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Allevatori del veneziano a scuola contro la peste suina

Oltre settanta allevatori (per quattordicimila maiali) a scuola contro la peste suina africana. Cona, Scorzé, Dolo e Favaro. In tutto il territorio si sono tenuti gli incontri formativi dell’Ulss 3 insegnano agli allevamenti a difendersi dalla malattia. Controllo all’entrata dell’allevamento di persone, mezzi e animali attraverso la buona gestione di cancelli, recinzioni e registro visitatori; presenza di vestiario dedicato al personale e agli ospiti; miglioramento delle misure di pulizia e disinfezione dei locali; divieto di introduzione e somministrazione di alimenti a base di carne: sono solo alcune delle regole auree dettate dall’Ulss 3 contro la peste suina negli allevamenti. Gli allevatori che hanno già superato il corso hanno ricevuto un attestato. Potranno esibirlo, da recente obbligo di legge, all’interno del loro allevamento per confermare la propria preparazione. Sono i proprietari di circa quattordicimila suini, compresi tra animali da riproduzione e animali da ingrasso. Grazie agli accorgimenti proposti dai veterinari esperti dell’azienda sanitaria, guidati dal direttore del Servizio di sanità animale dell’Ulss 3 Stefano Zelco, gli allevatori allontanano così il rischio che questo virus aggredisca i loro animali, come sta succedendo invece in molte parti del territorio nazionale, contagiando sia cinghiali che suini. “Oltre ai focolai del 2022 di Piemonte e Liguria (715 cinghiali colpiti) e Lazio (52 animali colpiti), la malattia è comparsa a maggio anche in Calabria (5 animali rinvenuti morti) - ricorda Zelco. Il pericolo che l’infezione possa colpire anche gli allevamenti di suini è tuttora presente: in assenza di un vaccino, l’unico sistema di difesa per gli allevatori è la costante applicazione di norme di biosicurezza”. Negli anni non sono mai stati riscontrati casi nel nostro territorio, “e contribuiamo a far sì che questa situazione di tranquillità possa continuare - continua Zelco. Ora lo facciamo anche con l’attività didattica, cercando di trasmettere l’insieme degli accorgimenti da mettere in atto per evitare l’ingresso del virus.

Oltre ai focolai del 2022 di Piemonte e Liguria (715 cinghiali colpiti) e Lazio (52 animali colpiti), la malattia è comparsa a maggio anche in Calabria (5 animali rinvenuti morti)

Lo scopo è quello di metterle in sicurezza gli allevamenti di fronte al pericolo di questa malattia che non colpisce l’uomo, ma è molto contagiosa per i suini”. Nel caso di contagio, infatti, i servizi procedono al sequestro dell’allevamento, svolgono l’indagine epidemiologica per scoprire l’eventuale causa di contagio e verificano che non ci sia stata trasmissione del virus ad altri allevamenti. Per legge è poi necessario abbattere tutti i suini presenti nell’allevamento. Insomma la formazione previene danni alle produzione e permette controlli capillari prima che le situazioni sfuggano di controllo e producano problemi poi difficilmente risolvibili anche dal punto di vista economico.

Alessandro Abbadir

Baldin (M5s): “Tempi lunghi per passaporti e carte d’identità”

“Perché a Venezia e nella sua area metropolitana i tempi di consegna delle carte d’identità e dei passaporti travalicano la normale attesa, anche rispetto al resto del Veneto?”. Lo chiede Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale, commentando le ultime notizie riportate nei media, che parlano di un ulteriore ritardo rispetto a quanto già manifestato a cavallo della fine dell’anno. “Non è possibile - esordisce la consigliera - che per ottenere un passaporto in Commissariato si venga rinviati addirittura al 2024 sia a Chioggia che a Marghera e Mestre (addirittura in aprile), e per una carta d’identità nella terraferma veneziana bisogna aspettare oltre due mesi. Il Covid e la Brexit non c’entrano più niente, semmai a cau- sare ulteriori disguidi è stata la decisione del governo Meloni di abbandonare lo Spid per l’adozione della carta elettronica generalizzata. E a sopportare il peso di questi disser- vizi è come sempre la cittadinanza”.

Lo scorso 7 febbraio la Giunta regionale aveva risposto a un’interrogazione in materia della stessa Baldin: “Allora dissero che la situazione di difficoltà aveva già raggiunto il picco, e che quindi il problema sarebbe stato in via di soluzione. Le notizie di queste settimane smentiscono tale impostazione, quindi vuol dire che c’è dell’altro. Ad esempio, Comuni come Venezia ricevono ancora solo per appuntamento: è ora di riaprire gli sportelli al pubblico in tutti i giorni e gli orari pre-pandemici, specie nei luoghi periferici come le isole”. La coordinatrice metropolitana del M5S ricorda che “stando alla norma, ogni cittadino ha diritto a ricevere il passaporto entro trenta giorni. Succedeva agevolmente prima della rivoluzione digitale, e la risposta non può essere demandata all’adozione di procedure d’emergenza. Urge invece ripristinare la normalità”.

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