPOJ TVMMÂąBOOP NPCJMF BOOP UFSNJOBOUF HJVHOP
"MJNFOUJ DPOTFSWBUJ
7BMPSF
2VBOUJUh
1SF[[J
"MJNFOUJ JOGBO[JB
%JFUFUJDP OBUVSBMJ
%PMDJBSJP
&EVMDPSBOUJ
1BTUB SJTP F GBSJOB
1SFQBSBUJ 1SFQBSBUJ QFS CFWBOEF DBMEF
1SPEPUUJ EB GPSOP
1SPEPUUJ QFS DPOEJSF
3 JDPSSFO[F
4OBDLT
5 PUBMF
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ / JFMTFO
Passando al dettaglio delle voci, gli indicatori relativi alle quantitĂ vendute risultano pressochĂŠ tutti in forte crescita, ad eccezione del comparto che annovera i prodotti della filiera cerealicola (pasta, riso e farina), il quale conferma una stabilizzazione delle movimentazioni sui livelli giĂ moderati registrati lâ&#x20AC;&#x2122;anno precedente (-0,1%). Nellâ&#x20AC;&#x2122;ambito di questa categoria le merceologie piĂš colpite dallâ&#x20AC;&#x2122;arretramento delle vendite sono le varietĂ piĂš costose come la pasta ripiena (-12%) mentre tiene la pasta secca sia di grano duro che quella allâ&#x20AC;&#x2122;uovo. In calo il riso confezionato (-1.7%), andamento che risulta determinato principalmente da un recupero del prezzo allo scaffale. Tra le farine, seppur sostanzialmente stabili nel confronto rispetto allo scorso anno, si segnala lâ&#x20AC;&#x2122;exploit del semolino per cuscus, i cui volumi di vendita hanno fatto segnare negli ultimi dodici mesi una variazione positiva pari al 18%. Il dato va letto alla luce di una duplice evidenza: da un lato esso dĂ la misura di come la distribuzione
[ 205 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
commerciale stia adeguando il proprio assortimento per far fronte ai crescenti flussi migratori, dall’altro segnala come le specialità etniche continuino a riscuotere il favore dei consumatori, anche tra i residenti di nazionalità italiana. Tra le voci in maggiore crescita nella spesa delle famiglie italiane è significativo il “boom” dei prodotti dietetici (+11,3% in volume), a dimostrazione di una diffusa attenzione alla cura del sé: i dati segnalano la prosecuzione del trend di diffusione, già in atto da diversi anni, di alcune tipologie di generi alimentari come i cibi a base di soia (+27%) e senza glutine (+22%). Benché secondari in termini di quote di mercato, si tratta di prodotti a domanda rigida che soddisfano specifiche esigenze dietetiche e che rendono possibile il consumo alle numerose persone che soffrono di particolari disturbi (come le intolleranze alimentari). Non sono di marginale rilevanza gli incrementi degli altri comparti, come degli alimenti conservati (+4.2% in termini di volumi): è sostanzialmente stabile l’andamento delle conserve di carne (che invece, come si vedrà, mette a segno trend importanti presso i banchi del fresco), mentre mostrano una buona vitalità le vendite delle conserve ittiche (+5.6%). In questo contesto i risultati più positivi sono da attribuire alle conserve vegetali (ortaggi sott’olio e lessati, legumi secchi) e di frutta (candita, cotta, sciroppata), prodotti che sperimentano percorsi particolarmente favorevoli grazie all’affacciarsi delle private label. Anche il filone del “pronto” si conferma in costante ascesa: il +3.1% di fatturato nell’ultimo anno beneficia di una contemporanea riduzione dei prezzi (-0.5%), che riflette con ogni probabilità la maggiore concorrenza all’interno del punto vendita. Il pronto è infatti uno dei segmenti di mercato dove è maggiormente cresciuta la profondità dell’assortimento che ha beneficiato dell’ingresso dei prodotti a marchio commerciale. Risultati di vendita di tutto rispetto accomunano buona parte delle referenze in assortimento come minestre, risotti, preparati per pizze, focacce e torte. Contrariamente alla pasta ed al riso, i prodotti da forno si caratterizzano per una crescita sostenuta. Messaggi emblematici dei nuovi modelli di consumo sono veicolati dagli andamenti riferiti al pane ed ai suoi sostituti: aumentano le vendite del pane confezionato e delle piadine a lunga conservazione (rispettivamente +13% e +8%), per le quali valgono le considerazioni già esposte per i piatti pronti; trend positivo anche per il pane da cuocere, che invece segnala sia una maggiore attenzione del consumatore verso i prodotti fatti in casa sia un minore consumo extradomestico. Stessa lettura può essere proposta per i biscotti, in crescita in tutte le varietà: anche in questo caso la famiglia merceologica sembra favorita dalla riduzione dei consumi extradomestici e dalla maggiore preferenza per le co-
[ 206 ]
Capitolo 5. Gli acquisti di beni di largo consumo
lazioni a casa. Altri interessanti spunti di riflessione provengono dallâ&#x20AC;&#x2122;analisi del dettaglio dei preparati per bevande calde: come da attese, diminuiscono i volumi intermediati di caffè tostato macinato che subiscono le crescenti preferenze per il caffè in cialde e in capsule. Infine gli snacks, dati in forte recupero; gli importanti aumenti delle vendite di patatine (+7%) e salatini (+3%) sono indicativi di una maggiore propensione a preparare lâ&#x20AC;&#x2122;aperitivo domestico in sostituzione di quello tradizionale al bar.
*M GSFEEP Le luci della ribalta nel comparto LCC spettano ai prodotti del freddo: favorite da una contrazione dei prezzi che nel complesso è stata di poco inferiore al punto percentuale, le vendite sono aumentate nellâ&#x20AC;&#x2122;ultimo anno del 4.9%. PiĂš solidi della crisi, che non ne ha intaccato il trend di crescita, gelati e surgelati si confermano quindi in piena salute, almeno con riferimento alle quantitĂ vendute. 5BCFMMB -F WFOEJUF EJ HFMBUJ F TVSHFMBUJ OFMMB (EP JUBMJBOB WBSJB[JPOJ TVMMÂąBOOP NPCJMF BOOP UFSNJOBOUF HJVHOP
7BMPSF
2VBOUJUh
1SF[[J
( FMBUJ NPOPEPTF
$ BSOF TVSHFMBUB
'SVUUB F WFSEVSB TVSHFMBUF
1FTDF TVSHFMBUP
4VSHFMBUJ FMBCPSBUJ
5 PUBMF
( FMBUJ GBNJHMJB
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ / JFMTFO
Il risparmio di tempo al momento dellâ&#x20AC;&#x2122;acquisto, la semplicitĂ e la velocitĂ nella preparazione li rendono infatti tra gli alimenti piĂš apprezzati dai consumatori italiani tanto da essere diventati parte integrante della nostra dieta: in questâ&#x20AC;&#x2122;ottica va interpretata lâ&#x20AC;&#x2122;ottima performance fatta registrare nellâ&#x20AC;&#x2122;ultimo anno dalle vendite di questi prodotti, dalla carne (+10%, grazie anche ad una rilevante contrazione dei prezzi) allâ&#x20AC;&#x2122;ortofrutta e ai piatti elaborati (entrambi oltre il 5%) sino al pesce (+3%). Alcuni dati appaiono particolarmente significativi: i sughi e le salse si attestano su una variazione misurata in quantitĂ del 17%, surgelati di frutta e i filetti di pesce si fermano rispettivamente al 14.5% ed al 7%. Se incrementi importanti riguardano tutte le famiglie di prodotti, unâ&#x20AC;&#x2122;eccezione è rappresentata dai gelati formato famiglia che crescono ad un
[ 207 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
ritmo inferiore allâ&#x20AC;&#x2122;1%. Tra i gelati monodose, nonostante un quadro complessivamente positivo, si rileva la pesante flessione (-10% circa rispetto allâ&#x20AC;&#x2122;anno precedente) degli acquisti a impulso, come coni, stecchi e biscotti, penalizzati forse da un avverso andamento climatico.
*M GSFTDP Al pari del freddo, anche i prodotti del fresco si segnalano per la dinamica fortemente positiva: nel periodo compreso tra luglio 2010 e giugno 2011 il fatturato è cresciuto ad un tasso superiore al 6%, il valore piĂš elevato tra le diverse aree merceologiche che fanno capo al LCC. Tuttavia, a differenza del freddo, che ha beneficiato di un effetto statistico favorevole rispetto allâ&#x20AC;&#x2122;anno precedente nel corso del quale si era registrato lâ&#x20AC;&#x2122;avvio di un deciso rallentamento, lâ&#x20AC;&#x2122;area del fresco aveva giĂ in passato sperimentato una maggiore capacitĂ di tenuta. Depurati dallâ&#x20AC;&#x2122;effetto prezzo (lâ&#x20AC;&#x2122;inflazione ha viaggiato ad un ritmo del 2.3% tendenziale, una volta archiviata una prolungata fase di deflazione), i volumi di vendita si attestano comunque su un saggio di variazione molto positivo (+4.1%). Le referenze di questo reparto si configurano nel vissuto dei consumatori come prodotti dotati di unâ&#x20AC;&#x2122;utilitĂ superiore al solo soddisfacimento del bisogno alimentare: trattandosi di cibi pronti ed in confezioni particolarmente gradite ai consumatori, questi prodotti includono una componente di servizio che permette di risparmiare tempo nella preparazione. In molti casi il consumatore è disposto a sostenere un maggiore esborso in termini monetari (la componente di servizio) pur di recuperare tempo da dedicare al lavoro, alla famiglia o al tempo libero. Anche in questo ambito si osserva un crescente gradimento da parte delle famiglie nei confronti dei prodotti freschi a marchio commerciale, la cui offerta è andata progressivamente ampliandosi. Lâ&#x20AC;&#x2122;andamento al rialzo si concentra in modo particolare in tre comparti, nellâ&#x20AC;&#x2122;ordine le carni, le bevande fresche ed i piatti pronti. Brillano le vendite delle carni, le quali mostrano un saggio di variazione di eccezionale intensitĂ (+26%), sostenuto anche da una dinamica inflazionistica in arretramento. Rientrano in questo comparto le carni confezionate a peso imposto (ad esempio gli hamburger di pollo e di tacchino, le bistecche di manzo e di maiale) che hanno visto crescere lâ&#x20AC;&#x2122;attenzione sia da parte delle aziende produttrici, con un ampliamento ed una specializzazione dellâ&#x20AC;&#x2122;offerta, sia da parte dei consumatori, per i quali la scelta di prodotti con queste caratteristiche viene avvertita come un risparmio di tempo non solo al momento della preparazione ma anche dellâ&#x20AC;&#x2122;acquisto. A questo discorso si ricollegano anche le
[ 208 ]
Capitolo 5. Gli acquisti di beni di largo consumo
evidenze relative ai salumi (+9,4% in un anno in termini di quantitĂ ): le confezioni sigillate permettono infatti la conservazione nei frigoriferi di casa per un numero di giorni superiore a quello degli affettati al banco, sono pronti allâ&#x20AC;&#x2122;uso e si acquistano in dosi selezionate. 5BCFMMB -F WFOEJUF EJ QSPEPUUJ GSFTDIJ DPOGF[JPOBUJ OFMMB (EP JUBMJBOB WBSJB[JPOJ TVMMÂąBOOP NPCJMF BOOP UFSNJOBOUF HJVHOP
7BMPSF
# FWBOEF GSFTDIF $ BSOF
2VBOUJUh
1SF[[J
'PSNBHHJ
'SVUUB F WFSEVSB
-BUUJDJOJ F BMUSJ
1BOFUUFSJB F QBTUJDDFSJB
1BTUB GSFTDB
1FTDF
6PWB
5 PUBMF
1JBUUJ QSPOUJ F DPOEJNFOUJ 4BMVNJ
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ / JFMTFO
Tra le bevande fresche a far registrare gli incrementi piĂš rilevanti sono i succhi puri (concentrati naturali che si ottengono dalla spremitura a freddo di alcune piante): tali prodotti, che solo negli ultimi anni sono entrati nellâ&#x20AC;&#x2122;assortimento della distribuzione commerciale, hanno visto un rilevante incremento delle vendite per effetto di un travaso di volumi da altri canali (ad esempio le erboristerie) e soddisfano una domanda di benessere, che seppur modesta, guadagna crescenti consensi tra i consumatori. Terza voce in espansione è quella dei piatti pronti: grande fermento soprattutto per i primi ed i secondi piatti, piĂš contenuta la dinamica delle insalate. In netta crescita anche i piatti esotici che continuano a conquistare spazi sempre piĂš ampi negli assortimenti della distribuzione commerciale. Lâ&#x20AC;&#x2122;evoluzione piĂš moderata accomuna le merceologie che sono state colpite a partire dagli ultimi mesi del 2010 dalla maggiore inflazione alimentare, contribuendo a frenare la ripresa dei consumi: oggetto di questo percorso i formaggi e i latticini, ma soprattutto la frutta e la verdura. Come nei precedenti, anche in questo caso gli aumenti si concentrano nella frutta fresca e nella verdura fresca di â&#x20AC;&#x153;quarta gammaâ&#x20AC;? (rispettivamente +18% e +6%), ovvero prodotti pronti (lavati, selezionati e confezionati) che rispondono al bisogno del consumatore di
[ 209 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
ridurre i tempi di preparazione dei pasti ed il volume degli scarti di cucina se confrontati, ad esempio, con lâ&#x20AC;&#x2122;acquisto presso i mercati ortofrutticoli. Nel caso del pesce la crescita piĂš contenuta delle quantitĂ nellâ&#x20AC;&#x2122;ultimo anno svela uno spostamento dei consumi dal reparto del fresco a quello del freddo: è probabile quindi che vi sia stato un riposizionamento delle scelte di acquisto dinnanzi a prodotti equivalenti.
-F CFWBOEF Dopo la stabilizzazione delle vendite registrata nel corso del 2010, lâ&#x20AC;&#x2122;area merceologica delle bevande mostra una discreta vitalitĂ : il fatturato nella Gdo mette a segno una progressione vicina al 2% che riflette esclusivamente un aumento dei consumi a fronte di una stabilizzazione dei prezzi. Esclusi i prodotti destinati alla cura della casa e allâ&#x20AC;&#x2122;igiene personale, si tratta tuttavia dellâ&#x20AC;&#x2122;area merceologica che mostra lâ&#x20AC;&#x2122;incremento di venduto piĂš contenuto nellâ&#x20AC;&#x2122;ultimo anno (2%). Il dato sottolinea quindi una certa difficoltĂ da parte delle bevande ad agganciare la ripresa complessiva del LCC, in parte perchĂŠ i comportamenti di consumo in questo settore vanno trovando assetti nuovi, in parte perchĂŠ tali prodotti vengono solitamente percepiti come generi non indispensabili e quindi sono i primi a cui si rinuncia a fronte della necessitĂ di fare quadrare i bilanci familiari. Alla moderazione della dinamica hanno contribuito infatti le voci piĂš rappresentative del reparto: lâ&#x20AC;&#x2122;acqua minerale ed i vini. I volumi di vendita dellâ&#x20AC;&#x2122;acqua sono cresciuti nellâ&#x20AC;&#x2122;ultimo anno ad una velocitĂ inferiore allâ&#x20AC;&#x2122;1%: la variazione sintetizza una riduzione delle quantitĂ relative allâ&#x20AC;&#x2122;acqua gassata e mediamente gassata in favore di quella effervescente naturale (è probabile che si tratti di un riposizionamento delle scelte delle famiglie su prodotti sostanzialmente affini). Da menzionare anche la buona performance dellâ&#x20AC;&#x2122;acqua non gassata (+1.8%), che tiene nelle vendite nonostante la diffusione sul mercato delle caraffe dotate di filtri in grado di rimuovere parte dei minerali disciolti e ridurre il grado di durezza dellâ&#x20AC;&#x2122;acqua erogata dal servizio pubblico. Dal canto loro i vini mettono in evidenza una invarianza delle quantitĂ , con movimentazioni pressochĂŠ stabili (-0.1%) rispetto allâ&#x20AC;&#x2122;anno precedente. Scorrendo il dettaglio, ci si accorge che i piĂš penalizzati risultano i prodotti di minore qualitĂ (i vini da tavola), a fronte di una tenuta dei vini doc e docg: le preferenze dei consumatori sembrano quindi essersi orientate su produzioni che sanno coniugare alta qualitĂ , valori legati alla provenienza geografica e
[ 210 ]
Capitolo 5. Gli acquisti di beni di largo consumo
giusto prezzo. I dati confermano quindi lâ&#x20AC;&#x2122;opinione secondo la quale oggi le famiglie italiane tendono a bere meno e meglio. 5BCFMMB -F WFOEJUF EJ CFWBOEF OFMMB (EP JUBMJBOB WBSJB[JPOJ TVMMÂąBOOP NPCJMF BOOP UFSNJOBOUF HJVHOP
7BMPSF
2VBOUJUh
1SF[[J
"NBSJ
"QFSJUJWJ
# JSSF F CBWBOEF B CBTTB HSBEB[JPOF
%JTUJMMBUJ F TQJSJUJ
-JRVPSJ
"DRVB
# FWBOEF HBTTBUF
# FWBOEF QJBUUF
1SFQBSBUJ QFS CFWBOEF
3 FJOUFHSBUPSJ
4VDDIJ
# FWBOEF CBTF WJOP
4QVNBOUJ F DIBNQBHOF
7JOJ
7JOJ MJRVPSPTJ
5 PUBMF
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ / JFMTFO
Unâ&#x20AC;&#x2122;altra statistica, in parte sorprendente, veicola il medesimo messaggio: è quella relativa alle vendite di prodotti di alta gamma come gli champagne (+4.4%) e gli spumanti, comprese le varietĂ alla frutta che si stanno di recente diffondendo sul mercato. Tra i prodotti che vedono crescere il loro appeal tra i consumatori gli aperitivi e le bevande piatte (entrambi caratterizzati da una variazione in aumento pari al 5.3%), i liquori ed i preparati. Dallâ&#x20AC;&#x2122;analisi dello spaccato del reparto emerge un fenomeno trasversale alle diverse categorie analizzate, ovvero il consolidamento dei consumi domestici, che tendono a recuperare terreno rispetto a quelli fuori casa. Significativo in questo senso è lâ&#x20AC;&#x2122;andamento degli aperitivi, guidati dalle vendite di apertivi alcolici, in crescita del 5%. A tassi elevati anche prodotti di piĂš recente penetrazione come le bevande alla soia (in termini di volumi quasi un quinto in piĂš in confronto allâ&#x20AC;&#x2122;anno precedente), ancora una volta per effetto della generale crescita dei volumi che ha interessato i prodotti destinati agli individui che soffrono di intolleranze alimentari o che seguono specifiche diete. Buono il risultato fatto registrare dagli acquisti di birra, au-
[ 211 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
mentati negli ultimi dodici mesi del 4%; un dato probabilmente da leggere in correlazione con la diminuzione degli acquisti di vino e lâ&#x20AC;&#x2122;incremento delle occasioni conviviali domestiche. In ripresa infine i consumi dei succhi di frutta, in particolare i nettari concentrati 100% frutta (anche questo dato sottolinea la maggiore attenzione dei consumatori verso i prodotti naturali). Il consumo dei succhi sconta tuttavia un forte carattere di stagionalitĂ ed in questo senso il recupero può essere stato favorito dalle condizioni climatiche del primo semestre dellâ&#x20AC;&#x2122;anno che ha presentato temperature piĂš alte della media.
-B DVSB EFHMJ BOJNBMJ I prodotti per la cura degli animali hanno complessivamente evidenziato un incremento del fatturato del 2.7%, dovuto per la metĂ ad una variazione positiva del venduto e per lâ&#x20AC;&#x2122;altra metĂ ad una accelerazione dei prezzi. Quanto ai volumi, le due voci dellâ&#x20AC;&#x2122;area in esame mostrano andamenti antitetici: in territorio positivo i prodotti relativi ai cibi (+1.6%), in flessione invece gli accessori, anche a causa di una piĂš sostenuta dinamica dei prezzi al consumo. 5BCFMMB -F WFOEJUF EJ QSPEPUUJ QFS HMJ BOJNBMJ EPNFTUJDJ OFMMB (EP JUBMJBOB WBSJB[JPOJ TVMMÂąBOOP NPCJMF BOOP UFSNJOBOUF HJVHOP
7BMPSF
2VBOUJUh
1SF[[J
1FU BDDFTTPSJ
1FU GPPE
5 PUBMF
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ / JFMTFO
* QSPEPUUJ QFS MB DVSB EFMMB DBTB F EFMMB QFSTPOB Le vendite di prodotti per la cura della casa si confermano in affanno nellâ&#x20AC;&#x2122;ultimo anno: complessivamente lâ&#x20AC;&#x2122;area si attesta in arretramento di sei decimi di punto. Il tenore della performance sarebbe stato ancor piĂš negativo senza il contributo degli specialisti drug, che nel generale quadro di sofferenza hanno comunque contribuito a sostenere le quantitĂ : al netto di tale formato distributivo, infatti, la flessione avrebbe assunto dimensioni maggiori (-1.3%). Allâ&#x20AC;&#x2122;interno del medesimo reparto, inoltre, emergono andamenti di segno opposto. Quattro comparti in particolare determinano il rallentamento dellâ&#x20AC;&#x2122;aggregato: i prodotti per la cura dei tessuti (-1.6%), i detergenti per le superfici (-0.6%), i detersivi per i tessuti (-4.1%) e gli insetticidi (-3.8%). Su queste evi-
[ 212 ]
Capitolo 5. Gli acquisti di beni di largo consumo
denze incide senza dubbio la maggiore propensione da parte delle famiglie ad attivare atteggiamenti piĂš sostenibili in termini di minore consumo del prodotto e minore produzione di rifiuti. In parte, ad esempio, lâ&#x20AC;&#x2122;evoluzione di alcune di queste voci può aver risentito della crescente diffusione delle vendite di detersivi sfusi presso i punti vendita della distribuzione commerciale, che per i consumatori rappresentano anche unâ&#x20AC;&#x2122;occasione di risparmio in quanto si tratta di prodotti senza confezione nĂŠ etichetta. 5BCFMMB -F WFOEJUF EJ QSPEPUUJ QFS MB DVSB EFMMB DBTB OFMMB (EP JUBMJBOB WBSJB[JPOJ TVMMÂąBOOP NPCJMF BOOP UFSNJOBOUF HJVHOP
7BMPSF
2VBOUJUh
1SF[[J
"DDFTTPSJ DBTB
$ VSB UFTTVUJ
%FPEPSBOUJ
%FUFSHFOUJ TVQFSšDJ
%FUFSTJWJ UFTTVUJ
$ POUFOJUPSJ F SPUPMJ
*OTFUUJDJEJ
-BWBHHJP TUPWJHMJF
5 PUBMF
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ / JFMTFO
Altre merceologie, viceversa, fanno registrare variazioni positive. Nel novero di queste categorie gli accessori per la casa (2.3%), i deodoranti per ambienti (3%), i prodotti per il lavaggio delle stoviglie (2.3%), i contenitori ed i rotoli (2.4%). Nellâ&#x20AC;&#x2122;ambito di questa famiglia due evidenze meritano particolare interesse: in primo luogo sono dati in forte crescita i sacchetti per la spazzatura (+18%). Questo dato è certamente conseguenza della sostituzione dei sacchetti di plastica con gli shopper biodegradabili meno utilizzabili per la raccolta del pattume. Inoltre, un elemento di novitĂ giunge dalle stoviglie di plastica: le evidenze recenti segnalano una contrazione delle vendite di stoviglie usa e getta in plastica, in modo particolare per i bicchieri (-10%). Come per i detersivi, anche in questo caso la riduzione è giustificata dallâ&#x20AC;&#x2122;affermazione di modelli di consumo piĂš attenti allâ&#x20AC;&#x2122;ambiente. Lâ&#x20AC;&#x2122;area che comprende, invece, i prodotti per lâ&#x20AC;&#x2122;igiene personale ha sperimentato nellâ&#x20AC;&#x2122;ultimo anno un aumento in volume superiore allâ&#x20AC;&#x2122;1% che ha recepito gli effetti favorevoli di una contrazione dellâ&#x20AC;&#x2122;inflazione. Ă&#x2C6; in modo particolare allâ&#x20AC;&#x2122;interno di questo reparto merceologico che si manifesta la crescente inci-
[ 213 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
denza degli specialisti drug, che si trovano quindi a svolgere una funzione di traino alla domanda: al netto dellâ&#x20AC;&#x2122;apporto di questo formato di vendita, ovvero considerando i volumi relativi ad ipermercati, supermercati, libero servizio e discount, il dato sulle quantitĂ acquistate risulta ridimensionato e si colloca in territorio negativo (-0.7% tendenziale). 5BCFMMB -F WFOEJUF EJ QSPEPUUJ QFS MB DVSB EFMMB QFSTPOB OFMMB (EP JUBMJBOB WBSJB[JPOJ TVMMÂąBOOP NPCJMF BOOP UFSNJOBOUF HJVHOP
7BMPSF
2VBOUJUh
1SF[[J
"DDFTTPSJ DBQFMMJ
"DDFTTPSJ DPSQP WJTP NBOJ
"DDFTTPSJ JHJFOF QFSTPOB
"TTPSCFOUJ JHJFOJDJ
$ BSUBDFJ QFS JHJFOF QFSTPOBMF
$ PUPOF
'BSNBDJB EPNFTUJDB
1BOOPMJOJ F USBWFSTF
"DDFTTPSJ QVFSJDVMUVSB
*HJFOF OFPOBUP
$ PSQP WJTP F NBOJ
$ PTNFUJDJ F QSPGVNJ
*HJFOF DBQFMMJ
*HJFOF PSBMF
*HJFOF QFSTPOB
3 BTBUVSB F EFQJMB[JPOF
5 PUBMF
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ / JFMTFO
Passando al dettaglio delle voci, è possibile constatare come gli incrementi tendano in realtĂ a concentrarsi solo in alcune categorie: si tratta in modo particolare di quei prodotti che le famiglie italiane hanno iniziato ad acquistare presso la distribuzione commerciale anzichĂŠ presso farmacie e parafarmacie al fine di ottenere un risparmio nellâ&#x20AC;&#x2122;esborso monetario. Ciò vale ad esempio per alcuni beni fortemente segnaletici: si pensi ai prodotti per neonati (pannolini, salviette per infanzia), ai prodotti per la farmacia domestica (cerotti e bende). In aumento anche i trattamenti per la cura di corpo, viso e mani, le creme ed i prodotti per lâ&#x20AC;&#x2122;igiene dei capelli, per lâ&#x20AC;&#x2122;igiene orale e piĂš in generale per lâ&#x20AC;&#x2122;igiene della persona.
