PROVINCIA AUTONOMA

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IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CPO BZ PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESI

Rivista mensile della Giunta provinciale di Bolzano 9/2012

40 anni nuova Autonomia ia 20 anni quietanza liberatoria bera atoria

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colophon

sommario

IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CPO BZ PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESI

Rivista mensile della Giunta provinciale di Bolzano 9/2012

40 anni nuova Autonomia ia 20 anni quietanza liberatoria beratoria

Editrice: Giunta provinciale Direttore responsabile: Silvana Amistadi Redazione di questo numero: Michele Bolognini Paolo Ferrari Thomas Ohnewein J. Christian Rainer Alexander Stuffer Autori: Hans Karl Peterlini Giorgio Mezzalira Layout: Friedl Raffeiner

3 Tre gruppi, un’autonomia Come si sviluppa l’autonomia dell’Alto Adige? Per garantire l’armonica convivenza di italiani, tedeschi e ladini è necessario che funzioni un complesso meccanismo basato su sistema giuridico, rotazione degli ufÀci, organismi paritetici e rappresentanza proporzionale di tutti i gruppi linguistici.

16 40 ani de recunescënza plëina Cun l Statut d’Autonomia nuef, l ann 1972, ie la jënt ladina unida recunesciuda uÀzialmënter dal Stat Talian.

18 Autonomia tra due poli L’autonomia dell’Alto Adige è in primo luogo etnica o piuttosto territoriale, comportando quindi opportunità di sviluppo per tutta la popolazione che vive in questa terra ? Un approfondimento di Giorgio Mezzalira.

8 Generazione ‘72 I Àgli dell’autonomia altoatesina tra voluttuoso risveglio e vecchie paure, descritti da Hans Karl Peterlini.

26 Autonomia è…

14 1972, 1992, 2012 Panoramica sui principali eventi dall’entrata in vigore del nuovo Statuto di autonomia il 20 gennaio 1972 Àno ad oggi.

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Attraverso un Àlm una particolare proposta di riÁessione sullo sviluppo dell’autonomia altoatesina. Le immagini mostrano che l’autonomia è più di Statuto e norme di attuazione: è anche la patente di guida, il lavoro alla Lancia di Bolzano, la scelta della scuola da frequentare.

Chiusura in redazione: 24 agosto 2012 © USP L’utilizzo a scopi non commerciali di testi e foto pubblicati nella rivista ”Provincia autonoma“ è permesso solo con il consenso della Redazione.

Il grrazie ufÀciale Gli anniversari dell’autton onom omia ia o off ffro rono no a alllla a Provincia a di Bolzano anc nche he ll’o ’occ ccas asio ione ne p per er ringraziarre tutte le l ffor o ze d dem emoc ocra rati tich iche e ch che e a Roma e a Vienna ha h nn nno o re reso so p pos ossi sibi bile le questa autonomia. All’It Ital alia ia e a allll’A ’Aus ustr tria ia,, rappresentati dalle mass ssim ime e au auto tori rità tà politiche,, i presidenti de elllla a Re Repu pubb bblilica ca Giorgio Napolitano e He Hein inz z Fi Fisc sche her, r, viene con nsegnato il 5 se s tt ttem embr bre e a Me Mera rano no il Grande e ordine di me meri r to d del ella la Pro rovi vinc ncia ia a. Aprire il lettore QR-Code sul telefono cellulare, inquadrare il codice con la fotocamera per collegarsi alla pagina web della Giunta provinciale. Il lettore QR-Code può essere scaricato gratis dal sito http://i-nigma.mobi/

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L’Alto Adige ha una Nuova Autonomia. Nel novembre 1972 viene pubblicato il secondo Statuto di autonomia, sul quale poggia ancora oggi l’intera architettura politica dell’Alto Adige. A differenza del primo Statuto, questa versione aggiornata prevede margini di manovra e competenze robuste per la Provincia di Bolzano. L’autonomia quindi non più come grazia ricevuta dallo Stato bensì come forma di autogoverno degna di questo nome. La sua attuazione dura però più a lungo del previsto e richiederà ancora due decenni.

Due decenni che hanno visto Luis Durnwalder protago onista po olitico prima come Consigliere provinciale e, poi come Assessore e inÀ nÀne e come P Presidente della Provincia. Nel 1972, tuttavia, il giovane Durnwallder non è ancora politicamente attivo o sulla rib balta provinciale: allora, a 31 anni, è sin ndaco di Falzes e amministra il suo paese e natale in Pusteria, è diretto ore dell’Un nione agricoltori (Bauernbund) e si prepa ara al salto in Consiglio provincciale, che farà un anno più tardi.

1972

START

Sulla Gazzetta ufÀciale del 20 novembre 1972 viene pubblicato il decreto del Presidente della Repubblica con l’approvazione delle leggi costituzionali contenute nel secondo Statuto: si apre la nuova fase dell’autonomia dell’Alto Adige, quella che porta alla paciÀcazione e allo sviluppo.

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Gruppi linguistici In Alto Adige vivono circa 500mila persone: il 69,4% appartiene al gruppo linguistico tedesco, al gruppo italiano appartiene il 26,1% degli altoatesini, mentre i ladini sono il 4,5%. In aggiunta vivono attualmente in Alto Adige circa 44mila stranieri, un terzo circa proveniente da altri Paesi dell’Unione Europea.

Ritorno tra i banchi per superare l’esame di bilinguismo: un’esperienza vissuta da generazioni di altoatesini

un’autonomia La particolarità dell’Alto Adige è data dalla convivenza di 3 gruppi linguistici: italiano, tedesco e ladino. A garantirla c’è un sistema giuridico complesso in cui si intrecciano rotazione delle funzioni, presenza paritetica negli organismi e rappresentanza proporzionale di tutti i gruppi.

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L’equilibrio tra i tre gruppi linguistici si basa sulla loro partecipazione al processo politico decisionale, su un elevato livello di autonomia per ogni gruppo linguistico, in particolare nella politica culturale e dell’istruzione, sul principio della proporzionale come regola base della rappresentanza politica, dell’assunzione di personale nel servizio pubblico e della distribuzione di determinate risorse pubbliche (es. Ànanziamenti per la cultura o l’edilizia sociale abitativa), e sul Veto della minoranza come ultima ratio a difesa di interessi fondamentali del proprio gruppo linguistico. L’Autonomia dell’Alto Adige, dal punto di vista legislativo, si fonda sulla Costituzione italiana, sull’Accordo di Parigi e sul secondo Statuto di Autonomia.

69,4 % Al censimento 2011, 314.600 altoatesini si sono dichiarati appartenenti al gruppo di lingua tedesca…..

La parte più consistente della popolazione è costituita dal gruppo tedesco: è riconducibile storicamente ai ceppi germanico, alemanno e baiuvaro, che attraversarono l’attuale Alto Adige all’epoca della migrazione verso sud. Una parte di loro decise di fermarsi e insediarsi in questa area. Dal punto di vista storico-culturale il gruppo più “giovane” dell’Alto Adige è quello italiano, che visse il momento di maggiore incremento all’epoca del fascismo, negli anni ‘20 e ‘30 del Novecento, quando il regime di Mussolini cercò di potenziare il “carattere italiano” dell’Alto Adige attraverso una massiccia

1972

1972

L’Alto Adige è meta frequente delle visite del Capo dello Stato: in via ufÀciale ma anche per un meritato riposo (foto: il presidente della Repubblica Giovanni Leone nel 1971 a Villa Ausserer a Siusi con Silvius Magnago).

Per spiegare alla popolazione l’importanza dell’autonomia e le sue particolarità è stato necessario, soprattutto nei primi anni dopo il Pacchetto, il contatto diretto con i cittadini sul territorio (foto: manifesto pubblicizza un incontro pubblico a Campo Tures nel 1972).

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Basi dell‘autonomia

26,1 % …118.000 al gruppo di lingua italiana….

4 5% 4,5

…e 20.500 al gruppo di lingua ladina.

In Alto Adige vivono anche 44.000 cittadini stranieri, tranieri, di d cui 1/3 provenie provenienti da Paesi UE.

immigrazione da altre regioni. La politica di nazionalizzazione è testimoniata dai numeri: nel censimento del 1910 il Sudtirolo contava 7.339 italiani, nel 1961 erano diventati 128.271. La percentuale del gruppo linguistico italiano nella popolazione complessiva era salita in mezzo secolo dal 2,9% al 34,3%. Il gruppo linguistico ladino è il più antico della provincia. Il ladino (detto anche retoromanico) è una lingua neolatina o romanica. Dopo la conquista delle regioni alpine ad opera dell’Impero romano nel 15 a.C., la popolazione locale adottò il latino popolare degli amministratori e dei soldati senza comunque rinunciare del tutto alla propria lingua. Il ladino si sviluppò quindi dall’idioma adottato dalle popolazioni retiche, noriche e carniche in questa area. La struttura della lingua ladina denota anche inÁ Áussi celtici.

Se lo Statuto di autonomia è il fondamento giuridico su cui poggia l’autonomia dell’Alto Adige, le sue disposizioni necessitano di norme di attuazione per essere tradotte nella pratica. Nel 1973, un anno dopo l’entrata in vigore dello Statuto, vengono pubblicate le prime: riguardano la scuola, i beni culturali, il patrimonio e il diritto di voto. Nel 1974 seguono tra le altre le norme di attuazione sul turismo e sull’alpinismo.

Quelle su turismo e alpinismo sono per l’assessore Hans Berger due norme di attuazione basilarri, e non solo perché è il responsabile politico de el turismo. Infatti il suo diplom ma di mae estro di sci ha 40 anni, come ill secondo o Statuto di autonomia, e app pena due anni dopo il varo della norma sull’alpin nismo Berger fondò a Riva di Tures la sccuola di sci esistente ancora og ggi. E in tema t di turismo, sempre a Riva a la sua famif glia gestisce un hotel.

1973

1974

Alto Adige in prima Àla nella pratica sportiva grazie alle strutture che la Provincia garantisce sul territorio a partire dagli anni 70. Ma Alto Adige anche ai vertici mondiali con le sue eccellenze (foto: il presidente Magnago nel 1973 con Klaus Dibiasi e Gustav Thöni).

L’autonomia ha collegato territori, unito popolazioni, sviluppato collaborazioni regionali: spesso tutto è cominciato da una strada, come quella di Passo Stalle nel 1974 (foto: il presidente Magnago e l‘assessore tirolese Partl all’inaugurazione).

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Fondamenti di autonomia L’Autonomia dell’Alto Adige poggia su tre Carte fondamentali: la Costituzione italiana, l’Accordo di Parigi e il secondo Statuto di autonomia.

tutela complessiva della minoranza austriaca. Risultato di questa condizione fu la stipula dell’Accordo di Parigi tra Italia e Austria, che definisce le linee portanti dell’autonomia. Questo contratto rappresenta la garanzia internazionale dell’autonomia dell’Alto Adige.

