Giornale delle Imprese

Page 1

periodico d’informazione aziendale edizione di Parma, Reggio Emilia e Modena

anno IV Gennaio 2011

Mercato del lavoro

Economia

Dal rapporto 2010 segnali di crescita per la Regione Emilia-Romagna

Continua il calo dell’occupazione Il servizio a pagina 3

Il servizio a pagina 2

Editoriale

R&S: meno frammentazione e maggiore selezione di Ottavio Margini Troppo spesso nel nostro Paese si parla di argomenti d’importanza strategica con superficialità. Un tema al centro del dibattito negli ultimi mesi è la Ricerca & Sviluppo ed i tagli in tale ambito. Pochi i cenni al sistema, all’utilizzo delle risorse, a quello che si è svolto, a quello si potrebbe fare. Farete fatica a trovare sui “media” commenti, analisi e proposte relative al PNR (Programma Nazionale della Ricerca) che è lo strumento per la pianificazione e l’indirizzo della ricerca nazionale. Che la Ricerca sia un investimento indispensabile per una Società progredita che vuole costantemente migliorarsi penso sia cosa ovvia. Ma se facessimo lo sforzo di comprendere come funziona l’attuale sistema, come vengono gestiti i finanziamenti, cosa viene fatto, forse avremmo tutti la consapevolezza che vi sono ampi margini di miglioramento. Bastano poche ore per avere, grazie ad Internet, un primo quadro del sistema attuale esaminando gli ultimi PNR , visitando il il portale web del MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università, della Ricerca), ed il Portale delle Imprese dell’Emilia-Romagna. Si comprende subito che, sebbene le risorse finanziarie italiane dedicate alla Ricerca & Sviluppo siano inferiori ad altre nazioni, parliamo di cifre esorbitanti. Ma poi ci accorgiamo che gli attori che si dividono questi finanziamenti sono un numero spropositato: Enti pubblici per la Ricerca, Sistema Universitario, Poli tecnologici e Centri d’innovazione (disseminati sul territorio), Distretti, Aziende, ecc. Velocemente ci si può fare anche un’idea delle attività/ricerche finanziate. Ciascuno di noi è ben consapevole che viviamo in un momento difficile e di risorse calanti. Non possiamo permetterci sprechi. Sarebbe auspicabile quindi una “Governance” della “Ricerca & Sviluppo” orientata a razionalizzare il sistema ed a privilegiare quelle azioni che abbiano un'effettiva ricaduta a livello scientifico, sociale ed economico per l’Italia.

In primo piano

Un sistema orientato al progresso

Imprese & Ricerca, Sviluppo, Innovazione

Sviluppo economico

Collaborazione operativa tra Regione ed Unioncamere

Il servizio a pagina 5

Gennaio 2011 Organizzazione Aziendale

Supply Chain in Outsourcing Il servizio a pagina 11

Medicina del lavoro

I controlli per chi svolge mansioni a rischio

Il servizio a pagina 17

Telecomunicazioni

Le norme per installare impianti di fonia e dati

Il servizio a pagina 15

è distribuito gratuitamente in duplice copia con la formula “per te e per un collega”

Il servizio a pagina 27


2

ECONOMIA

Pres e n ta ti i dati del Rapporto 20 1 0 s u l l ' e c o n o m i a r e g i o n a l e

Economia: l’Emilia-Romagna cresce nel 2010 dell’1,5% Siamo però lontani dai livelli del 2008 e il 2011 sarà ancora un anno di difficoltà L’Emilia-Romagna chiuderà il 2010 con il Pil in rialzo all’1,5%, una percentuale maggiore rispetto alla media nazionale che non supererà l’1%. È questa l’indicazione che emerge dal Rapporto sull’economia regionale 2010 realizzato da Unioncamere e Regione Emilia-Romagna. Un dato positivo, quello del Pil, che induce ad elementi di fiducia in una situazione ancora difficile, con una crisi che continua a fare sentire i suoi effetti, specialmente in termini occupazionali. “I dati sono chiari: il 2011 sarà ancora un anno di difficoltà, in cui dovremo però preparare al meglio, e gettare le basi, per la vera ripresa, attesa per il 2012. Sarà un fattore chiave l’export, che già ora è trainante per un PIL che nonostante la crisi, è in crescita”, ha detto l’assessore alle Attività produttive, Gian Carlo Muzzarelli alla presentazione del rapporto. “La Regione – ha aggiunto Muzzarelli – è al fianco di chi con talento e creatività ha voglia di investire nel futuro, e non si arrende. Chi oggi continua ad investire ha il supporto della Regione: nonostante i tagli, stiamo sostenendo con forza ricerca e innovazione negli assi fondamentali dell’Emilia-Romagna: agroalimentare; costruzioni; energia ed ambiente; Ict e design; meccanica e materiali; scienze della vita, per un territorio sempre più moderno, sviluppato e competitivo a livello internazionale”. “Per continuare ad essere una regione a forte vocazione manifatturiera, e proseguire nel cammino di sviluppo che tiene insieme crescita economica e coesione sociale, occorre – ha dichiarato il presidente di Unioncamere regionale Andrea Zanlari –

che tutti gli attori continuino a remare nella stessa direzione con la capacità di leggere i problemi. Il Tavolo del “Patto per attraversare la crisi”, pilotato dalla Regione, a cui Unioncamere ha assicurato una convinta partecipazione, indica una strada da seguire. Competitività, sostenibilità, dignità del lavoro e appartenenza al territorio sono le parole chiave per declinare lo sviluppo degli anni a venire”. L’Emilia-Romagna si contraddistingue per una grande apertura ai mercati esteri: questa caratteristica è tra le cause che hanno portato la regione a risentire più acutamente della crisi, ma oggi proprio questa peculiarità sta offrendo maggiori opportunità di ripresa, grazie alla crescita del commercio internazionale: l’export emilianoromagnolo è cresciuto infatti nei primi 9 mesi del 2010 del 14,7%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Da evidenziare anche l’accenno di ripresa degli investimenti fissi lordi, che registrano un segno positivo (+1,9%), dopo la forte flessione del 2009 e, in misura più contenuta, la lieve risalita dei consumi interni: alla diminuzione di quelli delle Amministrazioni pubbliche e delle Istituzioni sociali private, si è infatti registrato un leggero incremento della spesa delle famiglie (+0,8% nel 2010, a fronte del -0,3% del 2009). Guardando la variazione del valore aggiunto per settori, si scopre che nei primi 9 mesi del 2010 il manifatturiero è cresciuto nel complesso dello 0,6% (dato che riguarda le imprese sotto i 500 addetti). Negativo il segno del settore moda che ha perso il 3,6%. Negativo anche il settore delle costruzioni che perde il

2,3%. Sul versante dell’occupazione, anche il 2011 sarà un anno difficile, con una crescita modesta, i cui effetti positivi saranno ulteriormente attenuati da una prevista ulteriore erosione della base occupazionale (-0,4% atteso nel 2011). A rendere ancora più incerto lo scenario sono le forti tensioni che attraversano il mercato del lavoro: nel 2009 i disoccupati a livello mondiale sono aumentati di 212 milioni, un dato impressionante e destinato ad un’ulteriore crescita. Gli occupati in Emilia-Romagna sono calati a circa 1.929.000 unità: -2,2% rispetto al 2009 e in termini assoluti circa 44.000 persone. La Regione presenta comunque dati occupazionali superiori sia alla media nazionale che a quella della più omogenea ripartizione nord-orientale. Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, nei primi dieci mesi del 2010 la Cassa integrazione guadagni è aumentata da 46 milioni di ore del 2009 a quasi 100 milioni

Un momento della presentazione del Rapporto 2010

di ore (soprattutto per il ricorso alla Cig in deroga). Le misure straordinarie previste dal “Patto per attraversare la crisi”, hanno tuttavia consentito di conservare welfare e modello sociale, salvando oltre 60.000 posti di lavoro e mantenendo saldo il legame tra imprese e lavoratori.

Le politiche della Regione per andare oltre la crisi. L’asse della Regione EmiliaRomagna è rivolto in questa direzione, con i 10 Tecnopoli e i loro laboratori (in sei piattaforme: agroalimentare; costruzioni; energia e ambiente; ICT e design; mec-

canica e materiali; scienze della vita), e il relativo investimento di oltre 240 milioni di euro, per garantire più collegamento tra l’insieme della ricerca universitaria, i tanti bravi ricercatori che vi operano (spesso giovani) e il sistema economico; con la sfida dell’economia verde che già ora assicura lavoro ad oltre 230mila addetti, e 61 miliardi di euro di fatturato; con l’impegno nel passaggio “dai distretti produttivi ai distretti tecnologici”; con il progetto per rafforzare le reti di impresa e con il Fondo di Cogaranzia per dare credito a chi investe nel futuro.

Manifa uriero 5,0 0,0 -5,0

-10,0 -15,0

Variazione della produzione

-20,0 2003

2004

2005 totale

2006

2007

piccole

medie

2008

2009

2010

grandi

2,2 1,4

0,2

0,9

0,2

-0,8

Variazione della produzione per settori. Primi nove mesi 2010 rispetto allo stesso periodo anno precedente alimentare

legno/mobile

meccanica

metalli

-3,4 moda

altro manif.

TOTALE

GRAFICA: Filiberto Guatteri

Reg. tribunale di Reggio Emilia N. 1165 del 09/05/06

STAMPA: Centro Stampa Quotidiani SPA Erbusco (BS)

INFO:

Stampato il 23/12/10

DIRETTORE RESPONSABILE: Ottavio Margini

AREA COMMERCIALE: info@keymedia.it

REDAZIONE:

EDITORE: Keymedia Group s.r.l. Via Settembrini, 12/1 42123 Reggio Emilia www.keymedia.it

hanno collaborato a questo numero: Ottavio Margini, Valentina Margini, Chiara Caselli, Chiara Pedroni, Letizia Burani

Per comunicare con il mondo aziendale


economia

3

Dati a n c o r a negativi dal dossier d e l S o l e 2 4 O re c h e m i s u r a l o s ta t o d i s a l u te d e l l e P r o v i n c e

Qualità della Vita: lento declino per le città emiliane? In forte calo il tenore di vita - Parma meglio di Modena e Reggio Emilia La qualità della vita nelle città emiliane o più precisamente a Modena, Reggio Emilia e Parma è in fase calante. E’ quanto emerge da un’analisi dei dati delle indagini svolte annualmente dal Sole 24ore. Dopo essere state nelle posizioni di vetta negli anni ’90 - Parma e Reggio sono state ripetutamente tra le prime 10 classificate ed anche in vetta nel ’94 (Reggio) e nel ’99 (Parma) - con il nuovo secolo sembra iniziato un lento declino. Di particolare interesse sono i dati che riguardano il “tenore di vita” che esprimono la ricchezza complessiva delle città e prendono in considerazione dati relativi alla ricchezza prodotta (ammon-

tare pro capite del valore aggiunto al costo dei fattori a prezzi correnti), gli stipendi (importo medio annuo delle retribuzioni di operai e di impiegati), la vita assicurata (ammontare medio per abitante dei premi per polizze vita), le pensioni (importo medio mensile percepito dai pensionati), l’abitazione (prezzo medio al mq per un appartamento nuovo in zona semicentrale) e le spese (i consumi per abitante ai prezzi correnti). Esaminando i dati dell’ultimo quinquennio si può notare che Reggio e Modena hanno perso entrambe 31 posizioni; Reggio è passata dal 12° posto del 2006 al 43° del 2010 mentre Modena

nello stesso periodo dal 10° posto al 41°. Meglio è andata a Parma che ha perso solo una decina di posizioni ed è tutt’oggi al 19° posto. Anche i dati occupazionali ed economici evidenziano lo stato di maggior salute di Parma, da imputare in buona parte alla forte presenza del comparto agro-alimentare che ha meno risentito della crisi, ma anche ad una maggiore attenzione verso una politi-

ca di marketing territoriale. A Modena e Reggio, dove il comparto manifatturiero è più orientato alla meccanica e che condividono il distretto della Ceramica, si risente maggiormente della crisi in atto. Le due Province non Tenore di vita 2010 Modena 41 Reggio E. 43 Parma 19

dovranno assolutamente sottovalutare questo aspetto e dovranno svolgere un'attenta riflessione ed attuare politiche volte a favorire una diversificazione delle attività economiche per evitare un ulteriore declino.

2009 31 23 17

2008 23 4 8

2007 19 25 8

2006 10 12 4

Servizi Tenore Affari ambiente Ordine Tempo Posizione Provincia 2010 2009 2008 Punti di vita e lavoro e salute pubblico Popolazione libero Modena 32 47 50 530 41 32 12 67 30 45 Reggio E. 31 29 21 530 43 34 18 49 14 54 Parma 13 16 10 557 19 42 6 76 23 11 Fonte: Il Sole 24Ore

I da ti d e l s i s tema informativo S M A I L E m i l i a - R o m a g n a

Mercato del lavoro: significativo calo dell’occupazione nell’industria La situazione nelle Province della Regione In due anni l’occupazione del settore privato in EmiliaRomagna è scesa dell’1,2%. Tiene l’alimentare. Minerali non metalliferi e “sistema moda” i settori più colpiti. Sono queste alcune indicazioni dall’ultima rivelazione di SMAIL - Sistema di Monitoraggio Annuale delle Imprese e del Lavoro - che fotografa la consistenza e l’evoluzione delle imprese attive in regione e dei loro addetti. Il sistema informativo, accessibile on-line dai siti delle Camere di Commercio della regione e di Unioncamere Emilia-Romagna (www.uc-rer.camcom.gov.it),

rileva che nel biennio 20072009, la contrazione occupazionale regionale risulta di poco superiore al punto percentuale (1,2%), il che segnala una buona tenuta del sistema produttivo emilianoromagnolo nel suo insieme in questi anni di forte crisi. Nel periodo considerato, la contrazione è da attribuire soprattutto all’industria (-5,1%) e alle costruzioni (-3,6%), parzialmente compensate dalla variazione positiva dei servizi (+1,7%) e dalle public utilities (+2,5%). L’agricoltura ha contenuto la riduzione occupazionale a meno dell’1%.

