Settimanale digitale • Anno 3 • Numero 108 • 29/11/2019
Supplemento settimanale a l’Automobile.
INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE
Agenda verde. PAOLO BORGOGNONE ■ L’Europa ha un futuro. Verde. È un impegno. Lo ha preso, durante il suo discorso di insediamento, la nuova presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Azzeramento delle emissioni entro il 2050 e digitalizzazione per colmare il gap con Cina e Usa: sono questi gli obiettivi di Bruxelles, da raggiungere attraverso 3mila miliardi di euro di investimenti e una “nuova strategia industriale”, con particolare riguardo, nel settore della mobilità, alle batterie per le auto elettriche. Un piano globale che necessariamente coinvolge anche l’Italia – come abbiamo visto nei giorni scorsi, così
esposta agli effetti devastanti dei cambiamenti climatici – e la sua industria automobilistica a cui ha fatto specificatamente riferimento nel suo discorso, il numero due della Commissione Frans Timmermans. È un impegno preso anche dal nostro presidente del consiglio Giuseppe Conte che, intervenendo alla 74esima Conferenza del Traffico e della Circolazione promossa da ACI, ha ribadito il progetto di avviare un “Green New Deal, che promuova soluzioni tecnologiche innovative e fonti energetiche pulite”. Una strada obbligata che garantisca al nostro Paese un futuro migliore. L’Europa chiama, l’Italia risponde.
AMBIENTE
Ursula la verde. PAOLO BORGOGNONE
■ “Non possiamo perdere neppure un secondo. Il Green Deal europeo è la nostra nuova strategia di crescita. Ci aiuterà a ridurre le emissioni e a favorire la creazione di nuovi posti di lavoro. L’obiettivo è azzerare le emissioni di CO2 nel nostro continente per il 2050”. In queste poche parole – pronunciate nel suo discorso di insediamento subito dopo l’elezione della nuova Commissione europea con larghissimo margine (461 sì, 157 no, 89 astenuti) – c’è tutto l’impegno della nuova presidente dell’organo esecutivo di Bruxelles, la social-democratica tedesca Ursula von der Leynen. Ambiente e digitalizzazione diventano il fulcro delle politiche comunitarie e soprattutto della “nuova strategia industriale”, così come lo sono già del settore automotive – che ha fatto dell’elettrificazione e della gestione e uso proficuo dei dati, si pensi alla guida autonoma e alle smart roads, il perno del proprio sviluppo futuro – che ora può guardare alla politica con rinnovata fiducia.
questo argomento l’Europa è pronta a fare da traino soprattutto dedicando grandi risorse al cambiamento climatico”. Il nostro continente “è responsabile solo per il 9% del totale delle emissioni globali, ma il compito è quello di indicare la strada per far sì che gli altri ci seguano. Cina, Canada e California, per citare alcuni, già sono al nostro fianco”. Anche la digitalizzazione è un argomento che non può attendere, “perché cambierà la società, l’economia, l’intera amministrazione. sta già succedendo”. Il compito della commissione sarà anche quello di vigilare sul mercato che “non può da solo proteggere i valori e il benessere degli europei. Su questi argomenti dobbiamo proseguire sulla strada che abbiamo già intrapreso, contando sulle nostre forze, sui nostri scienziati e sull’industria. Lo scopo è ottimizzare l’uso dei dati. Oggi l’85% di quelli non personali non viene utilizzato. Uno spreco che non possiamo permetterci. Dobbiamo carpire la conoscenza che rimane ancora nascosta”.
Transizione inclusiva “La transizione generazionale – ha detto la von der Leyen – verso la neutralità climatica per la metà del secolo deve essere inclusiva oppure rischia di non concretizzarsi. Su
Clima in primo piano Ad affiancare la Von Leynen in questa rivoluzione ci sarà soprattutto il vice presidente della commissione e commissario al clima, l’olandese naturalizzato romano Frans
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Timmermans. Sarà lui incaricato a mettere in pratica i progetti di decarbonizzazione e digitalizzazione del continente. Per farlo, dice lui stesso, “i ventilati 3mila miliardi di investimenti entro il 2050 non sono una cifra assurda”. Nel giorno del suo ritorno a Bruxelles (è uno dei superstiti della precedente amministrazione, quella di Jean Claude Juncker) Timmermans ha spiegato chiaramente che la linea guida per il futuro sarà quella di recuperare il terreno rispetto soprattutto a Cina e Usa. “Siamo partiti in ritardo soprattutto per quello che riguarda le batterie delle automobili. Adesso siamo costretti a comprarle fuori ma le cose cambieranno”. L’Europa ha già da mesi riunito oltre 250 aziende del settore per studiare una “via europea” all’alimentazione elettrica, mentre Francia e Germania hanno dato vita al progetto “Battery Airbus”, un consorzio comune per lo sviluppo delle batterie da destinare alle auto elettriche e che attende la luce verde per i finanziamenti comunitari. Il commissario al clima non ha dimenticato di citare, però, anche altri settori sui quali l’Unione dovrà razionalizzare e rafforzare il proprio intervento. “Non trascuriamo – ha detto Timmermans – l’idrogeno che è una carta molto importante da giocare”. Stesso discorso anche per il 5G,
l’ultima frontiera della connessione iper veloce, uno strumento indispensabile per un effettivo sviluppo della guida autonoma e della mobilità connessa. Il ruolo italiano Timmermans non ha dimenticato di citare anche un argomento molto importante, quello dell’adeguamento dell’industria e ha fatto specifico riferimento a quella italiana dell’auto. “L’Italia deve darsi da fare. E’ un Paese storicamente all’avanguardia e noi dobbiamo iniziare a pensare all’automotive che verrà, quello dei prossimi 30 anni. Anche perché l’Italia è tra i membri più esposti ai cambiamenti climatici e ai loro effetti, come purtroppo la cronaca degli ultimi giorni ci ha drammaticamente ricordato, da Venezia alla Liguria”. Una prima risposta da parte del nostro Paese è già arrivata nelle parole pronunciate dal premier Conte alla 74esima Conferenza del Traffico e della Circolazione organizzata dall’Automobile Club d’Italia. “Dobbiamo guardare al futuro che per noi vuol dire Green New Deal. Una azione che va portata avanti con sagacia e lungimiranza”. “Dobbiamo – ha detto ancora Conte parlando all’ACI – promuovere soluzioni tecnologiche innovative e nuove fonti energetiche pulite”. 29 Novembre 2019 ·
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PAESE
Conte: l’Italia è pronta sull’ambiente. MARINA FANARA
lante senza penalizzare le classi sociali più deboli: non tutti oggi possono permettersi di acquistare un’auto nuova, si potrebbe facilitare lo stesso la sostituzione dei veicoli più vecchi (fino a Euro 3) attraverso l’acquisto con l’Ipt (Imposta provinciale di trascrizione) scontata al 50% di veicoli usati da Euro 4 in su. Anche perché non tutte le auto con età superiore ai 20 anni si possono considerare di interesse storico e godere di vantaggi fiscali non corretti: “Oggi abbiamo 4,6 milioni di auto vecchie ultraventennali e di queste solo 380mila vanno tutelate e conservate per il loro valore storico”, ha sottolineato il presidente Angelo Sticchi Damiani. “Valutiamo proposta ACI” “Accolgo l’invito del presidente Sticchi Damiani a valutare queste ipotesi, lo faremo insieme al ministro Infrastrutture e trasporti Paola De Micheli e con il Governo: l’obiettivo di svecchiare il parco auto oggi circolante in Italia che è tra i più vecchi d’Europa è sicuramente una strategia eco-razionale, che condividiamo perché significa anche garantire più sicurezza ai cittadini”. “Nel frattempo”, ha aggiunto il presidente Conte, “dobbiamo promuovere soluzioni tecnologiche innovative e nuove fonti energetiche pulite, pensiamo all’idrogeno e ad altre risorse naturali di cui disponiamo per ricavare energia pulita come avviene a Marina di Ravenna attraverso il moto ondoso del mare”.
