CittàAperta Mensile culturale a diffusione gratuita
Modena
Periodico culturale locale-globale
25 Dicembre 2012 / 20 Gennaio 2013 - Anno I n. 9
Approfondimenti
VIAGGIO NELLA Cliccate “mi piace” sulla nostra pagina
TENDENZE DAL MONDO
Locale/globale: notizie, persone, invenzioni, società
CIVILTà CONTADINA La vita delle famiglie contadine nella prima metà del‘900: lavoro, usi, abitudini e società…
agenda modenese
Cultura e divertimento, la lente sulla città
ANTROPOLOGIA
La vera origine di Babbo Natale
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LA TECNOLOGIA
Leonardo
Archiviazione & Office Automation? il futuro dell’archiviazione Il mercato e le soluzioni documentali Le strategie commerciali del mondo office L’analisi delle esigenze prima della proposta Il valore del software personalizzato per: acquisire, archiviare, ricercare oggi come ieri OFFICE AUTOMATION - NETWORK & SECURITY - OPEN SOURCE - STAZIONI MULTIMEDIALI
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Sommario 24
Consigli per il Capodanno Modena città europea dello sport 2013 Torna alla luce il mosaico di Savignano Attualità ed eventi
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C'era una volta l'amore La spiaggia senza mare Pagina di libri
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Tendenze e curiosità dal mondo Globale/Locale
08/10 Agenda Modena/Altrove
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Dicembre 2012-gennaio 2013
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Scritture
Associazioni Corsi Eventi Attività
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Viaggio nella civiltà contadina
Pagine di letteratura, critica e recensioni “Schegge di memoria” di Gian Carlo Barbieri “Richiesta di assunzione” di Marco Panini
Storia e tradizioni
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La vera storia di Babbo Natale Storia e tradizioni
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Editoriale
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Baccanali
Discorsi ebbri d’arte, letteratura, filosofia di Davide Donadio
Tutti al cinema! Prossime uscite in sala
Siete un’associazione e volete promuovere le vostre attività e i vostri eventi? Contattateci! Tel. 0522 210183 E-mail: redazione@clessidraeditrice.it Potete trovare «CittàAperta» nei luoghi di incontro (bar, locali, attività commerciali, associazioni...) dei seguenti paesi: Bastiglia, Bomporto, Casinalbo, Castelfranco Emilia, Formigine, Maranello, Modena, Montale Rangone, Nonantola, Soliera.
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► Zona Modena (centro escluso), comuni di Bastiglia, Bomporto, Formigine, Casinalbo, Maranello, Soliera: BMG Immagine, Commerciale Sig. Marco Barbieri tel 328 0050604 ► Zona Modena Centro, Castelfranco Emilia, Castelnuovo Rangone, Montale Rangone, Nonantola: PoolMagazine tel 335 391555
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nel cassetto? Chiedici un preventivo, possiamo occuparci noi: ■ della cura editoriale, con la correzione critica del testo e l’impaginazione
per le attività commerciali e le imprese in genere
♦ Stampa a prezzi concorrenziali ed elaborazione grafica del vostro materiale pubblicitario e della vostra documentazione aziendale (brochure, volantini, biglietti da visita, ecc.) ♦ Progetti editoriali Riviste e periodici
■ della stampa e del progetto grafico, ovvero l’elaborazione della copertina e del formato adatto ■ della promozione: pubblicità su varie testate locali e presentazioni dei vostri libri ■ Distribuzione nelle principali edicole della «Bassa» reggiana, modenese e mantovana DIVERSE OPZIONI. Puoi scegliere diversi pacchetti, dalla sola stampa, alla sola distribuzione o alla sola cura editoriale.
Per info: redazione La Clessidra Editrice tel 0522 210183 via XXV aprile, 33 42046 - Reggiolo (RE) La cosiddetta editoria a pagamento è vista talvolta con sospetto. Ma noi siamo diversi! I costi vivi dell’opera li sostiene l’autore, ma a differenza di altre proposte che incontrate sul mercato con noi siete sicuri di una cura editoriale, grafica e di stampa accurata, fatta con passione. Non vi promettiamo il successo, ma ci occuperemo con amore delle vostre fatiche.
Editoriale
Dicembre '12 gennaio '13
«CittàAperta» Editori Editrice La Clessidra / E.Lui Editore Sede redazione: via XXV aprile 33, 42046 Reggiolo (RE) Tel. 0522 210183 redazione@clessidraeditrice.it Direttore responsabile: Davide Donadio Grafica: Paola Torelli Stampa: Tipografia E. Lui Reggiolo (RE) Pubblicità: BMG Immagine, commerciale Sig. Marco Barbieri tel. 328 0050604 info@bmgimmagine.it Mariarosa Morselli tel 335 391555 (per dettagli zone aree di riferimento riquadro a pag. 3)
Registrazione 795/2012 rg v.g. n. 5/2012 del 2 maggio 2012 Redazione: Adriano Amati, Marco Barbieri, Emanuela Bussolotti, Davide Donadio, Enrico Lui, Tommy Manfredini, Paola Torelli In questo numero hanno collaborato o dato la loro disponibilità: Associazioni/Enti: Associazione L'Incontro, Salotto Magico, Il Fiorino Edizioni, Circolo degli Artisti di Modena. Persone: Gian Carlo Barbieri, Marco Panini.
L
a società italiana è transitata piuttosto velocemente da un'economia e uno stile di vita rurale e agricolo, alla modernità. Ne avevamo già parlato nel numero di luglio e agosto di «CittàAperta», narrando dello stupore che colse la generazione della "dolce vita" nel vedere come il mondo cambiasse tanto velocemente. L'Emilia ha subito una più tardiva industrializzazione, visto lo spiccato carattere agricolo della sua economia. Ciò non le ha impedito, però, di divenire oggi una delle regioni più vivaci d'Italia e una delle aree più ricche d'Europa, insieme a Lombardia, Veneto, Piemonte. Questo successo industriale ed economico sta subendo battute d'arresto su scala nazionale, e forse ci costringe a riguardarci alle spalle, al nostro passato, per comprendere come i cicli economici e i mutamenti sociali, che da dentro non percepiamo, ci suggeriscono come il mondo sia in perenne mutamento.
L'Emilia, dunque, e il suo retroterra agricolo. A questo dedichiamo il numero di questo mese, con un interessante viaggio nella cultura contadina, nello specifico dell'area padana, prima dell'avvento dell'industrializzazione. Fuori dalla città e dai paesi quel mondo ha lasciato le sue tracce: "Ancora oggi in campagna è possibile vedere le corti, le tipiche case dei contadini della Bassa padana, caratterizzate dalla loro forma tipica: una grossa casa padronale con davanti l’aia quadrangolare. Era all'interno della corte, ma soprattutto dei campi e della stalla vicina che si svolgeva la vita del contadino, con dei ritmi molto diversi da quelli che conosciamo oggi". Il duro lavoro, la perseveranza dei contadini, la percezione di una simbiosi con la natura che oggi abbiamo dimenticato non saranno inutili ammonimenti per la nostra disincantata vita qualche volta un po' troppo "artificiale".
AVVISO IMPORTANTE! Avvisiamo i nostri gentili clienti e i nostri lettori che la persona conosciuta con il nome di Garuti Giorgio è diffidato dall'agire a nome della BMG Immagine, una delle concessionarie pubblicitarie di questa testata. La persona, che falsamente si presenta come collaboratore della BMG, è già stata segnalata alle autorità per falsa dichiarazione e truffa nei confronti dell'agenzia. Se venite contattati da un nostro agente, prima di qualsiasi pagamento/anticipo, vi preghiamo di assicurarvi che sia effettivamente un nostro collaboratore, chiamandoci al n. 328 0050604.
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Tendenze
e curiosità
dal mondo 2030: L'ASIA DOMINERà IL L MONDO? L'Asia più potente dell'Europa, guerre per acqua e cibo: queste le previsioni del National Intelligence Council americano
I più cercati su Google nel 2012 Il terremoto e Lucio Dalla Pare che sia un sentimento negativo come la "paura" a dominare le ricerche degli italiani nel 2012. Ai primi due posti nella classifica dei termini più cercati, spiccano "Terremoto" e "INGV", segni drammatici dei forti terremoti in Emilia e nel Pollino. Ma non mancano le ricerche che hanno per oggetto "Costa Concordia" (al quinto posto), altra sciagura che ha avuto grande risonanza mediatica. E poi ancora la parola "imu". La persona più ricercata è stata Lucio Dalla (anche al terzo posto nella classifica delle ricerche), e - purtroppo - il gossip ha un posto rilevante: domina Sara Tommasi, al secondo posto della classifica (e al settimo di quella delle ricerche), seguita dalla solita Belén Rodriguez, poi Mario Balotelli (al settimo) e Raffaella Fico (all’ottavo). Le classifiche. Ricerche: Terremoto, INGV, Lucio Dalla, Zalando, Costa Concordia, Calcolo Imu, Sara Tommasi, Akinator, Pulcino Pio, Italo. Persone: Lucio Dalla, Sara Tommasi, Whitney Houston, Piermario Morosini, Felix Baumgartner, Belén Rodriguez e Stefano De Martino, Mario Balotelli, Raffaella Fico, Germano Mosconi, Francesco Schettino.
INTERNET
Il National Intelligence Council è un organo di intelligence americano che si occupa di strategie a media e lunga percorrenza. Nel report (Global Trends 2030: Alternative Worlds, consultabile anche in rete) di recente pubblicazione si ipotizza lo scenario mondiale per l'anno 2030. In passato questo tipo di previsioni hanno commesso errori piuttosto rilevanti, ma vista la situazione attuale qualche previsione potrebbe avverarsi. Il report prevede che in venti anni l'Asia supererà, per potenza economica e militare, l'Occidente, e che gli Stati Uniti verranno considerati grande potenza ma al pari di alcuni paesi asiatici. I cosiddetti paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina), ovvero le massime economie emergenti, non saranno uniti da nessun genere di ideologia, ma si concentreranno sul proprio potere locale. Previsione auspicabile: la povertà sarà ridotta e nascerà una middleclass globale, il potere sarà diffuso, non ci sarà un'egemonia, ma un mondo multipolare.
USA
L'AUTOBUS SPIONE Intercettazioni delle conversazioni sugli autobus in Usa per questioni di sicurezza? A darne notizie è il “Daily”, poi rilanciata dal sito Wired.it. Alcune città americane hanno cominciato a installare sui mezzi del trasporto pubblico un sistema di sorveglianza che comprende microfoni, possibilmente collegati con i sistemi video già largamente utilizzati. Così sarebbe possibile per le autorità ascoltare e registrare conversazioni private dei passeggeri. Queste registrazioni potranno essere richieste e usate in qualunque momento da altri enti pubblici, anche con il parere contrario dei cittadini. Il sistema, inoltre, sarà collegato alla rete Gsm che permetterà di conoscere gli spostamenti. Tra le città che hanno già installato sistemi di questo tipo ci sono San Francisco in California, Eugene in Oregon, Traverse City in Michigan, Columbus in Ohio, Baltimora in Maryland, Hartford in Connecticut e Athens in Georgia.
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ASIA
CittàAperta
CittàAperta globale/locale: notizie, persone, invenzioni, società
SNOWBOARD SPEZZATO IN DUE La libertà di sciare o cavalcare lo snowboard Chi pratica snowboard conosce perfettamente la fatica di caricarsi la tavola in spalla e salire. Da oggi basta "segare in due" la tavola e farla diventare un paio di sci. Si tratta del "splitboarding", idea promossa da Xavier de Le Rue, campione e tre volte vincitore del Freeride World Tour. Esistono in commercio tavole già divise, ma il campione consiglia di iniziare tagliandosi da soli una vecchia tavola!
l'AMMIRAGLIO NELSON SOFFRIVA DI MAL DI MARE
SPORT
ITALIA
Lo svela una lettera presentata al Maritime Museum
Uno dei più celebri ammiragli della storia, il vincitore di celebri battaglie, piaga anche per il grande Napoleone, soffriva il mal di mare! A svelarci questo segreto è proprio l'ammiraglio, di suo pugno, attraverso una lettera presentata al National Maritime Museum di Greenwich a Londra e in mostra al Museo di Tunbridge Wells. La lettera è datata ottobre del 1804 ed è stata trovata casualmente negli archivi della famiglia Camden. Nella lettera Nelson spiegava al Conte di Camden che anche lui soffriva abitualmente lo stesso problema: «Io sto male ogni volta che il vento soffia forte e continuo - spiega l'ammiraglio - Solo il mio amore per questa professione mi tiene legato ancora al mare».
