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Cellule tumorali e sistema immunitario, una scoperta apre la strada a nuove vie terapeutiche
Uno studio fa luce sulla modalità con cui le cellule tumorali interagiscono con il sistema immunitario e apre nuove strade per prevenire o ritardare alcune malattie oltre al cancro legate all’età, come l’Alzheimer e il Parkinson.
I ricercatori dello Istituto Oncologico di Ricerca e dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (Vimm), guidati dal Professor
Andrea Alimonti, oncologo di fama internazionale e che del Vimm è Principal Investigator, grazie al supporto del premio “Prostate Cancer Foundation 2019
SPGFZE-PCF Challenge Award” assegnato allo stesso Alimonti e del “ 2019 Merck & AstraZeneca-PCF Young Investigator Award” vinto da Arianna Calcinotto, hanno infatti identificato, con la collaborazione di ricercatori dell’Università di Padova, un nuovo meccanismo di resistenza alla terapia che coinvolge i neutrofili.
I neutrofili rappresentano il 50-70% dei globuli bianchi circolanti nel sangue umano e sono principalmente coinvolti nell’immunità innata contro gli agenti patogeni.
Grazie alla produzione di sostanze specifiche, i tumori sono generalmente in grado di attirare un tipo particolare di neutrofili detti “immunosoppressivi”, in quanto in grado di bloccare il nostro sistema di difesa favorendo la crescita tumorale e la resistenza ai trattamenti farmacologici. Questo meccanismo era già stato dimostrato in buona parte nei tumori della prostata in fase avanzata, dove l’aumento dei neutrofili circolanti è correlato ad una minore sensibilità alle terapie convenzionali e quindi ad una sopravvivenza più corta dei pazienti.
Per questa ragione molti gruppi di ricerca stanno esplorando nuove vie terapeutiche volte a bloccare il reclutamento di queste cellule immunosoppressive da parte del tumore.
Normalmente i neutrofili hanno una vita molto breve; grazie a questo studio, pubblicato sulla prestigiosa pubblicazione scientifica “Cancer Cell”, i ricercatori hanno identificato un sottogruppo di neutrofili che può persistere a lungo nel microambiente tumorale e che è in grado di bloccare in modo ancora più importante il nostro sistema naturale di difesa antitumorale rispetto a quanto fatto dal resto dei neutrofili immunosoppressivi.
Questi neutrofili invecchiati sono quindi in grado di potenziare lo sviluppo del tumore e di aumentare la resistenza alle terapie. In tal modo sarà possibile individuare un nuovo meccanismo che permette al tumore di
Guidati dal professor Alimonti gli studiosi sono riusciti a far luce sulle modalità con cui le cellule tumorali agiscono sui neutrofili, il 70% dei globuli bianchi coinvolti nell’immunità innata contro gli agenti patogeni sottrarsi alle difese immunitarie del nostro organismo e fanno intravvedere la possibilità di sviluppare nuove terapie antitumorali basate su farmaci senolitici che colpirebbero i neutrofili senescenti.
“I nostri risultati rappresentano una scoperta significativa, che fa luce su come le cellule tumorali interagiscano con il sistema immunitario a livello molecolare”, ha dichiarato Nicolò Bancaro, primo autore della pubblicazione.
“Prendendo di mira specifici meccanismi di invecchiamento del sistema immunitario con gli immunosenolitici, potrebbe essere possibile prevenire o ritardare le malattie legate all’età come l’Alzheimer, il Parkinson e il cancro” ha aggiunto il Professor Andrea Alimonti.
Ulss 3 Serenissima, Silvia Pini è la prima donna a guidare un reparto di Ortopedia in Veneto
La dottoressa Silvia Pini è la prima donna a capo di un reparto di Ortopedia in Veneto. La terza in Italia. Dal primo marzo è il nuovo primario ortopedico dell’ospedale di Dolo, in provincia di Venezia, dell’Ulss 3 Serenissima.
“Sogno il giorno in cui questa non sarà più una notizia - dice -. Il giorno in cui, e con questa nomina quel giorno per me è arrivato, in quanto donna non devo dimostrare niente a nessuno. Quando le donne perdono tempo a cercare di dimostrare quello che valgono in più rispetto agli uomini, hanno già perso. Io mi impegno a fare il mio lavoro, a dare quello che ho e che so. Il genere non è nè una marcia in più, né in meno. La cosa che manca ora, nella mia branca specialistica, è l’esempio di altre donne ai vertici. Sarà più semplice per le donne che verranno dopo, avranno una strada finalmente già battuta”.
