Making Darsena

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MAKING DARSENA Progetto di riqualificazione di un comparto nella Darsena di Ravenna

Tesi di Laurea Magistrale in Architettura laureande Roberta Ghirardini Laura Spadoni relatori prof. ssa arch. Silvia Brunoro prof. ssa arch. Laura Gabrielli correlatori arch. Marco Filippucci prof. arch. Roberto Di Giulio UniversitĂ degli Studi di Ferrara Dipartimento di Architettura Anno accademico 2016-2017



INDICE ABSTRACT

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0. INTRODUZIONE

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1. CENNI STORICI 1.1 -Ravenna, città di cultura 1.2 - Il rapporto con le acque 1.3 - Il porto canale e la Darsena di città

.................... 15 .................... 17 .................... 23 .................... 31

2. IL CONTESTO ATTUALE 2.1 - La popolazione 2.2 - Lo studio e il lavoro 2.3 - L’Accademia di Belle Arti di Ravenna 2.4 - I luoghi dell’Accademia dall’Ottocento ad oggi 2.5 - Il turismo: luoghi di interesse e ricettività 2.6 - Il territorio 2.7 - La Darsena: mobilità e confini 2.8 - La Darsena: le proprietà e l’accessibilità 2.9 - Gli interventi di riqualificazione attuati

.................... 43 .................... 45 .................... 51 .................... 57 .................... 61 .................... 65 .................... 73 .................... 75 .................... 77 ....................80

3. L’URBANISTICA 3.1 - Ravenna, la darsena e la città 3.2 - Il Programma di Riqualificazione Urbana della darsena di città 3.3 - Nuovi progetti per la Darsena di città 3.4 - Il nuovo Piano Regolatore Generale 2003: Piano Strutturale Comunale 3.5 - Il Piano Operativo Comunale tematico della

.................... 91 ....................93 ................... 97

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..................105 ..................109 ..................... 111


Darsena 3.6 - In prospettiva: traiettorie di trasformazione del ................... 118 progetto urbano 3.7 - Lo stato attuale e il Bando Periferie ................. 120 4. NUOVE OPPORTUNITÀ 4.1 - Un nuovo quartiere per la città 4.2 - Gli interventi strategici 4.3 - Il progetto urbano

...................127 .................. 129 ................... 131 ...................137

5. IL SUBCOMPARTO 11 ...................145 5.1 - La scelta dell’area ...................147 5.2 - Lo jutificio romagnolo ....................151 5.3 - Evoluzione della fabbrica ..................153 5.4 - Successione di proprietari/affittuari e attuale ..................153 situazione immobiliare 5.5 - Regolamenti e vincolistica ..................154 5.6 - Disposizioni temporali ..................155 5.7 - Inquinamento e bonifica ..................157 5.8 - Schedatura degli edifici .................160 6. LA STRATEGIA DI INTERVENTO 6.1 - Premessa 6.2 - La strategia 6.3 - Le fasi

...................171 ..................173 ..................175 ..................177

7. LE FUNZIONI 7.1 - Lo stato di fatto: di cosa ha bisogno il Sub_11? 7.2 - I servizi di pubblica utilità 7.3 - FabLab, questo sconosciuto

..................189 .................. 191 ..................193 ..................195

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7.4 - Perché a Ravenna? 7.5 - Coworking 7.6 - I coworking di Ravenna 7.7 - Le residenze: il quartiere dei giovani 7.8 - Sinergie locali e stakeholders 7.9 - La scomposizione nelle fasi di progetto

.................203 ................. 211 .................. 214 ................. 219 ................. 221 .................225

8. IL PROGETTO ARCHITETTONICO 8.1 - La fase 1: il Masterplan 8.2 - L’edificio 8.3 - Il sistema costruttivo e i materiali utilizzati 8.4 - Le strategie energetiche passive 8.5 - Involucro e accenni impiantistici 8.6 - Calcolo delle prestazioni energetiche 8.7 - La fattibilità economica

.................237 .................239 .................243 .................253 .................255 ................. 261 .................265 ..................271

9. BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

.................285

10. ELABORATI PROGETTUALI

................297

11. RINGRAZIAMENTI

.................321

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non riesce più a trovare nell’area della Darsena un luogo attrattore e di sviluppo: le abbandonate archeologie industriali presenti reclamano l’adattamento ad una contemporaneità che ha ribaltato l’idea stessa di temporalità e processualità. La tesi ha fatto dell’analisi storico-urbanistica la base di ricerca delle necessità dell’area, con un’attenzione particolare al settore culturale dell’artigianato artistico ravennate. Approfondendo lo studio del Subcomparto 11, si è quindi sviluppata una strategia concreta di intervento, urbano come architettonico, che possa servire come volano per la rigenerazione delle aree limitrofe. Attraverso lo studio di un piano diacronico (il makING Darsena), il progetto pretende pertanto creare un nuovo quartiere abitabile creativo, in cui l’inserimento tanto di residenze, quanto di servizi -

ABSTRACT L’architettura sembra non riuscire più a rispondere ai cambiamenti della società contemporanea con la stessa celerità che li caratterizza. Ciò sta generando – specialmente in Italia – la problematica dell’abbandono delle strutture e dunque un eccessivo – ma non necessario – consumo del suolo. Il secolo scorso ha portato, infatti, all’affermarsi di un’industria 4.0, che non pretende più isolarsi nei sobborghi della città, ma anzi diventare un catalizzatore urbano, che faccia del patrimonio umano-culturale il cuore della propria attivazione. Pertanto, l’urbanistica dei nostri giorni richiede una città capace di adattarsi ai cambiamenti sociali e dunque di flessibilizzare l’idea di “edificio” alle necessità di una popolazione in trasformazione. È per questo che il mercato produttivo portuale ravennate 9


accanto alle attività produttive - ricerca l’attivazione del ciclo economico sul breve, medio e lungo periodo. In questo modo, e con l’approfondimento di uno studio impiantisticoenergetico, si è voluta ricercare una sostenibilità del processo sotto i punti di vista economico ed ambientale.

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00 INTRODUZIONE



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Introduzione

luoghi isolati e indipendenti.

Il secolo scorso ha dimostrato come sia inevitabile il verificarsi di un continuo cambiamento nella società. L’età produttiva industriale ha lasciato spazio ad un’industria terziaria 4.0 e alla variazione di stili di vita e di lavoro è seguita una modifica delle esigenze della popolazione e della produzione. Non sempre lo sviluppo immobiliare che ha caratterizzato il secolo scorso si è dimostrato in grado di adeguarsi a questa trasformazione e ciò ha portato inevitabilmente al fenomeno, in costante crescita, dell’abbandono e dismissione dei vecchi impianti. Le periferie delle nostre città sono testimoni di questo fenomeno. Ai numerosi edifici di edilizia residenziale si affiancano vasti comparti produttivi, che, con l’espansione edilizia, si sono trovati ad essere quasi nel centro città, tuttavia la percezione rimane quella di

Questo è il caso della Darsena di Ravenna, un’ampia area di 136ha a due passi dal centro storico che ospita archeologie e vecchi impianti industriali. Nel secolo scorso questo luogo ha rappresentato un fertile terreno produttivo in svariati settori, ma dagli anni ’70 lo sviluppo tecnologico ha modificato le esigenze e gli spazi che prima erano utilizzati per la produzione ora rimangono abbandonati e isolati dal vicino centro storico. Le potenzialità sono molteplici. Non solo, infatti, si tratta di un sito di notevole importanza storica che può tornare ad essere parte del centro cittadino, ma tramite esso è possibile un diretto collegamento con il mare e con il litorale, unendo la città sia fisicamente che nelle sue molteplici caratteristiche culturali. Da anni ci si interroga su come 13


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far rinascere l’area, ma se un progetto unitario complessivo risulta impossibile da realizzare, si porta avanti la voglia di riqualificare un pezzo alla volta, avendo sempre chiaro l’obiettivo finale. A partire da queste premesse è scaturito l’interesse che ci ha spinto a studiare in maniera più approfondita l’area e alcuni suoi comparti.

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01 CENNI STORICI Ravenna, il porto canale e la Darsena di cittĂ



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1.1 Ravenna, città di cultura Ravenna è la città romagnola in cui arte e cultura hanno caratterizzato tutta la sua storia e di cui sono rimaste testimonianze evidenti ancora oggi. Essa è romana, gota, bizantina, ma anche veneziana ed infine contemporanea; capitale del passato e città del mosaico, è stata ispirazione e casa per alcuni dei più importanti personaggi ed eventi della storia.

anche dalla presenza di alcuni ritrovamenti. Il primo centro urbano, sorto probabilmente circa 3000 anni fa, era lambito dal mare, che stava lentamente arretrando lasciando dietro sé una vasta pianura alluvionale. Esso sorgeva su un arcipelago di piccole isole, circondato dalle paludi collegate alla catena di dossi dunosi presenti a NordEst e a Sud della città, e in seguito villaggio palafittico (I sec. a.C.).

Esistono molte leggende riguardanti la fondazione della città e le sue origini: lo storico Dionigi Di Alicarnasso riferiva che Ravenna fosse stata fondata sette generazioni prima della guerra di Troia; Strabone che fosse stata creata dal popolo dei Tessali; Plinio, infine, la chiamava città dei Sabini.1 Poco si sa di certo, ma la presenza di popolazioni diverse, come umbri, etruschi e celti, sembra essere confermata

“Delle città situate fra le paludi la maggiore è Ravenna, costruita interamente in legno e attraversata dall’acqua: vi si circola perciò su ponti e su barche. Quando c’è l’alta marea, la città riceve al suo interno una parte non piccola di mare cosicché, asportato il fango da questa e dai fiumi, viene eliminata la malaria. Il 17


Figura 1: Carta dimostrativa del sistema antico dei contorni di Ravenna


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luogo dunque è riconosciuto così salubre che i governanti lo designarono per mantenervi e farvi esercitare i gladiatori. […] È inoltre mirabile anche ciò che accade per la vite: essa infatti cresce nelle paludi, si sviluppa celermente e dà frutti abbondanti, ma poi, in quattro o cinque anni, si distrugge.” Strabone (64 ca. a.C. – 24 ca. d.C.), Geografia (V,1,7)

militari, seguiti poi dall’ampliamento urbanistico, creazione della cinta muraria e la dotazione di un acquedotto per dotare la città di acqua potabile. Il V sec., rappresenta un periodo di rinnovato splendore, dove Ravenna diventa Capitale dell’Impero d’Occidente. È questo il periodo delle magnifiche costruzioni civili e religiose mosaicate, tra le quali possiamo annoverare la Basilica Ursiana e il Battistero Neoniano, la Chiesa di Santa Croce e il Mausoleo di Galla Placidia. Con l’arrivo di Odoacre, nel 476 d.C., ha fine l’Impero d’Occidente e verso la fine del V sec. Teodorico, re degli Ostrogoti, assunse il titolo di Rex. Grazie all’attività edilizia e ai lavori di bonifica delle paludi circostanti, questo regno (493526 d.C.) si rivelò altrettanto favorevole per la città, che ci regala ancora oggi la presenza e testimonianza del Battistero

Il III sec. a.C., vide la conquista da parte dei Romani, che fecero di Ravenna una “civitas foederata”. Essa rappresentava un punto strategico di grande importanza: isolata e difesa dalla terraferma grazie alla presenza delle paludi e con accesso diretto al mare, da dove poteva ricevere rifornimenti e servizi da Oriente. I primi lavori effettuati dai romani riguardano la zona del porto di Classe nel 49 a.C., per ragioni presumibilmente 19


Figura 2: Vincenzo Coronelli, “Ravenna Antica”, in “Ravenna ricercata antico-moderna”, Venezia 1708 ca.


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degli Ariani e la basilica di Sant’Apollinare Nuovo, risalenti a quegli anni.

del centro urbano: la Rocca Brancaleone. La città, passata sotto il controllo della Chiesa nel 1509, fu saccheggia dai Francesi nel 1512 in occasione della cosiddetta “battaglia di Ravenna”, nel più grande e cruente scontro dell’Età Moderna che si concluse con la disfatta papale. Nonostante la sconfitta, la città resterà sotto lo Stato Pontificio per 350 anni. In questi secoli il fatto più importante fu senza dubbio il riassetto idraulico di tutto il territorio: un intervento che andò a sostituire quello impostato e voluto dalla signoria dei Da Polenta, che ormai si era dimostrato inefficiente nei confronti delle inondazioni che avevano colpito la città.2 Risale a questo periodo l’arrivo della ferrovia, la costruzione dell’attuale porto e lo scavo del Canale Candiano, a cui seguì il successivo sviluppo industriale e commerciale della città, con

Durante l’Esarcato, Ravenna ebbe di nuovo un periodo importante, in quanto avamposto dell’Impero d’Oriente. Il successivo periodo comunale (a partire dal 1109), caratterizzato a Ravenna dai Traversari e dai Polentani, non portò quel decollo economico e demografico che aveva caratterizzato altri centri urbani; il perimetro murario rimase invariato per tutto il periodo medievale e la città si organizzò con una suddivisione a zone. Dal 1441 Ravenna passò sotto il dominio della Repubblica di Venezia, che adottò un’amministrazione efficiente e una politica finanziaria che nel giro di pochi anni risanò l’economia della città. Furono ricostruite le mura ed edificata una nuova fortezza a difesa 21


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la nascita, nella prima metà del XX secolo, dell’attuale porto commerciale Corsini e delle industrie petrolchimiche che ancora oggi segnano il paesaggio verso il mare. Evento di particolare nota per la Ravenna contemporanea riguarda l’iscrizione, per 8 monumenti storici, alla Lista del Patrimonio UNESCO, “in ragione della suprema maestria artistica dell’arte del mosaico. Essi sono inoltre la prova delle relazioni e dei contatti artistici e religiosi di un periodo importante della storia della cultura europea”.3

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1.2 Ravenna, il rapporto con le acque La caratteristica fondamentale di Ravenna, fin dall’antichità, fu quella di essere circondata dalle acque e accessibile solo dal mare, ed è per questo motivo che possiamo anche definirla “città di porti”, non perché come altre città ha un “porto vecchio” e un “porto nuovo”, ma proprio per il rapporto che ha instaurato nel tempo con l’acqua e con i porti che nel corso dei secoli hanno ruotato attorno ad essa.

Esso ebbe origine e grande potenziamento a opera di Ottaviano Augusto, che, per difendere l’Adriatico e i mari del Vicino Oriente, stanziò qui una flotta pretoria composta da 250 navi. L’imperatore volle che il grande porto militare fosse unito al ramo meridionale del fiume Po tramite un largo canale, la Fossa Augusta, che prima di giungere a Ravenna, si divideva in due rami: il primo girava intorno alle mura, rafforzando le difese della città; l’altro scorreva tra le abitazioni, agevolando così l’attività commerciale. Ricerche stratigrafiche hanno infatti rinvenuto un lungo tratto banchinato, che giungeva da Nord, lungo le direttrici delle attuali vie Sant’Alberto, di Roma e Cesarea, sfociando nel porto di Classe. Il sistema portuale era imperniato su di un altro

Se ne possono contare almeno 12, anche se l’usanza di rinominare i nuovi con i precedenti non rende facile l’identificazione. Alcuni hanno avuto vita brevissima, di altri se ne conosce l’esistenza ma non la posizione precisa, a causa dei continui movimenti della situazione idrografica. Il primo costruito fu il porto di Classe, a sud della città. 23


Figura 3: Schema del territorio ravennate nel II sec. d.C.


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canale artificiale, che tagliava in senso est-ovest il lungo cordone di dune sabbiose che anticamente divideva Ravenna e le lagune interne dal mare. Abbiamo già detto in precedenza che l’insediamento romano era probabilmente costituito da una serie di isolette sabbiose tra loro vicine, in corrispondenza dell’estuario di alcuni corsi d’acqua. Il castrum militare fu impiantato nell’isola centrale. Ravenna era collegata direttamente con il ramo meridionale del Po tramite il fiume Padenna, che circondava la città insieme al fiume Lamone. I due fiumi esercitavano una funzione di protezione delle mura stesse. La città aveva l’aspetto di un oppidum, con la struttura quadrata e un impianto di strade ortogonali.

importante e strategico, oltre ad essere un mezzo da cui trarre fondamento e sostentamento. Il porto romano raggiunse la sua massima espansione ne II-III secolo d.C., ma venne progressivamente interrato per le particolari condizioni territoriali e per la mancanza di opere di dragaggio e manutenzione. Nel IV secolo si è interrata anche la Fossa Augusta, a causa dell’apporto continuo di materiale dal Po e dai suoi affluenti; al suo posto fu realizzata, su volere di Teodorico, una strada ampia di collegamento tra la cattedrale e l’area palatina (via di Roma). Il mosaico, di epoca teodoriciana, in Sant’Apollinare nuovo contiene una delle più antiche documentazioni topografiche della storia: la città con il palazzo reale da una parte e il porto di Classe dall’altra.

In epoca bizantina, fu proprio grazie al rapporto con l’acqua del mare Adriatico che la città continuò a rivestire un ruolo 25


Figura 4: Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, l’Antico porto di Classe


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Il continuo mutare delle condizioni idrografiche di Ravenna segnò comunque con l’andare del tempo anche il destino del porto bizantino di Classe, sorto su quello romano. Già nel V secolo Sidonio Apollinare documenta la situazione di dissesto idrogeologico di Ravenna: i muri cadono, le acque stagnano e le navi si arenano, mentre nel VI secolo Giordane testimonia l’esistenza di vasti orti e frutteti là dove un tempo pendevano le vele: “verum de quibus non pendeant vela sed poma”.

con il loro impetuoso corso torrentizio, avevano alluvionato le lagune trasformandole in paludi. L’aria salubre di un tempo era diventata malsana. La mappa idrografica del centro urbano era cambiata completamente. Il vecchio assetto era irriconoscibile: il Padenna si era prosciugato; il Lamone era stato deviato attorno alle mura settentrionali e condotto nel Badareno. Tra il 1150 e il 1175 nella “Chronaca parva ferrariensis” si documenta la notizia della rotta del Po a Ficarolo, evento che ha portato enormi conseguenze, riducendo drasticamente la portata dei fiumi Po di Volano e Po di Primaro, favorendo i commerci veneziani e fiorentini, a discapito di quelli ferraresi e ravennati. Questi sconvolgimenti del sistema idrografico ebbero come conseguenza lo spostamento della linea di costa per circa un chilometro verso Oriente,

Durante il periodo teodoriciano vengono intraprese alcune limitate azioni di bonifica, che favoriscono i processi di ruralizzazione delle popolazioni e i secoli successivi vedono la presenza di numerosi piccoli porti, con funzioni diverse. Nei secoli a partire dal VII, il territorio aveva subito mutamenti profondi. I fiumi, 27


Figura 5: Bernardino Zendrini ed Eustachio Manfredi, “Mappa di sintesi dei progetti di regolazione dei fiumi di Ravenna�, 1731


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obbligando la città a rivedere la sua politica commerciale.

Poco tempo dopo subentrò il governo dello Stato Pontificio, che si adoperò per la sistemazione idrica della città il cui evento più rappresentativo fu l’escavazione del Canale Panfilio nel 1652. Il Canale facilitava il collegamento tra la foce del Candiano e la città di Ravenna; ricevendo le acque dal mare, portava le imbarcazioni presso le mura di Porta Nuova in un percorso rettilineo di circa 7 km. Questa infrastruttura ebbe breve durata perché di lì a poco sarebbero state effettuate le grandi trasformazioni idrauliche settecentesche, che portarono alla diversione dei fiumi Ronco e Montone, che, ormai pensili attorno alla città, causavano periodicamente gravi inondazioni, alla costruzione di Porto Corsini e al riordino dell’intero sistema idroviario, probabilmente basandosi su quei progetti che i veneziani proposero per un nuovo moderno disegno della città.

Questo portò, intorno al 1276, alla creazione di un nuovo canale artificiale, il Naviglio, nell’alveo abbandonato del Padusa, antico ramo del Po di epoca romana. Sotto la signoria dei Da Polenta, vennero effettuati lavori idrici che resero stabile la zona per alcuni secoli. È posta attenzione principalmente alla situazione idrica caratterizzante i fiumi Ronco e Montone, che vennero deviati attorno alla città, per garantire nuove fonti di apporto idrico. La dominazione veneziana rappresenta uno dei periodi più prosperi ed efficienti della storia ravennate. Dal punto di vista portuale, essi scelsero subito di puntare sul Candiano, probabilmente perché era quello che dal punto di vista spazio-temporale offriva maggiori garanzie. 29



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1.3 Il porto canale e la Darsena di città Strabone, circa 2000 anni fa, diceva: “Ravenna è la città più grande nelle lagune, costruita interamente in legno e percorsa da acque vive… quando la marea scende, spazza via tutti i rifiuti e fa l’aria pulita…”. Dai tempi di Strabone ad oggi, sono cambiate parecchie cose: Ravenna si è allontanata dal mare e il suo porto ha modificato la sua posizione e il suo percorso, ma il concetto iniziale della forza dell’acqua per mantenere “pulito” il porto rimane corretto.

Bolzoni, che hanno portato alla eliminazione del canale Panfilio e alla necessità di individuare una nuova ubicazione per il porto di Ravenna. Venne scelta l’ipotesi che sfruttava le caratteristiche morfologiche del territorio, in una zona deltizia a Nord-Est della città, basandosi sul naturale riempimento e svuotamento delle bassure. La piallassa che si trovava al di sopra dell’imboccatura del nuovo Canale Corsini (nome ufficiale, dal papa regnante Clemente XII Corsini) aveva la funzione di bacino di ripulsa e il porto poteva così essere regolato dal flusso delle maree, rinunciando a costose opere artificiali. Il card. Giulio Alberoni (1735-39) fece realizzare il canale di collegamento: esso iniziava in una zona adiacente alle mura orientali della città, dov’è ancora oggi la darsena di città, per collegare la città

La storia dell’attuale Canale Candiano (nome ripreso dai ravennati e mantenuto nella toponomastica, in memoria del vecchio scalo ubicato in altro luogo, a sud della città storica) ha inizio nel 1735, in seguito ai lavori idraulici di diversione a sud dei fiumi Ronco e Montone, su progetto di Guazzetti31


Figura 6: La strada d’Alaggio, guardando verso Ravenna. Sulla riva opposta, le ciminiere della Fabbrica Cementi Portland. (Fonte: Il Romagnolo (a cura di), “Il porto di Ravenna”, ed. EditRomagna, Ravenna, 2012)

Figura 7: La strada d’Alaggio in una fotografia degli anni Trenta. (Fonte: Il Romagnolo (a cura di), “Il porto di Ravenna”, ed. EditRomagna, Ravenna, 2012)


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al mare. La parte iniziale fu scavata ex novo, mentre nella parte finale fu collegato l’invaso portuale con l’alveo ormai spento del Montone. Si crea, quindi, il canale navigabile che collega l’abitato con il mare (distante circa 8km) e che costituisce parte del porto commerciale e industriale nonché la darsena di città.

i lavori di escavazione del canale e di allargamento della darsena promossi da Luigi Carlo Farini; questi lavori permisero l’accesso e l’attracco di navigli mercantili di maggior tonnellaggio. Fu possibile portare a compimento questi lavori poiché è in questi anni che avviene il riconoscimento dello scalo di Ravenna come “porto nazionale” e ciò consentì di accedere ai finanziamenti statali.

Nel 1750 Ravenna era già dotata di un porto efficiente e moderno corredato da magazzini e di una vasta area di ricovero per le imbarcazioni.

Alfredo Baccarini, al quale si deve l’attuale configurazione della Darsena di Città (che gli fu intitolata nei primi anni del XX secolo), riprese il tema dell’azione delle correnti per mantenere pulito il fondale del porto, nell’intero percorso dalla città al mare. Baccarini infatti, nel 1864, scrive: “il canale deve profondarsi quattro metri sotto il livello della ordinaria colma del mare […] nonché […] della nuova Darsena la cui profondità sarà uguale a quella del canale”.

All’inizio del XIX secolo, il tracciato fu raddrizzato per ridurre la distanza dal mare e venne costruita la “bella e memorabile ” 4 strada d’Alaggio, realizzata su progetto di G. Vecchi, che costeggiava il canale fino al mare attraverso la pineta storica, anche se ora parte di essa è stata sacrificata per fare posto all’attuale porto. Nel 1860 vennero effettuati 33


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E continua, per evidenziare il lavoro delle correnti contro l’insabbiamento: “[…] le forze vive sono ancora in aumento col completarsi della canalizzazione delle pialasse […] le forze suddette sono già talmente potenti, che la corrente di riflusso è talvolta rimontata con pena dagli stessi piroscafi […]”. Le idee sono buone, ma conclude dicendo che il mantenimento del Porto necessiterà nel tempo di “diligenti e continue cure per conservarlo” ed ovviamente è questo il problema che ci ha fatti arrivare alla situazione odierna. Possiamo concludere che alla fine del 1800 e nei primi anni del 1900 i lavori di ampliamento e di sistemazione della Darsena di città portarono ad un fondale di circa 4 metri, almeno per quanto riguardava il Canale Corsini e la nuova Darsena i cui lavori finirono attorno al 1910. La vecchia darsena fu portata a 24m di larghezza per

300m di lunghezza, con una nuova banchina di approdo di 280m, dotata di doppio binario ferroviario. A quei tempi, la Darsena presentava un “braccio”, attualmente al di sotto dell’odierno piazzale Aldo Moro, e sulla Darsena di città cominciavano ad apparire in aggiunta ai magazzini (disegnati da Camillo Morigia e databili verso gli anni ‘80 del 1700) anche le prime industrie tra le quali la Montecatini Concimi Chimici (1905), una fornace per laterizi, la Raffineria Zolfi Almagià (1898), depositi e un impianto per la lavorazione dei cereali (Molino Società Padana di Macinazione). Nei primi del ‘900 il porto di Ravenna registrò una discreta movimentazione delle merci principalmente derivate dall’indotto agricolo, che rimane la principale attività economica del ravennate. 34


Figure 8 -9: La Darsena dopo i lavori eseguiti in base al Decreto di Luigi Carlo Farini e veduta della Vecchia Darsena e dei magazzini (Fonte: Ferilli, “Il porto di Ravenna: Dalla ricostruzione ai giorni nostri�, Longo Editore, Ravenna, 1999)


Figura 10: Le raffinerie di zolfo Almagià (destra) e Lama-Giacometti (sinistra), 1915 (Fonte: Pollini, Turchi, “E’ cangian: il porto di Ravenna”, Ed. Moderna, Ravenna, 1984)

Figura 11: Fabbrica dei cementi idraulici, 1910 (Fonte: Pollini, Turchi, “E’ cangian: il porto di Ravenna”, Ed. Moderna, Ravenna, 1984)


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Successivamente vennero avviate nuove attività in altri settori: l’industria alimentare dei Conti Rivalta (1906); la fabbrica di concimi e lo jutificio romagnolo (1908) e la pileria Lovatelli (1911). Alcune di queste piccole industrie sono tuttora esistenti e sono rimaste quasi inalterate all’interno del tessuto portuale industriale che si è formato negli anni successivi.

Se la prima guerra mondiale, che per l’Italia iniziò proprio nei luoghi di cui parliamo, fu particolarmente distruttiva per il porto ravennate, la seconda non fu da meno. Le banchine erano quasi completamente distrutte, i muretti di sponda del canale, i moli, così come gli edifici portuali erano ridotti a delle rovine. Dopo la fine del conflitto, tra i primi interventi che le istituzioni vollero perseguire, c’era la ricostruzione del porto, avvenuta con il contributo del finanziamento statale. La ricostruzione non fu adeguata per eventuali miglioramenti che potevano già essere pensati in vista di un nuovo sviluppo anche economico, ma si preferì recuperare semplicemente quello che era prima. La rete ferroviaria fu ripristinata con l’attivazione di un solo binario provvisorio. L’unico elemento di novità rispetto al passato,

Nel 1913 il porto di Ravenna fu sede del compartimento marittimo e della Capitaneria che ne rafforzò il ruolo di porto nazionale. L’industria del turismo prese le mosse dopo la prima guerra mondiale. Agli inizi del Novecento il litorale appariva ancora aspro e deserto, molto meno frequentato della campagna e della pineta. Porto Corsini, poco più di una borgata di pescatori, era una località isolata. 37


Figure 12-13: 1954, la Vecchia Darsena è stata tombata. (Fonte: Ferilli, “Il porto di Ravenna: Dalla ricostruzione ai giorni nostri”, Longo Editore, Ravenna, 1999)


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è la chiusura della “Darsena Bidente”, quel braccio che si spingeva fin sotto il sagrato di San Simone.

trasferirono nel nuovo Porto. Queste nuove attività, relativamente lontane dalla città hanno comunque avuto un notevole impatto sulla qualità delle acque e dei sedimenti di tutto il porto canale e della Darsena stessa; il flusso ed il deflusso della marea e la mobilità dei sedimenti ha diffuso l’“inquinamento” lungo tutto il Candiano. E’ infatti questo il periodo in cui l’intensa attività commerciale ed industriale provoca non pochi problemi ambientali, complice anche una comune minor sensibilità verso un problema a quei tempi sconosciuto o quanto meno sottovalutato.

La vera crescita si ha dalla seconda metà degli anni ‘50. E’ in questi anni che sulle sponde del porto Canale nascono importanti quanto impattanti aziende tra le quali le più importanti sono la SAROM (1950) e l’Anic (1958). Il trasporto marittimo cominciava a manifestare nuove esigenze, necessità di aree estese e più facilmente raggiungibili da navi di grandi dimensioni, così come si evidenziò la necessità di migliori collegamenti stradali e ferroviari per il porto. Si promosse così la realizzazione del nuovo porto, industriale prima, poi commerciale, di Ravenna collocato più verso mare rispetto alla vecchia darsena. Questa scelta segna il declino della Darsena di città come scalo portuale e progressivamente le attività si

Dalla fine degli anni ’80 prendono poi forma le prime ipotesi di riutilizzo e recupero della Darsena di città, entrata nella crisi che ha colpito i porti industriali delle principali città europee.

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Figura 14: 1954, l’attività del porto è ancora concentrata nella Darsena. C’è solo il primo nucleo della Sarom. (Fonte: Ferilli, “Il porto di Ravenna: Dalla ricostruzione ai giorni nostri”, Longo Editore, Ravenna, 1999)

Figura 15: 1962, foto aerea dell’Anic. In basso a destra alcuni impianti della Sarom. (Fonte: Ferilli, “Il porto di Ravenna: Dalla ricostruzione ai giorni nostri”, Longo Editore, Ravenna, 1999)


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NOTE 1. Fonte: www.turismo.ra.it 2. -ibid. 1 3. -ibid. 1 4. Il Romagnolo (a cura di), “Il porto di Ravenna�, ed. EditRomagna, Ravenna, 2012 41



02 IL CONTESTO ATTUALE La società e il territorio



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Prima di iniziare a progettare si è ritenuto indispensabile analizzare e studiare le caratteristiche di un territorio e della società che vi abita, per rendersi conto in maniera chiara e precisa dei punti di forza su cui poter lavorare e dei fabbisogni e punti di debolezza che devono essere migliorati. Le ricerche effettuate nel contesto ravennate si sono concentrate sull’analisi del contesto socio-culturale e sullo studio del territorio. È importante rendersi conto che la riqualificazione delle aree non può partire solamente da uno studio freddo del territorio, ma è necessario conoscere la società, i cittadini e le persone che fruiscono e vivono gli spazi della città, per capire da loro quali sono le migliori soluzioni da adottare. Per questo motivo, apriamo il capitolo con l’analisi della struttura della popolazione.

