l'Automobile Week 03

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Week INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE

Settimanale digitale • 3 • 14/7/2017

SupplWemento settimanale a l’Automobile.

la cattiva strada FRANCESCO PATERNÒ ■ La manutenzione stradale in Italia è ferma. Un po’ lo sappiamo girando per le nostre città piccole e grandi, soprattutto se lo si fa su due ruote, ora ce lo conferma la Siteb, l’associazione dei costruttori e manutentori delle strade, nella sua analisi periodica sullo stato di salute delle vie di comunicazione italiane. Pochissimi lavori anche nella bella stagione quando il clima (e il minor traffico) aiuterebbero, amministrazioni che non pagano, cantieri fermi e vie chiuse. Sulla cattiva strada, aggiunge una ricerca condotta in collaborazione con Polizia e Ania, s’incontra-

no poi troppi automobilisti che circolano senza assicurare la propria auto. Illegalità diffusa e pericolo per tutti. Per fortuna, anzi per buona politica ci sono anche delle strade virtuose. Come a Brescia, dove il Comune ha messo a punto un piano di mobilità sostenibile fatto di nuove piste ciclabili, di bonus da spendere in car sharing rinunciando all’auto di proprietà, di nuovi treni per i pendolari e altro ancora. O andando sul digitale, come la piattaforma Sharemine, nata da una costola di un’azienda di Roma, che permette a piccole aziende e a privati di fornire o usare servizi di mobilità condivisa. Riducendo traffico e inquinamento. Che settimana.


PAESE

Tutto fermo per le strade italiane. VALERIO ANTONINI

■ In Italia si consuma sempre meno asfalto, segno inequivocabile che il parco stradale nazionale non è adeguatamente mantenuto. Nei primi quattro mesi del 2017, rispetto allo stesso periodo del 2016, il calo di utilizzo del bitume è stato del 4,7%. Strade malate Le brutte notizie arrivano dal Siteb (Associazione dei costruttori e manutentori delle strade) che ha esposto i contenuti dell’analisi periodica sullo stato di salute delle vie di comunicazione italiane. L’esito non è confortante. I lavori tardano a sbloccarsi anche da maggio a settembre, in quella che è considerata la stagione più adatta alle manutenzioni visto il clima maggiormente favorevole. Aumentano, invece, i tratti di carreggiata dismessi e chiusi al traffico per ragioni di sicurezza, in particolare lungo le arterie secondarie. I maggiori disagi arrivano dalla gestione delle strade comunali e provinciali (130.000 km sui 600.000 km della rete nazionale). L’incertezza sulle relative competenze ha portato allo stallo nei lavori di manutenzione, per via del continuo scarico di responsabilità tra le diverse amministrazioni. Nessuno paga, così i cantieri restano fermi e le strade chiuse. E questo nonostante anche il Parlamento abbia preso posizione in materia, emanando una direttiva che, tuttavia, non ha mai trovato attuazione pratica. 2

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Cosa succede? Il prezzo relativamente basso del petrolio avrebbe dovuto incentivare l’utilizzo del bitume che invece è, come abbiamo già detto, in calo. Con il passare del tempo la situazione peggiora e aumentano i costi di ciascun intervento. Secondo l’associazione, negli ultimi 8 anni, sarebbero stati necessari ulteriori investimenti per 10 miliardi di euro in manutenzione. Adesso ne servirebbero almeno altri 40 per correre ai ripari. Dal 2006 la produzione di asfalto è crollata quasi del 50%, dalle 40 milioni di tonnellate annue, alle 23 attuali. Stallo pericoloso “Serve un segnale forte dalle istituzioni per avviare una seria campagna di manutenzione stradale, prima che il degrado comprometta irrimediabilmente l’enorme valore complessivo delle nostre arterie principali (stimato in 5.000 miliardi di euro) e ne renda economicamente insostenibile anche il ripristino ordinario.”- ha sottolineato Michele Turrini, presidente della Siteb. “In Italia si sta distruggendo il patrimonio di strade, imprese e tecnologia. È tutto bloccato”. Altri dati negativi arrivano sul fronte della raffinazione: l’impianto di bitume modificato di Roma, che si aggiunge alla raffineria, già da anni inattiva e utilizzata come deposito di prodotti petroliferi, è stato definitivamente chiuso. Ulteriore conferma di un mercato asfittico, dalle prospettive (ancora una volta) poco incoraggianti.


SICUREZZA

Rc auto: troppi circolano senza. REDAZIONE ■ Troppe auto in Italia circolano senza assicurazione. A confermarlo i risultati dell operazione “Mercurio Eye Insurance”, realizzata nella prima settimana di luglio in collaborazione tra Polizia di Stato e Ania, l associazione nazionale tra le imprese assicuratrici. Troppi furbi Secondo i dati diffusi, sono stati controllati 419.612 veicoli e di questi 2.419 - lo 0,6% - sono risultati non coperti da assicurazione. 12 persone sono state arrestate e 45 denunciate, a conferma di una preoccupante assuefazione alla illegalità. Il 90% delle persone fermate non in regola è di cittadinanza italiana, normalmente con più di 50 anni, per il 40%, con precedenti penali e alla guida di auto di cilindrata compresa tra 1.000 e 5.000. Illegalità diffusa Il direttore centrale delle specialità della Polizia, Roberto Sgalla, nel presentare i risultati, ha sottolineato come, “si tratti di un fenomeno grave di illegalità che colpisce soprattutto chi è vittima di un sinistro con una di queste vetture fuorilegge e che si vede costretto a ricorrere al fondo di solidarietà per essere rimborsato”. Il fondo, ha ricordato Sgalla, è finanziato dalle società assicuratrici utilizzando però delle percentuali che vengono applicate su tutti i contratti di Rc auto.