Accordo di Parigi

Costituzione italiana

Alla fine della Seconda guerra mondiale l’Alto Adige rimase ancora territorio italiano, a patto di rispettare una

La tutela delle minoranze è ancorata nell’articolo 6 della Costituzione italiana.

Secondo Statuto di Autonomia Con il secondo Statuto di Autonomia del 1972 la Provincia di Bolzano ottiene di fatto lo status di una Regione, ma con un’autonomia legislativa e amministrativa più ampia rispetto alle competenze di una Regione a statuto ordinario.

Nella storia dell’autonomia: Alcide Degasperi e Karl Gruber alla À Àrma dell’Accordo di Parigi

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Dopo il nuovo Statuto: Silvius Magnago in TV spiega agli altoatesini cosa cambia

1975

1975

Gli anni d’oro dell’alpinismo altoatesino e i loro protagonisti: Peter Habeler e Reinhold Messner nel 1975 accolti da Magnago al loro ritorno dalla spedizione sul Gasherbrum I.

La Zona industriale di Bolzano è uno dei simboli che segnano il cammino dell’autonomia: prima con i colossi del settore, poi come dinamica area produttiva, sempre con il sostegno della Provincia (foto: Silvius Magnago visita nel 1975 lo stabilimento Iveco con il sindaco Giancarlo Bolognini).

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Basi dell‘autonomia Competenze primarie • • • • • • • • • • • • •

Cultura Scuole m materne Sociale Strade Edilizia abitativa Trasporti pubblici Turismo Artigianato Commercio Industria Agricoltura Protezione e civile Parchi nat aturali

Competenze secondarie • Scuole •S Sanità • Sp port

Uno dei tasselli centrali nell’architettura della nuova autonomia e del suo sviluppo lungo quattro decenni è stato Àssato nel 1976: con una norma di attuazione dello Statuto viene introdotta la proporzionale etnica, ovvero il sistema percentuale che disciplina tra l’altro la suddivisione dei posti pubblici in Alto Adige in base alla consistenza dei gruppi linguistici italiano, tedesco e ladino come emerge dai dati del censimento della popolazione.

Competenze statali • • • • •

Immigra migrazione Difesa Polizia Giustizia Finanze z ze

Per l’assessore Florian Mussner questo norma ha ovviamente un’importtanza particolare perché apre nuove opp portunità per la più piccola mino oranza, i la adini. Ma è un anno di nuove chances a anche per Mussner: entrato ne el 1971 nella Cassa rurale di Selva Gard dena, nel 1 1976 ne diventa il direttore (a 25 anni il più giovane responsabile, in Alto Adiige e non solo). La situazione economicca in cui opera il direttore di banca Musssner ricorda l’attuale: crisi e an ncora crissi. Un esempio: nel 1975 l’inÁ nÁazione in Italia sale oltre il 20%.

1976

1977

Altre priorità: se negli anni 70 e 80 si voleva arrivare in auto Àno alla porta del negozio (come da cartolina di Corso Libertà a Merano), oggi si punta a valorizzare i centri urbani con la creazione di zone pedonali e il sostegno al commercio di vicinato.

Controllo passaporti e dogana al conÀne del Brennero: ma con l’Europa unita e l’Euregio le barriere sono cadute e l’Alto Adige, grazie allo sviluppo portato dall’autonomia, tiene il passo delle Regioni più avanzate.

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Regole del vivere assieme Proporzionale etnica nel servizio pubblico e nel sistema di governo, bilinguismo negli ufÀ Àci e nei servizi pubblici, nomi bilingui e trilingui nelle indicazioni geograÀ Àche, insegnamento nella madrelingua: questi i principi di base sanciti dallo Statuto di Autonomia. La convivenza tra gruppi linguistici diversi in uno stesso sistema politico funziona solo se le esigenze di tutti vengono rispettate e considerate in un rapporto equilibrato tra loro. In Alto Adige tutto poggia su un sistema giuridico complesso ma preciso in cui si intrecciano rotazione delle funzioni, presenza paritetica negli organismi e rappresentanza proporzionale di tutti i gruppi linguistici.

Partecipazione di tutti La Giunta provinciale è un “governo etnico di coalizione“ e deve rispecchiare il rapporto numerico dei gruppi linguistici rappresentati nel Consiglio provinciale. Il Presidente del Consiglio provinciale viene eletto a rotazione tra i Consiglieri di tutti i gruppi linguistici

Elevato livello di autonomia… ...per ogni gruppo linguistico, in particolare nella politica culturale e dell’istruzione. L’autonomia culturale con il sistema scolastico diviso per gruppi linguistici è un elemento tipico della tutela dei diritti collettivi, in quanto tutte le decisioni in questo ambito richiedono solo il consenso del singolo gruppo di riferimento. Ogni gruppo linguistico ha un proprio sistema scolasti-

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La convivenza e il bilinguismo si costruiscono Àn da piccoli giocando assieme nella scuola materna co che garantisce l’insegnamento nella madrelingua e l’apprendimento dell’altra come seconda lingua.

votazione separata per gruppi linguistici. Parimenti, una norma di legge può essere impugnata davanti alla Corte costituzionale.

Proporz come regola base… …della rappresentanza politica, dell’assunzione di personale nel servizio pubblico e della distribuzione di determinate risorse pubbliche (es. Ànanziamenti per la cultura o l’edilizia sociale abitativa). La consistenza dei gruppi linguistici viene rilevata ogni 10 anni con il censimento e funge da base per aggiornare la distribuzione proporzionale dei posti pubblici e delle risorse, che viene gestita comunque in maniera Áessibile.

Veto della minoranza Quando un gruppo linguistico ritiene messo a rischio il principio della parità di trattamento di tutti i gruppi, i Consiglieri provinciali possono richiedere una

1978

1979

Affezionato ospite e amico dell’autonomia: il presidente della Repubblica Sandro Pertini, in vacanza al centro alpino dei carabinieri di Vallunga a Selva, riceve il benvenuto dal presidente della Provincia Magnago. È il 1978.

Controlli al valico del Brennero: ma dal 1998, con la caduta della frontiera e la libera circolazione in Europa, il transito è più semplice. Il trafÀco è diventato un problema, che si punta a contenere anche con la realizzazione del tunnel di base ferroviario.

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Basi dell‘autonomia

Finanziamento Il bilancio della Provincia di Bolzano si aggira attualmente sui 5 miliardi di euro all’anno. Il bilancio è alimentato imentato dal d gettito Àscale, sulla ulla base delle imposte riscosse r in Alto lto Adige.

Con i mezzi À Àn nanziari del bilancio provinciale in Alto Adige sono Ànanziate direttamen ente dalla Provincia e non dallo Stato – a differenza di altre Regioni italiane - molte olte competenze, tra le quali il sistema dell’istruzione l’istruzione dalla scuola materna all’università, il settore sanitario e quello sociale, la gestione dell’intera rete delle strade statali e provinciali.

Di queste entrate Àscali, i 9/10 restaano sul territorio provinciale, mentre ntre il residuo 1/10 viene trasferito ferito a Roma.

750 Mio. M € formazione e cultura

600 0 Mio. € amminisstrazione

1,6 Mrd. €

5 Mrd. €

sanità e sociale

500 Mio. € comu muni

Glossario Ac-cor-do di Pa-ri-gi, l’ (Alto Adige) stipulato il 5 settembre 1946 a Parigi tra Italia e Austria, noto anche come Accordo Degasperi-Gruber dal nome dei Àrmatari, À l’AP disciplina la tutela della popolazione di lingua tedesca nella Regione Trentino Alto Adige. Parte integrante del Trattato di pace tra Italia e Alleati, l’AP viene considerato la Magna Charta dell’autonomia dell’Alto Adige. Au-to-no-mi-a, l’ 1. facoltà di governarsi da sé: a. politica. A. locale: potere riconosciuto agli enti territoriali di delibera e intervento. 2. Indipendenza di giudizio, libertà di azione: a. della magistratura. 3. (Al Adige) (Alto Adi ) ampia i fforma di autogoverno basata sullo Statuto di autonomia. GECT, il 1. Acronimo di Gruppo europeo di cooperazione territoriale, dal 2006 stru-

mento dell’Unione Europea per favorire la collaborazione intterregionale e transfrontaliera. 2. (Alto Ad dige) braccio istituzionale e operativo delll’Euroregione Tirolo-Alto Adige-Trentino, che racchiude il Tirolo storico. Pac-chet-to, il 1. Confezione, involucro di piccole dimenssioni. 2. Insieme di cose di vario tipo, om mogenee tra loro: un p. di lettere; insiem me organico di proposte, di opportunità, ecc: p. di leggi, l’agenzia offre un p. conve eniente. 3. ((sport) gruppo di giocatori ch he svolgono una stessa funzione, specie nel calcio e nel rugby: p. difensivo, p f ,p p. dii mischia. 4. ((Alto Adige) g ) raccolta di 132 misure che devono garantire la tutela delle minoranze in Alto Adige, rappresentano la base del secondo Statuto di autonomia entrato in vigore nel 1972.

Pro-por-zio-na-le, la 1. sistema, ra appresentanza p., sistema elettorale seccondo cui i seggi sono ripartiti in proporzio one al numero di voti ottenuti da ciascuna lista. 2. (Alto Adige) p. etnica: regime giuridico che regola l’ammissione al pubblico o impiego, la ripartizione di contributi, l’’assegnazione di alloggi popolari in base e alla consistenza dei tre gruppi linguisticci, per garantire un’allocazione proporzio onale delle risorse. Pre-si-den-te (della Provincia), il 1. Chi, per elezione o per nomina, so ovrintende a un organo collegiale e ne coo ordina i lavori. 2. P. della Provincia: respons p sabile dell’istituzione competente su un n’area territoriale amministrativa che raggrruppa più Comuni. 3. (Alto Adige) capo de el Governo locale, presiede la Giunta proviinciale, l’organo esecutivo collegiale.

1979

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Dialogo costante negli anni con il Governo per trovare soluzioni concordate a favore dell‘autonomia (foto: a Roma nel 1979 il presidente del Consiglio Giulio Andreotti con il presidente della Provincia Silvius Magnago e i senatori Karl Mitterdorfer e Roland Riz.)

Un giovane Luis Durnwalder in Consiglio provinciale: l‘attuale governatore è entrato nel Parlamento locale nel 1973, nel ‘79 è approdato in Giunta come assessore e dal 1989 è il Landeshauptmann.

