INDAGINE SUI TRIBUTI LOCALI SINTESI dei RISULTATI Tassa/Tariffa RIFIUTI Si registra un aumento della Tassa/Tariffa RIFIUTI nel corso del 2011, rispe;o all’anno precedente, in ben vento?o comuni, corrisponden> al 62,2% del totale. ICI fabbricaG industriali, Addizionale comunale IRPEF e PUBBLICITÀ L’elaborazione dei da> evidenzia come per ques> la pressione fiscale nel periodo 2010/2011 sia rimasta invariata nella quasi totalità dei comuni. La stabilità delle aliquote di ICI, addizionale comunale IRPEF e imposta sulla PUBBLICITÀ, va messa in relazione alla circostanza che l'art.77‐bis, comma 30, del D.L. 112/2008, ha disposto, per il triennio 2009‐11, la sospensione del potere degli en2 locali di deliberare aumen2 dei tribu* delle addizionali, delle aliquote ovvero delle maggiorazioni di aliquote di tribu* ad essi a5ribui* con legge dello Stato ad eccezione degli aumen2 rela2vi alla tassa sui rifiu2 solidi urbani. L’ar>colo richiamato non prevede alcun vincolo quanto alla possibilità da parte dei Comuni di procedere alla riduzione dei tribu> cita> ma nessun comune si è avvalso, nel 2011, di tale facoltà. Per quanto concerne l’addizionale comunale IRPEF occorre osservare che l’ar>colo 5, del D.Lgs. n. 23/2011, in materia di federalismo municipale, aveva previsto la parziale cessazione nel 2011 della sospensione del potere dei Comuni di modificare l’addizionale, limitatamente a quelli che non l’avevano is>tuita ovvero che l’avevano is>tuita in ragione di un’aliquota inferiore allo 0,4%; per i predeZ comuni, il valore massimo dell’addizionale per i primi due anni avrebbe potuto essere pari allo 0,4% e, comunque, l’addizionale non avrebbe potuto essere is>tuita o aumentata in misura superiore allo 0,2% annuo. Nella nostra provincia cinque Comuni si sono avvalsi della deroga contenuta nel D.Lgs n. 23/2011, due dei quali, Baiso e Ve;o, non avevano in precedenza l’addizionale comunale IRPEF e pertanto nel 2011 l’hanno introdo;a con aliquota dello 0,2% mentre gli altri tre, Canossa, Castelnovo ne’Mon> e Castelnovo So;o, avevano già una addizionale comunale IRPEF dello 0,2% e sono quindi passate allo 0,4%. TuZ gli altri Comuni, compresi in quelli che ai sensi della norma sopra citata avrebbero potuto ritoccarne il valore, hanno confermato per il 2011 l’aliquota dell’addizionale comunale IRPEF 2010. Successivamente il D.L. n. 138/2011, ha abrogato il citato ar>colo 5, del D.Lgs. n. 23/2011, facendo tu;avia salve le deliberazioni già ado;ate fino a quel momento dai Comuni.
ANALISI dei DATI A breve commento delle Tabelle A e B allegate – alle quali si rimanda per il de;aglio puntuale di ogni singolo Comune – evidenziamo quanto segue. ICI ‐ l’aliquota massima 2011 = 7 per mille; ‐ l’aliquota massima è stata applicata da ben 16 Comuni su 45, tra cui anche RE; ‐ l’aliquota minima 2011 = 5,5 per mille è stata applicata dal solo Comune di Luzzara; ‐ l’aliquota media 2011 = 6,62 per mille. In merito a ciò si deve considerare che le aliquote medie esaminate sono già prossime al massimo applicabile, dal momento che i Comuni avevano la facoltà di deliberare l’aliquota ICI entro l’intervallo del 4‐7 per mille. Addizionale IRPEF ‐ l’aliquota massima 2011 = 0,6%; ‐ l’aliquota massima è stata applicata dai Comuni Novellara e Qua;ro Castella; ‐ l’aliquota più bassa 2011 = 0,15% è stata quella applicata dal Comune di Fabbrico; ‐ l’aliquota media 2011 = 0,40 %. E’ opportuno ricordare che se;e Comuni (pari al 15,6% del totale) non hanno applicato nel 2011, e non applicavano pure nel 2007‐ 2008 ‐ 2009 e 2010, alcuna addizionale IRPEF. I se;e Comuni sono quelli di: Busana, Campagnola, Carpine>, Collagna, Correggio, Ligonchio e Ramiseto. Imposta sulla PUBBLICITÀ ‐ l’imposta più elevata 2011 = € 34,24 al mq; ‐ l’imposta più elevata è stata applicata dal Comune di Reggio Emilia; ‐ l’imposta più bassa 2011 = € 17,04 al mq è stata applicata da 10 Comuni vale a dire: Albinea, Busana, Canossa, Collagna, Cavriago, Fabbrico, Ligonchio, Ramiseto, Rio Saliceto e Ve;o; ‐ l’imposta media 2011 = € 22,52 al mq. Tassa/Tariffa RIFIUTI ‐ l’aliquota più elevata 2011 = € 3,1436 al mq; ‐ l’aliquota più elevata è stata applicata dal Comune di Albinea; ‐ l’aliquota più bassa = € 0,9557 al mq è stata applicata da 4 Comuni e precisamente:
Busana, Collagna, Ligonchio e Ramiseto; ‐ la Tassa/Tariffa Rifiu> media 2011 = € 1,9361 al mq. Il dato medio 2011 presenta un incremento del 2,25% rispe?o al valore medio del 2010 (pari a € 1,8935 al mq) e del 5,35% rispe?o al valore medio registrato nel 2009 (pari a € 1,8378 al mq). Analizzando più in de;aglio la variazione 2011 – rispe;o al 2010 – della Tassa/Tariffa Rifiu> riferita al comparto ar>gianale e industriale, si evidenzia quanto segue. ‐ Riduzione In nessuno dei Comuni della provincia l’aliquota è diminuita. In 16 comuni è tu;avia diminuito il geZto per effe;o del calo del numero degli uten> servi> e/o delle superfici tassate. In termini percentuali il calo più vistoso del geZto si è riscontrato nel comune di San Mar>no in Rio con un ‐ 11,53%; segue Montecchio con un ‐ 6,63%. Il geZto è calato anche per il comune di Reggio Emilia in misura del ‐ 2,97%. ‐ Incremento Ben 28 Comuni, pari al 62,2% del totale, hanno incrementato nel 2011 l’aliquota. Tra ques> l’aumento maggiore è stato quello pra>cato dal comune di Casalgrande con un + 11,26%, seguito da quello di Rio Saliceto con un + 10,68%, mentre l’aumento minore è stato quello di Qua;ro Castella con solo un + 0,21%. In termini di geZto, la crescita maggiore, si è riscontrata nel comune di Rolo con un + 64,71% (dovuto esclusivamente ad un aumento del numero degli uten> servi> essendo rimasta l’aliquota invariata rispe;o al 2010), seguito da Toano con un + 13,26% (aumento aliquota e uten> servi>) e da Bore;o con un + 12,43% (aumento aliquota e superficie totale tassata). Per quanto concerne il comune di Reggio Emilia, l’aliquota è rimasta invariata mentre il geZto complessivo è calato del 2,97% a causa della riduzione del numero degli uten> servi> (e di conseguenza della superficie totale tassata). A livello aggregato provinciale, il geZto della Tassa/Tariffa Rifiu> rela>va al comparto ar>gianale e industriale, è cresciuto in valore assoluto nel 2011 rispe;o al 2010 di € 57.547, corrispondente a un + 0,67%. La spiegazione della modesta dinamica è da ricercare non tanto nella riduzione delle aliquote, le quali infaZ nella maggior parte dei casi sono cresciute, quanto piu;osto nella riduzione della superficie totale tassata a sua volta da porre in relazione con la recessione economica; non a caso il geZto per unità di superficie è in aumento nella quasi totalità dei comuni (vedi ul>ma colonna della Tabella B sulla tassa/tariffa rifiu>
allegata). I qua;ro comuni facen> parte dell’Unione dei Comuni dell’alto Appennino reggiano, e cioè Busana, Collagna, Ligonchio e Ramiseto, si collocano quasi sempre tra quelli con le tariffe più contenute. Facendo riferimento ad una selezione dei Comuni più significaGvi riportaG in Tabella C (precisamente: Casalgrande, Cavriago, Correggio, Guastalla, Luzzara, Montecchio, Novellara, Reggio Emilia, Reggiolo, Rubiera, San Mar>no in Rio, Sant’Ilario d’Enza, Scandiano) si può passare da un’analisi dinamica (variazione 2010‐2011) ad una sta>ca. In tal modo, si rileva nel 2011 un divario superiore al 102,9% tra l’aliquota a mq più bassa e quella più alta rapportando il geYto alle superfici imponibili nei comuni seleziona>. Tale divario è difficilmente giusGficabile esclusivamente con moGvazioni economiche considerato che si tra;a di un ambito territoriale molto piccolo (la provincia di Reggio Emilia), della stessa categoria di utenza, ma sopra;u;o delle stesse >pologie di rifiu> e, spesso, esigenze di servizio. Prendendo a riferimento i soli Comuni che sono passaG al sistema della Tariffa, gesGto da IREN, l’aliquota più elevata, ado;ata dal Comune di Albinea, è pari a oltre il doppio di quella più bassa ado;ata dal Comune di Cavriago (per la precisione il mol>plicatore è pari a 2, 23), così come confrontando due comuni limitrofi si trova che l’aliquota ado;ata dal Comune di Reggio Emilia è poco meno del doppio quella del comune di Cavriago (per la precisione il mol>plicatore è pari a 1,95). I TIMORI PER IL 2012 Il 2012 cos>tuisce un anno di svolta sul versante dell’imposizione locale e ciò principalmente a mo>vo del venire meno del blocco agli incremen> delle aliquote dei tribu> locali che ha operato negli ul>mi tre anni e dell’entrata in vigore delle novità introdo;e dai decre> approva> nel corso del 2011. Gli effeZ a;esi sulla