RASSEGNA STAMPA DEL 3 MARZO 2019

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PRIMO PIANO

Corriere del Veneto Domenica 3 Marzo 2019

grafia ed una visione restrittiva dei diritti e del ruolo della donna, ma anche gruppi di estrema destra dell’Est Europa (le edizioni più recenti si sono tenute in Moldavia, Ungheria, Georgia) e movimenti filorussi vicini a Vladimir Putin (proprio dalla Russia arriverebbe la gran parte dei finanziamenti). Tra i relatori che saliranno sul palco di Verona ci sarebbero Lucy Akello, che vorrebbe reintrodurre in Uganda la pena di morte per i gay, e la nigeriana Theresa Okafor, convinta che gli attivisti Lgbt+ cospirino con i terroristi di Boko Haram, circostanze che stanno mettendo in difficoltà anche il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani, che pure inizialmente aveva dato la sua adesione all’evento. Tant’è, le polemiche non spaventano gli organizzatori che si aspettano la partecipazione di decine di migliaia di persone e parlano di overbooking: «Con grande soddisfazione apprendo che sono già esaurite le iscrizioni» ha dichiarato nei giorni scorsi il leader del Family Day, Massimo Gandolfini. Marco Bonet

Zoppas, appello alla politica «Tav e cantieri servono per far ripartire l’economia» Il presidente di Confindustria: «Con lo sblocco delle opere +1%»

Il governo sarà ingessato dai conflitti interni, fino a dopo le Europee Autonomia, unica spending review strutturale da fare subito

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VENEZIA Le

istantanee delle ultime, concitate, giornate mettono in fila frecciate al curaro sull’autonomia, analisi economiche che scomodano la tragedia greca e, soprattutto, feroci scontri all’arma bianca sulla Tav. E mai come in questo periodo Confindustria si profonde in affondi decisi, a riprova del momento estremamente delicato. Non fa eccezione il presidente degli industriali veneti Matteo Zoppas che analizza: «Non dico sia colpa della Lega o dei 5S, fatto sta che il governo è immobilizzato dai conflitti di interessi interni. Attendiamo una nuova maggioranza dopo le europee che punti sull’economia. E con l’ombra della recessione che si allunga minacciosa, il primo punto all’ordine del giorno sono i cantieri, dalla Tav veneta ai più piccoli perché è l’unica leva in grado di far ripartire l’economia del Paese». Presidente Zoppas, ultimamente si parla con insistenza, per il Veneto, di Tav light o di Mini Tav... «Credo vada fatto un ragionamento a volo d’uccello. Anche sulle infrastrutture c’è la sensazione ci sia una rincorsa a trovare le modalità per giustificare posizioni pregresse. Ciò che non vedo è un focus sulle vere ragioni per cui un dato investimento, e la Tav lo è, sarebbe valido o meno. Sarà deformazione professionale ma noi, come imprenditori, ci

mettiamo a tavolino e valutiamo un investimento. E nella valutazione deve trovare spazio anche il beneficio intangibile. Insomma, ciò che facciamo è la gestione del rischio e ce ne assumiamo la responsa-

Industriali Matteo Zoppas presidente di Confindustria Veneto davanti alla sede di Venezia

bilità. Così fu quando si decise di realizzare l’A1, e per fortuna che qualcuno ebbe il coraggio di rischiare costruendola. Qui, sia chiaro, che la Tav veneta, alla vigilia del tunnel di base del Brennero, all’incrocio preciso dei due corridoi europei, spalancherà un mondo». Il presidente di Assindustria Venetocentro, Massimo Finco, ha detto che non c’è solo una recessione generalizzata ma che la responsabilità del governo esiste... «Senta, siamo già al secondo trimestre con un segno negativo. Ora, restando sulle infrastrutture, sappiamo che l’economia con investimenti infrastrutturali viene aiutata in modo diretto e indiretto. Io

Il governatore e le infrastrutture

Zaia: «Alta velocità da realizzare La Pedemontana? Progetto trasparente» SAN FIOR (TREVISO) Tutto il progetto

Tav «è irrinunciabile: per noi significa competitività e restare connessi con l’Europa e con il mondo». Lo ha ribadito ieri, nel Trevigiano, il governatore Luca Zaia. Assai perplesso sull’eventuale «mini Tav» ipotizzata da Palazzo Chigi. «Non so cosa sia - dice - e cercheremo di capirlo. Perdere su questa partita significa tagliar fuori l’Italia da tutto». Zaia ha quindi

difeso la Pedemontana. «Se qualcuno ha qualcosa da insinuare abbia il coraggio di andare in Procura. Non si può continuare a fare illazioni su una struttura con una gestione più che trasparente. Ho coinvolto la Corte dei Conti, l’Anticorruzione, l’avvocatura dello Stato, e ho nominato commissario il vice avvocato generale dello Stato. Più trasparente di così...». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Primarie Pd, i big veneti stanno con Martina Delegati regionali, anche Variati in corsa

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I parlamentari stanno tutti con Maurizio Martina. I consiglieri regionali, con un paio di eccezioni, pure. E il segretario uscente ha vinto anche la sfida nei circoli, sebbene di misura, appena 60 voti: 39,6% contro il 39,3% di Nicola Zingaretti e l’11% di Roberto Giachetti (Francesco Boccia si era attestato all’8,6% mentre Maria Saladino e Dario Corallo avevano ottenuto lo 0,6% ciascuno). Nell’occasione avevano votato 7.400 iscritti. Si vedrà se il vantaggio resterà inalterato anche al termine delle primarie di oggi, che in Veneto vedono il Partito democratico impegnato nell’allestimento di ben 461 seggi (saranno aperti dalle 8 alle 20, l’elenco completo è disponibile sul sito partitodemocraticoveneto.com). «Ringrazio le decine e decine di volontari impegnati nella buona riusciVENEZIA

La vicenda ● Seggi aperti oggi dalle 8 alle 20 per le primarie del Pd ● Si contendono il ruolo di segretario: l’uscente Maurizio Martina, Nicola Zingaretti e Roberto Giachetti ● Per vincere servirà il 50 % più uno dei voti

VE

credo dovrebbe esserci la fila a Roma per spingere su tutto ciò che può riavviare l’economia invece non capiamo, sinceramente, il perché si ignori, da parte del governo, il burrone verso cui avanziamo a forte velocità...». La soluzione parte dallo sblocco dei cantieri? «Sì, e non lo dico io, lo dice il Centro studi di Confindustria. Secondo gli ultimi dati, se sbloccassimo tutte le opere, grandi e piccole, forse in tre anni avremmo un aumento di un 1% . Ma se non lo facciamo? Ricordo che ci sono clausole di salvaguardia in legge di bilancio per scongiurare un aumento dell’Iva...La loro esistenza dimostra che questa manovra ha rallentato i giri del motore-Paese». Qual è l’aspetto che più contesta della manovra? «Gli investimenti in politiche assistenzialiste, per altro di complessa attuazione, e l’addio a Industria 4.0 che invece funzionava. Il governo cambia idea spesso, potrebbe rivalutare alcune scelte alla luce di una potenziale vera recessione. Altri Paesi continuano a crescere quindi non è solo una questione di stallo esogeno ma c’è una componente interna importante. Le politiche economiche, o meglio la loro assenza, spaventano anche i potenziali investitori privati, ci sono altri modi di risparmiare». Cioè? «L’unica spending review strutturale è un efficientamento della macchina pubblica che passa per l’autonomia. E non deve fare paura o dividere Nord e Sud, è un’autonomia per tutti. Purtroppo, temo che un po’ su tutti i temi toccati servirà attendere le Europee e, speriamo, una maggioranza diversa in grado di prendere decisioni, di invertire la rotta sull’economia ». Martina Zambon © RIPRODUZIONE RISERVATA

Oggi il voto per il nuovo segretario

deputato dem, già referente dell’Arcigay Alessandro Zan: «Farò un’interrogazione parlamentare per capire se sono stati concessi fondi pubblici a questi integralisti religiosi che propongono un modello patriarcale e sessista contro le donne e gli omosessuali. La mobilitazione è necessaria perché non possiamo tornare alla famiglia che vuole Pillon». Intanto Se non ora quando organizza incontri preparatori alla battaglia veronese, il primo martedì a Mestre. «Donne e uomini devono essere consapevoli che il ddl Pillon non è il pensiero di un senatore perverso ma fa parte di un disegno più ampio di lobby internazionali che riuniscono il Global pro life. Tutto questo è pericolosissimo» spiega Luciani. M.Za.

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ta di questo importante appuntamento - commenta il segretario Alessandro Luigi Bisato - senza di loro nulla di tutto questo sarebbe possibile». Quindi una stoccata al Movimento Cinque Stelle: «C’è chi si diletta con oscuri e improbabili voti virtuali, online, e chi ha ancora la voglia di incontrarsi, guardarsi in faccia, confrontarsi». Per i dem si tratta di un passaggio fondamentale, perché l’elezione del nuovo segretario, che durerà in carica per quattro anni, non soltanto dovrebbe chiudere il travagliato finale della stagione renziana ma anche stabilire la direzione da seguire nei futuri assetti politici, dopo lo stravolgimento seguito alla nascita del governo gialloverde. Rispondendo ad una domanda, su tutte: ci si allea o non ci si allea coi Cinque Stelle? «Le pri-

marie non sono un passaggio formale - commenta Bisato ma il cuore della vita del nostro partito». Il Veneto, oltre al segretario, eleggerà oggi anche 75 delegati all’assemblea nazionale, posti per cui concorrono 225 candidati, suddivisi in 51 liste. Con Martina scendono in campo, tra gli altri, Andrea Micalizzi, Antonio Bressa,

