Netsuke - n° 17 - 2010

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Arte Orientale n. 17 - Dicembre 2010

Netsuke

La Galliavola Arte Orientale Via Borgogna, 9 - 20122 Milano tel. +39 0276007706 - fax. +39 0276007708 www.lagalliavola.com info@lagalliavola.com


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Cari Amici, la nostra prima esperienza conviviale, il Milano Netsuke Meeting, ha ottenuto, al di là di ogni più rosea aspettativa, un risultato eccellente, diremmo eccitante: più di cinquanta partecipanti. Come leggerete più avanti, ampiamente relazionato da Anna Orsi Galimberti e documentato da Ilaria Lombardi, il Meeting ha annoverato collezionisti da ogni parte d’Italia: da Trieste a Viterbo, da Varese a Firenze, Pavia, Reggio Emilia, Brescia e naturalmente Milano. Superfluo dirvi quanto l’evento ci abbia infervorato e rinnovato l’entusiasmo per proseguire e migliorare la nostra pubblicazione e, naturalmente ci abbia indotto a programmare il prossimo incontro, già, forse, per la prossima primavera. Sull’onda di questo entusiasmo dobbiamo oltretutto annoverare una nuova importante e qualificante collaborazione: la signora Rosemary Bandini, una delle più importanti firme delle maggiori riviste internazionali sui netsuke, autrice di importanti libri e cataloghi e mercante londinese di grande successo, inizierà a collaborare con noi dai prossimi numeri. E’ un grande onore e riconoscimento per il nostro Bollettino che annovererà così un’altra firma internazionale tra i suoi collaboratori, ad ampliare il panorama di argomenti e notizie sui netsuke. Rosemary Bandini già ci comunica in questo numero che aprirà una nuova galleria con Max Rutherston a Londra: siamo lieti di ospitare questa comunicazione e vi invitiamo, qualora vi trovaste da quelle parti a farle una visita e a farvi riconoscere come lettori del Bollettino! Dicevamo appunto del reportage del Milano Netsuke Meeting di Anna Orsi Galimberti, che ringraziamo e che bene ha saputo cogliere lo spirito e l’atmosfera di cui l’incontro si è permeato e che riteniamo abbia contagiato tutti i partecipanti. Neofita ma avvezza all’ambiente, quale tra le più importanti Press Agent dell’antiquariato milanese, Anna Orsi ha saputo pienamente cogliere il feeling intercorso tra il pubblico e i relatori. A seguire un breve ma, sicuramente, interessante articolo su una leggenda poco conosciuta ma veramente curiosa: Tamayori Hime, la storia di una fanciulla che lascia molto spazio alla nostra fantasia. Il commento della tanto attesa asta della Collezione Wrangham a Londra ci ha coinvolti ancora una volta con Bruno Asnaghi, in lunghe e simpatiche chiacchierate al sabato mattina, cercando di trovare il senso che, questa volta più che mai, i risultati d’asta non hanno. La rubrica Dite la vostra… che solitamente chiude il nostro bollettino, questa volta, più che mai, è stata sacrificata, tanti sono stati i vostri commenti e complimenti per il Meeting, dalle e-mail alle lettere, alle semplici telefonate: sono state non solo gradite, ma anche profondamente apprezzate. Grazie a tutti. Buona lettura e l’augurio di un felice e sereno Natale a voi ed alle vostre famiglie. Roberto Gaggianesi Hanno collaborato a questo numero: BRUNO ASNAGHI - CARLA GAGGIANESI - ROBERTO GAGGIANESI ANNA ORSI GALIMBERTI - ANNA ROSSI GUZZETTI Referenze Fotografiche: ILARIA LOMBARDI Fotolito e stampa: Grafiche San Patrignano - Ospedaletto di Coriano - Rimini In copertina e ultima di copertina: Karako con maschera di Oni. Legno di bosso, occhi in corno di cervo e himotoshi in avorio colorato, altezza mm 40, firma: Suketada, 1820 circa. Da segnalare, inoltre, la pubblicazione di un soggetto simile in G. LAZARNICK, The Meinertzhagen Card Index on Netsuke in the “Archieves of the British Museum”, vol. II, Alan R. Liss, New York, 1986, p. 829.


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13 Novembre 2010 - Galleria La Galliavola

Milano Netsuke 2010


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Alcuni giorni orsono, mentre ero intenta a scrivere un comunicato sull’esito record dell’asta di un diamante, mi ha telefonato Roberto Gaggianesi per chiedermi di scrivere un resoconto di Milano Netsuke 2010, il primo meeting sull’argomento organizzato a Milano e, suppongo, in Italia. La consueta allegria e vivacità di Roberto nel propormi il compito l’hanno fatto sembrare un invito ad un’altra cordiale riunione piuttosto che un impegno. Dettogli di si, ho continuato nel mio lavoro senza più pensarci. Ora, che mi trovo davanti al fatidico foglio bianco, o meglio allo schermo nero, scopro quanto la sua risoluta pacatezza abbia dato luogo a una risposta troppo frettolosa. Questo non è il mio registro: spesso scrivo, si, ma per chi deve scrivere, e non è proprio la medesima cosa. Non posso più fare retromarcia, quindi… confido nella bontà d’animo di voi che leggete. Per non smentire la mia inadeguatezza inizio con una pecca: sono arrivata in via Borgogna con un po’ di ritardo - cosa che farebbe subito notare Roberto se fosse lui a scrivere questo resoconto - e non posso farvi la cronaca del susseguirsi degli arrivi, delle presentazioni, della sorpresa che immagino molti di voi abbiano avuto nello scoprirsi così in tanti, un sabato mattina di novembre, attorno a un oggetto così piccolo!