Più nel dettaglio, tra i settori industriali le maggiori contrazioni sono segnalate nella lavorazione dei minerali non metalliferi - settore che ricomprende il comparto ceramico - che mostra una variazione del -9%, nel tessile-abbigliamento-calzature (-8%)

e nel legno-mobili (-7%). L’industria metalmeccanica e l’elettronica presentano variazioni in linea con la media dell’industria, nell’ordine cioè del 5%, mentre la chimica-plastica decresce del 4%. L’unico settore che è riuscito a non perdere occupazione è

l’industria alimentare e delle bevande. Nei servizi, in forte crescita la sanità-assistenza (+9% in due anni), il turismo (+7%) e l’istruzione (+6%); in contrazione invece i trasporti (-4,5% circa), che dipendono strettamente dai livelli di attività industriale.

Emilia-Romagna: addetti alle unità locali nelle province di Parma -Reggio Emilia - Modena Province

Addetti al 31 dicembre 2009

Variazione % Variazione % rispetto a dic. 2008 rispetto a dic. 2007

Parma

160.526

-0,9

0,8

Reggio Emilia

192.236

-2,5

-1,8

Modena

263.792

-2,4

-2,5



5

IMPRESE & RICERCA

Ci troviamo in presenza di una molteplicità di centri decisionali e di spesa

Ricerca & Sviluppo: il sistema italiano Ottimizzare l’uso delle risorse per non rinunciare a Progetti strategici di Ottavio Margini

vantaggi legati alla pluralità di spunti, idee e innovazioni degli strumenti di intervento, ma, d’altra parte, incentiva la frammentazione degli investimenti e tende a duplicare e sovrapporre le azioni”. In un momento di grave recessione economica e di ridotte disponibilità a tutti i livelli sarebbe importante uno sforzo al fine di razionalizzare l’utilizzo delle risorse. E’ evidente che il calo delle risorse messe a disposizione non dipende da scelte strategiche, ma dalle ridotte disponibilità finanziarie, fenomeno che oggi riguarda non solo l’Italia ma quasi tutti i paesi occidentali. Sarebbe auspicabile quindi, in questa fase, uno sforzo congiunto per individuare quelle Azioni e quei Progetti che abbiano ricadute tangibili per il nostro Paese.

Le tre reti del sistema scientifico italiano Università (32,8% delle spese per R&S)

- 77 Università - 59.344 addetti al 28 febbraio 2005 (18.781 ordinari, 18.525 associati, 22038 ricercatori)

- 1.803.000 Studenti - Spese per ricerca = 4.792 milioni di euro (2002)

Enti Pubblici di Ricerca e altre istituzioni (14,5% delle spese per R&S) - Grandi enti: CNR, ENEA, ASI, INFN, ISS, ISPESL - 10 Enti di minore dimensione vigilati dal MIUR - 32 Istituzioni di ricerca del Ministero della Salute - 23 Istituti di sperimentazione agraria del Ministero delle Politiche Agrarie e Forestali ca. 30.000 addetti - Spese per ricerca = 2.115 milioni di euro (2002) - Altre Istituzioni pubbliche 450 milioni di euro (3,1%) - Istituzioni private non profit 186 milioni di euro (1,3%)

Ricerca industriale (48,3% delle spese per R&S)

- 70.228 addetti ca. - Spese per ricerca = 7.057 milioni di euro (2002) - Poli tecnologici /Tecnopoli ,Distretti, Aziende (Fonte PNR - Quadro di Sintesi - Marzo 2005)

Spese in R&S delle imprese (%PIL)

USA 0,45

UE-27 0,66 UE 3 Leaders 1,60 Giappone 0,27

Italia 0,38

UE 3 Leaders 0,28

Italia 0,14

USA 0,90

UE 3 Leaders 0,92

Giappone 0,87

Italia 0,88

USA 1,87

UE 3 Leaders 2,43 Giappone 2,39

UE-27 1,2

Spese in R&S del settore pubblico (%PIL)

Fonte: European Innovation Scoreboard

Italia 0,55

USA 0,68

UE 3 Leaders 1,04

Giappone 0,74

Investimenti in R&S in Italia, a confronto con altri paesi

UE-27 0,65

sia pubblici che privati. Nel settore della ricerca pubblica, l’Italia investe lo 0,56% del PIL, rispetto alla media europea dello 0,65%. Gli investimenti privati in R&S segnalano, per il paese, una consistente distanza dalla media europea: 0,55 rispetto all’1,17% del PIL. Il confronto basato su dati aggregati è, tuttavia, influenzato dalle differenze nelle dimensioni delle imprese attive nei diversi Paesi. Per esempio, per gli investimenti in R&S delle grandi e medie imprese italiane, i dati Mediobanca indicano una situazione in linea con le loro principali concorrenti internazionali. Le sole grandi imprese coprono, in Italia, il 72,7% della ricerca industriale. Nel Paese, gli investimenti delle piccole imprese sono, invece, molto bassi e corrispondono al 5,1% del totale, situazione comune a quella di altri Paesi: il dato, tuttavia preoccupa se si considera che in Italia le PMI rappresentano il 99% delle imprese, e che le stesse sono concentrate in settori “tradizionali” a medio-bassa tecnologia. Come si legge nella bozza del PNR 2010-2012 “le competenze istituzionali di Ricerca e Sviluppo sono distribuite nel nostro paese tra una molteplicità di centri decisionali e di spesa, inclusa la componente affidata alle Regioni dall’art. 117 della Costituzione. Il sistema offre

Italia 0,56

Il sistema della ricerca e l’insieme degli strumenti volti a sostenere l’innovazione poggia in Italia su un percorso di riforma avviatosi alla fine degli anni ’90 (Decreto Legislativo 5 giugno 1998, n. 204). L’attuale sistema si basa su due livelli: la definizione di nuove regole del Sistema Nazionale della Ricerca e la programmazione degli interventi attraverso le scelte operative prospettate nel Programma Nazionale della Ricerca (PNR). In tale quadro il PNR è lo strumento per la pianificazione e l’indirizzo della ricerca nazionale. Viene elaborato dal MIUR ed approvato dal CIPE, che inoltre valuta annualmente lo stato di attuazione del PNR sulla base di una relazione predisposta dal MIUR. Il Programma Nazionale della Ricerca è uno strumento predisposto dal governo per indirizzare nel Paese lo sviluppo coordinato delle attività di ricerca. Gli strumenti attuativi sono attivati da vari Ministeri e Regioni. Tra il 2000 e il 2010 si sono susseguiti tre Programmi Nazionali della Ricerca ed è in fase di approvazione il Piano 2010-2012. Ogni azione prioritaria del PNR prevede poi l'utilizzo degli strumenti finanziari attivati presso le diverse amministrazioni. Le statistiche aggregate indicano un ritardo dell’Italia in termini di investimenti in R&S,

Quota R&S medhigh/ Imprese che ricevono R&S delle università high-med (%R&S nella finanziamenti pubblici finanziate dalle imprese manifattura x 100) (% di tutte le imprese x100) (%R&S delle università x 10)

Firm a to i l p r otocollo dall’assess o r e P a tr i z i o B i a n c h i e d a l p r e s i d e n t e A n d r e a Z a n l a r i

Lavoro, Istruzione e Ricerca: collaborazione operativa tra Regione ed Unioncamere Interventi coordinati per l’innovazione e la ricerca, per la formazione e l’alternanza scuola-lavoro Favorire lo scambio di informazioni per valorizzare e consolidare l’integrazione degli strumenti d’analisi dell’evoluzione del mercato del lavoro utilizzati dal sistema camerale e dalla Regione; rafforzare, con il coinvolgimento delle istituzioni del territorio e gli attori economico-sociali, il raccordo tra scuola, università, mondo del lavoro e impresa, a partire dall’alternanza scuola-lavoro; promuovere lo sviluppo di nuove imprese valorizzando la cultura imprenditoriale. Sono alcuni dei punti del protocollo di collaborazio-

ne operativa che è stato siglato il 14 dicembre 2010 tra l’Assessorato Istruzione e formazione professionale, università, ricerca, lavoro della Regione Emilia-Romagna ed Unioncamere Emilia-Romagna. I contenuti del protocollo di collaborazione operativa partono dalla convinzione che investire sulla scuola di ogni ordine e grado, sull’Università e la ricerca, sulla formazione per tutto l’arco della vita è il primo e decisivo passo per la costruzione di una società della conoscenza. Questi sviluppano le indicazioni dell’Accordo qua-

dro triennale tra Regione e Unioncamere Emilia-Romagna, sottoscritto a Bologna il 30 novembre 2009, che prevede tra le linee prioritarie di collaborazione il monitoraggio congiunto dell’economia e del mercato del lavoro, interventi coordinati per l’innovazione e la ricerca, per la formazione e l’alternanza scuola-lavoro. “Il Protocollo di collaborazione sottoscritto da Unioncamere regionale, in nome delle nove Camere di commercio – ha spiegato Zanlari – evidenzia la volontà degli enti camerali di contribui-

L'Assessore regionale Patrizio Bianchi e Andrea Zanlari, Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna

re a promuovere una nuova fase di sviluppo imperniata sull’innovazione e sulla qualità del capitale umano. Al fine di orientare gli interventi per

elevare il tasso di innovazione imprenditoriale, gli enti camerali hanno impiantato un osservatorio regionale sui fabbisogni tecnologici delle aziende, che favorisce il raccordo con l’offerta d’innovazione della rete regionale”. “L’obiettivo – ha evidenziato l’assessore Bianchi – è di favorire l’incrocio tra università, scuole e imprese. Questo è un altro punto su cui insistere per sviluppare la cultura d’impresa nel senso della formalizzazione, ossia perché le imprese capiscano la necessità di brevettare le innovazioni”.


6

IMPRESE & RICERCA

Intervista a Gabriella Brancolini - Direzione Ricerca e relazioni internazionali dell’Università di Modena e Reggio Emilia

Ricerca & Sviluppo: servirebbe una cabina di regia a livello nazionale per coordinare le politiche e gli interventi L’impegno dell’Ateneo nell’ambito della Ricerca è mediamente di 17 milioni di euro l’anno Abbiamo intervistato sul tema della Ricerca e dello Sviluppo la dott.ssa Gabriella Brancolini, Responsabile della Direzione Ricerca e relazioni internazionali dell’Universita di Modena e Reggio Emilia. A Lei abbiamo chiesto innanzitutto di indicarci i punti di forza e di debolezza del Sistema Italiano della Ricerca e dell’Innovazione. “L’analisi effettuata dal Giornale delle Imprese – risponde Gabriella Brancolini – rispetto ai finanziamenti destinati dall’Italia alla ricerca, evidenzia immediatamente che il maggior punto di criticità è proprio determinato dalla scarsità di risorse finanziarie messe a disposizione da parte dei diversi soggetti preposti alla realizzazione delle politiche di ricerca e sviluppo, in primo luogo i Ministeri. In questo contesto emergono, inevitabilmente, le diseconomie o le sovrapposizioni che si realizzano quando i partecipanti al processo si moltiplicano ed esprimono differenti finalità istituzionali. E’ tutta-

La ricerca di base è l’attività sperimentale o teorica sviluppata per acquisire nuova conoscenza su fenomeni fondamentali via impensabile una concentrazione di poteri e di risorse in capo ad un unico soggetto, tenuto conto dei diversi ambiti in cui si realizzano le attività volte alla ricerca e allo sviluppo. Pensiamo, solo per citare alcuni esempi, alla ricerca di base, a quella in ambito sanitario, alla cooperazione internazionale, alle attività che interessano il mondo produttivo, senza dimenticare gli ambiti più strettamente regionali e locali che possono caratterizzare un territorio. Esistono comunque dei buoni esempi di iniziative, che è auspicabile vengano reiterate e possibilmente incrementate. Mi riferisco, in particolare, ai finanziamenti che da alcuni anni il Ministero dell’Università eroga attraverso il fondo

FIRB a sostegno della ricerca di base. La ricerca di base è l’attività sperimentale o teorica sviluppata per acquisire nuova conoscenza su fenomeni fondamentali, iniziata senza la previsione di una sua particolare applicazione. Questi finanziamenti sono focalizzati al sostegno di attività di ricerca, mission oriented, in settori strategici; si tratta di settori scientifici ove l’accumulo di nuova conoscenza procede in modo accelerato e che hanno importanti prospettive applicative nel breve/ medio periodo. Di recente i destinatari di detti finanziamenti sono giovani ricercatori, che vengono retribuiti per tutto il periodo di svolgimento del progetto. In ambito regionale, va segnalata – prosegue la Brancolini – l’attenzione della Regione Emilia-Romagna a sostegno della ricerca applicata e alla realizzazione di laboratori per favorire il trasferimento tecnologico”. In un momento di recessione economica e risorse calanti quali i suggerimenti e le linee da seguire?

