Fotopsias / Andrés Torca - mostra @ Label201

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FOTOPSIAS Andrés Torca


FOTOPSIAS AndrĂŠs Torca a cura di / curated by / comisariada por Chiara Anna Lorenzetti

Con il supporto di / With the sponsorship of / Con el apoyo de

15 Novembre - 06 Dicembre 2013 Label201 via Portuense 201 - Roma info@label201.com www.label201.com Testi di / Texts by / Textos de Chiara Anna Lorenzetti Teresa Lucente Si ringrazia / Thanks to / Gracias a Umberto Cabini - ICAS srl Juan Maria Alzina - Consigliere Culturale, Ambasciata di Spagna in Italia Paolo Naldini - Amministratore Delegato di Cittadellarte Linda Mercandino - Coordinamento UNIDEE, Cittadellarte Label201 Edizioni Ottobre / October / Octubre 2013 Š All rights reserved

Con il patrocinio di / With the patronage of / Con el patrocinio de


FOTOPSIA: “Sensazione luminosa sotto forma di lampi, cerchi o linee splendenti o simili, che può comparire in malattie della retina, del nervo ottico ecc.”

PHOTOPSIA: “The perception of light (as luminous rays or flashes) that is purely subjective and accompanies a pathological condition especially of the retina or brain.”

FOTOPSIA: “Visiones subjetivas de apariencia luminosa (chispas, relámpagos, escotomas...) que afectan tanto al ojo sano como al ojo enfermo.”





















































Andrés, le parole! Andrés, the words! Andrés, las palabras! testo di / text by / texto de Teresa Lucente


Andrés, le parole! Andrès, le parole sono importanti! (Diceva qualcuno). Sei in Italia da quanto? Due, tre, quattro anni? E non sai che si dice dialoghi e non dialogui, scultorea e non scultorica, quello e non lo. Basterebbe fare un controllo veloce su un dizionario online, oppure sottoporre il tuo portfolio a un amico italiano (tipo me), implorandolo di correggerti gli errori. Invece no. Mi mandi il file così com’è, e se devo leggerlo è solo perché possa ispirarmi a scrivere il testo su di te, per la tua mostra. Beh, l’ho appena fatto. Ciao. No, non posso tirarmi indietro. Mi sentirei troppo in colpa. Innanzitutto perché, quando ti ho chiesto di fare un video che parlasse di me, tu l’hai fatto. Certo, hai detto che ero abnorme, irregolare e contingente. Ma l’hai fatto. Poi, perché ti voglio bene. Difficile spiegarne il motivo (voi sapete giustificare il vostro amore?). Forse perché ho capito cos’è la libertà la sera che mi hai portato a bere lo champagne con gli ambasciatori, prima, e la Peroni coi poeti-barboni, poi. Perchè, quando hai voluto che ti facessi il calco in gesso, hai fatto sì che io (donna) tirassi a te (uomo) tutti i peli delle gambe. Perché la notte che abbiamo messo i tuoi Superuomini per tutta Roma mi hai fatto vivere il brivido dell’illegalità (non è colpa mia se da piccola, in tv, ho visto Lupin e Occhi di Gatto). Perché non avevo mai pensato che in un furgone bruciato e abbandonato ai lati di una strada, in un muro di cemento in mezzo all’erba, o in un capannone odoroso d’urina potesse esserci della poesia.


Andrés , the words!

Andrés, las palabras!

Andrès, words are important ! (Someone said) . You are in Italy by how long? Two, three, four years? And you do not know that you must say reproducibility and not reproductive, sculptural and not sculptorical, that and not it.

Andrés, las palabras son importantes ! (Dijo uno). ¿Hace cuánto que estás en Italia? ¿Dos, tres, cuatro años? Y no sabes todavia que se dice riproducibilità y no riproduttività, scultorea u no scultorica, quello y no lo. Bastaría con ir a un revisor ortográfico online, o pasar tu dossier a un amigo italiano (¿yo?), implorándole de corregirte los errores. Sin embargo, no. Me envías el archivo así tal cual, y si lo leo es sólo porque me tengo que inspirar en en él para escribir sobre ti, para el catálogo de tu exposición. En fin, aquí está, lo acabo de hacer ! Hola !

Just make a quick check of an online dictionary, or submit your portfolio to an Italian friend (me?), begging to correct you mistakes. But no. You send me the file as it is, and if I read it it’s just because it might inspire me to write the text on you, for your exhibition. Well, I just did. Hello. No, I can not do this to you. I would feel too guilty . First of all, because , when I asked you to make a video talking on me, you did it. Sure, you said I was abnormal, irregular and contingent. But you did it. Then, because I love you. Hard to explain why (Are you able to give an explanation to your love? ) Maybe because I realized what freedom is the night you took me to drink champagne with ambassadors before, and Peroni with poets - bums, then. Because, when you asked me to help you making you plaster cast, I am sure you have done that so I (a woman) could pull out all the hairs of your legs. Because the night that we put your Supermen around Rome you made me experience the thrill of illegality (as a child, I saw many Lupin and Cat’s Eye on screen). Because I never thought to find poetry in a van burned and abandoned on the sides of a road, in a concrete wall in the grass, or in a shed smelling urine.

No, no puedo negarme, me sentiría mal. Sobretodo porque, cuando te he pedido de hacer un video sobre mí, tú lo has hecho. Si bien has dicho que era anormal, irregular y contingente. Lo has hecho !. Lo hago porque te estimo. Difícil explicaros el motivo (¿Sabéis vosotros explicar vuestro amor?) Quizás porque he entendido lo que es la libertad la tarde que me has llevado primero a beber champán con los embajadores, y después la birra con los poetas-vagamundos. Porque cuando has querido que te hiciese el molde de las piernas, has hecho que yo (mujer) te arrancase a ti (hombre) todos los pelos de las piernas. Porque la noche que hemos puesto tus Superuomini (esculturas urbanas) por toda Roma, me has hecho venir un escalofrío de ilegalidad (de pequeña en la tele, he visto mucho Lupin y Ojos de gato). Porque no había pensado nunca que en una furgoneta quemada y abandonada en el arcén, en un muro de cemento en medio de un prado, o en una nave con aroma a orines pudiese haber poesía.


Prima di conoscerti, Andés, non avevo mai fatto caso alla quantità di piante che cresce nell’asfalto. Non avevo mai pensato al sottopassaggio della Colombo come a uno scorcio naturale, o a far coincidere cielo e terra in uno specchio posato sulla strada. Nè avevo mai considerato la carta fotografica come una pelle. Forse, a volte, le parole non sono poi così importanti.


Before meeting you, Andrés, I had never noticed the multitude of plants growing in the asphalt.

Antes de conocerte, Andrés, no había nunca hecho caso a la cantidad de plantas que crecen en el asfalto.

I had never thought about the underpass of Colombo Street as a natural landscape. I had never thought to coincide sky and earth in a mirror placed on the road.