In piazza Il gazebo del Partito Democratico in piazza a Mirano, nel Veneziano

Alessandro Zan, Daniela Sbrollini, Giorgio Santini, Rosanna Filippin e Stefano Fracasso; per Zingaretti, Alessandro Naccarato, Umberto Zampieri, Vanessa Camani, Emanuele Rosteghin, Achille Variati; con Giachetti Diego Marchioro, Marco Caberlotto. Si diceva dello schieramento dei big. Quanto ai parlamentari, non sorprende che siano tutti al fianco di Martina: il segretario uscente, che fu il vice di Matteo Renzi, è sostenuto da buona parte della nomenclatura legata all’ex segretario e gli attuali eletti di Camera e Senato furono tutti messi in lista da Renzi. Se non altro, trattasi di riconoscenza. Quanto ai consiglieri regionali, Stefano Fracasso, Orietta Salemi, Bruno Pigozzo, Claudio Sinigaglia, Andrea Zanoni e Francesca Zottis hanno fatto pubblicamente appello per Martina mentre Graziano Azzalin, da sempre il più «a sinistra» del gruppo, fin dal principio si è schierato con Zingaretti. A sostegno di quest’ultimo c ’è anche Alessandra Moretti, un po’ a sorpresa: silente fino all’ultimo, Moretti, che fu una renziana d’acciaio, ha annunciato il suo sì al presidente della Regione Lazio: «C’è bisogno di unire, ricucire, riconciliare e allargare il campo. Zingaretti è la persona giusta». Ma. Bo. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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REGIONE

DOMENICA 3 MARZO 2019 CORRIERE DELLE ALPI

Lo sfida delle Regioni

«Autonomia, consulteremo la base M5S» Casaleggio apre al voto on line sulla piattaforma Rousseau degli iscritti. Dopo lo stop del ministro Lezzi scoppia la polemica «Nessuna intesa sull’autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna». Barbara Lezzi, ministro per il Sud, mette fine a tutti i dubbi e gela la aspettative di Luca Zaia, convinto di essere arrivato a un passo dal traguardo. Il dossier definitivo è nelle mani di Matteo Salvini che nei prossimi giorni lo discuterà con Luigi Di Maio e il premier Conte, ma il parere del ministro Lezzi rappresenta fino in fondo lo stato d’animo dei gruppi parlamentari grillini di Camera e Senato. La Lezzi pone tre condizioni: fissare i Lea (Livelli essenziali delle prestazioni) e determinare nel giro di un anno i fabbisogni stan-

PADOVA.

dard con i relativi costi dei servizi. E poi affidare le tre intese all’esame del Parlamento, con dibattito e voto sugli emendamenti articolo per articolo. Il ministro sostiene che non esiste alcuna intesa sulla possibilità di trattenere parte del gettito fiscale Irpef e Iva da parte delle regioni. «Ho parlato con il ministro dell’Economia Giovanni Tria: mi ha detto che la questione delle risorse non è stata ancora definita. Se manca quella manca tutto. Se si parla di autonomia differenziata il punto cardine sono proprio le risorse. Roma non va svuotata», ha detto Lezzi . Se la ministra ha raccolto il plauso di Stefano Fassina

(Leu), ha incassato le critiche di Anna Maria Bernini, capogruppo di FI: «L’autonomia è ferma al palo: quattro ministri (Grillo, Bonisoli, Costa e Toninelli) stanno facendo ostruzionismo su costi della Sanità, sovrintendenze, autorizzazioni ambientali e gestione di strade e linee ferroviarie. Questo impedisce al ministro Stefani di definire le bozze di intesa che dovranno essere firmate da governo e Regioni». Il M5S ha evitato ogni commento e smentita ma Di Maio ha spiegato ai più stretti collaboratori che sull’autonomia non riesce a controllare i parlamentari, che rispondono in parte a Roberto Fico, tenace so-

Davide Casaleggio

Il presidente della Regione a Godega risponde al ministro Lezzi: «Con l’autonomia i costi standard possono essere applicati». E ancora: «Tav e Pedemontana sono irrinunciabili»

Zaia rilancia: «Non arretriamo su autostrade e soprintendenze» LA TRATTATIVA

Francesco Dal Mas

L

a Regione non intende rinunciare, nella trattativa con Roma sull’autonomia, né alle concessioni autostradali, né alle soprintendenze. Fanno parte, questi punti, di quel 30% del pacchetto sul quale manca ancora l’intesa.

AUTONOMIA

Parlando in casa, all’Antica Fiera Agricola di Godega (Treviso), il suo Comune natale, il governatore Luca Zaia ha invitato il premier Conte a chiudere l’accordo, almeno in bozza, a portarlo in Parlamento, e una volta ap-

provato – «su questo non ci devono essere dubbi» – a sottoporlo alla sottoscrizione dei presidenti del Veneto, della Lombardia e dell’Emilia Romagna. «Siamo andati in Consiglio dei Ministri con una bozza di contratto da firmare – ha raccontato il presidente –. Ci sono ancora 4-5 punti sui quali non siamo assolutamente d’accordo». Ed ha spiegato: noi vogliamo le concessioni autostradali, tanto per capirci. «Se uno gira in Veneto, paga il pedaggio che resta in Veneto, non mi pare che sia un’eresia, le strade sono nostre, il territorio è nostro, punto». E altrettanta fermezza ha dimostrato per le Sovrintendenze. «Perché in Sicilia possono gestirsi le Sovrintendenze e quindi avere un pro-

stenitore del “no”. Come uscirne? Ieri è intervenuto Davide Casaleggio che riceve 300 euro al mese da ciascun parlamentare grillino come contribuito per il movimento. «Una consultazione on line sull’autonomia? Non sta a me decidere su cosa interrogare gli iscritti. Penso che possano essere consultati in tutte le occasioni in cui ha senso consultarli» ha detto Casaleggio a Bari. «Il programma del governo è stato discusso per un anno e mezzo sulla piattaforma Rousseau assieme a tutti gli iscritti che, settimana dopo settimana, hanno costruito il programma finito nel contratto di governo negoziato assieme ad un’altra for-

za politica». Quesito analogo riguarda il via libera del M5S alla Tav Torino-Lione. Ora la palla passa nelle mani di Luigi Di Maio e del premier Giuseppe Conte, chiamati a rispettare il patto con Salvini che ieri sera ha ribadito: «Non è qualche settimana in più o in meno che danneggia la Lombardia o il Veneto». La strada è tracciata. Le tre bozze finiranno sul tavolo del premier che poi avvierà il negoziato con Zaia, Fontana e Bonaccini. Sarà Conte a dire sì o no alle richieste di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna e non Barbara Lezzi. Ma quando? — Albino Salmaso

getto di tutela del loro patrimonio artistico e in Veneto no? Se siamo capaci di gestirci 5 milioni di malati, non lo dovremmo essere con i nostri beni culturali? ». Zaia, insomma, conferma che non accetterà materie con sconti. E a chi, specie fra i 5Stelle, sostiene ancora che l’autonomia non va data ai territori, Zaia ricorda che solo tre regioni non la chiedono: Calabria, Puglia e Basilicata. Commentando alcune riserve della ministra del Mezzogiorno, Lezzi, in particolare sugli aspetti economici, Zaia ha ricordato: «Sono anni che si è posta l’esigenza dei costi standard: oggi in Italia la pubblica amministrazione, a causa della non applicazione di questi costi, ha sprechi per 30 miliardi l’anno». Quindi, ad avviso del presidente, l’autonomia e i costi standard possono essere «tranquillamente applicati».

in fondo il progetto che abbiamo qui in Veneto, irrinunciabile per restare collegati con l’Europa» . Neppure l’ipotesi della mini Tav, tranquillizza il governatore. «Non so che cosa sia» dice. «Certo che perdere i finanziamenti o avere uno stop a livello internazionale su questa partita significa tagliar fuori l’Italia ed il Veneto da tutto»

TAV

Il governatore del Veneto, Luca Zaia

In ogni caso, il presidente non accetta baratti. Per esempio tra l’autonomia e la Tav. O la mini Tav. «Noi, a proposito di Tav – precisa – confermiamo intanto la volontà di portare avanti fino

lo studio della cgia

Le code agli sportelli continuano ad aumentare Il Veneto è virtuoso VENEZIA. Sebbene da qualche anno informazioni, tanti moduli e altrettanti certificati possono essere esaminati o scaricati da casa o dall’ufficio usando il cellulare o il computer, l’attesa agli sportelli pubblici continua ad aumentare. Rispetto a 20 anni fa rileva la Cgia, nel 2017 (ultimo dato disponibile) la coda agli sportelli delle Asl è salita di 19 persone, quella invece che ipotetica-

mente ci troviamo di fronte quando ci rechiamo all’ufficio anagrafe del nostro Comune di residenza è cresciuta di 13. La velocità di risposta di alcuni front office pubblici è diminuita. Nel 2017, infatti, 52,7 intervistati su 100 hanno detto di aver atteso più di 20 minuti davanti allo sportello di una Asl, il 56% in più rispetto a quanti si erano trovati nella stessa situazione nel 1997. So-

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

PEDEMONTANA

Come irrinunciabile è, per Zaia, la Pedemontana. Se qualcuno, mette le mani avanti, ha qualcosa da ridire sulla trasparenza, vada a denunciarlo in Procura. «Non soffro di feticismo infrastrutturale, ho semplicemente dato corso ad un programma di governo. Per garantire la trasparenza ho coinvolto la Corte dei Conti, l’autorità anticorruzione, l’avvocatura dello stato, e ho nominato commissario il vice avvocato generale dello stato. Se qualcuno ha qualcosa da insinuare – aggiunge – eviti i comunicati stampa ed abbia il coraggio di andare in Procura. Non si può continuare a fare insinuazioni su una struttura con una gestione più che trasparente». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

no 23, 8 su 100 gli intervistati due anni fa dall’Istat rimasti in lunga attesa di fronte allo sportello di un ufficio anagrafe (+126, 7% rispetto a 20 anni prima). Le situazioni più difficili sono al Centro-Sud: i tempi di attesa più lunghi agli sportelli delle Asl si sono verificati in Calabria, in Basilicata e in Puglia. Le attese in coda agli uffici anagrafe si sono fatte sentire in particolar modo nei Comuni del Lazio, in Sicilia e in Puglia. «Le realtà regionali più virtuose notiamo, in entrambi i casi, Friuli V. G. , Veneto e Valle d’Aosta. La regione più efficiente è il Trentino A. A. I ritardi e le inefficienze della P.A. , comunque, non sono ascrivibili solo alla cattiva organizzazione della stessa». —