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Una proporzionalità inversa: il netsuke è piccolo, talvolta piccolissimo, l’attenzione di cui è circondato è grande. Non ho numeri e nessuna conoscenza specifica, ma se il 13 novembre senza nessun battage pubblicitario La Galliavola ha riunito circa una cinquantina di appassionati, mi viene spontaneo credere che il numero di coloro che, nel mondo, hanno nei confronti di questo ornamento giapponese un qualche tipo di attenzione, siano veramente molti. Tanti erano i presenti, che ho trovato giusto una sedia libera, e quasi senza accorgermene mi sono trovata calamitata dal discorrere suggestivo di Bruno Asnaghi. Discorrere si, perché pur essendo uno dei più preparati collezionisti e autore di diversi testi sull’argomento, non ha tenuto una conferenza e nemmeno una lezione. Per il fatto stesso che ricevete questo bollettino, presentare Bruno Asnaghi è superfluo, ciò nonostante mi sembra dovuto. Scimmia con cucciolo, Asnaghi ha conversato, è quasi ridicolo scriverlo considelegno di bosso, rando che il suo era in sostanza un monologo, ma il tono secolo XVIII-XIX, era proprio quello di una persona che dialogava piacevolaltezza mm 37, mente con amici di un argomento che li accomuna. firma: Mitsuhide. 5


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Ha parlato, raccontato, presentato alcuni esemplari della sua collezione, ci ha divertito con aneddoti, acculturato con leggende, miti e credenze, ha risposto con naturalezza alle domande e dispensato qualche consulenza. Da dove sia partito, inutile ribadirlo, non lo so, so che ha toccato molti argomenti partendo dai pezzi che con Roberto Gaggianesi ha mostrato. Così , da un netsuke, per assonanza di soggetto o materiale, ha parlato di un altro, talvolta il collegamento gli serviva per far comprendere come un pezzo

dimostrasse esattamente l’inverso di un altro. E’ proprio quello che è successo quando un collezionista, esponendo il suo criterio di scelta, gli ha posto la questione dei “segni di usura”. Molto candidamente ha risposto che sono indicativi ma possono anche non essere segno di autenticità, come nemmeno servono a chiarire quanto antico sia un pezzo. In poche parole un netsuke usurato specialmente nei “buchi” dove passa l’himo può essere recente, con i segni d’usura fatti ad hoc. 6


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Al contrario, uno perfettamente intonso può essere antichissimo perché commissionato e poi riposto poiché troppo importante per un uso quotidiano, o raffigurante un soggetto non più adatto alle esigenze del committente o ancora… troppo presto passato a eredi che non lo seppero apprezzare! Come me molti dei presenti avranno appreso per la prima volta da Bruno Asnaghi come mai nei netsuke zoomorfi i cavalli siano sempre, o nella stragrande maggioranza dei casi, raffigurati con le gambe lunghe, gli zoccoli molto vicini e il collo allungato verso il basso. Beh, il tutto viene da una leggenda, e forse proprio dal valore propiziatorio di tale leggenda nasce la consuetudine di creare, o ricevere commissioni dal mondo rurale, dei netsuke-cavallo. Probabilmente, ma è solo una mia supposizione, i cavalli ritratti in pose differenti sono legati al cavallo come segno zodiacale e non alla storia che narra “di un pittore chiamato a porre rimedio agli inspiegabili dissodamenti dei campi che si erano susseguiti dopo che ebbe tratteggiato un cavallo su un muro di una fattoria. Non avendo soluzione alternativa disegnò un palo a cui legò l’animale: i campi non furono più terreno di scorrerie!” Di netsuke in netsuke Bruno Asnaghi ha dipinto un quadro in Cavallo al pascolo, cui s’intrecciano mitologia, credenze popolari, la quotidianità avorio, delle antiche genti nipponiche, le necessità d’uso, le funzioni secolo XVIII-XIX, pratiche dei netsuke; un quadro storico artistico dal quale emeraltezza mm 75, ge, fors’anche grazie alla sua passione collezionistica, il passagnon firmato. 8


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Cagnolino con farfalla, avorio tinto, secolo XIX, altezza mm 29, firma: Raku, da identificarsi con Risuke Garaku (Cfr. N. DAVEY, Netsuke, Sotheby Parke Bernet, 1974, pag. 39). Un soggetto simile è rintracciabile nella collezione di Joseph Kurstin.