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Con glili annii 70 C 0 non solo l i cambiamenti bi i politici: li i i un’intera ’i generazione i sii mette iin moto

Hans Karl Peterlini *

I Àgli dell’autonomia altoatesina tra voluttuoso risveglio e vecchie paure

G

enerazione 1972 è una formula inusuale, una generazione né celebrata né malfamata. Non sono più i leggendari anni del Sessantotto, non è ancora la generazione Golf, non sono gli Yuppies. È una generazione tra i tempi. Il 1972 non è quindi una data capace di caratterizzare una generazione, se non fosse che si parla di Alto Adige e che proprio in quell’anno entrò in vigore lo Statuto di autonomia. Inizia quindi in Alto Adige un conteggio nuovo, tutto altoatesino del tempo? L’avvio era stato sobrio: Il titolo del “Voksbote”, l’organo di partito della SVP, era semplicemente „Das neue

* giornalista e pedagogista, Bolzano

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Autonomiestatut für Südtirol-Trentino - 5. Jänner veröffentlicht - 20 Jänner in Kraft“ (“Il nuovo Statuto di autonomia per Sudtirolo-Trentino – pubblicato il 5 gennaio – in vigore il 20 gennaio). Nel giorno dell’entrata in vigore si svolse per coincidenza una seduta del Consiglio provinciale: il presidente Silvio Nicolodi (PSI) accennò brevemente, aprendo la seduta, allo storico evento, poi il Consiglio passò all’ordine del giorno, la trattazione dell’ordinamento del personale per i dipendenti provinciali. E quando due settimane più tardi Ànalmente le prime competenze furono trasferite dalla Regione Trentino

1981

1981

Il cuore del sistema sanitario altoatesino è l’Ospedale di Bolzano (in questa foto del 1981). Dalla sua costruzione l’ediÀcio è stato costantemente ampliato e adeguato per offrire ai pazienti le migliori cure possibili.

Dall’inaugurazione del secondo lotto dell’ospedale di Brunico (nel 1981, foto) gli ospedali dell’Alto Adige ne hanno fatta di strada: ora si specializzano con centri di competenza senza rinunciare all’assistenza primaria.

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Generazione ‘72 Alto Adige alla Provincia autonoma di Bolzano, la Giunta provinciale dovette già deliberare di impugnare una serie di norme di attuazione: l’avvio di una serie di logoranti controversie giuridiche tra Stato e Provincia. Iniziò così una nuova era dell’Alto Adige: accompagnata da difÀ Àdenza, puntigliosità nei particolari, molte vertenze giuridiche e posizioni ferme sulle proprie ragioni, ma segnata da grande serietà. L’Amministrazione provinciale fu chiamata a una grande mole di lavoro: già nel marzo 1972 fu assunta la manutenzione delle strade comunali, sullo Statuto dei lavoratori valido a livello nazionale si dovette strappare la legittimazione alle trattative per il sindacato autonomo sudtirolese (ASGB), il “maso chiuso” quale tutela delle dimensioni minime di un’azienda contadina fu difeso contro una sentenza della Corte costituzionale e una nuova legge provinciale avrebbe dovuto regolamentare ex novo la fornitura di energia elettrica in Alto Adige. Seguirono, entro maggio 1972, leggi per disciplinare il mestiere di parrucchiere, la raccolta di funghi e la tutela dei Àori di montagna.

Grande soluzione oppure pasticcio ? Sembra tutto banale, se si pensa che Àno al 1968 si erano registrati attenÀ tati, che nel 1969 il Pacchetto ItaliaSVP-Austria era stato approvato solo al termine di una partita tesa che manteneva sullo sfondo piani latenti e ancora molto virulenti di sollevazione e autodeterminazione. Dimostra allo stesso tempo che lo Statuto di autonomia a posteriori può essere considerato un grande colpo politico, ma che

das ist ein Bildtext, dieser hat nur Platzhalterfunktion F t Fortunata t lla generazione i ‘72 ‘72: sii riducono id i ti timori,i aumentano t il b benessere, la sicurezza, la voglia di fare lavoratori provenienti dalle Province nei suoi contenuti era molto orientato italiane. Ora l’Alto Adige diventato agli aspetti pratici e ricco di dettagli. autonomo prendeva direttamente in La critica di allora diceva: un’opera rafmano il sostegno all’edilizia abitativa. fazzonata. Nessuna grande soluzione, Ciò che si era raggiunto non era la libealmeno non a prima vista, bensì un razione della provincia con le bombe – guazzabuglio di misure singole, con il cosiddetto “Zurück molte note in calce, zu Österreich”, l’allora aggiunte, relativizzamolto sentito ritorno zioni, integrazioni,….. Sin dall‘inizio all’Austria – quanto che ai più non dicevalo Statuto di autonomia invece il miglioramenno niente, ma che per non era molto sexy to delle condizioni i padri di quel testo di vita nella propria erano cifre particolari terra. Quello che avrebbe avuto efdi un linguaggio segreto. fetti fondamentali nel lungo termine Una legge che fa comprendere la porfu percepito come un raffreddamento tata politica dello Statuto di autonodelle emozioni, una perdita di erotimia fu approvata nel luglio 1972: la smo politico. Sin dall’inizio lo Statuto legge di riforma dell’edilizia abitativa di autonomia non era molto sexy, riin Alto Adige. I programmi statali di chiedeva di abbandonare i grandi soedilizia abitativa degli anni 50 furono gni e per contro di rimboccarsi le mauna delle cause del “Los von Trient” niche sul piano tenico-amministrativo. pronunciato a Castel Firmiano nel In tal senso la prima bocciatura politica 1957 e anche degli attentati che – pricentrale di una legge provinciale (già ma ancora di prendere di mira i tralicci nel maggio 1972 !) investiva certo un – furono organizzati contro le costrutema del futuro, ma non una questiozioni grezze delle case per famiglie di

1982

1983

L’energia idroelettrica è una delle grandi risorse dell’Alto Adige, che negli ultimi anni ne ha riconquistato la gestione. Molti tralicci dell’alta tensione (come questo risalente al 1982), saranno smantellati.

Motivo da cartolina e di polemiche: gli ossari costruiti dal fascismo ai conÀni dell’Alto Adige vengono oggi depotenziati e inseriti nel giusto contesto storico grazie alle tavole esplicative in varie lingue installate dalla Provincia in prossimità dei manufatti.

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“Proporzionale” e obbligo del bilinguismo erano in vigore da cinque anni, altre importanti norme di attuazione non erano ancora in vista: il sistema di Ànanziamento, l’uso della lingua tedesca in Tribunale, negli ufÀ Àci amministrativi e con le forze dell’ordine, la disciplina delle competenze su energia e comunicazioni. Il termine ultimo Àssato in modo molto ottimistico nello Statuto di autonomia entro il quale attuare tutte le 137 misure, le 25 sottomisure e le 31 note aggiuntive, era in quel momento già superato di sette anni.

Tra patriottismi e spinta economica

Rendi più sicuro il tuo futuro, posti statali in Alto Adige attrattivi anche per te: con questa pubblicità si cercava di realizzare l’autonomia anche nel servizio statale ciale, come quella sulla creazione di ne centrale nella vita quotidiana del un albo professionale dei giardinieri. singolo cittadino o un argomento per Spesso non si trattava di resistenze gli Schützen al bancone delle feste. Ripolitiche, bensì di “guerre di religione” guardava la nuova “legge sull’elettricidi funzionari condotte sul piano tectà” e avviò un mercanteggiare durato nico-amministrativo. decenni sulle compeNei Ministeri le ritenze in materia di chieste di autonomia approvvigionamento La popolazione italiana di questa Provincia energetico, della cui si rese conto smarrita sconosciuta del Nord importanza ci si rese che il suo Governo erano semplicemente conto soltanto molto aveva davvero un mistero, quindi in più tardi. Lo slancio ceduto terreno prima battuta si penpolitico della politica sava a bloccare. del Pacchetto, di cui Visto con distacco, va ascritto merito a si trattava proprio di un processo di politici lungimiranti a Bolzano, Vienna apprendimento. Nel 1981, l’anno del e Roma, si ingarbugliò presto in una primo censimento della popolazioguerriglia giuridica. Anche leggi pienane dell’era dell’autonomia, lo Statuto mente non sospette sul piano politico non aveva ancora compiuto dieci anni, vennero “rinviate” al Consiglio provin-

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La zoppicante attuazione dell’autonomia faceva più male nel settore che aveva creato le maggiori aspettative: il servizio statale. La copertura dei posti era ritardata e trascinata nel tempo, mentre per molti il servizio statale era diventato così sospetto che scarseggiavano i candidati del gruppo linguistico tedesco. E anche quando venivano banditi i concorsi pubblici e si trovavano candidati di lingua tedesca, la burocrazia statale continuava ad impedire loro l’accesso. Persino i risultati dei test medici per l’ammissione ai concorsi si rivelavano più negativi per gli altoatesini di lingua tedesca: anche candidati che erano stati giudicati “abili” per il servizio militare venivano dichiarati inabili per il servizio statale. Il decreto sulla “Proporz” condusse a una prima prova di forza politica sullo Statuto di autonomia: solo adesso la portata dell’autonomia diventava davvero reale per la popolazione italiana di Bolzano, Àno ad allora poco informata. E divenne consapevole. Alfons

1984

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Anche Vienna ha sempre seguito l’evolversi dell’autonomia altoatesina. Gli incontri politici, nei primi anni ‘80 come oggi, erano all’ordine del giorno: nella foto del 1984 il presidente Silvius Magnago a colloquio con il collega tirolese Eduard Wallnöfer e il cancelliere austriaco Fred Sinowatz.

Nel segno della modernità: strade confortevoli e ben illuminate diventano ad inizio anni 80 un elemento del paesaggio altoatesino (qui S. Cristina) e persino immagine da cartolina.

