periodico d’informazione aziendale edizione di Parma, Reggio Emilia e Modena
anno III Gennaio 2010 SOCIETA’
ECONOMIA
ASSOCIAZIONI
Quale futuro per la Famiglia in Italia? Intervista a Giuseppe Pagani - Cisl
Il ruolo determinante degli ammortizzatori sociali
Un’unica Associazione per l’industria Parmense
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Il servizio a pagina 2
Editoriale
Alla ricerca di un modello “sostenibile” di Ottavio Margini Il successo di una Nazione dipende dalla sua organizzazione economica ma anche dalla struttura sociale che sostiene questa organizzazione. In tale contesto un ruolo fondamentale lo ha la famiglia. La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo afferma che la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato. Nel nostro Paese la famiglia e le unioni in genere stanno vivendo un momento di grande difficoltà. Lavorare per entrambi i coniugi è una scelta obbligata. La struttura dell’orario di lavoro in Italia poi mal si concilia con le esigenze di una famiglia: spesso ci si ritrova la sera con tutto il carico della vita domestica e senza il tempo per dedicarsi a ruoli fondamentali (l’educazione dei figli, l’assistenza agli anziani, ecc.). I servizi di supporto sono spesso poi carenti e comunque onerosi. Non possono che nascere forti dubbi sulla tenuta del nostro modello sociale. E’ quindi messo in discussione lo sviluppo futuro del nostro Paese. Questo problema non può non ripercuotersi nel medio periodo anche sull’economia e merita la dovuta attenzione. Probabilmente un orario di lavoro distribuito diversamente (continuato o su sei giorni settimanali) così come avviene in altri Paesi (Germania, Inghilterra, ecc.) potrebbe essere un primo importante passo. Non occorre una riduzione di orario, anzi di questi tempi serve la consapevolezza di una maggiore produttività. Non si parla ovviamente degli orari di imprenditori, manager o responsabili di funzione né del lavoro nel settore pubblico che necessiterebbe di altro discorso. Ma avere una parte della giornata libera da impegni lavorativi potrebbe favorire la famiglia, l’individuo, l’economia ed il futuro del Paese.
In primo piano
L’importanza della struttura sociale per lo sviluppo dell’economia
Imprese & Società
Il servizio a pagina 4
Gennaio 2010 FORMAZIONE
Da Ifoa un vasto Programma anticrisi Il servizio a pagina 9
CONSULENZA AZIENDALE
Da Centro Servizi P.M.I. un progetto a supporto dell strategie di sviluppo Il servizio a pagina 11
ISTITUZIONI
Tra Regione ed Unioncamere Accordo sulle politiche economiche
Il servizio a pagina 6
è distribuito gratuitamente in duplice copia con la formula “per te e per un collega”
Il servizio a pagina 27
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IMPRESE & SOCIETA’
Il n o s tr o P a ese agli ultimi p osti n el l ’U E n el l a tu tel a del l a f a m i gl i a
Quale futuro per la famiglia in Italia? 7 domande del Giornale delle Imprese a Giuseppe Pagani, Segretario Generale Cisl – Reggio Emilia 1. La famiglia in Italia è
scarsamente tutelata. A chi il compito di rappresentarla? Quale il ruolo del Sindacato?
2. Da anni si parla per la
famiglia di una diversa disciplina fiscale e di reddito familiare. Quale il vostro impegno?
3. Fino agli anni ’80 una
famiglia poteva mantenersi con uno stipendio. Ora per la donna lavorare è una scelta obbligata. Quale il suo pensiero?
4. La struttura dell’orario
di lavoro in Italia non tiene conto delle primarie necessità di un nucleo familiare (educazione dei figli, assistenza agli anziani, ecc.). In altri Paesi avanzati, come Germania e Inghilterra, l’orario di lavoro, pur attestandosi sempre attorno alle 40 ore settimanali, è distribuito su 6 giorni o comunque termina nelle prime ore del pomeriggio. Perché in Italia non si fa nulla al riguardo?
5. Nonostante l’attuale
struttura dell’orario di lavoro la famiglia non può contare spesso su servizi di supporto adeguati e, ove presenti, sono troppo onerosi. Un esempio per tutti, gli asili che fanno spesso orari diversi rispetto al normale orario di lavoro e rette che compromettono parte dello stipendio. Non crede che occorra intervenire?
6. Si parla spesso di ricorso
al lavoro extracomunitario per far fronte al calo demografico della popolazione italiana ed al calo dei contributi previdenziali che sostengono le pensioni. Non sarebbe meglio una più attenta politica verso la famiglia per recuperare il calo demografico?
7. Non ritiene che tutto questo, oltre a far crescere i divorzi e a compromettere le unioni familiari, sia di grave pregiudizio per il nostro modello sociale e per lo stesso sviluppo del Paese?
Giuseppe Pagani, Segretario Generale Cisl - Reggio Emilia
1. L’Italia si distingue tra i Paesi membri dell’Unione Europea per essere agli ultimi posti nella tutela della famiglia contro il rischio di povertà. Il nostro Paese presenta livelli di spesa sociale inferiori alla media UE, sia a 15 Stati membri che a 27, nonostante il differenziale negativo sia andato progressivamente diminuendo. La cosa assume caratteristiche ancora più serie se si considera che, oltre che per la scarsità di risorse messe a disposizione per le politiche familiari, l’Italia costituisce il fanalino di coda per l’insieme della spesa per disoccupazione, casa ed esclusione. In questo senso potremmo dire che, in tempi di crisi, sulla famiglia italiana pesa buona parte del welfare, o meglio, che la famiglia è il vero ammortizzatore sociale di questa crisi. Il sindacato, ed in particolare la Cisl, che da sempre pone la famiglia come soggetto attorno cui realizzare le politiche sociali, nel cercare di svolgere un ruolo di rappresentanza dei lavoratori e dei pensionati si è sempre assunto anche il compito di negoziare con le Istituzioni interventi fiscali, economici e finanziari per sostenere ed accompagnare le famiglie nel loro ruolo educativo-assistenziale. Diciamo che i dati riportati all’inizio esprimono una “profonda disattenzione” del sistema politico italiano.
2. Recentemente la Cisl ha presentato al Paese (in tutte le piazze d’Italia il 27 novembre u.s. e, successivamente, al Governo) una nuova proposta di modifica del sistema fiscale finalizzata a ridurre le tasse sul lavoro e sui redditi da pensione e sostenere le famiglie attraverso l’introduzione del NAF (Nuovo Assegno Familiare), uno strumento universale più semplice e trasparente, anche a favore degli incapienti. Oggi, infatti, esistono sostegni alla famiglia sia a livello di spesa (assegni per nucleo familiare) che di tassazione (detrazioni per familiari a carico, non autosufficienti e asili nido), ma questi interventi sono o limitati solo al lavoro dipendente - e in parte al lavoro autonomo - o sono farraginosi, complicati per i contribuenti e spesso di esigua entità. Inoltre, sono strumenti discriminanti perché escludono incapienti e lavoratori autonomi. Il NAF permetterebbe una maggiore semplificazione, l’inclusione di tutti i contribuenti attraverso la designazione dello stesso in base al reddito familiare e all’ampiezza della famiglia. È ora di dare alla famiglia un sostegno maggiore rispetto ai livelli attuali. È indispensabile riformare la disciplina dell’ISEE, l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente, che tiene conto, almeno sulla carta, non solo dei redditi, ma dell’intera ricchezza del nucleo familiare. L’ISEE è lo strumento che le famiglie devono presentare per avere accesso ai servizi pubblici e usufruire di riduzioni su rette e/o tariffe. L’attuale crisi economica ha evidenziato la necessità di trovare un indice più aggiornato, capace cioè di sapere leggere la reale e oggettiva capacità di spesa di una famiglia. 3. Lavorare, per entrambi i coniugi, è ormai una scelta obbligata. La partecipazione femminile al mercato del lavoro ha rappresentato uno degli aspetti più importanti, da un lato per l’emancipazio-
ne della donna e il sostegno complessivo della famiglia e, dall’altro, per l’introduzione nel mondo del lavoro di nuove sensibilità e competenze. A distanza di oltre 20 anni, possiamo però riconoscere che tutto ciò non è stato accompagnato da forme di aiuto e sostegno alle strutture familiari. L’affermazione della famiglia mononucleare e la rottura dei legami generazionali non sono stati supportati da un’adeguata rete di asili nido, scuole materne e servizi per l’infanzia. Certo, la realtà emiliano-romagnola rappresenta un’isola abbastanza felice da questo punto di vista, ma il sistema dei servizi pubblici è fortemente differenziato nel nostro Paese e fa prevalere il ricorso alla rete di aiuti in ambito familiare. 4. L’armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro è un altro aspetto su cui, in Italia, il sindacato sta portando avanti da anni un impegno convinto, spesso in assoluta solitudine. Si può fare qualcosa laddove si incontra la disponibilità delle imprese verso progetti e sperimentazioni che possano anche ottenere il finanziamento pubblico. Mi pare che sia questa la strada da perseguire, con convinzione: mentre si continua a fare pressione sui livelli politici è fondamentale concentrarsi anche sulla contrattazione decentrata e sull’introduzione di forme e modalità flessibili in azienda, capaci di sintetizzare le diverse esigenze, sia della famiglia che dell’organizzazione del lavoro. 5. Il tema degli orari dei servizi pubblici e, in particolare, dei servizi alla persona (infanzia e anziani) apre il capitolo della riforma della Pubblica Amministrazione e della sua capacità di “dare risposte concrete a bisogni nuovi”. Da tempo ci troviamo nella difficile situazione di lavoratori e lavoratrici con orari diversificati da quelli standard (lavori a turno, lavoro festivo) che non hanno quindi la possibilità di ga-
rantire un’assistenza adeguata ai loro bambini o agli anziani non autosufficienti, proprio a causa della rigidità degli orari pubblici. Spesso il lavoratore e la sua famiglia sono costretti a ricorrere a forme di auto-aiuto del mercato privato (baby sitter, colf e badanti). Si tratta di un argomento delicato, ma non più prorogabile, su cui la Cisl è disponibile ad accettare la sfida della modernizzazione, con razionalità e coraggio, come già dimostrato nel memorandum per la riforma della Pubblica Amministrazione. 6. Non credo che il ricorso al lavoro degli stranieri sia connesso con il calo demografico. Al contrario, gli stranieri che vengono nel nostro Paese a seguito di un progetto serio di lavoro e di “momentanea stabilizzazione” hanno dato un grande contributo all’incremento e, quindi, al ringiovanimento della popolazione e, soprattutto, un sostegno decisivo al sistema contributivo. Rimane comunque vero che, tra le cause dell’infertilità del nostro Paese, vi sono la mancanza di un sostegno economico e di detrazioni fiscali adeguate, che possano permettere ad una coppia di programmare la nascita di un figlio. Non a caso le famiglie numerose sono quelle che subiscono i rischi più elevati della povertà e, nei loro confronti, le misure di sostegno sono davvero esigue. 7. Un Paese che non investe sulla famiglia, sulle famiglie giovani, e che non ne riconosce e valorizza l’azione educativa e di cura è un Paese che non ha il coraggio di investire sul futuro. Se si vuole uscire dall’incertezza, dal clima di paura e di sfiducia è necessario un forte cambio di politiche economiche, fiscali e di welfare. Inoltre, se non si sostiene la famiglia, dove si imparerà a vivere relazioni positive di dono e di gratuità, dove nascerà quel senso di comunità di cui le nostre società hanno così bisogno?
