Biodiversità Il grande mosaico della natura
Dossier Se le “sentinelle” sono sul territorio L’impegno di volontari, cittadini e istituzioni
Sommario Anno I - n. 4 Settembre-Ottobre 2013
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Dossier Biodiversità Il grande mosaico della natura
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Zaino in spalla Grumentum
Notizie in Circolo Il bosco che vorrei
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Vivere Cea Osservare l’ambiente
Gae Il biologico ci piace così!
La campagna Puliamo il Mondo 2013
Il Cigno risponde Quali lampadine?
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Ecochic Da carta a bijoux Piantala La yucca
DIRETTORE RESPONSABILE: Anna Martino (amartino@legambientebasilicata.it) GRAFICA E IMPAGINAZIONE: Lena Pepe (lpepe@legambientebasilicata.it) REDAZIONE: (redazione@legambientebasilicata.it) Marco De Biasi (presidente@legambientebasilicata.it) Valeria Tempone (v.tempone@legambientebasilicata.it) HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: Giusy Lasco, Michele Catalano, Associazione Leukanoi, Giulio De Biasi, Isabella Abate, Chiara Mancini EDITORE: Legambiente Basilicata Onlus PRESIDENTE: Marco De Biasi SEDE LEGALE E REDAZIONE: Viale Firenze 60C - 85100 Potenza Tel. 0971441541 Fax 097146699 - stampa@legambientebasilicata.it Spedizione in abbonamento postale : D. L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB Potenza Stampa: Tipografia Sagittario Franchi Paolo snc di Fanchi Giuseppe & C. Via Malignani, 7 Bibione (Ve) Cap 30020 Stampato in carta Shiro riciclata Testata reg. al Tribunale di Potenza al n. 475/2012 in data 20/06/2012 Abbonamento 11 numeri 12 euro. Pagamento su ccp 7862556 intestato a Legambiente Potenza. Altre modalità sul sito www.legambientebasilicata.it. L’iscrizione ad un circolo lucano della Legambiente comprende l’abbonamento annuale. Garanzia di riservatezza per gli abbonati. L’Editore garantisce la massima riservatezza nel trattamento dei dati forniti dagli abbonati. Ai sensi degli articoli 7, 8, 9 del Dlgs 196/2003 gli interessati possono in ogni momento esercitare i loro diritti rivolgendosi a: Legambiente Basilicata Onlus, Viale Firenze 60C, 85100 Potenza, tel. 0971441541, fax 097146699, abbonamenti@legambientebasilicata.it. Il responsabile del trattamento dei dati stessi ad uso redazionale è il direttore responsabile.
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L’editoriale
Nella natura la soluzione di Antonio Nicoletti Responsabile Aree protette e biodiversità di Legambiente
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ante buone intenzioni, ma nessun impegno concreto. È stato questo il bilancio della Conferenza delle Nazioni Unite Rio+20 del 2012, abbastanza deludente: il mondo della società civile, dalle associazioni al mondo scientifico ai sindacati, ha infatti lamentato una mancanza assoluta di leadership politica che ha portato alla sottoscrizione di un documento debolissimo, privo di impegni concreti e copertura finanziaria. Un’occasione fallita, dunque, malgrado sia sempre più pressante la necessità di dover porre in essere misure concrete per rilanciare l’economia, ridurre le disuguaglianze tra fasce sociali e tra aree geografiche, mitigare gli effetti del cambiamento climatico e fermare la perdita di biodiversità. Una perdita, questa, legata alle attività antropiche che stanno accelerando, sempre di più rispetto al passato, l’inquinamento dell’aria, il sovra sfruttamento delle risorse naturali e di conseguenza, la distruzione degli habitat. E l’impatto sulla biodiversità lo potremmo pagare per molti anni a venire. Le attività umane di oggi rappresentano infatti una minaccia che dovremmo tutti affrontare nei prossimi decenni. Mitigare il rischio di perdita di biodiversità diventa quindi una sfida ancora più grande. E la soluzione la potremmo trovare proprio nella natura stessa. “La natura è parte della soluzione di alcune delle sfide più urgenti del nostro pianeta, come il cambiamento climatico, l’energia sostenibile, la sicurezza alimentare e lo sviluppo economico e sociale”. Così cita la dichiarazione finale del World Conservation Congress dell’International Union for Conservation of Nature conclusosi il 15 settembre 2012. Valorizzare la natura e i servizi ecosistemici è una prima tappa cruciale di un percorso che vede in prima linea le aree protette, i “custodi” per eccellenza dei servizi eco sistemici: aria, acqua, materie prime, mitigazione dei rischi, turismo, cultura etc. L’aumento delle aree protette è infatti tra gli obiettivi primari dell’ONU entro il 2020 (raggiungere il 17% di aree terresti e il 10% di aree marine e costiere). Un altro obiettivo nei prossimi anni dovrà anche essere quello di diventare non solo uno “strumento” di conservazione ma anche un organismo moderno di gestione integrata e sostenibile del territorio. Solo così si potrà continuare a portare avanti progetti di reintroduzione come quello del Camoscio nei parchi dell’Appennino centrale o quello del Falco pescatore in maremma, implementando al contempo la green economy (solo in Europa il 17% circa degli attuali posti di lavoro è più o meno collegato alle risorse ecosistemiche), valorizzando il turismo (l’ecoturismo nei Parchi rappresenta circa il 16% delle presenze turistiche complessive del nostro Paese) e contribuendo al raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto grazie al suo importante patrimonio forestale, visto che l’Italia è ai primi posti in Europa per assorbimenti di CO2 proprio grazie agli oltre 10.000 ettari di foreste.
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Coesistere nella diversità Ecco la nostra fonte di ricchezza Se la sopravvivenza del Pianeta riguarda ciascuno di noi E’ il pilastro della salute del pianeta. È la risorsa più importante della nostra esistenza in quanto influisce sulla fertilità del suolo e delle piante coltivate, sul clima, sul regime idrico e sulla qualità delle acque. E’ sinonimo di ricchezza, di varietà, della coesistenza di svariate forme di vita, non etichettate come migliori o peggiori, normali o anormali, belle o brutte, ma tutte utili e selezionate nel corso dei millenni. Stiamo parlando della diversità biologica, meglio conosciuta come biodiversità. La prima definizione di biodiversi-
tà fu coniata durante la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e sullo sviluppo, tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992: “Per diversità biologica si intende la variabilità degli organismi viventi, degli ecosistemi terrestri, acquatici e i complessi ecologici che essi costituiscono; la diversità biologica comprende la diversità intraspecifica, interspecifica e degli ecosistemi”. Questa complessità è il risultato dei lenti processi evolutivi che, sotto la spinta della selezione naturale, agiscono sulle caratteristiche genetiche e morfologiche delle specie, permettendo così alle La coccinella / settembre - ottobre 2013
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Dossier forme di vita di adattarsi al cambiamento delle condizioni ambientali. La biodiversità è fondamentale non solo per noi, ma anche per i nostri discendenti e tutti gli esseri viventi della Terra. Mantenendo elevata la biodiversità si riduce anche il rischio di estinzione di specie dovute ad eventi catastrofici, proprio perché gli habitat molto eterogenei risultano meno vulnerabili a eventi estremi, quali siccità ed alluvioni. Senza contare le conseguenze sull’economia e sul turismo. Da tutto ciò appare evidente come la tutela della biodiversità sia una priorità assoluta per tutti noi. E’ necessario il contributo di ogni singolo individuo affinché si eviti di perderla o di distruggerla. Anche la Legambiente in Basilicata fa la sua parte. Il progetto “Volontari naturalmente in rete”, per esempio, sostenuto da Fondazione con il Sud e promosso dalla rete di volontariato composta da Servizio Vigilanza Ambientale Legambiente Potenza, Circolo Legambiente Val d’Agri, Circolo Legambiente di Montalbano Jonico, Basilicata Ambiente Cultura Opportunità (B.A.C.O),
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Legambiente Basilicata Onlus e Comune di Sasso di Castalda, nasce proprio da queste considerazioni, proponendosi di sensibilizzare tutti gli attori sociali coinvolti nella tutela del territorio, dai volontari della rete alle istituzioni fino ai singoli cittadini. Workshop, incontri con cittadini, associazioni e istituzioni, corsi di formazione per volontari e non (corso di riconoscimento delle specie arboree e di monitoraggio delle specie faunistiche al fine di creare un gruppo permanente delle “sentinelle della biodiversità”,
Dossier corso di antincendio boschivo e prevenzione del dissesto idrogeologico), corsi di educazione ambientale nelle scuole, campagne di sensibilizzazione, escursioni nelle zone di intervento del progetto, ovvero l’area settentrionale del Parco Nazionale dell’Appennino lucano Val d’Agri Lagonegrese e dell’area dei Calanchi di Montalbano Jonico, sono volte a questo scopo. Non
è un caso che il raggio d’azione del progetto si spinga fino al Parco Nazionale dell’Appennino lucano Val d’Agri Lagonegrese. I Parchi, infatti, hanno un ruolo fondamentale nella salvaguardia della biodiversità. Ai Parchi lucani, dunque, e a una parte del progetto, è dedicato gran parte del dossier di questo numero de “La Coccinella”.