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Generazione ‘72 Benedikter, benché avesse dovuto sentivano esclusi da questa ondata di benessere. lottare su ogni virgola, parlò di “uno Paradossalmente, però, la mobilitazioshock” per gli italiani dell’Alto Adige. La popolazione italiana si rese conto ne patriottica trovò terreno fertile da smarrita e sconcertata che il suo Goentrambe le parti. E il nemico era coverno questa volta aveva davvero cemune: lo Statuto di autonomia. Il Moduto terreno. vimento sociale italiano (MSI) raccolse Per gli italiani fu la perdita di una ponei quartieri italiani un diluvio di Àrme sizione di privilegio che reputavano contro la Proporzionale e il bilinguiuna conquista legittismo, mentre da parte tedesca si sviluppama. Vissero come una sorta di saccheggio va una tensione palLa nuova politica l’obbligo giuridico di pabile. L’Autonomia della trattativa imparare la lingua teaveva rafforzato tra i ha ampliato desca dopo che per sudtirolesi la consail raggio di azione decenni si erano fatti pevolezza dei propri della Provincia forti per il solo dato di mezzi e aveva dato loro nuove sicurez“essere in Italia”, e si sentirono traditi dai ze. Per generazioni e partiti tradizionali che avevano pergenerazioni, il fatto di essere sudtimesso tutto ciò. Veniva scalÀ Àto il più rolesi aveva rappresentato una sorta forte mito italiano delle generazioni di condanna alla sofferenza, mentre altoatesine del dopoguerra, ovvero ora portava con sé un nuovo e piacequello di vivere da padroni in una terra vole stile di vita, al quale non si voleva certo rinunciare. In quest’ottica le conquistata con la guerra e con le opere di colonizzazione. sfumature presentate dal movimento Solo allora gli italiani si resero conto politico guidato da Alexander Langer di quanto era radicalmente cambiato, rappresentavano delle metafore efsotto la spinta di uno sviluppo econofettivamente accattivanti, ma il loro mico che aveva inserito il turbo, l’Alto signiÀ Àcato fu compreso solo molto Adige a guida tedesca: sul territorio tempo più tardi. Forse già nel 1992, quando la vertenproliferavano gli alberghi, venivano individuate nuove zone residenziali e za altoatesina si chiuse formalmente produttive, costruite o rinnovate scuodavanti alle Nazioni Unite e qualcuno le, asili, centri culturali e formativi, non provò sentimenti di particolare spazi per le associazioni, nelle vallate gioia. SigniÀ Àcative, da questo punto di Àorivano moderne attività industriali À vista, le dichiarazioni di Roland Riz, che di piccole dimensioni, mentre divengiudicò in maniera impietosa: “Nessutavano sempre più a rischio i posti di no ne vuole più sapere del Pacchetto, lavoro nella storica zona industriale. perché non c’è più nulla da ottenere. La popolazione di lingua tedesca fu Dobbiamo abbandonare questa politica pasticciata attorno al Pacchetto”. presa da una sorta di euforia collettiE persino il “padre dell’Autonomia”, va e si piazzò in corsia di sorpasso dal punto di vista economico, ma le sfugovvero Silvius Magnago, riteneva che gì – e non sarebbe dovuto accadere non avesse molto senso proseguire in che gli altoatesini di lingua italiana si quella che era una delle sue arti, ovve-

ro la trattativa. “Non trovo più nulla di ciò che si potrebbe ancora ottenere”, dichiarò Magnago. Da allora sono passati 20 anni, e molti dei padri dell’Autonomia nel frattempo sono scomparsi. Non solo si è rivelata infondata la grande paura che, una volta risolta la vertenza di fronte all’ONU, l’Italia si sarebbe ripresa l’Autonomia, ma la trattativa con lo Stato all’insegna del “più soldi per più competenze” ha portato ad un costante ampliamento dello spettro d’azione della Provincia, che ha ottenuto ad esempio le strade statali, gli insegnanti, l’Archivio e la Motorizzazione. La politica della contrattazione, però, ha scoperto di recente qualche nuovo pericolo. Lo Statuto di autonomia è stato costruito attorno agli sforzi comuni per la paciÀ Àcazione e la riconciliazione, con le parti in causa che hanno dimostrato un senso di responsabilità politica così elevato che neppure i governi di centro-destra degli ultimi decenni sono riusciti a mettervi mano. Ma se la politica autonomistica, in tempi di crisi, si trasforma in una questione puramente economica, allora rischiano di

Prove tecniche di convivenza nella nuova autonomia: un poster realizzato da una classe scolastica

1986

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1986: è l‘anno del primo volo dell‘elisoccorso provinciale, che parte e atterra a Bolzano. Due anni più tardi il servizio viene esteso anche a Bressanone, oggi garantisce assistenza in tutta la Provincia.

Le competenze ottenute grazie all’autonomia hanno consentito alla Provincia di adeguare i lavori sui corsi d’acqua e sulla vegetazione alle effettive necessità del territorio. L’obiettivo è evitare danni come quelli provocati dal maltempo in val Martello nell’agosto 1987.

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Il secondo Statuto di autonomia è la base, per l’attuazione si negozia ad ogni tavolo, come nella Commissione dei 6 (si riconoscono Alcide Berloffa, Roland Riz, Alfons Benedikter) sparire tutte le certezze. Anche quelle più solide. L’Alto Adige può davvero considerarsi un’isola felice, al riparo dai tentativi di attacco da parte dei “pirati” dell’Euro? Molta della paciÀ Àca convivenza di cui può beneÀ Àciare si basa sul benessere, così come le tensioni degli anni ’50 e ’60 erano Àglie delle difÀcoltà e del disagio sociale. E lo Statuto di autonomia ha avuto un fondamentale ruolo di paciÀ Àcatore proprio perché c’era qualcosa da distribuire per tutti, e perché tutto poteva tranquillamente essere pagato. Rappresentare la storia di successo dell’Autonomia altoatesina limitandosi alla considerazione che con le tasche piene si può fare tutto, sarebbe inge-

neroso, ma molto si potrà capire su punto di vista economico le cose sono come questa storia si potrà evolvere andate sempre in crescendo, i rapporquando le tasche di quegli stessi panti tra i gruppi sono migliorati e piano taloni cominceranno ad essere più vuopiano gli italiani hanno anche imparate. Allora si capirà se la to il tedesco. Ma poco pace è stata solamena poco, una parte di Gran parte della pace te comprata oppure quella sicurezza se si basa sul benessere, se è stata costruita e n’è andata. Quella del così come le tensioni rafforzata dal punto ’72, infatti, non è la degli anni 50 e 60 di vista culturale, angenerazione del futuerano Àglie anche che tramite una rete ro: da parte tedesca del disagio sociale di rapporti tra i gruppi si può dire che i Àgli potenzialmente a risanno l’italiano pegschio di conÁ Áitto. gio dei nonni, da parLa generazione del 1972 è quella dei te italiana che i Àgli sanno il tedesco fortunati. Di coloro che hanno dimenmolto meglio dei nonni, ma per loro troticato la paura e hanno trovato il bevare un’occupazione non sarà più una nessere, la sicurezza, il coraggio. Dal cosa così scontata. Certo, sono ancora

1988 A Pietralba nel 1988 arriva papa Giovanni Paolo II, accolto dal vescovo Wilhelm Egger e dal presidente della Provincia Silvius Magnago. Il ponteÀce parla in italiano, tedesco e ladino e sottolinea la ricchezza di una terra plurilingue come l’Alto Adige.

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1989 Passato e presente: cambio della guardia, nel marzo 1989, alla guida della Giunta provinciale. A Silvius Magnago succede Luis Durnwalder, che 23 anni dopo è ancora a capo dell‘esecutivo

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Generazione ‘72 nel paese dei balocchi dello Statuto di autonomia, ma lo sono principalmente grazie alle circostanze, al fatto di esservi nati o di abitarci, grazie alla rete sociale presente sul territorio. Il futuro, per i ragazzi di tutti i gruppi linguistici, non sarà più chiaramente orientato verso la crescita, così come lo è stato per la generazione del ’72. Rapporti di lavoro sempre più precari, percorsi scolastici e formativi meno lineari, su e giù come uno yo-yo tra gli alti e i bassi della vita, incertezza politica provocata dalla globalizzazione, e poi la crisi dell’Europa. Le certezze cominciano a sgretolarsi, e arriva un po’ di paura. Dopo lo Statuto di autonomia del 1948, che era una semplice manovra governativa, dopo il secondo Statuto del 1972, che ha cercato di rimediare agli errori del passato, forse questa terra ha bisogno di un terzo Statuto di autonomia. Uno strumento in grado di trasformare l’Alto Adige in una “piccola Svizzera”, con tanti gruppi linguistici e una comune identità sudtirolese, una sorta di “patriottismo autonomista” (Romano Viola). Così, forse, riusciremo a lasciarci alle spalle le guerre del passato e ad abbracciare con gioia un futuro con meno certezze ma più apertura, il cui esito dipenderà in gran parte da ciò che faranno le persone per renderlo positivo. Un’utopia, forse, ma non una visione impossibile. Lungo la strada troveremo le pietre miliari lasciate dalla storia di questa terra, i miti della minaccia e della conquista che hanno portato a chiudersi a riccio. Le dobbiamo superare. Perché, citando Alexander Langer, “fondamentalmente siamo invidiabili. Essere la patria di più gruppi linguistici può certamente portare con sé delle tensioni, ma può anche rappresentare un’ottima medicina contro il provincialismo”.

L’Alto Adige è una terra trilingue, senza lingue di prima e di seconda classe. E lo stesso vale per i gruppi linguistici. Un dato che in teoria sembra scontato, ma che invece ha richiesto un impegno per giungere alla necessaria traduzione pratica. Ad esempio con la norma di attuazione approvata nel 1982 sulla Proporzionale e sul bilinguismo nel servizio statale. Da allora i sudtirolesi hanno il diritto di servirsi della propria madrelingua nei rapporti con lo Stato, un diritto garantito anche nella vita quotidiana.

1990 Grazie alle competenze sulla gestione dei riÀuti, la Provincia ha realizzato tra l’altro 76 centri di riciclaggio, 8 impianti di trattamento riÀuti organici, un termovalorizzatore, 7 discariche comprensoriali, tra cui nel 1992 quella di Ischia Frizzi a Vadena (foto dei lavori)

In quegli stessi ann ni l’assesssore Thomas Widmann aveva a scelto dii proseguire gli studi superiorri nella pro opria madrelingua, precisame ente opta ando per scienze agrarie e sp port a Vie enna. Il periodo universitario nella cap pitale austriaca viene ricordato o da Widm mann come intenso, ricco di insegname enti e di novità. Questo anche perché stava s annunciandosi una nuov va epoca: l’Europa si apriva gradualmen nte verso o l’Est e Vienna in questo proce esso era in n prima Àla dal punto di vista a geogra aÀco e non solo.

1991 Con il Comitato delle Regioni nell‘UE e con una serie di iniziative internazionali dagli anni 90 anche l’Alto Adige e le Regioni si fanno sentire nella nuova Europa.

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NUOVO STATUTO DI AUTONOMIA

PRIME NORME DI ATTUAZIONE

CENSIMENTO E APPARTENENZA

DURNWALDER AL POSTO DI MAGNAGO

Il nuovo Statuto di Autonomia, previsto dal “Pacchetto”, entra in vigore il 20 gennaio 1972. Delle 15 misure e attuabili mediante leggi ordinarie, 14 sono realizzate. Manca il riordinamento riguardante i collegi senatoriali. Tutti i decreti amministrativi entrano in vigore, ma afÀ Ànché la Provincia possa realmente assumere le competenze previste dallo Statuto devono essere emanate le relative norme d’attuazione.

Il 20 giugno 1973, il Consiglio dei ministri approva le prime norme di attuazione dello Statuto. Riguardano la scuola, il trasferimento alla Provincia dei beni demaniali e patrimoniali dello Stato e della Regione, l’indicazione dei beni del patrimonio storico ed artistico che restano allo Stato, la norma riguardante la residenza in provincia (almeno 4 anni) per divenire elettori attivi del Consiglio provinciale e dei Consigli comunali, la sezione autonoma della Corte dei Conti e la partecipazione del presidente della Provincia (o un suo delegato) alle riunioni del Consiglio dei ministri quando si discutono competenze della Provincia Autonoma di Bolzano o provvedimentti che c riguardino la tutela delle m min noranze linguistiche.