gio del netsuke da oggetto funzionale a opera d’arte. Per lo meno questo è quanto ho percepito io, che non sono collezionista ed esperta. Credo di aver inteso che queste piccole meravigliose sculture avessero già in origine un forte valore estetico, quello che oggi chiameremmo valore aggiunto. Immagino che non sia stato l’abbandono del tradizionale kimono a favore di un abbigliamento più occidentale a farlo diventare soggetto per l’arte dei migliori intagliatori d’avorio o dei maestri delle diverse scuole scultoree (se così si chiamavano), ma la grazia e la raffinatezza con cui era eseguito. Ho scritto raffinatezza perché mi sembra di percepire che ogni pezzo, anche il più semplice, è elegante, semplicemente giusto: proprio per chi l’ha scelto, adatto per le circostanze in cui è

Hotei su trono, legno di bosso e avorio, secolo XIX, altezza mm 38, firma: Ipposai Jitsumin.

Foglia con bruco, avorio, secolo XX, lunghezza mm 75, firma a sigillo: Shen Junyu. 9


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Giovane samurai usato, proporzionato con ventaglio e zucca, all’inro di cui era avorio colorato, parte integrante. secolo XIX, In sostanza sempre altezza mm 50, un oggetto di gusto. firma su cartiglio di Parlando di gusto, madreperla: Yasutaka. sarebbe imperdonabile per un cronista - ma la mia per sua natura è già una cronaca da perdonare - non sottolineare come Asnaghi abbia parlato del suo collezionare con garbo e franchezza: gusto e sensazioni sono i primi stimoli e criteri a cui risponde. I pezzi che con il tempo si sono affiancati e susseguiti nella sua raccolta sono tutti oggetti “che sente”. Lasciano il posto ad altri quando diventano “silenti”. Evidentemente gli ha parlato anche un Sashi-netsuke, dalla forma allungata a trancio di bambù, in legno, che Roberto Gaggianesi gli ha mostrato assieme ad altri due netsuke al termine della mattinata chiedendogli di sceglierne uno e spiegarne il motivo. Senza dilungarsi troppo ha sollevato il sashi-netsuke, perché? Perché evidentemente gli parlava, lui ha tradotto questa sensazione dicendo: “è un pezzo onesto!” (Solo per dovere di cronaca anche un altro era onesto, se si intende autentico, mentre il terzo era un “souvenir”). Il “netsuke con qualcosa in più” è diventato, in modo elegante e simpatico, il dono che Roberto Gaggianesi ha fatto a Bruno Asnaghi per dimostrargli l’apprezzamento suo e di tutta l’assemblea. Cos’altro dire, che come padrone di casa Roberto è impagabile, ha preparato caffè, succhi e briochine per metà mattina, drink e salatini per l’aperitivo; su tutto ha esposto, con la misura e la perizia che contraddistingue ogni mostra per quanto Sashi-netsuke dalla decisa piccola de La Galimpronta Zen: forza ed liavola, una parte essenzialità. Avorio e legno, della sua raccolta secolo XVIII. Collezione di netsuke. Bruno Asnaghi 10


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Come illustra il piccolo reportage fotografico, registrato puntualmente da Ilaria, i pezzi esposti hanno attratto l’attenzione e la curiosità di tutti. Chi prima, chi dopo e, ahi ahi, chi durante il discorrere, hanno guardato, ammirato, toccato e forse… scelto un pezzo. Qualche netsuke quel sabato 13 novembre 2010 ha cambiato casa, e lo ha fatto in una circostanza importante, almeno per chi, come gli intervenuti, s’appassiona a questo strano mondo di piccoli figuranti. Una data che immagino sarà la prima di una serie di appuntamenti: 千里の道も一 歩から始まる - Anche un viaggio di mille leghe comincia con un passo! Anna Orsi Galimberti 11


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Una leggenda poco conosciuta