“Il sistema competitivo, che costituisce attualmente l’unico canale attraverso cui acquisire finanziamenti – spiega Gabriella Brancolini – consente di destinare risorse a quei progetti che vengono giudicati migliori e dovrebbe di per sé assicurare anche garanzie sulla buona destinazione dei finanziamenti. Una cabina di regia a livello nazionale, con il compito di coordinare le politiche e gli interventi dei diversi enti erogatori dei finanziamenti potrebbe ottimizzare maggiormente l’utilizzo delle risorse”. Quante risorse utilizza mediamente in un anno l’Università di Modena e Reggio Emilia per la R&S e quali i Progetti più significativi in fase di realizzazione? “Se consideriamo tutte le attività di ricerca, sia quella istituzionale che commerciale, ovvero rivolta a soggetti esterni per la soluzione di problemi nel breve e medio periodo – risponde Gabriella Brancolini – l’Ateneo incassa una cifra che si aggira, mediamente, attorno ai 17 milioni

di euro all’anno. In Ateneo la maggior parte delle macroaree scientifico-disciplinari è coperta e quindi risulta molto difficile individuare i progetti più significativi, anche in ragione delle profonde differenze tra i settori di ricerca. Tra i progetti in corso è sicuramente da segnalare quello finanziato dalla Regione e volto alla creazione dei Tecnopoli. Per il nostro Ateneo sono stati individuati 4 settori di intervento (ingegneria, con due differenti centri uno a Modena e uno a Reggio Emilia, medicina rigenerativa e agroalimentare). In Ateneo è poi atttivo il Centro di Medicina Rigenerativa, che si pone all’avanguardia nell’ambito della ricerca delle cellule staminali. Sono inoltre in corso di realizzazione più di 30 progetti finanziati dall’Unione Europea, nell’ambito del 7^ Programma Quadro, su diverse aree tematiche, che testimoniano la competitività e la valenza internazionale dei nostri gruppi di ricerca. Tenuto conto delle dimensioni dell’Ateneo è un ottimo risultato”.


FORMAZIONE

7

Nuo v o c o r s o progettato da Ifoa p e r i c o n s u l e n ti I C T

Tecnologie per promuovere Innovazione Si terrà a Parma ed avrà inizio nel prossimo mese di aprile Chiuderanno il prossimo 31 marzo 2011 le iscrizioni al corso “Tecnologie per promuovere innovazione” realizzato a Parma da Ifoa. Il progetto è rivolto in particolare ai lavoratori autonomi che svolgono il ruolo di consulenti per i sistemi informativi e l’innovazione tecnologica in genere. “Il consulente ICT (Information and Communication Technology) – ci spiega Alda Manini di Ifoa, responsabile del corso – sarà sempre più strategico, se questi saprà uscire da un ruolo prettamente tecnico, per orientarsi decisamente al business e diventarne un driver fondamentale d'innovazione, capace di cogliere le opportunità derivanti dalla tecnologia. Il percorso progettato mira ad approfondire maggiormente le tematiche relative alla scelta e gestione delle risorse ICT, per sfruttarle in modo più consapevole come leva strategica. Il progetto – continua Alda Manini – intende fornire agli allievi competenze e nuovi strumenti per sviluppare business, potenziare la propria offerta sul

mercato, valorizzare le risorse umane, gestire la relazione con il cliente. Il percorso è pensato per fornire un valido supporto al piccolo imprenditore e al lavoratore autonomo, per pianificare investimenti, gestire risorse umane ed immateriali (knowledge management). I partecipanti potranno apprendere le tecniche e conoscere gli strumenti per attivare un sistema di controllo di gestione ed individuare le leve finanziarie efficaci per supportare le decisioni e misurare le performance. Il corso è rivolto a 15 lavoratori/trici autonomi o imprenditori/imprenditrici della Provincia di Parma, figure chiave coinvolte nell’organizzazione e ristrutturazione dei settori e delle imprese ed avrà una durata di 80 ore che saranno effettuate nel periodo Aprile-Giugno 2011. Al termine del percorso formativo, gli allievi saranno in grado di avere una visione integrata del business e dei processi aziendali e di gestire progetti di varia complessità, sia in fase di sviluppo che in fase di valutazione ed acquisizione.

La sede Ifoa a Reggio Emilia

Tra gli argomenti principali del corso: - Strumenti di governance ICT - Project Management in ambito ICT - Valutazione strategica ed economica dei progetti ICT - I nuovi servizi e tecnologie a supporto dell'impresa nella gestione della relazione con il cliente. Il corso è cofinanziato dall’Unione Europea FSE Asse I Adattabilità, dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dalla Regione Emilia Romagna ed approvato dalla Provincia di Parma

(Operazione Rif. PA n°2010493/PR, approvata dalla Provincia di Parma con Delibera di Giunta n°618 del 28/10/2010)”.

Il percorso progettato mira ad approfondire

Per informazioni: Sito Internet: www.ifoa.it (scheda di iscrizione scaricabile direttamente dal sito) Tel. 840.705141 (l’utente paga solo uno scatto alla risposta pari a € 0.066) oppure contattare il responsabile del corso Alda Manini Tel. 0522 329211 E-Mail: manini@ifoa.it

maggiormente le tematiche relative alla scelta e gestione delle risorse ICT, per sfruttarle in modo più consapevole come leva strategica


8

CONSULENZA

Aurelio Trevisi ci parla di 3DQuaser

Qualità e Servizi in 3D per le imprese alimentari Assistenza e consulenza sulla normativa, certificazione e qualità di prodotto Nonostante la crisi economica attanagli gran parte del mondo produttivo, il settore alimentare continua ad avere buoni trend produttivi e di mercato. Proprio in questo settore la concorrenza non si fa solo a suon di prezzo ma si costruisce pazientemente attraverso la qualità del prodotto, la rete commerciale e, soprattutto, la fiducia del consumatore. Il dottor Aurelio Trevisi, attraverso la sua attività di servizi “3DQuaser”, aiuta le piccole medie imprese alimentari proprio nella ricerca della miglior combinazione di fattori per il consolidamento e la crescita delle aziende alimentari. Trevisi, in cosa consiste esattamente la sua attività? “Consiste nel raccogliere un team di professionisti qualificati e costantemente aggiornati in tutti i temi che hanno a che fare con l’alimentare. Ci prefiggiamo di mettere a disposizione la nostra competenza esattamente dove serve, affiancando le aziende passo dopo passo, proponendo soluzioni concrete e soprattutto convenienti. A seconda quindi delle esigenze dell’azienda, io od un mio collaboratore, mente e braccio dell’impresa nell’affrontare una scelta corretta o

la soluzione di un problema. Abbiamo fatto una scelta di lavorare esclusivamente nel settore alimentare perché è in questo che abbiamo una decennale esperienza ed un notevole bagaglio di conoscenze”. Generalmente quando venite coinvolti? “Veniamo contattati per diversi motivi, a seconda delle esigenze possiamo aiutare un’impresa alimentare ad ottenere una certificazione oppure a dare garanzie a clienti stranieri o della grande distribuzione oppure ancora possiamo aiutare nella soluzione migliore riguardante reclami oppure non conformità sui prodotti. Possiamo anche essere coinvolti durante emergenze che comportano il ritiro dei prodotti oppure per valutazioni tecniche riguardanti la shelf-life del prodotto (conservabilità). Esistono due grandi tipi di intervento: il primo riguarda le norme cogenti e quindi il rispetto delle leggi che riguardano i prodotti alimentari (come l’etichettatura dei prodotti); il secondo tipo riguarda invece la volontà di dare garanzie ulteriori rispetto a quelle previste per legge, in cui si apre tutto il panorama certificativo (ISO 22000, BRC, IFS, ecc) e di qualità del prodotto”.

In sostanza siete una specie di consulenti della qualità. “Beh in realtà siamo molto di più. Oggi tantissime piccole medie imprese alimentari non hanno la possibilità di avere dipendenti o collaboratori interni che lavorino esclusivamente sulla sicurezza del prodotto e sulla qualità, quindi sono obbligate a rivolgersi all’esterno. Queste aziende non hanno l’esigenza di un consulente ma di un vero e proprio servizio che entri in azienda e svolga direttamente il lavoro che loro non sono in grado di fare. Questo diventa quindi un servizio più che una consulenza ed è importantissimo perché nel farlo si cerca di far crescere tutta la struttura anche nelle competenze e nell’affrontare i vari problemi che nel mondo alimentare prima o poi si incontrano”. Quindi avete come target di cliente piccole aziende alimentari? “La nostra mission è proprio quella di far crescere economicamente e produttivamente il nostro cliente, lo mettiamo in grado di proporsi in nuovi mercati, nazionale ed estero. In questo modo anche quando l’azienda diventa abbastanza grande da poter assumere direttamente risorse interne, il rapporto è

Dott. Aurelio Trevisi di 3DQuasar

talmente consolidato che non ci abbandonano più, anzi collaboriamo per far crescere, formandole, risorse interne all’azienda e ci dedichiamo di più all’organizzazione e al management”. Cioè? “Oltre al controllo e alla qualità del prodotto è importantissimo anche l’organizzazione. Un’azienda che cresce è costretta anche a cambiare e il cambiamento va quindi gestito. Crescita e cambiamento possono portare all’azienda costi occulti dovuti alla mala organizzazione. Anche in questi i casi riusciamo, tramite semplici ma attente strategie, a mettere sui giusti binari l’attività”. Un esempio veloce. “Una piccola impresa può chiamarci perché ha problemi con l’etichettatura, che

deve essere a norma di legge. Quando veniamo coinvolti sistemiamo o diamo indicazioni su come sistemare le etichette. Successivamente quando i problemi sono superati e vediamo che l’azienda è diventata affidabile nel gestire questo aspetto, indichiamo come valorizzare il prodotti attraverso l’etichetta. Quali strategie adottare, per esempio, nella scelta delle materie prime o dei fornitori per avere una positiva ricaduta in etichetta, percepita positivamente dai clienti e soprattutto dai potenziali clienti. Nel mondo alimentare queste cose sono fondamentali ma spesso sottovalutate”. In conclusione. “In conclusione possiamo dire come slogan che “3DQuaser è una scelta di valore” proprio perché aiutiamo a far crescere l’azienda e valorizzare i suoi prodotti”.

La nostra mission è quella di far crescere economicamente e produttivamente l’azienda cliente

E’ u n o s tr u m ento finanziario poc o u ti l i z z a to

Venture capital: una strada per l’impresa che vuole crescere 105 operazioni in tre anni in Emilia-Romagna per un ammontare pari a 1.972 milioni di euro Con l’espressione “Venture Capital” si intende l’apporto di capitale azionario, o la sottoscrizione di titoli convertibili in azioni, da parte di operatori specializzati, in un’ottica temporale di medio lungo termine. Le partecipazioni sono finalizzate, attraverso il contributo congiunto di know-how non solo finanziario, allo sviluppo dell’impresa, all’aumento del suo valore e alla possibilità di realizzazione di un elevato guadagno di capitale (capital gain) in sede di dismissione. Finanzia spesso “idee”, cerca di individuare in anticipo i futuri trend di crescita a

livello settoriale e tecnologico, supporta iniziative innovative di business: sono queste le caratteristiche del Venture Capital, lo strumento finanziario per lo start up ed il consolidamento d’impresa che ancora non è utilizzato secondo le sue potenzialità, anche se, con 105 operazioni nel periodo 2007-2009, l’Emilia-Romagna è al secondo posto in Italia subito dopo la Lombardia. Dei 105 interventi realizzati in Emilia-Romagna, che corrispondono ad un ammontare pari a 1.972 milioni di Euro, quelli di start up per l’avvio di impresa sono stati 19 (il 18%). Sono que-

ste alcune delle indicazioni presentate nel convegno “Lo small business act e il venture capital come sostegno alla crescita delle piccole e medie imprese emiliano-romagnole” organizzato da Unioncamere Emilia-Romagna, in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico, per informare sulle iniziative messe in campo per facilitare l’accesso al credito delle PMI e favorire la conoscenza di strumenti finanziari complementari alle forme tradizionali di reperimento di capitali, come appunto il Venture Capital. Per la crescita delle PMI, se-

condo Giuseppe Capuano, dirigente del Ministero dello Sviluppo Economico è necessaria una strategia che ha definito “a tenaglia” con “la creazione di una rete di equity angels per favorire la diffusione del capitale di rischio presso le piccole aziende che, pur di dimensioni ridotte, affrontano i mercati con politiche tipiche delle medie imprese; supportare azioni di microcredito; riformare gli incentivi alle imprese ed infine migliorare l’informazione per la diffusione del mediocredito e del venture capital”. Si rammenta che i venture capitalist operano tipicamen-

te con imprese che si devono ancora costituire (finanziamento dell’avvio, start-up financing), oppure che si sono costituite da poco e sono alla ricerca di capitali per consolidare ed espandere il proprio business (finanziamento della prima fase di sviluppo, seed capital & early-stage). L’impresa tipo da coinvolgere è un’impresa, evidentemente non quotata, anche non ancora costituita e con elevato potenziale di sviluppo in termini di nuovi prodotti e servizi, nuove tecnologie, nuove concezioni di mercato ed elevate capacità manageriali e di “visione”.