Biodiversità a rischio: cause e conseguenze in Italia e nel mondo
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a biodiversità è qualcosa che, per quanto naturale, può perdersi nel tempo. Le cause possono essere altrettanto naturali – la diversità dei viventi e la loro distribuzione cambiano continuamente per effetto dei naturali processi evolutivi e dei cambiamenti climatici - o dovute all’azione umana. Disastri ecologici, inquinamento industriale, deforestazio-
ne, desertificazione, cambiamenti di uso del suolo, introduzione di specie vegetali e animali aliene, distruzione e frammentazione dell’habitat, prelievi ittici e venatori non pianificati, riscaldamento globale, sono tutti elementi che contribuiscono alla diminuzione di oltre un quarto delle forme viventi nei vari ecosistemi del nostro pianeta. La perdita di biodiversità avanza
con tassi che incidono da 100 a 1000 volte più del normale. Negli ultimi 50 anni, si è degradato il 60% degli ecosistemi terrestri con pesanti ripercussioni socio economiche. Analizzando i dati riportati nella Red List del 2013, il più completo elenco dello stato di conservazione e di rischio delle specie animali e vegetali, creato nel 1963 dall’Unione In-
6 specie estinte in Italia
161 specie minacciate di estinzione
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Dossier ternazionale per la Con- riguardano soprattutto la servazione della Natura perdita, la frammentazio(IUCN), si rileva un au- ne e il degrado degli habimento della minaccia d’e- tat, come le modifiche di stinzione. corsi d’acqua per le specie L’ultimo agMinacciate in Italia giornamento della Lista 28% delle specie valutate Rossa ha 138 terrestri dichiarato 23 marine estinte tre specie: uno scinco gigante, un anfibio di acqua dolce. Quest’ultied un gambero di acqua me sono anche minacciate dolce. Su 70.099 specie da sovra sfruttamento, valutate 4.807 risultano in siccità causate dai cambiapericolo e 20.934 minacciate di estinzione. La Red List del 2013 contiene anche la prima valutazione mondiale delle conifere: è minacciato di estinzione il 34% dei cedri, cipressi, abeti ed altre conifere, un aumento del 4% rispetto all’ultima valutazione del 1998. E il nostro Paese? L’Italia ospita circa 67.500 specie di piante e animali, che rappresentano circa il 43% di quelle descritte in Euro- menti climatici, inquinapa, più o meno il 4% di mento e introduzione di quelle del Pianeta. Il 35% specie aliene. delle specie a rischio si L’ultima Red List distintrova in Italia e, per alcune gue, per l’Italia, i vertebraspecie come libellule, far- ti dalla flora. Per quanto falle e coleotteri, le per- riguarda i primi, 6 specie centuali sono molto alte, si sono estinte. Minacciate aggirandosi intorno al di estinzione 161 specie 60%. I principali rischi per (138 terrestri e 23 marine) la sopravvivenza di queste pari al 28% delle specie specie animali e vegetali valutate. Tra queste trovia-
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mo lo squalo volpe, l’anguilla, la trota mediterranea, il grifone, l’aquila di Bonelli e l’orso bruno. Infine, le specie in pericolo sono in totale 49 tra cui il delfino comune, il capodogli, la tartaruga Caretta caretta e la gallina prataiola. Il 50% circa delle specie di vertebrati italiani non è tuttavia a rischio di estinzione imminente. Per quanto riguarda la flora, l’Italia è molto ricca in specie. I dati, però, rive-
La tartaruga caretta caretta ritrovata in pessime condizioni dal Circolo Legambiente di Pisticci in occasione dell’ultima campagna di Puliamo il mondo lo scorso 29 settembre
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Nell’ordine merlo, rana temporaria e natrice tassellata, esemplari autoctoni della fauna lucana Foto Giulio De Biasi
lano una situazione in generale critica: il 45% delle Policy Species italiane (specie inserite negli allegati della Direttiva 92/43/CEE "Habitat" e della Convenzione di Berna, entrambe ratificate dal Governo Italiano e di fatto costituenti leggi nazionali) sono già estinte o prossime all'estinzione e sopravvivono solo “ex situ” nelle collezioni di giardini botanici. La perdita di biodiversità, dunque, deve essere fermata. Per la natura e per noi stessi. L’agricoltura, perdendo la capacità di adattarsi ai cambiamenti ambientali, mette a rischio le disponibilità alimentari e la diminuzione di barriere naturali. Disboscamento, innalzamento delle acque, aumento delle precipitazioni causano l’incremento delle catastrofi, influendo sui fenomeni di siccità e mettendo in pericolo la prima fonte di energia rinnovabile in Italia. Molte piante, poi, costituiscono una fonte di cura delle malattie umane da millenni. Siamo noi i maggiori responsabili di tutto questo, tra sviluppo industriale e uso non pianificato delle risorse. Se la perdita di biodiversità non sta rallentando, significa che gli sforzi finora fatti dalla comunità mondiale non sono ancora sufficienti. La coccinella / settembre - ottobre 2013
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Quell’inconsapevole azione di “custodia”: il ruolo dell’agricoltura
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ltre il 40% della superficie terrestre utile è destinata a uso agricolo, cosicché la protezione della biodiversità grava in larga misura sugli agricoltori, anche se spesso lo dimentichiamo. L'agricoltura moderna e le nuove tecnologie hanno portato, però, molti agricoltori a utilizzare specie uniformi di piante o animali ad alto rendimento. L’abbandono della diversità può portare a una scomparsa di varietà e specie, ognuna portatrice di specifiche caratteristiche genetiche, che permettono l’adattamento alle mutate condizioni esterne di piante e animali e che permettono di ottenere raccolti più produttivi e resistenti, oltre che più vari. Sono soprattutto gli agricoltori dei paesi in via di 8 La coccinella / settembre - ottobre 2013
sviluppo, che da millenni si tramandano le loro esperienze agricole, che necessitano di diversificare le loro culture in modo che crescano bene anche in climi avversi: per loro, infatti, la biodiversità è la migliore protezione contro la fame. Con l’avvento della monocultura, invece, pratiche agricole tradizionali sono state in gran parte abbandonate e un gran numero di varietà di piante e razze di animali sono ormai scomparse. Molte estensioni, inoltre, sono destinate alla produzione di biocarburanti (carburanti ecologici derivanti da cereali e da piante oleaginose) la cui coltivazione intensiva e standardizzata per ottenere rese più cospicue e profitti più alti, è affiancata anche dal massiccio uso di fertiliz-
Uliveto nel comune di Gallicchio (Pz) Foto Daniela Pandolfo
zanti e pesticidi. Quello che era l’equilibrio ancestrale tra agricoltura e biodiversità è stato dunque messo a rischio. Il colpo di grazia è poi arrivato con l’avvento dell’agricoltura industrializzata che vede un’eccessiva meccanizzazione e un largo uso della chimica di sintesi. A oggi, infatti, circa il 75% delle varietà vegetali sono
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andate perdute e i tre quarti dell’alimentazione mondiale dipendono da appena 12 specie vegetali e cinque animali. Per tutelare la biodiversità in agricoltura e nelle aree rurali è necessario innanzitutto proteggere gli ecosistemi che contengono le specie agrarie importanti e utilizzare cultivar di specie rare o minacciate o di progenitori selvatici, nonché conservare le risorse genetiche tramite la creazione delle "banche del germoplasma" (regolamentate dal Ministero delle Politiche agricole e forestali - D.M. 5 marzo 2001). Attualmente sono conservate oltre 69.000 accessioni di specie coltivate e dei loro parenti selvatici. Per le specie erbacee, invece, è ampiamente praticata la
conservazione dei semi tramite apposite “banche” e per le specie da frutto ci si avvale della tecnica di conservazione in campi collezione. In Italia, il paese della Unione Europea con la maggiore percentuale di superficie coltivata (circa il 44%), la conservazione in sito è possibile nelle aree ad agricoltura tradizionale poste all'interno di zone protette: in questo modo tali aree, oltre a poter accedere a regimi di sostegno alla produzione, sono soggette alla tutela e ai vincoli che garantiscono la continuità nell'uso del suolo e nella gestione sostenibile dell'agrosistema. Una delle minacce più pressanti alla diversità agricola è quella derivante dalla sempre maggiore diffusione degli Organismi
Geneticamente Modificati (OGM) sui quali vi è da anni un acceso dibattito sui potenziali rischi per la salute e l’ambiente. La loro introduzione nell’ambiente, infatti, potrebbe portare all’inquinamento genetico delle specie naturali, all’aumento della resistenza agli erbicidi per i parassiti e le erbe infestanti, con conseguente aumento dell’uso di pesticidi, e alla scomparsa di alcune specie di insetti. Legambiente ritiene pertanto che è necessario utilizzare il principio di precauzione quando si parla di ingegneria genetica e quando si liberano nell’ambiente organismi viventi "nuovi", che in natura non avrebbero mai potuto evolversi e che quindi l’ambiente non è preparato ad accogliere. La coccinella / settembre - ottobre 2013
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Variegata e complessa. La Basilicata, splendido mosaico
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a Basilicata è uno splendido mosaico di vegetazione, flora e fauna. Nei suoi poco più di 990.000 ettari di terreno, di cui il 34% agricolo e il restante boschivo, conserva un’importante ed elevato livello di biodiversità. Rete Natura 2000, la rete ecologica istituita ai sensi della Direttiva "Habitat" 92/43/CEE per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario, individua in Basilicata 50 SIC (Siti di Im-
portanza Comunitaria) e 17 ZPS (Zone di Protezione Speciale) che rappresentano il 17,1% della superficie regionale. In base a una serie di elementi comuni vengono individuati 3 microambienti: rilievi costieri e litorali, colline e pianure, ambienti montani. I più diffusi sono i montani, dall’impatto molto suggestivo, proprio grazie alla presenza di peculiari specie arboree, della flora e della fauna. Il massiccio del Pollino Cuore del Parco è il massiccio del Polli-
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no, parte integrante del Parco nazionale del Pollino. Ha vette che superano i 2000 metri di quota ed è conosciuto ai più soprattutto per il Pino loricato (Pinus leucodermis), simbolo dell’intera zona. Sono posti in cui si respira la storia, l’imponenza della natura, grazie alla presenza di altri numerosi alberi secolari. Anche le praterie di alta quota non sono meno in termini di fascino e bellezza, grazie alla presenza di numerose farfalle tipiche, e la diffusissima Campanula pollinensis, una spe-
Faggeta nel comune di Sasso di Castalda (Pz) Foto Lena Pepe
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cie di fiore ad areale molto ristretto mentre nei boschi di faggio, altra specie diffusissima in Basilicata, si ritrova il raro coleottero Rosalia alpina. La specie che merita più attenzione è certamente il Capriolo (Capreolus capreolus), molto importante dal punto di vista genetico perché é forse l’ultima popolazione della razza originaria dell’Appennino. Un’altra specie che merita di essere citata è certamente la Lontra (Lutra lutra) che è presente nel Parco con una popolazione ridotta e molto frammentata. La specie che più affascina è il Lupo (Canis lupus) che riesce a sopravvivere sul Pollino grazie anche alla morfologia molto accidentata del territorio. Sirino-Papa Dalla straordinaria ric-
chezza è il Sirino-Papa, ricoperto da una particolare pianta erbacea endemica dal colore argenteo, dall’aspetto irsuto e apparato radicale molto svi-
luppato: la vicia serinica, di origine glaciale. Merita una particolare attenzione non solo per il suo alto valore naturalistico, ma soprattutto perché è a rischio di erosione genetica. La “vecia”, così viene volgarmente chiamata, è accompagnata dalle rare astragalus syrinicus e astragalus sempervirens. La fauna si distingue per le specie ornitiche quali il falco pellegrino, il nibbio reale, il nibbio bruno e alcune specie di picchi. Interessante la presenza
In alto un esemplare di poiana Foto Giulio De Biasi Accanto “Il vecchio faggio”, albero secolare, a Sasso di Castalda Foto Lena Pepe La coccinella / settembre - ottobre 2013
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Dossier del Gracchio corallino. Nella la grande pluralità di mammiferi troviamo in particolare il gatto selvatico e la martora. Raparo, Montagna Grande di Viggiano e Vulturino Raparo, Montagna Grande di Viggiano e Vulturino si caratterizzano invece per la presenza di bellissime faggete. Straordinaria la presenza dell’Abetina di Laurenzana che occupa una fascia di transizione tra la cerreta e la faggeta, un biotopo segnalato dalla Società Botanica Italiana già nel 1971 e che rappresenta uno dei nuclei relitti di maggiore importanza di abete bianco dell’Appennino luca-
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no. Al suo interno gli abeti raggiungono ragguardevoli dimensioni, con altezze di oltre 40m. Altri siti di presenza dell’Abete bianco in Basilicata sono rappresentati dall’Abetina di Ruoti dove vegeta in cenosi miste con il cerro, mentre risulta rara la presenza del faggio e nei boschi del Pollino, in particolare nel Bosco Rubbio, sul Pollino, dove l'abete si sviluppa in maniera molto più rilevante rispetto al faggio (cosa che in altre parti del massiccio non accade) dando origine a esemplari molto più grandi della norma. Parco Regionale di Gallipoli Cognato Il paesaggio cambia notevolmente se guardiamo alle
guglie scoscese delle Piccole Dolomiti Lucane e alle foreste di Gallipoli Cognato, e Montepiano dove sembra che il tempo si sia fermato. I boschi di cerro sono la caratteristica principale. Il legame del territorio con questa specie arborea è molto forte. Il cosidetto “Maggio di Accettura”, antico rito arboreo, vede il cerro assoluto protagonista. Nel giorno dell'Ascensione, due gruppi di accetturesi si dirigono alla Foresta di Gallipoli-Cognato per tagliare
Lago del Pertusillo
Dossier
un agrifoglio, la cosiddetta ro, il Maggio, che successi- l'innalzamento del Maggio: “Cima,” e al Bosco di Mon- vamente verranno simboli- una sorta di matrimonio tra tepiano per tagliare un cer- camente uniti attraverso gli alberi, rito propiziatorio di fertilità e buoni raccolti.