STORIA
Eventi/Attività
Associazione L'Incontro Prossimi appuntamenti da gennaio a marzo
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roseguono nei mesi di gennaio e marzo le iniziative de “I Mercoledì dell'Incontro” promosse dall'Associazione L'Incontro. Primo appuntamento dell'anno nuovo il 16 gennaio con “La Cattedrale, la Torre civica, Piazza grande - Beni dell’umanità” a cura della Dott.ssa Francesca Piccinini. I tre incontri successivi dal tema “La libertà e la colpa” saranno, invece, riflessioni filosofiche e si svolgeranno il 23-30 gennaio e il 6 febbraio con l'intervento della Prof.ssa Lilliana Mejorin Contaldi. Il 13 febbraio si parlerà dei giornali di fabbrica con “Il lingotto e le pubblicazioni di fabbrica a Modena negli anni ‘50” a cura della Dott.ssa Ivana Taverni. Il 20 febbraio “Cosmesi: bellezza o salute e bellezza” con la Prof. ssa Valentina Iannuccelli, mentre la settimana successiva, il 27 febbraio si parlerà de “La Sezione aurea” con la Prof.ssa Franca Cattelani. L'incontro del 6 marzo sarà, invece, improntato alla celebrazione della festa della donna con le “Figure femminili nell’opera lirica - Carmen, Desdemona, Tosca” a cura del Prof.
Claudio Rastelli. Gli ultimi appuntamenti saranno in collaborazione con la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Modena e Reggio Emilia: il 13 Marzo “Il Pascoli che non si legge a scuola” a cura del Prof. Duccio Tongiorgi e il 20 Marzo “Storia della laicità” con il Prof. Alfonso Botti. Oltre alle iniziative del mercoledì pomeriggio, proseguono gli appuntamenti con “A proposito di libri”, gli appuntamenti in biblioteca con Fabiano Massimi per conoscere, leggere e confrontarsi. Gli incontri si svolgono i venerdì 25 gennaio, 22 febbraio e 22 marzo alle ore 15,30 presso la Biblioteca Crocetta (Via Canaletto 106, Modena). Ingresso libero. Per maggiori informazioni: Associazione L'Incontro, via Canaletto 100, Modena - tel. 059 315694 e-mail: incontro@comune. modena.it - incontromo. altervista.org.
Salotto magico: arte, scienza e fantasia Iniziative di gennaio
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rosegue con l'anno nuovo l'attività dell’Università per gli adulti “Salotto magico: arte, scienza e fantasia”. A gennaio si svolgeranno gli incontri gratuiti riguardanti i personaggi e i patrioti modenesi dell’800 a cura del Prof. Giancarlo Montanari. Mercoledì 9 gennaio si parlerà del primo terzo del secolo XIX e dei personaggi modenesi notevoli (Ciro Menotti, Vincenzo Borelli, Enrico Misley). Il 16 gennaio si affronterà il periodo dopo la congiura estense fino al 1848: uomini (e donne, finalmente) per un’ idea di Italia (Nicola Fabrizi, Cavedoni Bartolomeo, Eleonora Reggianini, Teresa Bernardi Cassiani). Ultimo incontro il 23 gennaio con Modena dal 1849 all’Unità di Italia e ultimi quarant’anni del secolo XIX (Valentina Tenca, Enrico Stufler e altri…). Gli incontri avranno inizio alle ore 17,00 presso la sala di via Oristano 64 a Modena. La partecipazione è gratuita. Inizia, invece, lunedì 7 gennaio alle ore
15,30 il corso di cucito (bimestrale) con Valentina Mazzamurro (sala di via Oristano 64, Modena). Il corso, aperto a tutti, affronta la cuciture a mano, l'introduzione alla modellistica e il come fare una gonna, un corpetto e un abito. Ripartono, inoltre, gli atelier di lettere miniate (bimestrale) il lunedì alle ore 17,00 presso la sala comunale di via del Carmine n.15 a Modena; di restauro ligneo e ceramico (trimestrale) presso il laboratorio della Prof.ssa E. Gnoli in via Prampolini a Modena; di xilografia (trimestrale) a cura del Prof. G. Pisco dalle ore 16,00 alle 18,00 presso la sala comunale di via del Carmine n.15 a Modena. Per atelier e laboratori è richiesto un contributo spese e assicurazione. Per iscrizioni e informazioni: cell. 331 9069870 (dal lunedì al venerdì) - e-mail: salottomagico@alice.it - www.salottomagico.net
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Il Cerchio della Vita Appuntamento nel 2013 a Modena con il progetto che indaga il concetto di “umanità”
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l progetto intitolato “Il Cerchio della Vita: molte voci, una canzone”, giunto alla sua terza edizione, si svolgerà nel 2013 a Modena, presso il Forum Guido Monzani (Via Aristotele 33), dal 22 al 24 marzo. Il “Cerchio della Vita” ha uno scopo preciso: mettere in connessione tra loro rappresentanti di antiche tradizioni e filosofie con relatori di fama mondiale che abbiano in comune l'intento di indagare ciò che ci unisce come umanità. Saranno presenti Lynne McTaggart, Howard Martin e Roger Nelson, responsabili dei tre progetti più importanti al mondo sullo studio dell'intenzione di massa e sull'effetto di quest'ultima sull'ambiente. Inoltre, ci saranno Ervin Laszlo, candidato due volte al Premio Nobel per la Pace, Masaru Emoto, scienziato famoso per il suo lavoro sulla memoria dell'acqua, Bob Randall, custode riconosciuto della tradizione aborigena, Maka'ala Yates, uno dei massimi esponenti della cultura hawaiana, Sobonfu Somè, una delle voci più importanti della spiritualità africana e Angaangaq, sciamano e uomo di medicina. Per iscrizioni e informazioni: www:circle-of-life.org - cell. 333 7240918 (Rudy) - 349 3604929 (Francesca)
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Agenda Modena/Altrove
Fratture. Storie dal sisma
I progetti di Franca Stagi in mostra
Prosegue fino a metà gennaio l'iniziativa a scopo benefico
In mostra una selezione dei progetti dall'archivio donato alla Biblioteca Poletti
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U
n ricchissimo archivio formato da quasi 400 tra buste, cartelle e tubi portadisegni, donato dalla famiglia alla Biblioteca Poletti, documenta l'opera dell'architetto Franca Stagi, scomparsa nel dicembre 2008. A quattro anni dalla morte, la biblioteca rende visibile al pubblico una prima selezione del materiale, che sarà esposto fino al 30 marzo con il titolo “Il progetto continuo: i restauri di Franca Stagi per Modena” nei seguenti orari: dal lunedì al venerdì dalle 14,30 alle 19,00 e dal martedì al sabato dalle 8,30 alle 13,00. L'esposizione, che si avvale del patrocinio dell'Ordine degli architetti di Bologna, presenta otto progetti di restauro: il Collegio San Carlo, il Foro Boario, il Palazzo dei Musei, il Teatro Comunale, la Sinagoga, il comparto San Paolo, il comparto Sant'Eufemia e l'Ospedale Sant’Agostino. “La vita professionale di Franca Stagi è profondamente connessa con la storia recente della nostra città, alla quale Stagi ha dato un contributo eccezionale, sia progettando il restauro di edifici storici, sia partecipando al dibattito culturale, con
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posizioni anche estreme, ma sempre con passione e assoluta correttezza”, ha commentato Gabriele Giacobazzi, Assessore alla Programmazione, gestione del territorio e infrastrutture del Comune di Modena, durante l'inaugurazione della mostra. Il materiale disponibile nell'archivio di Franca Stagi, donato dalla famiglia alla Biblioteca Poletti nel 2009, è composto complessivamente da 296 buste, 7 cartelle e 88 tubi portadisegni. La mostra è una selezione di disegni preparatori, elaborati tecnici di cantiere, modelli in legno e fotografie che testimoniano il percorso dell'architetto, un progetto continuo per il centro storico. L’obiettivo della rassegna è di chiarire come sia possibile agire sul patrimonio tutelato, seguendo un metodo coerente di intervento. L'auspicio, che non vuole esaurire la conoscenza dell’opera architettonica di Franca Stagi, è di porsi come un'anteprima sull'archivio, per avviare lo studio di una figura significativa nell'ambito dell'architettura e della cultura modenese.
a riscosso grande successo il progetto “Fratture. Storie dal sisma”, presentato a dicembre nell’ambito della rassegna di editoria modenese “Libriamodena”. L’iniziativa a scopo benefico intende mantenere viva l’attenzione su quanto accaduto in Emilia, anche a mesi di distanza dalle prime scosse di terremoto. Il progetto, ideato e realizzato dalle redazioni di Il Rasoio, Mumble: e FuoriTv, comprende la realizzazione di un documentario, di una mostra fotografica e la pubblicazione di un volume di testimonianze dirette di chi ha vissuto il sisma edito da Elis Colombini. Il ricavato dell’acquisto del volume e delle fotografie sarà devoluto al Comune di Camposanto per la ricostruzione delle scuole gravemente danneggiate dal sisma. Il grande interesse mostrato finora dai visitatori ha indotto gli organizzatori a prolungare l’apertura della mostra, presso la Sala dell'Oratorio del Palazzo dei Musei, fino a metà gennaio. La mostra raccoglie gli scatti di cinque giovani fotografi del territorio modenese: Mirco Bianchini, Sandra Calzolari, Davide Mantovani, Carlo Maria Morsiani e Claudio Santi.
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Eventi/Attività
Per le feste regala il teatro Un pacchetto di spettacoli del Teatro Comunale Luciano Pavarotti in vendita a un prezzo speciale
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l Teatro Comunale Luciano Pavarotti ha messo in vendita per il periodo delle feste due pacchetti di spettacoli ad un prezzo speciale. Il pacchetto comprende il musical “Grease” (a scelta tra martedì 22 o mercoledì 23 gennaio alle ore 20,00) e l'opera “Otello” (a scelta tra martedì 12 marzo alle ore 20,00 o venerdì 15 marzo alle ore 19,00). Il primo pacchetto comprende per entrambi gli spettacoli un posto di platea e palco centrale di I e II fila posti davanti al costo di: dai 28 ai 64 anni, 88€
(anziché 110€) - oltre i 65 anni, 55€ (anziché 77€) - dai 19 ai 27 anni, 33€ (anziché 55€). Il secondo pacchetto, invece, comprende per “Grease” un posto di platea e palco centrale di I e II fila posti davanti e per “Otello” palco centrale di III e IV fila davanti e palchi laterali di I e II fila davanti, al prezzo di: dai 28 ai 64 anni, 79,50€ (anziché 99,50) - oltre i 65 anni, 50€ (anziché 69,50€) - dai 19 ai 27, 30€ (anziché 50€). Inoltre, è possibile regalare l'adesione alla Fondazione Teatro Comunale di
Concerto per un nuovo anno Il 6 gennaio concerto del Coro Polifonico “La Corbella”
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l Circolo degli Artisti di Modena presenta domenica 6 gennaio alle ore 15,00 presso la Chiesa di Sant'Agnese in Piazzale Riccò a Modena il “Concerto per un nuovo anno” del Coro Polifonico “La Corbella”. Il Coro Polifonico “La Corbella” di Campagnola Emilia (RE) nasce nel 1995 fondato e diretto dal maestro Paola Tognetti che lo ha portato ben presto al debutto, forte di un repertorio che spazia dal Cinquecento ai giorni nostri, dalla musica profana a quella sacra. Il Coro ha avuto modo di esibirsi in numerose occasioni, uscendo spesso dai suoi confini comunali, giungendo fino ad
esibirsi in Germania in occasione di scambi culturali ed ottenendo clamorosi successi. Dall’anno 2000 è stato chiamato a far parte del Coro Jubileum diretto dal maestro Stefano Giaroli. Il concerto vedrà l'esecuzione di brani di J. S. Bach, J. Arcadel, A. Vivaldi, L. Vierne, G. F. Haendel, W. A. Mozart, C. A. Franck, E. Gigout, G. Verdi e M. Frisina. Direttore il maestro Paola Tognetti, all'organo il maestro Stefano Pellini e all'arpa il maestro Davide Burani. Il concerto è organizzato a sostegno della LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori).