FORMAZIONE

9

Rea l i z z a to d a Cisita Parma

“Piattaforme per l’Innovazione”: un progetto a sostegno della crescita e dello sviluppo aziendale Consulenza ed affiancamento per 10 PMI della provincia di Parma Con il progetto “Piattaforme per l’Innovazione” realizzato da Cisita Parma - ente di formazione dell’Unione Parmense degli Industriali - è stata data la possibilità ad un gruppo di aziende parmensi di svolgere azioni a sostegno della crescita e dello sviluppo aziendale, nonché di migliorare la propria competitività intervenendo con esperti nell’ambito del loro processo produttivo. “Si è trattata di un’iniziativa del tutto nuova – ci spiega Elisabetta Zini, direttore di Cisita Parma – che trae le proprie motivazioni nella volontà di attivare una serie di strumenti ed interventi destinati agli imprenditori ed alle imprese stesse, finalizzati ad innovare i processi e i prodotti e a diagnosticare le competenze dei lavoratori necessarie per attuare e implementare i cambiamenti organizzativi necessari. Proprio perché incentrato sulla promozione di azioni utili a sostenere la competitività e le sfide del mercato, il progetto ha aiutato a ridurre,

in questo periodo di incertezze, gli impatti della crisi sul nostro territorio. L’intervento ha preso le mosse da una chiamata di progetti aziendali, in risposta ad un bando pubblico cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo per la fornitura di servizi di varia natura. Sono arrivate 13 proposte progettuali, per altrettante idee d’innovazione presentate da aziende che fanno parte dei settori caratteristici dell’economia locale, principalmente del settore meccanico ed alimentare, di dimensioni che variano dai 14 agli 85 addetti. Sono stati selezionati 10 progetti aziendali che hanno usufruito dei servizi previsti all’interno di Piattaforme per l’Innovazione. Le aziende selezionate – continua Elisabetta Zini – hanno usufruito di un ventaglio di servizi di accompagnamento durante i quali hanno dato attuazione e sviluppo all’idea di innovazione presentata: innovazioni organizzative, di politiche commerciali e di marketing, di implementazione del con-

trollo di gestione, etc. In particolare, l’azione di supporto messa a disposizione da “Piattaforme per l’innovazione” è consistita nei seguenti interventi: 1. una consulenza in azienda, personalizzata e gratuita per l’impresa, di 80 ore da parte di una figura specializzata in processi di innovazione, il cui compito è stato quello di indirizzare e supportare l’attuazione dell’idea di innovazione presentata dall’azienda; 2. definizione di un “business

plan” coerente con l’idea di innovazione e supporto alla sua attuazione da parte del consulente; 3. identificazione dei fabbisogni formativi connessi all’attuazione del progetto d’innovazione e progettazione di interventi formativi coerenti con i fabbisogni identificati. 4. erogazione delle attività di formazione. I consulenti esperti in tema di processi di innovazione sono stati individuati attraverso un avviso pubblico e selezio-

nati sulla base delle proprie competenze specialistiche e delle esperienze maturate nel campo della consulenza aziendale, relativamente agli ambiti di interesse delle aziende. Il progetto – conclude Elisabetta Zini – è stato seguito da un Comitato di Tecnico del quale hanno fatto parte oltre al nostro Ente, la Provincia di Parma e Parmatecinova e da un Comitato di pilotaggio composto dalle Associazioni di categoria del mondo industriale ed artigianale e dalla Camera di Commercio”. Le aziende coinvolte nel Progetto sono state: A Due di Squeri Donato & C. Srl, Cav. Umberto Boschi SpA, Tre Stelle SpA., F.lli Tanzi SpA, Callegari SpA, Eli SpA, Gamma Pack SpA, Mate Srl, Rettifiche Meccaniche Tirelli Srl, Rubinetteria Parmense di Santini Sergio & C. e Stem Srl”.


10

TECNOLOGIA

Emisfera Sistemi realizza sistemi evoluti di sicurezza e videosorveglianza, basati su tecnologie wireless

Come controllare aree urbane, edifici ed aziende Voce, video e dati sempre a “portata di mano” di Chiara Caselli

Tecnologia ed innovazione: un binomio vincente che da sempre accompagna il settore delle telecomunicazioni. Solo le imprese che hanno voglia di cavalcare i cambiamenti, che credono fortemente nella ricerca e nello sviluppo di nuovi prodotti possono restare competitivi in un mercato in continua evoluzione. Ne parliamo con Matteo Reverberi, direttore Divisione Sicurezza di Emisfera Sistemi (www.emisfera.com). “L’innovazione rappresenta il nostro punto di forza, un know-how prezioso che ci ha fatto diventare, nel tempo, un punto di riferimento importante a livello nazionale. Emisfera Sistemi realizza infrastrutture radio e sistemi evoluti di telecomunicazione locali (WLAN) e geografici (WWAN) per il trasporto di voce, video, dati, al fine di soddisfare la crescente necessità di trasmissioni e comunicazione ad alta capacità (broad band) di imprese, enti e pubbliche amministrazioni. Le tecnologie wireless da noi utilizzate, sia radio che otti-

Particolare attenzione è rivolta alle reti di trasporto video digitale, utilizzate nei sistemi di videosorveglianza o telecontrollo sia di aree urbane che del territorio

che, consentono molteplici applicazioni – continua Reverberi. Particolare attenzione è rivolta alle reti di trasporto video digitale, utilizzate ad esempio nei sistemi di video sorveglianza o telecontrollo sia di aree urbane che per il controllo del territorio (campi fotovoltaici, parchi, riserve, bacini idrici ecc.), anche rivolti alla prevenzione di eventi eccezionali (incendi, alluvioni, dissesti idrogeologici, ecc.)”. Quali elementi vi differenziano dalla concorrenza? “Siamo una delle poche aziende in grado di integrare

le tecnologie offerte dalle telecomunicazioni alla sicurezza e alla videosorveglianza. Grazie ad un team di tecnici ed ingegneri professionisti, siamo in grado di progettare e realizzare sistemi ed impianti personalizzati di videosorveglianza superando anche i più classici limiti territoriali, come accade ad esempio in zone non raggiunte dagli operatori di telefonia fissa e mobile. I nostri impianti permettono il videocontrollo sia di aree ristrette (ad esempio di un edificio) e di aree territoriali più o meno vaste (è il caso della videosorveglianza cittadina). Il sistema di videosorveglianza può inoltre essere utilizzato, in abbinamento a funzioni di analisi intelligente del video, per segnalare anomalie all'interno dell'area che il sistema sorveglia, quali l'abbandono di oggetti e il superamento di linee di soglia da parte di persone, mezzi ed oggetti”. Ci può descrivere brevemente alcuni interventi realizzati? “Per il comune di Pieve di Coriano (MN) abbiamo proget-

Matteo Reverberi, direttore Divisione Sicurezza di Emisferi Sistemi

tato un impianto di videosorveglianza cittadina basato su un’infrastruttura wireless di trasporto di tipo geografico e proprietario. Grazie alle più avanzate tecnologie di ripresa digitale da esterno, sia fissa che mobile, e a sistemi di telecomunicazioni wireless i costi per la realizzazione di “reti cittadine per la sicurezza” si sono notevolmente ridotti, garantendo altresì tempi rapidi di implementazione. I server sempre più capienti ed i software di gestione dei

flussi video centralizzati permettono oggi di visualizzare in tempo reale e di registrare una notevole quantità di immagini e di formazioni aumentando l’efficienza degli impianti e dunque la sicurezza dell’area oggetto dell’intervento. Altri importanti interventi sono stati realizzati per Jesi, Casalecchio di Reno (BO) e il Comune di Rimini, per il quale è stato eseguito recentemente un importante intervento di ulteriore ampliamento del sistema. E’ nostro obiettivo – conclude Reverberi – adattare queste tecnologie alle aziende del territorio, puntando sull’analisi del valore e sulle garanzia di performance”.

Le tecnologie wireless sia radio che ottiche, consentono molteplici applicazioni nella realizzazione di reti per la sicurezza


CONSULENZA

11

Un s e r v i z i o i nnovativo proposto d a L C l e a n C o n s u l ti n g

Outsourcing della Supply Chain Lorenzo Compagnoni: le PMI possono ridurre i costi logistici Il MIT (Massachusetts Institute of Technology) definisce il Supply Chain Management (SCM) come un approccio integrato, orientato al processo per l'approvvigionamento, la produzione e la consegna di prodotti e servizi ai clienti. Il SCM gestisce le relazioni con i sub-fornitori, i fornitori, le operazioni interne, gli intermediari, i distributori, il cliente finale e comprende la gestione delle materie/semilavorati/prodotti finiti e dei flussi di informazione ed economici. L’area della Supply Chain spazia quindi dall’analisi della domanda alla consegna del prodotto finito al cliente attraversando le aree di approvvigionamenti, programmazione, gestione della produzione e distribuzione. In tale contesto, LC Lean Consulting - società di Consulenza di Direzione Aziendale operante nel

Manufacturing e nei Servizi (www.lcleanconsulting.eu) all’interno della sua divisione di “logistica Integrata” ha aperto un nuovo canale operativo di “Outsourcing della Supply Chain”. Chiediamo al titolare, l’ing. Lorenzo Compagnoni, di spiegarci di che cosa si tratta e come può essere utile tale servizio alle imprese. “Le attività di Supply Chain Management – afferma Lorenzo Compagnoni – richiedono professionalità specifiche e le PMI, pur comprendendo l’importanza di queste tecniche organizzative, le affrontano in modo parziale e non efficace. La formula che noi proponiamo è particolarmente vantaggiosa perché dove si presentano carenze di personale e/o professionali, nei settori individuati, il nostro staff si integra con la struttura

dell’azienda ed in alcuni casi possiamo anche sopperire a carenze strutturali di sistemi informatici. LC Lean Consulting esce dalla consulenza tradizionale e si cala nella realtà aziendale integrandosi con le strutture operative dell’azienda formulando un servizio integrato di outsourcing delle attività:

Budget (Vendite, Acquisti, Produzione, Costi industriali), Ricerca e selezione dei fornitori, Pianificazione della produzione, Logistica dei materiali interni e Logistica dei prodotti finiti. Il nostro intervento si pone come obiettivi primari la riduzione delle scorte, la riduzione dei costi, dei tempi di consegna e

dei costi logistici. Le attività di “Outsourcing della Supply Chain” si svolgono in parte presso i nostri uffici di Carpi (Modena) e in parte direttamente presso le aziende che utilizzano i servizi e con il diretto coinvolgimento nella gestione del loro personale. L’Outsourcing della Supply Chain è uno strumento formidabile a disposizione delle PMI, perché mette loro a disposizione strumenti, professionalità, conoscenze che attualmente sono disponibili esclusivamente per le grandi aziende. Ricordo da ultimo – conclude Compagnoni – che il servizio rappresenta un costo variabile per l’azienda strettamente legato all’andamento del mercato delle vendite e degli acquisti ed è uno strumento che si usa solamente nei periodi e nelle fasi d’interesse e nel resto del periodo i costi si azzerano”.

Pub b l i c a t a recentemente dall’As s o c i a z i o n e I ta l i a n a T r a d u tto r i e d I n te r p r e ti

Una guida per l’acquisto dei servizi di traduzione Uno strumento per scegliere il giusto fornitore L’Associazione Italiana Traduttori ed Interpreti ha recentemente pubblicato una “Guida all’acquisto dei servizi di traduzione”, un vademecum a disposizione delle imprese committenti per distinguere le diverse tipologie di traduzione e soprattutto comprendere l’importanza di collaborare con professionisti del settore. Ne parliamo con Fabrice Lanfrey, responsabile Marketing della CITI Traduzioni (www.cititraduzioni.it). “La Guida rappresenta uno strumento molto utile per orientarsi in questo mercato. Nella maggioranza dei casi il cliente ha come unico criterio di valutazione il prezzo. È lecito sapere prima quanto costerà la traduzione – spiega Lanfrey – ma in realtà i costi per questo servizio possono variare moltissimo. È bene anche sapere che, mentre una tariffa elevata non garantisce necessariamente una traduzione di alta qualità, al di sotto di un determinato livello di prezzo è molto improbabile ricevere un testo che faccia onore all’azienda e ai suoi

prodotti. Non aspettatevi che un traduttore pagato poco più di una baby-sitter sia in grado di aiutare la vostra azienda ad ottenere sul mercato internazionale l’attenzione che merita. Bisogna essere realisti! Quando scegliete un fornitore, calcolate quanto tempo avete impiegato a sviluppare il prodotto o il servizio che desiderate promuovere all’estero. Se non potete permettervi un traduttore professionista che lo valorizzi, forse non siete ancora pronti per il mercato internazionale”. Come scegliere un buon traduttore o una buona agenzia di traduzioni? "Nel nostro caso, CITI è un'agenzia di traduzioni con traduttori soci interni e traduttori esterni, che offre da sempre servizi di traduzioni specializzate e in tutte lingue richieste dai nostri clienti. Gli studi che offrono servizi professionali di traduzione possono apparire a prima vista più costosi, ma in alcuni casi possono offrire utili prestazioni aggiuntive (selezione del traduttore, gestione del

