Dalla Fisica all’Alchimia Insegnamenti in chiave moderna
Dedicato al mio Maestro con immensa gratitudine Camillo Urbani
Sognando Atlantide seconda parte:
il risveglio
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Prefazione Questo libro è la continuazione del mio primo racconto “Sognando Atlantide”, che si può scaricare liberamente da Internet. “Sognando Atlantide” è un romanzo fantascientifico, nel quale ho cercato di introdurre alcuni concetti fondamentali relativi al grande Sapere e all’antica scienza dell’Alchimia. Nella stesura del racconto ho preso spunto da informazioni ricevute nel corso di alcune sedute medianiche e altre avute in sogno, relativamente ad una mia paventata vita precedente, in un tempo remoto che sembra coincidere con il periodo di Atlantide. Ovviamente il romanzo è una ricostruzione fantasiosa di questa recondita parte del mio essere. Di quella vita ancestrale non ci sono prove tangibili, anche se negli anni mi è capitato di incontrare persone che condividevano con me alcuni ricordi di quel lontanissimo periodo. Da queste conoscenze ho preso spunto per creare personaggi come Jone e Robert, che esistono come persone fisiche in questa realtà. Lo scopo principale nel primo libro era di dare un insegnamento; la trama era un fattore secondario di fantasia. In questo secondo libro le cose sono differenti, i riferimenti a cose e persone sono assolutamente vere, le informazioni sono solo spostate nel tempo per rendere il racconto più fluido e didattico. Molti episodi sono ricostruzioni di eventi che mi sono realmente accaduti. Alcuni lettori potrebbero obiettare che si tratta di storie autoreferenziali e che queste pubblicazioni siano un atto di vanità, un tentativo di accentrare l’attenzione. La verità è che scrivere questi libri, dal punto di vista personale, è un atto scomodo che prima di tutto mi espone a critiche e illazioni, soprattutto da parte di colleghi “razionali" che lamentano mancanza di verifica. Chi vuole indagare con mente aperta, può trovare molte testimonianze a supporto dei vari episodi (i nomi non sono stati cambiati e molti testimoni sono in vita). Mi chiamo Camillo, sono un Fisico, mi sono laureato a Padova nel 1972. La mia formazione mi ha imposto un atteggiamento pragmatico nella ricerca della verità, sia nel campo della fisica che in quello della metafisica. Per qualche aspetto, immagino di essere la reincarnazione di quel Kostas presente all'inabissamento di Atlantide e in me sopravvivono, ancora vaghi ricordi e “fantasie” di quella lontanissima esistenza, per alcuni dei quali ho avuto sorprendenti verifiche e coincidenze. Il titolo contiene il termine “risveglio” perché questa è la sensazione che provo ripensando a queste esperienze.
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Durante la mia vita, ho avuto l’occasione di ricevere insegnamenti profondi, arrivati in modo involontario, inaspettato e del tutto gratuito. Spesso questi insegnamenti erano legati a sbalorditive coincidenze che mi hanno permesso di espandere la mia consapevolezza riguardo a svariati campi che vanno dalla più tangibile Fisica a quello più aleatorio dello psichismo e dell'Alchimia. Mi sono sempre sforzato di mantenere un certo equilibrio tenendo i piedi in due staffe. Credo che la Fisica sia fondamentale per creare una civiltà basata su solidi e condivisibili concetti. Una società fondata su questi princìpi può liberare l’uomo dalla schiavitù di dover concentrare i suoi sforzi e la sua attenzione sul lavoro e sulla sopravvivenza. La “civiltà” ha permesso a gran parte della popolazione di disporre finalmente di “tempo libero” grazie alle innovazioni tecnologiche. Questa opportunità deve però essere messa a frutto. Che cosa può farne l’uomo di questo tempo guadagnato? Può dedicarlo ad acquisire Conoscenza... provare Stupore ed Emozioni... sviluppare Creatività... Questi elementi contengono una buona dose di arricchimento interiore: l'individuo deve imparare a conoscere “se stesso” e questo compito spetta all'Alchimia. L'Alchimia è soggettiva, essa è volta ad un cambiamento interiore, una ridefinizione fondamentale dell'importanza delle cose. Vorrei ampliare la visione che si ha dell'Alchimia: infatti qualsiasi lavoro che si fa su se stessi è Alchimia; lo sciamanesimo, la stregoneria, la spiritualità, la meditazione trascendente, la filosofia, ma anche discipline quali Ninja, Massoneria... e un'infinità di altre situazioni che mirino a ristrutturare l'Essere nella sua totalità, sono parte dell’Alchimia. Riassumendo: La Fisica è la scienza del collettivo, l'Alchimia è la scienza dell'individuale. La Fisica ha per base la ripetibilità, la verifica; l'Alchimia è un fatto soggettivo, non trasmissibile che si muove su una linea esperienziale e cognitiva personale. La Fisica può essere facilmente insegnata attraverso le scuole e lo studio, mentre questo non vale per l'Alchimia. Ogni volta che sono state create società, chiese, sette, per portare avanti la conoscenza alchemica si è finito con l’avere delle strutture autoreferenziali e dipendenti dalla qualità delle guide o dei maestri. Dopo un po' la struttura acquista importanza di per se stessa prevaricando il soggetto. Si perde così il messaggio originale, il percorso e il cammino, la finalità per cui era nata. Questo accade per vari motivi:
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Il primo motivo è che l’Alchimia è un percorso personale; il modo in cui un individuo arriva alle sue convinzioni è valido solo per lui; per gli altri, al massimo, può fungere solo da esempio, da indicazione, perché le strade sono in quanto individuali, sono differenti. Il secondo motivo è che un'organizzazione ha una struttura materiale e verticistica, dopo un po' la struttura diventa importante, per “salvare” la struttura, si finisce per andare contro agli stessi princìpi per cui è nata. L'importanza personale o ego è una brutta bestia, non si può sconfiggere, è un aggregato psicologico che alla lunga porta all'esasperazione. L'importanza personale può essere solo riconosciuta in noi stessi, mitigandola, deridendola. La soluzione migliore è quella di NON creare strutture per propagare l'Alchimia.Una delle regole basilari di questa antichissima scienza stabilisce che il messaggio debba andare a segno soggettivamente. Per ognuno le regole sono diverse ed esistono solo pochi princìpi di base validi per tutti. Per far questo si è creato un simbolismo esoterico che può essere colto solo da chi si apre alla conoscenza profonda. Sembra che esista un meccanismo naturale atto a favorire e organizzare situazioni e coincidenze che conducono gli aspiranti alla ricerca interiore, verso la via alchemica. Questo fattore che crea le coincidenze e spinge l’individuo nel suo cammino di conoscenza ha vari nomi, io preferisco chiamarlo “Spirito".Esso intercetta le intenzioni profonde e cerca di favorire il percorso alchemico in coloro che si avvicinano con cuore puro, in modo sincero, non egoistico. Alcuni sostengono che esso derivi dalla consapevolezza della Madre Terra, vista come essere vivente, individuo cosciente, con una meta evolutiva da condividere con altri esseri viventi che esistono su di essa e in essa. Lo “Spirito” crea le coincidenze e convalida il detto alchemico:
Quando l'allievo è pronto si odono i passi del maestro.
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Cap. 1 Infanzia religiosa Ho trovato Dio nelle pozzanghere d’acqua, nel profumo del caprifoglio, nella purezza di certi libri e persino in certi atei. Non l’ho quasi mai trovato presso coloro il cui mestiere consiste nel parlarne. Christian Bobin Era una calda giornata di giugno e, come spesso accadeva la domenica, Camillo andava con la madre a incontrare le sorelle in collegio. Era un bambino di cinque anni, capelli biondi, viso rotondo e piccolino ma vivace e i suoi occhi grandi esprimevano una curiosità insaziabile. Mentre camminava, Camillo chiese alla madre: “Che cosa sono i sogni?” “I sogni sono fantasie che non servono a nulla” fu la risposta. “Ma perché sembrano così reali?” La madre non rispose ma con un gesto di noncuranza fece capire al bambino che era una domanda sciocca. Camillo rimase perplesso e, come faceva spesso, si rinchiuse nei suoi pensieri. Una domanda gli frullava nella testa da qualche tempo: “Se stessi sognando ora? Me ne accorgerei?” Questo dubbio continuò a tormentarlo per molto tempo e dentro di lui si fissò stabilmente il sospetto che questa realtà fosse solo un sogno particolare, uno strano sogno da cui non ci si può risvegliare, ma solo sfuggire entrando in altri sogni. La madre si chiamava Costanza: era una bella donna quasi quarantenne che stesse dimostrando una forza di volontà notevole e, sotto certi aspetti, sorprendente. Costanza aveva avuto un'infanzia agiata, suo padre possedeva un mulino azionato ad acqua, che a quei tempi era considerato un buon investimento e che permetteva un reddito discreto, grazie anche a una laboriosità elevata e una scarsa propensione alle frivolezze della vita. Egli riteneva la scuola, un lusso di poca di utilità e per questo la madre di Camillo aveva frequentato solo la terza elementare, anche se il buon tenore di vita avrebbe permesso una scolarizzazione certamente superiore. Il nonno di Camillo era un gran lavoratore ma piuttosto assolutista, impegnò tutto i suoi averi in buoni del tesoro postali, senza ascoltare i consigli dei fratelli minori che suggerivano di differenziare i guadagni comprando terreni o altri beni immobili. Un po' per ignoranza, un po' per sfortuna, fatto sta che alla fine della seconda guerra mondiale tutti i risparmi valevano in sostanza zero. Costanza era la quinta di sette fratelli e si distingueva assieme alla sorella Luigina per i bei lineamenti e una certa finezza nell'abbigliamento. Fu facile per lei accasarsi sposando un uomo di carattere vivace e molto socievole. La sorte avversa colpì la famiglia e il marito morì in un incidente sul lavoro, lasciando Costanza incinta di Camillo e quattro figlie di cui la più vecchia aveva solo otto anni. Come spesso accade, è nelle avversità che emergono le qualità. Costanza non si perse d'animo, ma dimostrò una fede incredibile nella “provvidenza”, avendo come punto di appoggio la religiosità. Dotata di un profondo altruismo, trovò sostentamento nel cattolicesimo vero, quello che dice “ama il prossimo tuo come te stesso".Nella sua gioventù Costanza aveva insegnato dottrina e ricordava spesso quel periodo in cui fu in qualche modo “maestra” per altri bambini, dedicandosi in modo totale. I figli furono così educati nel più rigoroso esempio di altruismo religioso; la madre confidò allo stesso Camillo di aver pregato che il bambino che aveva in grembo fosse finalmente un maschio perché si potesse dedicare alla vita sacerdotale. Appena partorito Camillo, Costanza dovette andare a lavorare per provvedere ai bisogni famigliari. A quei tempi si facevano anche dieci ore in fabbrica e non c'erano lavatrici! La casa ereditata dal marito consisteva in tre grandi stanze ricavate da un fabbricato a tre piani in cui le stanze rimanenti erano di proprietà degli altri fratelli maschi. All'inizio non c'era neppure l'acqua in casa ma ci si 5
serviva di un'unica fontana promiscua, all'aperto, con adiacente a un gabinetto in comune. Costanza si rivelò una madre forte, capace e riuscì a superare tutte le difficoltà, anzi aiutò anche altre famiglie bisognose, in particolare alla morte di una sorella separata dal marito, prese in affido le due nipoti ancora adolescenti. Pochi erano i momenti di affettività; Camillo, però si sentì sempre amatissimo, la madre riversava su di lui un affetto notevole, dimostrando il suo amore con un contatto fisico breve ma intenso, quasi soffocante. Quando poteva, la sera addormentava Camillo leggendo i passi del Vecchio Testamento. L'infanzia di Camillo fu tranquilla, anche se il corpo minuto lo faceva sentire in difficoltà con i coetanei. Il carattere si rivelò da subito fantasioso e irrequieto. Spesso lo classificavano come un saltimbanco, un piccolo pagliaccio, uno che non stava mai fermo; a volte però dimostrava una forte concentrazione, come quando, ascoltando la banda musicale del paese, poteva rimanere immobile per ore senza stancarsi come ipnotizzato dalla musica. Da subito dimostrò di essere attratto dalla meccanica, e quando ebbe tra le mani il suo primo piccolo giocattolo semovente, costituito da ingranaggi meccanici, preso da curiosità, lo aprì per vedere com’era fatto. La scuola gli era di peso, era molto coccolato dalla madre e sentiva la scuola come un qualcosa che lo privava della presenza della madre, e ciò lo rendeva svogliato e spesso distratto. Nei primi anni l’andamento non era entusiasmante, i suoi voti erano pessimi: 4/10 il primo trimestre 5/10 il secondo 6/10 il terzo, promosso per “carità cristiana”, in considerazione del suo comportamento rispettoso in classe. D'altro canto, a quel tempo con tre sorelle in collegio e la più vecchia al lavoro già all'età di 14 anni, gli accadeva di rimanere spesso da solo dopo la scuola; poi la sera, la mamma era più preoccupata che si recitasse il rosario che di controllare i compiti. Le uniche materie in cui Camillo dimostrava innate capacità erano la matematica e la ginnastica. Le cose si trascinarono così fino alla conclusione della 5° elementare; a quel punto, completato il percorso scolastico obbligatorio, tutti si aspettavano che Camillo fosse mandato a fare il garzone da qualche parte per apprendere un mestiere. Invece, incredibilmente, la madre decise di mandarlo ancora a scuola. Il maestro si mise a ridere: “Signora, suo figlio non ha le capacità adeguate, lo abbiamo accompagnato fin qui, ora sostenere gli esami di ammissione alle scuole medie invece che alle professionali... è assurdo!” A quei tempi occorreva sostenere un esame chiamato “di ammissione".Poiché era ritenuto difficile, i maestri organizzavano dei corsi pomeridiani di recupero per i pochi alunni, i più bravi, che intendevano iscriversi alle medie. Il maestro aggiunse: “Signora, suo figlio è stato promosso finora per non appesantire la sua difficile situazione familiare, ma non ha le capacità di superare l’esame”. Costanza aveva però una fede incrollabile e rispose: “E’ il mio unico figlio maschio. Voglio che vada avanti, la “Provvidenza” mi aiuterà". Va detto che la madre nominava con tale frequenza la “Provvidenza” che una delle sorelle ha affermato, che fino a una certa età, aveva creduto trattarsi di una donna in carne e ossa. Inutile dire che, quando Camillo sostenne l'esame d’ammissione, fu bocciato. Non solo, ma anche all'esame di quinta elementare fu rimandato a ottobre. Questo gli permise di ripetere la quinta elementare, perché a ottobre non si presentò all’esame di riparazione e fu bocciato automaticamente. L’anno successivo abbinarono Camillo a una classe quinta il cui maestro era molto stimato. Era severo e inflessibile, ma non usava la violenza fisica; bastava il suo sguardo fulminante. La sua classe era sempre la più disciplinata e la migliore. All’inizio di ogni giorno faceva cantare accompagnando con l’armonio che era stato predisposto nella sua aula. 6
Era il maestro Guarato, ed eccelleva in matematica. Era un genio, aveva frequentato per alcuni anni la facoltà di matematica all’università, ma poi era intervenuta la guerra. Scriveva su una rivista nazionale di matematica inventando quiz e problemi e firmandosi con uno pseudonimo. Spiegava la matematica in modo splendido, con amore e passione; quando poteva, faceva vedere semplici esperimenti di scienze. Camillo ebbe un risveglio; infatti, era più piacevole stare attento alle sue lezioni piuttosto che rimanere all’interno delle sue fantasie. A metà anno il maestro propose alla classe un problema di una certa difficoltà del tipo: In un pollaio ci sono 68 animali, conigli e galline, le zampe sono 176. Quanti conigli e quante galline ci sono? In palio c’era un bel voto. Camillo si concentrò e pensò, se tutti i 68 fossero galline con due zampe, le zampe sarebbero state il doppio cioè 68 moltiplicato per 2 = 136 Poiché in pratica però le zampe erano 176 c’erano 40 zampe in più dovute ai conigli che di zampe ne avevano 4. Ora bastava considerare che le 2 zampe di questi conigli le avevo già contate ipotizzando che tutte fossero galline; se dividevo 40 per 2 si sarebbe ottenuto il giusto numero di conigli. Quindi 20 conigli e 48 galline. Per essere sicuro Camillo fece la contro prova: 20 per 4 aggiunto a 48 per 2. Dava proprio 176! Alzò la mano e diede il risultato. Il maestro rimase molto perplesso. Come? L’unico ripetente che pareva aver bisogno di un insegnante di sostegno si permetteva di superare i suoi alunni educati da quasi tre anni al ragionamento logico. Come ambiente familiare, Camillo proveniva da un quartiere povero con famiglia senza cultura, senza accesso a giornali, radio, enciclopedie... niente di niente, mentre gli alunni di quella classe erano per lo più di famiglie di ben altra levatura. Superato lo sbigottimento iniziale, il maestro disse: “Ci sei arrivato per caso!” Camillo era molto timido e il modo burbero del maestro incuteva soggezione. Di solito si sarebbe chiuso nel silenzio, ma quella volta riuscì a ribattere: “No! Ho fatto i calcoli". Il maestro lo sfidò a spiegare il problema alla lavagna. Con uno sforzo sovrumano, vinse il nuovo attacco di timidezza, riuscì ad andare alla lavagna e a rifare il ragionamento. Prese un bel voto e, quel che più conta, il maestro lo lodò in pubblico. Da quel momento in poi diede molta più attenzione e considerazione a Camillo e questi contraccambiò la fiducia con un impegno nello studio nella matematica, impensabile fino a quel momento. Quell'anno Camillo superò l'esame di ammissione e andò alle scuole Medie. Purtroppo, nonostante avesse cominciato a impegnarsi nello studio, le mancanze accumulate erano troppo gravi, in particolare in italiano e latino; così dovette ripetere anche la prima media, ma a quel punto ormai il miglioramento era iniziato, il fiore stava sbocciando. Luciana, una delle sorelle, che fino a quel momento era stata accudita in un collegio per ragazze orfane, ritornò a vivere in famiglia. Prese subito a benvolere il fratellino aiutandolo nei compiti, Camillo finalmente ebbe un aiuto nello studio. L'impegno divenne più determinato e costante tanto che da quel momento fu sempre promosso. In terza media arrivò un altro aiuto. L’insegnante di matematica era una signora umana e sensibile, e bravissima nella spiegazione. Era moglie di un medico ed era conosciuta come professoressa Lusiani. Camillo divenne un alunno irriconoscibile rispetto al suo passato. Era completamente migliorato e godeva di un mirabile successo. Il pensiero astratto lo attirava e questo gli permise di eccellere in materie come l’algebra. Riusciva a cogliere il simbolismo astratto, i punti salienti dei concetti, e questo gli permetteva di saltare i calcoli e di arrivare ai risultati con immediatezza. Diventò così il primo della classe per quanto riguardava l'algebra. All’esame di terza media c’era un passaggio algebrico particolarmente difficile e Camillo fu uno dei pochi a risolverlo senza neppure accorgersi della difficoltà. La professoressa, assieme a un altro professore di matematica, chiamò Camillo a un colloquio 7
privato, e disse che aveva dimostrato sorprendenti capacità logiche deduttive, e non riusciva a capacitarsi come mai fosse stato bocciato per ben due anni prima. Camillo non sapeva cosa rispondere. L'anno successivo passò all’Istituto Tecnico e in cinque anni divenne perito chimico e non dimostrò alcuna difficoltà nelle materie scientifiche. C’era un’unica nota stonata: continuavano a presentarsi errori banali di ortografia; doppie messe talvolta a sproposito e lettere invertite. Solo molti anni dopo, quando ormai Camillo aveva terminato il suo percorso scolastico, ebbe occasione di lavorare con un’ispettrice della dislessia, quasi per scherzo decise di sottoporlo a un controllo e scoprì che Camillo era affetto da una forma abbastanza grave di dislessia. Non trovando subito lavoro, Camillo decise di iscriversi all’università, scelse la facoltà di Fisica perché continuava a essere curioso e pensava che così avrebbe potuto capire meglio il mondo che lo circondava. L’università si dimostrò molto più difficile di quanto si aspettasse. In certi giorni arrivava a studiare anche 14 ore. Iniziò a fumare e con grande disperazione della madre divenne scettico nei confronti delle strutture religiose. In compenso acquistò sicurezza, forza di volontà e conoscenza. Gli accadeva spesso di studiare per il piacere della scoperta più che per ottenere un buon voto. Il metodo scientifico così rigoroso, gli piaceva, ma si accorse che poteva essere anche una prigione. Camillo aveva un carattere fantasioso e anarchico. Spesso si ritrovava a valutare possibilità inesplorate e anticonvenzionali; era a suo agio con quello che si definisce “pensiero laterale". Camillo cominciò a interessarsi a una materia che non faceva parte del suo corso di studi, la filosofia; in particolare a quella branca denominata filosofia della scienza. Alla fine dell’università capì che quanto insegnato dalla Fisica era una descrizione incompleta, non era sufficiente a spiegare e capire la complessità della realtà che ci circonda. Certo la fisica era utile per controllare e capire alcune delle leggi che regolano l’universo, e la loro conoscenza poteva essere utile e sfruttabile per aumentare il benessere sociale; ma appena si cercava di penetrare la reale natura del cosmo, in modo obiettivo e sincero, senza accontentarsi di accettare quei postulati stabiliti, cui si deve credere per “fede nella scienza”, beh… allora si doveva ammettere che le spiegazioni date dalla Fisica erano gravemente insufficienti. Per esempio c’era la storia dei miracoli. Se anche uno solo di essi fosse stato vero, crollava il palco. Una settimana prima di laurearsi, Camillo non aveva ancora deciso quale sarebbe stato il suo percorso lavorativo, aveva una tesi in Fisica elettronica che riguardava i computer. In quegli anni si stava passando dai transistor ai circuiti integrati. C’erano molte prospettive nella programmazione dei computer, però Camillo osservava che i compagni di università che avevano trovato lavoro, erano ben presto fagocitati dalle loro attività smettendo di essere liberi pensatori. No! Camillo voleva essere padrone del suo tempo! Aveva ancora troppe domande senza risposta, si sarebbe accontentato di guadagnare poco, ma voleva libertà e soprattutto desiderava poter ricercare la vera conoscenza. Proprio in quei giorni un amico gli disse che c’era un posto come insegnante di matematica; se accettava l'impiego, era suo. Camillo era perplesso, ricordando la sua antica timidezza, però accolse l’offerta. Il giorno successivo alla laurea incominciò a insegnare in un doposcuola pomeridiano alle scuole medie. La prima ora fu disastrosa e terrorizzante. Aveva di fronte venti “demonietti” scatenati, già stanchi delle lezioni del mattino e con nessuna voglia di fare matematica, e perciò abilissimi ad allearsi contro il povero, insicuro supplente. La situazione era veramente brutta. A quel punto accadde un fatto sorprendente. Alla fine delle ore di supplenza, il preside lo chiamò per il contratto e affermò di essere contento di avere un insegnante con una laurea così importante. Va rilevato che, in quel periodo storico, la mancanza d’insegnanti di matematica era così elevata che si accontentavano anche di studenti di università. Il preside gli fece rilevare che, per avere lo stipendio completo, avrebbe dovuto acquisire altre ore di supplenza in diverse scuole ma che con la laurea in Fisica non ci sarebbero stati problemi. 8
Camillo si recò quindi nell’istituto tecnico, dove si era diplomato e trovò come preside un suo vecchio e stimato professore di chimica Romanin, che fu molto felice di rivederlo e disse: “Capita proprio a proposito. Una settimana fa un nostro giovane professore di Fisica è deceduto improvvisamente per un ictus. Ora, con l’anno scolastico cominciato da più di un mese, le graduatorie sono esaurite, ed io da alcuni giorni sto disperatamente cercando un sostituto. E’ un’incredibile coincidenza che lei si presenti proprio ora e con la laurea giusta”. “Se vuole qui, c'è una cattedra completa per lei. Lavorerà solo 15 ore, ma sarà pagato per 18, estate compresa. Inoltre 6 ore sono di laboratorio ove avrà un tecnico esperto come assistente, lo aiuterà molto se avrà l’umiltà di seguirlo. Infine controlli l’orario: non presenta ore buche …" “Accetterei senz’altro” rispose, “ma ho firmato oggi con l’altro preside". “Non si preoccupi telefono io e sistemo tutto”. Fu così che Camillo si ritrovò a insegnare proprio nell'istituto tecnico dove si era diplomato e i suoi vecchi professori divennero improvvisamente colleghi di lavoro. Nel giro di un mese la timidezza era sparita. Si accorse che c’era libertà nella progettazione dell’insegnamento, si sbizzarrì in metodi nuovi, si entusiasmò prendendo amore per il lavoro didattico. Dopo qualche mese, gli alunni gli diedero molta soddisfazione: dissero che il suo modo di insegnare aveva reso le materie piacevoli e divertenti. Il vecchio professore era capace nelle spiegazioni, ma le sue ore erano preoccupanti e i ragazzi temevano la fisica, ma con Camillo l’ora di Fisica era diventata un momento piacevole.
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Cap. 2 Alcuni fatti strani in gioventù I dieci comandamenti li ebbe Mosè per gli uomini, per non fargli commettere più peccati. Prima dei dieci comandamenti non ce n'era neanche uno e non si sapeva a chi dare ragione. Ognuno faceva a testa sua e c'era molta confusione in giro. Un ragazzo di 5° elementare Camillo fin da piccolo amava discutere sul senso della vita, si poneva domande del tipo “perché uno nasce in una situazione ambientale economicamente difficile mentre altri sembrano baciati dalla fortuna?” L'impostazione profondamente cattolica di cui era saturo era espressa in queste frasi insegnate a dottrina cattolica: Domanda: “Perché Dio ci ha creati?” Risposta da recitare a memoria: “Per conoscerlo e amarlo in questa vita e per poi goderlo per sempre in paradiso”. Camillo, era ammaliato dalla forza della madre che era esempio di altruismo e di fede eccezionali Egli avrebbe voluto essere come lei e non avere dubbi. Ma la sua indole era diversa, egli era dotato di una natura troppo speculativa; fin da piccolo qualsiasi occasione era buona per iniziare discussioni con amici e compagni, ergendosi a novello filosofo. All’età di dodici anni Camillo si trovava con un amico a raccogliere lombrichi per la pesca nell'orto di casa. L’amico di qualche anno più grande proveniva da una famiglia comunista e atea e questa cosa provocava spesso discussioni di principi tra i due. Quel giorno in particolare stavano discutendo sul perché esistessero le religioni; a un certo punto l'amico disse: “Lo sai, dove arriva la stupidità delle religioni? Pensa che in India credono che ci si possa reincarnare: per esempio, uno muore e potrebbe rinascere sotto forma di questo lombrico che tengo in mano o di un altro animale o, se fortunato, di un altro uomo. Che stupidità!” Era la prima volta che Camillo sentiva qualcosa sull'argomento della reincarnazione, ci rifletté su per ore e dentro di sé sentì che quella era una parte della verità, anche se andava contro tutto ciò che il cattolicesimo gli aveva insegnato. Almeno c'era una spiegazione nel fatto che chi si era comportato male, rinasceva povero o peggio, e questo per Camillo, fu come una sensazione profonda, un “déjà vu” che travalicava la logica. All'età della pubertà, sui 14 anni, Camillo che frequentava assiduamente l'oratorio, si sforzava di seguire la linea cattolica ed era attratto dai racconti delle Santi quali San Giovanni Bosco che lo affascinava con i suoi sogni e i suoi miracoli e dal motto di Domenico Savio: “La morte, ma non peccati". A quel tempo, i peccati più gravi erano ritenuti quelli impuri riguardanti il sesso. Camillo resistette a ogni tentazione fino a dopo i 16 anni, ma con sua sorpresa quando, dopo notti tormentate dalla paura di essere in peccato mortale, disse al confessore di aver commesso un peccato impuro masturbandosi, il sacerdote lo rassicurò dicendo: “Era ora! Ero preoccupato! Sembravi essere diverso dai tuoi compagni”. Ma come? Lui si era sacrificato per anni cercando la purezza e poi scopriva che la cosa era quasi desiderabile! Fu così che cominciò a mettere in discussione le linee dogmatiche che non avevano un adeguato supporto razionale. Comunque sia, in quegli anni di purezza le energie tipiche dell'adolescenza s’incanalarono in altre direzioni. Per esempio gli capitava di tanto in tanto di svegliarsi al mattino e di sentire come una goccia 10
dolcissima scendere dalla parte alta del naso e inondare il palato. Solo molto tempo dopo scoprì che nello yoga il fenomeno è descritto con il nome “esperienza del nettare".Questa esperienza accade in alcuni individui che si dedicano a una vita di meditazione e purificazione. Un'altra cosa strana che gli capitava saltuariamente era quella di intravedere un muro di nebbia giallastro lateralmente, sul limitare della vista, sembrava una barriera che lo invitava a entrare, ma per quanto cercasse di muovere il capo per penetrala, questa barriera si muoveva in sintonia con il capo. Con sua somma sorpresa, trovò descritto un fenomeno analogo nei racconti di sciamanesimo e in alcuni libri come “L'arte di sognare” di Castaneda. Gli stregoni riescono a visualizzare questo “muro di nebbia” solo dopo un lungo e profondo percorso iniziatico. Questi episodi erano comunque relegati alla sfera personale, mancavano di attestazione esterna, quindi potevano essere tranquillamente accantonati come giochi della mente. Ci furono però altri episodi che assunsero un valore utilitaristico. All'età di 13 anni Camillo si trovava a passare qualche pomeriggio in compagnia di un amico di cinque anni più vecchio di lui giocando a dama. L’avversario aveva età ed esperienza nel gioco sicuramente superiori a quelle di Camillo; un giorno giocò una ventina di partite perdendole tutte. Quella notte si ritrovò a sognare il gioco della dama, cosa logica tenendo conto la grande attenzione che vi aveva riservato durante il giorno. Quel sogno però aveva qualcosa di diverso, non sembrava solo un sogno, ma la cosa era reale e c’era anche una voce fuori campo che spiegava come e perché giocare le prime mosse, e come poi proseguire creando una strategia adeguata. Il giorno dopo Camillo giocò con lo stesso amico e, incredibilmente, vinse tutte le partite surclassandolo da quel momento in poi. Camillo rimase piacevolmente stupito dell'accaduto e dedusse che i sogni hanno potenzialità d’insegnamento. Fu così che cominciò a modificare una vecchia sveglia per farla diventare un temporizzatore che avviava il registratore a nastro in cui aveva verbalizzato le lezioni da imparare a scuola. A dire il vero la cosa non funzionò, o il suono era troppo basso e non lo sentiva o era troppo alto e allora si svegliava … Purtroppo non era così facile scavalcare la fatica dello studio. La curiosità sul mondo dei sogni gli rimase. Camillo volle imparare anche il gioco degli scacchi; costruì degli scacchi di cartone (a quei tempi le disponibilità economiche erano certamente basse), poi assillò un conoscente affinché gli spiegasse come giocare e imparò. Riuscì così bene che vinse un torneo di scacchi all'oratorio. Camillo era attratto dalla meccanica, riuscì a procurarsi una piccola motocicletta (Moton 50cc) destinata al campo recuperi e si dedicò con abnegazione allo smontaggio e alla ricostruzione. Fu poi la volta di una vecchia moto Ducati 150cc a volano. Oltre che dalla meccanica, Camillo era attirato dall'elettronica; divenne amico di un tecnico che riparava radio e frequentò per un po' di tempo il suo negozio di riparazione.
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Cap. 3 Alla scoperta del mentalismo dell’universo Noi siamo l’incarnazione locale di un Cosmo cresciuto fino all’autocoscienza. Abbiamo incominciato a comprendere la nostra origine: siamo materia stellare che medita sulle stelle. Carl Sagan All’età di 28 anni, ringalluzzito dalla laurea in Fisica, Camillo poté assistere a fenomeni straordinari, si avvicinò al paranormale attraverso le cosiddette “sedute medianiche".Fin dalle prime esperienze, Camillo si accorse che la medianità vera o presunta era un campo minato. In mezzo a brave persone c’erano i furbi, i creduloni, gli esibizionisti, tutti più o meno coscienti. Scartò subito i gruppi interessati al denaro o a espandere un credo religioso. Alla fine riuscì a entrare in un gruppo autonomo, eterogeneo e ben motivato. Come ogni buon gruppo medianico che si rispetti, anche il medium di questo interessante gruppo cadeva in uno stato d’incoscienza, e cominciava a parlare con voce più o meno alterata, personificando un personaggio diverso da se stesso, in modo a volte veramente sbalorditivo. Le sedute medianiche presero una piega interessante quando entrò a far parte del gruppo un individuo dotato di grande energia di nome Claudio. Già dalla sua prima partecipazione alle sedute medianiche, le entità dichiararono esplicitamente che il nuovo venuto possedeva una carica energetica notevolissima e questo permetteva di canalizzare personalità provenienti dai piani spirituali superiori. Così Camillo si trovò a dialogare con un'entità che in vita dichiarava essere stata Galileo Galilei. Con sua sorpresa, l'entità dimostrava di possedere conoscenze della Fisica molto superiori a quelle del medium: così era difficile collocare il fenomeno nell'ambito di un banale trucco o sotterfugio. Domande e risposte non erano programmate ma improvvisate; quindi il medium non avrebbe potuto preparare le risposte fraudolentemente. Galileo parlò della spirale come simbolo della vita: l'uomo passa e ripassa su alcuni aspetti evolutivi in periodi successivi esattamente come una spirale passa e ripassa per i 4 semiassi cartesiani, ogni ripasso è però differente. L'intersezione avviene ogni volta in punti più lontani dall'origine per esprimere che è trascorso del tempo e la concezione della vita è cambiata sotto gli stimoli di nuove esperienze. Galileo disse di aver studiato una spirale e lasciato degli scritti su questo. Camillo, come tutti i presenti, ignorava questo fatto, ma una successiva ricerca stabilì che, in effetti, esisteva una spirale chiamata “spirale di Galileo". Altre entità intervennero nelle sedute una delle quali dichiarò di aver vissuto con il nome di Vivekananda. Ecco cosa si legge di lui su wikipedia: “Poeta, filosofo (Calcutta, 12 gennaio 1863 – Cossipore, 4 luglio 1902) e grande pensatore fu autore di molti testi spirituali, ma non solo; scrisse vari pensieri con la finalità di integrare la cultura occidentale con quella orientale, un filone ripreso poi da vari asceti indiani. Come mistico si dice che possedesse la diretta esperienza della realtà e dell'assoluta "Verità" e una naturale tendenza a trascendere il mondo e perdersi nella contemplazione dell'assoluto. Vivekananda inoltre si prodigò molto in campo sociale, tanto che ancora oggi è ricordato per le sue innumerevoli attività rivolte al prossimo". I suoi discorsi erano molto astratti; eccone un esempio: «Siedi ai bordi dell'alba, il sole sorgerà per te. Siedi ai bordi della notte, la luna nascerà per te. Siedi ai bordi di un torrente, un uccello canterà per te. Siedi ai bordi del silenzio e Dio ti parlerà»
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(Vivekananda) Poiché Camillo era innamorato ed egocentricamente orgoglioso della “sua cara Fisica”, non si accontentò di generiche affermazioni filosofiche, chiese una spiegazione più tecnica e comprensibile del senso del creato. Vivekananda si adeguò e cercò di semplificare i concetti con questo paragone: “Proviamo a esemplificare nel modo più semplice possibile. Dai tuoi studi sull'insiemistica, risulta che una retta ideale ha una sola dimensione, la lunghezza; ti è stato spiegato il concetto d’infinito dicendoti che tra due punti di una retta per quanto vicini se ne può sempre collocare un altro almeno. Questo discorso fa sì che un segmento della retta, piccolo a piacere, conterrà sempre infiniti punti, quindi una retta è fatta da infiniti piccoli segmenti ognuno contenente infiniti punti. Questo concorda con il fatto che il singolo punto ideale è privo di dimensioni, quindi affiancando due punti, non si crea spazio, nel senso che non si percorre strada. Si conclude che una retta contiene infiniti punti, ma non si può dire che è costruita affiancando infiniti punti ..”.. Seguì una discussione sugli insiemi finiti e infiniti, sul concetto che il punto, perché privo di dimensione, permette a sua volta di creare segmenti finiti ma contenenti infiniti punti. Alla fine Vivekananda finì che l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo erano legati tra loro come concetto; in pratica il ragionare su di loro portava a un tipo di pensiero che in seguito fu definito “pensiero circolare”, in contrapposizione al “pensiero lineare". Vivekananda disse: “Camillo, il tuo presunto sapere si muove nella scienza attuale, si tratta di un pensiero lineare in cui c'è un prima e un dopo, una causa antecedente e un effetto conseguente; quando imparerai a muoverti nel trascendente, scoprirai che vige il “pensiero circolare”, in cui gli opposti si toccano. La causa è anche effetto, in una circonferenza non puoi individuare un punto di partenza, “è nato prima l'uovo o la gallina?” Camillo rispose: “La Fisica usa il pensiero lineare e fa bene, è la Fisica che sta creando il benessere, è la scienza verificabile che comprende il mondo, ne ricava le leggi e domina la realtà a uso e consumo dell'uomo. Il pensiero circolare mi sembra un'astrazione filosofica priva di costrutto”. Vivekananda: “ Dal tuo punto di vista hai ragione, ma sappi che avere solo il pensiero lineare sequenziale è molto limitativo, tu guardi un paesaggio dal tetto di una casa, ma se risali su un monte, avrai un'altra prospettiva". “Col tempo ci arriverai, proseguì Vivekananda, per il momento dovresti riuscire a capire questo: immagina che esista TUTTO come potenzialità. Voglio dire: immagina che ogni punto di una retta sia una potenzialità nascosta della creazione, c'è... esiste come potenzialità, ma non è esplicata, non è stata estratta, vivificata e messa in relazione confrontandola con altre realtà esplicitate. Immagina l'universo come una retta e ogni suo elemento come un punto particolare della retta; qualsiasi essere (uomo, animale, pianta, atomo) nel momento in cui è accessibile alla percezione altrui, è come se rendesse comprensibile e mostrasse uno o più punti della retta non evidenziati fino a quel momento; è come un cavatappi che estrae un turacciolo e lo mostra. La retta, che rappresenta le potenzialità del “TUTTO”, si troverà ad avere punti che sono evidenziati, mentre altri rimarranno nascosti in attesa di essere rivelati in altre occasioni. Ora se hai capito l'esempio astratto, che dovrebbe rientrare nelle tue potenzialità intellettive, converrai con me che potremo dividere la retta in due frazioni: disegna una retta in basso sovrastata da una seconda retta in alto costruita dall'insieme dei punti estratti dalla retta in basso, questi punti messi in evidenza si sono confrontati con gli altri punti “estratti” o “esplicitati” il cui insieme forma la realtà. La retta sottostante immaginala mancante di questi punti che vanno invece a formare la retta soprastante. Ovviamente la retta sottostante rimane sempre formata da infiniti punti. La retta soprastante, in realtà, non può essere definita retta in quanto è sempre formata da un numero finito di punti: ebbene questi punti rappresentano modalità di creatività esplicitata e messa in gioco. Ripeto che esisteranno sempre infiniti punti ancora da evidenziare che rappresentano la creatività non esplicitata. Ora i punti esplicitati formano ciò che tu chiami realtà, e sono il frutto del vissuto, il risultato di una 13
sorta di creazione; per questo puoi ritenere che crearli o esplicitarli sia la stessa cosa. Nella linearità del pensiero si ha la sequenzialità introdotta dalla presenza del tempo, questo fa si che la sequenza di esplicazione dei punti sia importante, i punti esplicitati prima sono visti come causa-origine dei punti esplicitati dopo. Nel mio piano di esistenza che tu definiresti “piano mentale astratto”, si valutano le cose nel loro insieme, come viste da molto lontano. In conclusione il tuo pensiero lineare è sicuramente utile e porterà l'umanità nella via della superciviltà, per il momento è molto più utile dei miei discorsi, perché parlare di filosofia con chi ha bisogno di mangiare è prematuro: Sfamalo! Forniscili una civiltà, permettigli di avere tempo libero, dona istruzione, conoscenza e poi, solo poi, offri una nuova filosofia circolare che aiuta a dissetare il bisogno di conoscenza. Ricordati che, giunti al dominio apparente della materia, il pensiero lineare ti pianta in asso, se addirittura non finisce con esserti di ostacolo. In Alchimia, s’illustra questo concetto dicendo che l'adepto alchimista dovrà «uccidere la mamma che l’ha creato». La tua Fisica ti offre una visione incompleta della realtà, che per il momento ti basta perché ne trai giovamento, ma non potrà mai andare alla totale profondità; l'essenza vera delle cose non si trova per quella via. Non c'è modo di descrivere l'essenza delle cose, si può solo sperimentare, cioè annullarsi, fondersi, smettere di voler essere per arrendersi al “NON essere” che solo permette la fusione. E' una strada lunga o breve, dipende dal grado di “arresa” individuale, anche perché non è possibile esprimere l'essenza delle cose a parole, non può né potrà mai esserci una descrizione, l'essenza di ciò che veramente è si può solo sperimentare essendolo”. Quasi contemporaneamente a questo tipo di comunicazione, si presentò in maniera sorprendente una nuova personalità. Camillo e compagni si riunivano in una stanza in affitto che chiamavano sede C.R.P. Valdagno (Comitato Ricerche Paranormale) Il C.R.P. riuniva un gruppo di studiosi più o meno scettici con il proposito di andare a indagare se effettivamente esistevano i fenomeni paranormali; sotto certi aspetti era un precursore, in piccolo, di ciò che poi sarebbe diventato in grande il C.I.C.A.P. (l'acronimo sta per Comitato Italiano Controllo Affermazioni Paranormale ed ebbe rinomanza mediatica grazie al presentatore Piero Angela) Era presente un amico attore e regista di nome Armando appartenente a una compagnia teatrale locale, dotato di un buon linguaggio e di una voce suadente. Tutti erano interessati a scoprire di più sulla medianità. Uno dei membri citò alcuni libri che erano profondamente critici nei confronti della medianità; si asseriva che il medium traeva dal suo inconscio le personalità, ed era spinto a farlo per esaudire i desideri dei sempliciotti che credevano a queste assurdità. Si diceva che le sedicenti “trance medianiche” erano per lo più trucchi, che raramente c'era qualcuno in buona fede o qualcosa di autentico e che, comunque anche quel qualcosa era perfettamente spiegabile. Camillo e compagni erano veramente aperti e cercavano di capire, senza alcun preconcetto, come stavano le cose. Incredibilmente il più scettico era il medium, che entrava in trance così profonda da non ricordare nulla di quello che era detto. Si doveva registrare con il magnetofono e poi farglielo risentire e, ogni volta, dimostrava un grande stupore nel risentire ciò che aveva detto giungendo ad affermare apertamente che le conoscenze espresse nella registrazione non gli appartenevano. Precisò: “Sarà un fenomeno telepatico, provate ad assistere senza formulare pensieri, desideri o altro. Siate vuoti e vediamo se esce ancora qualcosa di così sofisticato”. In quella circostanza tutti i presenti furono invitati a rilassarsi profondamente e ad abbandonare desideri o aspirazioni, allo scopo di essere "il più vuoti possibile" per evitare di influenzare la seduta. Il medium fu portato a uno stato di svuotamento altissimo e fu richiesta la venuta di un'entità che ci aiutasse a comprendere la verità. Ecco quel che accadde.