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Modena con un contributo a partire da 150€ annuali, che dà diritto alla visibilità su tutti i materiali editi dal Teatro, all'invito alla serata di presentazione della prossima stagione, alla priorità sull'acquisto di alcuni spettacoli della prossima stagione e alla visita guidata per scoprire il teatro dietro le quinte. Per maggiori informazioni: Biglietteria del Teatro Comunale Luciano Pavarotti, corso Canalgrande 85, tel. 059 2033010 - biglietteria@teatrocomunalemodena.it - www.teatrocomunalemodena.it
Nelle terre di buio e di luce
Mostra delle opere di Gino Covili dedicate al romanzo “Zebio Còtal” di Guido Cavani
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l Circolo degli Artisti, l’Accademia “Lo Scoltenna” e CoviliArte, presentano la mostra “Nelle terre di buio e di luce” che espone le 32 opere che Gino Covili ha dedicato nel 1973 al romanzo “Zebio Còtal” di Guido Cavani: una testimonianza della vivacità di un territorio, volta a sottolineare le caratteristiche distintive e le sensibilità culturali dell’Appennino modenese. La mostra delle opere di Covili e la rievocazione del percorso letterario di Cavani vogliono rendere omaggio a due voci importanti che, con il loro linguaggio, hanno saputo immaginare in modo originale la vita di una gente e di un territorio. L'esposizione sarà inaugurata il 12 gennaio alle ore 17,30 con l'introduzione di Fabio Marri. Durante il periodo della mostra sono previsti incontri, dibattiti e laboratori tematici. Per il calendario completo degli eventi si rimanda al sito www.circolodegliartistimodena.it. La mostra, che si svolge presso il Centro Studi L.A. Muratori (via Castel Maraldo 19c, Modena) è aperta nei seguenti orari: dal mercoledì alla domenica 16,30-19,30 e nei giorni di mercoledì e venerdì anche 9,00-12,30. Per informazioni: Circolo degli Artisti, tel. 059.214161 - 335.5337176, www.circolodegliartistimodena.it - Accademia “Lo Scoltenna”, tel. 340.7108269, www.scoltenna.org - Open CoviliArte: tel. 338.9250232 - www.coviliarte.com - www. ginocovili.com
CittàAperta
NEWCITYARtGallery
Giusi Vella
Per la diffusione dell’arte
Vendi e compra l’arte Madonna con bambino, San Brunone e Santi in estasi
Collezione privata (venduto) Olio su tavola 130 x 95 Prezzo 1800,00 € Note. Si tratta di una bella copia di una pala del pittore seicentesco Guercino.
Ritratto di Tolstoj
Collezione privata Olio su tela 50 x 60 Prezzo 700,00 € Note. Copia ben riuscita di un famoso ritratto di Tolstoj, di Nikolai Ge:Tolstoj al suo banco. Attualmente il dipinto è privo di cornice.
Daniele Manfredini Proponete le vostre opere
Grandfather’s song
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Collezione privata Fotografia/Arte digitale 90 x 60 Anno 2009 Prezzo 690,00 €
Fotografia
Note. Supporto in cornice pregiata in legno più vetro. Certificato di autenticità
Pittura
Sperimentazioni info@clessidraeditrice.it NewCity ArtGallery è un progetto, un “metodo” per mettere in contatto appassionati d’arte, una galleria virtuale (senza luogo, ovvero in molti luoghi) fatta di artisti che vogliono proporre sul mercato le proprie opere e amanti dell’arte che vogliono conoscere autori emergenti. Il progetto, promosso da La Clessidra Editrice, si realizza attraverso la pubblicazione delle opere sulle testate dell’editore - che fa anche da mediatore per la vendita delle stesse e la divulgazione attraverso gli eventi culturali e le mostre promosse. Per info contattare la redazione 0522 210183
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Storia e tradizioni
VIAGGIO NELLA
CIVILTà CONTADINA La vita delle famiglie contadine nella prima metà del‘900: lavoro, usi, abitudini e società…
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ita nei campi. Ancora oggi in campagna è possibile vedere le corti, le tipiche case dei contadini della Bassa padana, caratterizzate dalla loro forma tipica: una grossa casa padronale con davanti l’aia quadrangolare. Era all'interno della corte, ma soprattutto dei campi e della stalla vicina che si svolgeva la vita del contadino, con dei ritmi molto diversi da quelli che conosciamo oggi. Basta pensare che era già verso le cinque della mattina che la casa iniziava ad animarsi, quando il contadino si svegliava per compiere le prime incombenze della giornata. È all’alba che si alza il protagonista di quello che sembra essere ormai un mondo lontano, una realtà che rimanda a un mondo che non tutti oggi ricordano o conoscono: quello dei contadini. Non dei contadini per così dire moderni, degli ultimi anni, che per fortuna possono contare sulla tecnologia per rendere meno faticoso il loro lavoro, ma quello dei contadini da inizio Novecento fino agli anni ‘50. Di quella che si potrebbe definire civiltà contadina e che a volte, soprattutto nella mente dei più giovani, sembra essere una realtà lontana lontana, conosciuta solo attraverso i ricordi dei nonni. Ricordare come si viveva una volta, come si lavorava, le problematiche della gestione della casa e le usanze non è solo un modo per fare un tuffo nel passato, è anche un modo per conoscere meglio una terra, come la nostra Pianura Padana, che su questo tipo di vita e di civiltà ha costruito la propria storia e ►
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◄ le proprie radici. Una mattina tipo. La giornata del contadino iniziava all’alba, senza distinzioni di stagioni o di giorni festivi. La prima incombenza era recarsi nella stalla, dove lo aspettavano le mucche da mungere. Ma non sempre il risveglio era piacevole. D’inverno, infatti, la camera da letto era invasa dal freddo, visto che mancava il riscaldamento. A volte era perfino visibile sui muri la brina proveniente dall’esterno. Anche il bagno non era come lo conosciamo oggi. Per lavarsi la faccia, in camera era presente un catino contenente l’acqua, ormai fredda, presa la sera prima appositamente per questo scopo. Il gabinetto vero e proprio era all’esterno della casa, in caso di bisogno durante la notte si usava il vaso da notte da svuotare poi nel gabinetto esterno la mattina seguente. Il bagno, invece, lo si faceva in un mastello nella stalla: sicuramente non c'era molta privacy, ma era uno dei luoghi più caldi della casa. Al mattino prima di colazione e al pomeriggio prima di cena, il contadino era impegnato in stalla e a dare da mangiare ai maiali e agli animali da cortile, come le galline, i polli, i tacchini e il fedele cane da guardia. La stalla di un podere di medie dimensioni (dai dieci ai diciassette ettari) ospitava circa venti mucche da latte, più alcuni vitelli e tori per la riproduzione. Nel periodo di maggiore produzione (aprile - agosto) si ottenevano tra i sette e gli otto litri di latte per ogni mungitura. Ogni mucca veniva munta per una decina di minuti e l’intera operazione durava circa due ore e mezza. Inoltre, il lavoro nella stalla non consisteva solo nella mungitura delle mucche, ma anche nel rigoverno
e nella pulizia della stalla stessa. Dopo la mungitura, il latte veniva portato al caseificio più vicino. Per prima cosa i bidoni venivano pesati, dopodiché il latte veniva depositato per qualche ora nelle vasche di raccolta e, infine, versato nella caldaie per la lavorazione. Ritornato dal caseificio, verso le 8, per il contadino era il momento della colazione, che doveva essere abbastanza nutriente da mettergli di affrontare il lavoro in campagna fino all’ora di pranzo. La colazione tipica era una scodella di caffelatte con il pane del giorno prima accompagnata qualche volta dalla polenta o da qualche fetta di salame casalingo. Il lavoro in base alle stagioni. Il lavoro in campagna era strettamente legato al variare delle stagioni: ogni mese c’era un’attività diversa da fare. Le attività più impegnative erano la semina primaverile, la mietitura e la trebbiatura estive, la vendemmia e l’aratura autunnale. A gennaio e febbraio era il momento di fare l’erba nei campi di frumento. A marzo, giugno e luglio si dava l’acqua alla vite per proteggerla dalle malattie. Giugno e luglio erano anche dedicati alla mietitura e alla trebbiatura del grano. Settembre era, invece, il mese in cui il contadino poteva finalmente allentare il lavoro e riposarsi un po’. La vendemmia, infatti, iniziava ad ottobre, più tardi rispetto ad oggi. La si poteva considerare l’ultima fatica dell'anno, sia perché era l’ultima grande attività agricola prima dell'inizio dell'anno nuovi, sia perché le attività necessarie al suo buon svolgimento erano iniziate molto tempo prima: in primavera, quando si erano innalzati i tralci della vite, per agganciarli ai fili
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Ricordare come si viveva una volta, come si lavorava, le problematiche della gestione della casa e le usanze non è solo un modo per fare un tuffo nel passato, è anche un modo per conoscere meglio una terra, come la nostra Pianura Padana, che su questo tipo di vita e di civiltà ha costruito la propria storia e le proprie radici. di ferro stesi lungo tutto il vitigno e quando alle foglie e ai tralci era stato dato il verderame, la mistura liquida verdognola, che doveva impedire il formarsi di malattie della pianta. A novembre e dicembre rimaneva poco da fare nei campi, allora il contadino si dedicava ad altre attività come rifilare e pareggiare le carreggiate delle stradine che portavano verso casa. Pomeriggio e sera. A pranzo solitamente si mangiava la pasta, rigorosamente fatta in casa, dal momento che quasi tutti i giorni le massaie faceva-
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Storia e tradizioni no la sfoglia. A volte si mangiavano i quadrettini in brodo, altre i maltagliati. Cappelletti e tortelli erano, invece, un lusso concesso solo la domenica o per le feste. Era proprio in cucina che si svolgevano le principali attività della famiglia contadina. I pochi rifiuti e scarti di cibo che uscivano venivano portati agli animali del pollaio (galline, tacchini, oche…) o destinati ai maiali dopo averli mischiati con acqua e mangime. Oltre ad essere l’ambiente di ritrovo per i pasti della giornata, la cucina era anche la sede delle riunioni dei membri più autorevoli della famiglia. In cucina si restava anche la sera dopo cena in inverno, visto che era la stanza più calda della casa grazie sia al caldo che rimaneva dopo la cottura dei cibi sia alla presenza della stufa a legno e del camino. Il pomeriggio lo si passava di nuovo in campagna, ma si veniva a casa prima di sera per andare a mungere le mucche e per portare nuovamente il latte al caseificio. La cena solitamente era a base di baccalà fritto, polenta, frittelle fritte e patate. Si andava a letto non troppo tardi, verso le 23, stanchi per la giornata trascorsa a lavorare. A volte gli uomini dopo cena andavano al bar ad incontrare gli amici o a giocare a carte, mentre le donne trascorrevano la serata a casa impegnate in faccende domestiche. D’inverno, invece di uscire al freddo, si preferiva trascorrere le serate al caldo nella stalla. Dopo cena ciascuno, portandosi dietro la propria sedia, si recava nella stalla, una metà
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della quale restava illuminata dalla luce fioca delle lanterne accese per l’occasione, mentre l’altra metà restava nell’oscurità. In queste riunioni, alla presenza di familiari e amici, si discuteva di tutto, si raccontavano le fiabe ai bambini e ci si intratteneva con storielle divertenti. A volte nella penombra, accanto alle ragazze, si sedevano i fidanzati ufficiali che potevano così trascorrere qualche ora di intimità insieme. I braccianti. Difficilmente la famiglia contadina possedeva la terra che lavorava. Una figura diversa da quella del contadino era quella del bracciante agricolo. I braccianti erano dei collaboratori che venivano ingaggiati solamente nei momenti di bisogno, cioè per quelle lavorazioni stagionali che richiedevano un maggior numero di lavoratori solo per un breve periodo di tempo. La figura del bracciante ha avuto un ruolo molto importante non solo in quanto aiutante della famiglia contadina, ma anche in quanto al centro di una serie di lotte e di rivendicazioni, che hanno influenzato la scena politico e sociale di quegli anni. Chi erano i braccianti? Con il termine bracciante si intende una categoria di lavoratori dipendenti che può essere divisa in due gruppi a seconda della loro collocazione geografica: in operai agricoli, presenti nel nord padano, e in contadini senza terra, caratteristici del Mezzogiorno. I braccianti padani potevano essere a
loro volta divisi in due categorie: i fissi (o obbligati) appartenenti alla grande azienda capitalistica della pianura lombarda, e gli avventizi, gravitanti nelle aree della bonifica dell’Emilia centrorientale e della bassa veneta, oltre che nelle propaggini delle risaie di Novara, Vercelli e dell’Oltrepò pavese. Gli avventizi sono stati i braccianti tipici, caratterizzati da impiego precario, saltuario nel tempo, dallo ►
Il ruolo della donna nella famiglia contadina
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n ruolo particolare all’interno della famiglia contadina era riservato alle donne. La donna era essenzialmente considerata in relazione al suo rapporto con l’uomo di casa: di volta in volta poteva essere figlia, sorella, fidanzata, moglie, madre, vedova, nonna… La moglie del capofamiglia era, tuttavia, la vera padrona della casa e dalla cucina dirigeva tutte le operazioni necessarie al buon andamento della famiglia. I suoi orari erano fissi come quelli del marito: sveglia al mattino alle 5 per preparare il mangime per i vitellini, preparare la colazione e vestire i figli da mandare a scuola. Prima di accompagnare il marito in campagna, aveva anche le incombenze di pulire la cucina e riordinare le camere da letto. Un’altra occupazione che competeva alla massaia era quella del bucato settimanale. Dentro a un grosso pentolone pieno d’acqua e posto sopra un fuoco, veniva immersa, avvolta dentro un telo, la biancheria. Quando l’acqua bolliva si gettava la cenere, che fungeva da detersivo. Successivamente si strofinava energicamente la biancheria con una spazzola di setole dure, la si strizzava e, infine, la si sbatteva su un asse per ripulirla ulteriormente dallo sporco. I vestiti scuri, invece, si lavavano nell’acqua che era rimasta dal lavaggio della biancheria.