progetto, controllo della qualità, conversione dei file, veste grafica uniforme dei progetti multilingue, ecc.) che vi aiutano a risparmiare tempo e denaro, come giustamente recita la Guida. CITI ha selezionato e continua a selezionare i suoi traduttori e di interpreti con rigore e serietà: non tanto in base alla tariffa, ma soprattutto in base alla professionalità, agli studi e all'esperienza. Il controllo è poi parte integrante del lavoro del traduttore, nulla deve essere lasciato al caso”. Quanto è importante collaborare con un traduttore esperto? “Anche in questo caso la Guida all'acquisto è molto utile. Più il testo è tecnico, più è importante che il traduttore conosca a fondo l’argomento. Se chiedete a cinque persone diverse che parlano la stessa lingua di descrivere un prodotto partendo da una serie di informazioni, riceverete cinque testi diversi, più o meno chiari e scorrevoli. Probabilmente sarà chi conosce l’argomento a produrre i testi migliori. Lo

stesso vale per la traduzione. I risultati più soddisfacenti nascono da rapporti di collaborazione consolidati tra il cliente e il traduttore o il team di traduttori. L’efficacia del testo prodotto è direttamente proporzionale alla durata del rapporto di collaborazione e alla conoscenza della filosofia, della strategia e dei prodotti della vostra azienda da parte del traduttore”. In sostanza cosa consiglia agli imprenditori? “Resistere alla tentazione di “fare da sé”! – afferma Lanfrey. Scrivere e parlare sono due cose diverse. La padronanza della lingua parlata non garantisce uno stile di scrittura altrettanto apprezzabile. Anche se utilizzate comunemente il francese,

l’inglese o lo spagnolo per lavoro e trascorrete lunghi periodi all’estero, nel 99% dei casi le frasi che cercherete di mettere per iscritto suoneranno subito “straniere”. È un problema? Può non esserlo quando (1) il fattore di vendita più importante è il prezzo (i clienti che guardano soprattutto al prezzo si accontentano di capire il minimo indispensabile) oppure (2) se desiderate che il vostro testo abbia un gusto “esotico”. Se al contrario tenete alla vostra immagine internazionale, probabilmente otterrete risultati più soddisfacenti con un approccio meno etnico. In molti paesi l’uso maldestro o sciatto della lingua locale non risulta affatto divertente, ma anzi offensivo”.


12

CONSULENZA

Con i l Nu o v o Regolamento ISVAP s u g l i O b b l i g h i d i i n f o r m a z i o n e e p u b b l i c i t à

Maggiore trasparenza e chiarezza per i contratti assicurativi Roberto Garulli illustra le novità contenute nel provvedimento Il 1° Dicembre 2010 è entrato ufficialmente in vigore il nuovo regolamento ISVAP (Istituto per la Vigilanza delle Assicurazioni Private e di Interesse Collettivo) n. 35 sulla “Disciplina degli obblighi di informazione e della pubblicità dei prodotti assicurativi”. Chiediamo a Roberto Garulli, presidente dello Studio Garulli Insurance Broker (tel. 0521227511) di spiegarci le principali novità della normativa. “Il regolamento – spiega Garulli – costituisce attuazione dell'art. 185 del Codice delle

Assicurazioni comma 3 che sancisce: “L'ISVAP disciplina con Regolamento il contenuto e lo schema della nota informativa in modo tale che siano previste, oltre alle indicazioni relative all'impresa, le informazioni sul contratto con particolare riguardo alle garanzie e alle obbligazioni assunte all'impresa, alle nullità, alle decadenze, alle esclusioni e alle limitazioni della garanzia applicabile ed ai termini di prescrizione dei diritti, alla procedura da seguire in caso di reclamo e all'organismo o all'autorità eventualmen-

te competente. L'obiettivo principale del nuovo regolamento – continua Garulli – è rafforzare la trasparenza e la chiarezza dei contratti assicurativi e la protezione degli assicurati. Questo comporta l'introduzione di una serie di obblighi informativi da parte delle Compagnie di Assicurazione. Il Regolamento, nello specifico, introduce l'obbligo da parte delle imprese di assicurazione di corredare le polizze assicurative del ramo danni (analogamente a quelle del ramo vita) di un Fascicolo Informativo, costituito da una

Nota informativa, diversificata in base alla tipologia di contratto (infortuni, malattia, RCA, etc.), da un Glossario, ovvero la descrizione dei principali termini contenuti nel contratto a cui fa riferimento il fascicolo informativo e dalle Condizioni di assicurazione. La nota informativa deve contenere una serie di informazioni sulla Compagnia Assicurativa, sia come struttura, responsabilità assunte, riferimenti relativi alla ubicazione della stessa (indirizzo, recapiti telefonici, sito internet, etc.). Inoltre – precisa Garulli

– devono essere ben evidenziate le informazioni su tutta una serie di elementi quali: aggravamento e diminuzione del rischi, premi di polizza, rivalse, diritti di recesso, termini di prescrizione e decadenza, ecc.. La normativa – conclude Garulli – ha sicuramente sancito una maggior tutela del consumatore, agevolando la comparabilità dei diversi prodotti offerti dalle imprese di Assicurazione (tutti i fascicoli devono essere redatti sulla base degli schemi indicati dall'Organo di Vigilanza)”.

Dall a s c o r s a estate timidi segna l i d i r i p r e s a

Mercato del Lavoro: le figure professionali richieste dalle imprese Intervista a Paola Ligabue, esperta di ricerca e selezione Il mercato del lavoro è stato duramente colpito dalla crisi che affligge l’economia italiana da circa due anni. Il problema occupazionale riguarda sempre più non solo i giovani, ma anche le persone che hanno perso il lavoro. Ne parliamo con Paola Ligabue, esperta di ricerca e selezione che opera sul nostro territorio da molti anni. "Dal 1° Gennaio 2009 a Luglio 2010 – afferma Paola Ligabue – le richieste di nuovo personale sono drasticamente diminuite, poiché molte aziende stesse si sono trovate nella condizione di dover bloccare le assunzioni ed in certi casi costrette a licenziare il personale già assunto o attivare la procedure per la cassa integrazione o mobili-

tà. Dalla scorsa estate, però, abbiamo assistito a qualche timido segnale di ripresa, sebbene si sia ben lontani dai numeri registrati più di due anni fa” Quali le figure professionali maggiormente richieste e quali i requisiti che devono possedere? ”Un profilo particolarmente ricercato dalle imprese di ogni dimensione è l’Esperto commerciale dei mercati esteri. Con la globalizzazione dei mercati, tale figura ha un ruolo sempre più importante nelle aziende. A lui è affidato il compito della commercializzazione dei prodotti sui mercati esteri e deve quindi individuare potenziali clienti attraverso contatti diretti, visite a manifestazioni fieristi-

che, contatti con associazioni al fine di concludere trattative di vendita. Spesso le aziende hanno più persone con questo ruolo che seguono i vari mercati: si tratta degli “Area Manager”. E’ una figura di non facile reperimento perché oltre ad un’ottima conoscenza delle lingue, deve avere un’ottima capacità di organizzazione e pianificazione del lavoro, una conoscenza del diritto commerciale internazionale, una spiccata abili-

tà negoziale e non da ultimo una disponibilità a lavorare lontano dall’Italia per oltre il 50% del tempo. Una figura professionale “classica”, che però con sistematicità è ricercata da imprese e Studi Commercialisti, è l'Addetto alla contabilità generale. Il ruolo di questa figura si differenzia notevolmente a seconda della dimensione aziendale e se opera in Studi professionali. Ovviamente si tratta di una figura tipicamente amministrativa che in autonomia od interfacciandosi con uno Studio professionale si occupa della contabilità e degli adempimenti connessi, della fatturazione, dei rapporti con gli istituti di credito, dei flussi di cassa ecc. Da ultimo vorrei soffermarmi sull’Assistente

di direzione, una figura che assiste un imprenditore, un dirigente od un responsabile di funzione nello svolgimento delle sue attività. L’assistente di direzione, che ha compiti prevalentemente organizzativi, sempre più oltre a gestire l’agenda, le telefonate e la corrispondenza, a Lei il manager delega la realizzazione operativa di progetti. In particolare l’attività di “manager assistant” consiste nel facilitare il flusso di informazioni e velocizzare i processi operativi. Si tratta di un ruolo svolto principalmente dalle donne. Per svolgere questo lavoro occorrono spiccate attitudini ai rapporti interpersonali, diplomazia, capacità di risolvere problemi operativi e saper lavorare in autonomia”.


COMUNICAZIONE

13

Dal 9 3 % d e gli italiani è ritenuto l o s t r u m e n to p i ù e f f i c a c e p e r c e r c a r e i n f o r m a z i o n i

Motori di ricerca e visibilità sul web Molte aziende perdono una facile opportunità di sviluppo del proprio business Secondo i dati di Audiweb. it, ad Ottobre 2010 in Italia ci sono state 36 milioni di persone connesse ad Internet, di cui circa 25 milioni attive, ovvero che hanno utilizzato il mezzo almeno una volta in un mese. Numeri, tra l'altro, sempre in crescita nel corso degli ultimi anni. Gli strumenti più utilizzati su Internet sono le e-mail, i motori di ricerca e i social network (primo tra tutti Facebook). In tale contesto, la visibilità sui motori di ricerca è per molte aziende un fattore sempre più importante per lo sviluppo del proprio business. Ne parliamo con un esperto: il dott. Luca Bove di IM Evolution, azienda specializzata nel web marketing. “Per comprendere l’importanza di questo argomento – afferma Bove – basta leggere i dati della ricerca “Gli italiani ed i motori di ricerca” di SEMS ed OTO (www.sems.it/ricerche.htm). Si scoprirà che il 93% degli italiani online ritiene i motori di ricerca lo strumento più efficace per cercare in-

Essere visibili, in maniera efficace, nei motori di ricerca è ormai fondamentale per qualsiasi business, sia che si vendano prodotti o servizi sia che si operi in ambito B2B o B2C

formazioni, prodotti e servizi; l'89% utilizza quotidianamente i motori di ricerca; l'87% li utilizza quasi sempre per trovare informazioni decisive per un acquisto, indipendentemente dal valore di ciò che vuole acquistare; l'88% di questi, in una o più occasioni, ha scelto cosa acquistare proprio sulla base delle informazioni trovate con i motori di ricerca. Da questi pochi dati si evince – continua Bove – come

Luca Bove di IM Evolution

l'essere visibili in maniera efficace nei motori di ricerca sia ormai fondamentale per qualsiasi business, sia che si vendano prodotti o servizi sia che si operi in ambito B2B o B2C. Oltretutto i motori di ricerca vengono usati spesso per approfondire quanto letto in un giornale o in una rivista

(il 61%), o quanto visto in TV (il 52%), o sentito alla radio (il 36%) o consigliato da altre persone (il 48%). E cosa succede se una persona cerca il nome dell’azienda (o del brand o del prodotto) e il sito non c’è? Oppure non appare nella prima pagina di Google? O appare solo dopo i siti di concorrenti? Spesso è un’opportunità di business sprecata! Ma non solo è anche sinonimo di scarsa attenzione verso il web e la potenziale clientela. Aggiungo – continua Bove – che il posizionamento da solo non è sufficiente. Quando finalmente le persone arrivano sul sito, occorre chiedersi se l'offerta è compresa in pieno o se vengono compiute le azioni desiderate (ad esempio scaricare la brochure, chiedere informazioni su di un prodotto o servizio, effettuare transazioni d'acquisto, prendere appuntamento con un addetto commerciale, inviare un Curriculum vitae, ecc.). Raggiungere un buon posizionamento nei risultati di ricerca, per determinate parole

chiave, oggi è quindi sempre più indispensabile per le imprese. Per fare questo occorre applicare tecniche complesse ed in continua evoluzione. Questa complessità – conclude Bove – ha portato alla nascita di aziende specializzate che si occupano solo di posizionamento dei siti internet. Spesso erroneamente si ritiene scontato che chi realizza siti web abbia anche competenze in questo ambito”.

Chi realizza siti web non sempre ha le competenze specifiche per il corretto posizionamento sui principali motori di ricerca



NETWORKING

15

Com e o r i e n t arsi in un mercato a l ta m e n t e c o m p e ti ti v o

Telecomunicazioni: solo le imprese autorizzate dal ministero possono installare impianti di fonia e dati Beggi (ZS Sistemi): l’azienda committente rischia pesanti sanzioni amministrative e penali di Chiara Caselli

Il mondo delle telecomunicazioni è in continua evoluzione. Grazie all’utilizzo delle più moderne tecnologie, le imprese possono oggi comunicare in tempo reale con clienti e fornitori sparsi in tutto il mondo. Parole come voip, wireless, lan, internet ed intranet sono ormai entrate nel nostro linguaggio quotidiano, rappresentando un indubbio vantaggio per l’efficienza delle comunicazioni e la riduzione dei costi aziendali. L’evoluzione delle telecomunicazioni è andata di pari passo ad un intensa attività normativa per regolamentare il settore. Da ultimo, lo scorso 15 dicembre è entrato in vigore il decreto legislativo n. 198/2010 “Attuazione della direttiva 2008/63/CE relativa alla concorrenza sui mercati delle apparecchiature terminali di telecomunicazioni”, con l’obiettivo di adeguare la normativa nazionale ai rigidi standard europei. Attualmente però il sistema nazionale è ancora regolamentato dal decreto ministeriale n.