2.1 La popolazione La provincia di Ravenna ospita 391.290 abitanti, il cui 42% risiede nel Comune di Ravenna, per un numero di 164.584 abitanti. Nel Comune rimane prevalente la presenza di italiani, ravennati o emigrati da altri comuni; infatti solamente l’11,8% della popolazione è straniera. La dinamicità del tessuto economico locale, nei suoi molteplici aspetti, ha portato ad un tasso di crescita demografico più elevato rispetto alla regione. In provincia si è verificata una crescita diffusa, in particolare da inizio Millennio, quando si è registrata sia una forte accelerazione della popolazione residente, sia un aumento dei flussi migratori, provenienti dall’estero o da altre zone d’Italia. Come si può notare nei grafici, dal 2011 la crescita ha subito un rallentamento, per poi 45


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(Fonte: Regione Emilia Romagna)

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riprendere in maniera più vigorosa nell’ultimo anno. I flussi migratori iniziano ad influenzare l’evoluzione del quadro demografico della provincia di Ravenna, pur non invertendone il trend di lungo periodo, che continua a mantenersi con forti squilibri demografici e indici di vecchiaia superiori rispetto al panorama emiliano romagnolo. Grazie all’afflusso demografico di italiani e stranieri a partire dal 2000, si verifica un aumento della popolazione in età scolare, da 0 a 14 anni, che dalla fine degli anni Ottanta fino alla fine degli anni Novanta si era ridotta notevolmente. La fascia di popolazione tra i 15 e i 39 anni è invece in costate declino dalla fine degli anni Ottanta. Gli adulti in età lavorativa, dai 40 ai 64 anni, sono sempre stati in numero stazionario dalla fine degli anni Ottanta al 2000. Da inizio millennio, tuttavia, grazie all’afflusso demografico

interno ed estero, il numero è in costante aumento. La popolazione al di sopra dei 65 anni invece continua a registrare un continuo incremento, che ha subito un leggero rallentamento solo negli ultimi anni. Analizzando i dati e le previsioni demografiche diffuse dalla Regione, si possono presupporre alcune tendenze e scenari di sviluppo diversi. L’ipotesi più verosimile lascia pensare ad una prosecuzione del trend demografico di lungo periodo con un probabile aumento di residenti, ma con una stabilizzazione dei flussi migratori in entrata (stabile il saldo migratorio estero tra il 2011 e il 2024). Quest’ultimo fenomeno porterebbe ad un ritorno verso il processo di invecchiamento della popolazione, me frenerebbe anche l’erosione della popolazione in età lavorativa (15-64). In questo scenario, 47


La popolazione


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infatti, l’incremento degli ultra quarantenni rallenterebbe, mentre i giovani 0-14 anni, in continuo aumento da inizio millennio, andrebbero ad alimentare la classe di età successiva 15-39. La popolazione in età attiva (1564 anni) tra il 2011 e il 2024 dovrebbe così mantenersi stabile, con una percentuale di circa il 64% della popolazione totale.1

anche di persone tra i 60 e gli 80 anni. Ancora più elevata la percentuale di ultra quarantenni nel quartiere PEEP, dove si ha una percentuale molto alta, del 70%, di abitanti tra i 40 e i 60. A queste aree più “datate” e storiche si aggiunge il quartiere residenziale a nord; esso è di recente sviluppo e attualmente in espansione e si può notare che qui la percentuale più elevata di abitanti ha un’età media che si aggira tra i 20 e i 40 anni, quindi un quartiere giovane. In seguito si è entrati nel quartiere Darsena, analizzando in particolare le uniche tre aree residenziali, nella sponda destra del canale Candiano. Come possiamo notare dal grafico, la prima e la terza area, provenendo dalla Stazione FS, sono abbastanza datati e questo si evidenzia anche dalla popolazione che vi abita; vediamo infatti che la popolazione è composta principalmente da persone

Dopo lo studio dei dati riguardanti la provincia e il comune in generale, è stato effettuato un approfondimento sulle aree di nostro interesse più specifico, appunto la Darsena e le aree limitrofe. Innanzitutto, sono state considerate tre aree principali limitrofe alla darsena: il centro storico, il quartiere residenziale PEEP a sud e il nuovo quartiere residenziale a nord. Il centro storico prevalentemente ospita residenti dai 40 ai 60 anni, con un’alta percentuale 49


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sopra i 40 anni di età e nel caso del terzo quartiere, si ha un’elevata percentuale di ultra sessantenni. Il quartiere centrale, invece, è più recente, in quanto si è sviluppato in seguito alla volontà di riqualificare il subcomparto 10, un tempo recintato e dedicato alla produzione e deposito di concimi chimici. Con il PRU 1995, è stato presentato un progetto, poi realizzato, per la realizzazione di edifici a destinazione prevalentemente residenziale. La giovane età del quartiere si riflette anche qui nella giovane età dei suoi abitanti, con una percentuale del 55% di persone tra i 20 e i 40 anni.

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2.2 Lo studio e il lavoro Dopo un’analisi generale della popolazione, si è voluto capire come sia strutturata nelle diverse categorie lavorative. Come evidenziato anche dal grafico, vediamo che Ravenna è una città in cui il lavoro ha un ruolo molto importante, con un 45% degli abitanti ad esso dedicati. La percentuale di disoccupazione raggiunge un 9%, mentre i pensionati rappresentano il 30% della popolazione. Gli studenti rappresentano una percentuale non troppo alta, il 16%. Ravenna, infatti, è una città che attualmente è più “lavorativa” che universitaria. Nonostante questa prima considerazione, abbiamo voluto approfondire meglio questo tema, per capire se questo è un settore che vuole crescere e svilupparsi o tende a rimanere al livello attuale.

Superiore, il trend di iscritti si allinea ai dati regionali e nazionali, con un 94% di partecipanti, per l’università si evidenzia un numero inferiore. Ravenna non è dotata di un suo ateneo, ma è Campus dell’Università di Bologna. L’Alma Mater Studiorum, infatti, è un Ateneo Multicampus che si articola nelle sedi di Bologna, Cesena, Forlì, Ravenna, Rimini. Ogni Campus è caratterizzato da una forte identità scientifica e formativa, ha proprie strutture e servizi dedicati alle attività istituzionali, culturali, associative e sportive. Gli elementi didattici e scientifici che caratterizzano il Polo ravennate possono essere ricondotti alle scienze dell’ambiente e del mare, in particolare allo studio e alla tutela degli ecosistemi e della valorizzazione delle risorse, alla conservazione, tutela e restauro dei beni culturali e degli edifici

Se per l’Istruzione Secondaria 51


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(Fonte: Servizio Statistica della Camera di Commercio di Ravenna)

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storici, all’archeologia e alla valorizzazione dei siti che hanno ospitato le prime civiltà, alla cooperazione internazionale e alla formazione giuridica.

Culturali, di Giurisprudenza, di Ingegneria, di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, di Chimica Industriale, e di Medicina e Chirurgia. In tutto sono attivi sedici corsi di studio, a cui dovrebbe aggiungersi un nuovo corso triennale in Ingegneria Nautica. La popolazione studentesca del Polo nell’arco dell’ultimo decennio si è mantenuta sotto le 3.500 unità, e dopo alcuni anni meno favorevoli, sembra avere guadagnato attrattività, anche grazie alle nuove offerte attivate, negli anni 2011, 2012, 2013.

Scuole: • Lettere e Beni culturali • Dipartimenti e Unità Organizzative di Sede (U.O.S.) di Dipartimento • Beni culturali • U.O.S. Storia Culture Civiltà • U.O.S. Scienze biologiche, geologiche e ambientali • U.O.S. Scienze giuridiche Altre strutture di Ateneo • Centro interdipartimentale per le Scienze ambientali • Scuola superiore di Studi sulla Città e il Territorio

In seguito, è stata posta attenzione alla tematica degli alloggi studenteschi. Il bacino di riferimento del Campus ravennate è prevalentemente locale, gli studenti fuori sede sarebbero infatti un migliaio. Ad essi l’Amministrazione comunale offre 60 posti letto gestiti dalla Fondazione Flaminia, nelle due sedi di via

Il Polo Scientifico Didattico di Ravenna, dell’Ateneo universitario bolognese, nell’anno accademico 2015/2016 conta 3.378 iscritti, presso le sei Facoltà di Conservazione dei Beni 53


L’istruzione

SCHEMA BIANCO E ARANCIO CON BIBLIOTECHE, SCUOLE, UNIVERSITà E STUDENTATI


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Le Corbusier (quartiere Alberti), che mette a disposizione quattro appartamenti, e via Nino Bixio (centro storico), 10 appartamenti. Gli alloggi a disposizione sono in grado di coprire le richieste, solo negli anni di più alta affluenza si sono evidenziate alcune criticità. Nonostante l’offerta per gli studenti sembra essere adeguata alle esigenze, si è rivelato necessario, soprattutto negli ultimi anni, un intervento a favore di docenti e ricercatori, che non hanno a disposizione offerte adeguate, in particolare strutture con formule adatte a diverse esigenze contrattuali. In riferimento al progetto di un nuovo studentato in centro storico, “il direttore della Fondazione fa un bilancio: «Vanno tutti esauriti in fretta, però a Ravenna non ci sono le barricate per la mancanza di alloggi. Significa che al momento l’offerta è sufficiente». A che serve allora lo studentato? Oltre ad aumentare l’offerta e a dare

servizi dovrebbe rispondere a quella che è invece una carenza: i posti letto per ricercatori e docenti, oltre che per studenti Erasmus o borsisti a Ravenna per pochi mesi. «In questi casi, dove il periodo di permanenza è limitato, trovare un luogo dove stare è molto più difficile perché i proprietari sono restii ad affittare per periodi brevi».”2 Al di fuori del Campus universitario ravennate, è presente un’altra istituzione scolastica di livello universitario, appartenente al sistema nazionale dell’Alta formazione artistica: l’Accademia di Belle Arti di Ravenna. Stiamo parlando di un’Accademia di grande tradizione storica, fondata dalla Legazione provinciale e dal Comune di Ravenna più di centottanta anni fa e inaugurata nel 1829. In seguito a quella data ha inizio un percorso affascinante per le vicende artistiche e culturali della città. 55


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Con la riforma Gentile del 1923, l’Accademia prosegue con l’insegnamento delle materie fondamentali a cui viene aggiunto l’insegnamento di arti applicate tra cui il mosaico, facendo rinascere l’interesse per questa tecnica e formando un primo gruppo di artisti rifondatori di quest’arte. L’Accademia rappresenta una tappa fondamentale nel consolidamento dell’identità della città e la collaborazione tra Provincia e Comune ha dato negli anni passati risultati importanti.

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2.3 L’Accademia di Belle Arti di Ravenna L’Accademia viene inaugurata il 26 novembre 1829, data dopo la quale ebbe inizio un’affascinante percorso in cui si sono riflesse le ambizioni artistiche e culturali della città e del territorio in un susseguirsi d’intenzioni e interpreti. Una delle caratteristiche più importanti è la sostanziale continuità di presenze e poetiche che nel corso degli anni hanno innovato e dato un contributo fondamentale per lo sviluppo di questa Istituzione.

adesione. Questo, però, è anche il periodo delle riforme futuriste, che per un breve periodo toccano la Scuola. Importante protagonista per il rinnovamento dell’Accademia è Giovanni Guerrini, incisore, conoscitore della Secessione Viennese, sperimentatore e fautore dell’ Arts & Crafts. L’esperienza didattica ravennate costituisce per lui il banco di prova per sperimentare la contaminazione tra diverse aree del linguaggio artistico, con un occhio attento ad una dimensione artigianale (in questo lo aiuta molto il contatto che ha avuto con il più aperto contesto faentino), vissuta come carica di valore e qualità espressiva, ma anche in una prospettiva etica. Egli è interprete di una mentalità innovativa, vicina a quella di

Con l’inizio del Novecento, si verifica una forte spinta innovatrice promossa da Vittorio Guaccimanni, che si impegna a rendere più virtuoso il rapporto fra l’offerta formativa artistica e industriale dell’Accademia con la realtà del territorio romagnolo, cosa che porta a una ricaduta maggiore, a livello di frequenza e di 57


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Gropius a Weimar, che aveva l’obiettivo di contemperare le ragioni dell’arte con quelle dell’industria. Con l’Accademia vuole lavorare in maniera simile al Bauhaus, nonostante la situazione di partenza sia culturalmente differente, con una libertà di approccio ad una piena consapevolezza qualitativamente alta a tutti i settori della progettazione artistica. Questa mentalità, apprezzata anche da Guaccimanni, lo porterà a ritrovare la vocazione musiva di Ravenna sostenendo l’istituzione nel 1924 della Scuola di Mosaico interna all’Accademia stessa.

più affascinanti e coraggiosi di un’Istituzione che riuscì a trovare una propria vocazione, rimanendo però legata al suo ruolo ed alla sua identità. Gli anni centrali del secolo si rivelano molto importanti, infatti nel 1974 giunge il riconoscimento legale dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna e sempre nello stesso periodo si ha la direzione di Raffaele De Grada, che porta un approccio didattico nuovo. Sono anni in cui si lavora all’allargamento delle discipline più applicative e tecniche e a un nuovo rapporto di queste con i corsi di Pittura, Scultura e Decorazione. Emerge la centralità dell’oggetto e del design, della grafica, della fotografia, della comunicazione visiva e della scenografia, grazie a grandi interpreti fra i quali Remo Muratore, Giò Pomodoro, Luca Crippa e Tono Zancanaro. Gli ultimi due decenni sono

Insieme riuscirono a sottrarsi parzialmente alla Riforma Gentile del ’23, che aveva di fatto soppresso il sogno di una dignità artistica per le arti artigianali e professionali. A Ravenna con la Scuola del Mosaico tutto ciò non avviene, al contrario in quel periodo inizia uno dei capitoli 58


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caratterizzati da un rinnovato rapporto tra l’istituzione e il territorio, in particolare la costa romagnola, che ha visto nascere prestigiose collaborazioni tra cui il progetto le Tende al mare inaugurato da Dario Fo. Gli anni Novanta sono anche gli anni in cui l’avventura del Mosaico coinvolge artisti di grande rilievo e in cui continua a svilupparsi il corso di Fotografia.

Il perseguire la continuità dello studio della tecnica musiva non vuole essere un’operazione nostalgica, ma l’adattamento alla modernità diventa una trasformazione che mantiene valori profondi di legame con la storia e con l’identità culturale della città. Questi anni 2000 impegnano l’Accademia in un ruolo di catalizzatore culturale, aperto agli stimoli e ai “saperi” più differenti; è in questa prospettiva che si collocano esperienze come Libri d’artista, Identikit, Le facce del volto. Del 2002 è Balcanica, idea di Iole De Gregorio, che mette in sinergia l’Istituto musicale “G. Verdi” e l’Accademia di Belle Arti in un progetto condiviso di sensibilizzazione e di ricerca storica dedicata ai Balcani. Numerosi altri progetti vengono portati avanti aprendosi verso nuovi spazi e contesti regionali e verso nuove possibilità, come progettazione di arredi urbani,

L’Accademia segna un primato nazionale ottenendo l’autorizzazione ministeriale per l’insegnamento di Oreficeria e Mosaico. La più recente offerta formativa, unica nel sistema dell’Alta Formazione Artistica in Italia, testimonia e conferma la vocazione dell’Accademia di Ravenna alla formazione di competenze specifiche e altamente qualificate nel segno di un rinnovato approccio al mosaico come linguaggio contemporaneo, espressione di una vasta dimensione artistica. 59


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public art, tenendo sempre in considerazione il delicato tema del rapporto tra la ricerca di attualità e il rispetto della tradizione.

ed urgente accade a livello di progettualità artistica contemporanea. Questo è testimoniato dalla rilevante presenza di artisti stranieri tra gli studenti, di progetti che prevedono esperienze di atelier d’artisti internazionali, ospitati a Ravenna per workshop e stage insieme agli allievi. “Il tutto in una prospettiva che, pur prevedendo una presenza forte e tangibile del mosaico, la mette in relazione con una formazione che prevede una necessaria presenza delle altre discipline visive, un confronto attento e multidisciplinare in grado di istituire relazioni e scambi con le tendenze più attuali.” Il mosaico, la pittura, la fotografia, il video e multimedia, vengono tutti messi in relazione tra loro, un’idea di mosaico può venire mostrata in altri modi, per altri itinerari, dopo aver imparato, come il vecchio Zampiga, a metterci le mani dentro.

Dall’anno accademico 20082009, in seguito all’accordo di collaborazione didattica e gestionale con l’Accademia di Belle Arti di Bologna, il corso di Mosaico diviene centrale, e intorno ad esso restano attivi gli altri laboratori (pittura, scultura, decorazione, incisione, fotografia e altri ancora) così da allargare maggiormente la formazione musiva dalla dimensione tecnica a quella dei linguaggi visivi contemporanei. L’Accademia degli anni 2000 e di oggi, esprime una forte vocazione internazionale, in equilibrio tra il rigore di un’identità caratterizzante e portatrice di un forte “senso” storico, e l’apertura all’innovazione e all’incontro con ciò che di più nuovo 60


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2.4 I luoghi dell’Accademia dall’Ottocento ad oggi La storia delle Scuole artistiche a Ravenna è legata strettamente all’insegnamento dell’Architettura. Fin dal 1777 Giuseppe Cuppini insegna architettura e disegno nella prima scuola artistica, ancora facoltativa, situata nel Collegio dei Nobili, all’angolo tra via Nino Bixio e via Guidarello Guidarelli, vicino al cimitero dei Cappuccini. Insieme alla nuova sistemazione delle Scuole elementari (approvata dal Comune il 6 febbraio 1802) viene attuato un corso superiore di studi in cui si prescrive, tra gli altri, l’insegnamento di Architettura e Ornato, da tenersi all’interno dell’ex monastero di Classe, di proprietà del Comune dal 27 giugno 1798. Intanto il Collegio dei Nobili, soppresso nel 1798, riapre il 28 febbraio 1805 all’interno del monastero di Classe come Collegio Convitto, inglobando

il nuovo Ginnasio, istituito il 6 marzo 1802. Pochi anni dopo, nel 1809 il Collegio viene elevato al rango di Reale LiceoConvitto e ogni artista è libero di frequentare la Scuola del Disegno. L’idea di architettura di quegli anni prendeva ispirazione dai temi neoclassici, il disegno di Architettura ed Ornato doveva trattare della solidità, della comodità e dell’eleganza degli edifici, e dalla maniera di comporre le piante e le scenografie. In sostanza, la triade vitruviana piena dell’idea del Bello Universale, senza che nessuna novità di architettura in ferro e vetro arrivasse in territorio ravennate. Fino a questo punto, l’insegnamento di queste materie era riservato per le “classi privilegiate”; per avere un insegnamento accessibile a tutti bisognerà attendere le 61


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figure di Monsignor Lavinio de’ Medici Spada e di Ignazio Sarti, scultore, architetto e incisore bolognese. Sarà quest’ultimo che disegnerà una degna sede per la nascente Accademia. Il viceprefetto Bonaventura Zecchini, ipotizzandone la fondazione, aveva pensato al “locale di Classe” come la possibile nuova sede, in quanto “l’aspetto della Biblioteca e del Museo avrebbe acceso gli animi della gioventù distratta”, testimoniando l’importanza degli spazi architettonici come valore aggiunto allo studio. Il progetto del Sarti segue proprio questo modello di monumentalità e bellezza. L’architettura del Sarti si risolve tutta in facciata con un prospetto in stile neoclassico, andando ad inserire il progetto di ristrutturazione nei magazzini e nei locali di servizio del Monastero di Classe.

conseguenza dell’aumento del numero di iscritti e vengono murati il braccio nord e il braccio est del primo chiostro. Negli anni Quaranta, viene demolito parte del fabbricato del Sarti per far posto a nuovi spazi del palazzo delle Corporazioni ed all’arco-torre in mattoni e travertino che scavalca via Baccarini, per creare uno nuovo collegamento con la Piazza Littorio. Negli anni Sessanta la sede dell’Accademia viene trasferita nei (mal) ristrutturati spazi dell’ex monastero di Santa Maria in Porto (noto come Loggetta Lombardesca), in via di Roma, fino al suo ufficiale insediamento nel 1971. Il trasloco si rivela importante poiché testimonia un’adeguata sistemazione e riorganizzazione – e quindi un rilancio – di una delle più importanti ed antiche istituzioni culturali della città, intendendo sia l’Accademia che la Pinacoteca.

Tra il 1902 e il 1909 l’Accademia ha bisogno di nuovi spazi come 62


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Nel 1998 avviene il doloroso trasferimento nella sede dell’ex Centro di formazione professionale “Albe Steiner”, in via delle Industrie. Questo si è reso necessario nell’ottica del “sacrificio” delle istituzioni didattiche rispetto alle istituzioni Museo. Così come è successo a Venezia, dove l’Accademia è stata estromessa dalla sua sede storica al Campo della Carità per far posto all’allargamento delle Gallerie dell’Accademia, e come probabilmente accadrà anche a Brera, la storia viene ribaltata: quelle che erano nate come “strumenti” della didattica, le Gallerie dell’Accademia, sono diventate più importanti dell’istituzione che le aveva create. A Ravenna inoltre si tratta di un’ulteriore decentralizzazione dell’Istituzione dal centro storico, ad una zona che anche dal punto di vista del decoro, mostra uno scivolamento verso un’architettura senza qualità. Un possibile cambiamento

potrebbe essere quello che vede il riutilizzo di magazzini industriali del porto come “officine dell’arte”, per unificare anche in questo modo le due anime della città, quella storicoartistica e quella industriale e mercantile.

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2.5 Il turismo: luoghi di interesse e ricettività Una delle tematiche affrontate tra le analisi di avvicinamento al progetto riguarda gli aspetti del turismo nella città di Ravenna. Il territorio del comune di Ravenna è molto vasto, si sviluppa dalle campagne fino al mare e alle pinete del litorale.

risorsa turistica annuale, vista l’affluenza durante i dodici mesi dell’anno. Tra questi, troviamo alcuni monumenti classificati Patrimonio UNESCO, con questa motivazione: “l’insieme dei monumenti religiosi paleocristiani e bizantini di Ravenna è di importanza straordinaria in ragione della suprema maestria artistica dell’arte del mosaico. Essi sono inoltre la prova delle relazioni e dei contatti artistici e religiosi di un periodo importante della storia della cultura europea”. Dal dicembre 1996, la Basilica di San Vitale, il Mausoleo di Galla Placidia, i Battisteri degli Ariani e degli Ortodossi, la Basilica di Sant’Apollinare Nuovo e in Classe, la Cappella Arcivescovile e il Mausoleo di Teodorico non sono stati più patrimonio della città di Ravenna, ma dell’umanità intera.3

Possiamo individuare quindi tre tipi principali di turismo, che si sviluppano fondamentalmente per aree geografiche: - Culturale - Balneare - Rurale Il turismo culturale si può identificare nell’area che comprende e circonda il centro storico. Questo manifesta sempre una grande attrattività quotidiana, dovuta innanzitutto dalla peculiarità delle sue vie ma soprattutto dai tanti monumenti storici che lo caratterizzano e che costituiscono una 65



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Al Patrimonio UNESCO si sommano i tanti musei e biblioteche storiche, come il MAR (Museo d’Arte della Città di Ravenna), il museo Arcivescovile, la Biblioteca Classense, le piazze storiche e le innumerevoli porte antiche della città. A queste bellezze “tradizionali” si devono aggiungere anche altri settori che rientrano sempre nel percorso “culturale”: arte, sport, cibo, ecc.. Un tema particolarmente interessante, che caratterizza tutta la città, è l’artigianato artistico. L’artigianato artistico è presente a Ravenna fin dai tempi antichi, ne vediamo testimonianza sui monumenti storici visitati ogni giorno e nei mosaici delle strade. Lo vediamo anche passeggiando, quando si nota che tra un negozio e l’altro, ogni tanto compare qualche bottega che lavora le tessere di mosaico come una volta. Di botteghe artigiane del mosaico ce ne sono tantissime, alcune

nascoste, altre più visibili, ma rimangono cuore pulsante della cultura della città. Le botteghe, ma non solo, tutti gli esercizi dedicati alla cultura in centro storico possono fare riferimento a una rete on-line che raccoglie tutte le peculiarità della città, una sorta di mappa del centro da cui si può creare un itinerario per settori tematici e scoprire gli angoli della città che nascondono tesori. Stiamo parlando di InRavenna, progetto di promozione e valorizzazione del Centro Storico promosso dall’Amministrazione Comunale di Ravenna insieme alle Associazioni imprenditoriali dell’artigianato e del commercio; esso è il frutto del protocollo d’intesa firmato dalle Associazioni con l’Amministrazione Comunale di Ravenna nel 2013 tramite il quale si è potuto attingere ad un importante contributo regionale rivolto alla implementazione di strategie per la valorizzazione 67


I luoghi di interesse

SCHEMA BIANCO E ARANCIO CON BIBLIOTECHE, SCUOLE, UNIVERSITÃ E STUDENTATI


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del centro storico.4 L’obiettivo è quello di aumentare la frequentazione e il gradimento del centro, promuovere la rete commerciale e comunicare attività in rete per animare, partecipare e vivere il centro. L’iniziativa è promossa dal Comune di Ravenna, Ravenna Turismo e Cultura, CNA Ravenna, Confartigianato Ravenna, Confcommercio Ravenna e Confesercenti Ravenna.

rurale e balneare. Cambia il luogo, queste due tipologie infatti si sviluppano lungo il litorale. Il turismo “rurale” comprende i luoghi naturali che caratterizzano Ravenna, dal centro fino al mare: le campagne, i canali fino ad arrivare alle pinete, vicino alla costa, dove sono presenti percorsi naturali e ciclopedonali che le attraversano. La zona costiera è caratterizzata poi dal cosiddetto turismo “balneare”, che comprende le spiagge e la zona di Marina di Ravenna, conosciuta come luogo giovanile e con offerte e locali dedicati alla vita serale. Negli ultimi anni il turismo di tipo balneare è risultato più sviluppato rispetto a quello culturale, che invece ha subito un calo. È in quest’ottica che risulta strategica la riqualificazione di un’area come quella della Darsena: la vicinanza al centro storico e un potenziamento del settore culturale potrebbe

L’artigianato, molto più che altri settori turistici “tradizionali”, può legarsi alla tematica del turismo esperienziale, nuova categoria che porterebbe a novità favorevoli, per dare luce a luoghi, esperienze attualmente in secondo piano e dando vigore anche a enti o istituzioni presenti in territorio che possono evolversi. Al turismo di tipo “culturale” del centro storico, si contrappongono quello 69


La ricettività

SCHEMA BIANCO E ARANCIO CON BIBLIOTECHE, SCUOLE, UNIVERSITà E STUDENTATI


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diversificare l’offerta rispetto a un turismo tradizionale e questo gioverebbe anche all’immagine della città storica. Inoltre, la particolare posizione costituisce un ottimo punto di partenza per un collegamento con il mare, un ponte fisico e funzionale che metterebbe in connessione le due anime di Ravenna e le due tipologie di turisti, per contrastare la destagionalizzazione.

in particolare per il settore alberghiero possiamo vedere che è presente una netta preferenza per i 3 stelle, rispetto alle altre categorie. Per quello che riguarda le strutture complementari, come detto prima, i Bed&Breakfast, sono nettamente favoriti.

In seguito, abbiamo voluto analizzare più nel dettaglio le strutture che la città mette a disposizione dei turisti, ponendo particolare attenzione al centro storico e alle zone limitrofe, e quindi al turismo di tipo “culturale”. Come possiamo vedere dal grafico, le principali strutture ricettive si trovano all’interno delle mura del centro storico, con qualche caso nella prima fascia periferica. Hotel e B&b sono le categorie più diffuse,

(Fonte: Servizio Statistica della Camera di Commercio di Ravenna)

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2.6 Il territorio Questo capitolo vuole analizzare il contesto urbano in cui si colloca la Darsena e l’area di progetto. Si è iniziato ad analizzare gli accessi e i percorsi principali per raggiungere il centro storico e la darsena partendo da larga scala.

principali, ma collega Bologna e Ferrara a nord con Rimini a sud. A metà del Novecento, dalla stazione partivano alcuni binari che servivano come trasporto merci per i magazzini e le attività industriali stabilite in Darsena. Dopo la dismissione della maggior parte delle attività e l’apertura del nuovo porto commerciale, sono stati chiusi i precedenti tracciati ferroviari e sono stati costruiti altri percorsi per connettere la Stazione FS con il porto. Sono state poi effettuate analisi riguardo la mobilità lenta e i percorsi ciclopedonali presenti. Se non sono presenti percorsi strutturati che attraversano il centro storico, le banchine e le strade della Darsena di città e delle aree limitrofe al centro, sono però presenti diversi percorsi che collegano il centro storico con i principali lidi, come Punta Marina e Lido Adriano da cui poi si snodano per

Ravenna è un capoluogo decentrato rispetto agli altri della regione. È raggiungibile dall’autostrada tramite la deviazione dell’A14 e dalla statale SS16 e dalla Romea E55. La Darsena si trova ai margini della circonvallazione a cui convergono le strade di cui sopra ed è pertanto facilmente raggiungibile in automobile. Di particolare rilevanza è anche la stazione FS e la rete ferroviaria. La stazione FS si trova al margine Est del centro storico e funge da separatore fisico tra esso e la Darsena. La linea ferroviaria passante per Ravenna non è una delle 73


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raggiungere Marina di Ravenna e Lido di Dante. Si è manifestata più volte la speranza di poter vedere valorizzate le banchine e la vecchia strada d’Alaggio, per creare un legame più forte con il territorio, che non è solo campagna, come si percepisce adesso, ma che ha nell’acqua un elemento caratterizzante e suggestivo.

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facilmente attraversabili abbiamo inserito le vie delle Industrie e Trieste, in quanto sono dei collegamenti fondamentali con il centro storico ma non hanno un livello di traffico eccessivo. Via Monti e via Darsena (strada parallela alla ferrovia) risultano essere molto trafficate, con scarse dotazioni per un movimento ciclopedonale, pertanto sono classificabili come confini difficilmente attraversabili. Tra i confini non attraversabili abbiamo inserito il canale Candiano che, non essendo dotato di attraversamenti, non permette una connessione tra le due sponde e le due banchine, non considerando la testata e il ponte mobile. L’altro confine non attraversabile è la ferrovia, che si ha degli attraversamenti, ma viene percepito come limite molto forte tra le due parti di città.

2.7 La Darsena: mobilità e confini Vogliamo ora scendere di scala per concentrarci meglio sul quartiere Darsena. Innanzitutto il quartiere viene identificato dai piani urbanistici come l’area compresa tra la linea ferroviaria ad Ovest e via Attilio Monti ad Est, strada con il ponte mobile. A Nord è delimitata da via delle Industrie e a Sud da via Trieste. Queste sono le vie principali che si collegano facilmente alle strade statali e provinciali più importanti, pertanto l’area risulta facilmente accessibile da fuori e facilmente raggiungibile a piedi dalla Stazione FS e dal centro storico. Le strade prima nominate possono essere considerate i confini dell’area e abbiamo analizzato la mobilità su di esse e le abbiamo classificate in facilmente attraversabili, difficilmente attraversabili e non attraversabili. Tra i confini 75


I confini


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irraggiungibili e molto distanti; i recinti percettivamente, ma anche fisicamente, rendono la Darsena un luogo indipendente dal resto della città, in cui le persone e gli abitanti delle zone limitrofe non si accorgono neanche della presenza dell’acqua. Se le vie di confine sono trafficate e facilmente raggiungibili, gli accessi per entrare nel cuore dell’area non sono altrettanto visibili e numerosi. La banchina destra è quella più vissuta in cui ci sono più quartieri aperti e in cui sono stati effettuati gli interventi di riqualificazione. Nonostante questo, gli accessi alla banchina da questo lato sono solamente due, alle due estremità. Numerose strade entrano nel quartiere, per poi bloccarsi prima di arrivare alla banchina. Gli accessi pedonali si trovano alle due estremità, come quelli carrabili, mentre sono presenti accessi in altri due punti della banchina destra. La banchina

2.8 La Darsena: le proprietà e l’accessibilità La Darsena ha una superficie di 136ha, su cui sono insediate più di 40 proprietà. Alle proprietà di Rete Ferroviaria Italiana, della compagnia portuale e del demanio, si aggiungono numerosi comparti gestiti da altrettanto numerosi privati. Nello schema della pagina successiva si può vedere la suddivisione dei comparti e la situazione immobiliare attuale. Essendo prevalentemente aree private, ognuna di esse è recintata. Sono proprio i muri e le recinzioni gli elementi che subito saltano all’occhio passeggiando per le vie Trieste e delle Industrie e per le banchine. La percezione è quindi quella di un’area non accessibile a tutti, in cui non si può fruire dello spazio aperto perché non è destinato al pubblico. Dalle vie più importanti esterne, le banchine sembrano 77


Le proprietà e l’accessibilità

Lo stato di attuazione


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sinistra ha un maggior numero di accessi carrabili e pedonali, alle due estremità e in due punti centrali dell’area.