[ 214 ]
Capitolo 5. Gli acquisti di beni di largo consumo
3JRVBESP 5PQ F #PUUPN QFSGPSNFS EFM MBSHP DPOTVNP -B HSBEVBUPSJB EFJ QSPEPUUJ DIF IBOOP NFTTP B TFHOP OFM DPSTP EFMM±VMUJNP BOOP MF NJHMJPSJ F QFHHJPSJ QFSGPSNBODF TJOUFUJ[[B MF UFOEFO[F EJ GPOEP EFM MBSHP DPOTVNP DPOGF[JPOBUP -F DBUFHPSJF TFMF[JPOBUF TPOP RVFMMF DIF IBOOP NBH HJPSNFOUF DPOUSJCVJUP BMMB DSFTDJUB EFJ WPMVNJ EJ WFOEVUB EFMMB %JTUSJCV[JPOF . PEFSOB RVJOEJ PSEJOBUF JO CBTF BMMB QFSGPSNBODF EFMM±VMUJNP BOOP -B MJTUB EFJ 5 PQ DJPo EFJ QSPEPUUJ DIF IBOOP NPTUSBUP J SJTVMUBUJ QJ} QPTJUJWJ o DPNQPTUB JOUFHSBMNFOUF EBJ QSPEPUUJ EFJ SFQBSUJ BMJNFOUBSJ JO UFSNJOJ EJ WBSJB [JPOF J NJHMJPSJ QFSGPSNFS SJTVMUBOP JM QSPTDJVUUP DPUUP DPOGF[JPOBUP FE J GPSNBHHJ HSBUUVHJBUJ TFHVJUJ EBMMB WFSEVSB GSFTDB ®RVBSUB HBNNB¯ F EBMM±PMJP EJ PMJWB WFSHJOF FE FYUSBWFSHJOF 5 SB J 5 PQ USPWBOP SBQQSFTFOUB[JPOF UVUUJ J SFQBSUJ EFMM±BMJNFOUBSF EBM DPOGF[JP OBUP BMMF CFWBOEF DPO MF CJSSF B HSBEB[JPOF BMDPMJDB TJOP BM GSFTDP FE BM GSFEEP DPO J HFMBUJ NVMUJQBDL -F DBTFMMF EFMMF DBUFHPSJF JO NBHHJPSF DSFTDJUB TPOP SJDPOEVDJCJMJ BMM±BGGFSNBSTJ EJ VO NJY EJ FTJHFO[F EB VO MBUP TJ DPOGFSNB MB OFDFTTJUh EJ SJTQBSNJBSF UFNQP OFMMB QSFQBSB[JPOF EFJ DJCJ o RVFTUP JM DBTP EFJ QSPEPUUJ DPOGF[JPOBUJ F B QFTP JNQPTUP EBMM±BMUSP TDBMBOP MB DMBTTJ¹DB QSPEPUUJ DPNF JM MBUUF B MVOHB DPOTFSWB [JPOF F MF NFSFOEJOF P JM UPOOP TPUUPMJP F MB WFSEVSB GSFTDB DIF VOJTDPOP BMMB SB QJEJUh EFM DPOTVNP BODIF MB DPNQPOFOUF EFM SJTQBSNJP HJBDDIn SBQQSFTFOUBOP MB QSPCBCJMF DPOUSPQBSUJUB EJ VOB SJOVODJB B DPMB[JPOJ F QSBO[J BM CBS TBDSJ¹DBUJ JO OPNF EFMMB DSJTJ -F UFOEFO[F SFDFOUJ EFM -DD OFMMB (EP JUBMJBOB WBSJB[JPOJ BOOP TV BOOP JO WPMVNF BOOP UFSNJOBOUF HJVHOP
#0550. 5&/
501 5&/
%FUFSTJWJ -BWBUSJDF 1PMWFSF
# JSSF "MDPMJDIF
1SPCJPUJDJ EB # FSF
7FSEVSB 'SFTDB *7 ( BNNB
$ BSUB *HJFOJDB
5 POOP 4PUUPMJP
7FSEVSB 'SFTDB $ POGF[JPOBUB
0 MJP EJ 0 MJWB 7FSHJOF FE &YUSBWFSHJOF
7JOP * H U F EB 5 BWPMB
. FSFOEJOF
%FUFSHFOUJ 1JDDPMF 4VQFS¹DJ
'PSNBHHJ ( SBUUVHJBUJ
( PNNF EB . BTUJDBSF
( FMBUJ . VMUJQBDL
$ PTNFUJDJ # MJTUFSBUJ
1SPTDJVUUP $ PUUP "GGFUUBUP
$ BGGo 5 PTUBUP . BDJOBUP
-BUUF 6IU
"DRVB . FEJBNFOUF ( BTTBUB
'SVUUB 'SFTDB $ POGF[JPOBUB
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ / JFMTFO
[ 215 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
1J} BSUJDPMBUB MB DPNQPTJ[JPOF EFMMB HSBEVBUPSJB DIF DPNQSFOEF MF NFSDFPMPHJF DIF OFMM¹VMUJNP BOOP IBOOP GBUUP TFHOBSF J SJTVMUBUJ NFOP GBWPSFWPMJ BODIF RVF TUB QBSUF EFMMB DMBTTJšDB WFEF MB QSFTFO[B EJ BMDVOJ QSPEPUUJ BMJNFOUBSJ USB DVJ J QSPCJPUJDJ QSPEPUUJ BDDSFEJUBUJ EJ FGGFUUJ CFOFšDJ TVMMB TBMVUF DPOUFOFOUJ CBUUFSJ P GFSNFOUJ MBUUJDJ WJWJ DIF EPQP VO EJTDSFUP TVDDFTTP OFHMJ BOOJ TDPSTJ TUBOOP TQFSJNFOUBOEP VOB GBTF EJ ºFTTJPOF JM WJOP EB UBWPMB JM DBGGo NBDJOBUP F M¹BDRVB NFEJBNFOUF HBTTBUB / PO NBODBOP JOšOF J QSPEPUUJ EFEJDBUJ BMMB DVSB EFMMB DBTB F EFMMB QFSTPOB EF UFSTJWJ F DPTNFUJDJ DIF OPOPTUBOUF JM DPOUSJCVUP QPTJUJWP EFHMJ TQFDJBMJTUJ ESVH GBOOP SFHJTUSBSF OFMM¹VMUJNP BOOP VO DBMP EFMMF RVBOUJUh
* DBSSFMMJ EFMMB TQFTB Le abitudini di acquisto dei consumatori tendono a mutare piuttosto rapidamente con il passare del tempo. I mutamenti sono lâ&#x20AC;&#x2122;esito sia del cambiamento degli stili di vita e delle esigenze personali, cioè di fattori intangibili, sia dellâ&#x20AC;&#x2122;evoluzione di grandezze economiche misurabili, come i prezzi e il reddito disponibile. A fine di quantificare tali evidenze, sono stati â&#x20AC;&#x153;assemblatiâ&#x20AC;? quattro carrelli della spesa che si collocano, è bene ricordarlo, in un contesto di scelte di consumo piĂš razionali, che privilegiano il giusto godimento di un bene misurandone lâ&#x20AC;&#x2122;utilitĂ anche in rapporto alle quantitĂ acquistate. Come di consueto, per ciascuno dei carrelli sono stati costruiti indici di volume â&#x20AC;&#x201C; cioè fatturati a prezzi costanti â&#x20AC;&#x201C; a partire dagli indici delle referenze elementari, aggregati secondo pesi calcolati in base alle quote di ciascuno sul fatturato di un anno base. Un primo carrello, denominato â&#x20AC;&#x153;Prontoâ&#x20AC;?, rappresenta lâ&#x20AC;&#x2122;evoluzione delle quantitĂ acquistate di prodotti che vanno a soddisfare lâ&#x20AC;&#x2122;esigenza di risparmiare tempo nella preparazione dei pasti. Si ha cosĂŹ un paniere composto da paste fresche, piatti pronti e piatti pronti freschi, sughi pronti, surgelati di carne e di pesce elaborati, surgelati di vegetali elaborati, pizze e snack surgelati, sostitutivi del pane, merendine e colazioni istantanee. Lâ&#x20AC;&#x2122;incremento dei volumi di questo carrello è risultato nellâ&#x20AC;&#x2122;ultimo anno particolarmente elevato, con una crescita di oltre il 7% che ha recepito lâ&#x20AC;&#x2122;evoluzione dei comportamenti descritti nelle pagine precedenti. Complessivamente inoltre, tra il 2003 ed il primo semestre 2011 la crescita delle vendite di questi prodotti ha cumulato una variazione pari a oltre il 70%.
[ 216 ]
Capitolo 5. Gli acquisti di beni di largo consumo
Un altro carrello protagonista di unâ&#x20AC;&#x2122;ottima performance è quello che annovera prodotti etnici (che raccoglie piatti esotici, infusi, bevande di varia provenienza) aumentato di oltre il 10% nellâ&#x20AC;&#x2122;ultimo anno: nel periodo complessivamente considerato i volumi relativi ai prodotti del carrello etnico sono piĂš che raddoppiati. Accanto alla conferma di alcune tendenze, come quelle del pronto e dellâ&#x20AC;&#x2122;etnico, lâ&#x20AC;&#x2122;anno 2011 registra invece un rallentamento delle vendite dei prodotti legati alla salute e al lusso, prodotti che ancora nel pieno della crisi del 2009 catalizzavano un flusso crescente di preferenze da parte dei consumatori. Con un incremento in dodici mesi pari al 3%, il carrello del Lusso, composto da prodotti come champagne e tartufi, segna un deciso ridimensionamento dei ritmi di crescita. Ancora piĂš evidente è lo stop registrato dal carrello â&#x20AC;&#x153;Saluteâ&#x20AC;? che comprende prodotti come integratori e complessi vitaminici, dolcificanti, cereali per la colazione e yogurt funzionali: dopo lâ&#x20AC;&#x2122;exploit degli scorsi anni, il progresso delle vendite non va oltre lâ&#x20AC;&#x2122;1%. (SBGJDP * DBSSFMMJ EFMMB TQFTB JOEJDJ CBTF
220 210 200 190 180 170 160 150 140 130 120 110 100 90
Etnico Salute Pronto Luxury LCC Basic 2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
201 1
'POUF FMBCPSB[JPOJ SFG TV EBUJ / JFMTFO
Per avere un termine di confronto adeguato, lâ&#x20AC;&#x2122;analisi è stata integrata con due ulteriori carrelli: il primo è quello che fa riferimento allâ&#x20AC;&#x2122;intero aggregato LCC, che nellâ&#x20AC;&#x2122;ultimo anno ha fatto registrare una variazione positiva del 3% (20% dal 2003 ad oggi). Il secondo coincide con il carrello denominato Basic che raccoglie molti prodotti base per la nostra tavola, dalla passata di pomodoro al concentrato, dalla pasta secca al riso confezionato, a piselli e fagioli lessati, eccetera. Lâ&#x20AC;&#x2122;incremento dei volumi è stato pari nellâ&#x20AC;&#x2122;ultimo anno al 2%: in otto anni le vendite hanno guadagnato solo 5 punti percentuali.
[ 217 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
3JRVBESP #BSPNFUSP $PPQ RVBMJ QSPTQFUUJWF QFS J DPOTVNJ -F BUUFTF EFMMF GBNJHMJF F MB NBOPWSB FTUJWB *M # BSPNFUSP $ PPQ ยฌJOEBHJOF QFSJPEJDB TVJ DMJFOUJ $ PPQ ยฌ JO QJ} EJ VOยฑPDDBTJPOF EBM BE PHHJ IB DPOTFOUJUP EJ SJยบFUUFSF TVHMJ PSJFOUBNFOUJ EJ TQFTB F MยฑFWPMV [JPOF EFHMJ TUJMJ EJ DPOTVNP DIF BUUSBWFSTBOP JM OPTUSP QBFTF $ PTs BDDBEEF OFM EPQP MยฑJOJ[JP EFMMB DSJTJ DFOUSBUB TVMMB TQFDVMB[JPOF ยนOBO [JBSJB F MB CPMMB JNNPCJMJBSF JOUFSOB[JPOBMF DPTs BDDBEF PHHJ DPO MB DSJTJ DFOUSBUB TVM SJTDIJP EFGBVMU EB EFCJUP QVCCMJDP F MB NBODBUB SJQSFTB EFMMP TWJMVQQP $ FSUBNFOUF MB SJMFWB[JPOF EFMMยฑFTUBUF CFOF DPHMJF OFMMF QSFPDDVQB[JPOJ EF HMJ JOUFSWJTUBUJ DJx DIF MB SFBMUh EFMMB DSJTJ FDPOPNJDB BHHSBWBUB EBMMB DPOEJ[JPOF EFMMยฑJOEFCJUBNFOUP QVCCMJDP IB NFTTP B OVEP DPO MยฑFNFSHFO[B EJ ยนOF MVHMJP JOJ[JP BHPTUP ( MJ JOUFSWJTUBUJ TJO EB HJVHOP DJ IBOOP SJQSPQPTUP DPO GPS[B JM MPSP TFOUJSF TVM GVUVSP EFM QBFTF F TVMMF BUUFTF DSFTDFOUJ EJGยนDPMUh EFMMF GBNJHMJF QFS JOJ[JP BVUVOOP F QSPCBCJMNFOUF QFS JM QSPTTJNP BOOP -B NBOPWSB TUSBPSEJOB SJB DIF JO RVFTUJ HJPSOJ JM HPWFSOP TUB QFSGF[JPOBOEP QFS JM OPO QPUSh OFM CSFWF QFSJPEP DIF BDVJSF MF QSFPDDVQB[JPOJ F MF QSPQFOTJPOJ WFSTP JM DPOUF OJNFOUP EFMMB TQFTB EFHMJ JUBMJBOJ 4F CFOFยนDJ DJ TBSBOOP QFS J DPOUJ QVCCMJDJ DFSUBNFOUF OPO DJ TBSBOOP OFM CSFWF J CFOFยนDJ QFS J DJUUBEJOJ F QFS MF JNQSFTF 0 MUSF BMMยฑBDVJSTJ EFMMF JNQPTUF EJSFUUF TVJ SFEEJUJ NFEJ F DFSUJ HMJ JOUFSWFOUJ TVMMF JNQPTUF JOEJSFUUF QPUSBOOP GBWPSJSF FGGFUUJ JOยบBUUJWJ DPO VO QPTTJCJMF DPOUFOJ NFOUP EFJ DPOTVNJ *O TPTUBO[B QSFWBMF OFM CSFWF NFEJP QFSJPEP VOB QSPTQFUUJ WB VMUFSJPSNFOUF EFQSFTTJWB QFS J DPOTVNJ OB[JPOBMJ (MJ PSJFOUBNFOUJ EFMMF GBNJHMJF -B DPOTBQFWPMF[[B EFMMB DSJTJ TJ FTUFOEF BM DFUP NFEJP *M RVBESP DSJUJDP FNFSTP EBM OPTUSP PTTFSWBUPSJP SJDIJFEF MB NBTTJNB BUUFO[JPOF OPODIn VOB SJยบFTTJPOF BMMB MVDF BODIF EFMMF FWPMV[JPOJ EFMMP TDFOBSJP FDPOPNJ DP F EFMMF QPMJUJDIF EJ SJHPSF F EJ UBTTB[JPOF QSFWJTUF QFS J QSPTTJNJ BOOJ *M QSJNP BTQFUUP JNQPSUBOUF o MยฑBTTPMVUB DPOTBQFWPMF[[B OFMMF QFSTPOF EFM MF EJGยนDPMUh EFM QBFTF F EFMMยฑJNQBUUP GVUVSP TVMMB DPOEJ[JPOF EFMMF GBNJHMJF JM # BSPNFUSP EFMMยฑFTUBUF o RVBOUP NBJ DIJBSP RVFTUB QSFPDDVQB[JPOF PHHJ TJ FTUFOEF TFNQSF QJ} EBM DFUP NFEJP CBTTP BM DFUP NFEJP TFNQSF NFOP HBSBOUJ UP EBM QFSEVSBSF EFMMB DSJTJ F EBMMB TQFDJยนDJUh EFMMB TVB FWPMV[JPOF -F NJTVSF B BOUJ DSJTJ BEPUUBUF EBJ DJUUBEJOJ 1BSUJBNP JO QSJNJT EBM SFEEJUP EJTQPOJCJMF QFS J DPOTVNJ QJ} EFMMB NFUh EFHMJ JOUFSWJTUBUJ OPO SJFTDF B SJTQBSNJBSF QJ} OVMMB QBSUF EFM DFUP NFEJP EB NFTJ IB EPWVUP JOUBDDBSF JM QSPQSJP QBUSJNPOJP QFS GBS GSPOUF BMMF TQFTF
[ 218 ]
Capitolo 5. Gli acquisti di beni di largo consumo
-B DBQBDJUh EJ SJTQBSNJP EFMMF GBNJHMJF JO CBTF BMMB DPOEJ[JPOF FDPOPNJDB BUUVBMF ®& QFS RVBOUP SJHVBSEB JM WPTUSP CJMBODJP GBNJMJBSF RVBMF EFMMF TFHVFOUJ GSBTJ FTQSJNF NFHMJP MB TJUVB [JPOF BUUVBMF ¥¯ ¬ JODJEFO[F TVM UPUBMF EFHMJ JOUFSWJTUBUJ 505"-&
"MUB .FEJP BMUB
.FEJP CBTTB #BTTB
3 JVTDJBNP B SJTQBSNJBSF RVBMDPTB
5 0 5 "-& 3 *41"3 . *0
3 JVTDJBNP B GSB RVBESBSF JM CJMBODJP NB TFO[B NFUUFS OVMMB EB QBSUF
3 JVTDJBNP B SJTQBSNJBSF BCCBTUBO[B
4UJBNP VTBOEP J OPTUSJ SJTQBSNJ OPO TB
.FEJB
'POUF %JSF[JPOF . BSLFUJOH *OGPSNBUJPO F $ POUSPMMP %JSF[JPOBMF ¬ $ PPQ *UBMJB
( MJ BUUFHHJBNFOUJ WFSTP J DPOTVNJ EFJ QSPTTJNJ NFTJ OF SJTVMUBOP BODPSB VOB WPMUB GPSUFNFOUF DPOEJ[JPOBUJ / FJ DPOTVNJ BMJNFOUBSJ JM GFOPNFOP EPNJOBOUF o MB TUBHOB[JPOF * DPOTVNJ BMJ NFOUBSJ OPO TPMP OPO DSFTDFSBOOP BODIF QFS NPUJWJ TUSVUUVSBMJ MFHBMJ BMM±JOWFD DIJBNFOUP EFMMB QPQPMB[JPOF F BMMB NPEJ¹DB EFHMJ TUJMJ BMJNFOUBSJ JO QBSUJDPMBSF SJEV[JPOF EFM DPOTVNP EJ DBSOJ NB TUBOOP DPOUJOVBOEP B DBNCJBSF TJB JO RVBOUJUh DIF JO RVBMJUh *M QBSBEJHNB DIF HVJEB EB UFNQP MB TQFTB o SJTQBSNJP F TPCSJFUh -F NJTVSF BOUJDSJTJ TPOP FWJEFOUJ OFM SJDPSTP PSBNBJ TJTUFNBUJDP BMM±BDRVJTUP JO QSPNP[JPOF BODIF RVFTUP PSBNBJ QJBOJ¹DBUP F OPO QJ} JNQVMTJWP TFNQSF QJ} CBTBUP TVMMB SJDFSDB EJ JOGPSNB[JPOJ DIJBSF FE JNNFEJBUF TVM DPOGSPOUP EFJ QSF[ [J TVMM±FGGFUUJWB WBMVUB[JPOF EFM WBOUBHHJP DPNQMFTTJWP EFM DPTUP PQQPSUVOJUh EFMMP TQPTUBNFOUP QFS GBSF MB TQFTB -±BDRVJTUP EFM QSPEPUUP B NBSDIJP EFM EJTUSJCVUPSF TQFTTP QSFGFSJUP BMMF NBSDIF QFS JM NJHMJPS SBQQPSUP RVBMJUh QSF[[P TJ DPOTPMJEB DPNF VO CFOF SJGVHJP / PO QBSJ TVDDFTTP IBOOP J QSPEPUUJ EJ QSJNP QSF[[P FE JM SJDPSTP BM EJTDPVOU / POPTUBOUF MB DSJTJ JM TVQFSNFSDBUP TJ DPOGFSNB JM DBOBMF QJ} HSBEJUP EBM DPO TVNBUPSF QFS JM DPOOVCJP WJODFOUF USB DPOWFOJFO[B F DPNPEJUh SJTQBSNJP EJ UFNQP / PO o VO DBTP DIF TJB QSPQSJP JM DBOBMF JQFS B SJTFOUJSF NBHHJPSNFOUF EFMMB DSJTJ / PO QFS NBODBO[B EJ DPOWFOJFO[B OFMMB TQFTB BMJNFOUBSF NB QFS JM SJEJNFOTJP OBSTJ EFMMB RVPUB EJ DMJFOUJ BUUSBUUB EBMM±PGGFSUB OPO BMJNFOUBSF Ã&#x201E; QSPQSJP OFMMF TQFTF OPO BMJNFOUBSF DIF QJ} OFUUBNFOUF MF GBNJHMJF UBHMJBOP J DPOTVNJ JO QSJNP MVPHP OFM DBNQP EFJ QSPEPUUJ NVMUJNFEJBMJ
[ 219 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
-B QSPQFOTJPOF BM DPOTVNP EJ QSPEPUUJ EJ NBSDB QSPEPUUJ B NBSDIJP F QSJNJ QSF[[J *M USFOE EFM TBMEP GSB DIJ BVNFOUFSh F DIJ EJNJOVJSh
15 marca del supermercato 10
9 7
0
7
5
5
2 primo prezzo 0 alta qualità e tipici
2 0 -2 -1
-1
-10
-3
prodotti di marca
-5
mar 09 giu 09
set 09
dic 09 mar 10 giu 10
set 10
dic 10
mar 11 giu 11
'POUF %JSF[JPOF . BSLFUJOH *OGPSNBUJPO F $ POUSPMMP %JSF[JPOBMF ¬ $ PPQ *UBMJB
$PNQPSUBNFOUJ EJ BDRVJTUP QFS GBS GSPOUF BMMB DPOHJVOUVSB ®& QFS RVBOUP SJHVBSEB JM WPTUSP CJMBODJP GBNJMJBSF RVBMF EFMMF TFHVFOUJ GSBTJ FTQSJNF NFHMJP MB TJUVB[JPOF BUUVBMF ¥¯ CBTF VO JOUFSWJTUBUP TV RVBUUSP
HJV
HJV
%FMUB HJV HJV
"DRVJTUBSF TPMP MF RVBOUJUh DIF TFSWPOP QFS OPO CVUUBSF OJFOUF
"DRVJTUBSF NFOP DPTF NB EJ CVPOB RVBMJUh
'BSF TQFTB OFJ Q W WJDJOJ DBTB QFS SJTQBSNJBSF UFNQP F DBSCVSBOUF
$ VDJOBSF JO DBTB QSPEPUUJ DIF QSJNB BDRVJTUBWBUF QSPOUJ
"DRVJTUBSF QSPEPUUJ WJDJOJ BMMB TDBEFO[B TF IBOOP QSF[[J TDPOUBUJ
HJV
'BSF TDPSUF EFJ QSPEPUUJ OPO EFQFSJCJMJ RVBOEP TPOP JO PGGFSUB
4DBNCJBSF JOGPSNB[JPOJ DPO BNJDIF F DPOPTDFOUJ TV QSPEPUUJ PGGFSUF WBOUBHHJPTF F TVJ TVQFS JQFSNFSDBUJ QJ} DPOWFOJFOUJ
4DFHMJFSF JM QVOUP WFOEJUB EPWF GBSF MB TQFTB JO CBTF BMMF PGGFSUF DIF QSPQPOF
$ POTVMUBSF MF PGGFSUF EFJ TVQFS JQFSNFSDBUJ TV JOUFSOFU
'POUF %JSF[JPOF . BSLFUJOH *OGPSNBUJPO F $ POUSPMMP %JSF[JPOBMF ¬ $ PPQ *UBMJB
[ 220 ]
Capitolo 5. Gli acquisti di beni di largo consumo
-B QSPQFOTJPOF BM DPOTVNP EFJ QSPEPUUJ BMJNFOUBSJ EFJ DMJFOUJ $PPQ *M USFOE EFM TBMEP GSB DIJ BVNFOUFSh F DIJ EJNJOVJSh
40
40
38
35
ortofrutta
30 20
17
10
11
14 10
5
5
0 -10
18
igiene persona 9 alimentari confezionati igiene casa 7 surgelati salumi/latticini
-8
-20 mar 09
-16 giu 09 set 09
dic 09 mar 10
-11
giu 10 set 10
dic 10 mar 11
carne
giu 11
'POUF %JSF[JPOF . BSLFUJOH *OGPSNBUJPO F $ POUSPMMP %JSF[JPOBMF ¬ $ PPQ *UBMJB
-B QSPQFOTJPOF GVUVSB BMM±BDRVJTUP OFJ DBOBMJ Negozi tradizionali 1 5
86
3 42
Piccoli Super 13 vicino a casa
88
4 32
Supermercati 1 3
92
Ipermercati 1 3
87
3 5 2
Discount 1 3
84
6 42
Grandi negozi 04 di elettronica Grandi negozi di 1 6 abbigliamento
Aumenteranno molto
1 20
77
4
9
Aumenteranno un poco Rimarranno stabili (non sa)
6
Diminuiranno un poco 82
5 5 2
Diminuiranno molto
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% 'POUF %JSF[JPOF . BSLFUJOH *OGPSNBUJPO F $ POUSPMMP %JSF[JPOBMF ¬ $ PPQ *UBMJB
-B QSPQFOTJPOF BM DPOTVNP EFJ QSPEPUUJ OPO BMJNFOUBSJ EFJ DMJFOUJ $PPQ *M USFOE EFM TBMEP GSB DIJ BVNFOUFSh F DIJ EJNJOVJSh
10 0
abbigliamento intimo e tempo libero -4
-10
-12 -17
-20 -25
-30
-1
-1
-8
-7 prodotti per il fai date (1) -15 prodotti per la casa
-16 -21
prodotti multimediali
-25
-40 -50 mar 09
giu 09 set 09 dic 09 mar 10
giu 10 set 10
dic 10 mar 11 giu 11
MB EPNBOEB SFMBUJWB BJ ®1SPEPUUJ QFS JM GBJ EB UF¯ o TUBUB JOTFSJUB OFMMB SJMFWB[JPOF EJ HJVHOP B ¹FME HJh JO DPSTP 'POUF %JSF[JPOF . BSLFUJOH *OGPSNBUJPO F $ POUSPMMP %JSF[JPOBMF ¬ $ PPQ *UBMJB
[ 221 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
4F TJ FDDFUUVBOP BMDVOJ QSPEPUUJ °EJWFOVUJ JOEJTQFOTBCJMJ± DPNF RVFMMJ MFHBUJ BMMB UFMFGPOJB NPCJMF QFS BMUSJ QSPEPUUJ TPOP WFOVUF NFOP MF TQJOUF BM SJOOPWBNFOUP UFDOPMPHJDP JO QBSUF JOEPUUF EB QBTTBHHJP BM EJHJUBMF UFSSFTUSF GFSNP OFM 4F JM NVUJNFEJBMF TJ SJQPSUB TV MJWFMMJ EJ DPOUSB[JPOF EFJ DPOTVNJ WJDJOJ BM ¹OF HMJ BMUJ TFUUPSJ TJDVSBNFOUF OPO CSJMMBOP -±BCCJHMJBNFOUP HJh JO GPSUF DPOUSB[JPOF EB BOOJ DPOUJOVB BE FTTFSF QFSDFQJUP DPNF VO DBNQP EJ QPTTJCJMF SJTQBSNJP "ODIF OFJ QSPEPUUJ QFS MB DBTB FNFSHF OFMMF EJDIJBSB[JPOJ EFHMJ JOUFS WJTUBUJ VOB QSPQFOTJPOF GVUVSB BMMB DPOUSB[JPOF EFMMB TQFTB $PPQ QPTTJCJMF HVJEB OFMMB DSJTJ GBWPSJSF VO OVPWP NPEFMMP WJSUVPTP EJ TQFTB F EJ DPOTVNP & BMMPSB %PCCJBNP BTQFUUBSF QBTTJWBNFOUF DIF BSSJWJ VO OPWP WFOUP DIF TQB[[J WJB MB QBVSB EFM GVUVSP F DPO RVFTUB MB DPOUSB[JPOF EFJ DPOTVNJ -±BUUFOEJTNP OPO DJ TFNCSB VOB SJTQPTUB BMM±BMUF[[B EFMMB TJUVB[JPOF $ SFEJBNP QJVUUPTUP DIF MB TUSBEB BSEVB NB JOFWJUBCJMF DPOTJTUB OFM SBTTJDVSBSF MF QFSTPOF QFS JOGPOEFSF QFS RVBOUP o QPTTJCJMF NBHHJPSF ¹EVDJB OFMMB DBQBDJUh EJ VUJMJ[[B SF CFOF MF QSPQSJF SJTPSTF RVBOEP TJ GB TQFTB JO $ PPQ $ PPQ OPO o DFSUP FTUSBOFB BMMB DSJTJ FDPOPNJDB EFM QBFTF SJTFOUF EFMMB ºFTTJPOF EFJ DPOTVNJ F EFMMF TQJOUF JOºB[JPOJTUJDIF NB QVx EBSF TFHOBMJ BOUJ DSJTJ 1Vx GBS RVFTUP JO QSJNP MVPHP DPOUJOVBOEP B HBSBOUJSF MB TJDVSF[[B EFMM±PGGFSUB F MB NJHMJPSF DPOWFOJFO[B QPTTJCJMF 1PTTJBNP TWPMHFSF BODIF F TPQSBUUVUUP OFMMB DSJTJ VO SVPMP EJ PSJFOUBNFOUP WFSTP VO DPOTVNP DFSUBNFOUF QJ} TPCSJP NB EJ RVBMJUh DBQBDF EJ QSFNJBSF MB QSPEV[JPOF JUBMJBOB F EFM UFSSJUPSJP TFOTJCJMF BJ DPTUJ TPDJBMJ FE BNCJFOUBMJ -B TUPSJB EJ $ PPQ o TFHOBUB EB HSBOEJ JOJ[JBUJWF TVM UFSSFOP EFM SJTQBSNJP FDPOPNJDP F EFMM±BUUFO[JPOF BM DPOTVNP DPOTBQFWPMF EPCCJBNP BTDPMUBSF MF QFSTPOF FE FTTFSF EBMMP MPSP QBSUF 5 PSOB JOFMVEJCJMF JM UFNB EFMMB DPOTBQFWPMF[[B OPO DJ TBSh TQB[JP VO OVPWP DPOTVNJTNP EB CPPN FDPOPNJDP 4J BQSF JOWFDF M±PQQPSUVOJUh QFS VOB TPDJFUh JO DVJ °DPOTVNJ EJWFSTJ± QPTTPOP DPODPSSFSF BMMB RVBMJUh FE BM CFOFTTFSF EFMMF QFSTPOF F EFM MPSP BNCJFOUF Ã&#x201E; RVFTUP JM DBNQP FMFUUJWP QFS MB DPPQFSB[JPOF EJ DPOTVNP %FM SFTUP M±BMUFSOBUJWB QPTTJCJMF TBSFCCF VO NPEFMMP QBVQFSJTUJDP F OFP DPOTVNJTUJDP UVUUP DFOUSBUP TVM MPX DPTU JO DBNCJP EJ MPX RVBMJUZ JM USJPOGP EFMMB RVBOUJUh B TDBQJUP EFMMP RVBMJUh EFM DPOTVNBUPSF TVMMB QFSTPOB JO RVFTUB QSPTQFUUJWB JM DPOTVNP DPOTBQFWPMF M±BUUFO[JPOF BMMB RVBMJUh FE BM UFSSJUPSJP SF TUFSFCCFSP VO QSJWJMFHJP EJ QPDIJ F OPO DFSUP EFJ NJMJPOJ EJ TPDJ DPPQ