L’occhio tecnologico di Mercurio Durante la settimana dell operazione, debutto assoluto per il sistema Mercurio che collega direttamente le pattuglie in azione sulla strada con la banca dati dell Ania, dove sono censite tutte le Rc auto. In questo modo si velocizza il lavoro di controllo e si garantisce l immediata applicazione di sanzioni verso chi trasgredisce. Anche in questo caso si può fare di meglio. Lo stesso Sgalla ha confermato come, “la normativa sul controllo remoto attende i regolamenti attuativi delle norme”. Una definizione che si spera arrivi presto, vista la preoccupazione che sollevano i numeri presentati di Polizia e Ania, soprattutto se si pensa che il problema potrebbe essere fortemente sottostimato.

PAESE

Brescia pedala sulla mobilità. MARINA FANARA ■ Oltre 15 chilometri di nuove ciclabili e riqualificazione della rete di piste già presenti sul territorio, bonus da spendere in car sharing per chi decide di rinunciare all auto di proprietà, ulteriori postazioni di bici condivisa nelle stazioni della metropolitana e nuovi treni suburbani dedicati alle migliaia di pendolari che dalla provincia ogni giorno entrano ed escono dalla città. Sono solo alcuni degli interventi già programmati dal Comune per fare di Brescia un area urbana dove lo spazio, promette Federico Manzoni, assessore alla mobilità, “sarà equamente condiviso tra tutti i cittadini, automobilisti, pedoni e ciclisti”. Il fenomeno pendolari “Il nostro piano di mobilità sostenibile”, ci spiega l assessore, “comprende una serie di iniziative. Abbiamo capito che per il nostro territorio serve un insieme di misure, perché se a Brescia vivono ‚solo 200 mila persone, altrettante ne entrano ed escono ogni giorno provenienti dalla provincia. È un enorme pendolarismo, paragonabile a città metropolitane del calibro di Bologna e Firenze, che si muove prevalentemente in auto. Abbiamo pianificato provvedimenti ad hoc proprio per allentare la morsa del traffico”. Più piste, più bici La mobilità ciclabile è uno dei punti più qualificanti. “La premessa”, sottolinea Manzoni, “è che l uso della bici non debba essere limitato al tempo libero, ma deve diventare una consuetudine per spostarsi in città. Tanto più considerando che il 60% degli spostamenti dei bresciani avviene su distanze inferiori ai 5 chilometri e il 40% non supera i 3: tragitti che possono essere percorsi tranquillamente in bicicletta”. Ecco 14 Luglio 2017 ·

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perché la giunta ha appena approvato una delibera per completare il programma “Più Bici”: si tratta della costruzione di ulteriori 15 chilometri di piste ciclabili, mentre sui 100 chilometri già esistenti sono previste importanti opere di riqualificazione e messa in sicurezza. Bike sharing, mon amour “Il potenziamento delle infrastrutture ciclabili”, precisa l assessore, “è l intervento più importante degli ultimi 10 anni per la nostra Amministrazione, sul quale saranno investite risorse altrettanto importanti: 2 milioni e 300 mila euro, di cui 1,5 milioni di fondi europei e i restanti 800 mila del Comune. Inoltre, si tratta di opere fondamentali e propedeutiche all ulteriore sviluppo del bike sharing in città”. Si chiama BiciMia ed è molto gettonato tra i bresciani, tanto che la città è la

prima in Italia per rapporto tra numero di abitanti e biciclette a disposizione: circa 600 mezzi e un totale di 73 postazioni, di cui una ventina presso le fermate della metropolitana. In provincia vince il treno Per rendere più sostenibile la mobilità con l hinterland, invece, il Comune ha in programma una rete di collegamenti ferroviari suburbani. “Saranno treni leggeri”, ci dice l assessore, “che organizzeremo in modo che chi arriva in città possa agevolmente proseguire il viaggio fino a destinazione in maniera integrata ad altre modalità: mezzi pubblici, bike o car sharing. L auto condivisa è un altro tassello importante del nostro programma, perché da quando il servizio è passato sotto la gestione di Brescia Mobilità, la municipalizzata del trasporto pubblico, sta crescendo a ritmi sostenuti. Tanto che abbiamo aderito al programma già avviato in altre città lombarde, Milano capofila, che prevede bonus da spendere in car sharing per chi decide di rinunciare all auto di proprietà”. Precedenza ai bambini “L ideale”, conclude l assessore Manzoni, “sarebbe quello di avere una città completamente libera dalle auto e dall inquinamento. Sarà difficile raggiungere questo traguardo in tempi brevi, ma nel frattempo abbiamo reso ancora più stringenti le limitazioni per l accesso alla Ztl che copre tutto il centro storico. In più, dopo una fase di concertazione con gli abitanti, abbiamo in cantiere altre 7 “zone 30” in aree particolarmente sensibili al traffico e, per salvaguardare la salute dei più piccoli, un altra nostra priorità è la costruzione di percorsi protetti a piedi e in bici: il tasso di mobilità più insostenibile in assoluto è proprio quello intorno alle scuole”.

INNOVAZIONE

Sharemine, app per una città migliore. PATRIZIA LICATA ■ Giovanni gestisce una piccola attività con una flotta di veicoli che però a volte restano inutilizzati. Laura non possiede la macchina: si muove con i mezzi pubblici, spesso inaffidabili. Il car sharing - e le tecnologie connesse possono risolvere i problemi di entrambi. A dimostrarlo è Sharemine, la piattaforma creata da Omoove, parte di Octo Telematics, azienda nata a Roma e divenuta in pochi anni il più grande fornitore europeo di servizi per la mobilità condivisa. 4