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ECONOMIA
Presentato il Rapporto sull’economia regionale 2009 realizzato da Unioncamere e Regione Emilia-Romagna
Crisi economica: il ruolo determinante degli ammortizzatori sociali Oltre 55 milioni di ore di CIG. A risentire maggiormente della crisi Modena e Reggio Emilia Un 2009 che ha segnato profondamente anche l’economia dell’Emilia-Romagna. Il crollo della domanda su scala mondiale non poteva non avere effetti anche sul sistema regionale. Numeri significativi secondo il Rapporto sull’economia regionale 2009 realizzato da Unioncamere e Regione Emilia-Romagna. Tuttavia i dati raccontano anche di come le ripercussioni dovute alla recessione siano risultate attenuate rispetto al resto del Paese. Il Pil, infatti, subisce in Emilia-Romagna un calo del 4,6%, rispetto alla media nazionale che si attesta a un -4,8%. Allo stesso modo si registra una sostanziale tenuta dell’occupazione, con la crescita contenuta del tasso di disoccupazione al 3,7-4% nel 2009 rispetto al 3,2 dell’anno precedente. Va però sottolineato il ruolo determinante del massiccio utilizzo degli ammortizzatori sociali con oltre 55 milioni di ore autorizzate di Cassa Integrazione (gen-nov 2009) nelle tre gestioni (Cig, Cigs, edilizia). Si registrano poi gli effetti positivi del “Patto per attraversare la crisi” sottoscritto dalla Regione con le parti sociali e gli enti locali del territorio, che ha evitato il ricorso ai licenziamenti. A tutto novembre sono infatti stati sottoscritti 498 accordi di Cigs (Cassa integrazione straordinaria), mentre sono stati 4.432 gli accordi per gli ammortizzatori sociali in deroga. Provvedimenti che, complessivamente, hanno interessato ed evitato i licenziamenti per circa 40 mila lavoratori. “Per salvaguardare l’occupazione è decisivo l’accordo per evitare i licenziamenti” – spiega Duccio Campagnoli, assessore regionale alle Attività produttive
– “nel 2010 non basta aspettare la “ripresina”, ma occorre un intervento straordinario, innanzitutto di politiche governative sino ad ora del tutto assenti, per salvaguardare e rilanciare il patrimonio dell’industria italiana. In Emilia-Romagna servono ancora di più innovazione, capacità di internazionalizzazione e quindi crescita, integrazione e creazione di nuove reti d’impresa. Dobbiamo poi affrontare davvero” – conclude Campagnoli – “la nuova sfida di un’evoluzione dell’economia per creare una nuova industria e nuovo lavoro anche nei servizi, con l’investimento nelle città e nei territori”. “Se il valore aggiunto del modello emiliano-romagnolo va ricercato nella capacità di ottenere risultati economici e assicurare sul territorio una elevata coesione sociale” – ha detto Andrea Zanlari, presidente Unioncamere Emilia-Romagna – “oggi, davanti alla crisi internazionale, la strada per la ripresa passa dal saper essere regione-sistema. La sfida globale si gioca tra sistemi territoriali che richiedono una dimensione adeguata come quella regionale. In questo senso va considerato una risorsa per guardare avanti l’Accordo Quadro siglato da Unioncamere e Regione Emilia-Romagna, a conferma di un filo rosso di collaborazione strategica ed operativa per elevare la competitività delle imprese e dell’economia del territorio”. Alla diminuzione del Pil pari al 4,6%, corrisponderà per il 2009 un calo della domanda interna del 3,2%, mentre il decremento più significativo l’hanno ovviamente manifestato le esportazioni, legate strettamente al contesto internazionale, con un saldo
negativo del 22,9%. L’industria ha evidenziato una situazione negativa, che dovrebbe tradursi in una flessione reale del valore aggiunto prossima al 13,0%, largamente superiore alla diminuzione del 3,3% riscontrata nel 2008. Nei primi nove mesi del 2009 la produzione dell’Emilia-Romagna è mediamente diminuita del 14,9% rispetto ai primi nove mesi del 2008, che a loro volta avevano registrato un decremento dello 0,6%. Sotto l’aspetto del credito, la minore domanda di finanziamenti, insieme ad una maggiore restrizione adottata dalle banche nel concederli, è sfociata nello scorso settembre in un calo tendenziale del 5,1%, in linea con quanto avvenuto in Italia (-6,0%). “I territori dell’Emilia-Romagna non sono stati interessati tutti allo stesso modo dalla crisi internazionale”, ha evidenziato Ugo Girardi, Direttore Unioncamere. “Le province che hanno risentito in misura minore della crisi (vedi tabella) sono state Piacenza e Parma. In seconda posizione, si collocano le tre province della Romagna (Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini) seguite da Bologna e Ferrara. A risentire maggiormente della crisi sono state invece Modena e Reggio Emilia”. Le previsioni per il 2010 di Unioncamere Emilia-Romagna e Prometeia, redatte a novembre, descrivono per l’Emilia-Romagna uno scenario di ripresa, seppur dai toni contenuti. Il Prodotto interno lordo dovrebbe crescere in termini reali dello 0,9%, recuperando parzialmente sulla flessione del 4,6% prospettata per il 2009. Nell’anno successivo
si dovrebbe avere un aumento più significativo pari all’1,5%. Gli investimenti tornerebbero a crescere dell’1,4%. Innovazione e tutela sociale restano anche per il 2010 gli obiettivi prioritari della politica della Regione, per far fronte alla crisi . Sono poi previsti per il 2010 programmi regionali di sostegno al sistema produttivo dell’Emilia-Romagna (vedi tabella) che da un lato affrontano le contingenze dettate dalla crisi e dall’altro investono sui fattori strutturali della competitività. In particolare, 60 milioni di euro sono destinati al sistema del credito e delle garanzie ai quali si aggiungono 10 milioni
di euro per la patrimonializzazione dei Consorzi fidi. Sono invece 6,5 milioni di euro le risorse destinate alla creazione di reti di imprese e nuove imprese. Per sostenere l’export e l’internazionalizzazione saranno a disposizione 15 milioni di euro, mentre 10 milioni verranno destinati alla ricerca industriale attraverso il nuovo bando “dai distretti produttivi ai distretti tecnologici”. Nelle politiche regionali per gli investimenti infrastrutturali sono poi presenti i 129 milioni per la creazione della rete regionale dei Tecnopoli e i 79 milioni di euro per la promozione di green technology.
Emilia Romagna e Italia. Scenario di previsioni al 2011 (var.%) Prodotto interno lordo Domanda interna
2008 2009 ER Italia ER Italia -0,7 -1,0 -4,6 -4,9 -1,3 -1,1 -3,2 -3,6
(al netto var. scorte)
Consumi finali interni
-0,7 -1,1 0,4 Investimenti fissi lordi -3,1 Importazioni di beni dall’estero -7,0 Esportazioni di beni verso l’estero -2,5 Occupazione 0,8 Tasso di occupazione 3,2
Spesa per consumi delle famiglie Spesa per consumi delle AAPP e ISP
-0,6 -0,8 -1,1 -1, -1,3 -1,9 0,6 1,0 1,1 -3,0 -11,9 -12,9 -7,0 -13,7 -15,6 -4,5 -22,9 -20,1 -0,1 -2,1 -2,4 6,7 3,7 7,5
2010 ER Italia 0,9 0,5 0,7 0,2
2011 ER Italia 1,5 1,2 1,3 0,8
0,5 0,6 ,3 1,4 0,9 3,6 0,1 4,9
1,0 1,1 0,4 2,5 1,8 4,3 1,3 5,0
0,2 0,2 0,3 0,3 2,7 3,2 -0,4 8,7
Fonte: Prometeia, Rapporto di previsione, ottobre 2009 e Scenari per le economie locali 2009
La crisi ed i territori dell’Emilia Romagna Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini Emilia-Romagna Italia
Var export CIG 9mesi 11 mesi var 2009/08 2009/08 -10,8% 639,97% -17,8% 358,60% -25,8% 2675,44% -26,1% 1034,94% -27,4% 579,80% -37,5% 501,56% -23,7% 999,39% -29,3% 931,96% -27,6% 1234,14% -25,4% 792,39% -23,1% 370,25%
Valore aggiunto 2009 -4,4% -3,6% -6,7% -6,2% -4,2% -4,6% -4,0% -4,2% -4,2% -4,8% -5,0%
Fonte: elaborazione Centro studi e monitoraggio economia di Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie
Valore aggiunto 2010 1,0% 1,2% 1,5% 1,7% 1,1% 1,4% 0,5% 0,5% -0,1% 1,1% 0,8%
0,6 0,7 0,4 1,6 3,4 3,9 0,8 9,0
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ASSOCIAZIONI
Dal 1 ° g e n n aio 2010 operativa l a f u s i o n e t r a U n i o n e I n d u s tr i a l i e A p i n d u s tr i a
Un’unica associazione per l’industria parmense Rappresenterà un migliaio di imprese con oltre 42 mila addetti Tutti i tasselli del mosaico sono ormai al loro posto. Il progetto di fusione per incorporazione tra Unione Parmense degli Industriali e Apindustria, deliberato dai rispettivi direttivi e dalle assemblee straordinarie, sta per diventare realtà. La nuova associazione degli imprenditori nascerà ufficialmente il 1° gennaio 2010, il suo nome rimarrà “Unione Parmense degli Industriali”, ma rappresenterà gli imprenditori di entrambe le attuali associazioni. La nuova associazione rappresenterà un migliaio di imprese (più di 600 dell’Upi e oltre 300 dell’Api, ndr) con oltre 42 mila addetti (oltre 33 mila di aziende Upi e più di 8 mila dell’Api, ndr). I vertici dell’Unione Industriali, assieme a quelli di Apindustria, hanno dedicato un forte impegno alla
realizzazione di questo progetto. Come rimarca Daniele Pezzoni, presidente dell’Unione Industriali, è emersa da ambo le parti la volontà di trovare una soluzione, facendo prevalere gli interessi dell’impresa rispetto a quelli dei singoli. Secondo lo stesso Pezzoni, inoltre, avere a Parma un’associazione imprenditoriale unita verso il mondo del credito e delle istituzioni consente di perseguire nel modo migliore gli interessi di tutto il territorio. L’importanza dell’operazione di fusione deriva anche dal fatto che essa consentirà di ridurre al minimo sprechi e sovrapposizioni, ottimizzando le iniziative promosse da Unione Industriali e Apindustria. Le nuove sfide dell’economia globale rendono infatti imprescindibile, per le
aziende, poter attingere a tutta una serie di competenze e servizi in grado di rappresentarle al meglio, di dare loro voce nei confronti delle istituzioni e, non ultimo, di fornire loro risposte concrete nella soluzione dei problemi. Ha creduto fortemente nel progetto anche Gian Paolo Faggioli, presidente di Apindustria Parma, che ora non nasconde la soddisfazione per il buon esito di un lungo e faticoso iter e sottolinea la piena condivisione manifestata dall’Unione Industriali. Ora che si è conclusa la parte politica, secondo Faggioli è arrivato il momento di agire, sfruttando le sinergie che derivano dall’operazione di fusione, su una serie di tematiche strategiche che devono essere affrontate non solo con la necessaria capacità di assistenza
Daniele Pezzoni - Presidente Unione Industriali Parma e Gian Paolo Faggioli - Presidente Apindustria Parma
sugli aspetti più specifici, ma anche avendo alle spalle sia una base associativa più articolata e più ampia in termini numerici sia un sistema di relazioni consolidato a livello nazionale. Nodi fondamentali sono rappresentati dall’internazionalizzazione, con la messa a punto di strumenti
per sostenere la presenza e l’affermazione delle imprese sui mercati esteri e il rapporto con il mondo del credito, che il presidente di Apindustria auspica sia indirizzato verso nuove forme di collaborazione attente alle esigenze delle imprese nell’attuale difficile contesto.
Per f a v o r i r e e sostenere la prog ettu a l i tà del l e coopera ti ve reggi a n e
Confcooperative: intesa con sei banche per il credito alle imprese associate Un accordo di valore strategico per lo sviluppo del movimento “Le parti ascrivono alla cooperazione una valenza imprenditoriale capace di concorrere alla realizzazione di un modello di crescita civile ed economica sostenibile, equilibrata e solidale del territorio ed intendono, coerentemente alla propria missione, farsi promotrici di strumenti utili alla sua evoluzione”. Si apre così l’accordo siglato tra Confcooperative e sei tra gli Istituti di Credito maggiormente presenti nella nostra provincia (Banca Monte dei Paschi di Siena, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Banco S. Geminiano e S. Prospero, Banca Reggiana, Banca di Cavola e Sassuolo e Credito Cooperativo Reggiano) per garantire alle cooperative associate all’organizzazione l’accesso al credito a condizioni agevolate, trasparenti, sempre monitorabili e sulla cui applicazio-
ne sarà la stessa Confcooperative ad effettuare periodici controlli. Un accordo che parte – come si legge nel testo dell’intesa – dal riconoscimento del “comune interesse di Confcooperative e Banche nel favorire la progettualità delle imprese cooperative, sostenendole anche tramite l’integrazione dei servizi offerti, così come ritengono di particolare valore strategico, per lo sviluppo del movimento cooperativo, il rafforzamento della reciproca collaborazione”. “Dalla condivisione di questi valori ed obiettivi”– spiega il responsabile dei servizi finanziari di Confcooperative, Mauro Galaverni, “deriva una convenzione che assicura alle imprese alcune condizioni particolarmente interessanti: dal contenimento dei tassi su tutte le linee di credito, all’applicazione di condizioni particolarmente
Mauro Galaverni, Responsabile dei servizi finanziari di Confcooperative
favorevoli sui conti garantiti da merci (e per le cooperative di trasformazione e di produzione di beni è un dato estremamente interessante), agli anticipi su fatture, arricchiti da oneri accessori molto contenuti”. “Tra gli aspetti più importanti dell’accordo – prose-
gue Galaverni – va sottolineata l’estrema chiarezza e trasparenza della convenzione, il trattamento privilegiato riservato alle imprese che vantano il più alto merito creditizio, la diffusa applicazione dei vantaggi dell’accordo a tutte le imprese accompagnata dalla
possibilità, per le singole cooperative, di trattare ulteriori condizioni migliorative e, infine, la differenziazione delle condizioni applicate dai singoli Istituti, lasciando dunque spazio ad una competizione che consentirà alle imprese la possibilità di confronto e di scelte ponderate, la cui convenienza sarà stabilita sulla base di un insieme di elementi e non semplicemente su un tasso relativo ad una singola linea di credito”. “Altro elemento di rilievo” – conclude l’esponente di Confcooperative – “è poi rappresentato dalla collaborazione tra gli Istituti interessati e il servizio finanziario di Confcooperative, con un’integrazione di servizi che punterà a cogliere di volta in volta le esigenze maggiormente avvertite dalle imprese nei diversi settori di attività”.
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Tec n o p o l o : l ’importante ruolo di R e g g i o E m i l i a I n n o v a z i o n e ( R E I )
REI propulsore del trasferimento tecnologico Alessandro Tacchini illustra gli obiettivi 2010 La Regione ha avviato negli ultimi anni un consistente programma per promuovere la ricerca industriale e il trasferimento di conoscenze scientifiche e risultati di ricerca verso il sistema produttivo. Ne è nata una rete di strutture dedicate a specifiche tematiche di interesse industriale e che ora, con il contributo dei fondi europei, sarà completato con la realizzazione, nel territorio regionale di un insieme di Tecnopoli, cioè di infrastrutture fisiche dove tali laboratori di ricerca potranno insediarsi, espandersi, organizzarsi adeguatamente per lavorare con le imprese. Il progetto dei Tecnopoli mette in campo un intervento di 234 milioni di Euro di investimenti; di questi, 130 arrivano da contributi regionali, 90 dalle Università e dai centri di ricerca, 14 dagli Enti locali che contribuiscono a mettere a disposizione aree ed infrastrutture. Dieci sono i Tecno-
poli che saranno realizzati sul territorio regionale. 46 laboratori e 7 centri per l’innovazione insediati a regime, per circa 1.800 ricercatori impegnati, dei quali 520 saranno nuovi giovani ricercatori. Le aree tematiche (piattaforme tecnologiche) proposte per il tecnopolo reggiano sono la Meccanica e Materiali (Laboratorio INTERMCH - meccatronica, oloeomeccatronica, materiali, sistemi elettronici industriali e automotive), le Costruzioni (Laboratorio EN&TECH – edilizia sostenibile ed efficienza energetica) e Agroalimentare (Laboratori BIOGEST. SITEIA e CRPA LAB). Ne parliamo con Alessandro Tacchini, Responsabile Promozione e Sviluppo Collaborazioni di Reggio Emilia Innovazione (REI). “REI”, spiega Tacchini “in integrazione con le strutture di trasferimento tecnologico dell’Università di Modena e Reggio Emilia, dovrà svolgere
Alessandro Tacchini, Responsabile Promozione e Sviluppo Collaborazioni di Reggio Emilia Innovazioni (REI)
il ruolo di propulsore del trasferimento tecnologico mettendo a disposizione del Tecnopolo reggiano strumenti ed attività specifiche volte alla promozione e diffusione di Tecnologie Innovative che valorizzino la ricerca del polo universitario reggiano e contribuiscano allo sviluppo competitivo delle nostre aziende. In quest’ottica REI – continua Tacchini – si propone quale fulcro operativo del trasferimento tecnologico nella propria provincia andando a coordinare tutte le attività del nodo
reggiano della rete regionale (HTN – High Tech Network). Tra queste, anche la realizzazione di nuove infrastrutture dedicate all’incontro tra imprese e ricercatori volte a favorire il trasferimento di tecnologie e di know-how e l’offerta di un portale di accesso all’utilizzo di attrezzature scientifiche e laboratori per ricerche e sperimentazioni. Molteplici – spiega Tacchini – sono le attività specifiche attualmente implementate o in via di organizzazione. Tra queste ricordo lo “Sportello” sul territorio reggiano per le aziende che ricercano nuove competenze tecnologiche, la collaborazione con le associazioni imprenditoriali, con l’Università e con la Rete Alta Tecnologia della Regione Emilia-Romagna; il supporto logistico, commerciale e manageriale ad aziende start-up e spin-off accademiciuniversitari; l’organizzazione di eventi informativi e formativi la partecipazione a network
nazionali ed internazionali per il trasferimento tecnologico. Quali gli obiettivi di REI per il 2010? “Gli obiettivi che i soci istituzionali di Reggio Emilia Innovazione (Università di Modena e Reggio Emilia, Provincia, Comune e CCIAA di Reggio Emilia) si propongono di raggiungere – risponde Tacchini - sono tutti volti alla realizzazione di interventi finalizzati allo sviluppo economico, allo sviluppo del territorio e all’integrazione sociale. REI per il 2010 si propone di divenire il gestore di uno “spazio imparziale e neutro”, in cui il mondo accademico e della ricerca pubblica, quello degli enti locali e delle associazioni di categoria ed il mondo industriale possano incontrarsi liberamente promuovendo azioni di eccellenza volte allo sviluppo economico e produttivo degli attori che di volta in volta vorranno partecipare alle iniziative.”