No había pensado a un pasaje subterráneo como un paisaje subterráneo, o a hacer coincidir cielo y tierra con un espejo apoyado en el suelo.

In the end, I had never considered the photo as a quartered skin.

En fin, no había nunca considerado el papel fotográfico como una piel descuartizada.

Perhaps, some times, Andrés, words are not so important.

Quizás, a veces, Andrés, las palabras no son tan importantes.



Fotopsyco. testo di / text by / texto de Teresa Lucente


Fotopsyco. Pensando alle recenti fotografie di Andrés mi è venuta in mente questa parola. Forse perché rimanda al titolo del suo ultimo ciclo (Fotopsie), o forse perché conosco Andrés. Le Fotopsie sono una serie di opere nate dall’assemblaggio di frammenti fotografici, dove il protagonista è il corpo, maschile e femminile. Andrés ha scattato le foto ai suoi modelli, ha selezionato dai negativi alcuni frammenti, li ha stampati in camera oscura e infine ricomposti. Il risultato è l’immagine multipla di un corpo frammentato, smembrato, fatto a pezzi. Testimonianze seriali di un fotograficida. L’idea delle Fotopsie nasce nel 2003, quando Andrés si approccia alla fotografia come mezzo per riprodurre la realtà. Siamo a Cuenca (Spagna), nell’Accademia di Belle Arti, e Andrés passa più tempo in camera oscura che in camera sua. Osserva, scatta, sviluppa e stampa. Tutto il giorno, tutti i giorni. Si ispira a Cartier-Bresson, Atget e Koudelka. Poi, un pomeriggio, nella luce rossa, calda e avvolgente del suo laboratorio, mentre tagliuzza i provini delle foto scattate...eureka! Un’idea grande come una pulce si innesta nel suo cervello e rimane lì per dieci anni, sempre più affamata di realizzazione, fino a oggi. Parliamo di un arco di tempo in cui la fotografia (come mezzo espressivo) subisce enormi trasformazioni. Agli inizi del 2000, la diffusione del digitale non era così prepotente da convincere Andrés a lasciare i vecchi procedimenti analogici. All’epoca, era solito mettersi in cammino alla ricerca di dettagli inconsueti come Atget, inseguendo la perfezione di un attimo come CartierBresson e ispirandosi a una visione del mondo un po’ grottesca alla Koudelka.


Fotopsyco.

Fotopsyco.

This word came to my mind thinking about the recent photographs of Andrés. Maybe because it refers to the title of his last work ( photopsias ), or maybe because I know Andrés.

Pensando a las recientes fotografías de Andrés me ha surgido esta palabra en la cabeza. Quizás por el título de su último proyecto (Fotopsias), o quizás porque le conozco.

The photopsias are a series of works created by the assembly of photographic fragments, where the protagonist is the body, male and female.

Fotopsias son una serie de obras nacidas del ensamblaje de fragmentos fotográficos extraídos del mismo negativo, donde el protagonista es el cuerpo, masculino o femenino.

Andrés took pictures to his models, selected fragments from negative, printed them in the darkroom and then reassembled. The result is the multiple image of a fragmented, dismembered and broken up body. Serial evidences of a photo-homicidal. The idea of photopsias was born in 2003, when Andrés approaches the photograph as a medium of reproducing reality. We’re in Cuenca, Academy of Fine Arts, and Andres spends more time in the darkroom than in his bedroom. Watch , shoot, develop and print. All day every day. He is inspired by Cartier- Bresson, Atget and Koudelka. Then, one afternoon, under the red, warm and snug light of his laboratory, while Andres was shredding thumbnails of photos...eureka! A great idea, as a flea, engages in Andrés’ brain and does not let him go for ten years, more and more eager to be made, until today. We are talking about a period of time when photography - as an expressive medium - undergoes tremendous transformations. In early 2000, the spread of digital photography was not enough aggressive to convince Andres to leave the old analog processes. At that time, he used to set off as Atget, looking for unusual details, pursuing the perfection of an istant like Cartier -Bresson, through a grotesque point of view as Koudelka.

Andrés ha disparado (fotos) a sus modelos, ha ampliado diversos fragmentos de cada uno, los ha rasgado, cortado y finalmente los ha recompuesto. El resultado es una imagen múltiple de un cuerpo despedazado, hecho a jirones. Pruebas irrefutables de un fotograficida. La idea de Fotopsias se gesta en el 2003, cuando Andrés se acerca a la fotografía como medio para reproducir la realidad. Estamos en Cuenca, España, en la Facultad de Bellas Artes, y Andrés convierte el laboratorio en su primera casa. Observa, dispara, revela y amplía. Todo el día, todos los días. Se inspira A Cartier Bresson, Atget y Koudelka. Después, una tarde, en la luz roja del laboratorio mientras revela las tiras de prueba de los negativos seleccionados...eureka! Una gran idea del tamaño de una pulga salta en su cerebro y se queda a vivir allí por diez años, cada vez más hambrienta de libertad, hasta hoy. Hablamos de un arco temporal en el que la fotografía (como medio expresivo) padece enormes transformaciones. A principios del 2000, la difusión de la fotografía digital no era tan prepotente como para convencer a Andrés a dejar los viejos procedimientos argénticos. En ese periodo, solía recorrer la calle con la cámara en mano a la caza de detalles insólitos como Atget, a perseguir la perfección del momento como Cartier Bresson e inspirándose en una visión del mundo un poco grotesca al estilo Koudelka.


Poi, tutto è cambiato. Andrés non ha abbandonato la fotografia analogica in favore di quella digitale. Ha abbandonato la fotografia. Per quattro anni. Si era stufato di vedere il mondo attraverso una macchina, semplicemente. Come un turista qualsiasi. Allora si è convertito ad altre forme artistiche come l’installazione, in ambiente urbano o extra-urbano. Se negli ultimi anni si è servito della fotografia – digitale, stavolta, – è stato solo per documentare visivamente le sue opere così spesso caduche. Ma una certa nostalgia è rimasta. Nostalgia per la lentezza, il contatto con la materia, l’odore dei liquidi chimici. Nostalgia per un’opera d’arte che non è un prodotto ma un processo. In quest’ottica, le Fotopsie rappresentano un ritorno. Il ritorno di Andrés Torca alla fotografia. Alcuni scatti sono stati realizzati in studio, altri in giro per il mondo. Dal 2010 ad oggi, tra l’Ecuador, la Colombia e l’Italia (per lo più Roma), Andrés ha chiesto di fare da modelli ad amici, conoscenti e sconosciuti. Con qualcuno – mi ha svelato in seguito – si è messo a parlare per caso, per poi scoprire che era un soggetto perfetto per le sue foto. Dopo lo sviluppo di vari “provini”, ha avuto cura di accostarne i frammenti in base alle gradazioni di luce e colore, per dare l’illusione che siano illuminati da lampadine diverse. In questo modo, è difficile mettere a fuoco l’opera nella sua interezza, perché lo sguardo è attratto dalle singole parti. L’occhio “balla” – come dice Andrés - si posa sulle pieghe di un collo o sul retro di un ginocchio, sulla forma di un paio di narici o sulle curve di un orecchio, sull’attacco di una capigliatura o sulle rughe ai lati di una bocca. Uno sguardo che corre ossessivamente nel labirinto dei dettagli, senza fermarsi mai.