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Economia domestica
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on erano molte le entrate su cui la famiglia contadina poteva fare affidamento per il proprio sostentamento. Il latte, insieme all’uva raccolta durante la vendemmia, rappresentavano le maggiori entrate del magro bilancio della famiglia contadina. Con i soldi ricavati dalla vendita del latte la famiglia poteva definire le spese per l’anno a venire. Si poteva decidere di mettere i soldi da parte o di spenderne una parte per esigenze inderogabili. Di solito le spese maggiori derivavano dalla neces-
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sità di incrementare il patrimonio della stalla con l’acquisto di nuovi bovini e del fieno necessario per la loro alimentazione. Inoltre, era sempre necessario soppesare anche le spese necessarie al fabbisogno della famiglia, come comprare i vestiti per i bambini, mettere da parte la dote per le figlie o comprare nuova biancheria per la casa. Le altre entrate derivavano dalla vendita del grano, delle barbabietole e dei bovini ceduti. Senza contare che difficilmente la terra che i contadini lavoravano era di loro
proprietà. I contratti più diffusi erano la mezzadria e l’affitto. Nel primo caso metà delle entrate, ma anche delle spese per il mantenimento della terra toccavano al padrone. Nel secondo il contadino pagava un affitto, un tanto alla biolca (circa 3.000 m2, ma l’unità di misura varia a seconda delle province dell’area della pianura padana) al proprietario, ma poi tutte le entrate e le uscite erano a carico del contadino.
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Storia e tradizioni Un momento di festa
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ero evento di festa nella vita della famiglia contadina era il momento dell’uccisione del maiale. Quasi tutte le famiglie ne allevavano almeno uno, dedicandogli molta cura sia nell'alimentazione che nell'accudirlo. E prima delle feste natalizie si procedeva alla sua uccisione. Anche se può sembrare una pratica barbara, bisogna pensare che il maiale, in
D’inverno, invece di uscire al freddo, si preferiva trascorrere le serate al caldo nella stalla. Dopo cena ciascuno, portandosi dietro la propria sedia, si recava nella stalla, una metà della quale restava illuminata dalla luce fioca delle lanterne accese per l’occasione, mentre l’altra metà restava nell’oscurità. In queste riunioni, alla presenza di familiari e amici, si discuteva di tutto, si raccontavano le fiabe ai bambini e ci si intratteneva con storielle divertenti.
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un periodo di povertà e miseria, permetteva al contadino e alla sua famiglia di avere da mangiare per un anno. Il capofamiglia, perciò, iniziava dalla metà di novembre a scrutare quasi giornalmente il maiale per capire quand'era pronto. E, quando secondo lui, era il momento giusto si metteva d’accordo con i norcini. In genere i norcini lavoravano in un gruppo composto da due adulti e da un ragazzo di 10 - 15 anni, che aveva così modo di imparare il mestiere. spostamento da un’azienda all’altra e da una retribuzione fissata a tempo oppure a cottimo.
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I braccianti nella scena politicosociale. Con il passare del tempo e vista anche la precarietà del loro lavoro, i braccianti iniziarono a intraprendere una serie di lotte allo scopo di rivendicare i loro diritti. La loro strategia si andò a delineare nel novembre del 1901 con la fondazione della Federterra (Federazione nazionale dei lavoratori della terra) ad opera dei delegati delle leghe contadine di prevalenza padana. Vi parteciparono sia le leghe socialiste che le fratellanze coloniche repubblicane, i cui dirigenti però si ritirarono, allorché la maggioranza approvò un emendamento che proclamava come finalità ultima della Federazione “la collettivizzazione della terra come uno dei principali mezzi di produzione”. L’attribuire un orientamento economico socialista a un’organizzazione sindacale fu definito già allora come un grave errore anche da Filippo Turati, uno dei fondatori del PSI, principale esponente della corrente riformista. Inoltre, questa “collettivizzazione della terra”, che corrispondeva alla mentalità radicale e classista della componente maggioritaria della Federazione, cioè dei braccianti, non poteva non allarmare i ceti intermedi rurali, mezzadri, affittuari e piccoli proprietari aspiranti alla piena proprietà. Rivendicazioni. Le rivendicazioni dei braccianti si scontrarono con gli agrari, di cui si mettevano in discussione le prerogative imprenditoriali. Gli scontri si svolsero quasi sempre in ambito locale, senza il coordinamento di un partito centra-
L’uccisione del maiale rappresentava un giorno di festa per due motivi. Il primo è perché arrivavano i vicini di casa, essendo ormai il lavoro dei campi terminato, e ci si poteva distrarre raccontandosi le novità del paese o parlando di affari. Il secondo è che la famiglia contadina sapeva così che per un altro anno avrebbe avuto di sicuro qualcosa da mangiare: la minestra di lardo tutti i giorni, qualche fetta di salame, di coppa o di prosciutto per cena e lo strutto per friggere.
le. Si puntava a un obiettivo, vale a dire al radicamento dei braccianti (circa un milione nella Valle padana del primo Novecento) alla terra, assolutamente irrealistico, ma declinato come un mito di mobilitazione politica di massa. Inoltre, l’organizzazione bracciantile si proponeva di arrivare a un controllo politico del mercato del lavoro attraverso due fasi. La prima tramite il monopolio unilaterale del collocamento del lavoro gestito dagli uffici della Federterra, che avrebbe assegnato i lavoratori alle aziende con un sistema di turni rigorosi ed egualitari, per cercare di distribuire a tutti i braccianti disoccupati della zona il poco lavoro disponibile. La seconda, invece, attraverso il potere di definire unilateralmente il fabbisogno di lavoro delle imprese con l’assegnazione d’autorità del carico di lavoro. Questi punti programmatici chiave costituivano la base di un’alternativa politico-sindacale all’emigrazione, che era, invece, negli stessi anni il meccanismo di sfogo dell’eccedenza demografica del Mezzogiorno d’Italia. Negli anni del fascismo si assistette, invece, alla cosiddetta politica della sbracciantizzazione, in particolare per opera della bonifica integrale (fine anni '20 - anni '30), che cercò di accompagnare un processo di massa di acquisto della terra da parte dei contadini. Tuttavia, tale politica non poteva risolvere un problema così grave come quello rappresentato dalla presenza di centinaia di migliaia di braccianti disoccupati nel territorio padano, come non poterono risolverlo i primi tentativi di riforma agraria intrapresi nel secondo dopoguerra. Fu l’industrializzazione degli anni ’50 e ’60 a trovare la soluzione all’immane questione bracciantile. ■
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Storia e tradizioni
LA VERA STORIA
DI BABBO NATALE
Anche se il numero di «CittàAperta» coprirà il periodo a cavallo tra dicembre e gennaio, non sarà meno interessante scoprire la vera storia di questo bonario personaggio. Storia di un mito da San Nicola a Babbo Natale
S
an Nicola. Come molti sanno, il personaggio di Babbo Natale deriva da una figura storica: San Nicola di Mira, un vescovo cristiano del IV secolo. Dopo aver perso prematuramente i genitori, San Nicola diventò erede del ricco patrimonio di famiglia e usò questi soldi per aiutare i bisognosi, come racconta la sua leggenda più famosa: quella delle tre fanciulle. L’episodio racconta come San Nicola abbia fornito alle tre figlie di un uomo povero, ma molto devoto, la dote necessaria per sposarsi, così da evitare che fossero costrette alla prostituzione per fronteggiare le difficoltà economiche della famiglia. Nicola, venuto a conoscenza della si-
tuazione delle tre sorelle, decise di intervenire: si recò di notte a casa dell’uomo e vi gettò dalla finestra un sacchetto pieno di monete d’oro. Il mattino seguente l'uomo, felice per questa inaspettata sorpresa, diede le monete alla figlia maggiore così che questa potesse sposarsi. Qualche tempo dopo a Nicola giunse la notizia che l’uomo era sul punto di fare prostituire la seconda figlia. Così sempre nascosto dal buio della notte, decise di fargli dono di un altro sacchetto di monete. Questa volta, per paura che l’uomo potesse attenderlo davanti alla finestra, Nicola lanciò le monete dall’imboccatura del camino. Tuttavia, quando la stessa cosa si ripeté per la terza figlia, il padre, colmo di gioia, passò molte notti di veglia e riuscì finalmente a vedere in faccia il suo benefattore che stava per depositargli un altro sacchetto di monete: vistosi scoperto Nicola gli fece promettere che non avrebbe mai raccontato a nessuno quello che era successo. Babbo Natale moderno. Nonostante le molte similitudini la forma attuale della figura di Babbo Natale è una creazione moderna. Ancora più moderna è la credenza che Babbo Natale viva in Groenlandia e che si muova usando una slitta trainata da renne. Molto probabilmente questa credenza si è sviluppata durante la Secon-
da Guerra Mondiale, a causa della permanenza delle truppe americane in Islanda e Groenlandia. Anche il riferimento alle renne non è casuale: documenti inglesi del Rinascimento parlano di trofei di renne esibiti durante le danze natalizie e, quindi, prima ancora della nascita del personaggio di Babbo Natale. Estromesso insieme ad altri santi dal calendario liturgico ai tempi della Riforma, San Nicola venne esportato in America nel corso delle ondate migratorie a partire dal secolo XVII e lì americanizzato, dando vita all'alter ego di Santa Claus. Il passato di Babbo Natale è tuttora misterioso e furono in molti nel corso degli anni a contribuire alla creazione della sua figura attuale. L'iconografia odierna di Babbo Natale si deve all'illustratore statunitense Thomas Nast che, per la prima volta, nel 1863 lo disegnò come un uomo anziano, paffuto e con la barba. L'immagine creata da Nast non fu casuale. Basti pensare a come l'immagine del vecchio si ricolleghi all'iconografia classica del vescovo Nicola, arricchendola, tuttavia, con l'aggiunta di attributi che ne esaltano le qualità rassicuranti, come la figura paffuta che simbolicamente testimonia anche l'abbondanza e il benessere: l'attributo ideale di chi dispensa doni. Studiata è anche la scelta del vestito rosso, simbolo di vita, ma anche colore ideale per valorizzare il potenziale teatrale della comunicazione. ►
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I saturnali
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Saturnali erano un’antica festività della religione romana in onore del dio Saturno, divinità della semina. Si celebravano ogni anno: in origine per un solo giorno poi, in età imperiale per volere di Domiziano, la durata della festa fu aumentata coprendo così l’arco di tempo dal 17 al 24 dicembre. Si festeggiavano durante il periodo di riposo dai lavori agricoli e rappresentavano una temporanea liberazione dalle fatiche del lavoro, dalle costrizioni sociali e dalle convenzioni morali. Caratteristica principale di questi festeggia-
menti era il sovvertimento dell'ordine sociale: gli schiavi potevano considerarsi temporaneamente degli uomini liberi e comportarsi come tali. Non solo, si eleggeva, tramite un’estrazione a sorte, un princeps (una specie di caricatura della classe nobile) a cui veniva assegnato ogni potere e che rappresentava Saturno o Plutone, divinità preposte alla custodia delle anime dei defunti, ma anche alla protezione delle campagne e
dei raccolti. Tramite queste feste si cercava, infatti, di ingraziarsi le forze ultraterrene attraverso l’offerta di doni così da favorire il buon esito dei raccolti e con esso la sopravvivenza dell’intera comunità. Tra gli aspetti maggiormente significativi dei Saturnali: la libertà concessa agli schiavi di trattare i loro padroni da pari, la presenza di grandi banchetti a cui tutti potevano partecipare, le danze, le feste, gli spettacoli, il gioco d’azzardo, una minore morigeratezza dei costumi e lo scambio di doni.
