sommario Sommario
Il volo di Olympia
Dossier Campionato
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18 28 La storia di Kozak I tecnici che lo hanno allenato e gli esperti raccontano pregi e difetti dell’ariete ceco
62 A casa dei laziali Come ogni mese Lazialità entra nelle case di due famiglie biancocelesti
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La furia Cavanda La storia del giovane terzino belga-congolese. Dalle giovanili alla prima squadra
88 In ricordo di Laura D’Angelo La storia e la lazialità di una grande donna dello spettacolo rimasta nei nostri cuori
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Esclusiva con Bergodi Siamo andati a trovare Cristiano Bergodi nel ritiro del Modena
94 I Giochi di Lazialità Cruciverba, quiz, e tutti i giochi per misurare la vostra Lazialità.
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Speciale di Paolo Colantoni
OLYMPIA Il nostro simbolo, IL NOSTRO ORGOGLIO I tifosi della Lazio hanno imparato a voler bene alla nostra Olympia. Si sono affezionati a lei, l’hanno incitata, protetta, difesa ed esaltata. Olympia è diventata più importante dei vari Hernanes, Zarate e compagni. E in questa città comincia a far paura....
Intervista di Valerio Alessandro Cassetta
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“il gigante venuto dall’est� Conosciamo meglio Libor Kozak, il giovane gigante ceko che si sta mettendo in evidenza. Corioni, Cavasin e Sesena ci raccontano pregi e difetti del centravanti biancoceleste
86K6H>C/ “Lotta per la squadra” Il suo primo tecnico in Italia: “E’ un attaccante generoso che lavora molto per i suoi compagni”
8DG>DC>/ “Me lo riprenderei subito” Il presidente del Brescia: “Non lo avrei mai lasciato tornare a Roma. Diventerà un grande “
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d agosto sembrava destinato a lasciare la Lazio per fare posto all’acquisto di un’altra punta, invece è rimasto, sgomita e sogna un posto da titolare. I miglioramenti, frutto di un allenamento costante e mirato, sono sotto gli occhi tutti, compresi quelli di mister Reja, che in questo inizio di stagione lo ha già impiegato in più di un’occasione. Contro il Bologna è entrato nel secondo tempo al posto di Zarate ed ha propiziato la terza rete della Lazio, guadagnandosi con mestiere il rigore poi trasformato da Hernanes; a Firenze, subentrando nella ripresa a Rocchi, ha siglato il goal vittoria laziale, mostrando una grande freddezza sotto porta e un buon senso della posizione. Ecco la parabola ascendente che sta vivendo il giovane ariete. La formazione calcistica e la carriera. Nato il 30 maggio del 1989 nella Repubblica Ceca, Libor Kozak, muove i primi passi calcistici in patria nelle giovanili dell’Opava, per poi essere promosso in prima squadra. Con la squadra ceca nella seconda divisione realizza 11 reti in 26 partite nella stagione 2007-2008. Nella stagione successiva si trasferisce alla Lazio per 1,2 milioni di euro e si aggrega alla
formazione Primavera agli ordini di mister R. Sesena. Questo è un periodo di ambientamento per Libor, che a soli 19 anni è chiamato a confrontarsi con una realtà calcistica molto diversa da quella natia, ma nonostante ciò finisce sul tabellino dei marcatori per ben sette volte. In poco tempo conquista un posto stabile nella formazione titolare di Sesena. Non solo l’allenatore della primavera, ma anche mister Delio Rossi nota le qualità del centravanti, tanto che lo fa esordire in serie A il 2 maggio 2009, a Milano, contro l’Inter. Nonostante la sconfitta subita per 2 a 0, Kozak colpisce per audacia e caparbietà. Dopo aver collezionato altre presenze in prima squadra, nell’estate del 2009 passa al Brescia in serie B, dove disputa 26 partite realizzando 4 goal ed ottenendo con la squadra la promozione nella massima serie. Terminato il prestito, torna nella Lazio a disposizione di mister Reja. Nazionale. Anche il ct della nazionale ceca U 21 è rimasto stregato dalle qualità del centravanti. Kozak è stato impiegato lo scorso ottobre nelle partite dell’Under 21 contro la Grecia, valevoli per i play off europei. Impiegato a partita in corso sia nella gara d’andata che in quella di ritorno, ha timbrato il cartellino con un goal in
Anche Sesena è tra i suoi sostenitori: “La sua dote migliore è l’umiltà. Si mette sempre al servizio dei compagni e della squadra”
entrambi i match. Kozak è il prototipo del centroavanti moderno. Forte fisicamente, alto 1,92 cm per 82 kg, ha nel colpo di testa e nella capacità di far salire la squadra le sue principali qualità, che ne fanno il cosìddetto “attaccante di peso”. La tecnica non è ,certamente, sopraffina, ma la freddezza sotto porta, un tiro discreto e la grande abnegazione lo fanno nel complesso un attaccante completo. Contratto. Il contratto di Kozak, firmato due anni fa, scadrà nel 2012. La società sembra aver già avviato i contatti con il suo procuratore. Ha intenzione di tenersi stretto questo talento, prolungando l’accordo fino al 2015. Parlando di lui con i nostri interlocutori abbiamo scoperto quanto Kozak sia apprezato nel panorama calcistico. E’ un elogio continuo quello tessuto dal presidente Corioni e dai mister Sesena e Cavasin nei confronti di Kozak. Dalle prestazioni sul rettangolo di gioco, alle qualità umane, tutti concordano nel ritrarre positivamente il nostro gigante buono. Roberto Sesena: “E’ cresciuto tantissimo” Il responsabile del settore giovanile della s.s. Lazio ed ex allenatore di Kozak, ci confida “Credo che Libor sia il premio all’umiltà e alla costanza
Speciale di Sandro Di Loreto
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A tre anni di distanza dalla tragica scomparsa di Gabbo ancora giustizia non è stata fatta.