Then, everything changed.

Después todo ha cambiado.

Andrés has not abandoned the analog photography in favor of the digital one. He dropped out of photography. For four years. He was tired of seeing the world through a machine, just as a tourist any. Then I start to work using other forms of art such as installation, in urban and extra -urban settings. If in recent years Andrés used photography - digital, this time - it was just to visually document his works so often fleeting. But a certain nostalgia remained. Nostalgia for the slowness, the contact with the material and the smell of fixatives, mixed with the desire to return to conceive a work of art not as a product but as a process.

Andrés ha abandonado la fotografía. Por cuatro años. Se había sencillamente cansado de ver el mundo a través del visor de la cámara como un turista cualquiera. Entonces ha pasado a realizar instalaciones, en ambientes urbanos y extraurbanos. Si en los últimos años se ha valido de la fotografía - digital, esta vez, ha sido para documentar visualmente sus trabajos de carácter eminentemente efímero. Pero una cierta morriña resonaba. Nostalgia por la lentitud, El contacto con la materia, el olor a productos químicos. Nostalgia por una obra de arte que no es un producto sino un proceso.

In this view, Photopsias represent a return. The return of Andrés Torca to photography. Some shots were made in the studio, others around the world. From 2010 to the present, between Ecuador, Colombia and Italy (mostly Rome), Andrés asked friends, acquaintances and strangers to model. With someone - he revealed me later - Andres began to speak by accident , only to discover that he/she was a perfect subject for his photographs.

En esta óptica, las Fotopsias representan un retorno. El regreso de Andrés Torca a la fotografía. Algunas instantáneas han sido realizadas en el estudio, otras en algún lugar del globo. Del 2010 hasta hoy, entre Ecuador, Colombia y Italia (casi siempre Roma). Andrés ha pedido posar a amigos, conocidos y a desconocidos. Con alguno - me ha revelado a continuación - se ha puesto a hablar por casualidad, para después descubrir que era un sujeto perfecto para sus fotos.

After the development of various “ tests “, he matched fragments according to the gradations of light and color, in order to give the illusion that all are illuminated by different light bulbs. In this way , it is difficult to focus on the photograph (in its entirety), because the eye is drawn to the individual parts.

Después del revelado de varias tiras de prueba, ha puesto la concentración en juntar todos los fragmentos en base a la gradación y contraste de luz y tono, para dar la sensación de que están iluminados por luces diferentes. De esta manera, se hace dificil enfocar la obra en su totalidad, porque la mirada es atraida por todos y cada uno de los detalles.

The eye “dances” - as Andrés says - attracted by folds of a neck or the back of a knee, by the form of a pair of nostrils or by the curves of the ear , by the attack of a hair or wrinkles, by the sides of a mouth. A look that runs obsessively in the labyrinth of details without ever stopping.

El ojo “baila” - como dice Andrés -, se posa sobre los pliegues de un cuello o sobre el reverso de una rodilla, en la forma de los orificios nasales o en las curvas de una oreja, se pierde entre las mechas de los cabellos o en las comisuras de la boca. Una mirada que corre obsesivamente por el laberinto de detalles, sin fin.


Il ritorno alla fotografia analogica ha rivestito l’arte di Andrés di quell’atmosfera magica che la vecchia camera oscura conserva nei suoi ricordi. Per lui si tratta quasi di un processo alchemico in cui, attraverso la trasformazione della materia, ciò che è inanimato prende vita. La carta (fotografica) e la carne (quella dei corpi rappresentati), nella visione di Andrés, sono interscambiabili. Lui stesso parla della carta fotografica come di una pelle che muta in base alla luce e al tempo e della fotografia come di un corpo smembrato, squartato. Ancora una volta, mi viene in mente quella parola. Fotopsyco.


The return to analogue photography covered the art of Andrés of the magical atmosphere that preserves the old darkroom in his memories. For him, this is almost an alchemical process in which, through the transformation of matter, the inanimate came to life. In the vision of Andrés, paper ( photographic ) and meat (the one of the represented bodies) are interchangeable. He himself speaks of the photo paper as a skin that changes depending on the light and color, and photography as a dismembered body quartered.

El regreso a la fotografía argéntica ha dotado el arte de Andrés de esa atmósfera mágica que la vieja cámara obscura conserva en sus recuerdos. Para él se trata casi de un proceso alquímico en el cual, a través de la transformación de la materia, aquello que es inanimado recobra vida.

Once again, It came to me that word.

El papel (fotográfico) y la carne (aquella representada), en la visión de Andrés, son intercambiables. Él mismo habla del papel fotográfico como de una piel que muda en base a la luz y al tiempo y de sus fotografías, como de cuerpos desmembrados, descuartizados. Todavia una vez más me viene en mente aquella palabra.

Fotopsyco.

Fotopsyco.



Una conversazione tra Chiara Anna Lorenzetti e Andrés Torca A conversation between Chiara Anna Lorenzetti and Andrés Torca Conversación entre Chiara Anna Lorenzetti y Andrés Torca testo di / text by / texto de Chiara Anna Lorenzetti


C: L‘altro giorno ho visto un film: “Compostela”. A un certo punto, alcuni episodi del film si sono svolti a Burgos. A: Ovviamente, riprendendo il duomo, magari. C: Ovviamente. E parlando di El Cid, ovviamente. Devo dirti che per il poco che ho visto, quella cattedrale è stupenda. A: Lo sai quale grande fortuna ho avuto nella mia vita? Io ho fatto restauro e durante gli studi ho fatto pratica... C: Ma quindi tu sei un restauratore? ma scherzi? restauro di cosa? A: Di dipinti e sculture. La mia grande fortuna è stata restaurare nella cattedrale di Burgos un altare di Gil de Siloè, che sarebbe il Michelangelo spagnolo. Non ti puoi immaginare che spettacolo. Pensa che quando facevo restauro stavo per venire qui, all’Istituto Centrale del Restauro; perchè gli italiani siete fortissimi nel restauro. Dopo ho smesso perchè ho sempre avuto un’anima creativa. C: Quindi hai una formazione da restauratore? A: No. Prima ho iniziato la scuola di arte, poi, non essendo entrato in belle arti, ho deciso di fare restauro e dopo restauro ho deciso di andare oltre e fare belle arti. C: E perchè ti eri avvicinato al restauro? Perchè ti piaceva il fatto di essere a contatto con opere più antiche? A: Allora, diciamo che era un modo per essere vicino all’arte e mi permetteva di imparare la pazienza. La creazione, molte volte, è soltanto passione, scatto, mentre il restauro è riflessione, studio. Pensa che, una volta, fui costretto ad andare in un archivio in un paese sperduto a cercare un documento di un prete che risaliva al 1750. E’ bellissimo. E’ ricerca, è arte in un altro modo, creazione in un altro modo, perchè anche nella ricerca devi essere creativo. Ma, non devi essere creativo nel


C: The other day I saw a movie: “Compostela”. At a certain point I noticed that some episodes of the film took place in Burgos.

