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“Ci siamo e non staremo zitti perché la critica al sindaco non è lesa maestà”
Con le sue 636 preferenze è stato il candidato più votato della nuova opposizione, il secondo fra tutti i consiglieri. È uno dei volti nuovi dei Trecento, anche se della politica non è affatto nuovo: Marco Zabai, 32 anni, è consigliere del Partito democratico.
Zabai, nella prima seduta del nuovo consiglio comunale il sindaco ha strigliato le opposizioni chiedendo che non venga infangato il nome di Treviso. Cosa ne ha tratto?
“Il sindaco confonde la critica alla sua attività amministrativa con la critica alla città. Un atteggiamento sbagliato”.
Potrebbe voler dire che prende il suo ruolo di petto…
“Ma la città è fatta di tante realtà. Se si pensa che la critica che arriva dall’opposizione sia lesa maestà, allora c’è un problema. Ne va della vita democratica. Vuol dire che non stai ascoltando, rinchiuso nella tua visione pensando che sia quella giusta. Un conto è che ti venga riconosciuto un consenso nel saper gestire, altro è pensare di fare tutto giusto. Treviso è sicuramente una città che sta bene sotto tanti punti di vista, ma ha anche delle problematiche che devono essere evidenziate. Basta mettere il naso fuori”.
Ci faccia degli esempi.
“Se c’è bisogno di una casa a un affitto accessibile si fa una fatica tremenda. È oggettivo che abbiamo picchi esagerati di inquinamento dell’aria, che c’è un problema di mobilità, di parcheggi, di un sistema del trasporto pubblico non utilizzato come potrebbe, che la pittura non è un’infrastruttura e quindi per fare le piste ciclabili non bastano quattro linee colorate per terra. Cose che è sacrosanto ribadire e che non possono essere viste come critica alla città. Sono stimoli da cogliere”.
Eppure il consenso elettorale di Conte è stato molto alto.
“C’è stata l’onda lunga dei sindaci del Covid. È stato votato anche da persone della nostra parte politica”.
Secondo lei cosa manca a questa amministrazione?
“Una visione. La città ha estremo bisogno di capire le proprie potenzialità e forse è frenata dall’aver sempre ricevuto un’offerta che poteva essere più coraggiosa. A un certo punto c’era stato un fermento dal punto di vista culturale che poi è cresciuto negli anni e si è espresso con la vittoria di Manildo”.
Poi però Conte non l’ha accantonato.
“Perché sono i canoni dentro i quali si muove il sindaco, dalla cultura al verde ai diritti civili. Agisce su questi temi per sottrarci spazio e sa che su questi temi trova consenso”.
Crede che le recenti prese di posizione sui diritti civili siano solo ricerca di consenso?
“Non si va in televisione a fare proclami e poi nella pratica si hanno sempre le mani legate. A parole siamo bravi tutti, vogliamo atti concreti. Conte non ha registrato alcun atto di nascita di coppie omogenitoriali, chiariamolo e ricordiamoci che ha tolto il Comune dalla Rete Ready e che nel 2018 ha dichiarato che non avrebbe mai celebrato le unioni civili”.
Cos’è cambiato dal 2018 al 2023?
“Conte ha capito che strizzare l’occhio non gli costa niente, tanto i suoi lo votano comunque perché Treviso è solo leggermente più conservatrice gli altri capoluoghi di provincia veneti”.
Parliamo dei quattro gruppi di opposizione.
“Tre gruppi. Più Rocco”. Significa che considerate il Terzo Polo un’entità a se stante?
“Messaggi e contenuti portati in campagna elettorale dal Terzo Polo sono interessanti e trovano molto più spazio in una proposta progressista che di medio conservatorismo. Personalmente lavorerei per unire, ma vanno fatte delle scelte. Fare le ancelle pubbliche di Conte non ha pagato, perché fra originale e copia la gente sceglie sempre l’originale”.
Il Pd come affronterà questi cinque anni?
“Strutturandoci per essere riconoscibili e riconosciuti come soggetto politico cui rivolgersi. Come? Con l’azione politica e l’apertura alla società, con la presenza nel dibattito pubblico senza andare a traino di quello che esce dall’amministrazione. È l’occasione per produrre frutti. Siamo tornati, ci siamo e non staremo zitti”.
Sara Salin
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