[ 222 ]
Capitolo 6
La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
*O TJOUFTJ La profonda recessione che ha vissuto lâ&#x20AC;&#x2122;economia italiana, continua ad avere effetti pesanti sulle dinamiche della distribuzione commerciale e del commercio in generale. Il settore, naturale interfaccia della domanda finale ha pagato duramente la riduzione dei consumi e la fase di contrazione della dinamica dei prezzi dei beni. Le vendite al dettaglio non hanno ancora recuperato i valori pre-crisi colpendo in maniera particolarmente dura il piccolo dettaglio, ma senza risparmiare i grandi operatori della distribuzione moderna. Il valore aggiunto del settore si riduce negli anni della crisi in misura maggiore di quanto non faccia lâ&#x20AC;&#x2122;intera economia. In sostanza, il dettaglio sembra accentuare quel recupero di efficienza iniziato oramai da alcuni anni che tende a comprimere i costi e i margini delle imprese a tutto vantaggio della filiera e del potere dâ&#x20AC;&#x2122;acquisto del consumatore finale. A dispetto di tali difficoltĂ il settore ha avuto una contrazione occupazionale piĂš contenuta rispetto agli altri comparti economici dimostrando di essere, nonostante tutto, uno dei settori maggiormente dinamici dellâ&#x20AC;&#x2122;economia nazionale, in termini di nuovi investimenti ed opportunitĂ imprenditoriali. Protagonista di tali andamenti è certamente lâ&#x20AC;&#x2122;affermazione della grande distribuzione che, sebbene presenti ancora significativi gap di sviluppo rispetto agli altri grandi paesi europei, garantisce oramai una consolidata presenza in tutti i territori italiani.
[ 223 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
Lo sviluppo degli ultimi anni ha visto protagonista della crescita soprattutto la grande distribuzione specializzata non alimentare ma certamente ancora oggi la struttura portante della distribuzione moderna è rappresentata dal comparto alimentare. Sul fronte delle vendite, dopo la riduzione del 2009 la Gdo alimentare è tornata a crescere ma solo grazie ad un nuovo rilevante sforzo di riduzione dei margini e dei prezzi che tornano a fare segnare variazioni positive solo nel primo semestre 2011, in coincidenza peraltro con le nuove tensioni sui mercati delle materie prime agricole. Non è un caso, d’altronde, che l grande distribuzione italiana è stata quella che a livello europeo ha manifestato la minore crescita prezzi, a tutto vantaggio del consumatore finale. Questo sforzo e il contemporaneo incremento delle superfici ha permesso di recuperare nella seconda metà del decennio appena trascorso quasi 5 punti di quota di mercato rispetto al comparto tradizionale. Tale sforzo si manifesta chiaramente nei bilanci delle imprese distributive che fanno segnare infatti una riduzione delle marginalità e dei risultati netti, che invece non appare peraltro con la stessa chiarezza nei bilanci dell’industria alimentare. Le marginalità operative della Gdo italiane sono di gran lunga più basse di quelle degli altri paesi europei. Rallenta bruscamente nella prima metà del 2011 anche la crescita delle superfici di vendita che non trova più il supporto dell’apertura delle grandi strutture e comincia a risentire invece della diminuzione del numero degli esercizi. Le difficoltà economiche trovano riscontro nella stessa morfologia della rete moderna. Ad una continua crescita dei discount si associa infatti per la prima volta una riduzione dei punti vendita di superficie minore, segnatamente nei contesti territoriali più evoluti. In questo senso, pare definitivamente avviato un processo di riconfigurazione settoriale molto profondo. Il processo di aperture e chiusure ha interessato, in appena due anni e mezzo, circa il 30% dell’intera rete. E altrettanti sono stati i punti vendita che hanno cambiato network imprenditoriale con una forte impennata rispetto al passato. Questa circostanza segnala l’ormai avvenuta entrata del settore in una nuova fase di maturità. Prevalgono oramai logiche di competizione intracanale acuite dalla debolezza endemica del mercato finale e dalle difficoltà dei consumatori-clienti. Le dinamiche nazionali trovano poi declinazione autonoma nei singoli contesti territoriali che divergono spesso dalle tendenze aggregate.
[ 224 ]
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
In questo contesto ad esempio è utile notare che lâ&#x20AC;&#x2122;incremento delle vendite realizzato nellâ&#x20AC;&#x2122;ultimo triennio dalla Gdo italiana si concentra territorialmente in un numero ristretto di territori, mentre tutti gli altri, anche in corrispondenza di incrementi cospicui della rete di vendita sembrano soffrire maggiormente gli effetti della crisi.
-B EJNFOTJPOF NBDSPFDPOPNJDB Il commercio al dettaglio rappresenta una delle componenti principali dellâ&#x20AC;&#x2122;economia italiana. Infatti, questo settore vale il 4,2% del prodotto interno lordo nazionale e conta oltre il 7,5% degli occupati del nostro Paese con una maggiore prevalenza tra gli occupati indipendenti. Quasi un sesto dei lavoratori autonomi italiani trovano il loro spazio imprenditoriale in questo comparto economico (tabella 6.1). Lâ&#x20AC;&#x2122;andamento del settore riflette naturalmente quello dei consumi delle famiglie e, segnatamente, dei consumi di beni commercializzati che rappresentano la componente piĂš in difficoltĂ della spesa degli italiani, come è stato illustrato nel capitolo 4. 5BCFMMB -B EJNFOTJPOF NBDSPFDPOPNJDB EFM EFUUBHMJP JUBMJBOP
$PNNFSDJP BM EFUUBHMJP
7BMPSF "HHJVOUP BM DPTUP EFM GBUUPSJ 0 DDVQBUJ EJ DVJ JOEJQFOEFOUJ EJ DVJ EJQFOEFOUJ $ PTUP EFM MBWPSP EJQFOEFOUF
5PUBMF *UBMJB
*OD
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6GšDJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ *TUBU
Non è un caso, infatti, che il valore aggiunto del dettaglio evidenzi nel decennio una dinamica peggiore di quella del Paese sia a valori costanti che a valori correnti (tabella 6.2). Anzi, a paritĂ di prezzi, il valore aggiunto del dettaglio italiano è nel 2010 piĂš basso di quasi sei punti percentuali rispetto al 2000, mentre la media dellâ&#x20AC;&#x2122;economia nazionale ha fatto segnare un increemento di 2,5 punti percentuali. Testimoniando, in questo modo, un significativo recupero di efficienza del settore nella sua funzione di servizio al consumo finale. In questo contesto il biennio della crisi (2008-2009) è stato particolarmente duro per il dettaglio che ha visto ridursi il valore aggiunto del 7% a valori co-
[ 225 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
stanti e ha addirittura segnato una variazione negativa anche a prezzi correnti (-1,4%). 5BCFMMB -B EJOBNJDB EFDFOOBMF EFM WBMPSF BHHJVOUP EFM EFUUBHMJP JUBMJBOP NMO EJ FVSP
WBS ° ¹
WBS ° ¹
WBS WBS ° ¹ ° ¹
7BMPSF BHHJVOUP BM DPTUP EFJ GBUUPSJ QS DPSSFOUJ
7BMPSF BHHJVOUP BM DPTUP EFJ GBUUPSJ QSF[[J
$PNNFSDJP BM EFUUBHMJP
5PUBMF FDPOPNJB
7BMPSF BHHJVOUP BM DPTUP EFJ GBUUPSJ QS DPSSFOUJ
7BMPSF BHHJVOUP BM DPTUP EFJ GBUUPSJ QSF[[J
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6GšDJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ *TUBU
Ă&#x2C6; interessante notare, a questo proposito, lâ&#x20AC;&#x2122;andamento particolare del 2010. Se consideriamo lâ&#x20AC;&#x2122;andamento del settore a paritĂ di prezzi, è evidente come la crescita del settore sia stata piĂš sostenuta rispetto a quella media dellâ&#x20AC;&#x2122;economia nazionale recuperando la metĂ del valore perduto durante la crisi. Lâ&#x20AC;&#x2122;andamento a prezzi correnti offre, però, una variazione decisamente inferiore rispetto a quella a prezzi costanti. In concreto, questo vuol dire che per sostenere la domanda e recuperare almeno una parte dei volumi di vendita pre-crisi il settore ha dovuto accettare una significativa riduzione dei margini commerciali. Sembra quindi di poter dire che la contenuta dinamica dei prezzi dellâ&#x20AC;&#x2122;ultimo anno, soprattutto nei beni commercializzati, trovi motivazione anche â&#x20AC;&#x201C; forse soprattutto â&#x20AC;&#x201C; nelle dinamiche interne al commercio al dettaglio e in particolare nella riduzione dei margini che qui si sono verificati. Lâ&#x20AC;&#x2122;analisi dei dati di contabilitĂ nazionale permette, poi, di fare il punto anche sulla rilevanza occupazionale del settore e sullâ&#x20AC;&#x2122;andamento del costo del lavoro, la principale voce di spesa che incide sul valore aggiunto delle imprese del settore. Dallâ&#x20AC;&#x2122;analisi dei dati illustrati nella tabella 6.3 è facile cogliere come lâ&#x20AC;&#x2122;occupazione del settore abbia avuto negli ultimi anni una dinamica piĂš favorevole rispetto a quella media nazionale.
[ 226 ]
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
5BCFMMB -F EJOBNJDIF EFM MBWPSP OFM EFUUBHMJP JUBMJBOP
WBS ° ¹
WBS ° ¹
WBS ° ¹
WBS ° ¹
$PNNFSDJP BM EFUUBHMJP
0 DDVQBUJ UPUBMJ
0 DDVQBUJ EJQFOEFOUJ
0 DDVQBUJ JOEJQFOEFOUJ
0 DDVQBUJ UPUBMJ
0 DDVQBUJ EJQFOEFOUJ
0 DDVQBUJ JOEJQFOEFOUJ
$ PTUP EFM MBWPSP EJQFOEFOUF WBMPSJ DPSSFOUJ NMO FVSP
5PUBMF FDPOPNJB
$ PTUP EFM MBWPSP EJQFOEFOUF WBMPSJ DPSSFOUJ NMO FVSP
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6GšDJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ *TUBU
Nel periodo 2007 â&#x20AC;&#x201C; 2010, infatti, gli occupati totali del settore sono diminuiti dellâ&#x20AC;&#x2122;1,2%, poco meno della metĂ della riduzione che ha riguardato lâ&#x20AC;&#x2122;economia italiana nel suo complesso (-2,3%). Peraltro, anche confrontando la dinamica occupazionale con quella del valore aggiunto a prezzi costanti illustrata nella tabella 6.2 è facile notare come la riduzione degli occupati sia stata pari solo ad un terzo di quella del valore aggiunto. Lâ&#x20AC;&#x2122;andamento aggregato dellâ&#x20AC;&#x2122;occupazione di settore è riconducibile comunque a tendenze molto diverse che caratterizzano oramai da molti anni gli occupati dipendenti da quelli indipendenti. Nellâ&#x20AC;&#x2122;ultimo decennio, infatti, i dipendenti del dettaglio sono cresciuti di oltre il 24% mentre i lavoratori autonomi hanno fatto segnare una riduzione di quasi il 18%. Tale tendenza si è acuita negli anni della crisi; infatti se si considera il triennio 2007 â&#x20AC;&#x201C; 2010 è facile notare come a fronte di un incremento di quasi sei punti percentuali dei lavoratori dipendenti quelli indipendenti sono calati del 7,4%. Da ultimo, una riflessione ulteriore riguarda lâ&#x20AC;&#x2122;andamento del costo del lavoro dipendente. Anche in questo caso è possibile notare negli anni della crisi un piĂš favorevole andamento dei redditi da lavoro dipendente del dettaglio rispetto a quelli dellâ&#x20AC;&#x2122;economia nel suo complesso. Infatti nellâ&#x20AC;&#x2122;ultimo triennio il costo del lavoro del settore è cresciuto (a valori correnti) del 19% a fronte di
[ 227 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
un incremento degli occupati del 5,8%. Nel totale nazionale invece, il costo del lavoro dipendente è cresciuto del 4,5% in corrispondenza di una diminuzione degli occupati dellâ&#x20AC;&#x2122;1,4%.
-ÂąBOEBNFOUP EFMMF WFOEJUF La violenta crisi dei consumi che ha interessato le famiglie italiane negli ultimi anni continua a condizionare pesantemente le vendite del sistema distributivo italiano. Anche la ripresa inflazionistica che ha caratterizzato il livello dei prezzi degli ultimi mesi non ha permesso di recuperare il livello nominale delle vendite precedenti alla crisi. Se poi si considera la dinamica inflazionistica di questi anni, è possibile calcolare che che il valore deflazionato delle stesse vendite si situerebbe circa dieci punti percentuali piĂš in basso del valore precedente alla recessione. Dopo la lieve ripresa del 2010 (+0,2% a valori nominali) il dato del primo semestre del 2011 torna in territorio negativo e fa segnare una contrazione delle vendite di poco meno di mezzo punto percentuale. In particolare nel 2010 lâ&#x20AC;&#x2122;incremento delle vendite era stato sostenuto dal settore non alimentare â&#x20AC;&#x201C; ed in particolare dai prodotti tecnologici â&#x20AC;&#x201C; mentre il settore alimentare si era mantenuto su un dato di poco negativo. Nel primo semestre di questâ&#x20AC;&#x2122;anno, invece, la riduzione delle vendite alimentare sembra essersi arrestata e ricomincia invece a contrarsi la spesa delle merceologie non food. 5BCFMMB 7FOEJUF BM EFUUBHMJP EFM DPNNFSDJP JUBMJBOP JO TFEF GJTTB WBSJB[JPOJ UFOEFO[JBMJ BOOVF B QSF[[J DPSSFOUJ
( SBOEF %JTUSJCV[JPOF "MJNFOUBSJ
5 PUBMF
[ 228 ]
* TFN
1JDDPMF TVQFSšDJ
5PUBMF
1JDDPMF TVQFSšDJ
5PUBMF
( SBOEF %JTUSJCV[JPOF
1JDDPMF TVQFSšDJ 5PUBMF
'POUF *TUBU
( SBOEF %JTUSJCV[JPOF / PO "MJNFOUBSJ
7BSJB[JPOJ UFOEFO[JBMJ BOOVF
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
La riduzione delle vendite penalizza soprattutto le piccole superfici che accusano un calo del fatturato del -0,4% sia nel 2010 che nel primo semestre 2011. Nel non alimentare il dato a tutto giugno sembra premiare le piccole superfici rispetto alle grandi strutture, probabilmente a causa di una differente articolazione merceologica. Nel semestre, infatti, la grande distribuzione nel suo complesso vede peggiorare le proprie vendite del -0,3% dopo un 2010 in miglioramento solo dello 0,7%. In questo aggregato lâ&#x20AC;&#x2122;andamento della componente alimentare e di quella non food sono significativamente divergenti. Le vendite non alimentari della grande distribuzione dopo lo slancio del 2010 (+1,1%) tornano a flettere significativamente (-0,9%) nel primo semestre. Le vendite alimentari, invece, dopo il negativo andamento del primo semestre 2010 tornato a segnare variazioni marginalmente positive sia nel totale dellâ&#x20AC;&#x2122;anno che nel primo semestre 2011. 5BCFMMB 7FOEJUF BM EFUUBHMJP EFM DPNNFSDJP JUBMJBOP JO TFEF GJTTB WBSJB[JPOJ UFOEFO[JBMJ B QSF[[J DPSSFOUJ
* TFN
"MJNFOUBSJ
/PO BMJNFOUBSJ
1SPEPUUJ GBSNBDFVUJDJ
"CCJHMJBNFOUP F QFMMJDDFSJB
$ BM[BUVSF BSUJDPMJ JO DVPJP F EB WJBHHJP
. PCJMJ BSUJDPMJ UFTTJMJ BSSFEBNFOUP
&MFUUSPEPNFTUJDJ SBEJP UW F SFHJTUSBUPSJ
%PUB[JPOJ QFS MÂą*OGPSNBUJDB UFMFDPN UFMFGPOJB
'PUP PUUJDB F QFMMJDPMF
( FOFSJ DBTBMJOHIJ EVSFWPMJ F OPO EVSFWPMJ
6UFOTJMFSJB QFS MB DBTB F GFSSBNFOUB
1SPEPUUJ EJ QSPGVNFSJB DVSB EFMMB QFSTPOB
$ BSUPMFSJB MJCSJ HJPSOBMJ F SJWJTUF
4VQQPSUJ NBHOFUJDJ TUSVNFOUJ NVTJDBMJ
( JPDIJ HJPDBUUPMJ TQPSU F DBNQFHHJP
"MUSJ QSPEPUUJ HJPJFMMFSJF PSPMPHFSJF
5PUBMF WFOEJUF
'POUF *TUBU
Le merceologie piÚ interessate dalla riduzione delle vendite, sono certamente quelle relative ai prodotti durevoli a contenuto tecnologico. Come è già stato
[ 229 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
illustrato nel capitolo 4, hanno giocato a sfavore di tali merceologie lâ&#x20AC;&#x2122;esaurirsi della spinta propulsiva dellâ&#x20AC;&#x2122;introduzione del digitale terrestre e le difficoltĂ degli acquisti di sostituzione per i prodotti informatici e della telefonia. Evidenziano allo stesso modo performance negative le vendite di prodotti durevoli per la casa (arredamento, elettrodomestici, ecc.) e in minore misura quelli semidurevoli (farmaceutici, il vestiario e le calzature, libri e giornali). Nellâ&#x20AC;&#x2122;ambito delle vendite della grande distribuzione, quella despecializzata a prevalenza alimentare evidenzia una variazione nel primo semestre 2011 negativa per -0,7% riconducibile pressocchè unicamente al risultato negativo degli ipermercati che fanno segnare una contrazione delle vendite del -2,5%. Rimangono invece positivi gli andamenti degli altri formati della distribuzione alimentare con particolare riferimento ai discount che crescono di oltre un punto percentuale nella media del semestre. 5BCFMMB 7FOEJUF BM EFUUBHMJP EFMMB HSBOEF EJTUSJCV[JPOF WBSJB[JPOJ UFOEFO[JBMJ BOOVF B QSF[[J DPSSFOUJ
* TFN
&TFSDJ[J OPO TQFDJBMJ[[BUJ
" QSFWBMFO[B BMJNFOUBSF
ÂŹ *QFSNFSDBUJ
ÂŹ 4VQFSNFSDBUJ
ÂŹ %JTDPVOU
" QSFWBMFO[B OPO BMJNFOUBSF
&TFSDJ[J TQFDJBMJ[[BUJ
5 PUBMF
'POUF *TUBU
Rimangono invece, in netta accelerazione le vendite delle grandi superfici non alimentari specializzate che a dispetto delle difficoltĂ del non food fanno segnare un incremento dei fatturati di quasi due punti percentuali e mezzo nella media del primo semestre, probabilmente motivato dalla crescita della rete di vendita di questo formato.