C: El otro día vi una película: “Compostela“. En cierto momento, algunos momentos transcurrian en Burgos. A: Imagino que salía la catedral, ¿no?

A: Obviously, to retake the cathedral, maybe. C: Of course. And speaking of El Cid, of course. Let me tell you that from what I’ve seen, that cathedral is beautiful. A: You know what great luck I’ve had in my life? I’ve done restoration and while I was studying I’ve done practice in Burgos Cathedral. C: So then you are a restorer? Seriously? What kind? A: Of painting and sculptures. My great luck has been restoring in the Burgos Cathedral an alter of Gil De Siloè, so called the spanish Michelangelo. What a show. I thought of coming here, in the Central Institute, while I was doing restoration; since the italians are the best in these field. Afterwards I stopped because I always had a creative soul.

C: Obviamente. Y hablaban de El Cid, por supuesto. Tengo que decir que por lo poco que he visto, esa catedral es preciosa. A: ¿Sabes qué gran suerte he tenido en mi vida ? Estudiar restauración y durante mis estudios hacer prácticas en la catedral de Burgos. C: Pero entonces, ¿eres un restaurador ?, ¿ en serio ?, restauración, ¿de qué? A: De pintura y escultura. Fue un altar de la catedral de Burgos autoría de Gil de Siloé , que fue el Michelangelo español. No te puedes imaginar qué espectáculo. ¿ piensa que cuando estudiaba restauración iba a venir aquí a Roma, al Istitutto Centrale del Restauro, porque los italianos sois muy buenos en restauración. Después abandoné la idea porue siempre tuve un alma creativa.

C: So then you’ve trained as a restorer? C: Entonces, ¿tu formación es como restaurador ? A: No. Initially I started with art school, then not admitted in fine arts, I decided to do restoration, after this I continued in fine arts. C: What made you approach to restoration? Was it because you were in contact with ancient works? A: Let’s say that it was the closest way to art and taught me patience. Very often, creating is only passion and shooting, while restoration is reflection and study. Once I had to go look in the archives of a remote country to find a document of a priest dating 1750. It’s wonderful. It’s research, it’s a different type of art, creating in another way. Because even in the research you must be creative. In restoration you don’t have to be creative, but creative in the solution.

A: No. Antes realicé la Escuela de Arte, después, al no entrar en Bellas Artes, me decidí a hacer restauración y a posteriori decidí ir más allá y hacer Bellas Artes. C: Y ¿por qué te acercaste a la restauración ? ¿Fue porque te gusta el hecho de estar en contacto con las obras antiguas ? A: Digamos que era una manera de estar cerca del arte y me permitió aprender a tener paciencia. La creación, muchas veces , es sólo pasión, arrebato, mientras que la restauración es reflexión, estudio. Una vez, me vi obligado a ir a un archivo parroquial en un pueblo remoto para buscar un documento de un sacerdote que se remontaba a 1750. Es fantástico.


restauro, devi essere creativo nella soluzione. C: Assolutamente si, anche perchè il restauro deve essere il meno invasivo possibile. A: Infatti si dovrebbe chiamare non restauro, ma consestauro, conservazione e restauro. C: Ma quindi Burgos è su una collina? A: E’ su una meseta, si.. è a 800 metri. Il castello è in alto. La città è nata nel 884 e il duomo è stato costruito in 300 anni, iniziando nel primo gotico fino al XVI secolo. C: Vivere in quel contesto ti ha influenzato? A: Assolutamente si. C: Ma li ha Burgos a che età hai iniziato, quando hai mosso i primi passi nell’arte? A: Avevo 17-18 anni. C: E come hai iniziato? A: Facendo la scuola d’arte. Ho disegnato moltissimo. C: Quindi non hai iniziato da piccolo a casa? A: No. In quello ho avuto una scoperta tardiva. Sono sempre stato manuale. Mi è sempre piaciuto molto rompere, disfare, fare... C: Ma non sei stato un bambino che dipingeva nel suo tempo libero. A: Sono stato un grande sportivo, ho provato tutti gli sport. A ma piaceva provare tutto e dopo ho scoperto l’arte. Nel testo di cui parlavamo prima, dicono una cosa vera. Se inizio a osservare qualcosa che mi affascina, una goccia che cade per esempio da quella balaustra, posso diventare autistico. Sono capace di rimanere a osservare


C: Yes absolutely, because restoration should be done in the less invasive way. A: In fact it should not be called restoration but rather “consestauro”, conservation and restoration. C: So Burgos is on a hill?

Es investigación, es arte, creación, porque en la investigación también tienes que ser creativo. Pero, no tienes que ser creativo en la restauración, tienes que ser creativo en la solución. C: Absolutamente si, sobretodo porque en la restauración tienes que ser lo menos agresivo posible.

A: It’s on a plateau, at 800 meters high. The castle is at the top. The city dates back to 1884 and it took 300 years to be built, starting in the early gothic up to the sixteenth century.

A: De hecho se tendría que llamar no restauración sino consertauro, conservación y restauración.

C: Has living in that context influenced you?

A: Si, es una meseta a 800 msnm. El castillo está en alto. La ciudad nació en el 884 y la catedral fue construida en 300 años, iniciando en el primer Gótico hasta el S. XVI.

A: Absolutely yes.

C: Burgos ¿está en una colina?

C: While in Burgos at what age did you start? When did you first experiment with art?

C: Vivir en este contexto, ¿te ha influido ?

A: I was 17-18 years old.

A: Absolutamente sí.

C: And how did you start?

C: Mas allí en Burgos ¿a qué edad te llegó la vocación artística?

A: Doing art school. I drew a lot. A: Tendría 17-18 años. C: So you did’nt start as a child at home? C: Y, cómo has empezado. A: No, this came much later. I’ve always liked to break, to do and to undo things…

A: Haciendo la escuela de arte. He dibujado muchísimo.

C: But you where not a child who painted in his spare time.

C: Entonces ¿no has empezado de pequeño, en casa ?