tassazione delle imprese industriali sono tu;’altro che posi>vi. Per quanto riguarda l’ICI occorre dire che il D.L. n. 201/2011, varato dal Governo Mon>, meglio conosciuto come decreto “SalvaItalia”, ha an>cipato al 2012 le modifiche norma>ve che secondo il calendario previsto per l’a;uazione del federalismo fiscale avrebbero dovuto avere effe;o solo dal 2014. Queste novità si cara;erizzano per la nascita l’IMU (Imposta Municipale propria) in sos>tuzione dell’ICI. Il nuovo tributo, che nelle sue cara;eris>che di fondo ricalca il vecchio, ha un’aliquota base (aliquota ordinaria applicabile ai fabbrica> industriali) pari allo 0,76% (7,6 per mille) contro lo 0,7% (7 per mille) massimo previsto per l’ICI. I Comuni hanno la facoltà di modificare, in aumento o in diminuzione, l’aliquota base dell’IMU fino a 0,3 pun> percentuali e pertanto essa potrà variare da un minimo dello 0,46% (4,6 per mille) a un massimo dell’1,06% (10,6 per mille). Se all’aumento dell’aliquota d’imposta base IMU rispe;o a quella ICI aggiungiamo l’innalzamento del mol>plicatore delle rendite catastali che, sempre con decorrenza dal
1° gennaio 2012, passerà per i fabbrica> industriali da 50 a 60, si può ipo>zzare un rincaro medio per azienda di 300 euro con una crescita del geZto dei comuni variabile dal 43% all’85%. La norma>va sull’IMU consente peraltro ai Comuni di ridurre l’aliquota applicabile agli immobili di proprietà di soggeZ IRES fino allo 0,4% (4 per mille). Quello che noi auspichiamo è che i comuni u>lizzino tale possibilità, in modo tale da evitare che nel 2012 si abbiano incremen> d’imposizione sui fabbrica> delle imprese rispe;o al 2011. Considerazioni analoghe valgono per l’addizionale IRPEF Comunale la cui aliquota per effe;o di quanto disposto dall’ar>colo 1, del D.L. n. 138/2011, potrà essere liberamente rimodulata dai Comuni a decorrere dall’anno in corso fino ad un massimo dello 0,8%, senza peraltro più vincoli e limi> di incremento annuo: di conseguenza ad esempio un comune fino a oggi privo di addizionale IRPEF potrà introdurla dal 2012 ado;ando da subito l’aliquota massima. Un analisi più approfondita merita invece di essere fa;a con riferimento alla tassa/ tariffa rifiu>, tributo che si muove in una logica autonoma rispe;o agli altri tribu> locali e, come già più volte evidenziato, non è mai stato interessato da vincoli tariffari impos> a livello centrale. La delibera dell’ATO (Ambito Territoriale OZmale) di Reggio Emilia del dicembre scorso prevede per il 2012 un incremento medio del costo complessivo della ges>one dei rifiu> contenuto entro il 7,5%: si tra;a di una previsione di aumento dei cos> e di riflesso delle tariffe che, pur calata nei piani ambiziosi elabora> dall’ATO, riteniamo eccessiva. In tema di tariffa rifiu> è poi solo di poche seZmane fa il defini>vo ritorno nell’ambito del regime tributario stabilito dal noto decreto‐legge SalvaItalia del Governo Mon>. Dal 2013 vedrà la luce una tariffa impostata su una quota fissa e una variabile. In realtà non è nulla di nuovo rispe;o al passato, tra;andosi semplicemente della riproposizione di disposizioni già in essere. Ci auguriamo tu;avia che il clima di riforme in cui con complice ritardo si sta dedicando la nostra poli>ca possa una volta per tu;e dare alla tariffa rifiu> quel contenuto incen>vante che solo una parametrazione sulle quan>tà effeZvamente smal>te potrà garan>re. Del resto tale soluzione è già applicata in numerose realtà del nord Italia. Non vorremmo che in questo modo si protraesse un’applicazione fiZziamente coerente con i principi della legge come sarebbe se la quota variabile rimanesse ancorata ai metri cubi imponibili e non alla quan>tà di rifiu> indifferenzia> conferi> al servizi pubblico o, quanto meno, al numero di svuotamen>. E’ una innovazione che è nella normalità di tu;e le c.d. u*lites: l’utente, oltre alla quota che deve coprire gli inves>men>, paga solo per l’uso che fa del servizio e non a prescindere dall’effeZvo u>lizzo. Non sappiamo quale sia il reale mo>vo che impedisce alle nostre amministrazioni locali di riformare in questo senso il sistema della tariffa rifiu>, speriamo solo che ciò non origini da un ennesimo confli;o di interessi che vede i nostri amministratori nella doppia veste di controllori e controlla>.