Mo d e n a - I n tervista a Leo Barozz i n i , Pr esi den te di Com pa gn i a del l e O p e r e E m i l i a
Lavoro, dialogo e sostegno tra imprese Matching: un’iniziativa di successo che ha coinvolto 2.200 imprese Abbiamo incontrato Leo Barozzini, Presidente di Compagnia delle Opere Emilia, un’Associazione molto presente in altre parti d’Italia, ma ancora poco conosciuta nella nostra Regione. Chiediamo quindi a Barozzini di presentarla. “L’Associazione Compagnia delle Opere (CDO) – ci spiega Barozzini – è nata nel 1986 “per promuovere e tutelare la presenza dignitosa delle persone nel contesto sociale e il lavoro di tutti, nonché la presenza di opere e imprese nella società, favorendo una concezione del mercato e delle sue regole in grado di comprendere e rispettare la persona in ogni suo aspetto, dimensione e momento della vita”. “Rappresenta – continua Barozzini – un unicum nel panorama dell’associazionismo civile. Infatti non ha partecipazione nella gestione delle imprese associate e non è una società per azio-
ni, né una holding, né una realtà collaterale a partiti politici, né un’associazione di categoria tradizionale che istituisce servizi ai soci. E’ presente sul territorio nazionale con oltre quaranta sedi locali e associa ad oggi oltre 34.000 imprese, la maggioranza delle quali sono piccole e medie aziende”. Compagnia delle Opere si era resa promotrice di un’iniziativa di successo in ambito nazionale il “Matching”. Di che cosa si tratta? “Il Matching – risponde Barozzini – è un evento finalizzato a favorire le relazioni tra imprenditori, lo scambio di beni e servizi tra aziende e la conoscenza di tutto ciò che riguarda la vita e lo sviluppo dell’impresa. Nell’ultima edizione, che si è svolta dal 23 al 25 novembre, ha coinvolto 2.200 imprese di tutta Italia e di 42 Paesi esteri. Il Matching è una piazza
Una panoramica dell’iniziativa “Matching”
dove tutto questo è al servizio della persona che lavora e che intraprende. È la dimostrazione del fatto che il lavoro e il dialogo tra chi lavora e il sostegno reciproco sono le strade principali che ci permetteranno di attraversare questa fase difficile per le imprese con un realismo responsabile e un’audacia solidale. Ed è una risposta
positiva all’esigenza di fare rete, di scoprire che l’altro imprenditore può essere una risorsa; tanto più preziosa quanto più, in un momento come questo, le risorse sono merce rara”. La crisi sta mettendo a dura prova le imprese. Quale il Suo pensiero? “Questo – afferma Barozzini – è il momento della fatica,
ma anche della tenacia, dello sconforto, ma anche del coraggio. Succedono cose che lasciano a bocca aperta. Sui giornali non se ne parla, o se ne parla poco, ma ci sono tanti imprenditori che stanno rinunciando al loro stipendio da mesi, per non compromettere l’azienda e il lavoro dei dipendenti. Ce ne sono altri che stanno investendo nell’impresa il loro patrimonio personale perché ci credono, nonostante la situazione attuale. Ci sono dipendenti che danno il loro meglio per sostenere l’azienda in questo passaggio tormentato. La ripresa non sarà un regalo automatico della global economy, ma sarà il frutto di una sollecitudine e di una perseveranza che oggi più che mai ha bisogno di recuperare il significato del lavoro in relazione al senso della propria vita, e non solo come contributo al Pil nazionale”.
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ISTITUZIONI
Pro s e g u e l a condivisione di poli ti c h e r i v o l te a l s i s t e m a e c o n o m i c o
Accordo tra Regione e Unioncamere per una nuova fase di sviluppo e per la competitività dell’Emilia-Romagna Individuate le linee prioritarie di intervento congiunto Regione ed Unioncamere in rappresentanza del sistema camerale regionale, hanno siglato l’ “Accordo Quadro per una nuova fase di sviluppo e per la competitività dell’economia regionale”. Una collaborazione strategica rinnovata – sancita dalla firma del presidente della Regione Vasco Errani e del presidente dell’Unioncamere Andrea Zanlari – per accompagnare il tessuto produttivo dell’Emilia-Romagna nella sfida del mercato globale e per superare la crisi. “E’ la ‘terza generazione’ di accordi – ha sottolineato il presidente Vasco Errani – che si inquadra in quanto già fatto questi anni. Prosegue, infatti, in un impianto ben sperimentato, la condivisione di politiche per la qualità e lo sviluppo integrato del sistema economico-imprenditoriale dell’Emilia Romagna. L’Accordo tra Regione e Unioncamere prevede anche la messa in campo di azioni comuni con gli Enti Locali per superare i vincoli del Patto di stabilità per il quale la Regione su questo ha già dato un suo contributo. Lo ha fatto – ha aggiunto Errani – mettendo a disposizione dei Comuni e delle Province emiliano romagnole, per l’esercizio 2009, uno spazio del proprio bilancio di oltre 60 milioni di euro. Questo renderà possibile agli Enti Locali di attuare i propri investimenti, soprattutto in questo momento di crisi, quelli di carattere anticiclico”. “L’Accordo – ha ribadito il presidente di Unioncamere, Andrea Zanlari – è un passo
importante per lo sviluppo delle strategie economiche del territorio. Regione e Camere di commercio condividono la visione strategica che il territorio e l’impresa rappresentano due ambiti inscindibili. Ci sono ampi spazi di lavoro legati a questo accordo che è il passaggio più significativo e il punto di riferimento a carattere generale di molteplici intese operative siglate negli ultimi anni. A conferma di un filo rosso di collaborazione che lega le iniziative della Regione e del sistema camerale dell’Emilia-Romagna, accomunate dall’obiettivo di elevare la competitività delle imprese e dell’economia”. Le principali linee prioritarie di intervento congiunto si possono così sintetizzare: Monitoraggio dell’economia con il potenziamento, in particolare, dell’attività degli Osservatori regionali promossi in varie materie e lo sviluppo di quello relativo alle imprese cooperative ed alle imprese a titolarità femminile ed interventi di sviluppo delle attività turistiche, volti ad analizzare le dinamiche e potenzialità del settore. Un altro terreno su cui si misurerà la capacità d’azione comune è la valorizzazione dei prodotti agroalimentari di qualità attraverso iniziative integrate per promuovere il patrimonio culturale e i prodotti tipici e di qualità. In questo senso, prioritari saranno progetti sulla qualità e sulla sicurezza alimentare e della ricerca e dell’innovazione nella filiera agroalimentare. Lo sportello regionale per l’internazionalizzazione fa-
Vasco Errani - Presidente della Regione Emilia Romagna Andrea Zanlari - Presidente di Unioncamere Emilia Romagna
vorirà un coordinamento delle iniziative in materia rivolte all’imprenditoria regionale, con l’obiettivo di rendere più incisiva la collaborazione sui programmi promozionali. Attraverso le politiche comunitarie, lo sviluppo sostenibile, l’innovazione e ricerca si incentiverà l’applicazione delle norme in materia ambientale, promuovendo al contempo l’adesione delle imprese ai sistemi comunitari di certificazione ambientale. Si favorirà la diffusione dei servizi forniti dalla rete della ricerca industriale e del trasferimento tecnologico regionale. Per quanto riguarda le infrastrutture sarà promosso l’utilizzo e la diffusione del project financing per far crescere il ricorso al parternariato pubblico-privato, ma
soprattutto saranno messe in campo azioni comuni con gli Enti Locali per superare i vincoli del Patto di stabilità. Attraverso la semplificazione amministrativa ed e-government si punterà ad accrescere l’impegno per la ricerca e lo sviluppo sui temi della governance dei sistemi a rete per una maggiore semplificazione degli adempimenti delle imprese ed a garantire l’utilizzabilità delle procedure informatiche della comunicazione unica per le imprese artigiane. Infine, per quanto concerne il mercato del lavoro, la formazione imprenditoriale e l’immigrazione, Regione ed Unioncamere condivideranno iniziative nell’ambito della formazione professionale, continua e superiore. Nello
stesso ambito è previsto un coordinamento dei sistemi di monitoraggio dei fabbisogni occupazionali. Sarà necessario anche sensibilizzare il sistema delle imprese alla cultura dell’integrazione scuola-lavoro e promuovere azioni di informazione e formazione per l’accesso dei cittadini extracomunitari al lavoro autonomo e supporto alla nascita di imprese a titolarità extracomunitaria. L’Accordo, di durata triennale, sarà sottoposto a verifica di anno in anno, e sarà tacitamente rinnovato per un analogo periodo alla scadenza. L’Accordo Quadro non si esaurisce nelle impegnative nove linee di lavoro comune, ma si sostanzia in un’ampia gamma di intese già avviate con gli assessorati regionali.
CONSULENZA AZIENDALE
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Pro g e tt o d i consulenza
Aziende oltre la crisi. Quando l’opportunità diventa anche necessità Flavia Blumetti e Maurizio Cappelletti – Helianthos Srl, Società di Consulenza Nell’ultimo anno la parola crisi è entrata pesantemente nel nostro vocabolario per contraddistinguere una situazione che è percepita da esperti e non, come particolarmente allarmante. La crisi c’è, si vede e si tocca con mano, ma l’errore più grande è quello di subirla o peggio ancora viverla passivamente in attesa che presto o tardi passerà. La crisi è tale allorquando viene a mancare la giusta risposta (preventiva, strutturale, ad hoc) per affrontarla. O quando, dovendo intervenire per mutare, si guarda al cambiamento in maniera ingenua, non considerando l’effetto combinato dei fattori che lo hanno prodotto. Di fatto il cambiamento divide le persone, scompagina gli schemi mentali, molte volte diviene segno di contraddizione e, sotto certi aspetti, incute paura. Ma in un momento come questo cambiare non è solo una necessità per sopravvivere, ma un’opportunità per l’azienda di rivedere il proprio assetto organizzativo creando i presupposti per lo sviluppo futuro. È però necessario accompagnare il processo di cambiamento con una attività di controllo e monitoraggio continuo verificando che i percorsi intrapresi siano idonei per il superamento della crisi. In momenti come questi il Vertice ha un ruolo chiave. Esso deve essere preparato e capace di decidere rapidamente se vi sono i presupposti per continuare. C’è un dato che è opportuno non trascurare e che nei fatti dimostra che la crisi in essere rappresenta un dato
In un momento come questo cambiare non è solo una necessità per sopravvivere, ma un’opportunità per l’azienda di rivedere il proprio assetto organizzativo creando i presupposti per lo sviluppo futuro strutturale per cui “nulla sarà più come prima”. In tal senso, gestire la crisi vuol dire: • Disporre di piani di azione d’emergenza per non risultare impreparati, sprovveduti o peggio ancora ingenui. • Intervenire in maniera integrata a tutti i livelli dell’organizzazione facendo in modo che gli unici soggetti autorizzati a parlare della crisi al mondo esterno siano i membri della “squadra”, composta cioè dal Vertice e dalle risorse che lavorano a stretto contatto con il management. • Presidiare la variabile tempo che in queste situazioni rappresenta ancor di più la risorsa scarsa. • Presidiare le informazioni facendo in modo che siano il più possibile esatte e corrette. • In un piano strategico di sviluppo e di ripresa, focalizzarsi non solo sulle perdite nel breve termine, ma pure sugli effetti nel lungo periodo. In altre parole, gestire la crisi in maniera efficace ed
Filiberto Guatteri
hanno collaborato a questo numero: Valentina Margini, Chiara Caselli, Beatrice Grisendi, Chiara Pedroni, Letizia Burani
delle persone, finalizzato alla scelta delle azioni di sviluppo dei soggetti coinvolti nei principali processi aziendali anche allo scopo di preservare il clima e la cultura aziendale. 5. Gestione della “ri-partenza” per mezzo della elaborazione e dell’avvio di un concreto piano delle azioni teso al raggiungimento di precisi obiettivi.