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2.9 Gli interventi riqualificazione attuati

di

La Darsena desta interesse già da molti anni e si è spesso parlato di riqualificazione. La vastità dell’area, la presenza di tanti attori diversi ha reso impossibile una riqualificazione generale. Tuttavia, sono stati effettuati alcuni interventi, principalmente sulla sponda destra, la più attiva da questo punto di vista, che seppur puntuali, stanno cominciando a valorizzare i luoghi di cui parliamo.

tra i più importanti. Il complesso ex Almagià è il primo intervento, realizzato negli anni novanta, nell’ambito del Programma di Riqualificazione Urbana del ’93. Risalente al 1888, il “Magazzino dello zolfo” è stato acquistato nel 1999 dal Comune di Ravenna con il preciso intento di farne un centro di attività espositive temporanee e all’occorrenza all’attività di pubblico spettacolo di tipo teatrale e musicale. L’edificio principale è particolarmente interessante, caratterizzato dalla pianta basilicale, con navata centrale e due laterali e un portico su ciascuno dei due lati corti. La struttura portante è interamente in muratura a vista, sia all’interno che all’esterno. Il progetto di riqualificazione urbana ha portato alla sistemazione dell’area cortiliva

In programma da diversi anni e realizzati negli anni scorsi, ci sono interventi importanti di riqualificazione di archeologie industriali e di comparti dismessi. Stiamo parlando della riqualificazione delle ex raffinerie di zolfo Almagià, la nuova sede dell’Autorità Portuale e il nuovo edificio residenziale ERP di Cino Zucchi, 80


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esterna, al ripristino dell’edificio e alla costruzione dei necessari servizi. Per l’ex Almagià sono state ipotizzate due diverse versioni di allestimento. La prima ad uso auditorio e piccolo teatro, la seconda ad uso convegni e spazio espositivo.5

progetto di nuova costruzione ad opera di Cino Zucchi Architetti di un nuovo complesso di edilizia residenziale convenzionata e ad alta efficienza energetica. Basandosi sui recenti disegni urbanistici, l’edificio ha una doppia faccia, che da una parte guarda al tessuto urbano esistente verso via Trieste, dall’altra si prepara ad aprirsi verso il fronte d’acqua e alla sua possibile trasformazione futura in una passeggiata. La sistemazione esterna e la realizzazione di un parco, sotto al quale è presente un parcheggio interrato, vogliono creare una sorta di corte che abbraccia e accoglie le persone e i residenti, che possono vivere questi nuovi spazi creando nuove relazioni. Le numerose strategie energetiche adottate lo rendono un progetto all’avanguardia e perfettamente funzionale, anche se la predominante percentuale di appartamenti a discapito del numero di esercizi commerciali

Nel 2007 è stata costruita la nuova sede dell’Autorità Portuale di Ravenna, unico edificio per riqualificare la sponda sinistra, in seguito alla dismissione delle attrezzature portuali nell’ultima parte del Canale Candiano. Ad opera di Sardellini Marasca Architetti, la nuova costruzione rappresenta uno snodo necessario per il collegamento fra la città storica e il porto, nella prospettiva di sviluppo urbano: il ruolo istituzionale dell’Autorità Portuale determina un forte significato per l’edificio, un punto di riferimento per l’intera zona della Darsena. Dell’anno 2010 è invece il 81


Figura 16: il magazzino dello zolfo nell’ex complesso Almagià

Figura 17; la nuova sede dell’Autorità Portuale


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e soprattutto di servizi destinati alle relazioni interpersonali, nel quartiere e nello stesso nuovo edificio, ne ha impedito la completa riuscita, nell’ottica di fare del progetto un volano per riqualificare l’intero quartiere.

sistemazione di nuovi arredi urbani in testata e realizzazioni partecipate a tema mosaico, realizzazione di orti urbani di carattere temporaneo, lungo la banchina e nei comparti vicino all’ex tiro a segno, nella seconda metà della Darsena.

È difficile realizzare interventi di questo tipo per questioni burocratiche ed economiche. Tuttavia, negli ultimi anni si sta lavorando per non lasciare tutto immobile prima di far partire le riqualificazioni “pesanti”. Sono in atto processi temporanei che intendono rivitalizzare l’area già da adesso, per suscitare interesse, rendere vivo il luogo, in attesa di una riqualificazione vera e propria. A questa categoria possiamo inserire interventi di carattere urbano decorativo come i murales e interventi di street art realizzati su numerosi edifici industriali dismessi, manifestazioni temporanee effettuate sulle banchine e sulla superficie del canale,

A questi interventi possiamo aggiungere la manifestazione di Spazi Indecisi, che ha effettuato una mostra temporanea e una passeggiata per la Darsena. Il percorso propone alcuni esempi di archeologia industriale nella Darsena di Ravenna, simulando l’esplorazione di quelli che un tempo sono stati gli avamposti della produttività industriale legati all’acqua e al canale Candiano da esigenze logistiche e commerciali. Una passeggiata per reinterpretare la darsena come porto, il porto come infrastruttura culturale, rileggendo nei tratti e nella storia degli edifici una potenzialità di riattivazione diffusa. 83


Figura 18: ERP di Cino Zucchi Architetti

Figura 19: Darsena POP-UP di Officina Meme


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Ora la mostra è finita, ma sono presenti dei QR-code sugli edifici interessati che permettono di scoprire curiosità e dettagli dell’edificio e delle opere effettuate in occasione della mostra temporanea, nell’ambito dell’evento Do.Ve. (Dotted Venue).6

tradizionale sono insostenibili e lo dimostra lo stato di totale abbandono di moltissime aree ex produttive. Partendo da questo assunto, Officina Meme dal 2012 inizia ad aprire alla città spazi inediti con eventi a carattere temporaneo che scardinano velocemente l’immagine della Darsena come area isolata incapace di attrarre funzioni urbane. Da allora lo studio ravennate elabora un metodo di progettazione urbanistica basato sulle reali esigenze degli abitanti del quartiere e finalizzato alla riattivazione sociale ed economica delle aree dismesse nel tempo intermedio tra il loro abbandono e la completa attuazione della pianificazione urbanistica.

Una prima concreta risposta alla situazione di stallo nella quale versa la riqualificazione della Darsena, nonostante l’ampia strumentazione urbanistica, proviene da un progetto piccolo, se commisurato all’estensione del comparto, ma importante per la capacità di rapida riattivazione sociale dell’area. Darsena PopUp è un progetto di riuso urbano temporaneo divenuto già realtà e che pone il capoluogo romagnolo tra le città più innovative del panorama nazionale nel campo della rigenerazione urbana.

Darsena PopUp ruota attorno allo sport, inteso come attività aggregante e trasversale a molte tipologie di utenti. Su un’area di circa 4.300 mq, compresi tra la banchina

I tempi e le previsioni economiche della pianificazione 85


Figura 20: immagini fotografiche scattate durante la passeggiata in Darsena, in occasione della mostra temporanea

Figura 21: MUTA-BOX, per la riattivazione dell’ex tiro a segno


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sud del canale e le nuove urbanizzazioni realizzate verso la città consolidata, trovano spazio una skate plaza, aree per il parkour e arrampicata, una piazza, campi da beach volley fruibili anche nelle stagioni fredde, un percorso per attività libere, oltre a spogliatoi, servizi e piccola ristorazione. Una volta attivate le aree sportive, troveranno spazio anche attività per la ricerca, piccoli spazi commerciali e associazioni. I nuovi volumi sono realizzati tramite la conversione di container metallici, elementi commerciali tipici delle aree portuali che tornano a ridosso della banchina per restituire contenuti a un’area in passato destinata a deposito di pietrame, ceduta in comodato d’uso dalla proprietà all’associazione Naviga in Darsena che si è fatta carico delle opere (costo pari a circa 400.000 euro di fondi interamente privati). L’intervento,

realizzato

marzo e giugno 2016, ha garantito un nuovo portale di accesso alla banchina, mentre sul fronte canale è stata volutamente lasciata libera una fascia destinata a spiaggia, in corrispondenza dell’area massima occupabile dalle potenziali costruzioni consentite dal POC. In questo modo la cittadella dello sport potrà rimanere fruibile anche nel caso le previsioni di piano diventino attuative. Seguendo lo stesso principio, Officina Meme si è interessata alla riattivazione anche dell’ex tiro a segno, prima attraverso manifestazioni temporanee all’aperto e successivamente con la messa a punto di un prototipo di blocco servizi temporaneo e prefabbricato, realizzato in x-lam e studiato per essere off-grid, che permetterà il riuso dell’area come spazio museale temporaneo e per manifestazioni sportive e culturali a servizio della

tra 87


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collettività. Il box è realizzato in xlam dall’impresa ZeroEnergy srl e ha le dimensioni di un container da 20 piedi al fine di ottimizzarne la prefabbricazione, il trasporto e successivamente l’eventuale rimozione, trasferimento in altri siti e soprattutto la componibilità. L’uso della tecnologia di pannelli xlam ha permesso infatti la realizzazione di una scatola che può essere facilmente rimossa e trasportata. E’ appoggiata a terra attraverso un basamento realizzato in travi IPE saldate a quattro blocchi angolari. La scatola lignea in questo caso è rivestita da pannelli in policarbonato, ma il progetto prevede diverse tipologie di rivestimento e di composizione, in relazione alle esigenze dell’area dismessa da attivare o dello spazio urbano da rigenerare.

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NOTE 1. Storchi S., Nomisma (a cura di), “Redazione del piano economico-finanziario per la riqualificazione della Darsena di Ravenna�, Maggio 2012, Allegato al QUADRO CONOSCITIVO APPROVATO con Delibera di CC.16834/7 del 05/02/2015 2. https://www.ravennaedintorni.it/economia/2017/08/03/ flaminia-lo-studentato-agli-speyer-si-farasolo-con-il-contributo-del-ministero/ 3. www.turismo.ra.it 4. www.inravenna.eu 5. www.comune.ra.it 6. http://www.spaziindecisi.it/tag/do-ve/ 89



03 L’URBANISTICA Storia e sviluppo della pianificazione urbanistica dal dopoguerra ad oggi



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esso collegate rappresenta un fattore “trainante” di questo fenomeno, motivo per il quale esso diventa tema rilevante e centrale nei successivi dibattiti urbanistici comunali. Lo sviluppo dell’industria, infatti, è visto dagli urbanisti come un’opportunità, per questo a partire dagli anni Quaranta prendono il via riflessioni sulla ricostruzione, l’espansione e il futuro della città. Già con il PRG 1942, di Domenico Filippone, si estende ad un’ampia porzione di territorio attorno alla darsena la funzione di “zona industria¬le”, ma è con il PRG elaborato da Ludovico Quaroni con Paola e Claudio Salmoni, Pier Luigi Giordani e Adolfo De Carlo fra il 1956 e il 1966 che la darsena ed il porto divengono il fulcro di tutte le strategie di sviluppo della città. Nella visione di Quaroni, Ravenna è destinata al “ritorno al mare”, ed il canale Candiano può diventare l’asse portante di un grande distretto produttivo.1

3.1 Ravenna, la darsena e la città La città di Ravenna è stata interessata da un attento studio urbanistico dal secondo dopoguerra ad oggi. Le prossime pagine mostreranno come la pianificazione abbia portato progressivamente ad un’attenzione maggiore per l’esistente, per i valori storici e paesaggistici del territorio e come il caso di Ravenna può considerarsi esemplare rispetto all’evoluzione della pianificazione comunale emiliano-romagnola, sia per la costanza nell’aggiornamento degli strumenti urbanistici, sia per la sintonia culturale e tecnica che manifestano rispetto alle diverse “stagioni” dell’urbanistica italiana. Tra il 1936 e il 1951, Ravenna ha vissuto una fase di costante e rilevante crescita demografica. La presenza del porto e delle attività ad 93


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Le idee e i ragionamenti effettuati sul futuro del territorio ravennate hanno l’ambizione di creare una “Rotterdam dell’Adriatico”, collegata all’Europa tramite una rete efficiente di infrastrutture terrestri e di vie d’acqua, in cui anche l’industria del turismo balneare assume un ruolo economico non secondario.

una crescita illimitata, che porta come conseguenza un sovradimensionamento delle previsioni. Il Lido di Classe, ad esempio, diventa quasi una metropoli balneare che non si relaziona più di tanto con il paesaggio delle pinete e delle piallasse. Gli anni Sessanta vedono il verificarsi di gravi problemi ambientali, tra cui abbassamento del suolo, erosione delle spiagge e allagamento dei monumenti antichi. Questi episodi spingono a ragionare con un approccio diverso alla pianificazione; il cambiamento è agevolato anche dalle “leggi di riforma parziale” promosse fra il 1962 e il 1967-68 e dal radicamento di una consapevolezza sempre più forte sul ruolo riformista che la pianificazione urbanistica può avere nei confronti della città e della società.2

La storia testimonia come il territorio ravennate sia stato caratterizzato da isolamento e marginalità. Questo ha portato quindi alla considerazione di Ravenna come una tabula rasa, in cui si potessero fare esperimenti di sviluppo urbano, grazie alle opportunità legate alle condizioni geografiche, alle funzioni e alle risorse presenti. In questa prospettiva, l’insieme degli studi e dei progetti urbanistici che Quaroni ha dedicato a questo territorio generano una riflessione sulle figure della città del futuro, tra cui l’accettare l’ipotesi di

In questo contesto, anche a 94


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Ravenna si ha una “fase di governo locale del territorio caratterizzato da continuità e sistematicità di metodo e di contenuti”.3 I principi fondanti e le modalità operative sono stabilite da alcune delibere programmatiche del 196971 che affidano l’incarico di consulente generale a Marcello Vittorini, istituiscono un ufficio di Piano4 e attivano una metodologia di pianificazione che sarà seguita anche nella redazione delle successive varianti generali. Si inizia quindi ad applicare un ripensamento generale delle strategie e modalità di sviluppo della città e questo in particolare avviene a partire dalla variante generale al PRG del 1973, denominata “Piano della tutela e del riequilibrio del territorio comunale”. A partire dal PRG del 1973 cominciamo a vedere i cambiamenti riguardanti la destinazione d’uso del porto, da industriale a commerciale, con

un ampliamento delle aree per l’attracco ed il traffico container rispetto alle aree produttive vere e proprie. I ragionamenti e progetti espressi nelle varianti degli anni seguenti mostrano una maggiore attenzione verso l’esistente – il centro storico, il patrimonio ambientale e paesaggistico, le aree urbane da riqualificare – e una riflessione sugli strumenti di attuazione delle previsioni urbanistiche, che porta a sperimentazioni interessanti e innovative nel panorama regionale e nazionale, tra le quali l’applicazione della perequazione urbanistica per la realizzazione della cintura verde urbana (PRG 1993). Gli anni Novanta vedono il crollo del gruppo Ferruzzi, evento che rappresenta per la città intera un momento di transizione verso una diversa situazione socio-economica, dove diventano ancora più

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realistici e centrali i temi riguardanti la valorizzazione delle particolarità ambientali e culturali e le opportunità della riqualificazione urbana. Dall’inizio degli anni Novanta, quindi, la Darsena diventa terreno di prova per cercare di invertire la tendenza alla prevaricazione dell’oggetto edilizio sullo spazio pubblico di relazione, attraverso la progettazione di nuovi spazi pubblici e la ricerca di un’immagine urbana rinnovata e inedita per questo frammento di città introverso e a lungo “separato” per esigenze di carattere funzionale e normativo.

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3.2 Il Programma di Riqualificazione Urbana della Darsena di città Il primo vero progetto che, dopo la dismissione degli impianti industriali avvenuta dagli anni Cinquanta in poi, lavora fortemente su questi temi è il Programma di Riqualificazione Urbana approvato nel 1995, il cui autore è ancora Marcello Vittorini insieme a Leonardo Rossi.

operazione di recupero ad usi urbano della grande area industriale e portuale in gran parte dismessa o in via di dismissione della Darsena di città, che era già organicamente previsto nel P.R.G. ‘93. Il Programma vuole essere uno strumento mirato ad accelerare e dare maggiore efficacia all’attuazione del Piano Regolatore Generale. Esso viene concepito come uno strumento di programmazione e di coordinamento intermedio tra il P.R.G. ed i Piani Urbanistici Esecutivi, attuabili a discrezione dei privati. Quella del PRU di Ravenna rappresenta un’esperienza di pianificazione strategica, con molteplici sinergie tra risorse pubbliche e risorse private.

Con il ridisegno del sistema ferroviario merci e il riassetto infrastrutturale previsto dal Piano stesso, e inoltre con una forte integrazione con il Progetto della Cintura del verde urbano, il Programma costituisce un forte e innovativo momento di pianificazione, avviata dal P.R.G. ’73 e proseguita negli anni senza discontinuità fino al P.R.G. ’93. Si tratta di un progetto importante, che prevedeva un’importante e impegnativa

Il più diretto campo di applicazione del Programma 97


Figura 22: Inquadramento territoriale del Programma di Riqualificazione Urbana Fonte: PRU - Relazione illustrativa


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di Riqualificazione Urbana è costituito innanzitutto dal comparto urbanistico che si sviluppa nell’intorno del Canale Candiano, nella porzione compresa fra l’attuale ponte mobile e la Stazione ferroviaria e fra la via Trieste a Sud e la via delle Industrie a Nord. A questo tema di assoluta centralità, vengono integrati nel Programma anche altri ambiti di intervento di importanza rilevante; il primo riguarda gli insediamenti P.E.E.P. di via Trieste, che costituisce uno dei luoghi storici dell’intervento pubblico in edilizia a Ravenna. A Nord, abbiamo il secondo intervento di integrazione del grande comparto verde, identificato con il nome di Parco di Teodorico, uno dei nodi strategici del progetto del verde urbano di cintura del P.R.G. ’93. Il terzo intervento coinvolge la Stazione Passeggeri F.S. con un riassetto leggero per adeguare la stessa al nuovo quadro urbanistico di progetto

e accentuarne la centralità. Arricchisce il quadro, un quarto progetto riguardante una serie di interventi di bonifica del Canale Candiano. In ultimo, si ha un programma specifico per il recupero di contenitori industriali presenti nel Comparto Darsena e che il P.R.G. classifica come importanti episodi di archeologia industriale, ai quali è affidato il ruolo di ospitare una serie di attrezzature urbane, a cominciare da quelle di natura universitaria. Va segnalato anche l’accordo maturato tra il Comune e la nuova Autorità Portuale, che prevede la realizzazione in altro sito portuale di banchine pubbliche operative di entità e capacità funzionale corrispondenti alle banchine che verranno dismesse in Darsena, “liberando” così le vecchie banchine per i nuovi usi previsti (aree verdi, percorsi pedonali e ciclabili, servizi “leggeri”). 99


Figura 23: La Darsena di cittĂ in rapporto con la Cintura verde Fonte: PRU - Relazione illustrativa


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Darsena di città e Cintura verde: progetti strategici integrati del P.R.G. ‘93

attraverso un unico Programma di Riqualificazione Urbana, suddiviso in Subcomparti sui quali si procederà attraversi Piani Attuativi specifici, nelle loro numerose possibili configurazioni. Su ogni singolo Subcomparto si opererà a partire dagli indirizzi progettuali del P.R.G., in grado di orientare gli interventi pubblici e privati nelle direzioni volute.

Il P.R.G. ’93 pone con forza un tema strategico che riguarda la qualità dell’ambiente urbano dove si è aperta una nuova e fondamentale prospettiva di politica urbanistica e di governo del territorio, con una forte componente realistica, lasciando fuori le attività puramente astratte e accademiche. L’obiettivo del P.R.G. ’93 riguarda la questione del “rango urbano” di Ravenna, del suo ruolo di città. Il diverso assetto portuale che deriverà dalle modifiche previste dal piano porterà a una Darsena non più competitiva in un’ottica di moderna funzionalità portuale e a una marcata riconversione del Comparto Darsena. La proposta vuole trasformare il vecchio quartiere portuale verso usi urbani, residenziali, produttivi e di servizio,

Il momento più innovativo del P.R.G. ’93 sta nel concepire in maniera integrata il progetto Darsena di città ed il progetto della Cintura del Verde Urbano; attraverso particolari meccanismi è aperta ai proprietari della Cintura Verde la possibilità di permuta tra la capacità edificatoria di pertinenza del Comune (presente in Darsena in maniera non trascurabile) e le aree private ricomprese nella Cintura del Verde Urbano, classificate come permutabili. In questo modo, la potenziale 101


Figura 24: Planivolumetrico generale Fonte: PRU - Relazione illustrativa


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capacità edificatoria in Darsena, può notevolmente aumentare.

documentario (complesso Almagià, complesso CMC, complesso ex Montecatini, Fiorentina Cavi s.r.l., complesso SILOS GRANARI del CANDIANO, complesso ex Mosa) è stata tracciata una “griglia” teorica di primo impianto con isolati aventi dimensioni medie con possibilità di aggregazioni e di articolazioni interne. Su questa griglia sono poi stati individuati quelli che saranno i luoghi centrali, i corsi alberati e le piazze. Il Disegno del PRU ha carattere indicativo e può accogliere contributi e precisazioni progettuali nei progetti attuativi. Ogni proprietario può considerare solo la propria area, per cui è presente il rischio che l’oggetto edilizio prevalga sul disegno complessivo della città, caratterizzando negativamente lo spazio pubblico di relazione, che viene tenuto in considerazione all’interno del tessuto, ma non acquista un ruolo “strutturante”

Il disegno urbano Per il quartiere Darsena, il Piano mostra chiaramente il significato profondo che lo spazio pubblico di relazione deve ricoprire per la città. Il tessuto urbano proposto in sede di P.R.G. ’93, è stato costruito analizzando i caratteri del tessuto esistente a partire dalla “città romana”, fino alla “città murata” e “ottocentesca”, realizzato secondo una maglia ordinata e riconoscibile, fino ad arrivare al “non tessuto” proprio di alcuni recenti interventi. Sulla base di tali analisi e tenendo conto sia delle “grandi assialità” esistenti – canale, ferrovia, darsena, strada Romea, via Trieste, struttura fondiaria della bonifica – sia degli episodi di “edificazione compatta” ai margini di via Trieste, sia infine degli edifici che si ritiene opportuno conservare per il loro rilevante interesse 103


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nei confronti dei nuovi insediamenti. Si sono quindi descritte tre regole principali che devono essere tenute in considerazione: - La Darsena rimane ai margini delle vie di scorrimento. Essa è articolata in 3-4 “quartieri urbani”, ognuno dei quali graviterà su un “luogo centrale” che ne costituisce il cuore simbolico. - Gli edifici affaccianti su tali “luoghi centrali” confermeranno gli allineamenti stabiliti e avranno al piano terra funzioni non residenziali. - La rete stradale interna è piuttosto densa e dovrà essere ben diversificata: grandi viali alberati con spazio centrale servito dai mezzi pubblici e fascia mediana che potrà ospitare pubbliche attività.

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porzione di città pertanto è indispensabile valorizzare maggiormente i fronti che vi si affacciano; • Per una maggiore qualità urbana, è opportuna una maggiore concentrazione delle aree a verde pubblico evitando che ogni subcomparto abbia il suo “frustolo” di area verde indipendente; • In Darsena sono previste capacità edificatorie significative, così per liberare spazi fruibili a terra è necessario elevare l’altezza degli edifici lungo il waterfront così da creare un fronte significativo di affaccio sull’acqua; • Nuove possibili concentrazioni volumetriche in testata darsena quali poli di attrazione significativi e a completamento della nuova stazione ponte. Il risultato sono delle figure

3.3 Nuovi progetti per la Darsena di città Il PRU può essere considerato come un “ritorno alla città”, con un’operazione di ri-disegno integrale dell’Area Darsena, nuovo settore urbano con isolati regolari e aree verdi numerose. Tuttavia, le difficoltà di natura giuridico-amministrativa, un assetto proprietario frammentato, un disegno urbano definito a monte e quindi rigido, ha contribuito a rendere difficoltoso il completamento del processo di riqualificazione urbana. Successivamente viene affidato a Stefano Boeri un incarico di consulenza al masterplan che ha permesso ulteriori esplorazioni progettuali (2004). Il lavoro di Boeri ha evidenziato nuove tematiche, riassumibili in quattro punti: • L’acqua è l’elemento che rende unica quella

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Figura 25: Masterplan Boeri Fonte: www.stefanoboeriarchitetti.net


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urbane che ricordano un immaginario metropolitano, ma allo stesso tempo evocano le grandi forme allusive della naturalità con le quali Ludovico Quaroni aveva trattato quasi cinquant’anni prima il tema dello sviluppo litoraneo di Classe.5

siti ex industriali e soprattutto delle acque del Candiano.

In sintonia con tutte queste esplorazioni progettuali, l’attuale POC Tematico della Darsena, di cui parleremo meglio in seguito, riprende alcuni temi, come il trattamento unitario e continuo del verde pubblico lungo la riva destra e la definizione di due waterfront caratterizzati da edifici che si sviluppano in altezza, come landmark per il nuovo distretto urbano. Questa opzione a favore dello sviluppo verticale è motivata anche dall’aumento delle quantità edificatorie, che si deve alla necessità di coprire gli elevatissimi costi di bonifica dei

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Figura 26: Il Piano Strutturale Comunale


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definirsi come “il piano della valorizzazione consapevole e sostenibile delle qualità locali per l’affermazione di Ravenna nelle reti globali”.

3.4 Il nuovo Piano Regolatore Generale 2003: Piano Strutturale Comunale Il PRG 2003 vuole costituire un’ulteriore tassello della continuità e sistematicità che ha caratterizzato la pianificazione. Le scelte del PRG 2003 intendono collocarsi, in coerenza con la direzione di marcia tracciata agli inizi degli anni ’70, nella prospettiva di caratterizzare sempre più Ravenna come crocevia di flussi da e per tutte le direzioni (nord; sud; est; ovest) e di diversa natura (demografici, culturali, produttivi ed anche naturali).

In merito ai principi dello sviluppo, della sostenibilità, della qualità del territorio e della qualità urbana, il PRG 2003 mira in particolare a rispondere all’esigenza fondamentale di preservare e valorizzare la risorsa “territorio” come base per qualsiasi altro genere di evoluzione e sviluppo di tipo economico, sociale e culturale. Una seconda importante esigenza a cui il piano intende rispondere è quella di essere occasione e motore di trasparenza, partecipazione ed equità nei processi di trasformazione e d’uso del territorio. In altre parole vuole essere la base per un rapporto di fiducia tra cittadini ed Amministrazione nel quale i cittadini concedono fiducia all’Amministrazione - in merito

Così se il PRG ’73 è stato definito “il piano della tutela e del riequilibrio del territorio comunale”, il PRG ’83 “il piano della qualità e delle occasioni della efficiente gestione del territorio”, ed il PRG ’93 “il piano della riqualificazione urbana e della crescita socio-culturale”, il nuovo PRG 2003 può 109


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alla conduzione del processo di piano – e l’Amministrazione si impegna nell’essere operativa e nell’attivare concretamente, e nei tempi previsti, politiche ed azioni atte a governare secondo le regole condivise del piano, nella trasparenza e nell’equità. In riferimento alla LR 20/2000 il PRG 2003 è articolato in Piano strutturale comunale (PSC), Regolamento urbanistico ed edilizio (RUE) e Piano operativo comunale (POC). Il PRG 2003 punta ad una forte integrazione e contestualità del processo di formazione del PSC e del RUE. Ciò alla scopo di rendere operativo il nuovo PRG per la città esistente nel miglior modo e nel più breve tempo possibile.

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emerse dal processo partecipato che l’Amministrazione ha ritenuto di avviare con il fine di promuovere l’interesse e il coinvolgimento della comunità locale. Sono state definite modalità, strumenti e criteri per la partecipazione dei cittadini nelle decisioni relative al POC “Darsena di città”, da considerare come esperienza pilota per futuri altri progetti di trasformazione urbana. In parte, tale progetto partecipativo era già stato avviato a partire dalla prima stesura del PRU (1995) mediante il coinvolgimento dei proprietari delle aree e della Circoscrizione, coinvolgimento attivato con sedute pubbliche e altre di lavoro più tecnico. Nella redazione del POC Darsena, il meccanismo è stato potenziato, consentendo una partecipazione molto più ampia ed articolata.

3.5 Il Piano Operativo Comunale tematico della Darsena Il 5 Febbraio 2015 viene approvato dalla giunta comunale il POC tematico della Darsena, insistente sul comparto Darsena di città che, in quella data, risulta composto da subcomparti riqualificati, comparti da riqualificare e comparti esterni, come la stazione FS, l’ex scalo merci e il Parco di Teodorico. L’idea portante del POC è quella di costituire un unico sistema territoriale, che si estenda dalla città al mare, per valorizzare il ruolo di Ravenna, quale “porta sul mare”, recuperando a funzioni urbane un’area portuale industriale di 136ha in gran parte dismessa ma con ambiti ancora operativi. I contenuti comprendono anche la rielaborazione formale dei dati e delle considerazioni

La partecipazione è stata avviata il 7 settembre 2011 con 111


Figura 27: Masterplan risultato dalle considerazioni durante il processo di partecipazione


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presentazione pubblica all’Almagià, edificio simbolo della Darsena di città.

processo partecipativo, ha permesso una partecipazione anche on-line con la possibilità di inviare tramite il sito, proposte ed idee.

L’obiettivo di questo processo di partecipazione è quello di dimostrare che davvero si può pianificare il territorio in maniera diversa dal passato, coinvolgendo non solo i tecnici e gli stakeholders, ma anche tutti i cittadini, che saranno poi coloro che veramente fruiranno dei nuovi spazi riqualificati. La metodologia di questo processo si è articolata in passeggiate di quartiere, focus groups, workshops e in un Open Space Technology ed è stata supportata anche da un sito internet dedicato (www. ladarsenachevorrei.comune. ra.it) che, oltre a raccogliere e rendere scaricabili tutti i materiali informativi e la documentazione relativa alla storia e alla pianificazione vigente e pregressa della Darsena, divulgare eventi e manifestazioni legate al

I dati contenuti del documento finale, “La darsena che vorrei – Il percorso di partecipazione”, sono stati poi elaborati e incrementati dall’Amministrazione comunale diventando parte costitutiva del documento denominato “Piano degli obiettivi e delle azioni per il POC Tematico Darsena di città” e i disegni derivati da questi incontri sono diventati azioni e contenuti normativi e grafici del POC Darsena. Il “Piano degli obiettivi e delle azioni” raccoglie, sistematizza e ordina obiettivi, azioni strategiche e appunti normativi per il POC Darsena derivati da un insieme eterogeneo di fonti. Dal punto di vista dei contenuti progettuali, la Darsena 113


Il POC 2010 - 2015


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viene suddivisa in tre macro aree tematiche, parallele al centro storico, a destinazione funzionale specifica: - L’area e il relativo percorso turisticocommerciale è localizzata in corrispondenza della testata Darsena, in connessione con il centro città, con la piattaforma per l’accessibilità turistica di piazzale Aldo Moro e con la stazione ferroviaria. Essa sarà caratterizzata quale luogo di socializzazione, costituito da spazi aggregativi, commerciali, bar e ristoranti e/o servizi al turista. - La fascia culturalericreativa è posta nella parte centrale della Darsena, tra il subcomparto 8 e il subcomparto 31, in corrispondenza del punto dove sono presenti i più significativi episodi di archeologia industriale, che andranno pertanto valorizzati insieme all’intero patrimonio culturale e territoriale ravennate.