Resta inoltre ques>one centrale capire in quale modo avvenga la ripar>zione dei cos> tra imprese e famiglie. Da troppi anni infaZ il mondo delle imprese si sta facendo carico di cos> superiori a quelli ad essa per>nen>. Ne sono esempio i cos> dell’estensione della raccolta differenziata i cui benefici sono pressoché nulli per il se;ore manifa;uriero, in quanto da tempo è tenuto al conferimento separato dei rifiu>. Riconosciamo la tendenza, in crescita, di caricare i cos> dei servizi con riparto equo tra i vari soggeZ, tu;avia occorre che questo orientamento corre;o venga mantenuto anche alla luce delle novità norma>ve recentemente introdo;e. NOTE METODOLOGICHE In riferimento alla Tassa/Tariffa Rifiu> alcune precisazioni sono d’obbligo al fine di una corre;a interpretazione dei da> espos>. L’analisi è stata sviluppata sia sul versante delle aliquote sia sul versante del geYto rapportato alle superfici imponibili. Per i Comuni che sono passa> al sistema della Tariffa (valori in rosso e in verde nella tabella), gli impor> – esclusa la parte della tariffa rela>va all’addizionale provinciale del 5% – sono maggiora> in fa;ura dell’IVA al 10%, che per le imprese non cos>tuisce un costo essendo detraibile (salvo situazioni di pro‐rata di indetraibilità). Proprio perché non cos*tuisce un costo la maggiorazione dell’IVA non è stata considerata e ciò rende i valori delle aliquote deliberate dai comuni “a tassa” comparabili con quelli delle aliquote deliberate dai comuni “a tariffa”. L’importo, infaZ, è addebitato al contribuente tramite cartella esa;oriale – se il comune con>nua ad applicare la Tarsu, cioè una tassa – oppure tramite fa;ura, con IVA al 10%, emessa dalla società che ges>sce il servizio nel caso in cui il prelievo abbia assunto la denominazione di Tia, cioè tariffa di igiene ambientale. Le aliquote della tassa sono stabilite liberamente dal Comune in funzione del grado di copertura dei cos> deliberato mentre la tariffa (composta da una parte c.d. fissa ‐ che dovrebbe coprire i cos> di ammortamento degli inves>men> e le spese generali – e da una parte c.d. variabile ‐ che dovrebbe coprire i cos> di ges>one del servizio fornito) viene determinata sulla base di coefficien> empirici i cui valori minimi e massimi sono sta> stabili> da un decreto ministeriale. Alla tassa è poi aggiunta l’addizionale cd. ECA del 10%, mentre su entrambe grava l’ulteriore addizionale provinciale del 5% (aliquota massima consen>ta). Al di là degli aspeZ menziona> di cara;ere tariffario, va evidenziato che, sopra;u;o nei Comuni ove vige ancora il regime della tassa, pur a fronte di delibere di assimilazione ai rifiu> urbani di numerose >pologie di rifiu> prodoZ dal se;ore industriale, il servizio svolto non è sempre all’altezza delle esigenze degli uten> industriali. L’Associazione denuncia da tempo questa grave carenza che determina la necessità per le aziende di provvedere allo smal>mento in proprio, sostenendo un duplice costo, quello dello smal>mento in proprio e quello della Tassa/Tariffa RIFIUTI, quest’ul>ma senza apprezzabili riduzioni tariffarie.