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La prima venuta del Maestro ESPERIMENTO DI PASSAGGIO DA IPNOSI A TRANCE SVOLTO IL 16/04/74. Numero dei convenuti 9 K, U., M. L., L. L., A. C., C. G,, M. A., F. C., M. S., G. B., Inizio esperimento: Ore 21,35 del 16/04/74. Località: sede C.R.P. (Centro Ricerche Paranormali) Valdagno Soggetto in trans: non menzionato per suo desiderio. Sperimentatore: A. C. SVOLGIMENTO DELLA SEDUTA Induzione all'ipnosi piuttosto elaborata e profonda, infine è dato l'ordine ipnotico di passaggio a stato di trance. L'Entità si manifesta, ma sorprendentemente apre gli occhi e si guarda attorno, poi il "medium" scende dalla sedia, si accovaccia sul pavimento assumendo la posizione del mezzo loto, fa un saluto abbassando il capo tre volte, poi ha inizio la conversazione. Entità = E, Sperimentatore = I, K. U. = C, C. G. = G E: Io sono il Maestro, o meglio mi chiamavano il Maestro. I : In che età vivi o sei vissuto? E: (parole incomprensibili sul nastro magnetico; il significato nel ricordo di uno dei partecipanti è il seguente: ove mi trovo non ha importanza, né deve averne per voi) I: Se il mezzo non è comodo, mettilo pure in un'altra posizione. E: Mettetevi in cerchio intorno a me... (si accovaccia sul pavimento assumendo la posizione del mezzo loto) I: Ora siamo tutti intorno a te. Puoi aiutarci a conoscere la verità? Ci puoi aiutare a fare cose giuste? (leggera pausa) E: La verità è dappertutto e in nessun luogo. La verità è stata creata per coloro che sono pronti a riceverla. La verità è quella cosa per la quale tutto ciò che spinge a cercarla ha un valore superiore alle possibilità di questa vita. Aprite i vostri cuori, siano lucide le vostre menti, siano bianchi i vostri vestiti, siano colorati i vostri volti! Ora io vi parlerò dell'origine della vita, del mondo, delle cose, degli animali, delle piante, dei fiori, dei frutti, e inoltre vi parlerò anche dell’origine dell'UNO, della terra, della luce, e voi mi ascolterete. Io so che i vostri cuori si apriranno alla voce delle mie parole, io so che i vostri spiriti raccoglieranno l'offerta del mio spirito, e che le vostre orecchie ascolteranno, che i vostri piedi non tremeranno, né le vostre menti barcolleranno. Io so che voi siete pronti ad ascoltarmi, io so che voi siete pronti anche a comprendermi. I: Sarebbe. forse meglio che il tuo mezzo si sedesse meglio perché... 15
E: Non preoccuparti, io mi servo del mezzo come corpo di possibilità di comunicare con voi e di apprendere da voi i segreti dell'origine che io stesso ho in me... questi segreti non sono segreti che non possano essere svelati ma io so che in genere NON vogliono essere svelati, perciò voi siete gli scolari ed io il Maestro, voi siete i maestri e io lo scolaro. Non ho mai potuto vedere oltre un determinato limite, voi non avete mai potuto vedere oltre un determinato limite. L’essere umano, all’attuale stato di evoluzione, è paragonabile a una casa che ha una soffitta all'altezza dell'albero che sta in giardino; se questa soffitta quando arriva primavera, non sente l'odore dei fiori che spuntano nell'albero in giardino, non cambia la sua essenza di soffitta, eppure c'è qualche cosa che le conferisce la dignità di casa. E’ così, questo è stato detto e questo io vi dico. Se tu vuoi esprimere ciò che il tuo cuore brama esprimere, fallo pure. I: Dove ti trovi tu adesso? Tu sai che tramite il tuo mezzo abbiamo conosciuto altre Entità. E: E' meglio che queste cose siano messe nel dimenticatoio che voi chiamate il dimenticatoio dei desideri. Custodite il vostro dimenticatoio dei desideri, e come prima cosa imparate a non desiderare, imparate a non voler vedere ciò che volete vedere, a non voler sentire ciò che volete sentire, a non voler fare ciò che volete fare, a non voler conoscere ciò che volete conoscere. Questo è il primo passo per arrivare alla verità: che spiega molto di più come tutte le cose siano legate all'UNO. Quando l'uomo venne sulla terra tutto ciò che gli stava attorno era un'induzione al desiderio; quando l'uomo crebbe da fanciullo e smise il pane della freschezza per adombrarsi dei sacchi delle virtù e dei fondamenti della vecchiaia, non capiva che tutto ciò che gli era attorno si poteva considerare solo una parte di ciò che era la essenza stessa dell'ESSERE UNIVERSALE, e allora l'uomo, pur potendo comprendere di vivere entro un mondo composto da infiniti mondi, e pur comprendendo di poter ottenere l'infinita gratitudine del suo essere, non colse l'occasione e questo fu male. Ma un male non come voi dite sia male: esso fu una conseguenza, una naturale liberazione, una spaccatura dello spirito che dall'individuale diventa collettivo e dal collettivo ritorna individuale, perché tutto sta in Lui e Lui fa parte anche del tutto. Ora, per poter comprendere ciò voi dovete cominciare a NON desiderare, dovete cominciare a provare su voi stessi l'effetto del non desiderare. Quando vi saranno presentati i cibi più succulenti e le strade più pavesate, le vetrine più imbandite e le automobili più diversificate, quando vi sarà detto che potrete prendere il vestiario più bello e più lussuoso e le camice più eleganti, i sandali più ornati e le case più custodite, voi dovrete cominciare a chiedervi in cosa sta l'essenza del custodito, in cosa sta la essenza del creato, in cosa sta l'essenza dell'ordinato, in cosa sta l'essenza del pavesato, in cosa sta l'essenza della vita? Allora voi comincerete a porvi la domanda da dove venga questa "ricchezza". Questa viene da voi stessi! Quindi non fate altro, prendendola, che prendere la ricchezza che voi stessi avete creato. Quindi voi create e poi riprendete la vostra stessa creazione. Un doppio fine che non è buono. Voi create per costruire e poi prendete per distruggere. Allora voi vedrete l'inutilità di queste operazioni, voi capirete l'inutilità di queste operazioni, e imparerete a non prendere: voi imparerete a non desiderare, e….., NON desiderando,….. voi conoscerete. G: Io non capisco come si fa a non voler conoscere… I: Forse tu parli contro l'individualismo occidentale... E: Non è una questione di parole, né di forme, e neppure è una questione di credere di sentire ciò che alle proprie orecchie fa bene sentire, per poter togliersi il rimorso di aver finora agito altrimenti. Questo è importante da comprendere perché io non sono qui per dare conferma a ciò che di buono c'è in voi, io sono qui per concretare di questo buono i frutti, perché non resti a livello mentale. E 16
non resti a livello di comodo, e non resti a livello di idea. (seguono domande varie rivolte alla rinfusa)
G: Insisto nel non capire come, per conoscere, bisogna non desiderare di conoscere. E: Comprendo la tua pena, perché la tua pena è di qualsiasi uomo intelligente, che sta in pena quando vede di non capire. Cercherò di confondere questa tua pena fino a sconfiggerla e portarti a me. Ora, se il desiderio della conoscenza fa parte di quelle cose che l'uomo ha sempre desiderato, l'uomo la conoscenza la possiede in sé; eppure io ti dico che va sempre a cercarla al di fuori di sé. Il desiderio di cercare la conoscenza al di fuori di sé fa fare all'uomo la strada inversa di quella che ha già fatto, perché l'uomo dapprima butta la sua conoscenza al di fuori, e poi la raccoglie dalla conoscenza degli altri che sono il SE'. Non ti pare che tutto ciò sia assurdo? Devi capire che tutto ciò che è, tutto ciò che esiste, tutto ciò che si può guardare nella creatività di ciò che sta attorno a voi, tutto ciò che è, è una cosa venuta da voi, che voi avete creato e quando l'avete creata con le vostre mani, l'avete creata con le vostre menti e quando l'avete creata con le vostre menti, l'avete creata con l'immaginazione e quando l'avete creata con la vostra immaginazione, l'avete creata con i vostri cuori. Non è giusto che cerchiate di riprendere ciò che voi stessi avete ottenuto in voi; perché riprendere ciò che avete dentro di voi ma che avete espulso da voi stessi in momenti precedenti della vostra storia e vita individuale, non fate altro che negare agli altri di conoscere dentro di loro, perché prendendo al di fuori di voi, siete costretti a prendere dentro agli altri, altri che secondo voi non sono voi. Capisci quello che ho detto? G: Si! E: Non è giusto desiderare perché il desiderio ottenebra la mente e non è indirizzato verso il cuore, ma è indirizzato verso il voler desiderare, il voler ottenere, e la conoscenza non si può ottenere volendola: la conoscenza si ottiene se si è preparati a ottenerla in un cuore puro e non egoista, libero dall'individualismo come diceva prima il Sig. Armando anche se criticarla non serve ad eliminarla. Ecco, eliminare il desiderio significa acquistare la purezza di cuore che permette di accedere alla conoscenza, e questa conoscenza diventerà tanto più grande quanto più piccolo diventerà il desiderio di possederla. Questo è stato detto. L: Come si può fare a distinguere quando una cosa è bene e quando una cosa è male? E: Un momento! Io non vi ho detto che voi dovete separare il bene dal male. ( concetto circolare) La conoscenza rifiuta di per sé, in quanto parte dell'UNO, e parte dell'origine di quello che andate cercando: “La conoscenza originaria".Voi andate cercando la conoscenza assoluta. Essendo la conoscenza assoluta UNO, l'UNO non si può spaccare in tante parti, non si può dividere in due per esempio. Che senso ha dividere una cosa in due cose? Se dividete la casa in due non otterrete certo due case, voi otterrete semplicemente due monconi di una casa che hanno perso il loro valore originario: non sono più abitabili. Non è che spaccando una bottiglia voi otteniate due bottiglie; come non è che, spaccando un uomo, voi otteniate due uomini: così non potete spaccare l'UNO, né la conoscenza da cui l'UNO deriva. Quindi è inutile parlare di bene e di male: la conoscenza è al di là di questi vostri concetti di bene e di male che sono anche frutto del vostro desiderio. Esempio: io desidero una cosa se è buona e non la desidero se è cattiva, eppure io vi dico: in verità, in verità vi dico che se anche voi desideraste di non desiderare una cosa cattiva voi desiderando di non desiderare desiderate ancora, e quindi siete ancora in errore. Questo è stato detto. 17
L: E' la comunità col tutto che ci porta in grado di non desiderare? E: La comunità col tutto... bisogna comprendere come questo edificio, come questo mondo viene costruito, come questo tutto viene unificato dalla sua diversificazione, come lo Spirito diventa materia e la materia diventa Spirito e come queste cose si fondono. L'unità è al di là del concetto materiale, l'unità è al di là anche del concetto spirituale, l'UNO non è né materia né Spirito, non è nemmeno l'insieme di materia o spirito che non è altro che un'astrazione di ciò che è astratto nella materia e nello Spirito. Questo è stato detto, questo è. C: Ma, se noi desideriamo di non desiderare, non desideriamo forse lo stesso? E: Io già ho detto questo. Conosco i vostri nomi come conosco i vostri cuori; le vostre mani, le vostre anime. Io sono le vostre anime, sono i vostri cuori, sono le vostre menti; sono anche i vostri corpi e non sono i vostri corpi, sono i vostri spiriti e non sono i vostri spiriti. L: Forse tu sei l'insieme di ciò che noi chiamiamo il nostro inconscio? E: No, io non sono il vostro inconscio: io sono individualità nella collettività e un collettivo nell'individuale. I: Prima hai detto "In verità, in verità vi dico...".Come mai hai usato questa frase? E: Quando l'uomo sa che piove mette fuori dalla porta della sua casa il pentolino che raccoglie la pioggia ma può forse conoscere quante gocce di pioggia cadranno nel suo pentolino? No: conosce il valore che queste gocce di pioggia hanno per il suo orto, riconosce il valore che queste gocce di pioggia hanno per la febbre del suo figlioletto. Lui non si chiede donde vengano queste gocce di pioggia, sa a cosa queste gocce di pioggia servono e le usa di conseguenza. Io ho detto: sono il Maestro, anzi mi chiamavano il Maestro. I: Hai qualche cosa in comune, qualche collateralità con Gesù Cristo? E: Quando un uomo si eleva alla rinuncia del Cristo e mette sé stesso al posto degli altri e recepisce in sé stesso l'infinito amore dell'universo, quando quest'uomo arriva a dare la propria vita per gli altri, allora quest'uomo è degno di essere collaterale ad altri pochi uomini come lui, a tanti esseri come lui, a tanti spiriti come lui,.. ad altre individualità come lui, ad altri mondi come lui. I: Che ne è stato di quell'uomo che io credevo che fosse un uomo... (il resto è incomprensibile) E: Di lui è come ciò di tutto buono che è in voi. Coabita in voi. I: Ha un valore la vita di un individuo anche se l'individuo muore e viene seppellito? E: La morte è uno scavalcare un'esistenza per entrare in un'altra esistenza che della prima è la causa e la conseguenza. Esisterà ciò che di noi stessi abbiamo avuto il coraggio di riconoscere, soprattutto ciò che abbiamo avuto il coraggio di diventare... (parole incomprensibili)... l'annullamento di tutto ciò che di negativo sta in noi, cioè di tutto ciò che non esiste in noi in quanto esiste, ma in quanto desiderato. Perché noi crediamo fermamente che tutto ciò che desideriamo abbia una energia e se ha una energia si rivolta anche contro di noi, non al di fuori di noi. Non ci mette in comunicazione con la totalità dell'universo, ma con la parte negativa di noi stessi donde il desiderio stesso era uscito. E' un circuito chiuso. Qualcuno già vi ha detto questo. I: Se uno nasce con tendenze negative che gli impediscono di realizzarsi, cosa deve fare? Che colpa ne ha? E: Che cosa succede se tu su una bilancia metti un sasso che pesa 5 Ton e sull'altra bilancia metti 18
un sasso che pesa 3 Ton? I: La bilancia cade dalla parte dove pesa di più il sasso. E: I desideri che sono più pesanti, sono quelli che fanno cadere più in basso. C: Tu prima parlavi dell’origine dell'uomo. Quando l'uomo nasce esiste un punto di inizio... E: Non esiste un punto di inizio per l'uomo. L'uomo è calcolato, vissuto, vivificato, spiritualizzato nella mente di chi lo deve creare,nella MENTE DELLA TOTALITÀ UNICA DELL'UNIVERSO. L'uomo non è un inizio, né ha una fine come l'universo stesso. Non ha inizio, né l'ha mai avuto, ne ha una fine, ne l'avrà mai. Questo è il senso dell'esistenza, questo è il gran calderone delle esistenze. (pensiero circolare ribadito continuamente) G: A cosa tende questo tutto? E:Tende all'autorealizzazione di se stesso nelle sue migliori possibilità. Tende all'annullamento della propria personalizzazione astratta e all'accrescimento della concretezza delle cose che altrimenti non agirebbero. (Riprende il concetto di Vivekananda) G: Si può considerare l'esistenza come un momento della valorizzazione dell’esperienza? E: Esatto. C: Allora... E: Allora l'esistenza è una valorizzazione dello Spirito e lo Spirito agisce in conformità ai desideri dell'individuale in rapporto al collettivo, in rapporto al fluire delle esistenze. Voi dovete cercare di vedere le esistenze come tanti fiumi che vanno verso diversi punti di uno stesso mare... (Oscuro Mare della consapevolezza: vedi Castaneda) Toccano molti punti, eppure c'è un punto solo in cui i fiumi confluiscono, quello è il punto del NON SE'. E' forse meglio che per questa sera la nostra prima lezione termini qui: noi ci risentiremo. I nostri colloqui saranno molto fruttiferi. I: Noi allora ti salutiamo. Tutti salutano. L'Entità abbassa tre volte il capo in segno di saluto. N.B.:(Il medium non conserva alcun ricordo di ciò che è stato detto, per questo si registrava tutto. Il medium riascoltando questo discorso fu molto stupito)
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Cap. 4 Insegnamento alchemico Come ha detto qualcuno: “Ho avuto un'ottima istruzione. Mi ci sono voluti degli anni per farmela passare". Spesso la spiritualità è tutta qui, disimparare... arrendersi. Forse Dio non si raggiunge attraverso un processo di addizione ma di sottrazione. Camillo rimase piacevolmente colpito dei discorsi del Maestro; il loro rapporto fu quasi un innamoramento a prima vista, forse fu qualcosa che risaliva dalle profondità dell'essere di Camillo. Fatto sta che, da quel momento, Camillo aumentò il tempo dedicato al trascendente e cominciò un’intensa serie di comunicazioni con il Maestro. Nel giro di qualche giorno il Maestro si manifestò con un'intensità e una modalità inconsuete anche nell'ambito della medianità. Alcuni giorni dopo il medium ebbe a leggere la traduzione scritta del colloquio, non ricordava nulla e rimase stupefatto al punto di dichiarare che mai avrebbe pensato ciò che ci era stato detto. Tutti si chiedevano chi fosse questo “Maestro”, questa entità così potente da far aprire gli occhi al medium da metterlo nella posizione del mezzo loto. Che voce! La voce registrata, incredibilmente trasudava trascendenza: era calma, suadente, penetrante. La maggior parte dei partecipanti era piuttosto “allergica” alle chiese di qualsiasi tipo fossero e trovava strano che forse comparsa una personalità che sembrava riferita alla figura di Gesù Cristo. I più sprezzanti del gruppo ridevano a questa ipotesi: “Stiamo diventando una nuova Lourdes, o Fatima... ha! ha! ...".Chi è il bigotto del gruppo che inconsciamente ha prodotto questa entità?”. Insomma, si trattava di atei convinti cui la sorte stava giocando un tiro mancino; alla fine prevalse l'idea che la manifestazione medianica fosse il frutto di un non meglio identificato “spirito burlone”. Poco tempo dopo, mentre alcuni membri del gruppo si trovavano al bar discutendo sull'accaduto, improvvisamente il medium sbiancò in volto e disse: “Il maestro è qui e mi sta parlando". Il medium perfettamente cosciente sentiva una voce nell'orecchio sinistro che gli parlava. Il Maestro disse che aveva scelto quella modalità per far in modo di mantenere coscientemente partecipe il medium a quanto era stato detto. Camillo colse l'occasione per snocciolare un sacco di domande, cercando di capire se le nozioni che erano dette dal Maestro fossero patrimonio del medium. Con sua enorme sorpresa, la velocità delle risposte e il contenuto superiore rendevano il fenomeno assolutamente fuori dal normale. S’innescò così un periodo affascinante d’intense comunicazioni tra Camillo e il Maestro. I colloqui avvenivano ovunque, durante una passeggiata, al bar, a casa. Capitava spesso che mentre Camillo parlasse del più e del meno col medium, improvvisamente il medium sentisse la voce del Maestro sussurrare all’orecchio. I discorsi erano coerenti e sequenziali e nel tempo Camillo ricevette strane informazioni riguardanti principalmente l'Alchimia antica, ma a volte il Maestro parlava di teorie moderne. Citò per esempio Luigi Fantappié (Nessuno conosceva questo signore prima che lo nominasse), consigliando di leggere alcuni suoi libri sulla relatività e la multidimensionalità. Altre volte parlarono di Giordano Bruno nominando un suo libro che poi si scoprì esistente “La cena delle ceneri". Camillo si dimostrò un ascoltatore attento, ma dentro di sé era continuamente alla ricerca di verifiche; per nessuna ragione al mondo avrebbe trasgredito all'assunto: “Non basta dire, non basta una buona teoria! Serve una dimostrazione inconfutabile". Di quest’atteggiamento non faceva assolutamente mistero al Maestro e, in più di un'occasione, ripeté al Maestro che avrebbe ascoltato la sua filosofia, ma si sarebbe tenuta stretta la cara Fisica, fino a prova contraria. 20
Camillo cominciò a leggere alcuni libri di Alchimia; tra questi il “Kibalyon” divenne il suo punto di riferimento. 1° principio dell'Alchimia “L'universo è mentale. Tutto è mente”. Se confrontato con il “nulla”, un pensiero è il Tutto; noi siamo abituati alla materia dura, oggettiva mentre il pensiero ci appare evanescente. L’alchimia invece asserisce che tutto ma proprio tutto è fatto da pensieri, la durezza di alcuni elementi rispetto ad altri sta nella percezione. Fondamentale è comprendere che un gruppo strutturato di pensieri interlacciati da una logica coerente forma un universo. La percezione è altrettanto importante. Ci potrebbero essere infiniti universi coesistenti ma non percepibili da noi, esattamente come le stazioni radio possono essere molteplici, ma quando ci si sintonizza su una particolare emittente, le altre spariscono dalla percezione, ma esistono e sono reali per chi si sintonizzerà con loro. Il Maestro incominciò la spiegazione partendo da questo primo punto dell'Alchimia; disse che qualsiasi ulteriore delucidazione sarebbe stata inutile senza aver prima compreso questo concetto. Camillo mantenne inizialmente un atteggiamento agguerrito, tanto che cominciò con il ribattere: “A cosa ti riferisci quando asserisci che questa realtà è vera solo per alcuni? Guarda questa sedia: la tocco, la sento, la butto in aria, la faccio cadere. Insomma tutti i miei sensi concordano nel dirmi che esiste, poi qualsiasi persona mi dirà che esiste, magari avrà nomi diversi o le darà sensazioni differenti ma esiste. Tutti gli osservatori dicono che gli oggetti esistono concretamente eppure questo principio dell'Alchimia osa confutare un fatto assodato e dirmi che è un gioco della mente, una specie di sogno condiviso... che sciocchezze!”. Camillo aggiunse: “Ricordo che, mentre frequentavo l'università, conobbi alcuni amici che studiavano filosofia e che mi ventilarono per primi l'idea che la soggettività della percezione ponesse un dubbio sull'esistenza reale di ciò che si percepiva, che tutto poteva anche avere altre spiegazioni. Camillo ribatté loro: “Voi filosofate sulla teoria della percezione soggettiva, io in qualsiasi momento vi dimostro che ogni persona percepisce l'oggetto e lo valuta in modo coerente, compartecipe e confermato da tutti gli altri. Mentre io confermo la verità con dimostrazioni ripetibili, voi ipotizzate senza alcuna dimostrazione! Filosofi, adottate il metodo scientifico!” A questa sparata di Camillo, il Maestro ribatté: “Il fatto che una cosa non si possa dimostrare non significa necessariamente che non sia vera. Io affermo che l'universo è simile a un sogno, sembra reale perché è condiviso con degli stratagemmi, ma la condivisione si realizza appoggiandosi su simbolismi stabili nel tempo, la materia, gli atomi, le molecole che altro non sono che sogni lenti". Camillo rimase perplesso e disse: “A me San Tommaso sta simpatico e continuerò nell'idea che gli oggetti siano reali e NON pensieri o sogni o balle varie! Finché non avrò la dimostrazione contraria, manterrò ferma questa idea". Il Maestro rispose: “Conosco il tuo cuore più di quanto lo conosci tu, e vedo che sei sincero e possibilista. Questo apre un varco e vedrò di fornirti una prova, inconfutabile. Se dall'alto mi sarà permesso, l'avrai; io so che quando l'avrai avuta, difenderai la nuova visione del mondo con la stessa coerenza che usi ora nel negare l'universo mentale. Intanto prova a fare un atto di fede e andiamo avanti con le lezioni”. Un giorno il medium si presenta a casa di Camillo completamente sconvolto. “Cosa c'è?” chiese Camillo. “L'ho visto! ... l'ho visto e ho parlato direttamente con il Maestro per due ore. Ero a casa in camera mia; a un certo punto ebbi la sensazione di una presenza, mi girai e di fronte a me c'era il Maestro che mi sorrideva”. Camillo: “Che aspetto aveva, com’era vestito?” “Tunica lunga color panna, cappelli lunghi, occhi intensi, barba e capelli scuri. Ho cominciato a tremare e l'ho guardato stupito. Lui mi ha fatto cenno di sedermi nel letto e si è seduto a sua volta 21
accanto a me. Sei reale?” Mi sbalordì dicendomi: “Vuoi mettere il tuo dito sulle mie piaghe?” Mi prese la mano e me la portò sul suo polso, disse: “tocca.. tocca..". Rimanemmo a parlare per un po' dei miei problemi; dopo mezz'ora entrò mia madre che NON lo vide, intanto lui continuava a guardarmi sorridente, ma lei non vedeva nulla. Che cosa dici Camillo, siamo andati un po' troppo in là con questo gioco? Sto impazzendo? Ho le traveggole? Vedo cose che gli altri non vedono, mi sto suggestionando troppo?". Il medium era distrutto emotivamente e crollò in un pianto dirotto. Organizzammo una seduta medianica collettiva per chiedere chiarimenti; il Maestro diede la spiegazione qui riassunta: “Voi non avete un'adeguata conoscenza su cosa sia la medianità, essa può essere tutto e il contrario di tutto, dipende da vari fattori. Questo medium ha la capacità di annullarsi in modo molto elevato, quest’annullamento permette la percezione di cose che normalmente sono inibite, perché l'uomo moderno è spesso più cieco del troglodita. L'uomo non guarda con occhio puro, ma filtra la percezione, è come se indossasse degli occhiali che permettono di vedere solo alcune frequenze. Ora il mio rapporto con questo medium si è approfondito tanto da permettermi di entrare in lui quasi in qualsiasi momento. Posso attivare o inibire certi sensi, riesco a farlo parlare comportandosi del tutto normalmente ma quello che dice proviene da me".Detto questo, il medium uscì dalla trance, i presenti assistettero a una serie stupefacente di fenomeni di attivazione e disattivazione sensoriale. Camillo intervenne e chiese: “Ok, abbiamo visto che puoi prendere il controllo completo di questo medium in qualsiasi momento anche a sua insaputa; lo puoi fare solo con lui o anche con altri?” Il Maestro rispose: “Non è frequente, anzi è molto raro che si arrivi a questo livello d'interazione, esistono però dei casi in cui può accadere che stiate parlando con una persona e in realtà questa dirà frasi che riconoscerete come mie. Avviene raramente, ma si può fare”.
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Cap. 5 L'alfa e l'omega Le aspettative di Camillo sugli insegnamenti erano basati su quello che dicevano vari testi alchemici. Esempio: LA GRANDE OPERA Al di sopra di noi, nelle sfere eterne dalle quali prorompono Luce e Vita, regna il mistero, insondabile e splendido, dell’ASSOLUTO. L’Assoluto avvolge il nostro essere come un involucro e delimita l’ambito ristretto dei nostri precisi concetti; in ogni cosa egli ha impresso la sua somiglianza. Tenebre, Ignoto per quelli che non hanno la Scienza, egli non è che un velo che ricopre la Causa Prima, e si solleva davanti agli Iniziati. Beato colui che l’avrà saputo strappare prima dell’ora, giacché la Luce che conoscerà non l’abbaglierà con la sua visione inattesa. Ma coloro che si saranno consumati in un timore inesistente troveranno il Guardiano della soglia stessa a scartarli. Alla vista di quello che essi non avevano supposto o appena presentito, precipiteranno annientati nelle profondità, dove, non avendo più coscienza di sè, perderanno la propria entità. Oh! la pochezza, e la piccolezza dei dotti in così decisivo momento. Qual rimpianto per gli atti non compiuti, per i progetti non eseguiti! Non potendo riparare alle omissioni e agli errori, in che misura accettare la loro esistenza? Grillot de Givry Per Camillo erano discorsi eleganti, carini ma astratti, in pratica poco utili. Se una persona era arrivata a capire l'essenza delle cose, era inutile che leggesse quelle dichiarazioni altisonanti; viceversa chi non era arrivato non traeva particolare conoscenza, al massimo poteva usufruire di un incoraggiamento a proseguire quella strada. Camillo aveva una mente molto utilitaristica, accettava la filosofia solo se poteva coniugarsi con la scienza apportandone un qualche miglioramento. Sorprendentemente il Maestro sviluppò gli insegnamenti in modo diverso, e Camillo si ritrovò a dialogare sui linguaggi parlati dai vari popoli. Il Maestro esordì: “Camillo, hai mai notato come ci sia un qualche collegamento tra l'indole di un popolo e la lingua parlata di quel popolo? Prendi per esempio il tedesco che hai studiato e parlato in qualche occasione, senti com’è secco, preciso, quasi un comando deciso”. Camillo replicò: “Condivido solo in parte ciò che dici, ma anche il tedesco ha la sua dolcezza". “Non mi sono spiegato, replicò il Maestro, tutte le lingue servono a esprimere sentimenti, conoscenze e quant'altro, ma il modo di farlo è differente da popolo a popolo: i francesi sono più armonici, gli italiani e gli spagnoli più aperti e musicali, insomma c'è relazione tra linguaggio e carattere del popolo". “Che centra questo con l'Alchimia?” Sbottò Camillo. “Per il momento non ti è facile da capire ma un giorno ci arriverai. Devi incominciare a capire il pensiero “non causativo”; chiamalo pensiero rotondo se vuoi. E' comunque un modo di valutare le cose per circonferenze. Per esempio potresti porti la domanda: “È la lingua che crea l'indole della popolazione o piuttosto è l'indole della popolazione che crea un linguaggio?” E' l'eterno quesito: è nato prima l'uovo o la gallina? Il linguaggio è importante perché crea l'accordo. Anche se per il momento non mi credi, possiamo dire che la frase “l'universo è mentale” potrebbe tranquillamente essere espressa con la frase “tutto è un sogno".Ora, se un sognatore ha un sogno che solo lui conosce, questo è solo un sogno, ma se il sogno è condiviso tra più sognatori 23
contemporaneamente, allora questo “sognare insieme” diventa una piccola realtà. Quante più persone condividono quel sogno, tanto più esso diventa reale, solido, condiviso. Ebbene, caro Camillo, questa che tu chiami realtà è nata da una grande strategia comunicativa, una strategia che ha permesso una condivisione fortissima. Si è cercato di appoggiarsi su quella parte dell'immensità dei sogni che fosse più accessibile alla maggior parte dei sognatori. Immagina che l'unica cosa esistente siano sogni singoli paragonabili alle palline colorate di un immenso albero di Natale e che un gruppo di persone abbia indossato occhiali che permettono di vedere solo palline rosse. Per tutti i membri del gruppo con quegli occhiali, le palline di ogni altro colore non esistono; concentrati su una frazione delle palline, quel gruppo comincerebbe ad accordarsi su come definire la disposizione delle palline che tutti hanno visto. Il corpo fisico è come un paio di occhiali che screma la percezione della realtà e ne delimita una piccolissima fascia. Ora immagina che questo sia il fattore più importante, ma non è completo, un’altra limitazione alla percezione è data dall’educazione che quel corpo riceve. Il principale vettore che trasmette questa educazione è il linguaggio. Ovviamente ci sono altri fattori che contribuiscono a radicare un accordo percettivo, la rilevanza di ognuno è decrescente in modo esponenziale. Se diamo valore 70% al corpo fisico, il linguaggio che è il secondo termine in ordine d’importanza potremmo collocarlo al valore 20%, poi ci sono altri termini ma contano sempre meno tanto da valere 10% nel loro insieme. Il secondo fattore in ordine d’importanza è dato soprattutto dal linguaggio che diventa un altro paio di occhiali che filtra e organizza la percezione in accordo con gli altri”. Camillo continuava a essere perplesso ma, nello stesso tempo, valutava con prudenza la possibilità che fosse tutto vero: servivano però le prove. Il dubbio che lo attanagliava era che con la sola filosofia si arrivasse a costruire una visione a nostro “uso e consumo". Dato che doveva esercitarsi sul discorso circolare, Camillo disse: “Una persona s’inventa che tutto sia un sogno e poi crea una filosofia di supporto che faccia quadrare, o viceversa prima crea una filosofia e poi la fa quadrare supponendo che tutto sia un sogno”. Il Maestro, inaspettatamente, lodò il ragionamento: “Non male, disse, stai entrando nel “pensiero circolare” e stai valutando gli opposti. Sappi che ogni, concetto ogni pensiero e ogni cosa ha un suo opposto". Camillo obiettò: “Non mi pare che tutto abbia un opposto e poi perché dovrebbe essere così?” Maestro: “E' così perché, e prendo spunto dalla tua algebra, potrei dirti che la sommatoria di tutto l'esistente è zero, era zero e sarà sempre zero. Camillo: “Ma allora l'universo non esiste! ” Maestro: “E' zero solo come sommatoria, ma considerandolo fatto di elementi opposti, può contenerne un numero grande a piacere. In altre parole lo zero e l'infinito coesistono in un pensiero circolare di raggio infinito. Nel valutare la creazione, oltre a capire che l'universo è mentale, occorre avere il ragionamento circolare. Anticamente si diceva: "Io sono l'Alfa e l'Omega", l'inizio e la fine. (Il termine Alfa e Omega viene dalla frase "Io sono l'alfa e l'omega" (greco koinè: "ἐγὼ τὸ Α καὶ τὸ Ω"), un appellativo di Gesù nell'Apocalisse di Giovanni (versetti 1:8, 21:6, e 22:13). La prima occorrenza di questa frase ("Io sono l'alfa e l'omega") si trova nel capitolo 1, versetto 8 (1:8), e 24
compare in ogni manoscritto dell'Apocalisse che contenga questo passo.) In Alchimia c'è un simbolo specifico rappresentato dal serpente che si morde la coda. (L'Uroboro, detto comunemente Ouroboros o Oroboro, (dal greco οὐροβόρος ὄφις, "serpente che mangia la coda"), è un simbolo molto antico, presente in tutti i popoli e in tutte le epoche. Rappresenta un serpente o un drago che si morde la coda, formando un cerchio senza inizio né fine).
Camillo: “Che cosa intendi con la frase “Io sono l'alfa e l'omega?” Maestro: Ciò che è causa è anche effetto, e ciò che è effetto è anche causa Con l'evoluzione del linguaggio e l'ampliamento della logica, l'uomo ha sviluppato un modo di pensare che si può definire “pensiero lineare".Condizionato dal fattore tempo, per l'uomo un effetto è sempre conseguente a una causa. Se l'uomo poi analizzasse a fondo, la causa, vedrebbe che, a sua volta, è l'effetto di un'altra causa e così via, ma difficilmente si arriverebbe a comprendere la causa prima. In Alchimia tutto è una circonferenza; nel caso del pensiero lineare la circonferenza è così grande da sembrare una retta, esiste però un altro modo di pensare in cui il raggio della circonferenza è piccolo, cosicché la causa e l'effetto si confondono da subito. L'Alchimia scavalca il pensiero lineare e riprende il pensiero circolare perché è con quella strada che ci si avvicina a comprendere di più il creato. Parlo del creato, intendendo con esso questa realtà Fisica e in aggiunta anche le altre realtà parallele invisibili”. Camillo: “Mi puoi fare un esempio comprensibile di cosa stai dicendo?” Maestro: “Provo a farti un esempio ma non posso garantire che immerso come sei nel pensiero lineare, tu lo possa comprendere e accettare. Pitagora dava molta importanza ai numeri; in essi vedeva l'intera creazione. L'UNO è l'origine. Il DUE si ha quando si sdoppia, ma si deve sdoppiare rimanendo completo quindi deve contenere in sé gli opposti. Sotto tutti i punti di vista, quindi, deve contenere sia la causa sia l'effetto. Per scendere sul pratico considera la nascita di qualcosa che definiresti vivo, come minimo dovrebbero essere sempre presenti: la “percezione” e la “consapevolezza".” Camillo: “Percezione in che senso?” Maestro: “Nel senso che c'è un ingresso d’informazioni provenienti dall'esterno. Nel caso dell'uomo, i cinque sensi, registrano qualche cosa che è all'esterno e lo comunicano con l'interno. Ovviamente, si possono considerare anche altri organi: per esempio il cervello che porta all'interno l'elaborazione di logiche esterne”. Camillo: “Esterno - interno di che cosa?” Maestro: “Stiamo parlando di un qualche cosa che si è separato dal TUTTO, finché era lì, non c'era 25
né interno né esterno ma quando in qualche modo si è isolato, ha creato l'equivalente di una bolla; crede di essere l'interno della bolla e ciò che sta fuori è l'esterno. Sto cercando di darti una visione alchemica di come ciò possa essere avvenuto. Quando la percezione entra nella bolla, è elaborata, confrontata con le precedenti percezioni, valutata nella sua utilità e classificata in utile o inutile (buona o cattiva). Questo processo valutativo è identificato con il nome di “consapevolezza”, ma si potrebbe anche definire come “io” embrionale in questa prima fase. Possiamo dire che maggiore è la consapevolezza, tanto più grande sarà la possibilità di percepire. Possiamo anche dire che più grande è la percezione, maggiore diventa la consapevolezza. Ecco il pensiero circolare in azione”. Camillo: “Non vedo la differenza col pensiero lineare". Maestro: “Non cogli la differenza perché non vai a fondo. Nel pensiero lineare dovresti chiederti: È la consapevolezza che nasce dalla percezione o la percezione nascere dalla consapevolezza? Insomma chi delle due crea la bolla della separatività che porta a sentirsi individui esistenti immersi in qualche cosa che definiamo esterno a noi? Con il pensiero circolare le due cose nascono insieme: all'inizio c'è poca percezione e poca consapevolezza, la crescita dell'una porta la crescita dell'altra”. Camillo: “Vedo che c'è una leggera distinzione nel modo di approcciarsi, ma non ne vedo l'utilità”. Maestro: “Questo non vedere l'utilità è presente anche nella tua amata Fisica. Pensa quante volte l'ignorante dice: “A che serve studiare l'interno dell'atomo, o andare a vedere cosa c'è nella Luna... mettiamo piuttosto i soldi per togliere la povertà... bla... bla... ".E' un ritornello che subisci in Fisica e giustamente consideri essere frutto dell'ignoranza; la ricerca è tale perché non sa cosa trova, solo dopo si vedono le applicazioni. Se non ci fosse la ricerca, rimarremmo fermi nella limitata conoscenza del momento. Ora tu mi fai la stessa domanda: A che serve?... in una battaglia c'è un generale che dirige dalla pianura e uno che dirige guardando dalla cima di un'altura, chi capisce meglio il da farsi? Per scendere immediatamente sul pratico considera te stesso: tu sei una persona con un interno e un esterno e anche per te vale il ciclo percezione-conoscenza. Se hai capito il discorso, dedurrai che la crescita non avviene solo studiando, ma può avvenire anche aumentando la percezione. Lo scienziato si chiude nei suoi libri e nelle sue sperimentazioni e guarda con sospetto l'artista che invece esce all'aperto e ama aumentare e approfondire i dettagli delle percezioni. Potrai aumentare la tua bolla del sé, sia in un modo sia in un altro. Anche una passeggiata in cui espandi la percezione all'esterno, caro Camillo, può darti conoscenza, magari non è subito quella che vorresti, ma è indubbio che, se aumenti le percezioni, aumenti pure la consapevolezza, anche se non lo vedi subito. Considera che i modi di crescere siano moltissimi. Considera che in ogni istante possa crescere o elaborando i dati entro di te o non elaborando ma spingendo la percezione più a fondo. La comprensione di un semplice concetto, apparentemente inutile, può avere ampie e inaspettate ricadute. Conoscendoti, devi rivalutare gli artisti, non credere che siano incompleti, non credere che non crescano nella consapevolezza attraverso l’arte piuttosto che attraverso la tua amata Fisica”. Camillo: “Mi potresti dare un modello esemplificativo in modo da realizzare meglio il concetto?” Maestro: “Pensa che il TUTTO sia paragonabile a un’unica lunghissima immensa corda tesa deformabile, supponi che ciò che conta siano le deformazioni. Deformando la corda verso l'alto si crea una tensione e la corda reagirà con una tensione verso il basso che cercherà di ripristinare 26
l'equilibrio: ebbene, questa tensione di riequilibrio rappresenta l'opposto. Non è detto che l'opposto di una determinata curva verso l'alto conservi in basso la stessa identica forma della perturbazione in alto, può avere qualsiasi forma in basso purché il risultato sia una tensione che riporta la corda all'equilibrio iniziale. Come dire che l'opposto di +9 può essere sia -9 sia spezzettato in (-5 -4) oppure (-6 -1 -2) e così via. Ci possono essere moltissime combinazioni che, insieme, danno l'opposto”. Camillo rifletté un po' sul modello e poi chiese: “Chi produrrebbe la perturbazione della corda dato che l'unica cosa che esiste sembra essere la corda?” Maestro: “Buona domanda! In tutto si colgono gli opposti. Nel fatto che, oltre alla corda, esiste qualcosa che nega la corda, che esiste cioè la “non corda” tira in ballo il principio degli opposti. Ormai conosci il pensiero circolare, quindi devi pensare a una circonferenza in cui coesistono contemporaneamente sia la corda e sia il suo opposto che definisco per comodità col termine generico “ la NON corda". Tu puoi immaginare che la perturbazione sulla corda sia fatta da un atto di volontà che deriva da qualcosa che abbiamo definito “NON corda". Il Maestro aggiunse: “A dire il vero, ci sono molte altre obbiezioni che mi potresti fare e alla fine arriveremmo a un punto in cui non saprei più darti una risposta. Come avrai letto sul libro “Il Kibalyon”, con riferimento all'ultima domanda consistente nella richiesta se c’è una causa prima e da chi sia fatta, la leggenda dice che Ermete Trismegisto serrò le labbra e tacque, ammettendo quindi implicitamente che in questa realtà non è possibile capire tutto. Forse nei piani spirituali le risposte sono più facili da comprendere, comunque per il momento, al tuo livello evolutivo, questi concetti bastano e avanzano, si tratta piuttosto di renderli concreto". (Ermete Trismegisto dal greco antico Ἑρμῆς ὁ Τρισμέγιστος, è un personaggio leggendario di età pre-classica, venerato come maestro di sapienza e ritenuto l'autore del Corpus hermeticum. A lui è attribuita la fondazione di quella corrente filosofica nota come ermetismo. ) Per mesi il Maestro esercitò Camillo a trovare gli opposti di oggetti, o di concetti, o di altro. Ovviamente quasi sempre si trattava di un esercizio impossibile, perché se è facile dire che l'opposto del giorno è la notte, o l'opposto del maschile è il femminile, è difficile dire qual è l'opposto di un cucchiaio o di un sasso. Il Maestro disse che questo esercizio aiutava prima a sganciarsi dalla sicurezza dell'esistente, poi a trascendere attraverso il simbolismo ciò che era analizzato. Un esempio si ebbe quando il Maestro chiese a Camillo di trovare l'opposto del Sole, Camillo rispose: “Un buco nero o... “ il Maestro ribatté “No! L'opposto è la Luna". “Non è possibile, ribatté Camillo, per un ipotetico abitante di Marte la nostra Luna non può essere l'opposto del Sole! Neppure sa che esiste!” Maestro: “Dimentichi l'aspetto simbolico che vive entro l'osservatore, sei legato alla materia considerata esclusivamente dal punto di vista della tua Fisica. Tu credi che la realtà sia oggettivamente valida per tutti, io sto cercando di farti capire che essa esiste relativamente all'atto percettivo, e che i condizionamenti che agiscono sulla percezione determinano la presa di coscienza che si sviluppa. Ricorda: la percezione crea la consapevolezza, ma anche la consapevolezza crea la percezione, siamo alle solite! Si tratta di un pensiero circolare. Che ne sai tu di come vivrebbe il simbolismo all'interno di un ipotetico abitante di Marte? Ecco perché questo esercizio può servire, lo sforzarsi di trovare gli opposti porta alla rottura degli schemi fossilizzati nel nostro essere. Occorre liberare la mente”. Man mano che avanzava nell'insegnamento Camillo era sempre più sorpreso della coerenza filosofica che quell’entità emanava. Secondo gli psicologi e gli studiosi dei vari comitati per il controllo del paranormale, quell'entità avrebbe dovuto essere una produzione auto-suggestiva del 27
medium, quindi alla lunga sarebbe stato difficile che esprimesse un discorso filosoficamente coerente. “Come spieghi il risultato del vostro esperimento sulle piante?” Chiese il Maestro a Camillo. Si riferiva a una prova che aveva fatto con il suo amico Loris: avevano seminato 33 semi di pisello su un supporto in cui il terriccio era sostituito dal cotone idrofilo, altri 33 semi erano stati posti su un identico supporto con stessa disposizione. Si era deciso che a uno dei due gruppi di semi, estratto a sorte, Loris e Camillo avrebbero dato attenzione tre volte al giorno sotto forma di pensieri di affetto e amore. I due supporti furono collocati all'interno di un parallelepipedo di vetro grande abbastanza da contenerli entrambi, quando s’innaffiava l'acqua, si distribuiva equamente tra i due gruppi di semi. Il tutto fu fotografato da Loris che aveva la passione per la fotografia. Giorno dopo giorno si vide che il gruppo di semi “amati” si sviluppava prima. Alla fine toccò a Camillo finire l'esperimento: misurò fusto e radici in lunghezza e peso, costatando che il gruppo dei semi “amati” aveva prodotto una vegetazione del 300% più grande rispetto ai semi di controllo. Questo esperimento confermava quello che avevano letto in un libro dal titolo “Vita segreta delle piante”, in cui si avvertiva che erano stati fatti migliaia di esperimenti di questo tipo con risultati stupefacenti, ma si era notato che solo alcune persone ottenevano risultati rilevanti a differenza di altre. Le persone cui riusciva l'esperimento si etichettavano col termine: “Il pollice verde”, s’ipotizzava che avessero la capacità di entrare in empatia con piante o anche animali. Nel libro si precisava un fatto strano: quando a compiere l'esperimento era un gruppo numeroso, il fenomeno risultava molto più difficile se non nullo o addirittura rovesciato. Le regole dedotte dopo una lunga sperimentazione suggerivano di usare come “attivatori” al massimo tre persone tutte dello stesso sesso. L'esperimento doveva quindi essere isolato dalle influenze di altri spettatori, perché il loro atteggiamento mentale ed emozionale non era neutro, ma interveniva per favorire o inibire il fenomeno. “Come spieghi un risultato del 300% ottenuto da voi due? T’invito a ripetere l'esperimento più volte finché la tua paura di non essere sufficientemente scientifico non molla la presa. A quel punto dovrai rispondere a una domanda: “Com’è possibile questa interazione? Evidentemente s’instaura una sorta di comunicazione tra te e le piante; anche qui siamo alle solite! Compare la COMUNICAZIONE. Certo è difficile capire di che tipo di comunicazione si tratta: formulerai l'ipotesi che siano onde elettromagnetiche, o sonore, fuori gamma o chissà cos'altro troverai per tranquillizzare la tua mente scientifica. Quello che devi costatare è che si tratta comunque di una forma di comunicazione. Poiché la realtà ha un aspetto comunicativo, è reale ciò che percepiamo insieme con altri, e questo implica che ci siano un accordo percettivo e una comunicazione per dare conferma a ciò che si è percepito. Comunicazione vuol dire rapporto con gli altri, e questo rapportarsi può essere fatto automaticamente avendo lo stesso tipo di corpo fisico, poi lo stesso tipo di linguaggio, ma anche, in alcuni casi, lo stesso tipo di comunicazione extrasensoriale”. Camillo ripeté l'esperimento con Loris usando semi di fagiolo, di girasole, e altri: il risultato fu sempre il medesimo 300% di aumento nel gruppo degli amati rispetto al gruppo di controllo. Come il Maestro ebbe modo di osservare, Camillo rimase incerto sulle cause, pensando che forse esistono onde che non conosciamo. In fin dei conti, gli antichi uomini che avessero visto la radio moderna o la TV avrebbero gridato alla magia, invece la Fisica spiega tutto.