- L’area e il relativo percorso multifunzionale, a ridosso del ponte mobile, in connessione con il polo terziario “De Andrè” ed in adiacenza all’ambito di transizione allo spazio urbano, ha vocazione insediativa per terziario, servizi e innovazione tecnologica ad integrazione e completamento del polo esistente. A collegamento visivo e percettivo delle aree, viene ripreso dal masterplan Boeri, il tema dei parchi lineari sviluppati parallelamente al canale: essi contribuiranno al miglioramento del microclima interno e alla mitigazione degli impatti ambientali, inoltre hanno l’obiettivo di dare anche qualità sociale agli spazi, contribuendo alla qualificazione artistica e culturale del quartiere, valorizzando la presenza delle archeologie industriali e dell’acqua. Nello specifico, in destra 115


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Candiano si svilupperà il tema ricreativo-culturale con il Parco delle Arti, mentre in sinistra Candiano, il Parco delle Archeologie Industriali sarà caratterizzante per il “polo aggregativo culturale”, dedicato ai giovani. La seconda tipologia di verde comprende il verde sportivo attrezzato, il verde di filtro e il verde di vicinato.

navette elettriche; • La dotazione in banchina di postazioni per bike sharing e torrette di ricarica dei sistemi elettrici; • L’introduzione di una navetta via acqua che permetta il collegamento diretto, tramite il Canale Candiano, con le località di mare; • La creazione di una piattaforma dedicata all’accessibilità turistica presso Piazzale Aldo Moro.

Tra gli obiettivi progettuali pratici del piano si possono annoverare: • La restrizione ad Area 30km di tutto il comparto Darsena; • L’accesso carrabile alle aree residenziali regolato da aree di sosta integrate nel verde; • La costruzione di un parcheggio pluripiano interrato, in testata, che permetta lo scambio logistico tra i vari sistemi di mobilità; • L’accesso esclusivo alle banchine per ciclopedoni e

Il POC Darsena promuove i progetti di riuso temporaneo di aree ed edifici, facenti parte della riconversione di piano, al fine di perseguire il miglioramento della qualità urbana anche nel breve/immediato periodo, dell’attuazione delle sue previsioni, attraverso quello che si può definire come “progetto del tempo intermedio”. L’azione di coordinamento degli interventi privati e pubblici che concorreranno 116


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alla trasformazione dell’area è stata affidata ad Agen.Da S.r.l., intermediario con il compito di promuovere l’attuazione degli interventi, portando a sintesi le diverse istanze. È da questo input che nasce il progetto Darsena PopUp ad opera di Officina Meme Exchange, centro ricreativo-sportivo a basso costo ed impatto edilizio, nonché l’installazione in banchina di arredo urbano interattivo.

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prospettiva è la traiettoria in cui sembrano muoversi le attività e i progetti che oggi si svolgono sulla Darsena di Città.

3.6 In prospettiva: traiettorie di trasformazione del progetto urbano Il presente e il futuro della Darsena di Città, la cui trasformazione è lontana dall’essere completamente attuata, è in un certo senso emblematico delle riflessioni che interessano oggi il progetto urbano.

Da una parte il Piano degli obiettivi e delle azioni del 2012 conferma le principali scelte strategiche messe a punto attraverso il percorso progettuale intrapreso dal 1993, mantenendo alcuni elementi invarianti rispetto alla trasformazione dell’area, seppure con la rinuncia alla prefigurazione complessiva della forma urbana che era stata una caratteristica dei progetti precedenti. Dall’altra un processo partecipato attivato in parallelo all’elaborazione del piano ha permesso di mettere a fuoco l’importanza di un approccio capace di interpretare la pianificazione non come un processo chiuso, ma come attività “per parti” e “per fasi”, aperta a modificare ed adattare i propri obiettivi e le proprie strategie in un arco

Nell’epoca presente, dove incertezza e scarsità di risorse sono elementi caratterizzanti, è necessario riconsiderare la città a partire dal patrimonio esistente, dalle strutture naturali e dallo spazio tra le cose, immaginando il futuro della società partendo da condizioni ritenute fragili. Anche il progetto urbano è coinvolto in questo cambio di prospettiva, con un allontanamento da posizioni demiurgiche e l’apertura ad un’idea di progetto più articolata, capace di leggere le potenzialità dei luoghi. Questa 118


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temporale esteso e attraverso il confronto con la popolazione interessata.

costituiscono una strategia di appropriazione leggera, che può consolidarsi nel tempo aumentando la capacità attrattiva della Darsena di Città e potrebbe portare ad innescare definitivamente quei processi che oggi bloccano la piena attuazione del progetto di riqualificazione.6

In questa prospettiva si stanno sperimentando interventi che vogliono contribuire alla riattivazione dell’area, funzionando come terreno di prova piuttosto che come attività progettuali dall’esito definito a priori. Un esempio è la promozione di utilizzazioni temporanee degli edifici di archeologia industriale, con la finalità di incentivare l’appropriazione ed una sempre maggiore conoscenza dei luoghi della darsena da parte della cittadinanza, sfruttando il periodo che intercorre tra la dismissione dell’impianto e la riqualificazione dello stesso, valorizzando il tempo e gli spazi a disposizione (Darsena POPUP, l’ex tiro a segno). L’organizzazione di attività reversibili ed eventi spot e l’incentivazione di pratiche già presenti in modo informale 119


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13 progetti presentati, ne sono stati ammessi a partecipare al bando 12, di cui 8 sono in carico ai privati e 4 al pubblico.

3.7 Lo stato attuale e il Bando Periferie Il 25 Maggio 2016 viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il “Bando Ministeriale per la presentazione di progetti finalizzati alla riqualificazione urbana e alla sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia”. Anche Ravenna vi partecipa con il progetto “Ravenna in Darsena - Il mare in piazza”, che ha come oggetto preferenziale la riqualificazione dei subcomparti affacciati sulla banchina in destra al Canale Candiano.

Di seguito, i progetti del bando con una sintesi dei contenuti proposti: 1) Prolungamento del sottopasso relativo ai binari della stazione e supporto alla mobilità sostenibile È previsto il prolungamento del già presente sottopasso della stazione, con risalita in una zona strategica della banchina, presso il pontile per il futuro attracco della navetta marittima e la stazione di bike sharing.

Dal 7 luglio 2016 all’1 agosto 2016, il comune si è impegnato, attraverso un “Avviso per manifestazione di interesse pubblicato”, con lo scopo di far pervenire all’Amministrazione tutti i progetti in sponda destra, fattibili di un finanziamento pubblico per l’avvio del processo di riqualificazione. Su

2) Potenziamento nodo intermodale di Piazzale Aldo Moro L’obiettivo è quello di mettere in sicurezza, riqualificare e trasformare in galleria d’arte il preesistente sottopasso presso Piazzale Aldo Moro, per potenziare questo spazio 120


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e renderlo un nodo turistico di interscambio tra i diversi sistemi di mobilità e trasporto. È prevista, inoltre, l’installazione di un info-point con doppia funzione di piattaforma di e-gov e marketing territoriale.

rientra all’interno del processo di rivitalizzazione dell’acqua come spazio per il tempo libero e il collegamento con il mare.

3) Piattaforme per il diritto alla cittadinanza digitale Inserito all’interno delle politiche inclusive della Darsena di Ravenna, il progetto vuole realizzare due piattaforme web che colleghino virtualmente la Darsena al territorio e favoriscano i processi di partecipazione sociale mettendo a disposizione dell’intera collettività le risorse del nuovo quartiere.

5) Servizio trasporto passeggeri – visite guidate – itinerari didattici Con l’obiettivo di promuovere iniziative didattiche, culturali e turistiche, nonché la conoscenza della Darsena e delle zone marittime, viene proposto l’acquisto e la ristrutturazione di una motonave per servizio trasporto passeggeri, che, come nella recente storia Darsena, conserva il collegamento con le località balneari, visite guidate al porto e organizzazione di eventi culturali sull’acqua.

4) Pontile per l’accesso all’acqua e collegamento con il mare Il pontile galleggiante, accessibile a persone con disabilità per l’imbarco su mezzo ibrido di trasporto passeggeri da e verso i lidi,

6) Controllo integrato in Darsena Per rispondere alla richiesta di sicurezza dei cittadini, il progetto prevede la realizzazione di una piattaforma sperimentale per la gestione integrata dei servizi di sicurezza e sorveglianza del 121


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territorio, rendendo partecipe il singolo cittadino.

piattaforme galleggianti essa collegate.

7) Infrastrutturazione fognaria e cablaggio in fibra ottica in Destra canale (1° stralcio) Questo punto vuole proporre la realizzazione del sistema fognario di 2 dei 4 bacini previsti in destra Candiano e la posa in opera di canalizzazioni per l’implementazione della fibra ottica, per favorire l’attivazione da parte dei privati dei progetti di riqualificazione dei comparti.

9) POP UP 2° stralcio, sport, nautica, ricerca Per creare spazi di socializzazione e rivitalizzazione dell’ambito, nonché nuove opportunità occupazionali ed imprenditoriali, si vuole potenziare il 1° stralcio a vocazione sportiva (Darsena Pop-Up), con un nuovo ambito di servizi per attività educative finalizzate alla logistica eventi, per la nautica da diporto e per la ricerca scientifica sui trattamenti dell’acqua, in collaborazione con le facoltà di Scienze Ambientali e Biologia Marina di Ravenna e di Scienze Ambientali della Sapienza di Roma.

8) P a s s e g g i a t a lungocanale (1° stralcio) Per recuperare il rapporto percettivo con l’acqua del canale, attualmente impedito dalla alte banchine di sponda, si prevede di realizzare una passerella sopraelevata in legno, di altezza 80cm, larga 5,5m e lunga 280m, che consente una relazione visiva e materiale con il canale, grazie anche al collegamento con

ad

10) Archeologia industriale: recupero del cd SigarOne Il progetto ad opera di NuovoStudio, inserito all’interno del processo che intende recuperare e valorizzare gli 122


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edifici di archeologia industriale, prevede un piano terra la cui copertura diventa piazza ad uso pubblico per manifestazioni ed eventi culturali e ricreativi, luogo centrale per tutta la comunità.

dinamica. Parallelamente allo sviluppo dell’orticoltura si ipotizza l’installazione del polo dell’arte site specific per attività creative, residenze d’artista, eventi culturali da svolgersi sia all’aperto che nelle strutture amovibili ospitate nella grande serra prevista da progetto.

11) Archeologia industriale: recupero del magazzino cd Area T Sempre su progetto di NuovoStudio, il recupero e riuso del magazzino Area T per attività culturali, ricreative ed open-space per attività espositive.

Per concludere, possiamo riassumere che, allo stato attuale, la Darsena, sulla sponda destra, presenta diversi interventi attuati e riqualificati, come l’Almagià, l’Ex dogana convertita a incubatore startup, l’Ex Molino Pineta trasformata in area residenziale, l’edificio ERP ad opera di Cino Zucchi e, ancora, i progetti di riuso temporaneo dell’Ex tiro a segno e il Darsena PopUp ad opera del gruppo Meme Exchange. Su questa sponda, rimangono in fase istruttoria i progetti presentati da CMC per i subcomparti 8, 9, 10. La sponda sinistra invece, rimane con un unico progetto attuato,

12) Orti per inclusione sociale e welfare urbano Ad integrazione funzionale dell’adiacente area “Ex tiro a segno”, già oggetto di riuso, si vuole proporre la rigenerazione urbana del comparto di proprietà comunale per attività interdisciplinari a tema ambientale-paesaggistico, con particolare attenzione a clima, botanica e bio123


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la Sede dell’Autorità Portuale di Ravenna, ad opera di Sardellini Marasco Architetti, e, di nuovo in fase istruttoria, il progetto per il subcomparto 31, l’area Ex Consorzio Agrario.

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NOTE 1. Orioli V., Ravenna, la darsena e la città, in “IN_BO. Ricerche e progetti per il territorio, la città e l’architettura”, n. 6, giugno 2013 2. Con riferimento alla stagione della “riforma urbanistica parziale”, attuata in particolare grazie alla Legge 167 del 1962 e alla Legge 765 del 1967 con il Decreto Ministeriale 1444 del 1968, si rimanda ai numerosi scritti di Giuseppe Campos Venuti, e in particolare al libro-intervista Città senza cultura, cit. 3. -ibid. 1 4. L’Ufficio di Piano, costituitosi nel 1970, era composto da Enzo Casanova, Roberto Evangelisti, Gilberto Orioli e Stefano Pompei. 5. www.stefanoboeriarchitetti.net 6. -ibid. 1 125



04 NUOVE OPPORTUNITÀ Il progetto urbano



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Le analisi effettuate per la stesura del POC hanno portato a delineare alcuni assi strategici nella definizione di possibile ruolo futuro del quartiere. In primo luogo, la nuova Darsena potrà avere una forte connotazione in ambito culturale, per inserire più compiutamente Ravenna nei circuiti internazionali. Questo sarà realizzabile nell’ottica di valorizzare le archeologie, le istituzioni scolastiche ai margini dell’area, quali l’Accademia ad esempio, l’opportunità d introdurre spazi polifunzionali per produzioni artistiche e strutture per la ricettività di artisti e un rafforzamento dell’offerta di residenzialità universitaria. In secondo luogo, favorire la destagionalizzazione turistica, potenziando il turismo culturale con un occhio di riguardo per il turismo business, legato allo sviluppo congressuale. Inoltre la Darsena potrebbe ospitare un distretto del tempo libero vocato all’animazione serale

4.1 Un nuovo quartiere per la città Nei capitoli precedenti abbiamo parlato di un pezzo di città, della sua storia, delle sue caratteristiche e di quanti studi e progetti siano stati fatti su di esso. Da più di vent’anni l’urbanistica si interroga su quali siano gli scenari più appropriati per risollevare la Darsena dall’abbandono e isolamento che la caratterizzano da ormai mezzo secolo. A partire dagli elementi che l’ultimo strumento urbanistico, il POC, ci ha lasciato, vediamo che riqualificare quest’area vuol dire riuscire a trovare quelle strategie che la facciano tornare parte della città, non più un’”isola” separata. Per essere parte della città, la Darsena deve creare un’attrazione per le persone, che in tal modo saranno invogliate a vivere i suoi spazi e a creare nuove relazioni.

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che affiancherebbe l’offerta di Marina di Ravenna ampliandola anche sotto il profilo stagionale. In ultimo, potrebbe ospitare quelle funzioni urbane di qualità, come quelle residenziali, direzionali e commerciali ora variamente dislocate nel centro storico. Da queste considerazioni generali, possiamo convenire la necessità di fare della Darsena un quartiere vissuto e un nuovo polo attrattivo, in cui residenze e servizi coesistano insieme e si uniscano ai contesti vicini nella rete strutturata della città di Ravenna.

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l’esistenza di un elemento di separazione percettivo. Il passaggio a livello rimane ai limiti della Darsena, vicino ad un incrocio che confonde e non permette di rendersi conto della vicinanza dell’accesso alla banchina, nascosto anche dal piazzale Aldo Moro, attuale piazzale e stazione dei bus. Il sottopassaggio pedonale, a fianco della stazione ferroviaria, invece è caratterizzato da forte degrado. Inoltre, centro storico e Darsena sono separate anche dal punto di vista “funzionale”: alla ricchezza di risorse e funzioni dell’uno corrisponde l’abbandono e il degrado dell’altra. Abbattere la barriera quindi consiste nel creare un collegamento fisico, sfruttando l’importanza della ferrovia e renderla ponte tra le due parti di città, e funzionale, in cui le nuove risorse che potranno essere messe a disposizione nella Darsena possano valorizzare e aumentare ’attrattiva del centro

4.2 Gli interventi strategici Avendo chiari questi concetti e le proposte che negli anni si sono fatte strada per la riqualificazione dell’area, riteniamo che alcuni interventi siano particolarmente importanti e che possano valorizzare ancor di più tutti gli altri progetti che saranno attuati. Il primo tema degno di nota riguarda l’eliminazione delle cesure. Questo tema può essere affrontato su vari livelli. La cesura più importante è senza dubbio quella rappresentata dalla stazione ferroviaria. Essa crea un limite fisico tra il centro storico e la Darsena e inevitabilmente separa le due parti di città. È vero che sono presenti attraversamenti pedonali e carrabili e sottopassi pedonali, ma la scarsa qualità di questi comporta comunque 131


Figura 28: l’attuale Piazzale Aldo Moro. L’accesso alla Darsena è nascosto e non facilmente raggiungibile.

Figura 29: l’attuale sottopassaggio pedonale vicino alla stazione FS


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storico. Allo stesso modo, la vicinanza con il centro storico aiuterà nella riqualificazione dell’area, soprattutto se si ragiona nell’ottica di creare una rete di collaborazioni e legami tra le due parti di città.

Eliminare i recinti delle proprietà risulta strategico in quanto permetterebbe in primo luogo di nascondere il frazionamento delle proprietà e di riuscire ad avere della Darsena una più forte idea di insieme. Ancora più importante però, l’eliminazione delle recinzioni permetterebbe di accedere alle banchine con più facilità anche nelle aree centrali della Darsena e non solo alle estremità. Oltretutto, in tal modo sarà possibile avere una percezione di quello che accade nell’area, cosa attualmente inesistente in quanto i recinti nascondono quello che si trova all’interno, aumentando ancora di più la sensazione di quartiere separato dalla città, che non si integra e non vuole integrarsi.

Scendendo di scala, possiamo rilevare la presenza di un altro tipo di separazione, all’interno della Darsena. Le innumerevoli proprietà private portano come inevitabile conseguenza la separazione delle aree tra loro tramite recinzioni. Questo comporta due cose: 1. Impossibilità di raggiungere direttamente le banchine, se ci si trova a metà strada (è infatti necessario raggiungere le estremità dell’area per accedervi) 2. Impossibilità di attraversare l’area longitudinalmente (o lo si fa da via Trieste o via delle Industrie o dalla banchina). Le aree intermedie tra le vie marginali e le banchine non sono praticabili.

In base a quanto detto finora, riteniamo sia degno di nota, quale elemento strategico, il tema della sistemazione degli spazi aperti. Nella situazione attuale abbiamo tanti comparti diversi e introversi in cui la 133


Figura 30: le recinzioni e la percezione di chiusura e degrado

Figura 31: le recinzioni e la percezione di chiusura e degrado


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percentuale di spazi aperti è molto elevata, tuttavia è inaccessibile e non destinata a verde, ma in grandissima percentuale pavimentata. L’idea progettuale proposta nell’ambito del POC Darsena, e ancora prima dal progetto di Boeri, rappresenta un’opportunità interessante da applicare. La realizzazione di due grandi parchi, uno per ogni sponda del canale, sarebbe innanzitutto una risposta ambientale molto forte alle attività industriali che si sono sviluppate nell’area e che ne hanno causato l’inquinamento. La presenza di questi grandi polmoni verdi migliorerebbe l’aria e, con il tempo, il sottosuolo. Inoltre, si andrebbe a risolvere il problema dell’introversione dei subcomparti. Riqualificando le aree, aprendole alla popolazione e unificando i progetti con la realizzazione dei grandi parchi, si riuscirà ad avere una percezione unitaria

del quartiere Darsena, che sarà quindi attraversabile e vivibile. Infine, possiamo considerare strategico lavorare avendo chiaro quello che è stato fatto e quello che invece deve ancora essere preso in considerazione. Le due sponde sono molto diverse. La sponda destra ha un maggior numero di proprietari coinvolti e una suddivisione in comparti più piccoli, mentre la sponda sinistra ospita un numero minore di subcomparti (e di proprietari), ma di conseguenza questi sono di dimensioni consistenti. Ogni subcomparto ha le sue caratteristiche pertanto è difficile riuscire ad organizzare una riqualificazione generale nello stesso periodo. Possiamo notare che le due sponde si differenziano anche per quello che riguarda la riqualificazione. La sponda sinistra ha pochissimi interventi attuati, i comparti più importanti sono ancora in 135


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una situazione di dismissione. La sponda destra, invece, si trova ad avere un numero più elevato di proprietari che hanno deciso di avviare la trasformazione, nonostante le numerose difficoltà presenti, pertanto diversi comparti hanno già subito interventi di riqualificazione. Date le differenti situazioni e date le difficoltà nel riqualificare le aree in un progetto unitario, riteniamo sia strategico collegarsi a quegli interventi che sono già attuati o avviati. In questo modo, si aumenterà il valore di ciò che è già stato fatto, integrandolo con nuovi interventi in aree vicine. Riqualificare un comparto sulla sponda sinistra potrebbe portare alla situazione di “cattedrale nel deserto”, ovvero un’oasi rigenerata che tuttavia si trova isolata e poco accessibile. Sfruttare la “tendenza” più interventista della sponda destra, invece, può aumentare le probabilità di riuscita del

processo di riqualificazione del comparto scelto.

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è sempre stato il Piano Operativo Comunale, che ha gettato le basi sia dal punto di vista funzionale che del disegno del territorio. Il nostro progetto si è inserito in questo ambito, comunque analizzando e valutando quale fosse la soluzione migliore da adottare. Inoltre, sono stati considerati ed analizzati quegli interventi proposti in occasione del Bando Periferie, per cui Ravenna è riuscita ad ottenere il finanziamento e che pertanto hanno tutte le carte in regola per poter partire.

4.3 Il progetto urbano Le analisi e le considerazioni fatte finora ci hanno portato a definire quello che per noi può essere chiamato “progetto urbano”. Non si tratta di un progetto urbanistico riguardante la Darsena intera o una sua sponda, in quanto in questa sede vogliamo concentrarci in maniera più approfondita sulla rigenerazione di un comparto specifico. Riteniamo però che sia importante avere uno sguardo più ampio sul contesto e che alcuni interventi più “lontani” dall’area su cui lavoreremo siano particolarmente importanti per la riuscita del nostro progetto e dei progetti singoli.

Il “progetto urbano” è l’insieme di quegli interventi di riqualificazione puntuali la cui realizzazione è da noi ritenuta fondamentale per far partire la rigenerazione di tutta la Darsena e dei suoi comparti industriali. Gli interventi di cui parliamo sono principalmente quattro e di seguito vedremo di descriverli meglio. Il primo intervento strategico è la riqualificazione della stazione

Ogni considerazione progettuale è partita avendo ben chiaro cosa la pianificazione urbanistica e le normative prevedono per le aree interessate. Il punto di partenza delle idee progettuali 137


Figura 32: gli interventi strategici del progetto urbano


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ferroviaria FS e in particolare il prolungamento del sottopassaggio che permette l’accesso ai binari, con risalita sulla banchina della testata della Darsena. Questo è un progetto presente nel Bando Periferie il cui obiettivo è attenuare se non risolvere il problema di separazione che costituisce la ferrovia, cesura tra il centro storico e la darsena. Il progetto mantiene la stazione e anzi ne aumenta il ruolo centrale di nodo di scambio in quanto, da limite che era, diventerà cerniera di collegamento tra piazza Luigi Carlo Farini (1), da cui si arriva direttamente al centro storico, e la banchina (2), che permette di raggiungere l’intero quartiere Darsena. Il sottopassaggio attualmente presente verrà prolungato fino alla testata della Darsena, in prossimità del pontile per l’attracco dei previsti mezzi di collegamento con il mare e in

adiacenza al parcheggio del nodo intermodale e alla nuova stazione di bike-sharing. Il secondo intervento strategico è sempre stato proposto nell’ambito del Bando Periferie. È necessario migliorare l’accesso alla banchina in testata, in particolare in corrispondenza dell’attuale Piazzale Aldo Moro. Il progetto ha l’obiettivo di potenziare il Piazzale in quanto nodo intermodale di estrema rilevanza, per evidenziare in maniera più incisiva l’ingresso all’area Darsena e migliorare l’accesso pedonale dalla stazione FS, mettendo in sicurezza e riqualificando il sottopassaggio pedonale esistente. Quest’ultimo è destinato a diventare galleria d’arte multifunzionale e risalirà su Piazzale Aldo Moro in corrispondenza di un nuovo info-point realizzato sotto la campata della pensilina degli autobus, quale spazio fisico 139


Intervento 1: Sottopasso Stazione FS (Bando Periferie 2016) Prolungamento del sottopasso ferroviario e ingresso sulla Darsena


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informativo e piattaforma di e-gov e marketing territoriale, elemento di comunicazione visiva e interattiva collegato ai siti istituzionali e di connessione fra i circuiti turistici del centro città, la darsena e il litorale.

libera percorrenza pedonale e 1,9m per tutte le altre funzioni quali sedute, rampe, scalinate, arredi e collegamenti web. Il quarto intervento strategico prevede la realizzazione di ponti leggeri pedonali che permettano il collegamento tra le due sponde del canale. Le banchine in questo modo avranno la possibilità di congiungersi non soltanto alle estremità, in testata e nei pressi del ponte mobile, ma anche in più punti intermedi. In questo modo saranno valorizzati maggiormente i comparti di ambo le parti, aumentando il valore di quelli in sponda destra e magari spronando una maggiore attività per quelli in sponda sinistra. Inoltre i nuovi passaggi saranno utili anche per collegare le aree ai servizi e alle istituzioni presenti nelle due diverse sponde in una rete di percorsi più strutturata.

Il terzo intervento del progetto riguarda la sistemazione e riqualificazione della banchina. Anche questo progetto è stato presentato in occasione del Bando e ha l’obiettivo di recuperare il rapporto percettivo con l’acqua del canale, ora impedito dalle alte banchine di sponda, realizzando una passerella sopraelevata in legno e acciaio zincato, che consente una relazione visiva con il canale anche grazie alla relazione con piattaforme galleggianti ad essa collegate. La passerella, realizzata per stralci, costituisce una sopraelevazione di 80cm e parte dalla radice del canale fino al ponte mobile, per una lunghezza di 1.140m e una larghezza di 5,5m, con 3,6m di 141


Intervento 2: Piazzale Aldo Moro (Bando Periferie 2016) Piazzale dell’autostazione come nuovo accesso


Intervento 3: Collegamento tra le due sponde Introduzione di ponti mobili pedonali leggeri

Intervento 4: Banchina destra (Bando Periferie 2016) Riqualificazione pedonale della banchina



05 IL SUBCOMPARTO 11 Analisi dell’area di studio



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processo di riqualificazione in espansione tra le varie proprietà. Il Subcomparto 11 è particolarmente strategico poiché si trova a metà tra i comparti per la maggior parte riqualificati (testata darsena) e quelli ancora dismessi/ produttivi. La posizione centrale permette non solo di fare del Sub_11 un pezzo aggiunto alla rete di riqualificazioni, ma può costituire anche il ponte per i comparti che ancora non si sono messi in gioco.

5.1 La scelta dell’area La ricerca di tesi, dopo aver analizzato la città e il quartiere, ha l’obiettivo di concentrarsi su uno dei tanti comparti componenti la Darsena, per poter analizzare al meglio le strategie che possono avviare la riqualificazione dell’area. I comparti si dividono nelle due banchine, Destra Canale e Sinistra Canale. Esse hanno caratteristiche molto diverse; la prima ospita un numero maggiore di proprietari che mostrano adeguato interesse nella riqualificazione, mentre la seconda ospita pochi comparti ma di dimensioni molto maggiori, caratteristica che in parte condiziona i proprietari e ne vincola l’attività di recupero.

Il Subcomparto 11 ha l’ulteriore caratteristica strategica di essere una delle poche aree della sponda destra ad affacciarsi sia su via Trieste che sulla banchina. La riqualificazione e l’apertura di quest’area permetterebbe di potenziare l’ingresso nel quartiere Darsena, con l’introduzione di un nuovo passaggio importante centrale, e soprattutto di risolvere il problema dell’inaccessibilità

Per questo motivo, abbiamo ritenuto opportuno agire su uno dei comparti presenti sulla sponda Destra, in modo tale da poterci unire al 147


Rapporti tra gli interventi di riqualificazione in atto

PotenzialitĂ territoriali


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della banchina, che attualmente può essere raggiunta soltanto alle due estremità .

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Figura 33: Operaie dello jutificio in una fotografia del 1939. (Fonte: Ferilli, “Il porto di Ravenna: Dalla ricostruzione ai giorni nostri�, Longo Editore, Ravenna, 1999)


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del settore, dal momento che forniva di sacchi e di tela gran parte degli stabilimenti per la produzione di zucchero dell’Italia del Nord. L’edificio è ora sede dello stabilimento Raviplast (ex Pansac) ed era nato originariamente come canapificio romagnolo. Negli anni ‘20, rilevato dalla Montecatini, lo stabilimento viene riconvertito a fabbrica di juta, e come fabbrica di juta appare nel catasto del 1928. Nel 1970 cessa la produzione di juta e la fabbrica viene riconvertita alla produzione di PVC e Polietilene. Nel 1972 lo stabilimento viene rilevato dalla Pansac Sas di Donato Jacopone ed infine nel 1980 viene acquistata dal gruppo industriale Lori e diventa la Nuova Pansac Spa.

5.2 Lo jutificio romagnolo Nell’ultimo quarto dell’800 ebbero luogo importanti lavori nello scalo ravennate: si ampliò il canale e si allargò la darsena per consentire l’attracco di navi sempre più pesanti e favorire lo sviluppo delle industrie che stavano sorgendo nell’area. Già era in funzione la rete ferroviaria davanti alla darsena, per consentire un adeguato trasporto merci sia delle materie prime che dei prodotti lavorati negli opifici portuali. Queste opere infrastrutturali stimolarono l’insediamento di diverse ed importanti aziende tra le quali uno “jutificio” ed una fabbrica di cementi. Le due aziende sorsero nello stesso anno, il 1907 ed entrarono in attività l’anno successivo. La fabbrica di tela di juta, anagraficamente “Jutificio Romagnolo”, società per azioni, era stata costruita da alcuni imprenditori ravennati e divenne una delle più importanti 151


Figura 34: Società Anonima Jutificio Romagnolo. (Fonte: Pollini B.,Turchi R., “E’ cangian : il porto di Ravenna”, Ravenna, 1984)


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Rilevamento dalla Pansac Sas di Donato Jacopone. 1980 Acquisizione da parte del gruppo industriale Lori, lo stabilimento diventa la Nuova Pansac Spa. 2011 Fallimento della Nuova Pansac Spa. Il tribunale di Milano nomina un commissario straordinario che mette all’asta i beni della società per saldarne i debiti. 2013 La cooperativa Raviplast, composta dagli operai della ex-Pansac, prende in affitto la fabbrica per la salvaguardia dello stabilimento produttivo e l’occupazione.

5.3 Evoluzione della fabbrica 1905 Costruzione delle ali laterali più antiche con funzione di canapificio. 1920 Conversione dello stabilimento a fabbrica di juta. 1938/40 Rifacimento del prospetto principale dello stabilimento Pansac. Edificazione degli uffici Pansac posti lungo il canale. Edificazione della villa per il direttore dello stabilimento e delle case per i dipendenti. 1970 Termina la produzione di juta. Conversione dell’attività in produzione di PVC e Polietilene.

Attuale situazione immobiliare

5.4 Successione di proprietari/ affittuari

2017-18 La coperativa Raviplast non è titolare dell’immobile in cui svolge l’attività produttiva, ma è in affitto. La proprietà oggi è di un’azienda in amministrazione

1920 Rilevamento dello stabilimento dalla Montecatini. 1972 153


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straordinaria (per il fallimento dell’esperienza industriale precedente) cioè gestita da un Commissario Straordinario nominato dal Tribunale di Milano, perciò - dal punto di vista immobiliare – di fatto una proprietà virtuale.

