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Verso una urbanistica di genere

ROSERIO

QUARTO OGGIARO VIALBA MUSOCCO

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TRENNO Q.RE GALLARETESE Q.RE SAN LEONARDO LAMPUGNANO

QUINTO ROMANO

QUARTO CAGNINO

BAGGIO Q.RE DEGLI OLMI Q.RE VALSESIA FORZE ARMATE

LORENTEGGIO VILLAPIZZONE CAGNOLA BOLDINASCO

QT8

DE ANGELI MONTE ROSA

SAN SIRO

BANDE NERE

La mappa riporta strade, parchi e spazi pubblici intitolati a donne nella città di Milano sulla base dei dati raccolti dalla rete Toponomastica femminile e della mappatura digitale di Mapping Diversity. Ne emerge che su 4.367 spazi pubblici, 141 (meno del 3%) sono intitolati a donne – di cui 47 a figure religiose e 94 a figure meritevoli della società civile.

The map shows streets, parks and public spaces named after women in the city of Milan on the basis of data collected by Toponomastica femminile network and the digital mapping by Mapping Diversity. It emerges that out of 4,367 public spaces, 141 (less than 3%) are named after women – 47 of which are religious figures and 94 deserving figures from civil society.

GIAMBELLINO

RONCHETTO SUL NAVIGLIO Q.RE LODOVICO IL MORO

COMASINA

BRUZZANO

PARCO NORD

AFFORI

BOVISA

DERGANO

FARINI

GHISOLFA

NIGUARDA CA’ GRANDA PRATO CENTENARO Q.RE FULVIO TESTI

MACIACHINI MAGGIOLINA

ISOLA BICOCCA

GORLA PRECOTTO

GRECO SEGNANO

PADOVA TURRO CRESCENZAGO

LORETO CASORETTO NOLO ADRIANO

CIMIANO ROTTOLE Q.RE FELTRE

PORTELLO

TRE TORRI

PAGANO SARPI PORTA GARIBALDI PORTA NUOVA

STAZIONE CENTRALE PONTE SEVESO

PARCO SEMPIONE BRERA

GIARDINI DI PORTA VENEZIA

BUENOS AIRES PORTA VENEZIA PORTA MANFORTE CTTÀ STUDI

MAGENTA SAN VITTORE

WASHINGTON DUOMO GUASTALLA

XXII MARZO CORSICA

TORTONA

PORTA VIGENTINA PORTA LODOVICA ORTOMERCATO

UMBRIA MOLISE CALVAIRATE

PORTA TICINESE CONCA DEL NAVIGLIO PORTA TICINESE

CONCHETTA

NAVIGLI

MONCUCCO SAN CRISTOFORO TIBALDI MORIVIONE PORTA ROMANA

SCALO ROMANA

LODI CORVETTO LAMBRATE ORTICA

PARCO FORLANINI CAVRIANO

TALIEDO MORSENCHIO Q.RE FORLANINI

MONLUÈ PONTE LAMBRO

ROGOREDO SANTA GIULIA

BARONA

STADERA CHIESA ROSSA Q.RE TORRETTA CONCA FALLATA

CANTALUPA

GRATOSOGLIO Q.RE MISSAGLIA Q.RE TERRAZE VIGENTINO Q.RE FATIMA

TRIULZO SUPERIORE

166 Public space and gender-based violence

Women who have fear of public space are more than men64, even though female victims of crime are statistically less than male ones65. One could hypothesise that this paradox is due to the interiorisation of dangers associated with freedom of movement in the world. As a result, this leads to the adoption, conscious or unconscious, of routines to avoid potential risks, which imply self-imposed censorship and prohibitions, while limiting female freedom more than male freedom. Indeed, fear of being assaulted leads women to exert tight control over their actions and movements in public space: “Inquiries conducted in Finland, Sweden, the United States, Canada, Taiwan and the United Kingdom have provided very similar results: fear of public spaces induces women to modify their behaviour and modes of movement” (Criado-Perez, 2020: 74; see Gardner, Cui, Coiacetto, 2017). Fear and insecurity affect women’s experience of the city to such an extent that it is possible to construct a veritable “geography of women’s fear” (Valentine, 1989), defined by the detours, renunciations and changes of pace due to fear of sexist violence. Women describe their dread as a potential fear of men, the fear that some man might do ‘something’ to them. Statistically, offenders are almost entirely male and, as far as women are concerned, among the main fears is that of sexual assault. In case of young girls, the transition through adolescence involves the sexualisation of their bodies by heterosexual male gaze. This process has significant repercussions on the way they begin to look at themselves, and on the way their bodies are seen in public space. This