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Altobello cambia volto: verso la demolizione della “Nave”
Si va verso la demolizione e la riqualificazione per l’area Ater della “Nave” di Altobello, con l’arrivo entro il 2026 del nuovo progetto che vedrà, al posto dei cento appartamenti e della struttura in cemento attuale, una serie di palazzine più piccole e moderne che si collegherà al progetto simile già in via di sviluppo nell’ex aerea Italgas tra via Ancona e via Torino. Il punto di partenza per la definizione del piano è stato lo scorso gennaio, con la prima assemblea con gli inquilini della Nave 1 e l’interessamento di una grossa impresa del territorio (della quale per ora Ater non fa il nome) che ha presentato la sua manifestazione di interesse. La strada che appare ormai tracciata è quella della demolizione e ricostruzione.
L’Ater ha infatti già incontrato l’impresa che ha presentato una manifestazione di interesse che ha fornito tutta la documentazione sull’immobile in attesa della presentazione di un vero e proprio progetto
Per Fabio Nordio, presidente dell’Ater, la speranza è una sola: “Vorrei portare a termine questo progetto entro la fine del mio mandato, tra il 2025 e il 2026. Un sogno? Se tutti fossero d’accordo, evitando di mettere bastoni fra le ruote, potremmo farcela”.
Contemporaneamente, sarà avviato un piano di massima per un bando pubblico che potrebbe portare alla demolizione totale della Nave entro otto mesi per una ricostruzione successiva nel corso di due anni. Un progetto che, nelle intenzioni di Ater, dovrà coinvolgere anche regione e comune di Venezia in un accordo di programma per edilizia residenziale pubblica rivolta anche agli studenti.
Dopo l’assemblea degli inquilini della Nave 1 è intanto partita anche la prima fase dei traslochi per liberare l’edificio che dovrà essere comunque svuotato sia nel caso ovvio di demolizione si se si sceglierà un radicale (e molto costoso) restauro totale. Da Ater fanno sapere che “Nel giro di un paio i mesi al massimo in- contreremo tutte le famiglie residenti mostrando loro gli alloggi alternativi già pronti nella cintura di Mestre e Marghera, e poi pagheremo noi i traslochi. Stiamo cercando di andare incontro agli inquilini, soprattutto i più bisognosi e gli anziani e partiremo con gli assegnatari in regola con i pagamenti, ma anche per chi ha delle morosità studieremo dei piani di rientro”. Entro fine mese ci sarà comunque un nuovo incontro tra inquilini e tecnici dell’azienda per consentire alle famiglie di scegliere il loro futuro alloggio e per mostrare agii inquilini zone, planimetrie e documentazioni degli alloggi destinati con la possibilità di scegliere quello più adatto alle proprie esigenze.
Massimo Tonizzo
Street art, in arrivo un nuovo regolamento urbano
In arrivo un regolamento urbano interamente dedicato alla street art per autorizzare opere in aree ed edifici ben definiti. Non si tratta ovviamente di una liberalizzazione (i vincoli artistici ed architettonici veneziani restano intoccabili), ma di un primo passo per ammettere anche a Venezia e Mestre la possibilità di dipingere ed abbellire aree considerate – a ragione o a torto – in degrado parziale. Il progetto, illustrato dall’assessore comunale all’urbanistica Massimiliano de Martin, riguarderà l’intera gamma di street art (murales, writers, land art, installazioni) e come zone vedrà coinvolte la terraferma e parte delle isole, dal Lido alla Certosa. “Ovvio che non si potrà dipingere ovunque – spiega de Martin –. Ci saranno edifici dove si potrà farlo con autorizzazione e altri vietati. E non saranno interessati solo gli spazi in verticale dei muri, ma anche piazzali o ingressi di edifici e scuole”. Non solo spazi appositi nel regolamento, ma anche una lista di soggetti adatti alla città di Venezia
(non saranno ammesse volgarità) e materiali consoni, con preferenza per vernici e colori ecocompatibili. “La street art a Venezia esiste già – conclude de Martin –, con esempi anche molto interessanti per la rigenerazione urbana, come il volto di Enrico Berlinguer in via Hermada, il murales degli studenti lungo il sottopasso dei Quattro Cantoni, la facciata del cinema Dante di via Sernaglia. Ma ci sono opere sparse nei capannoni abbandonati di Porto Marghera che meriterebbero visibilità”. (m.s.)