Biodiversità e aree protette: la Green Economy per il rilancio del Paese Legambiente: “Se gestione condivisa con realtà territoriali, dai parchi un grande contributo al sistema Paese”
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iamo convinti che i parchi possano offrire un concreto contributo al Paese per farlo uscire dalle difficoltà economiche e sociali in cui si trova, a condizione che chi li gestisce e chi ne definisce le strategie si concentri con decisione sugli elementi concreti che servono per migliorarne l'immagine e la sostanza. Sebbene siano un modello di green economy già operante nei
molti territori che hanno puntato sulla qualità dell'offerta delle produzioni agroalimentari e dei servizi turistici e garantiscano una tenuta del tessuto sociale più forte di altri contesti non interessati da questi strumenti di conservazione della natura e di sviluppo sostenibile locale, è necessario che anch'essi si pongano obiettivi di una maggiore condivisione con chi in
Complesso del Vulture Ancora diverso appare il complesso del Vulture, antico vulcano, estinto da circa 130.000 anni. Nei due laghi, Lago piccolo e grande di Monticchio, si specchiano bellissime ninfe, oltre a eleganti insetti dalla forma allungata appartenenti alle famiglie dei Gerridi e degli Idrometri. A fare da cornice un alternarsi di faggi e Lecci (Quercus ilex). La popolazione faunistica si caratterizza per la presenza della Bramea del Vulture, particolare Lepidottero. La coccinella / settembre - ottobre 2013
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Dossier questi territori vive, produce e amministra. Per Legambiente non è più il tempo di inutili e ideologiche discussioni sul ruolo dei parchi, come se ancora fossero una ipotesi in divenire e non una concreta realtà che opera e incide sul territorio. Sembra sfuggire a molti che i parchi hanno chiarito da tempo le innovazioni legislative di cui avrebbero bisogno per migliorare il loro modo di operare. Davanti a queste richieste il dovere della politica non è solo quello di rispondere positivamente ma anzi di rilanciare incalzando gli enti gestori ad avere più coraggio per cambiare, prima della legge quadro, le abitudini sbagliate di chi continua a non comprendere che in un parco lo stop al consumo di suolo non è solo uno slogan ma un obiettivo; che abusi edilizi e bracconaggio, ancora troppo presenti in queste aree, devono essere debellati qui prima che altrove; che una maggiore trasparenza e semplificazione della burocrazia sono necessarie tanto per il lavoro dell’ente parco quanto per la necessaria interazione del parco con le altre realtà territoriali. Ci sono tante cose che possono essere fatte in fretta e che migliorerebbero di molto l’operatività 14 La coccinella / settembre - ottobre 2013
dei parchi. Un cambio di direzione che non è richiesto solo dai parchi nazionali ma anche a livello locale: il caso della Sicilia è in questo senso emblematico poiché in questa regione è urgente rafforzare e consolidare il sistema delle aree naturali protette, a partire dalle riserve regionali che costituiscono una specificità di assoluto rilievo nel panorama nazionale. L’esperienza siciliana infatti, si qualifica per l’affidamento alle associazioni ambientaliste della gestione di riserve naturali di grande interesse con risultati di assoluto rilievo nella conservazione e nella promozione dei territori. Basti pensare alla Riserva Naturale dell’Isola di Lampedusa, affidata a Legambiente nel 1995, che oggi registra oltre 100.000 visitatori l’anno e che nel 2013 ha avuto un importante riconoscimento con la Spiaggia dei Conigli eletta dai turisti di Trip Advisor come spiaggia più bella del mondo proprio grazie al suo modello di gestione. Purtroppo però, in questo contesto, i preventivati tagli al bilancio regionale, che si susseguono da tempo, costituiscono una scelta insensata e inaccettabile che rischia di vanificare i risultati conseguiti in questi anni.
Si tratta di una grande farfalla notturna di specie endemica. Lago del Pertusillo Anche se artificiale, conserva un importante ecosistema il Lago del Pertusillo, nella Val d’Agri, circondato da alberi di castagno, cerro e faggio, ac-
Dossier Un particolare della Costa di Maratea, Spiaggia di Luppa e Anginarra
chio rosso e l'upupa e specie rare o minacciate di estinzioni come il gufo e il corvo imperiale. Anche la fauna ittica è ricca di trote, boccaloni, anguille e carpe.
compagnati da specie arboree ed arbustive quali l'acero montano, il pioppo, il nocciolo, il biancospino e la rosa selvatica. La fauna è costituita da diversi mammiferi quali volpi, donnole, faine, ricci, ghiri e specie rare o minacciate di estinzione come il moscardino e il gat-
to selvatico. Fra gli uccelli sono presenti l'airone cenerino, i germani reali, i moriglioni. Si possono avvistare in periodo riproduttivo lo svasso maggiore, la folaga e la cannaiola. Sono presenti anche delle specie protette quali il nibbio reale, lo sparviero, il falco pecchiaiolo, il pic-
Le coste Da non dimenticare infine, la ricchezza delle coste, come quella di Maratea. La flora e la fauna, tipiche della macchia mediterranea, hanno importanti elementi da salvaguardare: la Palinuri Petagna è l’endemismo più importante della costa di Maratea insieme al cosidetto Drago di Santo Janni (la Podarcis sicula paulae, una lucertola bruno-azzurra), il falco pellegrino e gli arbusteti termo-mediterranei. La costa del metapontino, invece, è da ricordare specialmente per la presenza della Tartaruga caretta (Caretta caretta), osservata al largo della Foce del Basento, unico sito di riproduzione per l’arco jonico lucano. La coccinella / settembre - ottobre 2013
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Dossier
Unici e insostituibili. I Parchi nella tutela della biodiversità Luci e ombre di un sistema che va sostenuto
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’Italia è fra i Paesi più ricchi di biodiversità in Europa, con circa 57.000 specie animali (1/3 di quelle europee) e 5.600 specie floristiche (il 50% di quelle europee), dei quali il 13,5% sono specie endemiche. Questo primato è reso possibile dal lavoro svolto in questi anni dai Parchi, gli unici ed insostituibili custodi del patrimonio nazionale di biodiversità. Se oggi siamo fra i primi in Europa nella conservazione della natura si deve alla crescita del sistema nazionale delle aree protette, alle risorse economiche e umane e al contributo di tanti soggetti istituzionali e associazioni, come Legambiente. Si deve, inoltre, all’entrata in vigore della legge 394/91, una legge sostanzialmente ben applicata e le cui previsioni sono state ampiamente rispettate. La legge ha creato un sistema di aree protette estremamente importante: oltre il 10% di territorio, circa 3 milioni di ettari e 827 aree protette dislocate lungo tutto il Paese. Dati importanti se si tiene conto che prima del 1991 il territo16 La coccinella / settembre - ottobre 2013
Dossier rio protetto dai parchi era solo il 3% e che questo risultato, ottenuto in meno di venti anni, ha permesso all’Italia di essere fra le nazioni con una percentuale di aree protette doppia rispetto alla
media europea (ad oggi del 5%). Un impegno per la biodiversità che ci rende protagonisti positivi in una Europa non sempre in linea con una nuova e crescente sensibilità.
Giovane cervo maschio nell’Oasi faunistica di Sasso di Castalda
Progetti da replicare e normative da rivedere
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Esemplare di lupo Foto Giulio De Biasi
a rigorosa azione di conservazione della natura messa in atto dalle aree protette, ma anche la realizzazione di progetti o la gestione diretta di aree pregiate come con il progetto “Natura e Territorio”, ha permesso che sulle nostre montagne si incrementasse la presenza stabile del lupo, migrato fino ai Pirenei, che sulle alpi aumentasse la presenza di camosci, cervi e stambecchi, affiancandosi a quella della lince e di altri predatori e che sull’Appennino si salvassero dall’estinzione specie endemiche come il camoscio e l’orso bruno. Un riscontro di questo lavo-
ro si trova nei bilanci dei Parchi nei quali vengono indicate le risorse nazionali investite per la tutela della biodiversità e le risorse comunitarie ricevute con i programmi Life dell’Unione Europea. In 13 anni di vita del programma Life Natura, ad esempio, le aree protette sono state dirette beneficiarie di circa la metà dei 70 milioni di euro di finanziamenti ricevuti, mentre la quasi totalità dell’investimento complessivo, pari a circa 133 milioni di euro, ha comunque interessato le aree protette sebbene beneficiari fossero Università, associazioni ambientaliste o La coccinella / settembre - ottobre 2013
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Dossier società scientifiche. Abbiamo citato esperienze, dati e cifre significativi per comprendere il cammino fin qui percorso, non sempre positivo, ma che fra luci ed ombre merita il nostro rispetto, soprattutto per la volontà e l’impegno profuso. Non deve infatti sfuggire che i risultati raggiunti scontano l’assenza di un Piano nazionale per la biodiversità e di strumenti fondamentali come la Carta della Natura o le linee guida per l’assetto del territorio. Lo stesso Ministero dell’Ambiente, inoltre, è stato carente nel portare avanti un valido indirizzo politico e strategico, come nel caso dello stallo delle politiche di sistema che, tranne per il progetto APE-
Appennino Parco d’Europa, risultano ancora inattuate o come nella mancata risoluzione della gestione delle Riserve naturali dello Stato, ancora affidate al Corpo Forestale. Anche la supplenza messa in atto dalla “Direzione per la protezione della natura”, pur garantendo alla nostra esperienza un profilo in sede IUCN, non ha sopperito ai limiti di indirizzo politico. In assenza degli strumenti e dei piani strategici previsti dalle leggi 394/91, 426/98 e 124/94, è da attribuire al sistema nazionale delle aree protette il contributo alla costruzione della Rete ecologica nazionale, articolazione della Rete ecologica europea, che comprende 2.286 siti di importanza comunitaria, 566 zone di protezione speciale, pari al 25,2% del territorio nazionale, e 50 zone umide di importanza internazionale. Tutte questioni che si spera possano trovare una risposta alla prima Conferenza nazionale sulla biodiversità indetta dal ministro Orlando “Natura Italia – Biodiversità e Aree Protette” che si terrà a dicembre nella capitale, a seguito di un protocollo d’intesa con Federparchi, Unioncamere e Fondazione Sviluppo sostenibile.
Prospettive future sulla base di modelli internazionali
L
e strategie internazionali di conservazione della natura mostrano come le aree protette debbano essere individuate e gestite non solo sulla base dei processi ecologici operanti su scala locale, ma in accordo con gli obiettivi di conservazione e di sviluppo dei grandi sistemi ambientali e territoriali. Ovvero, nel nostro Paese, le Alpi, la Pia18 La coccinella / settembre - ottobre 2013
nura Padana, l’Appennino, le isole minori, le coste e le due grandi isole. All’interno di questi sistemi le aree protette formano una rete che le mette in relazione fra di loro e con i contesti territoriali nei quali sono inserite. Il progetto di conservazione esce così dall’area protetta, interessando e coinvolgendo in forme e gradi diversi tutto il ter-
Dossier ritorio. In questa ottica le aree protette svolgono il ruolo di veri e propri nodi di una rete di spazi naturali, terrestri e marini, che attraversa e disegna il territorio nazionale. Un sistema ambientale ricco di diversità naturale e culturale, di tipicità manifatturiera e agroalimentare, d’identità locali, di presidi territoriali e di specifiche modalità insediative, in grado di competere, misurarsi e condizionare le infrastrutture tradizionali (reti dei trasporti, energia, telecomunicazione etc.). È necessario puntare sulle politiche di sistema, attraverso un’alta capacità di coordinamento, di orientamento e di promozione da parte del Ministero dell’Ambiente. Tutto ciò può svilupparsi solo grazie ad un’intensa e continuativa azione di concertazione istituzionale con le amministrazioni centrali, le Regioni, il sistema delle aree protette e degli enti locali, aperti al contributo progettuale ed economico delle associazioni ambientaliste, agricole, cooperative e imprenditoriali. Un approccio quindi ispirato ai principi di sussidiarietà, di partnership, di condivisione delle responsabilità e di integrazione della politica ambientale (in questo caso di conservazione della biodiversità) con le altre politiche.