Domenico Beggi, responsabile commerciale di ZS Sistemi (www.zssistemi.it)

314/1992 “Regolamento recante disposizioni di attuazione della Legge 109/91 - Nuove Disposizioni in materia di allacciamenti e collaudi degli impianti di telecomunicazioni”. E’ importante ricordare che se un’azienda deve realizzare un impianto di telefonia o di telematica deve affidarsi ad un partner competente, in possesso di un’autorizzazione ministeriale e dunque di specifici requisiti stabiliti per legge. Un elemento indispensabile per non incorrere in sanzioni amministrative e penali. Approfondiamo l’argomento

con un esperto, Domenico Beggi di ZS Sistemi, azienda specializzata nell’installazione di impianti di telefonia e networking. Il settore delle telecomunicazioni è purtroppo soggetto ad una concorrenza “sfrenata”: elettricisti, imprese di informatica e software, tanto per citarne alcuni, si improvvisano installatori di reti cablate e centrali telefoniche senza avere le giuste competenze. Queste realtà – spiega Beggi – possono fornire solo una certificazione tecnica dei prodotti installati ma non possono rilasciare il modello mini-

steriale di collaudo e una copia del progetto per la conformità dell’impianto, come stabilito dalla normativa vigente. ZS Sistemi ha invece ottenuto l’Autorizzazione Ministeriale ad operare nell’installazione, allacciamento, collaudo e manutenzione di apparecchiature terminali, reti di fonia e dati”. Quali criteri deve possedere un’azienda per ottenere l’accreditamento dal Ministero? “L’impresa interessata, per ottenere l’autorizzazione, deve dimostrare di possedere alcuni requisiti di idoneità, come la presenza di uno staff tecnico di installatori e manutentori preparati e qualificati per la progettazione, la direzione e l’esecuzione dei lavori, la predisposizione di un’apposita strumentazione di base e di un idoneo magazzino che possa contenere le varie apparecchiature di telecomunicazioni, le attrezzature di cantiere e di squadra”. In che tipo di sanzioni possono incorrere le aziende che non si affidano ad imprese competenti?

“Questa è la vera nota dolente – precisa Beggi – perché la maggior parte delle aziende private ed enti pubblici non sanno di poter incorrere in pesanti sanzioni. La legge precisa infatti che la responsabilità del corretto affido dei lavori è sempre del committente e non dell’impresa appaltatrice: per il datore di lavoro dell’azienda committente si parla addirittura di arresto da 2 a 4 mesi e di un’ammenda da 1.000 a 4.800 euro”. Che tipo di supporto fornite alle aziende? “Forniamo servizi di consulenza, progettazione, installazione, manutenzione ed assistenza tecnica per sistemi di telecomunicazione fissa e mobile, reti cablate e strutturate per trasmissione dati ed apparati per networking, di alcuni tra i più affermati vendors di prodotti e servizi per TLC (Telecomunicazioni) e ICT (Information and Communication Technology). In una parola siamo “Integratori di sistemi” o all’inglese “System Integrator”.


16

MANUALISTICA

E’ i m p o rt a n t e affidarsi a partne r q u a l i f i c a ti p e r l a r e d a z i o n e

Sicurezza: i manuali d’uso sono un importante strumento di prevenzione Il produttore deve fornire, per legge, una documentazione precisa, chiara ed esauriente Dal "5° Rapporto sull'attività di sorveglianza del mercato svolta per i prodotti che rientrano nel campo di applicazione della Direttiva 98/37/ CE" presentato dall'ISPESL (Istituto Superiore per la Prevenzione e Salute sul Lavoro), a seguito di numerosi accertamenti tecnici svolti dal 1996 al 2008, emergono dati poco rassicuranti riguardo alla conformità delle macchine ai Requisiti Essenziali di Sicurezza (RES) previsti dalla nuova Direttiva Macchine 2006/42/CE, entrata in vigore ad inizio 2010. Moltissimi macchinari non sono conformi alla certificazione CE perché non dotati di un manuale di istruzioni chiaro e di apposite marcature e segnalazioni sul corpo della macchina. E l’assenza di un’adeguata manualistica d’uso e manutenzione espone pertanto il lavoratore al rischio di operare in modo scorretto e pericoloso. Ne parliamo con un esperto, Gianni Guidetti, titolare di Desintec, storica azienda reggiana che opera nel settore della manualistica tecnica,

partner qualificato di importanti imprese del territorio. “La redazione di un buon manuale ha importanti ripercussioni sui lavoratori. E’ uno dei più importanti strumenti di prevenzione che l’azienda produttrice di macchinari e dispositivi deve predisporre per comunicare con professionisti e tecnici specializzati. Una documentazione tecnica precisa, chiara, attenta a focalizzare anche il più piccolo particolare diventa sinonimo di professionalità ed esperienza nella progettazione e costruzione della macchina. La manualistica tecnica non può essere improvvisata – continua Guidetti. “Che sia un manuale di istruzioni, di uso e manutenzione, di officina o semplicemente un manuale ricambi, la redazione di un documento del genere non nasce semplicemente dalla competenza tecnica: il contenuto deve essere integrato in una forma che ne faciliti la comprensione e la memorizzazione da parte dell’utilizzatore finale. Esistono, infatti, collaudate strategie per la costruzione

di testi, illustrazioni, percorsi concettuali che solo personale esperto è in grado di strutturare. Il risultato finale sarà senza dubbio un’ottima vetrina per l’azienda, che sarà giudicata dal mondo esterno come una realtà attenta alla sicurezza del prodotto - per minimizzare i rischi derivanti dal suo utilizzo - e alla qualità dei materiali impiegati”. Come cercate di diversificare la vostra offerta di servizi? Quale supporto fornite alle aziende? “Siamo in grado di gestire totalmente i manuali d’uso e manutenzione in tutte le loro fasi progettuali, descrittive e realizzative. Possiamo far fronte a qualsiasi richiesta di disegno o illustrazione tecnica nel campo della ricambistica, impiegando per ciascuna delle sue realizzazioni le più moderne tecnologie hardware e software, in ambiente Mac e Windows. Grazie ad un potenziamento della nostra “technical division”, siamo in grado di far fronte alla grande richiesta di disegni illustrativi ed esplicativi per il mercato estero.

Con l’utilizzo delle più moderne tecnologie e della multimedialità – conclude Guidetti – l’azienda si è specializzata anche in ambito 3D, offrendo un vasto portfolio di servizi, quali la conver-

sione tridimensionale dello storico cartaceo dell’azienda e la creazione di rendering di prodotto al fine di ottenere un valido riscontro di quanto progettato prima della sua realizzazione fisica”.


MEDICINA DEL LAVORO

17

Il te m a è s tato affrontato nell’a m b i to d i u n C o n v e g n o o r g a n i z z a to d a l L a b o r a to r i o T e s t

Per chi svolge “mansioni a rischio” obbligo di accertamento periodico di assenza di tossicodipendenza e monitoraggio di abuso alcolico Sono soggetti al controllo anche gli autisti, i carrellisti e chi conduce muletti I lavoratori addetti a mansioni che comportano particolari rischi per la sicurezza, l’incolumità e la salute di terzi sono soggetti periodicamente ad accertamenti sanitari volti ad accertare l’assenza di tossicodipendenza o di assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope. E’ quanto stabilito dall’Intesa Stato/Regioni (Provvedimento n. 99/CU del 30/10/2007) e dell’Accordo Stato/Regioni (rep. atti n. 178 del 18 settembre 2008) recepito dalla Regione Emilia Romagna con delibera n. 170 del 23 febbraio 2009. Le mansioni soggette a controllo sono specificate nell’allegato del provvedimento. Tra queste le più comuni sono: i conducenti di veicoli stradali per i quali è richiesto il possesso della patente di guida categoria C, D, E, i conducenti per i quali è richiesto il certificato di abilitazione professionale e tutti coloro che svolgono attività di movimentazione terra e merci (carrellisti, mulettisti, ecc). E’ obbligo del datore di la-

voro comunicare al Medico Competente i nominativi dei lavoratori impegnati in dette mansioni. Su questo importante tema il Laboratorio Test di Modena - azienda con una pluriennale esperienza nel campo della medicina del lavoro, dell’igiene ambientale e della valutazione dei rischi - ha organizzato, in collaborazione con l’ANMA (Associazione Nazionale Medici d’Azienda e competenti) un Convegno Nazionale dal titolo “Le dipendenze da alcol e sostanze stupefacenti nel mondo del lavoro”. L’iniziativa ha avuto il patrocinio dell’Università di Modena e Reggio Emilia, dell’Azienda Unità Sanitaria Locale di Modena e della Provincia di Modena. Al convegno hanno dato il loro contributo scientifico importanti rappresentanti delle Istituzioni Nazionali e Locali, quali il Dipartimento delle Politiche Antidroga, l’Istituto Superiore di Sanità ed esperti di Aziende Sanitarie di diverse regioni italiane.

Nell’ambito del Convegno sono stati presentati i risultati di indagini svolte sia a livello nazionale (relazione del Prof. Serpelloni del Dipartimento Politiche Antidroga e Dott. Origlia Segretario Regionale dell’ANMA) che locale ( relazione della Dott.ssa Verri del Laboratorio Test) relative all’applicazione della normativa vigente. Dai dati, sostanzialmente concordanti sia per quanto riguarda la percentuale di positività nei soggetti esaminati sia per la tipologia di sostanze stupefacenti assunte, è emerso che la frequenza dei soggetti positivi agli accertamenti tossicologici analitici di primo livello (confermati in gas massa) è compresa nell’intervallo tra 1 e 2%; le sostanze più frequentemente rilevate sono per i due terzi rappresentati da cannabinoidi (oltre 65%) seguiti da cocaina (12-19%) e oppiacei (8-15%) con i rispettivi metaboliti. Nel convegno è stata altresì affrontata la tematica relativa al consumo di alcol nei

lavoratori con mansioni che comportano un elevato rischio di infortuni sul lavoro e rischi per la sicurezza, l’incolumità o la salute di terzi. In tale sede è stato analizzato criticamente l’utilizzo di marcatori biologici specifici per valutare il consumo di alcol, quali la transferrina carboidrato carente (CDT) misurata nel siero e l’etil glucuronide (EtG) determinato in matrice urinaria. Attualmente le istituzioni preposte stanno infatti procedendo alla revisione della normativa vigente affinchè

vi sia un riallineamento tra le classi di lavoratori da sottoporre ad accertamenti per abuso alcolico e per accertare l’ assenza di tossicodipendenza o di assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope. Al termine della giornata si è svolta una tavola rotonda in cui sono state confrontate le opinioni degli enti preposti alla tutela della salute pubblica e le Associazioni di categoria che operano nel settore dei trasporti al fine di individuare azioni correttive per ottimizzare le procedure attualmente in essere.


18

ambiente

Gra z i e a l l e a gevolazioni del nuo v o C o n t o E n e r g i a 2 0 1 1 - 2 0 1 3

Smantellare le coperture in amianto è vantaggioso Perché realizzare un intervento integrato con il fotovoltaico A distanza di 18 anni dalla legge 257 del 1992 che ha messo al bando l’amianto in Italia, l’attività di bonifica e smaltimento è stata svolta solamente in parte. Alcune stime parlano di 32 milioni di tonnellate di amianto presenti ancora sul territorio nazionale, ma considerano solo le “onduline” in cementoamianto. I numeri totali, quindi, potrebbero essere molto più elevati. Affrontiamo il problema con Andrea Ibatici, titolare di Ibatici Coperture srl, un’impresa impegnata da anni nel rifacimento di coperture e nello smaltimento dell’amianto. “Siamo ancora in ritardo –

afferma Ibatici – rispetto ai compiti di censimento, bonifica e smaltimento previsti dalla legge, con situazioni molto diverse tra Regione e Regione. Le imprese industriali, artigianali o agricole che ancora oggi hanno capannoni con coperture in amianto – continua Ibatici – dovrebbero intervenire al più presto, potendo usufruire delle agevolazioni del conto energia. Il nuovo Conto Energia 2011-2013, recentemente approvato, riduce le tariffe ma introduce una serie di premi per alcune categorie di impianti o per quelli installati in zone particolari. Tra le categorie premiate vi sono gli impianti costruiti

in sostituzione di coperture in eternit o amianto. Realizzare un intervento integrato con il quale, da un lato, si smantella e bonifica l’amianto e dall’altro si installa un impianto fotovoltaico è particolarmente vantaggioso. Permette, infatti, di effettuare un intervento di manutenzione dell’edificio sostituendo la copertura, re-

alizzare una nuova impermeabilizzazione, intervenire sulle grondaie ed installare un impianto fotovoltaico. Il tutto – fa presente Ibatici – beneficiando di agevolazioni e potendo ammortizzare con il conto energia i costi dell’intervento, che comunque avrei prima o poi dovuto effettuare. Senza dimenticare che l’intervento ha natura anche ambientale, in quanto elimina il rilascio nell’ambiente circostante delle fibre di amianto e consente poi di ottenere importanti risultati in termini di risparmio energetico grazie alla coibentazione con materiali termoisolanti e di produrre energia elettrica attra-

verso l’impianto fotovoltaico. Vorrei inoltre sottolineare – prosegue Ibatici – che sempre più frequentemente l’impianto fotovoltaico rappresenta anche un prezioso contributo al design dell’ edificio e realizza un connubio perfetto tra produzione di energia pulita ed aspetto estetico- architettonico. Da ultimo – conclude Ibatici – vorrei ricordare che la nostra azienda si è trasferita nella nuova sede di via Due Giugno n°13 a Fiorano Modenese (MO), dove ha predisposto un nuovo ufficio tecnico per fornire un adeguato servizio di consulenza per tutti i clienti che vorranno usufruire degli incentivi”.