Keymedia Group S.R.L. Via Settembrini, 12/1 42123 Reggio Emilia www.keymedia.it
Flavia Blumetti di Helianthos Srl
efficiente vuol dire essere capaci di rilevarne i segni rapidamente e trattarla con altrettanta tempestività al fine di non generare ricadute sul business dell’organizzazione. Molto spesso per far questo, l’azienda deve poter contare sull’aiuto di esperti esterni in grado di restituire un quadro oggettivo della situazione, sia a livello organizzativo, sia a livello quantitativo per quel che concerne gli aspetti economici e finanziari. In particolare, con alcuni accorgimenti è possibile individuare gli elementi della crisi attraverso l’utilizzo di strumenti semplici e di facile utilizzo in una visione integrata che comprende: 1. Analisi dell’impatto della crisi sull’impresa “fotografando” il tessuto or-
ganizzativo e la capacità economico/finanziaria dell’azienda nei diversi scenari ipotizzabili. 2. Riallineamento tra la azienda e il contesto in cui essa è inserita permettendo l’identificazione delle opportune azioni in relazione alle possibili evoluzioni del mercato e del sistema competitivo di riferimento. 3. Coerenza tra organizzazione aziendale e nuovo posizionamento nonché l’identificazione degli opportuni interventi sull’assetto organizzativo (ruoli, meccanismi operativi, sistema di governo delle relazioni, risorse umane, organici). 4. Scelta, valutazione e formazione delle risorse umane attraverso la definizione di un modello integrato per la valutazione
Visioni apocalittiche della crisi che ha colpito le nostre aziende italiane ritengono che l’anno che arriverà sarà ben più critico di quello che sta per chiudersi. Se questa previsione è reale, vale ancor di più l’importanza di dotarsi di una visione del cambiamento in grado di comprenderlo e accettarlo. Cambiare non vuol dire perdere qualcosa ma guadagnare allorquando ci si doti di strumenti in grado di rendere opportunità le necessità. E le crisi, ci insegna la storia, sono portatrici di opportunità che spesso risultano tali solo a posteriori.
Il contenuto di questo articolo si inserisce nell’ambito di un Progetto di consulenza sviluppato da Helianthos S.r.l., IFOA e Keymedia Group S.r.l. ed è stato oggetto di un intervento seminariale tenutosi il 10 novembre a Reggio Emilia. Per maggiori informazioni tel. 0522/521033
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LAVORO
In da g i n e s u l le retribuzioni in Em i l i a -Rom a gn a
Identikit dei mestieri ricchi e dei mestieri poveri Lo stipendio medio annuale ammonta a 26.110 Euro Presentato il Rapporto “Domanda di lavoro e retribuzioni nelle imprese italiane”, frutto di un’attività originale di ricerca, impostata da Unioncamere Emilia-Romagna e realizzata insieme a OD&M Consulting, società specializzata in indagini nell’ambito dei sistemi incentivanti e delle politiche retributive. Dallo studio emerge che, in Emilia-Romagna, la retribuzione media del 2008 ammonta a 26.110 Euro, superando del 2,4% il corrispondente valore nazionale. Nell’arco temporale dal 2003 al 2008, le retribuzioni medie in ambito regionale sono aumentate del 19%, valore che equivale ad un incremento medio annuo pari al 3,5%. Complessivamente, nel quinquennio considerato, le retribuzioni sono aumentate più nell’industria (22,1%) che nei servizi (15,9%), con un valore ancora più ridotto (11,4%) nell’agricoltura. Rilevante il disallineamento tra salari maschili e femminili; nel 2008 le retribuzioni medie maschili hanno superato del 16% quelle fem-
minili, in misura inferiore a quanto riscontrato nel Nord-Est (+18,8%), ma superiore rispetto a quanto registrato in Italia (+13,3%). Il differenziale retributivo tra uomini e donne è apparso più contenuto nelle attività industriali (27.650 Euro gli uomini, 24.660 le donne, con uno scarto del +12,1%), rispetto a quelle del terziario, i cui valori medi si sono attestati rispettivamente a 27.930 e a 23.400 Euro con uno scarto del +19,4%. Guardando i settori di attività nel 2008 le retribuzioni medie dell’Emilia-Romagna sono state comprese tra i 21.370 Euro elargiti ai dipendenti del comparto alberghi e ristoranti e i 33.780 Euro percepiti dai lavoratori dell’industria petrolifera, chimica, farmaceutica e fibre.Sulla base della dimensione aziendale sono state comprese fra i 23.960 Euro percepiti dai lavoratori delle piccole aziende (fino a 49 dipendenti) e i 31.920 Euro elargiti dagli occupati nelle grandi aziende, vale a dire sopra i 250 dipendenti. Analizzando poi le retribuzioni per qualifica, nel
La figura tipo del lavoratore più ricco è rappresentata da un dirigente, laureato, di sesso maschile, occupato in una grande azienda del settore chimico 2008, in Emilia-Romagna sono state comprese tra i 22.470 Euro degli operai e i 92.400 Euro dei dirigenti. Esaminandole invece per titoli di studio sono state comprese tra i 23.620 Euro di coloro che sono in possesso, al massimo, della licenza media dell’obbligo e i 35.550 Euro di coloro che hanno una laurea specialistica. In estrema sintesi, sulla base dei dati del 2008, la figura tipo del lavoratore più ricco è rappresentata da un dirigente, laureato, di sesso maschile, occupato in una grande azienda del settore chimico. All’opposto il livello più basso è rappresentato da una donna con mansioni operaie, che non è andata oltre la licenza della scuola media dell’obbligo, e
che è occupata in una piccola azienda del settore degli alberghi e ristoranti. L’indagine conferma poi che anche in Emilia-Romagna si accentua un mercato del lavoro sempre più “duale” costituito dal segmento, ambitissimo, del “posto fisso” e da quello del “lavoro temporaneo”, dove i giovani risultano essere i soggetti più penalizzati. Si è innalzata, sul totale degli occupati dipendenti, l’incidenza degli occupati “a termine”, che tra il 2004 e il 2008 è passata dall’11,2 al 12,3% in Emilia-Romagna e dall’11,8 al 13,3% in Italia (rispettivamente +1,1 e +1,5 punti percentuali). Questa crescente incidenza dei dipendenti con contratto a termine deriva, ovviamente, da flussi in ingresso che hanno privilegiato questa modalità contrattuale in misura ben più consistente di quanto non fosse la quota iniziale di queste figure sullo stock totale degli occupati alle dipendenze. Ne danno conferma le assunzioni programmate dalle imprese, delle quali nel 2009 il 29,5%, quindi meno di un terzo del totale, è previ-
sta con un contratto a tempo indeterminato. Si tratta di una percentuale intermedia fra la media italiana (32,2%) e quella delle Regioni del Nord-Est (27,2%). A fare la differenza sono principalmente le assunzioni a carattere stagionale, che in Emilia-Romagna sono il 35,2% del totale, 2,2 punti in più rispetto alla media nazionale e 3,4 punti in meno rispetto a quella del Nord-Est. Ogni 10 assunzioni previste dalle imprese, 7 sono quindi “a termine” (stagionali e a tempo determinato), e 3 stabili (a tempo indeterminato), con differenze comunque non eccessive tra l’EmiliaRomagna e i contesti presi a riferimento.
La figura tipo del lavoratore più povero è rappresentata da una donna con mansioni operaie, con la licenza della scuola dell’obbligo, e che è occupata in una piccola azienda del settore alberghi e ristoranti
FORMAZIONE
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La R e g i o n e s tanzia 27 milioni d i Eu ro da i n vesti r e i n f or m a z i on e
Misure anticrisi: da Ifoa un vasto programma di interventi formativi Per rispondere alle differenti condizioni, esigenze ed aspettative dei lavoratori Investire sulle competenze delle persone e sulle capacità dei lavoratori come strumento per attraversare la crisi e superarla. La Regione Emilia-Romagna, con oltre 27 milioni di Euro, dà prima attuazione alle misure previste dal Piano delle politiche attive per attraversare la crisi, approvato nel luglio scorso, in attuazione del Patto sottoscritto tra la Regione e le Parti sociali. Verranno messe in campo una pluralità di opportunità formative diversificate e capaci di rispondere alle differenti condizioni, esigenze ed aspettative dei lavoratori. Percorsi di aggiornamento, specializzazione e qualificazione personalizzati sono rivolti ai lavoratori interessati da provvedimenti di cassa integrazione o in mobilità, per rafforzare le competenze delle persone e del sistema produttivo nel suo complesso quale strategia per salvaguardare l’occupazione. Approfondiamo le specifiche del Piano con Giuseppe Pezzarossi, Direttore Generale di Ifoa. “Le azioni formative, finanziate dalla Regione Emilia-Romagna attraverso risorse del Fondo Sociale Europeo e gestite da enti di formazione accreditati,
saranno costruite a partire dai bisogni effettivi delle persone”, afferma Pezzarossi. “La centralità della persona è infatti uno dei presupposti dell’azione regionale, insieme alla valorizzazione del ruolo delle organizzazioni sindacali e datoriali, che nella fase di definizione degli accordi contribuiscono all’individuazione dei fabbisogni formativi dei lavoratori, e delle amministrazioni provinciali, che sono strategiche nella comprensione delle dinamiche economiche e occupazionali del territorio”. Quindi le opportunità formative sono rivolte a tutti i lavoratori in mobilità o cassa integrazione? “Certamente”, risponde Pezzarossi. “Tutti i lavoratori interessati dagli ammortizzatori sociali in deroga dovranno ricevere dall’azienda una comunicazione che li invita a recarsi, o comunque a mettersi in contatto, con il Centro per l’Impiego del proprio comune di residenza. I Centri per l’Impiego hanno infatti il compito di individuare, attraverso un colloquio individuale, le azioni di politica attiva del lavoro personalizzate più adatte per orientarlo, o aggiornare o
La sede di Ifoa Reggio Emilia
qualificare le sue competenze. L’accesso a questi servizi è condizione per mantenere l’ammortizzatore sociale”. Quali i corsi previsti? “I corsi rientrano in due tipologie: i percorsi di aggiornamento e di specializzazione e i percorsi di qualificazione. I primi sono percorsi di 40 ore utili per poter aggiornare o specializzare ulteriormente la propria professionalità e svolgere meglio il ruolo in cui si sta già lavorando. I corsi sono stati individuati sulla base dei diversi settori aziendali (amministrazione, commerciale, acquisti, gestione magazzino, ecc.) o sulla base dei diversi comparti (edile, meccanico, ceramico, agroalimentare, commercio, ecc.). In fase di prima attuazione è disponibile un’offerta formativa di 1.189 percorsi per 7.134 lavoratori. La formazione approvata garantisce ovvia-
mente una copertura capillare sia in riferimento ai territori sia in riferimento alle aree tematiche. I percorsi di qualificazione servono invece ad acquisire una nuova professionalità o a completare e formalizzare le competenze già possedute e a renderle riconoscibili, e pertanto più spendibili, nel mercato del lavoro. Per questo la Regione ha approvato un catalogo di percorsi, anche individuali, della durata compresa tra le 50 e le 300 ore, che si riferiscono a 88 qualifiche professionali del repertorio regionale (ad esempio tecnico contabile, costruttore su macchine utensili, operatore dell’autoriparazione, operatore della ristorazione, tecnico informatico, etc.). Sono 393 i percorsi di questo tipo approvati che, tenuto conto delle diverse sedi di erogazione, portano ad un’offerta di 1.940 corsi sul
territorio regionale. La durata effettiva, le competenze e le conoscenze su cui si concentra la formazione per ciascun lavoratore sono definite in una seconda fase, successiva al colloquio con l’operatore del Servizio per l’Impiego, dopo un’analisi approfondita svolta insieme all’ente di formazione responsabile del corso”. Quale il ruolo di Ifoa all’interno di questo panorama? “Nell’ambito delle misure anticrisi, Ifoa svolge ovviamente un ruolo di primo piano nell’ambito della formazione. In virtù del Patto per attraversare la crisi abbiamo strutturato un pacchetto formativo, capillarmente distribuito nelle province di Modena, Parma, Reggio Emilia, Forlì-Cesena, Ravenna e Bologna. L’offerta prevede corsi di aggiornamento della durata di 40 ore e percorsi di qualificazione di circa 300 ore in area Amministrazione, Marketing, Logistica, ICT, Acquisti e Commerciale. I corsi partiranno nei primi mesi del 2010. Per maggiori informazioni”, conclude Pezzarossi, “è possibile consultare il nostro sito internet www.ifoa.it”.
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ORGANIZZAZIONE AZIENDALE
Nei n o s tr i s i stemi ind ustriali si na scon don o va r i e a r ee di spr eco
Lean Thinking: riorganizzare l’azienda eliminando gli sprechi Lorenzo Compagnoni: le azioni per restare competitivi La sempre maggiore competitività, la sempre maggiore capacità del consumatore di scegliere fra vari prodotti l’articolo che lo soddisfa maggiormente sulla base delle specificità, della qualità e del costo ha messo in luce la difficoltà di molte aziende ad adeguare i propri sistemi produttivi all’andamento del mercato. Ne parliamo con Lorenzo Compagnoni, che ha ricoperto il ruolo di Direttore Industriale in importanti aziende italiane ed oggi è titolare di LC Lean Consulting srl (www.lcleanconsulting.eu). “E’ ormai consolidato – afferma Compagnoni – che le aziende possono anche scegliere di non cambiare, ma è il mercato che cambia. La crisi economica ha acuito questo processo, ma solo le aziende che sapranno adeguare le loro filosofie industriali, la loro capacità d’interpretare il mercato saranno presenti domani alla ripresa dell’economia mondiale.
Se analizziamo il costo di molti beni industriali ci rendiamo conto di quanto spreco ci sia nei processi produttivi nelle nostre filiere. Questo concetto mi piace riassumerlo nella formula Costo Industriale = Materiali + Lavoro + Spreco. Molto spesso la competitività sul mercato non è data solo dalla tecnologia o dalla qualità (che oggi occorre dare per scontata) ma dal differenziale di spreco, sul processo, che un’azienda riesce ad eliminare. Un tempo il listino di vendita era: Listino = Costo Industriale + Margine. Oggi si è così modificato: Margine = Listino – Costo Industriale. Questa semplice formula dà tutta l’idea di quanto il mondo sia cambiato, il consumatore non è più disponibile a pagare gli sprechi evidenti o occulti delle nostre aziende”.