A destra orchidea spontanea La coccinella / settembre - ottobre 2013
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Dossier
Parchi, riserve e aree protette lucane Quei numeri che fanno la differenza
I
l quadro normativo che a livello nazionale, comunitario ed internazionale ha interessato il tema delle aree protette
ha fornito un fondamentale contributo allo sviluppo delle aree naturali protette e delle politiche di conservazione in Basilicata, tanto che, se in Basilicata all’inizio degli anni ’90 il territorio protetto non superava i 3.000 ettari di superficie, oggi i numeri sono ben 20 La coccinella / settembre - ottobre 2013
diversi. La realizzazione della rete ecologica regionale prevede anche l’individuazione delle aree cuscinetto e dei
A destra esemplari di gruccioni Foto Giulio De Biasi
corridoi di connessione (aree fluviali di pregio, ambiti di paesaggio più integri e sensibili, ecc.), che nel loro insieme possono rappresentare realisticamente almeno il 20% delle aree protette. Pertanto si può valutare la dimensione della Rete Ecologica regionale in circa il 30% del territorio. Si tratta, quindi, di percentuali ragguardevoli che mettono in evidenza da una parte il grande valore naturalistico ed ambientale di almeno un terzo del territorio regionale e,
Dossier dall’altra, la necessità di attuare politiche di sistema che mirino alla conservazione e valorizzazione di questo enorme patrimonio. La creazione e la promozione di un sistema di aree protette in Basilicata, in grado di relazionarsi con il sistema nazionale ed europeo, può rappresentare un’immagine ed un’offerta della nostra regione in grado di imporsi a livello italiano ed internazionale, in quanto nelle aree protette è contenuto molto di quel grande “valore aggiunto” che anche in Basilicata è rappresentato dall’indissolubile intreccio tra natura e cultura.
In Basilicata, come del resto in quasi tutta Italia, il territorio è da sempre segnato dalla presenza dell’uomo che nei secoli ne ha custodito tradizioni culturali e abilità locali spesso ancora vitali. Questo patrimonio culturale non è sicuramente meno importante di quello naturale che, tra l’altro, è quasi sempre il risultato di attività produttive, legate all’agricoltura e all’allevamento, oltre che di modalità d’uso del territorio e dell’ambiente che si sono sviluppate ed affinate nei secoli. In particolare il territorio della Basilicata è più di altri segnato profondamente
da questi caratteri di ruralità che sono stati storicamente considerati come fattori di arretratezza delle aree interne e generatori di un’economia debole e marginale. Ancora oggi, questa dimensione culturale dello sviluppo locale fondata sulla sfiducia nei confronti di ipotesi di valorizzazione indirizzata sulle risorse naturali tradizionali, è ancora molto radicata sebbene si avvertano significative inversioni di tendenza. Eppure oggi appare indispensabile mantenere vivo tale straordinario patrimonio di diversità naturale e culturale, di produzioni
La coccinella / settembre - ottobre 2013
21
Dossier tipiche, di mestieri tradizionali e le aree protette rappresentano, in questo contesto, una straordinaria occasione per il riconoscimento a livello nazionale ed internazionale di tali territori ed identità locali. Peraltro, un progetto di conservazione della natura della nostra Regione, soprattutto se condotto nell’ottica del sistema e della rete, non ha nulla a che fare con la creazione di un museo ambientale, ma va inteso in primo luogo come un progetto di tutela, valorizzazione e promozione di un tessuto di relazioni. Le aree protette, infatti, sono per la Basilicata una grande occasione per una politica di sviluppo sostenibile soprattutto delle aree interne, attraverso la quale realizzare, in forme inedite ed avanzate,
Le aree protette sono per la Basilicata una grande occasione per una politica di sviluppo sostenibile
Pino Loricato Parco Nazionale del Pollino Foto Alessandro Ferri
22 La coccinella / settembre - ottobre 2013
l’obiettivo storico del riequilibrio socioeconomico e territoriale. I parchi e le aree protette sono oggi uno dei più importanti laboratori dello sviluppo sostenibile proprio perché nelle aree interessate sono presenti le precondizioni necessarie per renderlo nel breve periodo praticabile, visibile e misurabile. Qui gli investimenti pubblici e privati possono creare più lavoro che altrove in servizi, opere e attività in grado di valorizzare e promuovere risorse naturali, culturali ed ambientali.
Dossier
Se sono i cittadini le prime “sentinelle” L’obiettivo della Legambiente Basilicata
L
Orchidea spontanea Foto Pepe Lena
egambiente Basilicata da sempre mette in atto una serie di azioni volte alla tutela della biodiversità. In passato, per esempio, progetti come Natura e Territorio - che la Legambiente ha promosso a livello nazionale per la gestione di circa 60 aree protette, direttamente o tramite le strutture locali del progetto, grazie al quale è nato il Centro di educazione ambientale “Il vecchio faggio” a Sasso di Castalda e l’annessa Oasi del cervo - hanno dato grandi risultati. Ultimo, in ordine di tempo, è il progetto “Volontari naturalmente in rete”, realizzato dalla rete di volontariato composta da Servizio Vigilanza Ambientale Legambiente Potenza, Circolo Legambiente Val d’Agri, Circolo Legambiente di Montalbano Jonico, Basilicata Ambiente Cultura Opportunità (B.A.C.O), Legambiente Basilicata Onlus e Comune di Sasso di Castalda nell’ambito del bando “Sostegno a Programmi e Reti di volontariato 2011” promosso e finanziato da Fondazione
con il Sud. Diverse le iniziative sull’intero territorio lucano in tema di salvaguardia dei beni ambientali, con l’intento di promuovere una “cultura del rispetto” da parte della popolazione e dei visitatori dei parchi e delle aree protette di riferimento. Dalla mappa della primavera, frutto di un sistema di monitoraggio ambientale partecipato, ai corsi di riconoscimento delle specie arboree e monitoraggio della fauna locale per creare un gruppo di “sentinelle della biodiversità” della Legambiente in Basilicata che sia permanente sul territorio affinché i cittadini siano protagonisti in prima persona di questa azione di tutela che troppo spesso viene percepita come lontana da noi e delegata alle istituzioni preposte. A queste ultime sono stati invece rivolti i due incontri che si sono svolti nell’ambito delle campagne nazionali “Goletta verde” e “Goletta dei laghi”, per riflettere sul ruolo delle aree protette anche in chiave di sviluppo sostenibile. La coccinella / settembre - ottobre 2013
23
Dossier
Verso l’area marina protetta A Maratea si discute di biodiversità a rischio
C
ome valorizzare le bellezze e le peculiarità del territorio lucano puntando necessariamente sulla tutela delle risorse ambientali di cui dispone? Si è cercato di dare una risposta al workshop promosso nell’ambito del progetto “Volontari naturalmente in rete” in occasione della presentazione a Maratea dei dati del monitoraggio di “Goletta verde”, la storica campagna della Legambiente sullo stato di salute delle coste italiane. Sul tema “Biodiversità a rischio e tutela dell’area marina” sono intervenuti il sindaco di Maratea Mario Di Trani, il responsabile scientifico Legambiente Giorgio Zampetti, Daniela Pandolfo e Valeria Tempone della Legambiente Basilicata, il responsabile Parchi e aree protette Antonio Nicoletti, Francesca Budillon, ricercatrice IAMC CNR di Napoli e Antonella Lo Giurato delle Regione Basilicata per il programma Rete Natura 2000. Partendo dai risultati del monitoraggio tre prelievi su quattro sono risultati “inquinati”, con cariche batteriche al di sopra delle soglie consentite dalla legge alle foci dei fiumi Noce a Maratea, del Basento a Metaponto e del canale Bufalo24 La coccinella / settembre - ottobre 2013
ria a Scanzano Jonico e il mancato adeguamento delle reti fognarie insieme alla scarsa copertura di tutti i comuni lucani – si è cercato di tracciare un quadro aggiornato sulla situazione della biodiversità in Italia e nel mondo. “Frenare la perdita di biodiversità – ha spiega Antonio Nicoletti- è una delle sfide più grandi da affrontare attraverso l’adozione di misure concrete, che seguano le tante buone intenzioni proposte fino ad
Dossier ora e che invece non hanno trovato un’effettiva attuazione. Qui in Basilicata, l'istituzione del parco marino potrebbe rappresentare un contributo fondamentale alla tutela del prezioso ecosistema marinocostiero di Maratea e darebbe un ulteriore importante impulso allo sviluppo di un turismo di qualità in questa perla del Tirreno. L’aumento della superficie delle aree protette, è bene ricordarlo, è tra gli obiettivi primari dell’ONU entro il 2020. Un’area protetta che possa diventare non solo un’occasione per la conservazione della natura, ma anche uno strumento moderno di gestione integrata e sostenibile del territorio. Solo così si potrà salvaguardare la ricca biodiversità di questa terra, implementando al contempo la green economy e valorizzando il turismo”. Qualche passo in avanti in questo senso è stato fatto. La perla lucana quest’anno ha riconfermato le 5 vele - gli indicatori di qualità della Guida Blu di Legambiente e Touring club italiano - anche grazie all’impegno dimostrato per istituire l’area mari-
na protetta Costa di Maratea, che ha visto l'adesione formale della Regione Basilicata a sostenerne economicamente la nascita. La scelta di una gestione sostenibile del territorio ha visto l’amministrazione impegnata, tra le altre cose, a promuovere il turismo sostenibile attraverso il recupero e la valorizzazione della sentieristica locale e il sostegno all’attività outdoor, e ad alimentare campagne di prevenzione antincendio e di tutela del paesaggio. Da ricordare anche l’impegno di Maratea per l’avvio dell’iter di riconoscimento come sito Unesco. Dal canto suo, la Legambiente Basilicata, va avanti nella campagna di sensibilizzazione sul territorio attraverso “Volontari naturalmente in rete”, presentato per l’occasione. “Si tratta di un’opportunità importante per la Basilicata che grazie a questo progetto vedrà accrescere la professionalità dei volontari nelle attività di tutela e valorizzazione dello straordinario patrimonio naturalistico lucano – ha spiegato Valeria Tempone - la nostra intenzione è quella di creare un sistema di monitoraggio ambientale partecipato, un sistema di studio e controllo del territorio che coinvolga direttamente la popolazione locale, con attenzione specifica agli aspetti naturalistici, come il monitoraggio e lo studio della flora, della fauna e del territorio. In particolare puntiamo a responsabilizzare la popolazione locale sugli effetti dei cambiamenti climatici sulla biodiversità attraverso la creazione di un Consegna gruppo di osservazione naturalidelle 5 Vele stica finalizzato a registrare le al Comune di Maratea date di fioritura di diverse specie (Pz) vegetali”. La coccinella / settembre - ottobre 2013
25
Dossier
A vele spiegate verso un turismo sostenibile Con Goletta per riflettere su biodiversità e fruizione delle risorse
I
In foto un momento del workshop “Fruibilità Sostenibile degli ambienti naturali”.