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Flotte, basta un click Il funzionamento è semplice. Giovanni si iscrive alla piattaforma internet Sharemine e crea la sua pagina dove inserisce i veicoli della sua flotta indicando modello, disponibilità e costo. Laura guarda le offerte di Sharemine, sceglie il veicolo più adatto e lo prende in noleggio. Giovanni, in quanto proprietario di una flotta, diventa così fornitore di un servizio di car sharing, in cui i veicoli vengono noleggiati per tempi brevi: in questo modo ottiene una fonte di guadagno in più e il cliente paga solo l effettivo utilizzo della macchina. Dalla piattaforma web Giovanni può controllare il numero di utenti e di auto attive in ogni momento, le prenotazioni, i viaggi in corso, i ricavi ottenuti, persino l usura dei veicoli. A scuola in ride sharing La piattaforma di mobilità condivisa Sharemine ha anche un secondo utilizzo, rivolto ai privati: può essere usata per creare delle comunità di ride sharing, ovvero gruppi di persone che si mettono in contatto per andare insieme in macchina verso la medesima destinazione. Questa soluzione può essere utilizzata per esempio dalle famiglie per la condivisione dei percorsi casa-scuola, in occasione di eventi sportivi o concerti, o di viaggi tra amici.


Mobilità sostenibile Lo scopo di Omoove è venire incontro alle esigenze della nuova mobilità sostenibile: chi ha bisogno di un auto non deve necessariamente affrontare il costo di comprarla e mantenerla, ma può noleggiarla solo quando serve, mentre chi ha una macchina può condividerla con altri, evitando di affollare le strade di miriadi di automobili con dentro solo l autista che generano traffico e inquinamento. “La mobilità quotidiana è contraddistinta da infrastrutture congestionate e l alto costo dei veicoli privati non è giustificato se si pensa alle alternative offerte”, osserva Edwin Colella, Chief Sales and Marketing Officer di Omoove. “Attraverso Sharemine, vogliamo contribuire alla trasformazione delle abitudini di mobilità, con uno strumento semplice e immediato”.

Sicurezza e risparmio Sharemine sarà disponibile per il pubblico a partire da agosto e consentirà, per i proprietari di flotte che offrono il car sharing, anche di usufruire delle soluzioni di telematica assicurativa di Octo. L azienda romana ha sviluppato tecnologie per auto connesse che rilevano, tra l altro, lo stile di guida e permettono sia di creare polizze personalizzate, risparmiando quanto più si è virtuosi, sia di fornire al conducente indicazioni perché adotti abitudini più corrette. Come sintetizza Jonathan Hewett, Chief Marketing Officer di Octo Telematics: “Rendiamo le strade più sicure oltre che meno inquinate e aiutiamo le persone a raggiungere le loro destinazioni a un costo ragionevole”.

AUTO E MOTO

Tesla, Musk svela la Model 3. REDAZIONE ■ Arriva la Model 3. Elon Musk ha pubblicato su Twitter, come d abitudine, due immagini in anteprima del primo esemplare della sua nuova vettura, destinata a diventare - si augurano alla Tesla - la capostipite delle elettriche di massa.

Regalo per Elon L auto nera, completata nella fabbrica di Freemont, rimarrà al fondatore e Ceo dell azienda californiana, già proprietario del primo esemplare della Roadster e della Model X. In questo caso si tratterà di un regalo. A piazzare il primo dei quasi mezzo milione di ordini per la Model 3, infatti, è stato Ira Ehrenpreis, finanziere e imprenditore californiano, membro del board di Tesla, che ha poi “donato” a Musk il diritto di ricevere la vettura uscita dalla catena di montaggio, per il suo 46esimo compleanno. Foto e video Insieme alle fotografie è stato diffuso anche un breve video che mostra l auto in un parcheggio, verosimilmente quello della stessa fabbrica di Freemont. Anche se non sono mostrati troppi particolari - la ripresa è effettuata ad una certa distanza - la vettura ha cerchi in lega, un 14 Luglio 2017 ·

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tetto trasparente e un innovativo cruscotto molto essenziale, dominato da un grande schermo ma praticamente privo di comandi e altri dispositivi. Produzione in crescita Solo pochi giorni fa Musk aveva annunciato che le prime 30 Model 3 sarebbero state consegnate il 28 luglio con una cerimonia e che da quel momento la produzione avrebbe preso l avvio, con l obiettivo di raggiungere il ritmo di 22.000 auto ogni mese, a partire da dicembre. Recentemente, parlando a margine dell assemblea degli azionisti, Musk ha confermato che, chi prenoti oggi una Model 3 - a un prezzo indicativo intorno ai 30.000 euro potrebbe riceverla non prima della fine del 2018.

AUTO E MOTO

Jaguar E-Pace, gelo e sabbia. PAOLO ODINZOV ■ Dalle normali strade all inferno verde del Nürburgring; dal gelo del Circolo Polare Artico alla polvere e al caldo torrido di Dubai: sono queste le condizioni con le quali la Jaguar ha fatto marciare la E-Pace, il nuovo suv compatto del giaguaro (finora presentato come concept elettrico) destinato ad affiancarsi alla più grande F-Pace. La E-Pace è stata sviluppata grazie a 120 mila ore di test in 4 continenti impiegando 150 prototipi, lavoro che ha coinvolto oltre 500 ingegneri del marchio inglese oggi di proprietà dell’indiana Tata. Gelo, sole e acqua La E-Pace è stata messa a dura prova negli ambienti più proibitivi del mondo, viaggiando con temperature al di sotto dei 40 gradi e sotto il sole nel deserto. Provandone le dinamiche di guida su ogni tipo di asfalto: da quello con maggior grip

delle piste, ai tornanti insidiosi di montagna. Portandola per sino in una piscina con acqua alta mezzo metro, nel centro Jaguar Land Rover di Gaydon, per un test di guado e dove è rimasta immersa per un’ora, con tutte le porte aperte a motore spento, prima di essere riavviata e portata fuori. Una vera Jaguar “Il nostro team di specialisti e ingegneri ha sviluppato e messo a punto una vera Jaguar. Mesi di intensi test sulle strade e sulle piste hanno consentito di arrivare alla definizione di uno sport utility compatto che ha nei contenuti le rinomate prestazioni Jaguar”, ha affermato Graham Wilkins, capo prodotto della vettura. Su Youtube per il finale Le sorprese, però, devono ancora arrivare perché la E-Pace affronterà la sua prova finale durante il debutto mondiale, previsto giovedì 13 luglio e che sarà trasmesso sul canale Facebook e Youtube, durante la quale, promettono i progettisti “la vettura dimostrerà di essere una vera Jaguar, oltre che agile e divertente da guidare”.