È nata a Monza, cresciuta a Mogliano Veneto e vive a Padova.
“Sono stata attratta dalla medicina perché mi incuriosiva il funzionamento del corpo umano e di come siamo fatti. Volevo capire com’era - racconta -. E l’ortopedia è una delle branche chirurgiche più vaste: i distretti chirurgici sono tantissimi, riguardano differenti parti del corpo e si può avere a che fare con tutte le età, da quella pediatrica all’ultracentenaria. È una chirurgia funzionale, pragmatica: ad ogni pro- blema si cerca una soluzione pratica. Per non parlare della vastità di strumentazione all’avanguardia che qui a Dolo abbiamo a disposizione: le nuove tecnologie in ortopedia e in traumatologia sono in continua evoluzione”.
Prima di approdare alla guida dell’Unità operativa di Ortopedia e traumatologia dell’ospedale dolese, ha studiato Medicina e chirurgia all’università di Padova dove ha anche conseguito la specialità di Ortopedia e traumatologia. Ha svolto un periodo di attività presso l’ospedale la Timone di Marsiglia, diretta all’epoca dal prof. Bollini, e approfondito una parte di ortopedia pediatrica. I suoi interessi e la formazione sono sempre stati rivolti alla protesica di anca e alle revisioni complesse. Dopo aver lavorato per dodici anni presso l’ospedale di Dolo in Ortopedia e traumatologia, ha prestato servizio al Cto di Camposampiero, dove ha potuto ulteriormente approfondire le problematiche legate alla traumatologia e, in particolare, gestire interventi di protesizzazione complessi su esiti di fratture di bacino e chirurgia di revisione.
Sono giovani, sempre indaffarati e spesso alle prime esperienze di vita lontani da casa. Tra corsi da frequentare, studio e amicizie può capitare di trascurare un aspetto importante delle abitudini quotidiane: l’alimentazione. Un panino al bar, qualche cosa che si possa consumare facilmente e che sia subito pronta da impiattare presa al volo al supermercato e via… si tira fino a sera. E tutto questo col risultato di un’alimentazione disordinata e non adeguata.
É per questo particolarmente interessante il corso di educazione alimentare sostenibile Educhef, che lo scorso 3 marzo è ripartito in presenza per la durata complessiva di quattro settimane, destinato alle matricole fuori sede iscritte al primo anno dei corsi di laurea di I, II livello e a ciclo unico dell’Università di Padova.
L’iniziativa, giunta alla quarta edizione e realizzata in collaborazione con Ascom Servizi Padova - Accademia
Arti e Mestieri Alimentari di Ascom Padova, Coop Alleanza 3.0 s.c. e Fairtrade Italia s.c., si pone l’obiettivo di avvicinare studentesse e studenti a un’alimentazione più sana e sostenibile.
Il corso ha visto il coinvolgimento complessivo di 64 studentesse e studenti. Durante gli incontri, chef qualificati hanno guidato i partecipanti alla scoperta dei fondamentali di una cucina sana e sostenibile: dalle tecniche di base in cucina ai prodotti da forno, dalla preparazione di un piatto unico ai primi piatti, dai secondi piatti ai dessert.
In questa edizione è stata riservata una particolare attenzione alla scelta di ricette economiche, attente agli sprechi, al riutilizzo degli scarti e a basso impatto ambientale, in quell’ottica di sostenibilità sociale, economica e ambientale che da sempre il progetto Educhef intende promuovere.
Il percorso è stato arricchito da alcuni momenti formativi dedicati agli acquisti consapevoli e alle filiere sostenibili: i partecipanti hanno appreso i principi base di una spesa consapevole e responsabile, attenta alla provenienza dei prodotti e agli ingredienti, grazie a un momento formativo proposto da Coop Alleanza 3.0 in collaborazione con Fairtrade Italia, mentre gli esperti di Fairtrade, organizzazione internazionale di commercio equo, hanno approfondito il tema della produzione e degli approvvigionamenti rispettosi dei diritti dei lavoratori, delle loro comunità e dell’ambiente nelle filiere globali.
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