Il 1 giugno 1981 si svolge anche in Alto Adige il censimento della popolazione. Per la prima volta i cittadini possono dichiarare la propria appartenenza linguistica.

Dopo le elezioni provinciali del 1988 svolta storica al governo della Provincia. Silvius Magnago lascia la presidenza della Giunta: il suo successore è Luis Durnwalder, che viene nominato il 17 marzo 1989.

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1972 COMMISSIONE DEI 12 Quattro mesi e mezzo dopo l’entrata in vigore del nuovo Statuto di Autonomia, si riunissce per la prima volta a Palazzo Chigi, gi, a Roma, la Commissione dei 12. L’onorevole Alcide Berloffa viene nominato all’unanimità presidente.

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ULTIMATUM A ROMA Il 19 febbraio 1987 alla Camera dei deputati si conclude il dibattito sull’Alto Adige iniziato a dicembre dell’anno prima. Vengono approvate due mozioni, una presentata dalla maggioranza, l’altra dal PCI ed altri partiti d’opposizione. Entrambi i documenti impegnano il Governo ad emanare entro la Àne del 1987, con una soluzione globale, le norme d’attuazione d attuaz ancora mancanti, di tenere inf nformato il Parlamento e di tener contto delle proposte di modiÀche alle no orme già emanate. La SVP co condanna il fatto che due mozioni così sì imporrtanti siano state ad adottate con e esclussione dei rappresentanti ppresen dei g gruppii tedesco e la adino.

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BILINGUISMO E PROPORZIONALE

PARIFICAZIONE LINGUISTICA

Il 18 giugno 1976 il Consiglio dei ministri emana le norme circa la p p proporzionale negli g ufÀ Àci statali e parastatali con sede in provincia di Bolzano, e le norme sulla conoscenza delle due lingue g per i dipendenti del pubblico impiei go. Intervenuto alla riunio riunione del Consiglio dei ministri, l’ass l’assessore Alfons Benedikter giudica l’uscita di tali norme come “l’avvio alla riparazione di una delle più gravi ingiustizie del fascismo in terra altoatesina”.

Il Consiglio io dei ministri approva il 13 magg gio 1988 le restanti norme d’attuazione d’at previste dal “pacchetto”, ma alcune questioni restano ancora aperte. Ecco le più signiÀ Àcative tra le norme approvate: pariÀ Àcazione della lingua tedesca negli ufÀ Àci pubblici, nei tribunali e posti di polizia, nonché regole sull’uso della lingua ladina, regolamento delle iscrizioni nelle scuole di giovani di madrelingua diversa da quella delle scuole stesse, miniere, acque minerali e termali, competenza legislativa in materia di assistenza scolastica a livello universitario e riordinamento della sezione della Corte dei Conti per quanto riguarda la Provincia autonoma di Bolzano.

1978 ATTENTATI Il 31 marzo 1978 prende il via una nuova epoca di attentati dinamitardi che prosegue sino alla Àne degli anni ‘80.

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1991 MANIFESTAZIONE Il 15 settembre 1991 viene organizzata una manifestazione per l’autodeterminazione al Brennero.

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1992 QUIETANZA LIBERATORIA 11 giugno 92: l’Austria rilascia la quietanza ietanza liberatoria, si conclude forrmalmente la vertenza con l’Italia sulla lla questione altoatesina.

1993 ACCORDO ORDO ITA ITALIA-AUSTRIA Il 27 7 giugno 1993, il Presidente della lla Repubblica Oscar Luigi Scalfaro compie una visita di Stato di tre giorni a Vienna. Nel corso di questa prima visita di un Presidente della Repubblica Italiana in Austria viene siglato un accordo quadro riguardo alla collaborazione transfrontaliera, ma non l’Accordo di buon vicinato tra Italia ed Austria che era stato previsto nel calendario operativo.

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1996

CHIUSURA DELLA VERTENZA Il 22 aprile 1992 il segretario generale del Ministero degli Esteri, Bruno Bottai, consegna all’Ambasciatore austriaco a Roma, Emil Staffelmayr, una nota di accompagnamento nella quale vi è l’elenco delle misure attuate dal Governo e dal Parlamento a favore dell’Alto Adige. In tal modo ha inizio il periodo di 50 giorni, previsto dal calendario operativo Àssato nel 1969, nel corso del quale deve avvenire la dichiarazione di chiusura della vertenza altoatesina da parte di Vienna all’ONU. In questa nota si fa espressamente riferimento all’Accordo di Parigi.

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1995 AUSTRIA NELLA UE a

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1° gennaio 1995: con l’adesione dell’Austria all’Unione europea si aprono nuove possibiltà per la collaborazione transfrontaliera a livello regionale. Con l’entrata in vigore del Trattato di Schengen, nell’inverno 1997, i controlli al con nÀne del Brennero vengono aboliti; l’importanza di questo con nÀne tracciato 80 a anni fa viene via via sminuit sminuita.

a e o a,

1998 BASTA CONFINI Viene accolta con grande soddisfazione da parte della popolazione l’entrata in vigore del Trattato di Schengen tra l’Italia e l’Austria (il 1° aprile 1998) e la conseguente eliminazione delle sbarre di conÀ Àne.

2001

2009

GOVERNO AMICO DELL’AUTONOMIA

RIFORMA DELLE AUTONOMIE

Il nuovo governo di centro-sinistra presieduto dal Presidente del consiglio Romano Prodi, insediatosi nel maggio 1996 a seguito delle elezioni, pare condurre una politica favorevole all’autonomia. Le norme di attuazione per la scuola, per la regolamentazione delle Ànanze e per il bilinguismo presso le aziende concessionarie vengono approvate dal Consiglio dei ministri il 19 luglio 1996, e un anno dopo a Roma si riunisce per la prima volta la cosiddetta Commissione 137. Con legge dello Stato la Provincia viene delegata ad istituire un’Università in Alto Adige. Il 31 ottobre 1997 viene fondata a Bolzano la “Libera Università di Bolzano”, che viene inaugurata con una cerimon onia il 10 novembre 1998.

L’8 marzo 2001, il Parlamento italiano dopo la duplice lettura nella Camera del deputati e nel Senato approva la legge costituzionale sulla riforma dello Statuto delle Regioni e delle Province a statuto speciale. In questo modo la Provincia di Bolzano e la Provincia di Trento vengono decisamente rivalutate. Inoltre vengono concessi degli importanti diritti di protezione e di rappresentanza ai ladini sia in Alto Adige che in Trentino. Viene anche introdotta la possibilità di chiamare membri del consiglio provinciale dall’esterno.

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ACCORDO DI MILANO

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Il 30 novembre 2009 il presidente Durnwalder Àrma a Milano con i ministri all’economia Giulio Tremonti e alla sempliÀ Àcazione Roberto Calderoli l’intesa (il cosiddetto “Accordo di Milano”) che apre la strada al nuovo modello di Ànanziamento dell’autonomia. Spariscono le incognite legate alla quota variabile e sono garantite certezze sulle entrate (i 9/10 degli introiti Àscali). Il nuovo modello Ànanziario conferma la compartecipazione della Provincia al riequilibrio del deÀ Àcit pubblico con l’assunzione di oneri relativi all’esercizio di funzioni statali delegate nonché con il Ànanziamento di iniziative e di progetti per i territori conÀ Ànanti.

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ENERGIA ALTOATESINA

PRIMI PASSI DELL’EUREGIO

L’EUREGIO DIVENTA REALTÁ

Il Consiglio dei ministri app pprova a Roma le più importanti norme di attuazione sulla distribuziouzione dell’energia elettrica in Alto Adige. Esse comprendono anche il passaggio alla Provincia Autonoto ma di Bolzano di tutti quei corsi cors d’acqua che erano Ànora dii competenza statale. Il 23 novembr embre 1999 la Camera dei Deputati utati dà ili primo consenso alla legge costituzionale che modiÀ Àca lo Statuto di Autonomia.

Nel bicentenario i i commemorativo i dei moti tirolesi, Alto Adige, Trentino e Tirolo pianiÀ p Àcano assieme il futuro sui temi di interesse comune, dai trasporti all’energia, dalla formazione alla ricerca Àno alla presenza in Europa: il 1 15 ottobre 2009, a Innsbruck, le tre re Giunte provinciali di Bolzano, Trento e Innsbruck decidono di elevare l’Euregio a una nuova forma di collaborazione istituzionale. Viene creato uno speciÀ Àco ufÀcio a Bolzano chiamato a concretizzare le misure concordate dalle tre Giunte.

Il 14 giugno 201 11, a Castel Thun, T in Val di Non, i tre e presidenti residenti Luis Durnwalder (Alto Adige), ige), Lor Lorenzo Dellai (Trentino) e Günther Platter (Tirolo), sottoscrivono l’atto costitutivo titutivo del Gruppo Gru europeo di cooperazione territoriale (GECT) che he viene denominato E Euregio Tirolo-Alto rolo-Alto Adige-Trentino. Adige-Trentin Il GECT, che diventa il brac braccio istituzionale dell’Euregio, E è una forma strutturata di cooperazione dotata di personalità giuridica e quindi in grado di agire direttamente in nome e per conto dei suoi membri.

Storia Autonomia Norme di attuazione provincia autonoma | settembre 2012

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40 ani de recunescënza plëina Cun l Statut d’Autonomia nuef, l ann 1972, ie la jënt ladina unida recunesciuda uÀzialmënter dal Stat Talian. Na lingia de pruvedimënc ti garantësc da ntlëuta dërc de rujeneda, reprejentanza y stieres publiches. Tenian cont che l ann 1946 ne fova la grupa de rujeneda ladina nia unida nunzieda tl Tratat de Paris, iel chëst ann 40 ani che

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la cumenanza ladina possa nuzé i dërc recunesciui. Pudëi adurvé, curé y nsenië la rujeneda dl’oma ie l dërt zentrel per na mendranza de rujeneda. Cun l nseniamënt dla rujeneda ladina tla scoles elementeres di luesc ladins ie chësc dërt me n pert unì garantì cun l prim Statut d’Autonomia l ann 1948. Ti autri ciamps dl’aministrazion publica à la jënt de Gherdëina y dla Val Badia permò cun l Statut d’Autonomia nuef pudù adurvé si rujeneda dl’oma. L ann 1972 ie la populazion ladina unida recunesciuda de plën. L Stat à lascià pro che la rujene-

da vënie nsenieda sibe tla scolines che nce tla scoles mesanes y autes di luesc ladins. Da ntlëuta iel nce unì recunesciù n cër livel de autonomia tl’aministrazion dla scoles ti luesc ladins te chëla che n à pudù mëter su na ntendënza ladina. I nsenianc dl’elementera messova vester de rujeneda ladina. I pruvedimënc per l nseniamënt dla rujeneda dl’oma, la scola paritetica ladina, la toponomastica y l sustëni dla cultura ladina, di media y de ativiteies dl’aurela curta, fej pert de na prima grupa de pruvedimënc acioche la cumenanza ladina posse viver.