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DOMENICA 3 MARZO 2019 CORRIERE DELLE ALPI

BELLUNO

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verso i mondiali di sci di cortina

Cantieri Anas, sindaci e amministratori preoccupati per i tempi lunghi dei lavori Se per le quattro principali varianti non c’è speranza, ora ci sono timori anche per le opere minori ma importanti Francesco Dal Mas CORTINA. I Mondiali di sci arri-

veranno fra meno di due anni, per la candidatura olimpica gli ispettori del Cio saliranno a Cortina il primo aprile. Ma non mancano le preoccupazioni, a incominciare dal governatore Luca Zaia e per finire con i sindaci, anzi con i loro concittadini: la preoccupazione che l’Anas non riesca a completare non solo le quattro varianti di Cortina, San Vito, Valle e Tai di Cadore, ma anche altri tratti che sono quasi di manutenzione straordinaria. Domani il commissario di Governo per la realizzazione del piano di potenziamento della viabilità in vista dei Mondiali di sci Cortina 2021 oltre che presidente Anas (Gruppo Fs Italiane), Claudio Andrea Gemme, sarà a Cortina per incontrare il territorio e fare il punto sullo stato di attuazione del programma. Incontrerà tutti i pubblici amministratori. «Noi abbiamo 242 milioni di euro di investimenti. Questi – afferma, perentoriamente, il governatore Zaia – vanno portati avanti, si devono fare in tempo utile per i Mondiali e dobbiamo fare veloci anche perché abbiamo un secondo neonato in arrivo, le Olimpiadi». La delegazione del Cio che sarà a Cortina fra un mese dovrà registrare, secondo Zaia, una prospettiva di impegno molto concreta. Ben 40, come si sa, sono i cantieri programmati dall’Anas fra Longarone e Cima Banche. «Da ingegnere, prima ancora che da ammini-

Uno dei sopralluoghi del mondo politico ai cantieri sull’Alemagna

stratore regionale – ammette Gianpaolo Bottacin, assessore all’ambiente – comincio a tremare. Ho messo il cuore in pace per le varianti (che dovranno però materializzarsi negli anni successivi ai Mondiali), ma ci sono comunque lavori delicati per i quali non so se la tempistica prevista potrà essere rispettata». Il sindaco di Cortina, ad esempio, Gianpietro Ghedina, solleverà domani con l’Anas il tema del sub-stralcio da una decina di milioni sulla strada lungo il Boite, col rifacimento di ben 2 ponti, che porta, prima, alle scuole, e poi alle piste. Sono in corso i carotaggi. «Si tratta di un’opera essenziale per la città. Vo-

gliamo sapere da Gemme se nel prossimo autunno partirà davvero il cantiere definitivo e se in un anno riuscirà a concludersi». È un’opera all’interno di un

Domani il vertice con il presidente dell’azienda nazionale sui progetti in corso progetto complessivo da 28 milioni di euro che, con ogni probabilità, sarà conclusa ad evento sportivo concluso. L’Anas ha assicurato che il cantiere partirà prima dei Mondiali, quindi l’anno prossimo.

«Ma sarà davvero così? – si chiede Ghedina –. Gemme non mancherà di informarci sulla Via, dai tempi astronomicamente lunghi». Cortina, fa sapere il sindaco, vuole quest’opera entro il 2023, al più tardi. E quanto sarà finita la messa in sicurezza di Acquabona? 4 milioni di investimento. «Speriamo che ci sia consegnato entro l’anno, in modo da veder compiuti – conclude il sindaco di Cortina – almeno i lavori scattati per primi». Franco De Bon è il suo collega di San Vito di Cadore. «Noi ci siamo rassegnati ad aspettare la variante fin dopo i Mondiali, ma temiamo qualche sorpresa dalla comunica-

zione di domani. E cioè che ci si dica di qualche possibile ridimensionamento». Il timore è dietro l’angolo anche per i sindaci di Pieve di Cadore e di Valle, nonché per quello di Longarone. «L’impegno per le opere che ci riguardano, a Longarone e Castellavazzo, non abbiamo dubbi che sarà confermato; se hanno detto che l’assegnazione dei lavori sarà in settembre, non ci sono ragioni di non crederlo – s’impunta Roberto Padrin –, ma è vero che qualche dubbio, guardandoci intorno, comincia a palesarsi». Roger De Menech, che per conto del Pd, ha seguito la prima fase dei lavori, chiederà domani a Gemme di fare ri-

protezione civile

Fadalto, trovati 400mila euro per fare i lavori sulla frana L’Anas aveva intenzione di far pagare i proprietari, che ora possono stare tranquilli Bottacin: «Non ci sono più alibi per finire l’opera» ALPAGO. C’è un’Alemagna, con

problemi, di cui spesso ci si dimentica; : quella dei tornanti del Fadalto, l’unica statale tra la provincia di Belluno e la pianura. Dal 28 giugno 2017, a causa di una frana, rimane

chiusa di notte, dalle 20 alle 6 e di giorno funziona a senso unico alternato. Con evidenti disagi degli automobilisti che non vogliono pagare pedaggio autostradale. L’Anas ha in corso, con un’impresa, opere di messa in sicurezza del versante, ma i tempi sono lunghi. In ogni caso, la stessa Anas ha fatto sapere che i lavori saranno fatti pagare ai proprietari dei boschi, che avrebbero la responsabilità di bonificare la

montagna dai massi in caduta libera. Bene, l’assessore regionale alla Protezione civile, Gianpaolo Bottacin, è riuscito a reperire circa 400 mila euro dai fondi per l’emergenza, risparmiati in alcune opere al ribasso. Una ricerca portata avanti con la Protezione civile. I proprietari, dunque, possono tirare un sospiro di sollievo. «Attraverso la cortese collaborazione con la Prefettura di Treviso, ho saputo che l’Anas,

L’assessore regionale Gianpaolo Bottacin

corso agli “svincoli” concessi dal Decreto sui Mondiali che consente ai commissari di sveltire tutta una serie di procedure. «Lo ammetto, qualche timore sui tempi ce l’ho anch’io, a parte le varianti. Ricordiamo che entro i Mondiali dovranno materializzarsi anche i cantieri sulla 51 bis e sulla Carnica». Ma il parlamentare del Pd invita il vertice Anas a portare a Cortina anche qualche altro chiarimento. «Ci sono o no i soldi per la galleria di Coltrondo? E vogliamo cominciare a programmare i collegamenti tra l’A27 e Feltre, da una parte, e l’Agordino, dall’altra? Lo dico pensando alla grande avventura delle Olimpiadi». —

in quella circostanza, non aveva fatto richiesta d’intervento con le disponibilità per l’emergenza» spiega Bottacin. «Grazie ad una ricognizione, siamo riusciti a reperire 400 mila euro, tanto quanto è sufficiente per mettere in sicurezza la frana del Fadalto». «L’Anas, in questo modo, non avrà più alibi per finire l’opera, ma – insiste l’assessore – deve sbrigarsi. Non possiamo aspettare oltre. È già trascorso più di un anno e mezzo dall’evento». L’Anas sta realizzando un invaso di contenimento ai piedi della frana. Si dovranno poi realizzare della barriere paramassi. Elisa De Berti, collega di Bottacin, domani a Cortina chiederà lumi sul cantiere, sollecitandone la conclusione. — F.D.M.


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Primo Piano

«La riforma passi dalle Camere» Quel parere chiesto a Mattarella

I seggi in Parlamento DEPUTATI

M5S

Lega

220

123

Domenica 3 Marzo 2019 www.gazzettino.it

Visita al Quirinale di Fico e Casellati `I presidenti «incoraggiati» e «confortati» sull’iter da intraprendere per la legge dal Capo dello Stato: le Aule protagoniste `

Totale

343 ranno fondamentali e dirimenti.

IL RETROSCENA

628

Fi

105 FdI

32 Pd Leu

112

14 altri

22

SENATORI

I FRONTI

ROMA Sull’Autonomia differenziata la strada maestra - e l’unica da seguire - rimane quella del Parlamento. Affinché le Camere siano protagoniste e non si limitino a un mero ruolo di indirizzo politico o di ratifica. Una decina di giorni fa, i presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico ed Elisabetta Casellati, sono usciti «incoraggiati» e «confortati» da un incontro al Quirinale. Il colloquio con il capo dello Stato Sergio Mattarella, secondo quanto trapela da fonti parlamentari, è servito a delineare un percorso per affrontare l’iter della riforma. Muovendosi in un doppio binario: rispettare le prerogative della Costituzione in materia e, allo stesso tempo, tenere al centro, come bussola, l’unità del Paese.