Le indicazioni riguardanti la conservazione degli edifici sottoposti da normativa a un vincolo sono le segenti:

5.5 Regolamenti e vincolistica

Da conservare: le due ali laterali realizzate in mattoni a vista e caratterizzati da decori seriali e coperture tradizionali in capriate lignee e laterizio. Possono essere invece rimodulate le aperture poste sui fronti del corpo centrale d’ingresso più recente.

EX-UFFICI PANSAC

(edificio affacciato su via d’Alaggio risalente ai primi del 900)

Fonte: POC Darsena - NTA art.36 c.1 (Var adeguamento e semplificazione RUE).

“Gli edifici di Archeologia industriale sono da salvaguardare e valorizzare, conservandone obbligatoriamente gli elementi e le caratteristiche di valore formale, tecnologico spaziale individuati e riportati nelle specifiche Schede di Subcomparto”.

STABILIMENTO PANSAC L’edificio è da considerare di mero valore testimoniale. Da conservare: tracce ed elementi dell’impianto produttivo. Parte delle strutture (colonne, lacerti di murature, ecc) della porzione corrispondente al “Parco delle Arti”, dovranno essere conservate, organicamente

Si riporta qui di seguito un estratto della scheda del Subcomparto 11 - NTA - POC TEMATICO - Darsena di città. 154


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inserite nel sistema del verde pubblico e funzionalmente coerenti con la destinazione specificata all’art. 25, c.2.

Oltre alla difficile situazione ammnistrativa in cui versa attualmente l’azienda, nel corso degli anni si è ridotto drasticamente il numero degli operai, così come la produzione di imballaggi in PVC, poichè la tendenza oggi è quella di orientarsi verso scelte più ecocompatibili con l’utilizzo di materiali biodegradabili. Inoltre, nelle vicinanze del subcomparto 11, sono già avvenute diverse delocalizzazioni di industrie prima presenti in quel territorio. L’obbiettivo del comune di Ravenna è quello di trasformare la Darsena di città da area produttiva ad area ricreativa, di ricerca, studio e lavoro. Quindi il futuro del Subcomparto 11 è quello di ospitare destinazioni compatibili con gli usi dei subcomparti adiacenti, cambiando radicalmente aspetto e destinazione d’uso.

5.6 Disposizioni temporali Le previsioni che il POC Darsena detta per il subcomparto 11 (Nuova Pansac) avranno efficacia solo a seguito della stipula di un accordo fra proprietà e Comune di Ravenna in materia di delocalizzazione degli impianti produttivi e di definizione dei livelli occupazionali. Carlo Occhiali, amministratore delegato della cooperativa Raviplast, ci ha fornito un’indicazione temporale di circa dieci anni (a partire dall’anno 2017-18) in cui ha previsto l’ipotetico futuro trasferimento dell’attività produttiva in un’altra sede, diversa dalla Darsena di Ravenna. Le ragioni del trasferimento risultano essere molteplici. 155


Figura 35: Ricostruzione dell’assetto litostratigrafico del sottosuolo grazie a un Geographic Information System (GIS Software).


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più dettagliate, è stata intervistata la dott. ssa Daniela Ballardini, Dirigente Chimico Amministrazione A.R.P.A. Agenzia Regionale Prevenzione e Ambiente dell’E/Romagna Sezione Provinciale di Ravenna. La dott.ssa Ballardini ha dichiarato che i dati relativi al subcomparto 11, se esistenti, sono datati e dovrebbero essere indagati più approfonditamente.

5.7 Inquinamento e bonifica Considerata la successione di diverse attività industriali all’interno del sito, di cui le prime risalgono ai primi anni del XX secolo, risulta importante reperire informazioni riguardo la presenza di agenti inquinanti nel terreno. Il canapificio, poi diventato jutificio, lavorando materie prime di origine naturale con metodi ecocompatibili, non ha avuto un forte impatto ambientale, come invece è stato quando l’attività è stata convertita in produzione di sacchi in PVC e polietilene. Purtroppo non esitono dati specifici riguardanti gli agenti inquinanti del subcomparto 11, poichè ad oggi l’attività produttiva è ancora in corso, quindi non sono ancora stati effettuati dei carotaggi o altre analisi specifiche, come avviene quando è in previsione la futura riqualificazione dell’area.

Tuttavia, considerate le attività pregresse e quelle ancora in corso, la dott.ssa Ballardini ha ipotizzato la presenza dei seguenti inquinanti: • Teli in PVC. Le masse di polimeri generano infiltrazioni nel terreno di stalati, molto dannosi per la salute. • Monomero idrocarburi stalati, molto spesso usati come “ammorbidente” del film plastico. Gli stalati sono quasi sempre presenti nelle exaree industriali. Il monomero degradandosi, inquina i terreni.

Al fine di reperire informazioni 157


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Esteri dell’acido stalico.

e propria invece non sono stimabili per comparazione. Per avere una stima precisa dei costi di bonifica bisognerebbe fare delle indagini molto più accurate, poichè variano notevolmente in base alla quantità e al tipo di agenti inquinanti presenti in situ.

Dobbiamo distinguere due tipi di costo/azione di bonifica: • I costi del piano di caratterizzazione, che si configura come uno step fondamentale per i successivi interventi di bonifica e ripristino ambientale dei siti potenzialmente contaminati. Dopo un’attenta descrizione storica del sito, l’analisi delle documentazioni esistenti si stabilisce come svolgere le successive indagini di approfondimento sul campo, al fine di indirizzare al meglio le risorse a disposizione. La stima di questo tipo di costi, che dipendono molto dal tipo di attività industriale pregressa, si potrebbe anche realizzare basandosi su dei parametri non precisi, quindi senza la necessità di compiere prima delle indagini approfondite sul campo. • I costi di bonifica vera

La nomativa di riferimento in merito alla bonifica dei siti inquinati si trova nella Parte Quarta del D.Lgs. 152/2006. Un sito risulta non contaminato se la contaminazione rilevata nelle matrici ambientali risulta inferiore ai valori di concentrazione soglia di contaminazione (CSC) oppure, se superiore, risulti comunque inferiore ai valori di concentrazione soglia di rischio (CSR) determinate a seguito dell’analisi di rischio sanitario e ambientale sito specifica. Le CSC rappresentano i livelli di contaminazione delle matrici ambientali al di sopra dei quali è necessaria la caratterizzazione 158


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del sito e l’analisi di rischio sito specifica. CSR alto vuol dire rischio alto per la salute. Il rischio dipende anche dalla nuova attività che verrà inserita. Quindi per esempio un parco pubblico risulterà molto più rischioso di edificio con fondazioni a platea fortemente impermeabilizzante, poichè quest’ultima bloccherà in modo efficace la migrazione dei vapori provenienti dalle falde sottostanti. Fare un parco in un’ex area industriale non è impossibile, vedi l’area verde limitrofa all’edificio di edilizia residenziale progettato da Cino Zucchi Architetti. Sarà tuttavia necessario prendere delle adeguate precauzioni, quindi il parco si potrà realizzare a patto che venga concepito come un polmone verde a basso popolamento, invece di un’area ricreativa attrezzata per bambini.

uno strumento indispensabile per la gestione del complesso set di dati risultanti dalla caratterizzazione ambientale. La caratterizzazione deve consentire la corretta ricostruzione dell’assetto litostratigrafico del sottosuolo, fornire indicazioni inerenti alla presenza di acquiferi, determinare direzione e intensità del flusso di falda e, non da ultimo, deve fornire tutti i dati qualitativi relativi al potenziale inquinamento presente nei suoli e/o nelle acque sotterranee.

I software GIS (Fig 1) risultano 159


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di degrado che richiedono interventi di manutenzione ordinaria (ripresa intonaci e tinteggiature, impermeabilizzazione delle coperture, etc). Il fabbricato viene utilizzato in modo continuativo dal personale durante lo svolgimento dell’attività produttiva.

5.8 Schedatura degli edifici Le costruzioni risultano essere estremamente eterogenee tra di loro per i materiali e le tecniche costruttive utilizzate, inoltre, spesso sono stati oggetto di manomissione che ne ha modificato in modo irreversibile l’aspetto originario. L’analisi serve a capire quali di questi edifici possiede caratteri architettonici rilevanti tali da, coerentemente con le previsioni urbanistiche, renderne indispensabile il mantenimento all’interno del complesso edificato.

STATO MEDIOCRE E’ in uno stato di manutenzione sufficiente a garantirne l’accesso al personale, sebbene necessiti di consistenti interventi di manuntenzione straordinaria per poter essere utilizzato per altri scopi al di fuori di quelli di magazzino o deposito.

Descrizione stato conservativo dell’immobile STATO OTTIMO Non è richiesta alcuna opera di manutenzione nè ordinaria (esclusi minimi interventi) nè straordinaria.

STATO PESSIMO Il fabbricato presenta notevoli situazioni di degrado, si prevede un intervento di consolidamento delle strutture e/o l’esecuzione di sostanziali opere atte alla sostituzione di elementi strutturali.

STATO BUONO Sono presenti manifestazioni 160


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Ex Uffici Pansac

DESTINAZIONE D’USO ORIGINARIA Mensa aziendale, sale riunioni, spogliatoi, infermeria, archivio, uffici, depositi, (attualmente dismesso). DESTINAZIONE D’USO ATTUALE Dismesso ANNO DI COSTRUZIONE 1943-1957 TUTELA ARCHITETTONICA POC Darsena - NTA art.36 c. 1 (Var. adeguamento e semplificazione RUE) ALTEZZA MAX 12 m VOLUME 18.000 m³ STRUTTURA/MATERIALI Struttura portante intelaiata in CA STATO CONSERVATIVO

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Ex Canapificio

DESTINAZIONE D’USO Canapificio, poi jutificio (attualmente dismesso). ANNO DI COSTRUZIONE 1905 TUTELA ARCHITETTONICA POC Darsena - NTA art.36 c. 1 (Var. adeguamento e semplificazione RUE) ALTEZZA MAX 7 m VOLUME 1.480 m³ STRUTTURA/MATERIALI Struttura in mattoni a vista con decori seriali e copertura in capriate lignee e laterizi. Rivestimento di copertura in lamiera, sostituito in seguito alla bonifica da amianto. STATO CONSERVATIVO

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Ali laterali antiche

DESTINAZIONE D’USO

Deposito, magazzino ricambi. ANNO DI COSTRUZIONE 1905 TUTELA ARCHITETTONICA

POC Darsena - NTA art.36 c. 1 (Var. adeguamento e semplificazione RUE) ALTEZZA MAX 7m VOLUME 5.648 m³ STRUTTURA/MATERIALI

Struttura in mattoni a vista con decori seriali e copertura in capriate lignee e laterizi. Rivestimento di copertura in lamiera, sostituito in seguito alla bonifica da amianto. STATO CONSERVATIVO

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Stabilimento Pansac

DESTINAZIONE D’USO Produzione e lavorazione sacchi di polietilene e PVC, depositi, uffici. ANNO DI COSTRUZIONE 1880-1920 TUTELA ARCHITETTONICA POC Darsena - NTA art.36 c. 1 (Var. adeguamento e semplificazione RUE) ALTEZZA MAX 6 m VOLUME 38.717 m³ STRUTTURA/MATERIALI Struttura intelaiata di travi e pilastri in CLS. Chiusure verticali in mattoni a vista con decori seriali visibili esternamente. Copertura a shed in CA. STATO CONSERVATIVO

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Fronte dello stabilimento

Atrio di ingresso

Ala laterale

Cortile interno

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Galleria DESTINAZIONE D’USO Produzione e lavorazione sacchi di polietilene e PVC, depositi, uffici. ANNO DI COSTRUZIONE 1880-1920 TUTELA ARCHITETTONICA Assente ALTEZZA MAX 12 m VOLUME 7.344 m³ STRUTTURA/MATERIALI Struttura intelaiata in acciaio indipendente dai corpi laterali. Copertura in capriate di acciaio e rivestimento in lamiera. STATO CONSERVATIVO

Accesso sud DESTINAZIONE D’USO Portineria, ingresso secondario dell’attività produttiva (attualmente non in uso). ANNO DI COSTRUZIONE 1957-1971 TUTELA ARCHITETTONICA Assente ALTEZZA MAX 3.5 m VOLUME 170 m³ STRUTTURA/MATERIALI Struttura intelaiata in CA, tamponamenti verticali in mattoni a vista. STATO CONSERVATIVO

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Magazzino capriate in acciaio DESTINAZIONE D’USO Deposito di materiali

ANNO DI COSTRUZIONE 1943-1957

TUTELA ARCHITETTONICA Assente ALTEZZA MAX 7m VOLUME 2.370 m³ STRUTTURA/MATERIALI

Struttura intelaiata in CA, chiusure verticali in mattoni a vista. Copertura in capriate reticolari di acciaio.

STATO CONSERVATIVO

Magazzino Shed DESTINAZIONE D’USO Deposito di materiali ANNO DI COSTRUZIONE 1957-1971 TUTELA ARCHITETTONICA Assente ALTEZZA MAX 5.5 m VOLUME 7.656 m³ STRUTTURA/MATERIALI Struttura intelaiata di pilastri e travi reticolari in CA. Copertura a shed.. STATO CONSERVATIVO 167


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Esterno della galleria

Deposito cilindri

Silos

Capannone

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Impianti esterni

Stazione delle vernici

Deposito

Pensilina in cls

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Deposito liquidi dismessi

Villa dell’ex direttore

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06 LA STRATEGIA DI INTERVENTO Attuazione per fasi



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elemento rilevante che ha condizionato la scelta di intervento è la dimensione del comparto. In Darsena sono presenti comparti di dimensioni molto maggiori, la cui riqualificazione presuppone un grande investimento economico. Il Sub_11 ha una superficie di 40.040mq, con una superficie edificata di 19.350mq, pertanto la sistemazione di un’area di queste dimensioni non può pensare, nello scenario economico attuale, di riuscire ad attuarsi facilmente.

6.1 Premessa Nei capitoli precedenti abbiamo analizzato il contesto sociale e territoriale della città e del quartiere in cui andiamo ad inserirci. Dopo aver analizzato le caratteristiche del sito di progetto e dell’edificato in esso contenuto, abbiamo riflettuto su come poter intervenire per poter avviare la riqualificazione di un comparto dall’importanza rilevante. Uno degli elementi caratterizzanti il Sub_11 è la presenza dell’attività produttiva ancora in corso nello “stabilimento Pansac” centrale. I lavoratori hanno attualmente a disposizione tutti gli edifici del comparto che prevalentemente vengono usati come magazzini o depositi. Alcuni edifici però sono inutilizzati, per caratteristiche manutentive e conservative molto scarse o perché non sono indispensabili per garantire l’avanzamento della produzione. Un altro 173


2018: Lo stato di fatto


06

attendere molto tempo e quindi continuare ad avere aree non accessibili e degradate ancora per diversi anni.

6.2 La strategia A partire da questa situazione iniziale, ci siamo interrogate sulla strada da intraprendere. Una possibilità è attendere la ricollocazione dell’impianto produttivo in altra sede e solo in quel momento aprire il comparto e avviare il processo di rigenerazione sull’intera superficie dello stesso.

Agire per fasi permetterebbe di occupare gli spazi un po’ alla volta, stimolando l’interesse verso una riqualificazione completa progressiva. Inoltre, il comparto risulta essere parecchio ampio e con un consistente numero di edifici, anche di valore storico e di ampia metratura, che richiedono interventi di manutenzione importanti.

La seconda possibilità indagata, e successivamente intrapresa, riflette sulla possibilità di intervenire agendo per fasi e distribuendo le stesse in un arco temporale definito.

Pensare di riqualificare l’area in un solo momento risulta essere insostenibile dal punto di vista economico, con dei costi iniziali molto elevati.

Data la presenza di un’attività produttiva ancora in corso, non è possibile pensare di poter riqualificare l’intero comparto allo stato attuale.

Agire per fasi permetterebbe di distribuire i costi nel tempo e di avere delle entrate in un tempo più recente rispetto a quanto non si avrebbe con

Pensare di riqualificare l’area solamente dopo la totale dismissione dell’impianto potrebbe significare dover 175


La strategia di attuazione


06

una riqualificazione unitaria, facendo delle fasi iniziali un volano per le riqualificazioni delle aree limitrofe e delle fasi successive.

6.3 Le fasi Il processo di riqualificazione viene suddiviso in tre principali fasi di intervento. Per ogni fase viene analizzato lo stato di fatto e viene proposto un metodo di azione, differenziato in base che si tratti dell’edificato o delle aree libere. Per il primo, si verifica innanzitutto la vincolistica e in seguito si valuta l’immediata riqualificazione oppure si procede con ulteriori analisi: se l’edificio è recuperabile, si verifica l’adattabilità alle funzioni di progetto altrimenti si opta per la demolizione. Per le aree libere si valuta se, da regolamento urbanistico o da analisi urbanistiche, vi sia la necessità di verde urbano ad uso pubblico; in caso di risposta affermativa si procederà eliminando le recinzioni di proprietà e introducendo delle aree verdi, altrimenti si valuterà la necessità di nuove edificazioni, sulla base della

Poiché parte del complesso è ancora in uso a scopo industriale, la strategia di fasi adottata imposta la riqualificazione partendo da quegli spazi che ad oggi sono inutilizzati o dismessi, ai margini del comparto. Agire su queste aree manifesta l’intenzione di “occupare” progressivamente il comparto, spingere l’interesse verso la riqualificazione e spronare la ricollocazione dell’impianto produttivo. Il processo di dismissione si completerà una volta che la produzione si sarà trasferita in un’altra sede e il tempo stimato per questo è di 10 anni1.

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Metodo di intervento sull’edificato

Metodo di intervento sulle aree libere


06

capacità edificatoria proposta dal POC2. Il POC indica i calcoli e le superfici potenzialmente edificabili secondo questo schema:

Sc ospitata obblig. - D Sc = ST1 x 0.105 = 1.338 Sc2 = A+B+C+D = 24.208 Ut2 = 0.51

Sc esistente TOTALE (compresa Arch. Ind) = 19.350mq con Ut=0.48 Sc di base - A ST1 39899 x 0.16 mq/mq = Sc* 4.281 Sc esistente 8480 x 50% = Sc 4.240 *Ai fini del calcolo della Sc è esclusa la Sq dell’Arch. Ind. più il suo 50% TOTALE A Sc 8.521 Sc Archeologia Industriale - B Sc esistente = 10.870 Sq esistente = 8.760 Sc ospitata obblig. - C Sc = ST1 x 0.1 2.676 Sc premio ospitata = 803 (ST1 x 0.10) x 30% 179

Sc Azioni Sostenibilità Facoltativa Sc Aggregazione = ST1 x 0.02 = 798 Sc Azioni di eccellenza = ST1 x 0.06 = 2.394 Sc3 TOTALE 27.400 Ut3 = 0.58

La fase 1: l’innesco La prima fase basa il suo sviluppo sullo stato attuale, all’anno 2018. Ipotizzando l’immediata cantierizzazione del progetto, si presume conclusa nell’anno 2023. Lo stato di fatto vede la presenza attiva dello stabilimento produttivo, pertanto l’obiettivo è “innescare” la riqualificazione del comparto agendo sugli spazi che lo consentono, le aree dismesse. Allo stato iniziale gli accessi


06

pedonali non sono sufficienti e la stessa banchina è frequentata sia da mezzi pesanti (che obbligatoriamente devono passare per poter entrare nel comparto) che da automobili. In seguito si è analizzata la condizione dell’edificato. L’edificio A corrisponde alle ali laterali antiche, pertanto risulta vincolato. L’edificio B, gli ex uffici Pansac, non risulta vincolato ed ha un pessimo stato manutentivo. L’edificio C è il vecchio ingresso all’area produttiva, attualmente dismesso, mentre l’area D è un’area libera verde lasciata incolta, attualmente privata e recintata. La proposta progettuale ipotizzata dopo il 5 anno vede la riqualificazione della porzione vincolata in mattoni, la demolizione e ricostruzione del fabbricato degli ex uffici. Verrà realizzata una porzione di piazza pubblica in un’ottica di ampliamento futura, quando anche gli altri edifici potranno

essere riqualificati, dopo la ricollocazione dell’attività produttiva. Per permettere una pedonalizzazione della banchina verrà temporaneamente riattivato l’accesso per i mezzi pesanti su via Maserocchi (edificio C). Infine l’ultimo elemento progettuale della fase 1 è la realizzazione di un nuovo parco di quartiere che fungerà da nuovo ingresso alla darsena e alla banchina, in un’ottica di riqualificazione dell’intero comparto.

La fase 2: il potenziamento La fase 2 inizierà in seguito alla ricollocazione dell’attività produttiva, solamente quando l’intero impianto sarà dismesso. Sulla base delle informazioni forniteci dai responsabili, si è ipotizzato come anno di partenza il 2028. Il metodo di intervento descritto prima è stato applicato sulle aree liberate e sull’edificato. Questo ha portato come risultato innanzitutto all’apertura 180


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dell’impianto, con l’eliminazione delle recinzioni di proprietà. Inoltre, come da progetto POC Darsena, viene modificata via Maserocchi e le aree asfaltate vengono convertite in aree verdi, che unite alle altre già presenti nei comparti limitrofi (vedi progetto di Cino Zucchi Architetti, nel subcomparto 10) vanno a formare un frammento di “Parco delle Arti”, destinato ad attività ludico-creative. Per quanto riguarda l’edificato, vengono riqualificate le porzioni rimaste di ali laterali antiche e mantenuto lo stabilimento Pansac, poiché nonostante non ci siano forti vincoli, risulta interessante mantenere l’impianto strutturale e la grande spazialità interna. Per i magazzini e le vecchie porzioni produttive si è optato per una demolizione, in questo modo sarà possibile una connessione ancora migliore con il parco vicino e con le aree limitrofe.

L’anno ipotetico in cui avviare la terza e ultima fase progettuale è il 2033. A questo punto tutta l’area risulta riqualificata. Presupponendo dei costi elevati per la riqualificazione del comparto nelle fasi precedenti, si da ora la possibilità di sfruttare l’intera capacità edificatoria concessa dal Piano Operativo Comunale realizzando un nuovo edificio sviluppato in altezza, per preservare le aree verdi pubbliche al piano terra, che contribuisca ad avere un maggior rientro economico.

La fase 3: la densificazione 181


FASE 1


2023


FASE 2


2033


FASE 3


2038


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NOTE 1. Il direttore generale di Raviplast S.p.a. tenendo conto degli interventi di riqualificazione già attuati in prossimità del Subcomparto 11 e data l’inadeguatezza dell’impianto produttivo rispetto le reali esigenze dell’azienda, ci ha saputo fornire tale indicazione temporale. 2. POC Darsena – NTA – Scheda di Subcomparto 11 (Var. adeguamento e semplificazione RUE) 188


07 LE FUNZIONI Riferimenti e scomposizione nelle fasi di progetto



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funziona dal punto di vista economico, la maggior parte degli appartamenti, infatti, sono stati venduti (di certo ha aiutato il fatto che si tratti di edilizia convenzionata). L’iniziativa non ha portato i risultati sperati per quanto riguarda la riqualificazione dell’intero subcomparto. Le aree all’aperto, ad esempio, non sono state pensate come luogo di socializzazione, pertanto gli abitanti passeggiano ma solamente per dirigersi verso le rispettive abitazioni. Anche all’interno dell’edificio non sono presenti ambienti dedicati alla socializzazione: si tratta sostanzialmente di un condominio ad alta efficienza energetica.

7.1 Lo stato di fatto: di cosa ha bisogno il Sub_11? La scelta delle funzioni ha avuto come punto di partenza, l’analisi delle aree circostanti. Cosa ospitano? I quartieri limitrofi “funzionano”? Osservando velocemente le aree circostanti al comparto di progetto, si nota facilmente che si tratta di aree prevalentemente residenziali. Sono piccoli quartieri, in cui non sono presenti spazi pubblici o che permettono relazioni sociali, ma solamente piccole attività commerciali che poco influiscono sul quartiere. L’analisi ha poi voluto studiare l’esempio di riqualificazione più vicino, l’edificio ERP di Cino Zucchi Architetti, nel subcomparto 10. Anche in questo caso, il progetto ha voluto dare molta importanza alla funzione residenziale, dedicando solamente alcuni spazi del piano terra a piccoli uffici e/o negozi. Il progetto

Sulla base di queste analisi, si è riflettuto su cosa fosse strategico inserire all’interno del Sub_11. La prima tipologia funzionale fondamentale riguarda i servizi ad uso pubblico. Questi oltre 191



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a creare un’attrattiva per l’area della Darsena e della banchina, aumenterebbero anche il valore dei comparti e dei quartieri limitrofi. Tuttavia, considerando l’ampia dimensione del comparto, l’inserimento di sole funzioni pubbliche non risulta adeguata, in quanto si avrebbe un’area frequentata durante il giorno, ma che rischierebbe di diventare vuota e spenta la sera, con il rischio di eventi di degrado. Per garantire un’attivazione dell’area 24h, è strategica la presenza di residenzialità, che possono lavorare in sinergia alle funzioni pubbliche. La funzione residenziale, inoltre, risulta importante dal punto di vista economico: considerando gli alti costi necessari per la bonifica e riqualificazione dell’intero comparto, la funzione residenziale è quella che garantisce un consistente ed immediato ritorno economico.

7.2 I servizi di pubblica utilità La scelta dei servizi ha avuto inizio valutando ciò che la pianificazione urbanistica ha previsto per l’area e quello che il contesto ravennate richiede. La vicinanza al centro storico inevitabilmente richiama ad un passato artistico e ad un valore culturale di estrema importanza. La predilezione verso attività di questo tipo è stata quasi obbligata, tuttavia si è riflettuto su come intervenire nel modo più adatto. La scelta è ricaduta su una tematica che a Ravenna ha fortissime radici culturali: l’artigianato. La città è testimone mondiale di abilità nell’arte del fare, ne sono esempio i mosaici del Patrimonio Unesco. Tuttavia, sono presenti tantissime realtà più piccole inserite nella città, piccole botteghe artigiane che creano una rete creativa attiva. La scelta delle funzioni pertanto è ricaduta su spazi 193


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per lavoro-studio (coworking), laboratori artigianali e FabLab, che possono connettersi alla rete di botteghe già presenti. Inoltre, molto forte risulta la connessione con l’Accademia di Belle Arti di Ravenna. Attualmente la sede dell’istituzione si trova in Darsena, sulla sponda sinistra, pertanto una connessione tra questi elementi non può che essere strategica. A tutto ciò si aggiungono spazi dedicati alla vita sociale, all’organizzazione di eventi, aree sportive e tutto ciò che consente un miglioramento della socializzazione.

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produzioni, sperimentare con con la scheda Arduino2, avvicinarsi ai nuovi processi produttivi e a nuovi modelli di business, confrontarsi con altri appassionati ed esperti di fabbricazione digitale e tecnologia open source. FabLAB si sta diffondendo in tutto il mondo e fonda la sua forza su una filosofia di azione locale attraverso un network internazionale di scambio e conoscenza. Lo scopo è favorire la creatività e il DIY (do it yourself), con la possibilità attraverso la rete di ricevere assistenza operativa, educativa, tecnica, finanziaria e logistica, quindi c’è molto altro di cui usufuire rispetto ciò che è fisicamente disponibile in un singolo laboratorio. Gli artigiani digitali, o maker3, hanno quindi a disposizione uno spazio dove poter materializzare le proprie idee, che possono decidere di proteggere ed eventualmente vendere, anche se è preferibile

7.3 FabLab, questo sconosciuto Il concetto di FabLab (dall’inglese fabbrication laboratory) nasce da un’idea del prof. Neil Gershenfeld del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston. FabLab è un laboratorio in piccola scala che utilizza una serie di macchine controllate dal computer e gestite attraverso software Open Source1 facilmente accessibili, orientato verso nuove forme di creatività da condividere in rete e con un notevole potenziale per l’industria e l’artigianato, tanto che si parla oggi di “terza rivoluzione industriale”. In pratica si tratta di una sorta di piccola officina che offre servizi personalizzati di fabbricazione digitale, è aperta a tutti (previa adeguaduata formazione in materia di sicurezza) ed è dotata di stampanti 3D, taglio laser e frese a controllo numerico. Gli utenti vi possono realizzare prototipi e piccole 195


Figura 36: L’artigianato (tra l’analogico e il digitale), il design, il riuso, la prototipazione sono i temi e i settori di cui ci si occupa nei laboratori.


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che le invenzioni sviluppate nel FabLab rimanessero disponibili per l’utilizzo e l’apprendimento di altre persone. La tecnologia è infatti di tipo collaborativo e, soprattutto, diffusa, nel senso che il FabLab non è semplicemente una stanza nella quale si fanno cose ma un po’ come le botteghe di un tempo (il vero nodo di un’economia locale), è un luogo in grado di unire tutti gli attori di un territorio. All’interno del fblab si costruiscono gruppi di interesse intorno alle idee e ai progetti, per dare vita ad una nuova imprenditorialità che supera le logiche del marketing tradizionale e assume valenze sociali in unione d’intenti con le istituzioni (Enti, Amministrativi, Università, Scuole, Fondazioni, ecc). I fablab non possono (e non vogliono) competere con la produzione di massa, e le relative economie di scala, nella produzione di beni di consumo,

puntano sullo sviluppo delle risorse locali, nell’ottica di valorizzare le attività e le vocazioni che sono già presenti nel territorio in cui si vanno ad inserire, fornendo un luogo e gli strumenti adatti a sviluppare tali potenzialità.

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Figura 37: Robot realizzato grazie al software Arduino.


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Open Source - Lo sviluppo open source è uno dei pilastri fondamentali del movimento dei maker: esso prevede che un prodotto venga sviluppato da una community per addizione successiva di contributi spontanei, in maniera totalmente libera e partecipativa, al contrario del modello di innovazione delle aziende tradizionali che prevede segretezza industriale, copyright e brevetti. 2 Arduino - E’ un elaboratore che legge un input e restituisce un output; ognuno di noi può programmarlo. Le schede elettroniche Arduino sono molto piccole ed economiche, si può usare per controllare le luci di casa, far funzionare un robot, lanciare un razzo amatoriale, realizzare complessi strumenti scientifici e mille altre cose. 3 Maker - sono considerati i fatuori della cosidetta terza rivoluzione digitale. Gli artigiani digitali inventano ogni sorta di oggetti condividendo processi,

risorse, mezzi e costi sul web. Finora tutte le attività svolte su internet erano digitali, rimanendo solo dei bit. Grazie a nuovi strumenti e processi abbiamo ora la possibilità di creare oggetti fisici attraverso la rete, e sono i maker a inventarli. Per fare un esempio, se si vuole un sistema di irrigazione intelligente per il giardino, fino a pochi anni fa bisognava rivolgersi a costose aziende specializzate, che avevano i mezzi e il know-how idonei a soddisfare il vostro bisogno Oggi tutto quello che serve per realizzarlo da soli è una connessione internet. Si possono reperire tutti i componenti e apprendere tutte le conoscenze necessarie sul web, in maniera autonoma o chiedendo aiuto ad una community virtuale di esperti.

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Figura 38: Tramite una stampante 3D è possibile stampare oggetti reali ricreando fedelmente un qualsiasi modello tridimensionale grazie ad un programma di modellazione 3D.


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teritorio italiano sono previste, oltre a giornate di apertura gratuite per tutti, eventi dedicati specificatamente a bambini e ragazzi che, affiancati dai professionisti del settore hanno modo di cimentarsi con gli strumenti più innovativi. I veri protagonisti di questa rivoluzione digitale saranno i giovani che oggi si formano nelle scuole e che saranno una risorsa per le imprese italiane. Per questa ragione investire nei FabLab è un investimento per il futuro dell’intero paese.