San z i o n i a m ministrative e pena l i p e r c h i n o n r i s p e tt a i v a l o r i l i m i te

Scarichi idrici: cresce l’attenzione per la tutela della qualità delle acque Franco Menozzi (Hydrocontrol): le imprese ecosostenibili attuano sistemi di riciclo La direttiva comunitaria quadro in materia di acque (WFD 2000/60/CE) prevede che ogni stato o regione o “distretto idrografico” promuova le azioni necessarie per raggiungere o mantenere il “buono stato di qualità” delle acque superficiali o profonde entro l’anno 2015. Per dare attuazione alla direttiva quadro e alla legge italiana di recepimento (D.Lgs. 152 del 2006), gli scarichi idrici delle imprese devono essere controllati per verificare la conformità degli stessi ai limiti di emissioni previsti dal D.Lgs. 152/2006. Per tutelare la qualità delle acque si sono succeduti nel tempo diversi provvedimenti legislativi, l’ultimo dei quali è la legge 36/2010, che hanno previsto

sia Sanzioni Amministrative (fino a 30.000 Euro) sia sanzioni penali (arresto fino a due anni). Ne parliamo con Franco Menozzi, titolare di Hydrocontrol, azienda specializzata nella gestione delle risorse idriche. “Ricordo innanzitutto – afferma Menozzi – che tutti gli scarichi devono essere preventivamente autorizzati dall’autorità competente. Ogni azienda, in caso di controllo, deve mostrare le autorizzazioni ottenute e di aver svolto gli adempimenti ad esse collegate. Tutti gli scarichi sono disciplinati – precisa Menozzi – in funzione del rispetto degli obiettivi di qualità dei corpi idrici recettori e devono comunque rispettare i valori limite previsti dall’allegato 5 della parte terza del

D.Lgs. 152/2006. I valori limite sono indicati in tabelle differenziate a seconda della tipologia di scarico e del corpo recettore. Periodicamente gli scarichi idrici delle imprese devono essere verificati soprattutto se si modificano gli impianti o i cicli di produzione in quanto possono variare sostanze e valori. Evidenzio – continua Menozzi – che gli scarichi nel sottosuolo derivanti da qualsiasi attività industriale sono categoricamente vietati e che gli scarichi sul suolo sono di norma vietati. E’ permesso lo scarico al suolo di acque depurate provenienti da attività industriali qualora risulti impossibile o eccessivamente costoso scaricare in acque superficiali”.

Come potete essere utili alle imprese e quindi quali servizi offre Hydrocontrol? “La nostra azienda – risponde Menozzi – è in grado di svolgere un check up sulla gestione idrica dell’impresa. Iniziamo da una verifica della documentazione amministrativa (autorizzazioni, ecc.) per verificare la correttezza in caso di verifica ispettiva.

Inoltre in molti casi provvediamo ad un aggiornamento dei dati, in quanto la documentazione si riferisce ad attività produttive/impianti di diversi anni fa. Si rende quindi necessario intervenire per verificare la situazione attuale e proporre eventuali soluzioni per la depurazione degli scarichi. Nello scenario attuale e delle prospettive future sempre più orientato alla ecosostenibilità si fa strada la necessità di sistemi per un riciclo delle acque usate, ovviamente per utilizzi non domestici. Grazie alle nuove tecnologie – conclude Menozzi – realizziamo impianti in grado di ridurre il volume di acqua allo scarico e di favorire il loro riutilizzo in altri ambiti”.


ENERGIE RINNOVABILI

Cos ti tu i s c o n o una disciplina uni c a , v a l i d a s u tu tto i l te rr i to r i o n a z i o n a l e

Approvate le Linee Guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili Studio Alfa è in grado di assistere imprese e privati Lo scorso 4 ottobre è entrato in vigore il DM 10/09/2010 “Linee Guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili”(GU 18 settembre 2010, n.219), che regolamenta lo svolgimento del procedimento unico di cui all'articolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 per l'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio di impianti di produzione di elettricità da fonti rinnovabili. Ci spiega le novità l’Ing. Mauro Carretti, Presidente di Studio Alfa (www.studioalfa.it). “Le Linee Guida, approvate insieme con il Conto Energia 2011 – afferma Carretti – costituiscono una disciplina unica, valida su tutto il territorio nazionale e consentiranno finalmente di superare la frammentazione normativa del settore delle fonti rinnovabili. Il provvedimento prevede che le linee guida siano recepite dalle Regioni entro il 1° gennaio 2011, assicurando “il coordinamento tra il contenuto dei piani regionali di sviluppo energetico, di tutela ambientale e dei piani paesaggistici per l'equo e giusto contemperamento dei rilevanti interessi pubblici in questione, anche nell'ottica della semplificazione procedimentale e della certezza delle decisioni spettanti alle diverse amministrazioni coinvolte nella procedura autorizzatoria”. La costruzione, l’esercizio e la modifica degli impianti di produzione di energia elettri-

ca da fonti rinnovabili – spiega Carretti – richiede quindi un’autorizzazione, rilasciata dalla Regione o dalla Provincia delegata, che dovrà essere conforme alle normative in materia di tutela dell’ambiente, del paesaggio e del patrimonio storico artistico e costituirà, ove occorre, variante allo strumento urbanistico. Solo per gli impianti più piccoli, ovvero quelli con capacità di generazione inferiore alle soglie fissate dalla tabella A allegata al Dlgs 387/2003 (ad esempio, impianti fotovoltaici integrati negli edifici; impianti a biomassa fino a 50 kWe; minieolico; ecc.) è prevista una procedura semplificata. E’ sufficiente, infatti, la Denuncia di Inizio Attività (DIA) disciplinata dagli articoli 22 e 23 del Testo unico dell’edilizia (Dpr 380/2001). Per semplicità abbiamo realizzato una tabella (vedi a fianco) che mostra i casi degli interventi soggetti a procedure semplificate contenuta nel decreto sopraccitato. Tutti gli altri risultano quindi soggetti ad Autorizzazione Unica, che la Legge Regionale (Emilia Romagna) n.26 del 2004, ha demandato alle Province. Studio Alfa s.r.l. – conclude Carretti – è in grado di assistere imprese e privati per l’ottenimento delle autorizzazioni necessarie svolgendo tutti gli adempimenti richiesti quali: studi di impatto ambientale, valutazioni di incidenza ambientale, varianti urbanistiche, ecc”.

Fonte

Rif.

12.1

Fotovoltaica

Potenza

i. impianti aderenti o integrati nei tetti di edifici esistenti con la stessa inclinazione e lo stesso orientamento della falda e i cui componenti non modificano la sagoma degli edifici stessi; ii. la superficie dell'impianto non è superiore a quella del tetto su cui viene realizzato

gli interventi non ricadono nel campo di applicazione del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e s.m.i. recante Codice dei beni culturali e del paesaggio nei casi previsti dall'articolo 11, comma 3, del decreto legislativo 115/2008

-

Comunicazione

realizzati al di fuori della zona i. realizzati su edifici esistenti o sulle loro A) di cui al decreto del Mini0-200 kW stro per i lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444

Comunicazione

12.2

i. i moduli fotovoltaici sono collocati sugli edifici; ii. la superficie complessiva dei moduli fotovoltaici dell'impianto non sia superiore a quella del tetto dell'edificio sul quale i moduli sono collocati

nessuna

-

Dia

12.2

nessuna

nessuna

0-20 kW

Dia

operanti in assetto cogenerativo

nessuna

0-50 kW

Comunicazione

realizzati in edifici esistenti sempre che non alterino i volumi e le superfici, non comportino modifiche delle destinazioni di uso, non riguardino parti strutturali dell'edificio, non comportino aumento del numero delle unità immobiliari e non implichino incremento dei parametri urbanistici

nessuna

0-200 kW

Comunicazione

operanti in assetto cogenerativo

nessuna

50-1000 kW ovvero a 3000 kWt

Dia

alimentati da biomasse

nessuna

0-200 kW

Dia

alimentati da gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas

nessuna

0-250 kW

Dia

-

Comunicazione

Biomassa, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas 12.4

Idraulica e geotermica

Ulteriori condizioni

12.1 pertinenze;

12.3

Eolica

Modalità operative /di installazione

Regime urbanistico/ edilizio

Condizioni da rispettare

12.5

ii. gli interventi non ricadono nel campo di applicazione del i. installati sui tetti degli edifici esistenti decreto legislativo 22 gennaio di singoli generatori eolici con altezza 2004, n. 42 e s.m.i. recante complessiva non superiore a 1,5 metri e Codice dei beni culturali e del paesaggio, nei casi previsti diametro non superiore a 1 metro dall'articolo 11, comma 3, del decreto legislativo 115/2008

12.6

nessuna

nessuna

0-60 kW

Dia

12.7

impianti idroelettrici e geotermoelettrici realizzati in edifici esistenti, sempre che non alterino i volumi e le superfici, non comportino modifiche delle destinazioni di uso, non riguardino parti strutturali dell'edificio, non comportino aumento del numero delle unità immobiliari e non implichino incremento dei parametri urbanistici

nessuna

0-200 kW

Comunicazione

12.8

alimentati da fonte idraulica

nessuna

0-100 kW

Dia

Fonte: DM 10/09/2010

19


20

ENERGIE RINNOVABILI

Mag g i o r i b e nefici economici risp e tto a i p r i v a t i

Aumentano le aziende che utilizzano il fotovoltaico Matteo Monti (Project Group): come sfruttare coperture o terreni inutilizzati Sono sempre di più le aziende che decidono di installare un impianto fotovoltaico a supporto delle proprie necessità energetiche. Le aziende, infatti, rispetto ai privati hanno una serie di vantaggi in più. Ne parliamo con Matteo Monti di Project Group, una delle prime aziende emiliane ad occuparsi di fotovoltaico. “Le aziende – spiega Monti – oltre a beneficiare degli incentivi del Conto Energia deducono i costi dell’impianto, come per qualunque altro bene strumentale. La maggiore dimensione dell’impianto consente di aumentare notevolmente i benefici economici. L’impianto fotovoltaico per uso industriale è un ottimo investimento, ha dei tempi di ritorno certi ed è caratterizzato da tassi di rendimento nettamente superiori a tutte le altre forme di depositi di liquidità”. Ci può parlare della progettazione e delle diverse tipologie d’impianto? “Innanzitutto occorre analizzare con l’azienda il possibile posizionamento e il dimensionamento dell’impianto.

Nel caso di capannoni industriali, i moduli fotovoltaici possono essere installati utilizzando le coperture. In questo caso è importante, in fase preliminare, controllare il “buono” delle coperture, sia in relazione alla struttura portante che alle condizioni dell’impermeabilizzazione. In presenza di amianto/eternit - cosa che capita frequentemente - vi è l’opportunità poi di usufruire di ulteriori benefici, visto le maggiorazioni delle tariffe incentivanti del nuovo Conto Energia applicabili in caso di rimozione. E’ possibile installare i pannelli fotovoltaici sia su coperture piane che inclinate (tetti a falda). Quando sono disponibili dei terreni inutilizzati – continua Monti – questi possono essere sfruttati per produrre energia elettrica dal sole posizionando i moduli fotovoltaici su apposite strutture. In questi casi occorre sempre avere l’ avvertenza di verificare la presenza di fonti di ombreggiamento attuali o future che possono ridurre la produttività dell’impianto”. Ci può parlare di alcuni impianti già realizzati?

Matteo Monti di Project Group (www.project-group.eu)

“In questi ultimi anni – risponde Monti – Project Group ha installato impianti fotovoltaici in diverse aziende del nostro territorio come Gamma Meccanica, Clevertech, C.I.B. e Sistema Frutta, solo per citarne alcune. In Gamma Meccanica abbiamo realizzato, nell’anno 2007, un impianto fotovoltaico da 63Kw a servizio di una parte dello stabilimento. Dopo 2 anni di funzionamento la proprietà, evidentemente dopo una valutazione positiva dell’investimento effettuato, ha deciso di ampliare la potenza dell’impianto alla massima producibilità raggiungibile. Così che da 63Kw

sono passati ad un totale di 535Kwp con una produzione stimata di circa 540.000 Kwh annui evitando così l’immissione nell’aria di 364.500 Kg annui di anidride carbonica. Sono stati installati 2.326 Moduli Schott Solar in silicio policristallino di produzione tedesca, e 5 gruppi di conversione (inverter) di marca Elettronica Santerno. Ampliando l’impianto a 535 Kw, Gamma Meccanica SpA andrà ad abbattere di circa il 50% il proprio fabbisogno energetico. Un altro importante intervento è stato realizzato presso la società cooperativa Sistema Frutta, dove abbiamo installato un impianto foto-

voltaico di potenza pari a 200 Kw, ricoprendo totalmente la superficie del tetto aziendale (2.200 mq). Avendo le coperture un’esposizione non ottimale, sono stati impiegati moduli fotovoltaici innovativi con tecnologia Tandem (amorfo + microcristallino), che hanno il vantaggio di produrre energia anche in esposizioni non perfettamente posizionate a sud. L’impianto avrà una produzione stimata di circa 200.000 Kwh annui evitando così l’immissione nell’aria di 135.000 Kg annui di anidride carbonica, riducendo quasi totalmente il fabbisogno energetico dell’azienda”.