A: I was a great athlete, I tried all sports. I liked to experiment everything and at the end arts came along. In the text previously mentioned, they said something real. If I observe something that fascinates me, for example a drop of water falling from the balustrade, I can become autistic. I can observe an object for hours. From an eastern point of view it’s meditation, and contemplation from a western

A: No. Mi pasión fue tardía, a lo “Gauguin”, pero siempre he sido bastante manual. Me ha gustado siempre romper, deshacer, hacer... C: ¿No has sido entonces un niño que pintaba en su tiempo libre? A: He sido antes un gran apasionado de los deportes.


per ore un oggetto. Da un punto di vista orientale si tratta di meditazione, da uno occidentale è contemplazione. Il dolce far niente, ma fatto con quel modo di osservare bello, quasi siciliano, di un pensionato che contempla. C’è un bellissimo pezzo di Cortazar, che parla di questo: un vecchio in Sicilia era solito guardare continuamente una vite per terra. Tutti quelli che passavano sapevano che lui osservava la vite. Nel momento in cui quest’uomo muore, tutti allora iniziano a dare importanza a quella stessa vite, iniziando a osservarla. Sai. Prova un giorno a sederti da qualche parte e vedere, osservare. Bellissimo. Anche a piazza Navona. Ti passa il mondo davanti. E’ bellissimo, vedi tutto. Contemplazione. Pensi che l’umanità sia progredita senza contemplazione?! C: Di recente mi è successa una cosa del genere. Sono dovuta andare a piazza S. Pietro molto molto presto la mattina. Camminando verso la basilica, mi sono trovata ad attraversare la piazza totalmente vuota, al crepuscolo, con l’aria frizzantina e sentire solo i mie passi. Ho provato una sensazione a metà tra la meraviglia estatica e un’angoscia infinita. Sollievo, estasi, ansia tanta tantissima ansia. A: Questo perchè contemplando, si è stimolati a pensare e pensare può portare ansia. Non siamo abituati. C: L’ansia credo sia strettamente correlata all’autoanalisi, pensare a te stesso, al mondo, agli altri, alla tua esistenza, il tuo scopo ... si può essere portati a vivere la maggior parte della tua vita in uno stato di insoddisfazione, di ansia. Iper attività cerebrare. Comunque Hai deciso quali opere esporre? Esporrai gli animali? A: No. C: No, Perchè no? A: Non si tratta nemmeno di fare un “ batiburrillo”, un modo di dire spagnolo molto carino che significa fare un mix di cose che non viene al caso.


point of view. Doing nothing, but done in that way to observe, almost Sicilian, of a pensioner who contemplates. There is a beautiful writing by Cortazar, who describes this: an old sicilian man who constantly watched a screw on the ground. Everyone knew he was observing the screw. When the old man dies, everyone begins to observe and give importance to the screw. One day try to sit down somewhere, look and observe. t’s beautiful. For example in Piazza Navona. The word passes in front of you. It’s beautiful, you see everything. Contemplation. Do you think that humanity has progressed without contemplation?! C: Recently something of the sort happened to me. One day I went to St. Peter’s Square very early in the morning and walking towards the Basilica I found myself crossing an empty square, the air was brisk and the only thing I could hear were my footsteps. I felt feelings halfway between ecstatic wonder and endless anguish. Relief, ecstasy, anxiety, lots of anxiety. A: This because while contemplating we’re stimulated to think and thinking brings anxiety. We are not used to this. C: I think anxiety is closely related to self-analysis, think of oneself, the world, to others, to your life, your aim… we can be brought to live most of our life in a state of dissatisfaction, anxiety, hyper cerebral activity. However, have you decided which works you are going to exhibit? What about the animals? A: No C: No, why not? A: It does’nt mean I have to do “battiburrillo”, a Spanish way of saying to do a mix of things that does’nt concern the case. After this exhibition, I will do another one on animals. More consistent. I was considering whether or not to expose the “woman-

Me gustaban todos, compitiendo en algunos. Después apareció el Arte. En el texto del que hablábamos antes decían una cosa cierta. Si empiezo a observar algo que me cautiva, una gota que cae por esa cornisa, puedo devenir autista. Soy capaz de quedarme mirando oras un objeto. Desde un punto de vista oriental se trata de meditación, de uno occidental contemplación. Il “dolce far niente”, pero hecho con ese modo agradable de observar, casi siciliano, de un jubilado que contempla. Hay un precioso fragmento de Cortázar que habla de esto: un anciano en Sicilia solía mirar a diario, por oras, un tornillo encofrado en la calle. Cuando murió, todos empezaron a darle importancia al tornillo, comenzando a observarlo. Prueba un día a sentarte en cualquier parte a ver, a observar. Es maravilloso. Piazza Navona por ejemplo. Ves el mundo pasar. Es precioso, ves de todo. Contemplación. ¿Crees que la humanidad habría evolucionado sin contemplación ?! C: Recientemente me sucedió una coas parecida. Tuve que ir a la Plaza de San Pedro muy, muy temprano. Caminando hacia la Basílica de San Pedro me he encontrado atravesando la plaza totalmente vacía, al alba, con ese aire fresco y sentir sólo mis pasos. He tenido una sensación a mitad entre la maravilla estática y una angustia infinita. Alivio, éxtasis, ansia, muchísima ansia. A: Esto porque al contemplar puedes pensar y pensar puede conllevar ansia. No estamos acostumbrados. C: Creo que el ansia está relacionada con el autoanálisis, pensar a ti mismo, al mundo, a los demás, a tu existencia, tus objetivos...se puede ser capaz de vivir la mayor parte de tu vida en un estado de insatisfacción, de ansia. Hiper actividad cerebral. En cualquier caso, ¿has decidido que obras exponer? ¿Expondrás los animales? A: No. C: No, ¿por qué no?


Dopo questa mostra, ne farò una solo di animali. Più coerente. Stavo addirittura pensando se esporre o meno “La donna-valigia”, perchè appartiene a un dittico. C: E qual’è l’opera gemella? A: Non c’è, manca...l’ho pensata fin dall’inizio. Si tratterebbe di un uomo bianco, valigia. L’opera con la donna se vista da sola si può mal capire, mal intendere. Si deve vedere come un corpo, senza pensare al genere, inteso come un bagaglio fatto di tante esperienze, frammenti del proprio essere. C: Non hai la persona da ritrarre? A: Si, si. La devo fare a Mauro. Un amico, ma non ho tempo fisico e mentale per farlo. C: Ma i soggetti delle tue ultime opere come li hai selezionati? A: Quali ultime? C: Quelle che hai fatto in Colombia. A: In che senso selezionato? C: Come li hai scelti? A: Allora prima ho preso....Diciamo che la selezione è avvenuta secondo due principi. Si tratta di prendere qualsiasi persona, tutti abbiamo qualcosa. Questo progetto non fa distinzioni tra bello e bruto, uomo o donna, si tratta di analizzare e individuare gli angoli e le pieghe, i dettagli, gli interstizi, perció il nome Fotopsie (Fotografia+ autopsia). In secondo luogo è fondamentale la naturalità: Astrid era perfetta e per questo motivo è stata scelta. C: Astrid? A: La ragazza che ha posato per fare la valigia e un’altra


suitcase” because it belongs to a diptych. C: And what is the work mate? A: There isn’t…it lacks…I thought about it from the beginning. This would be a white man, suitcase. The work with the woman if viewed alone may be poorly understood and interpreted. It must be as a body, without thinking of the kind, intended as a luggage made up of many experiences, fragments of his being. C: You don’t have the person to portrayed? A: Yes, yes I have to do it to Mauro, a friend, but I don’t have the physical and mental time to do it. C: How did you select the subjects of your latest works?