Come individuare ed eliminare lo spreco? “In questi anni si è sviluppata una filosofia industriale
(Lean Thinkhing) ispirata al giapponese Toyota Production System, che mira a minimizzare gli sprechi fino ad annullarli”. “Nei nostri sistemi industriali si nascondono varie aree di spreco quali ad esempio: Prodotti difettosi (Furyo): i difetti costituiscono una grande fonte di spreco perché generano scarti o rilavorazioni con oneri da parte dell’azienda in termini finanziari e di immagine. Sovraproduzione (Sukurrisugi): si realizzano pezzi non richiesti dal mercato o in quantità superiori. Attese (Temachi): si presentano quando un operatore non svolge alcun lavoro, rimanendo in attesa di un qualche evento. Perdite di processo (Kakoku): si svolgono attività a non valore aggiunto nelle varie fasi del processo produttivo. Movimenti (Dousa): i movi-
menti improduttivi possono essere divisi in spostamenti e azioni improduttive. Gli spostamenti possono rendersi necessari a causa di layout mal disegnati o strutture inutilmente sovradimensionate. Scorte (Zaiko): tutto ciò che giace in attesa di lavorazioni successive (materie prime e semilavorati) o di una vendita (prodotti finiti). ll materiale può peggiorare la sua qualità o diventare obsoleto. Trasporto (Unpan): le attività di trasporto all’interno di uno stabilimento non creano valore aggiunto. Sottoutilizzazione delle persone: non vengono utilizzate al meglio le capacità dell’operatore”. “L’impegno di LC Lean Consulting, che vanta molti “casi di successo” – conclude Compagnoni – è proprio quello di costruire un percorso di eliminazione degli sprechi e riorganizzazione aziendale secondo la filosofia del Lean Thinking”.
Milwakee (USA) - Evento Kaizen: Mr Nagamatsu (Società di consulenza Shingijutsu) e Lorenzo Compagnoni (LC Lean Consulting)
Molto spesso la competitività sul mercato non è data solo dalla tecnologia o dalla qualità ma dal differenziale di spreco, sul processo, che un’azienda riesce ad eliminare
FORMAZIONE
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Un ’i n i z i a ti v a d i Centro Servizi P.M.I. a su ppor to del l e stra tegi e di svi l u p p o
Verso l’eccellenza dei processi di creazione del valore, tra analisi e consulenze Un servizio personalizzato, finanziato da un bando regionale I bandi rappresentano una opportunità concreta per la ricerca, lo sviluppo e la riqualificazione di imprese e istituzioni, cui occorre un sostegno formativo e consulenziale reale per sfidare la crisi attuale e per “inventare” il proprio rilancio con nuovi progetti. È in questo contesto che si inserisce l’ultima iniziativa firmata Centro Servizi P.M.I.: un piano di consulenze aziendali personalizzate per supportare le strategie di sviluppo delle imprese. Esso si rivolge a realtà che si sforzano di investire nell’innovazione per acquisire un posizionamento sostenibile nel mercato di domani, mantenendo nel contempo la propria competitività, seppur con impegno e fatica. Il progetto di Centro Servizi P.M.I. rientra nell’ambito di un bando regionale che si colloca in un più ampio piano di politiche attive da realizzare in Emilia-Romagna, che finanzia l’iniziativa con il contributo del Fondo Sociale Europeo per soddisfare la necessità delle aziende di riorganizzare e innovare,
in un’ottica di superamento della crisi e di riposizionamento, per essere adeguatamente attrezzate ad affrontare la ripresa. Ci spiega meglio di cosa si tratta Claudio Biasetti, Responsabile Progettazione e Ricerca&Sviluppo di Centro Servizi P.M.I. In cosa consiste concretamente il progetto? “È un servizio qualificato di analisi e consulenza orientato a sviluppare verso l’eccellenza i processi di creazione del valore, realizzati all’interno del campo d’azione aziendale”. Che differenza c’è tra analisi e consulenza? “L’analisi mira alla ricostruzione del posizionamento dell’impresa a partire dal sistema competitivo e dai fattori chiave di competitività richiesti all’azienda, per valutare l’adeguatezza della struttura organizzativa e della strategia per fare fronte alla pressione della concorrenza. La consulenza segue l’analisi del posizionamento acquisito - e, per certi aspetti, ne è il naturale sviluppo - per de-
Claudio Biasetti Responsabile Progettazione e Ricerca&Sviluppo di Centro Servizi P.M.I.
finire piani di miglioramento sostenibili. Si tratta di un affiancamento operativo ai decisori aziendali da parte di consulenti esperti per le singole aree della gestione dell’impresa, focalizzate dall’analisi stessa, per introdurre elementi di miglioramento nella struttura. È una “evoluzione” che prende corpo individuando il settaggio ottimale delle diverse componenti relative alle capacità organizzative coinvolte, come le competenze delle persone, le dotazioni tecnologiche, le procedure, i
modelli e le logiche di azione organizzativa”. Un’analisi e una consulenza come quella descritta comportano molto tempo. Di quante giornate parliamo? “Il progetto è abbastanza “ricco” da questo punto di vista: ogni azienda ha a disposizione 4 giornate da 8 ore per l’analisi e 4 giornate da 8 ore di consulenza di processo per il miglioramento in azienda”. Qual è il costo a carico delle aziende per questo intervento? “Zero. Non c’è costo, se non il tempo dedicato agli esperti e ai consulenti che entrano in impresa. Il progetto rientra nel Piano regionale di politiche attive per attraversare la crisi ed è interamente finanziato dal Fondo Sociale Europeo”. Quante aziende potranno beneficiare di questa opportunità? “Per ora 25. Devono essere imprese dell’Emilia-Romagna, di dimensione piccola o media. La specializzazione produttiva non è vincolante, sebbene sia da privilegiare
l’industria manifatturiera nel suo complesso, che continua a risultare non solo prevalente ma anche trainante nell’economia regionale”. Come avviene la scelta del consulente? “I consulenti sono identificati tra professionisti senior che da anni collaborano con Centro Servizi P.M.I. in diversi ambiti aziendali, dal controllo di gestione alla logistica, dalla produzione alla ricerca applicata, dal marketing alla gestione delle risorse umane. A seconda delle necessità, in ogni impresa viene attivato un diverso team di consulenti. Le esigenze aziendali sono il punto di partenza, quindi i consulenti sono individuati con attenzione, abbinando le competenze professionali degli esperti al contesto aziendale di riferimento, nonché all’obiettivo che si intende raggiungere”. Per informazioni in merito, è possibile contattare Claudio Biasetti a Centro Servizi P.M.I. (tel.: 0522 267711; Email: claudiobiasetti@cspmi. it)
ASSICURAZIONI
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S i r e n d e n e c essario identificare i r i sch i a i qu a l i è soggetta l a ca ten a p r o d u t ti v a d e l l e i m p r e s e
Con il mercato globale aumentano i rischi della “Supply Chain” aziendale Roberto Garulli: analizzare la filiera produttiva per individuare potenziali scenari di danno Il Supply Chain Management (SCM) è un approccio integrato, orientato al processo per l’approvvigionamento, la produzione e la consegna di prodotti e servizi ai clienti. Il SCM gestisce le relazioni con i sub-fornitori, i fornitori, le operazioni interne, gli intermediari, i distributori ed il cliente finale. Il SCM comprende la gestione di materie/semilavorati/prodotti finiti e dei flussi economici e di informazione. Il termine Supply Chain Management indica quindi la gestione coordinata ed integrata delle diverse fasi che accompagnano le merci dalla presa in consegna delle materie prime alla consegna finale al cliente, passando attraverso le diverse ed eventuali trasformazioni intermedie. Non si tratta unicamente della gestione di un flusso fisico, ma anche informativo e finanziario. Il mercato globale ha fatto sì che intere fasi dei processi produttivi vengano spostati all’estero con tutta una serie di nuovi rischi conseguenti. Ne parliamo con Roberto
Il mercato globale ha fatto sì che intere fasi dei processi produttivi vengano spostati all’estero con tutta una serie di nuovi rischi conseguenti Garulli titolare dell’omonimo studio che opera da oltre 20 anni nel settore della consulenza e della gestione assicurativa dei rischi aziendali. “Operare nel mercato globale comporta – spiega Garulli – un aumento dei rischi. Per citarne alcuni: rischio paese, rischi di frode e contraffazione, rischi dei trasporti, ecc. Questi rischi possono condurre a impatti finanziari fortemente negativi, provocare perdite di quote di mercato, comportare effetti sfavorevoli sulla clientela esistente e potenziale e, infine, causare una certa apprensione sulla solvibilità e integrità della società. Tra i compiti del Supply Chain Management – con-
Roberto Garulli, Presidente di Studio Garulli Insurance Broker s.r.l.
tinua Garulli – vi è quindi anche quello di definire un’adeguata politica di Risk Management partendo da un’analisi attenta della filiera produttiva, al fine di individuare potenziali scenari di danno”. Che tipo di assistenza offrite alle imprese? “Il nostro studio – risponde Garulli – offre alle aziende uno strumento di analisi qualitativa e quantitativa che consente loro di individuare le principali esposizioni di rischio e di poterle monito-
rare nel tempo. Operativamente, lo strumento di analisi permette di identificare i rischi ai quali è soggetta la catena produttiva aziendale e la quantificazione degli effetti che un sinistro grave, che colpisse un anello della filiera produttiva o distributiva, può causare al business aziendale. Cade certamente in errore quella azienda che ritiene che l’esistenza di un’adeguata copertura assicurativa per “ Danni Indiretti” possa coprire completamente i rischi
connessi alla Supply Chain. Ricordo – conclude Garulli – che il nostro studio ha una forte connotazione territoriale. Abbiamo, infatti, sviluppato e consolidato nel tempo una presenza organizzata nelle principali città dell’EmiliaRomagna che ci ha permesso di acquisire una profonda conoscenza delle tematiche specifiche legate alla realtà locale e di elaborare soluzioni mirate di alto contenuto professionale, in particolare per i settori maggiormente caratterizzanti l’economia regionale”.
Occorre definire un’adeguata politica di Risk Management partendo da un’analisi attenta della filiera produttiva, al fine di individuare potenziali scenari di danno
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SERVIZI
È im p o r ta n te affidarsi a struttur e i n gr a do di cu r a r e a n ch e i l m i n i m o p a r ti c o l a r e
Eventi aziendali: vince la formula “chiavi in mano” Meeting Service opera nel settore da oltre quindici anni Gli eventi aziendali hanno assunto un ruolo importante nella costruzione e nel miglioramento dell’immagine di un’impresa, che attraverso di essi può fidelizzare “vecchi” clienti e raggiungerne di nuovi. Meeting, congressi o feste aziendali, qualunque sia l’evento da organizzare è necessario che l’iniziativa sia progettata nei minimi particolari. Chiari e ben definiti devono essere gli obiettivi dell’iniziativa che si intende realizzare. “Per soddisfare appieno il cliente occorre instaurare un profondo dialogo con lo stesso, solo così si realizzerà l’evento desiderato, in grado
di raggiungere gli obiettivi di marketing dell’azienda” afferma Paola Ligabue, titolare dello Studio Ligabue (tel. 0522-431835), che presenta la divisione “Meeting Service”, attiva nel settore dell’organizzazione eventi da oltre quindici anni. Quali servizi deve offrire un’agenzia di organizzazione eventi? “Molto importante è la fase di progettazione per realizzare un evento da ricordare, per farsi conoscere nel modo migliore, per mettere in evidenza i propri prodotti e servizi. Fondamentali sono poi l’organizzazione e i servizi in fase realizzativa.
Meeting Service, nel corso degli anni, ha ampliato notevolmente il proprio ventaglio di possibilità e oggi è realmente in grado di offrire un evento “chiavi in mano”: dalla scelta della location adeguata, alla gestione delle diverse tipologie di segreteria necessarie alla corretta gestione dell’iniziativa, sino ai servizi grafici, pubblicitari, linguistici e di ufficio stampa”. Potrebbe fornire alcuni esempi concreti? “Nell’ambito aziendale abbiamo curato momenti istituzionali come numerosi Open Day della EMAK per la presentazione dei resoconti annui e delle prospettive di svi-
luppo, ma anche quello della Interpuls per l’inaugurazione della nuova sede. Le iniziative sono state seguite in ogni fase, dalla realizzazione degli inviti al servizio hostess e catering. La nostra collaborazione con gli enti pubblici, invece, si è
spesso concretizzata nell’organizzazione di convegni internazionali, mentre quella con le strutture mediche si è spesso declinata nella gestione di convegni scientifici, come quelli che seguiamo da anni per l’Arcispedale reggiano”.
Ediz i o n i T e c nog raf realizza da an n i vol u m i per pr i va ti , a z i en de ed edi to r i n a z i o n a l i
Nuove tecnologie per la pubblicazione di libri: il “book on demand” Consente di stampare una tiratura limitata a prezzi davvero competitivi Tecnograf, presente sul mercato dal 1965, è certamente uno dei più noti stampatori della Provincia di Reggio Emilia. Forse però non tutti sanno che l’azienda in questi anni, accanto alla stampa di depliant, fascicoli, volumi per conto di aziende, enti pubblici ed editori nazionali, ha sviluppato una propria linea di edizioni che vanta ormai un invidiabile catalogo. Recentemente sono stati pubblicati volumi come ‘Barighìn e la Ottocentoquindici’, storia corredata da immagini della prima auto costruita da Enzo Ferrari, “Una politica Amica” di Ugo Benassi, storico sindaco reggiano e i tre volumi de “La Cucina Reggiana”, raccolte di ricette che ha ottenuto
il riconoscimento dell’Accademia italiana della Cucina. Ne parliamo con Corrado Campanini, contitolare dell’azienda. “Edizioni Tecnograf – questo è il nome della divisione editoriale dell’azienda – realizza da anni pubblicazioni di qualità, in virtù dell’esperienza maturata nel settore della carta stampata. Il nostro obiettivo è sempre quello di dare concretezza a ricordi e pensieri o semplicemente all’immaginazione e alla creatività degli autori, attraverso la realizzazione di libri di poesie, racconti, cataloghi d’arte, ricerche storiche e scientifiche, manuali tecnici ed universitari”. Quale il vostro contributo
nella realizzazione di un volume? “Tecnograf accompagna passo dopo passo l’autore nella creazione e valorizzazione dell’opera, supportandolo in tutte le fasi del progetto, dal servizio
di editing e impaginazione professionale – con l’attribuzione dei codici ISBN ed EAN –, fino alla stampa e rilegatura dei volumi con la registrazione di quanto pubblicato sulle librerie on-line e alla distribuzione locale e nazionale. L’utilizzo delle moderne tecnologie ha permesso di abbassare sensibilmente i costi di ogni pubblicazione. Recentemente poi la ‘rivoluzione digitale’ è entrata anche nella nostra azienda, consentendo la realizzazione di ‘Book on demand’. In che cosa consiste? “Grazie al ‘Book on demand’ è possibile stampare libri in tiratura anche molto limitata con le medesime caratteristiche di quelli realizzati con il metodo
tradizionale. Quindi stesse caratteristiche e livello qualitativo pressoché identico, ma con tempi e costi di produzione decisamente inferiori. In questo modo sarà possibile realizzare un sogno nel cassetto per un pubblico molto più vasto, che magari ha sempre pensato alla pubblicazione di un proprio libro come qualcosa di inaccessibile per i costi troppo alti. Per promuovere ulteriormente questo servizio – conclude Campanini – con il nuovo anno lanceremo un’importante campagna di comunicazione. Da pochi giorni, inoltre, è online anche il nuovo sito internet www.edizionitecnograf.it, dove troveranno spazio tutte le ultime novità editoriali”.