1992

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Aprile 1992: i quotidiani locali dell’epoca (Dolomiten, Alto Adige, il mattino) riportano la positiva conclusione del percorso di attuazione dello Statuto: l’Italia dichiara la chiusura del Pacchetto e consegna la nota all’Austria. Con la quietanza liberatoria si chiude la vertenza davanti all’ONU.

Il marrone non è considerato un colore particolarmente attraente. Eppure sino alla metà degli anni ‚90 (la foto è del 1993), questi convogli circolano su tutte le linee ferroviarie altoatesine. La Provincia ha investito in maniera massiccia per dotarsi di un parco mezzi moderno dal punto di vista tecnico.

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Ladins tl’Autonomia Danter i 137 pruvedimënc che fova unic recunesciui tl Statut d’Autonomia nuef, nen fovel 6 estlusivamënter per la populazion ladina. Chisc se lascia mpartì te trëi grupes: scola y cultura, dërc de reprejentanza y stieres publiches. Pudëi rujené pea y tò dezijions tla Provinzia, Region y istituzions publiches ie n dërt politich che da cater dejeneies lascia nce pro n svilup dla recunescënza dla mendranza de rujeneda. Nsci iel unì garantì che tl Cunsëi provinziel de Bulsan muessel vester amanca un n reprejentant ladin. Sce l ne vën nia lità diretamënter, ruva chël candidat te Cunsëi che à l plù stimes de preferënza. La Jonta provinziela muessa dal 1972 reprejenté la proporzion dla grupes de rujeneda te Cunsëi. Tl cajo dla grupa ladina uelel vester amanca doi cunselieres, acioche la ebe la rejon de n assessëur provinziel. La rejon de reprejentanza tla jonta aldò dla proporzion te cunsëi vel nce per i chemuns. Ti uÀ Àzies publics muessel dal 1972 unì tëut su culaburadëures de rujeneda ladina. La stieres vën curides aldò dla proporzion dla trëi grupes de rujeneda te dut l raion provinziel. Canche da pert dla Talia y dl’Austria iel unì Àna via l stritoz per l Südtiol, l ann 1992, ne iel nia unì fat referimënt ala grupa de rujeneda ladina. Purempò possa duc i dërc di ladins arjonc nchin a ntlëuta unì cunscidrei de garanzia nternaziunela. Sce la Talia ëssa da nia i respeté, pudëssa l’Austria i fé valëi dan ala suneria nternaziunela. 40 ani do che la jënt ladina ie unida recunesciuda de plën, à i dërc arjonc nce purtà si fruc. La detlarazions de grupa de rujeneda desmostra che l ie for plu jënt che se sënt ladina.

Dal 1972 gruppo linguistico a pieno titolo L’Accordo di Parigi del 1946 in pratica non li considerava, eppure sono il più antico gruppo linguistico dell’Alto Adige. Stiamo parlando dei ladini, che si affacciano ufÀ fÀcialmente nel panorama autonomistico con un articolo del primo Statuto (1948), il quale apre all’insegnamento della lingua nelle scuole elementari delle vallate ladine. La storia è fatta anche di episodi curiosi: non tutti sanno, infatti, che un ladino è stato addirittura Presidente della Giunta provinciale. Si tratta di Vijo Pupp, il quale nel 1956 sostituì lo scomparso Karl Erckert, e che per quattro anni traghettò l’Alto Adige verso l’era di Silvius Magnago. Ed è proprio tra il 1960 e il 1972 che il gruppo linguistico ladino ottenne i migliori risultati in tema di tutela delle minoranze. Tra le 137 norme

1994 Bolzano-Vienna. Il presidente altoatesino Luis Durnwalder durante una visita ufÀciale nella capitale austriaca, ricevuto a Hofburg dal presidente della Repubblica Thomas Klestil.

che compongono il “pacchetto”, infatti, 6 sono speciÀ iÀcatamente pensate per garantire a pieno titolo il riconoscimento del gruppo linguistico ladino. Il secondo Statuto di Autonomia, datato 1972, istituzionalizza lo status di minoranza, e amplia l’insegnamento del ladino introdotto nel 1948 a tutti i gradi scolastici: dalle materne alle superiori. La gestione didattico-amministrativa degli istituti presenti nelle vallate ladine, inoltre, viene demandata ad una Intendenza scolastica creata ad hoc. Con il nuovo Statuto di Autonomia viene riconosciuta ai ladini la rappresentanza politica in Consiglio provinciale, i posti di lavoro nella pubblica amministrazione e il sostegno in tema di cultura, stampa e tempo libero vengono garantiti dal sistema della proporzionale, e viene introdotto il diritto al mantenimento dei nomi storici delle località. InÀ nÀne, nel 1988, viene riconosciuto il diritto ad usare la propria lingua madre nei rapporti con le istituzioni ladine.

1995 Tre lingue, tre nomi. La toponomastica è una delle poche questioni rimaste ancora senza una soluzione chiara e deÀnitiva dall‘entrata in vigore del secondo Statuto di Autonomia.

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L’autonomia è per tutti ? Fa incontrare giovani e senior, città e campagna, italiani, tedeschi e ladini ?

Autonomia tra due poli Giorgio Mezzalira *

L‘autonomia dell’Alto Adige/Südtirol tra tutela etnica e governo del territorio

L

* insegnante e ricercatore di storia contemporanea, Bolzano

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a nostra architettura statutaria si regge sul nesso tra tutela della minoranza e autonomia territoriale. Come ha ben sintetizzato il costituzionalista Francesco Palermo sono “elementi che danno vita ad un sistema circolare di legittimazione reciproca, per il quale l’autonomia è funzionale alla tutela minoritaria e la tutela delle minoranze è il Àne dell’autonomia”. Tale combinazione

ha connotato e connota politiche e visioni di autogoverno diverse tra loro, a seconda che si guardi da una prospettiva etnica o si ragioni a partire dalla comune condivisione dell’autonomia come opportunità di sviluppo per tutta la popolazione che abita la provincia. Potremmo dire che si tratta di due poli di possibile attrazione, che delimitano lo spazio di oscillazione del farsi (at-

1996

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Tra gli alberi più diffusi in Alto Adige non ci sono certamente le palme. Eppure c‘è spazio anche per loro all‘interno dei Giardini di Castel Trautmannsdorff: nel 1996 fervono i preparativi per preparare uno dei giardini botanici più belli d‘Europa, un‘autentica attrazione per Merano.

Il modello altoatesino di autonomia e di tutela delle minoranze è studiato in altre parti del mondo: anche dal Dalai Lama (foto: a Bolzano nel 1997 con Durnwalder e Magnago)

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Autonomia tra due poli tuarsi) dell’autonomia e che rappresentano nella loro polarità anche culture e interpretazioni diverse dell’autonomia. Nella storia altoatesina, per ragioni che tra breve prenderemo in considerazione, il pendolo ha prevalentemente ondeggiato verso il quadrante più etnico che territoriale dell’autonomia.

Dal “centrismo“ al dialogo Il secondo statuto, di cui ricorre il 40°, è À Àglio di una lunga gestazione che ha conosciuto i travagli della profonda crisi politica e dei rapporti tra i gruppi linguistici della seconda metà degli anni ‘50 ma anche la volontà di dialogo tra le parti, che nemmeno le bombe hanno fermato. Il lavoro della Commissione dei 19 e la ripresa delle trattative che portarono al ”pacchetto” si avviarono in un quadro politico nazionale in evoluzione. In Italia era arrivata al capolinea l’esperienza politica del “centrismo” e si inaugurava la stagione dei governi centro-sinistra, chiamati a interpretare e guidare le grandi trasformazioni in atto (boom economico). Un clima di apertura e distensione, di cui furono espressione la Chiesa del Concilio Vaticano II e l’enciclica di Papa Giovanni XXIII “Pacem in terris” anche con i suoi richiami alla reciprocità dei diritti e dei doveri fra persone diverse e ai diritti delle minoranze, contribuì a rafforzare le ragioni del dialogo e della comprensione. Sotto la guida di Aldo Moro - Àgura di primissimo piano insieme a Silvius Magnago e Alcide Berloffa per il varo del “pacchetto” - la nuova fase politica in Italia si apriva nel segno delle riforme e della programmazione economica, determinante quest’ultima anche per far partire il percorso dell’at-

Italiani e tedeschi al lavoro anche nella stessa azienda, all’inizio soprattutto nei grandi stabilimenti della zona industriale di Bolzano le maggioranze di governo all’insegna tuazione del sistema delle autonomie di un ritorno alla centralizzazione poliregionali, previsto dalla Costituzione. tica e amministrativa, sostanzialmente Per l’Alto Adige/Südtirol, in chiave di ignorando la Costituzione laddove inrapporti con Roma, tutto questo signidicava la strada verso Àcava confrontarsi con il decentramento e la un governo più attenregionalizzazione. Per to alle problematiche Parlare di autonomia la provincia di Bolzano delle autonomie e del è come suonare fu un periodo contrasdecentramento ammila Cavalcata delle valchirie segnato dalla mancata nistrativo. ai sordi entrata in vigore delle Va ricordato che in Itanorme di attuazione e lia non era diffusa né soprattutto dal mancato riconoscimenprevalente una cultura politica sensibito della specialità dell’autonomia altole alla devoluzione dei poteri dal centro atesina. alla periferia. Coglieva nel giusto GaeRichiamare il ritardo con cui la polititano Salvemini, quando nel 1945, rifeca italiana ha affrontato il tema delle rendosi al dibattito sul regionalismo in autonomie territoriali, permette forse Italia, affermava che parlare di autonodi cogliere meglio l’importanza – tanto mismo o federalismo è come suonare la sul piano politico quanto su quello del «Cavalcata delle valchirie» ai sordi. diritto – del signiÀ Àcato dell’elaborazioNegli anni del centrismo i rapporti con le ne congiunta di un nuovo modello di autonomie locali erano stati gestiti dal-

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Accordo di Schengen, cadono le frontiere: il 1° aprile 1998 al valico del Brennero festosa cerimonia con i ministri degli Interni Giorgio Napolitano (Italia) e Karl Schlögl (Austria) per il simbolico abbattimento della barriera di conÀne.

Un giorno storico per l‘Europa, il 1° gennaio 1999: viene introdotto l‘euro, che per l‘Alto Adige signiÀca anche un ostacolo in meno nei rapporti con il vicino Tirolo.

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autonomia, considerato ancora oggi un esempio avanzato di autogoverno e di tutela della minoranza.