PAESE
■ L’Europa chiama i Paesi dell’unione ad accelerare la svolta verde. L’Italia ha già risposto, prendendo una posizione chiara e inequivocabile. “Dobbiamo guardare al futuro che per noi vuole dire green new deal, ma siamo consapevoli che la svolta verde a cui è improntata tutta l’azione del governo va fatta con sagacia e lungimiranza. Se dovessimo sbagliare i tempi, rischieremmo di pregiudicare il nostro sistema produttivo”. Ha esordito così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel suo intervento alla 74esima Conferenza del traffico e della circolazione dell’Automobile Club d’Italia che si è tenuta oggi a Roma. Auto aziendali: tutto da rifare “Quella che ci attende”, ha proseguito il premier, “è una transizione non solo energetica ma anche mentale, quindi ogni nostra scelta comporta delle implicazioni. Ora per esempio stiamo lavorando a una rimodulazione delle imposte previste in Manovra per l’uso promiscuo delle auto aziendali: stiamo umilmente facendo ammenda perché ci siamo resi conto che una norma del genere avrebbe danneggiato pesantemente un settore già in affanno. E cercheremo di svuotarla da tutti quelli che potrebbero essere gli effetti negativi”. Parco da rinnovare Piena disponibilità, infine, a valutare la proposta avanzata dal presidente dell’ACI Angelo Sticchi Damiani, per favorire un più efficace rinnovo del parco auto circo4
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Conferenza Traffico, sguardo al 2030. CARLO CIMINI ■ Si è appena conclusa la 74esima Conferenza del Traffico e della Circolazione presso la sede dell’Automobile Club d’Italia di Roma. Il tema dell’evento è stato “Obiettivo 2030. Quali energie muoveranno l’automobile? Una sfida ambientale, economica e sociale”. Tra i partecipanti il presidente ACI Angelo Sticchi Damiani, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro delle Infrastrutture e trasporti Paola De Micheli. Il presidente della FIA Jean Todt non è potuto intervenire personalmente e ha salutato tutti i presenti attraverso un video messaggio nel quale ha sottolineato l’importanza della sicurezza e dello sviluppo tecnologico. Lo studio presentato da Giuseppina Fusco, presidente della Fondazione Caracciolo, il centro studi di ACI, ha
PAESE
Mobilità, l’approccio è eco-razionale. FRNCESCA NADIN analizzato lo scenario della mobilità italiana al 2030: “Facendo riferimento ai programmi delle industrie automobilistiche ed energetiche, il nostro Paese è in grado, senza alcun incentivo governativo, di tagliare le emissioni di CO2 equivalente di 49 milioni di tonnellate”. Emissioni 2030 “Un risultato che porterebbe il quadro emissivo della mobilità italiana a 54,5 milioni tonnellate di CO2, solo l’11% in più di quanto previsto dalle regole comunitarie per il 2030”, ha spiegato la presidente Fusco. Il gap che nel 2030 potrebbe distanziarci dall’obiettivo finale può essere raggiunto attraverso azioni di pianificazione eco-razionale della mobilità che comprendano investimenti nel trasporto pubblico e per la promozione di spostamenti ciclopedonali. Parola d'ordine, svecchiare Secondo lo studio della Fondazione Caracciolo, svolto ricordiamo insieme ad Enea e Cnr, nel 2030 le auto termiche rappresenteranno l’82% del parco circolante, le ibride il 10% e le elettriche (pure e ibride plug-in) quasi il 9%. Per migliorare la qualità del trasporto privato, quindi, sono necessari investimenti per l’eliminazione o la sostituzione dei 14 milioni di veicoli ante Euro 4 (il 35% del totale parco circolante attuale) e per lo svecchiamento dei mezzi pubblici, sostituendo gli autobus Diesel Euro 3 (il 60% del complessivo nazionale), con modelli elettrici alimentati da energie rinnovabili. “Rottamare le vecchie auto” “L’approfondito studio della Fondazione Caracciolo ci consegna un chiaro e reale scenario sul futuro”, ha detto nel suo intervento il presidente ACI Angelo Sticchi Damiani. “Grazie alla costante evoluzione delle tecnologie, alla naturale crescita dell’elettrificazione dei veicoli e alle spontanee scelte di mercato è possibile raggiungere una nuova mobilità sostenibile, specie nelle aree metropolitane, che garantisca anche un significativo miglioramento della qualità dell’aria. Questa transizione consentirà di raggiungere il contenimento delle emissioni di CO2 su livelli prossimi agli obiettivi fissati dall’Europa entro il 2030. Un’accelerazione di questo percorso – prosegue Sticchi Damiani – potrà arrivare dal sostegno a rottamare le vecchie auto da Euro 0 a 3, le più inquinanti, con vetture che siano tecnologicamente avanzate e quindi anche più sicure, oltre che più pulite, dalle Euro 4 alle Euro 6d”.
■ Non esiste un’unica soluzione per l’auto pulita del futuro. E ogni scelta va analizzata nel dettaglio con un approccio ecorazionale, ovvero un approccio che tenga conto dei diversi impatti economici e sociali delle politiche possibili in modo da minimizzare i costi a parità di risultato ambiente. È quanto emerge dallo studio realizzato dalla Fondazione Caracciolo dell’Automobile Club d’Italia insieme a Cnr ed Enea, dal titolo Per una transizione energetica eco-razionale della mobilità automobilistica, presentato alla 74esima edizione della Conferenza del traffico e della circolazione organizzata dall’ACI il 26 novembre a Roma. Emissioni: facciamo chiarezza Le reali emissioni di un veicolo, per esempio, vanno calcolate non solo allo scarico ma durante l’intero ciclo di vita del veicolo stesso: produzione, distribuzione, trasporto, uso, riciclo ed eventuale riuso. Stando alla ricerca l’approccio scientificamente più corretto per capire quanto inquina realmente un’auto è esaminare la quantità di CO2 prodotta nel processo “cradle to grave”, dalla culla alla tomba, per dirla in gergo tecnico. Confrontando un’auto elettrica con un analogo esemplare con motore a benzina o gasolio, per esempio, emerge che nella fase di produzione il veicolo a batteria emette l’82% di CO2 in più rispetto a quello a motore termico. Ovviamente, una volta messa su strada, il rapporto si capovolge: dopo 45mila chilometri di percorrenza l’auto elettrica raggiunge la parità, ovvero la stessa quantità di CO2 di una vettura a combustione interna, che poi diventano il 20% in meno dopo 150.000 chilometri e calano ulteriormente al crescere delle percorrenze. 29 Novembre 2019 ·
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2030, l’Italia può farcela Elettriche o meno, secondo la Fondazione Caracciolo il totale dei veicoli immatricolati in Italia nel 2030 avrà emissioni di CO2 vicine a quelle imposte da Bruxelles per la fine del prossimo decennio ovvero 68,39 grammi a chilometro. Tradotto in numeri e considerando una “proiezione tendenziale basata sui programmi e sulle azioni già adottate”, senza “aiuti” da parte dello Stato, come per esempio gli eco-incentivi concessi da governo o Amministrazioni locali, la ricerca stima che “le emissioni medie di CO2 dei veicoli immatricolati nel 2030 saranno pari a 82,18 grammi a chilometro”. Un valore in media più basso di quasi 46 grammi/chilometro rispetto agli attuali valori medi (128 grammi/chilometri) e lontano dal target imposto dall’Europa di poco meno di 14 grammi per chilometro. Un obiettivo che sembra a portata di mano, anche senza affidarsi solamente all’elettrico.
PAESE
De Micheli: la sicurezza delle strade è dimenticata. MARINA FANARA
■ “La sicurezza delle nostre strade è stata troppo a lungo trascurata. Ora non possiamo immaginare che un problema messo da parte per tanti anni possa avere soluzione in un solo minuto” lo ha detto Paola De Micheli, ministro delle Infrastrutture e trasporti, durante la 74esima conferenza del traffico e della circolazione dell’Automobile Club d’Italia. “Ma ci stiamo lavorando”. “Non si tratta di un aspetto collaterale: la sicurezza – in tutti i suoi aspetti – è un tema prioritario prima, durante e dopo 6
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ogni decisione, è la premessa dei nostri investimenti pubblici e di un ogni nuovo orientamento normativo”. Il ministro ha poi aggiunto: “Siamo d’accordo con l’ACI: è necessario garantire alle nostre imprese un indirizzo chiaro sugli investimenti, non solo per le infrastrutture, ma anche per una mobilità che sia sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale”. “L’esigenza non è solo quella di rimettere ordine dal punto di vista normativo e infrastrutturale”, ha spiegato il ministro, “ma anche rispondere efficacemente all’aumento della mobilità di persone e merci, soprattutto intorno ai grandi nodi urbani e d’interscambio, come per esempio, i porti”. Mobilità sotto stress “È fondamentale quindi trovare soluzioni efficaci a una mobilità in continuo aumento e sotto stress che peggiora la qualità della vita e dell’aria che respiriamo noi e i nostri bambini”, ha aggiunto De Micheli, spiegando che il suo ministero ha già compiuto i primi passi con l’avvio di un nuovo sistemi di incentivi e penalità finalizzato allo svecchiamento del parco mezzi pesanti. A proposito invece di rinnovo del parco auto ha poi dichiarato: “Siamo d’accordo con il presidente ACI Angelo Sticchi Damiani sulla necessità di improntare le scelte future sulla sostenibilità ambientale ma anche sociale”, facendo di intendere una disponibilità ad andare incontro a quei cittadini che non posso permettersi di acquistare una nuova auto. Modifiche al Codice Il ministro porta a esempio le modifiche al Codice della strada, su cui da anni sta lavorando il Parlamento, e che dovrebbero includere i nuove veicoli per la micromobilità elettrica attualmente in fase sperimentale in alcune città italiane: “Anche quando andremo a orientare il Codice verso questi nuovi dispositivi”, ha spiegato, “dovremo partire dal presupposto della sicurezza che questi mezzi avranno su tutti gli altri utenti sulla strada e poi considerare l’impatto per l’ambiente”. Non esiste un solo futuro Il ministro De Micheli ha parlato anche di Pums (Piano urbano di mobilità sostenibile): “Uno strumento attraverso il quale le città possono ottenere i finanziamenti da parte dello stato, che contiene anche i nuovi orientamenti in materia di auto private e che serve a garantire quella uniformità di norme auspicata dall’ACI in materia per esempio di restrizione alla circolazione dei veicoli inquinanti”. Infine sulla transizione energetica, tema centrale della Conferenza del traffico, Paola De Micheli ha apprezzato il lavoro che sta svolgendo il gruppo di lavoro composto da ACI, Cnr ed Enea e rivolgendosi al presidente Sticchi Damiani ha sottolineato: “Mi sento di garantire la massima sensibilità di questo governo per favorire nuove politiche industriali di sviluppo per le nostre imprese in un quadro europeo che tiene aperte tutte le strade”. “Voi stessi nello studio della Fondazione Caracciolo sostenete che non c’è un solo futuro e noi abbiamo la possibilità di tenere aperte tutte le possibilità”, ha concluso il ministro, “siamo perfettamente consapevoli che la riconversione ambientale è un’esigenza di sopravvivenza di questo paese”, ha concluso il ministro De Micheli, “ma è universalmente riconosciuto che, fortunatamente, le politiche ambientali per le nostre imprese sono anche uno strumento straordinario di competizione e sviluppo”.