AUTO E MOTO

La Ford Fiesta è tornata. FRANCESCO PATERNÒ ■ VALLADOLID - La Ford Fiesta cambia ancora, a quarantuno anni dal lancio sul mercato europeo, puntando decisamente sulla tecnologia e sull’elettronica e mantenendo i prezzi allineati alla generazione precedente (a partire dai 14.250 euro, che diventano in promozione al lancio 10.950 euro). La linea è piacevole quanto più tradizionale, la carrozzeria è disponibile sempre a tre e cinque porte, la lunghezza supera per la prima volta i quattro metri (4,04). La capacità del bagagliaio (292-1093 litri) è praticamente

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invariata rispetto alla generazione precedente, un gradino sotto la migliore concorrenza. Niente ibrida Siamo andati a guidarla in Spagna, dove abbiamo avuto a disposizione due motorizzazioni di un’ampia gamma che prevede benzina e diesel, non purtroppo una versione ibrida per la quale non ci saranno novità finché vendere una plug-in sarà profittevole, ci hanno risposto in Ford. Non tutti i costruttori si muovono nello stesso modo, ma ne prendiamo atto. La nuova Fiesta non ha cambiato pianale, che però è stato rivisto in profondità, così come il sistema sospensivo. Il risultato è una guida facile, con ottima tenuta di strada e comfort anche su lunghi percorsi. Abbiamo guidato le versioni più potenti, la 1.0 tre cilindri turbo benzina Ecoboost da 140 cavalli e la 1.5 turbodiesel da 120 cavalli, che su un corpo vettura compatto danno soddisfazione. Della prima si apprezzano in particolare la fluidità e la risposta sempre pronta, della seconda l’insonorizzazione. Il cambio di entrambe è un manuale a sei rapporti, senza impuntamenti. Peccato che un automatico sia disponibile per ora soltanto sulla 1.0 tre cilindri turbo benzina da 100 cavalli. Via con quattro declinazioni La Fiesta nasce in quattro declinazioni, cui seguirà nel 2018 una quinta – l’Active, vestita da crossover – eppoi una “cattiva ST da 200 cavalli. Da settembre sono in vendita la Plus, l’accesso, la Titanium, la classica (insieme faranno il 50% delle vendite, ci dice l’amministratore delegato di Ford Italia Fabrizio Faltoni), la ST-Line, la sportiva, e la Vignale, la più elegante.

Telecamere, radar e sensori Per tutte, vale il sistema di connettività Sync 3 e soprattutto i tanti sistemi di sicurezza (15 di assistenza alla guida), basati su una piattaforma tech fatta di 2 telecamere, 3 radar e 12 sensori a ultrasuoni capace di monitorare a 360 gradi l’area intorno all’auto e la strada che precede fino a 130 metri. È un elenco, ma sarebbe bene ricordarsene quando si è alla guida nel traffico di tutti i giorni. C’è la frenata automatica d’emergenza con assistenza pre-collisione e riconoscimento dei pedoni (Pre-Collision Assist with Pedestrian Detection), capace di funzionare anche di notte in condizioni di scarsa sensibilità; il sistema di riconoscimento dei segnali stradali (Traffic Sign Recognition), gli abbaglianti automatici (Auto High Beam), il monitoraggio del traffico in arrivo (Cross Traffic Alert), che avvisa il guidatore, durante la retromarcia, della presenza di veicoli in avvicinamento. Tanti “occhi” E ancora sistemi più diffusi come il controllo adattivo della velocità di crociera (Adaptive Cruise Control), il limitatore di velocità regolabile (Adjustable Speed Limiter), il riconoscimento di veicoli nella zona d’ombra (Blind Spot Information System), l’indicatore della distanza di sicurezza (Distance Indication), il monitoraggio dell’attenzione del guidatore (Driver Alert), il monitoraggio e il mantenimento della corsia di marcia (Lane Keeping Alert e Lane Keeping Aid) e l’avviso di emergenza pre-collisione (Forward Collision Warning). Tutti occhi che lavorano per noi, anche se il primo aiutante per una guida in sicurezza resta l attenzione massima dell essere umano (ancora) al volante. 14 Luglio 2017 ·

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INNOVAZIONE

BUSINESS

Il bus Segmento B, (elettrico) la più venduta e le formiche. del mondo. CARLO CIMINI

REDAZIONE ■ Nei primi cinque mesi del 2017, secondo i dati raccolti dal sito Focus2Move, la classifica delle 25 automobili del segmento B più vendute al mondo vede ancora al primo posto la Volkswagen Polo (benché la nuova generazione sia stata annunciata per ottobre), seguita dalla Toyota Yaris e dalla Renault Clio. La new entry è la cinese Baojun 310, al diciottesimo posto, dietro la Mini.