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Cap. 6 La verifica inconfutabile Per un fisico “credere” non significa fare un atto di fede, significa invece assumersi la responsabilità di quanto ha verificato, modificando le sue convinzioni di conseguenza in modo coerente. Se uno dice di “credere” ma questo fatto non introduce alcun cambiamento nella sua vita, a cosa serve credere? Camillo Urbani Facciamo un salto indietro nel tempo, prima della venuta del Maestro. La signorina Mizzi, un attivo membro del gruppo, disse di conoscere un pizzaiolo che tutti definivano “mago”; lei stessa ammise di trovarlo sconcertante e propose di farlo partecipare alle sedute. Alla successiva riunione medianica presentò il signor Claudio Cabianca. Appena il medium entrò in trance disse: “La presenza del nuovo arrivato sposta completamente il livello energetico del gruppo, elevandolo così da permettere la presenza di nuove entità dotate di grande evoluzione. Questa sera c'è la possibilità di avere Galileo Galilei".Detto questo, il medium cambiò voce e si presento un'entità che affermava di essere stata in vita Galileo Galilei. Il signor Claudio era un bell'uomo di mezza età, alto, con un fisico asciutto, unito a una voce baritonale. A chi interloquiva con lui, dava una sensazione di forza, sicurezza; da giovane aveva praticato un po' il pugilato e il calcio. Il suo carattere era asciutto, ma a volte impulsivo. Si scoprì che era conosciuto in zona con il soprannome di “mago della Pizzeria Farfalla".Era un pizzaiolo apprezzato, la pasta lavorata dalle sue mani sembrava acquistare una deliziosa. In quel tempo la pizzeria non era sua, ma di suo cognato e finché lui operò come pizzaiolo era sempre piena di clienti. Claudio era anche un buon intrattenitore; nei momenti di pausa, quando il grosso degli avventori della pizzeria era smaltito, andava in qualche tavolo con in mano un mazzo di carte da gioco, del tipo denominato “trevisane”, e sbalordiva le persone con fenomeni che erano al limite tra giochi di prestigio e i fenomeni paranormali. Era così bravo che venivano da molte parti a mangiare la pizza solo per vederlo poi all'opera con i suoi “giochini". Camillo era meravigliato da ciò che vedeva, sopratutto quando gli chiedeva: “Pensa a una carta ma non dirmela, visualizzala solo nella tua mente” poi, secondo il momento, la indovinava subito o la estraeva dal mazzo o, incredibilmente, faceva levare una carta dal mazzo a Camillo e di solito era quella pensata. Camillo non era certo un credulone, e come tutti i ricercatori scientifici cercava le verifiche. All'inizio era tranquillo, lo riteneva un fenomeno di manipolazione tipo prestigiatore in fin dei conti Claudio aveva mani grandi che muoveva molto velocemente e, in più di un'occasione, per sua stessa ammissione, il fenomeno era stato solo un trucco. In altre occasioni mescolava i trucchi a facoltà paranormali che aveva scoperto di avere e che era disposto a dimostrare sottoponendosi a verifiche nel centro studio del gruppo a Valdagno. Camillo cominciò a informarsi sui trucchi dei prestigiatori, poi comprò mazzi di carte con cui fare gli esperimenti. Fu un periodo interessante e sorprendente. Quando Claudio aveva la “vena buona”, gli bastava qualche secondo e indovinava con una percentuale di successi sbalorditiva una carta coperta che Camillo teneva in mano, attento che nessuno potesse vederne l'immagine. Forse Claudio aveva imparato a leggere il retro delle carte e indovinava cogliendo piccoli segni che sfuggivano alle osservazioni superficiali. Un'altra possibilità era che, se toccava le carte, le marcava con un'unghia rendendole riconoscibili; insomma dalla lettura dei libri di prestidigitazione Camillo credeva essere diventato un esperto di trucchi. A un certo punto, per togliersi ogni dubbio, comprò delle carte nuove e allontanò Claudio in un’altra stanza, poi, estratta una carta, la coprì con un 29
cartoncino anonimo; richiamato Claudio gli chiese di indovinare la carta senza togliere il cartoncino che la copriva. I risultati erano sbalorditivi: Claudio indovinava con una media di 12 o 13 carte su 30 prove. Poiché, dopo ogni prova, la carta era rimessa nel mazzo che era mescolato mentre Claudio era allontanato in un'altra stanza, a ogni prova la probabilità di successo era di 1 su 40. Chi se ne intende un po' di statistica, può garantire che 12 "indovinamenti" esatti su 30 è un numero al di fuori di qualsiasi realtà. Per i meno preparati posso dire che è come se, estraendo a caso una carta, e rimettendola poi nel mazzo per 12 volte su 30 uscisse la stessa carta. Notate bene che questa era la media cioè sistematicamente, in giorni differenti, il dato era sempre quello, quindi anche ammettendo per assurdo che una prima volta fosse capitata per caso, come si spiegavano le volte successive? Se la carta sotto il cartoncino era conosciuta da Camillo o da altri, Claudio indovinava con una percentuale più elevata: 15 su 30, e questo implicava un contributo telepatico al fenomeno. Se invece nessuno conosceva la carta e si scopriva il suo valore solo dopo che Claudio ne aveva predetto il contenuto la percentuale di successi era minore: 11 su 30. Camillo dovette prendere atto che qualcosa di strano esisteva. Nei lunghi dialoghi con Claudio, non seppe dare spiegazioni e confidò che il segreto stava nel riuscire a fare il “vuoto mentale”, cosa non sempre facile. Era così che lui visualizzava o sentiva la “sensazione” di una precisa carta, e spesso indovinava. Camillo però gli fece rilevare che in pizzeria a volte lo aveva visto chiaramente usare il gioco di prestigio, quindi, almeno in quell’occasione, era un trucco. “Hai ragione, rispose Claudio, negli anni ho osservato che le persone non sono tutte uguali, chi assiste al fenomeno NON è passivo ma attivo, non se ne rende conto ma il suo atteggiamento mentale e le sue convinzioni mi possono agevolare o ostacolare dipende da persona a persona. In pizzeria ci sono molti clienti che vengono a divertirsi, non sono tutti come te che sei un fanatico indagatore. Vedi, con molti di loro io creo un “ammorbidimento” facendo inizialmente qualche manipolazione, in verità non ne so fare molte. Quando poi li stupisco con dei trucchi, diventano più insicuri e non sono più così forti nell'ostacolarmi. Ed è allora che i fenomeni che tu chiami paranormali mi riescono meglio. Come avrai notato, quando tu fai le prove nella vostra sede di parapsicologia, non ricorro a trucchi, ti lascio lavorare, anzi devo dire che tu sei uno strano scettico, nel senso che non mi ostacoli, anche se sei sempre dubbioso e pretendi la verifica in modo asfissiante". In effetti, gli amici del gruppo più di una volta, accusando Camillo di eccesso d’incredulità, dicevano: “Ok al metodo scientifico, un po' ci sta, ma insistendo troppo finisci col condizionare continuamente e imponi tu le regole. Lascia che il fenomeno scorra, così vediamo dove si può arrivare".Ma Camillo era un San Tommaso inguaribile. Certe volte portavano in sede scatole con oggetti, o buste contenenti scritti o foto di luoghi o persone. Chi preparava le buste o i pacchi non rivelava agli altri il contenuto, si attendeva di vedere cosa diceva Claudio. Con le foto nelle buste Claudio era sbalorditivo, ma anche con i pacchi. Un esempio può vedersi in questo episodio: una volta il regista Armando (che come Camillo era scettico) portò fra l'altro due pacchi identici. Claudio appoggiò la mano sul primo e disse: “Vedo un signore che si muove nella natura, guarda i prati e i boschi e trae ispirazione; ora cammina, vedo che ha un difetto fisico, è un po' gobbo, guarda per aria e recita una poesia". “Bravissimo, esclamò Armando, il pacco contiene un libro di poesie di Giacomo Leopardi”. Passando al secondo pacco, Claudio rimase interdetto a lungo e alla fine disse: “Ho paura di essere diventato sordo, qui non sento nulla, per quanto mi sforzi, mi vengono solo nuvole bianche, non riesco a leggere il contenuto di questo libro". “Bravissimo, esclamò ancora Armando, contiene un libro che è una bozza di stampa e tutte le pagine sono bianche come le nuvole da te descritte”. Camillo assistette a una quantità notevolissima di "indovinamenti"; a volte Claudio, attraverso la 30
foto di una persona, ne rilevava lo stato di salute facendo diagnosi incredibilmente precise. Camillo era interessato a un altro fenomeno che Claudio diceva di poter eseguire: la smaterializzazione di una carta da gioco. Claudio raccontò che casualmente un osservatore, dopo aver visto una carta singola, l'aveva posta sopra il mazzo. Nel tentativo di indovinarla Claudio aveva appoggiato la mano sopra la carta, ma quando poi si scoprirono le carte, ci si accorse che quella carta era finita in mezzo al mazzo. Senza trucchi, asserì Claudio; fu così che tutti cominciarono a stare attenti e videro che il fenomeno si ripeteva anche se piuttosto raramente. Claudio disse che appoggiandovi sopra la mano, se indovinava la carta, a volte questa si trasferiva in un'altra posizione. A questo racconto Camillo sorrise e pensò: “Impossibile! Gli alchimisti dopo anni e anni di duro lavoro in alcuni rari casi asserivano che un elemento come il mercurio o il piombo poteva essere trasmutato in oro, ma si trattava di un tipo preciso di elemento che trasmutava in un altro elemento".Camillo era ben cosciente che una carta da gioco era formata da miliardi e miliardi di atomi e cellule di varia natura, disposti in una configurazione con colori immagini e "significanze" precise: figuriamoci se poteva essere cambiata! Neanche la più sfrenata fantascienza avrebbe osato propinare una simile panzana. Questo poteva essere raccontato a un contadino ignorante di chimica e Fisica, ma a Camillo “laureato in Fisica” figuriamoci! Non passò molto tempo che Camillo poté assistere al fenomeno e, per quanta attenzione avesse messo, non riuscì a capire come una carta che presumeva di aver sempre tenuto d'occhio si era trasformata dal due di bastoni al due di coppe. Si tranquillizzò dicendo a se stesso che, in fin dei conti, il fenomeno non era avvenuto sotto il suo totale controllo. Stava scritto nei libri di giochi di prestigio che a un buon prestigiatore basta un attimo per manipolare, quindi il fenomeno sarebbe stato accettato da Camillo solo se Claudio non avesse mai per nessuna ragione toccato le carte, e l'unico a manipolarle fosse stato Camillo stesso, magari supportato da strumenti e macchine fotografiche per impedire illusioni ottiche. Uscendo dalla sede in cui facevano verifiche sul paranormale, Camillo era molto perplesso. Scesi in strada, il medium disse: “Il Maestro ti vuole parlare". Camillo chiese subito l'opinione del Maestro: “Il cambio della carta è sicuramente un trucco! Esclamò. Puoi dirmi come ha fatto?” La risposta fu raggelante: “Caro Camillo devo comunicarti una cattiva notizia, nessun trucco, ma alterazione della realtà, chiara dimostrazione che la mente può dominare la materia, a conferma che come ti ho detto innumerevoli volte “l'universo è mentale... mentale... mentale... ”. Seguì una discussione accesa, alla fine Camillo disse: “Per quanto trovi interessante ciò che mi dici se non posso verificare con assoluta certezza il fenomeno, non sono disponibile a credere. E' troppo fuori schema, farebbe saltare tutto ciò che ho studiato, non voglio confondermi con un contadino credulone, i miei amici sono rimasti incantati, ma per me ci vuole ben altra prova!”. Il Maestro rispose: “Il fenomeno è vero e va inquadrato in una diversa visione dell'universo e della materia, la nuova conoscenza, che spero acquisirai, convivrà con la tua Fisica. Guarda che Claudio è un soggetto molto “energetico”, nel senso che è in grado di alterare le basi del sogno che supporta questa realtà; è una specie di Superman, seguilo e datti da fare finché non otterrai le prove che cerchi”. Camillo: “Perché non mi fornisci tu le prove?” “In questo genere di cose tu sei ancora molto ignorante, la tua Fisica ti allontana più che aiutarti. Vedi Camillo... io sto parlando con te partendo da una cosa che tu diresti “altra dimensione” io, sto usando una comunicazione che richiede un corpo umano fornito dal medium, che funziona da ricetrasmittente. Posso comunicare, ma una cosa è "il comunicare" un'altra è trasferire quella che tu chiami “energia".Nella dimensione in cui vivi tu, c'è necessità di un certo tipo di energia che io non 31
posso dare. Occorre che sia fornita da chi vive nella tua dimensione, perché è lì che deve avvenire il fenomeno. Il medium con cui parlo in questo momento non ne accumula molta di quel tipo di “energia”, in compenso è molto bravo ad annullarsi interferendo pochissimo nella mia manifestazione. Claudio invece è uno straordinario accumulatore di quell'energia. Stiamo usando la parola “energia”, solo perché è la cosa più vicina alle tue conoscenze, in realtà si tratta di una sorta di “tensione”, di “volontà ferrea”, di “determinazione”, di “fede” che opera nel campo profondo dell'essenza che supporta il sogno condiviso che tu chiami realtà. Continuiamo a usare il termine “energia” perché è il più vicino, ma tu devi estendere la tua concezione oltre la definizione della Fisica che esprimi con la formula: “Lavoro = prodotto della forza per lo spostamento". Per spiegarti la differenza tra “energia” nei piani sottili e “energia” nei piani densi, ti faccio questo paragone: se l'energia fosse denaro, il cambio di valuta di chi abita nei piani sottili sarebbe molto sfavorevole, l'energia che uso nel mio piano di esistenza è molto efficiente, ne basta pochissima per elaborare un'enorme quantità di dati. Al contrario, nella tua dimensione serve moltissima energia grossolana per trasmettere poche informazioni. Dovrei spendere miliardi delle mie lire per creare l'equivalente delle tue dieci lire, questi fenomeni abbisognano di un particolare corpo fisico in grado di accumulare e contenere molta della vostra energia grossolana. Claudio ha queste caratteristiche. Ti esorto a sacrificare un po' del tuo tempo per diventare ancora più amico di Claudio, mettiti in gioco con un atto di umiltà, se poi non funziona, vorrà dire che avrai perso un po' del tuo “preziosissimo” tempo. Fallo, perché la posta in gioco è alta”. Camillo chiese: “Claudio ha solo energia in surplus o ha anche conoscenza del fenomeno? Maestro: “Claudio non è portato a speculare, non ha la tua natura; in compenso è un caso raro di grande accumulo energetico spontaneo, realizza il fenomeno senza capirne l'essenza, è un bulldozer, ha una sorta di “volontà intensa”, piuttosto rara oggi, ma molto più presente nell'antichità. La sua comprensione si limita a guardare se stesso nel suo “modus operandi"; ha capito che fare il vuoto mentale è un elemento, che un altro è la convinzione assoluta che il fenomeno accada, infine ha intuito che le convinzioni degli spettatori interferiscono e quindi sente di doversi isolare, è un po' come un mulo testardo che non bada a ciò che gli altri possono credere, infine Claudio “sente” che non tutti i momenti sono adatti. Comunque di norma va per tentativi, gli è riuscito il fenomeno una prima volta credendo di aver indovinato una carta, anzi essendone certo, ma in realtà aveva trovato il modo di condizionare il “supporto che sostiene la realtà” e ha fatto in modo che accadesse. E' probabile che Claudio ora richiami quella sensazione; a volte accade, ma anche per lui la realizzazione non è sicura, è sempre una sorpresa”. Camillo: “Che cosa intendi per supporto della realtà?” Maestro: “Te l'ho spiegato con vari esempi come quello del modello dell'onda portante che è modulata, deformata. Un altro paragone è questo: immagina che la realtà sia data da ciò che si vede sul monitor, le figure che appaiono nel monitor sono innumerevoli, le possibili combinazioni di accensione o spegnimento delle micro-lampadine, detti pixel forniscono, sono un numero astronomico e cioè potrebbero formare infinite pseudo-realtà sul monitor. Chiediti: da dove parte l'ordine di accensione dei pixel? Per te è ovvio, l'ordine parte dal computer. Quando qualcuno entra nel computer e modifica il programma utilizzando il “linguaggio macchina”, può cambiare le immagini sul monitor. Se tu fossi un ipotetico abitante che vive sul monitor e non sapessi nulla dell'esistenza del computer, rimarresti stupito al vedere nello schermo una pallina da ping pong trasformarsi in un cubo. Miracolo! Diresti. No! Manipolazione all’origine. Forza Camillo, datti da fare, cerca di controllare l'esistenza del fenomeno con tutte le tue forze, non fermarti se prima non sarai certo del risultato. In questo gruppo noi tutti, siamo in qualche modo al servizio di forze con poteri superiori; certe 32
coincidenze, in realtà hanno cause recondite. Io mi sono trovato a comunicare attraverso questo medium, non so esattamente perché, ma l'esperienza dice che questo produrrà degli effetti. Effetti incomprensibili per ora, forse possono essere capiti solo da chi sta molto più in alto di noi. Presumo che tu vedrai il fenomeno della “carta che passa” e le conseguenze modificheranno qualcosa entro il tuo essere, forse assumeranno un qualche valore per l'umanità. Anche in questo caso puoi applicare il pensiero circolare; l'effetto che questa conoscenza produrrà su di te spiegherà la causa della mia venuta o viceversa. Indaga Camillo!” Camillo dedicò molta attenzione a questo esperimento di smaterializzazione, acquisì altre informazioni sui giochi di prestigio; alla fine riuscì a organizzare un esperimento in modo scientificamente inoppugnabile. Impugnò un mazzo di carte nuovo e lo marcò bucandolo con uno spillo in modo invisibile a occhio nudo ma rilevabile con una lente d’ingrandimento. Stabilì un codice che permetteva di identificare esattamente ogni singola carta. Invitò a casa sua Claudio in modo da muoversi in un ambiente familiare e sotto il suo completo controllo. A casa era presente la moglie, insegnante di matematica; alcuni colleghi di scuola invitati non vennero. Mise il mazzo di carte nella tasca interna della giacca, per tenerlo costantemente sotto controllo. All’arrivo di Claudio, lo fece accomodare su una poltrona ad almeno due metri dal tavolo, dove si sedette per fare l'esperimento. Solo a questo punto, certo che Claudio non avesse mai toccato le carte e che ora si trovava seduto lontano senza possibilità alcuna di toccarle, Camillo estrasse il mazzo e con calma controllò la presenza di tutte le carte. Aveva predisposto sul tavolo una bilancia a due piatti da farmacista, mescolò le carte e ne mise la metà su un piatto e l’altra metà sull’altro piatto. Provò a togliere una carta da uno dei due piatti e verificò che era sufficiente a sbilanciare notevolmente l'allineamento dei piatti, quindi qualsiasi carta fosse mancata, si sarebbe visto il sistema muoversi registrando il peso mancante. A questo punto, sempre con Claudio seduto a più di 2 metri di distanza, constatata l'integrità del mazzo, Camillo chiese a Claudio di provare a eseguire il fenomeno denominato “ la carta che passa". Senza muoversi dalla poltrona Claudio, disse: “Scegli mentalmente una carta”. Camillo decise a caso per il 4 di coppe. Claudio disse che era la prima volta che eseguiva l’esperimento in condizioni così restrittive, non garantiva il risultato, ma avrebbe messo tutta la sua volontà. Si concentrò qualche minuto senza muoversi dalla poltrona; alla fine disse che per lui il 4 di coppe era sparito. Camillo non aveva mai tolto lo sguardo dalla bilancia; i due piatti contenenti le carte erano rimasti perfettamente allineati e immobili. Affermò che, da un punto di vista fisico, era impossibile che la massa della carta fosse sparita perché la bilancia non rilevava alcun cambiamento. “Controlla se ci sono tutte” rispose Claudio. Tolte le carte dalla bilancia, Camillo le controllò attentamente e, con sommo stupore, costatò che mancava il 4 di coppe, in compenso c’erano 2 cavalli di denari. La bilancia non si era mossa perché il cavallo di denari era subentrato istantaneamente alla sparizione del 4 di coppe e la sostituzione era stata così veloce che la bilancia non aveva neppure vibrato. Camillo impugnò il mazzo completo e andò in un’altra stanza, mentre la moglie intratteneva Claudio. Con una lente costatò che una carta era il cavallo di denari marcato con lo spillo, l’altro cavallo di denari risultava non marcato. Ritornò in salotto; rimise il mazzo di carte diviso in due parti sui piatti della bilancia. “Mi hai rovinato il mazzo di carte” disse scherzosamente a Claudio “riesci a ripristinare il 4 di coppe?” “Niente di più facile” rispose l’amico, sempre seduto a 2 metri di distanza dal tavolo. 33
Dopo qualche minuto di concentrazione invitò a controllare il mazzo. Anche questa volta i due piatti della bilancia non si erano mossi, controllò il mazzo e costatò che era ricomparso il 4 di coppe mentre un cavallo di denari era sparito. Camillo era perfettamente cosciente che l’amico non aveva mai toccato il mazzo di carte né prima né dopo e che durante il fenomeno era sempre rimasto seduto su una poltrona, a una distanza di almeno 2 metri. Camillo rimase molto scosso; vedeva i lunghi anni di studio all’università crollare come un castello di carte. Non c’era possibilità di trucco, Camillo ne era così certo, da mettere in palio 10 mila euro a chiunque fosse in grado di ripetere l’esperimento sotto il suo controllo e a dimostrare che era un trucco. C’era solo un’altra possibilità! Camillo aveva letto che in India, alcuni fachiri creavano l’illusione che una corda salisse verso il cielo, suggestionando gli spettatori. Forse anche lui era stato suggestionato. Organizzò un nuovo esperimento, fotografò tutto ogni fase costatando che era tutto vero esattamente come lo vedeva. In un’altra verifica, riuscì a filmare il fenomeno con una telecamera in bianco e nero. (A quei tempi si usava un videoregistratore a nastro) Se Camillo fosse un lettore, dubiterebbe di quanto andava affermando, e tendenzialmente avrebbe avuto l’atteggiamento del C.I.C.A.P. (comitato per il controllo dei fenomeni paranormali). In effetti, l’unica possibilità di trucco stava nel fatto che Camillo fosse d’accordo per barare, purtroppo per lui sapeva che non stava barando e quindi non restava che prendere atto del fenomeno. Per un fisico credere non significa fare un atto di fede, significa invece assumersi la responsabilità di quanto ha verificato, modificando le sue convinzioni di conseguenza in modo coerente. Se uno dice di “credere” ma questo fatto non introduce alcun cambiamento nella sua vita, a cosa serve credere? Le leggi del fenomeno “Effetto tunnel” Dedicò molto tempo all’esperimento della smaterializzazione della carta; lo battezzò “Effetto tunnel della carta da gioco” in quanto nella meccanica quantistica c’è un fenomeno simile denominato appunto effetto tunnel. Camillo si accorse che il fenomeno aveva caratteristiche precise: 1° Serviva un operatore o medium dotato di forte personalità, convinto e in grado di convincere che il fenomeno era possibile; 2° Gli spettatori influivano ampiamente sulla riuscita del fenomeno; più scettici erano, meno il fenomeno aveva possibilità di avvenire; più persone erano presenti più difficile era il verificarsi del fenomeno. Si poteva cioè parlare di una “massa mentale inerziale”; 3° Gli spettatori dovevano avvicinarsi il più possibile a uno stato di fiduciosa incertezza. Il medium otteneva questo stato facendo dei giochetti con le carte, che erano un misto di telepatia (cioè indovinava la carta pensata dai presenti), di trucchi e giochi di prestigio, di racconti suggestivi di precedenti esperienze. A conferma di ciò osservò che, se le poche persone presenti avessero già potuto costatare e credere nel fenomeno, il fenomeno avveniva più facilmente. Viceversa, la presenza di una personalità scettica e volitiva, inibiva fortemente il fenomeno. A questo proposito gli venne da pensare a un certo prestigiatore che collaborava con il C.I.C.A.P. Il prestigiatore Randi ha lanciato una sfida fasulla mettendo in palio 10 mila dollari a chi, in sua presenza e sotto il suo controllo, avesse fatto un esperimento paranormale. Ebbene, vista la personalità (fortemente inibente), in sua presenza difficilmente si verificha un fenomeno paranormale. (Camillo espose questo punto di vista al segretario del C.I.C.A.P. Massimo Polidoro in due colloqui che ebbe con lui presso l’università di Padova nell'ufficio del prof. Sadi). 4° Il medium sosteneva che doveva stabilire un “contatto” con la carta da gioco, prima di 34
smaterializzarla. Va detto che Claudio dimostrava una sorprendente abilità nell'indovinare una carta, a volte la toccava con il dito medio o la tastava con l’indice, altre volte era sufficiente che un’altra persona la conoscesse, per far sì che Claudio la indovinasse. Una volta Camillo vide in una trasmissione televisiva due napoletani, padre e figlio, cimentarsi nell’individuazione di carte da gioco napoletane, semplicemente analizzando il retro della carta. Sostenevano che tutti gli assi di denari, per esempio, avevano uno stesso difetto sul retro, e questo valeva per ogni singola carta. Sta di fatto che riuscivano a individuare senza errori le carte di un mazzo nuovo in diretta TV. Camillo copriva la carta con la mano o con un foglio di carta in modo da evitare quanto detto sopra. Un giorno Claudio disse di comprare un mazzo di carte nuove; sosteneva che le carte mai toccate da qualcuno erano più facili da individuare. A casa Camillo aprì il mazzo di carte, tolse le matte e l’8-9-10 e lo mescolò attentamente. Poi lo consegnò a Claudio il quale si accinse a disporre tutte le carte in scala partendo dall'asso e arrivando al re per tutti i 4 semi. Sentiva di trovarsi in un'ottima giornata e che sarebbe riuscito a disporre tutte le carte in ordine senza guardarne nemmeno una. Camillo si mise a sedere di fronte a Claudio in una posizione tale per cui, sbirciando da sotto, poteva di tanto in tanto intravedere il valore della carta che Claudio aveva in mano. Nel giro di mezz'ora con calma Claudio depose le carte, sempre coperte, in 4 file ordinate di carte coperte in sequenza dall’asso al re, da denari, alle spade, alle coppe, ai bastoni, senza guardare mai una carta. Alla fine disse che era incerto solo su due carte il 2 di coppe e il 3 di coppe. Con l’aiuto della moglie girò le carte. Erano tutte al posto giusto della sequenza, tranne il 2 e 3 di coppe che risultarono in posizioni invertite. La probabilità è circa 1,22562E-48 cioè 1 su 1 seguito da 48 zeri. Ma c’era un fenomeno ancora più strano, mentre Claudio cercava di indovinare le carte, Camillo e la moglie erano seduti di fronte a lui e almeno in 3 occasioni Claudio aveva sollevato la carta così da farne intravedere il contenuto. Si vide per esempio che si trattava del 7 di spade, lui, però pose la carta nel posto sbagliato (sul posto spettante al 5 di spade) ma nonostante ciò, alla fine ogni carta era al suo posto. In altre parole in almeno 3 occasioni non indovinò le carte ma “forzò la carta trasformandola”! 5° Gli spettatori potevano influenzare il fenomeno orientandolo in direzioni differenti da quelle volute dal medium. In alcune esperienze pubbliche in pizzeria, Camillo provò a immaginare una cupola impenetrabile attorno alle carte, all’insaputa di tutti: ebbene Claudio avvertiva in qualche modo questo campo mentale e se ne lamentava, trovava difficoltà e affermava di “non essere nella serata buona".Il tutto tornava normale, appena Camillo smetteva di concentrarmi sulla cupola. A volte, quando faceva la smaterializzazione della carta, e diceva per esempio che il fante di spade era divenuto il 7 di denari, Camillo interveniva inventando di sana pianta una bugia in modo molto convincente, dicendo per esempio che “Non era diventata il 7 di denari bensì il re di bastoni".Ebbene, girata la carta, si costatava proprio quello che Camillo aveva profetizzato. 6° I fenomeni erano scarsamente ripetibili e vale molto “la serata favorevole o meno". 7° Esiste una sorta d’indeterminazione negli esperimenti. Per esempio se Camillo non usava la bilancia per controllare le variazioni di massa, la carta spariva e il mazzo diveniva di 39 carte invece di 40, con un evidente difetto di massa. Appena però Camillo usava la bilancia non c’era più la sparizione, ma la sostituzione, in tal modo “il peso”, parametro sotto controllo, sfuggiva alla verifica. Se prendeva una singola carta e la teneva premuta con il dito, la carta non spariva ma cambiava, senza che Camillo avvertisse il ben che minimo movimento. Se metteva la carta da gioco sotto un cartoncino o sotto la mano, essa poteva sparire o cambiare. In 3 occasioni Camillo stesso riuscì a smaterializzare una carta, sempre però con Claudio presente nella stanza o nella stanza accanto. Era come andare a prestito della sua energia, oppure come se la 35
sua presenza destabilizzasse la realtĂ , rendendola “molle".