LA MOSSA M5S

107

Totale Lega

165

58

318 Fi

61 FdI Pd

18

52 altri

22

Ed è stato proprio Fico a chiedere a Mattarella un parere sulla maniera più lineare e corretta per affrontare il dossier, soprattutto dal punto di vista delle procedure, trattandosi di un fatto inedito. Su questo punto - cruciale per l’iter della riforma - sono emerse dunque opinioni «convergenti» tra i presidenti delle Camere e quello della Repubblica. Mattarella si è ovviamente limitato a esprimere su richiesta il suo parere, ribadendo che le decisioni spettano a Fico e Casellati. Mai come in questo caso, infatti, i modi e i tempi d’intervento del Parlamento sa-

CARROCCIO E M5S SU SPONDE OPPOSTE: A RISCHIO IL PATTO SUL TRASFERIMENTO DELLE COMPETENZE

PRESIDENTE Il Capo dello Stato Sergio Mattarella (foto LAPRESSE)

Da tempo si fronteggiano due linee opposte, ormai uscite allo scoperto. Quella della Lega, esplicitata per bocca del governatore del Veneto Luca Zaia a nome di tutto lo stato maggiore del Carroccio a partire da Matteo Salvini, vorrebbe che il testo venisse discusso a Palazzo Madama e a Montecitorio con una semplice mozione che dia poi un indirizzo politico al premier Giuseppe Conte per trattare con le tre regioni interessate. Al contrario il “partito del Parlamento” spinge per un’altra strada: una reale discussione di merito sui poteri che dallo Stato dovranno passare a Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Con la possibilità dunque di emendare i tre testi. Con tutti i rischi del caso, per la Lega e per le Regioni che hanno intrapreso il percorso previsto dalla Costituzione. E cioè che alla fine della discussione (e votazione) esca un testo depotenziato, sotto i colpi degli agguati grillini. Per il M5S, che al Sud mantiene uno zoccolo duro di consensi, sembra essere un punto irrinunciabile. Il portabandiera di

Il segretario della Lega

Salvini: «Qualche settimana in più si può aspettare» MILANO «È un passaggio storico, non è qualche settimana in più o in meno che danneggia la Lombardia o il Veneto»: così il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha parlato dell’autonomia ai microfoni del TgR Lombardia, disposto, a questo punto, ad accordare un po’ di tempo agli alleati di governo e alle Camere. «È un lavoro entusiasmante. Altre sette Regioni stanno facendo la

stessa richiesta da Nord e da Sud - ha detto il segretario della Lega - Se i 5stelle o il parlamento vorranno approfondire e usare qualche settimana in più per sciogliere i dubbi, sulle soprintendenze, sulle autostrade sull’impatto ambientale, per carità di Dio: è un passaggio storico». Le divergenze tra gialloverdi, per ora, hanno frenano l’intesa. Anna Maria Bernini,

presidente dei senatori di Forza Italia, individua anche i “responsabili”: «L’autonomia è ferma al palo: quattro ministri (Grillo, Bonisoli, Costa e Toninelli) stanno facendo ostruzionismo su costi della Sanità, sovrintendenze, autorizzazioni ambientali e gestione di strade e linee ferroviarie. Questo impedisce al ministro Stefani di definire le bozze di intesa».

questa battaglia è proprio Fico (in asse con Luigi Di Maio), ma anche il ministro Barbara Lezzi la pensa così. Non a caso ha detto parole abbastanza definitive: «Non è immaginabile che l’intesa che esce dal consiglio dei ministri non sia modificabile dal Parlamento. Comunque - ha dichiarato il ministro - su questo c’è una interlocuzione tra i presidenti delle Camere e il Capo dello Stato. Mi affido completamente a loro, sono loro che dovranno individuare il percorso». Anche dentro Forza Italia si fa largo il “partito del Parlamento”. Nonostante le spinte provenienti dal Nord (la presidente Casellati è veneta e la capogruppo al Senato Anna Maria Bernini è di Bologna), i timori azzurri sono ampi. Solo una settimana fa, il presidente dell’europarlamento Antonio Tajani ha spiegato che le Autonomie così congegnate «sono un pasticcio e che nessuno parla del ruolo di Roma che deve crescere e non essere affatto penalizzata». Una serie di dubbi che il presidente Mattarella tiene bene a mente, al punto di aver indicato a Casellati e Fico la strada procedurale con la quale occorrerà approcciarsi alla legge. Che difficilmente, come vuole la Lega, potrà rifarsi al terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione: l’approvazione delle Camere dell’intesa Stato-Regioni alla stregua di quella con le confessioni religiose. Può sembrare un caso, ma dopo l’incontro a tre al Quirinale anche il premier Conte inizia a ripetere questo concetto: «Siccome bisogna interloquire col Parlamento - dice riferendosi allo spartiacque temporale del voto di maggio non so se prima o dopo le europee, l’importante è fare le cose per bene». E proprio in quel «fare le cose bene» c’è la strada indicata dal presidente della Repubblica: la discussione in Aula. Simone Canettieri © RIPRODUZIONE RISERVATA

IL PRESSING DEL NUMERO UNO DI MONTECITORIO E ASSE CON CONTE PER L’EMENDABILITÀ DEL TESTO

L’intervista Cesare Mirabelli er l’ex presidente della Corte Costituzionale il coinvolgimento delle Camere sul dossier dell’Autonomia Differenziata «non solo è doveroso ma è auspicabile proprio per migliorare il progetto».

P

Presidente, quando si è cominciato a parlare di Autonomia Differenziata per le Regioni il Parlamento sembrava un po’ messo da parte. Nelle ultime settimane pare invece che esecutivo e Regioni siano favorevoli ad un maggior coinvolgimento delle Camere. «Il tema dell’Autonomia differenziata non riguarda solo il governo e le singole Regioni che la chiedono. È un tema nazionale e costituzionale per definizione per il semplice motivo che le Regioni così si avvicinano al modello di quelle a statuto speciale. Questo tema riguarda quindi tutti gli italiani. E chi, se non il Parlamento, può rappresentare tutti gli italiani? Vorrei ricordare che non a caso già le norme attuali prevedono che il Parlamento approvi gli eventuali accordi fra governo e Regioni a maggioranza qualificata, cioè con il “si” della maggioranza dei deputati e dei senatori eletti».

«Il Parlamento può modificare il testo di eventuali intese governo-Regioni» L’obiezione che si fa è che il coinvolgimento del Parlamento equivale ad affossare l’Autonomia o comunque a perdere un sacco di tempo. «Non si tratta di allungare i tempi ma di lavorare al meglio. Lo Stato non è un soggetto che risponde alla “pretesa” di una singola Regione perché per sua natura ha una visione unitaria e valuta su quali linee può muoversi in un disegno generale. Chi tratta con le singole Regioni deve farlo nell’ambito di una visione di interesse generale. Quindi il retroterra parlamentare in una materia come questa è semplicemente prezioso. Non contro l’Autonomia ma proprio per consentire all’Autonomia Regionale di dispiegare i suoi benefici. Se essa fosse vista, a torto o a ragione, da una parte di italiani come un danno ai propri interessi come potrebbe decollare? È fondamentale un atteggiamento collabora-

Cesare Mirabelli, ex presidente della Consulta

tivo e non impositivo. Non esiste il prendere o lasciare». Ma il Parlamento di quali strumenti dispone per svolgere un proprio ruolo? «Questo argomento è più delicato di quanto comunemente si creda. L’Autonomia Differenzia-

L’EX PRESIDENTE DELLA CONSULTA: L’AUTONOMIA PUÒ FUNZIONARE SOLO CON UN LARGO CONSENSO STIAMO ATTENTI A DEVITALIZZARE LE ASSEMBLEE COGLIAMO L’OCCASIONE INVECE PER COSTRUIRE UN PERCORSO VIRTUOSO

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ta è destinata a fare scuola perché la modifica dei rapporti fra Stato e Regioni è un inedito nella storia istituzionale italiana. Dunque, le procedure per arrivarci sono importanti perché è essenziale che il sistema istituzionale intraprenda una strada corretta ed efficiente anche per il futuro». E quindi? «Le strade per assicurare un adeguato ruolo del Parlamento sono tante. Vedo che qualcuno sostiene che bisognerebbe applicare al dossier Autonomia le stesse “regole” applicate nei rapporti fra Stato e Chiesa, con il Parlamento chiamato a ratificare gli accordi. Non mi pare sia così. Sul tema dei rapporti con la Chiesa il governo all’epoca presentò una relazione governativa al Parlamento che sviluppò un dibattito e fece osservazioni che furono raccolte. Anche nei rapporti con l’Unione Europea il governo tie-

ne da conto costantemente e non in modo formale il parere del Parlamento. Insomma la linea collaborativa fra le istituzioni emerge in ogni settore». Nel concreto? «Alla Camera esiste una commissione che si occupa delle questioni legate alle attività delle Regioni. Perché non coinvolgerla? Al Senato esistono spazi del Regolamento per istituire un apposito gruppo di lavoro parlamentare. In ogni caso sarebbe bene che il governo coinvolgesse le Camere prima di sottoscrivere accordi con le Regioni. E comunque esistono molte modalità tecniche capaci di costruire un percorso virtuoso». Nelle sue parole si avverte un po’ di preoccupazione. «Stiamo attenti a devitalizzare il Parlamento. Un’Autonomia Differenziata fatta bene non può essere fatta per opposizione ma seguendo un percorso di largo consenso. Questo vale anche per l’avvenire. Le maggioranze parlamentari cambiano ma le istituzioni e le loro regole restano. E sono un patrimonio di tutti». Diodato Pirone © RIPRODUZIONE RISERVATA


IX

L’ASSESSORE

Mestre

«Qui vivono migliaia di cinesi e bengalesi Non possiamo evitare il pagamento per migliaia di cugini pronti a ricongiungersi a Venezia da ogni parte del mondo»

Domenica 3 Marzo 2019 www.gazzettino.it

mestrecronaca@gazzettino.it

«Il ticket non è separatista» L’assessore Boraso replica alle critiche dei mestrini ` «I residenti in città non pagano. Con i tre milioni per il contributo d’accesso obbligatorio per i parenti di quest’anno potremo ridurre il costo della Tari» `

IL CASO MESTRE «Delle due l’una. O non sanno di cosa parlano o dicono il falso sapendo di mentire». È arrabbiato – per usare un eufemismo - l’assessore alla Mobilità e al Patrimonio, Renato Boraso, nel replicare ai mestrini che negli ultimi giorni hanno protestato per la penalizzazione che il regolamento sul contributo di accesso a Venezia provocherebbe nei confronti dell’eventuale congiunto che non è nato a Venezia, che non risiede in Veneto e che non è in possesso della Carta Venezia Unica, qualora si recasse in centro storico. Le lamentele sono piovute soprattutto sui social – in primis le pagine Facebook dei gruppi “Sei di Mestre se” e “Mestre Mia” – rinfocolando le spinte autonomiste che l’affossamento del referendum sembrava avere quietato.