INFORMATICA & SOFTWARE
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Un o s tr u m e n to in costante cresc i ta
E-commerce: per sostenere e fare crescere il business delle imprese Con “Shop On Line” anche Sedoc Digital Group offre la possibilità di acquistare in rete L’e-commerce viene sempre più percepito quale strumento per sostenere e fare crescere il business delle imprese, che in esso possono trovare un valido aiuto anche per favorire la propria ripresa economica. Non è un caso, infatti, che il commercio elettronico stia crescendo in modo lineare e a due cifre già da alcuni anni: nel 2008, in Italia, questa moderna forma di intermediazione ha avuto un incremento del 30,7%, un dato positivo che sarà probabilmente replicato anche nel 2009, nonostante la crisi economica mondiale. L’e-commerce non deve essere considerato un antagonista delle negoziazioni tradizionali, ma un’opportunità per ampliare il proprio bacino di utenza e la distribuzione dei propri beni e servizi in un’ottica “glocale”, che armonizza strategie globali e locali dell’azienda. Vendere i propri prodotti online equivale ad avere un negozio aperto 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno e con una “vetrina” mondiale: chiunque abbia una connes-
sione Internet su computer, su palmare o su cellulare, infatti, avrà modo di accedere al “negozio virtuale” in qualsiasi momento della giornata. A questo vantaggio se ne affiancano altri, ugualmente importanti per le imprese, come la riduzione dei costi fissi rispetto all’attività offline e la possibilità di portare a termine la vendita nel momento stesso in cui l’utente esprime la propria esigenza. Oggi, gran parte dei siti che offrono prodotti e servizi online sono la “vetrina digitale” di aziende appartenenti al settore informatico ed elettronico. Un riuscito esempio di “negozio virtuale” in questo ambito è quello di Sedoc Digital Group (tel. 0522-385011), che da oltre trent’anni fornisce consulenza, servizi e prodotti nel settore dell’Information & Communication Technology. Il Gruppo, infatti, offre ai propri clienti la possibilità di acquistare in rete attraverso “Shop On Line”, servizio dedicato alle aziende, che possono accedervi iscriven-
dosi gratuitamente dal sito di Sedoc per poi visionare il catalogo, di facile consultazione poiché studiato “a misura” di cliente, come del resto le diverse possibilità di pagamento a disposizione. Il sito del Gruppo, inoltre, permette di monitorare costantemente la disponibilità del magazzino e lo stato dell’ordine. Ne parliamo con Fabrizio Comandini, responsabile del servizio “Shop On Line”. “Per essere uno strumento efficace il “negozio virtuale” di un’impresa deve garantire la massima puntualità nelle consegne e, prima ancora, consentire di seguire “stepby-step” l’evasione degli ordini”, afferma Comandini. “A prescindere dal campo in cui opera l’azienda, la soddisfazione e la conquista del “visitatore virtuale” dipende dalle informazioni fornite in tutte le fasi della transazione, da quella pre-vendita al supporto all’acquisto, sino all’assistenza del cliente nel post-vendita. Dare un buon servizio prevendita significa offrire informazioni complete sui pro-
dotti e servizi commercializzati, sulle modalità di pagamento, su eventuali costi e modalità di trasporto degli stessi”, spiega Comandini. “In fase di acquisto, invece, è basilare fornire un valido modulo per effettuare l’ordine e, in secondo luogo, offrire la possibilità di pagare immediatamente tramite carta di credito o circuito PayPal, ma anche tramite modalità più tradizionali come il bonifico e il contrassegno, maggiormente apprezzate
dagli utenti ancora timorosi di trasmettere i dati della propria carta di credito. Un ottimo servizio postvendita, infine, consiste nel garantire assistenza e informazioni anche dopo l’acquisto del prodotto, sia dedicando una sezione del sito alla risoluzione dei problemi comuni, sia creando una linea dedicata per eventuali problematiche particolari che necessitano dell’assistenza personalizzata di un esperto”.
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SERVIZI
Le c e r ti f i c a z ioni sono basilari anch e per l e i m pr ese di i n ter pr eta r i a to
In un mercato senza confini la qualità della comunicazione e delle traduzioni deve sempre essere al top Monika Kübbeler, responsabile Qualità CITI, illustra la UNI EN 15038:2006, inclusa nel sistema aziendale Mercati emergenti, internazionalizzazione e manifestazioni all’estero sono solo alcuni dei fattori che incrementano in modo costante la necessità aziendale di creare nuovi ed efficaci strumenti multilingue, capaci di raggiungere i target opportuni e favorire proficui sviluppi a livello commerciale, progettuale e di relazione. In contesti sempre più globalizzati, quindi, è fondamentale presentarsi con la giusta combinazione tra un’ottima offerta di prodotti e servizi e la migliore modalità per diffonderli, sia in termini di attrattività che di correttezza degli strumenti. Per perseguire questi obiettivi, le imprese devono predisporre materiali in grado di comunicare adeguatamente la propria professionalità al pubblico di riferimento, a prescindere dai supporti e dalle lingue utilizzate negli stessi. Cartacei o digitali, infatti, gli strumenti con cui un’impresa si affaccia sui mercati esteri devono illustrare l’offerta attraverso una traduzione corretta, che tenga conto delle specificità del settore e delle particolarità del Paese in cui si trovano i partner e i clienti dell’azienda. Una buona tradu-
zione non è un mero copia-incolla di parole tratte dal dizionario, ma una vera e propria nuova creazione di contenuto, che comporta il rispetto di precise procedure se si vuole un “prodotto linguistico” di alto livello. La qualità è la carta vincente in qualsiasi ambito, incluso appunto quello delle traduzioni, dove notevole importanza riveste la norma europea UNI EN 15038:2006, la quale specifica i requisiti che deve possedere un fornitore di servizi di traduzione, ovvero un TSP Translation Services Provider. Ne parliamo con la Dr.ssa Monika Kübbeler, Responsabile Qualità della CITI - Cooperativa Italiana Traduttori e Interpreti (Tel. 0522-452735), che vanta 30 anni di esperienza e due sedi operative, a Modena e Reggio Emilia. La UNI EN 15038:2006 è stata inserita nel “sistema qualità” dell’azienda nel 2009, dove già figurava la UNI EN ISO 9001:2000 per il Sistema di Gestione in Qualità e, prima ancora, la ISO 9002:1994. Qualisonoirequisitirichiesti dalla UNI EN 15038:2006? Che ambiti riguardano? “I requisiti stabiliti da questa
CITI Traduzioni - Il Sistema Qualità
norma concernono le risorse umane e tecniche, la gestione della qualità e del progetto, il contesto contrattuale e le procedure del servizio. Le competenze professionali dei traduttori e dei revisori rivestono particolare rilievo nell’ambito delle condizioni basilari richieste al fornitore di servizi di traduzione. Si tratta di competenze che vanno dalla comprovata capacità di traduzione alla competenza linguistica e testuale nella lingua di “partenza” e di “arrivo”, ma che contemplano anche la perizia nella ricerca, l’acquisizione e l’elaborazione delle informazioni e la competenza culturale e tecnica. Oltre alla disponibilità di risorse
tecniche, tra i requisiti che il fornitore deve garantire vi è anche l’accessibilità ad un sistema documentato di gestione per la qualità, che comprenda una dichiarazione degli obiettivi del sistema stesso, un’attività di sorveglianza della qualità dei servizi di traduzione forniti e l’attività di gestione di tutte le informazioni e i materiali ricevuti dal cliente”. La UNI EN 15038:2006 si focalizza su procedure particolari? “Innanzitutto il TSP “deve disporre di procedure documentate per la gestione dei progetti di traduzione”, che devono includere la sorveglianza e la supervisione dell’attività di
preparazione; questa deve trattare gli aspetti amministrativi, tecnici e linguistici appropriati ai requisiti specifici di ogni progetto di traduzione. A ciò occorre aggiungere l’assegnazione di traduttori e revisori al progetto, oltre alla garanzia di mantenimento dei contatti con tutte le parti coinvolte nel processo, cliente incluso. Riguardo al processo di traduzione, la UNI EN 15038:2006 specifica il lavoro fondamentale del traduttore, che “deve trasferire nella lingua di arrivo il significato espresso nella lingua di partenza per produrre un testo in conformità alle regole del sistema linguistico della lingua di arrivo e che soddisfi le istruzioni ricevute all’assegnazione del progetto”. Il tutto deve tenere conto sia dell’appropriato uso terminologico, grammaticale e stilistico, sia delle convenzioni locali e, non ultimo, del gruppo di arrivo e dello scopo della traduzione. La norma, inoltre, è completata da cinque appendici riguardanti i dettagli della registrazione del progetto, l’attività di pre-traduzione tecnica, l’analisi del testo di partenza, una guida di stile ed un elenco di servizi a valore aggiunto”.
SERVIZI
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Pos s o n o e s s ere realizzati in diver si f or m a ti ed a cqu i si scon o u n m a ggi o r e “ a p p e a l ”
Manuali d’uso e manutenzione: meglio se multimediali ed interattivi Ermes Paoletti di Free Edit illustra i vantaggi dei video-manuali I manuali d’uso e manutenzione “seguono” le macchine in tutto il ciclo di vita del prodotto (dalla commercializzazione allo smaltimento) e forniscono all’addetto le informazioni necessarie per operare in ogni situazione nel modo migliore e in totale sicurezza, per evitare danneggiamenti alla persona e al dispositivo stesso. Oggi, nell’ambito della manualistica, le soluzioni interattive stanno rivoluzionando il processo di documentazione del prodotto. Ne parliamo con Ermes Paoletti, titolare di Free Edit (tel. 0521-863678, www.free-edit.com), azienda
di Langhirano (Parma) che già da tempo realizza queste moderne “guide pratiche”. “Un prodotto multimediale – sostiene Paoletti – rappresenta un valore aggiunto tanto per l’azienda che lo propone quanto per l’utente finale della macchina, che avrà a disposizione un supporto in cui l’organizzazione dei contenuti è molto immediata e il recupero delle informazioni altrettanto semplice”. Per un’azienda, quali sono i principali vantaggi dei video-manuali? “Con i video-manuali si risparmia tempo e denaro”, afferma Paoletti. “Tempo per-
ché non occorre descrivere le parti tecniche, ma solo mostrarle, evitando così il lungo processo editoriale sotteso alla predisposizione dei manuali tradizionali; denaro per-
ché ridurre il tempo di produzione significa limitare i costi, che vengono ridimensionati anche da una stampa più contenuta e da un minore impiego di risorse nel customer service dedicato all’assistenza clienti. Con i video-manuali, infatti, gli utenti finali imparano più facilmente e con maggiore autonomia come utilizzare i dispositivi presentati, che grazie agli strumenti multimediali acquisiscono anche un maggiore appeal”. Quali sono i formati maggiormente diffusi per la realizzazione di video-manuali? “Il formato ‘.avi’ è il più diffuso
per la realizzazione di filmati ad alta risoluzione e di ‘peso’ ridotto”, afferma il referente di Free Edit, “mentre il formato ‘.exe’ è ampiamente utilizzato per video-procedure contenenti messaggi di testo. L’html, invece, è largamente impiegato per la creazione di documenti interattivi in cui è possibile interagire con il software. Qualunque sia l’applicazione presentata – conclude Ermes Paoletti – i video-manuali devono ovviamente essere conformi alle direttive europee ed agli standard internazionali, rispettando nel contempo le esigenze del cliente”.
Uno s tr u m e n to ind ispensabile p er i l l a vor o d’u f f i ci o
Multifunzioni: risparmio e semplicità di utilizzo Kopia Service illustra le principali caratteristiche della nuova serie ES 8460 MFP della OKI La rivoluzione digitale ha originato e continua a determinare profondi mutamenti nelle aziende dei più svariati settori, dove la parola d’ordine è “velocità ed efficienza”, indispensabile per raggiungere obiettivi quotidiani e importanti traguardi nel medio-lungo termine. Il patrimonio strumentale di un’impresa deve rispondere alle sue peculiari esigenze, offrendo le massime prestazioni anche in contesti di condivisione. Si tratta di un requisito imprescindibile per i macchinari specifici dell’azienda, ma anche per dispositivi più generici, sviluppati in questi anni per semplificare le tante mansioni di routine degli ambienti di lavoro. Tra questi rientrano le multifunzioni,
macchine in grado di svolgere funzioni di stampante, fotocopiatrice, scanner e fax. “Con le multifunzioni si è passati dalla filosofia ‘stampa e distribuisci’ a quella ‘distribuisci e stampa’”, afferma Paolo Ghirelli di Kopia Service (tel. 0522-360448), rivenditore Panasonic, SHARP e OKI per le province di Reggio Emilia, Modena e Parma. “In passato il percorso di condivisione dei documenti partiva dalla stampa degli stessi via computer, proseguiva con la copiatura attraverso una fotocopiatrice e terminava con la distribuzione delle stampe ai vari destinatari”, spiega Ghirelli, “mentre oggi il processo inizia dalla condivisione in rete dei file e si sviluppa “materialmente”
solo se il singolo utente finale decide di stampare la documentazione. Tutto ciò sarebbe impossibile senza le adeguate risorse informatiche, cui è basilare affiancare tecnologie per l’automazione altrettanto evolute, come, appunto, le multifunzioni di ultima generazione, utilizzate da gruppi di lavoro più
o meno numerosi sino ad interi reparti aziendali. Ne è un esempio la serie ES 8460 MFP della OKI, le cui varianti consentono ridotti costi-copia, spazi di ingombro limitati, elevata semplicità di utilizzo e un ottimo rapporto qualità-prezzo”. Quali sono le principali caratteristiche di questi prodotti? “Le ES 8460 MFP presentano diversi plus di serie, come il pannello LCD Touch Screen da 5,4” - intuitivo e semplice da utilizzare - e l’elevata qualità delle copie in monocromia e a colori, dove le stampe a colori sono realmente professionali grazie alla premiata Tecnologia Multi-Level ProQ2400. A queste caratteristiche si aggiunge
un HD da 40GB, la connessione duplex in stampa, la compatibilità MAC e una ricca dotazione di Software per l’impiego del prodotto da rete. Inoltre, le funzioni di copia, stampa, scan e fax contemplano un RADF da 50 fogli per i documenti, anche in fronte/retro: il modo migliore per risparmiare carta e tempo. Per quanto riguarda la funzione fax è importante ricordare che le ES 8460 MFP consentono l’invio in rete dei documenti e la ricezione degli stessi in formato elettronico, sia su una cartella che sulla posta elettronica aziendale. Questo significa che il materiale può essere letto ovunque, semplicemente utilizzando un telefonino di ultima generazione.