-B SFUF EJTUSJCVUJWB Il commercio al dettaglio italiano in sede fissa conta oltre 776 mila negozi di cui quasi 589 mila nel settore non alimentare e oltre 187 mila in quello alimentare (tab. 6.7). In questo contesto i punti vendita di grande formato sono poco
[ 230 ]
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
piĂš di 32 mila pari di poco superiori al 4% del totale nazionale. Lâ&#x20AC;&#x2122;incidenza è particolarmente bassa per il settore non food, dove grandi magazzini e grandi superfici specializzate non superano i tremila insediamenti commerciali. PiĂš articolata è invece la presenza delle superfici moderne nel comparto alimentare. In questo caso infatti iper, super, discount e libero servizio superano i 29 mila punti di vendita e rappresentano oltre il 15% del totale dei negozi alimentari italiani. Tale articolazione è chiaramente differenziata sul territorio. La numerositĂ dei punti vendita della distribuzione alimentare caratterizza soprattutto le regioni del Centro-Sud del Paese, dove la ridotta dimensione media dei negozi permette una maggiore diffusione sul territorio. Maggiormente sviluppati nel Nord invece i negozi non alimentari e segnatamente quelli della grande distribuzione non food. 5BCFMMB *M DPNNFSDJP BM EFUUBHMJP JO *UBMJB OVNFSP EJ QVOUJ WFOEJUB
3FHJPOF
1JFNPOUF 7 EÂą"PTUB -PNCBSEJB 5 SFOUJOP " " 7FOFUP 'SJVMJ 7 (
/PO BMJNFOUBSF
EJ DVJ
(%
"MJNFOUBSF
EJ DVJ (%
5PUBMF
EJ DVJ (%
-JHVSJB
&NJMJB 3
5 PTDBOB
6NCSJB
. BSDIF
-B[JP
"CSV[[P
$ BNQBOJB
1VHMJB
# BTJMJDBUB
$ BMBCSJB
4JDJMJB
4BSEFHOB
. PMJTF
*UBMJB
( SBOEJ . BHB[[JOJ F ( SBOEJ 4VQFSšDJ 4QFDJBMJ[[BUF EBUJ
*QFS 4VQFS -JCFSP 4FSWJ[JP F %JTDPVOU 'POUF FMBCPSB[JPOJ 6GšDJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ . TF F / JFMTFO
[ 231 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
La numerositĂ dei punti vendita della grande distribuzione, stante lâ&#x20AC;&#x2122;ampia disparitĂ delle superfici di vendita rispetto ai negozi di vicinato, non permette di apprezzarne tutte le caratteristiche strutturali. A questo proposito è opportuno prendere in considerazione invece lâ&#x20AC;&#x2122;articolazione dellâ&#x20AC;&#x2122;area di vendita complessiva (graf. 6.1). (SBGJDP 4VQFSGJDJF EJ WFOEJUB EFMMB HSBOEF EJTUSJCV[JPOF JO *UBMJB
Grandi Magazzini 9% Discount 11% Grandi Superfici Specializzate 19% Libero servizio 13% Iper 17% Super 31%
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6GšDJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ . TF F / JFMTFO
La grande parte delle strutture di vendita moderne superiori ai 400 mq sono a prevalenza alimentare. Le superfici non food contano per poco piĂš di un quarto del totale complessivo. Un terzo è rappresentato dai supermercati (4002.500 mq) circa un sesto rispettivamente da ipermercati e libero servizio. Poco piĂš del 10% dellâ&#x20AC;&#x2122;area di vendita complessiva è rappresentato da discount. Per cogliere al meglio lâ&#x20AC;&#x2122;articolazione territoriale della distribuzione di grande formato è opportuno rapportare la dimensione dellâ&#x20AC;&#x2122;area di vendita di ciascun canale alla popolazione insediata in ciascuna regione italiana. A questo proposito il grafico 6.2 restituisce lâ&#x20AC;&#x2122;ammontare dei metri quadri di area di vendita di ciascuna di queste forme distributive per ciascuna regione. Dallâ&#x20AC;&#x2122;analisi dei dati emerge con nettezza un complessivo maggiore sviluppo della grande distribuzione nelle regioni del Centro e del Nord del Paese, con alcune significative eccezioni. La Sardegna e lâ&#x20AC;&#x2122;Abruzzo si collocano ad esempio a livelli superiori o comunque non dissimili dalla regioni del Nord piĂš grandi. Al contrario, il Lazio, la Toscana e la Liguria presentano uno sviluppo delle superfici moderne su livelli molto simili a quelli di alcune regioni meridionali. Le differenze non riguardano peraltro solo la dimensione complessiva ma anche lâ&#x20AC;&#x2122;articolazione interna dei canali che compongono la grande distribuzione. Ogni regione presenta infatti un differente mix di distribuzione alimentare e non alimentare, di punti vendita di medie o grandi dimensioni ed ancora di distribuzione specializzata (alimentare e non) e di superfici despecializzate (iper e grandi magazzini).
[ 232 ]
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
(SBGJDP -P TWJMVQQP EFMMB HSBOEF EJTUSJCV[JPOF OFMMF SFHJPOJ JUBMJBOF NR BCJUBOUJ
77
Grandi Magazzini 34
48
40 19
53
84 50 85 59 166 175 147 253 150 55 74 176 102 121 46 126 65
141
72 52 149 44 124 123 157 111 105 85 136 67 30 45 53 41 41 85 108 99 103 85 101 78 33 34
44 62 36 91 128 33 59 56 33
92
45
56
38
42
37
30
Sicilia
34 40
43
Toscana
33
Calabria
Abruzzo
48
Emilia R.
45
Trentino A.A.
Piemonte
40 34
35
68
Lazio
122 111
Lombardia
Veneto
31
Marche
Umbria
Sardegna
Friuli V.G.
44 100 45
80
46 41 95 81 40 22
48
40 36 43 86 101 63 91 53 5 30 18
48
68 19 30 118 77 74 53 85 61 75 -60 46 22
17
Campania
50
36
Totale Italia
57
Molise
78
36
Basilicata
84
Puglia
61
113
Liguria
27
Valle d'Aosta
700 600 500 400 300 200 100 0
Grandi Superfici Special. Libero Servizio Super Iper Discount
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6GšDJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ . TF F / JFMTFO
In senso molto generale, lo sviluppo delle grandi superfici (iper e specializzate non food) sembrano far crescere la dotazione complessiva della regione. In particolare, le regioni del Sud del paese sembrano dare maggiore spazio ai punti di vendita di minori dimensioni (minimercati e supermercati) ma significative eccezione possono essere individuate in ciascuno di tali orientamenti complessivi. Gli assetti del 2010 sono il risultato di modelli evolutivi molto diversi che trovano ragione nelle specificitĂ territoriali economiche e sociali ma soprattutto normative delle singole regioni. Tali assetti sono stati pesantemente condizionati anche dallâ&#x20AC;&#x2122;effetto della crisi economica, che, come è giĂ stato sottolineato, ha alterato molti equilibri consolidati. Infatti, nel 2008 e nel 2009, il numero degli esercizi commerciali aveva evidenziato il primo decremento dal 1999 con un riduzione cumulata nel biennio dello 0,7%. Il comparto alimentare, giĂ in regressione dal 2007, aveva fatto segnare nel biennio della crisi una riduzione di circa 2,5 punti percentuali. Quello non alimentare, in rapida crescita dal 2000 aveva invece per la prima volta invertito la tendenza nel 2009 seppur con una riduzione cumulata del tutto marginale (-0,3%). Quella che sembrava una inversione di tendenza che andava consolidandosi non ha trovato conferma nei dati del 2010. Nellâ&#x20AC;&#x2122;ultimo anno infatti, il numero degli esercizi commerciali è tornato a crescere di circa mezzo punto percentuale, con una crescita piĂš marcata del settore non food e una sostanziale stazionarietĂ del comparto alimentare. Ad ogni modo, sul lungo periodo il trend risulta largamente positivo con una crescita complessiva dal 2000 ad oggi dellâ&#x20AC;&#x2122;8,3% per il totale degli esercizi con
[ 233 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
un calo del 4,3% per i negozi alimentari e di un incremento di quasi il 14% per le attivitĂ non alimentari. (SBGJDP &WPMV[JPOF EFMMB SFUF EJTUSJCVUJWB JUBMJBOB WBSJB[JPOF EFM OVNFSP EFJ QVOUJ WFOEJUB
13,3%
12,6%
13% 11% 9% 7% 5% 3% 1% -1% -3% -5%
13,7%
13,0%
13,1%
non alimentari
10,0% 8,7% 5,1%
5,8%
1,8% -0,9%
0 -1,6%
-2,1%
2001
2002
2000
-2,3%
-2,7%
-2,0%
-3,2% -4,3%
-1,9%
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
alimentari -4,3% 2010
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6GšDJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ . TF
Il settore del commercio al dettaglio dimostra quindi ancora una volta la sua capacitĂ di offrire opportunitĂ imprenditoriali e di lavoro, mantenendo i livelli di servizio al consumatore anche in presenza di considerevoli riduzioni della domanda finale, come quelle che lâ&#x20AC;&#x2122;Italia ha sperimentato nellâ&#x20AC;&#x2122;ultimo triennio. Lâ&#x20AC;&#x2122;aggregato nazionale è comunque la media statistica di situazioni territoriali molto differenziate. (SBGJDP &WPMV[JPOF EFMMB SFUF EJTUSJCVUJWB JUBMJBOB OFM EFDFOOJP WBSJB[JPOJ EFM OVNFSP EFJ QVOUJ WFOEJUB
3 2,4
2
-0,1
0,8 0,7 0,2
0,1 0,0 -0,3
-0,2
0,5 0,1
0,62 0,0
-2,0 -1,9
Calabria
Basilicata
Puglia
Campania
Molise
Abruzzo
Lazio
Marche
Umbria
-2,3
Toscana
Friuli V.G.
Trentino A.A.
Lombardia
Valle dâ&#x20AC;&#x2122;Aosta
Piemonte
non alimentari
-0,6
Sicilia
-1,9
-2,0
Emilia Romagna
-2
0,0
alimentari
-0,2
-0,7
-1
-3
0,0
-0,1 -0,2
0,9
0,70,7 0,2
ITALIA
0,5 0,3 0,2
1,1
Sardegna
0,80,7
Liguria
0
0,4
1,21,1 1,0 0,6
Veneto
1
1,8 1,0
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6GšDJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ . TF
Nel 2010 ad esempio, a fronte di un incremento a livello nazionale degli esercizi alimentari di appena 25 unitĂ , il dato delle singole regioni evidenzia andamenti molto dissimili. Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Marche,
[ 234 ]
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
Sicilia e Sardegna fanno segnare decrementi di circa il 2% ed anche Piemonte, Valle dâ&#x20AC;&#x2122;Aosta, Campania evidenziano comunque saldi negativi. Al contrario invece, tutte le altre regioni evidenziano incrementi anche significativi. Lâ&#x20AC;&#x2122;Emilia Romagna e la Toscana fanno segnare miglioramenti prossimi allâ&#x20AC;&#x2122;1% e il Lazio vedere crescere i negozi alimentari di quasi due punti e mezzo. Il Lazio è la regione con la maggiore crescita anche nel comparto non alimentare (+1,8%) che vede crescere, però, quasi tutte le regioni. Uniche eccezioni ancora una volta il Friuli V.G., le Marche e la Sardegna. Il confronto del 2010 con la situazione del 2000 offre naturalmente un quadro piĂš sincrono con la media nazionale. In questo caso infatti, il numero di punti vendita alimentari è in calo in quasi tutte le regioni. Fanno eccezione esclusivamente il Lazio, la Puglia e la Basilicata. (SBGJDP &WPMV[JPOF EFMMB SFUF EJTUSJCVUJWB JUBMJBOB OFM WBSJB[JPOJ EFM OVNFSP EFJ QVOUJ WFOEJUB
60%
57,2
50% 40%
27,5 13,7
ITALIA
-4,3
Sardegna
Sicilia
Calabria
Basilicata
Puglia
-10,3 -7,8 -10,7
Campania
alimentari non alimentari
-0,2 -0,7 -0,5
Lazio
Marche
Umbria
Toscana
Emilia Romagna
Liguria
Friuli V.G.
Veneto
19,7 18,8
4,8 2,9
Molise
5,5
Abruzzo
9,2
8,2
15,9
10,1 6,4 5,0
-0,1 -0,7 -0,3 -4,2 -4,4 -6,7 -7,5 -6,8 -7,3 -7,1 -2,8 -13,8 -13,4 -14,6
Trentino Alto Adige
-5,5
Piemonte
-20%
3,0
Lombardia
-10%
4,7
Valle dâ&#x20AC;&#x2122;Aosta
0%
25,7 19,5
20% 10%
31,8
30,2
30%
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6GšDJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ . TF
Al contrario crescono in quasi tutte le regioni i negozi non alimentari che arretrano soltanto in Valle dâ&#x20AC;&#x2122;Aosta, Trentino A.A., Friuli V.G. ed Emilia R.. In questo caso si nota peraltro che lâ&#x20AC;&#x2122;incremento a livello nazionale vede protagoniste in maniera marcata le regioni meridionali ed il Lazio dove gli incrementi sono tutti positivi e compresi tra il 16% della Basilicata e il 57% della Sardegna. La dinamica del numero di punti di vendita non esaurisce naturalmente le componenti evolutive del dettaglio italiano. Come è evidente, il numero di insediamenti commerciali del territorio non coglie lâ&#x20AC;&#x2122;evolversi delle diverse tipologie e la loro capacitĂ di servizio al consumo. In questo senso è importante verificare i tratti evolutivi della distribuzione di
[ 235 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
grande formato non solo nella numerosità dei negozi ma anche nella complessiva dimensione dell’area di vendita, indicatore che meglio descrive il livello complessivo dell’offerta di servizi distributivi. Si propone qui una disamina della grande distribuzione non food e si rimanda invece ai prossimi paragrafi per una trattazione più approfondita della Gdo alimentare. Nell’ambito della grande distribuzione non alimentare è possibile distinguere superfici specializzate e superfici despecializzate. In particolare i grandi magazzini sono punti vendita non alimentari di dimensione superiore a 400 mq e caratterizzati dalla presenza di almeno cinque distinti reparti merceologici. I dati dell’Osservatorio Nazionale del Commercio permettono di cogliere gli elementi evolutivi di lungo periodo di tali forme distributive. Innanzitutto è immediatamente evidente un significativo cambiamento nel formato di vendita. Infatti a fronte di una crescita nel decennio di poco più di 9 punti percentuali delle superfici, il numero dei negozi è cresciuto del 32%. La dimensione media dei grandi magazzini è passata infatti nell’ultimo decennio dai 1.838 mq del 2001 ai 1.523 del 2009. La dinamica è stata peraltro, anche in questo caso, molto diversa nelle differenti aree territoriali italiane. L’area di vendita totale è diminuita in quasi tutte le regioni settentrionali ma non così il numero dei negozi che in taluni casi è rimasto in crescita. La regioni del Centro-Sud si caratterizzano, invece, per una crescita più marcata sia delle superfici che del numero di insediamenti. I maggiori incrementi riguardano Sicilia, Umbria e Toscana dove l’aumento dell’area di vendita supera il 50%. In rapporto alla popolazione invece (graf. 6.2) le regioni con la maggiore dotazione di grandi magazzini sono l’Umbria (100 mq ogni mille abitanti) la Valle d’Aosta (92 mq) e, a distanza la Toscana (56). Quasi tutte le altre regioni del Nord presentano valori non distanti dalla media nazionale che si colloca a 36 mq. Puglia e Molise hanno un valore di 22 mq, Basilicata e Campania presentano un dato inferiore a 20 mq. Le grandi superfici specializzate sono invece punti vendita non alimentari di dimensioni superiori ai 1.500 mq focalizzate su specifiche merceologie quali, ad esempio, l’elettronica di consumo, l’abbigliamento, l’arredo casa. Tali tipologie distributive sono state le vere protagoniste degli ultimi anni e hanno fatto segnare una espansione largamente superiore a quella delle altre forme distributive.
[ 236 ]
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
5BCFMMB -P TWJMVQQP EFJ HSBOEJ NBHB[[JOJ JO *UBMJB 3FHJPOF
1JFNPOUF 7BMMF %ÂąBPTUB
WBS
1VOUJ EJ WFOEJUB
4VQFSšDF EJ WFOEJUB
1VOUJ EJ WFOEJUB
4VQFSšDF EJ WFOEJUB
1VOUJ EJ WFOEJUB
4VQFSšDF EJ WFOEJUB
O
NR
O
NR
O
NR
5 SFOUJOP "MUP "EJHF
'SJVMJ 7FOF[JB ( JVMJB
7FOFUP
&NJMJB 3 PNBHOB
/ PSE &TU
5 PTDBOB
6NCSJB
. BSDIF
-PNCBSEJB -JHVSJB / PSE 0 WFTU
-B[JP
$ FOUSP
"CSV[[P
. PMJTF
$ BNQBOJB
1VHMJB
# BTJMJDBUB
$ BMBCSJB
4JDJMJB
4BSEFHOB
4VE *TPMF
5PUBMF *UBMJB
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6GšDJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ . TF
La crescita di superfici e numero di punti vendita dal 2002 al 2009 è rispettivamente del 77% e del 71% con una superficie media per entrambe le annualitĂ di poco inferiore ai 3.000 mq, poco meno del doppio di quella dei grandi magazzini. In questo caso la crescita del numero dei punti di vendita e delle superfici si muove in maniera piĂš sincrona e tende ad essere piĂš intensa nelle regioni del Sud che recuperano, però, in questo modo solo una parte dellâ&#x20AC;&#x2122;ampio ritardo che le caratterizza nei confronto dellâ&#x20AC;&#x2122;area settentrionale del paese. Basti dire a questo proposito che ancora nel 2009 i due terzi delle superfici di vendita specializzate erano collocate nelle regioni settentrionali, oltre il 23% nella sola regione Lombardia, il 14% nel Veneto.
[ 237 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
5BCFMMB -P TWJMVQQP EFMMF HSBOEJ TVQFSGJDJ TQFDJBMJ[[BUF OPO BMJNFOUBSJ JO *UBMJB
3FHJPOF
1JFNPOUF 7BMMF %ÂąBPTUB -PNCBSEJB -JHVSJB / PSE 0 WFTU
WBS
1VOUJ EJ WFOEJUB
4VQFSšDF EJ WFOEJUB
1VOUJ EJ WFOEJUB
4VQFSšDF EJ WFOEJUB
1VOUJ EJ WFOEJUB
4VQFSšDF EJ WFOEJUB
O
NR
O
NR
O
NR
ÂŹ
ÂŹ
5 SFOUJOP " "
'SJVMJ 7 (
7FOFUP &NJMJB 3 PNBHOB
/ PSE &TU
5 PTDBOB
6NCSJB
. BSDIF
-B[JP
ÂŹ
ÂŹ
$ FOUSP "CSV[[P . PMJTF
ÂŹ
ÂŹ
ÂŹ
ÂŹ
$ BNQBOJB
1VHMJB
# BTJMJDBUB
$ BMBCSJB
4JDJMJB
4BSEFHOB
4VE *TPMF
5PUBMF *UBMJB
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6GšDJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ . TF
Come è giĂ stato illustrato nel grafico 6.2 le regioni che superano una dotazione di 100 mq per mille abitanti di grandi superfici specializzate sono la Valle dâ&#x20AC;&#x2122;Aosta (276 mq), il Friuli V.G. (176 mq), il Veneto (126 mq) la Lombardia (108 mq), il Trentino A.A. (103) lâ&#x20AC;&#x2122;Umbria (102) e lâ&#x20AC;&#x2122;Emilia Romagna (101). Peraltro per tutte queste regioni (ad eccezione della Lombardia) la dotazione procapite delle grandi superfici specializzate supera quella degli ipermercati (> 2.500 mq). Al contrario le regioni che si distanziano maggiormente dalla media nazionale (pari a 75 mq per mille abitanti) sono la Basilicata e il Molise dove tale forma distributiva è praticamente assente, ma anche la Sicilia e la Calabria (33 mq), il Lazio (34 mq), la Puglia (40 mq), la Campania (46 mq).