1972 Il nuovo statuto di autonomia, entrato in vigore nel 1972, giungeva a sanare una lunga controversia sull’attuazione dell’Accordo di Parigi, che aveva portato la questione altoatesina davanti all’Onu nel 1960. Si trattava della soluzione istituzionale di un conÁ Áitto etnico, pensata per evitare scenari di possibile secessione grazie al riconoscimento dell’esercizio di un potere autonomo di governo del proprio territorio ad una minoranza territorialmente compatta. Il gruppo etnico tedesco, che rivendicava i suoi diritti come minoranza nazioGrazie all’autonomia passi avanti anche nel sistema scolastico: a cominciare nale, ottenne un ordinamento che gli dai servizi permetteva di essere di fatto maggioranza nel suo territorio, mentre la magNelle scelte di fondo che indirizzarono dalle ingiustizie subite dalla minoranza gioranza nazionale, ovvero la comunità il governo dell’autonomia nei primi anni di lingua tedesca ad opera del fascismo di lingua italiana che viveva in Alto Adidall’entrata in vigore del secondo sta– e quello rivendicativo – ovvero il ragge, nel nuovo assetto autonomistico dituto la parola chiave era “riequilibrare”, giungimento di un compiuto assetto di ventava minoranza; si riproduceva uno ovvero eliminare “tutti gli squilibri all’inautogoverno e di ampie potestà legidei tanti rovesciamenti che la storia di terno della provincia siano essi di caratslative – si funzionalizzarono reciprocaquesta provincia di conÀ Àne ha conotere sociale, economico o, quale consemente Àno a mettere sciuto. guenza, etnico” ; ci si orientava verso il in secondo piano la Nel confronto svilupperseguimento di obiettivi di sviluppo, dimensione territoriapatosi sulle clausole Per il gruppo italiano coincidenti con un’interpretazione prele dell’autonomia. Ciò dell’Accordo di Parigi, la nuova stagione valentemente “riparatoria” – o etnica ebbe conseguenze nel erano emerse tra le dell‘autonomia – delle norme che deÀ Ànivano il nuovo recepimento da parte parti posizioni diffeinaugurava un periodo assetto provinciale dell’autonomia. dell’intera popolaziorenti che, pur riconodi incertezza Nella fase di assestamento del nuone del signiÀ Àcato, dei scendo nell’autonomia vo sistema autonomistico fu cruciale beneÀ Àci, oltre che dei la pietra angolare della il passaggio del censimento 1981 con valori, dell’architetturicostruzione degli asl’obbligo della dichiarazione di apparra autonomistica. Secondo il politologo setti politici-sociali ed economici della tenenza al gruppo linguistico. Si pose Günther Pallaver, il nuovo statuto di provincia altoatesina, la vedevano chi in primo piano – e per la prima volta in autonomia fu visto dal gruppo di lingua come concessione (il governo italiano), modo organico – il problema di quale sotedesca come un’autonomia per “se chi come cessione di sovranità (i sudticietà fosse deputata legittimamente a stessi”, mentre il gruppo di lingua italiarolesi). Nella sua concreta applicazione, contribuire alla realizzazione dell’autona lo percepì come un’autonomia “per l’aspetto riparatorio – ovvero il progresnomia e a goderne i beneÀ Àci. Il quadro loro-gli altri”. sivo annullamento degli effetti causati

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2000

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Cinque cartelli, 10 nomi: la toponomastica è una delle questioni ancora irrisolte nella storia dell‘autonomia altoatesina. Anche nel nuovo millennio il tema è tornato alla ribalta.

Primo passo: nel 2001 viene posta la prima pietra della sede della Libera università a Bressanone. Oggi la struttura dell‘ateneo, dove si formano i futuri insegnanti, fa parte della mappa della città.

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Autonomia tra due poli che scaturì dal censimento certiÀ Àcò chi fossero i “beneÀ Àciari” e concorse a comporre con chiari contorni l’articolazione sociale riconosciuta come assimilabile al modello di autonomia previsto dallo statuto; un’articolazione che risultava dalla somma delle comunità linguistiche riconosciute, ma che non esauriva l’intera società né la sua complessità. Per il gruppo linguistico italiano, che aveva goduto precedentemente di una condizione di privilegio rispetto al gruppo linguistico tedesco relativamente a risorse distribuite e sicurezze di ordine sociale ed economico, la nuova stagione dell’autonomia si inaugurava come un periodo di incertezza. L’adattamento ai nuovi istituti dell’autonomia non fu senza difÀ Àcoltà; l’impatto di alcune disposizioni, soprattutto quelle che incidevano direttamente sulle forme di tutela dei gruppi linguistici (proporzionale e bilinguismo), causò una precoce crisi di adattamento in quella che poteva considerarsi la primavera dell’autonomia. Per il gruppo italiano, in particolare, poco preparato alle novità introdotte dal nuovo statuto, l’autonomia fu più subìta che partecipata; prevalsero nella comunità di lingua italiana i timori di un suo progressivo declino e di un restringimento degli accessi alle risorse.

1992 Agli inizi degli anni ’90, chiusa la vertenza altoatesina, la necessità di ricercare dei nuovi equilibri di sistema ha spinto a: riaggiornare i contenuti dell’autonomia verso l’acquisizione di maggiori quote di “sovranità“, modernizzare, dinamizzare l’economia e lo sviluppo locale con un mix pubblico-privato, misurarsi a più livelli con gli standard

Passano alla Provincia tra le altre le competenze su miniere, acque minerali e termali, Ànanziamento del diritto allo studio universitario. Ma soprattutto viene approvata l’attesa norma di attuazione che pariÀ Àca la lingua tedesca a quella italiana e che prevede l’uso del tedesco nella pubblica amministrazione: in ufÀ Àci pubblici e tribunali, nei rapporti con le forze dell’ordine. Il Pacchetto cerca pertanto di regolamentare in modo adeguato il contatto sociale tra i cittadini altoatesini e lo Stato.

La Àne degli anni Ottanta se egna anche il coinvolgimento diretto de ell’assessore Roberto Bizzo o nell’atttività politica e quindi nel con nfronto co on lo sviluppo dell’autonomia. Nel 1988 8 Bizzo è ancora ingegnere fu ull time a Bolzano e trova il tempo di dedicarsi alla passione della montagna a (qui di rritorno dal rifugio Antermoia a). Ma son no gli ultimi mesi da tecnico profession nista: nel maggio successivo si candida a alle elezioni comunali, diventta capogru uppo in Consiglio e avvia il suo o impegno o politico.

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La rete delle piste ciclabili prende forma: km dopo km, Provincia e comprensori completano i vari tratti. Oggi le ciclabili attraversano tutte le direttrici principali e buona parte delle valli laterali.

Tre Province, un indirizzo, un‘unica sede: il 70% di tutte le questioni politiche deve trovare anzitutto una risposta dall‘UE a Bruxelles, l‘Euregio Alto Adige-TiroloTrentino ha aperto una propria rappresentanza nella capitale europea, inaugurata nel 2003.

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Ovunque un fatto normale, a Bolzano una questione politica: festeggiamenti dopo una vittoria della nazionale italiana di calcio da vecchi e nuovi centri di potere e di dell’innovazione e della concorrenza, inÁ Áuenza (Roma, EU), il consolidamento cercare unità e collaborazione tra le codi un sistema i cui indimunità. Tali obiettivi, catori economici e soin gran parte indicati ciali ne decretavano lo all’interno del piano di L‘autonomia stato di buona salute. sviluppo e di coordinasi è dimostrata in grado Dai dati emersi da una mento (LEROP, 1992) di mediare tra etnia ricerca della Fondazioche avrebbe dovuto e cittadinanza e ne Agnelli sul Nordest disegnare l’Alto Adige di assicurare lo sviluppo , si trattava di un oriendel 2000, sono stati tamento strategico perseguiti, poggianriassumibile nel proÀ Àdoli su alcuni indirizzi lo autoreferenziale ed esclusivista del di fondo: il rafforzamento dell’autogomodello autonomistico locale – esposto verno, una sostanziale equidistanza

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ai rischi di autosufÀ Àcienza e isolamento – assimilabile nei suoi esiti di modello territoriale ad un federalismo di tipo dissociativo e particolaristico, deÀ Ànibile in termini di “etnoprovincialismo”. Sul piano dell’azione politica, Àniva l’epoca in cui decidere la direzione da seguire era relativamente semplice (ovvero dalla parte delle rivendicazioni del gruppo etnico) e ne iniziava una in cui risultava più impegnativo mantenere la discriminante etnica come unico collante e unico asse politico della propria strategia.

2004

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L’ennesimo grazie al papà dell’autonomia dell’Alto Adige: la festa per il 90° compleanno di Silvius Magnago nel 2004.

I primi treni della nuova ferrovia della Venosta sono presi in consegna nel 2004 dall‘assessore Thomas Widmann. Ancora oggi sono all‘avanguardia nel settore, anche se il design è cambiato.

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Autonomia tra due poli Va solo annotato per inciso in questa sede come la centralità della dominante etnica abbia Ànito anche per alimentare la percezione nei due gruppi linguistici di avere passati che risulta difÀ Àcile conciliare e si sia riverberata sulla difÀ Àcoltà di dare spazio all’affermazione di identità più aperte, da quella più semplicemente “urbana“, a quella “territoriale“. Le problematiche del post-pacchetto sono l’altra faccia di un’autonomia che nei primi anni ‘90 si è inserita a buon diritto come modello a cui poteva guardare sia l’Europa di Maastricht, dei processi di integrazione, sia l’Europa scossa dai conÁ Áitti e dalle spinte del nazionalismo indipendentistico a sfondo etnico

frantuma il blocco dei Paesi dell’Est e anche per l’Alto Adige il 1989 porta delle novità.

(la guerra nell’ex Jugoslavia). Un’autonomia che si è dimostrata in grado di garantire la convivenza paciÀ Àca tra i tre gruppi linguistici, di mediare tra Ethnos e Demos (tra etnia e cittadinanza) e che ha favorito una maggiore distensione nei rapporti tra i gruppi oltre ad assicurare prospettive di sviluppo per ogni singola comunità, anche grazie ad un ricco bilancio provinciale.

2012 Il conÀ Àne del Brennero non esiste più; nel 1998 quella linea è stata cancellata dopo 80 anni in cui ha avuto bisogno di essere giustiÀ Àcata e difesa. I processi di uniÀ Àcazione europea hanno disegnato

Ad esempio il nuovo sistema di Ànanziamento dell’autonomia, che consente di mantenere in Alto Adige una gran parte

delle imposte riscosse sul territorio e di Ànanziare le molte competenze trasferite dallo Stato. Solo nel 2009 con l’Accordo di Milano il Ànanziamento dell’autonomia verrà nuovamente rivisto: oggi vale il principio dei “nove decimi di tutto”, vale a dire che 9 euro su 10 riscossi in Alto Adige restano a disposizione della comunità altoatesina. Novità, e che novità, si annunciano nel 1989 anche per l’assessore Sabina Kasslatter Mur. Nell’anno della trasformazione dell’Europa sposa Erich e aggiunge al nome da ragazza Kasslatter il “Mur” del marito. Sul piano professionale nel 1989 la giovane di Chiusa è già impegnata con la politica, anche se la affronta da un’altra prospettiva: all’epoca la giornalista Sabina Kasslatter Mur lavora (e lo farà Àno À al 1993) al quotidiano “Dolomiten” a Bolzano, prima come redattrice e poi come vicecaposervizio.