AMBIENTE

21

L’in n o v a ti v o schermo serie V200 0 d i Al f a k e l

La soluzione per le bonifiche acustiche temporanee Tra i vantaggi: facile montaggio, possibilità di riutilizzo, estetica gradevole L’obiettivo della tutela dall’inquinamento acustico degli ambienti abitativi e dell’ambiente esterno è perseguito dalle amministrazioni comunali sia attraverso azioni di tipo preventivo che mediante azioni di controllo del territorio. Frequentemente le autorizzazioni per cantieri edili, stradali ed assimilabili, comportano l’utilizzo di attrezzature ed impianti rumorosi. Per questo motivo è determinante metter in campo tutti gli accorgimenti tecnicamente disponibili sul mercato per ridurre l’inquinamento acustico da essi provocato. Gli impianti fissi (motocompressori, betoniere, gruppi elettrogeni, ecc.) devono, ad esempio, essere collocati nei cantieri in modo da risultare schermati rispetto agli edifici residenziali circostanti. Gli schermi possono essere costituiti da barriere, anche provvisorie, opportunamente posizionate. Tutto questo dovrà essere progettato nell’ambito di una relazione sull’impatto acustico dell’intervento, documento che dovrà descrivere il tipo di macchine ed impianti rumorosi

di cui si prevede l'impiego, la loro collocazione all'interno del cantiere, la presenza di schermature acustiche, la distanza e l'ubicazione degli edifici circostanti esposti alla propagazione del rumore. Una soluzione a tale problema è stata individuata da Alfakel, azienda reggiana che vanta una consolidata esperienza nelle tecnologie per insonorizzazioni (www.alfakel.it. Si tratta degli schermi acustici serie V2000. Ne parliamo con il titolare, Maurizio Bertani: “Sono attività rumorose temporanee – spiega Bertani – le attività che si esauriscono in periodi di tempo limitati o legate ad ubicazioni variabili. In questi casi servono barriere acustiche che si possano montare e smontare facilmente e che siano riutilizzabili. In tali contesti, gli schermi acustici V2000 di Alfakel rappresentano lo strumento ideale per la delimitazione acustica e visiva di cantieri, ponteggi, aree esterne di pubblici esercizi e, in generale, nelle aree in cui si manifesta la necessità di creare protezioni acustiche temporanee.

Possono essere facilmente installati su diversi supporti mobili quali blocchi di cemento o su basamenti fissi quali barriere "new jersey", strutture metalliche di ponteggi, ecc. Gli schermi acustici V2000 – continua Bertani – sono composti da elementi modulari costituiti da due strati di tessuto vinilico termosaldato (di cui uno microforato) con interposto materiale fonoassorbente in fibra sintetica, antimuffa ed idrorepellente. Buone le prestazioni in termini acustici: gli schermi sono infatti certificati secondo la normativa UNI EN ISO 140-3:2006 ed UNI EN ISO 717-1:2007 per un indice di potere fonoisolante Rw = 17 dB. Ulteriori vantaggi sono l’elevata resistenza alla luce, alle temperature esterne ed agli agenti atmosferici, l’estetica gradevole, la possibilità di personalizzarli ed un ottimo rapporto tra costo e beneficio acustico. Infine mi preme ricordare – conclude Bertani – che Alfakel collabora da molti anni con enti pubblici e privati, progettisti, studi di consulenza e responsabili della

sicurezza, offrendo un supporto competente e qualificato per l'esecuzione di piani completi di risanamento acustico, valutazioni di impatto

ambientale, progettazione di camere di misura acustiche (anecoiche, semianecoiche, riverberanti) e collaudi acustici certificati”.


22

TRASPORTI

Dal l a v o l o n tà del Gruppo Autoza tti d i i n v e s ti r e s u l f u tu r o

Nasce Zatti TopClass, unico centro vendita ed assistenza Toyota per Reggio Emilia e provincia Ampia gamma di auto nuove, Km zero e usato garantito Nel Giugno 2010 il Gruppo Autozatti ha aperto un nuovo showroom nella città di Reggio Emilia, in via Bocconi n.23/25. Una scelta importante e coraggiosa, soprattutto in un momento in cui sarebbe più facile cercare la stabilità piuttosto che investire, assumere e crescere. Storica azienda del nostro territorio, concessionaria ufficiale di importanti marchi come Fiat, Fiat Professional, Lancia, Alfa Romeo, Abarth e Great Wall, ha da sempre sviluppato la propria attività nelle sedi di Parma, Brescello (RE) e Guastalla (RE), per una superficie complessiva di oltre 28.000 mq. “Dalla volontà di investire e di anticipare i cambiamenti del mercato è nata Zatti TopClass unico Centro Vendita e Assistenza Toyota per Reggio Emilia e Provincia”, spiega Monica Zatti, Responsabile Marketing del Gruppo. “Con grande soddisfazione abbiamo aggiunto il prestigioso marchio giapponese al classico stile “made in Italy”

delle nostre vetture. Non dimentichiamo che Toyota è il primo produttore mondiale di automobili, con oltre 9 milioni di veicoli ogni anno e 67 stabilimenti in tutto il mondo. Per questo abbiamo colto al volo una sfida così prestigiosa! Al momento siamo ancora nella vecchia sede Toyota di via Bocconi (zona San Maurizio), ma sono già iniziati i lavori per la realizzazione della nuova sede lungo la via Emilia”. Come si organizza il nuovo punto vendita? “La concessionaria offre, come tutte le altre sedi, una qualificata rete di vendita e un puntuale servizio di assistenza post vendita. In tutte le sedi del gruppo Autozatti – precisa Monica Zatti – è possibile trovare un parco completo di vetture test drive per le prove su strada, al fine di consentire al cliente la scelta più appropriata. Oltre ad un’ampia gamma di auto nuove, Autozatti propone anche una vasta scelta di vetture aziendali, km zero ed usato garantito”.

Quali le principali novità proposte dal marchio Toyota? “Da Zatti TopClass potrete trovare tutte le auto di punta della gamma Toyota. Dalla più piccola quattro posti al mondo (con anche le più basse emissioni di CO2), l’agile Toyota IQ, alla più rinomata Yaris, l’auto compatta che da anni si conferma punto di riferimento nel segmento delle city car: in soli 3,78 metri di lunghezza offre la massima abitabilità e versatilità. Senza dimenticare la monovolume compatta Toyota Verso, perfetta per ogni esigenza ed in ogni tipo di situazione, nei lunghi viaggi con la famiglia, come in città. Offre 7 posti con ben 32 diverse configurazioni e grazie all’Easy Flat System, l’esclusivo sistema con sedili a scomparsa, permette di ottenere con estrema semplicità un grande vano di carico perfettamente piatto. RAV 4 si conferma un grande successo, la nuova ed elegante versione crossover si affianca alla classica ed affermata linea della media

“tuttofare” di casa Toyota. E per finire il nuovo Land Cruiser – conclude Monica Zatti – che si arricchisce di uno stile raffinato e di un comfort degno di una berlina di lusso, affrontando con disinvoltura sia la strada che il fuoristrada. Il nuovo motore diesel 3.0

D-4D da 173 CV, disponibile sia con cambio manuale a 6 marce che con cambio automatico a 5 rapporti (entrambi con ridotte), consente elevate performance, facendo al tempo stesso segnare un calo del 10% per quanto riguarda i consumi e le emissioni”.


SERVIZI

23

Mas s i m a a d a ttabilità, funzionali tà e p r a t i c i t à

Portoni “book line” Breda: per ottimizzare lo spazio in azienda Possono arrivare sino a 6 metri di altezza, con ante di spessore ridotto In risposta alla crescente domanda di portoni industriali in grado di ottimizzare e consentire il massimo impiego dello spazio all’interno di un’azienda, Sistel Automazioni presenta gli innovativi portoni a libro realizzati da Breda Sistemi Industriali, una delle più importanti aziende a livello nazionale nella produzione di portoni sezionali per le imprese. Ci spiega le principali caratteristiche di questi prodotti Davide Faccia, titolare di Sistel. “I portoni “Book Line” sono stati progettati per sfruttare al massimo lo spazio all’interno di un magazzino o di un ca-

pannone e per rispondere naturalmente alle diverse esigenze del cliente. Massima adattabilità, funzionalità e praticità: queste le caratteristiche principali del prodotto. Questa tipologia di portone – continua Faccia – riesce ad adattarsi a qualsiasi ambiente perché può essere installato ovunque: può raggiungere notevoli dimensioni sia in altezza che in larghezza, garantendo anche una massima personalizzazione grazie alla scelta di colori, finiture ed accessori”. Quindi si adattano a qualsiasi struttura? “I Portoni Book Line Breda

possono raggiungere i 33 metri di larghezza. Con una progettazione dedicata, possono arrivare, in altezza, sino ad oltre 6 metri, anche con ante di spessore 82 mm. Un Portone Breda è sinonimo di qualità globale, perché è progettato, realizzato

e costruito solo con materiali resistenti, oltre ad essere controllato e certificato secondo le rigide normative comunitarie”. Quali sono i prodotti di punta della linea Book Line? “Adone è uno dei prodotti più diffusi tra le imprese – risponde Faccia. Versatile ed innovativo, è il portone con telaio senza guida a terra di nuova concezione che consente di sfruttare il massimo dello spazio grazie alla possibilità di ribaltamento delle porte a 180 gradi. Ha diverse possibilità di fissaggio grazie ad una vasta gamma di staffe combinabili. Un altro

prodotto molto utilizzato è Saetta, installato sia per passaggi interni fra due ambienti industriali che per zone di transito rivolte all’esterno, isolando termicamente da rumore e polvere. L’elevata velocità di apertura/ chiusura e l’ingombro ridotto ne permettono l’utilizzo dove il flusso di persone, carrelli ed automezzi è rapido e continuo e soprattutto dove gli spazi sono limitati. Oltre al comando manuale, utilizzabile in caso di mancanza di alimentazione, vengono utilizzati diversi sistemi di apertura automatici”.

Fru tto d e l l ’ i mpegno di IVECO ne l l a r e a l i z z a z i o n e d i p r o d o t ti “ s o s te n i b i l i ”

Nuovo Ecostralis Iveco: efficienza ed ecologia al primo posto Consente una riduzione del consumo di carburante fino al 10% La sostenibilità ambientale è qualcosa di più di un obiettivo: è un modo di fare impresa, una mentalità su cui impostare le scelte di ogni giorno. Iveco ha fatto sua questa cultura imprenditoriale cercando di creare prodotti e soluzioni all’avanguardia, in grado di garantire la massima produttività, il minor costo di esercizio e di ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente in cui viviamo e lavoriamo. La concretizzazione dell’impegno di Iveco nella realizzazione di prodotti sostenibili si trova proprio nel nuovo Ecostralis. Chiediamo a Sebastiano Sorba, Responsabile Marketing di ARA SpA, concessionaria ufficiale del marchio Iveco per la Provincia di Parma (www.araparma.it), di presentarci le principali ca-

ratteristiche del veicolo. “Ecostralis – spiega Sorba – è un mezzo ecologico ed efficiente, a basse emissioni e bassi consumi, in linea con le politiche di attenzione all’ambiente adottate da tutte le più grandi aziende di trasporto ed è pensato per ridurre i costi di esercizio, soprattutto quelli legati al consumo di carburante. Non tutti sanno, infatti, che oggi rappresenta quasi un terzo dei costi di gestione di un mezzo industriale”. Quali sono le principali tecnologie introdotte? “Con Ecostralis, Iveco si mette ancora una volta dal punto di vista di chi guida per offrire un insieme di contenuti e servizi pensati per migliorare il comfort, la sicurezza, i consumi e la produttività del trasporto. In che modo?

Fornendo, prima di tutto, un ambiente di lavoro confortevole e ottimizzato per chi trascorre molto tempo sul veicolo; mettendo a disposizione i più sofisticati sistemi di sicurezza attiva (ESP, Hill Holder, ACC, LDWS, TPMS) per ridurre fortemente il rischio di danni alle persone e alle cose; organizzando attività di training per aiutare il guidatore a rendere il proprio stile di guida più economico e sicuro. Infine, semplificando il lavoro con strumenti telematici innovativi che consentono di misurare prestazioni e percorsi di ogni veicolo, di rilevare i consumi eccessivi e di ottimizzare gli spostamenti riducendo al minimo le inefficienze e i tempi di attesa”. Ecostralis è quindi un mezzo pensato per ridurre i co-

sti aziendali? “Ecostralis permette risparmi di carburante che possono arrivare fino al 10%. Questo risultato nasce da interventi di ottimizzazione che hanno riguardato i componenti e le caratteristiche principali del veicolo, come motore, catena cinematica, aerodinamica, resistenza all’avanzamento e sicurezza. Ecostralis è disponibile con nuovi motori Cursor da 10 (da 420 e 460 CV) e 13

litri (da 500 CV), che soddisfano tra l’altro i requisiti della normativa EEV (Enhanced Environmentally-Friendly Vehicles), lo standard ecologico più severo presente in Europa. Grazie alle innumerevoli configurazioni disponibili da fabbrica – conclude Sorba – Ecostralis si conferma il veicolo più versatile della categoria, perfetto per qualsiasi impiego ed adatto a qualunque allestimento”.



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.