◄ Feste pagane. Secondo alcuni stu-
diosi è, invece, possibile ricondurre in parte la figura di Babbo Natale ai Saturnali, la festa pagana romana dedicata a Saturno. Durante l’inverno gli antichi, spaventati dalla morte della vegetazione, cercavano di ingraziarsi quelle divinità che credevano avere potere sul mondo agricolo, così che in primavera la natura potesse rinascere rigogliosa. Particolare importanza aveva il culto del sole, le cui celebrazioni si concentravano proprio in quei periodi dell’anno in cui era più evidente la variazione della durata della luce del giorno. Questi fenomeni colpivano molto la fantasia popolare degli antichi, che vedevano rappresentati nei solstizi la metafora della vita e il mito dell’eterno ritorno. Fenomeni come il solstizio d’inverno (21 dicembre) colpivano in modo particolare la fantasia degli antichi. Dal momento che nelle regioni mediterranee un aumento apprezzabile della durata della luce diurna poteva essere notato solo qualche giorno dopo il solstizio reale, i romani collocarono il solstizio d’inverno il 25 dicembre. In questo giorno nel 274 d.C. Aureliano istituì
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Storia e tradizioni
Ancora più moderna è la credenza che Babbo Natale viva in Groenlandia e che si muova usando una slitta trainata da renne. Molto probabilmente questa credenza si è sviluppata durante la Seconda Guerra Mondiale, a causa della permanenza delle truppe americane in Islanda e Groenlandia. A fianco un dipinto raffigurante S. Nicola, precursore di Babbo Natale
la ricorrenza del Dies Naturalis Solis Invicti. Il 25 dicembre divenne, quindi, il giorno in cui si celebrava con feste e riti religiosi la nascita del sole. Qualche giorno dopo avevano inizio, invece, le feste in onore di Giano e della dea Strenia, durante le quali si sviluppò la consuetudine di scambiarsi dei regali, chiamati strenae, in onore della Dea. Questa tradizione si fissò così tanto presso i Latini che è arrivata fino a noi, visto che ancora oggi chiamiamo strenne i regali che vengono scambiati a Natale. La diffusione del Cristianesimo non ha cancellato queste usanze, seppure appartenenti al mondo pagano. Piuttosto ne ha trasformato il significato e tutte le consuetudini legate a queste feste furono adattate alle nuove concezioni religiose. Fu così che il 25 dicembre si trasformò da giorno natale del sole a giorno natale di Gesù, il nuovo sole della nuova era. E oggi? Oggi Babbo Natale è presente e conosciuto in quasi tutte le nazioni, seppur con diverse varianti create in modo da rispondere ai bisogni contestuali della popolazione
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di riferimento. Ad ognuna di esse, tuttavia, soggiacciono le stesse valenze globali di Babbo Natale. Ed è forse proprio per questo che nonostante la critiche mosse spesso da ambienti religiosi per il carattere “commerciale”, improntato al consumismo, la sua figura può essere considerata pressochè immortale. L’amplificazione attuale del rito della distribuzione di doni e, dunque, del suo aspetto materialistico ha finito col relegare in ombra le sue radici cristiane e religiose. Babbo Natale non è che l’alter ego del Vescovo Nicola e ancora in molti paesi dell’Europa settentrionale, anche nell’iconografia, è evidente questa discendenza. Un filo di continuità che attraversa i diversi popoli e che non sembra destinato dissolversi e che anzi, in tempi
di interconnessioni planetarie, lascia immaginare piuttosto che una dismissione del culto di San Nicola/Babbo Natale una sua possibile ulteriore diffusione. ■ (p.t.)
Consigli di lettura
D’Apremont Arnaud, La vera storia di Babbo Natale, Edizioni L’Età dell’Acquario, 2005 Lagioia Nicola, Babbo Natale: dove si racconta come la Coca-Cola ha plasmato il nostro immaginario, Fazi Editore, 2005 Lévi-Strauss Claude, Babbo Natale giustiziato, Sellerio, 1995 Sacchettoni Carlo, La storia di Babbo Natale, Edizioni Mediterranee, 1996 Tiberini Elvira Stefania, Treat or trick? San Nicola, Santa Claus, Halloween, CISU, 2008
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Tutti al cinema! Film meno "estetici" è più impegnati nel periodo che segue le festività natalizie. Dalla fantascienza, alla rievocazione storica.
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CLOUD ATLAS
I più attesi
Drammatico, Fantascienza, Mystery In uscita 10/01/2013 Regia di Tom Tykwer, Andy Wachowski, Lana Wachowski. Con Tom Hanks, Hugo Weaving, Ben Whishaw, Halle Berry, Jim Sturgess, Susan Sarandon, Hugh Grant, Jim Broadbent, Keith David, James D'Arcy, Zhu Zhu, Götz Otto, Xun Zhou, Doona Bae, Alistair Petrie
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l film racconta una storia in cui le azioni e le conseguenze delle nostre vite hanno impatto le une sulle altre attraverso passato, presente e futuro, come se una sola anima trasformasse un assassino in un salvatore e un unico atto di gentilezza si espandesse attraverso i secoli per ispirare una rivoluzione.
Quello che so sull'amore La migliore offerta Drammatico In uscita 01/01/2013 Regia di Giuseppe Tornatore. Con Geoffrey Rush, Jim Sturgess, Donald Sutherland, Sylvia Hoeks, Philip Jackson, Dermot Crowley, Liya Kebede
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irgil Oldman (il premio Oscar Geoffrey Rush) è un genio eccentrico, esperto d'arte, apprezzato e conosciuto in tutto il mondo. La sua vita scorre al riparo dai sentimenti, fin quando una donna misteriosa (Sylvia Hoeks) lo invita nella sua villa per effettuare una valutazione. Sarà l'inizio di un rapporto che sconvolgerà per sempre la sua vita.
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Il nuovo film di Giuseppe Tornatore - girato tra Trieste, Vienna, Bolzano, Parma, Praga, Roma e Milano - ha un cast di stelle, tra cui Donald Sutherland, nei panni del migliore amico di Virgil, e Jim Sturgess, che interpreta un giovane abilissimo nel riparare oggetti e congegni antichi.
Commedia, Drammatico In uscita 10/01/2013 Regia di Gabriele Muccino. Con Gerard Butler, Jessica Biel, Uma Thurman, Catherine Zeta-Jones, Dennis Quaid, Sean O'Bryan, Ritchie Montgomery, Nicky Buggs, James Tupper, Judy Greer
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n ex calciatore scozzese, che ha giocato in grandi squadre europee, ha avuto successo, fama, denaro, donne, ma la sua carriera è stata breve ed è finito in una modesta squadra della provincia americana. Poi ha sprecato la sua vita, ha divorziato dalla moglie, ha lasciato il figlio e per cercare di recuperarlo ritorna nella cittadina.
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Cinema - In sala
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Finali inattesi The master Drammatico In uscita 03/01/2013 Regia di Paul Thomas Anderson. Con Joaquin Phoenix, Philip Seymour Hoffman, Amy Adams, Laura Dern, Rami Malek, Jesse Plemons, W. Earl Brown, Kevin O'Connor, Lena Endre, Ambyr Childers
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reddie Quell è un soldato uscito dalla Seconda Guerra Mondiale con il sistema nervoso a pezzi. A poco servono le cure che l'esercito gli offre, se non a rendere esplicita un'ossessione per il sesso. A ciò si aggiunge un forte interesse per l'alcol che si traduce in misture che lui stesso si prepara e che offre agli altri con esiti non sempre positivi. Finché un giorno, in modo del tutto casuale, Freddie incontra Lancaster Dodd. Costui ha inventato un metodo di introspezione che sperimenta sul disturbato marine, il quale sembra trarne giovamento. Da quel momento ha inizio un sodalizio che li vedrà percorrere insieme un lungo tratto di strada. Anche se il viaggio finirà con l'offrire loro esiti assolutamente diversi. Il film che è stato forse il più atteso alla 69^ Mostra Internazionale del Cinema di Venezia si rivela perfettamente in linea con l'autorialità di un regista che ha sempre cercato di scrutare il lato oscuro della psiche e dei comportamenti umani senza alcuna intenzione di scandalizzare ma con il desiderio di fare molto di più: cercare cioè di comprenderne le ragioni. Potremmo dire che queste si traducono nel suo cinema con un solo termine: solitudine. Soli, profondamente soli, erano i protagonisti di Magnolia nel loro tentativo di sfuggire alle piaghe che spesso si erano inferti da soli. Solo era Il petroliere, bruciato dalle
►►► Grandi
fiamme dei pozzi in cui scorre l'oro nero delle coscienze asservite al Dio Denaro. Soli sono Freddie e Lancaster. Il primo alla ricerca di donne di sabbia che plachino la sua sete sessuale ma anche inconsciamente desideroso di incanalare la propria violenza in forme socialmente accettabili. Il secondo, dotato di un potere di fascinazione su uomini e donne bisognosi di "credere" a vite passate e pronti ad immergersi in dinamiche ipnotiche che li facciano sfuggire a un presente difficile da controllare. Il tutto, da una parte e dall'altra, in un dominio in cui la razionalità non può infiltrarsi; pena il crollo del castello di illusioni. L'ispirazione a Hubbard, il fondatore di Dianetics, è esplicita ed innegabile ma Paul Thomas Anderson è abilissimo, ancora una volta, nello spiazzare lo spettatore. Chi si aspettava un pamphlet cinematografico sulla capacità di irretire e depredare economicamente gli adepti alla setta, non lasciando loro quasi nessuno spiraglio di fuga, si trova di fronte a tutt'altro. Freddie e Lancaster sono due uomini (perfetta la scelta di Phoenix e Hoffman) che si confrontano mettendo in gioco tutti i loro comportamenti devianti. La differenza tra di loro sta nel modo in cui riescono a gestirli. Alla fine del film si ripensa allo spazio angusto in cui i due si erano incontrati la prima volta, mettendolo a confronto con quello in cui finiscono con il ritrovarsi, uniti e al contempo divisi più che mai, e ci si accorge che in quelle due location si sintetizza il senso di un'opera che sa andare oltre la contingenza della setta miliardaria. L'ultima inquadratura poi riapre il film e chiude l'analisi di una psiche.
personaggi
LINCOLN
Biografico, Drammatico, Storico In uscita il 24/01/2013 Regia di Steven Spielberg. Con Daniel Day-Lewis, Sally Field, David Strathairn, Tommy Lee Jones, Joseph Gordon-Levitt, James Spader, Jackie Earle Haley, Dane DeHaan, Jared Harris
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l film drammatico analizza gli ultimi tumultuosi mesi in carica del sedicesimo presidente degli Stati Uniti. In una nazione divisa dalla guerra e spazzata dai venti del cambiamento, Lincoln osserva una linea di condotta che mira a porre fine alla guerra, unire il paese e
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abolire la schiavitù. Avendo il coraggio morale ed essendo fieramente determinato ad avere successo, le scelte che compirà in questo momento critico cambieranno il destino delle generazioni future.