n Italia abbiamo circa 400 bacini con una superficie superiore a 0,2 Km2 più tantissimi piccoli bacini e zone umide. Riserve di un’inestimabile ricchezza di biodiversità e risorse ambientali. Proteggono esemplari unici, molte specie di uccelli vivono e nidificano nei nostri laghi. Sono fondamentali per la nostra vita, ci forniscono prodotti ittici, acqua per uso irriguo e potabile, svolgono funzioni di stabilizzazione del clima. Hanno rappresentato nei secoli elementi naturali nei quali sono coesistiti e si sono sviluppati valori
26 La coccinella / settembre - ottobre 2013
storici, economici e culturali che hanno fortemente caratterizzato l’identità territoriale dei suoi abitanti. I laghi, però, essendo bacini chiusi rappresentano ecosistemi fragili e molto sensibili alla qualità del territorio che li circonda. Goletta dei Laghi 2013 ha salpato dunque anche quest’anno per cercare di affrontare le questioni che minacciano la salute dei laghi italiani. In Basilicata per la prima volta ha monitorato il lago del Pertusillo, in Val D’Agri, da anni ormai nell’occhio del ciclone per i ripetuti casi
di grave inquinamento che si sono verificati negli ultimi anni. I prelievi effettuati da Goletta sono ancora in fase di analisi. Al di là dei dati la campagna è l’occasione per riflettere su abusivismo e captazione delle acque, incuria e scempi ai danni del territorio lacustre, scarichi e inquinamento delle acque e dei fondali. La missione della campagna è informare e sensibilizzare cittadini e amministratori. Discutere sulle migliori pratiche per la gestione, conservazione sviluppo di questi territori unici. Promuovere un’eco-
Dossier nomia locale più competitiva e sostenibile che trovi nell'immenso patrimonio naturale la sua bandiera. E’ per questo motivo che l’iniziativa è entrata a pieno titolo nel progetto “Volontari naturalmente in rete” nell’ambito del quale è stato organizzato il workshop “Fruibilità sostenibile degli ambienti naturali”. Federica Barbera, responsabile della Goletta dei Laghi, Marco De Biasi, presidente di Legambiente Basilicata Onlus, Domenico Totaro, presidente dell’Ente Parco nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrense, Sergio Claudio Cantiani, sindaco di Marsicovetere, presidente area programma, Sindaci di Sarconi, Grumento Nova, Montemurro, Spinoso e Circolo velico lucano si sono confrontati sulle possibili linee da adottare per creare un indotto di turismo sostenibile attorno al lago, preservando l’elevato livello di biodiversità che esso detiene. “Avere per la prima volta la Goletta dei Laghi nella nostra Regione è stata un’occasione veramente speciale per stabilire e rafforzare sinergie con le istituzioni al fine di migliorare la gestione del Lago Pertusillo e del territorio adiacente- ha
dichiarato Marco De Biasi, Presidente Legambiente Basilicata. Nell’incontro abbiamo avuto modo di realizzare un proficuo incontro con i sindaci dei comuni interessati e con i
Goletta dei Laghi - A livello nazionale il 25% delle acque fognarie non depurate finiscono direttamente nei mari e laghi. A questo proposito, per quanto concerne il monito-
rappresentanti dell’Ente Parco che ci auguriamo sia il primo passo verso un futuro più sostenibile del bacino lacustre”. Non a caso all’incontro sono seguite una serie di iniziative per promuovere una più rispettosa fruibilità del territorio, attraverso escursioni, passeggiate in torno al lago in bici o a piedi. “Le iniziative che abbiamo realizzato nella Regione Basilicata sono state un ottimo punto di partenza per puntare i riflettori sulla gestione del Lago Pertusillo – ha aggiunto Federica Barbera, responsabile della
raggio dello stato ecologico del bacino lacustre lucano, chiediamo che l’ARPAB assuma un ruolo maggiormente attivo e che diventi un vero punto di riferimento per l’informazione alle istituzioni e ai cittadini che ne vogliono saperne di più sulla qualità delle acque del lago e sulla gestione delle criticità ambientali. Come Legambiente - conclude Barbera - offriamo il nostro sostegno e la nostra collaborazione in questo senso e diamo appuntamento al prossimo anno per una nuova tappa lucana della Goletta dei Laghi”. La coccinella / settembre - ottobre 2013
27
Dossier
Monte Li Foj a rischio La Protezione Civile nazionale chiede autorizzazioni per radar meteorologico
S
arà alto 22,6 metri, avrà una potenza di picco del trasmettitore di 500 chilowattora e uno sviluppo di linea elettrica di 2500 metri. E, cosa più importante, sarà piantato nel bel mezzo di un’area SIC: monte Li Foj, a Picerno. A quanto pare il Comune di Picerno e il dipartimento Infrastrutture e mobilità della Regione Basilicata hanno già manifestato la propria disponibilità al dipartimento della Protezione civile del Consiglio dei ministri per la realizzazione di un radar meteorologico per il monitoraggio dei fenomeni meteorologici e l'allertamento di protezione civile per il rischio idrogeologico e idraulico da realizzare nell'ambito di un programma nazionale per il potenziamento delle reti di osservazione dei fenomeni meteo-idropluviometrici. Il progetto prevede l’installazione di 26 radar
fissi e 4 mobili, distribuiti sull’intero territorio nazionale. Il radar sarà in grado di funzionare in maniera autonoma e senza sorveglianza ventiquattro ore su ventiquattro. Il sito di Monte Li Foj – si legge in una lettera di richiesta di autorizzazioni e nulla osta della Protezione civile è stato valutato idoneo in relazione alle caratteristiche topografiche e all'ubicazione ottimale e strategica per garantire la copertura della Basilicata e di buona parte della Campania e della Puglia. Altri criteri riguardano gli aspetti logistici, cioè l'accessibilità (generalmente pre-
28 La coccinella / settembre - ottobre 2013
senza di strade) e la possibilità di alimentazione con energia elettrica di rete da raggiungersi con linee di lunghezze e còsfi ragionevoli. La scelta del sito proposto – garantisce la Protezione civile - è atta a garantire il rispetto delle caratteristiche ambientali, morfologiche, lopografiche ed ecosistemiche rilevate e la minimizzazione degli effetti negativi sul sito e sull'area circostante. Sempre la Protezione civile, inoltre, sostiene che nessuna abitazione o area abitualmente frequentata è ubicata a una distanza dal radar ben superiore ai 300 metri e
Dossier quindi il livello delle radiazioni elettromagnetiche sarà del tutto assente o comunque rimarrà ampiamente al di sotto dei valori consentiti dalla legge. Anche sull’impatto visivo ha una propria teoria. E cioè che la vegetazione è tale da rendere parzialmente visibile il radar, da alcune abitazioni completamente coperto. Sebbene per legge la realizzazione di interventi di trasformazione del territorio in aree rientranti in siti di importanza comunitaria (S.I.C.) individuate ai sensi della direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli Habitat naturali e seminaturali, la fauna, la flora sia possibile in presenza di una positiva conclusione della procedura di valutazione di incidenza, l’installazione di una centralina in un’area SIC di recente istituzione pone tutta una serie di questioni su cui interrogarsi. Innanzitutto il ruolo che si vuole dare alle aree protette in una politica di gestione del territorio e valorizzazione delle risorse. Istituire un’area SIC e permettere di installare poco dopo un radar meteorologico, rassicurazioni a parte, sembra al quanto contraddittorio.
Versante di Monte Li Foj dove probabilmente verrà installato il radar Foto Circolo Legambiente Picerno
Conservare, preservare e sviluppare “sostenibilmente”. E’ intorno a questi tre concetti che bisogna iniziare a ragionare e confrontarsi, senza assoggettarsi passivamente a decisioni che vengono prese lontane dal territorio. Una difesa efficace del territorio ha assolutamente bisogno di una strategia a lungo termine che non può non coinvolgere la comunità locale e che pertanto necessita di una preventiva interlocuzione con la cittadinanza tutta, dai singoli cittadini ad associazioni e comitati che operano sul territorio fino alle sue istituzioni. E’ da queste considerazioni che cittadini e
associazioni, compreso il Circolo Legambiente di Picerno, hanno chiesto urgentemente al Comune di Picerno di rendere pubblica sul sito istituzionale la documentazione riguardante i progetti in questione e di farsi promotori di un incontro urgente con i tecnici delle società coinvolte, al fine di poter chiarire meglio le questioni relative all’impatto che tali progetti avranno sulla salute dei cittadini e sull’integrità dell’ambiente e per ridiscutere le misure di compensazione ambientale che dovrebbero essere utilizzate sul territorio direttamente interessato dai lavori. an. mart. La coccinella / settembre - ottobre 2013
29
Zaino in spalla
GRUMENTUM: TERRA DI UOMINI, BATTAGLIE, POLITICA E ARTE di Giusy Lasco
S
pesso, quando si parla
del
sud
Italia,
si
dice
che "basta sca-
vare nel terreno per trovare testimonianze del passato". E' vero. Ed è vero anche per la Basilicata. Il Parco archeologico di Grumentum, costituito circa dieci anni fa, ne è un esempio. Si tratta di una delle città romane meglio conservate al mondo e le sue rovine racchiudono, seppure nella provincialità del sito in cui sorgono, il ricordo della grandezza di Roma, dall'età repubblicana all'Impero, delle gesta gloriose che ne caratterizzarono la storia e delle forme architettoniche
gica rispetto alla principale
menti
ed artistiche che ancora
arteria stradale romana, la
anche per il ruolo centrale
oggi sono segno tangibile
via Appia, Grumentum era
che la stessa colonia rive-
della sua magnificenza.
un avamposto d'eccellenza
stiva per il controllo del
Poco distante dal corso
e di straordinaria impor-
territorio.
dell'allora navigabile fiume
tanza, oltre che per i traffi-
Grumentum, come testi-
Agri, e in posizione strate-
ci commerciali che sicura-
moniano le fonti scritte ed
30 La coccinella / settembre - ottobre 2013
qui
transitavano,
Zaino in spalla epigrafiche, fu anche terre-
denziare gli scavi tuttora in
rono
no di scontro in occasione
corso, e condotti attual-
nell'area che evidenziaro-
della seconda guerra puni-
mente
di
no, oltre alla certa presenza
Verona, il sito
romana, anche un intrec-
rappresenta
in
ciato substrato primitivo
maniera globale
che si può far risalire all'e-
l'idea di centro
poca lucana.
urbano, con gli
La fondazione del museo
edifici pubblici,
nazionale dell'Alta Val d'A-
la strada, i tem-
gri, nel 1995, diede un ulte-
pli, il foro, le
riore impulso alla ricerca
domus e le ter-
tanto che diverse squadre
me.
di lavoro, italiane e stranie-
Il parco archeo-
re si sono avvicendate sul
logico, così come
sito.
si presenta oggi,
Negli ultimi anni l'area,
è il frutto di ol-
nella fattispecie il teatro, è
tre un secolo di
parte di un progetto del
indagini iniziate
ministero per i Beni e le
con l'illustre T.
attività culturali che, inten-
Mommsen
de promuovere patrimonio
nell'800, conte-
culturale e territorio, nel
stualmente
alla
periodo estivo, organizza la
dell'ar-
rassegna "teatri di Pietra"
cheologia come
con la quale si dà la possi-
disciplina scien-
bilità a chiunque lo deside-
Un’area del Parco Archeologico vista dall’alto. Foto associazione Leukanoi
dall'università
nascita
scavi
sistematici
ca e della guerra sociale.
tifica.
ri di assistere agli spettacoli
Ma fu anche centro di cul-
Solo nel 1964, con l'istitu-
teatrali più noti della storia
tura e d'arte in cui le mode
zione della soprintendenza
della letteratura greca e
artistiche dell'Impero tro-
archeologica della Basilica-
romana,
varono
ta,
attori di fama internazio-
spazio
e
ampia
e
con
l'intervento
diffusione.
dell'archeologo
romeno
Come continuano ad evi-
Dino Adamesteanu, inizia-
nale,
interpretati
proprio
da
nell'antico
teatro. La coccinella / settembre - ottobre 2013
31
Zaino in spalla
GRUMENTUM
tum di domenica pomerig-
monumenti costituito dal
gio e, sebbene da conosci-
teatro, dal tempietto italico
trice esperta abbia visitato
(presso il quale sicuramen-
ultori della materia,
il Parco già in passato, ogni
te sorgeva un'officina per la
turisti,
volta le suggestioni cam-
produzione
semplici curiosi costitui-
biano
intuire
votive in terracotta), quindi
scono l'utenza del Parco
nuovi spiragli e significati.
dalla palestra e dalla ben
archeologico di Grumen-
La prima cosa che colpisce
nota "domus dei mosaici",
tum, che mette a disposi-
dell’ex colonia è l’urbanisti-
un'abitazione patrizia mol-
zione come guida gli stessi
ca, in riferimento all'im-
to grande in cui si trovano,
dipendenti del Museo na-
pianto ortogonale in cui si
ben conservati, pavimenti a
zionale dell'Alta Val d'Agri.
incrociano
perpendicolar-
mosaico, policromi e in
La visita al Parco inizia pro-
mente le due strade princi-
bianco e nero con motivi
prio dal museo e, seguendo
pali (cardo e decumano) e
che richiamano l'Oriente;
il tracciato del decumano
alla
una
visibili sono i resti delle
massimo, prosegue tra i più
struttura costruita in ciot-
tubature, in quanto la mo-
importanti
toli
fiume
derna abitazione era dotata
romana,
(probabilmente dell’Agri),
di un impianto per l'ap-
dislocati lungo questa di-
Procedo in ordine, quindi,
provvigionamento dell'ac-
rettiva. Arrivo a Grumen-
verso il primo nucleo di
qua.