LIFESTYLE
La Papamobile va a idrogeno. ELISA MALOMO
ANGELO BERCHICCI
■ La “svolta verde” annunciata dalla nuova presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen trova eco anche nel più piccolo stato sovrano del mondo, la Città del Vaticano. Papa Francesco per la sua visita in Giappone ha scelto un’auto a idrogeno, la Toyota Mirai. Rigorosamente bianca e preparata per l’occasione dalla Casa giapponese ha potuto sfoggiare la targa SCV 1, che contraddistingue le auto dei pontefici. La scelta di Francesco Un messaggio simbolico che ben si coniuga con le parole di Papa Francesco pronunciate durante il suo viaggio nel Paese giapponese: “Occorre prendere decisioni coraggiose e importanti sull’uso delle risorse naturali, e in particolare sulle future fonti di energia”. Che comprendono, ovviamente, anche l’idrogeno. La scelta di Bergoglio non stupisce: sin dall’inizio del suo pontificato ha nei temi ambientali la massima attenzione, come dimostra l’enciclica “Laudato sì”, un appello a preservare la terra e tutto ciò che ci circonda, cambiando il nostro stile di vita per preservare la “casa comune”.
BUSINESS
L’elettrica fa discutere ma vende.
■ Nell’elettrificazione non ci sono regole precostituite. Le Case possono percorrere strade inesplorate per quanto riguarda la tecnica e il design, e proprio le soluzioni più ardite, addirittura gli azzardi, sembrano essere ciò che premia di più. L’elettrificazione è un foglio bianco da cui tutti i costruttori hanno la possibilità di ripartire, inventando una loro via alla mobilità del futuro. È proprio questo entusiasmo da nuovo mondo che si costruisce, che ha spinto Ford e Tesla a concepire due vetture che possono essere ritenute le più innovative degli ultimi tempi, o quanto meno dei rispettivi listini. Stiamo parlando della Mustang Mach-E, che riprende le linee della storica muscle car, coniugandole con le dimensioni di un suv – per di più elettrico – e il Cybertruck di Tesla, il futuristico pickup a batteria per il quale Elon Musk si è ispirato alle linee dei veicoli presenti in Blade Runner. A ruba il “veicolo spaziale” di Musk In entrambi i casi si è trattato di debutti che hanno fortemente polarizzato le opinioni, e hanno provocato una pioggia di critiche persino in un ambiente, quello delle vetture elettriche, abbastanza abituato a stravaganze e presentazioni sopra le righe. Eppure, nonostante la linea a metà tra un blindato e un mezzo lunare, e la gaffe dei vetri infrangibili che si rompono invece al primo colpo, il tanto vituperato Cybertruck ha fatto registrare 250mila prenotazioni dopo pochi giorni dall’apertura delle vendite. Già sold out la Mustang Mach-E Meno audace è la linea del suv Ford (che abbiamo toccato con mano), ma non è minore l’impatto psicologico che ha avuto sulle migliaia di fan del brand Mustang, che hanno addirittura sottoscritto una petizione su change.org (ha raggiunto già 12mila firme) per chiedere al costruttore americano di cambiare il nome di una vettura che “offenderebbe” l’immagine della muscle car. Ford, ovviamente, ha tirato dritto per la sua strada, e i numeri gli stanno dando ragione: la versione di lancio “First Edition” della Mach-E è andata esaurita in poche ore, quando manca ancora un anno al suo arrivo sul mercato. Approcci differenti Tra le strategie che le Case stanno mettendo in piedi per l’elettrificazione si possono notare due diverse scuole di pensiero, che si ripercuotono anche sulle scelte tecniche. 29 Novembre 2019 ·
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Da un lato c’è chi, come Volkswagen prima della ID.3 o come Peugeot con la 208, punta sulla familiarità delle elettriche rispetto alle vetture tradizionali, sull’idea di ’normalizzare’ l’acquisto di un’auto a batteria, riducendola a una semplice scelta tra alimentazioni. Il risultato è un pianale non esclusivamente dedicato alle versioni full-electric e condiviso con il resto della gamma. Un approccio conservativo, che tuttavia allo stato attuale non sembra essere in grado di assicurare la diffusione di massa delle elettriche. Ad esempio, dopo cinque anni sul mercato la sobria e-Golf ha raggiunto appena le 100mila unità vendute. Il pubblico vuole essere stupito Dall’altra parte c’è invece l’attenzione a trasmettere un messaggio di rottura, a dare alle proprie Bev (Battery Electric Vehicle) l’immagine di ’mezzi speciali’, che ovviamente porta a piattaforme appositamente sviluppate e a vetture diverse dal resto della gamma. E stando ai dati di vendita, al momento chi acquista un’auto a batteria tiene particolarmente a distinguersi. Insomma, stroncate da analisti e media (il Cybertruck era stato addirittura bocciato da Wall-Street, causando un crollo del 6% per i titoli di Tesla) ma promosse alla prova dei fatti, le due elettriche coraggiose presentate la scorsa settimana in California dimostrano che il pubblico ha una mentalità ben più aperta al nuovo di quanto abbiano esperti o sedicenti tali.
California e da altri stati del Nord America per poter realizzare alcuni concessionari. Nel resto degli stati si farà tutto online. La società ha annunciato anche una collaborazione con Electrify America – consociata di Volkswagen – che permetterà ai proprietari di ricaricare le vetture con accesso alla rete della compagnia. “Il modello di vendita che stiamo progettando per gli Stati Uniti è completamente nuovo, lo definirei ibrido. Riusciremo a essere il primo costruttore cinese ad avere una rete in Usa”, ha detto Jose Guerrero, amministratore delegato di Byton Americas. La società pensa a un’integrazione sostanziale tra concessionari e mercato online. M-Byte dal 2021 America e Europa La M-Byte, suv elettrico con schermo per la gestione dell’infotainment da ben 48 pollici, che ha debuttato nella versione di produzione al Salone di Francoforte, verrà lanciato in Cina il prossimo anno per arrivare in Usa (prezzi a partire da 45mila dollari) e in Europa nel 2021. Il 24 ottobre scorso è iniziata la produzione nello stabilimento del marchio a Nanchino. La vettura verrà proposta con due pacchetti per la batteria da 72 o 95 chilowattora per 360 o 460 chilometri di autonomia dichiarata. Lunga vita (elettrica) al Bulli.
BUSINESS
Batterie: Byton, porte è guerra aperte in Usa. in Corea. BUSINESS
EDOARDO NASTRI
GIOVANNI BARBERO
■ Il costruttore cinese di auto elettriche Byton ottiene i permessi per vendere le proprie vetture negli Stati Uniti a partire dal 2021. Il marchio di cui il colosso dell’auto Faw possiede il 15%, ha dichiarato di avere ricevuto licenze da
■ La guerra commerciale oggi si combatte anche a colpi di batteria. Se l’arrivo sul mercato delle auto elettriche nei prossimi anni è previsto in crescita, per le società che producono accumulatori è importante assicurarsi contratti
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di fornitura con le case automobilistiche. L’anno scorso la multinazionale coreana SK Innovation ha firmato un accordo da miliardi di dollari con Volkswagen: sarà lei a fornire le batterie per le vetture a zero emissioni del costruttore tedesco negli Stati Uniti. La società ha anche investito 1,7 miliardi di dollari per un nuovo stabilimento in Georgia che dista solo 200 chilometri dal polo di produzione delle elettriche di Volkswagen negli Usa. Ed è riuscita così a battere LG Chem, società connazionale e suo più grande competitor, provocandone una reazione inaspettata: ad aprile l’azienda coreana ha portato in tribunale SK Innovation con l’accusa di “appropriazione indebita di segreti commerciali”. Violata la proprietà intellettuale LG Chem sostiene che negli ultimi anni Ski abbia assunto alcuni suoi dipendenti che si stavano occupando proprio dello studio di batterie per le vetture di Volkswagen costruite sulla piattaforma Meb, quella dedicata ai veicoli elettrici del costruttore tedesco. SK Innovation nega di essere venuta a conoscenza di segreti commerciali: “Il nostro personale ha firmato accordi per non utilizzare le informazioni provenienti dai luoghi di lavoro precedenti. Siamo i primi sostenitori della proprietà intellettuale”, ha detto un portavoce della società. Gli archivi giudiziari esaminati dall’agenzia di stampa Reuters hanno prodotto documenti che dimostrano come sia in atto una vera e propria guerra commerciale: la volontà di Ski ed LG Chem è quella di ostacolare la produzione di batterie non solo per i veicoli del gruppo Volkswagen, ma anche per quelli di General Motors, Ford, Jaguar, Audi e Kia. Alcuni costruttori sono intervenuti direttamente: Ford ha dichiarato in una nota di essere a conoscenza del problema. Il marchio americano ha l’obiettivo di “incoraggiare le parti a risolvere il conflitto senza contenziosi giudiziari. Ci sarà una domanda sufficiente per lavorare con più fornitori”, assicurano da Dearborn. Posta in gioco alta La posta in gioco è altissima. Una situazione di stop giudiziario metterebbe a rischio la fornitura di accumulatori per i prossimi anni, provocando lo stallo di un mercato in rapida espansione: la crescita prevista dalla società di analisti Sne Research è del 23% su base annua per un giro d’affari pari a 167 miliardi di dollari entro il 2025. Ski e LG Chem hanno dichiarato che non c’è ancora stata al momento un’interruzione delle forniture, ma nel frattempo è intervenuto anche il governo coreano. Il ministro dell’industria Sung Yoon-mo ha dichiarato di osservare con attenzione la controversia per vedere come e quando svolgere un ruolo per ottenere un “risultato positivo per il paese”. In cerca di un accordo La sentenza è attesa tra circa un anno, ma nel corso del 2020 il tribunale potrebbe emettere sentenze d’interruzione di fornitura e produzione a causa del rischio di distruzione o alterazione delle prove. Se dovesse essere accertata una violazione di brevetto, SK Innovation non potrebbe più commercializzare prodotti che utilizzano quella licenza negli Usa. Questo provocherebbe la totale mancanza di batterie per le auto elettriche. I costruttori non possono permetterselo e spingono per un accordo, vedremo se riusciranno a trovarlo.