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CONSIGLI PER IL CAPODANNO Capodanno al Teatro Storchi
In scena lo spettacolo “Oblivion show 2.0: il sussidiario”
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apodanno con gli Oblivion al Teatro Storchi di Modena. L'appuntamento è per il 30 dicembre alle ore 15,30, il 31 dicembre e il 1 gennaio alle ore 21,00 con “Oblivion show 2.0: il sussidiario”, lo spettacolo di Davide Calabrese e Lorenzo Scuda, regia di Gioele Dix. Tornano a Modena gli Oblivion, i cinque artisti, cantanti e attori, cabarettisti e comici, protagonisti del recente teatro di rivista e musical, molto apprezzati dal pubblico di internet. Per informazioni: Emilia Romagna Teatro Fondazione, biglietteria, tel. 059 2136021, promozione@emiliaromagnateatro.com, www.emiliaromagnateatro.com.
Roy Paci & Aretuska per il Capodanno in Piazza Grande
Ritorna il concerto degli auguri del 31 dicembre. Oltre al musicista siciliano saranno presenti band delle zone terremotate
Modena Città Europea dello Sport nel 2013 Scelti i sei testimonial della città
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aolo Bisi (tennis tavolo), Cecilia Camellini (nuoto), Andrea Lucchetta (pallavolo), Riccardo Nardini (calcio), Silvia Stopazzini (volteggio equestre) e Davide Uccellari (triathlon) sono i sei testimonial, uno in più rispetto al previsto grazie ad un pari merito, che saranno l’immagine di Modena Città Europea dello Sport 2013. A novembre si è concluso il sondaggio per la selezione del “Testimonial Team”, squadra formata dai campioni sportivi modenesi più votati che nel corso del prossimo anno saranno presenti, a rotazione, a tutte le manifestazioni sportive cittadine per
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aranno Roy Paci e gli Aretuska ad augurare “Toda joia, Toda beleza” ai modenesi per il 2013. Il musicista siciliano con i suoi compagni di band sarà il protagonista di “Baci e abbracci a mezzanotte” in piazza Grande, il concerto gratuito del 31 dicembre organizzato dal Comune. Prima di loro saliranno sul palco musicisti e band giovanili locali, diverse delle quali provenienti dalla Bassa colpita dal terremoto, come segno di ospitalità e solidarietà verso la rinascita e la voglia di ripartire di chi vive in quelle zone. Il concerto comincia alle 22.30 e, dopo il conto alla rovescia e i tradizionali auguri del sindaco Giorgio Pighi ai modenesi, riprende con i ritmi divertenti e trascinanti di Roy Paci & co, autentici “specialisti” del coinvolgimento delle piazze attraverso la musica. “Fino alla fine del mondo”, l’ultimo singolo di Roy Paci e Aretuska è uscito nel giugno di quest’anno, con la partecipazione del rapper Clementino. Il brano voleva rappresentare un conto alla rovescia fino al 21 dicembre, la data che secondo la profezia dei Maya segnerebbe la fine del mondo, ma è ovviamente stato un modo ironico di esorcizzare la cupa previsione durante l’ultimo tour. Roy Paci & Aretuska sono: Roy Paci (leader, voce, tromba); Moreno (MC vocals); Giorgio Giovannini (trombone); Massimo Marcer (tromba); Gaetano Santoro (sax); Jah Sazzah (batteria); Manu Pagliara (chitarra); Mike Minerva (basso); Antonio Amabile (piano & keyboards).
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promuovere lo sport, la città e gli stili di vita sani. Sono state 2.491 le persone che hanno espresso una o più preferenze per il proprio sportivo del cuore. Il sistema di votazione telematico, infatti, prevedeva la possibilità di assegnare fino a tre preferenze e di aggiungere, eventualmente, un proprio favorito oltre ai nomi proposti dall’amministrazione comunale. Tra gli sportivi più votati e non inclusi nella rosa iniziale dei candidati vanno citati Sergio Campana, campione di automobilismo, e Monica Borelli, campionessa di hand bike.
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ARCHEOLOGIA
Torna alla luce il mosaico di Savignano Il prezioso ritrovamento, ora restaurato, è esposto al Lapidario Romano fino a maggio
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ra stato scoperto per la prima volta nel 1897 da Arsenio Crespellani, lungo l'antica via Claudia nei pressi di Savignano sul Panaro. È tornato alla luce oltre un secolo dopo, tra il 2010 e il 2011, durante la realizzazione di una rotatoria. Il grande mosaico proveniente da una villa di epoca tardoromana, originariamente di 7 per 4,50 metri, è decorato con elementi stilizzati alternati al nodo di Salomone, con
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un tondo centrale incorniciato da una corona di lauro, tecnica che testimonia la ricchezza del committente. Resterà visibile al Lapidario Romano dei Musei civici, al piano terra di Palazzo dei Musei (Largo Porta Sant'Agostino, 337) fino al 12 maggio, all’interno di una mostra curata dal Museo civico archeologico etnologico in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni archeologici dell'Emilia Romagna e la Provincia di Modena. Al momento della prima scoperta, a
fine Ottocento, l'elegante pavimentazione venne lasciata sul posto e coperta di terra. Come unica testimonianza rimase un acquerello dipinto da Giuseppe Graziosi che ne metteva in evidenza la raffinata fattura. Alla sua scoperta è dedicato anche il calendario 2013 realizzato dal Museo. L'ingresso all'esposizione è sempre gratuito negli orari di apertura del Lapidario: da lunedì a venerdì dalle 8 alle 19, sabato e domenica dalle 9.30 alle 19.
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Scritture Pagine di letteratura, critica, recensioni
C'era una Un libro di Sara Prati Giorgio Rinaldi volta eCDL edizioni l'amore
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a ormai trent'anni Sara Prati e Giorgio Rinaldi si interessano di folclore. Con questa pubblicazione hanno voluto indagare un ulteriore ed importante aspetto della cultura contadina, quello che è anche il principale motore della vita: l’amore. Amore inteso in tutti i suoi aspetti: passione, affetto, abnegazione, interesse, insomma il sentimento che per tutta la vita ci accompagna e ci sprona a vivere. Nel libro si parla, dunque, del rapporto uomo-donna durante l'arco della vita nella cultura contadina. Il tutto in
un suggestivo susseguirsi di usanze, riti, superstizioni e tradizioni relative all’incontro, al fidanzamento, al matrimonio, alla nascita dei figli ecc., con le ricette dei dolci tradizionali, realizzate in queste occasioni, raccolte durante anni di ricerche da Sara Prati. Con l’aiuto di testimonianze, caratterizzanti lo stile dei due autori che hanno già dato alle stampe più di venti libri, si rivivono le atmosfere di un mondo perduto: la magia dell’amore che si rinnova di generazione in generazione, la famiglia di una volta, l’infanzia, la ricerca dell’anima gemella, i balli, l’incontro e il fidanzamento, il matrimonio, la nascita dei figli, poi la terza età e, infine, il concludersi del viaggio, con la descrizione dei frutti che ci dona ogni stagione della vita. Il volume è arricchito da foto d’epoca e da illustrazioni in bianco e nero di Giorgio Rinaldi. Sara Prati e Giorgio Rinaldi. Da sempre si occupano di storia, folklore e tradizioni locali dell’Emilia Romagna, con particolare riguardo alle province di Modena, Bologna e Reggio Emilia, divulgando i loro studi con pubblicazioni e conferenze presso enti culturali, circoli e scuole. Sara Prati si interessa anche di letteratura e di cucina regionale, di cui possiede una ricchissima collezione di ricette, raccolte nel corso di un’intera vita. Giorgio Rinaldi da oltre quarant’anni
si dedica alla pittura e in particolare all’acquerello, in cui utilizza anche il vino, rigorosamente Lambrusco. Dal 2006 pubblicano un mensile on-line, visibile al sito www.folclorecontadino.it sulla cultura contadina, per diffonderla soprattutto fra i più giovani, maggiori fruitori di internet. Da alcuni anni collaborano, come esperti di dialetto e folclore, con la fortunata trasmissione televisiva di TRC-TeleModena “Mo pensa te”, condotta da Andrea Barbi. Di recente sono stati invitati come esperti di folclore locale anche in altre emittenti televisive come Telesanterno, Antenna 1 e nella trasmissione nazionale di La 7 “Ti ci porto io” con lo chef Gianfranco Vissani.
Il sito. Come raccontano i due autori, il sito www.folclorecontadino.it è stato creato par dēr dagl’infurmaziòun ed cô la véta ed tant tèimp fà, la cusèina di nòster nōn, i pruvêrbi e i détt d’alôra, parchè a srévv bèin che tôtt chi quê ’d-na vôlta i-n gnésen brisa scurdē e, sovratôtt, par fēri kgnóser ai żôven d’incô. Piò ed vînt an fà i tachénn a pasiunères a sti argumèint e a gójern i arcôrd dai vec d’alôra, parchè i-n
Libri
La spiaggia senza mare
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nno 2013. L’Italia è sconvolta dagli attentati, i profughi continuano a giungere a ondate dal Nord Africa. Ruggero Bigiarelli, ex veterinario ed ora scrittore di successo, ha deciso di lasciare Modena e da alcuni anni vive su un’isola del Mediterraneo, pensando così di aver risolto con una semplice fuga tutti i suoi problemi e di essersi lasciato alle spalle una vita qualunque. Ma la vita vera bussa ancora una volta alla sua porta, prima con l’approdo sulla sua “isola perfetta” di un piccolo profugo e poi di un numeroso gruppo di clandestini che andranno a sconvolgere ogni abitudine e ogni certezza.
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di Ludovico Del Vecchio, Damster, 2011
Una galleria di personaggi assolutamente imperfetti nella loro umanità, segreti da svelare, relazioni complicate, storie di gente in fuga tra l'isola, Roma, Pitigliano e Ponza, un amore per il mare e la natura che si respira ad ogni pagina: sono queste le caratteristiche del romanzo di Ludovico Del Vecchio. Dopo la pubblicazione de “Un padrone ben educato”, un libretto divulgativo per proprietari di cani e gatti, Del Vecchio ha, quindi, deciso di dare alle stampe il suo primo romanzo, “La spiaggia senza mare”: il capitolo finale di una trilogia ancora da pubblicare, dove i primi due episodi sono costituiti da gialli “modenesi”. La scelta di cominciare dal gran finale
della trilogia è dovuta proprio alla sua ambientazione in un futuro molto prossimo, dove i temi trattati (la penisola sconvolta dagli attentati, metafora dell'Italia in crisi di questi tempi, l'isola vista come luogo ideale che tale poi non si rivela) rendono il libro di assoluta attualità. Ludovico Del Vecchio, medico veterinario per piccoli animali, vive e lavora a Modena presso la Casa di Cura San Geminiano.
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andésen briśa pêrs; difàti sôl a kgnóser la véta, al savêr, al tradiziòun di noster nōn (chi i-èin pò al nòstri radîś) a-s pôl spieghēr di mōd ed dîr, dágli usànzi e dál mentalitē dál dè d’incô. Dal rèst, sôl a kgnóser bèin d’in-dú a gnám a psám imparēr la strēda da fēr in dal mjôr di mōd. Col pasēr dal tèimp un grupatt d’apasiunē, dú a gh-è ànch di żôven, i han tachē a dēr ’na man ai dû profesôr. In cál giurnēl chè, insám a soquànt artícol ed cô al tradiziòun, al rizēti e al dialátt, a-gh mitám ànch di diségn ed Giorgio Rinaldi e dla curispundèinza ed tôtt qui chi vôlen descárer con nuèter. per offrire informazioni sulla vita di tanto tempo fa, sulla cucina dei nostri nonni, i proverbi e i detti di allora, poiché sarebbe bene che tutte quelle conoscenze di un tempo non venissero dimenticate e, soprattutto, per farle conoscere ai giovani d’oggi. Più di venti anni fa, cominciarono ad appassionarsi a questi argomenti e a raccoglierne i ricordi dagli anziani di allora, perché non andassero perduti; infatti soltanto dalla conoscenza della vita, della cultura e delle tradizioni dei nostri antenati (che sono poi le nostre radici) è possibile spiegare modi di dire, usanze e mentalità del giorno d’oggi. Del resto solo conoscendo bene da dove proveniamo, possiamo conoscere la strada da percorrere e compiere questo cammino nel migliore dei modi. Col tempo un piccolo gruppo di appassionati, fra cui anche dei giovani, si sono uniti ai due fondatori, collaborando alle loro iniziative e ricerche. Questo mensile, oltre ad articoli sul folclore, le ricette e il dialetto presenta illustrazioni del prof. Giorgio Rinaldi e viene arricchito dalla corrispondenza di tutti coloro che ci inviano informazioni e scambiano con noi notizie e conoscenze.