phenomenon and the perception of fear are some of the reasons that affect the relationship that women develop with space. “This cycle of fear becomes one subsystem by which male dominance, patriarchy, is maintained and perpetuated. Women’s inhibited use and occupation of public space is therefore a spatial expression of patriarchy” (Valentine, 1989: 389). The interiorisation of male gaze acts as a panopticon (Foucault, 1976 [1975]) that disciplines women, whether they are actually seen or not: “Women are excluded from urban space in ways that may be more difficult to negotiate than the explicit barriers. Most women have experienced the not-so-subtle behavioural signals that tell them they are trespassing on the territory of men. These signals include the jeering, catcalls and explicit sexual insults” (Darke, 1996: 92). Women’s fear of crime can thus be seen as a manifestation of gender oppression and as a form of control through the continuity of traditionally assigned roles. In other words, patriarchy determines gender roles and regulates bodies so that they behave in a certain way within public space. In light of this, fear is not only a direct response to violence that is directly experienced, but the result of the social production of women’s vulnerability. Therefore, it is in itself a form of oppression, a product of structural violence, which limits women’s mobility and contributes to reinforcing the self-perception of their vulnerability. “Women’s fear in public space is another expression of patriarchal society. [...] It is the result of the domination of man over women still existing in our society” (de Andrade Siqueira, 2016: 37). This seems to have much more to do with collective imaginaries, constructed to ensure control and domestication of women’s bodies, than with the actual, empirical experience of women themselves. Fear, danger and risk thus become controllers and mediators of women’s access to public space. At the same time, in order to avoid blame, women have to make restrictions on their behaviour and precise choices in order not to be accused of ‘having asked

64 See the charts on page 174-175. 65 See Delitti, imputati e vittime dei reati la criminalità in italia, attraverso una lettura integrata delle fonti sulla giustizia, Istat, 2020 https://www.istat.it/it/files//2021/01/Delitti-Imputati-Vittime-dei-reati_Riedizione.pdf.

Spazio pubblico e violenza di genere

Le donne nello spazio pubblico esprimono più paura degli uomini63, pur essendo statisticamente meno vittime di reato64. Si può ipotizzare che questo paradosso sia dovuto all’interiorizzazione dei pericoli associati a un libero attraversamento del mondo e, conseguentemente, all’adozione, inconsapevole o meno, di routine di evitamento dei rischi che implicano censure e divieti autoimposti e che limitano la libertà femminile più di quella maschile.

La paura di subire un’aggressione porta, infatti, le donne a esercitare uno stretto controllo sulle proprie azioni e sui propri movimenti nello spazio pubblico: «Indagini condotte in Finlandia, Svezia, Stati Uniti, Canada, Taiwan e Regno Unito hanno dato risultati molto simili: la paura degli spazi pubblici induce le donne a modificare comportamenti e modalità di spostamento» (Criado-Perez, 2020: 74; si veda Gardner, Cui, Coiacetto, 2017). Paura e insicurezza influiscono a tal punto nell’esperienza che le donne fanno della città che è possibile costruire una vera e propria «geografia della paura delle donne» (Valentine, 1989), definita dalle deviazioni di percorso, dalle rinunce, dai cambi di passo dovuti alla paura della violenza sessista. Le donne descrivono infatti il loro timore come una potenziale paura degli uomini, la paura che qualche uomo possa fare loro “qualcosa”: statisticamente è dato che gli autori di reati sono per quasi la totalità di genere maschile e, per quanto riguarda le donne, tra i timori principali c’è quello dell’aggressione sessuale.