A: No se trata de hacer un batiburrillo o una wunderkammern. Después de esta muestra, haré una sólo de animales. Más coherente. Estaba además pensando si exponer o no la foto de la mujer-maleta, porque pertenece a un díptico. C: y, ¿Cuál sería la obra gemela? A: Está en proceso. Se trata de un hombre blanco - maleta. La obra sólo con la mujer se podría malinterpretar. Se debe ver como un cuerpo, sin pensar al género, entendido como un bagaje hecho de tantas experiencias, fragmento de la propia individualidad. C: ¿No tienes la persona para la segunda imagen ? A: Si, si. se la tengo que hacer a Mauro. Un amigo, mas ahora no tengo tiempo ni físico ni mental para acometerlo.

A: Which last? C: The ones you made in Colombia.

C: Pero las personas de tus últimas obras, ¿cómo las has seleccionado?

A: In what way selected?

A: ¿Cuáles?

C: How did you choose them?

C: Las personas inmortalizadas de Colombia.

A: Let’s say that the selection was done according to two principals. It means choosing anyone, each one has something. This project does’nt distinguish between beautiful and ugly, man or woman, it’s purpose is to analyze and identify the angles and folds, the details, the interstices, hence the name Photopsias (photo + autopsy). In the second place naturalness is essential: Astrid was perfect, and for this reason she was chosen.

A: ¿En qué sentido seleccionadas?

C: Astrid? A: The girl who posed for the suitcase and another work present in the exhibition. Regarding the others, few of them were photogenic and for others I made a petition.

C: ¿Cómo las has escogido? A: Primero he cogido....Digamos que la selección sigue varias pautas. Se trata de coger cualquier persona, todos tenemos algo. Este proyecto no hace distinción entre lo considerado bonito o feo, mujer u hombre, busca analizar los ángulos, los detalles , los intersticios, de ahí viene el nombre Fotopsias (fotografía + autopsia). En segundo lugar es fundamental la naturalidad: Astrid era perfecta y por este último motivo fue elegida. C: ¿Astrid?


opera presente nella mostra. Per quanto riguarda gli altri, alcuni erano fotogenici e per altri ho fatto una petizione. C: Una petizione? A: Una richiesta, e si sono presentate delle persone. Durante il mio viaggio in Equador ho scelto io i soggetti. C: Quindi tu, viaggiando in Equador hai scelto i soggetti da ritrarre e loro erano coscienti che sarebbero diventate opere d’arte? A: Si erano coscienti. Scattavo nel momento in cui la macchina fotografica (a volte un “arma”) diventava elemento di conversazione, e la strada diventava il mio studio. C: Per quanto riguarda la Colombia invece? A: Anche in Colombia mi è capitato di fotografare soggetti per strada, ma la maggior parte della foto erano fatte in studio. C: Quindi scattare per strada in Equador ha portato ad una serie di problematiche, come possono essere luce, movimento. Mentre in Colombia i lavori erano meno impulsivi e più artefatti rispetto gli altri. A: Questo è relativo, perchè se dentro allo studio riesci a mettere a proprio agio la persona, che sia o meno nuda, allora si può ottenere una maggiore immediatezza e meno artefazione. Astrid, ad esempio, è stata naturale fin dall’inizio. L’obiettivo fotografico coglie questi aspetti! C: Ma questo perchè c’è anche una differenza socioculturale e antropologica. In sud America le persone sono più dirette, vivono alla giornata. A: Più che dirette direi innocenti nel senso di tranquillità, naturalità. Danno importanza ad altre cose. C: Allora quella non è innocenza. Si lasciano trasportare


C: A petition? A: A request made and some people answered. During my trip in Ecuador I chose the subjects. C: So traveling in Ecuador you chose the subjects to be portrayed, but where they aware of becoming an art work? A: Yes they were conscious. I shooted while the camera was an element of conversation, and the street became my studio.

A: La chica que ha posado para hacer “la maleta” y otra obra presente en la expo. Por lo que se refiere al resto, algunos eran fotogénicos y otros han sido escogidos mediante un llamamiento. C: ¿Llamamiento? A: Un casting reducido, y escogí a todos y a alguno más. Durante mi viaje en bicicleta en Ecuador escogí directamente a los sujetos.

C: What about Colombia?

C: Entonces mientras viajabas en Ecuador has escogido a diferentes personas y, ¿ellos eran conscientes de que serían obras de arte?

A: Even in Colombia I also photographed people seen in the streets, but most of the photos were made in the studio.

A: Claro, disparaba en el momento en el que la cámara (a veces un “arma”) se convertía en elemento de conversación, y la calle se transformaba en mi estudio.

C: Therefore shooting pictures on the roads in Ecuador led to a series of problems, such as light and movement. While in Colombia works were less impulsive and more artifacts than the others.

C: ¿Y en Colombia?

A: This is relevant, if for instance in the studio you are able to make a person feel comfortable, either dressed on naked, the result is a higher immediacy and less artifact. For example, Astrid was natural from the beginning. The camera catches these aspects! C: This is true because there is a social-cultural and anthropological difference. In South America people are more direct and live day by day. A: They prefer calmness and simplicity rather than being direct. They give priority to other things. C: Then it’s not innocence, they are carried away by the events. A: When I say innocence, I mean that they don’t create themselves problems.

A: También en Colombia me ha ocurrido el hecho de fotografiar a personas por la calle, pero la gran parte de las fotos fueron hechas en el estudio. C: Entonces fotografiar por la calle en Ecuador te habrá causado una serie de problemáticas relacionadas con la luz y el movimiento. Mientras en Colombia los trabajos eran menos impulsivos y menos naturales respecto a los otros. A: Esto es relativo porque si dentro del estudio consigues que la persona esté a gusto, esté más o menos desnuda, entonces se puede obtener una mayor naturalidad. Astrid, por ejemplo, era la naturalidad personificada. La cámara nota esto. C: Pero esto es porque hay una diferencia sociocultural y antropológica. En Sudamérica las personas son más directas, viven el día a día. A: Más que directas yo diría que inocentes en el sentido


dagli eventi. A: Quando dico innocenti intendo che non si fanno problemi. C: Perchè hanno coscienza di se, della loro fisicità, del loro corpo che noi non abbiamo? A: Lì esiste una collettività. E anche per quanto riguarda il pudore, hanno una maggiore cognizione di se e della propria nudità. C: E quindi ti sei trovato meglio a lavorare con i sud americani? A: Si. Per quella naturalitá che in occidente non è altrettanto comune. Anche a Roma è andata bene. Credo che l’importante sia essere naturale. C: Ma che carta hai usato per gli ultimi lavori, è diversa giusto? Si tratta di carta baritata. A: Si, la baritata ha una qualità più alta e molto più costosa. E’ più rigida, ha più argento. Ma, un aspetto davvero molto importante è la durata nel tempo. C: In più nei nuovi lavori non usi agenti chimici scaduti. A: Si non li uso più. Solo in rare occasioni. Sono passato a uno livello successivo, superiore. C: Quindi si potrebbe dire che se prima ti avvalevi di agenti scaduti per creare certi effetti, ora questi effetti li crei solo con le tue capacità, lavorando in camera oscura? A: Diciamo di si. Ora ho più possibilità ed esperienza. Il primo lavoro che ho fatto era su carta fotografica non graduata. Ora uttilizo pure la carta multigrado, cosi posso giocare con i filtri, e poi i viraggi che permettono di alterare chimicamente, anche il colore, e permettono una


C: Because they are self-conscious, aware of their physical aspect, of their body, that we do not have?

de la tranquilidad, de la naturalidad. Dan importancia a otras cosas.