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Cap. 7 L'arresa all'evidenza Non credi ai dischi volanti, mi chiedono? Non credi nella telepatia? Nelle antiche popolazioni di astronauti? Nel triangolo delle Bermuda? Nella vita dopo la morte? No, rispondo. No, no, no, no, e ancora no. Una persona di recente, pungolata dalla mia litania di negazioni, esclamò: “Ma c’è qualcosa in cui credi?” “Sì”, ho risposto. “Credo nell’evidenza. Credo nell’osservazione, nella misurazione, e nel ragionamento, confermato da osservatori indipendenti”. Isac Asimov Dopo aver costatato con assoluta certezza che il fenomeno esisteva, Camillo ebbe un periodo di forte destabilizzazione, difficile da descrivere. Il crollo delle certezze produceva nelle basi scientifiche di Camillo l'equivalente di un terremoto in grado di scuotere l'intera casa dalle fondamenta. Alcuni giorni dopo ebbe un colloquio con il Maestro, ma il suo atteggiamento era cambiato, le critiche, le contestazioni, la baldanza erano sparite: Camillo aveva preso coscienza che non stava vivendo una favoletta e perciò il Maestro assumeva un valore del tutto differente, era più reale della realtà. Camillo cominciò a scusarsi di aver dubitato, per poco non si mise in ginocchio di fronte al Maestro, disse: “Se avessi visto la trasmutazione di uno specifico elemento in un altro, avrei ancora dubbi, ma una carta da gioco, poca cosa è vero, niente di fronte all'oro, ma per il sottoscritto che ha coscienza dell'unicità di una carta da gioco, che se dovesse essere descritta da un file binario servirebbero miliardi informazioni per determinare le disposizioni di atomi e molecole, dei colori, del significato simbolico…, il vedere che tutto questo può essere cambiato senza strumenti elettronici o altro, insomma senza usare la Fisica è sconvolgente, più di qualsiasi cosa abbia mai sperimentato. C'è una sola spiegazione: L’Universo è mentale. Incredibile! Me lo avevi detto, ma se non l'avessi costatato, non ci avrei mai e poi mai creduto!”. Camillo sembrava uno che avesse subito una sconfitta, in umiltà si rivolgeva a chi fino a quel momento aveva creduto essere poco più che un’interessante personalità virtuale. Camillo chiese: “Che l'universo sia mentale l'ho costatato, ma fino a che punto lo è? La realtà che vivo sembra così concreta, tangibile, solida, e ora pensare che sia solo un sogno e che nasca da un accordo percettivo, mi risulta difficilissimo. Mi chiedo: tutto il creato è mentale o c'è qualcosa di concreto, e di oggettivo al di fuori?”. Il Maestro rispose: “L'universo è mentale nel senso più letterale, vero, assoluto, scientifico e qualsiasi altro aggettivo tu voglia attribuirli; niente... niente esiste al di fuori della mente creatrice. Il tuo sconvolgimento mi dà conferma del perché della mia venuta, del perché sono stato chiamato in causa. Caro Camillo, molte persone possono venire a conoscenza del mentalismo dell'universo, ma la loro reazione rimane tranquilla come se nulla fosse cambiato. Non riescono a cogliere le implicazioni dell'informazione. Osserva tua moglie: sotto certi aspetti è più veloce e precisa nel calcolo di te, ha assistito al fenomeno, non ha dubbi che esso avvenga, ma questo non la tocca più di tanto. Per questo, nel discorso che feci nel primo contatto con voi affermai che alcune verità non è che non possono essere conosciute, ma piuttosto accade che NON vogliono essere conosciute. La porta della conoscenza rimane chiusa perché si è innamorati del nostro interno; il nostro piccolo sapere, la nostra piccola visione ci basta, non vogliamo di più, non vogliamo veramente conoscere. Sai perché? Perché siamo schiavi dei nostri desideri, che ci avvolgono come serpenti e ci tengono avvinghiati nelle loro spire. Può essere che ci siano grandi serpenti come il desiderio sessuale o 37
quello di possedere denaro, grandi desideri molto coercitivi, di cui almeno abbiamo coscienza; purtroppo c'è un'infinità di piccoli desideri nascosti, piccoli sì, ma tanti e il loro insieme ci soffoca perché crea un velo impenetrabile. E' il caso di tua moglie, ha visto, è certa della realtà del fenomeno ma nulla cambia nella sua concezione dell'universo. Per te è diverso, il tuo enorme desiderio di conoscere la verità, qualunque essa sia, ti fa da traino, è come una carota inseguita da un asino. Nel mio primo discorso ho affermato che la verità in sé non esiste, però esiste come traino, come motivazione che spinge l'essere a superare i propri limiti in quanto innamorato della verità. Tu sei un po' così, strapieno di desideri, ma ne coltivi uno trascendente: la ricerca della verità, ed è così grande in te da farti scavalcare tutti gli altri, disposto ad abbandonarli pur di arrivare alla verità. Ora che hai costatato il fenomeno, lascia sedimentare le nuove acquisizioni, poi con calma guardati dentro: questa realizzazione ti suggerisce che l'universo è una specie di sogno condiviso. Questa consapevolezza produrrà molti cambiamenti, molte tue aspirazioni materiali saranno molto ridimensionate, nuovi valori sorgeranno mentre altri perderanno di forza. Direi che riprendendo il paragone di immaginare i desideri come serpenti potrebbe essere che molti tuoi serpentelli non saranno più così nutriti e pasciuti come lo sono stati sino ad ora. Non credere di aver capito il mondo, sei solo agli inizi; OK! Quest’universo fisico ha un'origine mentale. Allora, come fa ad apparire così reale? Devi trovare le tue personali spiegazioni, forse un giorno andrai più avanti di dove mi trovo io. Ricorda infine che ci sei arrivato perché dentro di te c'è stata una sorta di “arresa”, una forma di umiltà vera, profonda; se non fosse stato così, non avresti mai potuto sperimentare il fenomeno così chiaramente. Ti dico che pochi hanno avuto la tua fortuna di verificare in modo inoppugnabile il fenomeno del cambiamento della realtà e, tra quei pochi, pochissimi comprendono a pieno l'importanza della cosa”. Anche tra gli alchimisti sono in pochi ad arrivare alla trasmutazione e tra questi alcuni, quando la realizzano, lo fanno in genere attraverso riti, il rito diviene un elemento che si frappone alla precisa comprensione del mentalismo, spesso credono che il rito sia la causa, mentre in realtà il rito induce uno stato d'animo di fede, la vera causa non sta fuori ma entro di loro. Come dissi nel mio primo discorso, l'uomo tende a cercarla fuori di sé. Camillo passò i giorni successivi a guardare i libri di astronomia, a vedere documentari sull'universo. Caspita! Occorrono 100 miliardi di stelle per avere una galassia media e almeno 400 miliardi di galassie per formare un universo e... tutto questo è mentale! Pensava alla materia oscura come un qualcosa che esiste solo in relazione ad altre percezioni; forse per altri modi di percepire il nostro universo diventa materia oscura. Forse tutto quest’universo è solo uno d’infiniti universi, tutti creati da differenti modi di percepire, ma perché sono così tanti? Troppi! Ne esistono anche se noi non ne abbiamo conoscenza, quindi altri ne avranno percezione. I soli, le stelle, gli atomi da dove arrivano? o meglio, dato che sono una creazione della mente, quale mente li ha creati? La domanda permane, è stato solo evidenziato che la causa prima della realtà fisica è la mente. Che senso ha la vita? Perché gli universi sono stati creati dalla mente o dalle menti? Quando si è immersi nella materialità, risulta evidente che la capacità di pensare arriva solo dopo una lunga evoluzione della materia, quindi è il pensiero che nasce dalla materia, per l'Alchimia invece è la materia a nascere dal pensiero. Passò del tempo. Camillo meditò a lungo, i colloqui con il Maestro assunsero il sapore devozionale, ma comunque, la natura interiore di Camillo alla fine riemergeva sempre, c'erano sempre domande. Ogni risposta produceva nuove domande: era un po' come l'espansione dell'universo. “Che senso ha la vita? Che senso ha tutta questa infinità di materia che sembra dormiente?” Per rispondere a queste domande una sera il Maestro si dilungò in una lunghissima spiegazione: 38
“Ricordi il discorso fatto da Vivekananda? Te lo riassumo in questa frase: La logica della continuità della vita si chiama CREATIVITA'. Se ripensi al discorso della retta con i punti esplicitati e con i rimanenti da esplicitare, potresti paragonare l'atto di esplicitazione di un punto alla creatività. Ogni cosa creata deve portare a galla un punto della retta che non era mai stato esplicitato cioè portato in essere e relazionato con tutti gli altri punti della retta esplicitati. E' come se una super-mente, volendo esplicitare tutte le sue potenzialità, avesse creato parti di se stessa affinché ognuna, per conto suo, estraesse nuovi punti, creando nuove visioni, nuovi pensieri, nuovi giochi, nuove concezioni della realtà, nuove realtà, nuove algebre. Insomma la parola in comune è “nuove”, cioè differenti dalle preesistenti, quindi creazioni che prima non c'erano. Per quello che posso vedere dal mio piano di esistenza dico che non esiste nulla identico a qualcos'altro, ogni punto della retta è differente. I veggenti vedono spesso un'immagine dell'universo fatto da filamenti luminosi, ogni filamento è in se stesso vivo, con potenzialità di consapevolezza, è un po' la stessa cosa dei punti della retta trasferita su un piano tridimensionale. Potremmo dire che non esiste cosa infinitamente piccola che non possa un domani divenire infinitamente grande, se questo è bene accetto alla Grande Mente. Ogni cosa che è esplicitata è a sua volta capace di esplicitare, quindi è creativa, perciò la creazione si espande continuamente, esattamente come state scoprendo in Fisica sull'espansione dell'universo, solo che la velocità di espansione della creatività non è costante, non diminuisce ma accelera se considerata in relazione al tempo umano. Nell'assoluto invece il tempo è assente e tutto è già esplicitato, sembra creato solo dall'osservatore che usa il pensiero lineare sequenziale per percorrere fotogrammi esistenti in un eterno presente”. Camillo intervenne con un'ulteriore domanda: “Perché le cose stanno così”? Il Maestro rispose: “Secondo gli ermetici, il “TUTTO” è immanente al suo universo, quindi è presente in ogni particella, anche nella più minuscola combinazione dell’universo stesso. Il “TUTTO”, quando si fraziona, deve contenere l'intero; ogni parte separata, in realtà, ha le potenzialità dell'intero, quindi ogni punto esplicitato, portato in essere, diventa a sua volta potenzialmente vivente, contiene potenzialmente tutto. Ricorda un po' il simbolismo dell'Idra, ogni testa produceva altre teste. Nel campo della Fisica il laser ha evidenziato strane proprietà di diapositive dette olografiche: tagliando un qualsiasi pezzettino della foto si vede che contiene l'intera foto”. Camillo intervenne: “Com’è possibile che non ci siano punti o filamenti uguali tra loro? In Fisica parliamo di un'infinità di elettroni, protoni, neutroni: come può avvenire che siano uno differente dall'altro?”. Maestro: “Considera le gocce d'acqua che sono cadute sulla Terra dall'inizio dei tempi, è probabile che nessuna di essa sia identica a un'altra ma ne differisca per almeno un particolare, un atomo, una forma, una temperatura, un inquinante... Quando parlo di creatività io intendo molti aspetti”. Il Maestro si lanciò in un discorso lunghissimo di due ore sulla creatività, evidenziando che egli dava molta importanza all'argomento. Il Maestro disse che, andando più in profondità non esistono equazioni che rappresentano l'universo, se mai si può parlare di disequazioni; la differenza tra le cose può consistere nella diversa forma, nel differente contenuto, ma anche nella diversificata finalità per cui la cosa è stata creata e riassunse le differenze in 9 modalità che chiamò braccia, ogni braccio a sua volta era suddiviso in altre differenziazioni chiamate dita. Concluse dicendo che anche in Fisica le particelle che noi crediamo identiche in realtà non lo sono. Camillo porse subito delle domande speculative, derivanti dai suoi studi di Fisica: “In Fisica noi 39
studiamo le particelle che definiamo identiche, lo sono veramente?” Maestro: “Se ripensi alle tue nozioni di quantistica scoprirai che la parola identiche è riferita a indistinguibili, una sottile differenza in apparenza, ma le indistinguibili potrebbero diventare distinguibili qualora si scoprissero metodi di rilevazione migliori. In quantistica si dice che sono intercambiabili perché hanno la stessa onda rappresentativa, ma i vostri mezzi attuali sono grossolani. Esiste una materia più sottile dei vostri quark. Si potrebbe dire che il quark è la particella più piccola del piano di esistenza rilevabile nella vostra realtà, mentre, viceversa, potete considerare il quark come la più grossa particella del sottostante “piano astrale” pieno di altra materia più sottile. Nel piano astrale ci sono altre particelle/onde o meglio onde/particelle infinitamente più piccole in cui l'aspetto ondulatorio diventa sempre più preponderante man mano che si scende. Il piccolo è rappresentato numericamente da una potenza a esponente negativo, per esempio 10 alla meno 20, piccolo no? Eppure anche questo è grande rispetto a 10 alla meno 100. Non c'è limite al discorso. Per quanto riguarda l'interscambiabilità delle particelle identiche faccio due considerazioni: in Alchimia diciamo che “il simile attira il simile”, ma simile non vuol dire uguale. Considera un magma che si raffredda e diventa la roccia denominata granito; se la osservi attentamente, vedrai che ci sono piccoli grani formati tutti da molecole simili che si sono aggregate grazie a un lentissimo raffreddamento che in milioni di anni ha permesso la migrazione di elementi chimici simili. Lo stesso vale per le particelle identiche: si aggregano allo stesso modo, con un principio che, visto sotto l'aspetto ondulatorio, è il principio della risonanza. Anche due diapason non sono mai identici, il suono è molto simile ma se usassimo strumenti più sofisticati, vedremmo delle differenze, quindi sono indistinguibilmente simili, ma la risonanza avviene anche quando le vibrazioni differiscono di poco. I due diapason produrranno poi un suono somma. Stai certo che se c'è un principio assoluto, è quello della creatività. I cambiamenti portano costantemente a nuove situazioni e ogni situazione può essere simile ad altre ma mai uguale. Tutto dipende dal grado di risolutezza con cui si misura il fenomeno nei suoi molteplici aspetti”. Dopo un po', il Maestro aggiunse: “Camillo, tu hai visto due carte da gioco differenti interscambiarsi tra di loro eppure NON erano particelle identiche, quindi l'interscambiabilità non assicura nulla, e non è detto che due particelle interscambiabili siano identiche: chi meglio di te che lo hai sperimentato lo può dire? Piuttosto, il fenomeno che hai visto ti suggerisce come potrebbe realizzarsi l'interscambio. Claudio entra in uno stato di vuoto, dove non valgono le considerazioni mentali di questa realtà, in quello stato la percezione dei due oggetti diventa simile, in fin dei conti sono come due suoni, si possono modificare ambedue fino a rendere possibile l'interscambio, il che significa che ogni oggetto a un livello più profondo ha una matrice che lo forma. Questa matrice la puoi vedere come il DNA; ancor meglio la puoi immaginare come il “file binario” che si trova nel computer e dà origine a un oggetto sullo schermo. Gli antichi paragonavano la "matrice" a un suono modulato, tale "matrice" si trova oltre questo piano materiale, nel piano detto eterico, o astrale o con altri nomi, a seconda del metodo di classificazione”. Camillo chiese: “Esistono dunque vari tipi di materia? Che differenza c'è tra la nostra e le altre materie più sottili?” Maestro: “Certo che esistono altre materie! Il fatto che non le percepiate non vi dà alcuna sicurezza della non esistenza. In Fisica siete arrivati alla necessità di ammettere la materia oscura, per far quadrare certi comportamenti delle masse stellari, ma se gli scienziati avessero una mente più aperta e non chiudessero le porte al paranormale, l'altra materia, quella che diciamo “eterica”, risulterebbe di un’evidenza sbalorditiva. L'uomo sta lasciando metaforicamente la sua infanzia, ora deve maturare e comprendere anche il piano eterico, ma deve essere abbastanza maturo da evitare una 40
nuova Atlantide” A questa parola Camillo trasalì; nelle sedute medianiche era stato avvisato che nelle vite precedenti era un abitante di Atlantide presente all'inabissamento di quel continente, avendo all'epoca funzioni di comando. Incuriosito, chiese: “Che caratteristiche ha questa materia eterica?” “Differisce da questa per la densità, tanto che non la potresti pesare con le tue bilance fisiche". Il Maestro ci pensò su un po' e poi continuò: “Non è che sia priva massa, il fatto è che con molta meno materia/energia si possono ottenere molte più cose, purché si riesca a percepirle. Considera l'aspetto ondulatorio; immagina che quello che tu chiami realtà sia dovuta a una informazione e che cioè ogni più piccolo elemento sia un'informazione rappresentabile per esempio da un file binario. Se comunichi con un'altra stazione ricevente usando un'onda portante a bassa frequenza, il numero d’informazioni che puoi trasmettere modulandola è relativamente piccolo, man mano che utilizzi un'onda portante con una frequenza maggiore, il numero d’informazioni che si può agganciare a un'onda portante diventa enorme. In futuro l'uomo arriverà a modulare la luce e potrà così trasmettere un numero d’informazioni inimmaginabili per il momento. Ebbene, il piano eterico è come fatto di luce che ha una frequenza altissima rispetto a quella che sta usando il piano materiale. Nel piano eterico basta poca energia/massa per trasmettere molte informazioni, viceversa nel piano materiale, fatto come da onde radio a bassa frequenza, serve molta energia/massa per trasmettere poche informazioni. La caratteristica più peculiare però è un'altra, e consiste nella differente plasmabilità. Per lavorare, dar forma o modificare la materia del tuo piano devi usare altra materia, altra energia, se tenti di modificare la materia usando solo la mente o la volontà, non accade nulla; nel tuo piano di esistenza ogni idea, per essere realizzata, ha bisogno di un supporto materiale e di tanta energia. Se vuoi percorrere dello spazio, devi ricorrere alla bicicletta, moto, auto ecc. Nei piani di esistenza più sottili quel tipo di materia risente degli atti mentali mentre la materia del tuo piano non la tocca non la sposta, è come se fosse trasparente. Per comprendere meglio puoi immaginare che la materia eterica sia formata della stessa sostanza dei sogni: quando sogni di volare come fai a volare? Richiami entro di te la sensazione del volo. Nel sogno è l'idea del volo che ti fa volare. Se tu potessi analizzare la materia del tuo piano materiale anche sotto l'aspetto mentale, ti accorgeresti che man mano che si considerano particelle elementari con minor massa e con più alta vibrazione compaiono fenomeni strani in cui l'influenza mentale comincia a incidere. In Fisica siete arrivati al piano dei quark e si dovrebbe notare un po' d’influenza mentale, per esempio creando sistemi di estrazione di numeri casuali quantistici del tipo vero/falso in cui in condizioni normali si realizza o l'uno o l'altro al 50%. In certi casi si dovrebbe vedere che quando davanti a quel generatore di valori casuali è posto un operatore umano che si sforzi di influenzarlo con la sola mente cercando che esca “vero”, potrebbe uscire il valore “vero” per il 51% delle volte e “falso” al 49%. Il fenomeno è comunque poco ripetitivo e i risultati cambiano per vari motivi: in primo luogo perché individui differenti hanno caratteristiche volitive molto diverse, in intensità e qualità. Alcuni che possiamo definirli col termine di “attivatori”, sono molto forti nell'incidere sugli eventi casuali; Claudio, per esempio, ha grosse capacità “attivatorie”, al punto che potrebbe addirittura influenzare particelle più grossolane e alterare l'emissione radioattiva misurata da un contatore geiger. Il secondo fattore in grado di confondere le cose è dato dalla presenza dell'osservatore che assiste per verificare la veridicità dell'esperimento; quest’osservatore non è neutro ma entra in gioco. Se è convinto che nessuno possa influenzare l'emissione casuale del suo strumento probabilmente nessuno ci riuscirà. Un'altra considerazione da fare permette di evidenziare l'importanza di una condivisione: quando sogni, crei scene di sogno valide per te stesso, queste scene sono realtà momentanee solo con riferimento a te stesso, se altri non le percepiscono, non esistono. Il punto chiave che tu devi 41
comprendere è che se altri sognatori le percepiscono ti aiutano a trattenere queste scene immaginate che diventano più stabili e meno evanescenti. Quindi i sognatori esterni presenti in un tuo sogno, all'inizio ti sono d’impedimento perché limitano con il loro pensare la tua creatività, ma una volta che tu superi l'ostacolo e in grazia della tua superiore energia imponi delle scene, quegli stessi spettatori che le hanno percepite ti aiutano a trattenerle, e più numerosi sono più il trattenimento è stabile, più le scene diventano una realtà. Uno dei parametri nella trasformazione da semplice sogno a realtà è il “trattenere” ciò che si è percepito. Come vedi, entra in gioco la fede, le credenze, i preconcetti, i desideri, la volontà di imporre le proprie idee. Stiamo ragionando su un campo delicatissimo e su questa strada l'umanità attuale ha molto da progredire”. “Peccato che queste capacità di “attivazione” non siano più evidenti!”, esclamò Camillo. Maestro: “Non credere che le cose andrebbero meglio, anzi: se guardiamo a ciò che è successo nei tempi antichi, le cose sarebbero forse peggiori. I fenomeni fisici cambierebbero secondo le persone e l'accordo sulla realtà s’indebolirebbe. Se questo indebolimento, in prima approssimazione, sembrasse un vantaggio, in realtà creerebbe confusione nella maggior parte degli individui. L'apprendimento diventerebbe molto più difficile, proprio per la mancanza di un supporto stabile di riferimento. Che cosa capiterebbe se la caduta di un oggetto cambiasse la sua accelerazione secondo i presenti? Come potresti ricavare la legge della caduta dei gravi? All'inizio, quando NON c'era un linguaggio ben organizzato, molti più individui sviluppavano doti di “attivatori".Ad Atlantide la Fisica era mescolata profondamente con il fenomeno attivatorio e gli attivatori erano una casta superiore dominante. Le cose non andarono poi così bene e il lato oscuro dell'uomo, l'egocentrismo, il piacere del comando, portarono alla rovina, e questo accadde anche in altre civiltà meno note. Lo sviluppo del linguaggio creò un aspetto notevolmente più democratico o almeno un po' più egualitario. Il linguaggio solidifica l'accordo percettivo, tiene ferma la realtà condivisa; sotto certi aspetti è una caduta verso la durezza, sotto altri aspetti permette l'evoluzione delle masse attraverso le scuole e una comunicazione precisa; quando la massa mentale è sufficientemente elevata, riesce a inibire il piccolo attivatore. Così un bambino che tentasse di sviluppare per esempio la levitazione, sarebbe bloccato in vari modi e solo se riuscisse a vivere isolato potrebbe far levitare gli oggetti, ma non alla presenza di molte persone. E' difficile stabilire cosa sia utile per l'evoluzione e cosa invece la blocca. Tu vivi in questo tempo e le condizioni sono queste. Oggi gli “attivatori” come Claudio sono molto rari: spesso sono stregoni in tribù molto isolate in modo da non essere inibite dalla civiltà. La mancanza di attivatori nel quotidiano non si avverte, quindi servivano a poco, direi anzi che dopo la loro sparizione le cose sono migliorate. Voi state usufruendo di un benessere sempre più grande grazie alla Fisica. Oggi l'uomo non ha animali in competizione, i pericoli arrivano da altri uomini, non ha più la necessità di lavorare fino allo sfinimento, gode di tempi liberi, di svaghi, di possibilità di conoscere e viaggiare. Questo è stato fatto dalla Fisica, il metodo scientifico ha preteso la ripetibilità e l'oggettività, ha selezionato ciò che era ripetibile e verificabile da chiunque e ha lasciato fuori la magia, la stregoneria e l'Alchimia. Una volta l'Alchimia era la regina del sapere, ma quanti erano i veri alchimisti? Quanti erano ciarlatani che profittavano della creduloneria delle masse? Alla fine gli alchimisti e i ciarlatani furono incarcerati e sottoposti a inquisizione. Fu un male? Dipende dai punti di vista. Oggi è tempo di far rientrare l'antico sapere, come dicevo nel mio primo discorso; quando arriva, la primavera è il momento di riaprire le finestre e di avere giardino con i suoi alberi e con i suoi fiori. A mio parere molte sono le persone mature, sufficientemente sviluppate da essere adeguatamente altruistiche, a questi l'Alchimia darebbe un valore aggiunto, ma è duro far sì che aprano le loro finestre, perché sono terrorizzati dalla presenza di sedicenti maghi, astrologhi, guru, santoni ecc. visti come imbonitori, ciarlatani, lontanissimi dalla scienza. Non vogliono assolutamente essere confusi con questa categoria, e poi... perché lasciare la casa confortevole della Fisica così ben 42
verificata per addentrarci nel mondo di possibili ciarlatani? Questi estremi difensori del reale somigliano ai custodi che trattengono questa realtà: sono guardiani o carcerieri? Dipende: sono carcerieri virtuali per la persona evoluta che sta cercando di spezzare le catene dell'accordo percettivo; per superare l'ostacolo di questi carcerieri l'alchimista s’isola, lo sciamano cancella la sua storia personale, l'uomo saggio vive nel mondo con una forma di “follia controllata”; si comporta come se ci credesse, rispetta formalmente l'accordo, ma entro di lui sa che “tutto è un'illusione solidificata". Per chi è ancora un fanciullo e inizia solo ora a salire i primi gradini del sapere questi individui sono guardiani utili, oserei dire indispensabili, in quanto tenendo ferma la realtà, permettono lo sviluppo del pensiero lineare sequenziale ogni causa genera un preciso effetto. Vorrei qui precisare cosa intendevo quando dissi: “L’essere umano, all’attuale stato di evoluzione, è paragonabile a una casa che ha una soffitta all'altezza dell'albero che sta in giardino; se questa soffitta, quando arriva primavera, non sente l'odore dei fiori che spuntano nell'albero in giardino”. Considera per esempio due scienziati veramente intenzionati a capire l’essenza del creato: immagina che il primo scienziato diventi un premio Nobel della scienza, ma la sua azione si svolga SOLO nel senso del pensiero lineare. Considera un altro ricercatore, come te per esempio o come il Newton, uno che, non limitandosi alla Fisica, entri nell'Alchimia superando le sue paure interiori, tali rari individui realizzano quest’atto di coraggio perché convinti della loro sicurezza nelle loro capacità di discernere la verità. Sono disponibili ad ammettere umilmente lo sbaglio e fare marcia indietro. Il primo scienziato è come un uomo che ha sviluppato la muscolatura di una gamba in modo formidabile. Il secondo invece ha sviluppato due gambe, magari nessuna delle due è forte come quella del primo scienziato, ma sono sempre due gambe. Chi vincerà la corsa verso la conoscenza: il primo o il secondo scienziato? E' evidente che due gambe sono meglio di una se si vuole correre. Il primo dovrà necessariamente attendere, e vita dopo vita, imparare a usare anche la seconda gamba e diventare alchimista o sciamano o sacerdote...”. Camillo: “Per alcuni di noi è arrivata dunque la stagione della primavera e dobbiamo aprire le porte in modo che gli alberi del giardino partecipino all'abbellimento della casa? Questo capita a tutti?” Maestro: “Qual è il più grande Fisico che conosci?” Camillo: “Noi fisici siamo convinti che sia Newton”. Maestro: “Sapevi che, dopo la sua morte, hanno scoperto che era anche un Alchimista? Si era isolato, non aveva condiviso il secondo sapere proprio per non esasperare la conflittualità con i “carcerieri che tengono ferma la visione della realtà".Questi carcerieri sono ovunque: tra gli studiosi, tra i religiosi, tra la massa ignorante e sono di gran lunga la maggioranza. Ti raccomando, se mai scriverai qualcosa in merito, aspetta almeno di essere in “finale di stagione”. Se non avrai fama o denaro sarai nella condizione ideale, potrai perdere solo la faccia di rispettabilità, ma è un ben piccolo sacrificio, anzi è un fatto che ti aiuterà ad andare verso il “NON voler essere”. Anche Galileo di nascosto aprì le porte dell'Alchimia; sai che faceva gli oroscopi? E cosa dire di un altro grandissimo scienziato che ha realizzato l'impresa di dare all'umanità l'elettricità rifiutando per ben due volte il premio Nobel? Si tratta di Nikola Tesla, anche lui in grado di percepire altre realtà. Alcune scoperte Tesla le riportò ricavandole dalla visione di altri mondi, e ciò lo diceva apertamente, ma la cosa era vista come eccentricità del genio. Alcune nozioni e scoperte non trovarono terreno fertile in questa realtà perché presa da mondi in cui vigevano accordi che realizzavano realtà troppo distanti dalla nostra.
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Cap. 8 Conferme esterne La fede religiosa dipende da una serie di fattori sociali, psicologici ed emotivi che hanno poco o nulla a che fare con le probabilità o l’evidenza e la logica. Michael Shermer Nel periodo in cui Camillo indagava sul fenomeno della smaterializzazione della carta, insegnava in una scuola media a Castelgomberto; come docente era stimato, i ragazzi lo apprezzavano per il suo insegnamento di largo respiro. In particolare aveva instaurato un buon rapporto con i ragazzi della classe 2E. Con loro avevo rifatto l’esperimento della crescita delle piante, con buoni risultati. Un giorno ebbe un’ora di supplenza dalle 14.30 alle 15.30. Entrando nella classe trovò i ragazzi della 2E divisi a gruppetti, intenti a giocare a carte. Così colse l’occasione per parlare del fenomeno della smaterializzazione della carta da gioco. Chiesero come avveniva il fenomeno, rispose che le uniche indicazioni che lui aveva rilevato erano le seguenti: - Mescolare le carte ed estrarne una a caso, senza guardarla, svuotare la mente, immaginare di “vederla” con gli occhi della mente. - Controllare se la carta è stata indovinata. - Se è stata indovinata, il fenomeno ha maggiori probabilità di avvenire. - Appoggiare la mano sopra la carta e immaginare che si dissolva, credendo il più possibile nel successo dell'esperimento. - Quando si è soddisfatti della propria visione, controllare se la carta è cambiata. Ovviamente gli alunni vollero provare, soprattutto per perdere tempo in matematica. Camillo era molto efficiente e non amava sprecare il tempo dedicato al prezioso insegnamento della matematica, ma in quel caso fece un'eccezione. In fin dei conti, era una supplenza di un'altra materia, poi erano ancora in fase digestiva, insomma lasciò libertà per un po'. Dopo 10 minuti, mentre era intento a sistemare il registro, un grido richiamò la sua attenzione. “Professore, venga a vedere! Beppino c’è l’ha fatta!” Beppino era bianco in volto e visibilmente emozionato. Aveva percepito una strana sensazione a livello dello stomaco, ed era stato preso da una leggera nausea. Dopo un po’ si riprese, intanto i 3 amici del suo gruppetto avevano raccontato che Beppino, prima aveva indovinato la carta, e poi la carta era cambiata e l’avevano trovata all’interno del mazzo. Camillo prese una carta a caso dal mazzo e, senza guardarla, chiese a Beppino di indovinarla; il ragazzo chiuse gli occhi e descrisse la carta che stava visualizzando, Camillo scoprì la carta e controllò l’esattezza della risposta. Lo ripeté per 4 volte con carte diverse e Beppino, indovinate senza esitazione le 4 carte, (La probabilità di indovinare 4 carte di fila è 1 su 2.193.360) disse che aveva detto ciò che vedeva. Passarono 15 giorni e un lunedì, trovò “Beppino” in lacrime, chiese spiegazione ed emerse questo racconto. Beppino aveva messo a frutto la sua abilità e mostrava alla sua numerosa famiglia contadina, ( 7 figli), il passaggio della carta. Il giorno prima, lo zio era venuto in visita; incuriosito del fenomeno, esclamò: “Non ho capito il trucco, ma voglio controllare usando un mio mazzo di carte, l’ho in auto, lo vado a prendere”. Con il padre di Beppino mescolò le carte, fece uscire dalla stanza il nipote, divise il mazzo in due e di una parte controllarono la prima e la seconda carta: era l’asso di coppe seguito dal cavallo di bastoni. Fatto rientrare Beppino, gli disse di eseguire il suo trucco, se ne era capace. Beppino si concentrò come il solito pose le mani su uno dei due mazzetti, cercò di indovinare la carta che stava sopra il mazzetto, poi immaginò che essa cambiasse di posto. Fatto! Esclamo alla fine di 44
alcuni minuti. Quando lo zio controllò, costatò che nel mazzetto in cui aveva posto le mani Beppino mancavano sia l’asso di coppe che il cavallo di bastoni. Dove erano finite le due carte da gioco? Lo zio scoprì che l’asso di coppe si era spostato nel secondo mazzetto quello non toccato da Beppino, mentre del cavallo di bastoni non c’era traccia. “Dove lo hai messo?” chiesero sia il padre che lo zio. “Non so” rispose Beppino io mi sono concentrato affiche la sola prima carta scendesse da sopra finendo in basso, non capisco cosa sia successo. “L’avrai in tasca, controlla” disse il papà. In effetti, Beppino frugò nelle tasche dei jeans e, con sommo stupore, estrasse dalla tasca posteriore il cavallo di bastoni. “Credevo di intendermi di trucchi, ma questo non lo capisco, spiegamelo”, disse lo zio. Beppino rispose: “Il professore di matematica ci ha spiegato che la mente è come una bacchetta magica in grado di realizzare i desideri, io la sto usando”, rispose Beppino. “Cosa? Vuoi dire che non ci sono trucchi?” disse il padre. “Certo, non ci sono trucchi, ho usato la forza della mente”, rispose Beppino. Il padre a questo punto, gli allungò uno schiaffo in faccia, ed esclamò: “Il demonio non entrerà in questa casa, NON FARLO PIÙ”. Alla fine del racconto Beppino chiese a Camillo se poteva spiegare perché il fenomeno era cambiato; ben due carte erano sparite. Come aveva fatto il cavallo di bastoni a finire nella sua tasca? Camillo, sconcertato, si rese conto del pericolo a cui si stavo esponendo, se la cosa fosse andata in mano alle autorità preposte o peggio alla stampa. Invitò i ragazzi a tacere e si propose di non parlare più di fatti paranormali nell'ambito scolastico. Molto tempo dopo, ritrovò uno degli alunni di quella classe, ora aveva 42 anni e insegnava lettere nelle scuole medie. Parlando di quel periodo, disse che in realtà quelle esperienze furono molto utili, e aggiunse che egli nominava spesso Camillo come esempio d'insegnamento alternativo positivo, riferendosi soprattutto agli esperimenti con le piante. (N.P. I ragazzi della 2E sono ancora vivi e in grado di confermare l'accaduto.)
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Cap. 9 Il discorso della foglia Un venticello d’autunno, staccando da’ rami le foglie appassite del gelso, le portava a cadere, qualche passo distante dall’albero. Alessandro Manzoni Una delle lezioni più indicative che il Maestro diede, è ricordata come "IL DISCORSO DELLA FOGLIA" (conservo ancora la registrazione con la voce del Maestro.) Il discorso comincia con la frase pronunciata dal Maestro: “In un giorno simile a questo tanti anni fa conobbi per la prima volta colui che mi fece salire i gradini della Conoscenza, ove grande è la potenza; forse è giusto che io cominci con il dirvi ciò che mi disse il mio Maestro: “Ciò che sta in me, sta anche in voi e ciò che sta in voi, sta anche in me...”. Poi prosegue dicendo “Osservate una foglia che cade da un albero, a prima vista è una cosa senza importanza, ma in realtà la foglia è nell’universo e l’universo è nella foglia, … anche se voi non potete vederlo, mentre la foglia cade, essa attraversa un grandissimo numero di energie. Quelle stesse energie che sono servite a costruirla, sono ora riattraversate a ritroso, e in questo processo la foglia trova la sua ragion d’essere… Poi la foglia tocca la Terra, rilasciando le sue energie che si fondono con essa, donde erano partite. Arriva poi un nuovo tempo, una nuova stagione e le energie risalgono a formare una nuova foglia e il ciclo ricomincia. Così come ogni altra cosa, anche l’uomo ha le sue stagioni e quindi nasce, vive e muore e … rinasce nuovamente”. Il discorso prosegue toccando vari argomenti. In quella seduta i presenti chiesero di parlarci di cosa fosse la personalità che lui stava impersonificando nel medium, se una forma autonoma o un'autosuggestione, perché non parlava anche attraverso altre persone, quali erano i limiti delle sue possibilità nei confronti del medium e degli altri. Per tutta risposta il Maestro diede un’incredibile dimostrazione del controllo sul medium. Per esempio lo fece risvegliare, pareva lui, parlava in dialetto, aveva gli occhi aperti ma rifece il discorso della foglia in dialetto con naturalezza come fosse suo; noi però capimmo che era “Il Maestro” a parlare attraverso di lui. Il Maestro lasciò intendere che la sua influenza sugli altri era cosa delicata, dipendeva da moltissimi fattori, ma che di tanto in tanto poteva accadere. Occorreva un soggetto adatto, che non avesse controintenzioni, ma soprattutto l’intervento doveva essere in armonia con il TUTTO. Qualche giorno dopo questo discorso, a scuola accadde un episodio strano. Nell’ultima ora del sabato gli alunni potevano fare domande, anche non riguardanti le scienze, purché “sentite” e sincere. Verso la fine dell’anno nella classe 2E già citata, l’argomento fu portato sull’India e la reincarnazione. Nel bel mezzo della discussione, Beppino, quello che aveva smaterializzato la carta, alzò la mano per intervenire. Camillo gli diede la parola ed egli disse: “Io credo che la reincarnazione sia come una foglia che cade dall’albero … e torna alla terra da dove è partita …” Camillo preso dallo stupore, chiese: “Come mai hai fatto questo paragone?” “Non lo so, mi è venuto spontaneo” rispose. Voleva tentare di approfondire il discorso, ma in quel momento suonò la campanella delle 13. In un successivo colloquio, il Maestro ripropose insistentemente il concetto di creatività, 46
aggiungendo che occorreva capire, per quanto possibile, il meccanismo con cui l’universo, anche se era un sogno condiviso, veniva fatto apparire reale e concreto: “Coma fa lo Spirito a presentarsi in così tante forme?” “In che modo il tutto è vivificato dallo Spirito?” “La creazione non è stata attuata nel passato e abbandonata, ma è fatta in continuazione; in che modo lo Spirito interviene nel presente? Che ne è del libero arbitrio?” Predisse che Camillo un giorno avrebbe capito di più e lo spronò a darsi da fare. “Francamente mi stai sopravvalutando”, rispose. Il Maestro aggiunse che la sua presenza non era casuale, ma in sintonia con il TUTTO. Ogni cosa in sé non è più importante di ogni altra cosa, questo è vero in valore assoluto, ma relativamente allo stato evolutivo di un particolare individuo ci sono informazioni che assumono più rilevanza, perché aprono il percorso di crescita e rompono la diga che fa ristagnare l'acqua della conoscenza, aprendo prospettive di creatività. Secondo il Maestro il concetto più utile al momento evolutivo di Camillo era di creatività perché essa è alla base dell'espansione di ogni cosa, la creatività si allarga con la conoscenza, la quale a sua volta si allarga con la ricerca della verità a costo del sacrificio delle proprie certezze. “Nemico della creatività è l'abitudine, il ristagno, che nasce dalla paura di avventurarsi nel NON conosciuto, nel nuovo, nel diverso. Ogni nuova visione porta una ristrutturazione nel grappolo di conoscenza di un individuo, è come salire i gradini di una scala: si arriva a un pianerottolo e per un po' si sta lì a ricapitolare per riequilibrare la consapevolezza; poi si riparte come bambini curiosi. Si procede con prudenza, ma che non sia una scusa per la nostra pigrizia, per le nostre paure. Ricorda: La conoscenza aumenta la creatività, la paura la inibisce”. Disse che ogni individuo ha in sé un particolare aspetto che è unico nell’universo; “Ognuno è come un singolo colore dell’arcobaleno, ognuno è unico e indispensabile".A suo giudizio, Camillo avrebbe potuto studiare filosofia così come aveva fatto Fisica perché la sua creatività stava nell'abilità di mantenere i piedi su due staffe molto lontane: una staffa era il piacere del rigore scientifico, l'altra era l'aspetto filosofico quasi fiabesco. In seguito Camillo prestò attenzione a quello che il Maestro aveva detto sul suo carattere e si accorse di avere una particolare abilità di collegamento, di riuscire a cogliere legami tra cose apparentemente diverse, favorito da una marcata memoria su questo campo specifico. Fin dall’inizio il Maestro dichiarò che a conferma dell'importanza del principio di creatività il suo comunicare con noi sarebbe stato breve, per evitare che noi ci appoggiassimo troppo a lui e non imparassimo a essere responsabili e autonomi. “Ricordatevi, disse, se il Tutto avesse voluto creare dei burattini ubbidienti, che senso ci sarebbe in questo creare? Per quello che posso capire lo scopo della creazione è realizzare la crescita di consapevolezze autonome e creative”. “Voi dovete imparare a essere autonomi, creativi, nuovi. Io voglio evitare che, per pigrizia, smettiate di cercare da soli le risposte alle vostre domande ... tanto avete sempre a disposizione il Maestrino che vi dà le risposte!”. Il discorso della foglia portava l'attenzione sulla reincarnazione. Camillo, dubbioso su questo punto obiettava: “A cosa serve aver avuto altre vite in passato, se non le ricordiamo?” Maestro: “ Camillo neppure tu ricordi i dettagli della tua infanzia, ma non per questo essa non è esistita o non ha servito a nulla. Fai bene a dubitare in quanto occorre analizzare con attenzione ciò che si reincarna. Questo sposta il discorso sul “conosci te stesso”, è un ritornello che compare dalla notte dei tempi. (L'esortazione «Conosci te stesso», in greco antico γνῶθι σαυτόν, gnōthi sautón, o anche γνῶθι σεαυτόν, gnōthi seautón, è una massima religiosa greco antica iscritta nel tempio di Apollo a Delfi La locuzione latina corrispondente è nosce te ipsum.) 47
Maestro: “Chi ritieni di essere tu, Camillo?” E Camillo rispose: “Di sicuro sono un corpo con un cervello che ha idee, con certe caratteristiche fisiche e con personali convinzioni di base”. Maestro: “Andando più a fondo, una parte di te è il risultato dell'insegnamento ricevuto dall'ambiente: famiglia, scuola, amici, lingua, nazione... e una seconda parte, quella che esprime la tua creatività, è il tuo modo personale, sotto molti aspetti unico, di interpretare, scegliere, collegare il simbolismo della vita man mano che essa scorre. Uso il termine “simbolismo” perché è più astratto, può appoggiarsi su strutture diverse nelle epoche storiche, negli ambienti differenti. Eppure l'elaborazione del simbolismo ha una sua struttura logica che trascende il simbolo stesso”. Camillo: “Scusa, non capisco cosa intendi”. Maestro: “Immagina di conoscere un gioco con le carte, vai in un altro paese dove usano altre carte; ebbene, la tua abilità si conserva anche se i simboli cambiano. Anche se cambi completamente gioco, la tua abilità rimane e rapidamente conquisti il dominio del nuovo gioco. Per esempio, hai prima imparato a giocare a dama, poi quando hai affrontato il gioco degli scacchi, sei stato facilitato e in poco tempo hai raggiunto una discreta abilità. Eppure i due giochi sono sicuramente differenti. Tu, che hai studiato le algebre e gli spazi vettoriali, devi costatare che i principi logici e i ragionamenti travalicano la singola algebra, quindi capita un'algebra a fondo, le altre sono facilitate”. Camillo: “Quindi, se ho capito bene, la parte che si reincarna è questa abilità di analizzare i simbolismi e a collegarli in una struttura personale?” Maestro: “Esatto, quella parte di te sei tu e, guarda caso, esprime la tua creatività, man mano che fai esperienze nuove, aumentano le tue conoscenze e con esse anche la tua creatività. Nelle varie vite essa si esprime in campi specifici, in una vita nell'arte, in un'altra nella fermezza del guerriero, in un'altra nella conoscenza del saggio filosofo. Come diceva Galileo usando l'esempio della sua spirale passiamo e ripassiamo sugli stessi concetti, ma ogni volta con una conoscenza più larga. Tu credi che la creatività sviluppata da un singolo individuo possa essere buttata via? No! Essa viene aggiunta “all'oscuro mare della consapevolezza”, da lì viene rimessa in gioco, questo è il senso delle reincarnazioni”. Camillo: “Ammettiamo che ci sia questo riciclo, chi mi garantisce che è sempre lo stesso individuo a reincarnarsi, o piuttosto ci sia un collage, una mescolanza di esperienze di vari individui, in tal caso ogni vita è un fattore a se stante?” Maestro: “L'Alchimia suggerisce che ogni cosa sia sempre il TUTTO che si manifesta, quindi almeno da quel punto di vista, è sempre “LUI” che si reincarna. Entrando nel particolare, per un individuo che si è differenziato da “LUI” e vuole mantenere la differenziazione, le cose possono essere un misto, dopo ogni vita c'è un totale riassorbimento e una rimessa in gioco. In questo rimettere in gioco interviene la legge di equilibrio: “La somma delle cause ed effetti deve dare sempre zero”; a questo punto entra in gioco il Karma, cioè la necessità del riequilibrio quando si sceglie la strada. Se le varianti sono tante, sarà la più redditizia a prevalere. In molte scuole iniziatiche il dibattito su questo punto è intenso, tutti però concordano su un punto: quello che si reincarna è come minimo il Karma. La parola “karma” ha assunto una connotazione colpevolizzante, in realtà si tratta di riequilibrio. Quando uno esprime la sua creatività in disarmonia con il TUTTO, si crea un indispensabile riequilibrio, ed è giusto che chi ha mosso la causa contribuisca a riequilibrarla. In questo riequilibrio c'è insegnamento, l'individuo impara a essere armonico. Alcune religioni insistono sul concetto del “giusto agire”, un agire armonico, un agire che disturba solo il minimo indispensabile. Per esemplificare: il miglior modo di camminare tra la folla lo realizza colui che nessuno nota, è invisibile, è un guerriero che non lascia traccia. 48
Camillo: “Che colpa ha chi nasce con corpi menomati se proviene da personalità diverse?” Maestro: “E' la somma del Karma di personalità diverse a produrre quella situazione. In alternativa, dovresti per forza pensare che per chi riceve un corpo menomato è semplicemente un caso di sfortuna, e concludere che l'intero universo è lasciato al caso.” Camillo. “Il caso esiste. Quando tiro i dadi o in moltissimi aspetti anche non ludici il caso è evidente!”. Maestro: “Effettivamente il caso è una grossa componente della creatività; tenendo conto che l'UNO è diventato MOLTI, se non avesse creato un aspetto del vivere con scelte più casuali possibili avrebbe dato semplicemente una sequenzialità logica e, quindi, un percorso obbligato. (Si cerca di agevolare la creatività dando a ogni scelta di vita il massimo possibile di possibilità, queste comunque non son infinite ma in numero limitato e compatibile con la situazione inerente all'attimo della scelta). L'omnicreatività necessita dell'aspetto casuale. Ti ricordo che nella meccanica quantistica, il principio d'indeterminazione di Heisenberg stabilisce i limiti nella conoscenza e nella misurazione dei valori di grandezze fisiche coniugate fra l'incertezza sulla posizione e quella sulla quantità di moto di una particella”. Camillo: “Questo principio è stato confermato da innumerevoli esperimenti e rappresenta un concetto cardine della meccanica quantistica che sancisce una radicale rottura rispetto alle leggi della meccanica classica". Maestro: “Su come stiano le cose anche dal mio piano di esistenza sono difficile da definire; quello che emerge con chiarezza è che l'intero universo sembra avere “desiderio di creatività".Questo è ciò che si costata, ciò che si manifesta. Per realizzare la creatività sembrerebbe che quando L'UNO genera i MOLTI, questi MOLTI abbiano una perdita di memoria forzata e voluta”. Il Maestro fece una lunga pausa, poi riprese: “Assomiglia a quello che accade all'uomo nelle reincarnazioni, se ricordasse il precedente, ripeterebbe gli stessi errori, e sarebbe sempre cristallizzato su certe convinzioni. Si vede bene nella vecchiaia, nella maggior parte degli individui c'è un aggrapparsi al vissuto, alla presunta saggezza raggiunta. Pensa a quanto costa a un anziano il cambio di abitudini: una tragedia! Ecco la necessità di rimescolare le carte usando la perdita del ricordo, per ripartire da capo, quasi vergini, nuovi al mondo che si apre a noi”. Camillo: “Per quanto riguarda il singolo, le cose appaiono diversificate, io, per esempio, credo di sapere di alcune mie presunte vite precedenti ad Atlantide, come sacerdote in Egitto, come giovane SS nell'ultima vita in Germania. A dire il vero, i ricordi sono immaginati come un sogno, una fantasia; solo l'ultima vita da SS ho avuto realtà, conferme e mi ritrovo ancora problemi sulla gamba sinistra dopo che mi hanno sparato procurandomi la cancrena, il taglio della gamba e infine morte a 16 anni. Ci sono persone che invece ricordano nettamente il loro passato: come si spiega?”. Maestro: “La capacità di ricordare dipende da vari fattori. Un individuo molto avanti nell’evoluzione ricorda più facilmente, ma anche per lui ci sono alcune limitazioni. Occorre che il fatto di ricordare non produca frenate nello sviluppo della creatività; i rimorsi, le vendette o altro devono essere superabili con un certo grado di evoluzione. A ben guardare, ogni situazione vissuta è una lezione da superare; se in questa vita è stata superata, allora l'individuo è in grado di reggere il ricordo di qualche episodio di vite precedenti". Camillo: “Che cosa intendi per un individuo 'molto avanti' nell'evoluzione?” Maestro: “Un individuo che ha sviluppato la totalità del suo essere. Mi spiego meglio: c'è una parte dell'essere umano che è sconosciuta, vuoi chiamarla anima? Fantasma? Se ne parla in tutte le 49
religioni, anche nella cattolica, ti ricordo che Gesù si presentò ai discepoli dopo morto con un “corpo di luce".Il nome non ha importanza, basta intenderci. Tutti gli esseri umani, animali, vegetali, ma anche minerali hanno questo “corpo di luce”, che può essere diversamente sviluppato; con riferimento alla specie umana esso appare come un tipo di fotocopia del corpo fisico più o meno denso, più o meno dettagliata. In un individuo poco evoluto il corpo di luce potrebbe apparire come un pupazzo dagli arti appena abbozzati. Viceversa in individui completi esso è il “doppio”, cioè un corpo di luce identico o persino superiore al corpo fisico”. Camillo: “Questo si trova in tutti i libri di parapsicologia. Claudio lo usa per i fenomeni, il mio gruppo lo chiama “corpo astrale".Puoi dirmi qualcosa di più su questo tema?” Maestro: “Il termine 'corpo' non deve essere fuorviante; va pensato come un aggregato d’idee tenuto insieme da un centro di attrazione come una calamita che attira limatura di ferro. Pensa a un aggregato di modi di pensare, valutare, percepire. Ricorda un po' le costruzioni che si possono fare con i mattoncini di lego nei giochi per bambini. Il corpo astrale finché non è formato stabilmente è molto fluido. Immagina per esempio che ogni notte quando ti capita di utilizzarlo è un po’ differente dal precedente, inoltre se ne avessi la capacità, potresti disassemblarlo e costruirlo in modi differenti, per esempio darli le caratteristiche di un animale o altro. Questo però implica il raggiungimento di una certa abilità che si raggiunge con l’evoluzione. Camillo: “Caspita! Quindi è come se io ricostruissi il corpo astrale ogni notte a seconda dello stato d’animo con cui mi addormento. Se mi tramutassi in un falco, gli altri lo vedrebbero?”. Maestro: “Lo vedrebbero solo coloro che sono con un corpo astrale in accordo con il tuo essere, oppure individui particolari dotati di veggenza”. Camillo: “Potrebbe essere visibile anche sul piano materiale?" Maestro: “Sì in alcuni casi, ciò richiede molta evoluzione e di livelli energetici elevati”. Camillo: “Come mai il corpo astrale sembra la fotocopia del corpo fisico?” Maestro: “La sua costruzione è legata al tuo modo di pensare, al tuo modo di concepire te stesso, e questo ha una sua stabilità, le variazioni di notte in notte sono sui dettagli. Più avanti nell’evoluzione esso non è più costruito in automatico, ma l’uomo evoluto impara a determinarlo con la volontà. Al tuo livello potresti provare a costruire con intensità un modello, per esempio di falco, ma dovresti comprendere l’essenza di essere falco, percepirla intensamente entro di te e ripeterla fortemente prima di addormentarti. Avendo sufficiente energia disponibile potresti assemblare il tuo corpo astrale e farlo diventare più o meno simile a un falco”. Camillo: “E’ importante riuscire a costruire il corpo astrale a piacere?” Maestro: “Sì! è una meta agognabile, ma per farlo devi prima vivere la vita con intensità e attenzione. Solo il vissuto può insegnare, tu non puoi fare un bel tema se prima non impari a scrivere e non leggi molti libri da cui apprendere, quindi il concentrare l’attenzione sulla manipolazione del corpo astrale deve avvenire quando si è raggiunta una certa evoluzione. Quando sei pronto, arriva l’insegnamento adeguato”. Camillo: “Il corpo astrale può essere usato per imparare ed evolversi? Maestro: “Certamente, purché tale corpo sia stabilizzato ed evoluto. Per esempio io sto parlando con te e tu potresti dire che è il mio corpo astrale che ha sostituito il corpo che mi ospita. Questa è una buona approssimazione, ma devi vederla in modo “morbido”, assomiglia a una risonanza. In realtà c'è un miscuglio tra il mio modo di valutare e il modo di valutare del medium. In questo caso le condizioni favorevoli permettono che la maggior parte dell'informazione venga da me, ma in molti altri casi prevale la personalità del medium. Quindi ti invito alla prudenza, niente devozione 50
ignorante, niente deve essere dato per scontato, usa la verifica più che puoi”. Camillo: “Come esisti quando non sei nel corpo del medium?” Maestro: “Esisto nella collettività, come potenzialità, esisto anche come soggettività, ma in un modo fluido, difficile da spiegare. D'altra parte a te interessa capire cosa sono in questo momento, ebbene immagina il corpo fisico come una macchina per scrivere, la personalità del medium si allontana un po' e mi lascia spazio per scrivere ma non del tutto, dipende dal momento, dai presenti e da tanti altri fattori”. Camillo: “Sono contento dei tuoi insegnamenti, ma mi sento sbilanciato, come se non ci fosse niente di solido cui appoggiarsi. Cos'è reale alla fin fine?” Maestro: “Tutto è reale e niente è reale! Amplia costantemente la tua visione, esercitati sul ragionamento circolare”. Camillo: “Caspita! Questo pensiero circolare afferma che è vero tutto che il contrario di tutto!”. Maestro: “Esatto! NON esiste una verità in sé, ma solo una verità condivisa. Il mio primo discorso iniziale comincia proprio col dichiarare che la verità non esiste. Io esisto per te, per il gruppo cui appartieni, ma per gli altri posso esistere in rapporto alle loro decisioni. Quella che tu chiami realtà fisica sembra la verità, ripetibile, oggettiva, ma questo è vero solo sull’immenso accordo appoggiato su simbolismi che altro non è se non “sogni” statici rispetto al vostro tempo: sogni statici che puoi vedere come atomi, quark, o altro. E' stata creata una meravigliosa struttura di CONDIVISIONE”. Camillo: “Quindi le realtà e le verità sono infinite!” Maestro: “Certamente! I tuoi sogni, se riesci a renderli vividi e densi, saranno la tua realtà, se condividerai questi sogni con altri, avrete una micro-realtà sognante un po' più grande perché condivisa. La misura della realtà è data dalla possibilità di condivisione. Potresti dire che l'unità di misura di una realtà è data dal numero di chi la condivide. Chi entra nel sognare intenso che parte dall'uscita astrale e va verso mille varianti esplorative, scoprirà che esiste altri mondi percepibili con altri tipi di corpi; per i quali sono altrettanto reali, mentre per loro, questa realtà è un tipo di sogno condiviso. Entrare nel campo del sognare uscendo da quest’accordo percettivo chiamato realtà è interessante ma molto pericoloso, ci si può perdere facilmente, si creano addirittura piccole realtà soggettive che si credono assolute. Quando si usa il corpo astrale, vale il detto: È reale ciò che è d'accordo sia reale Se più persone viaggiano insieme col corpo astrale la realtà che sembra prevalere viene “impostata” da chi ha più energia, più fantasia, più creatività. Esistono casi in cui si riesce a entrare in realtà alternative create da altri esseri e condivise da così tante entità, da essere simili alla nostra realtà". Camillo: “Ma allora potrebbero essere vere contemporaneamente due realtà contrapposte”. Maestro: “Sì! Realtà opposte possono coesistere e divenire reali per alcuni, e fantasie per altri”. Camillo: “Altro che relatività: qui siamo nell'esasperazione della relatività!” Maestro, ridendo: “Non immagini quanto sei nel vero; man mano che ti addentrerai nel pensiero circolare, scoprirai che il tempo è una “colla” che può essere tolta. Si arriva a trovarsi dentro una situazione del tipo: “Chi è padre è anche figlio” oppure ci s’imbatte in individui che vivono scollati dal tempo e fanno più vite contemporaneamente. Questo rende l'Alchimia indigesta allo scienziato abituato al pensiero lineare”. Camillo: “Effettivamente non capisco: queste frasi ermetiche sono sconcertanti. Potresti farmi un 51
piccolo esempio sulla frase “chi è causa è anche effetto”?” Maestro: “Un esempio ti può venire dai sogni. Supponi che una persona, usando il corpo astrale, sogni di cadere in un burrone. Si sveglia spaventato e pensa che la colpa della sua paura sia dovuta al sogno, ma in realtà ha avuto quel sogno perché nascosta dentro di lui, c'era quella paura. Nel pensiero circolare il tempo conta poco o addirittura non esiste. Per renderti reale la cosa, pensa a come cambia il trascorrere del tempo quando sogni. Insomma le frasi alchemiche si possono capire solo se si comprende intimamente che questa realtà è una specie di sogno denso, che tutto è un sogno, che tutto è mente in azione, che è mente che fantastica, che è mente che condivide: l'universo è mentale”. Il Maestro consigliò a Camillo di evitare di entrare in conflitto con altre persone, spesso il miglior aiuto e quello di lasciare nel loro brodo le persone. Insistere nel voler dare loro il nostro modello dell'universo può produrre l'effetto contrario. Il Maestro disse: “ Il detto alchemico: “Non dare le perle ai porci” non va inteso che si devono considerare quelli che non condividono la nostra visione come porci, ma semplicemente non dare cose di valore a persone che non le possono apprezzare, se non è il loro momento; chiuderebbero ancora di più le loro porte, e il profumo del giardino resterà fuori per più tempo. Per essi ci saranno altre stagioni e altre opportunità. Quando interagisci con persone sconosciute, guarda innanzitutto quanto sono disponibili a capire che l'universo è una specie di sogno. Se s’irrigidiscono oltremisura, prima di arrabbiarti, ricorda come reagisti tu la prima volta che qualcuno te lo disse. Ricorda: la faccenda dell'universo mentale è dura da digerire, soprattutto in questi tempi scientifici. La scienza appoggiata sul verificabile ha dato moltissimo, ha creato benessere, è trasmissibile è condivisa da tutti. In Alchimia si dice che per evolvere occorre “uccidere la mamma che ci ha creato”, non è una bazzecola, serve mentalità forte e libera da condizionamenti”. Gli incontri col Maestro durarono per circa 6 mesi. Alla fine il Maestro salutò tutti invitandoli a mettere in pratica ciò che avevano appreso, non si manifestò più con quel medium, ma continuò a manifestarsi con altri medium, lasciò in eredità la medianità di Claudio che fu introdotto alla medianità dal Maestro stesso.
