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L’Interporto di Padova compie 50 anni: “Punto di riferimento nazionale”
Interporto Padova Spa ha festeggiato i cinquant’anni dalla costituzione della Società. Oggi è uno dei principali interporti italiani e, dal 2013, “nodo core” della rete europea TEN –T del trasporto merci. Un interporto pubblico, nel duplice significato di azienda partecipata da Comune, Provincia e Camera di Commercio di Padova e di azienda a servizio di tutte le imprese della logistica e del trasporto, ferroviarie e stradali operanti sul mercato.
Un’impresa impegnata nella realizzazione della logistica del futuro, grazie all’intermodalità ferrovia-strada, alla digitalizzazione delle procedure, all’automazione delle operazioni logistiche del terminal. Prossimo obiettivo l’autonomia energetica attraverso un impianto fotovoltaico con batteria di accumulo, che garantirà l’alimentazione del sistema terminalistico a ciclo continuo.
“Sono orgoglioso dei risultati raggiunti da Interporto a servizio del sistema economico padovano e veneto. L’intuizione del Prof. Mario Volpato, da Presidente della Camera di Commercio di Padova, non riguardò solo la struttura interportuale ma anche la realizzazione della prima banca dati informatizzata della CERVED. - ha sottolineato il presidente Franco Pasqualetti - Quando parliamo dei risultati di traffico intermodali e anche di “come” oggi li otteniamo, attraverso innovazione e digitalizzazione, sento che abbiamo contribuito alla piena realizzazione dell’idea del prof. Volpato che non riguardava solo le merci fisiche ma anche dati e informazioni”.
Interporto Padova è una società a capitale pubblico, con bilanci strutturalmente in utile “Quando un’impresa pubblica è ben guidata, ha una progettualità, può muoversi sul mercato non solo senza problemi ma diventando anche un punto di riferimento per le altre realtà del settore a livello nazionale. - continua il presidente Pasqualetti -. Di questo ringrazio non solo il bravissimo management che la guida, ma anche i presidenti che in questi 50 anni mi hanno preceduto, e che hanno saputo far crescere e sviluppare l’azienda in un contesto storico ed economico non sempre facile, senza tradire mai la missione originaria, che ancora oggi mantiene in pieno la propria validità”. Collocato nella parte meridionale della Zona Industriale di Padova, l’Interporto si sviluppa su una superficie di 1.100.000 metri quadrati, con 300 mila mq di magazzini in proprietà totalmente affittati alle imprese leader della logistica e del trasporto e un’area ferroviaria e terminalistica di circa di 500 mila mq che è il vero cuore delle attività intermodali. Da qui ogni anno partono e arrivano circa 8000 treni merci che collegano Padova ai principali porti italiani ed europei e ad alcuni importanti terminal terrestri in centro e nord Europa.
In occasione dell’evento per il 50esimo anno è stato presentato dall’impianto fotovoltaico con accumulo di energia. “Grazie a questo investimento – ha spiegato il direttore generale Roberto Tosetto – ci dotiamo di un impianto della potenza di 1 MW da energia solare dedicato al terminal, che prevede un sistema di accumulo di energia, una sorta di gigantesca powerbank, come quelle per i nostri device elettronici per capirci, che ci permette di utilizzare l’energia pulita e autoprodotta per alimentare le gru a portale e le altre strutture del terminal. Siamo fra i primi a realizzare una cosa del genere, grazie alla tecnologia sviluppata da OmnisPower Italy”.
Uno degli elementi più interessanti è il software predittivo che permette di gestire le numerose variabili in gioco, dall’irraggiamento solare, alle curve di consumo delle gru in relazione al traffico e alle operazioni da svolgere nel terminal. “L’obiettivo - continua il direttore generale - è l’autonomia energetica anche alla luce delle possibili perturbazioni nel costo dell’energia che abbiamo visto di recente, e lo sfruttamento intelligente delle superfici altrimenti improduttive dell’area come i tetti, le rotatorie e tutti quegli spazi interclusi di difficile utilizzo. Un modello proponibile anche a tante aziende nelle zone industriali. Produrre energia senza consumo di nuovo territorio rende questi interventi ancora più sostenibili ed efficaci”.
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