■ L incubo delle casalinghe e di chi ama fare i picnic potrebbe trasformarsi in una formidabile arma a favore dell ambiente. Un gruppo di studenti dell Università della Tecnologia di Eindhoven, riuniti in una squadra chiamata team Fast, sta studiando come realizzare un carburante basato sull acido formico, un composto chimico che in natura viene prodotto dalle formiche, che lo usano come arma di difesa. Carburante ecologico Secondo i ricercatori è possibile trasformare l acido in energia per caricare una batteria e per questo hanno creato un bus elettrico che si muove solo grazie a questo carburante. Al mezzo è collegato un piccolo rimorchio soprannominato Rex , in cui l acido viene convertito in energia elettrica. La squadra Fast utilizza una miscela di acido formico concentrato al 99%, con l aggiunta di un agente in grado di migliorarne le prestazioni e creare idrazina, un combustibile chimico molto performante, già utilizzato per le missioni aerospaziali. Questa miscela contiene quattro volte la densità di energia di una semplice batteria. Il sistema può produrre fino a 25 chilowatt di potenza. I test stanno proseguendo e si spera di poter mettere in strada il primo veicolo entro la fine dell anno. Prodotto multiuso La sostanza, oltre ad essere rilasciata da alcune specie di formiche da cui prende il nome, si trova in natura nelle piante di ortica. È anche riproducibile a livello industriale e viene solitamente utilizzata per la conservazione dell alimentazione del bestiame. I sali derivati dall acido formico sono utilizzati in molte altre attività, come nel tessile e nella fabbricazione di carta e gomma. 8

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+2,4% di vendite In questo periodo, le vetture di segmento B vendute a livello globale sono state 4.054 milioni unità, +2,4% rispetto ai primi cinque mesi del 2016. Per il secondo anno consecutivo la leader del mercato è ancora la Volkswagen Polo con 280.140 unità (pure con un -5,0% rispetto all anno precedente). La Toyota Yaris si piazza in seconda posizione con 215.716 unità (+7,1%, da notare che è l unica ad avere una motorizzazione ibrida nel segmento), seguita dalla Renault Clio con 57.278 unità (+ 1,2%). La Top Ten Fuori dal podio la Ford Fiesta con un totale di 192.862 vendite (-0,3%, la settima generazione è in arrivo in settembre), la Peugeot 208 con 140.328 unità (-0.9%) e Honda Fit (Jazz in Europa) con 122.522 unità (-11.9%). Nelle prime dieci ci sono anche la Opel Corsa al settimo posto con 117,250 unità vendute (-4,9%) seguita dalla Hyundai i20 con 115.944 unità (+ 10,8%), Kia Rio con 111.105 unità (+ 7,2%) e la Citroën C3 con 101.825 unità (+30,7 %).


AUTO E MOTO

Mv Augusta, la Brutale a stelle e strisce. ANTONIO VITILLO ■ La nuova Mv Agusta Brutale si chiama America. Nasce con l’intenzione di ripercorrere le orme dell’antesignana quadricilindrica S America 750, ricercato modello da collezione del 1975, dotato di doppio albero a camme in testa, alimentazione a carburatori e raffreddamento ad aria. Dal quale la nuova Brutale versione America riprende la tipica livrea bianca, rossa e blu a richiamare la bandiera a stelle e strisce. Colori rimasti nell’immaginario degli appassionati, tonalità che hanno accompagnato anche un altro paio di versioni Brutale, oltre ad alcune elaborazioni del preparatore Magni. American Special Edition La livrea America veste per la prima volta una Brutale 800, quindi un modello con motore tre cilindri, ovviamente omologato Euro 4. Il blu è micalizzato, dai riflessi cangianti. C è anche il nero lucido, presente su diversi dettagli, oltre che sul parafango anteriore. Sul serbatoio, il logo Mv Agusta, a rinverdire gloriosi fasti, è arricchito da 37 stelline, una per ogni titolo mondiale

conquistato. Sul convogliatore d’aria del radiatore c’è la scritta “America Special Edition”. Il numero di produzione è invece inciso sulla piastra di fissaggio del manubrio a quella di sterzo, numero progressivo che l’acquirente troverà scritto sul certificato che accompagnerà la moto. Una per ogni Stato La sella della Brutale America è caratterizzata da imbottitura e finiture specifiche, come la cucitura coi riflessi in oro, che riprende quelli del serbatoio. Questa speciale Brutale sarà commercializzata dalla filiale Usa della casa varesina. Intanto in cinquanta esemplari, uno per stato. È questa un’operazione commerciale che, evitato in marzo scorso il fallimento dell’azienda, vuole essere uno degli strumenti per rilanciarla sul mercato statunitense. La Mv Agusta Brutale 800 America sarà ufficialmente presentata in occasione dell’appuntamento californiano della Superbike mondiale a Laguna Seca, dal 7 al 9 luglio. Costerà 14.998 dollari.

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AUTO E MOTO

Aston Martin, la cavalcata della Valkyrie. VALERIO ANTONINI ■ In attesa del lancio ufficiale, previsto non prima dell’inizio del 2018, Aston Martin ha svelato gli ultimi dettagli della Valkyrie, nuovo gioiello del marchio di lusso britannico. Una volta omologata per la strada, potrebbe essere tra le auto più estreme del mondo (aspettando la nuova Project One di Mercedes-Amg che promette di andare ancora oltre). Mille cavalli da domare Progettata insieme con il reparto Advanced Technologies di Red Bull ed equipaggiata con un motore V12 aspirato da 6.5 litri (accoppiato ad un sistema ibrido), in grado di erogare una potenza di 1.000 cavalli, la nuova Valkyrie sembra non temere rivali riguardo assetto e aerodinamica (da competizione) e i materiali ultra leggeri con i quali è stata assemblata. A prima vista sembra ricordare esteticamente i modelli da pista della Pagani, anche se a guardare meglio il design, soprattutto del posteriore, si intuisce che parliamo di un oggetto unico nel suo genere. Design estremo Rispetto al modello ammirato in anteprima a Ginevra (il prototipo si chiamava Am-Rb 001) l’ultimo restyling, curato in prima persona dal progettista Adrian Newey (di-