AUTO E MOTO
Lunga vita (elettrica) al Bulli. MARIO LONGO
■ È un cerchio che si chiude. Era già stato uno dei protagonisti dell’epoca dei ’figli dei fiori’, e ora il Volkswagen Transporter detto “Bulli” rinasce in modalità totalmente elettrica, portando a compimento le idee ambientaliste abbozzate per la prima volta nell’epoca della controcultura. Vedendolo girare sulla west coast senza il fumo nero del suo quattro cilindri, gli hippie che lo avevano guidato negli anni ’60 sarebbero fieri di lui. La donatrice è una e-Golf L’artefice di questa trasformazione, che prende il nome di e-Bus, è la filiale americana di Volkswagen e la EV West, azienda californiana specializzata nelle conversioni elettriche di veicoli d’epoca, un fenomeno denominato ’retrofit’. Il protagonista è un esemplare di Transporter T2, la seconda serie del famoso pulmino, prodotta a partire dal 1967. Per le componenti elettriche Volkswagen si è affidata a quelle del sua e-Golf. Il motore originale del pulmino, un boxer raffreddato ad aria derivato da quello del Maggiolino, è stato sostituito da un’unità a magneti permanenti, affiancata da una trasmissione ad una velocità. Potenza più che raddoppiata Il posizionamento del propulsore e la trazione sono rimasti immutati (ovviamente al posteriore, essendo il Transporter costruito sulla base del Beetle), ma a cambiare sono i cavalli: dai 60 della versione originale si è passati ai ben 135 di quella elettrica, una potenza che ha reso necessarie modifiche a telaio, assetto e freni, anche in virtù del maggior peso. Il pacco batterie da 35,8 chilowattora trova posto sotto i sedili anteriori, e garantisce un massimo di 200 chilometri di autonomia prima di doversi fermare ad 29 Novembre 2019 ·
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una colonnina. Un dato forse un po’ deludente per chi era abituato ad associare il Bulli al concetto stesso di libertà, di viaggio senza destinazione e senza itinerario. Ma, bisogna ricordarlo, anche senza emissioni allo scarico. Con questa versione elettrica un minimo di pianificazione sarà necessaria prima di partire, ma di certo non sarà un problema in una California con oltre 15mila punti di ricarica. Duplice strategia La Volkswagen ci ha abituato ad un approccio ’duplice’ all’elettrificazione: da un lato i moderni veicoli a batteria della famiglia ID, dall’altro speciali conversioni di suoi modelli simbolo, destinati ad appassionati e collezionisti. Un esempio di retrofit si era già visto con l’eBeetle, che sfruttava i componenti della eUp! La Casa non ha comunicato se l’e-Bus rimarrà un esemplare unico o se il kit per la trasformazione sarà commercializzato, così come ancora nulla si sa sul destino dell’ID.Buzz, la concept full electric che riprende le forme del Transporter declinandole su una base moderna. Sono in molti a desiderare per il Bulli un erede venduto in serie. Ovviamente, dallo spiccato carattere ecologista.
AUTO E MOTO
L’altro futuro di Pininfarina. EDOARDO NASTRI
Con la storica società piemontese, che ha firmato alcuni dei modelli più significativi della storia dell’automobile tra cui moltissime Ferrari, la società tedesca ha in comune solo la proprietà, parte del nome, e diversi progetti di collaborazione. Con Bosch e Benteler Automobili Pininfarina ha annunciato che le prossime vetture elettriche saranno costruite su una piattaforma nuova sviluppata in collaborazione con Bosch e Benteler. “Questa partnership strategica ci offre opportunità di crescita. L’architettura verrà utilizzata per i modelli inediti ad alte prestazioni del nostro brand”, ha detto Michael Perschke, amministratore delegato di Automobili Pininfarina. La società tedesca è intanto a caccia di personale specializzato. A ottobre ha assunto Jochen Rudat, ex capo delle vendite di Tesla in Europa, un marchio di cui Automobili Pininfarina mira a diventare concorrente, seppur probabilmente con una gamma di modelli dal prezzo ancora più alto. Una concept nel 2020 Le novità non finiscono qui: verso la fine del 2020 il marchio presenterà in Nord America la Pura Vision, concept car che anticipa il secondo modello a zero emissioni di Automobili Pininfarina. Al momento non si conoscono ancora specifiche e architettura del veicolo ma Luca Borgogno, capo del design del costruttore, sostiene che avrà elementi estetici innovativi pur non discostandosi troppo dalla storia di Pininfarina: “Sarà elegante e raffinata, come tutte le auto che hanno reso famosa la Pininfarina nel mondo”, ha dichiarato lo stilista italiano. Tra passato e futuro c’è da chiedersi quale sarà il ruolo della società torinese in questo nuovo panorama industriale: “Pininfarina Spa assumerà una collocazione cruciale influenzando e supportando Automobili Pininfarina nei campi di design e produzione, grazie alla sua unica esperienza di quasi 90 anni nel realizzazione vetture inconiche”, assicurano da Monaco di Baviera. Vedremo.
AUTO E MOTO
■ Automobili Pininfarina – società del colosso indiano Mahindra nata nel 2018 e con sede a Monaco di Baviera – ha annunciato un piano d’investimenti per costruire una gamma di modelli di lusso elettrici nei prossimi anni. Il costruttore aprirà uno stabilimento produttivo in Italia entro il 2020 dove verranno costruite le vetture. Dal teaser rilasciato sembrano essere quattro, tra cui un suv. La Battista – hypercar elettrica e primo modello del brand presentato al Salone di Ginevra 2019, in vendita dal prossimo anno in 150 costosissimi esemplari – verrà invece costruita a mano nella fabbrica di Pininfarina in provincia di Torino. 10
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Aspark Owl, elettrica da record. ANGELO BERCHICCI ■ Non in tutte le elettriche il dato più importante è quello dell’autonomia. Per esempio, nella Aspark Owl presentata al Salone di Dubai (25-28 novembre) i 450 chilometri promessi sono decisamente eclissati da numeri come 2.012 – i cavalli erogati – o 1,69 – i secondi necessari per passare
nuto da un’altra elettrica, la Rimac Concept Two (1,85 secondi). Le cose potrebbero nuovamente cambiare nei prossimi mesi, quando entreranno in commercio altri due missili a batteria: la Pininfarina Battista da 1900 cavalli e la Lotus Evija da 2000 cavalli.