Tamayori Hime Come è noto, tutti i netsuke possiedono un significato intrinseco: quelli di forma zoomorfa possono riferirsi allo Zodiaco, rimandare o alludere a note leggende, così come, parallelamente, le figure antropomorfe tendono spesso non solo a tratteggiare scene della vita quotidiana, ma anche immagini e vicende proprie di fatti storici o leggendari. L’ambizione di ogni collezionista di netsuke è, tendenzialmente, quella di riuscire a conoscere il maggior numero di leggende possibili, per poter attribuire ai soggetti che esamina la loro giusta collocazione. Quanti di noi all’inizio della loro collezione hanno definito Raiden come un “diavolo con un tamburo”, oppure il cacciatore di topi come “uomo con un topo sulla spalla”, o, ancora, la magica Tennin come “donna che vola tra le nuvole”? Tutto questo capiterà ancora, anche se magari con minore frequenza, e ciò è da imputarsi alla grande mole e all’intrinseca diversificazione che caratterizzano le leggende giapponesi o, più genericamente, quelle orientali: è quasi impossibile, dunque, affermare di conoscerle tutte o anche solo in buona parte. Rassegnandoci con umiltà a non poter mai giungere ad una padronanza assoluta delle tradizioni mitologiche e folkloristiche giapponesi, nel momento in cui ci capiti di venire a conoscenza di una nuova, e oltretutto curiosa, leggenda, la segnaleremo affinché possa diventare dominio di tutti. Così, dunque, abbiamo fatto con questo bel netsuke di tipo manju con scodella in avorio ben patinato e placca in shibuichi, lega di rame e argento con intarsi d’oro (Kin Takazogan) e d’argento (Gin Takazogan), la cui epoca è facilmente collocabile intorno al 1850 e il cui diametro è di 46 mm: ma… come denominarlo? La scena è manifesta, ma non del tutto spiegabile razionalmente: una giovane donna adagiata sulla riva di uno stagno recupera dall’acqua, aiutandosi con un ramoscello, una freccia, insolitamente spuntata. Che si tratti effettivamente di uno stagno e non, per esempio, di un fiume è evidente dal momento che la giovane non riuscirebbe, solo con l’ausilio di un ramoscello, a prelevare la freccia dall’acqua corrente. Stando a ciò, il manju sarebbe stato catalogato, chissà per quanto tempo, come “giovane dama che recupera dall’acqua una freccia”, titolo che chiaramente non avrebbe convinto appieno ma che bene avrebbe riflesso quello che visivamente si poteva intuire: fortunatamente, per una volta questo rischio di generalizzazione si è potuto evitare grazie al pronto intervento di un nostro giovane amico che ci ha segnalato 12


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tempestivamente il ritrovamento della leggenda, veramente curiosa, riguardante questo bel soggetto e che veniamo così a condividere con tutti voi. Tamayori Hime, questo era dunque il nome della giovane donna che viveva, con la sua famiglia ricca e potente, in un villaggio. Un giorno, passeggiando vicino ad uno stagno, vide galleggiare sull’acqua una freccia che, con l’aiuto di un ramoscello, riuscì ad attirare a sé e a recuperare. Tornata quindi a casa, Kagamibuta che narra la leggenda di Tamayori infisse la freccia sul basso tetto di paglia Tamayori Hime. Scodella in avorio della sua abitazione e, col passare del tempo, finì con e piattino in metallo, secolo XIX, il dimenticarsene. Qualche mese dopo, però, la giodiametro mm 45, non firmato. vane donna si accorse di essere rimasta incinta e a Collezione La Galliavola nulla valsero le insistenti domande dei genitori per sapere chi fosse il padre del nascituro: la ragazza non sapeva (o, come pensarono i parenti ed il villaggio, non volle) indicare nessuno come padre del bambino che portava in grembo. Nacque dunque il bambino, senza che Tamayori Hime avesse mai rivelato il nome che tanto stava a cuore ai genitori che, non dandosi per vinti, attesero che il nipote crescesse per architettare un fine inganno. Convocarono davanti alla loro abitazione tutti i maschi del villaggio e consegnarono al piccolo una ciotola contenente del vino, invitandolo confidando forse sull’innocenza fanciullesca e sul richiamo del sangue - ad offrirla a chiunque reputasse essere suo padre. Il bambino si mise dunque a girare in mezzo alla folla lì radunata, fissando negli occhi uno ad uno gli uomini del villaggio, alla ricerca del suo possibile genitore: infine, si avviò in maniera decisa verso la propria casa e, indirizzandosi al tetto, offrì la ciotola alla freccia riposta lì e dimenticata dalla madre. Da questo momento la leggenda, come accade di sovente nelle storie giapponesi, si diversifica, fino a diventare persino epico-religiosa: il bimbo ascese al cielo e diventò una divinità del tuono. Noi preferiamo invece fermarci in questo punto: con l’immagine vivida e familiare di questo fanciullo, che fantasticheremo paffuto dentro ad un kimono ingombrante, che gira e inciampa nel cortile di casa, osservato da decine di occhi, forse anche un po’ timorosi, alla ricerca del padre e che lo individua in una freccia spuntata… già, perché poi sarà stata spuntata? Chi sa qualcosa parli. 13