A: There we find a community, concerning decency, they know better themselves and their own nakedness.

C: Entonces eso no es inocencia. Se dejan llevar de los acontecimientos.

C: Then you find it better working with the South Americans?

A: Cuando digo inocentes quiero decir que no se complican la vida.

A: Yes, for that naturalness not common in the west. In Rome it went well too. I believe that the important thing is to be natural.

C: Porque tienen conciencia de sí mismos, de su corporeidad, de su cuerpo, algo que nosotros no tenemos.

C: What type of paper you used for your last works? It’s different? It’s a baryta paper.

A: Allí prepondera la colectividad. E incluso en lo que se refiere al pudor tienen un mayor conocimiento de sí mismos y de la propia desnudez.

A: Yes this paper is of higher quality and more expensive. It’s more rigid and has more silver. But a very important aspect is the duration in time. C: Furthermore in your new works you don’t use expired chemicals. A: Yes I don’t use them anymore. Only on rare occasions. I passed on to another level, superior. C: So we can say that if before you used expired agents to create certain effects, now you obtain them through your skills in the dark room? A: I would say yes, now I have more possibilities and experience. My first work was done on photopaper. Now I also use multi-grade paper so I can play with the filters and with the toning allowing to chemically alter even the colors which will last longer in time. C: The 1:1 has always been in your work, but now you also produce complete bodies. A: Yes this is what I wanted to accomplish. Starting from the fragment of the fragment and playing with the details, I reached a peak made up with fragments.

C: Entonces, ¿has sudamericanos ?

trabajado

mejor

con

los

A: Si. Porque esa naturalidad empieza a escasear en Europa, aunque si en Roma todo fue bien. Al final lo importante es ser natural. C: Qué papel has usado en los últimos trabajos, ¿es diferente, no? ¿papel baritado? A: Si, el papel baritado tienen una mayor calidad, es más costoso y delicado. Tiene una rigidez mayor y alberga más plata en la emulsión. Un aspecto positivo a añadir es su durabilidad y su conservación. C: Además en los nuevos trabajos no usas los químicos caducados. A: Si, no los uso más. Sólo en contadas ocasiones. Estoy en un nivel más evolucionado. C: Se podría decir entonces que si antes te valías de productos caducados para crear ciertos efectos, ¿ahora estos efectos los creas sólo con tu capacidad y manejo de la cámara obscura?


maggiore conservazione nel tempo. C: L’1 : 1 c’è sempre stato, ma adesso fai corpi interi. A: Si questo è il passo che volevo compiere. Partendo dal frammento del frammento e giocando con i dettagli sono giunto a una totalità fatta di frammenti. Le esperienze sono frammenti della tua vita. Il bianco e il nero come sfondo sono scelte estetiche e tecniche. Le persone di colore, avranno lo sfondo bianco e viceversa, i corpi bianchi avranno lo sfondo nero. E’ un risultato che ottengo sia quando scatto, sia in camera oscura. C: Quindi, quanti collages esporremo? A: 20-22. Non ho pensato a istallazioni. Il lavoro si è sviluppato molto velocemente e già penso a creare opere ancora più grandi. Utilizzando il banco ottico. La resa in grande è davvero impressionante. E intendo queste opere come una fusione che straccia il concetto di fotografia, sia a livello concettuale che fisico. Sono opere che hanno un carattere pittorico e allo stesso tempo spaziale, sono architetture. Ma, chiamiamoli Fotopsias, é la definizione che più gli si addice. In alcuni casi, non reputo tali opere collages, intesi come l’unione di elementi disparati, materiali, frammenti visuali di diversa provenienza. In queste opere il punto di partenza è un’immagine che diventa multipla. Si tratta di ricerca e studio delle “microforme” fisionomiche delle persone, estrapolandole dal contesto in cui vivono o lavorano. Si tratta si anacronismo, andando oltre all’estetica normale. Ritraendo persone che mi piacciono e non mi piacciono, facendolo in grande, pittoricamente. L’altro giorno, durante una lezione di spagnolo che stavo dando a un chirurgo, abbiamo letto di un esperimento sull’occhio umano. Un laser cattura il movimento istantaneo che l’occhio fa difronte a un’immagine, individuando il punto o il dettaglio dell’immagine che più attrae l’attenzione dell’occhio. Con le mie opere cerco di far ballare l’occhio alla ricerca


Personal experiences are fragments of your life. Black and white on the background are technical and esthetical choices. Colored people will have white background and viceversa, white bodies will have a black background. It’s the result I get when I shoot and also in the dark room. C: So how many collages will be exposed? A: 20-22. I did’nt think of installations. The work developed very quickly and I’m already thinking of creating bigger works using an optical bench. The yield on a big scale is impressive. I conceive these works as a fusion that tears up the concept of photography, both in a conceptual and physical level. They represent works with pictorical characters and time space, they are actually architectures. But let’s call them Fotopsias, the definition that suits them best. In some cases I don’t consider them collages, understood as the union of disparate elements, materials and visual fragments of different origin. The starting point in these works is an image that becomes multiple. It deals with the study and research of the physical features of the people, through the context of where they work and live. It’s anachronism, going beyond normal aesthetics. Portraying people that I like and don’t like, doing it on a big scale. The other day, while imparting a Spanish lesson to a surgeon, we read about an experiment done on a human eye. A laser captures the instant movement of the eye in front of an image, identifying the point or details that more attracts the eye. With my works I try to help the eye to look for hidden corners and I would be very happy to do a similar experiment. Furthermore I would like to portray male and female genitals, without showing define details as in portraits, blurring and shading them. Working on what can be vaguely seen, but not seen.