COI MIEI OCCHI
C
dell'ex
studenti
o
monumenti
colonia
32 La coccinella / settembre - ottobre 2013
lasciando
cinta
muraria;
di
di
statuette
Zaino in spalla La principessa “madre della patria” Intelligente, fedele e devota, o spietata e uxoricida? Tutto e il contrario di tutto è stato scritto su di lei, Livia Drusilla, l’ultima moglie dell’imperatore Augusto. Imperatrice e sacerdotessa di Augusto, simbolo di Grumentum e del suo foro, a cui è ormai associata dal ritrovamento di una testa in marmo bianco, velata, che oggi accoglie i visitatori al centro della sala del Museo Nazionale dell’Alta Val d’Agri dedicata all’età romana. Livia è stata raffigurata dall’ignoto artista come una donna elegante, avanti con l’età, matura, coi capelli elegantemente pettinati ed il capo velato come si addiceva alle sacerdotesse. Il volto regale, carismatico e colto sta ad indicare la gratitudine e la devozione dei Grumentini verso la famiglia Giulio-Claudia, in particolare verso l’imperatore divinizzato di cui gli Augustales celebravano il culto al fuoco delle lucernae nell’Augusteo, nello stesso luogo in cui fu probabilmente venerata Livia, Claudia due volte (per nascita e per matrimonio), Augusta e “madre della patria”, come volle definirla il Senato subito dopo la morte dell’imperatore. Il culto si spiega con l’impulso che la stessa Livia diede tanto da riuscire a diffonderlo in ogni angolo dell’Impero. Una donna quindi, con un ruolo politico ed istituzionale, una principessa divenuta il simbolo di Grumentum.
Si procede ancora lungo il
st’area è venuta alla luce la
mente verso le maestose
decumano verso il secondo
testa marmorea di Livia
terme imperiali anch'esse
nucleo
Drusilla,
moglie
mosaicate con soggetti ma-
Augusto,
rini e mitici che ben si
quello
di
monumenti,
istituzionale
del
ultima
dell'imperatore
Foro, la piazza su cui si
che per un periodo scelse
adattano all'ambiente.
affacciano gli edifici pub-
Grumentum, di cui è sim-
Ultimo, ma solo in ordine
blici: l'Augusteo, il Capito-
bolo, come luogo di villeg-
di visita, è l'anfiteatro, in
lium, la Basilica, la Curia, il
giatura. Si lascia il decuma-
cui si svolgevano i giochi
Mundus. Proprio in que-
no e si procede trasversal-
dei gladiatori; ben conserLa coccinella / settembre - ottobre 2013
33
Zaino in spalla La didattica a servizio del territorio
separata da quanto svolgono normal-
Leukanoi è il nome greco delle genti luca- mente in classe e li rendono protagonisti ne che abitavano in epoca pre-romana la del loro operato. Diversi i laboratori: Basilicata. Il termine deriva probabilmen- pitture e rilievo rupestre, ceramica preite da lukòs, lupo, a indicare la presenza storica, scheggiatura e ritocco della selce, dell’animale in questo territorio. Leuka- tipi di scrittura (gereoglifica, cuneiforme, noi è però anche il nome di un’associa- romana, ecc.), ceramica e mosaico, tintuzione culturale che opera in Val d’Agri, ra dei tessuti. Ai laboratori si affiancano più specificamente nel territorio di Gru- attività di educazione ambientale come il mento Nova in cui è ubicato il Parco Ar- riciclo creativo, la tintura della lana e dei cheologico di Grumentum ed il Museo tessuti con coloranti naturali, la saponifiArcheologico Nazionale dell’Alta Val d’A- cazione condotta con metodi tradizionali. gri. L’associazione ha come scopo la tute- Per info: www.leukanoi.com la, la valorizzazione e la divulgazione del patrimonio storico, archeologico, antropologico, culturale e ambientale attraverso la realizzazione di laboratori didatticoeducativi e progetti di ricerca e di sperimentazione archeologica rivolti a bambini e ragazzi. Attraverso lavori manuali semplici, capaci di accattivare e divertire, le attività realizzate forniscono un’occasione di apprendimento diversa ma non
vato, imponente, testimo-
menti e spunti di riflessioni
lo che siamo. Visitare il
ne della grandezza di Ro-
da approfondire di volta in
Parco archeologico di Gru-
ma, è, insieme a quello di
volta,
mentum
Pompei, uno dei meglio
ciascuno di noi dovrebbe
importante per far cono-
conservati del mondo anti-
fare per comprendere me-
scere il territorio lucano, le
co. Così si è conclusa la
glio da dove veniamo e
sue tradizioni e il suo miti-
mia visita, ricca di suggeri-
come siamo diventati quel-
co passato.
34 La coccinella / settembre - ottobre 2013
un’esperienza
che
è
un’occasione
Credito Cooperativo e Legambiente Siglata la nuova convenzione quadro nazionale per la diffusione di fonti rinnovabili e buone pratiche green
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edercasse e Legambiente hanno rinnovato per il triennio 2013 – 2015 la “convenzione quadro” finalizzata a diffondere l’uso di fonti di energia rinnovabile e alternativa attraverso la rete delle BCC e mediante finanziamenti a tasso agevolato. Destinatari dei finanziamenti delle BCC (a fronte di istruttoria tecnica di Legambiente) sono famiglie, imprese ed enti pubblici che hanno l’opportunità di migliorare l’efficienza energetica dei propri locali o di diventare, essi stessi produttori di energia pulita. Il rinnovo della Convenzione conferma la profonda e comune sensibilità del Credito Cooperativo e di Legambiente verso i temi della sostenibilità. Ribadendo la validi-
tà di una collaborazione, avviata nel 2006, che in sette anni ha consentito la diffusione capillare di buone pratiche e la realizzazione di progetti di educazione ambientale a tutela del territorio. A oggi, la partnership ha consentito di finanziare 5.440 progetti su tutto il territorio nazionale, per un totale di 260 milioni di euro di investimenti. In particolare si è trattato di circa 5 mila interventi di installazione di impianti fotovoltaici, 223 di solare termico, 51 per impianti a biomasse, 132 per interventi di efficienza energetica, 12 di mini eolico, 14 di geotermico, 2 mini idroelettrico. Sono stati inoltre anche finanziati 97 interventi di bonifica di coperture in Eternit (amianto) sostituiti con im-
pianti fotovoltaici. La nuova Convenzione sarà ampliata rispetto alla precedente versione. Le linee di finanziamento, infatti, passeranno da 4 a 6 e gli ambiti di applicazione riguarderanno, oltre alle energie rinno-
vabili, all'efficienza energetica, al risparmio idrico e alla mobilità sostenibile, anche altri settori strategici da un punto di vista ambientale, come gli acquisti verdi e la salvaguardia e valorizzazione del territorio.
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Notizie in Circolo
Il bosco, quella sostenibile leggerezza dell’essere A Grumento Nova la natura si rende accessibile attraverso l’arte di Anna Martino
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eggerezza e sostenibilità. Questo il leit-motive dell’evento “Il bosco che vorrei” promosso dal Centro di educazione ambientale di Legambiente “Bosco dei cigni”, il cinercircolo “Sensibiliallefoglie”, il Circolo territoriale Val d’Agri di Legambiente con il patrocinio dell’Ente Parco Appenino Lucano Val d’Agri Lagonegrese e del Comune di Grumento Nova. Per tre giorni, la scorsa estate, il bosco di Grumento Nova si è trasformato in un “luogo dell’anima” dove vecchie vele da surf sono nate a nuova vita librandosi nell’aria come farfalle, altalene in legno si sono dondolate al ritmo di jazz e blues e sguardi at-
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toniti si sono persi nei racconti di un corregionale che ha lasciato la sua terra per cercare fortuna altrove ma che continua a mantenersi ancorato alle sue radici. Stiamo parlando di Rocco Papaleo, attore e regista del noto “Basilicata coast to coast” che si è esibito nel suo teatro canzone “Meridionando” sotto un cielo di stelle e circondato da alberi e cicale. Se con lui la leggerezza e la sostenibilità si sono espressi attraverso la musica e il teatro, con Manolo Benvenuti, altro importante ospite del “Bosco dei cigni”, hanno preso nuova forma, associando un’immagine a ciò che solitamente viene solo percepito. A loro la parola.
Installazioni artistiche, create con materiale recuperato, da Manolo Benvenuti per l’evento “Il bosco che vorrei 2013” a Grumento Nova (Pz)
Notizie in Circolo Rocco, che cos’è per te la leggerezza? Un obiettivo, un modo di vivere, un’ambizione. E’ vivere in modo naturale, assecondando soltanto una biologia esistenziale La leggerezza è il tema preponderante di questo evento, legata alla dimensione naturale e anche esistenziale del bosco. Non a caso ti sei esibito su un palco completamente immerso nella natura. E’ stata la prima esperienza del genere? Si, è stata la prima volta e devo dire che è stato davvero emozionante. Ma lo è stato a prescindere, visto che qui ho girato alcune scene del mio film Basilicata coast to coast E che ricordo hai? Un bellissimo ricordo ovviamente e bellissime sensazioni. Da questa casa di vetro, sede del Cea della Legambiente, dove ho girato delle scene speciali del film al bosco, che ha significato molto per le atmosfere che si sono venute a creare durante le riprese Delle atmosfere che evidentemente sono arrivate anche al pubblico. Molti sono i visitatori che passano da qui ripercorrendo le tappe del film e viaggiando a piedi o in bicicletta, solo con un piccolo zaino in spalla. Sembra che il film abbia aperto la strada a un diverso modo di viaggiare, vivere i territori, fare turismo. Se è così ovviamente mi fa piacere ma il progetto non voleva essere così ambizioso. Ovviamente questo tipo di mentalità, questa relazione con la terra intesa come suolo da vivere, calpestare e dormirci sopra mi appartiene. Fa parte di tutto un processo esistenziale e creativo che si distacca dalla mia vita personale fatta di riti della città. Magari non andrei a vivere in un bosco ma, perché no, in un piccolo paese dove la dimensione è meno automobilistica e ci si può muovere a piedi. Il film è pieno di riferimenti a questa dimensione più “paesana” Certamente. Dal panino con la frittata al viaggio a piedi che è anche un viaggio esistenziale. Camminare è ormai diventato anche in città uno stile di vita. Viene visto sempre più non solo come un’attività sportiva e salutare, che si sostituisce al footing. Il motivo credo appunto sia in questa altra dimensione che la camminata racchiude in sé rispetto alla corsa. Basilicata coast to coast ha registrato il pienone nelle sale di tutta Italia, da nord a sud. La coccinella / settembre - ottobre 2013
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Notizie in Circolo
Quali sono stati i punti di forza? La sua forza è stata soprattutto l’esoticità del luogo. La Basilicata è ancora un posto sconosciuto e ciò lo rende attraente insieme a questa “idea ecologica” del tempo che si dilata lentamente. La Basilicata si rivela piano come l’artista che si rivela narratore. Un po’ il concetto che bene esprime lo slogan della Regione Basilicata “Basilicata bella scoperta”. Sì. La Basilicata è una bella scoperta, al nord quanto al sud. Parafrasando il titolo del tuo spettacolo qual è il messaggio che lanci “meridionando” in lungo e in largo? La speranza è che venga fuori la capacità dei meridionali di riciclarsi, di recuperarsi. Non a caso il mio nuovo film racconta di questo gruppo di meridionali che attorno alla ristrutturazione di un edificio riescono a superare i problemi di relazione che hanno e il forte gap tra una mentalità arretrata e la spinta all’emancipazione. Alla fine ristrutturando questo vecchio fabbricato riusciranno a ristrutturare loro stessi, sfidando l’opinione pubblica. Chi è oggi per te il meridionale? C’è un meridionale titolare, che vive qui, con un’escursione che va dall’arretratezza al coraggio infinito di cambiare le cose. E poi c’è il meridionale che “va meridionando” e che io racconto nello spettacolo. Che ha lasciato il sud per esprimersi, che sogna il riscatto per il sud e insieme il proprio. Che lo cerca al nord e che quando lo trova non torna più indietro.