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Londra, Bonhams, 9 novembre

Wrangham Collection Parte I

Quando l’attesa crea l’evento Generalmente l’importanza di un evento crea attorno a sé un’attesa spasmodica che ne determina il successo. Nel caso della dispersione della Collezione Wrangham da parte della casa d’aste londinese Bonhams, avvenuta il 9 novembre scorso, esperto il nostro amico Neil Davey, l’effetto si è ribaltato e l’attesa, creata con molta arte, alla fine… ha creato l’evento. Queste le conclusioni a cui siamo giunti con Bruno Asnaghi dopo lunghe chiacchierate basate in un primo tempo sulle ipotesi ed infine documentate, con il catalogo finalmente tra le mani, a commentare pezzo per pezzo quella che era stata enfatizzata come la vendita all’asta dell’anno. La parziale delusione è stata attutita e giustificata dalla riflessione che Edward Wrangham è stato soprattutto un collezionista di lacche. Queste infatti, nel catalogo, sono state privilegiate rispetto agli 83 lotti di netsuke, che sono quasi tutti in legno, solo una quindicina in avorio e qualche manju, accompagnato dal forte sospetto che si tratti di uno smembramento dei set con gli stessi inro. Tolti i netsuke, gli inro sarebbero riusciti a mantenere la stessa attrattiva, serbando inoltre lo stesso valore economico, mentre i netsuke, da oggetti complementari sarebbero diventati primari e con un valore proprio e consistente. E’ quanto in effetti poi è accaduto, i netsuke, risultati banali ad una prima lettura del catalogo, ma sapientemente accreditati da precedenti collezioni e pubblicazioni, hanno ottenuto risultati eccellenti con piena soddisfazione della casa d’aste e non poco stupore tra gli “addetti ai lavori”. Citeremo in questa sede introduttiva i principali autori che hanno pubblicato un gran numero dei netsuke presentati all’asta, evitando di ripetere per ogni lotto la relativa bibliografia: B. HURTIG, Masterpieces of Netsuke Art, Weatherhill, 1973; N. DAVEY, Netsuke. A comprehensive study based on the M.T. Hindson Collection, Sotheby Parke Bernet, 1974; F. MEINERTZHAGEN, The Meinertzhagen Card Index on Netsuke in the Archives of the British Museum, edito a cura di G. Lazarnick, Alan R. Liss, 1986. La scelta dei lotti, che qui di seguito andiamo a commentare, risponde a criteri puramente personali. Infine si tenga presente che, essendo a Londra, i risultati, già comprensivi delle commissioni, sono espressi in sterline (pound) e quindi devono essere aumentati di circa il 50% per la conversione in euro. 14


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Lotto 113. Netsuke in legno, un dragone, firmato Juko, secolo XIX, altezza cm 4,5, valutato 2.000/2.500 sterline, aggiudicato a 21.000. Asnaghi commenta che per una delle più comuni interpretazioni dei netsuke, la cui esecuzione oltretutto non è di particolare qualità, dalla forma confusa, il prezzo pagato di 30.000 euro risulta eccessivo. Suggeriamo che debba trattarsi di un soggetto non particolarmente fotogenico: la nostra ricerca sul Masterpieces of Netsuke Art dell’Hurtig Lotto 113 non ha infatti dato esiti migliori. Lotto 115. Netsuke in legno, una tigre con cucciolo, firmato Tanako Minko (1735-1816), altezza cm 4,5, stimato 4.500/5.000 sterline e venduto a 9.360. Minko, un ottimo netsukeshi, che predilige l’intaglio di animali, qui rappresenta uno dei soggetti più ricercati dai collezionisti. La particolare attenzione del carver nel ricavare l’himotoshi tra le zampe anteriori e intarsiando gli occhi di ottone con la pupilla nera di ebano, giustificano l’apprezzamento del compratore che ha raddoppiato il Lotto 115 valore di stima. Lotto 118. Netsuke in legno, un cane accucciato, firmato Masanao di Kyoto, tardo secolo XVIII, lungo cm 5,4, viene proposto con una stima di 20.000/25.000 pounds e passa di mano a 38.400. Prezzo più alto pagato per un netsuke all’interno di quest’asta. Si tratta di un semplice cagnolino accucciato e con la coda arricciata. La forma non è simpatica né feroce. L’Asnaghi afferma: “Senza ironia si tratta di un botolo, neppur ringhioso. Un pezzo che mi pare squalifichi la firma dell’autore”. In effetti, uno dei lotti che ci ha lasciato più perplessi, considerando anche che, ricercando altre riproduzioni fotografiche del soggetto, il risultato non è migliorato. Sembra quasi Lotto 118 che una firma incisa, Masanao, giustifichi 15