Fab Lab a scuola Fablab a scuola è un progetto di Fondazione Nord Est, che con il sostegno di UniCredit, DWS Systems e Roland, intende creare una rete di FabLab nelle scuole del Nord Est. Ogni fablab sarà costruito sulle esigenze della scuola e del territorio e fornirà agli studenti la possibilità di unire l’attività didattica alla collaborazione con le imprese. Costruire un fablab in ogni istituto superiore permette di formare gli studenti prima ancora che essi si affaccino al mondo del lavoro. Ma non solo. Introdurre la manifattura digitale a scuola vuol dire creare un laboratorio di ricerca per le imprese e gli artigiani, un passo fondamentale per la crescita di un territorio. Per finanziare il progetto è stato attivato un processo di crowdfunding gestito direttamente dagli studenti. In alcuni FabLab già esistenti sul 201


Figura 39: Anche presso l’Accademia di Belle Arti di Ravenna si trova un piccolo laboratorio 3D, punto d’incontro tra arte e tecnologia. Quindi non si pratica solo mosaico o pittura, c’è tanta voglia di innovazione a Ravenna.


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7.4 Perché a Ravenna? Ravenna è una città con una grande tradizione culturale, in campo artistico, scientifico e tecnologico. Grazie alle sue scuole e accademie, unite al tessuto produttivo industriale, costituisce un terreno fertilissimo per il FabLab. Il 22 marzo 2016 nasce l’Associazione FabLab Ravenna da una reale esigenza espressa da un ampia comunità di persone che cercano un luogo di riferimento per la condivisione del sapere tecnico ed allo stesso tempo un centro attrezzato in grado di offrire gli strumenti per la realizzazione tecnologica delle idee, imprenditoriali e non solo. Nelle intenzioni dei fondatori di FabLab Ravenna i laboratori dovranno essere realizzati all’interno del secondo stralcio del progetto già avviato di Darsena PopUp, in modo da contribuire alla riqualificazione della Darsena di Città e favorire

l’integrazione di sport, arte e cultura digitale per garantire un percorso formativo più completo. Nel 2017 è stato presentato da Ravenna CU_BOX: il progetto era candidato al bando Culturability che sostiene progetti culturali creativi che riattivano e danno vita a spazi abbandonati, exedifici industriali e aree vuote. Il progetto, che non è risultato vincitore del bando, prevedeva la realizzazione di un nuovo spazio urbano grazie alla collaborazione di FabLab Ravenna, Accademia delle Belle Arti, Conservatorio e Associazione Naviga in Darsena Prevedeva l’utilizzo dei container all’interno dei quali sarebbe dovuto sorgere il nuovo FabLab, spazi per la didattica dell’arte, uno spazio per le esposizioni artistiche, una ‘little free library’,oltre a un micro spazio fieristico, luogo di realizzazione di eventi di media portata ma generatori di cultura.

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Rinoteca - Ancona (Marche)

Rinoteca è una bottega artigiana dove ogni giorno si porta avanti la cultura del fatto a mano – rinnovata grazie alle nuove tecnologie e al lavoro congiunto di artigiani, maker e designer. Si lavora con strumentazioni digitali e utensili tradizionali, con materiali nuovi e con materiali di recupero per dargli nuova vita, viene usato il legno il ferro e altri materiali per progettare e realizzare pezzi unici, personalizzati, allestimenti, arredi e complementi sia per privati che per aziende e locali. Oltre che bottega artigiana Rinoteca si

avvale di strumentazioni più tecnologiche Grazie alla Digital Fabrication sono in grado di creare oggetti di design e complementi di arredo partendo da modelli digitali che vengono realizzati nel loro laboratorio creativo, internamente oppure partendo dai disegni del cliente mediante l’uso di stampa 3D, fresa a controllo numerico CNC e il taglio laser, per creare pezzi di design o piccole serie, prodotti caratterizzati dall’alto livello di personalizzabilità e modulabilità.

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FabLab Torino (Piemonte)

Fondato nel 2012 da Officine Arduino, Fablab Torino è un laboratorio aperto a tutti e dotato di stampanti 3D, taglio laser e frese a controllo numerico. Si trova all’interno di Toolbox, luogo nato per lavorare e creare relazioni all’interno di un’ex-fonderia dell’inizio del ‘900. Di recente si è aggiunto anche digifabTURINg, lo spazio dedicato all’esplorazione dei possibili utilizzi di computational design, spatial 3D printing e robotica nel campo dell’arte dell’architettura e del design. Frutto della collaborazione tra Fablab Torino, Officine Arduino, Co-de-iT, COMAU

e Toolbox Coworking, è attualmente al lavoro su AARM, il progetto di Andrea Graziano e Stefano Paradiso dedicato all’esplorazione delle potenzialità creative di un braccio robotico.

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FabLab Bologna (E. Romagna)

FabLab Faenza (E. Romagna)

MakeInBo è un’ associazione culturale, FabLab Bologna è una società commerciale. Attraverso MakeInBo, dal 2011, è stato possibile raccogliere una vasta community di persone, promuovere la cultura “Maker”, e validare l’ ipotesi che a Bologna fosse necessario un luogo aperto al pubblico, per l’aggregazione di esperienze, la condivisione di attrezzature ed in grado di generare opportunità per i membri che lo frequantano. Dopo circa due anni di attività ha preso il via il FabLab Bologna, sotto forma di società orientata al business.

Il FabLab Faenza è un’associazione culturale che ha come scopo la diffusione della cultura della fabbricazione digitale. Nasce dall’unione di persone che condividono l’interesse per le nuove tecnologie e la loro divulgazione. Questo progetto è reso possibile grazie agli spazi offerti dal Museo Carlo Zauli, contenitore del territorio faentino da sempre attento alla sperimentazione ed al contemporaneo, ed al sostegno di CNA/ Ecipar di Faenza.

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FabLab Parma (E. Romagna)

FabLab Parma è il laboratorio di fabbricazione digitale gestito dall’Associazione di Promozione Sociale ON/OFF all’interno di Officine ON/OFF. È aperto a tutti, in modo particolare al pubblico interessato ad estendere e/o condividere le proprie conoscenze e competenze sulla fabbricazione digitale e a esprimere la propria creatività. Fa parte dei FabLab (Fabrication Laboratories), rete mondiale di oltre 270 laboratori locali aperti al pubblico equipaggiati con macchine per la fabbricazione digitale.

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un vero e proprio cambiamento culturale, economico e sociale. Con la crisi e un mercato del lavoro sempre più flessibile, l’ufficio tradizionale sarà sempre meno popolare, specie nelle realtà di provincia. Il mondo del lavoro sta cambiando: le imprese si avvalgono sempre più di collaboratori esterni, start up e freelance sono in grado di svolgere la propria professione ovunque e in autonomia grazie alle nuove tecnologie. Tuttavia i professionisti sono sempre meno in condizione di potersi permettere l’affitto o l’acquisto di un ufficio proprio. Il Coworking sta cambiando il mondo del lavoro, offrendo la possibilità di abbattere i costi fissi di gestione di un classico ufficio, la flessibilità d’impiego degli spazi e degli strumenti di lavoro, ma soprattutto l’opportunità di creare una comunità nella quale riconoscersi e dalla quale sentirsi riconosciuti, che abbia

7.5 Coworking Il primo spazio di coworking propriamente detto è nato a San Francisco nel 2005 ad opera di Brad Neuberg, mentre è arrivato in Italia tra il 2008 e il 2010. La prima attività pensata fin dal principio come coworking e sviluppatasi come tale in Italia è stata Toolbox Coworking, aperto a Torino nel 2010, con più di 1000mq di spazi condivisi, si trova all’interno di un ex-fonderia del ‘900. Il coworking è un nuovo stile lavorativo che implica la condivisione di un ambiente di lavoro e di risorse, tra professionisti che possono anche fare lavori diversi (i maggiori utilizzatori del coworking sono gli architetti), ma con un approccio che si mantiene di tipo collaborativo. Coworking, infatti, significa letteralmente lavoro condiviso. Un modo nuovo di concepire il lavoro che sta portando con sé 211


Figura 40: B. Amsterdam. c, spazio dedicato al coworking. Le strategie di connessione tra le persone si creano in ambienti informali, con l’introduzione del coworking è stato necessario ripensare i tradizionali spazi per uffici in favore di luoghi piĂš aperti.


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come obiettivo una convivenza sociale e professionale. Condivisione, collaborazione, costruzione di relazioni, fare rete: sono pratiche acquisite grazie all’utilizzo delle tecnologie digitali e diventano oggi le basi sulle quali costruire modelli diversi da quelli che la crisi ha dimostrato non funzionare più. Il coworking, il lavoro ripensato in chiave collaborativa, è uno di questi. Al centro torna l’uomo con le sue relazioni.

diverse; far nascere nuove sinergie.Moltiplicare alleanze, collaborazioni su attività, committenze, progetti; CO_NNETTERE: fare rete; uscire dalla condizione di isolamento che molto spesso è propria del freelance (specie coloro che lavorano da casa) e creare una comunità multi-professionale costituita da persone che condividano i valori di apertura verso l’altro, collaborazione professionale, curiosità intellettuale.

Fare Coworking significa: CO_NDIVIDERE: lo scambio di conoscenze, nell’era della precarietà, non passa più soltanto attraverso Internet; avviene attraverso la condivisione anche di spazi fisici in cui mettere a fattore comune strumenti di lavoro, contatti, professionalità, progetti;

Coworking e riqualificazione La realizzazione di spazi di lavoro condiviso sta diventando inoltre un parametro nell’ambito di concorsi per la riqualificazione di immobili in stato di abbandono o forte degrado. Per esempio nel concorso Mirafiori, per la riconversione delle ex aree Fiat a Torino, uno degli otto progetti selezionati prevede per l’appunto la realizzazione di aree per il lavoro condiviso.

CO_LLABORARE: creare collaborazioni tra professionisti che svolgono attività simili e 213


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ferroviaria, raggiungibile a piedi, e un collegamento diretto con la circonvallazione e con le direttrici principali.

7.6 I coworking di Ravenna Ravenna ha iniziato ad interessarsi a questo nuovo metodo di lavorare già da alcuni anni. Per un contesto piccolo come quello di questa provincia, si è raggiunto già un numero discreto di coworking, che però hanno la caratteristica di essere di piccole dimensioni. I più importanti sono 5, localizzati principalmente in centro storico o nelle aree limitrofe. Sono state effettuate analisi dirette che ci hanno messo in comunicazione, in modo da poter valutare le caratteristiche di ognuno. Collocare uno spazio di coworking in un’area urbana in progressiva riqualificazione, come quella in cui vogliamo intervenire, risulta strategico, in quanto l’area ha caratteristiche positive: la vicinanza al centro storico e alla stazione 214


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PIATTAFORMA XL

spirito dell’associazione, improntata come si è detto sul riuso urbano e lo sviluppo di aree dismesse attraverso processi sperimentali e temporanei. Servizi offerti: temporary desk, share desk, full desk. Lo spazio è a disposizione anche per: eventi, riunioni, corsi di formazione, workshop (fotografia, grafica, cucina, architettura,...), conferenze, proiezioni, presentazioni di libri e riviste, mostre ed eventi culturali. Coworkers: Officina Meme (Architetti), Meme Exchange (Associazione culturale), NEO Visual Project (Agenzia di comunicazione), Focus Ingegneria.

N° postazioni coworking: 14 PIATTAFORMA XL non è nato come un coworking a fine speculativo, nasce principalmente come sede dell’associazione Meme Exchange, giovane associazione culturale e di promozione sociale senza scopo di lucro, fondata a Ravenna nel 2013 con il fine di operare sulle tematiche di rigenerazione urbana sostenibile e del recupero degli spazi dismessi. Al fine di favorire la sinergia professionale e la collaborazione con altri creativi lo spazio viene aperto a tutti coloro che decidono di sposare lo

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RAFFINERIA 42

informale che un luogo votato alla creatività dovrebbe avere, quindi si è dovuto riadattare il target, virando verso una vocazione non strettamente creativa, ma più legata agli ordini ed altre professioni. Coworkers: Geometri, Ingegneri, 1 avvocato, Cooperativa che si occupa di servizi educativi.

N° postazioni coworking: sconosciuto RAFFINERIA42 è uno spazio in Darsena a Ravenna dove imprenditori e liberi professionisti possono prendere in affitto uffici o scrivanie per periodi più o meno lunghi, sfruttando l’opportunità di lavorare a stretto contatto con altre realtà del territorio. Nell’idea iniziale il coworking Raffineria42 doveva diventare un punto di riferimento per freelance, startupper e imprese creative. Gli spazi di Via Zara seppur molto gradevoli, curati e ordinati non avevano quella componente

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coLABoRA

Kirecò

N° postazioni coworking: 14 Tasso di occupazione: sconosciuto

N° postazioni coworking: 8 Tasso di occupazione: 25% (2 occupate)

coLABoRA è uno spazio di coworking e incubatore di impresa che accoglie liberi professionisti e, ogni anno, 4 startup del territorio selezionate tramite un bando pubblico. Ai progetti di impresa selezionati viene offerto un supporto a 360 gradi per aiutarli a porre basi solide per il loro sviluppo futuro, definendone un business plan e dando loro tutti gli strumenti necessari alla realizzazione effettiva della loro idea di business.

Kirecò è un parco di innovazione per le imprese, il territorio e le persone, realizzato dalla cooperativa Impronte. E’ stato pensato per essere un parco aperto, a libera fruizione, che fosse strumento di divulgazione dei valori della sostenibilità ambientale. Fruitori: liberi professionisti in architettura e comunicazione.

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CRE.S.CO

N° postazioni coworking: 10 (4 temporary) Tasso di occupazione: 100% CRE.S.CO. (Creative social coworking), è il primo spazio di coworking della città. E’ dedicato a progetti di innovazione sociale e all’industria creativa e culturale. Lo spazio si trova in una zona residenziale ed è composto da 5 locali adibiti ad ufficio per un totale di 10 postazioni attrezzate Solo quattro di queste sono destinate a coworkers temporanei, mentre le restanti sei sono state assegnate ai progetti risultati vincitori di un bando.

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Sulla base di queste considerazioni, nasce la volontà di valorizzare la presenza di popolazione giovane, che può dare un forte contributo alla riqualificazione e all’innovazione dell’area. Prevedendo infatti tempi medio lunghi per la rigenerazione dell’area, è strategico lavorare sui giovani che avranno più possibilità di vedere i risultati finali.

7.7 Residenze: il quartiere dei giovani Come detto nei paragrafi precedenti, non è pensabile l’inserimento di sole funzioni pubbliche o ad uso pubblico per la riqualificazione dell’area, ma è necessaria la presenza di residenze che possano garantire un’occupazione e attivazione degli spazi 24h. Il capitolo 2, ha indagato approfonditamente le caratteristiche della popolazione e le sue esigenze allo stato attuale. Si può notare dallo schema riassuntivo nella pagina successiva, la divisione della popolazione per fasce di età. I quartieri residenziali presenti ospitano in percentuale maggiore persone di età medio alta. I quartieri più datati sono occupati da abitanti più anziani, mentre i quartieri edificati negli ultimi anni a seguito del piano di riqualificazione, ospitano principalmente adulti.

In seguito si sono analizzate le richieste del mercato. Risulta nella norma la domanda di residenze fisse, suddivise per tipologie di contratto, vendita e affitto. Particolarmente richiesta invece è la possibilità di contratto di breve periodo. A questa tipologia di residenze temporanee vengono associati gli studenti e i lavoratori/ ricercatori. Ravenna, infatti, ha due studentati, che lasciano un fabbisogno residuo di circa 40 posti letto. È plausibile ipotizzare una crescita di questo 219


Residenze: il quartiere dei giovani


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dato, pertanto un aumento dell’offerta disponibile nel panorama comunale sarebbe apprezzato. Molto scarsa risulta invece la presenza di appartamenti in affitto con contratti di medio-breve periodo (inferiore ai 12 mesi), nonostante ci sia discreta richiesta. Il progetto vuole quindi coprire queste esigenze attraverso l’introduzione di diverse tipologie di residenze, più o meno temporanee, distribuendole nelle diverse fasi di progetto.

7.8 Sinergie stakeholders

locali

e

Le impressioni iniziali che abbiamo avuto su quale fosse il miglior tipo di funzione da inserire ci ha portato ad analizzare approfonditamente la città, per vedere se effettivamente c’è interesse da parte dei principali enti ed associazioni del territorio. Con sorpresa ci siamo rese conto che nonostante a Ravenna non siano presenti FabLab e altri spazi dedicati all’innovazione tecnologica e artigianale, tuttavia non vuol dire che non sia il contesto giusto in cui far fiorire attività di questo tipo. Per agevolare la creazione di un ambiente in cui la condivisione di idee, la voglia di creare e di sporcarsi le mani, di aprire una parte della città fino ad oggi inaccessibile, sono necessarie collaborazioni e soprattutto interesse da parte di enti e associazioni che possano 221


Sinergie locali e stakeholders


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patrocinare l’intervento. Tra i tanti enti interessati, o che potrebbero avere interesse a patrocinare attività di questo tipo, c’è sicuramente CNA Ravenna, che ha portato avanti l’idea di creare un FabLab nella città, pensando di sfruttare gli spazi vuoti disponibili. Il Comune ha già espresso la volontà di utilizzare gli spazi non usati per la produzione, per eventi di promozione. I luoghi per questo tipo di intervento ci sono, la volontà di creare un nuovo spazio dove il “fare” e l’artigianato possano svilupparsi anche e il Sub_11 è un’area strategica in cui avviare il processo. L’obiettivo è quello di creare una realtà privata, ma a fronte del forte impatto sociale dell’attività che si prevede, si potrebbe anche chiedere il patrocinio del Comune. È necessario fare attenzione, tuttavia, a portare innovazione in maniera brusca. I co-working

di Ravenna dimostrano come il territorio ravennate non sia ancora totalmente pronto ad attività di condivisione e collaborazione innovative e tecnologiche. L’artigianato risulta essere elemento positivo proprio perché parte dalla tradizione della città, dai cittadini, e a partire da questa base poi si può arrivare all’innovazione. Innovazione e tradizione si uniscono e si aiutano vicendevolmente. Inoltre, la creazione di una polarità del “fare” potrebbe far scaturire collaborazioni anche tra le istituzioni scolastiche (università, accademia di belle arti, ecc.) che, insieme al comune e altri enti, potrebbero migliorare anche le altre parti dismesse della città.

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La fase 1: l’innesco


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7.9 La scomposizione nelle fasi di progetto Le considerazioni descritte precedentemente hanno poi trovato applicazione nel progetto architettonico del Sub_11. La riqualificazione suddivisa per fasi ha distribuito le funzioni più adatte nei vari orizzonti temporali.

La fase 1: l’innesco Nella fase 1 si agisce riqualificando gli spazi dismessi, attraverso la riqualificazione della porzione vincolata e la demolizione e ricostruzione del blocco centrale. La prima fase non è innesco solamente perché fa partire fin d’ora il processo di riqualificazione, ma lo è soprattutto dal punto di vista funzionale. Già da subito si vuole fare notare quale sia l’obiettivo del progetto e quali funzioni siano più adeguate al suo

raggiungimento. Gli edifici riqualificati ospitano spazi destinati alla pubblica utilità, in stretto rapporto con le aree aperte pubbliche circostanti, ma non solo: importante è la presenza fin dai primi interventi di spazi destinati alla residenza, in modo da avere spazi vissuti fin dall’inizio e un’attenzione particolare alle entrate economiche. Quest’ultimo aspetto è importante, poiché a costi iniziali elevati, si risponde fin da subito con funzioni che garantiscano redditività immediata. Lo schema nella pagina a fianco (Figura X) mostra nel dettaglio le funzione proposte per ogni spazio. Per la porzione vincolata viene proposto un intervento di sistemazione leggero di arredi indipendenti dalle pareti e flessibili nella disposizione spaziale. La nuova edificazione, invece, ospita al piano terra funzioni ad

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uso pubblico o semipubblico e spazi di lavoro condiviso (fablab e coworking). I piani superiori sono destinati alle funzioni ad uso privato di residenzialità temporanea.

ToolBox Coworking (TO)

Le scelte sono state proposte sulla base dei seguenti riferimenti principali:

Toolbox Coworking è un hub creativo dedicato al lavoro: 8.000 metri quadrati, più di 400 membri tra freelance, professionisti, startup e aziende innovative, tutti sotto lo stesso tetto accomunati dallo stesso mindset collaborativo e dalla stessa intraprendenza. Uno spazio per fare innovazione, che promuove la collaborazione, la serendipity e la cross-disciplinarietà, una vera e propria piattaforma abilitante per dare forma a nuove idee di business, allargare la rete professionale e dare forza ai progetti.

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BNBIZ - Coworking hotel (PC)

BUH12- Spazio eventi (PD)

E’ uno spazio dove chi lo abita può unire momenti di riposo a momenti di lavoro avendo a disposizione tutti gli strumenti tecnologici necessari. BNBIZ è un design hotel dotato di una connessione eccellente che incontra uno spazio di coworking in cui lavorare, confrontarsi, organizzare meeting e condividere esperienze. “Smart working” significa riuscire a lavorare in modo efficace anche durante una vacanza ma soprattutto rendere qualsiasi viaggio di lavoro un’esperienza da ricordare.

Uno spazio polifunzionale, eclettico, versatile. Una realtà che si modella. BUH12 è originalità ed esclusività, fascino e rivoluzione. Abilità artigianale, cura del dettaglio, uno Staff esperto e creativo: questi elementi saranno garanzia di successo. L’ampia gamma di servizi interni ed esterni sono in grado di offrire un’assistenza completa e professionale. Un agorà avanguardistico dove poter progettare e realizzare esperienze uniche ed esclusive.

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La fase 2: il potenziamento


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La fase 2: il potenziamento Dal punto di vista architettonico, la seconda fase prevede la demolizione dei vecchi magazzini e la riqualificazione delle ali antiche vincolate e dello stabilimento centrale, in seguito alla dismissione dell’attività produttiva. Se la prima fase voleva mostrare fin dall’inizio la sinergia delle funzioni utilizzate, la fase 2 vuole potenziare, sfruttando le archeologie industriali, l’offerta di servizi pubblici arricchendo il nuovo quartiere in evoluzione, ma anche i quartieri limitrofi. Agli spazi di artigianato, fablab inseriti negli edifici affaccianti sulle banchine, si inseriscono le nuove aule studio e di servizio dell’Accademia di Belle Arti, che ha manifestato negli ultimi anni la necessità di maggior spazio a disposizione. In questo modo l’edificio in banchina mostra un carattere quasi “didattico”. Lo stabilimento centrale invece mette a disposizione

un’ampia superficie aperta, in cui la serialità dei pilastri è caratterizzante. La riqualificazione “tradizionale” di un edificio di queste proporzioni risulta quasi insostenibile economicamente. Prendendo spunto dai riferimenti descritti nelle pagine successive, si propone un intervento leggero attraverso l’inserimento di blocchi prefabbricati e/o container e di arredi flessibili. In questo modo, sarà possibile utilizzare lo spazio secondo esigenze flessibili e variabili, permettendo cambiamenti interni con discreta facilità. L’unico intervento più “invadente” riguarda la demolizione della galleria centrale oggi usata a scopo produttivo, a favore di una nuova galleria che possa favorire una passeggiata e un collegamento diretto tra il parco esterno su via Trieste e gli edifici riqualificati in banchina.

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VNITROBLOCK - PRAGA (CZ)

SPAZIO FASE - (BG)

Vnitroblock unisce uno spazio industriale unico ad una vasta gamma di esperienze culturali e artistiche. La moda e il relax si trovano al Signature store & café – una galleria di giovani designer e showroom di marchi della moda locale e centroeuropea, che è anche una caffetteria elegante.

Spazio Fase è un complesso di edifici industriali recuperati da una splendida cartiera dismessa di fine ‘800 (ex Cartiera Paolo Pigna) e si propone come modello sperimentale per la rigenerazione economico-sociale del territorio. Situato nel cuore di Alzano Lombardo, a pochi km da Bergamo, nasce per ospitare differenti esperienze, come incubatore di idee e startup e come promotore di cultura e coscienza ambientale, con un occhio attento e recettivo sul territorio. È alimentato da eventi socio-culturali in continua evoluzione.

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NSDM - AMSTERDAM (NL)

NSDM è un insieme di vecchi edifici industriali portuali trasformato in quartiere degli artisti. I vecchi spazi sono stati riqualificati attraverso la sistemazione leggera degli spazi e l’inserimento di moduli container precedentmente utilizzati per l’attività produttiva su due livelli: il piano terreno destinato alla bottega e il piano primo all’abitazione per gli artisti che vogliono affittarlo. Gli spazi open space sono strade che portano da un area di lavoro all’altra.

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La fase 3: la densificazione

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La fase 3: la densificazione L’ultima fase proposta in sede di progetto vuole indagare un possibile scenario per ultimare la riqualificazione del comparto. Ci troviamo in un orizzonte temporale che va dai 15 ai 20 anni di distanza dallo stato attuale, pertanto è difficile dire con sicurezza quale sia la migliore soluzione progettuale attuabile, poiché le esigenze potrebbero variare nel corso del tempo. Per questo motivo non abbiamo fornito indicazioni dal punto di vista architettonico, prevedendo la possibilità di un’edificazione che sia flessibile e adattabile alle richieste del mercato al momento dell’edificazione. Tuttavia abbiamo dato una proposta di quello che secondo noi potrebbe diventare un probabile scenario. Nelle fasi precedenti abbiamo innescato la riqualificazione introducendo funzioni ad uso pubblico e residenze. In

seguito si è proseguito con il potenziamento dei servizi, a favore di un aumento del valore immobiliare anche dei comparti vicini. Quest’ultima fase potrebbe ospitare un aumento della percentuale residenziale, in modo tale da creare veramente nel subcomparto 11 un quartiere abitabile creativo. La residenzialità potrebbe distinguersi attraverso tipologie di contratti differenti, vendita o affitto di breve, medio o lungo periodo. Questo tipo di funzione potrebbe essere inserito in questo momento a favore della necessità di un’entrata economica per aiutare il recupero delle spese per la riqualificazione delle fasi precendenti. Le pagine successive indagano alcuni esempi virtuosi di riqualificazione di quartieri in cui la progettazione di un sistema residenziale di qualità

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ha testimoniato la riuscita del progetto.

ZOIA OFFICINE CREATIVE (MI)

Le soluzioni abitative del progetto Zoia sono pensate per tutti gli utenti della classe media e per le fasce deboli della popolazione. Oltre alle residenze, il complesso residenziale ospiterà un’area dedicata ad incubatori di impresa cooperativa e laboratori di giovani creativi, denominata Zoia officine creative (ZOC) il cui obiettivo sarà quello di promuovere attività culturali finalizzate alla continua valorizzazione del quartiere.

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SHARING TORINO (TO)

ABITA GIOVANI (MI)

Sharing | TORINO è uno dei primi più importanti esempi di housing sociale temporaneo in Italia. Si tratta di un intervento del 2011 che ha permesso di convertire un ex immobile delle Poste Italiane, sito nella periferia nord di Torino, in una struttura destinata a diverse forme di residenza sociale.

Abit@giovani è un progetto di housing sociale diffuso che propone oltre alla casa la possibilità di far parte di una comunità di residenti attiva e partecipe. L’idea proposta è quella di considerare l’abitazione come un punto di partenza per poter sviluppare iniziative condivise, costruire relazioni e collaborazioni tra abitanti Abitagiovani, sviluppare rapporti di buon vicinato con gli altri residenti dello stabile e con altri soggetti di riferimento nel quartiere.

A quattro tipologie abitative corrispondono diverse formule commerciali che si adattano alle diverse esigenze degli utenti.

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08 IL PROGETTO ARCHITETTONICO Approfondimento della prima fase



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8.1 La fase 1: il Masterplan Per la prima fase di attuazione viene ipotizzato come anno di partenza della riqualificazione il 2018. Come si può notare dal masterplan nelle pagine successive, gli interventi si trovano ai margini del comparto e vogliono provocare la sensazione di progressiva occupazione dell’area. I due interventi nella fase 1 rimangono ancora scollegati l’uno dall’altro, tuttavia vengono già pensati nell’ottica di riqualificazione futura di tutto il comparto nelle fasi successive. Il primo intervento riguarda la creazione di un nuovo parco di quartiere nell’area verde dismessa posta tra i diversi quartieri residenziali limitrofi, collegati da nuovi percorsi pedonali. Il parco ha l’obiettivo di segnalare un nuovo ingresso visibile e importante all’area del quartiere darsena, soprattutto

dopo la riqualificazione delle aree negli anni successivi. Per i primi anni, il parco sarà un parco lineare affacciante su via Trieste a disposizione degli abitanti per svolgere varie attività, dallo svago agli orti urbani o ad attività sportive. L’area verde è suddivisa in due parti che si trovano ai rispettivi due lati della strada carrabile. Quest’ultima sarà trasformata in “Area 30”, segnalata da un cambio di pavimentazione; in questo modo le attività effettuate nell’area verde potranno coesistere con il traffico delle auto. Il traffico comunque è considerato molto limitato, poiché serve solamente i residenti alla fine della via. I mezzi pesanti potranno utilizzare le altre direttrici. Il secondo intervento agisce sugli edifici dismessi affaccianti sulla banchina e sul canale Candiano. Attualmente è presente un unico ingresso

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Figura 41: Masterplan di progetto della fase 1. Porzione del nuovo parco di quartiere con ingresso principale su via Trieste.


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dell’attività produttiva e si trova in corrispondenza dell’edificio centrale. Con la riattivazione dell’ingresso secondario a sud del comparto, l’accesso alla banchina sarà riservato ai soli pedoni. L’edificio centrale ha un’importanza rilevante poiché il suo ingresso principale si trova in corrispondenza dello stabilimento centrale. Se nella prima fase sarà solamente possibile entrare nell’edificio e al massimo uscire sulla porzione della nuova piazza a sud, nelle fasi successive il collegamento sarà ancora più importante perché connetterà direttamente il parco lineare di ingresso (via Trieste) alla banchina. Per questo motivo risulta necessario avere al piano terra funzioni che permettano una forte attraversabilità.

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del volume opaco. La nuova edificazione è maggiorata di un piano rispetto alla preesistenza e già esteriormente mostra le due anime del progetto: il volume permeabile ospita le funzioni ad uso pubblico, il volume opaco corrisponde alle funzioni ad uso privato. A questo bisogna aggiungere un ulteriore vincolo presente, che ha condizionato alcune scelte progettuali. La banchina è di proprietà demaniale, e l’edificio si trova in corrispondenza del confine di proprietà. Si è scelto pertanto di mantenere un fronte lineare verso la banchina, in modo anche da non discostarsi troppo dall’immagine dell’edificio precedente, mentre si potrà recuperare superficie utile sul lato sud, attraverso un sistema di volumi a sbalzo che si affacciano sulla porzione di piazza pubblica e sul comparto. Questa scelta risulterà strategica anche in un’ottica di progettazione ambientale: il lato sud avrà a disposizione

8.2 L’edificio Nella fase 1, abbiamo la riqualificazione di un’area verde e un intervento sull’edificato. Concentriamo l’attenzione su quest’ultimo aspetto. Gli edifici dismessi su cui interveniamo sono due, una porzione vincolata e un blocco non vincolato e dal pessimo stato manutentivo per cui si propone la demolizione. Al suo posto viene effettuata una nuova edificazione, progettata sulla base delle prossime considerazioni. L’edificio precedente si presenta come un volume compatto e lineare, con la presenza di un passaggio utilizzato principalmente per i mezzi pesanti a servizio dell’attività produttiva. Per permettere una maggiore comunicazione tra la banchina e la futura piazza interna, si propone un piano terra trasparente e permeabile e, percettivamente, il rialzamento 243


Connessioni e permeabilitĂ

Core di servizi

Orario di apertura al pubblico


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Ogni attività che si svolge all’interno dell’edificio risulta visibile dall’esterno e le vetrate diventano delle vetrine di quanto succede dentro. Questo viene perseguito con il posizionamento di un core di servizi centrale. In questo modo i luoghi in cui si svolgono le attività risultano illuminati dalla luce naturale e le differenti funzioni sono collegate longitudinalmente, favorendo l’idea che si possa attraversare tutto l’edificio e frequentare tutti gli ambienti. Le funzioni scelte nel progetto riguardano attività di studio e lavoro, con un’attenzione allo sviluppo di attività artigianali e fablab, e attività di ristorazione, aperte al pubblico, ma anche ai lavoratori dei laboratori a fianco, agli ospiti della sala polivalente e delle residenze ai piani superiori, per i quali sono previste tariffe agevolate. Queste funzioni permettono di coprire l’intera fascia oraria giornaliera, favorendo la

tanti elementi a sbalzo che favoriranno l’ombreggiamento naturale. Il rapporto con gli edifici vincolati laterali si manifesta nell’utilizzo di materiali di rivestimento dallo stile “industriale”, per non decontestualizzare il progetto; inoltre sono state predisposte delle serre solari che costituiscono dei “buffer”, diventando ambienti filtro tra il nuovo e le parti antiche.