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In alto un momento dell’intervista a Rocco Papaleo A seguire alcuni scatti dello spettacolo
Notizie in Circolo Manolo Benvenuti
Manolo, che cos’è per te la leggerezza? Per me la leggerezza è una farfalla che per l’occasione ho voluto rappresentare dall’unione di due vele da surf anni 90 tramite una corda che le attraversa da una parte a un’altra. Sarebbero potute diventare materiale di scarto e io invece sto prolungando loro la vita Tu ti definisci un architetto del recupero. Cosa intendi dire con questa espressione? Non esiste una vera e propria disciplina dell’architettura del recupero, più che altro si parla di installazioni con materiali di recupero. Tutto ciò che ci circonda è infatti architettura, anche una capanna in legno E’ possibile secondo te andare verso una istituzionalizzazione dell’architettura del recupero? Realizzare degli edifici con materiale di recupero è difficile ma non impossibile. Tuttavia sarebbe facile, se solo lo si volesse, realizzare degli edifici che si possono recuperare, sia dal punto di vista delle architetture che del materiale con cui sono realizzate. Puoi spiegarti meglio? Voglio dire che se costruissimo edifici con materiale di recupero questi, una volta dismesso l’edificio, potrebbero essere recuperati. Sembra una cosa impossibile ma anche dieci anni fa era impensabile poter riutilizzare gli elettrodomestici fuori uso e oggi, invece, è la normalità. Allo stesso modo, però, un edificio, una volta dismesso, può essere utilizzato per altri fini.
Ci fai un esempio? Pensa alle casette americane che si distruggono al primo ciclone. I terremoti italiani hanno dimostrato che anche se realizzate in cemento armato le nostre case cedono facilmente. Se paragoni le due abitazioni, le prime sono più intelligenti delle nostre. Una volta distrutte, infatti, le casette americane almeno possono essere recuperate, nel senso che il materiale con cui sono state realizzate può essere recuperato. Il cemento armato, invece, può essere utilizzato per tante cose ma non per realizzare abitazioni. In questo cosa potrebbe fare l’architettura del recupero? Potrebbe permetterci di arrivare al punto di eliminarlo completamente e di sostituirlo con materiale che si può recuperare. L’acciaio, per esempio. L’Italia è piena di container inutilizzati. Se messi insieme, assemblati in un certo modo, possono creare architetture accoglienti quanto confortevoli. L’Olanda ne è piena. Tra l’altro i costi di questa operazione sono molto più bassi rispetto al cemento armato. Come è cambiata la figura dell’architetto anche rispetto a queste tematiche di tipo ambientale? Molto spesso l’architetto si limita ad essere un tecnico. Io di formazione sono architetto ma mi sento un creativo e mi definisco un artigiano. Penso e costruisco, questo è il mio approccio. Può capitare che l’attenzione all’ambiente sia più dettata dalla necessità di adeguarsi e seguire una moda ma devo dire che è anche dettata da una certa consapevolezza dell’importanza di certe scelte. Anche l’università sta andando in questa direzione offrendo specializzazioni quali bioarchitettura, architettura bioclimatica, urbanistica e paesaggistica. Diventa una moda quando per realizzare qualcosa dall’esistente io vado ad aggiungere qualcosa che invece vado a comprare. Bè, questo non è recupero. Cosa ti aspetti dall’architettura del domani? Che parta dal recupero dell’esistente invece che dalla costruzione di qualcosa di nuovo. Abbiamo dei bellissimi casolari abbandonati in tutta Italia e invece di ristrutturarli buttiamo colate di cemento laddove potrebbe sorgere un’area verde. Colpa della pigrizia tutta un po’ italiana ma anche delle normative, della lunga burocrazia, delle disponibilità economiche che in questo momento scarseggiano. Occorre la volontà. Politica e dei cittadini. La coccinella / settembre - ottobre 2013
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Vivere Cea
OSSERVARE L’AMBIENTE Il censimento delle orchidee spontanee
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a biodiversità è un concetto che tutti conoscono il cui significato è tutto esplicato nel termine stesso, la diversità della vita. La conoscenza è alla base dell’osservazione: chi conosce scopre che in pochi metri quadrati di un prato, possiamo osservare decine di specie. La conoscenza diventa la nostra lente di ingrandimento ed è proprio da questo concetto che nascono le azioni di divulgazione messe in campo dal CEAS “Oasi Bosco Faggeto” di Moliterno, in particolar modo sulle orchidee spontanee. Già nel 2006 Moliterno ha ospitato il convegno nazionale del GIROS (Gruppo Italiano Ricercatori Orchidee Spontanee) ed è da allora che il Centro di Educazione Ambientale ed alla Sostenibilità promuove azioni di conoscenza e valorizzazione delle orchidee spontanee presenti sul territorio, diventando tra l’altro sede regionale del GIROS. Nel 2011 il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese, ha finanziato la realizzazione di una raccolta fotografica sulle orchidee spontanee realizzata dal CEAS con la collaborazione del dott. Vito Antonio Romano, tecnico del dipartimento di biologia dell’università di Basilicata e profondo conoscitore del territorio e di queste meravigliose piante, il cui scopo, non solo divulgativo, è stato
quello di far conoscere ed apprezzare questi fiori. Sono stati censiti 18 generi e 65 specie (per la regione Basilicata se ne conoscono circa 100), documentate con qua-
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si 300 foto. Il CEAS anche attraverso la pubblicazione e la divulgazione di queste stupende fotografie, è diventato il punto di riferimento per ricercatori ed appassionati anche esteri ma anche di chi vuole avvicinarsi al mondo delle orchidee spontanee apprezzandone non solo l’evidente bellezza ma anche il loro più profondo significato naturalistico. Altro passo importante supportato e voluto dal Parco Nazionale è stato il lavoro fatto dai componenti del CEAS, presieduto dalla prof.ssa Simonetta Fascetti (Università degli studi della Basilicata) nel 2012, sulla sentieristica del “Faggeto”, dedicata alle orchidee e presentato durante il raduno GIROS svoltosi per la seconda volta a Moliterno. “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi” da questo aforisma di Marcel Proust si capisce l’importanza della conoscenza e della riscoperta del nostro territorio non solo per il visitatore ma anche per chi vi abita ogni giorno. Tutti questi risultati evidenziano la particolare valenza naturalistica del territorio del Parco Nazionale Appennino Lucano Val d’AgriLagonegrese, che attraverso lavori di questo tipo finalizzati alla conoscenza del suo patrimonio, persegue il suo importante compito di tutela e promozione. Isabella Abate, responsabile Ceas Moliterno
Ophrys apifera
Vivere Cea
IL GRUPPO DI ACQUISTO ECOLOGICO (Gae) Sano, gustoso, sicuro, italiano: il biologico ci piace così!
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gli italiani il prodotto biologico piace, tanto più se è locale e garantito. E’ il risultato del sondaggio che Aiab, Coldiretti e Legambiente hanno sottoposto a un campione di consumatori sensibili al biologico e alle tematiche ambientali in occasione di Biodomenica 2013, che vede ogni anno migliaia di produttori e cittadini affollare le piazze bio d’Italia. Dal sondaggio, pubblicato sul sito Biodomenica e veicolato con i social network, emerge che oltre il 68% delle famiglie consuma almeno un prodotto bio ogni giorno (il 25,57% ogni settimana e il 5,50% qualche volta al mese). La scelta bio è dovuta a ragioni di salute nel 4% dei casi, per evitare pesticidi nel 3%, a ragioni etiche nel 12%. Più spesso (76,04%), a tutte queste ragioni insieme. Più che la marca del prodotto (importante per l’8,53% dei consumatori) o della presenza di promozioni (11,32%), nell’acquisto del prodotto biologico conta la provenienza locale (36,28%), mentre il canale d’acquisto preferito risulta essere il negozio specializzato (23,50%), seguito dai gruppi di acquisto solidale (21,31%) e supermercati convenzionali (17,76%).
Il biologico importato ha meno estimatori di quello nostrano: il 63% dei consumatori dichiara infatti di acquistarlo solo in mancanza dell’equivalente italiano, mentre il 20% proprio non lo considera. La certificazione del prodotto bio dà sicurezza solo al 31,7% del campione mentre oltre il 65% pensa che non sia sempre una vera garanzia per il consumatore. Rispetto agli organismi geneticamente modificati, il 58,25% dei consumatori dichiara
Alcuni dei prodotti bio presenti nel Gruppo di acquisto ecologico del Circolo Legambiente di Potenza
di essere contrario alla loro immissione in agricoltura, percentuale che sale aggiungendo il 38,83% di coloro che si dichiarano contrari fino a quando non ne verrà dimostrata la sicurezza per l’ambiente e la salute dei consumatori. Parlando di agricoltura in generale poi, oltre il 50% dei consumatori ignora le misure e le direttive previste dalla Pac (Politica agricola comunitaria) ma quasi il 96% ritiene che i consumatori contribuenti dovrebbero essere coinvolti su come vengono spesi i fondi per l’agricoltura, perché questa incide sull’ambiente e la salute e quindi ci riguarda.