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la somma di oltre 50.000 euro. La qualità rimane quindi ininfluente? Lotto 123. Netsuke in legno, la testa di un samurai, firmato Iwama Masayoshi, secolo XIX, altezza cm 4,2, stimato 1.000/1.500 e aggiudicato a 12.000 sterline. Uno dei pezzi più controversi: l’Hurtig lo definisce un arhat, Davey circa quarant’anni fa come un rakan, ora lo stesso Davey lo descrive come la testa di un samurai, sottacendo a tutti l’elemento forse più importante: non si tratta di un semplice netsuke. Asnaghi evidenzia, giustamente, che si tratta di un Suigara-ake (un posacenere) e aggiunge inoltre che, vista l’acconciatura dei capelli, si Lotto 123 tratta sicuramente della testa di un samurai e che l’anello del codino serva per estrarre la cenere del vano sottostante. Nonostante queste disquisizioni, neanche accademiche, l’esborso di circa 18.000 euro sembra eccessivo, anche considerando la felure, meglio riscontrabile in altre fotografie, che interessa la parte destra del volto. Un alto valore per una “gnucca interpretazione dall’ebete espressione”. Asnaghi dixit. Lotto 124. Netsuke in legno, gruppo di cinque aironi, firmato Tategawa Takusai, secolo XIX e venduto per 12.000 sterline. Quattro aironi sono sulla base e il quinto è al Lotto 124 centro, con le ali quasi aperte a proteggere gli altri, compattando la figura intera. Il legno è leggermente consumato e di bel colore. Il soggetto abbastanza inusuale, raffinato e finemente intagliato, non giustifica comunque, a nostro avviso, i circa 18.000 euro pagati. Lotto 125. Netsuke in legno, un tamburo con all’interno un gallo, firmato Naito Toyomasa (17731856), diametro cm 4,5, stimato 3.500/4.000 e aggiudicato a 3.600 sterline. Finalmente un lotto aggiudicato ad un prezzo “normale”, se tale può dirsi la somma di oltre 5.000 euro per un semLotto 125 plice manju. 16


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Lotto 141. Netsuke in legno laccato, un pesce essiccato, attribuito a Ogawa Haritsu (Ritsuo), secolo XVIII, lungo cm 10,9, stimato 4.000/4.500 e aggiudicato 4.320 pounds. Il retro è decorato con un disegno di foglie in lacca rossa mentre la coda, le pinne e il filo sono in lacca d’oro. La figura del pesce ricopre un ruolo importante nella tradizione giapponese, in quanto simbolo di buona fortuna e di salute. Un bel netsuke ad un prezzo equo, ma Asnaghi ha la sua da dire: “A ben vedere non sembrerebbe un pesce essiccato…”: in effetti generalmente questa tipologia di netsuke rappresenta un salmone tagliato per essere servito crudo come sashimi, per la precisione.

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Lotto 143. Hako netsuke in lacca, La lepre sulla luna, firmato Shibata Zeshin (18071891), altezza cm 3,2, valutato 2.500/3.000 sterline e aggiudicato a 33.600. Nonostante l’incredibile prezzo pagato, pochi commenti per uno scatolino di lacca, rivalutato dieci volte la stima e che fa esprimere Asnaghi in questo modo: “Altro rebus avvolto in un crittogramma”. Tutto chiaro, no? Lotto 158. Kagamibuta, scodella in dente di narvalo e piattino in shibuichi, firmato Ozawa Shuraku e attribuito a Kaigyokusai Masatsugu, secolo XIX, diametro cm 5,1, quotato 2.500/3.000 sterline, aggiudicato per 7.440. Sul piattino sono finemente e lievemente incise farfalle danzanti. Nonostante la buta sia di materiale raro e ricercato, le numerose crepe naturali e del tempo avrebbero dovuto condizionare, e non di poco, il prezzo di questo manju, invece…

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Lotto 163. Netsuke in avorio, Hotei con il sacco, firmato Ohara Mitsuhiro di Osaka (1810-1875), altezza cm 4,2, stimato 1.500/1.800 sterline e aggiudicato a 5.400. Curiosa imitazione di un modello di netsuke in porcellana dura di Bizen. L’avorio è tinto per imitare la trama del biscuit. Non sappiamo quanto il senso estetico abbia tratto vantaggio dalla sperimentazione tecnica. Lotto 165. Netsuke in avorio, gruppo con due conigli, firmato e attribuito a Okatomo, Kyoto, primi del 1800, altezza cm 4,5, la stima di 4.500/5.000 sterline ha avuto un riscontro di 6.000. Una comune Lotto 163 interpretazione naturalistica, che non ha convinto completamente i collezionisti, che evidentemente non hanno creduto né alla firma né all’attribuzione. Un netsuke destinato a rimanere nel limbo. Lotto 174. Netsuke in dente probabilmente di una creatura marina con inciso in rilievo un ragno, firmato Lotto 165 Seiyodo Tomiharu, Iwami, datato 1787, altezza cm 5,4, stimato 2.000/2.500 sterline e aggiudicato per 5.400. Anche in questo lotto, scopriamo una divergenza: il Lazarnick nella sua pubblicazione indica il materiale addirittura come dente di tigre. Sembra più corretto il giudizio di Neil Davey. Scandalizzato l’Asnaghi dal prezzo pagato per “un dente con un ragnetto incorporato”. Lotto 177. Un artiglio naturale di ibis adattato a netsuke, tardo secolo XIX - inizio XX, non firmato, altezza cm 7,6, stimato 400/500 pounds e assegnato a 2.880. Questo lotto lo commentiamo esclusivamente per evidenziare quanto possa essere molteplice e soggettiva la valutazione del bello… Lotto 174 18


