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Ascensore della Rocca atto finale: gli imputati assolti in via definitiva
“Un’occasione che difficilmente tornerà per creare un volano turistico e commerciale importantissimo per la nostra amata città”: così Giorgia Bedin ha commentato l’assoluzione dei tecnici coinvolti nel progetto dell’ascensore della Rocca.
A essere assolti con formula piena dalla Corte d’Assise d’Appello sono stati Massimo Valandro, ex responsabile dell’ufficio tecnico di Monselice, Andrea Cisco, responsabile dell’Ufficio tecnico della Regione Veneto e il direttore dei lavori Roberto Dall’Armi.
Una vicenda, quella che riguarda la Rocca, che è iniziata quasi due decenni fa con il progetto e i primi lavori per la realizzazione di un ascensore che avrebbe dovuto condurre alla sommità del colle.
La realizzazione dell’impianto si inseriva in un più articolato disegno che prevedeva anche l’ampliamento e la trasformazione dell’ex Casa Bernardini in locanda, una torre d’accesso al Mastio in ferro e un Museo delle fortificazioni. Tutti interventi volti a rendere la città ancor più attrattiva in termini di turismo e, grazie all’ascensore, anche accessibile.
L’opera, che doveva essere finanziata interamente dalla Regione Veneto, subisce però una battuta d’arresto tra il 2007 e il 2008.
All’epoca erano iniziati gli scavi propedeutici alla realizzazione della struttura e, dopo una serie di manifestazioni di dissenso, proteste, incontri e raccolte firme si è arrivati all’epilogo: nel maggio del 2008 il cantiere viene sequestrato e i responsabili di progetti e lavori sono finiti sotto indagine.
Un’indagine che, a distanza di
15 anni, può considerarsi conclusa con le recenti assoluzioni in appello. Lo stesso non si può dire, invece, delle polemiche. Se il primo cittadino Bedin vede la mancata realizzazione dell’ascensore come un’opportunità persa in termini di turismo e valorizzazione della città, di diverso avviso sono alcuni dei protagonisti che già all’epoca si erano opposti alla costruzione dell’impianto.
“Alla netta opposizione a questo progetto le associazioni ambientaliste e di difesa del patrimonio architettonico hanno sempre affiancato proposte serie, articolate, praticabili e poco costose” hanno sottolineato Paolo De Marchi, Francesco Miazzi e Gianni Sandon “Non ci si azzardi a santificare un’operazione, come quella dell’ascensore, disastrosa sotto tutti i punti vista, ma si dedichi finalmente al futuro della Rocca e del suo contesto quella rispettosa attenzione che è nell’interesse di tutti”.
Posizione di netta opposizione, oggi come un tempo, che ha sollevato le critiche di Silvia Muttoni.
“Di fatto i (pre)giudizi di pochi su di un’opera certamente delicata hanno finito con l’imporre a tutti il blocco del cantiere e, con esso, il blocco di un progetto strategico” ha spiegato il consigliere di Siamo Monselice “Di qui poi il blocco di ogni investimento, regionale anzitutto, sulla tutela e sulla valorizzazione del Colle”. “I danni sono sotto gli occhi di tutti” ha concluso Muttoni “A noi ora l’importante responsabilità di evitare che questi gravi errori abbiano a ripetersi”.
Martina Toso
Immobiliare Marco Polo, scontro sulle modifiche statutarie
In relazione alle modifiche allo statuto della società Immobiliare Marco Polo, di recente approvate dalla Regione, non sono mancate le critiche da parte di Silvia Muttoni. L’Immobiliare Marco Polo, retta da un amministratore unico, gestisce ed è responsabile dei beni del Colle della Rocca in nome della Regione. Tra le variazioni statuarie che saranno apportate, due interventi hanno richiamato l’attenzione del consigliere di Siamo Monselice. Da un lato, il cambio di denominazione “Veneto Edifici Monumentali srl” e dall’altro la decisione di cancellare il divieto di superare i due mandati per i componenti del consiglio amministrativo. È in particolare questo punto a essere al centro della polemica.
“É opportuno consentire ad una stessa persona di occupare per un tempo indeterminato una carica pubblica?” è la domanda che si pone Silvia Muttoni. La motivazione che avrebbe spinto la Regione ad approvare questa modifica sarebbe quella di “non disperdere le competenze manageriali acquisite mediante pluriennale esperienza ai vertici societari”. Secondo Muttoni, però, la stessa Corte Costituzionale non sarebbe d’accordo con questa posizione dato che in una sentenza del 201 9 si era espressa in merito sottolineando che “Il divieto del terzo consecutivo mandato favorisce il fisiologico ricambio all’interno dell’organo, immettendo forze fresche e, per altro verso, blocca l’emersione di forme di cristallizzazione della rappresentanza”. “Per utilizzare un’espressione del Presidente Zaia” ha concluso il consigliere di Siamo Monselice “Ragioniamoci sopra”. (m.t.)