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I personaggi. Marito e moglie di Monticello Conte Otto hanno realizzato due costumi particolari nel recente carnevale Vestiti da Palladio incantano a Venezia

Paolo Di Prima e Cristina Sartori, impiegati nella vita professionale, coltivano da sedici anni questa passione per i costumi. Ogni anno ne presentano due. Hanno vinto anche un concorso con 1200 partecipanti ad Abano. Hanno in mente un museo per le loro creazioni. Si sono conosciuti alla compagnia teatrale “Astichello” di Aldo Zordan perché entrambi sono anche attori

Hanno riscosso un grande successo al carnevale di Venezia con le loro maschere che rapprentavano Palladio con tanto di modelli di ville venete e vestiti con rappresentate le ville palladiane vicentine. Sono stati fermati da studenti (“io quella villa la conosco”) e da stranieri. Protagonisti sono marito e moglie di Monticello Conte Otto, Paolo Di Prima, 53 anni e Cristina Sartori, 55 anni. La loro è una storia di attori prima che di costumisti. Si conoscono al teatro Zuccato di Polegge nel 1994, con il regista Aldo Zordan che aveva appena dato vita alla compagnia “Astichello”. Nel 1994 recitavano nella commedia “Quando al paese mezogiorno sona” di Eugenio Ferdinando Palmieri, e non si lasciano più. Per Cristina e Paolo i costumi diventano molto presto un pretesto per poter evadere, anche se per un solo giorno all’anno, dalla routine quotidiana. Una passione in comune in grado di legarli non solo nell’indossarli, ma di appassionarli soprattutto nella sfida di realizzarli. Oggi Cristina ha lasciato le scene al contrario di Paolo che invece recita ancora. Hanno due figlie adolescenti, Sofia e Chiara, che, come ogni teenager che si rispetti, un po’ si vergognano dei loro genitori mascherati.

Chi è la mente?

“Generalmente io (Cristina) lancio l’idea, poi però è un vero lavoro di squadra. Dalla progettazione alla realizzazione”.

Siete costumisti professionisti?

“N o, siamo entrambi impiegati. Realizziamo i costumi nel tempo libero cercando di conciliare la nostra passione con le nostre vite”.

Q uanto tempo impiegate a realizzare i costumi?

“D ipende. Se è molto rifinito, come i costumi del Palladio, circa un anno. Cominciamo a lavorare poco dopo la fine del carnevale”. E quanti ne avete realizzati fino ad ora?

“Difficile dirlo con precisione. Abbiamo cominciato nel 2007 con “Il Sole e la Luna”, e quasi ogni anno ne abbiamo realizzati due per ogni carnevale passando per temi come i pavoni o i vini del Veneto. In più abbiamo partecipato ad alcuni concorsi con delle creazioni ad hoc”.

Concorsi?

“S i. Oltre al carnevale di Venezia abbiamo partecipato anche a

“Maschere alle Terme” di Abano. Un’edizione era incentrata sui cappelli. Tra 1200 in concorso, io sono stata selezionata tra i dodici vincitori per la realizzazione di un calendario”.

Quanto costano due vostri costumi?

“Precisiamo che non sono in vendita ma realizzarli costa di solito dai 400 ai 500 euro la coppia, considerando materiali e interventi di Sabrina Chilò. È la nostra sarta di fiducia: alcuni procedimenti richiedono una figura professionale”.

Se non li vendete il vostro armadio dev’essere un luogo curioso e affollato.

“Magari bastasse un armadio. Abbiamo dovuto traferire tutto nella cantina del papà di Paolo. E comunque non ci sono tutti. In alcuni casi abbiamo smontato i vestiti per realizzarne di nuovi. Con quello che costano, se si possono riutilizzare è meglio”.

Com’è nata l’ultima creazione?

“Ci siamo presentati come ambasciatori di Vicenza e del Palladio; abbiamo prodotto costumi dal taglio cinquecentesco con le foto delle ville palladiane stampate sui tessuti. Avevamo due aste di legno in mano alla cui sommità abbiamo installato due modellini. Uno de “la Rotonda”, realizzato da un nostro amico, Daniele Ferrando, simbolo del Palladio nel mondo, e l’altro di villa Valmarana Bressan, a Vigardolo, realizzato da Paolo e simbolo di… casa nostra”.

E per il prossimo carnevale?

“Q ualcosa bolle in pentola ma come sempre, fino al grande giorno resta tutto segreto. Possiamo dire che stiamo pensando di esporre i lavori collezionati fino ad ora vicino a casa nostra. E ho detto anche troppo”.

Roberto Meneghini

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