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Cap. 11 Claudio diventa un medium Non accusare gli spiriti disincarnati sofferenti, per tue sconfitte nella lotta. Osserva il ritmo della tua vita, esamina le tue azioni e reazioni, i tuoi modi e attitudini, tuoi compromessi e determinazioni, e riconoscerai che tu hai la situazione che cerchi e raccogli esattamente quello che semini. ANDRÉ LUIZ Quando Claudio entrò nel gruppo, non aveva manifestato fino allora alcuna medianità, ma alla quarta o quinta partecipazione alle sedute medianiche come semplice spettatore, perse i sensi ed entrò in un sogno vivido. Al risveglio il Maestro disse che Claudio possedeva un'attitudine medianica, e chiese a Claudio se fosse disponibile ad andare in trance nell'incontro successivo. Claudio accettò. All'incontro successivo Camillo fu incaricato dal Maestro a dirigere la seduta. Maestro: “Se questa sera il signor Claudio è disponibile, tenteremo di mandarlo in trance. Io eseguirò la prima fase, poi me ne andrò e Camillo dovrà dare i comandi adeguati; ecco le istruzioni ...” La serata fu incredibile, a un certo punto il Maestro cambiò completamente il tono della voce, da suadente e dolce diventò forte e incisivo, si udirono ordini perentori come: “Spirito delle tenebre, entra, te lo ordino, prendi possesso del corpo”. Camillo sembrava di assistere a un film dell'orrore ed era spaventato della piega che aveva preso la seduta. Il corpo di Claudio cominciò a vibrare e a scuotersi così che la poltrona su cui sedeva si rovesciò di lato. Ancor più drammatico fu che anche il corpo del medium del Maestro cominciò a scuotersi. A un certo punto il Maestro disse: “Ecco fatto, ora me ne vado. Camillo continua tu!".A quel punto il medium che impersonava il Maestro, uscì dalla trance e divenne spettatore cosciente. Nel frattempo Camillo si accinse a comunicare con Claudio in trance. Si presentò un'entità che all'inizio, ebbe difficoltà a comunicare, sotto le istruzioni impartite a Maestro Camillo questi, con pazienza e determinazione, risolse il problema. Finalmente l'entità disse di essere morta in un incidente aereo, diede i riferimenti e poi confermati come veri. Alla fine di quella seduta Claudio riprese conoscenza con una certa difficoltà, il Maestro ritornò nel corpo del solito medium. Maestro: “Camillo, hai capito cosa è successo?” Camillo: “No! ho visto che Claudio si scuoteva, ma non ho capito perché; anche il corpo del medium con cui stai parlando si scuoteva, e ti confesso che i due fatti mi hanno spaventato”. Maestro: “Per rompere la rigidità data dalla paura di abbandonare il corpo fisico, ho dovuto far intervenire un'entità “densa”, collocata più vicino al vostro piano di esistenza vibrazionale; tu la chiameresti un'entità “bassa".Questa entità poteva entrare facilmente in un bel guscio vuoto rappresentato dal corpo del medium con cui parlo, o entrare nel corpo di Claudio scalzando di forza il suo corpo astrale. Dopo i primi tentativi infruttuosi di entrare in Claudio, l'entità “bassa” si rivolse al corpo del medium trovando lì una situazione più utilizzabile e tentò di scalzarmi impadronendosi così di questo corpo, ma io combattei e glielo impedii: ecco la causa degli scuotimenti. Vinta la battaglia, ho riportato questo corpo allo stato di veglia in modo da impedire ulteriori tentativi d’invasione. L'entità “bassa” non aveva più scelta e anche col tuo aiuto ha finito con l'entrare in Claudio. Da adesso in poi, le cose andranno meglio”.
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Camillo chiese: “Tu potrai manifestarti anche con Claudio in futuro?” Maestro: “Claudio possiede una natura molto diversa dalla mia, sarà un medium a effetti fisici con molta realtà sul vostro piano. Però il suo essere non è adeguatamente morbido rispetto al mio aspetto filosofico, quindi i nostri contatti attraverso la sua medianità saranno necessariamente brevi e saltuari”. Inutile dire che fu profetico. La medianità di Claudio crebbe rapidamente e portò al manifestarsi di varie entità che si presentarono con nome e cognome e fornirono tutte le informazioni necessarie per trovare dove erano vissute. Camillo era allibito, ma sempre dubbioso e attento a che questi personaggi e le loro storie non fossero conosciuti da Claudio. Per quanto poté costatare era impossibile che Claudio sapesse ciò che era rivelato. Ben presto un'entità si presentò più frequentemente delle altre e diventò lo spirito guida chiamato “Pino". Camillo assieme alla moglie e a Claudio, si recarono nel cimitero indicato e trovarono la tomba di Pino. A quel punto contattarono con prudenza la moglie di Pino che era ancora viva ed ebbero conferme stupefacenti. Non è compito di questo scritto raccontare tutti gli incredibili episodi che si ebbero con la medianità di Claudio. Un tipico sistema di interrogazione è quello della tavola “ouija.” Questo strumento consiste in una piccola tavola con le lettere dell'alfabeto e con i primi dieci numeri (da 0 a 9 o da 1 a 0). Sulla tavola o quadrante si colloca un piccolo pezzo di legno triangolare, che poggia su tre sfere di cristallo in modo che possa scorrere facilmente. Un pomeriggio in cui stavano facendo una seduta di questo tipo, un comune bicchiere sostituiva la tavolozza mobile di legno si muoveva scivolando facilmente sulle lettere dell'alfabeto poste circolarmente. In quel momento c'erano solo 3 persone che appoggiavano il dito sul bicchierino, Claudio, Camillo e un amico. Claudio si allontanò per rispondere al telefono e l'amico tolse il dito cosicché il solo Camillo aveva il dito sopra il bicchiere, questo continuò a muoversi fornendo indicazioni. La spinta sul bicchiere era per forza fatta da Camillo in quanto era l'unico che manteneva un contatto fisico sul bicchiere. In queste condizioni, con meraviglia di Camillo, si presentò un'entità che diede tutti i riferimenti su di sé e sulla sua morte, tutti verificati in seguito. L'unico che poteva barare era il solo Camillo, ma lui sapeva di non aver mai pensato alle esatte informazioni che furono rivelate di cui era assolutamente all'oscuro. Il Maestro si manifestò pochissimo nella medianità di Claudio, limitandosi a brevi saluti; in compenso Camillo assistette a fenomeni fisici stupefacenti. Una volta assieme a Loris stavano controllando un chiodo in cui poco prima era stato appeso un quadro con una bordatura massiccia pesante parecchi chili, il quadro si staccò dalla parete e attraversò la sala galleggiando orizzontalmente nell'aria, c'era abbastanza luminosità da distinguere nettamente tutto. Ebbene, il grosso chiodo di acciaio infisso nel muro cominciò a uscire dalla parete a scatti, come se una forza misteriosa desse martellate invisibili, finì con l’uscire completamente. Difficile pensare a trucchi. Gli episodi incredibili si susseguirono in modo impressionante: si arrivò ad andare a risolvere problemi familiari a più di 200 km di distanza dove nessuno poteva conoscere la situazione di quella famiglia. A volte era Pino, lo spirito guida, che suggeriva di andare a curare una certa persona. Camillo rimase ancora più esterrefatto quando fu segnalato un ragazzo moribondo che abitava non troppo lontano. Preso contatto velocemente con la madre, si certificò che il ragazzo era affetto da una grave forma di leucemia in fase terminale: non mangiava più, vomitava tutto, tanto che i medici diagnosticavano pochi giorni di vita. Alcuni membri del gruppo si recarono a casa del ragazzo e Claudio entrò in semi-trance così lo spirito guida poté manifestarsi. Una strana nebbia luminosa avvolse il corpo del ragazzo quando il gruppo eseguì una pranoterapia. Il ragazzo si 54
addormentò; al risveglio chiese di mangiare qualcosa e non vomitò. Il giorno dopo ritornò a giocare. Si gridò al miracolo. Quel ragazzo di 11 anni visse per altri vent'anni, ma poi colpito da un altro tipo di tumore e morì. Un'altra volta il medium andò al capezzale di un signore colpito da paralisi facciale a causa di un embolo improvviso sul cervello; i medici dissero che il caso era disperato perché la localizzazione dell'embolo non permetteva un intervento chirurgico che preservasse la vita del paziente. In quell'occasione Claudio si recò al capezzale con un medico e con un frate che frequentava il gruppo partecipando alle sedute. (Il religioso aveva ricevuto la dispensa dal vescovo, per motivi di studio e verifica). Il paziente era semicosciente, il volto era per metà distorto. Creato un adeguato isolamento dai curiosi, Claudio fece una pranoterapia concentrandosi sulla smaterializzazione dell'embolo: sotto gli occhi degli astanti, il volto si ricompose ritornando normale e la fortissima emicrania sparì. Guarito! Le radiografie confermarono la sparizione dell'embolo. Il medico presente alla pranoterapia disse che la guarigione poteva accadere naturalmente anche se in casi rarissimi, ma la contemporaneità della guarigione con la pranoterapia era qualcosa d’incredibile. La fama di Claudio crebbe soprattutto sotto l'aspetto del guaritore; arrivarono molti curiosi o bisognosi, ci furono contatti con medici, questori, magistrati, prestigiatori professionisti e giornalisti. Un problema si verificò quando il noto giornalista Renzo Allegri contattò Claudio, perché stava scrivendo una serie di articoli sul paranormale sul settimanale “Gente". Camillo rimase nascosto nell'ombra, citato solo con un pseudonimo, per non compromettere il suo ruolo di Fisico e insegnante. Quindi fu Marcello Benincà che si espose. Renzo Allegri incontrò Claudio più volte e costatò il verificarsi dei fenomeni con le carte da gioco, ma Claudio nell'euforia raccontò molto... troppo! Ne seguirono 3 articoli in prima pagina sul settimanale “Gente” che aveva una buona tiratura. Il titolo era altisonante: “Scoperto a Castelgomberto l'uomo del secolo..".oppure “Non c'è nessun segreto per quest'uomo” e giù racconti di guarigione, di collaborazione con la giustizia, di comunicazione con i morti. Era tutto vero, ma raccontato così sembrava che Claudio ne avesse il completo controllo, il che NON era. Si aprì una diatriba mediatica notevole. Per rendere l’idea, su internet ho trovato una recensione di Vittorio Marcozzi di cui riporto in fotocopia un pezzo.
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La recensione di Vittorio Marcozzi (1908-2005) confermò a Camillo quanto pericoloso sarebbe stato esporsi, soprattutto a quei tempi (anni 1970). Marcozzi, l'autore di questa recensione è chiaramente in buona fede, ma commette un errore: afferma che Renzo Allegri riporta senza aver verificato. Affermazione gratuita: Marcozzi NON ha verificato che Allegri non avesse verificato, suppone solo che sia così. Nello specifico caso di Claudio, ad Allegri vennero mostrati i fenomeni. Certo è facile criticare ponendo dei dubbi, sta di fatto che mentre Allegri si recava sul posto, parlava e cercava verifiche, questo “recensore” se ne stava al calduccio nel suo studio, immaginando la situazione e analizzandola con pensiero scientifico basato sulla verifica (e su una linea cattolica piuttosto preconcetta). Camillo la verifica l'aveva fatta rigorosamente; dire che tutto era opera di illusionisti, era una conferma alchemica di quanto aveva detto più volte il Maestro: Occorre andare al Sapere senza preconcetti, come chi va alla fonte con il bicchiere vuoto e un po' di umiltà, "cappello in mano". In seguito arrivarono vari prestigiatori, cioè specialisti nel campo dell'illusionismo. Un prestigiatore rimase così sconcertato da telefonare il mattino seguente e disse: “Ho sempre pensato che tutto fosse illusionismo! MAI avrei creduto possibile quello che ho controllato”. Non tutti erano così scettici come quel recensore. Migliaia di persone, da tutta Italia, bussarono alla porta di Claudio; la maggior parte per richiesta di guarigioni. Sia Marcello sia Claudio furono travolti dalla notorietà, non avevano più un momento di pace. All'inizio Claudio cercò di esaudire le richieste, ma poi fu materialmente impossibile. Alla fine dovette rifugiarsi in Svizzera presso una sorella. A differenza di ciò che si crede, la notorietà è una brutta gatta da pelare: Claudio lo sperimentò a sue spese. 56
Visto il disastro mediatico, Camillo fu incaricato di fare da filtro; egli pretese di leggere gli articoli prima che uscissero, ma quella richiesta non poteva essere garantita, le esigenze editoriali venivano prima. Così non se ne fece nulla. Camillo si trovò a operare in sintonia con il professore Sadi (Assaad) Marhaba, docente di psicologia presso l'università di Padova. Questi, da vero ricercatore aperto, usò sempre prudenza e, come Camillo, si mantenne nell'ombra. Anche lui, sconcertato, poté assistere a verifiche convincenti. A quel punto di comune accordo i due contattarono un importante professore di Fisica di Padova il prof. Dallaporta «Galileo Galilei» è il testo teatrale più noto di Nicola Dallaporta Xydias (nato a Trieste nel 1910 e morto a Padova nel 2003), fisico insigne, ma anche una personalità poliedrica, cultore di metafisica e teologia e pure drammaturgo. Era una persona squisita sotto tutti i punti di vista, Camillo aveva sostenuto con lui l'esame di “fisica teorica”. Quando Camillo gli raccontò privatamente le sue verifiche fatte su Claudio con le testimonianze di 2 professori sinceri, Dallaporta si incuriosì e disse: “Capirete bene che non posso credervi sulla parola; per quanto uno sia aperto, sarebbe un folle se non pretendesse la verifica!” Si organizzò una serie di tre incontri privati con Claudio. In ballo c'era la famosa trasmutazione della carta. Si prese contatto con un professionista delle telecamere e all'insaputa di Claudio si nascose una telecamera in una finta TV. Purtroppo nei tre incontri Claudio non riuscì mai a fare la trasmutazione, e così si chiuse quella sperimentazione. Camillo non fu stupito dell'insuccesso, sapeva bene che con persone nuove, per quanto aperte, ci voleva del tempo perché le loro credenze si ammorbidissero e l'accordo percettivo cedesse. Alcuni diranno: “Ecco! Appena altri ricercatori operavano scientificamente, il fenomeno non avveniva, il trucco era evidente". Altri diranno: “Strano, se fosse stato un trucco da prestigiatore sarebbe stato ripetibile. In effetti, durante gli incontri con Dallaporta, Claudio era svincolato, perché era concessa maggiore libertà d'azione rispetto alle prove fatte sotto il controllo di Camillo; quindi, cosa gli avrebbe impedito di eseguire il suo presunto gioco di prestigio?”. Che cosa credere? Dipende da dove si è intenzionati ad arrivare, dipende da cosa difendiamo entro di noi: questo è un classico caso di pensiero circolare, mancando un accordo dato dalla verifica, possiamo tranquillamente ragionare mettendo il carro davanti ai buoi. Camillo, con l'assistenza della moglie, aveva verificato così bene il fenomeno da non avere il minimo dubbio sulla “trasmutazione della carta".Era solo evidente che non era ripetibile a comando e che gli spettatori incidevano moltissimo sulla riuscita della prova. La medianità di Claudio ebbe una crescita notevole, ma poi con l'arrivo della vecchiaia cominciò a scemare. Purtroppo Claudio si era innamorato del ruolo del guaritore e come tanti medium prima di lui cercò di mantenerlo servendosi di accorgimenti o trucchi infantili quando le energie calarono. Gli episodi che seguirono finirono con mettere in dubbio addirittura i successi trascorsi.
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Cap. 12 Oriella e il corpo astrale Leggere un libro credere in qualcosa di nuovo non è uscire dal mondo, ma entrare nel mondo attraverso un altro ingresso. Le comunicazioni con il Maestro avevano risvegliato in Camillo il desiderio di “spiritualità”. A Valdagno, alla fine degli anni '70, andava di moda un gruppo di meditazione che si rifaceva a un giovane personaggio che aveva ricevuto dal padre l'eredità di portare avanti una forma di meditazione che favoriva stati interiori d'amore. Il novello guru aveva preso il nome di Guru Maharaji (Prem Rawat worship Perfect Master). In una sala affittata dai membri del gruppo i discorsi fatti dagli adepti che avevano ricevuto la così detta “conoscenza".Si trattava di 4 tecniche di meditazione per 15 minuti ognuna da praticarsi due volte il giorno. Ascoltando quelle manifestazioni di amore, Camillo si accorse che a volte il suo stato d'animo era trascinato in una sorta di felicità che non aveva una spiegazione logica; Camillo la definiva: “Autosuggestione cosciente verso l'amore universale”. Dopo qualche mese volle frequentare il corso di preparazione per ricevere gratuitamente le 4 tecniche. Il primo corso non andò a buon fine, quando Camillo si rifiutò di fare la solenne promessa di dedicare tutto se stesso a quel guru. “Vogliamo scherzare? Io non firmo cambiali in bianco, tenetevi la vostra meditazione!” disse Camillo. Passò un po' di tempo e in un altro corso con un insegnante più aperto ricevette le 4 tecniche. Le praticò per molto tempo ottenendo discreti risultati. Il sistema devozionale non era adatto a un soggetto troppo razionale com'era lui. Frequentando quell'ambiente ebbe modo di costatare la forza dell'auto-suggestione. Era chiaro che almeno una parte del gruppo traeva grossi benefici dal sistema ispirato a devozione. Gli capitò di meditare intensamente per interi giorni e si trovò in stati emozionali gradevoli; in ciò, a suo parere, il guru c'entrava poco, il punto di forza era la meditazione. Faceva parte del gruppo Oriella, una bella signora con la quale nacque un'amicizia destinata a durare fino alla sua fine. A fare da collante fu il comune interesse per il paranormale. Oriella aveva sperimentato leggere forme di trance, amava dare gratuitamente veggenze usando le carte, era una buona mamma e una buona lavoratrice. La cosa che incuriosì molto Camillo fu la capacità di uscire dal corpo fisico paventato da Oriella. Disse che, sotto i consigli di un'amica, si era esercitata a premere profondamente il centro dello sterno con una particolare respirazione, e a volte accadeva che scivolasse fuori dal corpo. Camillo ovviamente tentò la tecnica ma non accadde nulla, fino a che, qualche tempo dopo, una persona gli raccontò di una strana tecnica chiamata: “stella cometa".L'individuo con le braccia in avanti faceva delle flessioni con inspirazioni profondissime. Inspirava profondamente per 10 volte e tratteneva il respiro, subito dopo una persona addestrata lo prendeva da dietro comprimendogli fortemente lo sterno e sollevandolo di peso. A quel punto espirava. Quando Camillo lo fece e si trovò di colpo in un altro ambiente: il giorno era diventato una notte buia senza stelle e lui si ritrovò in campagna, vicino a un grandissimo falò con molte persone attorno che cantavano, canzoni forse gitane. Camillo stava per unirsi al gruppo dei cantanti quando si svegliò. Era disteso sul divano ma non capiva più nulla, non ricordava chi era, cos'era, come mai era lì. Si riprese lentamente e chiese quanto tempo fosse stato svenuto, “due, tre secondi” gli dissero. “non è possibile! Esclamò, m'è parsa un'eternità”. Provò a ripetere l'esperienza ma era sopraggiunta una paura dell'ignoto che lo tratteneva. Oriella e altri del gruppo di meditazione si riunivano di tanto in tanto e provavano a fare sedute medianiche. La medianità di Oriella era molto instabile, si presentavano fugacemente personalità molto eterogenee. Spesso, dopo pochi minuti, il corpo astrale di Oriella riprendeva il controllo del 58
corpo fisico e “rientrava” e Oriella riconquistava la consapevolezza normale e non ricordava nulla. Il maestro si manifestò anche con lei ma sempre brevemente; più che discorsi didattici si limitava a dare consigli. Rari erano i momenti in cui parlava del pensiero circolare “alfa e omega”. Nelle sedute con Oriella, Camillo ebbe un paio di episodi che prospettavano l’agognata verifica. Poiché in seduta le entità gli avevano detto che vedevano il suo corpo astrale parzialmente slegato dal corpo fisico, asserivano che avrebbe dovuto esercitarsi a usarlo. Camillo seguì il consiglio e ci provò in varie occasioni. Durante una seduta a immedesimazione di Oriella (l'entità esterna prende il completo controllo del corpo del medium e parla attraverso di esso), Camillo introduceva la trance, guidando e invitando il medium a lasciare libero il corpo fisico mediante l'allontanamento del suo corpo astrale in modo che un’entità esterna potesse penetrare nel guscio vuoto del corpo e manifestarsi. In quell'occasione però l’allontanamento non era stabile perché il corpo astrale della medium cercava di rientrare nel proprio corpo e così la comunicazione era interrotta e frammentaria. Senza dire niente, Camillo si concentrò e immaginò di trovarsi con il corpo astrale vicino a quello della medium, seduti assieme sul divano posto in fondo alla sala. La comunicazione migliorò e l’entità presente nel corpo della medium (il Maestro in quell’occasione) poté parlare senza essere interrotta. Quale fu però la sorpresa quando l’entità disse: “Bravo Camillo! Continua a tener occupato il corpo astrale della medium lì sul divano”. Ovviamente restò molto sorpreso, perché aveva solo immaginato la cosa, ma non si era percepito come fuori dal corpo. “Caro Camillo, disse il Maestro, non te ne sei accorto, ma hai sviluppato abbastanza bene il tuo corpo astrale e da un po’ di tempo lo stai utilizzando”. “In che senso?” chiese. “Per esempio: che ne diresti delle uscite astrali notturne?” Camillo rispose: “Non ricordo assolutamente niente, e se non ricordo è come se non esistessero”. “Sbagli a pensarla così”, replicò il Maestro. “Di questo abbiamo discusso già a lungo parlando delle vite precedenti, rispose Camillo, che senso ha parlare di vite precedenti quando poi non ne abbiamo memoria? A cosa serve? Possiamo raccontarci tutte le fandonie che vogliamo: niente verifica, bensì pura illusione!". Il Maestro che parlava con il corpo della medium fece una piccola pausa e riprese: “Che cosa diresti, se tu ed io, tenendoci sotto braccio, fossimo andati a passeggiare in un certo giardino, parlando dell’universo e poi ci fossimo seduti su una panchina davanti a una fontana a osservare gli zampilli che andavano dal basso verso l’alto?” Caspita! Stava descrivendo una scena che una settimana prima Camillo aveva visto, uscendo da una meditazione yoga fatta in solitudine a casa. Era certo di non averne parlato con anima viva. In quell'occasione Camillo fece una semplice considerazione e pensò: “Se io potessi incontrare fisicamente il Maestro, non vorrei avere un rapporto di sudditanza, cattedratico, dall’alto in basso. Vorrei invece un incontro come quello che ho con i miei allievi (nelle ripetizioni di fisica): smetto di stare sui libri e di aggrapparmi alle formule, esco a camminare e parlo loro da amico ad amico. Il concetto deve passare senza uso di formule. Le formule arrivano dopo, esse sono una sintesi di ciò che si è compreso.. Così si vide camminare sotto braccio con il Maestro sedersi davanti ad una fontana… Esattamente come descritto da lui. “Mi hai letto nella mente” rispose Camillo. “Questa scena l’ho immaginata nella tal occasione …” “Stai commettendo un errore !” rispose il Maestro. “Metti il carro davanti ai buoi, confondi la causa 59
con l’effetto, nel pensiero circolare. Prima cosa, io non ti ho letto nella mente, quell’episodio non lo stavi pensando. In realtà la notte prima tu ed io ci siamo incontrati veramente in astrale. L’astrale, come sai, non è registrato dai neuroni dal cervello. E’ uno stato vibratorio molto superiore a quello fisico. Grazie a quella meditazione yoga ben fatta, sei riuscito ad agganciarti con il tuo corpo astrale e a ricordare. La causa vera è l’uscita notturna che ha prodotto un cambiamento in una parte di te che esiste, anche se non la riconosci nel tuo stato normale di coscienza …” Un conto è raccontare queste cose, un altro è viverle. La spiegazione lasciò perplesso Camillo, le sue certezze da fisico razionale divennero sempre meno solide. La concezione dell’universo si ammorbidì, non solo sul piano teorico, come avvenuto fino a quel momento, ma anche su quello esperienziale. Camillo cominciò ad avventurarsi in fatti strani, secondo le sue solite esigenze di verifica, voleva mettere alla prova questo supposto corpo astrale che si stava sviluppando. Un altro episodio rappresentativo fu quello che avvenne qualche mese dopo, sempre nel corso di una seduta. L’entità che parlava attraverso la medium disse che uno dei presenti, era pronto per diventare un medium egli stesso. Senza dir niente a nessuno, nel bel mezzo della seduta, Camillo immaginò di uscire dal corpo e di strattonare quel signore dalla schiena. Quale non fu la sua sorpresa quando questa persona si alzò di scatto, dicendo che qualcuno lo stava tirando da dietro provocandogli la sensazione di cadere. Lo stupore crebbe quando l’entità lo lodò dicendo: “Bravo Camillo, cominci a utilizzare bene il corpo astrale".Come sapeva che era stato Camillo? Il grande rammarico era che quell'esperienza era stata vissuta come una fantasia, Camillo non aveva avuto consapevolezza di essere fuori dal corpo: lo aveva solo immaginato. Un episodio più mirabile accadde quando ormai Camillo aveva più di 40 anni; un giorno andò a trovare lo zio Tita all’ospedale. Aveva 92 anni, era il fratello del padre, morto prima che lui nascesse, ed era l'unica figura maschile che gli era vicina. Camillo gli voleva bene e gli era riconoscente perché Tita gli faceva leggere certi articoli di “Selezione di Reader Digest”, gli insegnava a usare gli strumenti di officina, gli dava suggerimenti pratici. Era la cosa più vicina a un padre che Camillo potesse sperimentare. Tita, fino a 90 anni era in gamba, ma poi l’età non gli aveva dato scampo. All’ospedale lo trovò addormentato; sua moglie Marcella, che era anche la zia preferita, disse: “Vedi, Camillo, come sono cambiate le cose negli ultimi anni! Tuo zio ora mi fa tribolare assai, non c’è più con la testa, ma non lo ammette. Vuole fare il caffè a tutti i costi, ma non mette o l’acqua o il caffè e poi lascia il fuoco acceso. Qui, per esempio, da una settimana sta facendo impazzire le infermiere, è cocciuto come un mulo, quest’atteggiamento andava bene quando era sano, ma ora non vuole arrendersi”. Preso dalla compassione, Camillo volle provare a fare qualcosa. “Ora gli faccio una terapia alle gambe”, disse e appoggiò le mani sopra i suoi piedi per fare una pranoterapia. In realtà fece un’altra cosa: sempre rimanendo ai piedi del letto, s’immaginò con il corpo astrale di fianco allo zio e cercò di chiamarlo e di parlargli. In pratica si sentiva un po’ sdoppiato; con la coda dell’occhio semichiuso sbirciava mantenendo una forte concentrazione. Con sua sorpresa, lo zio si mosse e si girò sull'altro fianco, guardando verso il punto dove Camillo immaginava si trovasse con il suo corpo astrale. Non so come, ma Camillo capì che zio lo stava vedendo come un angelo, lo zio mise le mani giunte in segno di preghiera e Camillo gli parlò con la mente. Gli disse che il corpo è come un’automobile, finché funziona, è utilissima, ma se una cinquecento cade a pezzi, è stupido volerla usare a tutti i costi. Conversò mentalmente con lui per una decina di minuti. Alla fine se ne tornò a casa. Tre giorni dopo la cugina Eleonora arrivò da lui, e disse: 60
“Che cosa hai fatto allo zio Tita?” “ In che senso?” chiese. “Sono stata all’ospedale a trovarlo, la zia mi ha detto di essere sicura che sei stato tu. Dopo che gli hai fatto la terapia ai piedi, è diventato buonissimo, un angelo. Non fa più i capricci. Le infermiere sono molto più rilassate. La zia dice che il cambiamento è avvenuto dopo che te ne sei andato, quando si è risvegliato. Ma tu cosa gli hai fatto?” Cosa rispondere? Tra gli innumerevoli episodi eccone uno successo a scuola. Finita un’interrogazione di matematica, un alunno chiese di andare a lavarsi le mani, perché il gesso gli procurava allergia. Rimase stupito anche perché si usavano gessi rotondi di magnesio. Chiese spiegazioni. Il ragazzo disse che se non si fosse lavato le mani gli sarebbe venuto un forte prurito alla guancia: l’allergia era confermata dai medici. Perplesso Camillo rifletté: “Perché poi alla guancia? Sarà il suo punto debole". Quando il ragazzo ritornò dal bagno, Camillo ebbe un’ispirazione, era in forze quella mattina, aveva meditato per mezz’ora. Lo faceva spesso, si alzavo alle 6,30 del mattino e “meditava” in poltrona, senza tante pose particolari ma, cercando il vuoto, il non pensare, il non essere. Aveva notato che le lezioni riuscivano molto meglio quando avevo meditato il mattino. Alla didattica Camillo teneva particolarmente, quindi era disponibile a fare qualche sacrificio, come alzarsi un po’ prima, pur di migliorare l'insegnamento. Era in forze e si lanciò! Chiese a tutti gli alunni massimo silenzio per 10 minuti, fra l’altro era presente un’altra insegnante psicologa che spesso era di appoggio per una ragazzina con difficoltà. “Chiudi gli occhi, ordinò al ragazzo, respira calmo e lasciati andare, vai indietro nel tempo, sei in classe, c’è una lavagna davanti a te, hai un gesso in mano. Dimmi cosa vedi”. Ripeté il comando più volte e, appoggiata la mano sulla schiena del ragazzo, forzò con il suo corpo astrale. Finalmente il ragazzo entrò nella scena accaduta qualche anno prima quando faceva la terza elementare: si era verificato un forte contrasto con la maestra durante l’interrogazione alla lavagna; alla fine la maestra gli aveva allungato un ceffone sulla guancia. Inutile dire che era proprio la guancia incriminata che prudeva quando si ripresentavano gli elementi presenti nella scena: un’interrogazione, una lavagna, un gesso … A quel punto gli fece rivivere la scena molto più profondamente più volte. Quando percepì che la rabbia e il rancore imprigionati erano venuti a galla, smise. Lo ringraziò per la collaborazione e lo rimandò a posto. Più tardi, in privato, gli diede i consigli utili per risolvere la situazione. Il ragazzo guarì perfettamente dall’allergia e molti anni più tardi venne a trovarlo per ringraziarlo ancora. La più stupefatta di tutti fu la psicologa presente, che nell’intervallo gli chiese come aveva fatto. Era sbalordita della sua sicurezza nel ritenere che l'allergia era causata da una scena dimenticata nella traccia del tempo e ancora più stupita del risultato finale.
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Cap. 13 La meditazione e il “Punto d'incontro” Nella meditazione, lasci la superficie per andare in profondità. Prendi coscienza di un livello dell’esistenza al di sotto e al di là dell’attività frenetica dei pensieri. Ulrich Ott Camillo si dedicò sempre più alla lettura di libri sul trascendente, preferendo di gran lunga i libri che mettevano come presupposto che l'universo fosse mentale. Scoprì così che c'erano molte scuole che lo spiegavano, in particolare fu attratto dallo sciamanesimo descritto nei libri da Carlos Castaneda. Contemporaneamente cominciò a frequentare vari ambienti che insegnavano altri modi di approcciarsi alla meditazione. Camillo usava le 4 tecniche di meditazione ricevute da Maharaji, ma era molto perplesso, per non dire allergico, al sistema devozionale; lo trovava troppo suggestivo e privo di verifiche, certo, poteva regalare stati d'animo autoindotti di un amore enorme con una gioia incredibile, ma poiché non si curava delle verifiche, tutto poteva sfociare in una pura suggestione collettiva priva di reale conoscenza. Interessante fu per Camillo l'incontro con un insegnante di meditazione, tale Sergio Peterlini, che proponeva un metodo più calmo, con meno alti e bassi. Durante i ritiri nella sede d'Assisi, Sergio leggeva a tutti qualsiasi libro contenente spiritualità, poiché diceva che tutte le vie erano utili, perché da ognuna si poteva ricavare qualcosa, purché entro di noi ci fosse l'intenzione pura, non egoistica. L'aspetto rituale era utile, cantare i “Bajan” (brevi frasi devozionali cantate ripetutamente) proiettava in stati di gioia condivisa, ma il rituale rimaneva solo un rituale. Altra cosa era l'insegnamento. Sergio mirava dritto a creare il vuoto mentale nella meditazione e lo metteva come punto principale e di questo i meditanti erano perfettamente consapevoli. Sergio dimostrava un notevole distacco dalla materialità, dal denaro. Sergio era cosciente della necessità del denaro e dei beni materiali, soddisfatte le necessità di base, non era opportuno investire energie per accumulare. Sergio aveva viaggiato molto, conosciuto vari guru dell'India, ma anche grandi personaggi come Krishamurti e Daskalos. All'inizio Sergio traduceva i libri per alcune case editrici, poi ne fondò una sua denominata “Punto d'incontro”, lo stesso nome che aveva dato all'associazione in cui insegnava l'arte della meditazione. I libri tradotti da Sergio erano inizialmente a sfondo didattico spirituale, lo spettro d’interesse è a 360°: una vera manna per Camillo. Il libro “Il mago di Strovolos” tradotto da Sergio risolse un enigma che il mio gruppo aveva. Una sera di marzo 1989 alla fine di una seduta medianica a casa di Demetrio, cui partecipavano una ventina di persone, Claudio, uscito dalla trance medianica, non volle che si accendessero le luci, diceva di sentirsi come sdoppiato, era in uno stato classificato come “semi-trance".In quell'occasione disse di vedere due persone che agli altri erano invisibili. Il loro aspetto faceva pensare al Medio Oriente, uno dei due aveva un turbante. Il più rappresentativo dei due disse che erano persone viventi ma presenti con il solo corpo astrale, si erano sentiti richiamare qui da una forza misteriosa. Avevano assistito alla seduta medianica e fecero degli apprezzamenti positivi nei confronti del gruppo. Camillo, incuriosito chiese il nome. Claudio disse che faceva fatica a capirlo “mi sembra Attes ...”, ma non riuscì a completare la frase, disse che il nome era troppo strano e non riusciva a tradurlo. Quella notte stessa Claudio ebbe un incontro astrale con quell'entità. Seguirono molti altri incontri, notturni. Il gruppo si attivò per capire l'esatta provenienza del personaggio; analizzando i dati lo avevano collocato o greco o egiziano. 62
Dopo alcuni mesi Camillo di ritorno dalle meditazioni ad Assisi, mostrò al gruppo il libro che Sergio aveva appena pubblicato. Corrispondeva tutto, persino la parte del nome che era Atteshlis ma era chiamato “Daskalos”, ed era un greco-cipriota. Camillo in merito a questo pubblicò sul suo sito questa descrizione dell’evento: Ebbene in uno di questi stati alterati di coscienza il mio gruppo di ricercatori spirituali, s'imbatté in un individuo straordinario. Egli si presentò anche in “sogno” e c'invitò alle sue conferenze. Le conferenze erano tenute in “astrale”, ad esse partecipavano centinaia di persone, ovviamente non con il corpo fisico. Quello che balzò subito agli occhi è che si capiva che parlava con un linguaggio differente dall'Italiano, pensavamo inizialmente fosse latino, ognuno però lo capiva nella propria lingua. Per alcuni mesi partecipammo a queste strane riunioni, chi tra noi ricordava meglio i dettagli ragguagliava gli altri di ciò che ci veniva detto. In particolare un discorso mi colpì più di altri, riguardava l'esigenza del “distacco dai desideri” necessaria a un ricercatore della Verità. (Così si esprimeva normalmente questo personaggio) Egli disse che “vedeva” i desideri come serpenti che avvolgono l'essere umano e lo imprigionano, tanto più quanto più sono forti e radicati. Descriveva quindi un'immagine di uomini imprigionati entro spire strette da serpenti che impedivano a quegli esseri il libero movimento. Cercammo di capire chi fosse, ma non si riusciva a entrare in empatia. Dopo alcuni mesi (credo 5-6) andai ad Assisi a meditare per 15 giorni con il gruppo denominato “Punto D'incontro” che ha lì una casa sulla strada che porta a Gualdo Tadino. Il referente è anche il fondatore dell’omonima casa “Edizioni Punto D'incontro”: è un bravissimo traduttore di libri dall'inglese (è anche molto più di questo). Ci disse che aveva appena tradotto un libro di un personaggio spiritualmente molto elevato. Questo editore nulla sapeva (e neppure penso sappia) delle esperienze notturne del mio gruppo, quindi erano due situazioni assolutamente disgiunte. Dopo qualche esitazione, prima di tornarmene a casa a Valdagno, comperai quella nuovissima edizione del libro “Il mago di Strovolos”. Quale non fu la mia sorpresa quando trovai esposto perfettamente il discorso dei desideri e dei serpenti. Ovviamente io e il mio gruppo partimmo alla carica, alla fine incontrammo, questa volta non in sogno, ma di persona Daskalos a Firenze.