[ 238 ]
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
-B HSBOEF EJTUSJCV[JPOF BMJNFOUBSF Se è vero che la grande distribuzione non alimentare â&#x20AC;&#x201C; e segnatamente le superfici specializzate â&#x20AC;&#x201C; hanno avuto nellâ&#x20AC;&#x2122;ultimo decennio i tassi di crescita piĂš significativi, allo stesso modo però, le superfici alimentari rappresentano ancora di gran lunga la maggiore dotazione strutturale del settore. Come evidenziato in precedenza, infatti, se la superficie disponibile di grande distribuzione è pari mediamente a 392 mq per mille abitanti, solo 111 fanno riferimento ai punti vendita non food. La restante parte invece, il 72% del totale (pari a 281 mq) è costituita dalla Gdo alimentare di piccolo, medio e grande formato. Pare opportuno, quindi, concentrare lâ&#x20AC;&#x2122;attenzione su tale componente maggioritaria e approfondirne gli assetti e le evoluzioni recenti. Soffermandosi innanzitutto sullâ&#x20AC;&#x2122;evoluzione della sua dotazione strutturale. A questo proposito il grafico 6.6 evidenzia come anche in corrispondenza delle difficoltĂ della domanda finale ampiamente illustrate nei capitoli precedenti, le superfici della grande distribuzione abbiano continuato a crescere significativamente per tutta la metĂ dello scorso decennio, rallentando solo negli ultimi anni. (SBGJDP -P TWJMVQQP EFMMB (EP JO *UBMJB JQFS TVQFS MJCFSP TFSWJ[JP EJTDPVOU
17.000 15.000 13.000
14.258 12.669 13.443 6,1%
11.000 9.000 7.000
14.983
15.592 16.159
4,1%
5.000
6,50% 4,50%
3,6%
5,1% 3,9%
16.544 16.944 17.040
2,4%
2,4% 2,50%
3,4%
0,6% 0,50%
3.000 gen 04
gen 05
gen 06
gen 07
gen 08
gen 09
gen 10
gen 11
Mq vendita (.000) Sviluppo % (mq)
lug 11
-B 7BSJB[JPOF EJ -VHMJP o DBMDPMBUB SJTQFUUP B ( FOOBJP 'POUF ( VJEB / JFMTFO -BSHP $ POTVNP
Dallâ&#x20AC;&#x2122;incremento della superficie di vendita di oltre il 6% fatto segnare nel 2005 si giunge ad un ritmo di crescita dieci volte piĂš basso nel primo semestre del 2011, con una crescita di poco superiore al mezzo punto percentuale del primo semestre di questâ&#x20AC;&#x2122;anno. Nonostante tale rallentamento negli ultimi 3 anni la superficie complessiva della Gdo italiana è cresciuta di oltre otto punti percentuali mentre le vendite, anche a valori nominali hanno fatto segnare in incremento molto piĂš
[ 239 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
contenuto. Peraltro tale rallentamento complessivo è la somma algebrica di dinamiche dei singoli formati di vendita che negli ultimi anni hanno teso a divergere significativamente. Come è evidenziato nel grafico 6.7, infatti, le superfici inferiori ai 400 mq (libero servizio) mantengono giĂ da alcuni anni una dinamica negativa che si è andata accentuando negli ultimi mesi. Rispetto a dicembre 2010 infatti, in soli sei mesi, tali superfici hanno perso il 2% dellâ&#x20AC;&#x2122;area di vendita totale. Tale riduzione ha interessato piĂš recentemente anche il formato immediatamente superiore (i supermercati fino a 800 mq) che fa segnare negli ultimi due periodi una variazione negativa. Rimangono al contrario positivi gli altri formati, sebbene tutti in rallentamento. Il discount è certamente il canale che ha visto crescere maggiormente lâ&#x20AC;&#x2122;area di vendita, facendo segnare nel 2007 e nel 2008 variazioni a doppia cifra e mantenendo tassi molto elevati anche nei due anni successivi. Nella prima parte dellâ&#x20AC;&#x2122;anno invece anche questo canale sembra aver nettamente rallentato il passo (+1,2%). Superiori alla media di settore rimangono anche gli iper di minori dimensione (tra i 2.500mq e gli 8.000 mq), soprattutto quelli piĂš vicini alla soglia inferiore del range. Tali punti di vendita evidenziano mediamente tassi di incremento doppi rispetto al mercato aggregato ed anche nel primo semestre di questâ&#x20AC;&#x2122;anno i valori di crescita sono in assoluto quelli piĂš elevati. (SBGJDP -P TWJMVQQP EFMMB (EP JO *UBMJB WBSJB[JPOF
Libero Servizio Super - 400-799 - 800-1499 - 1500-2499 Iper - 2500-4499 - 4500-7999
07 vs 06
- 8000 e+
08 vs 07
Discount
09 vs 08 10 vs 09
Tot. Distr. Moderna -4,0 'POUF ( VJEB / JFMTFO -BSHP $ POTVNP
[ 240 ]
0,0
4,0
8,0
12,0
16,0
Lug 2011 vs genn 11
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
Per cogliere meglio il significato di tali dinamiche è utile fare riferimento anche allâ&#x20AC;&#x2122;evoluzione del numero di punti vendita per ciascun formato (tabella 6.12). In questo senso, ad esempio, la crisi delle superfici piĂš piccole si concretizza nella riduzione di 438 negozi a libero servizio nel solo semestre di questâ&#x20AC;&#x2122;anno. Nello stesso periodo crescono invece di 54 unitĂ i supermercati, in particolare quelli di piĂš grandi dimensioni, e gli ipermercati aumentano di 18 punti di vendita che vanno ad incrementare soprattutto il formato di minori dimensioni (2.500-4.500mq), che raggiunge cosĂŹ le 456 unitĂ su un totale di 843. Sembra invece interrotta la crescita degli ipermercati piĂš grandi che rimangono fermi a 120 punti vendita, uno in meno del 2009. 5BCFMMB -ÂąFWPMV[JPOF EFM OVNFSP EJ OFHP[J EFMMB (EP JUBMJBOB
-JCFSP 4FSWJ[JP
HFOÂą
HFOÂą
HFOÂą
HFOÂą
HFOÂą
MVH
7BS HFOÂą HFOÂą
7BS MVH WT HF Âą
4VQFS
ÂŹ
ÂŹ
ÂŹ
*QFS
ÂŹ
ÂŹ
ÂŹ F
%JTDPVOU 5 PUBMF %JTUS . PEFSOB
'POUF ( VJEB / JFMTFO -BSHP $ POTVNP
Peraltro, unâ&#x20AC;&#x2122;analisi approfondita dellâ&#x20AC;&#x2122;evoluzione della rete degli ultimi anni evidenzia come lâ&#x20AC;&#x2122;aumento del numero di negozi sia soltanto il saldo algebrico di un processo di ristrutturazione di dimensioni ben piĂš ampie di quello espresso dalla variazione netta di fine periodo. La tabella 6.13 riassume quanto accaduto negli ultimi due anni e mezzo. Nel 2009 e nel 2010 il numero delle chiusure è rimasto stabile (1.542 nel 2009 e 1.597 nel 2010); le aperture, invece, â&#x20AC;&#x201C; che sono state maggiori nei due anni rispetto alle chiusure â&#x20AC;&#x201C; hanno accellerato nel 2010 garantendo un saldo positivo nel biennio per quasi quattrocento nuovi punti di vendita. Il primo semestre del 2011 sembra, invece, preludere ad una netta battuta
[ 241 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
dâ&#x20AC;&#x2122;arresto. In questo caso, infatti, le nuove aperture si sono fermate a 654 unitĂ , di gran lunga piĂš basse delle oltre mille chiusure dello stesso periodo, con un saldo negativo che azzera quasi completamente lâ&#x20AC;&#x2122;incremento dei punti vendita degli ultimi due anni. Lâ&#x20AC;&#x2122;altro fenomeno, che testimonia parimenti dei processi di riconfigurazione anche imprenditoriale della rete, è quello relativo ai negozi che cambiano network distributivo; un numero cospicuo di punti di vendita â&#x20AC;&#x201C; pari a circa il 10% della rete complessiva â&#x20AC;&#x201C; che nel 2010 ha superato le tremila unitĂ e tende ad accelerare nellâ&#x20AC;&#x2122;primo semestre di questâ&#x20AC;&#x2122;anno (1.725 cambi di organizzazione). La tabella 6.13 riassume invece le variazioni cumulate di aperture e chiusure nel periodo considerato (dicembre 2008 â&#x20AC;&#x201C; giugno 2011) distinte per canale di vendita. Ă&#x2C6; evidente il processo di razionalizzazione in corso per le superfici di vendita piĂš piccole; il libero servizio evidenzia infatti quasi 2.900 chiusure rispetto ad un minor numero di aperture (2.332 nuovi negozi), con saldo negativo di oltre 500 punti di vendita. 5BCFMMB -ÂąFWPMV[JPOF EFM OVNFSP EJ OFHP[J EFMMB (EP JUBMJBOB
5 PUBMF "QFSUVSF
5 PUBMF $ IJVTVSF
4BMEP $ BNCJ EJ PSHBOJ[[B[JPOF
 TFN
*QFS USBTGPSNBUJ JO 4VQFS
4VQFS USBTGPSNBUJ JO *QFS
4VQFS USBTGPSNBUJ JO -JCFSP 4FSWJ[JP
-JCFSP 4FSWJ[P USBTGPSNBUJ JO 4VQFS
4VQFS USBTGPSNBUJ JO %JTDPVOU
%JTDPVOU USBTGPSNBUJ JO 4VQFS
-JCFSP 4FSWJ[JP USBTGPSNBUJ JO %JTDPVOU
%JTDPVOU USBTGPSNBUJ JO -JCFSP 4FSWJ[JP
5 PUBMF OFHP[J DIF IBOOP DBNCJBUP GPSNBUP / FM DBMDPMP EFM TBMEP USB BQFSUVSF F DIJVTVSF SJFOUSBOP BODIF EFJ QPTTJCJMJ DBNCJ EJ GPSNBUJ 'POUF ( VJEB / JFMTFO -BSHP $ POTVNP
Ma anche i formati che vedono un saldo positivo evidenziano significativi tassi di chiusura e di cambio insegna, anche nelle dimensioni piĂš grandi. Tra gli ipermercati infatti, a fronte di un saldo positivo per 71 nuovi punti vendita le chiusure sono state ventidue e addirittura 58 i cambi di insegna.
[ 242 ]
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
5BCFMMB -ÂąFWPMV[JPOF EFM OVNFSP EJ OFHP[J EFMMB (EP JUBMJBOB WBSJB[JPOJ DVNVMBUF EJD HJV
*QFS
4VQFS
-JCFSP TFSWJ[J
%JTDPVOU
5PUBMF
$ IJVTVSF
"QFSUVSF
4BMEP
$ BNCJP PSHBOJ[[B[JPOF
/ FM DBMDPMP EFM TBMEP USB BQFSUVSF F DIJVTVSF SJFOUSBOP BODIF EFJ QPTTJCJMJ DBNCJ EJ GPSNBUJ 'POUF ( VJEB / JFMTFO -BSHP $ POTVNP
Alla crescita impetuosa delle superfici di vendita, anche a causa delle difficoltĂ della domanda finale, non ha corrisposto negli ultimi anni una crescita altrettanto sostenuta delle vendite. A questo proposito, il grafico 6.8 evidenzia lâ&#x20AC;&#x2122;andamento dei fatturati dei prodotti grocery nellâ&#x20AC;&#x2122;ultimo decennio con riferimento allâ&#x20AC;&#x2122;aggregato iper, super e libero servizio. (SBGJDP -F WFOEJUF EFMMB (EP JUBMJBOB UPUBMF HSPDFSZ JQFS TVQFS MJCFSP TFSWJ[JP
8,3
7,7 6,3
4,3
3,8
5,7
4,2
3,6 2,4
2,4
2000
2001
2002
2,4
4,6
3,9 2,7
1,6
2003
2004
2,9
2,3 0,9
2005
2006
2007
1,0 1,0 -0,1 -0,3 0,8 2008
2009
2010
1,0
Valori Volumi
1° sem 2011
'POUF / JFMTFO 5 SBEF . JT
Dallâ&#x20AC;&#x2122;analisi del dati appare di immediata evidenza come la grande distribuzione alimentare pur mantenendo incrementi delle vendite ancora positivi ha visto progressivamente scemare lâ&#x20AC;&#x2122;abbrivio che lâ&#x20AC;&#x2122;aveva caratterizzata fino alla metĂ del decennio passato. Peraltro, se la dinamica inflattiva ha sostenuto la crescita dei fatturati le quantitĂ vendute hanno subito un piĂš rapido deterioramento. La dinamica delle quantitĂ ha superato quella del valore delle vendite in due sole circostanze, il biennio 2004-2005 e il 2010. Ă&#x2C6; da segnalare, in particolare, il 2009 che ha fatto segnare un andamento negativo delle quantitĂ e dei fatturati. La prima volta in assoluto che si è verificato una calo del fatturato aggregato della Gdo. Il primo semestre del 2011 sembra invece accreditare lâ&#x20AC;&#x2122;ipotesi di un piĂš sostenuto incremento dei valori nominali invertendo la tendenza deflattiva del
[ 243 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
2010, probabilmente in conseguenza delle nuove tensioni sul mercato delle materie prime agricole illustrate diffusamente nel capitolo 3. Concentrandosi sullâ&#x20AC;&#x2122;ultimo periodo è possibile approfondire gli effetti che la crisi ha determinato sulle vendite della grande distribuzione e come tale variazione abbia trovato articolazione nei diversi comparti merceologici e nei singoli formati di vendita. Va innanzitutto sottolineato come ha pesato il diverso andamento delle vendite dei diversi settori merceologici e segnatamente del non food. (SBGJDP -F WFOEJUF EFMMB (EP JUBMJBOB JQFS TVQFS
1,1%
Totale negozio
2,0% 1,2%
LCC
Freschissimi a PV
-3,3%
Non food
3,4%
0,6% 2,8% 2,5%
2010 gen-giu 2011
'POUF / JFMTFO 5 SBEF . JT 5 PUBMF / FHP[JP *QFS 4VQFS
Con riferimento al solo comparto iper + super, ad esempio, nel 2010 le vendite erano stato sostenute dal non food alimentare che faceva segnare incrementi sullâ&#x20AC;&#x2122;anno precedente del 2,5%, piĂš che doppi rispetto al totale dei fatturati. Nel primo semestre 2011 invece, ha evidenziato un brusco arretramento (-3,3%) che si è concentrato soprattutto sugli iper ed ha pesato sulle vendite aggregate; la dinamica complessiva è stata invece sostenuta dalla crescita del largo consumo confezionato e dei freschissimi entrambi con crescite superiori o prossime al 3%. La tabella 6.10 illustra, invece, lâ&#x20AC;&#x2122;andamento delle vendite totali dei diversi formati per il periodo 2007-2010 e dĂ conto della loro evoluzione di breve e medio periodo. Ă&#x2C6; di immediata evidenza che la crescita cumulata nel triennio considerato premi alcuni canali e alcuni specifici formati. Le vendite del canale discount sono cresciute ad un ritmo di circa 6 volte superiore a quello del mercato facendo segnare un incremento nel periodo 2007 â&#x20AC;&#x201C; 2010 di quasi il 43%. Ottime performance riguardano anche le superfici di medie dimensioni comprese tra i 1.500 mq e i 2.500mq e quelle tra i 2500 mq e i 4.500 mq che fanno segnare incrementi cumulati rispettivamente del 12,5% e del 20,8%.
[ 244 ]
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
5BC -F WFOEJUF EFJ EJGGFSFOUJ GPSNBUJ EJTUSJCVUJWJ EFMMB (EP NJMJPOJ EJ FVSP UPUBMF OFHP[JP
-JT 4VQFS
WBS Âą Âą
WBS Âą Âą
*OD
4VQFS
4VQFS
4VQFS
*QFS
*QFS
*QFS
*QFS F
%JTDPVOU
5 PUBMF
'POUF / JFMTFO
Ă&#x2C6; da segnalare a questo proposito che i grandi supermercati sono il formato meglio performante nel 2010, con un dato superiore anche a quello dei discount. I grandi ipermercati si mantengono su valori positivi ma inferiori al dato complessivo del mercato. Lievemente meglio della media fanno anche i supermercati di medie dimensioni. A motivare i tratti evolutivi della rete, i formati penalizzati dalla crisi sembrano essere invece quelli di minori dimensioni. I supermercati piĂš piccoli e, soprattutto, le superfici inferiori ai 400 mq di area di vendita che nel triennio fanno segnare un calo di vendite di oltre il 9%, quasi la metĂ del quale nellâ&#x20AC;&#x2122;ultimo anno. (SBGJDP -B SJQBSUJ[JPOF EFMMF WFOEJUF OFJ EJWFSTJ DBOBMJ EFMMB (EP JUBMJBOB UPUBMF OFHP[JP
100% 80%
9,5
12,6
32,6
32,9
60% 40%
Discount 42,1
41,1
15,9
13,4 2010
20% 0%
Iperercati Supermercati
2007
Libero servizio
'POUF / JFMTFO
Questi cambiamenti hanno mutato in appena tre anni gli assetti strutturali della distribuzione italiana con una calo della quota del libero servizio di circa
[ 245 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
2,5 punti e di quella dei supermercati di un altro punto percentuale. A tutto vantaggio del discount e solo marginalmente delle superfici commerciali di dimensioni medio grandi. Lâ&#x20AC;&#x2122;incremento delle vendite dei singoli formati distributivi è certamente il risultato della variazione delle superfici installate â&#x20AC;&#x201C; di cui si è giĂ detto â&#x20AC;&#x201C; ma soprattutto delle differenti produttivitĂ che essi esprimono. Il grafico 6.11 evidenzia a questo proposito le grandi differenze di produttivitĂ della rete tra i diversi formati di vendita. Le superfici meglio performanti (quelle con area di vendita compresa tra 2.500mq e 4.500mq) presentano un indicatore piĂš che doppio rispetto ai negozi di piĂš piccola dimensione. Nel primo caso si superano gli ottomila euro di vendite annue per metro quadrato nel secondo caso si sfiorano appena i 3.900 euro. Ă&#x2C6; significativo inoltre che gli stessi discount â&#x20AC;&#x201C; che pure vendono un assortimento di prezzo unitario certamente piĂš basso â&#x20AC;&#x201C; presentano produttivitĂ superiori a quelle del libero servizio. Le produttivitĂ degli altri formati sembrano correlate con la dimensione media della superfici di vendita fino al format dei superstore e tendono invece a flettere lievemente nei punti vendita piĂš grandi. (SBGJDP -B QSPEVUUJWJUh EFJ EJWFSTJ GPSNBUJ EFMMB (EP JUBMJBOB TUJNB EFM GBUUVSBUP QFS NR EJ BSFB EJ WFOEJUB 8.500
8.002 7.477
7.401
7.500
6.808 6.500 5.450
5.336
5.500
5.839
4.856 4.500 3.500
4.574
3.899 Libero Servizio
Super
Super (400799)
Super (800 -1499)
Super (1500 -2499)
Iper
Iper (2500 -4499)
Iper Iper Discount (4500 (8000 e+) -7999)
'POUF / JFMTFO
Peraltro gli assetti qui descritti sono il risultato di una dinamica recente anche molto intensa. Il grafico 6.12 permette di apprezzare il segno e lâ&#x20AC;&#x2122;intensitĂ del cambiamento della produttivitĂ della rete dei singoli formati di vendita. Ă&#x2C6; immediatamente evidente come solo due formati abbiano incrementato la propria produttivitĂ negli ultimi tre anni, ancorchè a valori correnti. Il discount ha aumentato le vendite a paritĂ di superficie di circa otto punti percentuali e le superfici di piccole dimensioni di sei punti. Al contrario perdono ben il 9% di vendite per metro quadro di area di vendita i punti vendita di dimensione inferiore ai 400mq e gli iper di taglia media con superfici comprese tra 4500mq e 8000mq.
[ 246 ]
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
(SBGJDP -B QSPEVUUJWJUh EFJ EJWFSTJ GPSNBUJ EFMMB (EP JUBMJBOB 110 108 106 104 102 100 98 96 94 92 90
Discount 108 Iper (2.500-4.500) 106 Super (1.500-2.500) 101 Super (800-1.500) 100 Super (400-800) 97 Iper (>8.000)97
2007
2008
Libero servizio 91 Iper (4.500-8.000)91 2010
2009
'POUF / JFMTFO
Gli altri formati presentano variazioni molto piĂš contenute e comunque nella grande parte negative. Un altro modo per cogliere in maniera sintetica lâ&#x20AC;&#x2122;evolversi del posizionamento reciproco dei singoli formati di vendita è quello di misurare la produttivitĂ della rete in ragione della quota di mercato che consente di ottenere. (SBGJDP -B QSPEVUUJWJUh EFJ EJWFSTJ GPSNBUJ EFMMB (EP JUBMJBOB NJHMJBJB EJ NR OFDFTTBSJ QFS PUUFOFSF VO QVOUP QFSDFOUVBMF EJ RVPUB EJ NFSDBUP 237
240 220 200
204 202
202
180
190 173
170 158
160
148
169
158
156 136
140 114 115
120
115
124
2007
112
2010
100 LIS
400-799 800-1499 1500-2499 2500-4499 4500-7999 8000 e +
DIS
Media Gdo Italia
'POUF / JFMTFO
A questo proposito il grafico 6.13 evidenzia il numero di metri quadrati di area di vendita (in migliaia) necessari per ottenere un punto di quota nel mercato italiano. Per il complessivo incremento dellâ&#x20AC;&#x2122;area di vendita che si è verificato in Italia nel periodo considerato (2007-2010) la superficie necessaria per ottenere un punto di quota di mercato è passato da 156 mila mq a 169mq. Tale incremento si è distribuito, però, in maniera molto dissimile tra i diversi formati di vendita. Per il discount, ad esempio, nel 2010 è necessaria unâ&#x20AC;&#x2122;area di vendita inferiore a quella del 2007! Allo stesso modo risulta poco significativa la variazione per il formato compreso tra 2.500 e 4.500 mq mentre ancora una volta le maggiori difficoltĂ riguardano i punti vendita di minori dimensioni e gli iper maggiori.
[ 247 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
3JRVBESP * DPOTVNJ EFMMF GBNJHMJF F JM NFSDBUP QPUFO[JBMF EFMMB (EP " EJGGFSFO[B EJ RVBOUP TJ QFOTJ DPNVOFNFOUF MB HSBOEF EJTUSJCV[JPOF OPO NP OPQPMJ[[B BGGBUUP UVUUJ J DPOTVNJ BMJNFOUBSJ EFHMJ JUBMJBOJ Ã&#x201E; DFSUBNFOUF JM QSJODJQBMF JOUFSMPDVUPSF EFMMB EPNBOEB EJ CFOJ EJ MBSHP DPOTVNP EFMMF GBNJHMJF JUBMJBOF NB OPO IB DPNF TQFTTP TJ SJUJFOF VOB QPTJ[JPOF FTDMV TJWB " RVFTUP QSPQPTJUP MB UBCFMMB TFHVFOUF SJBTTVNF M±JODJEFO[B EFMMF WFOEJUF EFMMB HSBOEF EJTUSJCV[JPOF JUBMJBOB TVJ DPOTVNJ EFMMF GBNJHMJF JUBMJBOF QFS MF EJGGFSFOUJ NFSDFPMPHJF DPOTJEFSBUF Ã&#x201E; JNNFEJBUBNFOUF FWJEFOUF DPNF MB ( EP DPQSB NFOP EFM EFJ DPOTVNJ EJ CFOJ EJ MBSHP DPOTVNP BMJNFOUBSF F JHJFOF DBTB F QFSTP OB F QPDP QJ} EFM EFJ DPNQBSUJ OPO GPPE QSFTJEJBUJ UFTTJMF BCCJHMJBNFOUP CB[BS *OEJDF EJ TBUVSB[JPOF EFJ DPOTVNJ EFMMB EJTUSJCV[JPOF NPEFSOB JUBMJBOB *QFS TVQFS MJCFSP TFSWJ[JP NR
EJTDPVOU 4BUVSB[JPOF GBUUVSBUJ EJTUSJCV[JPOF NPEFSOB DPOTVNJ EFMMF GBNJHMJF JO
-BSHP $ POTVNP $ POG 'SFTDP 1FTP 7BSJBCJMF
¬ -BSHP $ POTVNP $ POGF[JPOBUP
¬ 'SFTDP 1FTP 7BSJBCJMF
/ PO 'PPE 5 FTTJMF "CCJHMJBNFOUP # B[BS
'POUF FMBCPSB[JPOJ TV EBUJ / JFMTFO F BMUSF GPOUJ VG¹DJBMJ
&TJTUF QFSBMUSP VOB OFUUB EJGGFSFO[B USB QSPEPUUJ DPOGF[JPOBUJ F QSPEPUUJ GSFTDIJ WFOEVUJ TGVTJ / FM QSJNP DBTP JOGBUUJ M±JODJEFO[B EFMMF WFOEJUF ( EP TVM UPUBMF TVQFSB M± NFOUSF OFM TFDPOEP DBTP RVBTJ J EVF UFS[J EFJ DPOTVNJ DPNQMFT TJWJ TJ SJWPMHF BE BMUSJ DBOBMJ EJTUSJCVUJWJ *OGBUUJ DPNF o TUBUP TPUUPMJOFBUP OFM 3 BQQPSUP $ PPQ EFMM±BOOP TDPSTP DJSDB MB NFUh EFMMB GBNJHMJF JUBMJBOF TJ SJWPMHF BJ QJDDPMJ OFHP[J TQFDJBMJ[[BUJ P BJ NFSDBUJ SJPOBMJ TPQSBUUVUUP QFS MB QJDDPMB TQFTB RVPUJEJBOB F QFS M±BDRVJTUP EFJ QSPEPUUJ GSFTDIJ B QFTP WBSJBCJMF DBSOF QFTDF PSUPGSVUUB "MMP TUFTTP UFNQP QFSx OFHMJ VMUJNJ BOOJ M±JODJEFO[B EFMMB ( EP TVJ DPOTVNJ EFHMJ JUBMJBOJ o DSFTDJVUB EJ DJSDB QVOUJ DPNF FWJEFO[JBUP JO UBCFMMB 5 BMF DJSDP TUBO[B o SJDPOEVDJCJMF B EVF GBUUPSJ $ FSUBNFOUF VO DBNCJP EJ QBSBEJHNB OFJ DPNQPSUBNFOUJ EJ BDRVJTUP EFMMF GBNJ HMJF JUBMJBOF QFS GBSF GSPOUF BMMF EJG¹DPMUh FDPOPNJDIF EFMMB DSJTJ %BQQSJNB QFS GSPOUFHHJBSF M±JODSFNFOUP EFJ QSF[[J BMJNFOUBSJ JOJ[JBUP OFM F QSPUSBUUPTJ BODIF OFM F TVDDFTTJWBNFOUF QFS BMMFWJBSF HMJ FGGFUUJ EFMMB QFSEVSBOUF DSJTJ FDPOPNJDB "MMP TUFTTP UFNQP IB DPOUBUP JM DPTQJDVP TGPS[P EJ FTQBOTJPOF DIF
[ 248 ]
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
MB EJTUSJCV[JPOF NPEFSOB IB QSPEPUUP OFMMP TUFTTP QFSJPEP TPQSBUUVUUP OFMMF BSFF NFOP TWJMVQQBUF EFM 1BFTF $ JPOPOPTUBOUF MB QFOFUSB[JPOF EFMMB HSBOEF EJTUSJCV[JPOF OFJ EJWFSTJ DPOUFTUJ HFPHSBšDJ JUBMJBOJ QSFTFOUB BODPSB EFMMF OFUUF EJGGFSFO[F ( MJ BNCJUJ UFSSJUPSJBMJ DIF QPTTPOP DPOUBSF TV VOB NBHHJPSF EPUB[JPOJ EJ TVQFS šDJ IBOOP FWJEFOUFNFOUF VOB NBHHJPSF QFOFUSB[JPOF BODIF TVJ DPOTVNJ EFJ SFTJEFOUJ $ POUFNQPSBOFBNFOUF VOB NBHHJPSF JODJEFO[B EFJ GPSNBUJ EJ NBHHJPSF EJNFO TJPOF  TPMJUBNFOUF EPUBUJ EFMMB WFOEJUB EJ QSPEPUUJ GSFTDIJ  QFSNFUUF VO BV NFOUP EFMMB RVPUB BODIF OFM DPNQBSUP EFM GSFTDIJTTJNP *OEJDF EJ TBUVSB[JPOF EFJ DPOTVNJ EFMMB (EP JUBMJBOB JQFS TVQFS MJCFSP TFSWJ[JP EJTDPVOU JO TVM UPUBMF EFJ DPOTVNJ -DD GSFTDIJTTJNP
25,9
32,0 32,6 34,1
Lcc Freschissimo Sardegna
21,6
28,4
Sicilia
9,1 33,6 28,2
12,5 53,5 12,0 12,8 11,8
Calabria
13,4
Basilicata
Lazio
Marche
Umbria
Toscana
40,6 44,5 46,1 40,7 42,2 38,7
16,0
Puglia
22,7 23,4 17,6
Campania
24,1 26,9
Molise
17,3
Liguria
Trentino A. A.