IL CHIARIMENTO Boraso mette in chiaro un punto, a scanso di equivoci. «Tutti i residenti sono esentati dal pagamento del contributo d’accesso, dunque anche i mestrini, dato che risiedono nel Comune di Venezia. Perciò non c’è nessuna penalizzazione nei confronti dei mestrini. Capisco che a Carnevale ogni scherzo vale, ma non è onesto far credere che ci siano cittadini penalizzati». L’obbligo di pagare scatta, al massimo, per i congiunti di un residente in terraferma per i quali si verifichino insieme quattro condizioni: che non siano nati nel Comune di Venezia, che vivano fuori dal Veneto, che non abbiano la Carta Venezia Unica e che vadano a Venezia. «I casi sono pochi», ribatte Boraso che, alla domanda sul perché, non sia stato prevista l’esenzione anche a questi pochi casi, risponde così: «In città risiedono migliaia di cinesi e bengalesi. Per lo stesso principio dovremmo esentare migliaia di cugini pronti a ricongiungersi a loro da ogni parte del mondo. Anche no, grazie». E riprende: «Il presi-

IL GIORNO DEL VOTO

dente del Veneto Luca Zaia ha chiesto che i residenti in tutta la regione non pagassero e il sindaco Luigi Brugnaro ha recepito la richiesta facendo una scelta di natura politica. Quanti saranno, mai, i congiunti dei mestrini che vivono fuori dal Veneto, senza essere nati a Venezia e senza avere la Carta Venezia Unica che si può fare pagando 10 euro e dà diritto all’esenzione»?

TRIBUTI AL RIBASSO Boraso parte all’attacco: «Di che cosa stiamo parlando? Del nulla. Tra questi mestrini “duri e puri” c’è chi risiede in via San Pio X e pontifica: lo sa che i veri penalizzati sono i residenti di altri quartieri che a differenza sua non possono transitare per l’unica Ztl rimasta in centro città»? Poi, un ragionamento sui vantaggi del contributo d’accesso: «Bisogna avere l’onestà di ricordare che la Tari a breve scenderà dal 3 al 5%, addirittura del 20-30% per i negozi, grazie ai proventi della tassa di soggiorno. Con il contributo di accesso a Venezia quest’anno stimiamo di incassare 3 milioni, l’anno prossimo 10: ebbene, 7 di questi saranno destinati a tagliare la Tari, di tutti i residenti, tanto dei veneziani quanto dei mestrini». Boraso, un tempo fautore della divisione del Comune salvo poi ricredersi pubblicamente, affonda il colpo: «La protesta di questi signori è strumentale – conclude – Non sono riusciti a distruggere la città col referendum, prendendo una sonora sconfitta. Adesso ci provano con questa polemica inesistente, ma la gente perbene capisce come stanno le cose». Alvise Sperandio © RIPRODUZIONE RISERVATA

A RINFOCOLARE LA POLEMICA SONO ESPONENTI AUTONOMISTI ATTRAVERSO I SOCIAL MEDIA

CONTRIBUTO D’ACCESSO Boraso replica ai mestrini che si sentono discriminati rispetto ai veneziani

Era titolare della libreria Don Chisciotte

Cultura in lutto, è morto Billy Lamarmora MESTRE Gli amanti dei libri hanno perso un amico. È morto ieri all’ospedale dell’Angelo, dove era ricoverato da una decina di giorni, Billy Lamarmora, 73 anni, fondatore e titolare della libreria Don Chisciotte, per decenni punto di riferimento culturale della città. Aveva aperto la sua attività nel 1979 in via San Girolamo, nell’edificio che all’epoca ospitava la sede del Pci, le “Botteghe oscure” di Mestre, per poi trasferirsi in via Brenta vecchia, di fronte al complesso dell’M9. Il nome

era rimasto lo stesso, un omaggio all’eroe sognatore di Cervantes, ma ai suoi clienti bastava dire “da Billy” per identificare la libreria e il suo punto di riferimento. Perché Billy, arrivato in città all’epoca del Sessantotto, era assieme a Rachele, che lo affiancava nella gestione, libraio, uomo di cultura, promotore di presentazioni e incontri letterari, sempre pronto al dialogo e appassionato di politica. Con questi elementi, ricorda il deputato Nicola Pellicani, era

riuscito a reggere, dal suo avamposto culturale, all’avanzata dei grandi gruppi editoriali e dei centri commerciali che hanno costretto molti suoi colleghi ad alzare bandiera bianca. «Un vero amico dei lettori - lo ricorda Gianfranco Bettin Non so in quanti, certamente in tanti, gli dobbiamo dire grazie per la possibilità che ci ha dato, nei nostri anni giovanili e squattrinati, di prendere libri a rate - rate molto vaghe nell’entità e nella (nostra) puntualità. Tutti quei libri, che abbiamo in casa, ce lo ricorderanno a lungo». (a.fra.)

Da Marghera a Campalto, è qui il carnevale LA FESTA MESTRE Oltre 15mila persone per

la sfilata dei carri allegorici di Marghera. Ieri pomeriggio, complice il sole, una folla eterogenea ha seguito il colorato corteo che ha attraversato il centro della città giardino. Alla manifestazione, che è stata promossa da Vela e dell’associazione di commercianti Marghera 2000, è intervenuto anche il sindaco Luigi Brugnaro con l’assessore alla Coesione sociale Simone Venturini e il presidente della Municipalità, Gianfranco Bettin. Quattordici i carri mascherati, provenienti dalle province di Padova e Treviso, da cui facevano capolino una Cannavacciuolo gigante di cartapesta che passava ai fornelli poli-

tici di ieri e di oggi, così come il deposito di Paperone espugnato dai Bassotti che hanno sfilato insieme a nove gruppi locali per un totale di 800 figuranti. «Ringrazio i promotori di questa bellissima festa - ha detto il sindaco dal palco prima di avviare la premiazione dei gruppi partecipanti perché, ancora una volta, sono riusciti ad organizzare a regola

QUINDICIMILA PERSONE NELLA CITTÀ GIARDINO OGGI IL VOLO DELL’ASINO IN PIAZZA FERRETTO E LA GRANDE SFILATA LUNGO VIA ORLANDA

Primarie Pd È il “D-day” Seggi aperti dalle 8 alle 20

SFILATA Uno dei carri allegorici che ha sfilato a Marghera; oggi il corteo mascherato si sposta sulle strade di Campalto

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d’arte uno dei momenti più attesi del Carnevale di terraferma». E mentre piazza Ferretto si prepara ad assistere alle 12 di oggi al Volo dell’asino dalla torre civica, è tutto pronto a Campalto per la grande sfilata di Carnevale che ritorna, dopo diciotto anni, lungo le strade della località di gronda. Alle 14.30, il corteo mascherato si muoverà dal Villaggio Laguna, dove le attrazioni verranno radunate per essere incolonnate secondo l’ordine di partenza, e percorrendo via Bagaron e via Orlanda sfilerà fino all’altezza di piazzale San Benedetto. È prevista la partecipazione di una decina di grandi carri e di una dozzina di gruppi musicali e folkloristici. La sfilata sarà preceduta da un concerto della banda musicale della scuola

MESTRE Ultimi tentennamenti per gli indecisi, che hanno tempo fino a stasera: i seggi sono aperti dalle 8 del mattino e chiuderanno alle 20. Prima di notte, quindi si saprà chi tra Nicola Zingaretti, Maurizio Martina e Roberto Giachetti sarà il nuovo segretario nazionale del Partito Democratico. Nella Città metropolitana di Venezia la giornata di primarie aperte vedrà all’opera circa 300 volontari, a disposizione per garantire il voto a tutti gli iscritti e i simpatizzanti del centrosinistra, disposti a essere registrati nell’Albo pubblico degli elettori. La segreteria metropolitana del Pd ha fissato l’obiettivo a diecimila elettori, tenendo conto che più di 1600 sono gli iscritti che hanno già votato nei circoli e saranno chiamati a esprimersi di nuovo. Si sceglie il nuovo segretario, quindi, ma anche i 13 componenti veneziani dell’assemblea nazionale in 85 seggi della città metropolitana. Ce ne sarà almeno uno in ogni comune, esclusi Gruaro e Cona, e 27 saranno allestiti solo nel capoluogo, da Murano, Burano, alla città storica e in terraferma, tra centri civici, scuole, circoli Pd ma anche un gazebo esterni (in via Garibaldi per la zona di Castello Est). Per votare basta recarsi al seggio del proprio quartiere di residenza, esibire un documento di identità valido e la tessera elettorale e sottoscrivere un documento in cui si dichiara di riconoscersi nella proposta politica del Pd, accettando di essere registrati nell’Albo pubblico degli elettori. Chi non è iscritto al partito dovrà versare un contributo di 2 euro. Tra i candidati all’assemblea nazionale, gli elettori ne sceglieranno 5 per il collegio Veneto 9, che comprende Venezia e Spinea, 4 per la zona restante di Miranese, con Riviera e Chioggia e altri 4 per il Sandonatese e Portogruarese. (m.fus.)

Gramsci e da una parata di motociclisti in sella alle Harley Davidson. Nell’area antistante la chiesa di San Benedetto verranno organizzati concerti musicali, dimostrazioni di danza, esibizioni sportive e tanto altro e, ovviamente, non mancheranno gli stand enogastronomici. Il passaggio dei carri comporterà la chiusura di alcune strade e una serie di modifiche alla circolazione. Il tratto di via Orlanda compreso tra l’incrocio con via Sabbadino e il centro di Campalto verrà, infatti,chiuso al transito dalle 13,30 alle 20, mentre su via Sabbadino non si potrà circolare dalle 12, alle 19. Il traffico sarà sospeso su via Tiburtina dalle 10 alle 22 e su via Bagaron dalle 13.30 alle 18. La circolazione da e per l’aeroporto sarà deviata su via Dal Cortivo e via Passo Campalto. Giacinta Gimma Mauro De Lazzari


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Primo Piano

Domenica 3 Marzo 2019 www.gazzettino.it

Il Paese bloccato

Tav, muro 5Stelle E Casaleggio evoca la crisi di governo Entro il 21 serve la decisione sugli appalti per la Torino-Lione: maggioranza divisa Il capo di Rousseau: «L’esecutivo cade? Non credo, però...». Poi in serata corregge `

