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LA CUEVA DEL RIO LA VENTA E GLI ANTICHI ZOQUE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag
La Cueva del Rio La Vento e gli antichi Zoque
Davide Domenici
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Gli speleologi dell'Associazione La Venta non sono stati i primi a esplorare la Cueva del Rio La Venta. La presenza di vestigia archeologiche al suo interno, infatti, testimonia che la grotta era nota da almeno millecinquecento anni agli antichi gruppi indigeni zoque che in epoca preispanica popolavano il Chiapas Occidentale. Le aree dove le vestigia archeologiche sono state osservate sono essenzialmente nei pressi dell'accesso superiore, non lontano dalla comunità di Lazaro Cardenas, e dello sbocco finale sulla parete del Canyon del Rio La Venta. In questi due luoghi si osservano principalmente frammenti di ceramiche del periodo Classico, un pestello litico di una macina da mais e resti ossei umani in condizioni frammentarie. Sebbene i contesti archeologici appaiano nella maggior parte dei casi essere stati perturbati dalle piene che durante la stagione delle piogge interessano la grotta, la loro ubicazione, limitata alle zone marginali di facile accesso, testimonia che gli antichi Zoque non percorsero l'intero itinerario sotterraneo, caratterizzato da difficoltà tecniche che ne impedirono il completo attraversamento, ma che vi entrarono dai due accessi principali, probabilmente senza sapere che i due luoghi erano uniti dalla lunga grotta oggi nota grazie alle moderne esplorazioni. Ma perché gli antichi Zoque si presero la briga di entrare a più riprese
Il piccolo edificio sul versante della collina che domina il sito archeologico di L6pez Mateos
A destra: un vaso nelle prime gallerie dell'ingresso basso della Cueva del Rio La Venta
nella grotta, nell'arco di diversi secoli? Oltre dieci anni di indagini del Progetto Archeologico Rio La Venta, organizzato dall'Associazione La Venta, dall'Universidad de Ciencias y Artes de Chiapas e dall'Università di Bologna e co-diretto da Thomas A. Lee Whiting e dallo scrivente, hanno permesso di fornire una risposta a questo quesito. Sappiamo infatti che sin dal periodo Preclassico Tardo (ca 300 a.C.) gli antichi Zoque accedettero al Canyon del Rio La Venta e alla Selva El Ocote al fine di depositare ingenti offerte in grotte come la Cueva de la Media Luna, dove pile di ceramiche sono state rinvenute in associazione con involti di fibra contenenti parafernalia rituale e con una piattaforma scalonata, costruita in pietra e fango e poi intonacata e dipinta. Per circa un millennio, e cioè sino al 600 d. C. circa, gruppi indigeni in sedia ti nelle valli di Jiquipilas e di Ocozocoautla continuarono ad entrare in questi territori selvaggi e disabitati per deporre offerte nelle grotte che, così come avveniva in gran parte della Mesoamerica, erano ritenute punti di accesso al mondo acquatico sotterraneo e quindi luoghi adatti a divenire teatri di scambio e comunicazione con le divinità dell'acqua e della fertilità. In un luogo come El Ocote, la geografia sacra della cosmologia mesoamericana trovava una sua evidente manifestazione nello straordinario paesaggio carsico della regione. La ciclica deposizione di offerte di cibi e ceramiche, probabilmente scandita da un ciclo cerimoniale annuale legato al ciclo agricolo, condusse alla formazione di contesti massivi, dove centinaia o migliaia di ceramiche si accumularono nel corso dei secoli; grotte come la Cueva de los Cajetes, la Cueva de los Trastes, la Cueva di José Juan o la Cueva del
Le grotte furono utilizzate dagli Zoque anche come luoghi di culto e sepoltura
A destra: incensiere zoomorfo in una grotta dell'area
Sapo sono solo alcuni esempi di questa modalità rituale diffusa anche in altre regioni del Chiapas Occidentale come la meseta di Ocuilapa e San Fernando. Anche quando, attorno al 600 d.C., la Selva El Ocote venne intensamente colonizzata dagli Zoque che vi costruirono una fitta e complessa rete di insediamenti monumentali oggi esemplificati da decine di siti come L6pez Mateos, Emiliano Zapata, Unidad Modelo, El Tigre, El Cafetal o El Rigo, le grotte continuarono a essere frequentate per ragioni rituali, accordando ora una netta preferenza a quelle cavità che si aprono sulle pareti del canyon. Vi si deposero ancora offerte di ceramiche, ma anche sepolture di probabile carattere sacrificale, come quelle dei dieci bambini sepolti nella Cueva del Lazo insieme a un eccezionale corredo di materiali deperibili e resti di cibo deposti ritualmente. Fu proprio in questo periodo che, stando alle ceramiche osservate, si ebbero le maggiori frequentazioni della Cueva del Rio La Venta, almeno nella sua parte terminale. Se i resti umani sono troppo frammentari per permettere qualsiasi interpretazione, le ceramiche sono molto tipiche dell'epoca, così come lo strumento per macinare il mais, associato ai culti della fertilità e osservato sia in altre grotte della regione che, ad
A sinistra: impressioni di mani al negativo sulla parete di una grotta nei pressi del Rio La Venta
A destra: il sito archeologico di El Higo, in destra orografica del canyon, scoperto e documentato dall'associazione La Venta nell'ambito del Progetto Archeologico Rio La Venta
P a g. 144: le grotte fossili affacciate sul canyon, quando accessibili, sono state a lungo utilizzate dall'uomo come luogo di culto
Pag. 145: un settore di scavo archeologico a El Higo, sullo sfondo l'edificio principale del sito esempio, nella celebre grotta di Balamkanché, nello Yucatan. Sebbene con qualche variazione di intensità dovuta a cicli di abbandono e rioccupazione degli insediamenti della regione, l'uso rituale delle grotte dell'area del Rio La Venta pare essere proseguito sino all'epoca della conquista spagnola, quando la sconfitta dei Chiapanechi permise agli Zoque di rioccupare le loro terre tradizionali e di abbandonare per sempre l'area di El Ocote. Ma non di dimenticarla: documenti coloniali e testimonianze etnografiche dimostrano che gli Zoque del Chiapas Occidentale considerarono sempre El Ocote e il Rio La Venta come un'area sacra, popolata dai nahual (o alter-ego animali) di stregoni potenti e denominata N orte Ipstek, un'espressione traducibile come "Venti Case della Pioggia", quella pioggia che nel suo incessante movimento ciclico tra il cielo e il sottosuolo ha creato grotte meravigliose come la Cueva del Rio La Venta.