Nel caso delle ragazze, il passaggio attraverso l’adolescenza comporta la sessualizzazione del proprio corpo da parte dello sguardo maschile eterosessuale; questo processo ha ripercussioni rilevanti sul modo in cui cominciano a vedere se stesse, e sul modo in cui i propri corpi sono visti nello spazio pubblico. Questo fenomeno e la percezione della paura sono alcune delle ragioni che condizionano il rapporto che si genera con lo spazio. «Questo ciclo di paura diventa un sottosistema mediante il quale il dominio maschile, il patriarcato, viene mantenuto e perpetuato. L’uso e l’occupazione inibiti dello spazio pubblico da parte delle donne è quindi una espressione spaziale del patriarcato» (Valentine, 1989: 389).

Vero è che l’interiorizzazione dello sguardo maschile agisce come un panopticon (Foucault, 1976 [1975]) che disciplina le donne, siano esse effettivamente viste o meno: «Le donne sono escluse dallo spazio urbano in modi che possono essere più difficili da negoziare rispetto a quanto non lo siano le barriere esplicite. La maggior parte delle donne ha sperimentato i segnali comportamentali non così sottili che dicono loro che stanno sconfinando nel territorio degli uomini. Questi segnali includono le battute, i fischi e gli espliciti insulti sessuali» (Darke, 1996: 92). La paura nei confronti del crimine da parte delle donne può essere dunque vista come una manifestazione di oppressione di genere e una forma di controllo attraverso la riproduzione delle parti tradizionalmente assegnate. In altri termini, il patriarcato determina i ruoli di genere e disciplina i corpi affinché si comportino in un determinato modo nello spazio pubblico.

La paura non è, quindi, tanto una risposta diretta alla violenza subita, bensì il risultato della produzione sociale della vulnerabilità delle donne. Pertanto, è di per sé una forma di oppressione, un prodotto della violenza strutturale, che limita la mobilità delle donne e contribuisce a rafforzare la loro auto-percezione di vulnerabilità: «La paura delle donne nello spazio pubblico è un’altra espressione della società patriarcale. [...] è il risultato della dominazione degli uomini sulle donne ancora esistente nella nostra società» (de Andrade Siqueira, 2016: 37-38). Questo sembra avere molto più a che fare con immaginari

63 Si vedano i grafici a pagina 174-175. 64 Si veda Delitti, imputati e vittime dei reati la criminalità in italia, attraverso una lettura integrata delle fonti sulla giustizia, Istat, 2020 https://www.istat.it/it/files//2021/01/Delitti-Imputati-Vittime-dei-reati_Riedizione.pdf.

Le strade sicure le fanno le donne che le attraversano Milano, Corvetto. Giugno 2021

Safe streets are made by the women who cross them

Milan, Corvetto. June 2021 © Azzurra Muzzonigro

for it’ (Kern, 2020: 9). These sort of restrictions and choices are never imposed on male gender. Indeed, fear of crime structures public opinion on which are the most appropriate behaviours: the ‘truly innocent’ woman, the only possible victim, is the one who has not crossed her own limits of behaviour, depending on age, ethnicity and class. From this perspective, experiences of oppression and privilege cannot be understood from a single explanatory framework (such as gender, race, social class or age alone), but must be read from an intersectional perspective (Crenshaw, 1989), i.e. understood as simultaneously interconnected and experienced. Moreover, self-censorship and voluntary restraint lead to impoverishment of public space (and with it, of public sphere), contributing to the depopulation of streets and squares and, paradoxically, leaving more room for predatory behaviour. This is how the trite proposal of security policies is structured: cameras, militarisation of the streets, guards, taxis, street lamps. What is really needed, instead, is visibility, together with supervised, equipped, well signposted, vibrant and community-oriented environments: ‘Safe streets are made by the women who cross them’ through solidarity, mutual respect, self-determination and self-protection.

Is Milan a safe city for women?

