Libia, la parola alle armi Imprevedibile, scaltro, spiazzante, sorridente e crudele, ossessionato dalla sicurezza personale e dalla morsa del tempo, il Colonnello Muhammar Gheddafi è stato non per caso l’autocrate più longevo del continente africano. Difficile farne una descrizione sintetica, poiché mentre il mondo in quarant’anni cambiava pelle molte volte, il Rais ha avuto modo di giocare tutte le parti di una stessa commedia: il finanziatore del terrorismo e il buon amico dell’Occidente, il “re dei re” sponsor dell’Unione Africana e il mediatore acuto di conflitti irrisolti, l’alfiere di un Islam nazionalsocialista che gli ha inimicato tutte le scuole coraniche e il mercante di petrolio e migranti usati come arma di ricatto verso l’Europa, il leader circondato da guardie del corpo scelte fra sole donne secondo un archetipo da capobranco e l’uomo fragile e invecchiato che ricorreva massicciamente a iniezioni di Botox e alle tinture per nascondere i segni del tempo. Mille ruoli, mille volti, ma alla fine della storia, anche il dittatore libico è caduto secondo un copione già visto. Gheddafi ha inizialmente salutato le manifestazioni in Tunisia e Algeria come un positivo risveglio del popolo, nella convinzione, rivelatasi ben presto erronea, di non poter essere a sua volta bersaglio di contestazione. Dal colpo di Stato del 1969 contro re Idris in poi, il Colonnello ha sempre eliminato ogni dissenso con ondate periodiche di “purghe” – colpendo gli ufficiali suoi colleghi, gli studenti e gli intellettuali, i dissidenti all’estero – e ha costruito un sistema di sicurezza fondato su un arsenale gigantesco di armi, ma su un esercito
debole, diviso in brigate affidate ai figli e con numerosi mercenari provenienti dall’Africa sub-sahariana. Ha scelto di non costruire mai un’infrastruttura statuale, compito comunque difficile e inadatto al suo carattere
diffidente,
preferendo
investire
nella
“rivoluzione
permanente”, modello che ben si attagliava al reticolato familista e tribale della Libia, del quale egli era leader e garante, uomo con tutti i poteri reali e nessun potere formale: “Il popolo comanda, io lo guido.” Sotto la maschera di un’ostentata sicurezza e delle eccentriche smargiassate quando viaggiava all’estero, Gheddafi aveva però cominciato a pensare al futuro del Paese e della sua famiglia….