AUTO E MOTO
da 0 a 100 chilometri orari. Una cifra che è valsa a questa hypercar la corona di auto stradale con l’accelerazione più bruciante al mondo. Vettura utilizzabile su strada A spingere la Aspark Owl, presentata per la prima volta come concept al Salone di Francoforte 2017, sono 4 motori elettrici che le permettono di arrivare ad una velocità massima di 400 chilometri orari. Secondo Masanori Yoshida, n.1 della Casa costruttrice, l’obiettivo è stato quello di realizzare un’auto diversa dalle solite vetture estreme, create appositamente per infrangere i record di velocità. Questa è una supercar con le prestazioni di un’auto da corsa, come dimostra la “ricerca di un design estremamente efficiente sul piano aerodinamico, ma anche elegante”. La stessa autonomia di 450 chilometri, seppur calcolata con il vecchio standard Nedc, dimostra che la Casa ha cercato di dare vita ad un veicolo effettivamente utilizzabile su strada. Così come il pacco-batterie da 64 kWh, ricaricabile in un’ora e 20 minuti a 44 kW in corrente continua. Parla anche italiano A completare un quadro di prestigio c’è un telaio monoscocca in fibra di carbonio che pesa solo 120 chili e un’altezza del corpo vettura ridotta a meno di un metro (per l’esattezza 99 centimetri). Per mettersi in garage uno dei 50 esemplari di questa Owl bisognerà sborsare almeno 2,9 milioni di euro, un prezzo che arriverà facilmente a superare i 3 milioni considerando le ampie possibilità di personalizzazione che Aspark mette a disposizione dei suoi clienti. Questo bolide ha passaporto giapponese (la Aspark è stata fondata nel 2005 a Osaka) ma sangue italiano. L’auto viene infatti costruita presso la sede della Manifattura Automobili di Torino, specializzata nella creazione di one off e supercar dalla tiratura limitata. Accelerazione a batteria Se la classifica delle auto più veloci in assoluto per quanto riguarda la velocità massima è ancora appannaggio dei motori termici (nell’ordine abbiamo Bugatti Chiron Super Sport, Hennessey Venom F5 e SSC Tuatara), quella delle vetture più rapide nello 0-100 è ormai guidata dalle fullelectric. Il motivo sono alcune caratteristiche strutturali dei sistemi elettrici: la grande coppia disponibile sin da subito, la capacità di moltiplicare facilmente la potenza montando un’unità su ciascuna ruota, la possibilità di gestire in maniera estremamente efficace la trazione. Prima della presentazione della Owl, il record era dete-
Mercedes GLB, un suv per sette. FRANCESCO PATERNÒ
■ MALAGA – La Mercedes GLB è un suv dalle forme squadrate che i tedeschi definiscono compatto con i suoi 4,63 metri di lunghezza, appena tre in meno della GLC che ha linee più sportive. Compatto perché nasce sul pianale B, quello destinato a una gamma di veicoli medio-piccoli insieme a quelli sviluppati sullo A. La novità di GLB è la possibilità di avere una terza fila di sedili con dunque sette posti: una risposta diretta nel premium a Land Rover Discovery Sport o all’elettrica Tesla Model X, indiretta a Seat Tarraco, Nissan X-Trail, Honda CR-V, Hyundai Santa Fe, Kia Sorento. Come va Abbiamo guidato la Mercedes GLB sotto un sorprendente diluvio per la Costa del Sol andalusa, sia nella versione turbodiesel 220d da 190 cavalli che nell’esagerata – il modello in fondo è un’auto da famiglia – AMG 35, dove il 2 litri quattro cilindri turbo benzina è stato tirato fino a 306 cavalli di potenza. Disponibili entrambi solo con cambio automatico doppia frizione a otto rapporti, sono due motori che rispondono in modo pronto a ogni sollecitazione del pedale dell’acceleratore. Naturalmente con le dovute differenze relative a potenza e assetto: la versione AMG disponeva di sospensioni adattive, oltre che di uno studiato sound simil 8 cilindri quando guidata in modalità Sport Plus e accelerando con decisione. 29 Novembre 2019 ·
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I prezzi La Mercedes GLB si inserisce tra la più piccola GLA (la nuova sarà presentata entro l’anno) e la appena più grande GLC. Rispetto alla concorrenza premium, manca ancora in gamma un B-suv, segmento caldissimo in Europa. I prezzi partono da circa 35.000 del diesel più piccolo ai circa 51.000. Diesel da 116, 150 e 190 cavalli anche con trazione integrale 4 Matic, benzina 1.400 da 163 cavalli e 2.000 da 224 cavalli. Più la AMG 35, per il quale il prezzo non è stato ancora comunicato. “Una family car” “È una tuttofare, una family car”, spiega Bastian Bornemann, responsabile dello sviluppo prodotto per le piatttaforme A e B di Mercedes, sottolineando la disponibilità di spazio all’interno grazie a un passo lungo 2,89 metri. In effetti, a bordo i centimetri sia in larghezza che in altezza a bordo non mancano. Certo, la terza fila di sedili è più comoda per bambini che per adulti (come appare anche nel video prodotto da Mercedes) e si accede reclinando gli schienali della seconda, con divisione due terzi/ un terzo, per altro scorrevoli in avanti per 14 centimetri. Il bagagliaio ha capacità di carico ottime: dai 570 litri in configurazione cinque posti (gli eventuali ultimi due sono a scomparsa) ai 1.805 litri viaggiando a pieno carico con i soli posti anteriori disponibili. Guida superassistita La GLB dispone di tutti i sistemi di assistenza alla guida della gamma, alcuni provenienti da modelli più costosi, per una guida più sicura, e dell’MBUX, il sistema a comando vocale per infotainment e navigazione basato sull’uso di intelligenza artificiale. Un sistema avanzato, che convince per la sua funzionalità.
AUTO E MOTO
Porsche, una supercar da F1. LUCA GAIETTA ■ Prima di correre in Formula E, Porsche era intenzionata a schierare una vettura nel Mondiale di Formula 1. L’idea è stata accantonata per decisone del Gruppo Volkswagen anche se si era già sviluppato un motore V6 che avrebbe dovuto equipaggiare una monoposto nella stagione 2021. Proprio quel propulsore potrebbe adesso tornare utile alla Casa tedesca per fare da base ad un motore destinato a spingere l’erede della 918 Spyder, iconica supercar ibrida di Zuffenhausen, dotata di un sistema kers come quello delle F1, prodotta dal 2013 al 2015. 12
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· 29 Novembre 2019
Un bolide per sfidare le rivali Non è una novità che Porsche sia intenzionata a sviluppare una vettura destinata a competere nel mercato con bolidi esclusivi come la Aston Martin Valkirie o la Mercedes Amg One. Anche se fino ad oggi le intenzioni del costruttore sembravano quelle di proporre un nuova supercar a batterie e zero emissioni, attingendo proprio dalla esperienza nella Formula E. La tecnologia per realizzare quest’ultima potrebbe però non essere abbastanza matura per essere applicata in tempo alla erede della 918 Spyder che dovrebbe debuttare entro il 2023. Collaborazione con Rimac Automobili Ecco allora l’idea di riprendere il motore destinato alla massima categoria, come già fatto anche da Mercedes per la Amg One che utilizza una versione depotenziata del V6 di 1.6 litri impiegato sulla monoposto di Lewis Hamilton, apportando a questo le giuste modifiche con l’aiuto della Rimac Automobili: costruttore croato del quale Porsche detiene il 15,5% di quota, famoso per aver creato hypercar elettriche come la C Two da 1.412 chilowatt (1.888 cavalli). L’auto più sportiva del segmento “Vediamo il potenziale per cooperazione con Rimac Automobili che si è rapidamente affermata come leader nella tecnologia dei motori elettrici e dell’elettricità di potenza. Il nostro obiettivo è sempre, indipendentemente dall’auto che stiamo facendo, avere l’auto più sportiva del segmento”, ha detto il capo progetti veicoli elettrici Porsche, Stefan Weckbach.
AUTO E MOTO
Aston Martin, un Concorde a 4 ruote. VALERIO ANTONINI
■ Aston Martin ha presentato una versione speciale a tiratura limitata (10 esemplari da collezione già venduti) della sportiva DBS Superleggera, nata per celebrare i cinquant’anni dal primo volo sperimentale del Concorde, datato 2 marzo 1969. L’auto esclusiva è stata realizzata in partnership con British Airways, la compagnia che, insieme ai francesi di Air France, diede vita al collegamento aereo di linea più veloce di sempre. Dettagli British Rispetto alla versione tradizionale, le prese d’aria e il diffusore posteriore della DBS Superleggera Concorde Edition (personalizzata per l’occasione dalla Divisione Q del marchio) sono verniciati con i colori della bandiera del Regno Unito. Così come il tettuccio, caratterizzato da una grafica con le forme delle ali a delta del jet. Tra le altre particolarità spiccano il logo “Speedmarque” della British Airways e la targa nera “Q by Aston Martin”. Si intravede, stampato sulle portiere, il numero identificativo autentico del primo Concorde. Gli interni rivestiti in Alcantara riportano badge dedicati allo storico volo del ’69. I comandi del cambio sul volante sono in titanio come le pale del voluminoso compressore. Sotto il cofano confermato il motore 12 cilindri benzina, 5.2 litri biturbo da 725 cavalli della Super GT, in grado di spingere la super sportiva da 0 a 100 chilometri orari in 3,4 secondi. Storia del super jet L’aereo di linea supersonico Concorde – che entrò in servizio il 21 gennaio del 1976 – copriva la tratta Parigi/New York in poco più di 3 ore ed è stato il secondo velivolo commerciale a infrangere il muro del suono (Mach 2), dopo il sovietico Tupolev Tu-144. L’estrema velocità dei viaggi consentiva di evitare il fastidioso “jet lag”. Il Concorde era alimentato da motori turbogetto RollsRoyce Olympus, in origine progettati per il bombardiere Avro Vulcan, adattati insieme all’azienda francese Snecma per l’uso civile. Il servizio ai passeggeri venne interrotto nel 2003 a causa del rumore assordante dei propulsori. Dietro lo stop c’era tuttavia anche il pesante deficit della società anglo-francese (formata dalla British Aircraft e dall’Aérospatiale) che gestiva il progetto, commercialmente offerto poi dalle compagnie di bandiera British Airways e Air France. Consumi eccessivi e costi di manutenzione esorbitanti facevano lievitare troppo i prezzi dei biglietti, così gli aerei partivano spesso semi-vuoti, soprattutto dopo l’incidente del 25 luglio 2000, che costò la vita a 113 passeggeri.