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rettore tecnico della scuderia Red Bull di Formula 1), ha una coda interamente rivista e un design esterno ancora più aggressivo. Sono state inserite due nuove prese d’aria, che si sviluppano tra il parabrezza e la parte interna del passaruota: la soluzione consente più deportanza anteriore (la forza diretta verso il basso che migliora l’aderenza), utile per garantire una maggiore stabilità in curva, anche a velocità elevate. Logo ridisegnato Due tunnel Venturi (così chiamati in riferimento al fisico italiano che scoprì il rapporto tra velocità e pressione di un fluido in un condotto) portano ad un nuovo diffusore d‘aria. I fari anteriori sono attaccati ad un telaio in alluminio anodizzato che protegge dalla corrosione e permette una maggiore luminosità rispetto ai gruppi ottici tradizionali (30/40% in più). Il peso della vettura è stato ridotto al minimo. Perfino il logo del marchio è stato stilizzato e riprodotto in alluminio ultra leggero. La lettera V Gli interni vedono un abitacolo in monoscocca di carbonio essenziale e caratterizzato da una postura del sedile anteriore che ricorda da vicino quello delle vetture della 24 ore


di Le Mans. Sono presenti due display alla base dei montanti anteriori che funzionano da specchietti retrovisori ed un terzo, di dimensioni più grandi, posto al centro della plancia, che fornisce informazioni sull andamento della vettura. Il volante, simile a quelli di Formula 1, contiene un piccolo monitor che permette al guidatore di avere tutti i parametri sotto controllo. La scelta del nome segue la tradizione di utilizzare la lettera V per i modelli sportivi della Casa auto di Gaydon: Virage, Vanquish e Vulcan seguono questa linea. E adesso anche Valkyrie.

3.400.000 euro Mancano pochi particolari alla versione definitiva: “L esterno è completo al 95%” - ha confermato il designer Miles Nurnberger - la parte strutturale della carrozzeria non può essere più cambiata, ma ci sono aree tuttora in perenne evoluzione. Newey continua a cercare il migliore assetto attraverso piccoli ma importanti aggiustamenti”. Stando alle previsioni, la nuova sportiva Aston Martin sarà costruita in 150 esemplari da strada e 25 da pista. Dovrebbe costare almeno 3 milioni e 400.000 euro.

AUTO E MOTO

Audi, l’ora in più di A8. PAOLO ODINZOV ■ BARCELLONA - Un ora virtuale in più al giorno per sfruttare al massimo e al meglio il tempo trascorso in auto: promette questo l’Audi ai suoi clienti. Una “25esima ora” – secondo il numero uno della Casa tedesca Rupert Stadler - possibile grazie a tecnologie e soluzioni nell’ambito della automatizzazione, connettività ed elettrificazione, unite a un’intelligenza artificiale Audi AI in grado di ridurre i livelli di stress dei guidatori. L’Audi del futuro è già qui Ad anticipare la mobilità del domani per i Quatto Anelli è la nuova A8: svelata davanti alla stampa mondiale al primo summit dell’Audi, tenutosi a Barcellona e dove tra storia e futuro gli uomini di Ingolstadt hanno spiegato come i modelli che usciranno prossimamente dalle loro fabbriche cambieranno il modo di spostarsi. A cominciare proprio dall’ennesima edizione della loro ammiraglia, prevista sulle strade il prossimo anno. “Un’automobile – ha spiegato Stadler – caratterizzata da contenuti mai visti nella categoria”. Dal design esterno, pronto a farne un’icona di stile. Fino alla meccanica, dotata di propulsioni ibride anche con ricarica wireless e capace di garantire prestazioni sportive con il 6.0 litri benzina da 585 cavalli e 800 Nm di coppia.

al massimo ogni centimetro, all’interno del quale grazie a una evoluta interfaccia uomo-macchina è possibile provare una esperienza di bordo unica. Spariscono dalla plancia manopole e touchpad in favore display e sensori e tutte le funzioni dei dispositivi possono essere gestite utilizzando comandi tattili, acustici e gestuali. Guida da sola “La nuova A8 - rivela Dietmar Voggenreiter, a capo di vendite marketing della Casa tedesca – è anche la prima auto di serie al mondo che offre una guida altamente automatizzata di livello 3. Il Traffic Jam Pilot con cui è equipaggiata le consente di gestire partenza, accelerazione, sterzo e freni lasciando al conducente, in conformità con le disposizioni nazionali vigenti, la libertà di togliere le mani dal volante per un periodo prolungato e dedicarsi ad esempio a guadare la Tv di bordo”. Fa questo grazie alla intelligenza artificiale che integra una centralina elettronica, dove viene elaborata costantemente e in tempo reale un’immagine dell’area intorno alla vettura combinando i dati inviati da una miriade di sensori tra cui un sofisticato scanner laser. La chiami al telefono e arriva Tramite i sistemi Remote Park Pilot e AI Remote Garage, la nuova A8 può perfino parcheggiare da sola e uscire da un garage per andare a prendere sotto casa il guidatore controllando le manovre da uno smartphone. E all’Audi, con coraggio, la chiamano ancora automobile.

Saluta i passeggeri Lunga 5,17 metri e proposta nella versione “L maggiorata nel passo di 13 centimetri, “la nuova A8 è un’automobile che va oltre , come affermano i progettisti. Una vettura dalla forte presenza che dichiara dall’esterno esclusività proponendo equipaggiamenti come i proiettori a Led Matrix HD laser, per scrutare ogni angolo della strada da centinaia di metri. Oppure i gruppi ottici posteriori Oled che possono creare animazioni luminose con le quali accogliere guidatore e passeggeri. Via tasti e manopole Al tutto la nuova A8 unisce un abitacolo studiato nell’architettura in senso orizzontale, in modo da ottimizzare 14 Luglio 2017 ·