Grazie Dascalos! Camillo elaborò un suo personale percorso di crescita. Il Maestro aveva suggerito di controllare i desideri, e di aumentare l'attenzione a ogni azione che si faceva nel quotidiano. La nostra parte vera, data dal nostro “sé interiore” doveva ristrutturarsi, non bisognava togliere tutto, in considerazione del fatto che il vissuto ci ha creati e che come tale va 63
conservato; o meglio, se ne doveva conservare l'essenza, perché ogni esperienza è un acino in un grappolo d'uva: il grappolo va mantenuto in toto, ma va ristretto in modo che gli acini diventino uva passita. Occorre analizzare e ridimensionare i desideri, le aspirazioni, le convinzioni; si devono trattenere l'utile e relegare in un cantuccio il rimanente. La vita vissuta è ben altra cosa della teoria, gli eventi vissuti a volte catturano l'attenzione e la tengono prigioniera in stati d'animo che non si riesce a scrollarsi di dosso, anche perché danno l'illusione di farci sentire più vivi. Con sorpresa di Camillo l'aiuto maggiore non arrivò dal sapere comune, ma dalla meditazione in cui cercava il vuoto e il distacco. Essendo un buon osservatore, Camillo si accorse che quando meditava mezz'ora prima di andare a scuola, l'insegnamento che elargiva era molto più scorrevole, tutto era più preciso e semplice. Ma che fatica andare verso il vuoto mentale! La meditazione si rivelò più difficile del previsto: quando Camillo si concentrava sul mantra o su un punto del corpo, dopo qualche minuto la mente cominciava la sua opera di disturbo; l'attacco partiva principalmente sfruttando i desideri di Camillo. Così quando, con uno sforzo notevole, allontanava un pensiero accattivante, dopo poco ne arrivava un altro, erano come in fila indiana in attesa del loro turno, via uno sotto un altro. All’epoca Camillo stava costruendo la sua casa, e avendo poca disponibilità di denaro, molte opere le faceva lui nel tempo libero. L'alternativa di guadagnare soldi, dando ripetizioni di matematica o di fisica, funzionava malissimo; non aveva il coraggio di farsi pagare adeguatamente e nello stesso tempo l'impegno nell'ora di ripetizione lo lasciava spossato. Osservò che un'ora pagata a un muratore era molto più costosa di quanto guadagnasse lui nelle ripetizioni. Decise di diventare un muratore, imparò a dare le malte e le tinte, a mettere piastrelle e battiscopa, a fare gli impianti elettrici. Nel tempo libero si dedicava al lavoro manuale; si accorse che quest’occupazione manuale era molto differente dal lavoro d'insegnare a scuola, non solo lo stancava meno, ma gli dava più salute, donandogli una stanchezza fisica che favoriva il sonno profondo, al contrario della stanchezza mentale derivata dall’insegnare e gestire una classe di alunni. C'era però un problema che nasceva quando meditava. Seguendo i consigli di Sergio, Camillo aveva deciso di smettere di lavorare a una precisa ora per dedicarsi alla meditazione. Quando però, lasciato il lavoro, cominciava a meditare, invariabilmente la mente lo portava al lavoro appena fatto e lo completava mentalmente. Non c'era verso di staccarsene. Finalmente un giorno scattò entro di lui una volontà ferrea e riuscì a non farsi invadere da quei pensieri; da quel momento in poi Camillo seppe che era possibile farcela, si diceva: “L’ho fatto una volta, posso riuscirci ancora". Camillo trovò una poltrona comoda dove raccogliere le gambe scoprendo che si trovava meglio quando i palmi dei piedi si toccavano (posizione detta “gentile”); poi si copriva con un lenzuolo in un rito che suggeriva l'isolamento. La moglie diceva che serviva a nascondersi e che spesso sotto quel lenzuolo lo sentiva russare (certo capitava). Camillo, a un certo punto osservò che poteva meditare anche con la televisione accesa, perché riusciva a staccarsi dai normali rumori, tanto era intensa la sua attenzione sul mantra. Rimaneva un dubbio: dormiva o meditava? Un giorno trovò un articolo in cui il pittore Salvador Dalì, descriveva un suo metodo di meditazione. Entrava in uno stato meditativo reggendo in mano un oggetto in modo che se gli sfuggiva di mano, cadeva su un piatto metallico producendo un forte rumore. Dalì asseriva che la meditazione ha vari stadi, per cui si devono superare dei varchi: 1° varco tra veglia e meditazione cosciente (semi-sonno) 2° varco intermedio tra meditazione cosciente e sonno 64
3° varco sonno 4°… Quando si entra nel 2° varco del sonno, i muscoli si rilassano e l'oggetto tenuto in mano cade, il rumore che ne segue richiama o risveglia l'attenzione del meditante. In quell'attimo Salvador Balì catturava l'ultima immagine del sogno, la memorizzava e poi la riproduceva in un quadro. Fu così che Camillo si rese conto degli stadi della sua meditazione; nel primo stadio quello in cui si sforzava di concentrarsi sul mantra, era totalmente cosciente, sentiva i rumori e ragionava lucidamente; seguiva poi un secondo varco, in cui passava in uno stato vago, come un rallentamento dei pensieri o immagini che fluttuavano quasi liberamente, trattenute pochissimo dalla coscienza. In questo stadio intermedio, i rumori sparivano così come sparivano le sensazioni corporee principali, mentre la restante parte di attenzione permetteva ancora un minimo di controllo sul corpo sufficiente a far sì che l'oggetto non cadesse dalla mano. Infine c'era il 3° varco, l’entrata nel sonno vero e proprio, caratterizzato dalla caduta dell'oggetto, il rumore della caduta segnalava che si stava entrando nel sogno completo con un totale rilassamento dei muscoli e la totale chiusura del residuo di percezione sensoriale. Con questo metodo, a poco a poco, Camillo prese consapevolezza delle fasi di entrata nel sogno, vide un'immagine “interessante” s’insinuava furtivamente nei pensieri vaganti e portava via la poca attenzione rimasta; era un vero e proprio rapimento; veniva afferrato da “mani potenti” e trascinato molto velocemente nel sogno, la coscienza e il ricordo si perdevano. In sogno si passa da un evento all'altro tranquillamente, un attimo prima si è al mare, un attimo dopo in montagna, ma non c'è stupore, non c'è critica: il giudizio su ciò che si sperimenta è sospeso. Rendersi pienamente coscienti che si sta sognando, è difficile; appena si comincia ad essere coscienti si tende ad uscire dal sogno. Forse il modo migliore è essere spettatori passivi, ma è probabile che ogni persona debba risolvere il dilemma a modo suo. L'introduzione del metodo Dalì aiutò molto Camillo, finalmente poteva verificare che qualcosa accadeva, finalmente era in grado d'introdurre un po' di organizzazione nel campo del meditare e del sognare. Si accorse che i sogni sono esperienze che danno sensazioni virtuali, a volte servono a scaricare le tensioni del corpo, altre volte seguono i desideri, altre ancora possono aiutare a risolvere i problemi che ci assillano. L'esperienza sensoriale nel sogno può essere fortemente visiva, ma non è la sola opzione. Camillo si accorse che i suoi sogni erano spesso solo ragionamenti senza immagini vivide. I vari sogni formano singoli episodi a se stanti, non c'è quasi collegamento. Nella vita da svegli le esperienze sensoriali sono concatenate con la ragione in una sorta di pensiero lineare logico, appaiono simbolicamente come acini di un grappolo, dove c'è uno scheletro legnoso detto “raspo” che mantiene i collegamenti. Nel sogno ogni acino va quasi per conto suo, non c'è scheletro di collegamento, ma piuttosto possiamo parlare di un recipiente, un vaso, una scodella in cui gli acini sono sfere rotolanti che possono cambiare di posto. Camillo verificò quanto gli era stato delucidato dal Maestro molti anni prima, era proprio vero: ogni volta che entriamo nel sognare diamo un'organizzazione a queste sferette ottenendo una forma che tendenzialmente è una fotocopia di quella che abbiamo nella vita da svegli. Le sferette vanno pensate come mattoncini di lego contenuti in una scodella, ogni volta che entriamo nel sogno, qualcosa dentro di noi dà una direzione all'assembramento di questi mattoncini; così nel sogno potremmo diventare qualsiasi cosa, qualora fossimo in grado di conoscere l'essenza profonda di ciò che vogliamo essere. Cos’è quella cosa che riunisce i mattoncini? Nello sciamanesimo si chiama punto di unione, o di assemblaggio. Il termine “punto” vien inteso geometricamente, cioè il punto ha delle coordinate ipotetiche che li danno una collocazione nello spazio. Cambiando la posizione cambia il modo in cui i mattoncini lego vengono assemblati. A seconda della posizione del punto d’unione teoricamente potremmo diventare qualsiasi animale, 65
ma dovremmo conoscerlo, potremmo diventare un sasso, una mela, ma dovremmo capirne la matrice essenziale. Per ottenere ciò servono “energia”, volontà, dedizione. Il sognare è difficile, è un'arte che abbiamo persa; il sognare in compenso ci può regalare libertà, ci permette di uscire dai condizionamenti. Camillo chiese il perché in questa attuale epoca il sognare sia così sottovalutato? Forse perché il gioco della vita ci diverte solo se è condiviso, ci piace mostrare agli altri qualcosa di noi. Sognare da soli è come stare in un'isola deserta, massima libertà ma nessuna condivisione, e allora? ... beata la civiltà! Per completezza occorre rilevare che con il termine “meditazione” si possono intendere anche altre modalità: 1° I sacerdoti cattolici meditano sul breviario, cioè rielaborano concetti espressi nei vangeli. 2° Nel buddismo ci si imbatte anche sulla meditazione figurativa, si visualizza una scena in cui ci si pone per esempio ai piedi del Budda o altro. 3° La concentrazione su specifici oggetti o concetti senza ragionamento viene vista come meditazione contemplativa. 4° L'annullamento di se stessi, cercando il vuoto mentale è la modalità interpretativa che più si incontra. Su questa linea interpretativa troviamo: Entrare in meditazione significa: restare ad osservare, anziché disperdersi nel dialogo interno; restare al centro della ruota, anziché farsi trascinare dal movimento dei suoi raggi; cogliere, oltre i contenuti della coscienza, il flusso silenzioso che ci attraversa.
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Cap. 14 Superciviltà Civiltà significa leggi, ordinamenti politici, certezza del diritto. Significa professioni e mestieri, strade e comunicazioni, riti e solennità. Scienza, ma anche arte, soprattutto arte. Valerio Massimo Manfredi Un giorno Camillo stava andando in cartoleria per fotocopiare dei fogli che contenevano la trascrizione dei discorsi del Maestro. Era un venerdì giorno di mercato a Valdagno, tra la notevole quantità di persone s’imbatte con un amico con cui condivideva l’interesse per il paranormale. Dove stai andando chiese: “Sto andando in cartoleria a fare le fotocopie del discorso del mio Maestro". Seguì una breve spiegazione. L’amico rispose: “Che coincidenza, anch'io pensavo di fare le fotocopie di questo libro, andiamo nel mio studio di geometra e fotocopiamo. Tu mi dai quelle del Maestro ed io ti do quelle di questo libro che trovo interessantissimo. Te lo consiglio, parla di come portare un pianeta a un livello di superciviltà. E' scritto da un ingegnere che, con moglie e figlio, ha avuto un contatto con esseri di un altro pianeta. Indipendentemente dal credere o no negli extraterrestri, il contenuto del libro è fantastico”. Camillo accettò il regalo e, quando lesse il libro, rimase esterrefatto. Era un libro tecnico e le nozioni erano decisamente interessanti e avveniristiche. Con suo stupore c'era un capitolo che si riferiva ai discorsi fatti dal Maestro, gli insegnamenti erano molto simili. La coincidenza era sbalorditiva. In quel libro c'erano tutte le risposte alle sue domande su come costruire una superciviltà stabile. Il titolo del libro è HO INCONTRATO GLI EXTRATERRESTRI Autore l'ingegnere Stefan Denaarde http://www.bibliotecapleyades.net/vida_alien/iarga/alien_iarga.htm Edizioni Mediterranee La prima edizione italiana è del 1978 ma il libro in lingua originale è datato verso la fine degli anni '60. L'originale contiene anche alcune rappresentazioni riguardanti l’aspetto fisico, le città, le astronavi. Credo che ne siano state fatte almeno 11 riedizioni. Molte cose dette nel libro hanno trovato successive conferme: Si parla di superconduttori ad alta temperatura di aspetto ceramico contro ogni logica, in quanto le ceramiche sono isolanti. Ebbene nel 1990 si sono scoperti delle sostanze ceramiche superconduttrici. È predetto che il denaro andrà via via rimpiazzato dal computer fino a scomparire, mentre negli anni '60 i computer non c’erano! Per evitare un mondo pieno d’immondizie e inquinato, è indispensabile un estremo riciclaggio. I trasporti devono essere ridotti al minimo, tutto il possibile costruito sul posto, i trasporti definitivi saranno i treni a levitazione magnetica. Gli oceani potranno essere transitati dai treni con ponti a galleggiamento di cui davano un'illustrazione. Molti anni dopo in un documentario, si prospettava la possibilità di costruire ponti per i treni sugli oceani, con galleggianti descritti nel libro. I treni ad alta velocità e a levitazione magnetica cominciano a essere presi in considerazione e la velocità corrisponde a quanto predetto: 500 km/h. La lettura del DNA era impensabile, era pura fantasia; ora abbiamo la mappatura dell'intero DNA; i problemi del controllo delle nascite e miglioramento della specie, stanno divenendo argomentazioni 67
attuali. Il modo di curare gli ammalati, usando un misto di elettricità e farmaci, comincia a prendere piede. L'avvento di Internet sta trasformando il mondo in un unico grande villaggio, l'educazione tende a essere omogenea in tutte le parti del mondo. La regola che emerge: Fate quello che fa la NATURA solo abbreviate i tempi. Una modalità di creare un equilibrio consiste nell'usare il triangolo Libertà Giustizia Efficienza. Si supera la contrapposizione degli opposti introducendo un terzo elemento, ottenendo una struttura dinamica che si regola circolarmente. Sono tre aspetti che vanno equilibrati, perché un regime politico che si concentri esasperando solo uno dei tre aspetti, porta alla distruzione del sistema. Quindi concentrandosi solo sull'efficienza si hanno regimi di tipo totalitari che finiscono per opprimere la popolazione; stesso discorso con regimi egualitari in modo esasperato, come il comunismo, che portò all'inefficienza. Anche regimi a troppa libertà portano finiscono col portare all'anarchia. In ogni nazione, in ogni epoca esiste un giusto equilibrio, ma questi regimi illuminati sono rari; di solito si passa da un regime all'altro cercando di ovviare ai problemi che si creano. (In Italia con il fascismo c'era efficienza ma poca libertà, con il socialismo spinto si perse in efficienza; ora, con un regime ad alta libertà, l'ingiustizia e l'inefficienza regnano sovrane.) Nel libro si riprende il discorso sulla creatività. Per evitare che i nuovi mondi siano solo fotocopia dei precedenti, ogni pianeta che si sviluppa è lasciato in completo isolamento dalle altre razze intelligenti per tutto il tempo della cosiddetta "fase di trasformazione". L'interferenza con un'altra civiltà evoluta finirebbe col creare una fotocopia della superciviltà, che soffocherebbe il contributo creativo che il pianeta potrebbe dare. Il piano della creazione richiede che noi si debba completare la fase di trasformazione, mantenendo l'ignoranza della nostra origine e il nostro scopo. In questo modo creiamo la nostra identità individuale e, al tempo stesso, abbiamo l'opportunità di sviluppare i nostri talenti, sfruttando il nostro potere creativo, e così guadagnandoci la nostra parte d’immortalità. Camillo si soffermò sull'idea dell'immortalità, e si chiese: “L'immortalità di chi? Della mia capacità di creare? Della mia conoscenza?” Si rese conto che era entrato nel solito pensiero circolare: la creatività crea conoscenza e viceversa. Questo cerchio, opportunamente alimentato si allarga con un raggio tendente all'infinito verso la creatività totale con la conoscenza totale. Il libro la descriveva col termine di omnicreatività. Sotto la spinta dei concetti espressi, Camillo cercò di creare un insegnamento minimo egualitario, con l'aiuto della moglie, creò un insieme di esercizi che permettono di acquisire le basi minime della matematica. Alla fine pubblicò il tutto in un suo sito didatticacomputer.it Tutti possono scaricare gratuitamente i centinaia di programmini che coprono l'essenziale della matematica dalla scuola primaria elementare alla terza media. Si tratta di una sorta di esercizi di recupero e di rafforzamento dei concetti di base.
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Cap. 15 Camillo e l'hobby dell'agopuntura A mano a mano che in medicina è venuto crescendo il peso della tecnologia, si è mostrato un crescente interesse per l'inserimento della letteratura, delle arti e del sapere umanistico in genere nella formazione dei nuovi medici. La tecnologia minaccia di oscurare l'importanza del rapporto medico-paziente e la considerazione del malato come persona, con il risultato che, mentre l'efficacia dell'atto medico aumenta, non aumenta parallelamente la soddisfazione dei pazienti. Camillo si era appassionato all'agopuntura inizialmente per curare se stesso, poi aveva esteso le cure ad altre persone. Non era interessato al denaro ma piuttosto alla conoscenza intrinseca di questo antichissimo metodo curativo. Si era avvicinato alla pratica dopo aver letto un libro divulgativo intitolato: “Prodigi realizzabili”. In quel libro si dava una panoramica di metodi di cura alternativi alla scienza ufficiale, metodi molto meno invasivi che potevano fare da supporto alla medicina tradizionale. L'agopuntura, vista la sua antica provenienza, era considerata una vera e propria medicina da affiancare, supportare, o da porre semplicemente in alternativa alla medicina occidentale. In quei tempi in Italia i medici erano perplessi sul suo uso; la consideravano una forma antalgica basata sulla suggestione, quindi non di rado si trovavano medici che sorridevano alla prospettiva di curare con l'agopuntura. Camillo era tormentato da dolori reumatici, gastriti e dopo la lettura del libro decise di sperimentare per suo conto; acquistò parecchi libri sull'agopuntura e provò a praticare l'arte dell'agopuntura su se stesso. Ebbe conferma che i punti sulla pelle presentavano una resistenza elettrica differente, e una sensibilità alterata. Imparò l'arte di conficcare gli aghi con il minimo dolore possibile, a poca profondità in zone documentate pericolose, andando invece più a fondo in altre. Costatò che un buon massaggio preliminare favoriva di molto la circolazione delle “strane energie” e permetteva di rilevare i punti dolorosi alla pressione, punti dolorosi che di solito dovevano essere sia manipolati a mano sia trattati con gli aghi. Un agopuntore deve avere una buona conoscenza del corpo umano, in modo da fare attenzione alle zone pericolose e conoscere i sintomi delle principali malattie. Ciò che, da principio, sorprese Camillo fu la sterilizzazione degli aghi. Si tratta di aghi finissimi che potrebbero entrare nel foro delle siringhe con cui s’iniettano i medicinali, sono aghi bimetallici e per questo nella loro superficie si crea una differenza di potenziale, con un voltaggio rilevabile dagli strumenti. Nei testi di agopuntura si cita il fenomeno della scarsa trasmissibilità delle malattie dovuta alla differenza di potenziale dei due metalli, comunque è doveroso comportarsi come si fa con gli aghi di iniezione e stare MOLTO attenti per non trasmettere malattie da un malato all'altro. Camillo era molto attento a sterilizzare gli aghi per riutilizzarli sterili. (Successivamente comparvero gli aghi sterilizzati monouso.) Una notte in sogno gli fu insegnato un accorgimento a questo proposito. In sogno, una voce gli disse che nelle malattie esiste anche un aspetto simile al magnetismo (ma non uguale) gli disse che per evitare che questo “magnetismo biologico” passi da un paziente all'altro occorre scaricare il “magnetismo” lasciando gli aghi in acqua corrente per 10 minuti, per poi passarli in acqua e aceto facendoli bollire per alcuni minuti, infine si deve asciugare il tutto a 200°. Qualcosa dell'agopuntore passava all'ammalato, era una forma energetica non fisica ma del tipo volontà, fede, intenzione. Secondo quello che gli fu detto, l'atto di curare coinvolgeva pesantemente anche il medico agopuntore. Gli dissero che l'agopuntura ha livelli differenti: 1° in un primo livello grossolano si trattano i punti spontaneamente dolorosi, la loro dolorosità li 69
rende facili da individuare, essa è da imputarsi a un ristagno delle energie, quindi va sbloccata come fosse una diga dei castori, si massaggia il punto una prima volta, poi si lascia trascorrere qualche minuto e si torna a massaggiarlo. Nei vari passaggi il dolore dovrebbe diminuire, infine si infligge l'ago lasciandolo in loco per una ventina di minuti. 2° nel secondo livello di abilità si capisce che non tutti i pazienti hanno la stessa sensibilità all'agopuntura, alcuni vanno studiati più a fondo usando i dettami riportati nei libri, uniti a un atteggiamento convincente, cioè si aggiunge suggestione, ma anche abilità a seguire i cicli circadiani, o le stagioni o altro. Questo livello è decisamente più complesso, servono studi, comprendere la teoria cinese dei 5 elementi, preparazione e abilità. 3° Il terzo livello di agopuntura è detto: “Agopuntura a pochi aghi".In questa terapia il medico diviene una parte attiva, la sua “energia personale” è importante. Il medico diviene anche pranoterapeuta, quindi deve essere in grado di accumulare un surplus energetico; in tal caso, bastano pochi aghi nei posti giusti, uniti al “tocco magico” dell'agopuntore per risolvere situazioni di malattie complicate. Chiunque con adeguata conoscenza può praticare il primo livello, mentre nel terzo livello è l’agopuntore che conta. Un esempio di agopuntore del 3° livello si può vedere su youtube “New John Chang video” https://www.youtube.com/watch?v=Aos0hnwiHt8 Per correttezza prima di proseguire con le lodi dell’agopuntura, va detto che l'agopuntura affianca la medicina ufficiale non la sostituisce. Per esempio, se un malato ha la peste, è molto meglio usare la tetraciclina che fare l'agopuntura, lo stesso dicasi per operazioni chirurgiche necessarie. Quando poi il malato è molto grave, la medicina moderna è decisamente più efficace. Ci sono però molte strane malattie con cui conviviamo, reumatismi, dolori vari, nevralgie ecc. In Cina per le malattie si ricorre spesso prima all'agopuntura e poi alla più invasiva medicina occidentale. Una volta in cui Camillo si trovava in vacanza al mare, notò in spiaggia un individuo cinese che aveva messo un cartello con lo scritto: “Si pratica l'agopuntura".Questo signore non andava in cerca di pazienti sulla spiaggia ma aspettava che venissero a lui, c'era sempre gente. Camillo, ovviamente incuriosito, si chiedeva: è un ciarlatano? Un poveraccio che cerca di sopravvivere o un vero agopuntore? Dopo alcuni giorni, alle sette di mattina, Camillo decise di andare a correre; arrivato nei pressi dell'ingresso alla spiaggia, trovò una signora con un cane che gli chiese se sapeva dove si trovava il campeggio “Arcobaleno".Camillo le indicò la strada. Per tutta risposta la signora lo ringraziò dicendogli: “Già è così! Spesso abbiamo le cose vicine e non ce ne accorgiamo". Stava ripensando alla strana risposta quando girato l'angolo sbatté contro l'individuo agopuntore. Vista la coincidenza, Camillo si fermò a parlare e, con sua somma sorpresa, venne a sapere che quel signore era un medico in Cina (a quei tempi la Cina era fonte di emigrazione) e che faceva l'agopuntura a “pochi aghi".Disse che a volte curava una sciatica con un solo ago. Inutile dire che Camillo si prenotò immediatamente per una seduta. La seduta lo lasciò esterrefatto, l'agopuntore lo massaggiò per alcuni minuti aveva mani fortissime, disse che praticava arti marziali, dialogò e fece la diagnosi. Infine decise per due soli punti: un punto era il 4GI del canale dell’intestino crasso e un altro punto sulla caviglia. Camillo chiese se piantava gli aghi simmetricamente nelle due le gambe, la risposta fu no! bastavano solo due aghi uno nella mano sinistra e l'altro nella caviglia destra. 70
L’agopuntore infisse con maestria due soli aghi, erano lunghi; poi si concentrò e... toccò l'ago sulla mano sinistra per stimolare la circolazione. Camillo ricevette una scossa elettrica in tutto il corpo di un’intensità incredibile, la gamba destra si alzò di scatto scalciando per aria con un'intensità inaspettata. Allibito Camillo rivelò che anche lui aveva piantato molte volte l'ago in quel punto della mano e lo aveva pure stimolato ma MAI aveva avuto reazioni simili. L'agopuntore disse che quella reazione indicava che Camillo era molto sensibile alle energie dell’agopuntura. Il cinese raccontò di provenire da una famiglia di agopuntori, la nonna in particolare era molto quotata. Quando andava a scuola di agopuntura, i suoi insegnanti lo chiamavano a operare come dimostrazione, anche se era solo un allievo. Parlò di come le arti marziali gli permettessero di accumulare energia che lui chiamava “ki". Camillo indagò su di lui e scoprì che da qualche anno si piazzava sempre nello stesso posto in spiaggia, tutti lo conoscevano. Alcuni albergatori affermarono che molti clienti venivano in vacanza solo per farsi curare da quel cinese. Camillo chiese all’agopuntore come mai non avesse uno studio in Italia, rispose che la sua laurea non era riconosciuta in Italia. Che spreco di conoscenza! Camillo ripensò a quello di cui fu testimone. All'inizio del suo apprendistato in agopuntura parlando con i medici, scoprì che erano scettici sull'agopuntura, anche se in Francia era accettata da qualche tempo. In quel periodo Camillo conobbe due medici di Vicenza che la praticavano. Si trattava di due anestesisti, uno dei due, molto bravo e innovativo, confessò che si serviva dell'agopuntura per il solo effetto antalgico, ma che non ci credeva più di tanto. Camillo raccontò i molti successi che aveva ottenuto, e così fu invitato a collaborare operando insieme in ambulatorio all'ospedale di Vicenza. Inutile dirsi che si vide subito la componente suggestiva o chissà cos'altro. I pazienti trattati da Camillo mostravano miglioramenti se non addirittura vere e proprie guarigioni, Camillo finì col curare addirittura la madre e una cugina del medico con cui operava. L’amico medico però giustifica i successi di Camillo con il termine di “pura fortuna” e “abilità a suggestionare i pazienti". Camillo: “Ok, sarà pure abilità spettacolare, ma se funziona perché non farla?” Nel frattempo in Italia qualcosa si mosse e ci fu un congresso a Torino. Camillo e i due medici anestesisti andarono al convegno. Che delusione! Si parlò soprattutto dell'aspetto antalgico, si disse che non era una questione di percorsi energetici, ma semplicemente una probabile emissione di sostanze tipo endorfine prodotte dalla pelle quando stimolata. Questi signori medici stavano dando degli incompetenti a milioni di studiosi che da migliaia di anni avevano convalidato la teoria dei percorsi energetici. Al dunque, i medici conduttori del congresso mostrarono il loro vero volto e dissero che sia che funzioni in un modo o nell'altro, l'agopuntura era da considerarsi un atto medico e che quindi: “SOLO i medici potevano praticarla”, aggiunsero che avevano fatto una proposta di legge. Gli amici medici smaliziati si misero a ridere, e dissero a Camillo: “Hai visto? Eliminano la concorrenza, solo medici a pagamento la possono fare, sappiamo benissimo che, a parte la sterilizzazione degli aghi e qualche sommaria nozione sul corpo umano, l'essere medico c'entra poco con l'agopuntura. L’unico pericolo possibile è che un paziente con una malattia curabilissima dalla medicina ufficiale vada per primo dall’agopuntore e questo non lo dirotti a chi spetta. L'impressione è che ci sia di mezzo principalmente la possibilità di guadagno”. Camillo non aveva mai fatto l'agopuntura per guadagnare, non si faceva pagare, neppure per quella che faceva ora all'ospedale, lasciava i soldi all'amico. Per lui valeva la soddisfazione di curare. Da quel momento Camillo decise di farla solo ad amici fidati e a parenti: le gelosie dei medici potevano risultare pericolose.
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Comunque il viaggio di ritorno regalò a Camillo un’informazione gradita. Il secondo medico era entrato in confidenza con Camillo e si aprì, raccontò un avvenimento di cui erano a conoscenza solo sua moglie e un sacerdote. Alcuni anni prima aveva problemi renali e dovette fare una radiografia a contrasto, per farla occorreva iniettare nel rene un liquido speciale e c'era il pericolo che in certi pazienti il rene reagisse male e quasi scoppiasse, quindi occorreva firmare liberatorie. Purtroppo fu quello che successe a questo medico il quale era ben conscio del pericolo. L'effetto fu devastante, il medico fu portato immediatamente in sala operatoria e fu operato dai colleghi. Il medico raccontò che a quel punto lui si era sentito fuori dal corpo e aveva visto tutta l'operazione dal di fuori. Disse che per i 40 giorni seguenti rimase sempre in alto nella stanza dell'ospedale, vedeva i parenti parlare con il suo corpo e vedeva il suo corpo dare risposte. Non capiva come fosse possibile che il suo corpo rispondesse in automatico, mentre la vera coscienza era fuori. Insomma si era sdoppiato. Disse che il fatto di trovarsi slegato dal corpo, fu un enorme vantaggio perché la degenza in quel tipo di malattia di solito è dolorosissima. Ma lui non sentì alcun dolore. Pian piano cominciò a risvegliarsi entro il suo corpo. Per un anno però continuò ad avere fenomeni strani. Per esempio un giorno mentre era in Corso Palladio, la via principale di Vicenza, rimase indietro rispetto al suo corpo. Vide il suo corpo camminare in avanti accanto alla moglie, vedeva la sua schiena: com’era possibile? Allora si girò e guardò la gente del bar all'angolo, cercando di memorizzare la scena, poi, forse in seguito ad un atto di volontà, rientrò nel corpo. A quel punto ritornò indietro con la moglie e vide che la scena al bar era esattamente come l'aveva vista. Per un anno ogni tanto ebbe episodi simili. Camillo chiese: “Perché non lo hai raccontato ai colleghi?". “Scherzi? Rispose. Io conosco bene la loro mentalità, mica sono aperti come te, sarei stato lo zimbello dell'ospedale. Tu hai avuto il coraggio di raccontare l'episodio della “carta che passa” ai tuoi colleghi di scuola? No! Ovvio, io l'ho detto solo al mio confessore e ora lo dico a te perché sei aperto con discorsi simili".
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Cap. 16 E' possibile agire con vero altruismo? Qual è la motivazione profonda che ti spinge ad aiutare il prossimo? Cerchi un posto in paradiso, attenzione, fama? Aiuti o impedisci a qualcuno di imparare attraverso l'esperienza? Il Maestro Dalle letture Camillo fu portato a riflettere sui presunti atteggiamenti altruistici, se ne parlava sia nei libri del cerchio 77 dalla forte connotazione morale, ma anche nei libri di Castaneda. Ecco un passo che colpì molto Camillo e gli diede da pensare: “Don Juan mi aveva già posto di fronte a questo dilemma: non potevo in alcun modo aiutare il prossimo. Infatti, nella sua visione delle cose, qualsiasi sforzo da parte nostra volto ad aiutare gli altri non era che un atto arbitrario guidato unicamente dal nostro personale interesse. Un giorno che mi trovai con lui in città, raccolsi una lumaca che si trovava in mezzo al marciapiede e la misi sotto delle piante rampicanti, protetta. Ero certo che se l’avessi lasciata in mezzo al marciapiede qualcuno, prima o poi, l’avrebbe pestata. Pensai che, mettendola in un luogo sicuro, l’avrei salvata. Lui mi fece notare che la mia supposizione era sbagliata, perché non avevo preso in considerazione due possibilità importanti. La prima era che la lumaca si stava forse sottraendo a una morte certa, causata da un veleno depositato sotto le foglie delle piante. La seconda era che la lumaca aveva abbastanza potere personale da attraversare il marciapiede. Col mio intervento non avevo salvato la lumaca: le avevo piuttosto fatto perdere ciò che aveva con tanta pena guadagnato. Volli allora rimettere la lumaca dove l’avevo trovata, ma non me lo lasciò fare. Mi disse che era destino della lumaca incontrare sul proprio cammino un “cretino” che le aveva fatto perdere il suo slancio. Se l’avessi lasciata dov’era, forse sarebbe stata ancora capace di raccogliere abbastanza potere per andare dove era in procinto di andare. Credetti di aver compreso il suo ragionamento ma, di fatto, non feci altro che annuire superficialmente. La cosa più difficile, per me, era lasciar vivere gli altri". (Dal secondo anello del Potere di Carlos Castaneda) Passarono molti anni. Camillo aveva cambiato scuola da Castelgomberto a Cornedo. Nella classe di seconda media di Cornedo arrivò una signorina ad assistere un ragazzo con problemi, dopo alcuni mesi la signorina ebbe un incidente all'interno della scuola e il ginocchio si gonfiò e rimase dolente a lungo. Impietosito dalla situazione, chiese alla collega se voleva essere curata con l'agopuntura gratuitamente e in privato. Questa nuova educatrice era subentrata da poco sostituendo quella dell'anno precedente. Il ragazzo aveva circa 13 anni, era piuttosto robusto e aveva fatto cadere la nuova l'assistente giù per le scale con il risultato che il ginocchio era gonfio e dolorante. A nulla erano serviti né i giorni di degenza né le varie visite specialistiche: il ginocchio rimaneva sempre gonfio. La collega, rassicurata che infliggere gli aghi non avrebbe comportato dolore, accettò di essere curata: “Proviamo anche questo”, disse. Camillo era abituato ad avere grandi successi in quel tipo di situazione, arti infiammati di solito reagivano bene agli aghi, così bene che i medici occidentali stessi, in quei casi, invitavano i pazienti a sottoporsi a tale cura. Purtroppo questa volta i risultati furono insoddisfacenti, di solito, se entro tre volte non aveva successo Camillo non proseguiva la terapia, però in quel periodo Camillo stava sperimentando una tecnica da affiancare all'agopuntura. Era uscito un libro che aveva una notevole diffusione “Dianetics”, la scienza moderna della salute mentale, la forza del pensiero sul corpo: è un libro del 1950 di L. Ron Hubbard. Le pratiche descritte non sono accettate dalla medicina, perché non 73
avevano il necessario bagaglio di verifiche sperimentali. Camillo, forte del concetto “l'universo è mentale”, aveva studiato a fondo e aveva usato le tecniche descritte per curare certi traumi psicologici che pareva lasciassero un segno mnemonico pericoloso all'interno di un paziente. In più occasioni costatò che togliendo “forza” a questo ricordo emotivo, detto “engram” associato a un trauma, la guarigione migliorava. A volte bastava rendere cosciente il paziente del ricordo dimenticato per avere la guarigione. A dire il vero anche le moderne tecniche di analisi si avvalgono di simili tecniche, ma in quei tempi, sembrava una novità. La tecnica era una regressione indotta sui pazienti: si andava a rivivere episodi della vita in cui era imprigionata una forte emozione e si liberava l'energia emozionale facendo rivivere l'episodio più e più volte, finché il paziente riusciva a raccontare l'episodio con pochissima emotività. Camillo si accorse subito che i pazienti regredivano in modo molto diverso uno dall'altro, e per questo li divise in fasce di abilità. Terza fascia (serie C): Un paziente rilassato, invitato a visualizzare e a ricordare un episodio, vedeva poco o nulla, lo ricostruiva vagamente con la ragione e al più lo commentava. Seconda fascia (serie B): Il soggetto penetrava un po' di più nel ricordo, vedeva meglio ma non era mai veramente dentro l'episodio. Prima fascia (serie A): Raramente Camillo s’imbatteva in questa fascia, formata da pazienti che rivivevano letteralmente l'episodio. Questi individui entravano nella scena con la visione completa, con l'udito e le altre sensazioni, si muovevano all'interno della scena scovando particolari fino a quel momento sconosciuti. Quando provò le tecniche di acquisizione dell'engram, Camillo si accorse che la collega era eccezionalmente dotata, era della serie A, perché riviveva con grande facilità episodi dell'infanzia con dettagli impressionanti per la loro precisione. Per trovare “l'engram” occorreva ripercorrere tutti gli episodi simili al trauma da curare. La paziente regredì fino a quando era nel seno materno, raccontò di un primo tentativo di nascita seguito da un aborto dovuto a una caduta della madre, seguita da un secondo tentativo andato a buon fine; descrisse esattamente l'ospedale, com’era allora, inutile dire che tutto fu confermato dalla madre. Il libro Dianetics non parlava di vite precedenti, ma la paziente andò facilmente indietro nel tempo fino a rivivere episodi accaduti in vite precedenti. Seduta dopo seduta, comparvero episodi con il ginocchio traumatizzato in vite precedenti, queste erano rivissute con un'intensità pari alla realtà, il soggetto diceva che erano indistinguibili. Passarono alcune settimane; il ginocchio era sempre gonfio e dolorante. Le sedute proseguirono comunque per l'interesse suscitato dalle conferme sulla veridicità di alcuni episodi. A un certo punto Camillo decise per una nuova strategia e disse: “Provo a mandarti qualcuno che ti aiuti a trovare il trauma che ha iniziato la catena di engram". Chiese aiuto mentalmente al suo antico Maestro, ma non lo descrisse né disse in cosa consisteva l'aiuto che stava mandando. “Sto vedendo un uomo dietro di te, porta un saio lungo, ha uno sguardo intenso e mi sorride. Ora viene verso me, mi prende, e mi culla ... ”. Poi per alcuni minuti non successe nulla, la signorina non sembrava più cosciente, infine cominciò a parlare con una voce un po' alterata e disse: “ Ciao Camillo, sono l'alfa e l'omega!” Immaginate lo stupore di Camillo al sentire quella frase d’identificazione. Fu così che cominciò un nuovo ciclo d’intensa comunicazione con il Maestro. “Grazie di essere venuto, disse Camillo, lo desideravo, ma è comunque una sorpresa, com’è stato possibile rincontrarci?” Maestro: “E' un riflesso di qualcosa che hai fatto”. Camillo: “Cosa avrei fatto?” Maestro: “Devi andare indietro all'anno scorso, ti ricordi cosa è successo a scuola riguardo 74
all'alunno cui questa signorina fa assistenza? Pensaci!” In effetti, l'anno precedente c'era stato un certo trambusto intorno a quel ragazzo. L’alunno in questione era stato fermato più volte quindi era fisicamente prestante. Culturalmente aveva una preparazione che a stento arrivava alla seconda elementare, fisicamente era affetto da incontinenze di vario tipo. Visibili erano le bave che bagnavano continuamente il banco, tanto che si coprì la tavola con una grossa tela di panno assorbente, panno cambiato con molta frequenza. Il grosso del problema era l'odore che emanava. Al ragazzo fu assegnata un'insegnate di sostegno per alcune ore, per il resto si decise di affiancargli un ragazzo della classe che si alternava ogni settimana. I genitori però si lamentarono, non tanto per le distrazioni che il ragazzo induceva, quanto il suo odore insopportabile. Alla riunione di classe con i rappresentanti dei genitori si discusse dell'argomento. La cosa era banale: il ragazzo doveva essere lavato. Si scoprì che ciò non era fatto dalla famiglia in quanto i genitori erano in condizioni “psicofisiche” completamente inadeguate. La scuola aveva già mandato alcune lettere per richiedere la pulizia, ma inutilmente. Si arrivò a ipotizzare di fargli una doccia una volta la settimana, usando i servizi della palestra. I bidelli però dichiararono che non era compito loro, il professore che faceva assistenza al ragazzo disse che non era compito suo, pertanto si arrivò a un nulla di fatto. Uscito da quella riunione, Camillo rimase scosso dalla NON umanità dimostrata. Se si fosse trattato di un cane, nessuno avrebbe esitato a lavarlo, ma per un ragazzo nessuno si proponeva. Camillo decise di fare a modo suo, cercò un'ora del sabato in cui le docce della palestra erano libere e decise di lavare il ragazzo. Camillo era ben cosciente delle malelingue che sarebbero sorte, del tipo: “Come mai questo professore lava un ragazzo? Che tendenze sessuali ha?” In quel periodo Camillo stava leggendo i libri del “Cerchio 77”, libri che lo affascinavano perché i discorsi erano quasi identici a quelli che aveva sentito dal Maestro; leggerli lo confortava, lo riavvicinavano a quella figura. Aveva appena letto un discorso fatto da un'entità che si manifestava nella medianità del “Cerchio 77".Questa entità osservava che gli atti veramente altruistici sono pochissimi; l'uomo si muove sempre con secondi fini, si muoveva per il paradiso, per apparire buono, per diventare un santo e andare in paradiso. Quando un atto è veramente altruistico? Camillo pensò: voglio lavare quest’alunno per un solo motivo, è giusto che qualcuno gli dia una mano e lo lavi, so che sarò criticato, ma non m’importa, vada come vada. Detto fatto, Camillo cercò di agire di nascosto il più possibile, comprò a sue spese una canottiera, mutande, sciampo e guanti di gomma. Un sabato prelevò il ragazzo dalla classe con una scusa, poi chiese a un bidello se almeno poteva essere presente in qualche modo affinché le malelingue non buttassero fango e lavò il ragazzo da cima a fondo. Ripeté la stessa cosa il sabato successivo e poi ancora, ma ahimè! Fu un segreto di Pulcinella e alla successiva riunione di classe qualche insegnante chiese che “interesse” potesse avere questo professore nei confronti del ragazzo. Era scontato! Camillo si difese dicendo che era inutile parlare di socializzazione del ragazzo quando era quasi impossibile stargli vicino per l'odore; disse che a lui non interessava chi o cosa: qualcuno doveva lavarlo! Anche da parte dei famigliari arrivò una critica: chi aveva concesso il permesso di lavare il ragazzo? Si presentò una zia... era ora! Disse che d'ora in poi lo avrebbe lavato lei. “Benissimo, esclamò Camillo, è questo che volevo!” Questi i fatti dell'anno precedente in 1° media; in 2° media era arrivata a fare sostegno questa nuova signorina che era molto brava e capace. Il Maestro riprese a dire: “Caro Camillo, il quell’occasione hai lanciato una sfida, volevi vedere se riuscivi a compiere un atto veramente altruistico, la risposta eccola: sono qui, il canale che mi ha portato a te è stato quel ragazzo. Sì! Il tuo è stato un gesto altruistico. A questo punto devi 75
considerare che, anche se la maggior parte delle tue azioni non saranno altruistiche, tu provaci lo stesso. Tutto qui! In fin dei conti in un universo mentale in cui tutto è sostanzialmente un sogno condiviso, che importanza ha il possedere o il dimostrare di essere più grandi di ciò che si è? Sotto la spinta dell’istinto di sopravvivenza l’uomo è costretto a sviluppare un certo egoismo, un po’ ci sta, ma occorre affiancare il rispetto verso gli altri, il segreto del guerriero di pace è sapersi accontentare, cioè possedere la capacità di gioire, di arricchirsi in conoscenza e spiritualità disturbando il meno possibile l'altro, il vicino, il resto dell'umanità. Spesso l'essere umano non è mai sazio, guarda sempre chi ha di più e anela a raggiungere quel gradino di avanzamento. Se siamo tutto UNO che senso ha? Camillo non ti chiedo di diventare missionario, né di ammalarti per gli altri, né di privarti per gli altri, fa solo in modo di accontentarti del giusto decoroso, tienti il tuo spazio, le tue cose, i tuoi pregi, i tuoi vizi, cerca di restringere il tutto al minimo. Scoprirai che possiedi molto più superfluo di quanto immagini: il superfluo è superfluo, non ti pare?”. Camillo rimase allibito dalla modalità della trance inaspettata, la fluidità del parlare ricordava le comunicazioni con il primo medium. Evidentemente la signorina riusciva a essere molto “vuota” e si aprirono così nuove e inaspettate prospettive. Proseguendo la seduta, Camillo disse: “Grazie di essere intervenuto, questa signorina ha un problema al ginocchio; mi puoi aiutare a guarirla?” Maestro: “Proverò ad aiutarti, ma le tue informazioni sono incomplete, tu stai giustamente cercando l'engram iniziale e lo stai cercando nelle “vite precedenti”; una volta trovato speri che guarisca, ma non è detto che le cose vadano così. L'engram è dimenticato per vari motivi, e uno di questi è che la persona non ha l'energia per superarlo. Un errore che un analista può commettere è quello di far riaffiorare un ricordo represso nel momento in cui il paziente è in uno stato di debolezza. Non serve! Anzi, può peggiorare le cose, è come aggiungere altro peso a un signore che porta un fardello già di per sé pesante. Un bravo psicoanalista aiuta a togliere i pesi in modo adeguato, una volta tolti non devono ricadere nel sacco. Forzando le cose con l'ipnosi o con tecniche simili si rischia che i miglioramenti siano solo temporanei. Precisato questo, proverò ad aiutarti, cercando le scene e lasciando che la signorina con cui comunico riviva episodi dimenticati nella traccia del tempo; poi dovrai scaricare l'emotività contenuta, ma soprattutto le decisioni di chiusura prese in quelle circostanze”. Incominciò così una strana collaborazione in cui il paziente entrava in trance, quindi si manifestava il Maestro nella veste di psicoterapeuta, egli discuteva sulla terapia e diceva: “Proviamo a farle rivivere questo episodio della tal vita precedente che ho trovato negli annali dell'Akasha”. Il Maestro spariva e la signorina si trovava a rivivere in modo impressionante un episodio di una lontana vita precedente. Camillo procedeva quindi a farlo rivivere più volte finché l'emotività contenuta e le decisioni prese in quel tempo lontano perdevano di forza e si scaricavano. Com’era possibile che il paziente stesso in stato “alterato di coscienza” diventasse un guaritore di se stesso? Camillo era allibito, ma seguì le istruzioni alla lettera. Molti anni dopo scoprì che il metodo era stato usato anche da altri terapeuti professionisti; un libro in particolare: “Molte vite molti maestri”.di Brian Weiss sembrava ricalcare quanto vissuto da Camillo. Alla fine di ogni seduta d’ipnosi la paziente era riportata alla realtà e riprendeva a stento le facoltà normali. Per farla riprendere completamente, Camillo la invitava a toccare, a osservare e descrivere l'ambiente circostante, a volte la invitava a toccava oggetti. Camillo era stupefatto della profondità della trance e del fatto che gli episodi erano rivissuti come se accadessero in quel preciso momento. Dopo vari tentativi protrattasi in più sedute, finalmente si arrivò a un episodio base che riguardava il rapimento di una fanciulla da parte di un sacerdote devoto a una statua della dea Kalì. Si trattava di 76
un sadico esaltato che, avendo una statua mancante di una mezza gamba, volle riproporre dal vivo la cosa e sacrificò la ragazza che aveva rapita tagliendole mezza gamba a partire dal ginocchio. La scena era sconvolgente e il trauma così intenso che ci vollero alcune sedute per scaricare. Il Maestro disse che aveva rintracciato l'entità che aveva combinato quel guaio, ora era cambiata e chiedeva scusa, l'avrebbe fatta intervenire. Camillo doveva convincere la paziente a perdonare e ad accettare che questo ex aguzzino ponesse la mano sul suo ginocchio. La cosa fu molto più difficile del previsto, la signorina dimostrava una repulsione enorme nel confronto di quel personaggio e si ritraeva. Camillo spiegò la situazione alla paziente ritornata in stato normale e discussero a lungo. Aspettarono un giorno in cui lei era forte e disponibile, finalmente in stato di trance la signorina permise all'ex aguzzino di toccarla, pose la mano sul ginocchio gonfio e chiese perdono, disse che era pentito di quello che aveva fatto tante vite fa e neppure lui sapeva spiegare come a quei tempi fosse caduto così in basso. Quello che accadde dopo fu stupefacente! Il ginocchio gonfio e caldo da mesi si sgonfiò nel giro di un paio di ore. Quando, qualche giorno dopo si ritrovarono, la signorina era al settimo cielo, raccontò che era migliorata la sua vista e che anche un leggero soffio al cuore era sparito a detta del suo medico curante. Camillo chiese se accettava ancora di entrare in trance, la ragazza disse di sì, ma pretese di non voler ricordare nulla di ciò che veniva detto. Nella trance successiva il Maestro disse che la guarigione era spettacolare, ma aveva dei dubbi. Secondo lui finché la signorina era in forze e veniva aiutata, la guarigione reggeva, ma man mano che la vita presentava problematiche da superare, era probabile che gli atteggiamenti di difesa che essa adottava riportassero a galla in parte il trauma. Il superamento di un trauma passa anche attraverso l'evoluzione, le scorciatoie troppo spesso non reggevano nel tempo. In effetti qualche anno dopo il ginocchio diede problemi nuovamente, questa volta sotto forma di una ciste, che dovette essere rimossa chirurgicamente.