In Milan – as in the rest of the country and the world – the vast majority of episodes of violence against women (more than 80%) is perpetrated by acquaintances. However, the phenomenon of gender-based violence in public space,

collettivi costruiti per assicurare il controllo e l’addomesticamento del corpo delle donne che con l’esperienza reale ed empirica delle donne stesse. La paura, il pericolo e il rischio diventano così controllori e mediatori dell’accesso allo spazio pubblico.

Al contempo, per sfuggire da eventuali colpevolizzazioni, le donne si trovano a operare restrizioni sul proprio comportamento e precise scelte per non essere accusate di “essersela cercata” (Kern, 2020: 9); restrizioni e scelte mai imposte al genere maschile. La paura della criminalità struttura infatti l’opinione pubblica sul comportamento più appropriato da assumere: la donna “davvero innocente”, l’unica possibile vittima, è colei che non ha varcato i propri limiti di comportamento, a seconda di età, etnia e classe. Da questo punto di vista, le esperienze di oppressione e di privilegio non possono essere comprese da un unico quadro esplicativo (come il solo genere, la razza, la classe sociale o l’età), ma devono essere lette con uno sguardo intersezionale (Crenshaw, 1989), intese cioè come contemporaneamente interconnesse e vissute.

L’autocensura e l’autolimitazione contribuiscono peraltro all’impoverimento dello spazio pubblico (e con esso, della sfera pubblica), concorrendo alla desertificazione di strade e piazze e, paradossalmente, lasciando maggiore spazio a comportamenti predatori. È così che si struttura la trita riproposizione di politiche securitarie: telecamere, militarizzazione delle strade, locali sentinella, taxi, lampioni. Quando invece ciò di cui si avrebbe effettivamente bisogno è visibilità, ambienti sorvegliati, attrezzati, segnalati, vitali e di comunità: “Le stra-

10% 8,5%

1% 35% 16%

1% 18%

35% 12% 51%

Mi sento sicura/o

I feel safe

Mi sento abbastanza sicura/o

I feel fairly safe

Mi sento leggermente a disagio

I feel slightly uncomfortable

Mi sento in pericolo

I feel unsafe

Non so dare una risposta, è una sensazione troppo variabile a seconda delle situazioni

I don’t know, it’s a feeling that is too variable depending on the situation

Sei particolarmente in di coltà - a livello di sicurezza - quando usi:

You feel especially in trouble - in terms of security - when you are using:

Autobus o lobus

Bus or trolleybus

Metropolitana

Underground

Passante ferroviario

Rail link

Tram

Tram

Treno

Train

Altro

Other

Non uso mai i mezzi pubblici

I never use public transport

Non mi sento in di coltà o a disagio sui mezzi pubblici

Which conditions have an impact on your sense of security in the city? Rate it on a scale from 1 (“it causes me insecurity/fear”) to 10 (“it makes me feel safe”)

Buona illuminazione dei marciapiedi e delle strade

Good lighting of sidewalks and streets

Negozi aperti

Open shops

Presenza di forze armate

Presence of armed forces

Presenza di telecamere

Presence of security cameras

Presenza di attività di prostituzione

Presence of prostitutes

Presenza di persone indigenti

Presence of indigent people

Presenza di persone sotto l'e etto di droghe o alcol

Presence of people under the in uence of drugs or alcohol

Presenza di persone straniere

Presence of foreign people

Presenza di sole persone di sesso maschile

Presence of male persons only

9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

Che tipo di molestie hai subìto?

What kind of harassment have you su ered?

Catcallling

Catcalling

Commenti o ensivi sulla mia sessualità o orientamento sessuale

O ensive comments on my sexuality or sexual orientation

Palpeggiamenti, strusciamenti

Forcible touching

Trattamento sessista

Sexist treatment

Aggressione sica a sfondo sessuale

Sexual assault

Richieste di prestazioni sessuali o ensive o non gradite

O ensive or unwelcome requests for sexual services

Inseguimenti o pedinamenti da sconosciuti

Chasing or stalking by strangers

Minacce e/o ritorsioni da sconosciuti nella sfera sessuale

Sexual threats and/or retaliation from strangers

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