LA GIORNATA ROMA A pochi giorni dal verdetto sulla Tav annunciato da Danilo Toninelli, il governo continua ad annaspare alla ricerca di uno sbocco che pare impossibile. Il copione è quello di sempre. Di qua i gialli, di là i verdi. In mezzo un binario dalla destinazione ancora sconosciuta. Tanto che da Bari, a margine del Rousseau City Lab, anche Davide Casaleggio evoca lo spettro della crisi nel momento stesso in cui sembra scacciarlo. «Non credo, però...», risponde sibillino il guru a Cinque Stelle, a chi gli chiede lumi su una possibile rottura con il Carroccio sulla Torino-Lione. Anche se poi il patron di Rosseau si corregge e aggiunge prudente che «non sta a me dirlo», ma fatto sta che anche lui, dopo il veemente stop di Beppe Grillo a Torino («La Tav è morta»), tiene a sgombrare la metà campo stellata dal polverone di possibili aperture filtrate e poi smentite venerdì da palazzo Chigi. Matteo Salvini resta prudente: «Stiamo lavorado per trovare un’intesa», assicura. Il punto, però, è che l’11 marzo il Cda di

IL PRESSING DI ZAIA E CHIAMPARINO SALVINI: LAVORIAMO PER TROVARE L’INTESA BUFFAGNI ATTACCA TRIA

Telt dovrà sapere se avviare i bandi di gara per la realizzazione del tunnel, pena la perdita di 300 milioni di finanziamenti europei.

dal Pd, pronto a portare in aula una mozione di sfiducia. Per il resto la giornata scorre via nel solco di quelle precedenti: la Lega che prova a spegnere l’incendio, e il M5s che prova a sgusciare via dal fuoco amico e smentisce seccamente una possibile virata sul sì alla Tav. «I sondaggi che abbiamo visionato noi a febbraio danno i due terzi degli elettori del M5s contrari al Tav», puntualizza la war room grillina. «La prossima settimana ci sarà una sintesi finale, questa maggioranza l’ha sempre trovata. La Lega ci tiene molto e sono fiduciosa», insiste tuttavia il ministro della P.a, Giulia Bongiorno. Ma da Bari le

I TEMPI Occorre decidere e farlo in fretta. Nonostante il ministro Toninelli pensi si tratti di una scelta reversibile nei prossimi otto mesi. Una convinzione che accende l’ilarità di Silvio Berlusconi. «Ma come, dai il via a delle spese nell’Europa e poi tra qualche mese dici “tolgo questo via”... Ma dove vivi, sei scemo?», è il siparietto allestito a Potenza contro il titolare del Mit. Che finisce infilzato anche

risponde a distanza la collega Barbara Lezzi. «L’abbiamo già detto, la Tav è un’opera assolutamente inutile, che trasporta merci ma che purtroppo ha un impatto negativo sui nostri conti», replica il ministro del Mezzogiorno.

GLI APPELLI E sembrano finire nel vuoto anche gli appelli lanciati dai due viceministri leghisti Rixi e Garavaglia, che avevano indicato in una mini-Tav (per l’ex Ad di Ferrovie Renato Mazzoncini un’«assurdità totale») il possibile punto di caduta. A chiudere la porta è in questo il caso il sottosegretario grillino agli Affari

Il presidente della Casaleggio associati e dell’Associazione Rousseau Davide Casaleggio (foto LAPRESSE)

regionali, Stefano Buffagni. «Se oggi qualcuno ha questa idea geniale – tuona da Rozzano - allora vuol dire che hanno avallato sprechi di soldi in tutte le opere e questo è un motivo in più per non sbagliare e rimane-

Torino-Lione: il progetto attuale

LE TENSIONI

FRANCIA

Tunnel di base

Linea AV/AC progettata

Piemonte

Linee storiche esistenti

Modane

4,7 miliardi

Bussoleno

1,7

Susa

TORINO

Parte comune italo-francese

LIONE

Tratta nazionale

Settimo Torinese

Bardonecchia

Ammodernamento linee esistenti Assi stradali

Caselle

Avigliana Saint-Jean de-Maurienne

SPESA COMPLESSIVA a carico dell’Italia

Ivrea

ITALIA

Linee AV/AC esistenti Tunnel AV/AC da fare

Chambéry

AV/AC: alta velocità alta capacità

SAINT-JEANde-Maurienne Grenoble Tratta francese

Scalo merci Orbassano

Tunnel di base Bussoleno SUSA

T orin orino TORINO

Sezione transfrontaliera Tratta italiana

3,0 Tunnel di base

ROMA Un sondaggio interno agli elettori M5S che vedrebbe i grillini favorevoli alla Tav. La netta chiusura a un voto su Rousseau per l’opera. Sono ore calde e concitate per i vertici pentastellati. E tocca ancora una volta a Di Maio cercare di tenere uniti i fronti: da una parte Beppe Grillo e l’ala più ortodossa del Movimento, dall’altra la mediazione con l’alleato di governo, Matteo Salvini.

LA SPINA In questo scenario si inserisce anche Alessandro Di Battista, scomparso dai radar da tre settimane. In questi giorni si trova con la famiglia nella casa di Civita Castellana, dove abita il padre, e dove ha partecipato giovedì scorso alla rinomata sfilata di Carnevale, per la gioia del figlio, Andrea. Dibba - che mercoledì si è concesso un blitz romano per vedere all’Olimpico la partita di Coppa Italia della La-

Ma a stretto giro, arriva la replica dal Nord, firmata Luca Zaia. «Certo che perdere i finanziamenti o avere uno stop a livello internazionale su questa partita della Tav significa tagliar fuori l’Italia da tutto», ammonisce il governatore veneto. Né per il collega piemontese Chiamparino, si può pensare a un mini-progetto alternativo: «Vuol dire solo spostare di due o tre anni in avanti i lavori, e questo non cambia la sostanza». La sostanza si traduce in denaro contante: i costi del no alla Tav, tra penali e fondi perduti, potrebbero sfiorare i 4 miliardi. Per un Paese piombato nella recessione, un lusso sempre più difficile da potersi permettere. Francesco Lo Dico © RIPRODUZIONE RISERVATA

Di Maio tra fronda interna e sospetti «Qui qualcuno sta giocando sporco» IL RETROSCENA

re fedeli alla nostra linea». Vicino a Casaleggio jr, Buffagni non risparmia uno strale neppure al ministro Tria apertamente schierato a favore della Tav. «Parla da libero cittadino», è il fulmine del sottosegretario a Cinque Stelle.

zio con l’europarlamentare Ignazio Corrao - rimane in silenzio. E fino a quando il governo non si sarà espresso in maniera decisa per lo stop all’opera, non parlerà. Ecco perché Di Maio si trova comunque a percorrere una strada stretta. Dare il via libera alle manifestazioni d’interesse per i bandi sapendo che poi l’intesa sarà «totalmente rivista». Di Maio teme che però «qualcuno» stia «giocando sporco». Tanto che usando queste esatte parole i vertici pentastellati hanno smentito l’esistenza di un sondaggio grillino pro-tav. Il capo politico è dunque costretto a guardarsi le spalle da possi-

IL LEADER POLITICO ASSEDIATO DA GRILLO, DIBBA DISTACCATO FINO A QUANDO NON CI SARÀ UN «NO» CHIARO ALL’OPERA

bili mosse degli alleati che vorrebbero forzare la mano in un momento così delicato per i destini del Movimento. Non è un mistero infatti che, come racconta un deputato vicino al dossier Tav, «qualsiasi soluzioni che dovesse passare dall’utilizzo del tunnel» creerebbe una reazione a catena interna ai gruppi di Camera e Senato. Insomma, Alberto Airola (pronto a uscire subito dal M5S) non sarebbe l’unico addio. Salvini però non sembra intenzionato a capitolare del tutto perché la Regione Piemonte andrà al voto con le europee e rischia di far passare il Dem Sergio Chiamparino come l’uomo del sì al grandi opere. E dunque il leader della Lega va avanti. Tanto che ieri sera ha ripetuto: «Sono disponibile a ragionare di tagli di grandi opere del passato come la mega stazione di Susa ma serve viaggiare di più e meglio e inquinare meno. Stiamo lavorando per trovare un accordo». Ed è proprio quest’ultima frase a mettere in al-

larme il mondo che ruota intorno a Di Maio, a partire dalla fronda interna. Anche perché un ulteriore cedimento all’alleato del Carroccio sarebbe visto malissimo: l’indebolimento fatale delle leadership del giovane capo politico. La prova del nove è prevista martedì quando al Senato approderà una mozione pro-Tav presentata dal Pd, subito dopo la manifestazione di Torino dello scorso gennaio. Un potenziale rischio per la maggioranza gialloverde, una mina sulla tenuta dei gruppi. Anche se c’è un precedente che conforta in molti: lo scorso 20 febbraio una mozione simile, anche se presentata da Forza Italia, è stata respinta e ha portato a un accordo Lega-M5S per ribadire che «l’opera va ridiscussa integralmente». Dando poi mandato al Governo, e dunque a Conte di trovare una sintesi, il prima possibile. In molti nel M5S pensano che Salvini non voglia arrivare a una rottura su questo tema. Ma che si accontenti di una vit-

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Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio con il titolare delle Infrastrutture Danilo Toninelli (foto LAPRESSE)

MARTEDÌ MOZIONE IN SENATO PRESENTATA DAL PD PER METTERE IN DIFFICOLTÀ LA MAGGIORANZA

toria a metà: far partire la manifestazione d’interesse sui bandi, per entrare nel merito del progetto solo fra sei mesi. Dopo le Europee, quando il quadro politico potrebbe essere mutato. S. Can. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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IL GIORNALE DI VICENZA

VENETO

DOMANISULGDV.A21annistudialasuamalattia «Mi sto documentando in modopiù approfondito di unqualsiasi altro paziente. Sono unapaziente,unaricercatriceeancheunafinanziatrice:unacosarara».EmmaDella Libera,21anni,domanisulGdvraccontalasuabattagliaperl’atassiadiFriedreich.