A: Digamos que así es. Ahora tengo más dominio y experiencia. El primer trabajo que hice era en papel no graduado. Ahora utilizo papel multi-grado y juego con los filtros y con el posterior viraje que permite de alterar químicamente, incluso el color, además de permitir una mayor conservación en el tiempo. C: La escala 1:1 ha estado siempre presente pero ahora además haces cuerpos enteros. A: Si, este proceso estaba planificado. Partiendo del fragmento del fragmento y jugando con los detalles he llegado a una totalidad hecha de fragmentos. Las experiencias son los fragmentos de tu vida. El blanco y negro como fondo son decisiones técnicas y estéticas. Por lo general, las personas de tez oscura tienen el fondo blanco y viceversa. Es un resultado producido sea en la fase de disparo, sea en la cámara obscura. C: ¿Cuántos collages expondremos? A: 20-22. No he pensado a instalaciones. El trabajo se ha desarrollado muy rápidamente y ya estoy pensando a crear obras todavía más grandes, con el banco óptico. Verlo en grande es realmente impresionante. Creo en estas obras como una fusión que hace trizas el concepto de fotografía, conceptual y físicamente. Son obra que combinan un carácter pictórico y al mismo tiempo espacial, son arquitecturas. Llamémoslas Fotopsias es la definición que mejor las define. Yo no las llamaría collages, entendidos como la unión de elementos diferentes, materiales o fragmentos visuales de distinta procedencia. Aquí el punto de partida es una misma imagen, un mismo negativo que deviene múltiple. Es búsqueda y estudio de las “microformas” fisionómicas extrapolándolas del contexto en el que viven o trabajan. Es un anacronismo, o algo atemporal a veces, más allá de la estética vigente. Retrato personas que me gustan o no, en grande, pictóricamente. El otro día, durante una lección de español a un


dei angoli nascosti e mi pacerebbe tantissimo fare un simile esperimento. Poi un’altra parte che vorrei ritrarre sono i genitali maschili e femminili, ma non rendendoli definiti come i ritratti. Sfocandoli e sfumandoli. Giocando con quello che si può intravedere, ma non vedere. E poi vorrei fare delle Fotopsia di ritratto su commissione. Che ne pensi di questa iniziativa? C: Penso che sia un’ottima idea. Vai a giocare sull’egocentrismo delle persone. Ritraendo, smembrando e ricomponendo il viso di un soggetto potresti indurre lo stesso a appropriarsene. Di per se il ritratto è testimonianza di se ed essere parte di un processo artistico creativo è uno dei tanti modi per lasciare un segno visibile o quanto meno permanente del proprio io. A: Quali prodotti artistici pensi si potrebbe vendere meglio attualmente; quale disciplina e quale categoria nella disciplina? C: Non saprei. Credo che unire la fotografia al ritratto, smembrando la fotografia stessa può essere una scelta interessante. Componendo la fotografia con frammenti intesi come pennellate si creano delle opere in grado di attirare l’attenzione. A: E comprare ritratti altrui? C: Perchè no. La trovo una cosa normale, forse più che comprare il proprio autoritratto. Lo vedo come un appropriarsi di parte dell’anima di una persona o comunque appropriarsi di una fisionomia. Può funzionare. A: Sai, mi piace rompere le discipline, vedere gli spazi che non si guardano. Vedere il mondo capovolto, vedere l’interno della giacca. Tuttavia mi domando perchè certe persone che vengono dal campo analogico, non accettino o comunque mal comprendano questi lavori che sono la fusione di diverse discipline, che secondo me sono una forma di adattamento, evoluzione.


And then I would like to make Fotopsias portrait on demand. What do you think about this initiative? C: I think is a good idea. You can play on man’s egocentrism. Portraying, dismembering and reassembling the face of a subject could induce him or her to appropriate it. The portrait in itself is testimonial of self, and being part of an artistic creative process is one of many ways to leave a visible sign, or at least a permanent, sign of self. A: Which artistic products do you think could be better sold today; which discipline and which category in the discipline? C: I don’t know. I believe that combining photos to portrait, splitting up the photo itself can be an interesting choice. Compounding the photo with fragments intended as brush strokes, you can produce very interesting results that can attract attention. A: And what about buying other people’s portrait? C: Why not. I find it normal, perhaps even more than buying a self-portrait. I see this as appropriating part of somebody’s soul or maybe it’s physiognomy. It can work. A: You know, I like to explore disciplines, see through spaces we don’t look at. See the world upside down, explore the inside of a jacket. However, I wonder why certain people that come from analogical area don’t accept, or don’t understand, that these works are fusion of different disciplines, which, in my opinion, are a form of adaptation and evolution. C: Maybe the difference is rejected because it’s understood as mystification or mortification. A: My project is a tribute to analogical photography with

cirujano, hemos visto un experimento sobre el ojo humano. Un láser captura el movimiento instantáneo del ojo frente a una imagen, revelando los puntos de la imagen que más atraen al ojo. Con mis obras trato de hacer bailar el ojo en la búsqueda de los ángulos escondidos y me gustaría tanto hacer tal experimento. Otro aspecto que querría afrontar son los genitales, no tan nítidos como los retratos. Jugando con lo que se puede entrever sin ver realmente. Y finalmente querría hacer fotopsias a petición. ¿Qué piensas de esta idea? C: Es un idea óptima. Vas a jugar con el egocentrismo de la gente. Retratando, despedazando y recomponiendo el rostro del cliente podrías igualmente apropiarte del mismo. Un retrato es un testimonio vital y ser parte de un proceso creativo es uno de tantos modos para dejar una huella visible o permanente del propio ser. A: ¿Qué producto artístico piensas se podría vender mejor actualmente?;¿Qué disciplina y qué categoría de la disciplina? C: No sé. Creo que unir la fotografía al retrato, desmembrando la misma puede ser una opción interesante. Construyendo la imagen con fragmentos entendidos como pinceladas se crean obras atractivas y atrayentes. A: Y ¿comprar retratos de otros? C: Porque no. Es una cosa normal. Quizás más que comprar el propio auto-retrato. Lo veo como la posesión de parte del alma de otra persona, o en cualquier caso apropiarse de una fisionomía. Puede funcionar. A: Sabes, me gusta quebrar las disciplinas, ver los espacios que no se miran. Ver el mundo al revés, ojear el reverso de la chaqueta. Todavía me pregunto por


C: Forse è la diversità, che viene rifiutata perchè intesa come mistificazione o mortificazione. A: Il mio progetto é un omaggio alla fotografia analogica con la quale cerco di ritrarre persone, utilizzando ai giorni nostri la magia della camera oscura. Percorre un sentiero attraverso il quale riscoprire la bellezza della fotografia analogica può essere un procedimento purtroppo mal inteso. Questo progetto é una metafora fisica sul guardare, un modo di rieducare l’occhio.


which I try to portray people using the magic effects of the dark room. Following the path where rediscovering the beauty of analogical photography can be a process poorly understood. This project is a physical metaphor on the way to look, a way to re-educate the eye.

qué personas que vienen del campo analógico, no aceptan o no comprendan estos trabajos que son la fusión de diferentes disciplinas. (como fotografía es óptica, física, química...) que promulgan la adaptación, evolución. C: Quizás sea la diversidad que viene malinterpretada como mistificación o mortificación. A: Este proyecto es un homenaje a la fotografía analógica con la cual trato de retratar personas, utilizando en nuestros días la magia de la cámara obscura. Recorrer un sendero a través del cual descubrir la belleza de la fotografía argéntica puede ser un procedimiento malinterpretado. Fotopsias es una metáfora matérica sobre el mirar, un modo de reeducar el ojo.





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