2005

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Con il nuovo Museion lungo il Talvera a Bolzano la Provincia vuole colmare una lacuna, quella di un luogo pubblico di incontro e dibattito sull‘arte moderna. Nel 2005 viene presentato per la prima volta il progetto.

Moderno centro di ricerca: quello che un tempo era l‘ediÀcio della Gioventù italiana del littorio (Gil) è diventato oggi (foto del 2006) la sede dell‘Accademia europea. Una sintesi efÀcace dello sviluppo dell‘Alto Adige.

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Tutti devono sentirsi benvenuti in Alto Adige: anche questo è compito dell’autonomia

nuove dimensioni territoriali e ciò che prima era tagliato in due dai conÀ Àni statali si è ricostituito, lasciando posto ad una zona tutta da rideÀ Ànire, ma assolutamente decisiva per testare se l’Europa è qualcosa di più di una scommessa. Il 1998 e il 1992 segnano due tappe importanti nella storia altoatesina ma aprono anche nuovi scenari che pongono il problema di ricollocarci come entità

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territoriale in un nuovo quadro politico, economico, sociale e di attrezzarci al cambiamento. Forse non è un caso che ad una nuova frontiera, o stagione, dell’autonomia siano ormai in molti a richiamarsi. Potremo meglio favorire questi processi se sapremo disancorare il concetto di territorialità dai paradigmi

culturali che l’hanno costruito nell’arco del 900 e se comprenderemo l’importanza di pensare le culture più Áuide. Allenarsi a riconoscere la pluralità e la dinamicità degli elementi che contribuiscono alla formazione delle identità, aiuterebbe a superare quell’idea di monolitismo e di omogeneità a cui sono spesso ricondotte. Permetterebbe, inoltre, di considerare l’etnico

2006

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Momento storico: nel 2006 via ai lavori di costruzione del tunnel di base del Brennero, la più lunga galleria d’Europa che trasferirà le merci su rotaia lungo il corridoio Berlino-Palermo.

La tradizione incontra il moderno: nel 2006 compie 60 anni l‘Accordo di Parigi, la Magna Charta dell‘autonomia dell‘Alto Adige. In questi sei decenni (in particolare dopo il 1972) l‘Alto Adige ha conosciuto un notevole sviluppo e una signiÀcativa apertura culturale.

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Autonomia tra due poli come uno, e non l’unico, degli attributi delle identità e contribuirebbe a sciogliere il legame con il territorio dalle manifestazioni più ideologiche e più esclusive di attaccamento al luogo, di cui è piena ad esempio la ricorrente querelle sui monumenti del passato. Sarebbe l’avvio di un processo di emancipazione culturale, che aprirebbe la porta ad un patriottismo dell’autonomia sano, forse capace di rendere traducibile in italiano il concetto di Heimat.

Un patto tra società e istituzioni locali E’ possibile creare le condizioni per un nuovo patto territoriale tra i gruppi linguistici se prendiamo coscienza che in una realtà di contatto, qual è quella in cui viviamo, la collaborazione e la Àducia intese come capitale sociale non crescono esclusivamente come prodotto sommativo della valorizzazione dei singoli patrimoni di cui sono depositari i singoli gruppi linguistici, né possono esaurirsi in essi. Estendere le reti orizzontali di cooperazione tra i gruppi e favorirne l’allargamento, al Àne di aumentare la Àducia e il consenso all’autonomia, e formulare in modo più inclusivo il senso di appartenenza territoriale, potrebbe contribuire a quel processo di bilanciamento tra autonomia territoriale e diritti della minoranza, a cui si accennava in apertura di questo contributo. E’ evidente che questo implica un rapporto di cooperazione tra società civile e istituzioni locali, se non proprio in termini di patto scritto, almeno nella determinazione e nella scelta di quelle stesse priorità.

Per oltre trent’anni l’Alto Adige è stato al centro di controversie ai massimi livelli istituzionali, che sono arrivate Àno all’ONU per il mancato rispetto dell’Accordo di Parigi. Decenni di trattative, il Pacchetto di misure, il secondo Statuto di autonomia e una lista di norme di attuazione sono sfociate nel 1992 nella chiusura ufÀ Àciale della vertenza tra Italia e Austria davanti alle Nazioni unite. L’autonomia resta comunque garantita sul piano internazionale.

Le vertenze con cui era alle prese p all’epoca Richard Theine er – non a ancora assessore ma insegna ante a Me erano – potevano essere al ma assimo quelle con le imprese fornitricci in ediilizia, perché nel 1992 stava re ealizzando l’obiettivo di costruire la ca asa per la a sua famiglia a Laces. Ancora oggi ricorrda la difÀ fÀcile scelta dei materriali giustii e le incertezze legate al pian no di Ànanziamento. Ma pare proprio che le deccisioni di allora siano state quelle giuste: “È sempre la nostra casa a e contin nuiamo a viverci bene”, confe erma Theiiner.

2007

2008

Torna l‘antico splendore: con il passaggio della gestione del forte di Fortezza dallo Stato alla Provincia e al Comune, inizia una nuova epoca per le vecchie mura asburgiche. Gli interventi di risanamento e ripristino iniziano nel 2007 in vista della biennale di arte Manifesta 7 dell‘anno successivo.

Apre nel 2008 a Vadena il Centro guida sicura „Safety Park“: la Provincia non investe solo nell‘adeguamento e nella sicurezza delle strade, ma anche nel responsabilizzare i cittadini verso una guida responsabile. E al Safety Park tutti possono imparare come si sta al volante.

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Autonomia...

Ill Duemila aveva portato un aggiornamento dell’autonomia con la legge di riforma dello Statuto delle e autonomie speciali, grazie a cui le Prov vince di Bolzano e Trento venivano decissamente rivalutate rispetto alla Regione. Poi nel 2001 arriva la legge costitu uzionale sul federalismo: prevede l’abo olizione del visto governativo sulle legg gi approvate dal Consiglio provinciale e, l’ampliamento della competenza legisslativa primaria della Provincia e l’intrroduzione della dizione ufÀ Àciale “Süd dtirol” nella Costituzione italiana..

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È anche l’anno in cui l’asssessore Christian Tommasini avvia il suo impegno politico in Alto Adige. Ma a prima vuole prendere conÀ nÀdenza nel modo migliore con la lingua tedesca: un lungo periodo trascorso a Berlin no, che nella prima parte del 2001 lo o vede impegnato nel praticantato tra i “Berliner Jusos” (Junge Sozialdemokkraten), i giovani della SPD, e con il futuro cancelliere Gerhard Schröder. Al rientro Tommasini ottiene il patenttino A e inizia a lavorare in Tribunale a Bolzano. Del 2001 non dimentica anche il passaggio storico dell’11 settembre e delle Torri gemelle.

2009

2010

Nuove regole tra Stato e Provincia per Ànanziare l‘autonomia: a Àne 2009, con l‘Accordo di Milano, decidono che - anzichè su entrate variabili negoziate di anno in anno - la Provincia potrà contare sui nove decimi di tutti i tributi riscossi in Allto Adige.

Il giorno più nero nella storia dei trasporti in Alto Adige: il 12 aprile 2010 uno smottamento lungo la linea ferroviaria della val Venosta fa deragliare il treno. La catena dei soccorsi funziona, ma si contano nove vittime.

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Il Àlm

...signiÀ Àca essere autonomo, non dipendere da limitazioni e da prescrizioni. Autonomia è la possibilità di svilupparsi, di prendere la strada che si vuole…”

…non è facile, devi fare tutto da solo, nessuno ti regala niente…

...signiÀ Àca anche libertà di scegliere la scuola: oggi si può decidere da soli quale scuola fare, si può decidere da soli ciò che si vuole diventare…

2010

2011

Migliaia di persone, in corteo e lungo le strade di Bolzano, hanno accompagnato l‘ultimo viaggio del Presidente emerito della Provincia Silvius Magnago, scomparso il 25 maggio 2010 all‘etá di 97 anni. Cerimonia di addio al padre dell’autonomia.

Spiegare la storia: nell‘estate 2011 vengono installati davanti agli ossari di Colle Isarco (foto) e di Burgusio tavole esplicative che raccontano il perchè di questi manufatti. Un intervento che contribuisce a disinnescare le croniche questioni etniche.

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Il Àlm

così posso andare dove voglio e non dove vogliono gli altri…

…ha molto a che fare con l’Alto Adige e la sua storia, con la propria terra, perché in qualche modo tutto questo è collegato…

2012 40 anni dall’entrata in vigore del secondo Statuto, 20 anni dalla quietanza liberatoria. Il Parlamento austriaco ha celebrato il 19 giugno 2012 l’Autonomia altoatesina: nella foto il discorso del presidente Luis Durnwalder al Nationalrat di Vienna, presente l’intera Giunta provinciale.

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Info & novità

Conoscere l’autonomia Guardare anziché leggere: un nuovo opuscolo spiega in modo semplice e chiaro, con dati e disegni, graÀ Àci e brevi testi, come funziona l’Alto Adige.

www.provincia.bz.it/729212 t/729

...adesso è anche un Àlm. Cerca di raccontare cosa sia in fondo l’autono omia a e come l’Alto Adige sia cresciuto in essa.

Autonomia A nel web

„Stimmen-Voci-Ujes“ da ottobre disponibile in DVD (usp@provincia.bz.it)

autonomia-Àlm

Autonomi A mia da manuale d Au utonomia dell’Alto Adige, Manuale dell’Alto Adige, i Nu uovo statuto di autonomia: i tre classici della Giunta prrovinciale sulla storia e i contenuti dell’autonomia sp peciale. Tutte le pubblicazioni di questa pagina so ono disponibili gratuitamente al Servizio stampa prrovinciale (usp@provincia.bz.it)

72:92:12, la nuova homepage dellla Giunta provinciale racconta qua arant’anni di autonomia con n foto e Àlmati d’epoca: dal seccondo Statuto nel 1972 ad ogg gi passando per la chiusura dellla vertenza altoatesina nel 1992. Basta cliccare all’indirizzo www.provincia.bz.it/729212

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Editrice: Giunta provinciale di Bolzano · Stampa: Tezzele by Esperia Srl - Bolzano - via Innsbruck, 27 · Responsabile: Silvana Amistadi · Registrazione: Tribunale di Bolzano n. 31 del 4 novembre 1991 · Il mensile «Provincia Autonoma» non è in vendita; può essere richiesto gratuitamente alla Segreteria del Servizio stampa della Giunta provinciale, 39100 Bolzano, piazza Silvius Magnago 1, tel. 0471 412211, fax 0471 412220 · e-mail: USP@provincia.bz.it · Tiratura: 48.000 copie, di cui 29.000 in lingua tedesca e 19.000 in lingua italiana - Spedizione: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Bolzano. TAXE PERCUE/TASSA PAGATA. ANNO XXI - n. 9/2012 settembre

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