Schegge di memoria di Gian Carlo Barbieri*
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icordo ancora quella mattina di quaranta anni fa, quando timido bambino ero stato accompagnato all’aerautodromo di Modena. Mio padre aveva, e ha tuttora, la passione per l’aeromodellismo, ed era solito prendermi con sé, forse nella speranza di trasmettermi un po’ del suo entusiasmo aviatorio, peraltro senza grossi risultati. Gli aerei dell’Aero Club decollavano e atterravano, alcuni aeromodellisti avevano già lanciato i loro modelli, ma in quella tiepida mattina di primavera il mio interesse era tutto per un altro avvenimento. All’epoca (1967) non si disputavano più i Gran Premi al suo interno, ma l’anello esterno asfaltato dell’autodromo consentiva ancora ad un’auto da corsa di compiere giri di prova. La pista di volo lo attraversava diagonalmente, ma il tracciato era ancora intatto, con le sue caratteristiche curve ed il lungo rettilineo. Era ormai tarda mattinata, quando dall’ingresso di Viale Autodromo entrò un goffo camion verniciato color rosso vinac-
cia, con una scritta sui lati del cassone in grado di far battere forte più di un cuore: Ferrari. Non era cosa rara assistere ad un simile evento, poiché ancora la pista di Fiorano non era in funzione, e ricordo di avere visto anche automobili della De Tomaso e di altre prestigiose marche compiere giri su quell’anello. Il camion si fermò davanti ai box, che venivano utilizzati anche dagli aeromodellisti, e consistevano in semplici tettoie di cemento sorrette da colonnette dello stesso materiale, delimitati da un muretto alto circa un metro. Per mezzo di due rampe alcuni meccanici scaricarono dal camion una macchina rossa, talmente bella da togliere il respiro. Era bassa, con delle gomme larghissime dalle scritte bianche, ed i suoi piccoli sportelli si aprivano verso l’esterno in alto. In breve tutti i meccanici erano indaffarati intorno alla bellissima auto, cui era stato sganciato il cofano posteriore, mentre uno batteva con un martello di piombo sui gallettoni delle ruote, per assicurarsi Continua nella pagina seguente►
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Gian Carlo Barbieri, nasce a Modena nel 1960, diplomato, felicemente convivente ed in attesa della nascita di un bambino, che si chiamerà Guido. Dopo varie esperienze lavorative attualmente lavora in una ditta che si occupa di meccanica. Ha da sempre nutrito interesse per le scienze naturali, collezionando minerali e fossili, iniziando a frequentare circoli naturalistici. Altra passione è quella per la pittura, che l'ha visto impegnato in diverse mostre sia a Modena che in altre città, attività che gli ha regalato anche alcuni premi in vari concorsi a cui ha partecipato. L’interesse per la scrittura nasce circa quindici anni orsono, con la pubblicazione su una rivista di cultura underground di un paio di racconti brevi, cui fa seguito la pubblicazione di tre opere su una nota testata veronese dedicata agli autori esordienti. Al momento è impegnato nella stesura di un romanzo breve e di alcuni racconti destinati ad una prima raccolta.
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che fossero stretti, gesto che peraltro io non riuscivo a comprendere causa la mia giovane età. Trascorsi alcuni minuti, col grande cofano ancora alzato, un meccanico si chinò all’interno dell’angusto abitacolo senza entrarvi, e si udì il caratteristico rumore del pignone ingranare sul volano del motore. Quello che seguì mi emoziona tuttora: preceduto da quattro fiammate agli scarichi, l’urlo rabbioso e lacerante del dodici cilindri di Maranello squarciò l’aria tersa del mattino, ed io istintivamente feci alcuni passi indietro, quasi spaventato. Un paio di minuti dopo il pilota s’infilò nell’auto, che con stridio di gomme si allontanò in un attimo, mentre si poteva sentire la musica del motore che saliva di giri, e le precise cambiate. Il rettilineo stava dalla parte opposta, ma ancora si udiva il rombo
potente e melodioso, poi la secca scalata per affrontare le curve, e di nuovo il ruggito a pochi metri da noi, con la macchina che sfrecciava davanti ai box ad una velocità altissima. Dopo alcuni giri, durante i quali io non la perdevo mai d’occhio, la macchina si fermò per alcune regolazioni, senza che il propulsore fosse spento, mentre dall’abitacolo il pilota a gesti mimava le condizioni di guida ed urlava alcune parole ai meccanici. Il motore, anche al minimo dei giri, trasmetteva un suono possente, e ad ogni pressione dell’acceleratore sentivo i miei vestiti vibrarmi addosso; l’auto ripartì per compiere altri giri, lasciandosi dietro un odore inconfondibile di benzina e ferodo. I cronometristi ad ogni passaggio si scambiavano cenni compiaciuti, segno che la macchina filava a dovere, poi al
segnale di uno dei meccanici il pilota rientrò alla tornata seguente, mantenendo alti i giri del motore con ripetuti colpi sull’acceleratore, finché dopo il gesto convenzionale di aprire le braccia, compiuto da uno degli assistenti, l’auto fu spenta, con un ultimo possente ruggito. Quando sono diventato più grande, e d’automobili da corsa ho iniziato a leggere ed interessarmi tanto, ho potuto appurare che quella mattina vidi nientemeno che una Ferrari 330 P4, ricordo del quale vado particolarmente orgoglioso. Credo di poter dire che la mia passione per le macchine ed i motori sia nata proprio qual giorno, e se chiudo gli occhi e sto in silenzio mi sembra di sentire ancora il rombo di quel motore riempire l’aria.
Richiesta di assunzione di Marco Panini* "
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orrei chiederle una cosa, signore!" Il mendicante, seduto per terra di fianco all’entrata del Duomo come un mucchio di stracci, sollevò la faccia ispida e pallida e lo sbirciò da dietro grandi occhiali neri. "In quest’ultima settimana, - continuò l’uomo distinto che, dopo aver fatto cadere alcune monete nel bussolotto delle elemosine, si era trattenuto davanti a lui è almeno la ventesima volta che le faccio l'elemosina e lei, mi pare, la gradisce, ma... come mai non sente il bisogno di chiedermi perché lo faccia?" L'uomo biascicò qualcosa e sputò dalla bocca sdentata una scintilla di catarro, che andò a sfrigolare dentro una latta arrugginita, dove agonizzavano alcune braci fra la cenere. "Bel colpo, abbiamo un nuovo Guglielmo Tell! - esclamò l’uomo ridendo - Non sa lei quanti bacilli ha fatto arrosto lì dentro." "Che vuoi?", mormorò torvo il mucchio di stracci, guardando basso davanti a sé. "Che tu mi spieghi perché non ti frega niente che ti faccia l'elemosina più volte al giorno da una settimana. - ripeté l’uomo, passando a un pronome più confidenziale - Ogni mattina vengo apposta dalla Crocetta, che non è mica dietro l'angolo, sai? E per vedere la tua faccia scarruffata, fra auto e bus mi ci vuole più di un’ora,
perché mi fanno mettere l’auto al Foro Boario, che neppure questo è dietro l’angolo! Non sono amico del sindaco, io, da poter venire fin qui in auto." Il mendicante sibilò minaccioso: "Se hai qualcosa da dirmi, sbrigati e poi togliti dai coglioni!" "Perché tanta fretta? Hai paura di perdere i clienti come le puttane?" l’altro non rispose, pronto a scattare come una molla. "Ma proprio non ti frega niente sapere perché..." ricominciò l’uomo. "No, non me ne frega un cazzo! - ringhiò il mendicante agitandosi all’improvviso - E se non vieni più, mi fai anche un piacere, capito?" L’uomo testardo obiettò: "Se vengo tutte le mattine, un motivo lo devo avere, altrimenti non verrei, non credi?" "Se non te ne vai, chiamo i vigili!" gridò l’uomo spazientito alzandosi in piedi. "E cosa gli diresti, che ti faccio l'elemosina? È un reato forse? Pensi che mi mettano in galera per questo?" "Oggi me l'hai già fatta, adesso vattene!" "Senti! - disse l’uomo indietreggiando prudenzialmente di qualche passo - Per dirtela in due parole, ho bisogno di un lavoro! Sì ecco, mettiamola così: ho bisogno di un lavoro e tu potresti..." "Ma sei scemo?" esclamò il mendicante. Cavò fulmineo da sotto un mucchio di
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stracci un bastone e menò un fendente che mancò l’uomo di un pelo. "Oh, oh, buono per Dio! Ma cos’hai capito? - esclamò questo sconcertato balzando indietro - Lasciami finire, e poggia quell’arnese, che potrei lisciarti la gobba per benino, sai?" Un vigile, attirato dalle grida, giunse di corsa gridando: "Ehi voi, fermi, fermi!” e frapponendosi ordinò al mendicante: “Lei metta giù subito il bastone!” "Signora guardia - disse il mendicante un po’ intimorito e poggiando a terra il bastone -, questo stronzo mi sta importunando." "Non è vero signor vigile! - esclamò l’uomo - Stavo solo facendogli una proposta seria e senza secondi fini. È da un mese - esagerò - che gli faccio l'elemosina tutti i giorni...” “Se è per questo, è solo una settimana replicò il mendicante - e comunque mi stai rompendo l’anima lo stesso!” il vigile guardò l’uomo perplesso. "Lei vorrebbe proporre qualcosa a questo
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poveretto?" gli chiese incredulo. "Poveretto? Mica tanto, agente! Resti qui una mezzoretta a contare quanti euro gli cadono in quel bussolotto! Questo poveretto alla fine del mese, si prende almeno il doppio di noi, e senza fare niente!” esclamò l’uomo. "Non hai il diritto di prendermi in giro, stronzo!" gridò il mendicante e di nuovo brandì il bastone. Il vigile lo bloccò prontamente. “Poggi immediatamente quest’arnese, o la porto in caserma!” Il mendicante lasciò cadere il bastone. "E lei si tolga di torno immediatamente. ordinò all’uomo - Altrimenti ci porto lei!" "Mi scusi agente. - soggiunse l’uomo con dolcezza - Mi lasci concludere la mia proposta e vedrà che al nostro poveretto non risulterà affatto sgradita." Il vigile lo guardò indeciso, al che l’uomo si rivolse al mendicante. "Sentimi bene! Vengo a chiederti aiuto perché sono disperato. Come voi saprete... - si rivolse anche al vigile - questa nostra società opulenta ed edonistica, ti impone di toglierti ogni voglia e di esaudire ogni tuo desiderio. Per questo ti crea bisogni fittizi e ti spinge ad acquistare sempre più cose e sempre più inutili, promettendoti attraverso di esse una felicità che non arriva mai. In sua vece trovi l’angoscia di una avidità senza senso. Per telefonare alla moglie non ci vuole un telefonino interplanetario, né per spostarsi in auto un mostro tecnologico che potrebbe viaggiare anche su Marte. Per vedere la marea di pubblicità che ci perseguita giorno e notte, basterebbe un vecchio televisore in bianco e nero. E così via per ogni genere di cose che t’impongono di acquistare. È paradossale ma tanto più hai, tanto più vuoi, perché tutto quello che hai è subito vecchio, superato dell’ultimo modello, questi sfornati a ritmi vertiginosi e di cui hai bisogno come il drogato della sua droga. Ed è una tortura senza fine, che finirà solo con la morte. Ora, questo invece voi non lo saprete di certo, sono andato in pensione e..." "Ma cosa m’importa di come la società ti sfrutta strizzandoti come un limone e che sei andato in pensione?" saltò su il
mendicante spazientito, subito seguito dal vigile: "Già, appunto, cosa c’entrano queste cose col fatto che lei sta importunando questo poveretto?" "Lasciatemi finire, vi prego! Ora, dicevo, che sono in pensione e non debbo più lavorare, questi comportamenti assurdi, di cui purtroppo ero schiavo anche prima, si sono esasperati e passo le mie giornate ad acquistare, acquistare, acquistare ogni cosa che mi capiti di vedere esposta o di cui legga la pubblicità da qualche parte. Sono in preda ad una costante frenesia, che non mi da tregua né giorno né notte. Continuamente mi chiedo se il mio telefonino è l‘ultimo modello, se la mia auto ha i nuovi cerchi in lega, se il mio televisore è sufficientemente definito, se il mio portatile ha abbastanza memoria, se i miei vestiti sono all’ultima moda, eccetera, eccetera. In preda a una specie di fame insaziabile, compro tutto quello che vedo e mai mi sento soddisfatto. Nel frattempo accumulo cose che neppure uso, perché subito di ognuna vado alla ricerca dell’ultimo modello o della versione aggiornata. La mia casa è piena di telefonini, computer portatili, televisori, elettrodomestici, che ormai neppure tolgo dall’imballaggio. E cambio l’auto di continuo! È una vita assurda la mia, assurda ed esasperante, che non sopporto più!” "Ma sentilo questo stronzo! - saltò su il mendicante di nuovo infuriato - Io che vivo sotto un ponte e spesso non ho di che sfamarmi, debbo ascoltare uno che butta la roba dalla finestra! E la gente che mi vede qui con lei, signora guardia, chissà cosa va a pensare! Nessuno mi farà più l’elemosina, accidenti a lui! La prego per Dio, - disse rivolto al vigile - lo faccia sfollare o lasci che ci pensi io, che non ci metterei un attimo!" "Calmo, stia calmo! - lo zittì il vigile - Sentiamo cos’ha da proporle quest’uomo.” “Il mio piano è questo: - riprese l’uomo incoraggiato dalla curiosità del vigile - vorrei mettermi in società con questo poveretto. Vestirmi come lui e chiedere l’elemosina al suo posto o insieme a lui. Io potrei mendicare il mattino e lui il pomeriggio, o viceversa, per me non ci sarebbero problemi, tanto non ho più niente da fare. Oppure potremmo farlo insieme, in due posti diversi, o la sera, nelle ricorrenze importanti, come San Geminiano, Sant’Antonio, Natale, Pasqua, eccetera. Naturalmente tutto il ricavato sarebbe suo, a me basterebbe solo lavorare per lui e sentirmi utile nel rendergli la vita migliore.” Si rivolse direttamente al mendicante: “Ti farei da garzone, per così dire, e tu saresti il mio datore di lavoro, che mi fisserebbe i turni, controllerebbe le mie entrate... Cosa ne dici?” “Che sei tutto scemo!” sbottò il mendicante.