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Cap. 17 Nuovi colloqui con il Maestro Secondo Elifas Levi: il CORPO ASTRALE è un mediatore plastico formato di luce astrale o terrestre, che trasmette al corpo umano la doppia calamitazione. L’anima, agendo su questa luce con le sue volizioni, può dissolverla o coagularla, proiettarla od attirarla. Il mediatore plastico è una calamita che attira o che respinge la luce astrale sotto la pressione della volontà, e si nutre di luce astrale come il corpo fisico aspira e respira l’atmosfera terrestre. E’ lo specchio dell’immaginazione dei sogni, e nel sonno il corpo plastico si carica proprio della luce astrale. Reagisce sul sistema nervoso e produce così i movimenti del corpo. Può prendere tutte le forme evocate col pensiero e, nelle coagulazioni passeggere della sua parte radiante, appare agli occhi ed offre anche una specie di resistenza al contatto. Il “magnetismo animale” è l’azione di un mediatore plastico sopra un altro per dissolvere o coagulare, ma per farlo con efficacia occorre la salute del corpo e dello spirito, l’intenzione retta e la pratica discreta. Con il magnetismo è possibile guarire le malattie nervose e ristabilire le armonie fluidiche. Camillo era al settimo cielo, poteva parlare con il Maestro come ai vecchi tempi, niente necessità di sedute medianiche o di altre. Questa medianità sembrava eccezionale. Camillo cercò di approfondire la conoscenza del fenomeno “Posso chiederti cosa sei? Sei lo stesso Maestro che venne con un altro medium? Quando non sei qui, dove ti trovi? Com’è possibile che ci sia una continuità tra le personalità?”. Maestro: “Quante domande! Andiamo con calma. Rispondo chiedendo a mia volta cosa sai del “corpo astrale” o di quello che Castaneda descrive come “il doppio”?” Camillo: “Si tratta di una parte di noi stessi presente in ogni essere, però ai tempi moderni è ignorata. Da quello che mi sembra di aver capito, ha uno sviluppo differente da persona a persona, in alcuni è forte, densa e attiva in altri è piccola, ignorata, passiva. Si dice che emerga maggiormente quando il corpo fisico è assopito”. Maestro: “Ok. Aggiungo che questa parte degli esseri viventi è intimamente legata all'aspetto fisico, è come l'ombra di una persona. Appena c'è una fonte di luce adeguata compare. Però l'esempio dell'ombra precisa solo il fatto che ci sia un legame indissolubile, tutta la materia ha anche un aspetto eterico che forma il suo doppio. Un altro modo di vederlo è pensare che il “corpo astrale” sia una matrice di supporto, una specie di programma che supporta le immagini nello schermo di un computer. Quindi, se potenziato adeguatamente, il corpo astrale fa cose incredibili. Se non potenziato c'è egualmente, ma non si vede, come l'ombra di una persona quando non c'è luce che la riveli”. Camillo: “In alcuni libri si fa il paragone con un'automobile e il guidatore”. Maestro: “Anche quella parabola è buona, e me ne avvalgo per risponderti. L'automobile di questa signorina è il corpo fisico, il guidatore è il corpo astrale. Ebbene, per essere un medium, il guidatore si deve allontanare e lasciare la guida a qualcos'altro. Alcuni riescono a farlo più di altri e diventano medium, non credere però che questo sia segno di evoluzione, può esserlo e non esserlo. Per esempio, questa signorina è un medium perché ha coltivato moltissimo un atteggiamento di fuga. Quando le cose si mettono male, si rifugia in una specie di limbo e abbandona la guida della macchina. La macchina può andare comunque avanti da sola, in automatico, ma in quello stato, 78
senza una guida consapevole, le sue azioni sono banali. Diverso è il caso di Claudio, è diventato un medium perché ha un corpo astrale fortissimo e lo sa controllare abbastanza bene con la sua volontà. Le due medianità sono opposte: per questa signorina la medianità deriva da fuga, per Claudio dal coraggio”. Camillo: “Tu però ti manifesti raramente con Claudio e quando lo fai, ti limiti a generici saluti. Qui invece riesci a manifestarti attraverso questa signorina che, ha un'energia infinitamente minore rispetto a Claudio”. Maestro: “Chi è forte non ama perdere il controllo della sua macchina che è il corpo fisico, anche se si allontana con il corpo astrale ha ancora energia sufficiente a mantenere parte del controllo sul suo corpo fisico. Questa signorina invece si allontana molto bene dalla guida della macchina e io prendo il suo posto per parlare con te. Ovviamente quello che si manifesta non è mai puro, è un misto. Io uso il cervello e le capacità oratorie di questo mezzo, ma a mia volta ne sono condizionato; tu pure mi condizioni anche se ascolti solo e sembri passivo, per mezzo della tua volontà, con il tuo modo di porre le domande, con le intenzioni che contengono le tue domande, tutto sommato finisco per farti da specchio. Vedi quanto è delicata la medianità! Tu puoi trovarvi tutto e il contrario di tutto”. Camillo: “Quindi parte delle risposte che ricevo sono condizionate da me stesso”. Maestro: “Esatto". Camillo: “Perché non divento io stesso un medium, così la situazione è più coerente? Maestro: “Tu, come la quasi totalità delle persone, sei affezionato alla tua “auto”, non lasci la guida facilmente e anche quando la lasciassi staresti lì, a controllare il tutto. La medianità nasce anche da una forma di “arresa".Le persone possono anche decidere di arrendersi ma prima vogliono essere certe che ciò cui si arrendono non provochi danni. E hanno ragione, chi assicura che ciò che prende possesso della macchina sia evoluto, buono o piuttosto non sia quella che tu chiameresti un'entità bassa che dà luogo alla possessione? Quindi la medianità in sé è un'arma a doppio taglio. Attenzione!” Camillo: “Qui si apre il discorso di chi o cosa sei tu, e che cosa diventi quando ti manifesti”. Maestro: “Io sono una possibilità dovuta al fatto che, a suo tempo, un atto creativo ha portato e immagazzinato nel “mare della consapevolezza” un certo tipo di mentalità, essa si associa a mentalità simili. Nel “mare della consapevolezza” io non esisto che in minima parte come individualità, io sono molti, tu tendi a vedermi come Gesù perché questa è la possibilità comunicativa più logica, ma un buddista mi vedrebbe come Budda e così via. Certo, in questo momento mi sento differenziato, non solo differenziato ma anche condizionato, il corpo con cui parlo ha un sacco di condizionamenti automatici, che io posso scavalcare solo in parte. La tua presenza, i tuoi desideri, il tuo modo di porre le domande e di reagire influenzano moltissimo l'evento; in questo caso aiutano, ma potrebbero anche inibire o deviare. Se tu avessi un altro atteggiamento io potrei diventare una specie di “diavolo” anziché un angelo; se approfondisci l'argomento medianità nei vari testi, troverai conferme di quanto ti dico”. Camillo: “Quindi, quello che emerge dalle nostre comunicazioni non è di per sé vero ma...”. Maestro: “Proprio così! Sta a te assumerti la responsabilità di crederci o no: questa è libertà ed è giusto che sia così in omaggio alla creatività. Non esiste una verità assoluta ma solo una verità di passaggio. Ti ricordo ciò che dissi nella mia prima venuta: la verità è come un richiamo per inseguire il quale l'uomo supera i suoi limiti, non raggiunge la verità ma il fatto di rincorrerla lo fa evolvere...”. Camillo: “Concludendo, tu sei lo stesso Maestro ma nello stesso tempo NON sei lo stesso. Vedo che 79
non c'è mai un punto fermo”. Maestro: “Il mio variare da medium a medium assomiglia a quanto discutemmo sulle vite precedenti, ricordi? Da una vita all'altra ci sono così tanti cambiamenti che risulta difficile dire che sia la stessa entità che si reincarna, le condizioni mutate portano a galla differenti comportamenti. La continuità è ricercata soprattutto dagli uomini immersi nel pensiero lineare sequenziale e per ottenerla inventano chiese, linee dogmatiche, assolutismi. Prendi per esempio le organizzazioni umane nascono per portare avanti un ideale, ma l'organizzazione diventa la vera padrona e per salvarla si finisce con lo andare contro gli ideali che l'avevano creata. A conferma ti ricordo che i martiri cristiani della prima ora erano perseguitati, ma poi la chiesa divenne così forte da perseguitare a sua volta; mi riferisco all'inquisizione, alle crociate, anche adesso più subdolamente certi atteggiamenti rigidi sul peccato sessuale, sul controllo delle nascite, sul matrimonio indissolubile e su mille altre rigidità. Ora le strutture clericali nella tua nazione contano un po' meno solo perché l'ateismo di molti scienziati crea un opposto che permette di equilibrare, se non ci fosse si ritornerebbe al medioevo. Dove la religione è più importante della scienza la situazione è peggiore, come accade ancora oggi tra i mussulmani.” Camillo: “La tua venuta è stata influenzata da una tecnica di una scuola iniziatica chiamata Dianectis evolutasi in Scientology; la sto seguendo da un po' soprattutto perché dicono chiaro e tondo che “l'universo è mentale” e danno molto risalto alla comunicazione. Ho ritrovato molti discorsi che tu mi facevi sull'importanza del linguaggio. Con loro ho fatto un corso di comunicazione che ha migliorato moltissimo l'insegnamento. In seguito a quanto appreso quando spiego sto attento a che ogni vocabolo sia ben chiarito, se posso uso sempre oggetti materiali che affiancano la didattica, e sto attento al tono di voce e molto altro. Tuttavia ho alcune perplessità sull'organizzazione; sta cambiando nome e si chiama “Chiesa di Scientology".La parola “Chiesa” sa di setta; in conformità a quello che mi hai appena detto, potrebbe anche qui avvenire che l'organizzazione, con il suo denaro, diventa il fattore dominante. Cosa mi puoi dire in merito?” Maestro: “Una volta che un individuo comprende che l'universo è mentale e che la comunicazione è una componente importante che fissa la realtà, sicuramente si trova più avanti nella strada della conoscenza, quindi non stupisce che questa associazione porti in te (e negli altri) un po' di conoscenza e aumenti le tue abilità; il problema sta negli uomini. Tu devi guardare chi la dirige, chiediti: “questo signor Hubard ha chiaro il concetto degli opposti? E’ cosciente che più si avanza nella conoscenza, più occorre dominare l'importanza personale bilanciandola con sempre maggiore umiltà? Il denaro, pur necessario, è un fine piuttosto che un mezzo? Fino a che punto c'è creatività, c'è libertà, c'è giustizia?” Il seguire o meno deve essere una tua libera scelta responsabile, l'unica cosa che ti posso dire è che la migliore organizzazione è sempre comunque una struttura verticistica, se poi si comincia a chiamarla Chiesa... s’intravedono le avvisaglie di un eccesso d’importanza personale. Finché non arrivi a una tua conclusione, continua a seguire l'insegnamento, ma evita di farti imprigionare. Se senti odore di “guru devozionale”, lascia tutto ma conserva il buono che ne hai ricavato”. Camillo continuò lo studio per un paio di anni, poi si accorse che l'organizzazione era diventata estremamente coercitiva e non lasciava più spazio alla libertà e alla creatività, quindi si ritirò pensando: “che peccato! Avevano capito molto, ma hanno sottovalutato l'egocentrismo umano".Il Dio di quell'organizzazione è diventato il denaro.
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Cap. 18 Ripresa dell'insegnamento alchemico Lasci al tempo la memoria, questo suo unico possesso; e non tolga al passato la veste bianca, se pure l'oggi le sembri nudo e scheletrico. Non conosciamo le alchimie dei giorni, né come incontreremo in futuro ciò che abbiamo abbandonato alle spalle”. Cristina Campo Camillo era soddisfatto della situazione, anche se gli era stato detto che i colloqui non donavano né verità né linee di comportamento da seguire, lasciando tutto incerto, tuttavia erano comunque un'occasione di argomentare sul trascendente. Amava quest’aspetto filosofico e, quando poteva, argomentava con i colleghi di scuola sull'aspetto astratto della realtà. I successivi colloqui si svolsero tutti in profonda trance, la signorina non voleva in alcun modo essere partecipe di ciò che veniva detto per paura che ciò che emergeva fosse solo il suo inconscio. Camillo era tranquillo, che male c'era nel filosofeggiare sull'astratto? La sua preparazione e la sua mentalità scientifica lo avrebbero sempre riportato con i piedi per terra. In uno dei successivi colloqui Camillo chiese: “In questi anni ho letto molto sull'Alchimia, ma confesso che la trovo sempre difficile da avvicinare, in particolare mi piacerebbe sapere di più sulla parte che riguarda la “geometria sacra”, puoi parlarmene in termini semplici?” Maestro: “Strano che tu non la capisca, sei un alchimista più alchimista di molti altri che si professano tali”. Camillo: “Io non so fare le trasmutazioni!” Maestro: “Ci sono vari tipi di alchimisti; c'è l'alchimista che comprende la natura del creato, e l'alchimista che ha accumulato sufficiente energia ed è in grado di trasmutare la realtà. Tu e Claudio potete essere quindi definiti alchimisti, tu per il primo motivo, lui per il secondo. A mio giudizio preferisco la tua situazione perché hai una visione d'insieme ampia, molto più ampia di Claudio. Certo che il tuo sapere ha dovuto passare per le verifiche che ti ha dato Claudio; molti altri potevano accedervi, ma dentro di loro non viveva l'alchimista curioso. Il tuo sapere permarrà, il sapere di Claudio calerà moltissimo nel momento in cui non sarà più in grado di accumulare il surplus energetico. Spariranno le sue facoltà e potrebbe rimanere con il classico pugno di mosche. Ci sono altri che hanno raggiunto ambedue le situazioni: conoscenza e manipolazione della realtà. Anche in Alchimia abbiamo diversi gradi di comprensione. Detto questo, provo a darti una visione geometrica della creazione. Non ti stupirai se parto dal cerchio, o meglio dalla circonferenza; ricordi che ti avevo suggerito di vedere tutto come un cerchio? Camillo: “Certo che lo ricordo! Esistono due tipi di metodologia per indagare: il pensiero sequenziale logico tipico della Fisica in cui il tempo è il parametro principale, e il pensiero circolare in cui la causa e l'effetto coincidono, cioè l'effetto è anche causa. Sono opposti che nascono dal nulla e sono un nulla differenziato. Dico bene?” Maestro: “Bene, in Alchimia devi muoverti principalmente col pensiero circolare. Il primo atto che porta in essere una nuova entità che esce dal collettivo ed è destinata a differenziarsi sempre di più, si può riassumere in due parole: percezione e consapevolezza. Immagina un cerchio e colloca due punti sulla circonferenza in modo contrapposto: un punto è la percezione, l'altro la consapevolezza. Passando all'aspetto geometrico considera che due punti non individuano una circonferenza in 81
modo univoco, come ti è noto per determinare univocamente una circonferenza servono tre punti. In questo esempio il terzo punto è dato dalla condivisione. Due individui che hanno capacità percettive o consapevolezze simili, se condividono la percezione nello stesso modo ENTRANO o se vuoi CREANO una realtà, passando da una percezione soggettiva ad una condivisa. Percezione + consapevolezza + accordo percettivo sono tre punti che individuano una precisa realtà. Immagina i tre punti come vertici di un triangolo equilatero, potresti dire che in prima approssimazione quel triangolo è uno abbozzo della circonferenza. Aggiungendo punti la circonferenza è sempre più vicina ad un cerchio. Così un quadrato, un pentagono, un esagono… sono sempre abbozzi migliorativi. In matematica hai studiato una serie geometrica d’infiniti termini che con l'approssimazione della circonferenza attraverso poligoni regolari ti permette di ricavare il valore di Pi-greco con una precisione crescente. Camillo: “Quale sarebbe il quarto termine che creerebbe un quadrato che approssima il cerchio?” Maestro: “ Nella mia personale visione approssimo la circonferenza con un quadrato in cui due vertici opposti sono la percezione e la consapevolezza, gli altri due vertici sono l'accordo percettivo e la comunicazione. L'accordo va di pari passo con la comunicazione, esattamente come la percezione va di pari passo con la consapevolezza”. Camillo: “L'accordo e la comunicazione sono una specie di opposti complementari, a questo punto ho capito che non posso chiederti se è nato prima l'accordo percettivo o la comunicazione, è ovvio che vanno di pari passo”. Maestro: “Occorre sempre ricorrere al pensiero circolare, “Chi è causa è anche effetto”, questa è una massima alchemica che dovresti tener sempre presente”. Camillo: “E il quinto punto per approssimare la circonferenza con un pentagono quale sarebbe?” Maestro: “E' qualcosa assimilabile all'energia, non uso la parola energia perché troppo restrittiva. Una definizione di energia potrebbe essere: “L'energia è una grandezza che esprime la capacità di produrre un cambiamento nell'universo". Vanno considerati due aspetti dell'energia: il quantitativo e quello qualitativo. L'aspetto dell'energia che contiene poca materialità ma tantissima conoscenza, si definisce comunemente con il termine di “Energia Sottile".Per capirci... un libro di Fisica in mano a un antico abitante, se compreso, renderebbe quel tizio capace di conquistare e sconvolgere il mondo in cui vive, questo perché quel libro in poca energia materiale contiene un grande capacità di cambiare il mondo. Dividiamo quindi l'energia in due aspetti: uno grezzo, materiale e un altro detto cognitivo corrisponde al contenuto informativo. Aggiungendo questi due punti il quadrato si trasforma in un esagono regolare, collocati su vertici opposti dato che i due tipi di energia sono uno l'opposto dell'altra, nel senso che la presenza di una forma di energia intelligente fa si che si possa usare molta meno energia grossolana. L'opposto è visto come un qualche cosa che tende ad annullare la funzionalità dell'altro. Camillo: “Quindi potremmo andare avanti all'infinito aggiungendo sempre nuovi termini”. Maestro: “Sì ma i termini successivi contano meno dei precedenti. Al tuo livello di evoluzione, devi concentrarti sul terzo e quarto punto: instaurazione dell'accordo e comunicazione. Chi vuole riappropriarsi della libertà di percepire oltre il corpo fisico, deve per forza uscire dall'accordo, quindi, eliminare la storia personale, le abitudini, le decisioni e le emozioni disperse nella traccia del tempo con la ricapitolazione della propria vita”. Camillo: “E' sufficiente questo per riuscirci?” 82
Maestro: “In teoria sì, ma per realizzare queste cose serve energia del 5° e 6° tipo che sia cioè grossolana in relazione alla quantità che intellettiva nella qualità. L'accumulo di energia diventa un fattore essenziale, si parla di vivere la vita in modo impeccabile. Il vero alchimista vive ogni istante con presenza mentale e attenzione elevata al massimo. Camillo: “Nell'ultimo capitolo del libro “l'Isola del Tonal” Castaneda descrive il salto dal burrone che fece in Messico, ritrovandosi a Los Angeles. Per sviluppare il corpo astrale adeguato ebbe come maestri sciamani eccezionali e un impegno che francamente trovo fuori portata. Puoi dirmi a che serve questo sviluppo del corpo astrale? Vale la pena di fare tanta fatica? Per cosa poi? I mondi paralleli non sono più pericolosi di questo?” Maestro: “Il tuo è un discorso sensato, ma dettato dalla pigrizia; lo sviluppo del corpo di luce o corpo astrale ha immensi vantaggi, non serve solo per andare in altri mondi paralleli, serve per tenere in salute il corpo fisico, per avere un rapporto migliore con gli altri esseri viventi. Se viene usato nel sognare si può operare nella dimensione astrale acquisendo lì grande conoscenza con il metodo circolare. In astrale il tempo ha un valore differente, una settimana vissuta con la consapevolezza agganciata al corpo astrale può portare all'interno tanti episodi, tante nozioni, tanta consapevolezza quanta se ne accumula in un'intera vita. Quando si sviluppa il corpo astrale il vero problema è il ricordo, perché come ti ho già detto, gli episodi vissuti in quello stato sono slegati tra loro, quindi NON sono raggiungibili con il metodo basato sul pensiero lineare sequenziale; questi ricordi si possono solo rivivere rientrando in quello stato.” Camillo: “E' come quando si cerca di ricordare un sogno, appena svegli a volte ci si riesce, ma bastano poche ore e si perde tutto, non si riesce più a ritrovare il ricordo. Eppure a volte riesco a ricordare certi sogni ma non capisco perché alcuni sì e altri no”. Maestro: “Ogni individuo ha un suo metodo, le tecniche che vanno bene per uno ma non danno risultati ad altri, ricordare i sogni è un fatto estremamente soggettivo. Alcuni punti possono aiutare: innanzitutto il livello energetico, cioè l'energia posseduta influenza sia facendoci sognare in modo più vivo, sia dando più potere alla nostra volontà di ritrovare il sogno. Il secondo fattore è l'attenzione, più si è abituati a vivere la giornata attentamente e più si è attenti nel sogno, rendendo il tutto più vivo. Va detto che energia e attenzione nei livelli sottili sono quasi sinonimi quindi si tratta quasi di un unico fattore. Camillo: “Che consigli mi puoi dare per migliorare?” Maestro: “Ricordati che nell'evoluzione occorre muoversi su due binari, il livello collettivo e la crescita personale. Questo perché siamo tutti ospiti di una grande nave: la madre Terra. E' fondamentale che la nave sia in salute. A livello personale è difficilissimo suggerire a qualcuno come deve comportarsi, ogni persona traccia una SUA via creativa. Nel tuo caso sembra che tu ti muova bene nel collettivo, tendi a donare il tuo tempo disinteressatamente. Il tuo rapporto con uomini, animali e piante è soddisfacente, ma perdi molta energia con gli oggetti, non li rispetti, eppure sei a conoscenza che tutto è vivo. Il mio consiglio è di rapportarti con più dolcezza con gli oggetti che tu definisci inanimati”. Camillo: “Ok, devo imparare a non disperdere energia manovrando gli oggetti, e per il puro corpo astrale cosa posso fare?” Maestro: “Sono presenti nella tua realtà altri ricercatori che hanno formato associazioni in cui il denaro e il potere hanno pochissima importanza, per esempio i “Rosacroce".Sono molto edotti su questo campo, insegnano a ricapitolare la giornata prima di addormentarsi: questo metodo aiuta perché nelle prime fasi del sonno il corpo astrale si attiva per riparare in parte i danni fatti da 83
emozioni, decisioni, dispersioni energetiche durante la vita del giorno. Ricapitolare la giornata è come alleviare il lavoro, i sogni che più ricordi sono quelli che si fanno dopo aver avuto alcuni cicli di circa 45 minuti che hanno riparato i guasti della giornata. Altra cosa che è enfatizzata è che durante il giorno occorre aumentare l'attenzione a ciò che si fa; il concetto si riassume nel termine “presenza mentale".Nel tuo caso specifico, evita di concentrarti sul ragionamento, ma aumenta l'osservazione visiva, uditiva, olfattiva, tattile, osserva acutamente, ma NON ragionarci su confrontando con ciò che hai in memoria, insomma cerca di catturare e di ingrandire la sensazione relativa agli oggetti, al panorama, alla situazione. A forza di farlo, le emozioni e le sensazioni si rafforzano e il corpo astrale cresce. Questa regola vale per te, per altri magari vale l'opposto, per esempio per questa signorina che uso come medium sarebbe utile aumentare il ragionamento dato che l’aspetto visivo è già alto. Per ogni persona valgono regole differenti l'Alchimia è un'arte fortemente soggettiva. Guardati dai libri che pretendono di avere in mano un metodo universale, che NON esiste. L'Alchimia parla per simboli che devono essere compresi, vissuti, introitati, adattando la propria crescita prendendo coscienza da ciò che si è”. Seguirono altri lunghi colloqui con nuovi insegnamenti. Fin dalle prime volte la signorina manifestò molta paura nel confronto di Camillo e della medianità. Questa fu alla fine la causa che la portò a cercare sicurezze altrove, ma non prima di aver regalato a Camillo episodi straordinari. Un pomeriggio d'estate Camillo si trovava in un salottino, la signorina era assopita sul divano. Improvvisamente fece cenno a Camillo di avvicinarsi, invitò Camillo a chiudere gli occhi, gli prese una mano e la accarezzò dolcemente. Camillo si trovò a rivivere una scena medioevale in cui, in un giorno di sagra, con uno stratagemma, raggirò questa signorina e la violentò. Seguì una riappacificazione e un'invasione d'amore che fece scoppiare in lacrime Camillo. “Cos'è successo?” chiese Camillo al Maestro che si manifestò subito dopo. “Avete rivissuto un trauma e vi siete riappacificati, avete fatto festa. Questo trauma spiega il perché della paura sproporzionata che questa signorina nutriva nei tuoi confronti”. Camillo disse scherzosamente: “Tutto è partito solo da una carezza nella mano, mi hai fregato!” La risposta del Maestro fu divertente: “Io sono stato fregato da un bacio!” (In riferimento al bacio di Giuda) “Non è finita qui, disse vedrai questa sera!” aggiunse. Quella sera Camillo doveva trovarsi con Oriella nel vicino paese di Schio a casa di una presunta medium per partecipare a una seduta. La sorpresa però non arrivò dalla seduta medianica. Durante una pausa tutti uscirono in giardino a rinfrescarsi. Camillo si trovò da solo con un signore di bell'aspetto, che gli aveva chiesto se poteva guardare cosa faceva dolere la sua mano destra, sapendo che Camillo faceva l'agopuntore. Questo signore aveva un nome curioso e raro: Jone. Rimasti soli, Jone disse che non era molto importante curare la mano ma piuttosto, dato che erano soli, voleva avere delle conferme. Jone disse: “Anch'io ho strane facoltà e a volte vedo e faccio cose fuori dall'ordinario. Ti sto vedendo come un antico sacerdote egiziano... e giù tutta una descrizione sul vestito e sulla personalità. Ho visto che sei venuto al mercato degli schiavi e mi hai comprato. Io ero un generale nemico catturato, tu mi hai salvato facendomi diventare un tuo scrivano. Vedo che osservavi con un lungo tubo vuoto le stelle e ...”. Camillo rimase allibito, lungamente aveva discusso con il Maestro sulla sua presunta vita precedente in cui il Maestro confermava che Camillo era stato un sacerdote egiziano. 84
Molto più tardi Jone sbalordì ulteriormente Camillo raccontandogli che, mentre vedeva la scena dell'Egitto, contemporaneamente aveva ascoltato un secondo essere che stava come un fantasma dietro a Camillo. “So che mi prenderai per matto, disse, ma questa entità che presumo essere legata a te io l'ho vista come Gesù. Mi ha parlato di sé e della chiesa che ha perso la strada ...”. Camillo si ricordò della previsione del Maestro... “Non è finita, vedrai questa sera”. Nacque una lunga amicizia tra Camillo e Jone anche perché in seguito scoprirono che ambedue erano presenti ad Atlantide. Jone ricordava che guidava un mezzo di trasporto che oggi definiremmo “disco volante”, ricordava qualcosa del motore plasmatico che interagiva con la volontà del guidatore, e dalla descrizione risultò che i guidatori erano “attivatori”, in grado di interagire con la materia attraverso la volontà. (Vedi il romanzo allegorico “sognando Atlantide”.) Jone rivelò notevoli facoltà paranormali molte raccontate in un suo libro “Un sentiero verso l'ignoto” Jone Chioccarello
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Cap. 19 Amore incontenibile “Che cos’è Dio?” domanda un bambino. La madre lo stringe tra le braccia e gli chiede: “Cosa provi?”. “Ti voglio bene”, risponde il bambino. “Ecco, Dio è questo". Krzysztof Kieslowski Faceva parte del gruppo meditazione la giovane Tiziana, dotata di buona sensibilità tanto che in certe occasioni vedeva un alone colorato attorno alle persone detto aura. Era molto attratta dalla via dell'amore; di ritorno da un corso di crescita personale denominato “conosci te stesso”, ne fece così tante lodi che Camillo e sua moglie decisero di farlo. Era un corso di un'intera settimana tenuto in un convento. Anche se appariva di matrice cattolica, in realtà era un lavoro di autoanalisi svincolato dalla religione. Camillo attese che finissero le scuole e a luglio si recò con la moglie ad Asolo. Il corso aveva il numero chiuso di 25 partecipanti, quasi tutti di età superiore ai 25 anni; era di estrazione eterogenea, comprendeva alcune suore, un prete, un frate e molti insegnanti. L'ambiente tranquillo e accogliente favoriva l'introspezione. Le lezioni si concludevano con l'assegnazione di una serie di domande cui si doveva rispondere per iscritto. Ci si riuniva due volte il giorno, una al mattino per l'assegnazione del lavoro e uno alla sera per la lettura condivisa degli elaborati individuali. Le domande a cui occorreva dare risposta vertevano sulla relazione tra noi e gli altri con temi del tipo: “Come vivi il sentimento d'amicizia entro di te, e come pensi che lo giudichino i tuoi amici, i vicini..”. I banchi erano raggruppati a due a due e Camillo si trovò come compagno di banco un giovane frate. Francesco aveva circa 30 anni ed emanava una spiritualità incredibile. Camillo si accorse che tutti cercavano la compagnia di quel frate forse perché aveva una serenità disarmante. Al quarto giorno Camillo si svegliò alle 4 del mattino colmo di un'inspiegabile gioia. Il tutto era stato scatenato da alcune conclusioni sulla sua essenza profonda; probabilmente sotto la stimolo delle domande cui doveva rispondere, quella notte Camillo entrò in un sogno e si vide se stesso identificato in un'entità priva di corpo che osservava dall'alto quest’universo, fu colto da compassione osservando che la sofferenza era eccessiva rispetto al benessere, quindi decise di entrare in quest’universo per aiutare. Insomma una specie di angelo precipitato volontariamente in questa realtà materiale. Fu un errore di presunzione! Per entrare in questa materialità occorre condividere la realtà immergendovisi totalmente, ma è come entrare nelle sabbie mobili per salvare qualcuno; si è trascinati giù. Vedere che il primo atto era dettato dal desiderio di aiutare, proiettò Camillo in uno stato d'animo inspiegabile, predette di capire che inizialmente lui non era poi così cattivo anzi, sembrava un “angelo” che cade nel tentativo di aiutare. Il resto della settimana Camillo lo passò sempre con il cuore pieno d'amore e gonfio di pianto più o meno trattenuto. Giudicava l'accaduto totalmente irrazionale, ma ebbe il coraggio di non far prevalere il suo lato scientifico e si abbandonò all'esperienza d'amore. Nella sua mente risuonava una strana canzone di quando era giovane: “Dio è Amore.. Amore è Dio!” Tutto il creato aveva una partenza d'amore, ma la necessità di libertà per creare individualità aveva mescolato il lato egoistico, ma, sotto sotto, la vera causa sembrava essere l'amore, amore ormai nascosto, soffocato, invisibile ma presente in sottofondo. Il fraticello vide questo e si avvicinò a Camillo offrendo solidarietà e amicizia. Verso la fine del corso, Francesco chiese addirittura aiuto a Camillo. Non trovava risposte alle domande: “Qual è il significato del dolore? Perché si deve morire?” Francesco disse che nella sua vita i momenti di dolore erano praticamente inesistenti, solo recentemente era stato mandato al capezzale di un vecchio frate che soffriva e, alla fine, era morto. 86
In lui si era insinuata la domanda del perché occorreva soffrire e morire. Camillo chiese: “ Che risposta ti sei dato?” Francesco rispose: “Non mi sono dato risposte, ma ho lasciato a Dio di darmi l'opportunità di ricevere una risposta, per questo ti chiedo aiuto. Perché uomini che hanno agito bene come quel vecchio frate devono soffrire?”. Per Camillo parte della risposta stava nelle presunte vite precedenti e nel Karma accumulato. Che dire a quel frate immerso in quella linea cattolica? (La chiesa in un concilio decise che la reincarnazione non era parte della dottrina) Come parlare a Francesco del Karma e della conseguente reincarnazione, da che pulpito? In fin dei conti, Camillo stesso nei colloqui con il Maestro, aveva espresso grosse perplessità sulla reincarnazione. Ebbe un'ispirazione e disse a Francesco che a casa aveva la registrazione di quello che aveva detto il suo Maestro su quel campo, aggiungendo: “Si tratta di cose dette in stati alterati di coscienza il cui valore va preso con le pinze".Francesco accettò di andare a casa di Camillo al ritorno, prima di rientrare in convento. Stavano rientrando a casa in macchina, Francesco era sempre vestito con il saio da frate e si trovava a fianco del guidatore mentre la moglie sedeva dietro. A metà strada Francesco esclamò: “Mi hai messo tu questa foglia in grembo?” Alzò una foglia di platano grande come due palmi di una mano. “No di certo!” rispose Camillo, “ho le mani sul volante, come avrei potuto?” Francesco osservò: “E' vero, disse, ma che strano! Il finestrino della macchina è aperto ma una foglia così grande l'avremmo vista entrare!” Il fenomeno era inspiegabile. Arrivati a casa Camillo fece sentire il brano dove il Maestro parla della reincarnazione, e fatalità è proprio il discorso della foglia che cade dall'albero. Francesco esclamò: “Ora capisco il perché della comparsa inspiegabile della foglia in automobile: mi si vuole suggerire che devo comprendere che parte del dolore può trovare spiegazione in problematiche che l'anima ha mosso in precedenza, questo va sotto il nome di reincarnazione. Ho capito!” Camillo rimase allibito dalla velocità della realizzazione del concetto da parte di Francesco. Per giorni la sensazione d'amore rimase, la parte razionale di Camillo la classificava come fenomeno suggestivo profondo, l'altra parte l'accettava e cercava di trattenerla a lungo. Dopo alcuni giorni (era un venerdì di mercato a Valdagno), Camillo si aggirava tra la fitta folla che come il solito popolava le bancarelle. La sensazione d'amore onnicomprensivo era sempre presente in lui, quando improvvisamente, gli si avvicinò uno sconosciuto che portatosi a 30 centimetri dal suo volto, lo fissò con due occhi immensi e lo salutò: “Ciao amore!".Poi, velocemente, com’era arrivato, si dileguò tra la folla. Camillo rimase esterrefatto, lo sconosciuto non pareva proprio uno che cercasse di lodarlo per avere l'elemosina, e non gli aveva dato il tempo di dire una parola. “Strano evento pensò evidentemente qualcosa del mio stato d'animo traspare". La giornata proseguì piena di sorprese. Camillo doveva andare a Padova per un trattamento al toupet che aveva voluto per coprire la sua incipiente calvizie. In autostrada mentre stava guidando gli venne uno strano pensiero non sequenziale, insomma era qualcosa di esterno a lui. “Vediamo come possiamo usare questo amore. Tu sei andato tante volte in quell'ambiente, ma non hai mai parlato del paranormale, fallo oggi!”. Mentre posteggiava l'auto, gli si avvicino un signore che non aveva mai visto e gli disse: “Ciao, amore!” Caspita era il colmo! In tanti anni nessuno lo aveva mai salutato in quel modo e ora lo avevano fatto ben due sconosciuti. Entrò nella “clinica di parrucche” ma stranamente non c'era nessuno. Di solito era abituato a lunghe attese, c'era solo una giovane donna la quale lo avvisò che il proprietario era via per impegni e perciò gli appuntamenti erano stati annullati. Mentre la signorina operava sul suo cuoio capelluto, 87
Camillo raccontò brevemente in modo generico che s’interessava del paranormale. Sorprendentemente si mostrò molto interessata e gli chiese se sapeva qualcosa delle vite precedenti. “Strano che tu mi parli proprio di vite precedenti, io non ne ho accennato”. La parrucchiera disse: “Io ho un grave problema, mi capita di svenire e vedo una scena che ritengo riguardante una vita precedente. E' una scena terribile, mi sconvolge tanto da indurmi al vomito e sto malissimo. Si scatena una nevralgia oftalmica che dura anche tre giorni, durante i quali devo rimanere al buio chiusa in casa. Conosci qualcosa che possa aiutarmi?” Camillo rispose: “Per una strana coincidenza io mi dedico a scaricare l'emotività di questi episodi che vengono chiamati “engram” persi nella traccia del tempo; però serve tempo e spesso molte sedute; abito a 60 km non vedo come si possa fare”. “Lo facciamo ora, disse, non c'è nessuno questa mattina, andiamo nel salottino d'attesa e proviamo, se poi arriva qualcuno, sospendiamo”. Erano le 10,30 quando cominciò la seduta di regressione. “Rilassati, chiudi gli occhi descrivi la tua camera, vai in una scena in cui eri felice”. Camillo si accorse di avere di fronte una persona dotata di una medianità spontanea elevatissima. Riviveva gli episodi con tutti i sensi come se accadessero al momento. “Sto vedendo la stanza, anche se ho gli occhi chiusi, e dietro di te un uomo con una tunica lunga color panna".Dette la descrizione del Maestro di cui non sapeva l'esistenza. La seduta procedette con il comando: “Vai nella scena in cui per la prima volta hai visto l'episodio che ti spaventa”. La signorina entrò nella scena con tutti i sensi: ecco il nocciolo. Medioevo: un signorotto l'ha rapita, è una bambina di 9 anni. Si trova sopra una grande tavola di legno massiccio; l'energumeno ha un frustino che sbatte violentemente sulla tavola e dice: “tuo padre mi ha fatto un grave torto e tu adesso la paghi per lui”. Segue una situazione di terrore. Camillo con pazienza e distacco la fece rivivere molte volte finché riuscì a raccontarla con un minimo di distacco. “Ho visto una grande luce, un lampo sull'angolo dove c'è la pianta di Agave, disse e ora vedo avvicinarsi l'uomo che stava alle tue spalle". A quel punto, Camillo iniziò la procedura del risveglio, ma la donna non rispondeva più ai comandi; per alcuni minuti mosse le labbra e sembrò parlare con qualcuno d’invisibile, poi improvvisamente riprese conoscenza. “Quanto tempo è passato” chiese al risveglio. “Saranno circa 30 minuti in tutto”. “Impossibile!” disse la parrucchiera guardando il suo orologio da polso “segna le 10,30 il tempo di inizio e sta funzionando perfettamente vedo muoversi la lancetta dei secondi”. Camillo costatò il fenomeno ma disse che era impossibile e in effetti il grande orologio esterno al salottino dava le 11,05. Conclusione: la pianta di Agave appassì e morì, mentre la parrucchiera non ebbe più ricadute.