Friuli V. G.
42,9
46,8
47,2
Veneto
18,1 53,6
Lombardia
0,0
Piemonte
30,0 41,4
46,7
Valle d'Aosta
60,0 18,4
21,5
Abruzzo
27,8 22,5 21,9
Emilia Romagna
90,0
4BUVSB[JPOF GBUUVSBUP ( EP DPOTVNJ EFMMF GBNJHMJF 'POUF / JFMTFO
-P TWJMVQQP EFMMB ( EP OFMMF SFHJPOJ *UBMJBOF Lâ&#x20AC;&#x2122;analisi della distribuzione commerciale del nostro paese non può in nessun caso prescindere dalla dimensione territoriale, sia per le marcate differenze che caratterizzano la domanda finale dei consumatori sia perchĂŠ le competenze regolatorie in materia di commercio sono da tempo state assegnate agli enti locali regionali ed hanno inciso significativamente sulla morfologia strutturale del settore. Anche in questo caso, per comprendere le traiettorie di sviluppo della Gdo nelle singole regioni è opportuno dapprima considerare la dinamica decennale delle variabili rilevanti. Le tabelle 6.14 e 6.15 evidenziano in particolare lâ&#x20AC;&#x2122;evoluzione del numero dei punti vendita e dei metri quadri di superficie nellâ&#x20AC;&#x2122;ultimo decennio e per ciascuna regione italiana. Ă&#x2C6; facile notare lo sviluppo impetuoso di discount ed ipermercati e, allo stesso tempo la continua crescita anche dei supermercati.
[ 249 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
5BCFMMB -ÂąFWPMV[JPOF EFDFOOBMF EFJ QVOUJ EJ WFOEJUB EFMMB (EP JUBMJBOB JQFS TVQFS F EJTDPVOU *1&3 O
1JFNPOUF
WBS TFN Âą Âą
461&3 WBS TFN Âą Âą
O
WBS TFN Âą Âą
%*4$06/5 WBS TFN Âą Âą
O
WBS TFN Âą Âą
WBS TFN Âą Âą
'SJVMJ 7 (
-JHVSJB
5 PTDBOB
6NCSJB
. BSDIF
-B[JP
"CSV[[P
7BMMF %ÂąBPTUB -PNCBSEJB 5 SFOUJOP " " 7FOFUP
&NJMJB 3 PNBHOB
. PMJTF $ BNQBOJB
1VHMJB
# BTJMJDBUB
$ BMBCSJB
4JDJMJB
4BSEFHOB
5PUBMF
'POUF ( VJEB / JFMTFO -BSHP $ POTVNP
In un decennio i discount sono cresciuti di quasi 1.800 punti vendita con una crescita prossima al 70% e un incremento delle superfici di circa il 55%. Ă&#x2C6; allo stesso modo evidente un maggior sviluppo dei discount nelle regioni meridionali che negli ultimi anni hanno visto crescere in maniera significativa tale forma distributiva. Allo stesso modo gli ipermercati a fronte dellâ&#x20AC;&#x2122;incremento del 72% dei numero degli insediamenti hanno fatto segnare un aumento della rete di vendita del 43% a testimonianza dello sviluppo del canale nei formati piĂš piccoli. Risulta allo stesso modo evidente come la collocazione geografica delle grandi superfici sia prevalentemente nel Nord del Paese. Nella sola Lombardia sono presenti 230 degli 841 iper italiani e assieme al Piemonte e al Veneto â&#x20AC;&#x201C; che superano entrambe i cento insediamenti â&#x20AC;&#x201C; conta per oltre la metĂ di tutti
[ 250 ]
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
gli ipermercati italiani. Questa situazione anche a dispetto dei maggiori incrementi che hanno caratterizzato lo sviluppo di tale canale nelle aree centromeridionali del Paese. 5BCFMMB -ÂąFWPMV[JPOF EFDFOOBMF EFMMF TVQFSGJDJ EJ WFOEJUB EFMMB (EP JUBMJBOB JQFS TVQFS F EJTDPVOU
1JFNPOUF 7BMMF EÂą"PTUB
*QFS MVH
WBS MVH Âą
4VQFS WBS
MVH
WBS MVH Âą
7FOFUP
'SJVMJ 7 (
-PNCBSEJB 5 SFOUJOP " "
-JHVSJB
%JTDPVOU WBS
WBS MVH Âą
WBS
MVH
&NJMJB 3
5 PTDBOB
6NCSJB
. BSDIF
-B[JP
"CSV[[P
. PMJTF
$ BNQBOJB
1VHMJB
# BTJMJDBUB
$ BMBCSJB
4JDJMJB
4BSEFHOB *UBMJB
'POUF ( VJEB / JFMTFO -BSHP $ POTVNP
A questo proposito il grafico 6.14 evidenzia lâ&#x20AC;&#x2122;incremento delle superfici di vendita dei diversi canali nelle regioni italiane nel periodo 2008-luglio 2011. Ă&#x2C6; evidente, anche in questo caso la grande crescita del discount. In tre anni e mezzo le superfici di vendita del discount sono quasi triplicate in Basilicata, raddoppiate in Sicilia e sono cresciute oltre il dato medio nazionale (+34%) anche in Sardegna, Calabria, Puglia e Friuli V.G. Buoni tassi di sviluppo ha avuto anche il canale ipermercati che ha fatto segnare nello stesso periodo un aumento delle superfici di vendita del 59% in Trentino A.A. del 39% in Friuli V.G. e in Sicilia, del 27% in Veneto e del 21% in Calabria. Tutte le altre regioni rimangono su valori positivi e nella maggio-
[ 251 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
ranza dei casi di crescita a doppia cifra. La Campania è lâ&#x20AC;&#x2122;unica regione con una variazione negativa nellâ&#x20AC;&#x2122;area di vendita degli ipermercati. I negozi di piĂš piccola dimensione (libero servizio) fanno segnare quasi in tutte le regioni una variazione negativa. Le uniche eccezioni sono il Trentino A.A. che vede crescere la dotazione del 17% nel periodo 2008-luglioâ&#x20AC;&#x2122;11 e la Campania che mette a segno un incremento di poco inferiore (+15%). Le riduzioni piĂš importanti riguardano le regioni meridionali dove tale tipologia di punte vendita sembra soffrire lâ&#x20AC;&#x2122;incremento dei formati piĂš grandi e segnatamente dei discount. (SBG *ODSFNFOUP EFMMF TVQFSGJDJ EJ WFOEJUB EFMMB (EP  TFN
185,2
90%
84,5
15,6
70%
38,6
55,2 33,7
Super Iper Discount
Italia
Sardegna
Sicilia
Calabria
Basilicata
Puglia
Campania
Molise
Abruzzo
42,5 8,2 21,0 5,3 18,7 15,9 1,0 26,8 13,2 15,5 12,8 9,3 6,5 9,1 3,9 3,9 8,6 10,7 12,5 6,2 -3,0 -5,6 -6,2 -3,7 -7,9 -3,7 -4,1 -9,1 -8,4 -9,9 -5,7 -9,5 -2,8 -1,6 -1,1 -10,3 -1,5 -9,6
Marche
Toscana
Emilia Romagna
Liguria
4,7 39,4 10,0 13,3 4,8 27,5 13,9 5,4 16,8 8,5 6,1 0,0 1,9 14,1 4,8 -5,9 -5,2 -6,2 -5,1 -0,8
Friuli V.G.
33,4
27,8 30,3 14,7
Lazio
21,1
Umbria
29,4
Veneto
Piemonte
-10%
47,8 18,6
Trentino A.A.
10%
58,7 32,4
Lombardia
30%
33,0 6,3 3,6 16,4 26,8 7,9 2,1 0,3
Valle d'Aosta
50%
Libero servizio 37,3
'POUF ( VJEB / JFMTFO -BSHP $ POTVNP
Il grafico 6.15 permette infine di cogliere lo sviluppo dei diversi formati della Gdo nelle singole regioni commisurandolo alla popolazione residente. Sardegna e Friuli V.G. sono le due regioni con la maggiore dotazione complessiva, rispettivamente con 397 mq e 384 mq per mille abitanti. Nei valori compresi tra 350mq e 300mq si collocano lâ&#x20AC;&#x2122;Umbria, il Trentino A.A., le Marche, la Calabria e il Piemonte. Allâ&#x20AC;&#x2122;opposto, minori dotazioni riguardano la Campania (185 mq) la Toscana (223 mq) e la Liguria (232). Tutte le altre regioni si collocano a posizioni non distanti dalla media nazionale pari a a 281 mq per mille abitanti. La stessa incidenza dei diversi formati di vendita presenta dei tratti peculiari per ciascun territorio solo limitatamente riconducibili a paradigmi generali. Certamente nelle regioni meridionali (ma anche in Trentino A.A., Umbria e Marche) prevalgono i punti vendita di minori dimensioni mentre nelle regioni del Centro-nord si affermano maggiormente i formati piĂš grandi.
[ 252 ]
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
A questo proposito rimangono molto ampie le differenze allâ&#x20AC;&#x2122;interno anche della stesso regione e pare quindi interessante analizzare i livelli di densitĂ della grande distribuzione alimentare a livello provinciale. (SBGJDP %FOTJUh EJTUSJCVUJWB OFMMF SFHJPOJ JUBMJBOF NR BCJUBOUJ Â TFN
400
33
61
40 74
68
42
52
41
38
53
60
61
81
91
56
50 56 78
78 0 23 28 28 56 63
Libero servizio Super (400-799) 42 20 25 23 31 45
56 121 59
42 53
Sardegna
41
53
54
59
45
44 13 13 11 22
Sicilia
63
33 29
50
37
0 30 22
Calabria
55
42
59
28 11 33
19 14 5 12 11 25
40 0 19 24 5
Basilicata
46
34
38
48
47 18 16 6 14 27
Puglia
86
52
56
48 0
Campania
29 30
41
44
71
25 31 12 22
Molise
45
54
39
37 20 13 29 29
28 24
53 44 8 20 16
Abruzzo
Valle d'Aosta
Piemonte
0
78 77
48 10 20 5 21 31
42
Marche
59
39 38
36
56
52
33
51 11
Lazio
45
59
31 21 20
Umbria
35
55 17
39
35
Toscana
31
39 0 12
45 26
Emilia Romagna
34
38
62 0 26 10
14
Liguria
60
100 40 50
45
21 27
Friuli V.G.
150
75
41 0 19 14
Veneto
200
27
35
Trentino A.A.
250
58 48 17
Lombardia
300
78
Totale Italia
350
Super (800-1499) Super (1500-2499) Iper (2500-4499) Iper (4500-7999) Iper (8000 e +) Discount
'POUF ( VJEB / JFMTFO -BSHP $ POTVNP F BMUSF GPOUJ VGšDJBMJ
In questo senso, la figura 6.1 offre un quadro di sintesi delle molte differenze territoriali che si estrinsecano non solo tra macroripartizioni ma anche nellâ&#x20AC;&#x2122;ambito della stessa dimensione regionale. Ă&#x2C6; pur vero che sono molti i territori con elevate intensitĂ distributive che si situano nel Nord del Paese ma significative eccezioni sono riscontrabili anche nel meridione e nelle isole. Al contrario alcune regioni del centro nord presentano dati inferiori alla media nazionale. Ă&#x2C6; da segnalare a questo proposito il basso livello di dotazione commerciale delle due maggiori aree metropolitane italiane (Roma e Milano). Lâ&#x20AC;&#x2122;evoluzione della rete di vendita individua la dinamica strutturale dei singoli territori ma nulla ci dice in merito allâ&#x20AC;&#x2122;andamento economico del settore. A questo proposito appare interessante invece, analizzare come la variazione delle vendite si articoli in maniera diversa sul territorio italiano seguendo da un lato lâ&#x20AC;&#x2122;evolversi della domanda finale dei diversi ambiti geografici, dallâ&#x20AC;&#x2122;altro lo sviluppo della grande distribuzione in termini di dotazione di superfici di vendita e di incremento della quota dei consumi conquistata. Il grafico 6.16 riassume lâ&#x20AC;&#x2122;incremento delle vendite della Gdo nel triennio 2007-2010 nelle diverse regioni italiane e ne evidenzia le profonde differenze che le caratterizzano.
[ 253 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
'JH -B EFOTJUh EJTUSJCVUJWB OFMMF QSPWJODF JUBMJBOF JQFS TVQFS MJT EJTD NR BCJUBOUJ
da 350 a 500
BZ
da 290 a 350
BL UD CO SO TN PN LC GO VA AO BG TV VI TS BI NO BS VE MI VR VC TO PD PV LO CR MN RO AT AL PC FE PR RE CN GE MO BO RA SV SP MS IM LU PTPO FC RN FI PU AN PI AR LI MC SI PG AP GR TR TE VB
RI
VT
RM LT SS OR VS CI
da 250 a 290 da 150 a 250
PE AQ
CH
FR
IS
CB
FG
CE BN
OT
NA
SA
NU OG
BA
AV PZ
MT
TA BR LE
CS CA
KR CZ VV RC TP
PA
ME
EN CT AG CL SR RG
'POUF ( VJEB / JFMTFO -BSHP $ POTVNP F BMUSF GPOUJ VGšDJBMJ
La Sicilia è la regione che fa segnare lâ&#x20AC;&#x2122;incremento piĂš alto con una variazione sul 2007 che sfiora il 20%, probabilmente in corrispondenza dellâ&#x20AC;&#x2122;incremento delle superfici di vendita. Al secondo posto si colloca il Trentino Alto Adige con una variazione del 17% sostenuta in questo caso dallâ&#x20AC;&#x2122;incremento delle superfici ma anche dalla positiva evoluzione della domanda finale. Attorno al 10% si collocano Campania, Emilia-Romagna e Toscana. E rimangono invece allineati alla media italiana la Lombardia e il Veneto. Tutte le altre regioni fanno segnare varizioni piĂš contenute che rimangono vicine al 2% per Umbria, Puglie e Sardegna e addirittura negative per Valle dâ&#x20AC;&#x2122;Aosta e Calabria.
[ 254 ]
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
(SBGJDP -ÂąBOEBNFOUP EFMMF WFOEJUF EFMMB (EP OFMMF SFHJPOJ JUBMJBOF WBSJB[JPOF DVNVMBUB
19,9
20,0%
16,8
15,0% 10,0%
7,5
6,7
11,4
9,7 9,9 7,4 4,1
5,0%
6,2 2,0 2,6
4,0 4,8
6,4
7,3
5,6 2,2
1,9
0,0% Totale Italia
Sardegna
Sicilia
Calabria
Basilicata
Puglia
Campania
Molise
Abruzzo
Lazio
Marche
Umbria
Toscana
Emilia Romagna
Liguria
Friuli V. G.
Veneto
Trentino A.A.
-3,4% Lombardia
Valle d'Aosta
-2,6 Piemonte
-5,0%
'POUF / JFMTFO
Un altro modo per comprendere lâ&#x20AC;&#x2122;articolazione territoriale della dinamica delle vendite della Gdo è quella di fare riferimento al contributo alla crescita che fornisce ciascun territorio. A questo proposito la tabella 6.11 riassume per ciascuna provincia italiana la quota delle vendite incrementali nel periodo 2007-2010 (contributo alla crescita) e lâ&#x20AC;&#x2122;incidenza delle vendite sul totale del mercato nazionale (quota di mercato). Ă&#x2C6; facile notare come lâ&#x20AC;&#x2122;aumento delle vendite si concentri in un numero ridotto di territori. Oltre il 10% delle vendite aggiuntive del triennio è realizzato in provincia di Milano, un quarto del valore totale è realizzato nelle prime 4 province. Ancora, nelle prime 15 province si realizza quasi la metĂ dellâ&#x20AC;&#x2122;intero incremento del fatturato del triennio. Le vendite crescono, comâ&#x20AC;&#x2122;è ovvio, nelle aree con le minori dotazioni di grande distribuzione. Ă&#x2C6; questo il caso, ad esempio, di Palermo, Napoli, Messina, Salerno e Trapani, solo per citare le prime province in classifica. Ma fanno segnare variazioni significative anche in contesti territoriali che presentano giĂ una articolazione completa delle diverse forme distributive della Gdo. Ă&#x2C6; certamente il caso di Milano e Bergamo ma anche di Torino, Bologna, Padova e dello stesso Trentino Alto Adige. Ă&#x2C6; il caso di notare, al contrario, che ben 16 province presentano variazioni delle vendite negative e si collocano indifferentemente sia al Nord che al Sud del Paese.
[ 255 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
5BCFMMB -±BOEBNFOUP EFMMF EFMMB (EP OFMMF QSPWJODF JUBMJBOF
SBOL
*ODSFNFOUP 7FOEJUF NMO `
$POUSJCVUP BMMB DSFTDJUB
2VPUB EJ NFSDBUP
SBOL
7FOEJUF NMO `
. *
1"
#(
/"
50
3.
#0
1%
#;
5/
. &
. 0
4"
7&
51
73
13
#4
-6
$0
3&
$-
1*
"(
15
3/
(3
3"
'&
"2
54
43
-*
"3
$3
57
$5
17
7"
#*
TFHVF
[ 256 ]
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
SBOL
*ODSFNFOUP 7FOEJUF NMO `
$POUSJCVUP BMMB DSFTDJUB
SBOL
7FOEJUF NMO `
2VPUB EJ NFSDBUP
'*
/0
$&
47
10
-$
-&
-5
"-
&/
4*
(&
30
1/
'$
75
$)
"1
7#
05
41
#-
$/
53
. 4
3*
1;
$#
#"
$"
74
$*
*.