ENERGIA & AMBIENTE
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Per i n d i v i d u are il profilo energeti co del l ’i m pr esa , r i du rr e i costi ed i c o n s u m i
Il ruolo “chiave” dell’Esperto in Gestione dell’Energia Project Group: impianti elettrici, elettronici e loro gestione Le politiche di liberalizzazione, la crescente attenzione verso il risparmio energetico e le problematiche ambientali hanno modificato in modo radicale il modo di affrontare il tema dell’energia. Tutti gli aspetti connessi all’uso razionale dell’energia sono infatti sempre più al centro dell’interesse di Aziende di ogni settore produttivo e dimensione, della Pubblica Amministrazione e dell’edilizia civile. In questo contesto assume sempre più rilevanza per le imprese disporre di professionalità specifiche e competenze manageriali in grado di indirizzare le scelte, strategiche ed operative, in campo
energetico. Ne parliamo con Paolo Monti, Amministratore Delegato di Project Group s.r.l. (tel. +39 0522-873376). “L’Energy Manager o Esperto in Gestione dell’Energia – afferma Monti – in quanto conoscitore di tutti i processi/ impianti che coinvolgono flussi di energia, sta assumendo nelle imprese un ruolo chiave. Si tratta di una figura specializzata in ambiti emergenti ed innovativi, come quello della sostenibilità ambientale, catalizzatrice di un progressivo cambiamento sul tema dell’energia. Tale cambiamento, richiesto ormai a più livelli, è un’esigenza dettata dal sempre più critico approvvigiona-
Paolo Monti - Amministratore Delegato di Project Group s.r.l.
mento delle fonti energetiche convenzionali, dalla lievitazione dei prezzi dei combustibili fossili e soprattutto dagli ormai insostenibili impatti ambientali/climatici.
L’esperto in gestione dell’energia è una figura completamente nuova, che difficilmente le aziende possono reperire sul mercato del lavoro. Proprio per sopperire a questa carenza, la nostra azienda si propone alle imprese per svolgere i compiti di questa figura professionale”. In che modo intervenite? “Innanzitutto – risponde Monti – svolgiamo un’analisi per individuare il profilo energetico dell’impresa, esaminando impianti e consumi. Adottiamo poi gli strumenti per la programmazione ed il controllo dei consumi stessi. Successivamente verifichiamo la possibilità di utilizzo di
Fonti energetiche rinnovabili/ alternative (impianti fotovoltaici, ecc.) o di accorgimenti per ridurre i consumi. Con appositi progetti siamo in grado di stimare con buona precisione i tempi di “ritorno degli investimenti” dei nuovi impianti ed il loro impatto ambientale”. “Ricordo – prosegue Monti – che la nostra azienda possiede il know how per realizzare anche impianti elettrici di tipo tradizionale, elettronici di automazione, supervisione e curarne la gestione/manutenzione; le imprese possono avere quindi in Project Group s.r.l. un unico interlocutore per risolvere ogni problema in campo elettrico ed energetico”.
R isp a r m i o e nergetico e q ualità esteti ca degl i edi f i ci
Soluzioni per una corretta integrazione architettonica del fotovoltaico Ibatici Coperture propone Pit Solar Integrare totalmente il fotovoltaico nell’architettura significa equilibrare gli aspetti tecnici ed estetici dei componenti della tecnologia fotovoltaica con quelli dell’involucro edilizio, senza compromettere le caratteristiche funzionali di entrambi. Una corretta integrazione architettonica del fotovoltaico, infatti, riesce a fare coincidere la capacità di produrre energia elettrica sul luogo della domanda con la qualità estetica dello spazio che lo contiene. Ne parliamo con Andrea Ibatici, titolare della Ibatici Coperture (tel. 0536-943559), che opera nel settore da più
di vent’anni. “Nei prossimi anni i moduli solari di tipo standard saranno affiancati o sostituiti da impianti fotovoltaici integrati negli edifici, che rappresentano un’interessante novità non solo per gli operatori del settore, ma anche per gli utenti finali, dalle imprese, agli enti pubblici sino ai singoli cittadini. L’integrazione architettonica – prosegue il referente dell’azienda di Maranello (Modena) – risponde da un lato alle crescenti necessità di fonti energetiche alternative e, dall’altro, soddisfa canoni estetici migliorando la qualità degli edifici. Inoltre, grazie alla totale in-
tegrazione architettonica degli impianti si riesce ad accedere a contributi maggiorati rispetto agli standard”. Come avviene questa integrazione architettonica? “Le caratteristiche estetiche del modulo fotovoltaico – ad
esempio, la forma, la dimensione, il colore e l’eventuale trasparenza – diventano elementi di caratterizzazione dello stabile. Il fotovoltaico, quindi, viene concepito e impiegato come vero e proprio materiale edilizio e si trasforma in un elemento fondamentale della costruzione. In altre parole”, spiega Ibatici, “si sostituisce a materiali da costruzione più convenzionali per divenire un componente attivo della struttura edilizia, capace di contribuire positivamente alla performance energetica degli edifici stessi”. Quali le soluzioni proposte dalla vostra azienda?
“Da qualche tempo proponiamo Pit Solar, profilo metallico nato dall’esigenza di creare un sistema per la totale integrazione architettonica”, spiega il titolare dell’azienda. “Si tratta di un profilato in alluminio da installare sopra le coperture, progettato per potere alloggiare qualsiasi pannello fotovoltaico in commercio ed eliminare le sottostrutture di sostegno comunemente usate per il montaggio. Pit Solar, inoltre, permette di installare rapidamente i pannelli fotovoltaici poiché questi vengono fissati direttamente sul profilo: la copertura non viene mai perforata e assicura quindi l’integrità del tetto”.
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AMBIENTE & SICUREZZA
Per l a t u te l a amministrativa e pen a l e del l e a z i en de
L’importanza di un modello organizzativo, di gestione e controllo per tutelare e migliorare l’impresa Prevede diversi provvedimenti, come l’adozione di un codice etico Con l’entrata in vigore del Testo Unico sulla Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro (D.Lgs. 81/08) sono state introdotte numerose novità sugli obblighi a carico dei datori di lavoro, dei loro delegati e dei dipendenti. Esse vanno a completare la normativa disciplinata dal D.Lgs. 231/01, che, per la prima volta, ha incluso nel nostro ordinamento la disciplina della responsabilità amministrativa e, di fatto, penale delle organizzazioni. Ne parliamo con Giuseppe Buccheri, direttore tecnico di Pro-Cert (tel. 0536-809017), ente di certificazione europeo
e organismo di ispezione. “In estrema sintesi si può dire che, oggi, né l’organizzazione né i suoi membri possono essere ritenuti estranei al procedimento penale per i reati commessi a vantaggio e nell’interesse dell’organizzazione stessa”, afferma Buccheri. “Da questa nuova responsabilità”, prosegue, “deriva la necessità di promuovere l’attivazione di un Modello Organizzativo, di Gestione e Controllo da parte delle aziende, che consenta loro di individuare, analizzare e tenere sotto controllo i rischi che corrono nel
loro operare quotidiano, a seconda del settore economico di riferimento, della complessità organizzativa e dimensionale dell’impresa e, non ultimo, dell’area geografica in cui essa opera”. In cosa consiste questo modello? “Si tratta di un modello volontario che permette di attuare una politica aziendale per la salute e la sicurezza attraverso la strutturazione e la gestione delle attività dell’impresa, massimizzando i benefici e minimizzando i costi”, spiega Buccheri. “Esso consiste nella definizione, nell’implemen-
tazione e nell’adeguamento progressivo di un sistema articolato e omogeneo di diversi elementi: l’adozione di un codice etico, il coordinamento attraverso la specificazione di organigrammi, responsabilità e deleghe, la gestione mediante la definizione di mappe di rischio, protocolli e procedure e, infine, l’istituzione di sistemi di controllo attraverso la creazione di un organismo di vigilanza e di un sistema disciplinare e sanzionatorio”. Quali vantaggi si garantisce un’azienda adottando un Modello Organizzativo, di Gestione e Controllo?
“Oltre ad assicurarsi l’esenzione dalla responsabilità amministrativa, come espressamente previsto dal D.Lgs. 231/01”, precisa Buccheri, “l’azienda che adotta tale modello rende più trasparenti le procedure interne e, di conseguenza, si garantisce occasioni di crescita e sviluppo. Consolidare una cultura di correttezza e integrità”, conclude il referente di Pro-Cert, “migliora infatti il rapporto tra l’impresa e la società, con il conseguente incremento della reputazione, dell’immagine e dell’affidabilità dell’azienda stessa”.
Nia l Ni z z o l i investe nella ricerca
Ecocity: un progetto per la realizzazione di elementi di arredo urbano ecocompatibili L’iniziativa è cofinanziata dalla Regione Emilia-Romagna Cogliendo i segnali provenienti dal mercato e dalla Comunità Europea, Nial Nizzoli ha deciso di impiegare le sue potenzialità nel settore dello Sviluppo Sostenibile. Forte di un’esperienza ventennale nella gestione dei rifiuti, Nial Nizzoli ha dunque ampliato il proprio orizzonte di attività investendo sul loro recupero e valorizzazione, in alternativa al mero smaltimento. Da questa ferma volontà è nato Ecocity, un progetto che prevede la realizzazione di elementi di arredo urbano ecocompatibili e contenitori per la raccolta differenziata. L’iniziativa è cofinanziata dalla Regione Emilia-Roma-
gna ed è realizzata in collaborazione con i principali sistemi collettivi per la raccolta dei R.A.E.E. (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche). Chiediamo ad Auro Nizzoli, amministratore delegato di Nial Nizzoli (tel. 0522637575) di presentarci meglio l’iniziativa. “La sensibilità di Nial Nizzoli, impresa specializzata nei servizi ambientali e nel recupero e riciclaggio di frazioni di rifiuti recuperabili, ha portato alla presentazione di un progetto di ricerca per la realizzazione di elementi di arredo urbano ecocompatibili ottenuti da materiali di recupero e completamente
La sede di Nial Nizzoli
riciclabili quali, ad esempio, plastiche e cariche minerali di recupero. Il progetto ha come principale obiettivo l’ideazione e la produzione di elementi di arredo urbano (panchine,
fioriere, cestini, contenitori per la raccolta differenziata) che rispettino i requisiti del Green Public Procurement, la norma che in Italia impone alle amministrazione pubbliche di fare acquisti per circa un 30% del totale di prodotti ecocompatibili”. Esistono concrete possibilità di sviluppo? “Certamente”, risponde Nizzoli. “Sono stati già individuati alcuni filoni progettuali che coniugano il progetto con l’attualità delle norme come nel caso della raccolta di pile e batterie, ove uno specifico filone valuterà la possibilità di realizzare contenitori per la raccolta stradale di pile ed accumulatori portatili, che
nel mese di settembre hanno visto una modifica alle attuali modalità di raccolta. A seguito del recepimento della direttiva europea attraverso il D.Lgs. 188/08, infatti, la responsabilità della raccolta di pile e batterie portatili passerà in capo ai produttori attraverso i sistemi collettivi che già oggi operano nel campo dei rifiuti elettronici. Nial Nizzoli si candida quindi come interlocutore per la definizione di un modello di raccolta che parte dalla realizzazione dei contenitori per arrivare alla raccolta e cernita di pile e batterie da avviare al riciclaggio. Per maggiori informazioni, visitate il sito www.ecoearth.it”.
AMBIENTE
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Nel 2 0 1 8 g l i ed ifici d ovranno esser e a d em i ssi on i z er o
Progetto CarbonZERO: per ridurre le emissioni di CO2 in azienda Studio Alfa offre un supporto tecnico per il miglioramento delle prestazioni energetiche Gli edifici, pubblici e privati, si sono aggiudicati ormai da tempo il bollino rosso poiché costituiscono una delle principali fonti di emissioni di CO2 in Europa. Necessitano pertanto di una revisione strutturale che li renda competitivi anche da un punto di vista energetico. Sulla base di queste considerazioni, l’Europarlamento ha emanato una Direttiva sull’efficienza energetica nel settore edilizio, ponendosi obiettivi ambiziosi. A partire dal 2018, infatti, tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a “emissioni zero”, ovvero dovranno produrre tanta energia quanta ne consumano. Anche le ristrutturazioni saranno interessate da nuove norme e sarà istituito l’obbligo di pubblicizzare il consumo delle installazioni domestiche. In questo scenario internazionale di grandi cambiamenti, Studio Alfa ha dato vita al progetto ‘CarbonZERO’, con l’obiettivo di porsi come interlocutore di riferimento per accompagnare le
aziende, le Pubbliche Amministrazioni e, in generale, tutti i cittadini verso un cambiamento radicale nella gestione energetica degli edifici. Ne parliamo con Mauro Carretti, Presidente di Studio Alfa (tel. 0522-550509). In che cosa consiste il progetto CarbonZERO? “Con il progetto CarbonZERO, Studio Alfa offre un servizio di supporto tecnico-scientifico guidando le imprese, gli Enti Pubblici ed i privati cittadini, verso l’abbattimento graduale delle proprie emissioni di CO2 ed il miglioramento delle prestazioni energetiche”. “Il progetto – spiega Carretti – si applica a qualsiasi tipologia di edificio (case, scuole, uffici, alberghi, etc.), cluster edilizi (Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate, complessi residenziali, aree sportive, centri commerciali), a grandi opere, piani urbanistici, bilanci aziendali, ad attività umane, industriali ed agricole, nonché ad eventi e manifestazioni particolari (fiere, feste, concerti, etc.)”.