“Ma lei cosa ci guadagnerebbe, scusi?” gli chiese il vigile sconcertato. “Sono sicuro che cambiando vita in questo modo, finirebbe la mia fame rognosa di cose, cose, sempre più cose, da comprare, consumare, accumulare, per trovare un piacere che, sono convinto, non sia da nessuna parte, se cercato in questo modo. E finalmente ritroverei la pace, e qualcuno forse arriverebbe a ringraziarmi. Non mi sentirei più un inutile cretino e non sbatterei più via tutta la pensione in questo modo. E poi - continuò rivolto al mendicante - sarei disposto a lasciarti la metà di quello che ora spendo per tutte le cianfrusaglie che compro! E a firmare un regolare contratto di assunzione, con tanto di carta bollata... Cosa ne dici?” Il vigile lo guardò ancora perplesso, il mendicante a quel punto impensierito. “Ti prego buon uomo - implorò allora Giovanni inginocchiandosi davanti al mendicante con le lacrime agli occhi prendimi con te, toglimi da questa vita insulsa di insaziabile consumatore di cose inutili.”
* Marco Panini, medico pediatra, fa parte da sempre dell’Associazione di Scrittori Modenesi “I Semi Neri” e ne è l’attuale Presidente. Scrive soprattutto narrativa e ha ottenuto riconoscimenti al Premio Letterario “Città di Cagliari” della rivista letteraria «Terza Pagina» del 1981, al Premio Letterario Nazionale di Roseto degli Abruzzi del 1994, alla Rassegna di Scrittori Modenesi della casa editrice di Modena “Il Fiorino” nel 2002 e nel 2006, al Premio Internazionale di Narrativa “Il Prione” di La Spezia nel 2001. Partecipa alle iniziative artistiche organizzate dall’Associazione Culturale Artegenti di Modena e ha pubblicato nei volumi: “Spazi d’Autore”, “Inattesi Spazi di Vista” e “Vite di Quartiere”. Pubblica nelle collane “Concepts” e “Double Face” della Casa Editrice Arpanet di Milano e ha partecipato come autore alle antologie “Solitudine Giapponese”, “Emilia, La Via Maestra” e “Presenze di Spirito” de “I Semi Neri”. Alcuni suoi racconti sono pubblicati sul web in “Stanza 251, Area di Scrittura”.
L’Associazione culturale “I Semi Neri” è nata nel 2004 con lo scopo di promuovere la cultura dello scrivere, attraverso pubblicazioni ed eventi multidisciplinari, con particolare riguardo alla produzione letteraria dei propri soci (attualmente diciotto) in ogni sua forma. Per informazioni: www.semineri.it
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Baccanali - discorsi ebbri d'arte, letteratura, filosofia
di Davide Donadio
Petrarchismo arcadico
e neurobiologia delle emozioni
L
a scure riduzionistica delle neuroscienze si è cinicamente abbattuta anche su uno degli ambiti più complessi del comportamento umano: le emozioni. Varie teorie tentano ormai da decenni di ricondurre l'origine e l'espressione del dato emotivo a quello neuronale; ad oggi, tuttavia, l'unico risultato più o meno certo pare essere proprio l'esistenza di specializzazioni neurali dedicate all'emotività. Tra le diverse teorizzazioni che si possono velocemente ricordare, vi è la teoria del feedback di James-Lange, secondo la quale l'emozione è una sorta di retroazione in cui l'esperienza emozionale deriva da variazioni corporee che interagiscono con il cervello1. A confutazione di questa visione, si contrappone la teoria di Cannon-Bard, secondo la quale le risposte del sistema nervoso autonomo sarebbero troppo indifferenziate per produrre la varietà di stati emotivi che caratterizzano l'uomo e il feedback neuroormonale è oggettivamente troppo "lento" per spiegare l'emergere immediato delle emozioni. Cannon e Bard sostengono che lo stimolo emotigeno venga inviato contemporaneamente alla neocorteccia e all'ipotalamo (quest'ultimo responsabile della risposta corporea). Ha goduto di particolare fortuna la cosiddetta teoria del sistema limbico, elaborata negli anni '40-'70 del Novecento da Paul MacLean: in essa si indica il sistema limbico, la parte evolutivamente più antica del cervello, come ponte tra regioni cerebrali che controllano l'ambiente interno (viscerali) ed esterno (sensoriali). Sarebbe questa la zona chiave per capire l'insorgere e la causa delle emozioni. Oggi gli studi sono progrediti ulteriormente e in laboratorio, con opportune elettro-stimolazioni, è persino possibile suscitare reazioni di rabbia o di tristezza in un individuo. Insomma, non ci sono più dubbi sul fatto che l'aspetto emotivo del nostro vivere sia parte del più generale funzionamento biologico del nostro organismo. Certo non sarà questo un motivo per astenersi dal poetare e dal mettere in versi, musica, pittura la rappresentazione metaforicamente dissimulata del nostro complesso mondo interiore. Anzi, chi non ci dice che la piena razionalizzazione nella comprensione delle emozioni non sia un valente ausilio della sublimazione poetica? L'origine dell'idealizzazione di emozioni e sentimenti si perde nella notte dei tempi, ma arriva ad alcuni culmini che possono essere sommariamente accennati: la lirica intimista greca, innanzitutto, e la poesia elegiaca romana (Tibullo, Properzio), passando per la sublimazione dell'amor cortese nei secoli
"dell'età di mezzo", fino alla definitiva sistematizzazione di un canone poetico-sentimentale con Petrarca nel XIV secolo. Trascorre qualche secolo ancora, la civiltà occidentale s'innamora di se stessa e della propria raffinatezza espressiva, e asseconda lo sviluppo di un'arte e di una letteratura sempre più eleganti e manierate, un percorso che porta all'ampollosità barocca (marinisti) poi messa lentamente in crisi dal secolo dei Lumi. Come perseverare nel racconto di passioni, di dolci amori e dame angelicate quando il clima comincia a farsi troppo razionalistico e riduzionistico ante litteram? È quello che avrebbero potuto pensare gli esponenti del petrarchismo arcadico tra Seicento e Settecento, allorquando crearono liriche d'amore idealizzate quanto i modelli precedenti, ma di esse tanto più misurate e posate in una purezza ormai ammiccante alla visione illuminista. Ci si conceda qualche digressione di storia letteraria. L'accademia dell'Arcadia nacque nel 1690 a Roma per opera di un nutrito gruppo di poeti italiani. Obiettivo del consorzio poetico era quello di far rivivere un linguaggio lirico semplice, classicista, dissimulato nel gioco mitico-didascalico, oltre a quello di un recupero dei valori di bellezza e leggiadria tipici di un certo petrarchismo cinquecentesco. Gli arcadi, e l'arte in genere, possono suggerici questo: certo, la neurobiologia delle emozioni è ormai chiara su un piano generale; tuttavia giocare con le emozioni e sublimare i sentimenti rimane un gioco individuale e sociale talmente piacevole, che nulla ci vieta di goderne, pur sapendo che in qualche modo ci inganniamo. Per questo gli arcadi (che non avevano letto testi di neuroscienza, è bene ammetterlo) portano alle estreme conseguenze ludiche il gioco amoroso e la rappresentazione sentimentale. Giambatista Felice Zappi (1667-1719), poeta di Imola che fu tra i fondatori dell'Arcadia, costituisce in un certo senso il rappresentante di "una scrittura sospesa tra minuetto e melodramma"2. Lo Zappi riproponeva negli stilizzati costumi pastorali arcadici la leziosaggine e l'eleganza così in voga nel suo tempo. Ecco come ritrae, in una vera scenetta da miniatura, il gioco d'amore e di sogno: Sognai sul far dell'alba, e mi parea ch'io fossi trasformato in cagnoletto, sognai che al collo un vago laccio avea, e una striscia di neve in mezzo al petto.
30 ♦ 25 Dicembre 2012 / 20 Gennaio 2013
Era in un praticello, ove sedea Clori di ninfe in un bel coro eletto: io d'ella, ella di me predeam diletto; dicea: corri Lesbino: ed io correa. Seguia: dove lasciasti, ove sen gìo Tirsi mio, Tirsi mio, che fa, che fai? Io già latrando, e volea dir: son io. M'accolse in grembo: in due piedi m'alzai: inchinò il suo bel labbro al labbro mio, quando volea baciarmi io mi svegliai 3 L'autore è in sogno trasformato in "cagnoletto" (Lesbino), in un quadretto tipicamente arcadico, tra ninfe e praticelli, dove gli attori si muovono in uno sfondo atemporale ma che si caratterizza con nomi d'ascendenza antica (Clori e Tirsi). Siamo ben lontani dall'esasperazione delle passioni che poi si verificherà nel Romanticismo. La poesia arcadica irreggimenta le passioni in gioco e ne gode compiaciuta, trasferendo la narrazione in palpitazioni d'amore idealizzate e assolute, ma quasi sempre leggere e misurate. Sul piano evolutivo questo gioco elegante e astratto non sembra avere un suo valore peculiare, se non quello d'ingentilire la nostra ferinità congenita e rafforzare quel tratto comportamentale di specie sociale che tanto ci ha giovato nella nostra storia naturale. Note 1 Le teorie sono brevemente esposte in "Una descrizione generale delle emozioni", in Neuroscienze cognitive di D. Purves et al, Bologna 2009, pp. 402 e ss. 2 Lucio Felici, "La poesia del Settecento", in Storia generale della letteratura italiana. Vol. VII, a cura di N. Borsellino e W. Pedullà, Milano 1999, pp. 116-248. 3 ibid. p. 136 e ss.
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