Il piano terra Il piano terra è lo spazio a diretto contatto con la banchina che, una volta riqualificata, sarà frequentata e vissuta dai cittadini. Per questo motivo si inseriscono funzioni ad uso pubblico nel piano terreno; in questo modo si potrà garantire permeabilità visiva e di attraversamento e così il Sub_11 e la banchina potranno essere direttamente connessi, eliminando la percezione di chiusura presente nello stato di fatto. 245


Figura 42: Pianta del piano terra e pertinenze esterne


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riqualificazione 24h.

che gestisce le varie attività presenti nell’edificio, ospita anche un vano scale che mette in connessione tutti i piani. La scala centrale arriva sugli spazi comuni di ogni piano dal quale partono i connettivi orizzontali che conducono alle stanze private. I piani superiori hanno destinazioni diverse. Il primo piano ospita un modello di residenza paragonabile ad un bed&breakfast di categoria media. È destinato a turisti, business travellers o a chiunque abbia necessità di soggiornare per un breve periodo. Le camere sono di due tipologie: la prima è una classica matrimoniale stardard, posizionata sul lato sud; la seconda è una camera matrimoniale Deluxe, di categoria superiore. La differenza planimetrica mostra una maggiore libertà nelle camere Deluxe a nord, che hanno a disposizione una loggia di maggiori dimensioni, rispetto a quelle standard. Inoltre le

Le vetrate vogliono mostrare cosa si “fa” all’interno. La tematica delle attività legate al “fare” vuole essere mostrata all’esterno. Il fablab e il coworking vengono inseriti in questa prima fase e resi visibili dalle vetrate. La stessa idea viene utilizzata per il ristorante/ bistrot, dove la presenza di una cucina a vista permette di mostrare la preparazione dei piatti. La realizzazione di una porzione della futura piazza pubblica consente già dalla prima fase la possibilità di attraversare l’edificio per raggiungere i luoghi di socializzazione all’aperto sui due lati del fabbricato.

I piani superiori I piani superiori sono destinati a funzioni private/residenziali. È possibile raggiungere i piani superiori attraverso l’atrio centrale d’ingresso che, oltre ad avere una reception 247


Distribuzione

Connessioni


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camere Deluxe si affacciano sulla banchina e dalle aperture verso l’esterno possono ammirare il patrimonio architettonico del centro storico. Alle camere private si aggiungono ambienti comuni distribuiti attorno l’atrio centrale di distribuzione verticale, come una piccola cucina per coloro i quali preferiscono essere indipendenti e non usufruire del servizio di ristorazione al piano terra e una sala relax. Il piano secondo è organizzato in maniera differente. I destinatari sono principalmente studenti o giovani lavoratori per i quali viene offerta una tipologia di contratto d’affitto medio breve (dai 6 ai 12 mesi). La differenza di utenza e di tipologia contrattuale si manifesta anche nella distribuzione planimetrica. Nell’area centrale abbiamo sempre spazi destinati alla socializzazione, ma i connettivi conducono non più a camere, bensì a piccoli appartamenti. Gli appartamenti sono divisi in due

tipologie, bilocale e trilocale. Entrambe le tipologie mettono a disposizione una piccola zona living con un angolo cottura per ogni appartamento e una o due camere da letto, rispettivamente se si tratta di bilocale o trilocale. Tutti gli appartamenti hanno a disposizione una loggia privata, che permette di ampliare lo spazio utilizzabile. Alla scala centrale si aggiungono altri due vani scale di emergenza, che conducono ai vani di servizio ai piani interrati.

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Tipologie di camere B&b - Piano primo


Tipologie di appartamenti - Piano secondo



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8.3 Il sistema costruttivo e i materiali utilizzati Il nuovo edificio utilizza un sistema costruttivo di tipo tradizionale con struttura in cemento armato e solai in latero-cemento con travetti prefabbricati. La scelta di tale tipologia deriva dal fatto che l’impianto strutturale risulta molto regolare e con luci di dimensioni contenute (max 6,5m). I tamponamenti si differenziano tra il piano terra e i piani superiori. Il piano terra utilizza partizioni a secco, in quanto le funzioni potenzialmente potrebbero essere modificate e per garantire maggior flessibilità risulta più semplice sostituire le partizioni a secco. I piani superiori invece sono più rigidi dal punto di vista funzionale, pertanto si predilige un sistema di costruzione con tamponamenti in laterizio. Questo permette di avere

partizioni più massicce e con prestazioni acustiche migliori con un minor utilizzo di materiale isolante. Per quanto riguarda i prospetti, si può notare come al piano terra sia stato utilizzato un sistema di facciata continua trasparente mentre ai piani superiori sia stata adottata una strategia diversa. La percentuale di superficie trasparente rimane molto elevata anche ai piani superiori, tuttavia viene segnalata la scansione interna di camere ed appartamenti anche all’esterno, attraverso l’utilizzo di cornici rivestite in lamiera. Le porzioni vetrate sono dotate di sistemi di oscuramento che si differenziano nei due prospetti. Il lato a nord ha bisogno di guadagno solare pertanto si prevede l’utilizzo di pannelli in policarbonato; in questo modo si garantisce la privacy per i fruitori che hanno le camere affaccianti sulla banchina, ma non si ostacola eccessivamente 253


08

l’entrata dei raggi solari. Per il lato sud, invece, le porzioni trasparenti hanno il problema opposto, ovvero hanno la necessità di proteggersi dai raggi solari, soprattutto nei mesi estivi. Per questo, si predilige l’utilizzo di sistemi frangisole scorrevoli opachi in legno.

254


08

8.4 Le strategie energetiche passive In fase progettuale si è tenuto conto del contesto in cui si trova l’edificio e per garantire un maggior comfort interno sono stati adottati alcuni accorgimenti che vanno in aiuto al sistema impiantistico adottato. La prima strategia energetica passiva adottata è rappresentata dalle già citate serre solari, “buffer” tra il nuovo e l’antico. Le vetrate poste sul lato sud accumulano calore che progressivamente viene rilasciato negli ambienti a fianco. Il fenomeno risulta importante soprattutto nel periodo invernale. La seconda strategia adottata riguarda il fronte sud. Il sistema di volumi a sbalzo e di logge permette di ombreggiare tutte le porzioni vetrate presenti, garantendo un maggiore

comfort interno nel periodo estivo, riducendo l’utilizzo del sistema di climatizzazione. La terza strategia energetica è un sistema dinamico che si modifica a seconda delle esigenze stagionali. Si tratta di una serra solare apribile, sostenuta dal parapetto della loggia, in vetro, sopra il quale si appoggia la guida che permette lo scorrimento delle ante vetrate. Ad essa si aggiunge un sistema di frangisole scorrevoli. In questo modo vengono coperte le necessità delle stagioni estreme: in inverno, le serre potranno essere chiuse e i frangisole lasciati aperti. In questo modo la loggia può accumulare il calore dei raggi solari e trasferirlo progressivamente all’interno della camera o dell’appartamento; al contrario, in estate, le serre potranno essere lasciate aperte per permettere una ventilazione naturale e i frangisole 255



08

potranno essere utilizzati per l’ombreggiamento. La quarta strategia utilizzata è l’inserimento di alberature a foglia caduca nelle aree verdi della nuova porzione di piazza pubblica. Nella stagione estiva, esse contribuiranno ad ombreggiare l’edificio, mentre nella stagione invernale permetteranno il passaggio della luce solare per favorire un guadagno termico. L’ultima strategia energetica adottata riguarda la ventilazione interna degli ambienti. Nei paragrafi successivi analizzeremo la soluzione impiantistica adottata per la corretta ventilazione degli ambienti, tuttavia si prevede la presenza di due aperture nella copertura dell’atrio centrale per favorire una micro-ventilazione degli ambienti interni, sfruttando l’effetto camino.

257




Stratigrafie adottate per la valutazione dei parametri energetici


08

8.5 Involucro impiantistici

e

elevate e se per le vetrate dei piani superiori è possibile adottare un fattore “g” di 0,5, per la facciata continua al piano terra, non possedendo un elemento di schermatura solare diretto, è necessario predisporre dei vetri con un fattore “g” minore, 0,3.

accenni

Dopo lo studio delle strategie energetiche passive più idonee al progetto, si è passati allo studio dell’involucro dell’edificio. Per garantire un adeguato comfort interno sono state adottate chiusure verticali e orizzontali ad alto isolamento termico per consentire la minimizzazione di utilizzo degli impianti di riscaldamento e raffrescamento.

L’involucro lavora sinergicamente con le soluzioni impiantistiche adottate per l’edificio. Per i fabbisogni di riscaldamento e raffrescamento viene adottato un impianto costituito da una pompa di calore idrotermica, che scambia calore con l’ambiente esterno, in questo caso l’acqua. Più l’ambiente esterno ha temperatura costante, più efficiente sarà l’impianto, ed è per questo motivo che le pompe di calore geotermiche, le cui sonde si inseriscono in profondità nel terreno, e idrotermiche, che generalmente raggiungono le acque di falda sono

I valori di trasmittanza di queste soluzioni sono inferiori ai massimi previsti da normativa per i prossimi anni e permettono di poter classificare l’edificio in classe CasaClima A. In aggiunta alle chiusure opache, risultano estremamente importanti per il progetto anche le chiusure trasparenti, che rappresentano una consistente percentuale sull’involucro totale. I vetri adottati hanno prestazioni energetiche molto 261


08

262


08

particolarmente efficaci. Nel caso specifico del Sub_11, le sonde possono sfruttare l’acqua del canale scambiando calore con esso, che ha una profondità tale da permettere un’adeguata efficienza impiantistica. Come possiamo notare dallo schema, la pompa di calore permettere il riscaldamento e raffrescamento del piano terra, in cui verranno utilizzati come elementi terminali dell’impianto dei fancoil, date le funzioni presenti. I piani superiori invece potranno adottare un sistema di riscaldamento a pavimento. Questo sistema è integrato dall’impianto di ventilazione meccanica controllata, le cui specifiche verranno descritte nel paragrafo successivo. Infine, è previsto, in copertura, l’inserimento di pannelli fotovoltaici, con l’obiettivo di coprire i fabbisogni elettrici dell’edificio.

263



08

8.6 Calcolo delle prestazioni energetiche Per il calcolo delle prestazioni energetiche sono state analizzate le soluzioni progettuali attraverso il software ProCasaClima 3.0, sviluppato dall’Agenzia CasaClima di Bolzano, che ha prodotto una stima di massima della domanda energetica dell’edificio. Le caratteristiche significative dell’involucro climatizzato sono una superficie netta di 2185mq, un volume lordo riscaldato di 8918mc. Inserendo i materiali delle chiusure orizzontali e verticali utilizzate, si sono ottenuti i valori di trasmittanza descritti nel paragrafo precedente, conformi ai valori limite da applicare dal 1 gennaio 2010. (zona climatica E, Ucopertura <0,24, Uparete <0,30). A questo punto si è verificato il

fabbisogno di energia termica invernale ed estiva dell’edificio. Esso richiede un fabbisogno termico invernale di 19 kWh/ mqa ed estivo di 9 kWh/mqa. L’inserimento del sistema di ventilazione meccanica controllata contribuisce a mantenere contenuto il fabbisogno, soprattutto considerando le funzioni specifiche presenti e l’alta percentuale di superfici vetrate. L’impianto VMC gestisce il ricambio d’aria ambienteesterno tramite condotte di ventilazione forzata. Attraverso la legge UNI 10339 si ricava l’indice di ricambio d’aria (n=1,13 1/h) per l’edificio. Si predispone un sistema di ventilazione suddiviso in diverse macchine. Il piano terra ospita funzioni particolari e gli ambienti hanno un volume elevato e necessitano di portate notevoli. Esso viene suddiviso in tre ambienti serviti, la sala 265


08

VMC piano terra uffici ristorante polivalente VMC piani superiori camere singole appartamenti

mc/h/pers 39,6 36,0 19,8

persone 50 150 150

60% 60% 60%

persone 30 90 90

mc 75 120

n 0,4 0,4

mc/h 30 48

q.tà 19 12

portata totale di calcolo (mc/h) volume netto edificio (mc) n di ventilazione VMC FABB. ACS 5246lt/g * (45°-10°) * 1,16 =

68.849,1 kWh/a (T) 188.628 Wh/g

Ristorante: 10lt/coperto * 160 coperti

1.600 lt

10 lt/coperto 160 coperti Uffici: 0,2 lt/mq * 230mq

46 lt 0,2 lt/mq 230 mq

Abitazioni: 3.000 lt 50lt/persona*60persone 50 lt/pers. 60 pers. Totale:

4.646 lt

266

mc/h 1.188 3.240 1.782 mc/h 570 576 7.356 6.523 1,13


08

polivalente, il ristorante e il blocco “uffici”. Per ognuno di questi, viene prevista una macchina di ventilazione e in base alle portate richieste possiamo installare per la sala una macchina tipo zehnder comfoair 3000, per gli uffici una tipo zehder comfoair 2200 e per il ristorante una tipo zehnder comfoair 4000. Queste macchine hanno dimensioni importanti e sono collocate nel piano interrato. Le canalizzazioni sfruttano la parete della scala di emergenza per la risalita e si distribuiscono a controsoffitto, sfruttando il core di servizio centrale. I piani superiori hanno dei macchinari di ventilazione più piccoli che si differenziano da un piano all’altro. Le camere del primo piano (B&b) sfruttano due macchinari tipo zehnder comfoair Q 600, uno per ogni blocco di camere e verranno ospitati in depositi o integrati nell’arredo del corridoio distributivo. Il secondo piano,

invece, sarà predisposto per ospitare una macchina tipo zehnder comfoair 160 per ogni piccolo appartamento. Sono previste quindi 12 macchine di questo tipo, che hanno dimensioni ridotte e possono facilmente essere integrabili nell’arredo o possono sfruttare i controsoffitti dei bagni. Il fabbisogno termico per la preparazione di acqua calda sanitaria (ACS) viene stimato a partire da un volume richiesto di acqua calda di 5.246lt/ giorno, considerando le diverse destinazioni d’uso e considerando un salto termico acquedotto-mandata di 35°C. A questo punto vengono calcolati i fabbisogni elettrici, considerando i rendimenti (cautelativi) delle macchine di riscaldamento, raffrescamento e produzione di ACS, rispettivamente di COP=4, EER=4, COP=3.5. Sommando a questi fabbisogni 267


08 CONVERSIONE DEI FABBISOGNI TERMICI IN ELETTRICI riscaldamento raffescamento (sens + lat) ACS

STIMA DEI FABBISOGNI ELETTRICI NATIVI

fabbisogno termico kWh/mqa 19,00 9,00 31,51

superfice netta mq 2.185

fabbisogno termico kWh/a 41.515 19.665 68.849

COP / EER 4,0 4,0 3,5

illuminazione + FM (sistemi a basso consumo) circolatori riscaldamento, raffrescamento, ACS circolatori solare termico ventilatori macchine VMC ascensore

scenario A: copertura 100% tutti i fabbisogniWp stima produzione elettica kWh/a da 1 n° moduli PV 97.266 da coprire kWp kWh/a fabbisogno elettrico moduli da campi fotovoltaici kWp IMP.1 81,36 fotovoltaico 226 da installare a tale fine 81,36 kWp IMP.2 267.726 0 (moduli + opportuni 0,00 costi iniziali accumuli) € 360 1210 IMP.3 0 elettrico non coperto0,00 0 kWh/a fabbisogno (calcolo) IMP.4

0

0,00

totale fotovoltaico 226 moduli scenario B: minimo da normativa totale fotovoltaico 370,19 mq

81,36 kWp installati

27.983 kWh/a fabbisogno elettrico da coprire fotovoltaico daattraverso installare rinnovabile a tale fine (elettricità da PV) kWp fabbisogno23,13 energetico complessivo coperto 76.295 costi iniziali (moduli + opportuni accumuli) € 69.283 kWh/a fabbisogno elettrico non coperto (calcolo) comparazione 0,25 €/kWh 17.321 €/anno 191.432 € 11 anni 20 anni

costo indicativo energia elettrica da rete differenziale costo di gestione tra scenario A e B differenziale costo iniziale tra scenario A e B simple pay back scenario A su scenario B durata presuntiva imp.PV in efficienza piena

268

fabbisogno elettrico kWh/a 10.379 4.916 19.671 51.800 2.500 0 6.500 1.500 kWh/a 98.446 0 0 0


08

elettrici, derivati dai fabbisogni termici, le utenze “native” elettriche, come impianto di illuminazione, forza motrice, ausiliari impianto termico, ascensori e ventilatori VMC, si ricava una domanda globale di energia elettrica di 97.266 kWh/a. Si consideri ora l’integrazione dell’impianto fotovoltaico in copertura dell’edificio per lo sfruttamento dell’energia rinnovabile solare. La superficie disponibile ad ospitare i pannelli è di 430mq ed è possibile installare 226 moduli tipo Sunpower Serie X | X22-360 e una batteria di accumulo: si stima una produzione di energia elettrica di circa 98.446kWh/anno, ottenendo infatti 81 kWp e considerando per 1 kWp di PV la produzione di 1210 kWh/anno (dato PVgis).

annua attesa soddisfa (al 101%) la domanda energetica dell’edificio ottenendo una gestione energetica dell’edificio a costo 0. Nella tabella a fianco, si può notare la comparazione tra la soluzione progettuale prevista con la copertura al 100% dei fabbisogni (scenario A) e lo scenario B, comprendendo le richieste minime previste dalla normative per le nuove edificazioni. A un costo iniziale elevato nello scenario A, ma con 0 costi di gestione per gli anni successivi, si contrappone un costo iniziale decisamente più basso nello scenario B ma con costi di gestione annuali di 17.321 euro, che portano a un tempo di rientro all’anno 11.

Possiamo notare, quindi che la produzione elettrica 269



08

- B&b

8.7 La fattibilità economica

12 camere doppie Standard 7 camere doppie Deluxe

Il paragrafo finale del capitolo vuole approfondire dal punto di vista economico le scelte effettuate in sede di progetto.

- 8 bilocali 40 mq

- 4 trilocali 58 mq

I capitoli precedenti hanno fornito precise indicazioni sui caratteri architettonici dell’edificio e sulle tipologie funzionali inserite. Sulla base di questo, sono state effettuate delle indagini di mercato per l’individuazione del valore di locazione di ciascuna tipologia inserita, presumendo entrate economiche provenienti dalla gestione degli spazi e non dalla vendita diretta degli stessi. Le funzioni presenti sono:

Data la particolarità di alcune funzioni, sono state effettuate indagini specifiche per ogni tipologia. La sala polivalente è una tipologia funzionale per la quale risulta molto difficile ottenere un numero rilevante di dati di riferimento, anche per il fatto che non è esattamente una tipologia che produce reddito. Infatti spesso si tratta di spazi pubblici che vengono messi a disposizione a tariffe agevolate. Nel nostro caso si tratta di uno spazio privato che può essere affittato ad altri privati e il prezzo di locazione in questo caso è più elevato. Sono stati ricercati nel panorama nazionale esempi con caratteristiche simili al

- 1 sala polivalente 290 mq

- 1 ristorante/bar 430 mq

- 1 coworking 160 mq

- 1 FabLab 140 mq 271


08

nostro ed è stato preso come campione di riferimento uno spazio per cui è prevista una tariffa giornaliera di 212 euro/ giorno, per un ricavo annuale di 77.380 euro.

riferimento le tariffe adottate dai coworking presenti nella città ravennate. Sono state inserite tre tipologie ed è stato ipotizzato un numero di postazioni per ognuna di esse: - Coworking FAST, 5 postazioni con tariffa giornaliera 25 euro/giorno - Coworking SLOW, 15 postazione con tariffa mensile 180 euro/mese - Coworking OFFICE, 3 uffici con tariffa mensile 350 euro/mese

Anche per la funzione ristorativa non è stato semplice trovare campioni di riferimento. Sono stati cercati, presso fonti dirette, spazi di tipologia commerciale, con la stessa categoria merceologica ristorativa. Sono stati trovati solamente 4 esempi di riferimento nel panorama ravennate, pertanto si è proceduto con la scala dei prezzi noti e si è preso il campione più simile al nostro caso. Il prezzo di locazione annuo totale è stato portato a mq e poi successivamente moltiplicato per i mq del nostro progetto, ottenendo un ricavo annuale di 31.892 euro.

Il FabLab è una tipologia funzionale ancora molto nuova ed è difficile riuscire a rilevare campioni di riferimento della stessa tipologia. Pertanto, si è svolto una valutazione ipotizzando una locazione a funzione direzionale, cercando di valutare non tanto l’attività quanto, piuttosto, il bene immmobile. È stato individuato un campione di 6 fonti dirette e attraverso la scala dei prezzi

Per il calcolo dei ricavi da locazione del coworking si sono presi come campioni di 272


08

noti è stato scelto quello dalle caratteristiche più simili, ottenendo un ricavo annuale di 21.120 euro annui. Per la funzione alberghiera sono state trovate fonti dirette nel panorama ravennate, in particolare nell’area limitrofa al centro storico, evitando le zone balneari dove si ha un segmento turistico stagionale diverso. Sono stati scelti dei campioni di camere doppie standard e di doppie deluxe prendendo come riferimento i valori richiesti in alta stagione e in bassa stagione. I valori presi a riferimento non considerano le chiusure stagionali. Per questo motivo, il tasso di occupazione annuo preso è quello lordo e si attesta attorno al 28%1. Il tasso lordo è la percentuale di utilizzo medio annuo nell’ipotesi che gli alberghi fossero aperti per l’intero anno (365 giorni), quindi senza tener conto delle

chiusure stagionali. Il tasso netto si attesta attorno al 42%. Sono stati ricavati i valori di tariffa media di entrambe le tipologie per un ricavo annuale per le doppie di 101.927 euro, e di 72.460 euro per le doppie deluxe. L’ultima funzione di cui è stata analizzata la redditività riguarda le residenze. Sono state esaminate le fonti www. immobiliare.it, www.casa. it, www.casaclick.it, www. tecnocasa.it, consultate nel mese di Settembre 2017. Per entrambe le tipologie di appartamento è stato trovato un numero consistente di campioni di riferimento, per cui è stata fatta una stima per distribuzione di frequenza ed è stato trovato un prezzo di locazione annuo a mq moltiplicato per i mq di progetto e per il numero di appartamenti presenti. Il modello adottato è l’analisi 273


08

costi - ricavi scontata, con uno scenario a 25 anni e l’impiego dei valori scontati attraverso un opportuno tasso di attualizzazione (WACC).

sono stati inseriti nella tabella seguente che raccoglie l’analisi di tutti i ricavi in un’articolazione temporale prevista di gestione di 25 anni. Come si può notare, i primi anni rappresentano un periodo di avviamento in cui

A questo punto, i dati trovati ANALISI RICAVI

numero postazioni/camere/allogg i

Coworking

€/anno € 6.250

5

Fast

tariffa

ricavo totale annuo

€/anno € 31.250

ARTICOLAZ Anno 1

Anno 2 €0

Anno 3 €0

€0

Anno 4 €9 30%

Slow

€ 2.160

15

€ 32.400

€0

€0

€0

€9 30%

Uffici

€ 4.200

3

€ 12.600

€0

€0

€0

€3 30%

€ 21.120

Fablab

€0

€0

€0

€6 30%

€ 77.380

Sala polivalente

€0

€0

€0

€2 30%

Affitto

Ristorazione

€ 31.892

€0

€0

€0

€ 15 50%

B&b (Tasso di occupazione annuo 28%)

Camera Doppia

€ 8.494

12

€ 101.928

€0

€0

€0

€ 50 50%

Camera D. Deluxe

€ 10.351

7

€ 72.460

€0

€0

€0

€ 36 50%

Residenze

Bilocale

€ 4.896

8

€ 39.164

€0

€0

€0

€ 39 100%

Trilocale

€ 6.664

4

€ 26.655

€0

€0

€0

€ 26 100%

€0 €0

€0 €0

€0 €0

€ 3.049.702

€0

Anno 2 € 1.524.851

Anno 3 € 1.219.881

50%

40%

€ 176.422

€ 123.496

€ 22.935

€ 22.935

70%

13%

13%

RICAVI TOTALI TOTALE RICAVI CUMULATI

€ 221 € 221

ANALISI COSTI riqualificazione edilizia

274

Costruzione

Onorari professionali

-15%

5% CC

€ 102.601

nuova edificazione

ARTICOLAZ Anno 1

€ 3.485.284

Anno 4 € 304

€7


08

il tasso di occupazione è più basso, per poi andare a regime negli anni successivi. I ricavi totali al 25esimo anno sono di € 8.151.261.

ARTICOLAZIONE TEMPORALE

no 3 €0

Anno 4 € 9.375 30%

€0

30%

€ 9.720 30%

€0

€ 3.780

€ 6.336

€ 23.214 30%

€0

€ 3.780 30%

30%

€0

€ 9.720 30%

30%

€0

Anno 5 € 9.375

€ 15.946

Anno 6 € 12.500 40%

70%

€ 12.960 40%

€ 5.040 40%

€ 6.336

Anno 7 € 21.875

Anno 19 € 21.875

Anno 20 € 21.875

70%

70%

€ 22.680

€ 22.680

€ 22.680

€ 22.680

70%

70%

70%

70%

€ 8.820 70%

€ 8.448

Anno 8 € 21.875

€ 8.820 70%

€ 16.896

70%

€ 8.820 70%

€ 16.896

70%

€ 8.820

€ 16.896

40%

80%

€ 38.690

€ 38.690

50%

50%

€ 31.892

€ 31.892

€ 31.892

€ 31.892

€ 31.892

€ 101.928

€ 101.928

€ 101.928

€ 101.928

€ 72.460

€ 72.460

€ 72.460

€ 72.460

€ 16.896

80%

80%

80%

€ 38.690

€ 38.690

€ 38.690

€ 38.690

50%

50%

50%

50%

Anno 22 € 21.875 70%

€ 22.680 70%

70%

30%

Anno 21 € 21.875

Anno 23 € 21.875 70%

€ 22.680

70%

€ 22.680

70%

70%

Anno 24 € 21.875

Anno 25 € 21.875

€ 22.680 70%

€ 22.680

€ 8.820

€ 8.820

€ 8.820

€ 8.820

€ 8.820

70%

70%

70%

70%

€ 16.896

€ 16.896

80%

80%

€ 38.690

80%

€ 38.690

50%

50%

€ 31.892

€ 31.892

€ 31.892

€ 101.928

€ 101.928

€ 101.928

€ 72.460

€ 72.460

€ 72.460

€ 38.690 50%

€ 463.320

70%

70%

€ 16.896

€ 446.875

70%

€ 16.896

€ 16.896

80%

80%

€ 38.690

€ 38.690

€ 180.180

€ 342.144

€ 835.704

50%

50%

€ 31.892

€ 31.892

€ 31.892

€ 685.678

€ 101.928

€ 101.928

€ 101.928

€ 101.928

€ 2.191.452

€ 72.460

€ 72.460

€ 72.460

€ 72.460

€ 1.557.886

€ 861.608

50%

€0

€ 50.964 50%

€0

€ 36.230 50%

€0

€ 39.164 100%

€0

€ 26.655 100%

€0 €0

€ 39.164 100%

€ 221.384 € 221.384

€ 39.164 100%

€ 39.164 100%

€ 26.655

€ 26.655

€ 26.655

100%

100%

100%

€ 340.000 € 561.384

€ 39.164 100%

€ 26.655 100%

€ 349.737 € 911.121

€ 381.060 € 1.292.181

Anno 6 €0

Anno 7

€ 39.164 100%

€ 26.655 100%

€ 381.060 € 1.673.241

Anno 4 € 304.970

40%

10%

€ 22.935

€ 7.057

13%

4%

Anno 5 €0

Anno 8 €0

€0

€ 26.655 100%

€ 381.060 € 5.864.901

ARTICOLAZIONE TEMPORALE

no 3 1.219.881

€ 39.164 100%

Anno 19 €0

€ 39.164

€ 39.164

€ 39.164

€ 39.164

€ 39.164

100%

100%

100%

100%

100%

€ 26.655

€ 26.655

100%

100%

€ 26.655 100%

€ 26.655 100%

Anno 20 €0

Anno 21 €0

Anno 22 €0

Anno 23 €0

€ 586.414

100%

€ 381.060 € 381.060 € 381.060 € 381.060 € 381.060 € 6.245.961 € 6.627.021 € 7.008.081 € 7.389.141 € 7.770.201

275

€ 26.655

Anno 24 €0

€ 381.060 € 8.151.261

Anno 25 €0

€ 8.151.261

3049702 € 100%

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

176422 € 100%


08 Descrizione

Costo in Euro

Incidenza Indice ISTAT Costo aggiornato

Costo €/mq

EDIFICIO DI RIFERIMENTO (Manuale DEI 2014- D8)

Pavimenti industriali

50.998,75

0,60%

Tamponamenti esterni

577.985,86

6,80%

1,02 1,02 1,02 1,02

Cartongessi (comprende tavolati interni e controplaccaggi vert. e oriz.) e controsoffitto

543.986,69

6,40%

1,02

554.279,72

76,98

3260

0,7

5,0%

175.675,88

Sottofondi e Massetti

348.491,47

4,10%

Impermeabilizzazioni

195.495,22

2,30% 9,90%

355.085,44 199.194,27 857.401,44 147.230,55 407.049,17 484.994,75 216.515,52 311.782,34 311.782,34

49,32 27,67 119,08 20,45 56,53 67,36 30,07 43,30 43,30

3260 3260 3260 3260 3260 3260 3260 3260 3260

1 1 1,2 1 1 1 1 0,8 0

4,6% 2,6% 13,4% 1,9% 5,3% 6,3% 2,8% 3,2% 0,0%

160.774,80 90.190,74 465.854,78 66.662,72 184.302,82 219.594,85 98.033,41 112.934,49 -

Strutture in opera

1.980.451,54

23,30%

Coperture e lattonerie

67.998,34

0,80%

2.017.924,60 69.284,96 51.963,72 588.922,20

280,27 9,62 7,22 81,79

Superficie lorda Coefficiente Incidenza Costo in Euro di progetto correttivo EDIFICIO DI PROGETTO (nuova costruzione) 3260 0,8 21,0% 730.937,13 3260 1 0,9% 31.370,69 3260 1 0,7% 23.528,02 3260 0,8 6,1% 213.320,71

Opere in pietra

305.992,51

3,60%

1,02 1,02 1,02 1,02 1,02 1,02 1,02 1,02 1,02

Impianto meccanico (comprende cogenerazione - solo predisposizione senza macchinari)

1.291.968,38

15,20%

1,02

1.316.414,33

182,84

3260

1

17,1%

596.043,16

Impianto elettrico

305.992,51

3,60%

Impianto ascensore

93.497,71

1,10%

Opere esterne

356.991,26

4,20%

1,02 1,02 1,02

311.782,34 95.266,83 363.746,07

43,30 13,23 50,52

3260 3260 3260

1 1 0,8

4,1% 1,2% 3,8%

141.168,12 43.134,70 131.756,91

Costo Totale

8.499.792,00

100,00%

Costo totale

100%

3.485.283,93

Serramenti esterni

841.479,41

Cappotto ed isolamento (solo balconi ext.)