La sede di Studio Alfa
Può descriverci i servizi offerti dal progetto? “Il progetto CarbonZERO fornisce un supporto tecnico nella fase di raccolta dei dati energetici relativi ai consumi della struttura presa in esame. Dopo aver elaborato un bilancio energetico, accompagnato da un analisi dettagliata dei consumi di CO2 mediante una metodologia di calcolo certificata, viene predisposto un piano degli interventi finalizzati a
migliorare l’efficienza energetica dei servizi e dell’organizzazione. Il cliente ovviamente potrà decidere e valutare quale percentuale delle proprie emissioni compensare. E’ possibile anche individuare una serie di operazioni che il soggetto potrà intraprendere qualora decidesse di perseguire immediatamente l’obiettivo ‘CarbonZERO’ e compensare così tutte le proprie emissioni di anidride carbonica, come l’acquisto e lo scambio di crediti di carbonio (Verified Emission Reductions) sul mercato”. Quali i vantaggi per un’azienda? “Innanzitutto ottenere una certificazione ‘CarbonZERO’ attesta la riduzione dei consumi energetici e rende noto, inoltre, l’impegno dell’azienda a compensare le emissioni inquinanti dovute ad attività umane ed industriali, creando un valore aggiunto sia per il prodotto che per l’azienda stessa”. E per un Ente Pubblico? “‘CarbonZERO’ aiuta a ridurre i costi energetici delle
Pubbliche Amministrazioni e rappresenta un segnale importante per tutti i cittadini: sensibilizza l’opinione pubblica nei confronti di una più attiva politica ambientale, stimolando il cambiamento degli stili di vita. Inoltre, può far emergere nuove opportunità di sviluppo, soprattutto in ambito occupazionale, del settore energetico a livello locale. La certificazione ‘CarbonZERO’ può essere richiesta come condizione essenziale nell’appalto di lavori pubblici o nell’attuazione di piani urbanistici. Senza contare che può essere utile per la creazione di un sistema di gestione ambientale dell’ente secondo la norma ISO 14001 e il Regolamento EMAS”.
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SICUREZZA
Com e u n i r e sicurezza, comfort e pr a ti ci tà a l l a per son a l i z z a z i on e
Portoni industriali sezionali: funzionalità ed immagine Sistel Centro Automazioni si avvale di aziende leader del settore Quando l’attività è frenetica e il tempo è tiranno, tutto deve essere pensato in funzione dell’uso, in stretta relazione con la praticità. Nelle imprese moderne questo vale negli ambiti più svariati, incluso quello dell’automazione dei portoni di accesso. Ne parliamo con Davide Faccia, titolare di Sistel Centro Automazioni (tel. 0522-556941), azienda reggiana con oltre trentacinque anni di esperienza in questo settore. “Progettare e realizzare impianti non significa “solo” attenersi a leggi e certificazioni”, afferma Faccia, “ma anche soddisfare le specifiche esigen-
ze del cliente, che nei prodotti legati all’automazione vuole trovare un’ulteriore possibilità per migliorare la propria sede aziendale, potenziandone funzionalità e immagine”. Potrebbe fare un esempio di come un portone industriale può contribuire a valorizzare l’attività lavorativa? “Consideriamo i portoni sezionali con inserimenti di elementi trasparenti in metacrilato proposti da Breda, azienda leader del settore, di cui ci avvaliamo da anni. Uno dei principali vantaggi di questi prodotti è il vero e proprio “sfruttamento” della luce na-
turale esterna, rispettosa della vista e complice del risparmio energetico. È un plus che si accompagna all’incremento dell’impatto estetico dell’intero stabile in cui si integra il portone, che a seconda delle esigenze può essere fornito con vetrocamere opacizzate e oscurate, per non rinunciare a un abbondante passaggio di luce e, nel contempo, proteggersi da sguardi indiscreti. A questi vantaggi”, prosegue Faccia, “si aggiunge la praticità del passaggio pedonale, una comodità irrinunciabile che si armonizza con il design dell’intero portone, poiché i profili dell’apertura risultano
complanari allo stesso. Si tratta di un sistema semplice, che incrementa considerevolmente il comfort di chi lo utilizza e, altro aspetto non trascurabile, protegge chi lavora all’interno, riducendo gli sbalzi termici altrimenti derivanti da un’apertura totale del portone. La personalizzazione del prodotto”, spiega Davide Faccia, “è invece garantita dall’ampia gam-
ma di materiali, colorazioni e finiture con cui si possono customerizzare i portoni. Il sistema di scorrimento interno, inoltre, richiede poco spazio e non ingombra lateralmente, perché il portone sezionale segue il soffitto dello stabile, a prescindere dalla sua tipologia strutturale: è il modo migliore e più sicuro per sfruttare appieno lo spazio dell’edificio, incrementando la possibilità di movimento al suo interno. La motorizzazione, poi, è estremamente sicura grazie ad una serie di accorgimenti che garantiscono l’antischiacciamento in fase di apertura e chiusura del portone”.
Pub b l i c a t o i l 13° Rapporto regio n a l e s u l l a s i c u r e z z a
Grazie alle nuove tecnologie calano furti e rapine Sempre più a rischio le situazioni prive dei dovuti dispositivi di sicurezza Il 10 dicembre 2009 la Regione Emilia Romagna ha pubblicato il 13° Rapporto annuale sulla Sicurezza, realizzato con elaborazioni su dati Istat, del Ministero dell’Interno e di Eurostat. A fronte di una diminuzione complessiva generale dei reati commessi, l’indagine evidenzia una significativa riduzione dei furti (-17,9%) e delle rapine (-7,1%) all’interno di abitazioni, esercizi commerciali e complessi industriali. Questi dati sono estremamente significativi se analizzati alla luce delle tecnologie messe in campo ogni giorno dai servizi di vigilanza e sicurezza. Ne parliamo con Paolo Bertoni, presidente di Corpo Guardie
Giurate (tel. 0522-927113). “Credo che questi dati siano davvero incoraggianti per tutta la popolazione e soprattutto rappresentino una chiara testimonianza del lavoro che quotidianamente realizziamo all’interno delle nostre città”, afferma Bertoni. “Il servizio di vigilanza ci impone di non abbassare mai la guardia. Non dimentichiamo che, nonostante siano in calo, secondo il rapporto in Emilia Romagna sono stati commessi circa 200 furti ogni 1.000 esercizi solo nell’ultimo anno. Si dimostrano infatti sempre più a rischio le situazioni prive degli opportuni dispositivi di sicurezza. L’utilizzo di moderne tecnolo-
gie ci ha permesso un monitoraggio ancora più scrupoloso di quanto non possa effettuare il semplice controllo umano. Grazie ad una moderna e computerizzata centrale operativa, ad esempio, siamo in grado di di controllare ogni situazione 24 ore su 24, di trasmettere in tempo reale qualsiasi segnalazione via radio o via telefono. L’innovativo servizio di televigilanza, inoltre, ci consente di
verificare lo stato degli ingressi in azienda e di remotizzare immagini e voci in collegamento con la nostra centrale operativa”. Come funziona esattamente il servizio di televigilanza? “La televigilanza presuppone la realizzazione, presso il cliente, di un sistema atto a rilevare effrazioni, intrusioni o eventi provocati da guasti particolari.
Vengono installate speciali dispositivi radio o telefonici in grado di trasmettere con immediatezza segnali di allarme, voci, suoni, immagini presso la nostra centrale operativa. Nel momento in cui viene rilevato un allarme, operatori specializzati provvedono ad attivare le procedure necessarie a garantire in intervento tempestivo per la messa in sicurezza della struttura. Corpo Guardie Giurate, in virtù della consolidata esperienza, è dotato di tutti gli strumenti necessari a garantire una sicurezza attiva e passiva, grazie anche al costante collegamento con i principali organismi di sicurezza riconosciuti a livello nazionale.
TRASPORTI
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Cre s c e n te a ttenzione alla q ualità del l ’a ri a i n ci ttà
Con i veicoli elettrici, un inverno senza emissioni inquinanti Operazione Kill PM10 e Giovedì Verdi le nuove iniziative di TIL Mobilità sostenibile, blocchi del traffico, veicoli ecologici e car sharing sono solo alcuni termini legati alla salvaguardia dell’ambiente divenuti di uso comune, a testimonianza della crescente attenzione al tema e, soprattutto, alle azioni concrete di riduzione dell’inquinamento. Negli ultimi anni, Reggio Emilia ha messo a punto una serie di interventi incentrati sull’utilizzo dei veicoli ad emissioni zero che hanno contribuito in modo significativo alla diminuzione dell’inquinamento atmosferico, con traguardi di rilevanza tale da portare la città ad ottenere prestigiosi premi internazionali. Il
raggiungimento di tali traguardi è reso possibile dalla sensibilità e dalle scelte lungimiranti dell’amministrazione locale, ma anche dalla presenza e collaborazione di “alleati” preziosi come T.I.L. - Trasporti Integrati e Logistica (tel. 0522927654). Ne parliamo con Roberto Ba-
dalotti, Amministratore Delegato di TIL. “Dal 2000 a oggi, a Reggio Emilia si fa un uso “normale e quotidiano” di autoveicoli a trazione elettrica, impiegati da aziende pubbliche e private per servizi come il trasporto passeggeri e merci. Si tratta di un’abitudine “virtuosa” che ha condotto ad un’importante riduzione delle emissioni inquinanti nel centro cittadino, cui si accompagna un’altrettanto imponente diminuzione dell’inquinamento acustico e un consistente risparmio di carburante. La nostra azienda ha promosso nel tempo molteplici iniziative per favorire il
diffondersi dell’utilizzo di veicoli elettrici”. Ce ne può descrivere qualcuna? “Certamente”, risponde Badalotti. “Le ultime, attive fino al prossimo 31 marzo, sono rivolte a privati ed aziende: l’operazione “Kill PM10” e “Giovedì Verdi”. La prima consiste in diverse formule di noleggio di Porter, che va da quello giornaliero a 28 Euro, ai nuovi pacchetti da dieci, venti o trenta giorni - utilizzabili con la massima libertà nel periodo concordato, sempre a prezzi molto convenienti – per arrivare alla modalità “illimitata”, che prevede un noleggio di sei
mesi ad un costo di soli 9 Euro al giorno”. “Giovedì Verdi”, prosegue Badalotti, “è l’iniziativa ideata da T.I.L. per le giornate di blocco totale del traffico a Reggio Emilia: dal 7 gennaio al 31 marzo, infatti, noleggiare un Porter Elettrico il giovedì costerà soltanto 20 Euro al giorno, con la possibilità di acquistare un carnet valido per le dodici giornate di blocco totale, risolvendo definitivamente il problema delle limitazioni e del posteggio in centro, dato che i mezzi proposti hanno libero accesso nelle Zone a Traffico Limitato e parcheggio gratuito anche nelle zone Blu, solitamente a pagamento”.
Le c a s e a u to mobilistiche sono se m pr e pi ù a tten te a l l a “r espon sa b i l i tà a m b i e n ta l e ”
Mobilità sostenibile: con GPL e metano riduci i costi e salvaguardi l’ambiente Da AutoZatti una vasta gamma di veicoli ecologici L’inquinamento atmosferico sta diventando un fenomeno sempre più preoccupante, sia per gli effetti negativi sulla salute delle persone sia per i danni disastrosi a flora, fauna e agricoltura, per citare solo alcuni ambiti colpiti dal degrado ecologico. L’utilizzo dei combustibili fossili per i motori degli autoveicoli rappresenta una delle maggiori fonti di emissione nocive da parte dell’uomo, basti pensare che la quantità di monossido di carbonio sprigionato dai processi di combustione delle macchine è circa dieci volte quella degli altri inquinanti. I veicoli più inquinanti sono le auto a benzina non catalizzate - le cosiddette Euro 0 - e quelle con i vecchi motori Diesel, che
producono molte polveri sottili, ovvero le famigerate PM10. La crescente attenzione all’ambiente da parte di istituzioni, enti e associazioni ha indotto le case automobilistiche a progettare e produrre veicoli sempre meno inquinanti, un miglioramento reso possibile dall’ottimizzazione dell’efficienza dei motori e da una ricerca continua anche nello specifico settore delle auto ecologiche, alimentate con GPL e metano. “Alcuni produttori collaborano attivamente con realtà associative per migliorare la propria “responsabilità ambientale”, oppure aderiscono a progetti di più ampio respiro promossi dalle stesse”, afferma Monica Zatti del Gruppo AutoZatti
(tel. 0521-949711), concessionaria dei marchi Lancia, Alfa Romeo, Abarth, Fiat e Fiat Veicoli Commerciali, che vanta una sede operativa a Parma e due in provincia di Reggio Emilia, a Brescello e Guastalla. “Lancia, ad esempio, ha da poco presentato la nuova ammiraglia Delta Turbo GPL”, prosegue la Zatti, “ovvero la prima vettura sulla quale Le-
gambiente ha apposto “l’Etichetta per il Clima”, un progetto che propone l’etichettatura volontaria di prodotto per informare il consumatore sulla quantità di gas climalteranti come l’anidride carbonica - originati da prodotti e servizi nel corso di una o più fasi del loro ciclo di vita”. “Anche Fiat Professional ha recentemente confermato il
proprio impegno nella tutela dell’ambiente e della mobilità sostenibile”, riprende la referente del Gruppo AutoZatti, “ha infatti completato la sua gamma “ecologica” con Fiorino Metano, nuova versione a doppia alimentazione del modello già premiato come International Van of the Year 2009. Il Gruppo Fiat realizza costanti miglioramenti anche nel segmento dei motori a benzina e diesel, ad esempio perfezionando ulteriormente l’applicazione del suo brevetto MultiAir, rivoluzionario sistema di azionamento delle valvole di aspirazione, che vengono poste in funzione in modo indipendente da attuatori elettroidraulici, gestiti elettronicamente”.