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Lotto 177 Lotto 178. Netsuke in legno laccato, maschera di Konoha Tengu, non firmato, secolo XIX, altezza cm 4,5, valutato 650/700 e venduto a 4.200 sterline. Immagine dal lungo naso di Tengu, avvolto in un furoshiki (fazzoletto) laccato in fondame, con foglie di acero in takamakie. Probabilmente non sufficientemente considerato nella stima iniziale, ha raggiunto la sua giusta quotazione. Lotto 183. Netsuke in legno, maschera di O-Beshimi, firmato Deme Uman, inizio secolo XIX, altezza cm 4,5, quotato 450/500 e venduto a 840 sterline. Forse distratti dall’ultimo lotto, i collezionisti hanno lasciato che questo omote di OBeshimi andasse regalato. Questo bell’oggetto, infatti, confermerebbe che, in alcune occasioni, le maschere dei netsuke possano arrivare ad essere addirittura più affascinanti di quelle prodotte per il teatro Nō, sebbene, come in questo caso, siano create da una stessa famiglia di mascherai, Deme, attivi da secoli in quell’ambito. Ci sarà, probabilmente nell’autunno del prossimo anno, la vendita della seconda parte della collezione Wrangham: ci siamo dati l’appuntamento con Asnaghi.

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Arte giapponese a Londra

Rutherston & Bandini Ltd. Il mese di Gennaio Londra vedrà l’apertura di una nuova galleria d’arte giapponese, la Rutherston & Bandini Ltd. Due veterani della Sotheby’s e della scena dell’arte giapponese, Max Rutherston e Rosemary Bandini, uniscono infatti le loro forze in questa nuova iniziativa. Dopo la laurea ad Oxford, la carriera di Max Rutherston all’interno del mondo dell’arte è iniziata nel 1979 come esperto di pittura europea presso la Sotheby’s a Londra, poi di pittura britannica nella galleria in New Bond Street per poi approdare nuovamente in Sotheby’s all’interno del Dipartimento d’arte giapponese di cui in seguito ha ricoperto la carica di direttore. Infine presso Sydney L. Moss Ltd., la galleria d’arte asiatica più antica di Londra, per amministrare la galleria e ingrandire il business all’interno dell’arte giapponese. Rosemary Bandini ha lavorato all’interno del Dipartimento di arte giapponese alla Sotheby’s dal 1977, prima di sposare Luigi Bandini della Eskenazi Ltd. In seguito, ha continuato a lavorare nel campo dell’arte giapponese presso Eskenazi curando la preparazione dei cataloghi per le esposizioni ed organizzando due mostre di successo, prima di configurarsi come dealer indipendente nel 1998. Autrice di libri che registrano e catalogano collezioni private di netsuke, tra cui è sicuramente da segnalare

Max Rutherston e Rosemary Bandini durante il pranzo in apertura del Symposium nel Novembre 2010 20


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Shishi and Other Netsuke, the Collection of Harriet Szechenyi è , inoltre, parte integrante della sezione editoriale dell’Associazione FrancoGiapponese. Ha pubblicato un gran numero di articoli e presiede a frequenti e regolari conferenze sull’argomento dei netsuke.

Tomotada: Tigre con cucciolo.

Seiyodo Gansui: Zanna di cinghiale con inciso un drago.

Sekijoken Motozane: Tsuba.

I due, insieme, hanno appena organizzato il London Netsuke Symposium, largamente riconosciuto, ad oggi, come il miglior convegno sull’argomento. I due soci dovrebbero, quindi, aprire le porte della loro nuova galleria, sita all’interno della Georgian House, in Bury Street, St. James, il 4 gennaio prossimo. Nonostante questo delay, i due partner saranno disponibili dal primo dicembre. Mentre attendiamo il nuovo numero di telefono, sono contattabili: Max Rutherston Mobile: +44 7973 775635 max.rutherston@gmail.com

Rosemary Bandini +44 7968 182292 rosemarybandini@hotmail.com

Dal 4 gennaio 2011 al seguente indirizzo:

5 Georgian House 10 Bury Street London SW1Y 6AA 21


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dite la vostra ... Gentile signor Gaggianesi il suo bollettino di Giugno mi aveva opportunamente informato del London Netsuke Symposium da tenersi nei giorni dal 5 all’8 di novembre. Trovandomi in quel periodo in Inghilterra con mia moglie ho potuto fare una puntata a Londra e seguire parte dei lavori. Il giorno 7, in una città invasa da italiani in preda a febbre da shopping, ci incamminiamo verso gli oggetti della nostra passione. Il Simposio si tiene in Mayfair presso la Dartmouth House, sede dell’organizzazione caritatevole English Speaking Union. È per noi una interessante occasione sia per vedere begli esempi di netsuke che per conoscere i maggiori esperti del settore. La prima piacevole sorpresa è il fatto che nel cercare la ESU ci imbattiamo nella sede della Sydney Moss in Queen Street, a due passi dalla nostra meta. Accolti con grande cortesia possiamo prendere visione dell’intera raccolta di inro, ojime e netsuke di Elinor Nordskog, un’anziana ed eccentrica collezionista californiana. Ancora estasiati da quanto abbiamo visto, ma allo stesso tempo sconvolti da alcuni dei prezzi che ci sono stati indicati, arriviamo presso la sede del simposio. Qualche passo attraverso le ovattate sale della Dartmouth House per individuare ove si svolgono i lavori ed eccoci giusto in tempo per partecipare al worshop organizzato da Petra Dorman relativo all’identificazione di soggetti Netsuke. Un pubblico attento, ma non particolarmente numeroso, viene intrattenuto dall’esperta che esamina netsuke dai soggetti poco familiari presentati direttamente da collezionisti. Sotto i nostri occhi passano sennin dagli attributi mai visti, qualche astruso soggetto buddista, manju con iscrizioni misteriose… Le spiegazioni evocano le fantasiose storie e leggende che hanno ispirato i netsukeshi. Qualche esitazione solo quando si tratta di fare attribuzioni a scuole o interpretare firme. In questo campo la vita è dura per tutti. Un rapido lunch e poi il momento tanto atteso dell’apertura della dealer room. Che assortimento di grossi calibri! Da Sagemonoya a Rosemary Bandini. L’atmosfera è quella delle grandi occasioni: trattati come se fossimo collezionisti d’oltre oceano ognuno è gentile e prodigo di spiegazioni. Abbiamo anche l’occasione di conoscere alcuni dei collaboratori della International Netsuke Society la prestigiosa rivista americana, in particolare Yoshida Yukari responsabile della rubrica Questions & Answers. Ci è solo dispiaciuto non poter vedere Neil Davey, probabilmente il più grande esperto vivente di netsuke. È sera siamo ad Heathrow in attesa del nostro aereo, appagati nella vista ma non stringiamo niente tra le nostre mani. Paola e Gianni Rimondi PS. L’appetito vien mangiando. E perché rinunciare agli eventi di casa nostra? E così il giorno 13 siamo in Via Borgogna nella sede della Galliavola al Milano Netsuke Meeting. Il campionario è meno ricco, ma i pezzi sono ugualmente belli, l’atmosfera è più sciolta, c’è più calore, i prezzi sono più umani… ed ecco che anche noi, finalmente, ci decidiamo ad acquistare il pezzo che arricchisce la nostra piccola collezione…. 22


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dite la vostra ... Carissimi Carla e Roberto, complimenti vivissimi per il successo riscosso dal primo Milano Netsuke Meeting dello scorso 13 Novembre. Grazie per aver dato una risposta così concreta alla domanda che, alla fine del 2006, ci ponevamo di fronte allo scempio che le proposte delle Case d’Asta e dei Mercanti stavano facendo del mondo dei Netsuke e degli Okimono. Ricordate? Ci chiedevamo come fosse possibile che in Italia non esistesse - salvo rare eccezioni - alcuna conoscenza di una così affascinante forma d’Arte. Tante volte abbiamo commentato le vergognose proposte del mercato nazionale concludendo che se il collezionista neofita era totalmente privo di difesa ciò era dovuto essenzialmente al fatto che nessuno (eccezion fatta per il Professore Asnaghi e pochi altri) si era sino ad allora preoccupato di fornirgli punti di riferimento ben precisi, sufficienti cioè ad evitargli quegli incauti acquisti che normalmente finiscono per bloccare sul nascere una coinvolgente passione. Esisteva, invero, una limitata bibliografia in lingua inglese che tramite rare e costosissime pubblicazioni, non a tutti accessibili, riproponeva quasi sempre le solite opere da collezioni storiche. Mancava così un approccio propedeutico per i neofiti che quindi non potevano sicuramente permettersi, agli inizi, l’acquisto di un “cavallo al pascolo” o di un “olandese con Rarissimo Straniero gallo”, di epoca certa e di sicura provenienza. con spadone, avorio, Questo era il vuoto che bisognava colmare e Voi ci siete riusciti: secolo XVII-XVIII, grazie alla Vostra iniziativa sentiremo sempre con minor frequenaltezza mm 86. za indicare i Netsuke e gli Himotoshi con i termini bottoni e fori. Collezione Bellini. Con pazienza, intelligenza ed impegno professionale siete riusciti in poco tempo a realizzare ed a consolidare un veicolo (il Bollettino) che costituisce oramai un punto di riferimento così importante da richiamare al I Meeting una “folla” impensabile all’inizio dell’avventura. Sicuramente la Baronessa,, che con signorile passione e professionalità riuscì a trasmettere il piacere tattile del Netsuke ad un ristretto gruppo di amici-clienti, sarà estremamente orgogliosa di come avete saputo raccoglierne il testimone. Auspico un sempre maggior coinvolgimento dei fruitori del Bollettino e, in attesa di ritrovarci tutti, affettuosamente Vi abbraccio. Fabrizio Bellini, Il Professore Mai lettera pubblicata su questo Bollettino ci ha fatto più piacere! Carla e Roberto


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La Galliavola Arte Orientale Via Borgogna, 9 - 20122 Milano tel. +39 0276007706 - fax. +39 0276007708 www.lagalliavola.com info@lagalliavola.com


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