E-mail: veneto@ilgiornaledivicenza.it

tel. 0444 396200 www.publiadige.it

FA_04522

tel. 0444 396200 www.publiadige.it

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Domenica 3 Marzo 2019

ILREPORT DELL’AGENZIAREGIONALE. C’è stato un saldo negativo nel trimestrefinale, ma «sitratta di un fenomenofisiologico» anche se piùaccentuato degli ultimi anni

Veneto,36milapostidilavoroinpiùnel2018 Registrataunavalangaditrasformazionidicontratti a termine, specie quelli che risalivano all’anno prima Infrenatatempodeterminatoeagenzieinterinali Piero Erle

I posti di lavoro dipendente in più creati in Veneto nel 2018 sono stati ancora di più del previsto: un mese fa si era parlato di 25 mila posizioni, ma i calcoli dicono adesso che sono stati 36 mila e 200. E anche se negli ultimi mesi dell’anno il bilancio è stato invece negativo, questo è dovuto molto più a un fenomeno «del tutto fisiologico» per il cessare di attività stagionali che non a letture e interpretazioni sull’effetto del decreto Dignità. Lo certifica il report “La bussola” dell’Osservatorio dell’agenzia regionale “Veneto lavoro”. C’è «un assestamento del ritmo di crescita, anche se inferiore a quello re-

IlTrevigianoeil Vicentinosonole areecolmaggiore aumento,grazie soprattuttoal manifatturiero

gistrato tra maggio e novembre 20217» quando l’aumento era sopra le 50mila unità. BALZODELTEMPOINDETERMINATO. Rispetto alla fine del

2017 i contratti a tempo indeterminato segnano un notevole balzo: +22.200 (a dicembre addirittura +40%). E questo è essenzialmente dovuto alle trasformazioni da contratto a tempo determinato, che sono «raddoppiate rispetto all’anno precedente»: 59mila contro 30 mila. Ovvio pensare che è proprio l’obiettivo che si pone il decreto Dignità: favorire la stabilizzazione dei rapporti di lavoro. L’analisi però, avverte “Veneto lavoro”, è un po’ più complessa. Ci sono sicuramente le trasformazioni dei contratti per i giovani sotto i 35 anni, visti gli esoneri contributivi per la legge voluta da Di Maio, e così pure delle altre norme introdotte dalla sua legge. Però le trasformazioni riguardano in numeri rilevanti anche le persone con più di 35 anni e il trend era iniziato già prima che entrasse in vigore il decreto Dignità. Per il

report della Regione quindi «la determinante fondamentale dell’incremento delle trasformazioni è costituita dal boom delle assunzioni a termine che c’era stato nel 2017». Viceversa, è anche vero che negli ultimi tre mesi del 2018 il saldo dei posti di lavoro, a differenza del dato annuale, è negativo: -52.800 posti di lavoro. Ma come detto il dato è fisiologico perché un calo a fine anno di contratti stagionali c’è sempre. Anche se è vero, fa notare il report, che negli anni precedenti il calo era stato un po’ meno forte. CALO DI CONTRATTI A TERMINE E DI “SOMMINISTRAZIONE”. Sempre i dati spiegano

peraltro perché tra i maggiori critici della riforma ci sia il mondo delle agenzie di lavoro interinale e dei contratti di somministrazione. Con le trasformazioni a raffica, e un numero di assunzioni con contratto a termine che a fine anno è stato inferiore del 2017, il report segnala che «su base annua l’incremento tendenziale delle posizioni di lavoro

to i contratti di somministrazione dalle agenzie: -34% a fine anno (in tutto il 2018 il dato è -11%), con un -56% di proroghe e un -35% di rinnovi. A calmierare il crollo, però, c’è un altro fenomeno: è nettamente cresciuta la durata dei singoli contratti e anche delle proroghe. E i contratti di “staff leasing”, cioè le assunzioni a tempo indeterminato fatte dalle agenzie per conto delle imprese? Un aumento c’è stato, ma si parla di 1500 contratti in tutto sulle 857 mila assunzioni fatte nel 2018 in Veneto. Aumenta l’apprendistato.

Idisoccupati INREGIONEADESSO SONOA QUOTA344 MILA Negliultimi tremesi dell’anno,segnalasempre “Venetolavoro”, sono staterilasciare48.800 Did-dichiarazionidi disponibilitàa lavorare (5milainpiùdi quelle rilasciatea fine2017). Sonoi veri e propri disoccupati,che perpiù di uncaso sudue sonotrai 30e i 54anni dietà.In metàcasi siè trattato di finediun contrattoa tempodeterminato.«In totale i disoccupatiin Venetorisultano344 mila: perlamaggiorpartesi trattadidonne (190mila) esignificativa è anchela presenzadi stranieri (94 mila):inmedia il60% di lororisulta percepire un ammortizzatoresociale. Calail peso delVicentino (sono50.800), cresce quellodel Veneziano (75.500).«Sarà sempre piùcruciale- osserva l’assessoreElena Donazzan-individuare politicheformativein gradodiridurrela distanzatradomanda e offertadilavoro».

CRESCONO VICENZA E TREVISO. Gli aumenti di assunzioni

Negliultimi 3 mesidel2018 infrenata entratee uscitedal lavoro

a termine è stato praticamente azzerato. Calano soprattutto quelli che non sono legati a contratti stagionali (agricol-

tura e turismo): negli ultimi tre mesi i rinnovi sono scesi del -14,7%, le proroghe del -15,2%. Ma calano soprattut-

riguardano soprattutto i maschi e gli stranieri, ma anche gli over 55 anni, anche se resta forte la percentuale di contratti part-time soprattutto per le donne. Tra i settori brillano la metalmeccanica e le costruzioni, e poi l’agricoltura, mentre rallentano i servizi specie per le banche e gli enti pubblici. In calo anche i posti da dirigente (-500). Tra le province, ad aumentare sono soprattutto quelle industriali come Vicenza e Treviso (+9%, vedi grafico). Verona ha i numeri di maggior rilievo, ma la crescita 2018 è stata minore del 2017. • © RIPRODUZIONERISERVATA

VERSOLEUDIENZE. Intanto ilcuratoreDe Rosaprovaa escluderegli entidai risarcimentiperòla Procuranonhadubbisuchi causòl’inquinamento

Mitenisapeva delGenX infalda manon parlò Avevagiàfattofare analisi nell’autunno2017,tenendo segretii risultati.Di quila maxi-multa emessa dai Noe La Miteni sapeva già da prima che anche il GenX (o meglio, Hfpo-Da: ha sostituito i Pfas a catena lunga) era finito nella falda acquifera. È questo il motivo per cui i carabinieri del Noe di Treviso hanno spiccato un’altra multa da ben 406 mila euro a carico dell’azienda, ora fallita e affidata al curatore Domenico De Rosa. Lo ha riportato

Andrea Zanoni, consigliere regionale Pd: la multa, del 26 febbraio, è stata comunicata a prefettura, Regione, Provincia, Comune di Trissino. In sostanza, già dall’estate 2017 la Miteni, col suo laboratorio interno di analisi Rca che dal 2015 controllava le nuove sostanze Hfpo-Da e C6o4, si era accorta che qualcosa poteva essere finito in falda. Si era affidata a un laboratorio esterno, Chelab, che dal novembre 2017 aveva rilevato gli inquinanti in falda. Ma Miteni non ha detto nulla finché nell’estate 2018 non furo-

no i controllori pubblici a segnalare il problema. A quel punto Miteni fece fare analisi a Chelab, ma come detto i risultati li sapeva già da mesi. Di qui la multa da 406 mila euro per “omessa comunicazione agli enti di minaccia imminente di danno ambientale”: è stata notificata a De Rosa come curatore ma, pare, anche al dirigente delegato interno Davide Drusian. Proprio il curatore De Rosa, del resto, ha fatto notizia nei giorni scorsi perché - come riportato da Corriere veneto e “L’Arena” - ha prodotto per il

presidente della sezione fallimentare del Tribunale, il giudice Giuseppe Limitone, in vista dell’udienza del 12 marzo, un documento in cui sostiene che, rispetto ai circa 270 creditori di Miteni, vanno rigettate le richieste di risarcimento danni formulate da Ministero dell’ambiente (137 milioni), Regione (5 milioni) e Acque del Chiampo (2,7 milioni) in quanto non esiste una prova certa del nesso di causalità tra Miteni e l’inquinamento da Pfas in un’ampia fascia del Veneto. Attenzione: non esiste, perché non c’è

ancora una sentenza che lo abbia riconosciuto. Come noto però la Procura di Vicenza ha già chiuso le indagini per l’inquinamento da Pfas - attenzione: le sta invece continuando per quello dal GenX - e vuole chiedere il rinvio a giudizio per “avvelenamento delle acque e disastro” per 13 persone: Maki Hosoda, Kenij Ito, Naoyuki Kimura, Yuji Suetsune, Patrick Hendrik Schnitzer, Achim Georg Hannes Riemann, Alexander Nicolaas Smit, Brian Anthony Mc Glynn, Luigi Guarracino, Mario Fabris, Davide Dru-

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FIERA DELLE MACCHINE PER L’AGRICOLTURA E LA SILVICOLTURA

C’è un nuovo caso tra Lega e 5Stelle: il Congresso mondiale delle famiglie a Verona, dal 29 al 31 marzo. Ha sollevato un polverone, come riporta “L’Arena”, l’appoggio dato alla manifestazione dal ministro alla Famiglia, il veronese Lorenzo Fontana, sotto l’egida della Lega e del suo leader Matteo Salvini che supporta l’iniziativa in prima persona. La kermesse fa capo alla International Organization for the Family che riunisce diverse associazioni pro life e anti

Lgbtq+ dalle posizioni anche estremiste: CitizenGo, Pro Vita, Generazione Famiglia, National organization for marriage, Comitato difendiamo i nostri figli. Ieri l’attacco del sottosegretario grillino Stefano Buffagni, che prende le distanze dai tempi «in cui le donne più emancipate e gli omosessuali venivano bruciati sui roghi». Poi una valanga di prese di posizione nazionali, pro e contro ,che hanno portato alla presa di distanza di palazzo Chigi: «Mai ricevute richieste di patrocinio. È iniziativa autonoma del ministro Fontana». •

Unoscorciointernodella Miteni

sian, Mauro Cognolato, Mario Mistrorigo. Insomma, la Procura, che si basa tra l’altro su una corposa relazione depositata pro-

prio dai carabinieri del Noe la scorsa estate, non ha affatto dubbi che a causare l’inquinamento della falda sia stata Miteni, e per questo è pronta a chiamare a processo i manager e gli ex proprietari giapponesi di Mitsubishi e i nuovi tedeschi-britannici di Icig. E quindi anche Ministero, Regione e altri possono presentare la richiesta danni che, se fosse ammessa, potrà poi forse essere trasferita non a carico di Miteni (è una scatola vuota ormai) ma dei proprietari vecchi e nuovi (relativi a Mitsubishi e Icig). Facile quindi che di fronte al giudice Limitone venga messa in discussione la posizione attuale di De Rosa. • P.E. © RIPRODUZIONERISERVATA

Fotonotizia

Carnevale,saràvolo “olimpico” VENEZIA. Il Volo dell'Aquila quest’anno sarà interpretata dalla campionessadiShortTrackAriannaFontana,ben8medaglieolimpiche: “volerà” oggi alle 11 sopra piazza San Marco (dove ci sarà il numero chiuso) anche come testimonial già scelto da Veneto e Lombardiaperlacandidatura olimpicadi Milano-Cortina2026.