"5
5"
"/
. 5
. $
16
"7
03
,3
TFHVF
[ 257 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
SBOL
*ODSFNFOUP 7FOEJUF NMO `
$POUSJCVUP BMMB DSFTDJUB
SBOL
7FOEJUF NMO `
2VPUB EJ NFSDBUP
40
(0
3(
0(
1(
1$
#3
*4
'3
$;
7*
#/
'(
5&
7$
1&
"0
44
6%
-0
3$
/6
77
. /
$4
'POUF / JFMTFO
3JRVBESP -B (EP OFMMF QSPWJODF NFUSPQPMJUBOF JUBMJBOF $ PNF o HJh TUBUP TPUUPMJOFBUP VOB QBSUF JNQPSUBOUF EFMMF WFOEJUF EFMMB ( EP JUBMJB OB TJ DPODFOUSB OFMMF BSFF NFUSPQPMJUBOF EFM QBFTF DIF EJWFOUBOP RVJOEJ BSFOF DPNQFUJUJWF JO DVJ MF TJOHPMF JOTFHOF DPODFOUSBOP J MPSP TGPS[J JNQSFOEJUPSJBMJ "QQBSF RVJOEJ JOUFSFTTBOUF BQQSPGPOEJSF MF DBSBUUFSJTUJDIF TUSVUUVSBMJ F DPNQF UJUJWF EFMMF QSJODJQBMJ BSFF NFUSPQPMJUBOF EFM QBFTF QFS DPHMJFSOF BM NFHMJP USBUUJ DPNVOJ F EJGGFSFO[F TJHOJยนDBUJWF ร JOOBO[JUVUUP FWJEFOUF MB QSFTFO[B EJ NPEFMMJ JOTFEJBUJWJ EFMMB ( EP NPMUP EJWFS TJ TJB RVBOUJUBUJWBNFOUF DIF RVBMJUBUJWBNFOUF &TJTUF VO FWJEFOUF EJWBSJP OFMMB EPUB[JPOF DPNQMFTTJWB EJ TVQFSยนDJ DIF QBTTB EBM WBMPSF QJ} BMUP EJ 7FSPOB NR PHOJ NJMMF BCJUBOUJ B RVFMMP QJ} CBTTP EJ / BQPMJ BQQFOB NR NPMUP NFOP EFMMB NFUh EFM WBMPSF TDBMJHFSP / PO TFN CSB QFSBMUSP TVTTJTUFSF VOB EJSFUUB DPSSFMB[JPOF EJ BQQBSUFOFO[B HFPHSBยนDB 4F
[ 258 ]
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
JOGBUUJ NFEJBNFOUF MF DJUUh EFM / PSE QSFTFOUBOP WBMPSJ QJ} BMUJ PDDPSSF QFSx OP UBSF DIF # BSJ QSFTFOUB VOB EFOTJUh EJTUSJCVUJWB QJ} FMFWBUB EJ . JMBOP F 1BMFSNP EJ RVFMMB EJ ( FOPWB F 'JSFO[F * NPEFMMJ EJTUSJCVUJWJ TPOP QFSBMUSP NPMUP EJWFSTJ BODIF OFMMB MPSP BSUJDPMB[JPOF JOUFSOB " 5 PSJOP . JMBOP 'JSFO[F FE JO QBSUF B # PMPHOB TFNCSBOP QSFWBMHPOP MF TVQFS ยนDJ EJ HSBOEF EJNFOTJPOF NFOUSF J TVQFSNFSDBUJ TPOP MBSHBNFOUF NBHHJPSJUBSJ OFMMB BMUSF QSPWJODF DPOTJEFSBUF F DPTUJUVJTDPOP BE FTFNQJP MB TUSVUUVSB QPSUBOUF EFM TJTUFNB EJTUSJCVUJWP EFMMB DBQJUBMF *M MJCFSP TFSWJ[JP BM DPOUSBSJP o QBSUJDPMBSNFOUF TWJMVQQBUP B # BSJ F B / BQPMJ NB USPWB VOP TQB[JP JNQPSUBOUF BODIF OFMMยฑBSUJDPMB[JPOF EJTUSJCVUJWB EJ ( FOPWB *OยนOF JO EJTDPVOU DBSBUUFSJ[[B NBHHJPSNFOUF MF BSFF NFUSPQPMJUBOF EJ 7FSPOB ( FOPWB F 5 PSJOP -B EJGGVTJPOF EFMMB (EP OFMMF QSJODJQBMJ QSPWJODF NFUSPQPMJUBOF JUBMJBOF 350 300
36 69 44
250 149 200
43
150
83
100
31 39
37
23 23 89
138
30 29 102
94 92
58 30
111 56
Verona Torino
54
111
94
50 0
70
Bari
80
80 42 Roma
47
32
25 21 69 79
52
Libero servizio
12
Discount
64 30
16 Milano Bologna Palermo Genova Firenze Napoli
Super Iper
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6GยนDJP 4UVEJ "OOD $ PPQ TV EBUJ / JFMTFO
"QQBSF BMMP TUFTTP NPEP EJWFSTB MยฑBSUJDPMB[JPOF EFHMJ TUFTTJ DBOBMJ EJ WFOEJUB OFMMยฑBNCJUP EFMMF EJGGFSFOUJ FTQFSJFO[F UFSSJUPSJBMJ $ PTs HMJ JQFS QSFTFOUBOP VOB TVQFSยนDJF NFEJB QFS QVOUP EJ WFOEJUB QJ} FTUFTB B # BSJ ( FOPWB F / BQPMJ ยฌ EPWF TJ DPMMPDBOP DPNVORVF BM EJ TPQSB EFM NR EJ TVQFSยนDJF ยฌ NFOUSF OFMMF BM USF DJUUh OPO TVQFSBOP EJ NPMUP J DJORVFNJMB NR F OFM DBTP EJ 3 PNB TJ DPMMPDBOP BODPSB QJ} JO CBTTP * TVQFSNFSDBUJ WFEPOP JOWFDF TQJDDBSF JM DBTP EJ 7FSPOB VOJDP UFSSJUPSJP JO DVJ RVFTUP GPSNBUP EJ WFOEJUB TVQFSB J NJMMF NR EJ TVQFSยนDJF NFEJB %JGGFSFO[F BMMP TUFTTP NPEP TJHOJยนDBUJWF SJHVBSEBOP MF TVQFSยนDJ EJ NJOPSJ EJ NFOTJPOJ F JM EJTDPVOU *OยนOF o JOUFSFTTBOUF OPUBSF BODIF JM MJWFMMP EJ QSPEVU UJWJUh DIF FTQSJNF MB EJTUSJCV[JPOF OFMMF TJOHPMF SFBMUh UFSSJUPSJBMJ F OFJ TJOHPMJ GPSNBUJ
[ 259 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
-B QSPEVUUJWJUh EFMMB SFUF NPEFSOB OFMMF QSJODJQBMJ QSPWJODF NFUSPQPMJUBOF JUBMJBOF FVSP QFS NFUSP RVBESP EJ BSFB EJ WFOEJUB
10.616 8.700 7.507
7.348 6.348
6.033 4.701
4.461
NA
PA
3.752 BA
BO
FI
GE
MI
4.549
RM
TO
VR
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6GยนDJP 4UVEJ "OOD $ PPQ TV EBUJ / JFMTFO
-B QSPEVUUJWJUh EFMMB SFUF NPEFSOB OFMMF QSJODJQBMJ QSPWJODF NFUSPQPMJUBOF JUBMJBOF FVSP QFS NFUSP RVBESP EJ BSFB EJ WFOEJUB
DISCOUNT
LIBERO SERVIZIO 672
700 608 535
599
561
225 216
589 527
511
513 195
381
219 213
219
201 193
194
190
180
300 BA
BO
FI
GE
MI
NA
PA
RM
TO
BA
VR
IPERMERCATI
BO
FI
GE
MI
NA
PA
RM
TO
VR
SUPERMERCATI 1.168
7.784
1.150
7.000
6.700 922
6500 5.651
5.629
5.498
5.230
849
813
5.286 4.829
968
962
936
761 681
677
4.678 650
4500 BA
BO
FI
GE
MI
NA
PA
RM
TO
VR
BA
BO
FI
GE
MI
NA
PA
RM
TO
VR
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6GยนDJP 4UVEJ "OOD $ PPQ TV EBUJ / JFMTFO
*O RVFTUP DBTP TFNCSB FTTFSDJ VOB QJ} EJSFUUB DPSSFMB[JPOF DPO MB QFOFUSB[JPOF EFMMB ( EP OFMMB QSPWJODJB F TPQSBUUVUUP DPO JM MJWFMMP EJ TWJMVQQP TPDJP FDPOPNJDP EFJ UFSSJUPSJ DPOTJEFSBUJ / PO o VO DBTP JOGBUUJ DIF UVUUF MF QSPWJODF NFUSPQPMJ UBOF EFM 4VE QVS JO QSFTFO[B EJ VOB QJ} CBTTB EPUB[JPOF EJ TVQFSยนDJ NPEFSOF QSFTFOUJOP EJ HSBO MVOHB MF QSPEVUUJWJUh QJ} CBTTF BEEJSJUUVSB JOGFSJPSJ BM EFJ WBMPSJ EFMMF DJUUh EFM / PSE "ODIF JO RVFTUP DBTP MยฑBSUJDPMB[JPOF EFMMB QSPEVUUJWJUh OFJ EJGGFSFOUJ DBOBMJ EJ WFOEJUB QFSNFUUF EJ WFSJยนDBSF MB QPMJFESJDJUh EFMMF EJWFSTF TJUVB[JPOJ UFSSJUPSJBMJ / FHMJ JQFSNFSDBUJ JM WBMPSF QJ} BMUP o RVFMMP EJ ( FOPWB DIF GB TFHOBSF JM NJHMJPS SJTVMUBUP BODIF OFM MJCFSP TFSWJ[JP BM DPOUSBSJP JM EBUP EJ HSBO MVOHB QJ} FMFWBUP EFJ TVQFS o RVFMMP EJ 'JSFO[F EPWF MB QSPEVUUJWJUh EJ RVFTUP DBOBMF TVQFSB BEEJSJUUVSB RVFMMB EFHMJ JQFSNFSDBUJ / FJ EJTDPVOU JM NJHMJPS SJTVMUBUP o RVFMMP EJ 3 PNB BODIF JO RVFTUP DBTP DPO VOB QSPEVUUJWJUh QFS NFUSP RVBESBUP DIF TVQFSB JO RVFTUP DBTP BODIF RVFMMB EFMMF BMUSF TVQFSยนDJ EJ QJDDPMB F NFEJB EJNFOTJPOF EFMMB DJUUh F TJ BQQSPTTJNB BEEJSJU UVSB B RVFMMB EFHMJ JQFSNFSDBUJ
[ 260 ]
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
-B QSPEVUUJWJUh EFMMB SFUF NPEFSOB OFMMF QSJODJQBMJ QSPWJODF NFUSPQPMJUBOF JUBMJBOF DISCOUNT
LIBERO SERVIZIO
6.381
7.224
5.725 5.224
5.218
4.717
4.757 4.797
4.478
3.773
BO
FI
IPER
GE
MI
NA
PA
4.029
3.826
3.469
BA
6.062
5.695
5.388
4.985
3.538
3.369
3.158 RM
TO
VR
BA
BO
FI
SUPER
12.454
GE
MI
NA
PA
RM
TO
VR
1.3097
11.409 10.201
10.054
8.419
8.434 6.811 4.847
BA
5.767
5.658 5.641
BO
FI
GE
MI
NA
PA
RM
7.380
6.920
TO
VR
5.985 4.834 4.844
5.496 4.415
3.540
BA
BO
FI
GE
MI
NA
PA
RM
TO
VR
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6G¹DJP 4UVEJ "OOD $ PPQ TV EBUJ / JFMTFO
3JRVBESP -B (EP JO -PNCBSEJB -B -PNCBSEJB o MB SFHJPOF EFM QBFTF QJ} FWPMVUB EBM QVOUP EJ WJTUB FDPOPNJDP RVFMMB EPWF MB EJTUSJCV[JPOF DPNNFSDJBMF TJ o TWJMVQQBUB QSJNB F EPWF BODPSB PHHJ TJ BGGFSNBOP MF UFOEFO[F DIF OFHMJ BOOJ TVDDFTTJWJ QPTTPOP JOUFSFTTBSF BO DIF MF BMUSF BSFF EFM QBFTF -B ( EP MPNCBSEB DPTUJUVJTDF RVJOEJ VO PTTFSWBUPSJP QSJWJMFHJBUP QFS DPHMJFSF J USFOE GVUVSJ BODIF EFHMJ BMUSJ DPOUFTUJ UFSSJUPSJBMJ " RVFTUP QSPQPTJUP JM HSB¹DP JMMVTUSB M±BOEBNFOUP EFDFOOBMF EFJ QVOUJ WFOEJUB EJ NFEJP HSBOEF EJNFOTJPOF EFMMB ( EP MPNCBSEB * QVOUJ WFOEJUB EJ NFEJP HSBOEF EJNFOTJPOF EFMMB (EP EFMMB -PNCBSEJB 2.000 1.800 1.600 1.400 1.200 1.000 800 600 400 200 0
452
484
497
522
551
555
430
1.075
1.125
1.120
1.118
1.123
1.110
1.090
176
187
202
205
216
224
230
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Lug. '11
380
961
Discount Super
147 2001
Iper
'POUF ( VJEB / JFMTFO -BSHP $ POTVNP
Ã&#x201E; JNNFEJBUBNFOUF FWJEFOUF M±FMFWBUP OVNFSP EJ TUSVUUVSF EJ WFOEJUB TVQFSJPSJ B NR QBTTBUF EBMMF EFMM±JOJ[JP EFM EFDFOOJP BMMF VOJUh EJ MVHMJP
[ 261 ]
[ 262 ]
¬ NR
¬
¬ F
%JTDPVOU
'POUF ( VJEB / JFMTFO -BSHP $ POTVNP
¬
5 PUBMF -PNCBSEJB
¬
¬ NR
*QFS
4VQFS
"SFB EJ WFOEJUB NR
-JCFSP 4FSWJ[JP
¬
5 PUBMF -PNCBSEJB
¬
*QFS
¬
%JTDPVOU
¬ F
4VQFS
¬ NR
-JCFSP 4FSWJ[JP
¬ NR
1VOUJ EJ WFOEJUB O
* QVOUJ WFOEJUB EFMMB -PNCBSEJB
-VH °
-VH °
WBS ° ±
WBS ° ±
WBS ° ±
WBS ° ±
WBS -VH ± ±
WBS -VH ± ±
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
$ PNF o HJh TUBUP TPUUPMJOFBUP DJSDB VO RVBSUP EFHMJ JQFSNFSDBUJ JUBMJBOJ o DPMMP DBUP OFMMยฑBSFB MPNCBSEB QFSBMUSP JO DSFTDJUB EJ TFJ OVPWJ QVOUJ WFOEJUB OFM QSJNP TFNFTUSF EJ RVFTUยฑBOOP ร BMMP TUFTTP NPEP FWJEFOUF DPNF MP TWJMVQQP EFM EJTDPVOU BCCJB BWVUP VOB DSFTDJUB JNQFUVPTB OFMMB QSJNB QBSUF EFM EFDFOOJP HJVOHFOEP QSPCBCJMNFOUF B TBUVSBSF HMJ TQB[J DPNNFSDJBMJ EJTQPOJCJMJ OFHMJ VMUJNJ BOOJ -F OVPWF BQFSUVSF EJ EJTDPVOU TPOP QBTTBUF JOGBUUJ EBMMF EFM BJ TPMJ RVBUUSP OVPWJ QVOUJ WFOEJUB EFM QSJNP TFNFTUSF $ PMQJTDF JOWFDF MB SJEV[JPOF EFM OVNFSP EJ TVQFSNFSDBUJ DIF TFNCSB BWFS JOWFS UJUP OFM JM USFOE EJ DSFTDJUB DIF MB BWFWB TFNQSF DBSBUUFSJ[[BUB ( MJ JOTFEJB NFOUJ EJ RVFTUP DBOBMF EJTUSJCVUJWP TPOP EJNJOVJUJ EJ VOJUh OFM F EJ BMUSF OFM QSJNP TFNFTUSF EJ RVFTUยฑBOOP BEEJSJUUVSB UPSOBOEP BJ MJWFMMJ EFM 4FNCSB VUJMF B RVFTUP QSPQPTJUP WFSJยนDBSF MF EJOBNJDIF QJ} SFDFOUJ DPO SJGFSJ NFOUP BJ TJOHPMJ GPSNBUJ EJ WFOEJUB F OPO TPMP BM OVNFSP EJ OFHP[J NB BODIF BMMF TVQFSยนDJ JOUFSFTTBUF ร JNQPSUBOUF OPUBSF DPNF JM GPSNBUP QJ} JO EJGยนDPMUh BQQBJB RVFMMP EFJ QJDDP MJ TVQFSNFSDBUJ EJ QSPTTJNJUh DPO BSFB EJ WFOEJUB DPNQSFTB USB J NR F HMJ NR *M DBMP TJB EFM OVNFSP EJ QVOUJ EJ WFOEJUB DIF EFMMF TVQFSยนDJ o TUBUP OFM TPMP TVQFSJPSF BM F BODIF OFM QSJNP TFNFTUSF EJ RVFTUยฑBOOP MB UFOEFO[B TFNCSB DPOTPMJEBSTJ -F TVQFSยนDJ JOGFSJPSJ BJ NFUSJ RVBESJ DIF OFMMB NFEJB OB[JPOBMF TFNCSBOP FTTFSF RVFMMF JO NBHHJPSF EJGยนDPMUh FWJEFO[JBOP JO -PNCBSEJB VOB EJNJOV[JPOF QJ} DPOUFOVUB QSPCBCJMNFOUF B GSPOUF EJ VO QSPDFTTP EJ SB[JPOBMJ[[B[JPOF DIF TJ FSB HJh BOEBUP DPNQJFOEP EB BMDVOJ BOOJ $ SFTDPOP JOWFDF BODPSB JO NBOJFSB TPTUFOVUB MF TVQFSยนDJ EJ WFOEJUB EFJ HSBOEJ TVQFSNFSDBUJ EFJ TVQFSTUPSF F EFJ EJTDPVOU *M NBHHJPS JODSFNFOUP EFM o GBUUP TFHOBSF EBM GPSNBU MB DVJ TVQFSยนDJF EJ WFOEJUB o DSFTDJVUB JO VO TPMP BOOP EFM SJQJFHBOEP MJFWFNFOUF TPMP OFM QSJNP TFNFTUSF 0 UUJNF QFSGPSNBODF BODIF QFS HMJ JQFSNFSDBUJ DPO BSFB EJ WFOEJUB DPNQSFTB USB F NFUSJ RVBESBUJ DIF IBOOP NFTTP B TFHOP VO JODSFNFOUP EJ TV QFSยนDJF EFM OFM EFM OFM F EJ VO VMUFSJPSF BODIF OFJ QSJNJ NFTJ EJ RVFTUยฑBOOP 4V MJWFMMJ EJ DSFTDJUB OPO EJTTJNJMJ TJ DPMMPDB BODIF JM DBOBMF EJTDPVOU DIF WFEF DSFTDFSF QFSx JO NJTVSB NBHHJPSF MF TVQFSยนDJ EFM OVNFSP EJ QVOUJ WFOEJUB B UF TUJNPOJBO[B EJ VO QPTTJCJMF DBNCJBNFOUP OFMMB UJQPMPHJB EJ GPSNBUP EJ WFOEJUB 1FS DPHMJFSF BM NFHMJP JM SJTVMUBUP EFMMยฑFWPMV[JPOF SFDFOUF o VUJMF DPNNJTVSBSF MB EPUB[JPOF TUSVUUVSBMF EFMMB ( EP BMMB EPNBOEB ยนOBMF DIF EFWPOP TPEEJTGBSF
[ 263 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
-B UBCFMMB TFHVFOUF QFSNFUUF B RVFTUP QSPQPTJUP EJ BQQSF[[BSF MยฑBUUVBMF EJGGV TJPOF EFJ TJOHPMJ GPSNBUJ EJTUSJCVUJWJ JO UFSNJOJ EJ NR QFS NJMMF BCJUBOUJ F MB MPSP QSPEVUUJWJUh NJTVSBUB JO SBHJPOF EFMMF WFOEJUF QFS NFUSP RVBESP EJ TVQFSยนDJF JOTUBMMBUB ร GBDJMF DPHMJFSF MB QBSUJDPMBSJUh EFM NPEFMMP EJTUSJCVUJWP MPNCBSEP DIF DPODFOUSB MF TVQFSยนDJ EJ WFOEJUB OFJ QVOUJ WFOEJUB EJ NBHHJPSJ EJNFOTJPOJ NR EJ JQFS NFSDBUJ PHOJ NJMMF BCJUBOUJ F DPNQSJNF JOWFDF HMJ TQB[J QFS J TVQFSNFSDBUJ NR F JM MJCFSP TFSWJ[JP NR DIF DPTUJUVJTDPOP JOWFDF MB TUSVUUVSB QPSUBOUF EFMMF ( EP EFMMB HSBOEF QBSUF EFMMF BMUSF SFHJPOJ JUBMJBOF -B TUFTTB QSPEVUUJWJUh EFMMB SFUF EJ WFOEJUB TFNCSB EFTDSJWFSF VOB DVSWB DIF DSF TDF BM DSFTDFSF EFMMB EJNFOTJPOF EFM QVOUP WFOEJUB ยนOP BM GPSNBUP EFM TVQFS TUPSF RVBTJ USJQMJDBOEP EBJ FVSP BM NFUSP RVBESBUP EFM MJCFSP TFSWJ[JP BHMJ PMUSF EFM TVQFSTUPSF QFS QPJ EFDSFTDFSF OFJ GPSNBUJ QJ} HSBOEJ DIF SJNBOHPOP QFSx QJ} QFSGPSNBOUJ EFJ TVQFSNFSDBUJ %FOTJUh F QSPEVUUJWJUh EFMMB (EP MPNCBSEB
-JCFSP 4FSWJ[JP 4VQFS
%FOTJUh EJTUSJCVUJWB
1SPEVUUJWJUh "7
NR BCJUBOUJ
WFOEJUF NR
ยฌ NR
ยฌ NR
ยฌ
ยฌ
ยฌ
ยฌ F
%JTDPVOU
5 PUBMF *QFS 4VQFS
5 PUBMF *QFS 4VQFS -JT
5 PUBMF -PNCBSEJB
*QFS
'POUF ( VJEB / JFMTFO -BSHP $ POTVNP
"ODIF OFM DBTP MPNCBSEP DPNF QFS PHOJ BHHSFHBUP UFSSJUPSJBMF J WBMPSJ UPUBMJ SJGFSJUJ BMMB SFHJPOF USPWBOP EFDMJOB[JPOF TQFDJยนDB OFJ TJOHPMJ NPEFMMJ EJTUSJCVUJWJ UFSSJUPSJBMJ " RVFTUP QSPQPTJUP TJ SJQPSUBOP JO UBCFMMB J EBUJ SJBTTVOUJWJ EJ DJBTDV OB QSPWJODJB MPNCBSEB / FM HSBยนDP o JOWFDF QPTTJCJMF BQQSF[[BSF JO NBOJFSB TJOUFUJDB MF EJWFSTF NPSGP MPHJF DIF MB ( EP BTTVNF OFJ EJGGFSFOUJ DPOUFTUJ UFSSJUPSJBMJ
[ 264 ]
# SFTDJB
$ PNP
$ SFNPOB
-FDDP
-PEJ
. PO[B # SJBO[B
. JMBOP
. BOUPWB
1BWJB
4POESJP
7BSFTF
-PNCBSEJB
%FOTJUh NR BC
-JCFSP 4FSWJ[JP
"SFB 7FOEJUB NR
'POUF ( VJEB / JFMTFO -BSHP $ POTVNP
"CJUBOUJ
# FSHBNP
1307
BM
2VBESP SJFQJMPHBUJWP EFMMB (EP JO MPNCBSEJB
"SFB 7FOEJUB %FOTJUh NR NR BC
4VQFS
%FOTJUh NR BC
"SFB 7FOEJUB NR
*QFS
"SFB 7FOEJUB %FOTJUh NR NR BC
%JTDPVOU
"SFB 7FOEJUB NR
%FOTJUh NR BC
5PUBMF
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
[ 265 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
-B EFOTJUh EJTUSJCVUJWB EFMMF QSPWJODF MPNCBSEF NR QFS NJMMF BCJUBOUJ
450 400 350 300 250 200 150 100 50 0
41 49 49
136
90
35 30 134
113
161
38 BG
33 BS
84 29 CO
40 119 117 29 CR
39
61 20
224
123
140
23
109
38 148
111
152
111 101
170 86 29 LC
77 33 LO
92 24 MB
89 23 MI
144
111 41 MN
27 PV
31
122 SO
34 122 111
23 30 VA Lombardia
Libero servizio Supermercati Ipermercati Discount
'POUF ( VJEB / JFMTFO -BSHP $ POTVNP
ร JOOBO[JUVUUP TPSQSFOEFOUF DPNF QSPQSJP MB QSPWJODJB NFUSPQPMJUBOB EFMMB SF HJPOF QSFTFOUJ JO BTTPMVUP MB NJOPSF EPUB[JPOF EJ TVQFSยนDJ EJ WFOEJUB JOGFSJPSF EJ NR EJ EFOTJUh EJTUSJCVUJWB SJTQFUUP BMMB NFEJB SFHJPOBMF 3 JNBOHPOP JOWFDF BNQJBNFOUF TPQSB MB NFEJB SFHJPOBMF MF QSPWJODF EJ 4POESJP NR QFS NJMMF BCJUBOUJ . BOUPWB NR # SFTDJB NR F -PEJ NR 4POESJP JO QBS UJDPMBSF TJ DBSBUUFSJ[[B EBM DPOUFTUP SFHJPOBMF QFS MB OPUFWPMF QSFTFO[B EJ QJDDPMF TVQFSยนDJ DIF TJ BDDPNQBHOBOP BE VO JOUFOTP TWJMVQQP EJ JQFSNFSDBUJ 3 JNBOF BMMP TUFTTP NPEP FMFWBUB MB EPUB[JPOF EJ HSBOEJ TVQFSยนDJ EJ -PEJ NR # SFTDJB NR F . PO[B NR 7BSFTF TJ DBSBUUFSJ[[B QFS MยฑFMFWBUP TWJ MVQQP EJ TVQFSNFSDBUJ NR TVQFSBUP QFSx EB . BOUPWB NR F BODPSB EB # SFTDJB NR %B VMUJNP o JOUFSFTTBOUF WFSJยนDBSF MยฑBOEBNFOUP BHHSFHBUP EFMMB ( EP OFJ EJ WFSTJ DPOUFTUJ QSPWJODJBMJ MPNCBSEJ QSFOEFOEP JO DPOTJEFSB[JPOF MB WBSJB[JPOF EFMMยฑBSFB EJ WFOEJUB F EFJ GBUUVSBUJ OFMMยฑVMUJNP USJFOOJP ร GBDJMF OPUBSF DPNF TPMP EVF EFMMF QSPWJODF MPNCBSEF IBOOP BWVUP VO JODSF NFOUP EFMMF WFOEJUF TVQFSJPSF B RVFMMP EFMMF TVQFSยนDJ " # FSHBNP B GSPOUF EJ VO JODSFNFOUP EFMMF TVQFSยนDJ EFM MยฑBVNFOUP EFMMF WFOEJUF o TUBUP EJ RVBTJ JM NFOUSF B . JMBOP DIF DPNF o HJh TUBUP EFUUP SBQQSFTFOUB MB QSJNB QSPWJODJB JUBMJBOB QFS WFOEJUF ( EP B GSPOUF EJ VO BVNFOUP EFMMF TVQFSยนDJ EFM MF WFOEJUF TPOP DSFTDJVUF EFMMยฑ $ SJUJDB BQQBSF MB TJUVB[JPOF EJ . BOUPWB EPWF DPO VOB DSFTDJUB EFMMยฑBSFB EJ WFO EJUB EJ QPDP NFOP EFM TJ o WFSJยนDBUB VOB DPOUSB[JPOF EFMMF WFOEJUF EJ PMUSF JM *OยนOF $ SFNPOB o TUBUB MB QSPWJODJB DPO MB NBHHJPSF DSFTDJUB EFMMF TVQFSยนDJ EJ WFOEJUB OFM USJFOOJP NB MF WFOEJUF IBOOP GBUUP TFHOBSF VO JODSFNFOUP JOGFSJPSF BM
[ 266 ]
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
7BSJB[JPOF EFMMF WFOEJUF F EFMMF TVQFSGJDJ JOTUBMMBUF OFM USJFOOJP OFMMF QSPWJODF MPNCBSEF WBS NR
# FSHBNP
WBS WFOEJUF
. JMBOP
1BWJB
4POESJP
-FDDP
-PEJ
$ PNP
7BSFTF
$ SFNPOB
# SFTDJB
. BOUPWB 'POUF / JFMTFO
-B ( EP VO DPOGSPOUP *UBMJB ÂŹ &VSPQB Le difficoltĂ vissute dallâ&#x20AC;&#x2122;economia nazionale e dalla distribuzione commerciale non hanno riguardato, comâ&#x20AC;&#x2122;è noto, soltanto lâ&#x20AC;&#x2122;Italia ma la crisi ha avuto effetti pesanti anche negli altri paesi europei. CosĂŹ, per comprendere meglio lâ&#x20AC;&#x2122;evoluzione della Gdo italiana, è di estremo interesse distinguere le tendenze evolutive che interessano anche gli altri paesi dagli elementi caratterizzanti il mercato nazionale. Un primo necessario confronto riguarda lâ&#x20AC;&#x2122;andamento delle vendite. Il grafico 6.17 riassume, a questo proposito, le variazioni percentuali annue dei primi cinque paesi europei. Ă&#x2C6; immediatamente evidente come il rallentamento delle vendite abbia riguardato tutti i mercati europei nel 2009, probabilmente in corrispondenza con lâ&#x20AC;&#x2122;esaurirsi della spinta inflattiva delle materie prime alimentari del biennio precedente. Lâ&#x20AC;&#x2122;andamento delle vendite nel 2010 e nel primo trimestre presenta andamenti piĂš differenziati con una ripresa delle vendite in alcuno mercati come quello francese e quello del Regno Unito. La Germania mantiene invece un trend decisamente negativo facendo segnare, unico tra i grandi mercati europei, una variazione negativa delle vendite sia nel 2010 che nel primo trimestre di questâ&#x20AC;&#x2122;anno. Dopo quello tedesco è comunque quello italiano il mercato che sembra mantenere i tassi di crescita piĂš contenuti.