Intervista di Marco Carradori
Anche mio padre ha fatto la STORIA DellaLAZIO Marco Carradori racconta la storia del papà Franco, che giocò sette anni con la Lazio e vinse nel 1958 la prima Coppa Italia a scolaretto delle elementari, l’evento che più mi metteva ansia era il famigerato tema sul papà. Mi si annebbiava la mente e dalla mia penna uscivano poche parole sconclusionate. Così, quando Guido mi ha proposto di scrivere qualcosa su mio padre, ho rivissuto le medesime sensazioni…. ma, ora che da quei tempi sono passati più di 40 anni, provo a sconfiggere questo tabù. Franco Carradori è nato e vissuto da Laziale e con la Lazio nel cuore sempre, anche quando, allenatore della Torres o del Siena o dell’Orbetello o del Termoli, la Lazio per lui rappresentava un amore lontano e forse irraggiungibile.
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Quando Guido mi ha chiesto un pezzo su mio padre ho avuto un attacco di ansia. Ma ecco la sua storia... la storia di un vero laziale
“Romano de Roma”, del quartiere Flaminio a due passi dalla Rondinella e dal futuro stadio Olimpico, ha iniziato a dare i primi (…e anche gli ultimi…) calci sui mitici e storici campi parrocchiali dei Cavalieri di Colombo. Lì, a 16 anni, viene notato da Alfredo Notti, tecnico delle giovanili della Lazio, che lo porta con sé e lo veste di bianco celeste. Era il 1950. Flacco Flamini il suo maestro Il suo Maestro di vita sportiva, come più volte con orgoglio mi ricordava, è stato Enrico “Flacco” Flamini, grande calciatore argentino che vestì la maglia della Lazio negli anni ’40, burbero quanto basta per incutermi una sorta di soggezione mista ad ammirazione quando quel Cam-
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Lazio Giovanile: Carradori, primo in piedi da destra. Il portiere è Ernesto Alicicco medico di Lazio e Roma pione si fermava a scherzare con me sulla terra battuta del “Campo Berti” . Proprio insieme a Flacco, che era il responsabile del Settore Giovanile, Franco visse, dal 1965 al 1970, l’esperienza di allenatore prima della squadra Allievi e poi della “De Martino” con la quale, nel 1968, vinse il titolo di Campione d’Italia. Mediano dai piedi buoni, metteva in campo una grinta e determinazione tali che lo hanno fatto diventare un riferimento e un esempio sia per i compagni sul campo e nello spogliatoio, sia per i tifosi che ancora oggi, quelli più in là con gli anni, avrebbero piacere di vederlo in campo. La gente laziale e non solo, lo ricorda per la potenza del suo destro e per la leggendaria rimessa in gioco dal fallo laterale che era un vero e proprio corner. Nel suo palmares spicca il primo successo della S.S.Lazio: la Coppa Italia del 1958. Durante la finale all’Olimpico con la Fiorentina, da guerriero quale era, mise tanta e tale energia nel sostenere il suo duello con Lojacono, temuto centrocampista viola, che fu espulso dall’arbitro insieme al suo rivale. Sei gol segnati in una sola gara Sempre alla medesima competi-
zione del 1960/61, è legata forse la sua impresa sportiva più bella: il suo nome apparve come marcatore per sei volte sul tabellone luminoso dello stadio Olimpico nella semifinale contro il Torino. In quella serata di maggio, fu autore del gol laziale durante i tempi regolamentari, conclusi sul risultato di 1-1. Per scegliere la finalista che avrebbe conteso il trofeo alla Fiorentina (di nuovo!) furono necessari i rigori. Franco si presentò sul dischetto (il regolamento prevedeva un solo calciatore per squadra) per segnare tutti i 5 rigori previsti e portare la Lazio alla finale. Per la cronaca il portiere del Torino era il giovane Lido Vieri. Negli anni del servizio militare 1955/56, mediano della Nazionale con le stellette, vinse anche il Campionato Europeo. Quella volta che da allenatore zittì i romanisti. Da bambino, non ho potuto vivere emozioni quando mio padre era calciatore, ma, ormai adolescente, ho seguito da vicinissimo il suo percorso da allenatore. Grande preparatore atletico (le sue squadre andavano a mille anche a giugno), grande tattico (ho visto tante partite esaltanti),