REGIONE

DOMENICA 3 MARZO 2019 IL MATTINO

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atlante criminale veneto / 12

Caselli, il Veneto è gia “terra dei fuochi” Una task force contro gli avvelenatori L’uomo che da procuratore di Palermo fece arrestare i big di Cosa nostra affronta i pericoli che incombono sul Nord est «La malavita si è inserita nel tessuto socioeconomico e politico. Massima attenzione sui capannoni-discarica» L’INTERVISTA

a premessa è che quella del Veneto è una storia di uno sviluppo tumultuoso, che, tuttavia, ha fatto del Nord Est una locomotiva economica del Paese. Ricchezza e benessere hanno, perciò, alimentato l’appetito della malavita che si è insinuata nel tessuto sociale, imprenditoriale e politico cambiandone la faccia». Gian Carlo Caselli, 79 anni, ex procuratore della Repubblica a Palermo quando vennero arrestati i boss Leoluca Bagarella, Gaspare Spatuzza, Giovanni Brusca e i fratelli Graviano è oggi uno tra gli esperti di agromafie e promotore del nuovo diritto penale agroalimentare, strumento di difesa dei consumatori. In questa rara intervista (con la collaborazione del prof. Stefano Masini e del generale dei carabinieri Giuseppe Vadalà) affronta i problemi legati alle agromafie e all’avvelenamento del territorio nel Veneto, chiarendo anche i pericoli presenti e futuri e che le popolazioni del Nord Est dovranno affrontare, suggerendo una serie di sistemi di controllo per evitare il proriferare delle “terre dei fuochi” nella nostra regione. Parliamo di Pfas. In Veneto 250 mila persone sono rimaste contaminate da sostanze perfluoroalchiliche prodotte per scopo di lucro e rilasciate nelle falde acquifere. Qual è il suo giudizio sulla gestione di questa emergenza? «La parte agricola è quella che paga, ancor oggi, maggiormente il prezzo, per le cicatrici di un paesaggio sempre più urbanizzato, per le esalazioni di fabbriche poco virtuose dal punto di vista ambientale, per lo scempio del territorio con infrastrutture iniziate e mai finite. Nel caso dei Pfas, che hanno inquinato le falde tra Vicenza, Verona e Padova, i primi a sottoporsi agli esami sono stati proprio gli agricoltori che hanno fatto analizzare i pozzi per verificare la corrispondenza con i limiti dei residui ammessi. Un vero e proprio atto di responsabilità, considerando che per prime le latterie in caso di inquinamento mai avrebbero ritirato il latte munto nelle stalle. Ora resta solo il divieto di cibarsi di pesce d’acqua dolce nei 21 comuni della zona rossa e l’industria Miteni è in gravi difficoltà economiche. I continui rimpalli tra governo e regione, la discussioni su diversi livelli di sicurezza non hanno aiutato le indagini e neppure a fare trasparenza».

L

Questa storicamente è stata ed è una terra di rifiuti industriali e anche di mafie Quello ambientale è un business. La mafia ha allargato il suo giro di interessi Ora serve una controffensiva valida con controlli nelle aziende Ma prima di tutto bisogna far ripartire la tracciabilità dei rifiuti industriali Problema dell’inquinamento di aria, acque e terreno. Il Veneto si è trovato all’incrocio tra grandi vie del mafia-business, droga e armi: Balcani e rotta italiana. Secondo lei è anche sulla rotta dei rifiuti tossico nocivi, delle agromafie e delle ecomafie? «Il Veneto storicamente è terra di rifiuti. E purtroppo anche di mafie. Già nel 1994 la Commissione parlamentare antimafia lanciava un allarme inascoltato per lunghi anni, descrivendo “un indissolubile legame tra criminalità organizzata e tessuto economico”. L’ultimo rapporto Ecomafie di Legambiente conferma la presenza del business legato al traffico illecito di rifiuti in Veneto, con particolare preoccupazione per quanto riguarda gli incendi degli impianti o capannoni in cui vengono stivati rifiuti la cui provenienza è del tutto priva di tracciabilità e che vengono eliminati con i roghi». Abbiamo indagini in corso che cercano di arginare il fenomeno? «Numerosi sono i procedimenti per traffico illecito hanno interessato le società venete. In Veneto le ecomafie sono quelle stanziali e quelle di passaggio, che legano la loro attività ai traffici con i paesi esteri quali la Slovenia o quelli che si raggiungono tramite le spedizioni internazionali. Quello ambientale è un business. La mafia ha cambiato modo di fare e ha allargato il giro degli interessi. Il fenomeno è sempre meno visibile, ma è più insidioso e più radi-

Gian Carlo Caselli, magistrato di lungo corso, è presidente dell’Osservatorio sulle agromafie

cato negli affari. Ma non solo: è evidente la partecipazione (il concorso così detto esterno) di studi privati, consulenti, architetti; con la complicità di faccendieri l’economia assume una curvatura verso ambiti più profittuali. Ciò diventa, però, anche una questione morale». Le mafie hanno tentato di costituire “terre dei fuochi”, cioè discariche fuori controllo in Veneto? «La presenza sul territorio della criminalità campana viene da lontano. La presenza del grande comparto dell’industria chimica ha lasciato profondi segni nel territorio, proprio per via dell’enorme quantità di rifiuti tossici che sono stati prodotti. Molti di quei rifiuti sono seppelliti proprio nei luo-

ghi di origine del rifiuto, a creare una vera e propria terra dei fuochi. Ed altrettanti sono stati disseminati in molte zone d’Italia o inviati all’estero, quando non finiti in fondo al mare nelle numerose navi che sono affondate negli anni ’90, con l’occhio supervisore delle mafie. Tra le indagini più recenti si pensi a quella che ha interessato il territorio di Ca’ Emo, tra Adria e Rovigo, dove finivano i fanghi della Toscana, proprio come negli anni Novanta, quando i rifiuti della Toscana venivano inviati nella “terra dei fuochi” campana, gestita dalla Camorra. La propria terra dei fuochi dunque il Veneto la sta già vivendo. Basti pensare anche alle discariche abusive in procedura di infrazione, che soltan-

la scheda

La lotta al terrorismo, poi l’arrivo in Sicilia Ora è in pensione Giancarlo Caselli, 80 anni a maggio, è un magistrato in pensione. Nel dicembre 1967, vinto il concorso in magistratura, è stato destinato al Tribunale di Torino, ove è stato giudice istruttore penale. Dalla metà degli anni settanta sino alla metà degli anni ottanta, ha trattato reati di terrorismo riguardanti le Brigate Rosse e Prima Linea. Dal 15 gennaio 1993 fino al 1999 è stato Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo ottenendo importantissimi risultati nella lotta alla mafia come l’arresto di boss del calibro di Leoluca Bagarella, Gaspare Spatuzza, Giovanni Brusca.

to oggi, dopo anni ed anni di abbandono, sono oggetto di bonifica, dopo aver seminato nel territorio veleni». Negli ultimi mesi si assiste al tentativo delle mafie di creare vere e proprie discariche di veleni incontrollate nella miriade di capannoni industriali dismessi di cui il Veneto si è imbottito negli anni del boom. Un fenomeno che porta i veleni nel “cortile di casa” di molte famiglie. Sono queste le “bombe ecologiche” del prossimo futuro? «Ormai gli interessi della camorra, così come delle altre mafie tradizionali, sono spalmati su tutto il nostro territorio nazionale, con grande interesse per le zone che, fino a pochi anni fa, hanno trainato l’economia, come il Veneto. È indubbio che il know-how del settore rifiuti sia da decenni nelle mani di aziende o soggetti che, seppur coinvolti in vicende giudiziarie, sono ormai specializzati nell’impiantistica, nei trasporti e nella gestione di ogni tipologia di rifiuto. Questa è già realtà odierna. Non solo il futuro prossimo». L’ecobusiness, da nord a sud, dunque gestisce il percorso del rifiuto, e quando non è possibile trattarlo in maniera, anche se spesso soltanto apparente, legale, allora interviene lo smaltimento illegale nei capannoni, con successivo incendio. Come può rispondere un territorio che cerca di difendersi dai nuovi avvelenatori? «La prevenzione ovviamente è sempre utile, ma occorre in ogni caso una controffensiva valida. Il metodo più efficace è quello di effettuare controlli nelle aziende, e far ripartire il più velocemente possibile un sistema di tracciabilità dei rifiuti, prevedendo una concreta azione delle forze di polizia specializzate ed un presidio del territorio . È inoltre necessario, vista l’elevata casistica di incendi di siti di stoccaggio, prevedere l’individuazione di una task-force specializzata, che effettui un’analisi del fenomeno nella sua globalità, inserendolo in un contesto più amplio, che ne delinei le motivazioni, per poter prevedere e bloccare una ulteriore deleteria espansione. Soltanto con la certezza di una approfondita analisi e relativa sicurezza della movimentazione dei rifiuti in entrata ed uscita dalle aziende e dagli impianti, lo Stato può tornare ad essere un credibile garante per i cittadini e tutelare i territori». — Ugo Dinello BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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