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Monte Ricco, scatta la mobilitazione

Degrado e condizione di semi abbandono per il Monte Ricco, a cui si aggiunge il rischio di vendita a un privato: questi i motivi alla base della mobilitazione di cittadini e associazioni ambientaliste dello scorso 12 marzo. Una questione, quella che riguarda Monte Ricco, che non è nuova ai piedi della Rocca. Da anni, infatti, si avvicendano le segnalazioni sullo stato in cui versa questo luogo simbolo di Monselice e il suo patrimonio architettonico, storico e ambientale che rischia di essere compromesso in maniera irreversibile.

Inoltre, a preoccupare il comitato Lasciateci Respirare è oggi anche la possibile cessione del Parco e della Villa a un privato. “Privato che potrebbe inibire definitivamente l’accessibilità al colle, già pesantemente inquinato con diossine, furani, PCB e IPA di origine industriale” ha sottolineato Francesco Miazzi. “Con un gruppo di esperti e di docenti universitari, con il supporto delle associazioni ambientaliste e di tanti cittadini, stiamo cercando di proporre una progettualità articolata che attraverso l’accesso di fondi diversificati, possa garantire il recupero architettonico e ambientale, garantendo l’uso pubblico di questo bene” si legge nella nota di Monselice Ambiente e Società.

“Ringraziamo il vicepresidente del Parco Colli Antonio Scarabello per la sua presenza auspicando che in sinergia con il Comune di Monselice, finora sostanzialmente assente sulla vicenda, si riesca ad attivare momenti di confronto e di iniziativa concreta coinvolgendo la proprietà, le associazioni e i cittadini”.

L’intenzione del comitato monselicense è quella di proseguire in questa direzione per salvaguardare il Monte Ricco e le sue peculiarità sia naturalistiche sia architettoniche, tra cui la Villa che si trova sulla sommità.

Martina Toso

Siamo agli sgoccioli

Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<

Già nel 2022 abbiamo affrontato la siccità e la cronica mancanza d’acqua, ma quest’anno, prevedono gli esperti, potrebbe anche essere peggio. Così a metà marzo arriva l’ordinanza regionale per cercare di fare economia di acqua, risorsa sempre più rara e preziosa. Eppure non dovrebbe essere così: il Veneto è attraversato da fiumi importanti, ha una catena montuosa ben sviluppata, una pianura fertile, nonostante l’avanzata del cemento. E poi ha sempre avuto a che fare con l’acqua, sia quando è troppa che quando è troppo poca. Ma adesso siamo davvero agli sgoccioli e non si può continuare a sospirare “chissà che piova, prima o poi”. Perché di pioggia se ne vede sempre meno, salvo quando cade tutta insieme nell’arco di poche ore, spazzando via quel che trova e lasciandosi dietro altri danni ed emergenze. Ecco allora che si studiano provvedimenti per limitare l’uso dell’acqua, si riduce la portata di scoli secondari, si chiede ai cittadini di non annaffiare il giardino, come già è successo l’estate scorsa, poi si chiudono le fontane e si invita le famiglie ad usare con parsimonia la doccia. Ma tutto questo non basta, perché è solamente la punta dell’iceberg di un fenomeno che possiamo annoverare tra le conseguenze del cambiamento climatico che stiamo vivendo in questo inizio di millennio. Così scopriamo quanto è preziosa l’acqua e quanto non possiamo farne a meno, anche se a scriverlo sembra una banalità. Ed è inutile far finta di nulla o pensare che tutto prima o poi si aggiusti. Se c’è meno acqua è evidente che bisogna ridurre i consumi e usare al meglio quella che c’è. Bisogna anche pensare a come recuperare e conservare questa risorsa preziosa. In questo il Veneto è ancora indietro, perché secondo gli esperti riesce a trattenere appena il 5% dell’acqua piovana conto l’11% della media nazionale. Ecco allora un primo passo: avanti con gli invasi e le “banche dell’acqua”, utili per fare scorta ma anche per convogliare l’acqua in eccesso in caso di piene improvvise. Le idee non mancano, i progetti nemmeno, servono volontà di fare e risorse da impegnare.

della Bassapadovana

Questa edizione raggiunge le zone di Monselice e Este per un numero complessivo di 9.106 copie.

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