BUSINESS
Daimler contesa in Cina. ANGELO BERCHICCI
■ Sembra destinata a crescere la presenza di investitori cinesi all’interno di Daimler (Mercedes). BAIC (Beijing Automotive Industry Holding Co.) avrebbe infatti intenzione di accrescere la propria quota di partecipazione nel capitale del gruppo tedesco. Aumentare le quote reciproche A riferirlo alla Reuters è una fonte anonima informata sulla vicenda, secondo cui l’annuncio ufficiale avverrà nelle prossime settimane. Il colosso cinese aveva già acquisito il 5% di Daimler lo scorso luglio. Funzionari del gruppo cinese hanno dichiarato, durante alcuni incontri con investitori a metà ottobre, che “entrambe le aziende sono disponibili ad aumentare le reciproche quote di partecipazione”. Già partner sul mercato Oltre ai legami finanziari, BAIC e Daimler sono unite da importanti vincoli commerciali. Quella con il colosso di Pechino infatti è la principale joint venture di Daimler in terra cinese. Tramite il suo partner, il gruppo tedesco gestisce le fabbriche di Mercedes-Benz a Pechino attraverso la società Beijing Benz Automotive. Non si tratta né dell’unica, né della più significativa presenza della Cina nell’azionariato di Daimler. Il suo maggior azionista (9,7%) è infatti il gruppo Geely, concorrente di BAIC sul mercato asiatico. Intervistato dai media locali circa le possibili ripercussioni sul rapporto con Daimler, in caso di aumento della presenza di BAIC, un portavoce di Geely ha fatto sapere: “Siamo un investitore di lungo termine in Daimler. Non reagiamo spontaneamente alla volatilità e sosteniamo il management di Daimler e la sua strategia”. 29 Novembre 2019 ·
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BUSINESS
Arriva la Neva, l’autostrada russa. VALERIO ANTONINI
Crescita costante Mentre il mercato auto russo ha risentito solo in parte della crisi generale (-2,5% nel 2019 rispetto all’anno passato, a fronte di una contrazione globale vicina al 7%), vie di comunicazione e infrastrutture vengono potenziate e aggiornate senza sosta. Il piano prevede investimenti superiori ai 100 miliardi di dollari entro il 2024. Visti i costi più bassi, questi investimenti si traducono in molti più chilometri di asfalto rispetto a quelli che si potrebbero realizzare nel resto d’Europa: alla estensione attuale se ne dovrebbero aggiungere altri 5.200. Inoltre il Cremlino ha fissato nuovi obiettivi per migliorare le strade secondarie e prevede una completa modernizzazione di circa 39 mila chilometri di “interregionali” e l’85% delle urbane.
INNOVAZIONE
Jaguar, occhio a chi dorme. PAOLO ODINZOV ■ La Russia prosegue il piano di sviluppo infrastrutturale del Paese. Vladimir Putin ha presenziato alla cerimonia di inaugurazione della nuova superstrada a pagamento chiamata M-11 “Neva”, collegamento di 694 chilometri tra Mosca e San Pietroburgo. Consentirà di spostarsi da una città all’altra in auto impiegando circa 6 ore. Il cantiere per la costruzione dell’autostrada era stato avviato nel 2010, provocando le proteste di ecologisti per il disboscamento di una parte della foresta di Khimki, attraversata per 43 chilometri dall’asfalto. L’allora presidente Dmitrij Medvedev aveva per questo congelato i lavori, poi ripresi a stretto giro di posta. Passi da gigante Stando a quanto riferito da Vyacheslav Petushenko – presidente di Avtodor, l’agenzia che gestisce le autostrade russe – il pedaggio della Neva si dovrebbe aggirare intorno ai 2mila rubli (poco meno di 30 euro). “Non abbiamo mai avuto un’autostrada così lunga e tecnologicamente avanzata nella storia del nostro Paese”, ha dichiarato Putin. Nel 2000 (prima che l’ex direttore dei servizi segreti federali diventasse presidente) c’erano solo 365 chilometri di superstrada: la trafficata tangenziale di Mosca, un collegamento di 157 chilometri dalla capitale verso la città di Tula e altri 99 chilometri verso Volokolamsk, costruite per mostrare i progressi e la modernità dell’Unione Sovietica prima delle Olimpiadi del 1980. Dall’elezione di Putin la copertura autostradale nel Paese è aumentata di sei volte, superando i 2mila chilometri. Sta per essere completato anche il collegamento (senza pedaggio) di 2mila165 chilometri da Chita a Chabarovsk, che unisce la Siberia con l’estremo oriente della Russia. 14
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· 29 Novembre 2019
■ Jaguar ha sviluppato il Driver Condition Monitor, tecnologia in grado di rilevare eventuali segnali di sonnolenza del guidatore e allertarlo in tempo per fare una pausa. Il sistema, offerto di serie sul suv E-Pace e disponibile su tutte le vetture del costruttore, riceve migliaia di input, alcuni dei quali misurati ogni millesimo di secondo, provenienti dei sistemi di assistenza dello sterzo, dai pedali e da altri meccanismi coinvolti marcia dell’auto. I dati vengono poi analizzati da sofisticati algoritmi analizzano per determinare con precisione se chi è al volante è in una condizione di affaticamento. Aumentare la sicurezza sulle strade “Il Driver Condition Monitor, unito a una vasta gamma di tecnologie presenti sulle nostre vetture contribuisce ad aumentare notevolmente la sicurezza sulle strade”, ha detto David Willey, responsabile Jaguar per i sistemi di assistenza alla guida. Secondo una ricerca dell’Automobile As-
sociation Charitable Trust, la più grande organizzazione automobilistica inglese che fornisce servizi ai conducenti da oltre 100 anni, solo nel Regno Unito un conducente su otto ha infatti ammesso di essersi addormentato al volante della propria auto, il che rappresenta oggi la causa principale del 25% degli incidenti mortali.
AUTO E MOTO
Lamborghini, bolide virtuale.
BUSINESS
Uber, niente più licenza a Londra. COLIN FRISELL
LUCA GAIETTA
■ In occasione delle finali mondiali del FIA Certified Gran Turismo Championships 2019, in programma a Monte Carlo, Lamborghini ha presentato la concept Lambo V12 Vision Gran Turismo. Prototipo, assolutamente visionario, destinato a correre dalla primavera del prossimo anno sulle strade virtuali del celebre videogioco Gran Turismo Sport per la PlayStation 4 Sony. Lo stesso motore ibrido della Sián La V12 Vision Gran Turismo utilizza lo stesso gruppo propulsore ibrido della Sián FKP 37. Nel design rappresenta una evoluzione futuristica del family feeling Lamborghini con layout della scocca da monoposto e una carrozzeria altamente aerodinamica segnata dell’ampia ala, dove sono alloggiati i caratteristici fari a Y della casa. Per accedere all’abitacolo bisogna entrare dalla parte anteriore della vettura, come in un caccia da combattimento e i principali comandi di guida si trovano sul volante, mentre tutte le informazioni di guida sono proiettate come ologrammi davanti agli occhi del pilota. “La V12 Vision Gran Turismo è stata pensata per essere la migliore virtual car di sempre per tutti i giovani gamer e fan che amano il nostro brand. Rispecchia tutto l’impegno della Casa del Toro nel sviluppare tecnologie innovative, soprattutto nel campo dei materiali leggeri e dell’ibridizzazione”, ha detto Mitja Borkert, numero uno del Centro stile di Lamborghini.
■ LONDRA – Il Transport for London ha comunicato ufficialmente di aver negato a Uber una nuova licenza per operare il proprio servizio di taxi con auto private nella capitale inglese. Il permesso provvisorio concesso alla società americana di ride hailing lo scorso settembre è scaduto domenica 24 novembre. Uber ha ora 21 giorni di tempo per presentare ricorso (cosa che ha già annunciato di avere l’intenzione di fare) contro la decisione di TfL e può continuare ad operare durante tale periodo. Il sindaco è d’accordo L’autorità di regolamentazione del traffico cittadino ha riconosciuto all’azienda di aver apportato una serie di modifiche positive al proprio modus operandi – soprattutto per quanto riguarda la sicurezza – ma ha comunque ritenuto che non fosse “pronta e adatta” ad avere una nuova concessione in città. Questo soprattutto per aver messo in discussione la sicurezza di alcuni clienti che “sono stati fatti salire su taxi privati con conducenti privi di regolari permessi e senza assicurazione”, come ha sottolineato Helen Chapman, responsabile delle licenze per TfL. “Supporto la decisione – ha scritto in un post su Facebook il sindaco di Londra Sadiq Khan – e condivido le motivazioni per cui è stata presa. La sicurezza viene prima di tutto. La nostra città è una delle migliori al mondo per le compagnie innovative ma tutti devono stare alle regole. E’ stato dimostrato che negli ultimi mesi 14mila viaggi sono stati compiuti con alla guida persone non autorizzate o addirittura sospese. Per questo è impossibile che il Transport for London abbia ancora fiducia in Uber, anche se questa scelta sarà impopolare”. 29 Novembre 2019 ·
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Software segreto Uber ha perso la “patente” per operare a Londra nel 2017, per motivi legati alla sicurezza. Dopo una prima proroga di 15 mesi, l’azienda Usa che in città dà lavoro a 45mila drivers, ha ottenuto un ulteriore concessione per due mesi. Tra le possibili ragioni della scelta del TfL viene citata anche l’adozione di un software segreto, chiamato “Greyball”, che potrebbe essere utilizzato per impedire ai regolatori di monitorare l’app attraverso la quale il servizio è prenotato ed erogato. Uber ha sempre negato di aver utilizzato questo sistema sul territorio britannico. La risposta di Uber “La decisione del TfL di non rinnovare la licenza a Uber – si legge in un cominucato dell’azienda americana – è straordinaria e sbagliata. Sicuramente faremo appello. Abbiamo trasformato in maniera fondamentale il nostro business nel corso degli ultimi due anni e stabilito standard di sicurezza. Per questo solo due mesi fa il TfL ci ha considerati affidabili come operatore. Per conto degli oltre 3,5 milioni di clienti e dei nostri 45mila conducenti accreditati continueremo a lavorare come sempre e collaboreremo con il TfL per risolvere la questione”.