Franco è stato soprattutto un eccezionale motivatore per i suoi ragazzi. Ogni squadra che ha allenato diventava una famiglia di cui ogni calciatore si sentiva parte. Ogni volta che riuscivo ad infilarmi nello spogliatoio nei minuti prima della partita, ho provato sensazioni forti quando, dopo la distribuzione delle maglie (dall’ 1 all’11…..), Franco spiegava minuziosamente ancora una volta la strategia e caricava a mille ognuno di loro, compresi i panchinari e i massaggiatori…. Non vi nascondo che per quei ragazzi e quelle persone che uscivano dallo spogliatoio tutti con gli “occhi da tigre”, chi con la fascia di capitano, chi con una maglia da titolare, chi con la tuta e chi con la cassetta dei medicinali, ho provato un pochino di sana invidia e io, me ne andavo in tribuna con gli altri a soffrire, sentendomi comunque uno di loro. Per chiudere mi piace raccontare un
Intervista di: Valerio Alessandro Cassetta
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ed in molti hanno spalancato la bocca e si sono stropicciati gli occhi nel vedere le sue prestazioni. Strapotere fisico, devastante progressione, senso della posizione abbinato ad una significativa intelligenza tattica, sono le caratteristiche che completano l’identikit di Luis Pedro Cavanda. Nel campionato in corso ha collezionato ben due presenze, nelle partite contro la Sampdoria e il Milan. In entrambi gli incontri ha fatto molto bene, ma se consideriamo che nel corso dei matches ha annichilito mostri sacri del calibro di Cassano e Ronaldinho, il voto legato alla sua prestazione sale di molto. Si allena con
umiltà, aspetta il suo turno in silenzio e non vuole farsi trovare impreparato quando mister Reja lo chiamerà. Nonostante la giovane età (classe ’91), denota una grande maturità in campo. Presidia le fasce con tranquillità, sia a destra che a sinistra, e non ha timori reverenziali verso nessuno. Nella partita casalinga col Milan ha fatto il suo esordio dal 1’ in Serie A. Passati i minuti iniziali di adattamento ed emozione, ha preso le misure al campione brasiliano, si è dimostrato reattivo negli anticipi, lucido nelle sfide uno contro uno e pronto a rifilare qualche calcione agli avversari, come a dire: “qui non si
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passa!”. Minuto dopo minuto, sembrava sempre più consapevole dei suoi mezzi e nella ripresa si è lasciato andare a qualche falcata offensiva. Davvero ottima la sua prova contro un ex pallone d’oro. Cavanda è più di una semplice speranza per la Lazio, i presupposti per diventare un grande campione ci sono tutti, ora sta a lui continuare così, senza montarsi la testa, ma anche alla società che ha l’obbligo di accompagnarlo accuratamente nella sua crescita. Carriera e formazione calcistica. Nato in Angola il 2 gennaio 1991, precisamente a Luanda, Luis Pedro Cavanda cresce a Bruxelles e acquisisce il passaporto belga, dando i primi calci al pallone nello Standard Liegi. Nel 2007 viene notato dall’ex ds Walter Sabatini che, convinto dalle parole di Mudingayi, lo porta alla Lazio, pagando un indennizzo di 15 mila euro. Dal 2008 entra a far parte della Lazio Primavera. Suo il goal vittoria che consente alla Primavera di aggiudicarsi il “Memorial F. Sensi”, battendo per 1 a 0 la Roma. Il 1 ottobre del 2009 fa il suo esordio in prima squadra: mister Ballardini lo fa scendere in campo a Sofia, contro il Levski, nella seconda partita del girone di Europa League, vinta 4 a 0 dalla Lazio. Lo scorso luglio partecipa al ritiro della prima squadra, disputando molti incontri amichevoli e impressionando mister Reja che lo ha inserito definitivamente nella rosa. Il tecnico friulano, infatti, lo fa esordire in serie A in quel di Genova, il 29 agosto 2010, alla prima di campionato contro la Sampdoria, facendolo subentrare al ’12 della ripresa al posto di Del Nero. Contratto. Per un periodo, si era temuto un altro caso
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