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La campagna
Puliamo il Mondo 2013 Cittadini, volontari e istituzioni uniti per il decoro urbano
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nche quest’anno la Basilicata ha dato il suo contributo all’azione di volontariato ambientale più partecipata al mondo: “Clean Up the World”. “Sostieni ciò che ami” è stato lo slogan della manifestazione organizzata dalla Legambiente in Italia con il nome di “Puliamo il Mondo” che si è tenuta dal 27 al 29 settembre in tutta la Penisola. Migliaia i cittadini coinvolti per liberare parchi, rive dei fiumi, boschi, spiagge e città dal degrado e per riscoprire la bellezza del nostro paesaggio. Cittadini, volontari, istituzioni e scuole lucane, muniti di guanti, rastrelli e ramazze sono scesi in campo con tante iniziative. A Potenza, all’Istituto Comprensivo Don Lorenzo Milani di Rione Cocuzzo, gli alunni e le maestre si sono presi cura dell’orto didattico realizzato con la Legambiente in un’area verde interna all’istituto. Alla scuola IPSIA Giorgi, invece, si è tenuta la raccolta straordinaria dei RAEE (Rifiuti di apparecchiature elettro42 La coccinella / settembre - ottobre 2013
niche ed elettriche). Sono stati raccolti numerosi televisori, robot da cucina, ferri da stiro, tostapane, computer, modem, telefonini, lampadine a risparmio energetico, pile, tastiere, mouse, stampanti e altri elettrodomestici che non funzionano più. Per l’occasione si è anche tenuta una visita dei laboratori didattici dell’istituto attrezzati anche per il recupero di questo tipo di rifiuti. L’evento è stato realizzato in collaborazione con il consorzio Ecodom (Consorzio Italiano Recupero e Riciclaggio Elettrodomestici), la Ri.Plastic (azienda di Baragiano che si occupa del recupero dei RAEE) e l’Acta. Sempre nel capoluogo raccolta straordinaria di pneumatici lungo l’ex statale SS 94 Potenza-Tito. Ne sono stati raccolti un centinaio grazie alla collaborazione dell’Aci di Potenza, dell’assessorato alla Viabilità della Provincia di Potenza ed Ecotyre, il consorzio che si occupa della raccolta e del loro smaltimento. Ad Avigliano il comitato Igiene fogna di
La campagna Possidente ha dato appuntamento a tutti per ripulire la frazione di Possidente mentre l’A.I.S.A. (Associazione italiana scout avventista) si è presa cura della pulizia dell’area del Santuario della Madonna del Carmine.
Il Circolo di Lauria si è dedicato alla pulizia di contrada Santa Maria (Fiumicello), con una trentina di scolari dell’Istituto Cardinale Brancati. La manifestazione è proseguita con un’iniziativa pubblica in piazza del Popolo per un confronto sulle modalità di rilancio sociale, ambientale ed economico dell’area di Fiumicello.
A Sant’Angelo Le Fratte pulizia di piazzole di sosta e scarpate lungo la strada a scorrimento veloce Isca-Polla con il coinvolgimento delle scuole, dei genitori e di tutte le associazioni culturali e sportive del Comune. L’iniziativa è stata promossa dal Comune, che ha aderito alla campagna. Il Circolo di Pisticci ha invece aperto con il workshop "Puliamo il Mondo e Facciamoli sgommare” per riflettere, con associazioni, cittadini e istituzioni, della raccolta differenziata e del corretto smaltimento soprattutto dei rifiuti speciali, con l’esposizione di complementi di arredo realizzati con pneumatici, a cura di Autòkton. L’iniziativa ha visto la collaborazione di Ecotyre. A seguire la pulizia del centro di Pisticci con volontari, associazioni locali e scuole del territorio e della spiaggia di San Basilio con raccolta speciale di pneumatici
Il Circolo Val D’Agri ha organizzato una giornata di pulizia in contrada Guardammauro, a Grumento Nova e un’escursione di “pulizia didattica” con le scuole medie ed elementari del paese a Bosco Maglie (Grumento Nova). A Gallicchio, i ragazzi dell’Istituto Comprensivo “G. Castronuovo”, guanti alla mano, si sono dedicati alla pulizia dell’area sportiva e della pista ciclabile di contrada Bivio di Gallicchio.
Il Circolo di Montalbano Jonico, infine, si è concentrato, invece, sulla pulizia del centro storico del paese, in collaborazione con le scuole elementari del paese. La coccinella / settembre - ottobre 2013
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Telefono: 0971/480044 Fax: 0971/1900105 Email: info@giuzio.net 44 La coccinella / settembre - ottobre 2013
Cultura / rubriche
Lampadine a risparmio energetico, come scegliere Cara Redazione, vorrei alcuni consigli per l’acquisto di lampadine a risparmio energetico. Mi hanno detto che ci sono delle cose di cui tener conto, ma non ho idea di come muovermi. Saluti Mario da Potenza Salve Mario. Non c’è poi così tanto da sapere. Sostituisci le normali lampadine con quelle a fluorescenza compatte di classe A (dai 6 ai 15 euro) cominciando dai locali in cui stanno accese di più. Studia attentamente i punti luce necessari nelle varie stanze della casa sulla base delle diverse attività che vi si svolgono, in modo da scegliere i flussi luminosi e la tonalità di colore più indicati. Ad es. in cucina possiamo avere un punto luminoso sul piano di lavoro, uno sul lavandino e uno sul tavolo, la luce diretta è da preferire per cucina e ambienti di lavoro, quella riflessa può bastare per camera da letto e salotto. Lascia aperti scuri e tapparelle: la luce naturale è sempre la migliore. Ricordati che le lampade a fluorescenza sono veri e propri apparecchi elettronici che non vanno buttati nella spazzatura, ma riconsegnati al negoziante (in cambio di una nuova) o agli appositi centri di raccolta attrezzati dal Comune. I materiali sono quasi tutti riciclabili e anche pericolosi (sali di mercurio). Nessun costo. ecosportello@legambientebasilicata.it
di Chiara Mancini (c.mancini@hotmail.it)
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er realizzare splendidi bijoux occorre veramente poco. Questa settimana vi proponiamo degli orecchini realizzati con carta di giornali e un ciondolo in spugna. ORECCHINI Procuratevi dei fogli di carta di giornale, se di rivista meglio. Cominciate ad arrotolarli piegando una striscia dietro l’altra. Immaginate di fare una sigaretta ma non arrotondata, piatta. Otterrete questa lun-
ga strisciolina da arrotolare ancora attorno al dito, come per arrotolare un metro da sarta. Con questa procedura realizzate due anelli. Sono i due vostri orecchini. Per realizzare il gancetto basta poi legare, con un nodino, un po’ di spago, facendolo passare per il buchetto che l’anello ha lasciato al centro. Lì andrete poi ad agganciare le classiche monachelle (da acquistare in qualche merceria oppure da riciclare da orecchini che non usate più). Se volete essere sicuri che l’anello non si srotoli, quando andate ad arrotolarlo stendete la colla vinilica sulla strisciolina man mano che procedete nell’operazione. Ovviamente ricordate di
lasciare libero il buchetto centrale per lo spago e di farlo asciugare almeno un’ora prima di infilarlo. CIONDOLO Avete una spugna per il bagno o di qualsiasi altro genere che non usate più? Bene. Da asciutta basta tagliarla della forma che più vi aggrada (una goccia, un cuore, un fiore, ecc.) e colorarla con colori acrilici, se vi piace. Fate un piccolo foro in cima al ciondolo, passateci lo spago e voilà, il gioco è fatto.
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Cultura / rubriche
di Michele Catalano Agronomo , esperto paesaggista LA YUCCA La yucca è una delle piante più diffuse nelle nostre case e nei nostri giardini. Il genere yucca appartiene alla famiglia delle liliacee ed è originario delle indie occidentali, della California e del Messico. Comprende circa 40 specie di alberi e arbusti con altezze fino a 15 metri nei luoghi d'origine, che alle nostre latitudini non superano, però, i 2,5 metri. La specie più coltivata in appartamento è la yucca aloifolia, che raggiunge 1,5 metri d'altezza. È caratterizzata da foglie riunite in ciuffi portati alla sommità del fusto, che è robusto e legnoso. Le foglie sono coriacee e di colore verde intenso, appuntite e con i margini leggermente seghettati. Durante l'estate e in autunno produce tra il fogliame vistose e belle infiorescenze, formate da fiori di colore giallo biancastro, spesso con screziature di colore rosso. COME COLTIVARLA Posizione: in un punto luminoso, anche esposta ai raggi solari diretti. Tollera la mezz'ombra, dove però avrà un aspetto più spento e crescerà meno. Temperatura: resiste fino a o° C e, se protetta con telo, fino a -5°C. Sopporta il caldo se è collocata in una posizione ben arieggiata. Acqua: va bagnata in abbondanza d'estate, mentre in inverno basta un po’ d'acqua ogni 15 giorni.
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Concimazione: da aprile a settembre, ogni 30 giorni, con un prodotto liquido per piante verdi. MALATTIE, PARASSITI E RIMEDI UTILI Se notate sulla pagina inferiore delle foglie piccoli dischetti bruni ben attaccati alle nervature, si tratta della cocciniglia a scudetto. Se invece vedete
piccoli fiocchetti bianchi, mobili, sono le cocciniglie cotonose. In entrambi i casi intervenite con un batuffolo di cotone imbevuto di alcool, oppure spruzzate un insetticida anti cocciniglia. Se, invece, notate che sulle foglie appaiono macchie marroni rotondeggianti, che si seccano e tendono a confluire fino al disseccamento di ampie porzioni della lamina, si tratta di un fungo, agente della macchia bruna della yucca. Trattate subito con un anticrittogamico specifico contro la ticchiolatura. COME MOLTIPLICARLA Due sono le tecniche di moltiplicazione: per talee di fusto o mediante germogli. Le talee di fusto si prelevano da aprile a luglio, tagliando il tronco privo di foglie in pezzi lunghi almeno 10 cm. Spolverare la base nell'ormone radicante.
FONDAZIONE CON IL SUD La Fondazione CON IL SUD è nata nel novembre 2006 dall’alleanza tra le fondazioni di origine bancaria e il mondo del terzo settore e del volontariato per promuovere l’infrastrutturazione sociale del Mezzogiorno, ovvero sostenere e rafforzare percorsi di coesione sociale per lo sviluppo. GLI AMBITI DI INTERVENTO
- Educazione dei giovani, con particolare riferimento alla cultura della legalità e per il contrasto alla dispersione scolastica - Sviluppo del capitale umano di eccellenza, per trattenere e attrarre i “cervelli” e valorizzare i talenti nelle regioni meridionali - Cura e valorizzazione dei “beni comuni” (patrimonio storicoartistico e culturale, ambiente, beni confiscati alle mafie) - Sviluppo, qualificazione
e innovazione dei servizi socio-sanitari - Mediazione culturale e accoglienza/integrazione degli immigrati GLI STRUMENTI
- Progetti Esemplari: iniziative che, per contenuto innovativo, organizzazioni coinvolte, impatto e rilevanza territoriale, possano divenire modelli di riferimento per l’infrastrutturazione sociale del Mezzogiorno. - Programmi e reti di volontariato: iniziative volte a rafforzare il ruolo delle reti e delle organizzazioni di volontariato. - Fondazioni di Comunità: enti non profit “espressione” delle realtà locali che, grazie alla capacità di raccolta delle risorse, la loro valorizzazione e il loro impiego a fini sociali sul territorio di riferimento, rappresentano uno straordinario strumento di sussidiarietà. Su impul-
so e sostegno della Fondazione CON IL SUD, sono state costituite le prime tre fondazioni di comunità del Mezzogiorno, a Napoli, Salerno e Messina. SETTE ANNI CON IL SUD
- 6 le regioni interessate (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna, Sicilia) - Oltre 470 iniziative sostenute - 3 fondazioni di comunità finanziate - Oltre 5.500 organizzazioni coinvolte nelle partnership (terzo settore e volontariato, istituzioni, enti pubblici e privati) e centinaia di migliaia di “destinatari diretti” coinvolti, soprattutto giovani (41% minori) - Oltre 104 milioni di euro assegnati - Premio Oscar di Bilancio 2010 per la trasparenza, la chiarezza e la completezza del Bilancio di Missione. Nel 2012 la Fondazione ha ricevuto la targa del Presidente della Repubblica per la XXXIII edizione del Premio Internazionale Guido Dorso. I PROGETTI DI LEGAMBIENTE IN BASILICATA
Diverse le strutture della Legambiente in Basilicata che usufruiscono del sostegno di Fondazione CON IL SUD per i progetti: “Volontari naturalmente in rete” e “Coltiviamo la rete - buone pratiche in circolo” a valere sul bando “Sostegno a programmi e reti del volontariato 2011” e per il “Centro della sostenibilità” a valere sul bando “Ambiente 2012 verso rifiuti. zero”. ww.fondazioneconilsud.it La coccinella / settembre - ottobre 2013
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