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Marty Feldman: occhio alla strada. GIUSEPPE CESARO ■ “Sono l’unico attore che abbia mai recitato in un film horror senza bisogno di trucco” e “la mia faccia riflette in pieno il disastro totale della mia vita”. È racchiuso in queste due frasi il destino professionale e umano di Martin Alan Marty Feldman - attore, comico, autore teatrale, televisivo e radiofonico - nato a East London, l’8 luglio 1934 (83 anni fa esatti) e morto d’infarto a Città del Messico il 2 dicembre 1982 (a soli 48 anni), durante le riprese del film “Il pirata Barbagialla”. Vegetariano anomalo Mel Brooks – il regista che lo aveva reso una celebrità mondiale, dirigendolo in quel capolavoro di comicità surreale che è “Frankenstein Junior” (1974) - dichiarò che tra le cause che potevano aver contribuito a mettere fine alla vita del giovane attore, c’era il fatto che “poteva fumare anche cinque pacchetti di sigarette al giorno, beveva litri e litri di caffè e aveva una dieta alimentare fin troppo ricca di uova

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e latticini”. Informazioni, però, che contrastano con lo stile vegetariano predicato da Feldman. “Sono cresciuto – raccontava - nei sobborghi di Londra: da bambino, in città non vedi animali, a parte piccioni, gatti, cani e cavalli. Niente che la gente mangi. Quando scoppiò la guerra, sfollammo in una fattoria di campagna e cominciai a giocare con gli animali. E un bel giorno George il coniglio era diventato George la cena”. Anche questa vocazione vegetariana, però, non appare esattamente in linea con gli abusi di fumo, alcol e droghe, che hanno segnato la vita di questo grande talento di ironia e non-sense. L’incidente chiave Tutti ricordano l’irresistibile vis comica di uno sguardo talmente sgangherato da risultare letteralmente unico al mondo. Non tutti, però, conoscono le ragioni che hanno reso il viso del giovane Martin una vera e propria maschera. La


causa principale è senz’altro una forma piuttosto seria di ipertiroidismo associato al morbo di Graves-Basedow, che gli ha procurato la protrusione dei bulbi oculari, rendendo i suoi occhi particolarmente sporgenti. A questo si aggiunge un incidente di gioco, durante gli immancabili tafferugli tra ragazzi di strada nei sobborghi di Londra: “Quand’ero bambino - dichiarò - qualcuno mi ficcò una matita in un occhio”. Infine, nel 1963 – quando non ha ancora compiuto 30 anni – Feldman rimane vittima di un serio incidente stradale. L’intervento chirurgico che segue viene condotto in modo quantomeno approssimativo, e i tentativi di ricostruzione del viso producono gli esiti che tutti conosciamo. Se a questo aggiungiamo un naso devastato dagli incontri clandestini di boxe a cui l’attore partecipa da giovane, perlopiù ubriaco, il quadro è completo. Cado in piedi La grandezza di Feldman è quella di riuscire a fare di questo disastro la sua forza, sia nella vita che sul palcoscenico. “Quando mi hanno operato – ha ricordato - mi hanno detto che i miei occhi sarebbero tornati a posto. È successo 14 anni fa e sto ancora aspettando. Adesso guardo il mondo di sbieco: non con cattiveria, ma con un’espressione piuttosto sospettosa. La verità è che ogni occhio in sé è perfetto: è solo che ognuno funziona per conto suo… Ma ci si adatta a quello che ci succede. Io sono quello che sono e la cosa buona di me è che cado sempre in piedi”. Igor Un esempio? Il modo nel quale Feldman pronuncia il nome del suo personaggio più famoso: quel Igor irresistibile assistente di Gene Wilder-Frankestein. Accentuando la separazione tra le due sillabe, infatti, Igor si trasforma in “Eye-gore”: la prima parte suona come “occhio” e la seconda come “gore”, che significa sia “sangue rappreso”, che “trafiggere”. Difficile immaginare una definizione più calzante. Il subli-

me, però, si sfiora nel momento nel quale il Dr. Frankenstein strilla a Igor „Damn your eyes!“ (letteralmente: “Maledetti i tuoi occhi!”, come dire: “Che tu possa diventare cieco!”) e Feldman, ammiccando sornione verso la telecamera, risponde: Too late! (“troppo tardi!”). “Se ti volevi nascondere dalla vista di Martin – ricorda Mel Brooks – dovevi metterti davanti a lui: aveva una visuale laterale straordinaria, ma se ti trovavi esattamente davanti alla sua faccia non riusciva a vederti, perché non poteva allineare gli occhi”. Martin Alan Marty Feldman riposa al Forest Lawn Memorial Park, sulle colline di Hollywood, a Los Angeles (California), accanto al suo idolo di sempre: l’immenso Buster Keaton.

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Spedizione Poste Italiane Spa - Postatarget Magazine. Pubblicazione Mensile. Data P.I. 28/01/2017

INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE

Nuova serie • Anno 2 • Numero 4 • Febbraio 2017 • €3,00

PAESE BAMBINI

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...dal nostro mensile PUBBLICATO SUL NUMERO 4 - FEBBRAIO 2017


PAESE MOBILITÀ

I bambini ci guidano. MARINA FANARA

Come sviluppare la città ideale per i piccoli. Un’alternativa ad aree urbane auto-centriche, dove possano spostarsi anche da soli in bici e a piedi in autonomia e sicurezza. Ecco tutte le sperimentazioni in campo. ■ Una città a misura di bambino, dove i piccoli possano muoversi, correre, pedalare. Lontano da traffico, auto e smog. Il concetto si sta facendo strada in numerose realtà urbane d’Europa. In Italia, a Casalmaggiore in provincia di Cremona è stata realizzata per esempio la prima tangenziale dei bambini, mentre il comune di Piacenza ha dedicato la Giornata dei diritti dell’infanzia alla mobilità dei più piccoli. Anche il Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) se ne sta occupando con un progetto ad hoc, seguito in molte parti del mondo, che si chiama, non a caso, “La città dei bambini”. Ma come è fatta, o andrebbe fatta? “È il contrario della maggior parte delle moderne aeree metropolitane che sono prevalentemente auto-centriche”, ci spiega l’architetto Matteo Dondé, responsabile scientifico del progetto di Casalmaggiore, “nel senso che la città è concepita intorno alle persone e non ai veicoli”. Sono tre le principali leve di quella che sarà una rivoluzione. La prima è la riduzione della velocità. Si tratta essenzialmente delle zone 30, già attive in

