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Treviso omaggia lo scultore Arturo Martini Al Museo Bailo in mostra 280 capolavori

L’inaugurazione è fissata per il 31 marzo e l’esposizione sarà aperta fino al 30 luglio. Per l’occasione arrivate a Treviso altre 130 opere. La prossima esposizione sarà nel 2047, per il centenario della morte

Sono almeno tre i motivi per cui la mostra “Arturo Martini. I capolavori” che apre i battenti il 31 marzo al Museo Bailo merita di essere visitata. Il primo è temporale. La prossima esposizione di queste dimensioni dedicata allo scultore a Treviso sarà nel centenario della morte di Martini, ovvero nel 2047. Se infatti le mostre dedicate allo scultore trevigiano sono, ad oggi, circa 500, c’è da precisare che quelle monografiche si possono contare sulle dita di una mano e si sono svolte quasi tutte a Treviso (1947, 1967, 1989). Il secondo motivo è l’occasione da non perdere. Saranno infatti esposte tante opere, tra cui il Legionario Ferito e il Sacro Cuore, che non sono mai uscite da collezioni private o che non si vedono da decenni, come la Sposa Felice o il Tobiolo Giacquinto.

Il terzo e ultimo motivo è la possibilità di vedere una mostra tematica dedicata al Martini. Il Figliol Prodigo di cui il Bailo possiede il grande bronzo, ad esempio, sarà posizionato in mezzo al gesso che lo scultore ha realizzato in gioventù e alla terracotta che ha realizzato nella fase della maturità. In questo modo, nar- rata per temi, sarà più facile cogliere l’evoluzione dello scultore durante la sua attività artistica. Il modello dichiarato dell’esposizione che a breve si potrà ammirare è la mostra del 1967, epica per la quantità di opere radunate per l’occasione da Bepi Mazzotti e per la progettazione degli allestimenti a Santa Caterina firmati da Carlo Scarpa.

Non c’è un percorso cronologico, ma una narrazione costruita “per capolavori”, un po’ per costrizione (dimensioni delle opere e spazi a disposizione) e un po’ per desiderio. Non mancano però alcune sale-omaggio tra cui quelle dedicate ai collezionisti Arturo Ottolenghi e Herta von Wedekind zu Horst o quella che riproduce la sala che la Biennale dedicò ad Arturo Martini nel 1942. “Si tratta di un punto di arrivo non solo per valorizzare lo scultore locale, ma anche la città e per il museo stesso, perché nel Bailo conserviamo la più ampia raccolta pubblica dedicata a Martini” ha dichiarato il direttore dei Musei Civici Fabrizio Malachin, curatore della mostra insieme a Nico Stringa.

“Mi aspetto – ha aggiunto Malachin – che il pubblico trevi- giano risponda con lo stesso entusiasmo con cui ha partecipato alla sottoscrizione indetta nel 1993 per l’acquisto dell’Adamo ed Eva che riempie il giardino interno del museo. In quell’occasione la città si è mobilitata per appropriarsi dell’eredità di Martini; mi piacerebbe che questa mostra riaccendesse quella fiamma. La mia seconda speranza è che rispondano non solo la città e il territorio trevigiano, ma tutti gli amanti dell’arte perché Martini sta al Novecento come Canova all’Ottocento e Tiepolo al Settecento: è il massimo del Novecento italiano e perdere questa mostra significa perdere una grande occasione”. L’inaugurazione del 31 marzo alle 18 è aperta a tutti.

Marika Andreoli

Arte. La mostra sarà visitabile fino al 7 aprile nello Spazio dell’Arte di Piazzetta Ronfini a Preganziol

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