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Cap. 20 Camillo prende coscienza del suo corpo astrale Il cielo è un lago, sopra il quale vivono i sogni; ma … sotto … c’è un mondo che aspetta di respirare il profumo del risveglio. Esperienze notturne Le esperienze notturne cominciarono quando divenne attiva come medium Oriella. Fino a quel momento le sedute medianiche si facevano con Claudio diventato tale proprio con l'aiuto del Maestro. La medianità di Claudio era intensa, ma non conteneva gli insegnamenti esoterici a cui Camillo anelava. Con Claudio si assisteva a fenomeni fisici notevoli. Sconcertanti erano le verifiche sulle comunicazioni con entità morte. A volte davano nomi e cognomi della loro vita ed era possibile controllare la veridicità di quanto detto. Impossibile che il medium conoscesse quelle storie, a volte erano personaggi che avevano vissuto a 200 Km. Quindi, come fisico, Camillo era soddisfatto, ma gli mancava la sperimentazione personale. Pian piano Oriella aveva sviluppato facoltà medianiche e soprattutto aveva cominciato a dare a Camillo un po' di realtà sul sognare. L’inizio fu strano e sconcertante. Oriella riferì a Camillo che egli andava a trovarla in sogno. Camillo non ricordava nulla di ciò ma Oriella lo sbalordiva riferendogli episodi dell’infanzia, episodi che a stento lo stesso Camillo ricordava, alcuni erano importanti, ad altri non aveva dato peso, ma tutti spiegavano molto della personalità dell'uomo. Oriella diceva li conosco perché tu me li racconti in sogno, anzi a volte mi mostri la scena. Oriella aggiunse che Camillo a volte andava da lei in sogno e chiedeva sfoghi di tipo sessuale. “No! Disse Camillo, non può essere, non sono così. Se vengo ancora in quello stato e con quelle pretese, per favore cacciami”. Oriella telefonò un giovedì. “Come ti senti?” chiese. Rispose: “A dire il vero mi sento malissimo, mi sono svegliato arrabbiato. Non ho meditato e a scuola ero molto irascibile". “Questa notte sei venuto da me vestito con il solo accappatoio azzurro, come quando vuoi fare le “cosaccie…”, ma io ti ho mandato via, secondo quanto tu mi hai detto di fare. Ti sei adirato moltissimo e te ne sei andato insultandomi pesantemente. Come te ne sei andato, si è presentato uno spirito guida che mi ha detto che stavamo commettendo un errore. Tu sei in una fase di non controllo, e quello che ti muove è dovuto a pulsioni di certi aspetti del tuo inconscio. Ora, in una prima fase, è bene che si sfoghino, che vengano a galla, prima o dopo ne prenderai coscienza sul piano normale di esistenza. Quando la cosa ti sarà chiara nel suo perché, solo allora deciderai il da farsi. Per ora è come una medicina psicologicamente necessaria. Mi ha dato l’ordine di lasciarti fare anche su quel campo”. Camillo continuava a non ricordare, gli faceva comodo dubitare delle sue affermazioni. Dopo quasi due anni di questa tiritera, una sera parlò casualmente delle uscite astrali con Claudio. “Cosa c’è di strano nelle uscite astrali?” disse Claudio. “Sono difficilissime da fare e soprattutto da ricordare”, rispose Camillo. “Per niente” controbatté l'altro, “Io le ho ricordate da subito". “Vuoi scherzare? Sono anni che ci conosciamo e non me ne hai mai parlato. Perché?” Claudio rifletté un po' e riprese: “Come ti ho raccontato più volte, le mie strane facoltà mi sono state rivelate che ho da un certo Giulio Cappelli laureato in medicina a Bologna, medium di prima grandezza, che ha abbandonato 89
tutto (era ricco, bello e dotato) ora è in Tibet (o India). E' stato lui a insegnarmi le uscite astrali”. “Come accadde?” chiese Camillo incuriosito. “A quel tempo abitavo a Bologna dove facevo il rivenditore. Giulio, assieme a Tazio, un altro amico giapponese, cultore di arti marziali, ci istruì sulle tecniche di meditazione e rilassamento. Un giorno Giulio mi disse: “Questa notte stai attento ai sogni che farai, domani mattina appena sveglio scrivi tutto quello che ricordi". Ebbene quella notte sognai che noi tre ci trovavamo sopra San Luca, la chiesa che sovrasta Bologna. Presi nota in un bigliettino. Il giorno dopo confrontammo quello che avevamo scritto e tutto coincideva. Come vedi non ho avuto alcuna difficoltà”. “Com’è che non me ne hai mai parlato? Su questo io sto lavorando da due anni con Oriella sotto l’impulso ricevuto dalla lettura dei libri di Castaneda”. “Giulio stesso mi disse di non parlare di queste cose, “non è il tempo” disse, “lo racconterai più avanti”. “Tu puoi metterti in contatto con Giulio mediante il sogno? “Certamente, è già capitato qualche volta, poi ne ho ricevuto conferma per via telefonica. Ha il mio numero di telefono, ma io non ho il suo. Credo che Giulio ora sia in India molto vicino al Dalai Lama; passa da una Lamaséria (convento) all’altra e, quando serve, se arriva vicino a un telefono mi chiama. Io invece lo contatto solo in sogno o in astrale, come dici tu”. “Claudio!” Esclamò Camillo, “a te riesce tutto facile, ti invidio!” Questo fu l’inizio di nuove e strane esperienze. “Perché non ci troviamo una notte con Oriella, in sogno, e voi due che avete la fortuna di ricordare le uscite in astrale, provate a confrontare i ricordi?” Concordarono la data. Claudio dimostrò una padronanza eccezionale, ciò che aveva esplorato con il corpo astrale lo ricordava splendidamente, riusciva a descrivere dettagliatamente la casa di Oriella, anche se non c’era mai stato. Parlò della foto sul comodino nella camera, descrisse il militare che vi era rappresentato (fratello di Oriella) e entrò addirittura in particolari sulla vita della persona nella foto vista col corpo astrale. Si aprì qui un percorso fatto d’interessanti verifiche, Claudio veniva nella camera di Camillo e sapeva descrivere tutto, perfino le copertine dei libri che aveva sul comodino. A quel punto Camillo cominciava a preoccuparsi di essere violato nella sua privacy. Per fortuna si accorse che il contatto astrale avviene se desiderato o se ci sia un forte legame. Se però una persona non desidera, essere visto, chiude qualcosa dentro e diventa impenetrabile. “Meglio così”, pensò. Questo si evidenziò particolarmente quando si cercò di utilizzare il fenomeno per ritrovare gente rapita. Niente da fare! C'era un muro innalzato dai rapitori, al massimo Claudio vide quello che sapeva il rapito, ma non il luogo ove si trovava rinchiuso. Invece riuscì a trovare oggetti scomparsi o rubati purché fossero stati abbandonati, ma serviva un legame con l’oggetto o con la persona. Più e più volte Camillo fece esperimenti soprattutto quando andava in qualche luogo lontano, ad Assisi o in montagna d’estate. Una volta si trovava a Genova in gita scolastica e Claudio gli seppe dire tutto quello che faceva, con chi parlava o com'era la stanza d’albergo. La moglie, incuriosita, disse che le stanze d’albergo sono tutte simili e facili da indovinare. Claudio aveva tracciato una mappa e Camillo aveva il foglio in tasca. Camillo disse: “Vuoi provare tu a disegnare la stanza?” La moglie lo fece e sbagliò tutto. “Ma questa, esclamò, è una stanza d’albergo fuori schema, anomala!” “Sì! come vedi, lui l’ha descritta perfettamente, mostrando lo schizzo fatto da Claudio”. Dopo qualche tempo, Claudio disse: “L’altra sera sono uscito in astrale e ti ho cercato, non eri nel tuo letto, mi sono concentrato su di te e sono arrivato a casa di Oriella... “Camillo!” esclamò, “ti 90
sembra il modo di comportarti? Stavi facendo sesso, ma c’è modo e modo! Cosa ti succede?” A quel punto pensò che fosse troppo. Anche lui lo accusava di fare quello che diceva Oriella. Cominciò seriamente a guardarsi dentro: chi era? Che cosa mancava? Finalmente, dopo qualche mese, una notte sognò di Oriella, era seduta su una sedia, e ... Quando si svegliò e ricordò, si ritrovò come innamorato della donna. In una notte? Com’era possibile? Il giorno dopo le telefonò e riferì che finalmente ricordava un sogno un po’ strano in cui lei era protagonista. “No, Camillo, non era un sogno: tu sei venuto e …” giù i particolari che egli non aveva ancora menzionati. “Allora è tutto vero!” esclamò. “Sono due anni che te lo ripeto! Ora mi credi?” Era dura, ma ad un certo punto, davanti all’evidenza, bisognava prenderne atto. Lo fece con tutte le sue forze. Ogni volta che andava per “sfogarsi”, lei lo avvertiva telefonicamente. Finché, a un certo punto, capì. Il mattino per andare a scuola passava attraverso uno stuolo di ragazzi e ragazze delle superiori. Il suo sguardo, come penso quello di tutti gli uomini, indugiava brevemente sui corpi di certe ragazze che a quell’età sono meravigliose. Si accorse che, se la vista era particolarmente coinvolgente, la notte stessa accadeva il fattaccio. Nella sua giovinezza aveva represso tutto quel lato emozionale con un atteggiamento molto clericale: “La morte, ma non il peccato” (San Domenico Savio). Reprimere però non è “superare”, “ andare oltre”; è piuttosto un coprire, nascondere, negare la verità. Insomma aveva accumulato un'enorme quantità di desideri insoddisfatti, desideri per niente peccaminosi ma normalissimi per quell’età. Il corpo astrale è anche chiamato corpo emozionale o dei desideri e i desideri più forti partono dall’atto riproduttivo. Scoperto il meccanismo di innesco, usando la consapevolezza e la volontà, Camillo imparò a controllare la cosa, e le uscite astrali proseguirono nel modo corretto. Questo episodio stupì molto. Oriella cominciò a dire che mentre si trovava in sogno con Camillo si era presentato nel sogno astrale un giovanotto, che voleva aiutare Camillo, ma egli lo rifiutava quasi scocciato. Oriella lo rimproverò per l'atteggiamento sprezzante nei confronti di chi voleva solo essere di aiuto. A un certo punto, il giovanotto disse di essere Dario Visonà, di essere morto e di aver conosciuto Camillo da giovane, aggiungendo che erano stati compagni di scuola. “Non può essere, io conosco benissimo uno che si chiama Dario Visonà; è un collega e amico che insegna cristallografia all’università di Padova. Entrambi abbiamo frequentato l’istituto tecnico, ma era più giovane e non è mai stato in classe con me. E’ vivo e vegeto tuttora. Qui stiamo prendendo un abbaglio”. La cosa finì lì, ma dopo qualche anno, a Camillo capitò tra le mani una foto dei compagni di quinta elementare. Si trattava dell’anno in cui era ripetente e quindi lo ebbe per compagno solo per un anno. Si recò da un amico che ricordava i nomi e si fece elencare quelli che non ricordava. Con somma sorpresa e incredulità c’era un tale Visonà Dario (con lo stesso nome e cognome dell’altro) morto in un incidente stradale. Indagò meglio e finalmente ricordò il tipo: era stato anche un saltuario compagno di giochi e insieme aveva frequentato la dottrina. Parlava in un modo un po’ strano con un leggero difetto di pronuncia, tipico di chi ha avuto problemi col palato aperto alla nascita. Ma in modo così lieve che si notava appena. Camillo era infastidito da quel suo modo di parlare, senza motivo cosciente e anche sul piano dei rapporti 91
interpersonali nei suoi confronti provava una certa ritrosia. Forse lo giudicava non molto intelligente, ma non c'era alcuna motivazione valida per questo giudizio. Quel tipo, proprio non lo ricordava: Oriella invece gli dimostrò di aver ragione su tutto.
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Cap. 21 Un'uscita astrale condivisa a grande distanza Se riandiamo con la mente alla storia passata dell’uomo, troviamo, tra molte altre convinzioni religiose, una fede universale nell’esistenza di fantasmi o esseri eterei che sono vicini agli uomini ed esercitano su di essi un’influenza invisibile. In genere si crede che tali esseri siano spiriti o anime dei trapassati. Carl Gustav Jung Un po’ alla volta Claudio aiutò Camillo a essere più sicuro nelle uscite astrali notturne, lo proteggeva e gli dava coraggio. Claudio osservò che le prime “uscite in astrale” di Camillo erano state difficoltose; appena fatto qualche passo fuori dal corpo, Camillo voleva rientrare. Oppure si nascondeva dietro a Claudio come un cagnolino bisognoso di protezione. Camillo, sebbene ricordasse poco o nulla, avvertiva comunque la differenza tra uscire con Oriella e uscire con Claudio. L’energia di Claudio era enorme e destabilizzante; tutto era maledettamente più “solido”, “duro”, quasi reale. Nelle uscite, come scoprì in seguito, la realtà percepita è fortemente soggettiva; se sono presenti più persone, il più forte energeticamente finisce con lo imporre la sua realtà. Claudio era troppo forte energeticamente; inizialmente non c’era spazio per un contributo creativo nella realtà emergente. Un bel giorno quando Camillo cominciò a sentirsi forte, chiese: “Perché non andiamo a trovare il tuo amico Giulio (il monaco tibetano)? Ritieni che potrà vederci e si ricorderà di noi?” “Senza dubbio” rispose Claudio. Dopo due tentativi falliti, mancando della sufficiente energia o coraggio da parte di Camillo, finalmente riuscirono nell’intento. Al solito Camillo ricordò poco, ebbe visione di montagne di roccia piuttosto scura, ma nulla di più. Claudio invece raccontò che erano andati dal monaco Giulio seguendo il filo del legame affettivo e riferì: “Giulio stava meditando in una grande grotta annessa a un monastero incavato nella montagna; sullo sfondo c'era una grande immagine di Buddha. Erano in tre a meditare, al centro un vecchio, a destra Giulio, a sinistra uno molto più giovane. Giulio ci ha fatto segno di andare nell’altra stanza del convento e di attenderlo lì. Dopo il suo arrivo, tu lo hai letteralmente subissato di domande”. Camillo era assetato di verifiche e pensò: “Che situazione interessante! migliaia di chilometri ci dividono e Giulio non mi conosce. Sarebbe scientificamente interessante avere una conferma della cosa!”. A dire il vero non aveva la minima idea di come avrebbe potuto arrivare questa conferma. Ma le vie dello Spirito sono incredibili. Chiese una verifica e questa arrivò in modo mirabile. Dopo 15 giorni circa, (si era verso Natale), nella pizzeria di Claudio arrivò una telefonata dall’India. Giulio confermò tutto; disse che quando li aveva visti arrivare, trovandosi in stato di profonda meditazione, li aveva scambiati per viventi arrivati in aereo, poi però quando, su suo invito, andarono nella stanza attigua attraversando la porta senza aprirla, capì che eravamo in astrale. Continuò: “Guarda che il tuo amico piccolino, quello che fa tante domande, soffre di un problema ai talloni, derivato dalle energie che non circolano bene: zoppica! L’ho visto bene quando siete arrivati”. 93
“Ti sbagli, rispose Claudio, Camillo non zoppica per niente". “Non mi sbaglio, disse l'altro, tu sai che oltre a essere medico sono anche un po’ veggente e guaritore, quel malanno lo conosco bene e lo so curare”. Nonostante le reticenze di Claudio, Giulio proseguì: “Forse non te l'ha mai detto, probabilmente si sforza di non farlo vedere, ma in astrale il problema non sfugge. Il tuo amico ha dei tagli sui calcagni che lo fanno soffrire, te lo assicuro. Chiedi e vedrai. Ora ti do la cura per quel problema. La vera causa sta nel fegato. Comunque, per ora curiamo i piedi. Consiglia al tuo amico dei bagni con acqua calda ma non bollente, in cui deve sciogliere una bella manciata di sale che agisce da ammorbidente e alcune manciate di crusca. La crusca rilascerà delle proteine utili alla pelle. Dopo un quarto d’ora deve risciacquare e ungere con olio di ricino; alla fine deve mettere i calzettoni e andare a letto. Lo deve fare ogni giorno per una settimana. Dopo una settimana i tagli sui calcagni si saranno chiusi e non gli faranno più male. Poi potrà diradare i trattamenti, riprendendoli se il problema si ripeterà.” Claudio chiese: “ E’ vera questa storia dei calcagni? Io non ti ho mai visto zoppicare. E neppure ti sei mai lamentato di questo”. Camillo non stava nella pelle dalla gioia. Meravigliosa verifica, veramente incredibile! “Sì, ho questo problema. Ogni inverno, da anni, mi si aprono queste ferite".Il colloquio avveniva nella pizzeria, c’era poca gente perché era tardi. Camillo levò i calzini e mostrò i crepi profondi parecchi millimetri, si vedeva il rosso del sangue. Camillo aggiunse: “Zoppico, ma cerco di non darlo a vedere perché non mi piacciono le manifestazioni esterne di dolore, che spesso sono fatte per attirare l’attenzione. Da un mese non posso più andare in montagna la domenica e mi muovo piano per non far vedere che mi fa male”. “Allora ha ragione Giulio!”, esclamò Claudio. Camillo rispose: “Ha perfettamente ragione, seguirò alla lettera i suoi consigli”. Giulio fu profetico. In una settimana i tagli si chiusero e poi piano piano Camillo guarì. Anni dopo per caso si scoprì che Camillo aveva grossi problemi al fegato, e anche quella parte della rivelazione si dimostrò veritiera. Giulio ancor prima di abbracciare il buddismo tibetano aveva evidenziato doti paranormali eccezionali. Aveva abbracciato il buddismo oltre che per evoluzione spirituale anche per armonizzare e potenziare le sue grandi facoltà. Claudio disse che una delle rare volte che era tornato in Italia fu ospite a casa sua, in quell’occasione gli aveva fatto vedere come, in profonda meditazione, il suo corpo fisico si sollevava da terra volteggiando come una piuma. Camillo non conobbe mai Giulio di persona, solo due volte lo sentì per telefono; con lui ebbe solo incontri con il corpo astrale. Giulio gli disse che con tutta la meditazione che faceva, avrebbe dovuto essere più avanti e riuscire a ricordare le azioni fatte col corpo astrale. Secondo Giulio, gli studi scientifici di Camillo erano d’intralcio, perché egli cercava continuamente la verifica in un campo in cui occorre lasciarsi scivolare molto di più se si vuole avanzare. Bonariamente Giulio lo accusò di essere troppo fanatico di Castaneda: “Non credere che gli sciamani siano gli unici ad aver capito, né puoi essere certo che abbiano capito tutto o che ci sia un'unica verità. Le strade che portano alla conoscenza sono innumerevoli, anche nella tradizione tibetana ci sono grandi maestri. In Tibet, un conto è la religione del popolo con i suoi pregi e difetti, un altro conto è il “Sapere Profondo” di molti ricercatori tibetani. Voglio mostrarti cosa sappiamo fare. Ti farò un regalo". Alcune settimane dopo, Camillo si svegliò di soprassalto alle 5 del mattino e sentì un gelo mortale 94
lungo il corpo. Terrorizzato, svegliò la moglie e disse che aveva paura di essere molto malato. Lei pose una mano sulla sua fronte e disse: “Non sei freddo, sei normale".Camillo comunque misurò la febbre: era tutto regolare. Provò a massaggiare gambe e braccia per riscaldarsi, ma permaneva un gelo interiore inspiegabile. Andò a scuola preoccupatissimo, e al ritorno avvertì sempre quella sensazione di gelo mortale. Passarono due giorni in cui ormai si era convinto di essere prossimo alla morte. Controllò tutti i canali di agopuntura, ma niente, tutto regolare. Cominciò ad attivarsi per andare dallo specialista. Quel giovedì andò mangiare la pizza dall'amico Claudio a Castelgomberto a una decina di chilometri da casa. Appena entrato, si avvicinò al banco da pizzaiolo, dove Claudio stava rigirando la pasta, e gli disse: “Devo parlarti! Ho un problema grosso”. Disse solo questo ma, con grande sorpresa Claudio esordì: “Scusa, scusa... mi sono dimenticato di telefonarti. Giulio me lo aveva raccomandato. Si è trattato di lunedì notte vero? Ti sei svegliato gelato. Non ti preoccupare: dopo ti spiego. E’ stato il regalo di Giulio” “Cos’è questa storia?” esclamò Camillo. Era successo questo. La notte di lunedì Giulio era arrivato in astrale in camera di Camillo assieme a Claudio. Giulio affermò di essersi preparato con tre giorni di meditazione, per fare il regalo promesso. Secondo il racconto di Claudio, il corpo astrale di Camillo fu fatto uscire dal corpo fisico con grande facilità, d’altro canto lì erano presenti due personaggi i cui livelli energetici erano fuori dal comune. Il corpo astrale di Camillo fu mostrato a Claudio per insegnargli la tecnica. Fu guardato come in trasparenza, e Giulio disse a Claudio: “Camillo ha un corpo astrale che probabilmente da giovane era sensibile; poi la vita, le paure, i traumi, lo hanno costretto a formare una specie di corazza difensiva. Anche sul piano astrale abbiamo materia più dura e materia più tenera. Guardagli la schiena: vedi che spessore di crosta ha?” Giulio si concentrò, poi improvvisamente, con un gesto rapidissimo, fece un balzo e colpì la schiena con il taglio della mano. Claudio, esterrefatto, vide come pezzi di ghiaccio staccarsi dalla schiena ed andare in briciole. Proseguì nei colpi finché la schiena non fu pulita. Giulio raccomandò a Claudio di avvisare Camillo il giorno seguente, per un po’ avrebbe sentito una forte sensazione di freddo, perché sotto un certo aspetto era nudo, privo di coperture e difese. “Digli di non preoccuparsi, nel giro di una o due settimane le sensazioni torneranno normali, in compenso i sogni si coloreranno e saranno più vividi. Riferisci a Camillo di concentrarsi ogni sera e di darsi il comando di non uscire in astrale, deve assolutamente farlo; ora è privo di difese e corre pericoli notevoli. Fra qualche mese potrà riprendere a uscire”. “Sarebbe questo il regalo promessomi?” chiese Camillo sorridendo, ma ora pensa che sia stato il più bel regalo ricevuto nella sua vita.
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Cap. 22 Lenti progressi Mi chiedi qual è stato il mio progresso? Ho cominciato a essere amico di me stesso. Lucio Anneo Seneca Con Oriella, Camillo ebbe modo di interagire in maniera notevole. Oriella venne a conoscenza dei sistemi di cura di Camillo mediante regressioni su episodi che avevano imprigionato emozioni forti detti “engram”, Oriella riferì che aveva un problema enorme con i coltelli e la fuoriuscita del sangue, alla vista del sangue sveniva facilmente e aveva enormi difficoltà a maneggiare i coltelli. Fatte alcune sedute di regressione, Camillo la classificò come soggetto di prima categoria, perché regrediva nelle scene rivivendole con tutti i sensi come fosse presente. In poco tempo, individuò l'engram: si trattava di una vita precedente vissuta in Francia. Oriella si vide come una specie di “fattucchiera” piuttosto trasandata nel vestire, che zoppicava da una gamba, che poteva far paura a chi la vedeva perché ricordava una strega dell'immaginario collettivo. Dietro questa facciata paurosa, in realtà, si nascondeva un'abile curatrice, che usava le erbe e altro per curare, ma anche per fare filtri magici. Vide che, mentre rincasava per una stretta strada ciottolata, un uomo incappucciato le venne incontro e, sorpassatala, si girò e gridando: “Muori strega” le conficcò un pugnale sul rene sinistro provocandole la morte. Si vide riversa in una grossa pozza di sangue mentre moriva senza capire il perché. Ricordando la sua vita attuale Oriella disse che del sangue, dei coltelli e degli uomini incappucciati ebbe paura fin da bambina. A sedici anni poi improvvisamente il rene sinistro si ammalò quasi inspiegabilmente, e fu in pericolo di vita all'ospedale per giorni. Come il solito, Camillo le fece rivivere la scena molte volte, fino a che la disperazione e il terrore imprigionati si diluirono. Inutile dire che ci fu un netto miglioramento: Oriella smise di svenire alla vista del sangue. Camillo le fece toccare le lame di vari coltelli. All'inizio rifiutava il contatto poi la situazione migliorò, ma un po' di sensazione negativa nel maneggiarli rimase. Oriella fu felicissima dei miglioramenti, e anche in altre occasioni chiese aiuto a Camillo. Molti anni dopo soffrì di una strana malattia; si gonfiarono le labbra in modo gigantesco, deformando il volto esteticamente. Camillo dovette insistere per curarla perché stranamente non trovava il tempo, tentò con le regressioni, ma niente. Dovette ricorrere all'agopuntura, i canali energetici interessati facevano ipotizzare tensioni interiori probabilmente familiari. Camillo cercò di dialogare per farla aprire, ma Oriella, sulle questioni familiari, era chiusa ermeticamente, preferiva lasciare l'idea che tutto andasse bene. Comunque gli aghi fecero il loro lavoro e guarì. Queste azioni crearono comunque un forte legame tra i due. Gli episodi di sogno condiviso furono moltissimi, servirebbe un intero libro per ricordarli. L'evidenza del legame tra Camillo e Oriella si evidenziò quando Camillo ebbe una forte esperienza. A quei tempi non c'erano cellulari e Oriella non poteva sapere quello che stava accadendo a Camillo a 90 km di distanza, eppure proprio in quei giorni disse agli amici, rimasti a casa che in astrale era arrivato uno spirito guida che le aveva comunicato che Camillo stava per vivere l'esperienza trascendente più grossa della sua vita. Oriella dava realtà del “Sognare Insieme” a tutto il gruppo che la seguiva. Le sedute medianiche, costellate da profumi o da altri strani fenomeni erano il fattore coagulante. Nonostante l’amicizia Camillo guardava i fenomeni fisici prodotti dalla medianità di Oriella sempre con perplessità cercando la verifica; pensava in fin dei conti, per creare profumi in una stanza bastava una piccolissima ampolla. In Camillo l'atteggiamento del verificatore era più forte 96
dell'amicizia e di tutto. Ad un certo punto Oriella disse che era disponibile a essere perquisita prima della seduta. Il rapporto tra i due rimase sempre corretto. La notevole capacità di ricordare i sogni di Oriella, permise molte verifiche che si realizzavano individualmente tra i componenti del gruppo. Quando più persone condividevano lo stesso ricordo del sogno, definirono la cosa come: “Sognare Insieme". Ecco un classico resoconto di come avveniva. Una sera erano tutti riuniti in attesa di Oriella che era in ritardo. Fabrizio, un componente del gruppo non molto loquace, a differenza del solito, si aprì alla conversazione e raccontò che la notte precedente si era svegliato nel bel mezzo della notte sentendo qualcuno che saliva zoppicando su per le scale; lo sentì fermarsi sul pianerottolo davanti alla porta della sua camera e infine vide la porta aprirsi ed entrare una donna orribile, trasandata nella sua enorme gonna che avanzava zoppicando verso di lui. Spaventato, si raddrizzò e, seduto nel letto, allungando la mano cacciò quella strega con comando imperativo. Quando più tardi arrivò Oriella, ignara di quello che aveva raccontato Fabrizio, gli disse: “Eravamo d'accordo che io venissi a trovarti, ma tu mi hai cacciato via alzando metà busto e indicandomi con il braccio l'uscita gridando: “Fuori, vai fuori!” Forse era colpa mia in quanto in quella uscita astrale non so spiegarmi il perché ma avevo le sembianze della mia vita precedente quando ero una “fattucchiera".So che sembravo brutta e zoppicavo, quando dopo aver salito le scale ho cercato di entrare nella tua stanza ho trovato all'esterno il tuo spirito guida (che era noto in precedenza per altri motivi), che ha cercato di impedirmi di entrare dicendo che in quelle condizioni ti avrei spaventato, ma io ho ribattuto che avevamo un appuntamento in astrale, quindi mi aprì la porta. Tu però NON mi hai riconosciuta e ti sei seduto sul letto e con il braccio teso, mi hai cacciato; ora ti chiedo: lo vuoi o non lo vuoi questo incontro?” Il gruppo rimase piacevolmente stupito della coincidenza dei due racconti. Di questi episodi ce ne furono parecchi nel corso degli anni. Ovviamente essi hanno valore solo per gli interessati, gli spettatori con atteggiamento ipercritico possono sempre pensare che ci sia stato un accordo. Camillo ebbe decine e decine di sogni condivisi, in media 5 all'anno. Rare volte Oriella dava consigli a Camillo rivelando alcune aspetti della personalità di allievi che aveva a scuola, lei non poteva assolutamente conoscere. Camillo andava da lei in astrale e insieme andavano a visitare l’alunno parlando con lui in sogno. Il giorno dopo per telefono Oriella riferiva a Camillo il risultato delle esperienze notturne. Più di una volta qualche alunno rimase sbalordito di quello che privatamente Camillo dimostrava di sapere sulla sua vita emozionale. Molto utile! Il Maestro continuò a presentarsi saltuariamente sia in seduta che nelle uscite astrali. In un'uscita astrale gli fu chiesto se era veramente Gesù. Il Maestro si passò la mano destra sul viso e questo divenne la faccia del Budda, poi sembrava Krishna e così via. Alla fine cominciarono a chiamarlo il Pastore. Ecco, papale papale, la trascrizione di un suo discorso fatto la sera del 27 maggio 2011. Maestro: “Eccomi, sono arrivato, vengo perché sono certo del vostro risveglio, non vi chiamerò mai allievi, vi chiamerò guerrieri, perché ci vuole tanta forza, tanto coraggio per affrontare la guerra che avete cominciato con voi stessi. Una guerra molto difficile, ma sono sicuro che ne uscirete vincitori. Io non smetterò mai di battere e ribattere nel vostro cervello come si fa con un 97
martello che incessantemente batte il ferro caldo, le parole: libertà consapevolezza, libertà consapevolezza... Uscite da quella bolla che voi stessi avete creato e che vi fa stare nella bassa intensità. Dovete essere come dei danzatori che si stringono e allargano come un respiro. Ricordate che in questo viaggio che state facendo la coerenza è molto importante..”. Domanda di Paola: “Serve meditare?” Maestro: “Sicuramente. Allora... pensate..., dovete uscire da questo sogno che state facendo, perché siete narcotizzati dall'ignoranza, dovete imparare ad uscire e vedere che c'è un nuovo cielo. Dovete studiare queste cose per accedere a voi stessi. Io pensavo di sapere molto, di essere quasi un maestro finché non ho trovato il Mio Maestro,e solo allora ho capito che stavo vivendo nell'ignoranza, questo ho detto!”
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Cap. 23 Il profumo del risveglio Si può essere felici anche mangiando un cibo molto semplice, bevendo acqua pura e avendo come cuscino unicamente il proprio braccio ripiegato. Confucio Già con il primo medium, negli anni Settanta, il Maestro prima di andarsene disse a Camillo che tra loro si era creata una certa risonanza, quindi qualora Camillo si fosse staccato da parte dei desideri e avesse acquisito un sufficiente dominio sulle emozioni, allora, in momenti di particolare annullamento, il Maestro avrebbe potuto indirizzare i pensieri di Camillo suggerendo soluzioni alle sue domande. Camillo doveva stare attento che le sue convinzioni non oscurassero il fenomeno, l'impeccabilità e un cuore puro erano ingredienti da coltivare. Impara l’arte di essere felice: Si può essere felici anche mangiando un cibo molto semplice, bevendo acqua pura e avendo come cuscino unicamente il proprio braccio ripiegato. Spesso creiamo desideri e poi gioiamo nel realizzarli, è un doppio fine che non è buono. Scavalcare questo atteggiamento e riuscire a essere felici nella maggior parte delle azioni che viviamo quotidianamente è un’arte da coltivare. Camillo, lentamente, cominciò a rielaborare le sue conoscenze cercando di ricavare un modello. Scoprì che poteva ricevere aiuti sia dalla meditazione vuota sia dal sognare. Spesso le risposte se le trovava all'alba al risveglio, senza ricordare come erano arrivate. Ne emerse alla fine un modello interpretativo della realtà dotato di una sua coerenza. 1° L'aiuto esterno non può essere una coercizione, ma solo una indicazione che lascia libertà, questo trova la sua ragione per un sacro principio di creatività, cioè il far emergere aspetti nuovi nel gioco condiviso che chiamiamo realtà. 2° L'essere che si sta differenziando si muove su due linee: il collettivo e l'individuale. In ambedue i casi esprimerà la creatività. Nel collettivo accordato (o realtà): La creatività deve armonizzarsi modificando o aggiungendo nuovi aspetti creativi per il benessere collettivo di tutte le specie della madre Terra che è viva e creatrice. Nel soggettivo personale: l'insieme delle concezioni, delle conoscenze, delle abilità di un individuo plasmano la costruzione del suo corpo astrale, anche se il soggetto non ne ha consapevolezza. Si può vivere benissimo senza capire che esso esiste, considerando i sogni e qualsiasi strano fenomeno come sciocchezze, non importa! Il corpo astrale si forma comunque. Alla morte, il residuo di attenzione si trasferisce su ciò che rimane dopo la distruzione del corpo fisico e, volente o nolente, si aggrappa al corpo astrale rimastogli. Questo corpo astrale rappresenta un po' il succo del vissuto. Questo corpo astrale per un po' corrisponderà a una specie di seconda vita, ma molto più soggettiva. Mancando l'accordo fortissimo del corpo fisico la situazione sarà molto più fluida, volatile. Il corpo astrale privo del corpo fisico che lo nutre e lo stabilizza, facilmente l'essere entra in realtà soggettive, esse sono create dalla sua fantasia e non sono percepibili da altri se non dai pochi che hanno risonanza con il suo modo di pensare. Avere o non avere un corpo astrale evoluto fa la differenza! Eccome, se fa la differenza! Le convinzioni religiose, le aspettative, la volontà creatrice creano enormi varianti sono come un imprintig che il corpo astrale riceve al momento della morte.
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3° Alla fine, in tempi soggettivamente differenti, anche questo corpo astrale rientra “nell'oscuro mare della consapevolezza".Gli sciamani vedono un’immensa consapevolezza vista simbolicamente come un'aquila che si ciba della consapevolezza inerente ai corpi astrali. Altre linee interpretative descrivono la cosa come un rientro nella casa dello spirito donde siamo usciti, con la nascita. Si rientra nel collettivo raggiungendo uno stato di “minor voler essere".In quello stato la soggettività tende a cessare mentre la collettività ti fa sentire completo nel collettivo. Una parte o tutta l'essenza rimasta come traccia di creatività può essere rimessa in gioco quando il richiamo del gioco collettivo diventa preponderante. Una parte del collettivo torna a individualizzarsi radunando a sé gruppi di esperienze chiamate poi vite precedenti. Quanto appena detto è sicuramente vero? In un universo mentale tutto è relativo, possono essere considerazioni fatte solo in base ad una strada alchemica personale. Per chi usa il corpo astrale, le strade sono infinite, la creatività non ha limiti. Riassumendo Tutto ha inizio dalla percezione-consapevolezza che legate insieme circolarmente, si ampliano in centri concentrici e il loro ampliarsi forma una spirale. Esistono due modi di andare verso la conoscenza: attraverso il pensiero lineare e il pensiero circolare. Il pensiero lineare segue un percorso logico, basato su postulati di base e rispetto delle leggi verificate. Il pensiero lineare mira alla conoscenza delle leggi generali previste dall'accordo, cerca l'aspetto utilitaristico, elaborando una Fisica trasmissibile a tutti. Il pensiero circolare è chiuso in un cerchio in cui causa ed effetto si equilibrano, si espande aumentando di raggio, e ogni espansione genera un nuovo cerchio. Il pensiero circolare si espande principalmente per atti di volontà. Le percezioni e il vissuto formano ricordi esperienziali isolati, per ripescarli occorre “riviverli". Questa modalità percettiva, non essendo limitata dalla ragione, può andare a fondo e comprendere l'essenza delle cose. In tutte le scuole esoteriche la volontà è tenuta in grande considerazione, ma attenzione che non sia rigidità, che semplicemente non sia un aggrapparsi al conosciuto. L’esempio è dato da individui che dimostrano una forte volontà, del tipo ossessivo, se sono attaccati al denaro e hanno sufficiente energia dopo morti appariranno come “fantasmi” che proteggono qualcosa a cui sono legati. Lo possono fare in misura elevata quando trovano una fonte di energia adatta. La persona evoluta deve essere fluida in modo da aprirsi a tutte le possibilità. Anche se la regola generale parla di distacco dai desideri, per ogni persona è una faccenda personale. Per alcuni è fondamentale trattenere certi desideri, per altri quegli stessi desideri vanno ridotti al lumicino. Le emozioni nutrono e soffocano, vanno viste come un vento: senza vento la barca si ferma, con troppo vento la barca affonda. Il saggio cerca di calcolare la forza del vento prima di uscire in barca. La volontà usa il vento delle emozioni, lo domina, muove il timone e può andare perfino di bolina contro vento. Esercitarsi a vivere nella meditazione vuota, rappresentata dal detto “NON VOLER ESSERE”, velocizza tutti i processi, perché tende a togliere importanza alle cose, alle idee, ai concetti. Per i più materialisti possiamo aggiungere che il “non voler essere” porta benefici allo stato di 100
salute, all'equilibrio mentale. Se l'uomo facesse attenzione a distinguere tra puro dolore fisico e sofferenza emozionale, scoprirebbe le emozioni sono gli artefici principali: offese alla nostra importanza personale offese al nostro modo di concepire la vita offese alle nostre credenze religiose, politiche offese al nostro aspetto fisico offese alle nostre idee, al nostro modo di ragionare offese ai nostri animali offese ai nostri possedimenti offese al nostro modo di guidare offese al nostro modo di parlare offese... Serve andare avanti? Per alcuni le offese sono così pesanti da diventare possibili cause di malattie o depressioni, istigazione alla violenza … Il saggio comprende che può gioire invece di piangere, può trasformare la vita in amore, altruismo, felicità molto di più di quanto immagina. Uomo! guardati dentro: “conosci te stesso”, alla fine odierai molto di meno gli altri. Nella riscoperta della parte di noi chiamata “corpo astrale” c'è immensa libertà e infinita creatività, gli altri lì entrano poco. Il nostro divenire nasce come un nostro sogno privato, ma subito incomincia la necessità di condividerlo. La condivisione è la nostra fortuna e la nostra croce; essa ci permette di percepire la realtà fisica sfruttando le informazioni che originano dalla creatività altrui, impariamo dall'esperienza degli altri, cresciamo in sapere, volontà, equilibrio. Ma è anche vero che ciò che ci istruisce ci soffoca, ci condiziona, ci toglie libertà, quindi soffriamo a causa di quella la stessa condivisione che ci è mamma. Vorremmo che il mondo si conformasse a noi: comodo no?
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