AUTO E MOTO
Car of the Year 2020: le finaliste.
edizione del Salone di Ginevra (5-15 marzo 2020). Nel lotto delle pretendenti al titolo quest’anno spicca la presenza di due vetture 100% elettriche a segnalare la crescente importanza di questo segmento: Tesla Model 3 e Porsche Taycan. A contendergli la vittoria due francesi Peugeot 208 (che è stata a sua volta presentata anche nella versione a batteria) e Renault Clio, la giapponese Toyota Corolla, l’altra tedesca Bmw Serie 1 e l’americana Ford Puma. Tesla tra le prime In particolare per Tesla si tratta di un ritorno nel lotto delle finaliste, dopo la prima apparizione – targata 2014 – affidata in quel caso alla Model S. Nel 2019 il premio è stato assegnato alla Jaguar I-Pace.
PAESE
IrenGo e AC Torino per la smart mobility. LINDA CAPECCI
REDAZIONE
■ Automobile Club Torino e Iren – multiservizi che opera nella distribuzione di energia elettrica – hanno stipulato un accordo di collaborazione che riflette l’attenzione di entrambi per la salvaguardia ambientale e l’adozione di modelli di consumo e sviluppo sostenibili. ■ Car of the Year ha annunciato in un tweet le sette auto – scelte tra le 35 le “semifinaliste” – che partecipano al premio “auto dell’anno 2020”. Come da tradizione la migliore sarà eletta da una giuria internazionale mentre la proclamazione ufficiale avverrà il prossimo 2 marzo, nei giorni di pre-apertura riservati alla stampa della 90esima 16
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· 29 Novembre 2019
Accordi elettrici La partnership – che prevede tra l’altro l’installazione di 6 stazioni di ricarica IrenGo in 3 parcheggi ACI, gratuite per i soci del club – è stata sancita dall’inaugurazione dello Spazio IrenGo, uno showroom dedicato alla smart mobility, presso la sede dell’Automobile Club Torino, in
Piazzale San Gabriele di Gorizia. Qui sarà possibile sottoscrivere contratti luce e gas alle migliori condizioni di mercato e scoprire tutti i prodotti sviluppati per l’efficienza energetica. Ci sarà anche la possibilità di provare biciclette a pedalata assistita e altri mezzi a batteria, monopattini compresi. Lo spazio di IrenGo offre poi servizi di noleggio a lungo termine di veicoli a basse emissioni. Sono incluse tutte le soluzioni di consulenza e di supporto nella scelta del mezzo migliore per le esigenze del cliente. Credere in un’alternativa Il Gruppo Iren è una delle prime realtà nazionali ad aver creduto nelle potenzialità della e-mobility e ad aver investito nell’installazione di stazioni di ricarica e nell’elettrificazione della propria flotta aziendale. “Il nostro club e Iren – ha dichiarato il presidente dell’AC Torino Piergiorgio Re – ragionano in modo serio e concreto per creare qualcosa nel mondo dell’elettrico, anche per quanto riguarda i mezzi di trasporto alternativi a cui siamo favorevoli e che vanno regolamentati”. Per Renato Boero, presidente del Gruppo Iren, “l’urgenza dei problemi ambientali comporta un cambio di passo e oggi ne stiamo facendo uno concreto verso la mobilità sostenibile”.
LIFESTYLE
Bloomberg, candidato in Chevrolet. ELISA MALOMO
fronte nessuno osa sfidare lo strapotere di Donald Trump. Bloomberg è il quinto uomo più ricco al mondo con un patrimonio del valore di 55,5 miliardi di dollari. Da uno con un conto in banca così ci si aspetterebbe una fila di auto da sogno, magari volanti, o veicoli extra-lussuosi. E invece il 77enne di Brighton, Massachussets, si sposta nella città di New York al volante “solo” del suo Chevrolet Suburban, uno degli suv più blasonati degli States. Ma pur sempre un’auto “normale” e non certo una supercar. Nella sua collezione spicca anche una Audi R8 da 120mila dollari. Magari la sportiva la utilizzerà solo per provocare un po’ di rabbia nell’attuale presidente noto per il “Make America Great Again”. E che non vedrebbe di buon occhio una “tedesca” nel garage della Casa Bianca. Sarà questa l’auto del “sorpasso” elettorale? Bloomberg non è il solo miliardario (in dollari) che – pur con un conto bancario a sette o otto zeri – preferisce il comfort di un suv o di una berlina sportiva al lusso di una roadster. Vediamoli nel dettaglio allora i gusti a quattro ruote degli altri top five nella graduatoria dei più ricchi del pianeta. Mr Facebook in Acura Quarto in classifica è Mr Facebook, Mark Zuckerberg. Il ceo del social da quasi tre miliardi di iscritti, a soli trentacinque anni, possiede un portafoglio del valore di 60 miliardi di dollari. I “risparmi” accumulati nella sua breve ma brillante carriera, gli hanno permesso di acquistare numerose auto fra cui la sportiva Pagani Huayra. Ma il giovane imprenditore, per imbottigliarsi nel traffico di Palo Alto, sceglie due modelli in particolare: l’Acura Tsx, berlina sportiva di Honda, e la Golf Gti di Volkswagen. Umili, anche se in controtendenza con la politica hi-tech e a batteria della California. Anche il terzo uomo più potente al mondo, l’economista statunitense Warren Edward Buffet, supera le aspettative. L’“oracolo di Omaha”, chiamato così per la sua abilità negli investimenti finanziari, con un conto da quasi 90 miliardi di dollari potrebbe permettersi un garage colmo di lingotti d’oro. Al contrario guida una Cadillac Cts del 2006 da 45mila dollari che acquistò all’epoca “per mostrare supporto all’americana General Motors”. Trump qui sorride. Gates in Porsche A seguire Bill Gates: patrimonio da 97 miliardi di dollari e una collezione completa targata Porsche. Fra tutte le tedesche in suo possesso, il fondatore di Microsoft è però legato ad un modello in particolare: la 959 coupé. L’auto, una delle sole 337 in circolazione prodotte dalla Casa di Stoccarda, rimase sequestrata alla dogana per ben 13 anni poiché non soddisfaceva gli standard della Us Environmental Protection Agency.