144.496,46

1,70%

Intonaci, rasature e tinteggiature

399.490,22

4,70%

Pavimenti e rivestimenti

475.988,35

5,60%

Serramenti interni

212.494,80

2,50%

Opere in ferro

305.992,51

3,60%

Descrizione

Costo in Euro Incidenza Indice ISTAT Costo aggiornato Costo €/mq

STAT è il rapporto tra indice aggiornato e indice storico :

EDIFICIO DI RIFERIMENTO (Manuale DEI 2014 - F1)

rico gennaio 2014

105,7

Fondazioni

198.133,00

7,50%

Strutture prefabbricate

870.617,00

32,94%

Strutture in operadi riferimento Edificio

93.206,00

3,53%

giornato Novembre 2017

Vespai S.l.p. e massetti 7.200 mq.

107,7

42.937,00 7200

1,62%

Copertura e impermeabilizzazione V. 23.760 mc

159.353,00

6,03%

Tavolati e rasature

163.963,00

6,20%

Sottofondi, pavimenti e zoccolini

150.431,00

5,69%

Rivestimenti

55.787,00

2,11%

5.291,00

0,20%

Opere in pietra naturale Porte interne

37.948,00

1,44%

Opere in alluminio e cristalli

251.728,00

9,53%

Opere in ferro

8.314,00

0,31%

Tinteggiature e verniciature

70.000,00

2,65%

Tubi e canne

39.007,00

1,48%

Impianto elettrico

125.712,00

4,76%

Impianto idrosanitario, antincendio

134.481,00

5,09%

Impianto riscaldamento

198.057,00

7,49%

37.797,00

1,43%

Impianto elevatori Costo Totale

2.642.762,00

1,02 1,02 1,02 1,02 1,02 1,02 1,02 1,02 1,02 1,02 1,02 1,02 1,02 1,02 1,02 1,02 1,02 1,02

201.881,97 887.090,36 94.969,60 43.749,43 162.368,19 167.065,42 153.277,38 56.842,57 5.391,11 38.666,03 256.491,07 8.471,31 71.324,50 39.745,07 128.090,66 137.025,58 201.804,53 38.512,18

50,72 222,89 23,86 10,99 40,80 41,98 38,51 14,28 1,35 9,72 64,44 2,13 17,92 9,99 32,18 34,43 50,70 9,68

Superficie lorda Coefficiente 1.069,11 €/mq Incidenza Costo in Euro di progetto correttivo EDIFICIO DI PROGETTO (riqualificazione) 428 0 0,0% 428 0 0,0% 428 0 0,0% 428 0 0,0% 428 0 0,0% 428 1 17,5% 17.965,83 428 1 16,1% 16.483,09 428 1 6,0% 6.112,72 428 0 0,0% 428 1 4,1% 4.158,06 428 0 0,0% 428 0 0,0% 428 1 7,5% 7.670,07 428 0 0,0% 428 1 13,4% 13.774,57 428 1 14,4% 14.735,41 428 1 21,2% 21.701,59 428 0 0,0% Costo totale

100,00%

100%

102.601,35

239,72 €/mq

276

STAT è il rapporto tra indice aggiornato e indice storico :

rico gennaio 2014

105,7

iornato Novembre 2017

107,7

Edificio di riferimento S.l.p.

3980 mq.

3980


08

Successivamente sono state effettuate analisi per l’individuazione del valore di costo.

stato attualizzato attraverso l’uso dell’indice ISTAT (fonte: h t t p : // d a t i . i s t a t . i t / I n d e x . aspx?DataSetCode=DCSC_ FABBRESID_1), tenendo conto che il manuale Dei offre costi già attualizzati al gennaio 2014. Dividendo i costi aggiornati per la superficie lorda dell’edificio di riferimento si ottiene un costo a metro quadro. Questo viene poi moltiplicato per la superficie lorda del nostro progetto ed una ulteriore correzione viene fatta attraverso il coefficiente correttivo. Questo è appunto un coefficiente che mira a pareggiare le differenze di progettazione tra l’edificio di riferimento e l’edificio progettato.

Si è adottato un metodo sintetico-comparativo scegliendo come fonte accreditata indiretta il prezzario del collegio degli ingegneri di Milano (Manuale DEI). Al suo interno abbiamo selezionato l’edificio che, per le sue caratteristiche strutturali ed impiantistiche, più si avvicina ai nostri edifici di progetto. Sono stati presi come riferimento due edifici diversi, in quanto il progetto si occupa di una nuova edificazione e di una riqualificazione edilizia. Pertanto, sono stati individuati due valori di costi, sommati poi nella tabella finale che specifica l’articolazione temporale.

Il costo di Costruzione totale dell’edificio di nuova costruzione è di 3.485.283 euro.

Nella tabella sono riportate le varie lavorazioni dell’edificio di riferimento con il loro costo in euro. Tale costo è

Il costo di Costruzione totale della riqualificazione dell’edificio vincolato è di 102.601 euro. 277


08

In seguito sono state analizzate le spese aggiuntive. Sono da considerare gli onorari professionali destinati al progettista, calcolati come 5% del CC. Gli oneri concessori consistono nella somma degli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria e del contributo sul costo di Costruzione. Nel contesto in cui ci troviamo e per le caratteristiche progettuali adottate, si avranno degli oneri complessivi pari a 198.236,18 €2. Le spese di commercializzazione, per entrambe le tipologie di intervento, sono stimate al 2% del valore di mercato dell’immobile. In aggiunta, abbiamo stimato l’utile del costruttorepromotore al 3% del CC. È stato possibile stimare un costo dell’area, in quanto il comparto è stato messo all’asta con base di partenza 2.000.000 €. Questo costo rappresenta il Subcomparto nella sua

interezza, pertanto è stato parametrizzato a mq e stimato sui mq di progetto della fase di intervento 1. Infine, sono stati considerati i costi di idoneizzazione. Questi rappresentano i costi di bonifica sommati a quelli di un’eventuale demolizione. Il progetto del Sub_11 necessita di entrambi gli interventi. Senza un’analisi diretta del suolo, risulta molto difficile stimare con certezza i costi destinati alla bonifica. Sulla base dei prodotti usati nell’attività produttiva presente e passata, abbiamo stimato un livello di inquinamento del suolo medio-alto, rappresentato numericamente come maggiorazione del 7% dei Costi di Costruzione. A questo, si deve aggiungere il costo di demolizione del blocco centrale. Stimando un costo medio di 20€/mc demoliti, si ottiene un costo totale di idoneizzazione pari a 647.878€.

278


08

Possiamo quindi notare nello schema riassuntivo dei costi, suddivisi nell’orizzonte temporale di riferimento, che i costi totali sono di 4.721.380 €. (Il Costo di Costruzione è stato diminuito del 15%, in quanto i costi derivanti dal Manuale DEI sono generalmente molto elevati).

il saldo di cassa cumulato che rappresenta una visione più veritiera della situazione monetaria. Il tasso di sconto utilizzato è stato calcolato attraverso un approccio di tipo finanziario (WACC, costo ponderato del capitale proprio e di debito) ed è stato stimato al 4,6%.

La scansione temporale dei costi è stata effettuata stimando un anno di progettazione iniziale e una cantierizzazione di due anni e mezzo.

Possiamo notare che all’anno 25, cioè al 20esimo anno di gestione del progetto, si ha un VAN positivo di 183.796 €, pertanto il progetto risulta fattibile. Il Van, infatti, è il valore attuale netto, ovvero è la differenza fra i ricavi e i costi opportunamente scontati nel periodo considerato di analisi. Il VAN, in questo caso, è l’extra valore che sarà a disposizione del promotore dell’iniziativa dopo aver pagato tutti i costi necessari alla trasformazione.

A questo punto si analizza il flusso di cassa nell’arco temporale di 25 anni. Il flusso di cassa rappresenta la ricostruzione delle entrate e delle uscite monetarie del progetto nel periodo di analisi. Il flusso di cassa non subisce alcuna modificazione dal tasso di sconto. Tuttavia il tasso permette di attualizzare le entrate e le uscite; in questo modo si otterrà

279


Affitto

Ristorazione

€ 31.892

€0

€0

€0

€ 15.9 50%

B&b (Tasso di occupazione annuo 28%)

Camera Doppia

€ 8.494

12

€ 101.928

€0

€0

€0

€ 50.9 50%

Camera D. Deluxe

Residenze

7

Bilocale

08

€ 10.351

€0

€0

€0

€ 36.2 50%

€ 4.896

8

€ 72.460

€ 39.164

€0

€0

€0

€ 39. 100%

Trilocale

€ 6.664

4

€ 26.655

€0

€0

€0

€ 26.6 100%

€0 €0

€0 €0

€0 €0

€ 3.049.702

€0

Anno 2 € 1.524.851

Anno 3 € 1.219.881

50%

40%

€ 176.422

€ 123.496

€ 22.935

€ 22.935

70%

13%

13%

€0

€ 99.118

€ 79.294

50%

40%

€0

€0

RICAVI TOTALI TOTALE RICAVI CUMULATI

€ 221.3 € 221.3

ANALISI COSTI riqualificazione edilizia

nuova edificazione

ARTICOLAZIO Anno 1

Costruzione

Onorari professionali

Oneri concessori

Spese di commercializzazione

€ 102.601

-15%

€ 3.485.284

5% CC

€ 198.236

2% Vm

€ 64.437

€ 5.342

€ 69.779

€0

Anno 4 € 304.9

€ 7.0

€ 19.8

€ 69.7

10

€ 43.055

€ 26.909

€ 26.909

40%

25%

25%

€ 313.487

€0

€0

€0

€0

€ 1.127.915

€ 1.673.813

€ 1.349.020

€ 412.3

€ 1.127.915

€ 2.801.728

€ 4.150.748

€ 4.563

Anno 1 -€ 1.127.915

Anno 2 -€ 1.673.813

Anno 3 -€ 1.349.020

0,956

0,914

0,873

0,8

Saldo di cassa scontato

-€ 1.078.132

-€ 1.529.320

-€ 1.178.163

-€ 159.4

Saldo di cassa cumulato

-€ 1.078.132

-€ 2.607.452

-€ 3.785.615

-€ 3.945.0

Utile del costruttore-promotore

3% CC

€ 104.559

€ 3.078

Costo dell'area

€ 292.108

€ 21.379

€ 107.637

€ 313.487

€ 10.7

100%

€ 647.878

Costi di idoneizzazione

€ 647.878 100%

€ 4.563.141

COSTI TOTALI TOTALE COSTI CUMULATI

FLUSSI DI CASSA Flusso di cassa Fattore di sconto

n

1/(1+WACC)

con

WACC =

280

4,62%

Anno 4 -€ 191.


€0

€ 15.946

€ 31.892

€ 31.892

€ 31.892

€ 31.892

€ 31.892

€ 31.892

€ 31.892

€ 31.892

€ 31.892

€ 31.892

€ 31.892

€ 685.678

€ 101.928

€ 101.928

€ 101.928

€ 101.928

€ 101.928

€ 101.928

€ 101.928

€ 101.928

€ 101.928

€ 101.928

€ 101.928

€ 2.191.452

€ 72.460

€ 72.460

€ 72.460

€ 72.460

€ 72.460

€ 72.460

€ 72.460

€ 72.460

€ 72.460

€ 72.460

€ 72.460

€ 1.557.886

€ 861.608

50%

€0

€ 50.964 50%

€0

€ 36.230 50%

€0

€ 39.164 100%

€0

€ 26.655 100%

€0 €0

€ 39.164 100%

€ 221.384 € 221.384

€ 39.164 100%

€ 39.164 100%

€ 26.655

€ 26.655

€ 26.655

100%

100%

100%

€ 340.000 € 561.384

€ 39.164 100%

€ 349.737 € 911.121

€ 381.060 € 1.292.181

Anno 6 €0

Anno 7

€0

€0

€0

€ 39.164 100%

€ 26.655 100%

€ 39.164 100%

€ 26.655 100%

€ 381.060 € 1.673.241

08

€ 26.655 100%

€ 39.164

€ 39.164

€ 39.164

€ 39.164

€ 39.164

100%

100%

100%

100%

100%

€ 26.655

€ 26.655

100%

100%

€ 26.655 100%

€ 26.655 100%

€ 26.655

€ 586.414

100%

€ 381.060 € 5.864.901

€ 381.060 € 381.060 € 381.060 € 381.060 € 381.060 € 6.245.961 € 6.627.021 € 7.008.081 € 7.389.141 € 7.770.201

€ 381.060 € 8.151.261

Anno 20

€ 8.151.261

ARTICOLAZIONE TEMPORALE

no 3 1.219.881

Anno 4 € 304.970

40%

10%

€ 22.935

€ 7.057

13%

4%

€ 79.294

€ 19.824

40%

10%

€0

€ 69.779

Anno 5

€0

Anno 8 €0

Anno 19 €0

€0

€0

€0

€0

Anno 21 €0

Anno 22 €0

Anno 23 €0

Anno 24 €0

Anno 25 €0

3049702 €

€0

€0

€0

€0

€0

€0

176422 €

100%

100%

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

198236 € 100%

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

139559 €

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

107637 €

100%

€ 26.909

€ 10.764

25%

10%

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

313487 €

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

647878 €

€0

€ 4.632.921

349.020

€ 412.394

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

€0

4.150.748

€ 4.563.141

€ 4.563.141

€ 4.563.141

€ 4.563.141

€ 4.563.141

€ 4.632.921

€ 4.632.921

€ 4.632.921

€ 4.632.921 € 4.632.921

€ 4.632.921

€ 4.632.921

no 3 349.020

Anno 4 -€ 191.010

Anno 5 € 340.000

Anno 6 € 349.737

Anno 7 € 381.060

Anno 8 € 381.060

Anno 19 € 381.060

Anno 20 € 381.060

Anno 21 € 381.060

Anno 22 € 381.060

Anno 23 € 381.060

Anno 24 € 381.060

Anno 25 € 381.060

0,873

0,835

0,798

0,763

0,729

0,697

0,424

0,405

0,388

0,370

0,354

0,338

0,324

1.178.163

-€ 159.455

€ 271.305

€ 266.757

€ 277.820

€ 265.558

€ 161.626

€ 154.492

€ 147.673

€ 141.156

€ 134.925

€ 128.970

€ 123.278

-€ 3.945.069 -€ 3.673.765 -€ 3.407.008

-€ 3.129.188

-€ 2.863.631

-€ 646.699

-€ 492.206

-€ 344.533

-€ 203.377

-€ 68.452

€ 60.518

€ 183.796

3.785.615

VAN

281

€ 3.518.341

€ 183.796



08

NOTE 1. Fonte: statistica.regione.emilia-romagna.it 2. Per la valutazione dell’importo degli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria e del contributo sul costo di costruzione sono state consultate le seguenti fonti: RUE 5 - Norme tecniche di attuazione NTA RUE 5.1 - Quaderno del RUE 10 Gennaio 2018 e Allegati Delibera di CC. 54596/88 del 14 Aprile 2016

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09 BIBLIOGRAFIA SITOGRAFIA



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BIBLIOGRAFIA Analisi storica e territoriale (cap. 01, cap. 02, cap. 03, cap. 05) Orioli V., Ravenna, la darsena e la città, in “IN_BO. Ricerche e progetti per il territorio, la città e l’architettura”, n. 6, giugno 2013 Storchi S., Nomisma (a cura di), “Redazione del piano economicofinanziario per la riqualificazione della Darsena di Ravenna”, Maggio 2012, Allegato al QUADRO CONOSCITIVO APPROVATO con Delibera di CC.16834/7 del 05/02/2015 Il Romagnolo (a cura di), “Il porto di Ravenna”, ed. EditRomagna, Ravenna, 2012 Ghinassi S., “Accademia Belle Arti Ravenna: centottant’anni”, ed. Longo Editore, Italia, 2010 Fo D., “La vera storia di Ravenna”, ed. Panini editore, 2007 Ferilli G., “Il porto di Ravenna: Dalla ricostruzione ai giorni nostri”, ed. Longo Editore, Ravenna, 1999 Crocioni G. e Stringa F., “Programma di riqualificazione urbana della Darsena di citta: piani”, ed. Atena, Roma, 1997 Savini, “Ravenna: piante panoramiche Volumi 1-5 (1905-1907)”, ed. Libreria antiquaria Tonini, 1996 Pollini B. e Turchi R., “E’ Cangian: porto di Ravenna“, ed. Edizioni 287


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moderna, Ravenna, 1984 Composizione architettonica e riferimenti (cap. 04, cap. 06) Bazzini D., Puttilli M., “Il senso delle periferie. Un approccio relazionale alla rigenerazione urbana” , ed. Elèuthera, Milano, 2008 Bondonio A., Callegari G., Franco C., Gibello L., “Il riuso delle aree industriali dismesse in Italia. Trenta casi studio”, ed. Alinea, Firenze 2005 Clément G., “ Manifesto del Terzo paesaggio”, ed. Quodlibet editore, 2005 Le funzioni (cap. 07) Dall’Osso G., “La creatività dell’artigianato nella provincia di Ravenna e nel circondario imolese: quali eccellenze per innovare”, ed. Homeless Book, Italia , 2017 Anderson C., “Makers. Il ritorno dei produttori. Per una nuova rivoluzione industriale”, ed. Rizzoli Editore, 2013 Studio Tamassociati (a cura di), “Vivere insieme : cohousing e comunità solidali : le chiavi e la cassetta degli attrezzi per costruire un nuovo modo di abitare”, ed. Altreconomia, Milano, 2012 Micelli S., “Futuro artigiano. L’innovazione nelle mani degli italiani”, 288


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ed. Marsilio Editore, 2011 Hopus (Housing Praxis for Urban Sustainability), “Housing for Europe. Strategies for Quality in Urban space. Excellence in design. Performance in Building”, DEI - Tipografia del genio Civile, Roma, 2010 Delera A., “Ri-Pensare l’abitare. Politiche, progetti e tecnologie verso l’housing sociale”, ed. Hoepli Editore, Milano, 2009 Approfondimenti progettuali (cap. 08) Arieti F., “Progettare edifici a energia zero”, ed. Maggioli Editore, 2017 Gabrielli L., Lami I.M., Lombardi P., “Il valore di mercato: note di lavoro per la stima di un immobile urbano”, ed. Celid, Torino, 2011 Realfonzo A., “Teoria e metodo dell’estimo urbano”, ed. Nis, Roma, 1994 Tesi consultate Barbara Moretti, Alessandra Zattoni, “Refill: progetto di riqualificazione dell’ex distilleria Alc.Este di Ferrara”; relatori: Giovanni Avosani, Marco Filippucci; correlatori: Roberto Di Giulio, Silvia Brunoro, Federico Arieti, Università degli Studi di Ferrara, Corso di Laurea in Architettura, A.A. 2016-2017

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Enrico Montanari, “Paesaggio industriale : progetto per una rigenerazione del complesso fieristico di Reggio Emilia al servizio del comparto industriale di Mancasale”; relatori: Roberto Di Giulio, Sergio Fortini; correlatori: Laura Gabrielli, Federico Arieti, Università degli Studi di Ferrara, Corso di Laurea in Architettura, A.A. 20162017 Federica Di Venanzio, “Darsena in movimento”; relatori: Emanuele Piaia, Giovanni Zannoni; correlatore: Roberto Di Giulio, Università degli Studi di Ferrara, Corso di Laurea in Architettura, A.A. 20152016 Maurizio Brambilla, “Make lab: l’officina del fare : rigenerazione urbana dell’area dei magazzini ex sir della darsena di Ravenna”; relatori: Alessandro Massarente, Marco Pavarani, Università degli Studi di Ferrara, Corso di Laurea in Architettura, A.A. 2015-2016 Alice Mezzanotte, “Re_mark_able : strategie per la riattivazione di un comparto della darsena di Ravenna”; relatori: Nicola Marzot, Francesco Pasquale, Università degli Studi di Ferrara, Corso di Laurea in Architettura, A.A. 2013-2014 Mirko Marescotti, “Ravenna, dalla darsena al centro storico: piano di riqualificazione dell’area della stazione ferroviaria per il collegamento del comparto della “Darsena di Città” al tessuto urbano”; relatore: Valentia Orioli; correlatore: Valter Balducci, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna sede di Cesena, Corso di Laurea in Architettura, A.A. 2010-2011

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Strumenti urbanistici PRU Darsena di città – 1995 - Relazione illustrativa PSC Ravenna – Relazione illustrativa RUE Ravenna – Norme tecniche di attuazione POC Darsena – Elaborato descrittivo D1 Relazione - DPQU POC Darsena – Piano degli obiettivi e delle azioni - Allegato al POC D1 Relazione - DPQU POC Darsena – Norme tecniche di attuazione POC Darsena – Tavola D4 POC Darsena – NTA – Scheda di Subcomparto 11DX POC Darsena – NTA – Scheda degli elementi EV1 Conferenze e workshop

“Workshop RiCrea: imprese creative rigenerano la città”, 20-21 Ottobre 2017, Ferrara “Workshop RiCrea: fare rigenerazione”, 20-21 Ottobre 2017, Ferrara “RiCrea Talk: le immagini della città riusata”, 20-21 Ottobre 2017, Ferrara 291


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SITOGRAFIA Analisi storica e territoriale http://www.comune.ra.it/Aree-Tematiche/Ambiente-Territorioe-Mobilita/Urbanistica/Progettazione-Urbanistica/Darsena-diCitta/Cenni-Storici, consultato in Aprile 2017 http://www.comune.ra.it/La-Citta/Statistica/Bollettini-dellapopolazione/Bollettino-della-Popolazione-2015, consultato in Aprile 2017 http://www.turismo.ra.it, consultato in Giugno 2017 http://www.ladarsenachevorrei.comune.ra.it/Documenti/Glistrumenti-urbanistici/Ipotesi-master-plan-di-Boeri-Studio, consultato in Aprile 2017 www.stefanoboeriarchitetti.net, consultato in Aprile 2017 Riferimenti funzionali (consultati nei mesi Aprile e Maggio 2017) https://bando2016.culturability.org/partecipanti/cu_box/ http://www.fablabascuola.it http://fab.cba.mit.edu/about/charter/ https://www.wired.it/topic/maker/ 292


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https://www.arduino.cc http://www.piemontesostenibile.tv/video/toolbox-coworkingfablab-torino http://www.ravennanotizie.it/articoli/2016/03/30/educareallartigianato-digitale-a-ravenna-nata-lassociazione-fablab.html http://fabfoundationitaly.org/ http://torino.makerfaire.com/ http://www.openp2pdesign.org/2013/spaces/10-things-to-dowhen-starting-a-fablab/ https://it.wikipedia.org/wiki/Fab_lab http://www.rinoteca.com/ http://www.toolboxoffice.it/fablab-torino/ http://www.fablabbologna.org/ https://www.fablabfaenza.org/ http://fablabparma.org/ http://www.fablabtreviso.org

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http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/art/ progettazionee-architettura/ http://www.warehouse.marche.it/cosa-coworking/ https://it.wikipedia.org/wiki/Coworking http://www.raffineria42.it/2016/03/05/a-ravenna-il-coworkingnon-serve-a-nessuno/ http://www.meme-exchange.eu/coworking.php http://www.raffineria42.it/ http://www.colaboravenna.it/ https://www.kireco.eu/ http://cresco.ra.it/ http://www.bnbiz.it/ http://www.buh12.com/ https://www.prague.eu/it/oggetto/luoghi/2753/vnitroblock http://spaziofase.com/site/index http://www.ndsm.nl/

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https://www.architetturaecosostenibile.it/architettura/progetti/ in-italia/progetto-zoia-abitare-milano-825/ https://www.architetturaecosostenibile.it/architettura/progetti/ in-italia/housing-sociale-temporaneo-sharing-hotel-residencetorino-073/

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10 ELABORATI PROGETTUALI

























11 RINGRAZIAMENTI



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Alla professoressa Silvia Brunoro, per aver creduto fin dall’inizio nel percorso che ci ha portate a questo risultato. Per la sua costante disponibilità e gentilezza che hanno reso le revisioni un momento di piacevole confronto. Alla professoressa Laura Gabrielli, per i preziosi consigli e per il costante supporto, didattico e morale, dall’inizio del percorso fino all’ultimo secondo. Grazie per aver dimostrato sempre grande disponibilità e interesse per il nostro lavoro. All’architetto Marco Filippucci, perché, con la sua grande attenzione per i dettagli, ci ha insegnato tanto e sentiamo che senza il suo prezioso contributo, il progetto non sarebbe stato lo stesso. All’architetto Fausto Barbolini, per averci sempre sostenute e spronate anche nei momenti più difficili. Grazie per il sincero incoraggiamento dimostrato, che ci ha aiutate a portare avanti le nostre idee. All’architetto Federico Arieti, per la disponibilità dimostrata a tutte le ore e la grande passione che mette nel suo lavoro. A Carlo Occhiali, per le informazioni e per averci guidate all’interno del subcomparto 11. Grazie per il supporto e per aver dato ascolto a due studentesse all’inizio del loro percorso di tesi.

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Laura Ai miei genitori, per avermi permesso di portare avanti questo percorso nonostante le difficoltà. Per la loro presenza costante nei momenti belli e in quelli meno belli e per la certezza di avere alle spalle due colonne sempre pronte ad aiutarmi nei momenti più complicati. Ai miei fratelli, Lorenzo e Alessandro, per suggerirmi costantemente che i libri non sono tutto e che è importante prendersi cura di se stessi. Per aver sempre dimostrato di essere orgogliosi di me. Alla mia numerosa famiglia, zii e cugini, sempre pronti a sostenermi e a dimostrare di volermi bene. Grazie anche ai miei nonni, che mi guardano da lassù da ormai molto tempo; in ogni momento c’è stato un pensiero per loro. Ad Andrea, per l’amore e il sostegno silenzioso dimostrati in questi anni. Per avermi accompagnata e sostenuta pazientemente dall’inizio alla fine di questo percorso e per essere riuscito a sopportarmi nei momenti più critici. Grazie per aver condiviso con me questi anni così importanti. Alle mie amiche storiche, in particolare Valentina, Valentina e Valentina (Vene, Cappi, Gross), per avermi confermato che l’amicizia vera va al di là della distanza fisica. Grazie per esserci state, per esserci ancora e per condividere pensieri e momenti di vita. Alla mia seconda famiglia, a Luca e Fra, i miei fratelli acquisiti, senza i quali questi anni trascorsi insieme non avrebbero avuto lo stesso 324


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valore. Grazie per essere stati la mia casa e per aver reso la vita a Ferrara più accogliente. A Robi, per essere una grande amica, prima che collega. Grazie per aver condiviso con me questo lungo percorso e per aver imparato a sopportare i miei gusti musicali e le particolarità della mia persona (tipo l’ansia). Grazie anche per avermi permesso di non dormire per strada, nell’ultimo mese. Ai miei amici di Ferrara, i “Segnori”, in particolare alla mia compatriota Lina, alla sostenitrice degli Oblivion Virgi, a Meri e tutti gli altri. Grazie per aver condiviso tutti i momenti, belli e brutti, di questa avventura, i giorni e le notti. Grazie a tutti gli altri amici, che non posso citare per non creare un poema, ma che sono parte della mia vita. Grazie a tutti voi per esserci stati e per aver contribuito in qualsiasi modo nel raggiungimento di questo traguardo.

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Roberta A mia mamma voglio dedicare questo e ogni mio prossimo lavoro, così come tu hai dedicato la tua vita a me e Ale affinché potessimo realizzare i nostri sogni. Mi hai dato tutto e anche di più, non mi hai mai fatto sentire la mancanza di niente e nessuno, sei stata la mia guida, la mia certezza costante, sei la persona più forte e generosa che conosca, e adesso è arrivato il mio turno di aiutarti. A mio fratello Ale voglio dire che crescere con te mi ha fatta sentire meno sola. Sei il mio migliore amico, oltre che fratell(astr)o, sappi che potrai contare sempre su di me e per qualunque cosa, ti voglio bene. A mio nonno Dieda, che oggi dovevi essere qui con me a festeggiare, tu che avresti fatto comunque amicizia con tutti nonostante la lingua. Voglio ricordarti mentre riempivi casa con le tue strane invenzioni o quando controllavi dalla finestra cosa combinavo quando uscivo, perché ci hai dimostrato tanto amore coi tuoi piccoli gesti e ci mancherai ogni giorno di più. A Eleonora, zia adottiva, sorella, amica, psicologa, boss, co-socia della Cambusa, tutor di vita, ma soprattutto una parte insostituibile del mio cuore e della mia famiglia. Che dire, forse non bastano tre righe per definire il legame che abbiamo creato, sappi soltanto che averti al mio fianco in un giorno così importante mi riempie il cuore di gioia, ci aspetta questa e tante altre avventure insieme. A Lau, la mia adorata compagna di tesi che ancora oggi mi dovrà sopportare. Grazie per tutto il disagio che abbiamo condiviso, le giornate passate a disperarsi perchè il progetto non arrivava, 326


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l’ansia (quasi mai mia), i pranzi (unica gioia nelle infinite giornate di lavoro), i cassoni, le informazioni sui popoli stranieri che ci provano con i sport olimpici, ma soprattutto per aver stretto i denti e resistito fino a questo momento. Sono contenta di aver condiviso questo percorso con te, abbiamo formato un team davvero forte e ora non ci rimane che un ultimo sforzo! A Fra, la mia amica più blu e più pazza. Peccato non essersi trovate sin dal primo anno, d’altronde se fosse andata diversamente probabilmente non saremo qui a laurearci, ma ci saremo perse nella notte a vagabondare e fare i nostri discorsi importanti a orari improbabili con gente altrettanto improbabile. Sono davvero contenta per te, che hai nuovamente l’occasione di partire, so quanto ti rende felice poter salire su un aereo e vivere nuove avventure, naturalmente verrò a trovarti, con la promessa di non farti licenziare dal tirocinio (forse). Sei un’amica e una persona speciale, forte e coraggiosa, piena di sogni e ambizioni che spero realizzerai presto. Anche se in futuro dovessi essere a centinaia di migliaia di chilometri di distanza, non voglio perderti, mai. A Robi, mi rendi felice. Aver scalato quella montagna è stata una delle decisioni migliori che abbia mai preso. Sei entrato solo di recente nella mia vita, ma temo di non poter fare più a meno di te. A Buffo, compagno di gruppo per eccellenza e svuotatore di frigoriferi, voglio dirti grazie per tutti gli splendidi progetti che abbiamo fatto durante la carriera universitaria. Sei stato il mio primo amico dentro alla faf, e ora che tutto sta per finire so che un po’ mi mancheranno i mille caffè (tremendi) delle macchinette, le feste, le nottate (non poche) e i pranzi (rigorosamente a 327


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casa mia). Quando ti verrà fame saprai sempre dove andare. A Catarina Rosa Lima, che rivedrò sicuramente ancora perchè mi ha promesso di rifarmi la sua buonissima carbonara portoghese. Ti voglio bene, Ferrara sente la tua mancanza e anche io. Alle mie amiche di Ferrara Nicole, Laura e Greta, ritrovate dopo qualche anno, che spero di non perdere più. A Samanta, guida nei primi anni. A Luca, grazie per i consigli di cucina, le padellas fritte, le chiamate senza doppi fini e le grandi risate. A Giuseppe Improta, per l’accoglienza nell’azienda di famiglia. Ai miei amici Moha, per la simpatia e Giova, per le telefonate “serene”.

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