alcune aree urbane, che garantiscono più elevati livelli di sicurezza a tutti gli utenti della strada. “L’impatto sulla qualità della mobilità urbana”, ci dice ancora Dondé, “è ampiamente documentato”. A Edimburgo, per esempio, grazie alle zone 30, la quota di genitori propensi a far andare i figli a scuola da soli, a piedi o in bici, è passata dal 31 al 66%. Il secondo ingrediente è la comunicazione. “Non c’è progetto che tenga, per quanto buono possa essere”, spiega l’architetto, “senza un’adeguata informazione alla comunità su obiettivi e finalità dell’iniziativa”. Un esempio a cui ispirarsi è Monaco di Baviera: qui, su 10 milioni di euro messi a disposizione dal Comune per potenziare gli spostamenti in bicicletta, un quarto è stato speso in comunicazione e informazione ai cittadini. Oggi la città tedesca è tra le più evolute d’Europa in materia di mobilità ciclabile. Ed è proprio questo il terzo requisito per una pianificazione urbana adeguata alle esigenze del bambino: la possibilità di

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potersi spostare senza rischi a piedi e in bici. I vantaggi sono ampiamente dimostrati: secondo uno studio condotto da un pool di ricercatori delle università danesi di Copenaghen e Aarhus, i ragazzi che vanno e vengono da scuola da soli hanno dimostrato una maggiore capacità di attenzione e apprendimento rispetto ai coetanei che si spostano sui mezzi pubblici o vengono accompagnati in auto. In una delle sue recenti raccomandazioni, l’Organizzazione mondiale della sanità ha ribadito che “quindici minuti di tragitto a piedi può costituire la metà dell’esercizio fisico giornaliero raccomandato per i bambini”. Aggiungendo in un report che “in Italia, il rischio di obesità infantile è alto proprio perché solo un bimbo su quattro compie il tragitto casa-scuola camminando o in sella a una bici”. Anche i ricercatori dell’Istituto di scienze e tecnologie del Cnr stanno studiando questo nuovo modello. La “Città dei bambini” è il laboratorio avviato nel 1996 e oggi diffuso in tutta Italia, con Roma capofila, mentre all’estero si sta sperimentando in Spagna (Madrid, Barcellona, Valencia, Salamanca, Gra-

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Bambini a lezione di educazione stradale: i piccoli che vanno a scuola da soli mostrano una maggiore capacità di attenzione.

Granada e Estremadura), negli Stati Uniti (nella provincia di Santa Fe), in 17 città argentine e in alcuni centri di Paraguay, Uruguay e Cile. L’iniziativa ruota intorno al concetto di “autonomia” del minore. “Le moderne realtà urbane”, premette Daniela Renzi, psicologa membro del gruppo di ricerca, “sono esclusivamente progettate intorno all’automobile e hanno così completamente sottovalutato i pedoni, soprattutto bambini. Invece, sono proprio loro il parametro a cui fare riferimento per puntare a una maggiore sostenibilità”. “I bambini”, aggiunge la psicologa, “non sono condizionati dagli

orari, dalle mode, dalle comodità. Insomma, non sono auto-dipendenti. Al contrario, hanno bisogno di muoversi in autonomia, di avere un contatto con l’ambiente circostante e riappropriarsi dello spazio ”. “È da qui che dobbiamo ripartire”, puntualizza la ricercatrice, “in un certo senso, usiamo i bambini per riprogettare una città a misura d’uomo”. L’indagine svolta dal Cnr si basa essenzialmente sullo studio del territorio: vengono analizzati i punti critici dei percorsi casa-scuola e, con il coinvolgimento delle amministrazioni lo-


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nada e Estremadura), negli Stati Uniti (nella provincia di Santa Fe), studiando questo nuovo modello. La “Città dei bambini” è il laboratorio avviato nel 1996 e oggi diffuso in tutta Italia, con Roma capofila, mentre all’estero si sta sperimentando in Spagna (a Madrid, Barcellona, Valencia, Salamanca,

cali, si organizzano presidi di adulti in modo da preservare i piccoli da ogni pericolo e permettere loro di spostarsi da soli nella massima sicurezza. I vantaggi? Innanzitutto per la salute. “È stato ampiamente documentato”, ci spiega Daniela Renzi, “che i bambini che camminano o vanno in bicicletta con sistematicità rischiano meno problemi di sovrappeso e malattie a esso correlate. Ma, ancora più importante, è il beneficio che ne traggono in termini emotivi, cognitivi e sociali. Per esempio, da nostre sperimentazioni sul campo, è emerso un quadro preoccupante: i ragazzini di oggi, nella maggior parte

dei casi, sono iper protetti, super impegnati e hanno perso il contatto con l’ambiente e non sanno minimamente cosa sia il tempo libero. Invece, per crescere bene, hanno bisogno di giocare, di mettersi alla prova, di avere i loro spazi di autonomia e anche di annoiarsi”. L’obiettivo è chiaro: “Ogni centro urbano è un luogo di apprendimento, di esercizio di cittadinanza attiva che non può essere svolto restando sempre relegati all’interno di un’auto. La città, a partire dall’infanzia, deve poter offrire gli stimoli indispensabili allo sviluppo di quelle abilità sociali e relazionali che servono a tutti per affrontare la vita”.

“In un certo senso, usiamo i bambini per riprogettare una città a misura d’uomo”

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