[ 267 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
(SBGJDP -ÂąBOEBNFOUP EFMMF WFOEJUF JO &VSPQB F OFJ QSJODJQBMJ NFSDBUJ DPOUJOFOUBMJ WBS BOOVF
Spagna 6,5 4,5 2,5
Europa (*)
Italia
Regno Unito Francia
0,5 2008
2009
2010
1° trim. 2011
-1,5 Germania
-3,5
"VTUSJB # FMHJP 3 FQ$ FDB %BOJNBSDB 'JOMBOEJB 'SBODJB ( FSNBOJB ( SFDJB 6OHIFSJB *SMBOEB *UBMJB 1BFTJ # BTTJ / PSWF HJB 1PMPOJB 1PSUPHBMMP 4MPWBDDIJB 4QBHOB 4WF[JB 4WJ[[FSB 5 VSDIJB 3 FHOP 6OJUP 'POUF FMBCPSB[JPOF 6GšDJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ / JFMTFO
In questo senso, la distinzione dellâ&#x20AC;&#x2122;andamento delle vendite nelle due componenti di prezzi e quantitĂ permettere di comprendere meglio i caratteri evolutivi dei singoli mercati nel periodo 2007-2010. In questo caso, appare piĂš marcata la peculiaritĂ del mercato italiano. Infatti, le quantitĂ vendute presentano un trend di crescita nel triennio del 4,5%, superiore sia alla media continentale (3,8%) che a quello degli altri grandi mercati europei (con lâ&#x20AC;&#x2122;unica eccezione della Spagna). Anzi le differenze sono molto marcate nei confronti della Francia che cresce solo dello 0,4% e della Germania che fa segnare un arretramento delle quantitĂ vendute del 2,9% (SBGJDP -ÂąBOEBNFOUP EFMMF WFOEJUF JO &VSPQB F OFJ QSJODJQBMJ NFSDBUJ DPOUJOFOUBMJ WBSJB[JPOJ
12,0% 9,6
10,0%
8,4
8,0%
6,3
6,0% 4,0%
3,8
1,5
0,4
0,0%
-4,0%
6,1 2,7
2,3
2,0%
-2,0%
6,3
4,5
Europa(*)
Italia
Francia
QuantitĂ Prezzi
Germania
Spagna
Regno Unito
-2,9%
"VTUSJB # FMHJP 3 FQ$ FDB %BOJNBSDB 'JOMBOEJB 'SBODJB ( FSNBOJB ( SFDJB 6OHIFSJB *SMBOEB *UBMJB 1BFTJ # BTTJ / PSWF HJB 1PMPOJB 1PSUPHBMMP 4MPWBDDIJB 4QBHOB 4WF[JB 4WJ[[FSB 5 VSDIJB 3 FHOP 6OJUP 'POUF FMBCPSB[JPOF 6GšDJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ / JFMTFO
Al contrario, sul fronte dei prezzi la Gdo italiana fa segnare il valore piĂš basso di tutti gli altri paesi considerati.
[ 268 ]
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
Lâ&#x20AC;&#x2122;incremento cumulato dei prezzi nel triennio considerato è stato, infatti, per lâ&#x20AC;&#x2122;Italia pari ad appena il 2,3% mentre nella media europea i prezzi sono cresciuti di quasi quattro volte (+8,4%). Incrementi rilevanti hanno riguardato soprattutto il Regno Unito (+9,6%), la Francia e la Germania (entrambe con il +6,3%). La Spagna è lâ&#x20AC;&#x2122;unico paese che condivide una maggiore moderazione dei prezzi con valori comunque di quasi mezzo punto superiori a quelli italiani. Tali peculiaritĂ trovano certamente motivazione nelle particolari difficoltĂ che vive la domanda finale nel nostro paese e che sono state illustrate nei capitoli precedenti. Alcune ragioni possono però, essere riscontrate, allo stesso tempo, nelle assetti specifici della grande distribuzione italiana. Ă&#x2C6; innanzitutto utile notare come la Gdo italiana presenti livelli di sviluppo inferiori a quelli degli altri paesi europei. E questo potrebbe effettivamente motivare una crescita delle quantitĂ vendute dovuta alle maggiori potenzialitĂ di crescita della distribuzione nazionale nei confronti del dettaglio tradizionale. I confronti sulla dotazione di superfici di vendita dei singoli paesi non sono sempre agevoli a causa delle differenze nelle differenze di classificazione tra i diversi paesi e della difficoltĂ di reperimento dei dati. Ad ogni modo i valori di densitĂ distributiva per abitante illustrati nel grafico 6.19 permettono comunque di comprendere come esista ancora una significativa distanza tra lâ&#x20AC;&#x2122;Italia e gli altri mercati europei, soprattutto nellâ&#x20AC;&#x2122;area centro-meridionale del Paese. (SBGJDP -P TWJMVQQP EFMMB EJTUSJCV[JPOF JO BMDVOJ QBFTJ FVSPQFJ F OFMMF SJQBSUJ[JPOJ JUBMJBOF NR BCJUBOUJ 450 401
400 350 300
275
287
280,8
250 200
238,6
254,3
264,0 235,2 212,4
205 Spagna Francia Germania Germania (incluso (incluso discount) discount)
ITALIA ITALIA (incluso discount)
AREA 1
AREA 2
AREA 3
AREA 4
'POUF / JFMTFO &VSPQFBO 6OJWFSTF
Il nostro paese può godere (includendo il discount) di 281 metri quadrati di area di vendita ogni mille abitanti, un valore prossimo a quello della Spagna ma lontanissimo da quello della Germania che arriva a superare i 400 mq di dotazione ogni mille consumatori.
[ 269 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
Se si confronta il dato al netto della superficie dei discount, rimane una distanza altrettanto vasta con la Francia che presenta un indice di 287 mq a fronte di un dato italiano che si ferma a 239 mq. Peraltro, anche le aree del paese che evidenziano un livello di sviluppo piĂš pronunciato, come ad esempio il Nordest, rimangono ancora distanti dallâ&#x20AC;&#x2122;esperienza francese. La peculiaritĂ del caso italiano non riguarda, però, solo la quantitĂ di superficie commerciale complessivamente a disposizione del consumatore ma anche la dimensione media dei punti vendita e dunque la differente capacitĂ attrattiva dei diversi formati. A questo proposito, infatti, il grafico 6.20 evidenzia come lâ&#x20AC;&#x2122;Italia veda una prevalenza delle superfici medio-piccole rispetto a quanto accade negli altri paesi europei. Resta peculiare solo il caso della Germania dove oltre la metĂ del mercato è appannaggio delle superfici comprese tra i 400 mq e i 1000 mq di area di vendita. Formato questo, però, che nel caso tedesco comprende il canale discount tradizionalmente leader di quel mercato. La Francia si caratterizza al contrario per un modello distributivo incentrato sugli ipermercati che coprono infatti il 55% delle vendite complessive. Negli altri due mercati, Regno Unito e Spagna la presenza di una quota di piccoli punti vendita simile a quella italiana coincide però con una piĂš alta incidenza delle superfici di grande e medio-grande dimensione. (SBGJDP * DBOBMJ EJ WFOEJUB EFMMB (EP OFJ QSJODJQBMJ QBFTJ FVSPQFJ JO TVMMF WFOEJUF 100% 80% 60%
4
4 19 21
24 10 15
40% 20%
25 23
55
20
23 53
19 33
15 28
28
Germania
Spagna
0% Francia
Regno Unito
Italia
Grandi Super (1000-2500mq) Piccoli Super (400-1000mq)
51 29
Iper (>2500mq)
Libero Servizio (<400mq)
'POUF / JFMTFO &VSPQFBO 6OJWFSTF ÂŹ 5 PUBM 4UPSF
Ma se la maggiore crescita delle quantitĂ vendute della distribuzione italiana rispetto alle altre esperienze europee è probabilmente riconducibile agli ampi spazi di crescita ancora disponibili in Italia per il commercio moderno, il differente andamento dei prezzi può trovare correlazione, oltre che con le difficoltĂ della domanda finale, anche con il minore grado di concentrazione dellâ&#x20AC;&#x2122;offerta. Come è possibile notare dai dati esposti nel grafico 6.21, infatti, il mercato italiano tra i grandi mercati europei è quello che presenta di gran lunga il maggior
[ 270 ]
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
numero di competitor. La quota di mercato dei primi tre operatori distributivi è infatti in Germania e nel Regno Unito vicina al 60% e in Spagna e Francia prossima al 55%. I primi tre operatori italiani, invece, rappresentano poco piÚ di un terzo del mercato (34% di quota cumulata). (SBGJDP -B DPODFOUSB[JPOF EFMMB (EP OFJ QSJODJQBMJ NFSDBUJ FVSPQFJ RVPUB EJ NFSDBUP DVNVMBUB EFJ QSJNJ USF PQFSBUPSJ
65% 60%
60%
58% 55%
55%
55%
50% 45% 40% 34%
35% 30% Regno Unito
Germania
Francia
Spagna
Italia
'POUF / JFMTFO &VSPQFBO 6OJWFSTF
Peraltro, lâ&#x20AC;&#x2122;Italia presenta una morfologia competitiva dove anche le imprese di maggiori dimensioni sono presenti solo in alcune aree del paese e pochissimi operatori hanno una reale presenza sovra regionale. Inoltre, anche gli operatori piĂš grandi, si presentano come soggetti collettivi che condividono lâ&#x20AC;&#x2122;insegna e le politiche di marketing â&#x20AC;&#x201C; e in taluni casi le strutture logistiche â&#x20AC;&#x201C; senza però esprimere sempre un univoco indirizzo strategico e imprenditoriale. Lâ&#x20AC;&#x2122;insieme di questi fenomeni â&#x20AC;&#x201C; qui solo sinteticamente descritti â&#x20AC;&#x201C; è probabilmente uno dei fattori che intensifica di molto la tensione competitiva nel mercato interno e determina una dinamica dei prezzi finali di gran lunga piĂš contenuta di quelli degli altri grandi mercati europei. Sugli effetti che tali circostanze determinano sui margini delle imprese si torna, peraltro, nel prossimo paragrafo.
$ PNQFUJ[JPOF WFSUJDBMF F SBQQPSUJ EJ GJMJFSB Con la drammatica riduzione dei consumi e la contemporanea saturazione del mercato è oramai noto come sia cresciuta a dismisura la pressione competitiva interna a tutti gli stadi della filiera agroalimentare. Nel corso degli anni, però, alla confronto competitivo â&#x20AC;&#x153;orizzontaleâ&#x20AC;? si è andato sovrapponendo una dimensione verticale della competizione che sembra contrapporre non piĂš e non solo i produttori con i produttori e i distributori
[ 271 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
con i distributori ma in maniera sempre più diretta i distributori con i produttori. Gli effetti della crisi hanno ulteriormente acuito le tensioni competitive ed hanno condotto all’innanzamento di tale competizione verticale per la conquista del valore complessivamente prodotto nell’ambito della filiera. Da alcuni anni il Rapporto tenta di monitorare come evolva tale competizione verticale e come quindi si suddivida il valore finale pagato dal consumatore tra le differenti componenti della filiera. Confrontando dove possibile, la situazione italiana con quella degli altri mercati europei. In questo senso, anche quest’anno è utile fare riferimento ai Conti Economici delle imprese pubblicati periodicamente da Eurostat e concentrarsi sugli indicatori riferiti ai diversi operatori coinvolti nella filiera alimentare. È possibile in questo modo ottenere utili informazioni circa la quota di valore trattenuta dai diversi interlocutori della filiera alimentare e, confrontando quanto accade nei principali mercati europei, ottenere dei benchmark significativi per valutare la realtà italiana. Dai dati dell’Eurostat è possibile calcolare per tutte le imprese che compongono la filiera alimentare numerosi indicatori di dettaglio delle performance economico-finanziarie. Tra questi appare utile fare riferimento per semplicità al Risultato Lordo di Gestione rapportato al Fatturato15. Tale rapporto (denominato Ebitda nella terminologia finanziaria di matrice anglosassone) rappresenta un indicatore di sintesi della marginalità trattenuta da un’impresa rapportando il surplus di gestione (prima di ammortamenti, svalutazioni e gestione finanziaria) al livello delle vendite. Calcolando questo indicatore sull’aggregato delle imprese appartenenti allo stesso settore – come fa l’indagine dell’Eurostat – è possibile avere indicazioni anche sulla quota di valore che quel settore assorbe rispetto al valore complessivo prodotto dalla filiera e pagato dal consumatore. La tabella 6.12 riassume quindi l’Ebitda delle imprese dell’industria e del commercio alimentare italiani e li confronta con il dato medio dei primi cinque paesi europei (Germania, Spagna, Francia, Italia e Regno Unito). Nell’ambito della filiera commerciale emergono con netta evidenza le forti differenze che caratterizzano gli operatori italiani rispetto a quelli degli altri paesi europei.
15 Per approfondire il significato e i contenuti degli aggregati e degli indici utlilizzati si rimanda al Regolamento CE n.2700/98 del 17 dicembre 1998 relativo alle “definizioni delle caratteristiche per le statistiche strutturali delle imprese” [ 272 ]
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
5BC 3JTVMUBUP -PSEP EJ (FTUJPOF EFMMB GJMJFSB BMJNFOUBSF VO DPOGSPOUP FVSPQFP JO TVM GBUUVSBUP NFEJB ° ¹
(FSNBOJB
4QBHOB
'SBODJB
*UBMJB
3FHOP 6OJUP
.FEJB 1BFTJ
EJGG *UBMJB .FEJB
*OEVTUSJB BMJNFOUBSJ # FWBOEF F 5 BCBDDP %"
*OHSPTTP . BUFSJF 1SJNF "HSJDPMF (
*OHSPTTP "MJNFOUBSJ F # FWBOEF (
( EP "MJNFOUBSF (
%FUUBHMJP "MJNFOUBSF 4QFDJBMJ[[BUP (
'POUF FMBCPSB[JPOF 6GšDJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ &VSPTUBU
I margini appaiono sostanzialmente simili a quelli degli altri paesi europei per le attivitĂ di ingrosso di prodotti alimentari e bevande. Lâ&#x20AC;&#x2122;ingrosso delle materie prime agricole, invece, si differenzia significativamente dalla media europea e si colloca al primo posto tra i paesi considerati con una performance di un terzo migliore rispetto alla media degli altri paesi. Ă&#x2C6; il comparto del commercio al dettaglio che fa segnare però le differenze maggiori. Il dettaglio specializzato italiano evidenzia infatti una marginalitĂ del 17% piĂš che doppia rispetto a quella di Germania e Francia e ampiamente superiore a quella media europea che si colloca al di sotto del 12%. La grande distribuzione alimentare italiana evidenzia allâ&#x20AC;&#x2122;opposto il valore piĂš basso in assoluto (1,5%) pari a meno della metĂ della media europea e inferiore ad un terzo rispetto ai mercati piĂš profittevoli come quello spagnolo e quello inglese. Sul fronte produttivo, invece, lâ&#x20AC;&#x2122;industria alimentare italiana vanta marginalitĂ del tutto simili a quella degli altri paesi europei inferiori a quelle di Regno Unito e Spagna ma superiori a quelle di Germania e Francia, il paese forse a noi piĂš vicino per vocazione produttiva. Se, infine, mettiamo a confronto il settore distributivo con quello produttivo è facile notare che, a parte il dettaglio specializzato che rimane, però, oramai largamente minoritario, i margini dellâ&#x20AC;&#x2122;industria sono ampiamente superiori a quelli della distribuzione e segnatamente a quelli della Gdo. Il grafico 6.22 riassume lâ&#x20AC;&#x2122;Ebidta dellâ&#x20AC;&#x2122;industria e della grande distribuzione alimentare in Italia e nella media dei cinque piĂš importanti paesi europei. Ă&#x2C6; facile notare come, nel periodo considerato, la marginalitĂ operativa lorda (e dunque la quota di valore trattenuta) detenuta dalla componente industriale della filiera è strutturalmente superiore a quella della distribuzione.
[ 273 ]
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
(SBGJDP 3JTVMUBUP -PSEP EJ (FTUJPOF EFMMB GJMJFSB BMJNFOUBSF VO DPOGSPOUP JOEVTUSJB EJTUSJ CV[JPOF JO TVM GBUUVSBUP NFEJB ° ¹
9,00% 8,00% 7,00%
8,20% 7,50%
6,00% 5,00% 4,00% 3,00% 2,00% 1,00%
3,60% 2,20%
Industria alimentari Bevande e Tabacco (DA) Gdo Alimentare (G52.11)
Italia
Media 5 Paesi (DE,F,Es,I, Uk)
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6GšDJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ &VSPTUBU
Nella media dei cinque piĂš grandi paesi europei il margine dellâ&#x20AC;&#x2122;industria è piĂš che doppio rispetto alla distribuzione mentre in Italia tale gap è ancora piĂš ampio. Il risultato di gestione messo a segno dalla distribuzione è infatti pari a poco meno di un sesto di quello dellâ&#x20AC;&#x2122;industria alimentare. Lâ&#x20AC;&#x2122;analisi dei conti economici delle imprese proposta dallâ&#x20AC;&#x2122;Eurostat permette di leggere con grande affidabilitĂ gli assetti strutturali della filiera alimentare a livello italiano ed europeo; è infatti realizzata con metodologie simili dagli istituti di statistica dei singoli paesi su dati di bilancio delle imprese e con carattere censuario per le imprese di dimensioni maggiori. Tali dati hanno lâ&#x20AC;&#x2122;unico difetto di non permettere analisi tempestive di carattere congiunturale in grado di raffigurare prontamente quali siano state le evoluzioni economiche della filiera nellâ&#x20AC;&#x2122;ultimo anno. In particolare, non permettono ancora di comprendere se la gobba inflattiva abbia determinato delle alterazioni in tale ripartizione del valore e chi tra produttori e distributori si sia giovato maggiormente della dinamica dei prezzi che ha caratterizzato il comaprto dalla fine del 2007. Per trovare una risposta a questi quesiti è utile fare riferimento â&#x20AC;&#x201C; purtroppo solo in riferimento al contesto italiano e alle imprese di maggiore dimensione â&#x20AC;&#x201C; alla indagine sui conti economici delle imprese italiane redatta annualmente dallâ&#x20AC;&#x2122;Ufficio Studi di Mediobanca. La banca dâ&#x20AC;&#x2122;affari milanese approfondisce ogni anno lâ&#x20AC;&#x2122;analisi dei bilanci di oltre duemila gruppi imprenditoriali italiani e rilascia tali dati in opportune aggregazioni di carattere settoriale. Nelle tabelle seguenti si è data evidenza ad alcuni indicatori sintetici di bilancio delle imprese della distribuzione al dettaglio e dellâ&#x20AC;&#x2122;industria alimentare con riferimento agli ultimi quattro esercizi (2007-2010).
[ 274 ]
. "3 ( */ & 0 1&3 "5 *70 -0 3 %0
"NNPSUBNFOUJ
. "3 ( */ & 0 1&3 "5 *70 / &5 5 0
( FTUJPOF 'JOBO[JBSJB
3 *46-5 "5 0 $ 0 3 3 &/ 5 & 13 &5 "9
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6G¹DJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ . FEJPCBODB
*NQPTUF
3 *46-5 "5 0 %±&4&3 $ *;*0
3 *46-5 "5 0 %±&4&3 $ *;*0 13 &5 "9
$ PTUP EFM MBWPSP
$ PNQPOFOUJ TUSBPSEJOBSJF
$ PTUP EFM WFOEVUP F TFSWJ[J
7"-0 3 & "( ( *6/ 5 0
'"5 5 63 "5 0 / &5 5 0
NMO `
JOD
5BCFMMB -F QFSGPSNBODF EJ CJMBODJP EFMMF HSBOEJ JNQSFTF BMJNFOUBSJ JUBMJBOF
NMO `
JOD
NMO `
"-*.&/5"3* & #&7"/%&
JOD
NMO `
JOD
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
[ 275 ]
[ 276 ]
. "3 ( */ & 0 1&3 "5 *70 -0 3 %0
"NNPSUBNFOUJ
. "3 ( */ & 0 1&3 "5 *70 / &5 5 0
*NQPTUF
3 *46-5 "5 0 %±&4&3 $ *;*0
'POUF FMBCPSB[JPOJ 6G¹DJP 4UVEJ "ODD $ PPQ TV EBUJ . FEJPCBODB
3 *46-5 "5 0 %±&4&3 $ *;*0 13 &5 "9
$ PNQPOFOUJ TUSBPSEJOBSJF
3 *46-5 "5 0 $ 0 3 3 &/ 5 & 13 &5 "9
$ PTUP EFM MBWPSP
( FTUJPOF 'JOBO[JBSJB
$ PTUP EFM WFOEVUP F TFSWJ[J
7"-0 3 & "( ( *6/ 5 0
'"5 5 63 "5 0 / &5 5 0
NMO `
JOD
NMO `
JOD
NMO `
%*453*#6;*0/& "- %&55"(-*0
5BCFMMB -F QFSGPSNBODF EJ CJMBODJP EFMMF HSBOEJ JNQSFTF EFMMB HSBOEF EJTUSJCV[JPOF JUBMJBOB
JOD
NMO `
JOD
Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2011
Capitolo 6. La distribuzione commerciale in Italia. Evoluzione e competizione
È facile notare anche in questo caso come il comparto industriale evidenzi performance economiche strutturalmente migliori di quelle della distribuzione commerciale. In particolare, per le imprese produttrici nel 2010 il Margine Operativo Lordo, pur in lieve flessione sul 2009, rimane comunque superiore al dato dei due anni precedenti e rimane ampiamente sopra la soglia dell’8% del fatturato. Un situazione differente è quella che è possibile dedurre dai numeri relativi alla distribuzione commerciale. In questo caso, infatti, il Margine Operativo Lordo del 2010 presenta un piccolo recupero rispetto al 2009 ma rimane più contenuto rispetto agli anni precedenti alla crisi e comunque di due punti più basso rispetto al dato dell’industria. A livello di marginalità operativa netta le differenze si fanno ancora più evidenti. In questo caso, infatti, il dato dell’industria alimentare è pari al 5% del fatturato, un valore approssimativamente doppio rispetto a quello della distribuzione (2,7%).
[ 277 ]
L’Italia si trova a dover fronteggiare gli squilibri dell’economia avendo beneficiato in maniera pressoché nulla della recente ripresa internazionale. Anzi, la crisi globale del debito coinvolge direttamente il nostro paese, gravato da uno dei più grandi debiti pubblici del mondo. Il recente attacco dei mercati riaccende gli interrogativi su come arrestare l’ormai percepibile declino ed impone, oggi più che mai, l’adozione urgente degli interventi sin qui lungamente rimandati. In questo difficile contesto, il Rapporto Coop 2011 dà conto dello stato di salute delle famiglie italiane. Il reddito disponibile degli italiani ha arrestato la discesa ma rimane, comunque, di oltre sei punti percentuali più basso dei valori precrisi. I quattro quinti degli italiani sono convinti di vivere al di sotto o sul limite di uno standard di vita appena accettabile. Particolarmente provati sono, inoltre, gli anelli deboli della società italiana, il Sud e le nuove generazioni, ignorate dal mercato del lavoro e impossibilitate ad immaginare un proprio futuro. Peraltro, i consumi si sono ridotti in misura minore del reddito familiare solo grazie al ricorso delle famiglie al risparmio. La quota di reddito non spesa è difatti diminuita di circa due punti nel corso della recessione e si colloca circa dieci punti più in basso rispetto ai valori degli anni ‘90. L’immagine di un paese di risparmiatori è definitivamente tramontata: il tasso di risparmio del paese è oggi inferiore a quello di Francia e Germania. La spesa delle famiglie rimane comunque ampiamente inferiore ai livelli precrisi, con una distribuzione abbastanza peculiare. Geograficamente l’epicentro della caduta dei consumi è nelle regioni del Mezzogiorno, dove le possibilità di risparmio e lo stock di ricchezza erano già inferiori. Dal punto di vista sociale, penalizza in particolare i più giovani, dove la disoccupazione è arrivata a sfiorare il 30 per cento, soprattutto se con figli a carico. Negli ultimi mesi, poi, è tornata a salire l’inflazione sulla spinta dei rincari delle materie prime nei mercati internazionali. I versanti più esposti sono quelli dell’alimentazione e del trasporto ma anche dai servizi pubblici non giungono segnali confortanti: i forti aumenti di molte tariffe e dei servizi di pubblica utilità (come acqua, rifiuti e trasporti urbani) contribuiscono ad accrescere il peso che si scarica sui bilanci delle famiglie. In un siffatto contesto, non è un caso se i timidi segnali di recupero della spesa monetaria delle famiglie siano stati pressoché interamente assorbiti dall’aumento dei prezzi e dalle spese obbligate come gli affitti, le utenze, i carburanti, la sanità, i servizi sociali. Restano, invece, ampiamente negativi quei consumi che caratterizzano il modello di spesa delle famiglie italiane. Arretrano ancora i consumi di abbigliamento e calzature, gli alimentari, i durevoli lper la casa. Ripiegano pesantemente gli acquisti di auto dopo la fiammata del 2009 dovuta agli incentivi. Eccezion fatta per smartphone e tablet, tornano pesantemente negativi anche i consumi di prodotti tecnologici che erano stati nel 2010 una delle poche note positive della spesa delle famiglie italiane. Purtroppo, in assenza di radicali interventi di rilancio economico, tali trend si proietteranno, con ogni probabilità, nei prossimi anni, quando le intonazioni negative sin qui evidenziate si potrebbero ulteriormente aggravare.