■ Anche Michael Bloomberg – ex sindaco di New York e fondatore della omonima multinazionale di mass media – è entrato nella corsa per la Casa Bianca del 2020. Tra le fila del partito democratico, ovviamente, visto che sull’altro
L’Accord di Bezos In vetta alla classifica – e al mondo – c’è il fondatore di Amazon Jeff Bezos, il cui patrimonio netto è di 130 miliardi di dollari. Tuttavia l’imprenditore americano, nonché l’uomo più ricco dell’era contemporanea, guida un’auto del valore di 17mila dollari, l’Honda Accord del 1996. Quando gli chiesero il perché di questa scelta lui rispose conciso: “È un’auto perfettamente valida”. Chissà che figura farebbe lungo i viali alberati di Washington. Magari lo scopriremo nel 2024, alle prossime elezioni presidenziali. 29 Novembre 2019 ·
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LIFESTYLE
Mark Ruffalo: Hulk è sempre più verde. LINDA CAPECCI
■ Un’occasione speciale per Mark Ruffalo, che il 22 novembre ha spento 52 candeline. L’attore che dal 2012 veste i panni del supereroe Hulk, “l’incredibile”, è davvero verde: guida un’auto elettrica, è un fervido ambientalista e ha contribuito alla fondazione di un’organizzazione per lo sviluppo delle energie rinnovabili. Eroe a fumetti La star originaria del Wisconsin vanta una carriera di oltre 30 anni. Ha iniziato nel 1989 prendendo parte alla serie tv “Summer Playhouse”, alla quale seguirono numerosi successi televisivi. Il momento della consacrazione cinematografica è arrivato nel 2004 con “The Eternal Sunshine Of The Spotless Mind” di Michel Gondry. Solo nel 2012 però ha raggiunto effettivamente la vetta del successo commerciale interpretando Hulk in “The Avengers”. Un ruolo che ha permesso a Ruffalo di farsi conoscere in tutto il mondo, facendo vivere sul grande schermo il personaggio carismatico del dottor Bruce Banner, in continua lotta con sé stesso e con 18
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· 29 Novembre 2019
la sua metà ferina. L’ultima apparizione cinematografica dell’uomo verde ideato da Stan Lee risale ad “Avengers: Endgame”, uscito in Italia ad aprile di quest’anno. Mostro delle zero emissioni La filmografia di Ruffalo, però, va oltre il mondo dei fumetti, ed è costellata di successi: spicca la sua candidatura agli Oscar come miglior attore non protagonista per “Il Caso Spotlight”, miglior film del 2015 agli Academy Award. Mark però non è solo un attore, è anche sceneggiatore, regista e produttore; molto impegnato nell’ambito della salvaguardia ambientale e grande sostenitore della mobilità a emissioni zero. E’ stato avvistato mentre guidava la sua auto 100% elettrica, la Bmw i3, di cui ha elogiato le prestazioni sulle pagine social. Anche altri protagonisti di “Avengers” sono attenti alla sostenibilità al volante: Bradley Cooper, Natalie Portman, Gwyneth Paltrow, Scarlett Johansson. Tutti però preferiscono l’ibrida Toyota Prius. Molti attori della saga tra cui lo stesso Mark, in prima li-
nea, si sono opposti strenuamente alle politiche trumpiane, antimigratorie e antiecologiste. Divertente l’appello video del 2016 in cui molte star hollywoodiane hanno invitato a votare contro Trump: in cambio di un nudo integrale di Ruffalo. Un inaspettato uomo oggetto, “Full Marky”: inconsapevole “ricompensa”. Funzionerà? Impegno e attivismo Per l’autoironico attore la politica è una cosa seria. Ha anche appoggiato le proteste della comunità dei Nativi Americani contro l’oleodotto del Dakota Access Pipeline, le cui condutture attraversano quattro stati e 200 corsi d’acqua, inquinandoli gravemente. Per dare un supporto attivo ha contribuito alla fondazione di The Solutions Project, un’organizzazione che promuove l’uso di energie rinnovabili. Sul sito del progetto il suo motto: “insieme possiamo costruire un’economia più forte, per famiglie più sane e un futuro più sicuro. 100% pulito è possibile al 100%”. Nell’ultimo film di Todd Haynes “Dark Waters” – tratto da una storia vera – nelle sale italiane dal febbraio 2020, Ruffalo interpreta l’avvocato Rob Bilott: oggetto di minacce e ritorsioni per aver svelato informazioni riservate di un’enorme corporation e dare giustizia a una comunità inconsapevolmente esposta a prodotti chimici mortali per decenni.
causati dalle sostanze inquinanti e lavorare insieme per chiedere una protezione ambientale più forte”, ha dichiarato l’attore nel suo intervento al Fight Forever Chemicals. Da molti anni, dopo aver venduto la casa di Los Angeles, Ruffalo e la sua famiglia si sono trasferiti a Callicoon, a due ore di strada da Manhattan, dove coltivano il proprio orto e respirano un’aria più pulita, lontano dal frastuono della città. Un Hulk sempre più verde.
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Supplemento settimanale a l’Automobile Pubblicazione online - Reg. Tribunale di Roma n. 24/2016 del 09/03/16 Iscrizione R.O.C. n. 14674 - ISSN 2499-670X Direttore Responsabile Alessandro Marchetti Tricamo Redazione via Solferino, 32 - 00185 Roma tel. 06.45406719 • fax 06.49982874-2829 www.lautomobile.it • redazione@lautomobile.it • segreteria@lautomobile.it @lautomobile_ACI
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Una vita pulita “In questo momento le nostre leggi e le istituzioni pubbliche non riescono a proteggerci. Raccontando storie come quella di Dark Waters vogliamo sensibilizzare sui rischi
e coordinamento dell’Automobile Club d’Italia Copyright © 2019 ACI Informatica SpA - Tutti i diritti riservati. Foto: Getty Images
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Eni cambia il pieno. PATRIZIA LICATA
L’azienda energetica punta sull’idrogeno e studia la sua produzione dai rifiuti urbani. Due i distributori di prossima apertura a Milano e Venezia. Ne abbiamo parlato con l’ingegner Giuseppe Ricci. ■ L’idrogeno come carburante alternativo per una mobilità a impatto zero: Eni ci crede e si prepara ad aprire due punti di rifornimento per i veicoli a celle a combustibile. Il primo sorgerà presso la stazione di servizio di San Donato Milanese; l’altro verrà realizzato a Venezia. L’idrogeno è uno degli elementi chiave nel processo di decarbonizzazione dell’azienda italiana. Ne abbiamo parlato con l’ingegner Giuseppe Ricci, direttore generale raffinazione e marketing di Eni. Perché avete scelto di puntare sull’idrogeno? Il vantaggio dell’idrogeno è di essere un grande accumulatore di energia rispetto ad altre fonti rinnovabili. Per questo è molto promettente come vettore per la mobilità, oltre che per altre applicazioni. L’idrogeno è davvero sostenibile? Per estrarlo dal metano o dall’elettrolisi serve energia elettrica che può essere generata con fonti inquinanti. Per questo Eni punta sulla ricerca. Abbiamo già enormi competenze sulla produzione di idrogeno, che usiamo nella raffinazione, e ora stiamo studiando una tecnologia capace di convertire in idrogeno i rifiuti solidi urbani e le plastiche non riciclabili: non usa l’elettrolisi ma si basa sulla gassificazione ad alta temperatura, con un bassissimo impatto ambientale. Stiamo valutando l’im-
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piego di questa tecnologia nella nostra bioraffineria di Venezia, a Porto Marghera, dove abbiamo realizzato lo studio di fattibilità insieme a NextChem. Quando sarà attiva questa raffineria sostenibile? In quattro-cinque anni l’impianto dovrebbe essere operativo. È un progetto “Waste to Hydrogen” che applica l’economia circolare, dando una seconda vita a centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti non riciclabili. Invece che mandarli in inceneritori o discariche, li trasformiamo in energia. Per l’Italia, povera di materie prime, è un’occasione da non perdere. Il governo è sensibile a questo tema? Il ruolo della politica e della normativa è molto importante per incentivare le novità. Il Ministero dello sviluppo economico ha attivato un tavolo sull’idrogeno mettendo insieme vari operatori, tra cui Eni, per condividere punti di vista e stato dell’arte. È importante che questa attività del ministero prosegua, coinvolgendo anche aziende di settori diversi. L’Italia deve fare sistema su temi complessi come la transizione energetica. È importante anche continuare a puntare su più forme di energia: la mobilità sostenibile va inserita nello specifico contesto di mercato, offrendo soluzioni che funzionano e moltiplicano le opportunità per il consumatore.
...dal nostro mensile PUBBLICATO SUL NUMERO 34 - NOVEMBRE 2019
Intanto le stazioni di servizio Eni permetteranno agli automobilisti di familiarizzare con l’idrogeno come combustibile alternativo. Il punto di rifornimento Eni a San Donato Milanese rappresenta la nostra nuova visione per le stazioni di servizio. È una struttura polifunzionale, dove venderemo prodotti petroliferi premium accanto a carburanti avanzati, non solo idrogeno ma anche biometano ed elettricità. Offriremo inoltre servizi che non hanno a che fare con il rifornimento dell’auto: i locker Amazon per ritirare i prodotti acquistati online, opzioni legate agli accordi con Telepass e Poste Italiane e altro ancora. In futuro le stazioni Eni potrebbero diventare dei veri centri di aggregazione e multiservizio. La nuova mobilità è anche un diverso stile di vita. San Donato Milanese quando sarà operativo? Siamo già alla fase esecutiva. Attendiamo entro la fine dell’anno le autorizzazioni per l’avvio dei lavori e contiamo di aprire il punto vendita nell’estate del 2020. Se avrà successo, nei prossimi anni, Eni renderà disponibile l’idrogeno in altre stazioni della propria rete. Come Venezia? Stiamo valutando i siti e contiamo di scegliere il più idoneo entro la fine dell’anno. A quel punto partirà l’iter
delle autorizzazioni. Presumibilmente inizieremo i lavori nel 2020 e la stazione di rifornimento a Venezia sarà attiva tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021. Quali sono le condizioni essenziali per sviluppare il mercato dell’idrogeno? Innanzitutto la collaborazione tra attori diversi e un ecosistema che aiuti a far crescere la domanda in parallelo con l’offerta. A Venezia è possibile agire in questa direzione grazie all’alleanza con Comune, Città metropolitana e Toyota che metterà in strada una flotta di 10 Mirai a fuel cell, che si riforniranno nelle stazioni di Eni. L’accordo con i costruttori è fondamentale per creare un circolo virtuoso tra domanda e offerta. Contano anche gli acquisti delle amministrazioni pubbliche e l’inserimento di veicoli a idrogeno in flotte in sharing. Ma c’è di più: in Val Padana Eni si inserisce in un possibile ecosistema transalpino che arriva fino alla Baviera, la regione tedesca dove la mobilità a idrogeno è più sviluppata.
Da destra a sinistra, Giuseppe Ricci di Eni mentre firma l’accordo con il Comune di Venezia, insieme al sindaco della città Luigi Brugnaro e l’ad di Toyota Italia Mauro Caruccio.
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